Quello che penso della vita

di BlueMoon1996
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un mondo migliore ***
Capitolo 2: *** Regali ***
Capitolo 3: *** L'altro pezzo ***
Capitolo 4: *** Tempo ***
Capitolo 5: *** La luce di una stella ***
Capitolo 6: *** Speranza ***
Capitolo 7: *** Custodi ***
Capitolo 8: *** Coraggio ***



Capitolo 1
*** un mondo migliore ***


Salve! sono di nuovo io, Moon1996!

Lo so che avevo detto che avrei aspettato un mese o due prima di scrivere qualcos'altro ma mi è venuta l'idea e mi sono buttata, spero vi piaccia la mia raccolta. Ogni capitolo è dedicato ad un personaggio e ai suoi pensieri dopo la guerra del 2 maggio 1998. Buona lettura



Teddy Lupin.

 

Sono sempre stato grato della vita che mi hanno regalato. Eppure non riesco a smettere di pensare che potrebbe essere molto più bella. Nonostante io abbia capito con molta maturità il motivo per cui non posso condividere con i miei genitori ogni bellezza che la vita mi regala, mi chiedo sempre il perchè questo sia dovuto accadere a me.

Harry, quando ero bambino, mi rivelò che mio padre gli aveva detto che era morto per regalarmi un mondo migliore, come aveva fatto mia madre. Il fatto è che, nonostante il mondo in cui io viva adesso sia meraviglioso e non ci sia più morte o paura, non sarà mai quel mondo che loro avevano in mente, perchè non ci sono, qui con me.

Sono sempre stato, quindi, dell'opinione che il mondo non è perfetto, né tanto meno bello se le persone che amiamo non sono con noi a condividere gioie e dolori della vita.

Comunque, grazie ai miei genitori, e a tutti coloro che si sono sacrificati per consentire ad altri di vivere, adesso la pace regna sovrana.

Molti mi chiedono, a volte, “non sei mai arrabbiato per il fatto che alcuni estranei sono in vita e i tuoi no?”.

Io gli rispondo che no, non sono arrabbiato. Perchè? È semplice.

Se dovessimo essere arrabbiati per ogni volta che la vita ci riserva delle sfortune allora saremmo degli eterni insoddisfatti, ma io so, che i miei genitori hanno scelto di salvare gli altri perchè erano coraggiosi e sono fiero di loro. Sono fiero del fatto che anche se mio padre era un lupo mannaro, gli hanno riconosciuto dei meriti e che quindi io non vengo assolutamente penalizzato per questo, in quanto lui ha fatto qualcosa di buono ed io ho sempre portato alto il suo nome su un piedistallo d'argento.

Eppure, a volte non riesco a non pensare che se loro non fossero andati a combattere, per questo mondo migliore, allora io forse potrei farmi abbracciare da mia madre, o consigliare da mio padre. Penso che potrei essere ancora più felice di come lo sono ora.

Però ho un conforto, a parte il fatto che i Potter e i Weasley sono come la mia famiglia.

Il conforto è che anche se io non ho i miei genitori, molte altre persone hanno la possibilità di non andarli a trovare al cimitero e, nonostante un po' mi fa rabbia, dall'altra parte mi riempie d'orgoglio pensare che sono figlio di due persone che hanno dato la vita per quella degli altri.

 

Somiglio molto ai miei genitori. Sia fisicamente che caratterialmente. Sono un metamorfomagus, nei lineamenti sono molto simile a mio padre, sono pacato ma anche un po' impacciato.

Nonostante questo, però, c'è comunque qualcosa di mio in me.

Riscuoto parecchio successo con le ragazze e, anche se sono timido e imbranato, ne ho una fissa e non ho avuto paura di rivelarle i miei sentimenti, dopo che mi aveva detto che non mi sopportava, ma alla fine, tra suppliche e inchini, ha accettato di uscire con me.

Sono una testa calda, anche se non si direbbe, ma quando qualcosa mi ha veramente arrabbiare do in escandescenza.

Io sono io, per quanto possa somigliare ai miei. Sono io e anche se le persone ritrovano in me, remoti bagliori di Remus e Dora, io, resterò sempre io.

 

Quello che penso della vita? È una domanda frequente a cui io do sempre una sola risposta: che è un luna park, quel parco babbano dove mi portava la nonna da bambino.

All'inizio, quando sei piccolo, sali sulla giostra, quella che si muove, e mano mano, cambi mezzo di trasporto, dal cavalluccio alla carrozza, alla macchina, fino a scendere definitivamente e trovarti davanti parecchi giochi da affrontare.

Quando attraversi un periodo difficile, passi nella casa degli orrori ma quando ne esci, e hai voglia di dolcezza, mangi lo zucchero filato. Quando ti senti sicuro di te, prendi il trenino, quello che non fa fermate e quando hai voglia di dare una svolta alla tua vita, ti basti salire sui tappeti elastici per saltare in un'altra dimensione. Ma, dopo tutto questo trambusto, fai un ultimo giro, quello sulla ruota panoramica. La ruota gira, lentamente e poi... si ferma in cima e tu guardi giù.

D'un tratto rivedi tutta la tua vita, in un sol colpo, come un'immagine che passa sotto di te e che cerchi di afferrare ma non ci riesci. Alla fine, da lassù ti lasci andare, e in quel momento capisci che ne era davvero valsa la pena fare quell'ultimo giro sulla ruota , da lì, potevi vedere un bellissimo panorama.

 

Sto per andare a chiedere a Victoire, la mia fidanzata, di sposarmi, mentre penso a tutto questo, e nonostante i miei genitori abbiano già fatto il giro sulla ruota, io per ora, salgo sui tappeti elastici, pronto, per una nuova fase, della mia meravigliosa vita, in questo mondo migliore.

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Capitolo 2
*** Regali ***


Ron Weasley

Era tutto così assurdo. Davvero assurdo. Non riuscivo a crederci. Per anni, scappare e contemporaneamente inseguire un folle sadico e malvagio era stata la mia, anzi la nostra, occupazione principale, e quando tutto è finito mi sono sentito così inutile, come non ci fosse più uno scopo nella mia vita, perchè avevo vissuto gli ultimi sette anni dietro Harry e dietro i vari segreti che riguardavano il suo passato e Voldemort, quindi adesso non c'era più nulla da scoprire.

Non so quanto ci ho messo, ma alla fine l'ho capito. Ho capito che non sono mai stato dietro Harry, ma che sono sempre stato al suo fianco e a quello di Hermione, che ora mi rende felice ogni momento della mia vita.

Lo scopo di una vita non è solo quello che siamo abituati a vivere o a scoprire, ma anche la semplice tranquillità, che, sembra strano, è sempre stata una novità per noi.

Il cibo rimane sempre uno dei miei amori più profondi, e anche se Hermione non è proprio un'ottima cuoca, se la cava e qualche volta l'aiuto anche io.

 

C'è un pensiero, però, che attanaglia la mia mente da quel due maggio del 1998 ed è un pensiero che rivolgo a mio fratello, Fred, che si è sacrificato per farci vivere nel mondo che oggi conosciamo. Sono sicuro che lui è contento così, non di essere morto, ma di aver donato alle persone che ama una speranza in un futuro migliore, che poi si è realizzato. Ed è pensare a lui che mi da la forza di comprendere il dolore che la guerra ha lasciato e del trauma che vive ancora dentro di noi, nonostante siano passati quasi vent'anni.

 

Adesso tutto è quotidiano, ma per noi, la quotidianità, si è rivelata l'ennesima avventura, perchè la vita di tutti i giorni può risultare monotona, ma secondo me, e credo anche secondo Harry e Hermione, questa vita non è altro che quello che aspettavamo da sempre, un po' di serenità, e poi, con i figli, tutto si trasforma in una nuova avventura ogni giorno.

Se mi manca l'avventura? Non l'ho mai detto a nessuno, però si, un po' mi manca.

È un sentimento che preferisco tenere per me, non voglio rivelarlo, ma mi manca.

Mi manca perchè è stata parte della mia vita per parecchio tempo ed ora mi sembra assurdo che non sia più qualcosa di quotidiano.

Però, la cosa che mi manca di più dell'avventura, è quella leggerezza, quel coraggio, con i quali ci buttavamo nelle cose più pericolose, ed è forse perchè eravamo giovani, infatti adesso, io, non mi sognerei mai di buttarmi a capofitto nelle avventure che ho vissuto, ci penserei, prima di farlo, pianificherei tutto, un po' come Hermione.

Probabilmente vivere con lei mi ha un po' influenzato sotto questo punto di vista, ma non mi lamento, ci siamo rincorsi per anni e adesso, dato che ci siamo saputi aspettare, siamo insieme, e nessuno e dico nessuno mai mi separerà da lei, perchè è fondamentale che Hermione stia con me, altrimenti non credo che riuscirei a sopravvivere.

 

La vita mi ha fatto tanti torti, ma mi ha fatto anche tanti regali.

I torti subiti sono comunque ferite, indelebili, ma i regali ci sono, e quelli più importanti si chiamano Rose e Hugo, che in questo momento sto osservando, mentre dormono beati sul divano di casa mia, avvolti da una copertina che gli ho messo sopra per non fargli prendere freddo.

Sono i miei angeli, le mie stelle, le mie luci, e sono la cosa più preziosa, oltre ad Hermione, che possiedo.

Ecco, penso che la vita sia un po' come un regalo. È qualcosa che ci è stato donato e che noi abbiamo scartato, ma poi, quello che abbiamo trovato dentro, non è materiale, ma sono le emozioni che abbiamo provato durante l'arco della nostra vita, ed è alla fine di questa, che chiudiamo il regalo e prendiamo solo una di queste emozioni, quella che ci piace di più, bella o brutta che sia, per portarla con noi, ovunque andiamo.

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Capitolo 3
*** L'altro pezzo ***


George Weasley

Non ho realizzato che vivevo nella più completa depressione, finché mia sorella, un giorno, non mi dette uno schiaffo in faccia. Fu allora che piansi più del solito, ma poi mi sentii meglio.

Non passa giorno nel quale io non senta la mancanza di mio fratello ma nonostante questo tiro avanti, per lui, per la mia famiglia, per tutti i sacrifici che coloro che sono morti hanno fatto, a costo della loro vita, per regalarci il mondo nel quale adesso viviamo.

 

Lui era l'altro pezzo della mia anima. Mi bastava vederlo ridere, che ridevo anche io, era contagiosa la sua allegria, la sua spensieratezza, proprio come la mia.

Quando, dopo tanto tempo, sono riuscito a non vedere più lo spettro della sua anima, allora, solo allora, mi sono liberato del buio che mi opprimeva, ma che non se ne è mai andato del tutto.

Ogni istante della mia vita, è un regalo per lui, per fargli capire, che quello che ha fatto resterà per sempre impresso nei cuori e nelle menti della gente, che Fred Weasley era, sarà e resterà per sempre l'eroe. Per quanto riguarda me, questa volta, sono molto contento che mio fratello si sia distinto, e che lui sia un eroe, ma avrei preferito non lo fosse, che fosse normale, solo per farlo stare insieme a me. Di sicuro vorrei che fosse vivo, ma non posso fare a meno di essere orgoglioso di lui per tutto il bene e la vita che ha donato.

 

Lui era l'altro pezzo del mio corpo. Quello che mi hanno strappato alla nascita, ma che è rimasto sempre con me, quello che non avrebbe mai voluto che qualcosa mi facesse del male perchè ferire me era come ferire lui e viceversa. Adesso mi sento svuotato.

Gli hanno fatto del male, lo hanno ucciso, e quel pezzo del mio corpo che mi è rimasto sempre vicino non lo farà mai più, anche se l'aura del suo ricordo rimarrà sempre impressa come un'immagine dentro di me. Ma questo non mi basta. Rivoglio mio fratello.

Nonostante io sia un uomo ormai, e abbia la mia famiglia, c'è sempre qualcosa che manca nella mia vita, manca lui.

Noi... eravamo complici, amici, compagni, nemici, eravamo tutto. A volte litigavamo certo, ma è sempre stato in rare occasioni e bastava un niente per fare pace, mentre ci voleva parecchio per scalfire la nostra armonia.

 

Lui era l'altro pezzo della mia vita. Una vita che ho vissuto sempre standogli accanto come lui faceva con me. Una vita che adesso mi sembra meno vita senza mio fratello.

Poi però ripenso a tutto quello che abbiamo passato insieme e un sorriso involontario non può che solcarmi il volto. Ripenso a tutti i nostri scherzi, le nostre buffonate, il nostro modo di prendere tutto alla leggera e di pensare al domani come fosse oggi.

A volte mi scopro arrabbiato. La rabbia che provo è data dal fatto che mio fratello è morto, mentre altri, altre persone che si meritavano di morire, sono ancora vive anche se dentro una cella in prigione, ma vive. E chissà perchè, mi dico, la morte prende sempre le persone migliori.

Sono arrabbiato, eppure il dolore prende il sopravvento e mi accascio su una poltrona, quando ci penso, così non riesco ad urlare come vorrei.

Dopo tutto il tempo che è passato, dopo tutti gli avvenimenti successivi, dopo che ho ricostruito il puzzle della mia vita al quale mancherà sempre un pezzo, i sentimenti che provavo appena dopo la morte di Fred, sono ancora vividissimi e ho imparato a convivere, con la consapevolezza che rimarranno sempre dentro di me, e mi accompagneranno fino a quando, un giorno, potrò finalmente ritrovare l'altro pezzo della mia anima, del mio corpo, della mia vita.

Vita. Cosa ne penso? Se avessi vent'anni e fossi scapestrato come ero allora (e come sono anche adesso, anche se più responsabilmente) avrei detto che la vita è una risata, e che c'è allegria anche nelle cose più oscure, perchè è quella la luce che ti porta via dal buio, una volta che ci sei entrato.

Adesso, credo quasi la stessa cosa: che la vita sia come un tunnel. È buio per alcuni tratti, ma spesso entra luce, da delle piccole finestre che ti fanno uscire dall'oscurità più assoluta.

È solo alla fine del tunnel, dopo che hai alternato chiaro e scuro, che la luce più accecante di tutte, ti fa capire di essere finalmente arrivato. Allora lì ridi. Lì, è la fine del tuo viaggio e scoppi in una fragorosa risata. Perchè dopotutto, quella è la vera luce.

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Capitolo 4
*** Tempo ***


Harry Potter

Non credo di aver mai realizzato pienamente che è tutto finito, nella mia vita, ho sempre avuto qualcosa da fare che riguardasse il lato oscuro della mia esistenza, ma adesso no, sono anni ormai, che mi godo una beata tranquillità.

Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato avere una vita normale ed ora lo so.

Per molti potrebbe risultare monotona e quelle persone crederebbero che lo sia anche per me, dopo tutto quello che ho vissuto, e che io abbia ancora voglia di avventura.

Si sbaglierebbero.

Certo non posso non dire che a volte la vita di tutti i giorni può essere un po' noiosa, ma non ho mai apprezzato così tanto la noia, la beata serenità.

 

Eppure, di notte, ancora penso a quello che è stato ed è come se una lama mi trafiggesse l'anima.

Sono contento di quello che ho adesso, ma è costato tanto, tantissimo, più di quanto io abbia potuto immaginare. È costato vita. La vita di quelle persone che pur di dare una speranza al loro futuro lo hanno perso, perchè non sopportavano di vedere buio nel domani. Quelle persone che per regalare un mondo migliore a coloro che amavano si sono sacrificati e sono sicuro, che nonostante vogliano essere qui, lo rifarebbero centomila volte, per la giusta causa.

 

La gente, mi chiama il “salvatore”, ma cos'ho salvato? Il mondo magico, direste.

Già, sono stato l'artefice della caduta di quel pazzo di Voldemort, si lo sono stato. O forse no?

Da sempre, penso che i veri artefici della pace, siano coloro che hanno combattuto per averla, non solo io, che l'ho fatto definitivamente, ma anche loro, perchè se non ci fossero stati non sarei mai riuscito a porre fine a tutta quella morte. Quindi dovrebbero chiamarmi un “salvatore” perchè sono uno dei tanti che ha lottato per questo mondo.

Uno dei tanti? Direste. Si, risponderei. Perchè io l'ho ucciso, sono morto quasi in quella guerra, ma dopotutto, molte delle persone che hanno combattuto sono morte veramente, quindi il mio valore è pari al loro. Potreste chiamarmi modesto, io invece mi chiamerei giusto, perchè sono sempre stato dell'opinione di non essere poi tanto speciale, e forse questo, era dettato dal fatto che, anche se tutti mi ammiravano, avrei pagato, da ragazzo, come ora, per avere una vita normale come la loro.

 

È difficile riuscire a spiegare quello che provo. Mi sento in colpa, credo.

E credo anche che il motivo sia perchè vorrei essere morto io al posto di Fred, di Tonks, di Remus degli altri cinquanta, ma saprei che comunque non sarebbe servito, perchè se fossi morto, allora questo mondo sarebbe pervaso ancora dalla paura.

Il senso di colpa, però, c'è. Io ho vissuto il mio futuro, lo sto vivendo e lo vivrò, mentre loro no, non hanno potuto fare nulla per avere la mia stessa possibilità.

 

Nonostante continui a cercare il modo per spiegare i miei sentimenti, non ci riesco, sono troppo complessi, e non basterebbe una vita intera per raccontarli. Però posso dirvi cosa penso della vita, per compensare il vuoto di parole che ho in testa.

La vita... è... tempo.

Quel tempo che rimarrà per sempre nei ricordi di coloro che vorranno ricordarlo.

Quel tempo che ci dirà cosa saremo e come saremo.

Quel tempo che ci griderà che stiamo facendo una scelta sbagliata, ma che noi non ascolteremo e poi cadremo, per rialzarci e ringraziare la vita di averci avvertiti, e che d'ora in poi l'avremmo ascoltata.

Quel tempo che non è mai definito, ma che cambia, in meglio, in peggio, e alterna cose brutte a cose belle, ma che riesce sempre a donarci un po' d'allegria quando siamo giù.

Quel tempo, che non è mai prevedibile, ma che sceglie lui, quando come e dove, lasciandoti, a volte, spiazzato dalle decisioni che non ti lascia prendere, ma che prende lui per te.

Questa è la vita. Tempo, semplicemente tempo.

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Capitolo 5
*** La luce di una stella ***


Luna Lovegood

Non so dire precisamente, quando mi accorsi che in realtà non avrei mai più dovuto preoccuparmi di sentirmi diversa. Lo ero sempre stata, un giorno in più, un giorno in meno, cosa cambiava?

Eppure, dopo quella guerra, per le persone non ero più Lunatica, solo Luna, e questo mi ha fatto capire quanta ipocrisia possa esserci nel mondo.

Ci sono persone, che mi hanno sempre sostenuta, nonostante il mio carattere e le mie convinzioni un po' particolari, che mi hanno voluto bene, e me ne vogliono tuttora per come sono, non per quello che ho fatto. Ci sono altri, che invece, hanno saputo riconoscere solo le qualità delle mie azioni, non del mio essere. Ma in fondo, c'è del buono in tutti, ed è per questo che li capisco, che capisco come qualcosa, o qualcuno in questo caso, che per loro poteva non essere normale, adesso lo sia semplicemente dopo una notte, dopo una guerra.

Capisco che, quello che fa più paura alle persone non è tanto quello che conoscono, ma quello che non conoscono. Non che io gli facessi paura, alle persone, solo perchè non mi conoscevano, ma comunque loro giudicavano strano qualcuno di cui sapevano a malapena il nome.

Ho sempre creduto, che la normalità non esiste. È semplicemente una convinzione diversa per ognuno di noi, e non può essere coerente, perchè ciò che per me può risultare normale, per qualcun'altro non lo è, e viceversa.

Sono sempre stata Luna Lovegood, e sono normale, nella mia anormalità.

Per quanto riguarda la guerra, ho sempre pensato che fosse una cosa brutta, ma a quel punto, lo scontro, era inevitabile. Adesso c'è pace. Adesso Lunatica è Luna. Adesso la paura è solo un ricordo.

La guerra ha portato via tanto dolore, ma ne ha fatto arrivare ancora di più.

Quella notte, ho visto i Weasley aggrappati uno all'altro, stretti, come a volersi sostenere l'un l'altro per non cadere davanti al corpo senza vita di Fred. Anche io piansi per lui e per tutti coloro che sono morti. Non ho mai versato molte lacrime nella mia vita, vivevo e credo di vivere ancora oggi, in un sogno costante, ma quella notte l'ho fatto, ho pianto.

Ho pianto per regalare le mie lacrime a qualcuno che non aveva più la forza di versarne altre.

Ho pianto per ricordare, a modo mio, coloro che per salvare il mondo hanno dato la vita.

 

Adesso, cammino per strada e parecchi mi riconoscono, specialmente coloro che mi hanno vista sulle foto dei giornali appena usciti dopo la guerra. Non ridono più per qualcosa di strano che porto addosso, per i miei orecchini, per le collane di tappi di burrobirra che indossano i miei figli, per il cavillo sotto al braccio. Mi apprezzano. E nonostante sia contenta, non faccio che ripetermi che comunque loro pensano ancora che io sia strana. Il coraggio, e la dimostrazione di questo, non lavano via i pregiudizi, quelli rimangono, difficilmente se ne vanno via.

 

Gestisco il giornale di mio padre da quando lui ha deciso di andare in pensione, e spesso parto con la mia famiglia a cercare il ricciocorno schiattoso, perchè so, che da qualche parte, lo troverò. sono Fermamente convinta di questo, e nessuno me lo leverà dalla testa, perfino i miei figli sono entusiasti di ogni nuovo viaggio.

D'altra parte, anche se credo ancora a parecchie cose che mi dice mio padre, altre, ho imparato a dimenticarle, perchè so che non sono vere. Sono cresciuta, maturata, sono moglie e madre e credo davvero in quello che faccio, ma a volte mi fermo a pensare e capisco che la vita va oltre convinzioni infondate ed è per questo, che ho rinunciato a parecchie ricerche, quelle che non avevano abbastanza prove per convincermi ad intraprenderle.

 

Amo la mia vita, e posso dire che ne penso, in generale. Penso che la vita sia un po' come... una stella si. All'inizio e luminosa, bellissima e la sua luce risplende. Mano mano, comincia a splendere sempre meno, perchè invecchia e anche noi, quando invecchiamo, non siamo più splendenti come da giovani. Poi muore e si spegne. Eppure, la sua luce arriva ancora a noi, anche se in minuscola parte, ma noi la vediamo sempre, è sempre con noi, non ci abbandona mai. È quella luce, che anche se si affievolisce ci da modo di ricordarci che quella stella o quella persona è esistita e ci vuole ancora bene, come noi lo vogliamo a lei. Ed è per questo che da bambina, guardavo sempre fuori dalla mia finestra la sera, dove si vedevano tante stelle. Poi osservavo quella più luminosa, e mi convincevo che splendeva solo per me, che la mia mamma, da lassù, illuminasse ancora il cammino che dovevo intraprendere e mi guidasse grazie a quella luce, che non mi avrebbe mai abbandonato. Tutt'oggi, guardo quella stella, sorrido, e inconsciamente, saluto la mia mamma, che splende radiosa, in un cielo, trapunto delle sue sorelle.

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Capitolo 6
*** Speranza ***


Draco Malfoy

Non ho mai scelto quella vita.

A pensarci bene, non ho scelto niente, nella mia di vita. Sono sempre stato plasmato dalla volontà di mio padre e ho pagato le conseguenze per quello che lui aveva fatto, per i suoi errori.

Ma io non sono mai stato come lui, come mio figlio è molto diverso da me.

Quando diventai un mangiamorte, non per scelta, ma per la vendetta che il Signore Oscuro bramava di infliggere a mio padre per i suoi recenti insuccessi, non sapevo bene quello che mi aspettava.

Solo dopo che Voldemort mi affidò quell'infima missione, capii che non lo volevo fare, che i tempi che sarebbero arrivati, sarebbero stati duri, durissimi, e se Harry Potter crede di aver sofferto più di tutti, beh, io credo che da un lato abbia ragione, ma non potrà mai immaginare cosa vuol dire affrontare una vita che non hai mai scelto, tentare un azione che non avresti mai avuto la forza di compiere.

Prima di venire marchiato, mi gingillavo in quella che si è rivelata la mia stupidità.

Dicevo di odiare i mezzosangue, facevo lo spavaldo, mi credevo superiore. Non sto dicendo che adesso non lo credo, ma gli do sicuramente molta meno importanza, se non la minima.

Adesso, dopo aver vissuto per tempo, qualcosa che non mi apparteneva, non mi importa se in giro ci sono i mezzosangue, purché non mi siano amici, non mi importa di mostrarmi in pubblico, anzi, evito accuratamente di mettermi in mostra dopo tutto quello che è successo, perchè i Malfoy non hanno comunque una buona reputazione, dato che sono anche scampati ad Azkaban oltre ad essere dei traditori. In quanto a ritenermi superiore, in realtà mi ritengo ancora tale, più per quello che mi ha infilato in testa mio padre, che per altro, ma si sa, quando si cresce con una convinzione, è molto difficile poi togliersela dalla testa ed io sono nato, cresciuto, invecchiato e morirò, con la convinzione di essere superiore agli altri, anche se in fondo, in cuor mio, a volte penso di essere sul loro stesso livello, e lo pensavo anche da ragazzo, ma ho sempre taciuto, a causa, appunto, delle idee che la mia famiglia mi inculcava e dell'onore che avevo il compito di mantenere alto.

Onore. Ho cominciato a disprezzare questa parola. A volte mi chiedo se sia poi così importante. La gente parla, parla, mantenere alta la reputazione è difficile se qualcuno dice tutto su di te, a volte anche cose false, solo per screditarti. Quindi l'onore non mi preme più, ormai ho imparato a starmene al posto mio e a fare la mia vita in disparte, perchè la comunità magica non ha ancora dimenticato il nostro schieramento dalla parte di quel pazzo assassino che ormai, fortunatamente è morto.

 

Quando portarono Potter a Malfoy Manor, lo riconobbi subito, anche perchè lo avevo visto in condizioni peggiori, e devo dire che era più sfregiato del solito, la Granger aveva fatto un bel lavoretto sul visto del prescelto. Il perchè non dissi subito che era lui è semplice. Non volevo che tutto finisse. Non volevo che Voldemort venisse subito chiamato e mettesse fine alla vita di Harry Potter, mettendo fine, anche ad ogni mia speranza di riacquistare la libertà e la spensieratezza di cui tanto, in quel periodo, avevo bisogno. Decisi che temporeggiare avrebbe dato a Potter una chance di andarsene illeso, o perlomeno di non venire assassinato, così lui venne mandato nelle segrete e... successe tutto in fretta poi. Harry Potter riuscì a fuggire. E nonostante questo avrebbe dovuto rattristarmi, perchè se Voldemort avesse scoperto che ci era sfuggito probabilmente sarei morto, provai, anche solo per un istante, un po' di serenità e la voglia di riacquistare la speranza.

Come previsto, il signore Oscuro si arrabbio moltissimo per la fuga del prescelto, ma fortunatamente non mi uccise, ed io riacquistai davvero, la speranza.

 

La guerra... fu strana.

Non è propriamente un aggettivo che di solito si usa per descrivere una guerra ma per me lo è stata.

Non sapevo come mi sentivo precisamente. Era tutto così confuso. Ho persino dei vuoti di memoria che riguardano parecchi episodi di quella notte. Ricordo che Potter mi salvò, quello si.

Ero troppo orgoglioso e troppo Malfoy per dirgli che gli ero riconoscente, o solo per esserlo davvero, così mi limitai a stare fermo vicino a lui, sul pavimento di pietra, senza proferir parola, guardando dritto davanti a me, finché lui non si alzò e non se ne andò con i suoi due amici, la Granger e Weasley.

Ancora oggi ripenso a quel giorno e anche se sono un Malfoy, Harry Potter mi ha salvato la vita e quindi ho comunque un debito con lui, è un legame magico, come quello che lui aveva anche con Peter Minus, che mi aveva raccontato di come era stato risparmiato.

 

Ora vivo la mia vita serenamente, nella mia discrezione, nella mia noiosa quotidianità, e non mi azzardo a mettere un piede fuori dal binario, perchè le ferite sono ancora troppo fresche per potermi permettere di dire la mia, o semplicemente di fare qualcosa fuori dall'ordinario.

Quello che penso della vita, dopo tutto questo, non lo so di certo. Credo solo che in qualche modo, la vita, ci pone, già da neonati, vittime dei pregiudizi e che questi non svaniscono certo con una semplice chiacchierata. Ed è brutto come, quando pensi che tutto vada per il verso giusto, con una sola azione, tu possa sprofondare nel baratro più assoluto, non riuscendo mai ad emergere completamente. Qualcosa di buono, però, la vita me lo ha dato.

Non amo mia moglie, lei è semplicemente la donna che ho sposato, o meglio che mi hanno fatto sposare. Amo mio figlio, però, moltissimo, e confido che lui, un giorno, sarà migliore di me, e che prenderà il suo posto nel mondo, fregandosene di ciò che dice la gente, sfatando i pregiudizi e guadagnandosi quella serenità e quella speranza che io ho sempre cercato, ma che non ho mai trovato.

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Capitolo 7
*** Custodi ***


Hermione Granger

Sono sempre stata la saccente, l'intelligente, la sapientona, la secchiona, o come la gente mi chiamava, non conosco tutti i soprannomi che mi hanno affibbiato.

Nella mia vita ho sempre dato per scontato che la sapienza e la conoscenza fossero qualcosa di fondamentale, senza i quali non si può vivere, qualcosa di più importante persino dei rapporti superflui. Non sapevo quanto mi sbagliavo, ed infatti, solo dopo qualche mese che ero diventata amica di Harry e Ron, capii che nessun libro li avrebbe salvati se gli fosse successo qualcosa, e nessun libro avrebbe salvato me dal dolore nel quale sarei caduta.

Poi cominciarono le nostre avventure e in me, cresceva sempre più la consapevolezza che è sbagliato pensare che un libro avrebbe potuto risolvere ogni cosa, e che ci sono cose più importanti, ed una di queste è proprio l'amicizia.

Harry e Ron mi hanno insegnato a ridere, a non rifugiarmi nell'abisso della conoscenza, ad essere spensierata.

Non persi mai la mia vena studiosa, ma lo studio non era più qualcosa di ossessivo quando i miei due migliori amici erano con me, perchè con loro stavo bene, e questa era la cosa importante.

Anno dopo anno, collezionai un'immensità di esperienze, tutte la fianco di Harry e Ron, e non mi pesava neanche il fatto che fossi l'unica femmina nel gruppo, perchè amici come loro non so dove li avrei mai più trovati.

Poi i miei sentimenti per Ron cominciarono a cambiare ed io ero sempre più confusa.

Fu solo al quarto anno che mi accorsi che probabilmente provavo qualcosa per lui e che Harry era davvero, solo un amico. Nonostante in quell'anno conobbi Victor Krum e lo baciai, non smisi mai di provare qualcosa per Ron e Victor se ne accorse, per questo mi capì quando decisi di troncare la cosa sul nascere.

Fu al sesto anno che la nostra amicizia rischiava pericolosamente di naufragare.

I miei sentimenti per Ron stavano diventando intensissimi, non riuscivo più a stargli lontana, ma poi lui si fidanzò e qualcosa si ruppe in me.

Quando lasciò Lavanda Brown, Ron Harry ed io continuammo ad essere quelli di sempre.

Poi partimmo per il nostro viaggio alla ricerca degli Horcrux e lui ci abbandonò per un periodo.

Quando tornò ero arrabbiatissima, perchè nella sua assenza avevo pianto tantissimo ed ero stata malissimo.

Ron, però, era sempre Ron, e oramai avevo capito di essermene innamorata ed è forse per questo, e per la necessità di andare a fondo della questione “passato di Harry” che dovetti accantonare la rabbia e l'amore.

Durante l'ultima, fatidica, guerra, io lo baciai.

Lui rispose con molto entusiasmo e mi fece capire di provare qualcosa per me.

Nonostante ci volle parecchio tempo per sistemare la situazione tra noi, capii che anche lui era innamorato e spiegai a me stessa molti dei suoi comportamenti quando eravamo ancora ad Hogwarts.

Ora siamo sposati e abbiamo due figli. Non potevo immaginare qualcosa di meglio. Harry ha sposato Ginny e la nostra amicizia è più solida che mai.

 

Comunque sia, non passa giorno, nel quale io non pensi alla morte di tutti coloro che hanno fatto la differenza, cercando di donare una possibilità di ricostruire il mondo.

E quindi, penso sempre a Fred, Dora e Remus e a tutti gli altri, perchè rimarranno sempre nel mio cuore e in quelli delle persone che sono consapevoli del loro sacrificio.

 

Non sono mai stata così vicina e prossima alla morte come negli anni delle mie avventure eppure sono ancora qui, viva.

La vita, (questo è quello che penso io) è piena di sorprese, ed è come una fotografia, in certo senso, infatti, il ricordo che custodisce, verrà custodito di mano in mano, perchè tutti ricorderanno che c'è stato qualcuno che li ha amati e questa vita, la mia vita, la vita di tutti, ha sempre un custode, cioè quella persona, che custodirà il suo ricordo per sempre, anche nella morte.

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Capitolo 8
*** Coraggio ***


Neville Paciock

Sono passati molti anni da quel giorno di maggio, ma i miei ricordi sono nitidi come non mai.

A scuola mi prendevano sempre in giro. Ero goffo, bruttino, avevo i denti sporgenti, non ero dotato ed ero imbranato e chi più ne ha più ne metta.

È sempre stato così per me, ero semplicemente uno da evitare.

Con me, però, ci sono sempre stati i ragazzi dell'Esercito di Silente, che dal quinto anno in poi, mi hanno aiutato ad aprirmi. Le cose sono migliorate dopo, ma ero rimasto sempre l'imbranato Paciock, quello preso di mira, quello che si dimenticava le cose e che trasformava il suo rospo in un girino, a pozioni, solo quando Hermione lo aiutava.

Sono sempre stato io, eppure, quando quel 2 maggio del 1998, finalmente ho detto la mia, le cose sono cambiate.

In realtà, già da prima io avevo notato un cambiamento in me: i miei denti non erano più tanto sporgenti, avevo fatto crescere un po' la barba che mi faceva sembrare più grande, i lineamenti del mio viso erano cambiati ed io, per la prima volta, apprezzai me stesso.

Successivamente, il cambiamento avvenne anche nel carattere. Forse per la convinzione che coloro che avevano torturato i miei genitori fossero ancora in vita, forse per il bene che ho sempre voluto ai miei amici, e per la rabbia che fermentava nella mia anima già da un po' di tempo, scoprii perchè il cappello parlante mi aveva smistato in grifondoro.

Chiunque mi avesse visto, prima del settimo anno ad Hogwarts, avrebbe di certo detto che il cappello si era sbagliato, ma non fu più così, perchè il mio essere grifondoro, alla fine, emerse, e so che quel cappello stracciato l'aveva sempre saputo. Aveva guardato dentro di me, e chi meglio di lui, poteva capire che in una camera sigillata c'era un grande coraggio, che sarebbe poi uscito? Nessuno credo, ed infatti sono finito nella casa giusta.

Ero stato smistato in grifondoro, perchè ero e sono tuttora, coraggioso.

Quel settimo anno, durante il regime dei Carrow tutto era buio, grigio, non c'era luce. Invece io, Ginny, Luna e tutti quelli dell'esercito di Silente lo abbiamo mantenuto vivo, ed è questo che ci ha salvati dal condurre una vita priva d'amore.

E vi sembrerà assurdo, che quel ragazzino tanto impacciato e tanto goffo, di colpo si sia fatto uomo e abbia difeso con tutte le armi che possedeva, quello a lui più caro.

Ero diventato un altro, completamente messo a nuovo e mi piaceva quel Neville, era spavaldo, coraggioso, e lo è tuttora, ma forse in alcuni ambiti che riguardano la vasta gamma di azioni che un uomo può compiere nella vita. Infatti, il mio animo tenero e un po' impacciato, rimase comunque, specialmente in situazioni in cui il coraggio serviva, ma non era certamente una questione di vita o di morte. Come quella volta che chiesi ad Hannah di uscire, o ancora peggio, quando le chiesi di sposarmi! Per un attimo ero tornato il bambino che perdeva la ricordella e stentava a ricordarsi ciò che aveva dimenticato. Per un attimo avevo vissuto di nuovo di flashback e emozioni represse, ma stranamente mi è piaciuto tornare un po' alle origini, tornare al vecchio Neville.

Perchè in fondo ciò che siamo non smettiamo mai di esserlo.

Ogni cambiamento, anche radicale, come il mio, ti riporta, in un modo o nell'altro al passato ed io non sarò mai completamente diverso da come ero prima e non vorrò mai esserlo perchè sono così ed è questo che mi rende unico.

Non nego che, dopo quell'anno infernale in cui mi compiacevo sempre più di me stesso, quella notte, non mi sentii affatto coraggioso, lì, in guerra.

Non che non lo fossi stato, ma io credo che in guerra non si pensa tanto a quello che si prova, lo si fa e basta, lì è tutta una questione di velocità, prontezza, sangue freddo, non si bada a cose futili come le emozioni. Ma quello che veramente penso, è che alla fine, io mi sono sempre ritenuto coraggioso e durante questi anni, ogni tanto, qualche goccia del mio coraggio riusciva a traboccare da quella chiusura quasi ermetica, fino a scoppiare direttamente e a sprigionare tutto il coraggio che avevo in me.

 

La guerra, però, ha causato tanto dolore. Non la considero come un momento di gloria, perchè è difficile essere contenti di quello che si fa quando c'è tanta sofferenza in giro, anche se si è indirettamente gli artefici della caduta di Voldemort, in seguito all'uccisione del suo Horcrux, il simpatico serpentello. Ogni volta che penso a quel 2 maggio del 1998, sono orgoglioso di me stesso, ma sono comunque molto addolorato per le perdite subite. Fred, Lupin, Tonks e altri 50.

ho conosciuto il piccolo Teddy, che ora è un uomo. Mi ha fatto una tristezza infinita. Non che io sia stato più fortunato, ma se voglio posso abbracciare mia madre anche se lei a stento mi riconosce.

Ma quel bambino è stato privato del calore familiare quando aveva appena pochi giorni. Sua nonna gli avrebbe dato molto amore, ma non sarebbe mai stata la stessa cosa. So che lui è fiero dei suoi genitori e fa bene ad esserlo.

 

La mia vita è stata un sorprendente cambiamento, ma quello che penso io, della vita in generale, è diverso. Penso che la vita sia un po' come una pianta, tanto per cambiare, io sono fissato, sono insegnante di erbologia! Comunque penso che come una pianta, nasce e comincia a crescere. E questa vita, ad un certo punto, comincia anche a donare qualcosa, le piante ci donano ossigeno, la vita ci dona emozioni, belle o brutte che siano, e tutti i colpi che incassiamo durante il corso della nostra esistenza, possono essere paragonati all'anidride carbonica che si prendono le piante rilasciando l'ossigeno, che è per noi vitale. L'ho sempre trovato un bel confronto questo, e sono sicuro, che anche le piante, affrontano il loro piccolo ma grande compito che il mondo gli assegnato, con quanto più coraggio hanno in sé.

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