Sognando One Piece di Mystral (/viewuser.php?uid=18848)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Naufraga ***
Capitolo 3: *** Un Incontro Indesiderato ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
-Presto! Da
questa parte!- urlò un
uomo correndo a perdifiato attraverso la fitta boscaglia
-Presto, presto! Prima che scappi!- urlò un suo compagno
dietro di lui
Passi che si allontanano.
Una figura snella saltò giù da un albero,
leggera, aggraziata. -Tsk!- sogghignò
-E’ fin troppo facile!- bisbigliò sottovoce. Tese
le orecchie per essere sicura
di essere sola, poi si mise a correre: aveva un appuntamento importante
ed era
in ritardo. Corse verso il litorale, nascondendosi di tanto in tanto
quando
avvertiva un rumore sospetto e finalmente raggiunse la costa. Si
acquattò all’ombra degli ultimi alberi e
osservò la spiaggia: un ragazzino
di non più di 18 anni si guardava nervosamente intorno,
volgendo la testa a
destra e a sinistra. La figura nascosta tra gli alberi fece
altrettanto,
accertandosi che non ci fossero altre persone nei paraggi, poi
uscì alla luce
della luna.
Era una ragazza non troppo alta, dai lineamenti fini e un corpo
atletico e
sinuoso; aveva gli occhi azzurri come il cielo e lisci capelli neri
corvini che
le ondeggiavano lunghi fino ai fianchi.
Nel vederla il ragazzo sobbalzò, poi riconoscendola
sospirò sollevato.
-Mi hai spaventato!- ammise -Come mai ci hai messo tanto? Sei molto in
ritardo!-
-Scusami Brendon, i pirati di Jim mi stavano
seguendo!- spiegò la
ragazza.
Brendon sgranò gli occhi, allarmato. -Perché gli
uomini di Jim ti stavano
seguendo?-
-Niente d’importante!- tagliò corto lei scrollando
le spalle.
-Myr, ma che sta succedendo?- le chiese il ragazzo, ansioso -Non ti
sarai messa
nei guai con quei tipi?-
La ragazza scosse con decisione la testa. -Te l’ho detto:
è tutto a posto!-
ripeté brusca
-Ma se quelli ti stanno ancora cercando…- iniziò
Brendon, ma fu subito
interrotto.
-Bren, non è questo il momento, ok?- sbottò Myr
-Non c’è tempo per le
chiacchiere: vado di fretta e mi stanno seguendo!- continuò
accigliata,
guardandosi intorno, come se avesse paura che qualcuno potesse arrivare
da un
momento all’altro. Brendon sospirò preoccupato ma
non disse nulla.
-Allora? Hai trovato la barca?- gli chiese la ragazza
-Si!- rispose prontamente lui -Non è molto grande, ma
è tutto quello che sono
riuscito a trovare per la cifra che mi hai dato!-
-Andrà benissimo, non ti preoccupare!- disse Myr tornando a
guardarsi intorno -Come
la raggiungo?- chiese poi.
-E’ giù al molo sedici! Se segui la costa da
quella parte arrivi dritta al
porto!- le disse il ragazzo, indicando un punto alla sua destra. Si
morse il
labbro, incerto, mentre la ragazza gli sorrideva e gli appoggiava le
mani sulle
spalle. -Perfetto Bren! Sei un vero amico, non so come ringraziarti!-
gli disse con
voce squillante. -Ora vado! Grazie di tutto Bren, spero di rivederti
presto!- e
si avviò nella direzione indicatagli dall’amico.
Il ragazzo la guardò mentre si allontanava, indeciso sul da
farsi; poi fu più
forte di lui. Le corse incontro e le si parò davanti.
-Che ti prende, Bren?- gli chiese Myr, perplessa.
-Non ha senso continuare questa follia Myr e tu lo sai!- le disse
serio,
guardandola dritta negli occhi.
La ragazza si rabbuiò. -Non sono fatti tuoi!- rispose secca
-Non puoi continuare così! Ti caccerai in guai seri prima o
poi!- continuò
Brendon
-Ti ripeto che non sono affari tuoi!- sbottò lei, gelida. -E
ora, se vuoi
scusarmi, ho una barca da prendere- disse, passando oltre
l’amico e mettendosi
a correre.
Brendon guardò l’amica allontanarsi, impotente.
Sospirò triste -Abbi cura di
te, Myr!- disse piano e si avviò sconsolato verso casa.
Myr correva a perdifiato sulla spiaggia, guardandosi nervosamente
intorno;
sapeva che sarebbe stato più prudente nascondersi tra gli
alberi, ma in quel
modo ci avrebbe messo molto più tempo a raggiungere il
porto. E lei aveva fretta di partire.
Perciò continuò a correre lungo la spiaggia e a
guardarsi intorno finché in
lontananza non vide comparire le prime case della piccola cittadina.
“Ormai ci
siamo!” pensò decisa “Ancora un piccolo
sforzo!”.
In prossimità della cittadina un muricciolo in cemento alto
un paio di metri
interrompeva bruscamente la linea continua della spiaggia; Myr
deviò
leggermente e prese a salire la scalinata che conduceva ai sobborghi
della
città. Rallentò il passo fin quasi a fermarsi,
attenta a non fare il minimo
rumore; intorno a lei regnava il silenzio, interrotto solo dal lento
sciabordio
delle onde che s’infrangevano sul duro cemento.
Si guardò intorno ma ancora una volta non vide nessuno. Col
cuore che le
batteva in gola per l’ansia e per la corsa, riprese a la sua
marcia. “Manca
poco! Manca poco!” continuava a ripetersi, mentre finalmente
raggiungeva il
porto. Tuttavia, non fece in tempo ad esultare che da una stradina
laterale
qualcuno urlò
-Eccola, è lei!-
-Presto, prendiamola!- urlò un altro uomo
-Oh oh!- disse Myr mettendosi a correre più veloce che
poteva.
Cercò febbrilmente il molo 16, ben consapevole di avere un
gruppo nutrito di
pirati alle calcagna. “Maledizione!”
pensò disperata. Stava giusto pensando che
non aveva altra scelta che combattere quando finalmente vide davanti a
sé
l’insegna del molo sedici.
Esultante Myr rovesciò una pila di barili accatastati con
cura vicino al muro
di un edificio e continuò a correre; come previsto gli
uomini che la seguivano
caddero rovinosamente a terra e quelli dietro non riuscirono a fermarsi
in
tempo, rovinando sui primi e creando un immenso ingorgo. La ragazza
approfittò della situazione: slegò la barca, ci
saltò dentro e prese
velocemente il largo.
I pirati si districarono a fatica e raggiunsero il molo imprecando e
sputando
per terra, infuriati.
-Che facciamo, capitano Jim?- chiese un pirata, mentre questi si
avvicinava a
sua volta al pontile -La seguiamo?-
Il capitano Jim guardò la piccola imbarcazione allontanarsi,
arrabbiato. -Per
il momento no…- disse infine
-Ma capitano…- iniziò subito a lamentarsi la
ciurma, ma si zittì subito al
minimo cenno del loro capitano.
-Non vi dovete preoccupare di lei…- continuò poi
sogghignando malevolo -…ho un
piano…-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** La Naufraga ***
Capitolo 1- La
naufraga
La bambina correva a piedi nudi sulla sabbia bagnata, ridendo felice.
Poco
dietro, la madre seguiva la bimba camminando lentamente. -Laren!-
urlava di
tanto in tanto richiamandola. -Non ti allontanare troppo!- si
raccomandava,
senza perderla di vista neanche per un secondo. -Aspettami!-
La piccola Laren si fermò di colpo, girandosi imbronciata
verso la madre -Ma
uffa mamma!- si lamentò -Tu sei così lenta!-
La donna rise mentre raggiungeva la figlia. -Hai ragione, tesoro- si
scusò -Ma
vedi, la mamma si stava godendo un po’ quest’aria
fresca!- spiegò -Era da un
pezzo che non si stava così bene!- continuò,
inspirando a pieni polmoni
l’arietta frizzante proveniente dal mare.
Erano stati due mesi d’inferno quelli appena trascorsi; la
peggior estate che
la gente del luogo ricordasse da molto tempo. Il caldo aveva regnato
incontrastato, interrotto solo un paio di volte da timide pioggerelline
di
passaggio, che non avevano fatto altro che aumentare ulteriormente la
cappa di
umidità e far sentire ancora di più quel caldo
torrido. Gli abitanti avevano
accolto col grande gioia l’immenso temporale che si era
abbattuto per due
giorni consecutivi e che aveva reso l’aria respirabile; certo
il temporale
aveva causato anche molti danni, ma erano tutti così felici
che la pioggia
fosse finalmente arrivata che non si rattristarono più di
tanto delle perdite e
si misero subito al lavoro per riparare ciò che la tempesta
aveva distrutto.
Alla piccola Laren, però, tutto questo non parve una ragione
valida per
camminare così piano: lei voleva correre e a maggior ragione
adesso che il
tempo era tornato così bello e non c’era
più quel caldo insopportabile che le
toglieva tutte le energie. Si divincolò dalla madre che
stava cercando di sistemarle
i capelli scompigliati e si rimise a correre.
-Laren!- urlò di nuovo la madre, sospirando –Non
correre così! Ti farai male!-
le disse seguendola quasi di corsa, ma la bambina era veloce e
già spariva
dietro una curva che prendeva la spiaggia, nascondendola dallo sguardo
apprensivo della madre.
La bambina correva e rideva felice. Si avvicinava alla riva e quando
un’onda
minacciava di bagnarle i piedi correva di nuovo lontano, dove la sabbia
era un
po’ più asciutta. Di tanto in tanto si sentivano,
in lontananza, i richiami
della madre che si facevano sempre più arrabbiati, man mano
che il tempo
passava e Laren non accennava ad obbedire. Sempre correndo, la piccola
si voltò
indietro per vedere di quanto l’avesse distanziata e in quel
momento, non
guardando dove metteva i piedi, inciampò e cadde.
-Ahia!- piagnucolò rimettendosi in piedi e guardando cosa
l’avesse fatta
cadere: sulla sabbia c’era un’asse di legno, rotta
in più parti, che si muoveva
lentamente, mossa dalle onde che s’infrangevano sulla riva e
che in quel punto
salivano di parecchio sulla spiaggia.
Vedendo da lontano cadere la figlia, la donna si spaventò e
prese a correre più
veloce. –Laren! Stai bene, tesoro?- urlò
preoccupata.
-Si, sto bene!- le rispose Laren sventolando il braccio sopra la testa;
poi,
mentre la madre la raggiungeva, la piccola si guardò
intorno, curiosa: c’erano
un mucchio di assi distrutte, sparse per la spiaggia e, poco distante
da dove
si trovava lei, un telo di stoffa tutto sporco e strappato.
Continuò a
osservare quello strano panorama, sempre più curiosa,
finché non vide qualcosa
che la fece sussultare per la sorpresa.
-Coraggio tesoro, vieni via da lì!- le disse in tono
categorico la madre,
appena dietro di lei, prendendole la manina e cercando di trascinarla
via.
Laren però non si mosse.
-Laren, ti ho detto di venire via!- ripeté la madre,
arrabbiata. –E’ pericoloso
restare qui in mezzo a tutte queste macerie! Potresti farti male!-
-Ma mamma… là c’è qualcuno!-
spiegò la bimba indicando un punto davanti a sé.
La donna guardò nella direzione indicatagli dalla figlia e
sussultò, sorpresa:
sepolta in mezzo a molte delle macerie, svenuta e piuttosto malconcia,
c’era
una ragazza dai lunghi capelli scuri, impiastricciati di sabbia e dalla
carnagione scura. Nel vederla così malconcia la donna
s’impietosì. –Poverina…-
disse, portandosi le mani al viso -…deve essere naufragata a
causa della
tempesta!- ipotizzò.
Laren guardava la ragazza svenuta come ipnotizzata, incapace di
distogliere lo
sguardo da quella scena.
-Aspettami qui!- le disse la madre, facendosi poi largo cautamente tra
le
macerie. Si avvicinò alla ragazza e spostò con
fatica le assi rotte che le
pesavano sul petto e sulle gambe; poi si chinò su di lei.
Respirava ancora.
Sospirando sollevata osservò l’esile figura che
aveva davanti con maggiore
attenzione: era piena di tagli e da alcune ferite piuttosto profonde
perdeva
molto sangue. La donna pensò di spostarla da lì,
ma non voleva rischiare di andare a peggiorare le sue
condizioni, così si girò e si
rivolse alla figlia: -Laren, te la senti di correre al villaggio a
chiamare il
dottor Ross?- le chiese.
La piccola annuì, fiera dell’incarico ricevuto, e
corse subito via verso il
villaggio.
-E mi raccomando fai attenzione!- si raccomandò la madre ma
ormai la figlia era
già lontana. Sospirò e tornò a
concentrarsi sulla ragazzina svenuta. Strappò un
lembo dalla propria gonna e cominciò a tamponare le ferite,
nella speranza di
arrestare la perdita di sangue.
La ragazza emise un gemito di dolore e aprì leggermente gli
occhi. –Do…ve…?-
riuscì appena a dire, cercando di guardarsi intorno, ma era
tutto così sfocato…
-Non ti preoccupare!- la rassicurò la donna –Sei
al sicuro! Non sforzarti
troppo, sei conciata parecchio male!-
Non seppe dire se la ragazza avesse capito ciò che le stava
dicendo, ma
senz’altro il suono della sua voce attirò la sua
attenzione. Lentamente la
naufraga volse lo sguardo verso di lei. Per un attimo i loro sguardi
s’incrociarono e la donna si vide riflessa in due splendidi
iridi azzurre prima
che la ragazza chiudesse gli occhi e svenisse di nuovo.
La ragazza
aprì gli occhi e sbatté un paio di volte le
palpebre.
-Ma…dove?- si chiese. Si sentiva scombussolata e non
riusciva a capire dove si
trovasse: era sdraiata sul letto di una stanza che non le era per
niente
familiare, a giudicare da quel poco che riusciva a vedere dalla
posizione in
cui si trovava. Si chiese come avesse fatto ad arrivare fin
lì: i ricordi si
susseguivano confusi e sconnessi.
-Ciao!- la salutò una vocina squillante di fianco a lei.
Si voltò per vedere chi fosse: vicino a lei, a due
centimetri dal suo viso, c’era
una graziosa bimba dai lunghi boccoli dorati che le sorrideva felice;
teneva la
testa appoggiata alle braccia che erano, a loro volta, incrociate sul
letto e
fissava la ragazza con gli occhioni verdi pieni di curiosità.
-Io mi chiamo Laren!- si presentò subito, sempre con quella
vocetta squillante.
–Tu invece come ti chiami?-
-…Myr- rispose la ragazza perplessa e sempre più
spaesata.
-Ooh che bel nome!- esclamò la bimba, sorridendole.
In quel momento si sentì il rumore di una porta che si
apriva e subito dopo una
donna chiamò Laren. –Tesoro, sono tornata!-
La piccola Laren scattò come una molla e corse fuori dalla
stanza saltellando. –Mamma!
Mamma! Si è svegliata! Ha detto che si chiama Myr!-
urlò andando incontro alla
madre –Vieni, vieni! Presto!- disse poi.
Una giovane donna sui trent’anni fu trascinata nella stanza.
-Calma tesoro! Calma!- disse divertita alla figlia, poi rivolse un
dolce
sorriso a Myr. –Ben svegliata, cara!- le disse
–Come ti senti?-
-Bene…- rispose lei, cercando di sedersi, ma
rinunciò subito poiché avvertiva
delle tremende fitte al costato.
-A me non sembra che stai troppo bene…- osservò
Laren
La madre le lanciò un’occhiataccia.
–Laren, non essere scortese!- la
rimproverò; poi tornò a rivolgersi a Myr.
–Allora… ti chiami Myr, giusto?- le
chiese.
La ragazza annuì piano.
–Lieta di conoscerti, Myr! Io sono Arina mentre lei
è
mia figlia Laren!- si presentò la donna, accarezzando poi la
testa della figlia.
-Piacere…- disse Myr –Dove mi trovo?- chiese
-Sei sull’isola di Manoro, cara… e sei fortunata
ad esserci arrivata viva,
anche se un po’ ammaccata!- spiegò Arina.
–Ti abbiamo trovata io e Laren
svenuta sulla spiaggia…-
-Veramente l’ho trovata io…-
puntualizzò la bambina, fiera di ciò che aveva
fatto.
La madre sorrise. –Giusto, scusa tesoro- le disse,
scompigliandole i capelli –Mia
figlia ti ha vista, svenuta in mezzo a tutte quelle macerie e
così abbiamo
subito…-
-Macerie?- domandò Myr, sgranando gli occhi.
Ora ricordava tutto. Ricordava di essere stata sorpresa dalla tempesta
e di
aver cercato di governare la barca meglio che poteva, ma non era
un’esperta di
navigazione e presto si era trovata in balia delle onde.
-Si la barca era completamente distrutta- le disse Arina –Eri
sepolta sotto
tutti quei resti ed è per questo che sei conciata
così male- le spiegò.
Si. Ora che la donna glielo diceva, si ricordava di un’onda
che ribaltava la
nave e poi doveva aver perso i sensi. Sbuffò, imprecando tra
sé e sé: le era
tornato in mente un altro particolare.
-Cosa ti è saltato in mente di navigare col tempaccio che
c’è stato?- le chiese
Arina, leggermente accigliata, interrompendo il flusso dei suoi
pensieri.
-Ero già per mare, quando è iniziata la tempesta-
spiegò Myr, preoccupata.
-Capisco!- sospirò Arina –Beh è un
miracolo che tu sia ancora viva! Ti è andata
proprio bene!- disse; poi notando l’espressione della ragazza
chiese: -Ti senti
bene? Qualcosa non va?-
-Ho perso tutto!- esclamò Myr, arrabbiata con se stessa per
la propria
stupidità.
-Ma no cara, non dire così!- cercò di consolarla
la donna –Non è successo
niente di grave: presto ti rimetterai e ti aiuterò a trovare
un’altra barca!-
disse
Myr sospirò sconsolata, cercando di portarsi una mano alla
fronte, ma non ci
riuscì: ogni minimo movimento le provocava dolori tremendi
al torace. Rinunciò
e riprese a spiegare. –Le ferite non c’entrano! Non
sono un problema, mi creda,
e non sarebbe un problema neanche aver distrutto la barca…
se avessi i soldi
per comprarne un’altra!-
Calò il silenzio. Myr continuava a sospirare e a darsi della
stupida mentre
Arina guardava la ragazza dispiaciuta.
-E’ colpa mia!- aggiunse poi la ragazza –Sono stata
una stupida! Quando le onde
hanno minacciato di ribaltare la barca, in mezzo alla tempesta, non ho
pensato
di metterli al sicuro! Né i soldi né la mappa!
Sono stata così stupida!-
-No che non sei stata stupida!- esclamò Arina
-Quale
mappa?-
chiese
quasi contemporaneamente
Laren, curiosa.
Myr si morse il labbro: aveva detto troppo. Era certa che Arina e Laren
fossero
due brave persone ed era sicura che non sarebbe successo niente se
avesse
raccontato loro qualcosa; tuttavia era abituata a trattare con gente di
cui era
meglio non fidarsi e questo l’aveva resa molto cauta.
Arina parve capire le difficoltà della ragazza e le venne in
aiuto. –Laren, lo
sai che non è bello impicciarsi degli affari altrui!- la
sgridò
-Si, scusa mamma…- disse la bambina abbassando lo sguardo a
terra, un po’
delusa.
-Invece tu Myr ascoltami bene…- continuò la
donna, sedendosi sul letto e
rivolgendosi alla ragazza, che sgranò gli occhi stupita.
–Tu non sei stata
affatto una stupida! I veri stupidi sono quelli disposti ad affogare
pur di
mettere in salvo i propri soldi… tu invece hai anteposto la
tua vita a tutto il
resto e hai fatto la cosa giusta: il denaro perso può essere
riguadagnato,
invece la vita è una sola!- disse
Myr ascoltava quella predica con espressione ebete, come imbambolata:
le
sembrava di avere di fronte sua madre. Rimase a fissarla anche dopo che
la
donna smise di parlare, incantata; poi, rendendosi conto di quel che
stava
facendo, arrossì appena e rispose –Ha ragione lei,
signora… non avrei dovuto
lamentarmi così…-
Arina le sorrise. –Vedrai che una soluzione la troverai- le
disse incoraggiante
–E se ti servirà aiuto, ti darò una
mano io!-
Myr annuì.
-E comunque non serve a niente angosciarsi adesso!- aggiunse poi la
donna ,
alzandosi dal letto. –Tanto per almeno due settimane non puoi
andare da nessuna
parte!- spiegò
-Cosa?! Due settimane?- urlò la ragazza, sobbalzando: era
così sconvolta che
quasi non avvertì il dolore provocatole da quel brusco
movimento.
-Come minimo- aggiunse Arina tranquilla
-Ma io non posso aspettare tutto questo tempo!- esclamò Myr,
ma si rese conto
da sola che non aveva molte alternative, cosa che comunque le
ricordò anche Arina.
-Temo tu non abbia molta scelta, cara- le disse, appoggiandosi le mani
ai fianchi.
–Comunque non devi preoccuparti: finché non ti
sarai ripresa e non avrai
trovato un modo per ripartire, resterai qui da me-
-La ringrazio signora, ma davvero non posso accettare!- disse Myr
-E perché no?- domandò Arina perplessa.
-Insomma… lei non sa niente di me! Sono una perfetta
sconosciuta dopotutto…
come può fidarsi?- le chiese la ragazza.
Arina le sorrise di nuovo. –Non ti conosco, è
vero… ma basta vederti per capire
che sei una brava persona! Il mio intuito non mi ha mai tradita!-
spiegò,
facendole poi l’occhiolino.
Myr sorrise. –Beh allora grazie!-
-Oh, finalmente ti vedo sorridere!- esclamò soddisfatta
Arina, facendo
arrossire la ragazza. –Ora sarà meglio che ti
riposi un po’!- disse; poi si
rivolse alla bambina –Noi andiamo di là, tesoro!
Mi dai una mano a preparare la
cena?- le chiese
-Siii!- urlò Laren, uscendo di corsa dalla stanza. Arina
uscì subito dopo e
chiuse la porta.
Rimasta sola Myr si fece di nuovo seria e sospirò: aveva un
bel po’ di problemi
a cui pensare e le erano successe troppe cose tutte in una volta, per i
suoi
gusti. Era costretta a restare a letto per almeno due settimane, ma una
volta
trascorso il periodo di convalescenza non sarebbe comunque riuscita a
partire
presto: era senza barca, senza soldi e si ricordava a malapena la rotta
segnata
dalla mappa. “Con tutta la fatica che ho fatto per
prenderli!” pensò seccata.
Sospirò di nuovo. Non sapeva proprio in che modo sarebbe
riuscita a cavarsela
stavolta, senza contare che Jim e la sua ciurma potevano essere ancora
sulle
sue tracce. Non riusciva ancora a capire come mai quell’uomo
non l’avesse
seguita e affondata.
“Pensarci ora non serve a nulla!” si disse,
cercando di convincersi. “Ogni cosa
a tempo debito! Ora devo solo cercare di rimettermi in
fretta!”.
Chiuse gli occhi e si addormentò.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Un Incontro Indesiderato ***
Capitolo 2-
Un Incontro Indesiderato
Le due
settimane di convalescenza divennero tre e rischiarono di diventare
quattro. Le
ferite si erano rimarginate tutte in breve tempo, ma la ragazza aveva
anche
qualche costola rotta e quelle proprio non volevano saperne di andare a
porto.
Questo perché Myr, come malata, era un vero disastro: non
riusciva a sopportare
di dover restare ferma in quel letto con tutto quello che aveva da
fare; ma, ad
ogni modo, Myr non riusciva proprio a restare ferma in generale. Spesso
dimenticava di non potersi muovere e così le ossa non
riuscivano a saldarsi.
-Insomma, se continui così non guarirai mai!- la
sgridò un giorno il dottor
Ross, esasperato. -Se davvero non vedi l’ora di alzarti dal
letto reste ferma e
vedrai che tra dieci giorni potrai muoverti!-
Così Myr non ebbe altra scelta e per i dieci giorni
successivi rimase ferma
immobile anche se le sembrava di impazzire. Fortunatamente, la piccola
Laren
passava con lei la maggior parte del tempo e le raccontava un mucchio
di storie
divertenti oltre, ovviamente, alle avventure che la bambina aveva
vissuto
insieme ai suoi amici.
Grazie alla sua compagnia, gli ultimi dieci giorni di convalescenza
finalmente
passarono e il dottor Ross le tolse le bende.
-Molto bene, Myr! Adesso si che ti puoi alzare!- le disse, sorridendo.
La ragazza si mise in piedi, felice, e si stiracchiò. -Era
ora!- esultò -Mi
sembrava di essere una mummia, ormai! Ferma a letto, tutta bendata!-
Arina e il dottore risero.
-Cerca di stare attenta d’ora in poi!- si
raccomandò quest’ultimo
-Grazie infinite, dottor Ross!- lo ringraziò Myr, intanto
che l’uomo usciva, accompagnato da Arina.
-Senti Myr, adesso che sei guarita puoi venire a fare un giro con me?
Per
favore!!- la supplicò la piccola Laren, tirandole i
pantaloni.
Myr non rispose. Considerando tutto quello che aveva da fare, non le
pareva
proprio il caso di perdere altro tempo; la bambina, però, la
guardava con gli
occhioni sgranati, supplicandola silenziosamente e Myr non
poté resistere. Le
sorrise e disse: -Ma certo piccola!-
Laren iniziò a urlare e saltare per la gioia e
sfrecciò fuori dalla stanza per
andare a raccontare la bella notizia alla madre.
Così la bambina trascinò Myr in giro per il
villaggio, mostrandole tutti i suoi
posti preferiti e presentandola ai suoi amici. La ragazza la seguiva
sorridendo
felice e divertendosi un mondo: Laren e la sua banda erano molto
simpatici e
Myr si godeva in tutta tranquillità la sua prima giornata
all’aria aperta dopo
quasi un mese di reclusione forzata. Quando i bambini la trascinarono a
vedere
il porto, la ragazza ne approfittò per chiedere informazioni
ad un paio di
marinai. Aveva deciso che avrebbe chiesto un passaggio alla prima nave
che
avesse fatto rotta verso est, dov’era diretta lei.
-Cosa, verso est?- esclamò uno dei due marinai -Dunque,
fammi pensare… l’unica
che mi viene in mente è la Mary Gold- disse pensoso
-Perfetto!- esclamò Myr felice, controllando che i bambini
non combinassero
guai. -Quando parte questa nave?- chiese
-Non prima del 25!- rispose l’altro marinaio
Myr sgranò gli occhi e imprecò: il 25. Voleva
dire che avrebbe dovuto aspettare
altre due settimane. I marinai la guardarono perplessi mentre lei
sospirava -Vi
ringrazio…- disse triste e tornò dai bambini.
Verso
l’ora
di pranzo gli amici di Laren salutarono lei e Myr e corsero a casa.
-Sarà meglio che ci avviamo anche noi- disse Myr -Tua madre
ci starà
aspettando!-
-Va bene!- esclamò la piccola Laren, mettendosi a correre.
-Aspetta Laren, non correre!- esclamò Myr, correndole
dietro; la piccola però
non la stava ascoltando. Correva veloce da una parte
all’altra, svoltava in
stretti vicoli, che dovevano essere delle scorciatoie per lei, e non
passò
molto tempo che Myr la perse di vista.
-Accidenti!- imprecò, spostandosi i capelli dagli occhi e
ricominciando a
correre, guardandosi intorno nervosamente.
Intanto Laren correva, felice come sempre. Si girò per
vedere se Myr la seguiva
e di nuovo, non guardando dove andava, andò a sbattere
contro qualcuno.
-Mi scusi!- si scusò educatamente, alzando la testa per
guardare chi fosse
quella persona. Sobbalzò e si ritrasse, leggermente
spaventata: davanti a lei
c’era un omone alto e robusto, con un’espressione
feroce dipinta sul volto.
-Che vuoi, microbo?- chiese questi con voce roca e minacciosa.
Laren fece qualche altro passo indietro, sempre più
spaventata.
L’uomo se ne
accorse e rise. -Cosa c’è, riccioli
d’oro… hai paura dell’uomo cattivo?- le
chiese chinandosi
su di lei.
La bambina lo vide avvicinarsi e rimase ferma a guardarlo, impietrita,
mentre
l’uomo allungava una mano per prenderla; ma questi non
riuscì a fare niente: un
pugno lo colpì violentemente al viso e lo fece volare
qualche metro più in là.
-Non ti hanno insegnato che non ci si approfitta di chi non si
può difendere?-
gli chiese una voce calda con ironia.
L’uomo si rimise in piedi massaggiandosi la guancia e
alzò lo sguardo verso il
suo aggressore: un ragazzo alto e moro gli rivolgeva un sorriso
beffardo.
-Maledetto!- gli disse -Per stavolta la passi liscia, pidocchio, ma te
ne
pentirai presto di quello che hai fatto!- lo minacciò; poi,
lanciandogli
un’occhiata furiosa, si girò e si
allontanò.
Il ragazzo osservò l’uomo andarsene, poi si
rivolse alla bambina. -Ciao
piccola!- le disse, chinandosi vicino a lei e sorridendole -Stai bene?-
Laren, ancora un po’ scossa, guardò il ragazzo di
sotto in su, come a voler
decidere se di lui si poteva fidare; poi lentamente annuì.
-Ottimo!- esclamò lui, sorridendole di nuovo, e stavolta
anche la bambina gli
sorrise. -Cosa ti è successo, piccola?- le chiese poi il
ragazzo. -Ti sei
persa?-
Laren scosse la testa.
-Sarà meglio che torni dalla tua mamma allora- le
suggerì lui, gentile. Poi,
vedendo che la bambina era ancora spaventata le chiese -Vuoi che ti
accompagni?-
Laren annuì con decisione e il ragazzo si mise a ridere.
-Molto bene!- disse
alzandosi e porgendole la mano -Perché non mi fai strada?!-
La bambina annuì ancora mentre gli prendeva timidamente la
mano e lo trascinò
verso casa sua.
Myr correva
per le vie del villaggio presa dal panico: non riusciva a trovare Laren
e some
se non bastasse a furia di girare a destra e a sinistra senza meta si
era anche
persa. Si accasciò esausta su una panchina e si prese la
testa tra le mani
“Cosa faccio adesso?” si chiese. “La
fortuna ha deciso proprio di
abbandonarmi!” pensò depressa.
-Myr?- si sentì chiamare.
La ragazza alzò la testa e riconobbe subito l’uomo
che le stava di fronte e che
la guardava perplesso.
-Dottor Ross!- esclamò Myr, sollevata. -Che piacere vederla!
Mi deve aiutare!-
gli disse subito
-Che succede?- le chiese il dottore preoccupato -Non ti sarai fatta
male di
nuovo?-
-No, no io sto bene!- si affrettò a rispondere la ragazza.
-Ma ho perso di
vista Laren e sono un po’ preoccupata- spiegò
Con sua grande sorpresa il dottore scoppiò a ridere.
-Ahahah! Quella monella!- esclamò -Sta tranquilla,
sarà già a casa a
quest’ora!-
-Lo pensa davvero?- chiese Myr, ancora un po’ preoccupata
-Se la conosco bene come credo, sono sicuro di si!- le rispose lui
sorridendo
-Se lo dice lei… andrò a vedere se è a
casa-
-Fidati che è così!- cercò di
tranquillizzarla lui
-Bene… - disse Myr, poi aggiunse: -Dottore posso chiederle
una cosa?-
-Dimmi pure-
-Come ci arrivo a casa della signora Arina?-
Il dottore
bussò alla porta e attese. Dentro la casa si
sentì un gran trambusto e poi
qualcuno aprì.
-Myr, sei tu?- domandò la donna, preoccupata.
-Salve Arina!- le sorrise l’uomo -Ti ho riportato la
ragazza!- disse divertito
Myr, dietro di lui, sorrise imbarazzata e salutò la donna
con la mano. -Salve
signora…- disse appena.
Arina sospirò sollevata. -Meno male che stai bene!-
esclamò -Quando Laren è
tornata senza di te mi sono preoccupata seriamente!- spiegò
-Eri sola, in un
posto che non conoscevi…-
-Laren è tornata?- chiese
-Si, è tornata già da un po’!- rispose
Arina -E si è presa anche una bella
ramanzina per come si è comportata!- aggiunse, accigliandosi
e incrociando le
braccia.
-Che ti avevo detto?- le disse il dottore e Myr tirò un
sospiro di sollievo:
per fortuna la piccola stava bene.
-D’accordo, allora io vi saluto!- disse il signor Ross.
-Non si ferma a prendere qualcosa?- gli chiese Arina, educatamente.
-No, ti ringrazio Arina ma devo proprio andare!- declinò
cordialmente l’invito
lui -Ho solo aiutato la ragazza a tornare indietro!- spiego,
appoggiando una
mano sulla spalla di Myr.
-Capisco… allora arrivederci dottore!- lo salutò
Arina
-Arrivederci!-
-Grazie infinite per il suo aiuto!- lo ringraziò Myr,
inchinandosi.
-Di niente! E stai attenta mi raccomando!-
Myr e Arina guardarono l’uomo allontanarsi, poi la donna
disse: -Vieni, andiamo
in cucina… abbiamo un altro ospite!-
-Un altro ospite?- chiese Myr curiosa, seguendo Arina dentro casa.
-Si! Ha salvato la mia piccola peste da un tizio che voleva farle del
male!-
spiegò la donna mentre percorrevano il corridoio.
Myr sentì una fitta allo stomaco e abbassò lo
sguardo, arrossendo. -Mi scusi signora…-
borbottò -…l’ho persa di vista mentre
correva ed è stata aggredita mentre io
non c’ero…-
-Oh non ti preoccupare, cara!- la rassicurò Arina -Laren ha
l’abitudine di
scappare all’improvviso!- spiegò.
In quel momento raggiunsero la cucina. Come vide Myr, la piccola Laren
saltò
giù dalla sedia e corse ad abbracciarla.
La ragazza le sorrise. -Eccoti qui, piccolina! Mi hai fatta
preoccupare!- disse sospirando
-Scusa Myr! Avevo dimenticato che non sai la strada!- si
scusò la bambina
-L’importante è che tu stia bene!- le disse Myr
sorridendo; anche Laren le
sorrise, poi disse: -Lo sai che un uomo cattivo mi ha quasi presa?!-
Era evidente che non vedeva l’ora di raccontarle la sua
piccola avventura.
-Davvero?- chiese Myr, sorridendo all’entusiasmo della
bambina.
-Si!- disse lei annuendo energicamente con la testa. -Però
lui mi ha salvata!-
spiegò, indicando il ragazzo seduto al tavolo.
Myr l’aveva notato solo in quel momento, concentrata
com’era sulla bambina. Lo
osservò bene: era un ragazzo alto e piuttosto muscoloso;
aveva gli occhi neri
come i capelli, che gli ricadevano leggermente ondulati appena sopra le
spalle
e il viso era coperto di lentiggini. C’erano poi degli
elementi, in quella
figura, che attiravano subito l’attenzione: primo tra tutti,
un vistoso
cappello arancione con degli occhialini circolari sopra e poi
c’era anche un
ampio tatuaggio sul braccio sinistro.
Non fu difficile per Myr intuire di chi si trattasse.
-Piacere, sono Ace!- si presentò lui, avvicinandosi e
tendendole la mano.
I suoi
peggiori sospetti parvero confermarsi
e l’espressione di Myr cambiò: ora fissava il
ragazzo con aria ostile. Quel
ragazzo non poteva che essere Ace Pugno di Fuoco, il capitano della
seconda
flotta dei pirati di Barbabianca. Rimase lì, ferma, a
guardarlo con aria truce
e a studiarlo; poi, molto lentamente, gli strinse la mano.
-Piacere- disse lei lapidaria -Io sono Myr-
Lasciò in fretta la mano del ragazzo e andò a
sedersi a tavola. Ace e Arina
rimasero un po’ spiazzati da quello strano comportamento.
-Ma… vi conoscete già?- chiese Arina sottovoce al
ragazzo
-No!- rispose subito lui, perplesso.
Laren si avvicinò cauta a Myr e le chiese: -Myr…
tutto bene?-
Lei le sorrise e le scompigliò i capelli. -Si tutto bene,
tranquilla- ma non
sembrava che andasse tutto bene.
All’ora di cena l’umore di Myr ancora non accennava
a migliorare e mentre
mangiava continuava a guardare il ragazzo, sospettosa. Ace, dal canto
suo,
mangiava e chiacchierava allegramente, come se nulla fosse.
-Anche Myr aveva una barca!- stava dicendo Laren. -Vero Myr?-
La ragazza parve riprendersi dai suoi pensieri. -Cosa? Oh si,
anch’io avevo una
barca…- disse semplicemente.
-A proposito di barche!- esclamò Arina battendosi una mano
sulla fronte,
ricordandosi all’improvviso -Myr alla fine come pensi di fare
a partire?-
chiese alla ragazza.
Decisamente a Myr non andava di parlare degli affari suoi davanti a un
pirata,
ma non aveva altra scelta. -La Mary Gold salpa il 25…-
spiegò. -Pensavo di
farmi dare un passaggio!-
-Ma significa che devi aspettare altre due settimane!-
calcolò Arina
-Già…- sospirò Myr -…la
cosa non mi va molto a genio, perché avrei una certa
fretta, ma non vedo molte alternative!-
-Perché non ti compri un’altra barca?- le
suggerì Ace
La ragazza gli scoccò un’occhiataccia ma non
rispose.
-Myr ha perso tutti i soldi in mare!- spiegò Laren,
tranquillamente.
-Laren!- la rimproverò la madre, avendo intuito che Myr
preferiva non parlare
dei fatti suoi al ragazzo.
-Ah capisco…- disse semplicemente Ace, tornando a mangiare.
Per un po’ i soli rumori furono quelli prodotti dalle posate
che tintinnavano
contro i piatti poi, all’improvviso, Laren disse: -Tu
però potresti
accompagnarla, vero Ace?-
-Laren, non t’immischiare in cose che non ti riguardano!-
l’ammonì di nuovo
Arina, mentre Myr s’irrigidiva.
-Beh dipende dove deve andare lei!- rispose Ace alla domanda della
bambina, per
poi rivolgersi alla ragazza. -Io sono diretto ad est… tu
invece?-
“Ma proprio ad est doveva andare questo?!” si
domandò Myr. -Da un’altra parte-
gli rispose, fredda.
-Ma Myr, si che devi andare ad est!- s’intromise di nuovo
Laren. -L’hai detto
stamattina a quegli uomini giù al porto, non ti ricordi?-
Questo per Myr fu davvero troppo. Scattò in piedi e si
diresse a passo spedito
fuori dalla stanza. Gli altri ascoltarono i passi della ragazza
allontanarsi
sempre di più lungo il corridoio; poi la sentirono aprire la
porta d’ingresso
ed infine più niente.
Arina sospirò e si rivolse alla figlia. -Laren!- disse
esasperata.
La bambina era confusa. -Che c’è? Cosa ho detto?-
Myr si
sedette sulla panchina e sbuffò, alzando poi lo sguardo al
cielo stellato. Si
sentiva stanca come non mai, ma non aveva voglia di rientrare.
“Che
situazione!” pensò sconsolata.
-Posso sedermi?- chiese qualcuno dietro di lei.
Myr sobbalzò, colta alla sprovvista, poi si girò:
Arina le sorrideva serena. La
ragazza arrossì lievemente e annuì appena.
-Non hai freddo qui fuori?- le chiese la donna, mentre si accomodava
sulla
panchina.
Myr abbassò la testa e si fissò i piedi.
-Scusi…- disse piano -…per come mi
sono comportata poco fa!-
-Tranquilla cara, non sono arrabbiata!- la rassicurò lei
Myr fece appena un cenno con la testa e tonò a fissarsi le
scarpe. Ci fu un
attimo di silenzio.
-Allora…- iniziò poi Arina -… adesso
che siamo sole ti va di dirmi cosa c’è che
non va?-
Myr sospirò ma non rispose.
Arina ritentò. -So che non ti piace parlare degli affari
tuoi!- disse -Ma certe
volte tenersi tutto dentro può essere controproducente! Non
sei costretta a
raccontarmi tutta la tua vita, ci mancherebbe, ma spiegami almeno
perché ti da
così fastidio quel ragazzo…-
Myr rimase in silenzio qualche istante, poi rispose: -E’ un
pirata-
-Si, lo so- disse Arina, scrollando le spalle -E con questo?-
La ragazza alzò la testa e guardò la donna
allibita. -Come sarebbe a dire “e
con questo”!- esclamò, con un tono di voce un
po’ più alto di quanto avesse
voluto. -E’ un pirata! Come fa a fidarsi di lui?- chiese.
-Anche se è un pirata so che è un bravo ragazzo!-
spiegò Arina, convinta,
guardando Myr dritta negli occhi. -Così come so che anche tu
sei una brava
ragazza… anche se so chi sei in realtà!- le disse
seria.
Myr sussultò. -Come fa a…?- chiese
Arina sorrise. -Beh sai, non potevo certo prendermi in casa
un’estranea senza
fare qualche piccola ricerca!- le spiegò, facendole
l'occhilino. -Ma anche se non mi hai detto niente
io mi fido di te!- continuò -Perché basta vederti
per capire che non sei una
pazza assassina!-
Le sorrise di nuovo.
Myr abbassò lo sguardo ancora una volta. -Scusi se non le ho
detto niente…- si scusò
-Non ti preoccupare cara, capisco benissimo!- la
tranquillizzò la donna -E non
te ne faccio una colpa! La questione però qui è
un’altra… non devi odiare quel
ragazzo solo perché è un pirata! Devi andare
oltre a certi pregiudizi e
guardare solo la persona che si ha davanti-
La ragazza non disse nulla. Si limitò a sospirare e ad
alzare lo sguardo verso
il cielo.
-I miei genitori mi hanno sempre insegnato due cose
fondamentali…- disse poi
-…mai raccontare i fatti propri agli estranei e non essere
mai in debito con un
pirata, perché non saprai mai cosa potrebbe succedere!-
spiegò
-Beh sono senza dubbio delle persone sagge i tuoi genitori!- disse
Arina -E’
per questo che non vuoi chiedere un passaggio a quel ragazzo?-
Myr annuì. -Ho viaggiato molto negli ultimi tre anni e di
pirati ne ho
conosciuti tanti…- raccontò, accigliata. -Ed
è per questo che non mi fido di
nessuno di loro!-
Arina la fissò seria. -Ti capisco, cara! Nella maggior parte
dei casi
effettivamente non bisogna fidarsi… ma come ti ho
già detto devi imparare a
distinguere i mascalzoni dalle brave persone!- le spiegò
paziente. -E quel
pirata… Ace… a me sembra proprio un bravo
ragazzo!- concluse.
Myr tornò a guardare verso la donna, un po’
scettica. Ancora una volta Arina la
guardò dritta negli occhi, seria. -Credo che dovresti dargli
una possibilità-
La ragazza distolse lo sguardo, pensosa. Fidarsi? Di un pirata? Le
sembrava
impossibile.
-Senza contare…- aggiunse Arina -…che
è il modo più veloce per andare via
dall’isola!-
Myr sospirò. -Questo è vero…- ammise
Arina le sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle.
-E allora, cosa ne
dici? Vogliamo darcela questa possibilità, al pirata Ace?-
Myr la guardò. Sorrideva. Sospirò e scrollando le
spalle si arrese. -Massì… volendo…
potrei provare a fidarmi- disse.
Arina parve soddisfatta. -Sono sicura che andrà tutto bene!-
disse convinta.
-Speriamo…- commentò Myr. Già si stava
pentendo di aver accettato.
La donna le sorrise di nuovo, poi si alzò. -Coraggio, meglio
rientrare adesso!-
disse
-Non posso!- esclamò Myr, alzandosi a sua volta. -Devo
trovare quel tipo e
chiedergli se ha ancora intenzione di darmi un passaggio!-
-Ehm…- disse Arina nervosa, guardando da un’altra
parte. -Sai, non credo che
farai molta fatica a trovarlo…-
-Ah, sei
tornata!- la salutò allegramente Ace. -Fatto una buona
passeggiata?-
Myr, rimasta sulla soglia della stanza, guardava Ace con un misto di
sorpresa e
di disgusto. -Che ci fai tu qui?- gli chiese a denti stretti.
-Sono ospite della signora Arina!- spiegò lui
-Intendevo dire che ci fai qui!- precisò indicando la stanza.
Ace era sdraiato per terra su una piccola brandina sistemata vicino al
letto e
guardava la ragazza un po’ perplesso. -Mi ha messo qui la
signora Arina- disse.
In quel momento, Arina apparve dietro le spalle di Myr. -Bene ragazzi,
vado a
letto! Buonanotte!- li salutò, felice.
-Signora… perché lui dorme qui, in questa
stanza?- chiese Myr, un po’ rigida.
-Abbiamo una sola stanza per gli ospiti, cara!- spiegò
semplicemente la donna -Purtroppo
dovrete dividervi gli spazi! Beh buonanotte cari!- disse squillante e
sparì di
nuovo lungo il corridoio.
Myr era così irritata che le era preso una specie di tic
all’occhio destro,
continuando a sollevare il sopracciglio quasi senza rendersene conto.
Non
sapeva spiegarsi perché, ma sospettava che la signora ci
stesse prendendo
gusto.
Sbuffando irritata, aggirò la brandina di Ace e
andò a sistemarsi a letto. Ace
notò il fastidio di Myr, così le disse: -Se ti do
fastidio vado a dormire da
un’altra parte, eh!-
La ragazza stava quasi per dirgli: “Si, ok, vai a dormire in
soggiorno!” quando
si ricordò della promessa fatta ad Arina, così si
trattenne.
-No, resta pure…- disse invece, cercando di suonare il meno
minacciosa
possibile.
Ace guardò per un attimo la ragazza, pensieroso, poi
scrollò le spalle e si
sdraiò. Myr lo imitò.
-Senti…- gli chiese poco dopo
-Dimmi!-
-Sei ancora disposto a darmi un passaggio?- gli chiese
Ace ci pensò un attimo. -Certo- disse poi
-Dov’è che devi andare?- le chiese
Myr si morse il labbro, indecisa, poi rispose:
-All’arcipelago delle Farenie-
A sentire quel nome il ragazzo sobbalzò e si mise a sedere.
-Cosa? E che ci vai
a fare in un posto come quello?- domandò, curioso.
Anche Myr si mise a sedere. -Questi non sono affari tuoi!- disse,
seccata -Puoi
portarmi si o no?- gli chiese.
-Si, certo che ti posso portare… mi chiedevo solo cosa ci
andasse a fare una
ragazzina piccola ed esile come te in un posto del genere!-
A quel punto Myr su spazientì e gli lanciò contro
il cuscino; il ragazzo però
aveva i riflessi pronti e lo schivò con facilità.
-Primo: non sono una ragazzina! Ho quasi vent’anni, bello
mio! E secondo: sono
tutt’altro che indifesa!- disse
Ace parve divertito dalla reazione della ragazza. -Va bene…
se lo dici tu sarà
vero!- la prese in giro.
Myr si alzò e andò a recuperare il cuscino,
mentre Ace continuava a ridere.
-Maledetta me e quando ho accettato di farmi dare un passaggio da te!-
borbottò, rimettendo a posto il cuscino di mala grazia e
infilandosi nuovamente
sotto le coperte. -Buonanotte!- sbottò poi, voltandogli le
spalle.
Ace smise di ridere e le disse: -Ehi… Myr, giusto?-
-Che vuoi adesso?- gli chiese, scocciata.
-Domani mattina si parte alle nove!- la informò
-Sarò pronta!- rispose lei
Dopodiché spensero le luci e si addormentarono.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=811728
|