DarkVisions

di Morgana97
(/viewuser.php?uid=127596)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Bianco e nero. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Amicizia e sensazioni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: No. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Premunizione. ***
Capitolo 5: *** La telepatia diventa pericolosa. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Bianco e nero. ***


Erano le cinque di mattina e la luce filtrava dai vetri della finestra socchiusa. Per un attimo a Kaitlyn mancò il fiato. Si sentì cadere, come un senso di vertigine. Sospirò, era tutto finito. Continuò a ripeterselo mentre andava in bagno. Era un po' spaesata, ma felice. Si guardò allo specchio e vide le fiamme ramate incorniciargli il viso, sembrava una strega, come sempre. Era buffo pensare che il giorno prima avevano sconfitto Zetes in quella stessa casa. Era così inusuale poter stare in quell'edificio viola, dove ne avevano passate così tante, senza essere una spia o senza rischiare la vita.. Il giorno dopo sarebbero ripartiti, poi si sarebbe deciso cosa fare. Ritornò in camera da letto con passo felpato. Si soffermò a sbirciare in quella di Gabriel. C'era un silenzio così profondo che per un'attimo ebbe paura che... Si diede della stupida. Proprio ieri Gabriel le aveva detto di amarla. Le sembrò di aver dormito per giorni interi quando si affacciò sulla soglia. Lanciò uno sguardo rapido indietro e poi entrò. Sembrava un quadro in bianco e nero. Il profilo pallido del ragazzo era coricato sul letto. Era fuori dalle coperte e indossava una maglietta grigia e... Una sensazione. Improvvisamente la sua mano cercò i colori, come impazzita era alla ricerca del di un colore scuro. Formicolava senza sosta e Kait fece molta fatica a rimanere "Mentalmente silenziosa". Gabriel si rigirò nel sonno e Kaitlyn in preda al panico strisciò a tutta velocità fuori dalla stanza. Entrata in camera sua raccolse la borsa da terra, rovesciandone il contenuto sul letto. Si sentiva avvampare e il terzo occhio le pulsava incessantemente. Si sedette bruscamente e,tremante, cercò di estraniarsi dal mondo intorno a se. Pastello. Tracciava linee marcate e tondeggianti sulla carta da disegno. Non osava guardare. Pastello. Linee delicate e sottili. punti d'appertutto, così tanti che a un certo punto ebbe paura i rompere i suoi colori. Alla fine non seppe più neanche dire che ore si fossero fatte. Piano piano che la mano si rilassava aprì gli occhi a fessura e... "Oh, mio Dio." sussurrò senza fiato. "Non ancora, ti prego!" Era un vero e proprio pasticcio. A Destra Kait riconobbe una specie di fiume rosso come il fuoco. Capelli. La figura era contornata da scintille fuligginose e brillanti. Al centro c'erano due volti non molto nitidi e neanche particolarmente visibili. Kaitlin li riconobbe all'istante. Sembravano sul punto di baciarsi, di profilo. A sinistra un'enorme bestia grigio scuro. Il suo cuore ebbe un sussulto ma la cosa più inquietante del suo capolavoro era sulla fronte. C'era una saetta. Enorme, gialla e nitida, che divideva i due sul terzo occhio. lei e Gabriel, stilizzati. Cosa c'era ancora che non andava? Una parte di lei insisteva di ignorare il disegno ma.. Kaitlyn si accorse titubante di essere uscita anche da perimetro del foglio macchiando il tavolo della scrivania e con la manica della camicia da notte cercò di sistemare. Era tutta indaffarata quando qualcuno le poggiò una mano sulla spalla.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. Amicizia e sensazioni ***


Anna era in piedi con un sorriso sereno e riposato. Kait mise una mano su tavolo e distrattamente appallottolò il foglio è lo gettò velocemente nel cestino. Quando si girò si accorse di non aver ne' schermato i pensieri ne' di aver assunto una faccia meno colpevole, ma nell'aurea di Anna non c'era sospetto. Era tornato tutto tranquillo, finalmente, e vederla lì senza il peso di dover più scappare.. le buttò le braccia al collo. Piansero e risero insieme, per quello che le sembrò un'eternità. Negli occhi dell'amica riconobbe la consapevolezza che presto si sarebbero dovute dividere, ognuno aveva la propria vita a cui badare, dopotutto. -Da quanto che non sentiva suo padre?- pensò. "Ti voglio bene" le disse mentalmente. "Anchio, tanto." Le due passarono le ore che restavano insieme, aspettando che i ragazzi si svegliassero. -Kait, è la migliore amica che tu abbia mai avuto.- si disse osservando Anna pettinarsi i capelli color mogano, ed era vero. Non era solo grazie alla rete che sentiva l'affinità con quella ragazza, ma era quello che nella sua vita e nei momenti più difficili aveva sempre cercato. Sull'onda di questi pensieri si dimenticò completamente dell'avvertimento. Era già quasi ora di pranzo quando arrivarono gli altri. Rob scese le scale, col suo solito viso angelico e la criniera da leone dopo la siesta, aveva l'aspetto un po scosso, stranito. Come tutti del resto.. o quasi. Arrivarono anche Lewis e Lydia che si misero a cucinare degli spaghetti. Lewis sosteneva di essere un grande chef e la ragazza rideva, seriamente divertita. Aveva un'aspetto anch'essa meno pallido e la sua bellezza risaltava ancora di più con un po' di rossore sulle guance. Per più di mezz'ora la rete si riempì di sospiri. Quando le scale scricchiolarono e ne scese Gabriel. Era sereno, del suo solito candore. Il cuore le galoppava come un cervo selvaggio e non sapeva se fosse per la bellezza scompigliata del ragazzo e dal sorriso ammagliante che le rivolgeva o dal tremolio al centro della mano che, seppur lieve, le dava l'allarme. Il ragazzo si bloccò di colpo a pochi metri da lei. "Kait.. qualcosa non va?" La guardava con aria strana. Era sempre stato così, con lui, non poteva nascondere niente a quegli occhi grigi, non c'era mai riuscita. Si ricompose e si alzo dal tavolo. La domanda di Gabriel aveva fatto voltare l'intero gruppo veso di lei. Il silenzio brulicante di attesa era diventato insopportabile e Kaitlyn era talmente serena, quella mattina, che non riusciva a inventarsi una scusa decente. L'acqua degli spaghetti stava salendo sbordando dalla pentola ma nessuno pareva farci caso. -Oddio, Kait! Di qualcosa, muoviti!- si ammonì. "Si, hem.." rispose "Tutto bene, ragazzi, non vi preoccupate per me, non sto tanto bene stamattina.." Lo disse tutto d'un fiato e fece per andare in bagno di corsa, ma prima si voltò a vedere se almeno qualcuno aveva creduto a quella bugia clamorosa. Con sua enorme sorpresa tutti avevano ripreso, tranquilli, a fare quello che facevano quando erano stati interrotti. Anna e Rob giocavano a carte e Lewis e Lydia cucinavano. Si girò di scatto e vide Gabriel, serio, accennare dei passi verso di lei. Kaitlyn non attese che la raggiungesse e si affrettò verso i servizi. Nella rete di Gabriel si leggeva la confusione e una piccola nota di delusione. Paura, anche, che quello che si erano detto il giorno prima non aveva più senso per lei. Kait non voleva pensarci. Si chiuse dentro a chiave e infilò la mano sotto l'acqua gelata. Sollievo. "Kaitlyn." Gabriel la stava chiamando con la voce della mente, da dietro la porta. La voce era ferma ma nascondeva un po di titubanza e incredulità "Kait, non me la dai a bere. Lo sai. Aprimi." Il suo senso del pericolo le urlava di non farlo assolutamente. Ma lei lo sapeva, non poteva mentirgli. Doveva DIMOSTRARGLI che stava bene e soprattutto che.. Aprì la porta, piano. Il ragazzo era lì, in silenzio. Era bellissimo, gli occhi pieni di sonno ma seri e determinati. I capelli neri come la notte. Kait lo prese per la maglietta e lo tirò a se'. Lui non oppose resistenza, docile com'era solo lei. Le loro labbra si sfiorarono, si toccarono ripetutamente. Lui le mise una mano dietro la schiena, tentando di tenersela ancora più vicina. Era sempre così, ogni loro contatto era un'esplosione di scintille, di passione. Per un'attimo a Kait venne in mente la saetta che aveva disegnato, ma scarto immediatamente il pensiero prima che il ragazzo pottesse percepirlo. Il mondo vorticava incessantemente intorno a lei. Quando si staccarono erano senza fiato, ancora avvinghiati, l'una all'altro. Nello sguardo di Gabriel il sospetto era immediatamente scomparso. Ma una cosa distasse Kaitlyn. Odio. Spalancò gli occhi e li rivolse a Gabriel, ma ovviamente il pensiero non era il suo. Rob era in fondo al corridoio, con una faccia ferita malamente dissimaleta. Girò i tacchi e si diresse di nuovo in cucina. Probabilmente anche lui era venuto a vedere come stava, ma si era accorto di essere arrivato per secondo. Si sforzò di non lasciare andare Gabriel. Lei lo amava e Rob avrebbe capito, prima o poi. Almeno così sperava.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: No. ***


Nel pomeriggio erano tutti intorno al tavolo. Gabriel si accese una sigaretta e si appollaiò accanto sulla finestra. Erano le cinque ormai, ed era ora di decidere cosa fare. Il cielo era già quasi scuro e alcune fasce di cielo ancora rosso sangue accompagnavano il sole sotto l'orizzonte. "Allora? Qual'è il piano?" domandò curioso Lewis. "Eliminare il contatto mentale, inizialmente." Disse subito Gabriel secco, guardando Rob alludendo palesemente a quella mattina. I suoi occhi erano tornati come quelli di un lupo. Il viso di Anna si rabbuiò e anche Lewis si incupì visibilmente. Gabriel parve non farci caso, osservando il fumo danzare sopra la cicca. Rob si alzò, i pugni nervosamente appoggiati al tavolo, lo squardo del leone che sfidava quello ironico del lupo. "Senti Gabriel ricordati che sei stato t.." Anna lo afferrò per la manica e lo riportò a sedere, invece Kait lasciò un'occhiata a Gabriel che non la degnò di uno sguardo. Lewis intervenì. "Gabriel, ha ragione comunque." L'interessato alzo le sopracciglia mezzo incredulo e mezzo divertito. Lewis continuò " Non dico che c'è fretta, ma dovremo cominciare a cercare un modo." Gli altri annuirono. "Intanto potremo informarci e muoverci verso le nostre rispettive famiglie." Gabriel distolse lo sguardo e serrò le labbra. "Io non verrò con voi." Il ragazzo era pallido e serio, non li guardava negli occhi. "Proseguirò da solo." Il cuore di Kaitlyn si spezzò di colpo. Come? Aveva appena detto che se ne sarebbe andato? La voce le uscì come un debole sussurro "Perchè?" "La polizia mi cerca ancora, sono un pluriomicida." La sua voce era piena di amarezza e una risatina nervosa lo pervase. "Ci ho pensato su ed è meglio che, se ognuno deve ricominciare la sua vita, io mi levi dalle scatole per un po'." Kait era senza parole e neanche gli altri sembravano averne. La stava lasciando? Ma lei non voleva ricominciare la sua vita.. lei non poteva vivere senza Gabriel, lo sapeva. Dove sarebbe andato il ragazzo? Le lacrime gli bruciavano gli occhi tentando di ricacciarle indietro. Il silenzio era totale e nella rete si percepiva solo lo shock degli altri. "No, Gabriel risolveremo questo problema insieme! Cercheremo il modo di togliere il legame e spiegare alla polizia l'accaduto! Davvero avviserò i miei genit.." Anna venne interrotta da un brusco cenno della sigaretta. Era irremovibile. "Io verro con te." Kaitlyn era altrettanto decisa. "No." "Non mi puoi impedire di aiutarti, lo sai." nonostante il magone la sua voce risultò ferma. "Non puoi farlo." Le puntò gli occhi grigi addosso ma li distolse subito. "Viaggierò con voi fino all'oceano, poi cercherò qualcuno che ci aiuti. Voi anrete dalle vostre famiglio, è la cosa più importante" La sua voce era triste. Rob annuì ancora, seguito dagli atri, tranne Kaitlyn.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4: Premunizione. ***


La stessa sera, Kaitlyn era nella sua stanza e faceva la valigia pensierosa. Il cielo era straordinariamente sereno l'aria era fredda. Non c'era nemmeno una nuvola nel cielo e le untime fascie rosso porpora accompagnavano lentamente il sole dopo l'orizzonte. Le sue mani si muovevano automaticamente: Piegavano, prendevano, riponevano.. ma la sua mente era assente e intrappolata in un'oblio di rabbia e tristezza e incredulità, soprattutto. Dopotutto ciò che Gabriel aveva messo in gioco era vero, era reale. Loro non potevano continuare assieme. il ragazzo sarebbe dovuto stare in prigione e gli altri avevano la propria vita da portare avanti, ma i problemi non erano finiti, c'erano ancora delle questioni irrisolte, i loro crimini e il dover spiegare il tutto, un giorno. In più c'era l'incognita del legame. Dovevano spezzarlo, in un modo o nell'altro, ma Kait non era sicura neanche di volerlo e aveva anche la consapevolezza che non ci sarebbe stato per loro un futuro libero e una vita come delle persone normali senza che la telepatia si estinguesse. In un momento avvertì una fitta alla testa, così forte che per poco non cascò a terra assieme alla valigia. La stanza improvvisamente si illuminò a giorno e una luce surreale avvolse il paesaggio. Kait soffocò un grido. "Era solo un lampo" si disse ancora con gli occhi sbarrati, osservando la finestra che era diventata improvvisamente nera come la pece. Gabriel accose in camera. "Perchè hai urlato, Kait?" kaitlyn gli corse in contro e lo abbracciò, per una frazione di secondo i loro visi furono così vicini da urtare lievemente il terzo occhio. Nel momento stesso in cui accadde, Kailyn scorse le pupille di Gabriel diventare minuscole e il suo volto impallidire ancora di più al chiarore di una saetta che sfrecciava a pochi centimetri da loro, fuori dalla finestra.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La telepatia diventa pericolosa. ***


L'oscurità ora era così totale che Gabriel e Kate parvero nel centro di una voragine scura. La lampadina si era bruciata, le ultime scintille dovute allo scoppio volavano ancora verso terra, uniche piccole luci nell'ombra. Come un'ultimo rosso pallore giacquero a terra per pochi secondi come un cielo stellato all'incontrario. Nella rete la ragazza percepiva un silenzio inquietante e non il solito sereno sospirare degli amici sprofondati nel sonno già da parecchie ore. Niente, neppure l'eco di un sogno, ne il ringhiare di un'incubo. D'istinto si volse verso Gabriel a cercare nel suo volto una risposta e si accorse che lui stava facendo la stessa cosa. Gli occhi grigi avevano un'aspetto funereo e un brivido lungo la schiena e un tremolio alla mano confermarono alla giovane che qualcosa non andava. Fece per precipitarsi fuori dalla stanza ma Gabriel la strattonò via, la fronte aggrottata, i muscoli tesi e gli occhi vigili. Un lupo, ecco cos'era. -Stai ferma lì- le intimò, poi guardando la faccia sgomenta della fanciulla aggiunse borbottando -per favore-. Fece un mezzo sorriso per tranquillizzarla ma le sue iridi rimasero di pietra mentre si dirigeva in camera degli altri. Sola, rimase immobile per alcuni secondi poi si disse che nessun Gabriel Wolf sarebbe mai riuscito a immobilizzarla con un semplice per favore. Lei era una strega, non un agnellino. Non obbediva. Corse dietro al ragazzo senza un'attimo d'esitazione e restò di sasso. Pipistrelli, pipistrelli che volavano in ogni parte della stanza. La prima cosa che Kathlyn notò con orrore fu l'anomalia del volo in cui si esibivano gli urlanti animaletti. Si muovevano in gruppo, dispiegando le ali nere in una sincronia di gesti tanto veloci quanto spaventosi. Appena alcuni di essi scorsero Kait le si attaccarono alla testa, graffiandola con gli artigli aguzzi. La ragazza avvertì una forte fitta al cranio. Il panico si impadronì di lei. Una chioma bionda le apparve davanti allo sguardo, che ormai era velato di lacrime di terrore. Afferrò la scopa dallo sgabuzzino e col bastone di legno cominciò a colpire i pipistelli che d'improvviso erano tutti a terra, precipitati in sincronia come quando fluttuavano nell'aria. Kait si riprese. Anna era stesa a terra e Gabriel e Lewis erano accovacciati accanto a lei. Lewis era in preda a una nervosa parlantina e raccontava ancora spaventato a Gabriel quello che era successo. Lui non l'ascoltava, guardava il collo di Anna con molta intensità e per un momento Kaitlyn pensò che... Scacciò via quel pensiero. Quei brutti tempi per Gabriel erano finiti. Sfiorava con le dita sottili attorno all'orecchio dell'amica e poi giù fino sopra il seno. Una ferita larga e profonda la squarciava. Kait vide bianco, le forze l'abbandonarono e si accasciò a terra, priva di sensi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=811304