close your eyes and just hear me sing

di demois
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** open your eyes ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** what do you got ***
Capitolo 5: *** Dust in the wind ***
Capitolo 6: *** lifeline ***
Capitolo 7: *** thorns ***
Capitolo 8: *** I almost told you everyone ***
Capitolo 9: *** scars ***
Capitolo 10: *** new way to live ***
Capitolo 11: *** I found a little part of me ***
Capitolo 12: *** a new beginning ***
Capitolo 13: *** life must go on ***
Capitolo 14: *** believe ***
Capitolo 15: *** the end ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Una volta, mi chiesero quale fosse il mio segreto più grande. Ovviamente inventai una bugia. Ma il segreto che non ho mai confessato a nessuno è che ogni tanto mi piace guardare delle zuccherose commedie rosa. Di quelle che guardi nei momenti tristi o quando sei giù di morale. Invece a me piace guardarle per il semplice fatto che vengo trasportata in un mondo diverso. Dove il cesso della scuola diventa la strafiga che farà cadere ai suoi piedi tutta la scuola, oppure quelle dove grazie ad un incontro casuale, due anime gemelle si incontrano e non si lasciano più. Ma soprattutto mi piacciono perché in quel mondo fantastico, l’amore e l’amicizia durano per sempre, e collaborano tra di loro, come due soci di una grande società che porta il tuo nome.
Certo, per come sto scrivendo ora, sembro una di quelle sentimentali, che per nulla iniziano a piangere. Invece sono l’esatto opposto. Sono una cinica rocker che non crede nel‘’per sempre’’ o tutte quelle cose. Ho una vita sociale con sempre le solite persone, mi isolo nel mio mondo con i-pod e tanta buona musica, sono acida e stronza con tutti gli estranei. Non ricordo di aver mai pianto per un film o una canzone. A volte dubito di riuscire a provare dei veri sentimenti. In una parola? Antiromantica.
P.s: e, no. Ai video ti taylor swift non c’ho mai creduto.

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Capitolo 2
*** open your eyes ***


1. Mattina di una bellissima giornata d’autunno. Precisamente il 25 ottobre. camminavo per le vie del centro e indossavo banali jeans non troppo aderenti, morire di asfissia non è mai stato un mio obiettivo, una maglia dei Led Zeppelin, e il mio immancabile chiodo. Direzione: HeM, il posto il cui lavoro. Avevo il mio amato i-pod nelle orecchie, e Whola lotta rosie degli AC-DC risuonava nella mia testa, quando vengo investita di un gruppo di pazze adolescenti. Mi volto abbastanza irritata e vedo che stanno correndo verso una figura di un uomo in mezzo alla piazza. Naturalmente pensavo che fosse qualcuno di famoso, ma insignificante per me. Uno di quelli che fanno impazzire le adolescenti soltanto perché hanno degli stupidi occhi celesti. Erano già 3 ore che ero dentro quel negozio ed erano 3 ore che cercavo ogni singolo pretesto per uscire 5 minuti a prendermi un caffè. L’unica cosa positiva di quel posto, era la compagnia. Lavoravo con una mia amica storica, Chiara. A 17 anni avevo tre amiche a cui volevo davvero bene. Una era Chiara, poi Elena e infine Irene. Con Chiara mi ero sempre trovata bene, anche se aravamo gli opposti, infatti litigavamo piuttosto spesso, ma mai litigate serie. Diciamo delle puntualizzazioni. Con Elena avevo un rapporto strano, a distanza, ci eravamo conosciute tramite una band, che non seguivamo più come quando avevamo 17 anni, diciamo un amore per quella band durato 1 anno, e poi abbandonato per un'altra, che è tutt’ora è la nostra band preferita. Invece con Irene, con lei era tutto più complicato. Amavamo tutte e due in modo incondizionato la musica rock, lei era pazza per Slash e lo è tutt’ora. Mentre io amavo alla follia la splendida voce di Myles Kennedy. Però allo stesso tempo, a volte non ci prendevamo molto bene. Ma comunque eravamo molto legate. Sbatto le palpebre più volte, come se fossi tonata nel mondo reale, e vedo Chiara che mi sta fissando con uno sguardo di rimprovero. Non capisco il perché. Poi mi ricordo che lei quell’espressione la usa, quando inizia con i suoi monologhi che parlano della sua vita sentimentale complicata, e arrivata in fondo si accorge che non la stavo ascoltando, facendo così aumentare la sua spiccata acidità, che io ho sempre amato.

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Capitolo 3
*** III ***


2. Finalmente sono uscita da quel posto infernale. Sono le 13.30, e beh, il mio stomaco sta reclamando del cibo. Mi allontano dal negozio, svolto l’angolo e… BOOM!
Impreco, mi lamento. Ho appena fatto un frontale con uno e no, non è stato piacevole. Mi riprendo un attimo, mi ricompongo e vedo che davanti a me ho uno strano individuo. Ha una maglia strana ma carina, un paio di jeans strappati, una camicia di flanella legata sui fianchi, delle scarpe orribili, e aspetta, perché cavolo sta portando gli occhiali da sole se non c’è il sole? Beh, se crede di essere figo, si sbaglia. Ho sempre odiato gli accessori inutili, e questi lo erano.
Non faccio in tempo a continuare il mio monologo interiore che lui inizia a scusarsi. Non lo ascolto, perché
delle sue scuse, sinceramente me ne faccio poco, dato che mi ha quasi spaccato il naso. Mi porge la mano, ma si rende conto che lo sto guardando in modo strano – mi è sempre successo, di assumere delle strane espressioni quando qualcuno mi sta parlando, soprattutto se quel qualcuno non mi va molto a genio -, si toglie gli occhiali e due occhi celesti /turchesi invadono i miei pensieri. E’ troppo tardi, il flashback che aspettavo da tanto tempo è arrivato.


Ho sedici anni, e sono per la prima volta sono tra un gruppo di ragazzi di scuola mia che discute animatamente dei vari problemi che stiamo passando come istituzione pubblica. Li ascolto rapita, e a un certo punto prendo la parola, esponendo la mia versione della situazione attuale, e come secondo me potremmo riuscire a informare le altre persone di quello che ci sta accadendo, quando vedo qualcuno che mi si sta avvicinando.  Finisco di parlare, e mi volto verso questo ragazzo. Ha gli occhi più belli che abbia mai visto, di un celeste che fa male solo a guardarli, è moro ed è strano nel modo di muoversi un po’ teatrale. Mi tende la mano e mi fa: “ piacere, sono marco, benvenuta tra di noi, spero che continui a renderci partecipi della tua presenza e delle tue idee, perché mi piacciono” e così dicendo, mi sorride. Un sorriso bianchissimo che trasmette sicurezza. Prendo la sua mano e con decisione la stringo rispondendo: “Piacere mio, Marta”.

Sbatto le palpebre, e sono ancora per strada con lui che mi sta guardando, Continuo a fissarlo negli occhi, e la rabbia verso quegli occhi maledettamente celesti che assomigliano tanto ai suoi, mi assale. Prima che possa in qualche modo fargli male, mi allontano da lui. Sto accelerando il passo, sto quasi correndo. Infilo l’ i-pod nelle orecchie e continuo per la mia strada. Arrivo a casa, mi volto, e mi accorgo che sono stata seguita da lui.

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Capitolo 4
*** what do you got ***


4. Credo di avere un’espressione stupefatta, ma allo stesso tempo irritata. Mi volto e lo affronto per la prima volta.
M: per quale strana ragione, il tuo cervello ti ha detto di seguirmi fino a casa. Che cosa fai di professione il pazzo maniaco?
 Con mia grande sorpresa il diretto interessato, scoppia in un’enorme risata; Nel frattempo io sono sempre più infastidita.
J: ehm, no scusami. E’ che non ho avuto il tempo di dirti che avevi perso le chiavi di casa; ti sei messa le cuffie e ti sei isolata dal mondo. E così ti ho seguito, sennò non potevi neanche entrare in casa.
Ok, questa cosa mi ha leggermente spiazzato. Come ho potuto non accorgermi di aver perso le chiavi, facendo così la figura dell’idiota? Vabbè lascio andare.
M: ah, grazie.
Prendo le chiavi, e salgo i gradini che portano all’entrata principale del mio appartamento, ma con la coda dell’occhio vedo che lui non accenna ad andarsene. Faccio fatica a pronunciare quelle parole, ma mi volto e lo invito a salire per sdebitarmi.
Saliamo nell’appartamento, prendo dal frigo due bottigliette d’acqua e mi butto sul divano, con un Jared Leto che mi sta osservando la casa. – eh sì, mi ero accorta che era Jared Leto, ma la cosa non mi turbava più di tanto, ok, era un bel pezzo di ragazzo, ma non potevo certo dargli la soddisfazione di sentirsi come superman-.

Il mio appartamento è strano, ma per me è bellissimo. L’entrata principale da subito sul salotto, con un enorme divano a “L” nero di eco pelle, le pareti sono di 4 colori diversi, 5 se contiamo anche il soffitto bianco. Sono una scalatura dal rosso, giallo, verde e poi blu. Il tutto fatto con la spugna. Attaccato al muro centrale, c’è il mobiletto basso con la Tv, a destra ho uno scaffale pieno di cd e vinili di mio padre e poi miei, a sinistra ho la libreria con tutte le enciclopedie e libri vari tutti colorati.  Infine un arco collega il salotto alla cucina.
La cucina è spaziosa e accogliente.  Con un piano cottura a isola nero lucido, e a contrasto ho scelto il frigorifero e tutte le mensole e mobili che comprendono la cucina di un bianco lucido. Molto d’impatto.
Ho delle scale a chiocciola che portano al piano superiore dove si colloca la mia stanza da letto senza porte – mi era sempre piaciuto l’effetto di salire le scale e trovarsi un piano unico con un letto e un armadio in fondo alla stanza- e poi attaccato al mio letto, ho il bagno.
La mia camera è tappezzata di poster, biglietti autografati e non, di tutti i concerti cui ero stata, foto di me, della mia famiglia, delle mie amiche, e dei miei idoli nelle pose più strane. Mi piaceva pensare che se uno sconosciuto fosse entrato in casa mia, avrebbe potuto capire molta storia della persona che ci abitava.
 
Jared è salito su in camera, e ha fatto il giro di tutta la casa, mentre io sono stravaccata sul divano, non ho voglia di alzarmi.
J: casa tua è tra una delle più particolari in cui sono mai stato. Mi piace.
Sorrido compiaciuta di quello che mi ha detto, ma subito dopo mi accorgo che mi sta osservando, e faccio sparire quel frammento di sorriso che avevo sulle labbra. Lui se ne accorge e si siede accanto a me sul divano. M’irrigidisco, e lui si accorge anche di quello. Mi allontano da lui e mi avvolgo le gambe con le braccia, posando il mento sulle ginocchia.
J: cos’hai contro di me?
M: senti Jared Leto non hai il diritto di entrare nella mia vita così. Tu non sei nessuno per me.
Mi accorgo che il sorriso che aveva prima è sparito dalle sue labbra, e mi rendo conto di essere stata un po’ troppo brusca con lui.
M: scusa, non volevo risponderti così male. Ma….
E mi blocco.
J: no, scusa tu, diciamo che ho superato i limiti. Dovevo capirlo che non volevi che mi avvicinassi troppo. Ora scusa tolgo il disturbo.
E così facendo esce da casa mia. Perché non mi sento sollevata?
Mi alzo e vado verso la cucina, ma in quel momento, mi accorgo che sullo zerbino di casa c’è un foglietto. Lo raccolto e leggo “ pensavo che non mi avessi riconosciuto, comunque piacere Jared Leto, se sarà destino ci rincontreremo ancora….. ciao misteriosa ragazza. P.s: mi piace il tuo tiw pomegranate e le mie foto in camera tua. J”
Cazzo, ha visto tutto!


 

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Capitolo 5
*** Dust in the wind ***


5. 25 Luglio. Sono passati 9 mesi da quella strana sera.

Indosso un paio di shorts a metà coscia, larghi e tagliati, sopra una maglietta tutta colorata e le mie immancabili converse nere alte slacciate, stavo tornando a casa dalla mia solita passeggiata dopo cena, godendomi il paesaggio e la mia musica nelle orecchie, quando dietro di me sento una voce familiare dire ”ciao, misteriosa ragazza, il destino ha voluto che ci rincontrassimo”…. Silenzio, mi volto e lo guardo.
M: Ehi, tu, ultime notizie… il destino non si apposta sotto casa come un barbone!
J: Invece a te, la risposta immediata e acida non ti manca mai?
M: oh mi scusi se si è offesa sua santità Jared Leto, potrà mai perdonarmi per non essermi svenuta ai suoi piedi?
J: se mi offri un caffè, allora ti perdono.
M: allora puoi rimanere fuori.

Questa riesce sempre a mettermi in difficoltà. Ha le mie foto in camera sua, ha il tiw deluxe, e nonostante tutto non gli vado per niente a genio. Poi io? Io rimango sempre simpatico. La gente sviene quando mi vede così all’improvviso, oppure si mettono a urlare con tutto il fiato che hanno. Invece lei fa la difficile, e l’acida. E’ come se non gli importasse di nulla. Beh, sicuramente voglio capire cosa frulla in quella testa.


J: Hai ragione scusa, ho iniziato con il piede sbagliato. Ricominciamo ok?

Lo guardo. E’ strano come una persona più è trattata male, più si ostina con quello che ha iniziato. E’ un comportamento dell’essere umano che ho sempre trovato strano ma affascinante allo stesso tempo. Decido di reggere il gioco.
M: ok. Passeggiamo.

C’è tensione nell’aria nessuno dei due sa cosa dire. La guardo. E’ strana, ma non è brutta. E’ mora, con i capelli mossi di una mezza lunghezza, alta 1.70, slanciata, massimo avrà una 42, e si, ha un suo stile. Decido di rompere il ghiaccio.

J: allora…. piacere. Jared Leto. Ancora non mi hai detto come ti chiami.
M: piacere, Marta.
J: Perché ancora non ti ho mai visto sorridere?
M: che domanda idiota. Beh, come vedi non sono una macchina fabbrica sorrisi, e il fatto che tu sia Jared Leto non significa che tu non mi voglia stuprare appena giriamo l’angolo. Quindi no. Non ti sorrido.
J: nervosette oggi, giorno ‘NO’?
M: no, non è un giorno ‘NO’, è un giorno come tutti gli altri. Tranne per il fatto che ti ho trovato sulla porta di casa mia senza un motivo.
J: se vuoi te lo spiego!
M: non mi interessa, ma se credi che ti ‘apra le gambe’, scordatelo. Non mi sciolgo per due occhi celesti.
J: cos’hai contro di me?
M: nulla.
J: allora perché sei così acida?
M: questo è un interrogatorio o una passeggiata?

Silenzio, regna solo questo tra noi due. Lo so, sono fredda e scontrosa, ma non mi interessa. Se il suo obiettivo è quello di portare un trofeo dall’Italia, beh io non sarò quel trofeo.
Arriviamo davanti alla porta di casa, e ci salutiamo con una semplice ‘buonanotte’. Convinta che io non l’avrei più rivisto. Almeno per come l’ho trattato stasera.




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Capitolo 6
*** lifeline ***


6. La mattina dopo, mi sveglio verso le otto di mattina per andare a lavoro. Mi vesto come al solito, pantaloni di jeans sotto al ginocchio larghi e con tante tasche, e sopra una canottiera con scritto ‘’Hell is for Heroes’’. Prendo la borsa che metto a tracolla infilandoci dentro portafoglio, chiavi, i-pod e prima di uscire metto i miei Ray ban, ed esco di casa. Scendo distrattamente le scale, apro il portone, e do il buongiorno a un signore che stava entrando nel palazzo. Sento una mano decisa che afferra il mio braccio, mi volto e…

M: no, di nuovo te! Dopo averti trattato male come ieri sera, hai anche il coraggio di tornare da me?

Guardo di nuovo Jared Leto davanti a me, e vedo che in mano ha due piccoli bicchieri di polistirolo contenenti un liquido marrone. Sulla mia faccia spunta un sorriso, come una bambina che vede delle caramelle.
Lui se ne accorge, e con disinvoltura allontana i bicchieri da me. Il mio sorriso svanisce.

J: ho capito cosa devo fare per farti sorridere. Ora non avrai il tuo caffè, fino a che non mi sorridi di nuovo.
M: Cazzo, ma questo è sleale, non è valido.

controvoglia, sfodero il mio miglior sorriso da dammi-subito-quello-che-voglio-sennò-mi-incazzo-e-non-poco. Sorride divertito e mi da il mio caffè. Avverto la caffeina e il suo effetto che ha su di me, e subito mi sento meglio. La giornata potrebbe cominciare bene.

J: allora come va ora che hai bevuto la tua droga?
M: molto meglio, grazie.
J: stai sorridendo!
M: sì, lo so è merito del caffè!
J: neanche un po’ mio?
M: sì, solo perché gli hai fatto fare il viaggio bar/casa mia.
J: allora che facciamo oggi?
M: scusa perché ‘’facciamo’’? E’ meglio dire ‘’cosa farai oggi Marta?’’. Non suona molto meglio?
J: ahahahahah, allora cosa fai oggi?
M: beh, stavo andando a lavoro!
J: che barba. Per oggi non ci andare. Facciamo un giro.
M: no, scusa tutta questa confidenza da dove viene fuori? Perché dovrei fare un giro con te?
J: beh, perché sono Jared Leto, colui che fa svenire tutte le donne che lo fissano negli occhi.. tranne te. Ecco, ottimo argomento. Perché non hai avuto reazione quando mi hai visto, anzi sei diventata una furia?
M: non sono diventata una furia. Ero semplicemente incazzata e i tuoi occhi hanno alimentato la rabbia.
J: e perché mai, sono così belli e celesti.

Silenzio. Passo falso Jared. Passo falso.

M: non ne voglio parlare.
J: ok, allora oggi abbiamo deciso. Non lavoriamo, cazzeggiamo. Non ti capita tutti i giorni di poter parlare con Jared Leto.
M: mmm, ok. Però ci sono delle regole. 1) non mi devi infastidire e non devi essere eccessivamente egocentrico 2) posso tornare a casa quando voglio e tu non mi seguirai 3)paghi tutto tu.
J: ok, accetto. Sono aperte le danze signori e signore.
M: aspetta chiamo Chiara per dirgli che oggi non vado a lavoro perché non mi sento bene.

Astuta la ragazza. M’intriga.Come primo punto ha anche detto non fare eccessivamente l'egocentrico. io non sono troppo egocentrico. Come terzo punto ha messo paghi tutto tu. Bella faccia tosta, ammirevole. Non avevo ancora trovato una persona che mi trattasse male, che non svenisse alla mia vista e che mi dicesse che qualsiasi cosa l’avrei pagata io. Comunque eccola, che sta tornando. Ricomponiamoci.




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Capitolo 7
*** thorns ***


7. Stiamo passeggiando sul viale dei tigli, chiacchierando del più e del meno, e si dai, non è poi così male Jared Leto.
 allora come sto andando?
 abbastanza bene!
 Ma dai come ‘’abbastanza bene” sono assolutamente perfetto.
 Ok, sei bravo.
 Ok Marta, siccome sono bravo, e ormai ti ho raccontato tutta la mia vita, ora è il tuo torno. Sono tutto orecchie.
 Non ne ho voglia!
 E’ no, così non m’inganni. Avanti…
 Ok, allora sono italiana, sono nata in un paese vicino a Firenze, ho fatto il liceo a Firenze facendomi 5 anni da pendolare, poi per i miei 18 anni ho fatto un viaggio con una mia amica passando per tutta Europa, non ho fatto l’università di chimica perché pensavo di non riuscire a tenere il passo con gli altri, e mi sono messa subito a lavorare… eccomi qua. Marta.

Mi sta osservando. E’ stressante. Ok, so che non voleva sentire questo, ma di aprirmi con un cantante rock che viaggia per il mondo e conosce un sacco di gente, non mi va. Potrebbe spifferare tutto a Madonna e trovarmi la mia vita su un libro. E non mi andrebbe a genio la cosa. Intanto siamo arrivati a un parco e ci siamo seduti su una panchina che da su un lago con delle allegre paperelle che nuotano ignare di tutto quello che accade intorno a loro.

 Smetti di fissarmi. È una cosa che odio.
 Mi racconti qualcosa di più di te?
 Come faccio a sapere che non lo racconti ai 4 venti?
Forse se provassi un attimo ad abbassare la guardia, ti renderesti conto che non sono così male.

Mi guarda, forse è un po’ arrabbiato.

 Okok, scusami. Da dove inizio? Ok, ci sono. Un tempo verso la prima superiore, ero tutta per bene, piacevo ai miei genitori, ero socievole, simpatica e aperta con tutti. Dalla terza superiore iniziai a essere acida e scontrosa, non lo facevo apposta, mi veniva naturale, con le persone che non mi rimanevano simpatiche o comunque che non conoscevo, non ero una di quelle che sputava cuoricini tutte le volte che parlava. Infatti, in classe, non ero esattamente quella ‘’dolce’’ ero la ragazza strana che ascolta musica strana, perché quelli che ascolta lei sono tutti morti. E quando qualcuno sparava una qualche stronzata io, rispondevo male o comunque a tono. Però alla fine ero quella simpatica della classe, quella strana, ma simpatica. 
Facevo parte di un’assemblea degli studenti e mi sono candidata per rappresentate d’istituto e fui eletta, ero una rivoluzionaria, ma non una rivoluzionaria da occupazione, ma da manifestazione e feste per raccogliere fondi per la scuola. Ovviamente la mia amica Chiara è sempre stata al mio fianco e anche lei si candidò per rappresentante d’istituto essendo eletta. Al liceo conobbi persone davvero speciali con cui ancora oggi sono in contatto, ma con uno non andò bene.
 Chi era quell’uno?
 Beh, è uno, la storia si svolse così: ci piacemmo subito, diventammo amici e poi perfetti sconosci.
 E no, non mi puoi lasciare così.
Ok, era un bel ragazzo, moro e due occhi bellissimi occhi celesti, che i tuoi in confronto non sono nulla – Jared era visibilmente scioccato a quell’affermazione ma pazienza- e a lui piacevano le mie idee, mi ricordo che m’incazzai con quindici ragazzi più grandi di me, perché le loro affermazioni erano veramente da pazzi, non stavano né in cielo né in terra (come direbbe mia madre), sputai tantissimo veleno quella sera. A fine discorso tutti mi volevano uccidere tranne lui Marco, che s’inchinò davanti a me dicendomi “da dove è uscita tutta questa grinta. Mi piace?” e ricordo, che a questa affermazione sorrisi, come se guardando dentro ai suoi occhi riuscissi ad  isolarmi da tutto il resto, e io quel giorno ne avevo davvero bisogno di quegl’occhi. E’ così che iniziò la nostra amicizia.
Continua, so che c’è dell’altro.
Va bene. Dopo l’occupazione venni a sapere che beh Marco non mi disdegnava tanto, gli piacevo. Mi piaceva anche a me, però per la preoccupazione che la nostra amicizia si inclinasse, io non dissi nulla, così facemmo finta che io non sapessi nulla. Tutto filava liscio. Quando ai corsi di matematica rimanemmo soli e parlammo dei professori, compagni fino a finire a parlare del mio uomo ideale. Lui mi cinse i fianchi e mi sussurrò all’orecchio, a te non piacciono i ragazzi dolci ma quelli 50% dolci e 50% stronzi. Così facendo mi diede una spinta facendomi un attimo perdere l’equilibrio. Io non dimenticai mai il suo tocco su di me, la sensazione di protezione che riusciva a infondermi. Con lui ero 100% me stessa, potevo fare l’acida ma anche quella dolce e trattabile, non dovevo indossare maschere o niente. Noi eravamo amici e noi ci piacevamo così. Passò l’anno così, e fu bellissimo. L’anno dopo cambiò, già da settembre lui non era più lo stesso e non ci scambiammo neanche una parola, ne il primo giorno ne il giorno dopo. Ma eravamo allo stesso edificio e a ricreazione a volte raramente ci parlavamo, ma io ero acida e lui anche, ma non riuscivamo a non guardarci, uno sguardo per vedere cosa faceva l’altro era d’obbligo per tutti e due. Così capì che un’amicizia bella era arrivata al capolinea.
Perché avete smesso di parlare?
Non lo so. So solo che lui mi riaccompagnava pi alla stazione in macchina passando ad ascoltare dalla musica classica ai Pantera. Lui seguiva i miei consigli per i capelli, quando piaceva solo a me come se li faceva, e tutte le volte lo prendevo in giro così lui mi sollevava di peso e mi buttava nella siepe o in un cestino, prendendosi tanti accidenti e Lui mi guardava mentre scendevo le scale. Mi faceva sentire bene. Così lui è stato il tuo grande amore?
No, assolutamente. Alla fine capì che quello che provavo per lui era un amore come per un fratello maggiore.
Ci stai ancora male?
Se ci ripenso sì, quindi cambiamo argomento – sorrido-.

Non faccio in tempo a guardarlo che lui si avvicina e mi abbraccia.

Eih, anche io ho gli occhi celesti, anche io ti ascolto, e se vuoi ti posso buttare nelle siepi o nei cestini, basta che tu me lo chieda J

Ho gli occhi lucidi, ed io non sono una persona dalla lacrima facile, però liberarmi di questo peso è stato bello. Neanche Chiara ha mai saputo nulla di tutto ciò, e per questo mi sento un pò, una carogna, ma so che lei capirà.

vuoi venire a prendere un buon caffè all’italiana a casa mia?
Ok, andiamo!


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Capitolo 8
*** I almost told you everyone ***


8. Eccoci a casa.
Questa casa è più strana dell’ultima volta che ci sono stato.
No, non è vero. E’ la stessa. Allora vado in cucina a fare il caffè.

M’incammino verso la cucina, e con la coda dell’occhio lo vedo che guarda di nuovo in giro. Vado in bagno e mi lego i capelli in una crocchia disordinata. Esco e quasi muoio sul colpo, me lo ritrovo davanti che mi guarda.

Ciao, non ti avevo mai visto con i capelli legati, stai bene. Ehi aspetta cos’è questo? Un dread?
Emm, sì.
Ehi, ma c’è anche una perlina d’argento?
Emm, sì. Quale parte di stupisce del fatto che ho un dread con una perlina?
Nulla. Ti sta bene, comunque.
Ah grazie. Allora caffè?
No, dai. Pizza?
Ok, ordino io, a te con solo pomodoro perché il signorino è vegano, non può mica mangiare un derivato del latte.
Brava, vedo che inizi a capire.
Evito di risponderti male, ma per me le persone vegane sono veramente stupide, comunque le scelte idiote di vita si fanno tutti. – ok, lo sto sorprendendo, ora gli prende un infarto-
Perché secondo te saremo stupidi?
Non ho detto questo… oh forse si, comunque se non mungi una mucca si gonfia come un palloncino e spicca il volo e se non fai fare le uova a una gallina scoppia, quindi dato che ci sono miliardi di persone che muoiono di fame, non credo sia il caso di sprecare questa roba. In fin dei conti non li uccidi, quindi perché non mangiarli?
Perché sono tenuti gli animali in condizioni invivibili.
Ok, ti do ragione, ma rimane che non gli fai male a una mucca a mungerla. Quindi insomma.. basta discutere di queste cose, ci siamo capiti. Ah, Jared io vado a farmi una doccia, quindi se arriva il ragazzo delle pizze i soldi sono sul frigorifero, se dopo di me vuoi farti una doccia, ho parecchi vestiti da uomo nell’armadio, se vuoi hai un cambio disponibile.
Ok, grazie. Allora accetto l’offerta, intanto esamino casa tua.
Perfetto, fai pure, basta che non rompi nulla, sennò ti stronco.

M’invio in camera, prendo degli shorts, maglia dei Led Zeppelin, biancheria e m’infilo in bagno. Apro l’acqua e mi faccio una doccia veloce. Sono in bagno mentre mi vesto, ma mi accorgo di aver lasciato il deodorante in camera. Apro la porta, sono in biancheria, ma tanto non ci sarà nessuno. Mi volto, e vedo che un Jared scioccato mi sta guardando. Lo guardo divertita, come se non avesse mai visto una donna in biancheria. Scoppio a ridere, lui si riprende.

Scusa scusa, pensavo fossi ancora sotto la doccia, ora me ne vado.
No, non ti preoccupare, tanto non sono nuda, e non credo che tu non abbia mai visto una donna in biancheria.

A questo punto prendo il deodorante e lo metto, vado in bagno prendo la roba e finisco di vestirmi, sotto lo sguardo imbarazzato di Jared.

Tocca a me?
Si si vai pure. Però aspetta prima scegli i vestiti.

Gli apro un armadio, e una sfilza di magliette di diversi gruppi gli si presenta davanti, con dei pantaloni larghi da uomo sul fondo.

allora, c’è qualcosa che ti può andare?
Sì, ma certo.  Ma perché hai dei pantaloni da uomo?
Perché ho sempre pensato che la roba da uomo fosse più bella di quella da donna.
Belli mi piacciono.

Prende una maglia dei sex pistols, e un paio di pantaloni (i miei preferiti) tutti completante tagliati e strappati, cioè come se non li indossasse, dato che si possono vedere tutte le gambe.

Rimango in camera, metto le cuffie e inizio a saltare per tutta la camera, mettendo in ordine dei vestiti che avevo lasciato sparso. Non mi accorgo della porta del bagno che si apre, e mi ritrovo davanti a un Jared con solo dei pantaloni strappati, senza maglia. I suoi capelli sono bagnati e alcune goccioline d’acqua ricadono sugli occhi che brillano, il suo fisico statuario non aiuta certo i miei ormoni che stanno saltellando.
Si accorge di me, e subito scoppia a ridere.

Scusa, ma stavolta quella che c’è rimasta male sei te, e ringrazia che non ero in biancheria.
Sei un deficiente.

così facendo iniziamo una lotta con i cuscini. Stiamo saltando sul letto come due bambini, quando io perdo l’equilibrio e mi aggrappo al suo braccio, finendo uno sopra un altro. Ci fissiamo negli occhi, e vedo che la sua bocca si avvicina pericolosamente alla mia quando…. Dlin dlon..

Ehm, scusa mi sa che sono arrivate le pizze.

si scosta e mi lascia passare. Ma sento il suo sguardo sulla mia schiena, scendo le scale, prendo le pizze, le appoggio sul tavolo quando Jared arriva da dietro mi volta e mi bacia. Un bacio strano, ma subito dopo io mi stacco,e lo guardo arrabbiata negli occhi.
Non lo doveva fare. Passo falso….






 

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Capitolo 9
*** scars ***


9. Scusa non volevo, non so cosa mi sia preso. Io di solito non faccio così.
E certo, fai peggio. Ora vattene da casa mia.

Non sto urlando anzi sono estremamente calma. Sono convinta di quello che faccio. Mi disprezzo perché tutte le volte che mi trovo bene con qualcuno deve sempre andare male. La prossima volta saprò cosa fare!

Marta aspetta posso spiegarti.
Tu non mi spiegherai nulla, perché io non ho intenzione di ascoltarti. Ti ripeto, vattene.
Va bene, farò come vuoi. Sappi che mi dispiace tantissimo e se potessi tornare indietro non lo rifarei.
Non m’importa. Ormai l’hai fatto. Addio.

Si allontana e va via. E non va via a mani vuote, va via con i miei pantaloni preferiti e con la maglia dei sex pistols. Stupido cazzone di una rock star egocentrica.
 Fuori sta iniziando a piovere, vedo il mio i-pod sulla poltrona, lo prendo e metto ‘’scars - papa roach’’. Così facendo, mi perdo nei miei pensieri.
Ripenso a questi tre giorni che ho passato con lui in sei mesi - Come si fa a passare tre giorni con una persona in un periodo di sei mesi?- Ripenso alla volta in cui ci siamo incontrati/scontrati di quanto ero fredda con lui e quel bizzarro bigliettino che mi lasciò con scritto ‘’se sarà destino ci rincontreremo ancora….. ciao misteriosa ragazza’’. Sei mesi dopo lo ritrovo seduto sul pianerottolo di casa mia mentre mi aspetta e lo tratto malissimo. E infine, ancora non scoraggiato, questa mattina in cui gli racconto tutto di me e lui mi ascolta, mi abbraccia, mi fa ridere e poi.. mi bacia. Cosa gli sarà saltato in mente? Dopo che gli ho raccontato la storia di Marco e di come ci sono rimasta male perché mi aveva abbandonato, lui fa lo stesso. Forse non gli sono mai interessata, e ha voluto mettere le cose in chiaro con quel bacio, perché sapeva che avrei reagito male. Però no, non è possibile, si è scusato troppo per quello che aveva fatto.
Tardi ripensarci, ormai l’ho cacciato da casa mia e dalla mia vita. Non si rifarà mai più vedere. Mi rimarranno solo i video e le foto. Cosa sto dicendo? A me lui non interessa, perché sto facendo la malinconica? Mi basta un po’ di cioccolata equa e solidale e tutto si risolve. Giusto, cioccolata equo e solidale, ora vado a comprarla. Esco di casa e vado verso il negozio, entro e compro tutto quello di cui ho bisogno. Ritorno a casa e inizio a mangiare un po’ bagnata dalla pioggia, ma non m’importa – mi sento molto bridget jones-.
 Non funziona, ritorno sempre a pensare a questa giornata passata con lui, a come mi sono divertita e come non ho fatto l’acida perché in fondo non ce n’era bisogno. Oddio, questa storia è esattamente uguale a quella con Marco di quando avevo diciassette anni. Beh, forse ho un qualche cromosoma sballato che ha deciso che io devo avere problemi con i ragazzi belli, con gli occhi celesti, simpatici, egocentrici e mori. Mi rimane solo rassegnarmi a questo.
Bene il mio principe azzurro, sarò biondo, con gli occhi più scuri possibile, decente, abbastanza simpatico e non egocentrico. Ma chi sto prendendo in giro, io odio quelli biondi gli occhi marroni.
Bene, quindi alla fine sarò destinata a rimanere sola per il resto della vita con cento cani che mi scorrazzano per casa, perché almeno loro mi vorranno bene.
Non riesco a rimanere seria, inizio a ridere. Rido per non piangere. Rido perché ormai ho visto la realtà in faccia. Non sono portata per le relazioni, sono uno spirito libero che non si può impegnare con un'altra persona, che non può dare amore a un altro essere vivente in modo incondizionato. Troppo tardi, mi accorgo che mi sta scendendo una lacrima, la asciugo subito. Forse questa realtà non è esattamente la migliore.
Basta pensarci, ora vado a dormire. Domani vedrò cosa fare.
Mi sveglio, mi vesto e scendo con la speranza di trovarlo sotto casa con del caffè, ma non c’è.
Vado a lavoro con Chiara che continua a fare domande. Ora la strozzo.
Passano i giorni ma di lui nessuno traccia, nulla. Come morto.
Ora so quello che devo fare.

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Capitolo 10
*** new way to live ***


10. 22 agosto. Sono passate tre settimane. Ancora di lui nessuna traccia, ma, infatti, l’ho detto. Ora so cosa fare.
Google, 30 seconds to mars, concerti agosto. Beccati, 25 agosto, Londra.
Volo aereo 23 agosto, Ostello notte 25 agosto, prenotato.
Valigia. Pantaloni corti, lunghi, mezza gamba, magliette, canotte, biancheria, scarpe da ginnastica e un po’ di stretto necessario vario. Pronta.

Sto volando verso Londra. Perché lo faccio? Questo non è il mio stile, io aspetto che siano gli altri a farsi avanti. Forse lo sto facendo, perché mi sono resa conto che poteva capirmi uno peggiore, che in fondo gli voglio bene e che in quei tre giorni sono riuscita ad affezionarmi a lui, forse perché cerco di non fare lo stesso errore di quando aveva diciassette anni con Marco, forse non lo so. Forse mi sto solo illudendo che una persona che è stata trattata come uno straccio, sia disposta a riaccettarmi nella sua vita anche come semplice conoscente.
Forse, forse, forse, perché esiste il forse? Come mi diceva un mio professore bisogna essere sicuri, non esiste il forse, non esiste il grigio in questi casi; in questi casi esiste solo il nero o il bianco. O la va o la spacca.
Non voglio immaginare cosa può succedere se non mi dovesse perdonare, se non mi volesse neanche più parlare, non voglio pensarci.
Non sono mai stata una di quelle che si buttava, per me erano sempre gli altri che dovevano farsi avanti e il 99% delle volte li respingevo, anche se mi piacevano, sono sempre stata quella strana. Nascondevo il mio carattere con una maschera di acidità. Solo pochi riuscivano a toglierla. Molto probabilmente se mai riuscirò a incontrarlo e a spiegarmi, non ci sarà più niente da fare. Quel legame che avevamo creato si sarà dissolto nel nulla, e tornerò a casa con la coda tra le gambe e dovrò affrontare Chiara.
Lei quella di cui mi fido, cecamente, ma di questa faccenda non gli ho mai detto nulla. Per incrementare l’ansia ci manca solo questo. Chissà come reagirà a sapere che gli ho mentito per tutto questo tempo, che gli ho nascosto una cosa così importante. Oddio, fino a poco tempo fa il mio problema più grande era se rinnovare l’abbonamento a rolling stone.

Sono scesa dall’aereo. Ho una salopette larga con una canottiera nera sotto, capelli lasciati sciolti, scarpe da ginnastica e una valigia che mi porto dietro.
Sono sul taxi per andare in ostello. Eccomi arrivata, salgo in camera. E’ un buco, ma io ci devo solo dormire una notte e per me va più che bene.
Non ho trovato i biglietti per il concerto, era sold out. Non m’interessa, so come raggiungerlo.
E’ mezzanotte. Il concerto è sicuramente finito e loro ancora non sono usciti. Bene. Mi avvio verso il retro, e trovo un enorme buttafuori che mi sbarra la strada, e con disinvoltura dico ‘’ non c’è una fottuta parola segreta per incontrare i mars’’, così dicendo il butta fuori si sposta e io entro nel backstage.

Come sapevo della frase? Quando quel giorno io e Jared eravamo nel parco a parlare e io gli raccontavo la mia vita, lui mi disse ‘’ non c’è una fottuta parola segreta per incontrare i mars’’. Inizialmente rimasi a bocca aperta. Poi iniziò a spiegarmi che forse in futuro mi sarebbe tornato utile sapere come accedere nel loro backstage. Mi sconcertò quello che mi disse. A una perfetta sconosciuta gli aveva detto come entrare nei camerini dei 30 seconds to mars, la fiducia che mi aveva dato. Se fossi stata una testa di cazzo, potevo benissimo usarla in modo improprio, come notizia per internet è solo un esempio. Invece lui si era fidato di me, una ragazza di venticinque anni appena conosciuta.

Entro, percorro il lungo corridoio e leggo Tim, Tomo, Shannon e Jared. Busso, nessuno mi risponde, decido di entrare. Apro la porta e davanti ai miei occhi c’è solo un divano rosso, uno specchio con le lucine intorno e uno sgabello. Mi siedo sul divano rosso, passano i minuti… 5-10-15. Basta quest’attesa mi sta snervando, frugo nelle tasche, e si, ho il mio i-pod, l’accendo, metto le cuffie e crollo nel mio universo fatto di note musicali e cantanti rock dalle bellissime voci.
Ho la netta sensazione di essere osservata, no è solo la mia immaginazione, intanto continuo a fantasticare su Robert Plant , mi tolgono una cuffia, chiunque sia non lo doveva fare. Spalanco gli occhi e mi volto con un aria da hai-fatto-un-grosso-errore, invece ho due occhi celesti spalancati davanti a me. Ok, ora mi ricordo devo sono. Cazzo.


P.s: un grosso ringraziamento a florimars che si diverte a recensire i miei capitoli. Mi fai divertire un mondo a leggere quello che pensi di tutte le scene. Grazie ancora :):]

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Capitolo 11
*** I found a little part of me ***


 
Questi due occhi inquietanti celesti che ormai conosco bene, non smettono di fissarmi.
 Decido di smetterla con questo silenzio imbarazzante.
Faccio per alzarmi, ma la presa decisa della mano di Jared sul mio braccio me lo impedisce. Lo guardo male, molto male. Lo so che teoricamente non lo dovrei fare se voglio il suo ‘’perdono’’ ma non sopporto le persone che bloccano i miei piani, poi lui non ha l’autorità per farlo, quindi mi sto incavolando davvero.

Cosa ci fai qui, e come sei entrata?
Ti ricordo che la frase me l’hai detta tu, e poi sono venuta perché…..
Perché?

Prendo un bel respiro, lo guardo negli occhi sicura di me.

Perché, mi mancavi come amico con cui ridere e scherzare.
Solo come amico?
Vedi, come siete voi? Non riuscite ad accontentarvi. Una ragazza vi da tutto il suo amore, fiducia, sincerità per un valore importante come l’amicizia e voi nonostante tutto riuscite a pensare solo e sempre con quello che avete fra le gambe. Beh, scusa se sono venuta a trovarti, forse speravo che tu fossi diverso. Invece come al solito sei uno dei tanti, quindi ora tolgo il disturbo. Ciao.

Come sono arrivata me ne vado, e ormai so che lui è soltanto un altro mattone nel muro come direbbero i pink floyd.

La mattina dopo è tutto uguale. Prendo l’aereo e torno a casa. La mia casa che almeno lei non mi tradirà mai.
Scendo e vado verso casa, ma ho fame. Quindi cambio destinazione.
All’angolo della strada intravedo subito il mio bar preferito, il ‘black and white’.. naturalmente è tutto bianco e nero, con i divani a isola in pelle nera,  i banconi bianchi talmente puliti che ti ci puoi specchiare, alle pareti le gigantografie dei migliori gruppi rock anni 70/80, ma la cosa più bella rimane sempre la musica di sottofondo, bellissima, potevi passare dal twist anni ‘50 al metal degli slayer.
M’incammino verso il bar, ordino, un caffè e una pasta. Mentre prendo il caffè e la pasta, una figura mi si avvicina dietro. Vado verso il tavolo, ma una voce da dietro mi blocca a metà strada.

 Lo sai che troppi caffè fanno venire infarti e se mangi troppe paste ti viene il culone?

So perfettamente chi è quello dietro di me, quella voce l’ho sentita troppe volte.

Lo sai che chi si fa i cazzi suoi, vive 100 anni? O forse nel tuo caso, non è la soluzione più consigliata!
Cosa vuoi ancora? Non ti è bastata la brutta risposta di prima?
Ehm, no. Io non sono abituato ad essere zittito, perché prima zittisco io, e non so il perché, ma con te non ci riesco.
Beh, comunemente si chiama ‘’ riuscire a usare la materia grigia’’!

Ride, ride di gusto, e il suo modo di ridere, mi fa scappare un sorriso; un sorriso subito nascosto con la
tazzina del caffè che porto alla bocca, ma lui naturalmente se ne accorge!
Vedi! Ti ho fatto ridere!

No, non è vero, è stata la tua risata a farmi ridere non te!
Ok, stavolta passi!

Torniamo seri. E io mi faccio avanti

Perché sei qui?
Perché mi mancava la tua risata e la tua strana casa.

Sorrido.

Però ho un idea, ricominciamo tutto da capo. Piacere Jared, sono una rockstar e sto appena per stringere la mano a una persona molto strana.
Piacere Marta. Una cinica Rocker che non crede nell’amore.
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** a new beginning ***


Ci incamminiamo fuori dal bar e nessuno dei due osa parlare per non rovinare quel momento di estrema calma che tra di noi non eravamo mai riusciti a creare. Però insomma, non possiamo continuare così, quindi iniziamo a parlare.

Allora io sono ancora in ferie. Che cosa facciamo oggi?
Come cosa facciamo? Cos’è tutta questa confidenza? Non suona meglio cosa farai oggi Jared?
Ah Ah, molto simpatico. Comunque ho un’idea. Dato che hai ricordato quel giorno andiamo a fare shopping  e paghi tu come da contratto.
Ma no, non vale.
E invece si mio caro. Andiamo ti porto in un bel posto.

Arriviamo a questo negozio che si trova in periferia. E’ uno dei miei negozi preferiti. Ha due grandi reparti, uno vintage e uno di alta moda.
Quello vintage è il mio piccolo mondo. E’ qui dove compro tutti i miei vestiti strani. Ha un assortimento stupefacente di tutto quello che riguarda l’abbigliamento insolito per i miei coetanei. Mentre nel reparto alta moda non ci sono neanche mai stata, ci sono cose troppo banali e normali per i miei gusti.
Inizio a prendere una miriade di maglie, pantaloni, scarpe e più ne ha più ne metta.
Vado verso il camerino dove davanti si trova un enorme divano per accogliere i poveri martiri costretti dalle compagne/mogli e un giorno di puro shopping sfrenato. Lì si accomoda Jared catalogato come ‘’semplice amico martire’’.
Decido di partire con pantacollant neri, anfibi alla caviglia neri lasciati sciolti e sopra una maglia con due teschi con incrociate due chitarre, un’acustica e l’altra elettrica. Ovviamente ho scelto un XXL almeno copre bene tutto e mi lascia scoperta solo la spalla sinistra da dove s’intravede una spallina del reggiseno nera.  Esco sicura di me dal camerino e affronto Jared che mi sta aspettando. Sfoggio un sorriso smagliante e faccio una giravolta. Applaude e mi dice ‘’ molto da te, perfetto, mi piace’’.
Bene, e uno è andato. Avanti un altro.  Stavolta mi metto un paio di pantaloni da uomo pieni di tasche, e una felpona nera ai piedi metto un paio di comode adidas. Esco di nuovo.

Non mi dire che sembro un camionista perché ti uccido.
Ahahahahah, ok c’ho pensato, ma anche questo ti sta bene, è tutto il tuo genere.
Beh, è abbastanza normale che sia il mio genere dato che gli abiti li ho scelti io.
L’hai voluto tu. Ora cambiati e cerchiamo per tutto il negozio un vestito che secondo me ti può stare bene.
No, Jared non voglio. Mi fai paura quando fai così.
Niente discussioni. Forza vieni.
Ok, capo.

Mi cambio e intanto prendo i miei acquisti e li scarico addosso a Jared che a sua volta li scarica sul divano.
Partiamo alla ricerca di questo vestito.
Stiamo vagando per questo negozio da circa trenta minuti senza trovare nulla, e la cosa m’infastidisce. Io mi butto sul divano e non so come mi addormento. Dopo non so quanto tempo arriva Jared che mi scuote e con un sorriso 43894783246892 denti mi dice ‘’ l’ho trovato’’.
Così dicendo mi butta dentro al camerino con un vestito nero. Mi spoglio senza guardarlo troppo, tanto non posso ribellarmi, e poi anche perché mi sono appena svegliata e non ne ho la forza di farlo.
Riesco a infilarmi questo vestito. E’ la semplicità fatta vestito.
E’ nero, e oddio, è eccessivamente corto, mi arriva a metà coscia, ma cosa gli è saltato in mente. Comunque è molto attillato e mi fascia completamente tutto il corpo.
Non mi sono mai vestita così femminile in tutta la mia vita, e beh dai non sono poi così male. Il fisico me lo permette ancora di indossare questi vestiti, quindi urlo dal camerino.

Che mi metto in piedi? Mi passi gli anfibi, tanto sono neri vanno bene.
OK.

Mi passa un paio di scarpe che io distrattamente prendo, le guardo e no, questi non sono i miei anfibi. Urlo di nuovo.

Eih, stupido essere umano, questi non sono anfibi. Queste sono trappole di morte. Queste decoltè nere con tacco dieci mi vogliono uccidere, lo so. Tu non lo sai perché non sei nel camerino, ma tutte le volte che le guardo mi rivolgono sguardi maligni.
Ahahahahahahahah, Marta ma cosa dici? Le scarpe non ti guardano e non ti lanciano sguardi assassini. Mettile e esci di li.
OK, però sappi che sei un autentico stronzo.

M’infilo le scarpe con non pochi problemi ed esco.
E’ morto. Non parla, spero almeno che respiri perché non voglio spendere i miei soldi così. Aveva detto che pagava lui e che cavolo, non può morire prima di non aver pagato.  Ok, fermi cosa sto dicendo? Sto pensando ai soldi mentre Jared Leto sta morendo?
Mi avvicino e lo scuoto, passandogli una mano davanti al viso.

Eih, ci sei? Sei morto? Dai su, ricordati che devi pagare. Ora vado a cambiarmi perché sto scomoda.
No, non farlo!
che hai detto?
No, non farlo stai benissimo così. Non ti avevo mai visto in tiro e sei uno schianto.
Beh, grazie. Ma in questo momento sembri fatto di qualche droga illegale quindi non ti do molto ascolto. Quindi vado.

Facendo così mi nascondo in camerino. L’ho visto come mi guardava, non gli facevo schifo davvero. Che cosa strana.
Esco e andiamo a pagare con un Jared che ogni tanto mi guarda stranito.
Direzione casa dolce casa.


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Capitolo 13
*** life must go on ***


Torniamo a casa stanchi e affamati, ovviamente ordiniamo le pizze per riempire lo stomaco, ma mi sento ancora un po’ a disagio con lui nei paraggi, anche perché ogni tanto mi guarda e mi da fastidio perché non ne capisco il motivo. Ho deciso; Taglio la testa al toro. Glielo chiedo.

La smetti di guardarmi. Mi dispiace informarti che ho gli occhi anche dietro la nuca e riesco a vedere tutto quello che fai.
Cos’è una minaccia per caso?
Nooo. Solo un avvertimento. Anzi se mi spieghi il motivo dei tuoi sguardi forse potrei anche non ucciderti fra dieci minuti e risparmiarti alla mia ira furiosa.
Oh, quale onore signora Marta.
Ecco, così stai già bruciando le tue possibilità di rimanere in vita per altri cinquant’anni. Da quando sono così vecchia da sembrare una signora? Così mi offendi. Quindi correggiti e forse ti concederò la grazia per stavolta.
Ripeto, oh quale onore signorina Marta! Così va bene?
Si, meglio anche se era un po’ stentato. Non eri molto convinto di quello che dicevi. Mmmm, devo riflettere.

Gli faccio la linguaccia e vado verso la cucina. Ma lui mi prende per un fianco e inizia a farmi il solletico.

Nooo, smetti, questo nooooo.

Sto ansimando da quanto sto ridendo, e anche lui sembra molto divertito nel vedermi soffrire. Metto un piede male e rischio di cadere a terra, ma afferro con decisione un braccio di Jared che prontamente mi tira su, finendo così a cinque centimetri ognuno dalla faccia dell’altro.

Ti guardavo perché con quel vestito stavi davvero molto bene. Non ti avevo mai visto così femminile da quando ti ho conosciuta. Era per questo che ti guardavo. Sono stato soddisfacente nella risposta?

Momento di imbarazzo che sembra non finire mai. Trovo la forza di indietreggiare.

Ah ah ah. L’ho scoperta Jared Leto a lei gli piacciono le venticinquenni con vestitini corti è??? Bene, spero che si ricordi la mia immagine con il vestito indosso, perché non credo proprio di rimettermelo. E’ troppo corto e attillato per i miei gusti, non saprei in quale occasione indossarlo.

E così dicendo mi allontano da lui con una risata malefica.
Ho preferito sdrammatizzare al posto di ritrovarmi come qualche mese fa, con lui che mi bacia e il nostro rapporto di amicizia che si sgretola come un castello di sabbia al sole. Spero che non sia deluso, perché non voglio rischiare di rovinare il nostro rapporto per una nottata di divertimento. Mi dispiace dirlo, perché da me non me lo sarei mai aspettato, ma ho paura di perderlo come amico, come conoscente, come rockstar egocentrica…. Come tutto.

Mi raggiunge in cucina dove ci mettiamo intorno al tavolo e ordiamo le pizze tra risate e momenti imbarazzanti, ma non ci faccio caso, non voglio farci caso. Voglio che tutto rimanga così come è ora . Noi, due amici che scherzano davanti a una pizza.

Finito di mangiare andiamo in salotto dove ci sdraiamo sul divano. Lui è seduto con le gambe sul tavolino davanti alla tv, io sono distesa sulla sua pancia- anzi mi correggo- sui suoi addominali scolpiti, con una ciotola di pop corn tra le mani, da cui ognuno dei due mangia. Stiamo guardando un film di azione che ci prende molto entrambi, dato che non riusciamo a staccare lo sguardo dalla tv e i pop corn finiscono a delle velocità allucinanti.
Il film è finito e tutte e due ci alziamo a ci stiracchiamo. Mi fa malissimo il collo, i suoi addominali sono scomodi.

Eih, Jared. Devo dirti una cosa.

Lui si avvicina, troppo. E con voce sensuale e carica di aspettativa mi sussurra a pochi centimetri dalla mia faccia.

Dimmi Marta.
I tuoi addominali sono troppo scolpiti. Il mio collo ne ha risentito. Dovresti sentirti in colpa per questo.

Gli sorrido, ma nei suoi occhi vedo passare un lampo di tristezza misto a delusione. Chissa cosa si aspettasse gli dicessi. Vabbè.
Sorride anche lui, e si alza la maglietta dicendo:

Lo sai quanto mi ci è voluto a farmi questi addominali statuari?
Ahahahahah. Beh secco come sei, oserei dire… 5 flessioni?
Ah ah ah. Ma come siamo sarcastici stasera!
Mi dispiace deluderti, ma non solo stasera. Dovrai abituartici.
Noooo. Che Superman mi fulmini se è lassù. Come farò ad abituarmi??
No no. Ma simpatico. Lo sai che ti dico? Io vado a letto.

Così facendo mi avvicino, e gli schiocco un bacio sulla guancia.

Eih, teppista. La camera degli ospiti è accanto alla mia, vai pure quando vuoi.

Si è allontanata. Sono rimasto solo nel salone. E Quel bacio sulla guancia mi è piaciuto, e si, ok, volevo baciarla sulla bocca, ma per ora vada bene il bacio sulla guancia. Se affretto troppo le cose ho paura di rovinarle di nuovo. Ora andrò a dormire… ma aspetta con cosa dormo, se non mi ha lasciato nulla?



P.s. un dovuto ringraziamento anche a IlaOnMars6277. che recensisce i miei capitoli :)

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Capitolo 14
*** believe ***


Ho deciso. Tanto so dove ha l’armadio in camera sua, quindi entrerò piano e prenderò una maglietta dall’armadio, tanto le ha tutte da uomo. Perfetto, farò così.
M’invio verso camera sua, apro leggermente la porta e vedo che sta dormendo, mi tolgo la maglietta e le scarpe e vado verso l’armadio.  Cammino lentamente per non fare confusione, ma prima che possa dirlo, sbatto compro una sedia e riesco appena a trattenermi dall’urlare. Sento che si muove sotto le coperte. Ecco l’ho svegliata.

Alzo lo sguardo dal cuscino perché qualcuno è entrato, e vedo una figura magra saltellare sul posto. Riconosco che è Jared, guardo meglio e.. cavolo è senza maglietta. Quegli addominali sono davvero belli: scomodi ma belli. Eih, Marta torna in te.

‘’Jared cosa ci fai qui?’’
‘’ scusa, ma non avevo niente da mettermi per dormire. Ora prendo una maglietta e me ne vado’’
‘’aspetta, te la do io’’

Si alza, e cavolo è in mutande e canottiera. Ha veramente un bel corpo, eppure non vuole per niente metterlo in mostra. Mi passa davanti e mi rendo conto che stavo fantasticando, così ritorno alla realtà.
Apre l’armadio, prende una maglietta e si volta per porgermela, ma i nostri sguardi s’incrociano, ed è come se nessuno dei due voglia smettere di fissarsi negli occhi. All’improvviso si avvicina e mi bacia. Un bacio carico di passione. Inconsapevolmente gli stringo i fianchi mentre continuiamo a baciarci, ma in quello stesso momento sento una lacrima scendere sulla sua guancia fino ad arrivare al lato delle sue labbra. Si stacca, mi guarda e non dice nulla. Si limita solo ad andarsene sotto le coperte.
Sono completamente scioccato per quello che è successo. Perché mi ha baciato? Provo ad andare da lei, ma mi blocca.

‘’Jared, scusa è stato un errore. Lo sappiamo tutte e due che non possiamo’’
‘’Marta, almeno proviamoci’’
‘’no, Jared io non ho provato nulla nel momento in cui ci siamo baciati. Facciamo finta che non sia successo niente è stato un errore che non dovevo fare’’

Colpito e affondato. Non ci credo che non abbia provato nulla. Io ho sentito una scossa che mi ha attraversato tutta la colonna vertebrale, e non mi succede spesso. Non voglio pensare che sia stato un errore. Io volevo assaporare le sue labbra, volevo sentire cosa provavo a baciare questa strana ragazza, e quello che ho sentito, mi è piaciuto molto. Perché a lei no? Forse mi ha mentito, forse ha paura di rischiare troppo.
Basta, non voglio più pensarci. Esco da questa stanza e mi dirigo verso la mia nel completo silenzio. Marta non cerca di richiamarmi anche solo per parlare di quello che è accaduto. Niente di niente, solo il silenzio.

Sono arrivato in camera mia, e l’unica cosa che riesco a fare è pensare. Non riesco ad addormentarmi, come potrei dopo quello che è successo.
Saranno passate almeno due ore da quando sono venuto a letto, ma niente è come se a Morfeo gli facessi davvero schifo, non accenna neanche a venire a trovarmi per darmi la buonanotte.
 Faccio per alzarmi, quando vedo che porta aprirsi e Marta arrivare da me.  Faccio finta di dormire, e lei si mette accanto a me, e mi abbraccia.

‘’cosa ci fai qui?’’
‘’sapevo che eri sveglio’’
‘’ora fai anche la veggente?’’
‘’vedo che anche dopo quello che è successo, non hai perso l’umorismo’’
‘’beh, l’hai chiesto tu di farlo’’
‘’hai ragione. Però ho una proposta’’
‘’spara’’

Ci guardiamo negli occhi. I suoi occhi celesti rispecchiano i miei marroni. E devo dire che sono schifosamente celesti, dovrebbero essere banditi per legge. Attentano alla vita dei miei ormoni. Basta, divagare. Ritorna in te.

‘’ok, facciamo così. Proviamoci.’’
‘’proviamo a fare cosa?’’
‘’ a divertirsi insieme, non solo come amici’’

Sorrido. Credo di avere un sorrido a ebete. Ma sono felice, era quello che volevo. Un po’ alla volta sono convinto che si fiderà di me.

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Capitolo 15
*** the end ***


Ci svegliamo la mattina dopo, e come al solito vado in cucina a fare colazione. Stavolta non m’interessa più vestirmi, tanto ormai ‘’ ci stavamo provando’’, quindi non si dovrebbe scandalizzare.
Dopo alcuni arriva anche Jared. Nel frattempo io sto mangiando i corn flackes e bevendo del sano caffè. Si avvicina e con un sorriso mi bacia. Si allontana e lo guardo un po’ sconcertata.

‘’Eih tu, Jared, non hai perso tempo a capire la parola ‘’ci proviamo’’. Da quanto tempo dura l’astinenza?’’
‘’Ma non rompere. Era solo un po’ di affetto mattutino.’’
‘’Ah, già. Dimenticavo la tua scandalosa felicità la mattina.’’

Non finisco la frase che lei mi prende da dietro. Ormai io mi sto facendo portare da lui mentre lo guardo nei suoi occhi celesti e poco dopo ci troviamo sul divano.

‘’Smetti di farmi il solletico, brutto pazzo!’’

Mi sto agitando, contorcendomi su me stessa, piango da quanto rido e non ce la faccio più.

‘’Basta, basta ti prego. Risparmiarmi, non ne posso più.’’
‘’Ok, ti lascio in pace se mi dai un bacio!’’
‘’No, no questo è ricatto. Non cederò mai alle tue richeste.’’
‘’Ok, l’hai voluto tu.’’

Ci guardiamo, ma prima che possa iniziare a farmi il solletico, alzo la testa e lo bacio. Si passa la lingua tra le labbra come piace tanto fare a lui e mi dice:

‘’Mi è piaciuto, lo rifacciamo?’’

Scoppio a ridere, sto piangendo. L’aria innocente con cui ha pronunciato quelle parole è indescrivibile. Non riesco a trattenermi e ok, dai un altro bacio ci sta tutto. Stavolta però lui mi precede e si mette a cavalcioni sopra di me. Ci fissiamo intensamente negli occhi, e poi ci lasciamo alla passione che ci travolge.

Gli sto accarezzando la testa quando lui si volta e mi guarda. Mi si stringe lo stomaco talmente tanto che credo di poter sentir male, non ce la faccio a stare con lui, tutte le volte che mi guarda negli occhi non vedo lui, immagino che sia Marco. Perché in fin dei conti sono ancora la diciassettenne che si diverte con Marco, con cui scherza e per il quale darebbe tutto, perché ormai lo considera parte della sua vita, gli vuole bene come un fratello e cerca approvazione da lui per qualsiasi suo progetto.
Chiudo gli occhi, e la finestra sbatte violentemente, li riapro.

Non sono sul divano con Jared, sono fuori e davanti a me ho Marco che mi fissa negli occhi.
Non sono una venticinquenne, sono una diciassettenne ancora alle superiori e il mio rapporto con Marco non è distrutto, tutt’altro, ci parliamo tutti i giorni, scherziamo tutti i giorni e sono felice.
Mi butto tra le sue braccia e ci abbracciamo, lui mi tocca i capelli dicendomi.

Ciao Marta, mi erano mancati i tuoi abbracci.


 

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