Sognando One Piece

di Mystral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Naufraga ***
Capitolo 3: *** Un Incontro Indesiderato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

-Presto! Da questa parte!- urlò un uomo correndo a perdifiato attraverso la fitta boscaglia
-Presto, presto! Prima che scappi!- urlò un suo compagno dietro di lui
Passi che si allontanano.
Una figura snella saltò giù da un albero, leggera, aggraziata. -Tsk!- sogghignò -E’ fin troppo facile!- bisbigliò sottovoce. Tese le orecchie per essere sicura di essere sola, poi si mise a correre: aveva un appuntamento importante ed era in ritardo. Corse verso il litorale, nascondendosi di tanto in tanto quando avvertiva un rumore sospetto e finalmente raggiunse la costa. Si acquattò all’ombra degli ultimi alberi e osservò la spiaggia: un ragazzino di non più di 18 anni si guardava nervosamente intorno, volgendo la testa a destra e a sinistra. La figura nascosta tra gli alberi fece altrettanto, accertandosi che non ci fossero altre persone nei paraggi, poi uscì alla luce della luna.
Era una ragazza non troppo alta, dai lineamenti fini e un corpo atletico e sinuoso; aveva gli occhi azzurri come il cielo e lisci capelli neri corvini che le ondeggiavano lunghi fino ai fianchi.
Nel vederla il ragazzo sobbalzò, poi riconoscendola sospirò sollevato.
-Mi hai spaventato!- ammise -Come mai ci hai messo tanto? Sei molto in ritardo!-
-Scusami  Brendon, i  pirati di Jim mi stavano seguendo!- spiegò la ragazza.
Brendon sgranò gli occhi, allarmato. -Perché gli uomini di Jim ti stavano seguendo?-
-Niente d’importante!- tagliò corto lei scrollando le spalle.
-Myr, ma che sta succedendo?- le chiese il ragazzo, ansioso -Non ti sarai messa nei guai con quei tipi?-
La ragazza scosse con decisione la testa. -Te l’ho detto: è tutto a posto!- ripeté brusca
-Ma se quelli ti stanno ancora cercando…- iniziò Brendon, ma fu subito interrotto.
-Bren, non è questo il momento, ok?- sbottò Myr -Non c’è tempo per le chiacchiere: vado di fretta e mi stanno seguendo!- continuò accigliata, guardandosi intorno, come se avesse paura che qualcuno potesse arrivare da un momento all’altro. Brendon sospirò preoccupato ma non disse nulla.
-Allora? Hai trovato la barca?- gli chiese la ragazza
-Si!- rispose prontamente lui -Non è molto grande, ma è tutto quello che sono riuscito a trovare per la cifra che mi hai dato!-
-Andrà benissimo, non ti preoccupare!- disse Myr tornando a guardarsi intorno -Come la raggiungo?- chiese poi.
-E’ giù al molo sedici! Se segui la costa da quella parte arrivi dritta al porto!- le disse il ragazzo, indicando un punto alla sua destra. Si morse il labbro, incerto, mentre la ragazza gli sorrideva e gli appoggiava le mani sulle spalle. -Perfetto Bren! Sei un vero amico, non so come ringraziarti!- gli disse con voce squillante. -Ora vado! Grazie di tutto Bren, spero di rivederti presto!- e si avviò nella direzione indicatagli dall’amico.
Il ragazzo la guardò mentre si allontanava, indeciso sul da farsi; poi fu più forte di lui. Le corse incontro e le si parò davanti.
-Che ti prende, Bren?- gli chiese Myr, perplessa.
-Non ha senso continuare questa follia Myr e tu lo sai!- le disse serio, guardandola dritta negli occhi.
La ragazza si rabbuiò. -Non sono fatti tuoi!- rispose secca
-Non puoi continuare così! Ti caccerai in guai seri prima o poi!- continuò Brendon
-Ti ripeto che non sono affari tuoi!- sbottò lei, gelida. -E ora, se vuoi scusarmi, ho una barca da prendere- disse, passando oltre l’amico e mettendosi a correre.
Brendon guardò l’amica allontanarsi, impotente. Sospirò triste -Abbi cura di te, Myr!- disse piano e si avviò sconsolato verso casa.


Myr correva a perdifiato sulla spiaggia, guardandosi nervosamente intorno; sapeva che sarebbe stato più prudente nascondersi tra gli alberi, ma in quel modo ci avrebbe messo molto più tempo a raggiungere il porto. E lei aveva fretta di partire.
Perciò continuò a correre lungo la spiaggia e a guardarsi intorno finché in lontananza non vide comparire le prime case della piccola cittadina. “Ormai ci siamo!” pensò decisa “Ancora un piccolo sforzo!”.
In prossimità della cittadina un muricciolo in cemento alto un paio di metri interrompeva bruscamente la linea continua della spiaggia; Myr deviò leggermente e prese a salire la scalinata che conduceva ai sobborghi della città. Rallentò il passo fin quasi a fermarsi, attenta a non fare il minimo rumore; intorno a lei regnava il silenzio, interrotto solo dal lento sciabordio delle onde che s’infrangevano sul duro cemento.
Si guardò intorno ma ancora una volta non vide nessuno. Col cuore che le batteva in gola per l’ansia e per la corsa, riprese a la sua marcia. “Manca poco! Manca poco!” continuava a ripetersi, mentre finalmente raggiungeva il porto. Tuttavia, non fece in tempo ad esultare che da una stradina laterale qualcuno urlò
-Eccola, è lei!-
-Presto, prendiamola!- urlò un altro uomo
-Oh oh!- disse Myr mettendosi a correre più veloce che poteva.
Cercò febbrilmente il molo 16, ben consapevole di avere un gruppo nutrito di pirati alle calcagna. “Maledizione!” pensò disperata. Stava giusto pensando che non aveva altra scelta che combattere quando finalmente vide davanti a sé l’insegna del molo sedici.
Esultante Myr rovesciò una pila di barili accatastati con cura vicino al muro di un edificio e continuò a correre; come previsto gli uomini che la seguivano caddero rovinosamente a terra e quelli dietro non riuscirono a fermarsi in tempo, rovinando sui primi e creando un immenso ingorgo. La ragazza approfittò della situazione: slegò la barca, ci saltò dentro e prese velocemente il largo.
I pirati si districarono a fatica e raggiunsero il molo imprecando e sputando per terra, infuriati.
-Che facciamo, capitano Jim?- chiese un pirata, mentre questi si avvicinava a sua volta al pontile -La seguiamo?-
Il capitano Jim guardò la piccola imbarcazione allontanarsi, arrabbiato. -Per il momento no…- disse infine
-Ma capitano…- iniziò subito a lamentarsi la ciurma, ma si zittì subito al minimo cenno del loro capitano.
-Non vi dovete preoccupare di lei…- continuò poi sogghignando malevolo -…ho un piano…- 

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Capitolo 2
*** La Naufraga ***


Capitolo 1- La naufraga


La bambina correva a piedi nudi sulla sabbia bagnata, ridendo felice. Poco dietro, la madre seguiva la bimba camminando lentamente. -Laren!- urlava di tanto in tanto richiamandola. -Non ti allontanare troppo!- si raccomandava, senza perderla di vista neanche per un secondo. -Aspettami!-
La piccola Laren si fermò di colpo, girandosi imbronciata verso la madre -Ma uffa mamma!- si lamentò -Tu sei così lenta!-
La donna rise mentre raggiungeva la figlia. -Hai ragione, tesoro- si scusò -Ma vedi, la mamma si stava godendo un po’ quest’aria fresca!- spiegò -Era da un pezzo che non si stava così bene!- continuò, inspirando a pieni polmoni l’arietta frizzante proveniente dal mare.
Erano stati due mesi d’inferno quelli appena trascorsi; la peggior estate che la gente del luogo ricordasse da molto tempo. Il caldo aveva regnato incontrastato, interrotto solo un paio di volte da timide pioggerelline di passaggio, che non avevano fatto altro che aumentare ulteriormente la cappa di umidità e far sentire ancora di più quel caldo torrido. Gli abitanti avevano accolto col grande gioia l’immenso temporale che si era abbattuto per due giorni consecutivi e che aveva reso l’aria respirabile; certo il temporale aveva causato anche molti danni, ma erano tutti così felici che la pioggia fosse finalmente arrivata che non si rattristarono più di tanto delle perdite e si misero subito al lavoro per riparare ciò che la tempesta aveva distrutto.
Alla piccola Laren, però, tutto questo non parve una ragione valida per camminare così piano: lei voleva correre e a maggior ragione adesso che il tempo era tornato così bello e non c’era più quel caldo insopportabile che le toglieva tutte le energie. Si divincolò dalla madre che stava cercando di sistemarle i capelli scompigliati e si rimise a correre.
-Laren!- urlò di nuovo la madre, sospirando –Non correre così! Ti farai male!- le disse seguendola quasi di corsa, ma la bambina era veloce e già spariva dietro una curva che prendeva la spiaggia, nascondendola dallo sguardo apprensivo della madre.
La bambina correva e rideva felice. Si avvicinava alla riva e quando un’onda minacciava di bagnarle i piedi correva di nuovo lontano, dove la sabbia era un po’ più asciutta. Di tanto in tanto si sentivano, in lontananza, i richiami della madre che si facevano sempre più arrabbiati, man mano che il tempo passava e Laren non accennava ad obbedire. Sempre correndo, la piccola si voltò indietro per vedere di quanto l’avesse distanziata e in quel momento, non guardando dove metteva i piedi, inciampò e cadde.
-Ahia!- piagnucolò rimettendosi in piedi e guardando cosa l’avesse fatta cadere: sulla sabbia c’era un’asse di legno, rotta in più parti, che si muoveva lentamente, mossa dalle onde che s’infrangevano sulla riva e che in quel punto salivano di parecchio sulla spiaggia.
Vedendo da lontano cadere la figlia, la donna si spaventò e prese a correre più veloce. –Laren! Stai bene, tesoro?- urlò preoccupata.
-Si, sto bene!- le rispose Laren sventolando il braccio sopra la testa; poi, mentre la madre la raggiungeva, la piccola si guardò intorno, curiosa: c’erano un mucchio di assi distrutte, sparse per la spiaggia e, poco distante da dove si trovava lei, un telo di stoffa tutto sporco e strappato. Continuò a osservare quello strano panorama, sempre più curiosa, finché non vide qualcosa che la fece sussultare per la sorpresa.
-Coraggio tesoro, vieni via da lì!- le disse in tono categorico la madre, appena dietro di lei, prendendole la manina e cercando di trascinarla via.
Laren però non si mosse.
-Laren, ti ho detto di venire via!- ripeté la madre, arrabbiata. –E’ pericoloso restare qui in mezzo a tutte queste macerie! Potresti farti male!-
-Ma mamma… là c’è qualcuno!- spiegò la bimba indicando un punto davanti a sé. La donna guardò nella direzione indicatagli dalla figlia e sussultò, sorpresa: sepolta in mezzo a molte delle macerie, svenuta e piuttosto malconcia, c’era una ragazza dai lunghi capelli scuri, impiastricciati di sabbia e dalla carnagione scura. Nel vederla così malconcia la donna s’impietosì. –Poverina…- disse, portandosi le mani al viso -…deve essere naufragata a causa della tempesta!- ipotizzò.
Laren guardava la ragazza svenuta come ipnotizzata, incapace di distogliere lo sguardo da quella scena.
-Aspettami qui!- le disse la madre, facendosi poi largo cautamente tra le macerie. Si avvicinò alla ragazza e spostò con fatica le assi rotte che le pesavano sul petto e sulle gambe; poi si chinò su di lei. Respirava ancora. Sospirando sollevata osservò l’esile figura che aveva davanti con maggiore attenzione: era piena di tagli e da alcune ferite piuttosto profonde perdeva molto sangue. La donna pensò di spostarla da lì, ma non voleva rischiare di andare a peggiorare le sue condizioni, così si girò e si rivolse alla figlia: -Laren, te la senti di correre al villaggio a chiamare il dottor Ross?- le chiese.
La piccola annuì, fiera dell’incarico ricevuto, e corse subito via verso il villaggio.
-E mi raccomando fai attenzione!- si raccomandò la madre ma ormai la figlia era già lontana. Sospirò e tornò a concentrarsi sulla ragazzina svenuta. Strappò un lembo dalla propria gonna e cominciò a tamponare le ferite, nella speranza di arrestare la perdita di sangue.
La ragazza emise un gemito di dolore e aprì leggermente gli occhi. –Do…ve…?- riuscì appena a dire, cercando di guardarsi intorno, ma era tutto così sfocato…
-Non ti preoccupare!- la rassicurò la donna –Sei al sicuro! Non sforzarti troppo, sei conciata parecchio male!-
Non seppe dire se la ragazza avesse capito ciò che le stava dicendo, ma senz’altro il suono della sua voce attirò la sua attenzione. Lentamente la naufraga volse lo sguardo verso di lei. Per un attimo i loro sguardi s’incrociarono e la donna si vide riflessa in due splendidi iridi azzurre prima che la ragazza chiudesse gli occhi e svenisse di nuovo.

 

La ragazza aprì gli occhi e sbatté un paio di volte le palpebre.
-Ma…dove?- si chiese. Si sentiva scombussolata e non riusciva a capire dove si trovasse: era sdraiata sul letto di una stanza che non le era per niente familiare, a giudicare da quel poco che riusciva a vedere dalla posizione in cui si trovava. Si chiese come avesse fatto ad arrivare fin lì: i ricordi si susseguivano confusi e sconnessi.
-Ciao!- la salutò una vocina squillante di fianco a lei.
Si voltò per vedere chi fosse: vicino a lei, a due centimetri dal suo viso, c’era una graziosa bimba dai lunghi boccoli dorati che le sorrideva felice; teneva la testa appoggiata alle braccia che erano, a loro volta, incrociate sul letto e fissava la ragazza con gli occhioni verdi pieni di curiosità.
-Io mi chiamo Laren!- si presentò subito, sempre con quella vocetta squillante. –Tu invece come ti chiami?-
-…Myr- rispose la ragazza perplessa e sempre più spaesata.
-Ooh che bel nome!- esclamò la bimba, sorridendole.
In quel momento si sentì il rumore di una porta che si apriva e subito dopo una donna chiamò Laren. –Tesoro, sono tornata!-
La piccola Laren scattò come una molla e corse fuori dalla stanza saltellando. –Mamma! Mamma! Si è svegliata! Ha detto che si chiama Myr!- urlò andando incontro alla madre –Vieni, vieni! Presto!- disse poi.
Una giovane donna sui trent’anni fu trascinata nella stanza.
-Calma tesoro! Calma!- disse divertita alla figlia, poi rivolse un dolce sorriso a Myr. –Ben svegliata, cara!- le disse –Come ti senti?-
-Bene…- rispose lei, cercando di sedersi, ma rinunciò subito poiché avvertiva delle tremende fitte al costato.
-A me non sembra che stai troppo bene…- osservò Laren
La madre le lanciò un’occhiataccia. –Laren, non essere scortese!- la rimproverò; poi tornò a rivolgersi a Myr. –Allora… ti chiami Myr, giusto?- le chiese.
La ragazza annuì piano.
–Lieta di conoscerti, Myr! Io sono Arina mentre lei è mia figlia Laren!- si presentò la donna, accarezzando poi la testa della figlia.
-Piacere…- disse Myr –Dove mi trovo?- chiese
-Sei sull’isola di Manoro, cara… e sei fortunata ad esserci arrivata viva, anche se un po’ ammaccata!- spiegò Arina. –Ti abbiamo trovata io e Laren svenuta sulla spiaggia…-
-Veramente l’ho trovata io…- puntualizzò la bambina, fiera di ciò che aveva fatto.
La madre sorrise. –Giusto, scusa tesoro- le disse, scompigliandole i capelli –Mia figlia ti ha vista, svenuta in mezzo a tutte quelle macerie e così abbiamo subito…-
-Macerie?- domandò Myr, sgranando gli occhi.
Ora ricordava tutto. Ricordava di essere stata sorpresa dalla tempesta e di aver cercato di governare la barca meglio che poteva, ma non era un’esperta di navigazione e presto si era trovata in balia delle onde.
-Si la barca era completamente distrutta- le disse Arina –Eri sepolta sotto tutti quei resti ed è per questo che sei conciata così male- le spiegò.
Si. Ora che la donna glielo diceva, si ricordava di un’onda che ribaltava la nave e poi doveva aver perso i sensi. Sbuffò, imprecando tra sé e sé: le era tornato in mente un altro particolare.
-Cosa ti è saltato in mente di navigare col tempaccio che c’è stato?- le chiese Arina, leggermente accigliata, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
-Ero già per mare, quando è iniziata la tempesta- spiegò Myr, preoccupata.
-Capisco!- sospirò Arina –Beh è un miracolo che tu sia ancora viva! Ti è andata proprio bene!- disse; poi notando l’espressione della ragazza chiese: -Ti senti bene? Qualcosa non va?-
-Ho perso tutto!- esclamò Myr, arrabbiata con se stessa per la propria stupidità.
-Ma no cara, non dire così!- cercò di consolarla la donna –Non è successo niente di grave: presto ti rimetterai e ti aiuterò a trovare un’altra barca!- disse
Myr sospirò sconsolata, cercando di portarsi una mano alla fronte, ma non ci riuscì: ogni minimo movimento le provocava dolori tremendi al torace. Rinunciò e riprese a spiegare. –Le ferite non c’entrano! Non sono un problema, mi creda, e non sarebbe un problema neanche aver distrutto la barca… se avessi i soldi per comprarne un’altra!-
Calò il silenzio. Myr continuava a sospirare e a darsi della stupida mentre Arina guardava la ragazza dispiaciuta.
-E’ colpa mia!- aggiunse poi la ragazza –Sono stata una stupida! Quando le onde hanno minacciato di ribaltare la barca, in mezzo alla tempesta, non ho pensato di metterli al sicuro! Né i soldi né la mappa! Sono stata così stupida!-
-No che non sei stata stupida!- esclamò Arina
-Quale mappa?- chiese quasi contemporaneamente Laren, curiosa.
Myr si morse il labbro: aveva detto troppo. Era certa che Arina e Laren fossero due brave persone ed era sicura che non sarebbe successo niente se avesse raccontato loro qualcosa; tuttavia era abituata a trattare con gente di cui era meglio non fidarsi e questo l’aveva resa molto cauta.
Arina parve capire le difficoltà della ragazza e le venne in aiuto. –Laren, lo sai che non è bello impicciarsi degli affari altrui!- la sgridò
-Si, scusa mamma…- disse la bambina abbassando lo sguardo a terra, un po’ delusa.
-Invece tu Myr ascoltami bene…- continuò la donna, sedendosi sul letto e rivolgendosi alla ragazza, che sgranò gli occhi stupita. –Tu non sei stata affatto una stupida! I veri stupidi sono quelli disposti ad affogare pur di mettere in salvo i propri soldi… tu invece hai anteposto la tua vita a tutto il resto e hai fatto la cosa giusta: il denaro perso può essere riguadagnato, invece la vita è una sola!- disse
Myr ascoltava quella predica con espressione ebete, come imbambolata: le sembrava di avere di fronte sua madre. Rimase a fissarla anche dopo che la donna smise di parlare, incantata; poi, rendendosi conto di quel che stava facendo, arrossì appena e rispose –Ha ragione lei, signora… non avrei dovuto lamentarmi così…-
Arina le sorrise. –Vedrai che una soluzione la troverai- le disse incoraggiante –E se ti servirà aiuto, ti darò una mano io!-
Myr annuì.
-E comunque non serve a niente angosciarsi adesso!- aggiunse poi la donna , alzandosi dal letto. –Tanto per almeno due settimane non puoi andare da nessuna parte!- spiegò
-Cosa?! Due settimane?- urlò la ragazza, sobbalzando: era così sconvolta che quasi non avvertì il dolore provocatole da quel brusco movimento.
-Come minimo- aggiunse Arina tranquilla
-Ma io non posso aspettare tutto questo tempo!- esclamò Myr, ma si rese conto da sola che non aveva molte alternative, cosa che comunque le ricordò anche Arina.
-Temo tu non abbia molta scelta, cara- le disse, appoggiandosi le mani ai fianchi. –Comunque non devi preoccuparti: finché non ti sarai ripresa e non avrai trovato un modo per ripartire, resterai qui da me-
-La ringrazio signora, ma davvero non posso accettare!- disse Myr
-E perché no?- domandò Arina perplessa.
-Insomma… lei non sa niente di me! Sono una perfetta sconosciuta dopotutto… come può fidarsi?- le chiese la ragazza.
Arina le sorrise di nuovo. –Non ti conosco, è vero… ma basta vederti per capire che sei una brava persona! Il mio intuito non mi ha mai tradita!- spiegò, facendole poi l’occhiolino.
Myr sorrise. –Beh allora grazie!-
-Oh, finalmente ti vedo sorridere!- esclamò soddisfatta Arina, facendo arrossire la ragazza. –Ora sarà meglio che ti riposi un po’!- disse; poi si rivolse alla bambina –Noi andiamo di là, tesoro! Mi dai una mano a preparare la cena?- le chiese
-Siii!- urlò Laren, uscendo di corsa dalla stanza. Arina uscì subito dopo e chiuse la porta.
Rimasta sola Myr si fece di nuovo seria e sospirò: aveva un bel po’ di problemi a cui pensare e le erano successe troppe cose tutte in una volta, per i suoi gusti. Era costretta a restare a letto per almeno due settimane, ma una volta trascorso il periodo di convalescenza non sarebbe comunque riuscita a partire presto: era senza barca, senza soldi e si ricordava a malapena la rotta segnata dalla mappa. “Con tutta la fatica che ho fatto per prenderli!” pensò seccata.
Sospirò di nuovo. Non sapeva proprio in che modo sarebbe riuscita a cavarsela stavolta, senza contare che Jim e la sua ciurma potevano essere ancora sulle sue tracce. Non riusciva ancora a capire come mai quell’uomo non l’avesse seguita e affondata.
“Pensarci ora non serve a nulla!” si disse, cercando di convincersi. “Ogni cosa a tempo debito! Ora devo solo cercare di rimettermi in fretta!”.
Chiuse gli occhi e si addormentò.   

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Capitolo 3
*** Un Incontro Indesiderato ***


Capitolo 2- Un Incontro Indesiderato

 

Le due settimane di convalescenza divennero tre e rischiarono di diventare quattro. Le ferite si erano rimarginate tutte in breve tempo, ma la ragazza aveva anche qualche costola rotta e quelle proprio non volevano saperne di andare a porto.
Questo perché Myr, come malata, era un vero disastro: non riusciva a sopportare di dover restare ferma in quel letto con tutto quello che aveva da fare; ma, ad ogni modo, Myr non riusciva proprio a restare ferma in generale. Spesso dimenticava di non potersi muovere e così le ossa non riuscivano a saldarsi.
-Insomma, se continui così non guarirai mai!- la sgridò un giorno il dottor Ross, esasperato. -Se davvero non vedi l’ora di alzarti dal letto reste ferma e vedrai che tra dieci giorni potrai muoverti!-
Così Myr non ebbe altra scelta e per i dieci giorni successivi rimase ferma immobile anche se le sembrava di impazzire. Fortunatamente, la piccola Laren passava con lei la maggior parte del tempo e le raccontava un mucchio di storie divertenti oltre, ovviamente, alle avventure che la bambina aveva vissuto insieme ai suoi amici.
Grazie alla sua compagnia, gli ultimi dieci giorni di convalescenza finalmente passarono e il dottor Ross le tolse le bende.
-Molto bene, Myr! Adesso si che ti puoi alzare!- le disse, sorridendo.
La ragazza si mise in piedi, felice, e si stiracchiò. -Era ora!- esultò -Mi sembrava di essere una mummia, ormai! Ferma a letto, tutta bendata!-
Arina e il dottore risero.
-Cerca di stare attenta d’ora in poi!- si raccomandò quest’ultimo
-Grazie infinite, dottor Ross!- lo ringraziò Myr, intanto che l’uomo usciva, accompagnato da Arina.
-Senti Myr, adesso che sei guarita puoi venire a fare un giro con me? Per favore!!- la supplicò la piccola Laren, tirandole i pantaloni.
Myr non rispose. Considerando tutto quello che aveva da fare, non le pareva proprio il caso di perdere altro tempo; la bambina, però, la guardava con gli occhioni sgranati, supplicandola silenziosamente e Myr non poté resistere. Le sorrise e disse: -Ma certo piccola!-  
Laren iniziò a urlare e saltare per la gioia e sfrecciò fuori dalla stanza per andare a raccontare la bella notizia alla madre.
Così la bambina trascinò Myr in giro per il villaggio, mostrandole tutti i suoi posti preferiti e presentandola ai suoi amici. La ragazza la seguiva sorridendo felice e divertendosi un mondo: Laren e la sua banda erano molto simpatici e Myr si godeva in tutta tranquillità la sua prima giornata all’aria aperta dopo quasi un mese di reclusione forzata. Quando i bambini la trascinarono a vedere il porto, la ragazza ne approfittò per chiedere informazioni ad un paio di marinai. Aveva deciso che avrebbe chiesto un passaggio alla prima nave che avesse fatto rotta verso est, dov’era diretta lei.
-Cosa, verso est?- esclamò uno dei due marinai -Dunque, fammi pensare… l’unica che mi viene in mente è la Mary Gold- disse pensoso
-Perfetto!- esclamò Myr felice, controllando che i bambini non combinassero guai. -Quando parte questa nave?- chiese
-Non prima del 25!- rispose l’altro marinaio
Myr sgranò gli occhi e imprecò: il 25. Voleva dire che avrebbe dovuto aspettare altre due settimane. I marinai la guardarono perplessi mentre lei sospirava -Vi ringrazio…- disse triste e tornò dai bambini.

 

Verso l’ora di pranzo gli amici di Laren salutarono lei e Myr e corsero a casa.
-Sarà meglio che ci avviamo anche noi- disse Myr -Tua madre ci starà aspettando!-
-Va bene!- esclamò la piccola Laren, mettendosi a correre.
-Aspetta Laren, non correre!- esclamò Myr, correndole dietro; la piccola però non la stava ascoltando. Correva veloce da una parte all’altra, svoltava in stretti vicoli, che dovevano essere delle scorciatoie per lei, e non passò molto tempo che Myr la perse di vista.
-Accidenti!- imprecò, spostandosi i capelli dagli occhi e ricominciando a correre, guardandosi intorno nervosamente.
Intanto Laren correva, felice come sempre. Si girò per vedere se Myr la seguiva e di nuovo, non guardando dove andava, andò a sbattere contro qualcuno.
-Mi scusi!- si scusò educatamente, alzando la testa per guardare chi fosse quella persona. Sobbalzò e si ritrasse, leggermente spaventata: davanti a lei c’era un omone alto e robusto, con un’espressione feroce dipinta sul volto.
-Che vuoi, microbo?- chiese questi con voce roca e minacciosa.
Laren fece qualche altro passo indietro, sempre più spaventata.
L’uomo se ne accorse e rise. -Cosa c’è, riccioli d’oro… hai paura dell’uomo cattivo?- le chiese chinandosi su di lei.
La bambina lo vide avvicinarsi e rimase ferma a guardarlo, impietrita, mentre l’uomo allungava una mano per prenderla; ma questi non riuscì a fare niente: un pugno lo colpì violentemente al viso e lo fece volare qualche metro più in là.
-Non ti hanno insegnato che non ci si approfitta di chi non si può difendere?- gli chiese una voce calda con ironia.
L’uomo si rimise in piedi massaggiandosi la guancia e alzò lo sguardo verso il suo aggressore: un ragazzo alto e moro gli rivolgeva un sorriso beffardo. -Maledetto!- gli disse -Per stavolta la passi liscia, pidocchio, ma te ne pentirai presto di quello che hai fatto!- lo minacciò; poi, lanciandogli un’occhiata furiosa, si girò e si allontanò.
Il ragazzo osservò l’uomo andarsene, poi si rivolse alla bambina. -Ciao piccola!- le disse, chinandosi vicino a lei e sorridendole -Stai bene?-
Laren, ancora un po’ scossa, guardò il ragazzo di sotto in su, come a voler decidere se di lui si poteva fidare; poi lentamente annuì.
-Ottimo!- esclamò lui, sorridendole di nuovo, e stavolta anche la bambina gli sorrise. -Cosa ti è successo, piccola?- le chiese poi il ragazzo. -Ti sei persa?-
Laren scosse la testa.
-Sarà meglio che torni dalla tua mamma allora- le suggerì lui, gentile. Poi, vedendo che la bambina era ancora spaventata le chiese -Vuoi che ti accompagni?-
Laren annuì con decisione e il ragazzo si mise a ridere. -Molto bene!- disse alzandosi e porgendole la mano -Perché non mi fai strada?!-
La bambina annuì ancora mentre gli prendeva timidamente la mano e lo trascinò verso casa sua.

 

Myr correva per le vie del villaggio presa dal panico: non riusciva a trovare Laren e some se non bastasse a furia di girare a destra e a sinistra senza meta si era anche persa. Si accasciò esausta su una panchina e si prese la testa tra le mani “Cosa faccio adesso?” si chiese. “La fortuna ha deciso proprio di abbandonarmi!” pensò depressa.
-Myr?- si sentì chiamare.
La ragazza alzò la testa e riconobbe subito l’uomo che le stava di fronte e che la guardava perplesso.
-Dottor Ross!- esclamò Myr, sollevata. -Che piacere vederla! Mi deve aiutare!- gli disse subito
-Che succede?- le chiese il dottore preoccupato -Non ti sarai fatta male di nuovo?-
-No, no io sto bene!- si affrettò a rispondere la ragazza. -Ma ho perso di vista Laren e sono un po’ preoccupata- spiegò
Con sua grande sorpresa il dottore scoppiò a ridere.
-Ahahah! Quella monella!- esclamò -Sta tranquilla, sarà già a casa a quest’ora!-
-Lo pensa davvero?- chiese Myr, ancora un po’ preoccupata
-Se la conosco bene come credo, sono sicuro di si!- le rispose lui sorridendo
-Se lo dice lei… andrò a vedere se è a casa-
-Fidati che è così!- cercò di tranquillizzarla lui
-Bene… - disse Myr, poi aggiunse: -Dottore posso chiederle una cosa?-
-Dimmi pure-
-Come ci arrivo a casa della signora Arina?-

 

Il dottore bussò alla porta e attese. Dentro la casa si sentì un gran trambusto e poi qualcuno aprì.
-Myr, sei tu?- domandò la donna, preoccupata.
-Salve Arina!- le sorrise l’uomo -Ti ho riportato la ragazza!- disse divertito
Myr, dietro di lui, sorrise imbarazzata e salutò la donna con la mano. -Salve signora…- disse appena.
Arina sospirò sollevata. -Meno male che stai bene!- esclamò -Quando Laren è tornata senza di te mi sono preoccupata seriamente!- spiegò -Eri sola, in un posto che non conoscevi…-
-Laren è tornata?- chiese
-Si, è tornata già da un po’!- rispose Arina -E si è presa anche una bella ramanzina per come si è comportata!- aggiunse, accigliandosi e incrociando le braccia.
-Che ti avevo detto?- le disse il dottore e Myr tirò un sospiro di sollievo: per fortuna la piccola stava bene.
-D’accordo, allora io vi saluto!- disse il signor Ross.
-Non si ferma a prendere qualcosa?- gli chiese Arina, educatamente.
-No, ti ringrazio Arina ma devo proprio andare!- declinò cordialmente l’invito lui -Ho solo aiutato la ragazza a tornare indietro!- spiego, appoggiando una mano sulla spalla di Myr.
-Capisco… allora arrivederci dottore!- lo salutò Arina
-Arrivederci!-
-Grazie infinite per il suo aiuto!- lo ringraziò Myr, inchinandosi.
-Di niente! E stai attenta mi raccomando!-
Myr e Arina guardarono l’uomo allontanarsi, poi la donna disse: -Vieni, andiamo in cucina… abbiamo un altro ospite!-
-Un altro ospite?- chiese Myr curiosa, seguendo Arina dentro casa.
-Si! Ha salvato la mia piccola peste da un tizio che voleva farle del male!- spiegò la donna mentre percorrevano il corridoio.
Myr sentì una fitta allo stomaco e abbassò lo sguardo, arrossendo. -Mi scusi signora…- borbottò -…l’ho persa di vista mentre correva ed è stata aggredita mentre io non c’ero…-
-Oh non ti preoccupare, cara!- la rassicurò Arina -Laren ha l’abitudine di scappare all’improvviso!- spiegò.
In quel momento raggiunsero la cucina. Come vide Myr, la piccola Laren saltò giù dalla sedia e corse ad abbracciarla.
La ragazza le sorrise. -Eccoti qui, piccolina! Mi hai fatta preoccupare!- disse sospirando
-Scusa Myr! Avevo dimenticato che non sai la strada!- si scusò la bambina
-L’importante è che tu stia bene!- le disse Myr sorridendo; anche Laren le sorrise, poi disse: -Lo sai che un uomo cattivo mi ha quasi presa?!-
Era evidente che non vedeva l’ora di raccontarle la sua piccola avventura.
-Davvero?- chiese Myr, sorridendo all’entusiasmo della bambina.
-Si!- disse lei annuendo energicamente con la testa. -Però lui mi ha salvata!- spiegò, indicando il ragazzo seduto al tavolo.
Myr l’aveva notato solo in quel momento, concentrata com’era sulla bambina. Lo osservò bene: era un ragazzo alto e piuttosto muscoloso; aveva gli occhi neri come i capelli, che gli ricadevano leggermente ondulati appena sopra le spalle e il viso era coperto di lentiggini. C’erano poi degli elementi, in quella figura, che attiravano subito l’attenzione: primo tra tutti, un vistoso cappello arancione con degli occhialini circolari sopra e poi c’era anche un ampio tatuaggio sul braccio sinistro.
Non fu difficile per Myr intuire di chi si trattasse.
-Piacere, sono Ace!- si presentò lui, avvicinandosi e tendendole la mano.
I suoi peggiori sospetti parvero confermarsi e l’espressione di Myr cambiò: ora fissava il ragazzo con aria ostile. Quel ragazzo non poteva che essere Ace Pugno di Fuoco, il capitano della seconda flotta dei pirati di Barbabianca. Rimase lì, ferma, a guardarlo con aria truce e a studiarlo; poi, molto lentamente, gli strinse la mano.
-Piacere- disse lei lapidaria -Io sono Myr-
Lasciò in fretta la mano del ragazzo e andò a sedersi a tavola. Ace e Arina rimasero un po’ spiazzati da quello strano comportamento.
-Ma… vi conoscete già?- chiese Arina sottovoce al ragazzo
-No!- rispose subito lui, perplesso.
Laren si avvicinò cauta a Myr e le chiese: -Myr… tutto bene?-
Lei le sorrise e le scompigliò i capelli. -Si tutto bene, tranquilla- ma non sembrava che andasse tutto bene.
All’ora di cena l’umore di Myr ancora non accennava a migliorare e mentre mangiava continuava a guardare il ragazzo, sospettosa. Ace, dal canto suo, mangiava e chiacchierava allegramente, come se nulla fosse.
-Anche Myr aveva una barca!- stava dicendo Laren. -Vero Myr?-
La ragazza parve riprendersi dai suoi pensieri. -Cosa? Oh si, anch’io avevo una barca…- disse semplicemente.
-A proposito di barche!- esclamò Arina battendosi una mano sulla fronte, ricordandosi all’improvviso -Myr alla fine come pensi di fare a partire?- chiese alla ragazza.
Decisamente a Myr non andava di parlare degli affari suoi davanti a un pirata, ma non aveva altra scelta. -La Mary Gold salpa il 25…- spiegò. -Pensavo di farmi dare un passaggio!-
-Ma significa che devi aspettare altre due settimane!- calcolò Arina
-Già…- sospirò Myr -…la cosa non mi va molto a genio, perché avrei una certa fretta, ma non vedo molte alternative!-
-Perché non ti compri un’altra barca?- le suggerì Ace
La ragazza gli scoccò un’occhiataccia ma non rispose.
-Myr ha perso tutti i soldi in mare!- spiegò Laren, tranquillamente.
-Laren!- la rimproverò la madre, avendo intuito che Myr preferiva non parlare dei fatti suoi al ragazzo.
-Ah capisco…- disse semplicemente Ace, tornando a mangiare.
Per un po’ i soli rumori furono quelli prodotti dalle posate che tintinnavano contro i piatti poi, all’improvviso, Laren disse: -Tu però potresti accompagnarla, vero Ace?-
-Laren, non t’immischiare in cose che non ti riguardano!- l’ammonì di nuovo Arina, mentre Myr s’irrigidiva.
-Beh dipende dove deve andare lei!- rispose Ace alla domanda della bambina, per poi rivolgersi alla ragazza. -Io sono diretto ad est… tu invece?-
“Ma proprio ad est doveva andare questo?!” si domandò Myr. -Da un’altra parte- gli rispose, fredda.
-Ma Myr, si che devi andare ad est!- s’intromise di nuovo Laren. -L’hai detto stamattina a quegli uomini giù al porto, non ti ricordi?-
Questo per Myr fu davvero troppo. Scattò in piedi e si diresse a passo spedito fuori dalla stanza. Gli altri ascoltarono i passi della ragazza allontanarsi sempre di più lungo il corridoio; poi la sentirono aprire la porta d’ingresso ed infine più niente.
Arina sospirò e si rivolse alla figlia. -Laren!- disse esasperata.
La bambina era confusa. -Che c’è? Cosa ho detto?-

 

Myr si sedette sulla panchina e sbuffò, alzando poi lo sguardo al cielo stellato. Si sentiva stanca come non mai, ma non aveva voglia di rientrare. “Che situazione!” pensò sconsolata.
-Posso sedermi?- chiese qualcuno dietro di lei.
Myr sobbalzò, colta alla sprovvista, poi si girò: Arina le sorrideva serena. La ragazza arrossì lievemente e annuì appena.
-Non hai freddo qui fuori?- le chiese la donna, mentre si accomodava sulla panchina.
Myr abbassò la testa e si fissò i piedi. -Scusi…- disse piano -…per come mi sono comportata poco fa!-
-Tranquilla cara, non sono arrabbiata!- la rassicurò lei
Myr fece appena un cenno con la testa e tonò a fissarsi le scarpe. Ci fu un attimo di silenzio.
-Allora…- iniziò poi Arina -… adesso che siamo sole ti va di dirmi cosa c’è che non va?-
Myr sospirò ma non rispose.
Arina ritentò. -So che non ti piace parlare degli affari tuoi!- disse -Ma certe volte tenersi tutto dentro può essere controproducente! Non sei costretta a raccontarmi tutta la tua vita, ci mancherebbe, ma spiegami almeno perché ti da così fastidio quel ragazzo…-
Myr rimase in silenzio qualche istante, poi rispose: -E’ un pirata-
-Si, lo so- disse Arina, scrollando le spalle -E con questo?-
La ragazza alzò la testa e guardò la donna allibita. -Come sarebbe a dire “e con questo”!- esclamò, con un tono di voce un po’ più alto di quanto avesse voluto. -E’ un pirata! Come fa a fidarsi di lui?- chiese.
-Anche se è un pirata so che è un bravo ragazzo!- spiegò Arina, convinta, guardando Myr dritta negli occhi. -Così come so che anche tu sei una brava ragazza… anche se so chi sei in realtà!- le disse seria.
Myr sussultò. -Come fa a…?- chiese
Arina sorrise. -Beh sai, non potevo certo prendermi in casa un’estranea senza fare qualche piccola ricerca!- le spiegò, facendole l'occhilino. -Ma anche se non mi hai detto niente io mi fido di te!- continuò -Perché basta vederti per capire che non sei una pazza assassina!-
Le sorrise di nuovo.
Myr abbassò lo sguardo ancora una volta. -Scusi se non le ho detto niente…- si scusò
-Non ti preoccupare cara, capisco benissimo!- la tranquillizzò la donna -E non te ne faccio una colpa! La questione però qui è un’altra… non devi odiare quel ragazzo solo perché è un pirata! Devi andare oltre a certi pregiudizi e guardare solo la persona che si ha davanti-
La ragazza non disse nulla. Si limitò a sospirare e ad alzare lo sguardo verso il cielo.
-I miei genitori mi hanno sempre insegnato due cose fondamentali…- disse poi -…mai raccontare i fatti propri agli estranei e non essere mai in debito con un pirata, perché non saprai mai cosa potrebbe succedere!- spiegò
-Beh sono senza dubbio delle persone sagge i tuoi genitori!- disse Arina -E’ per questo che non vuoi chiedere un passaggio a quel ragazzo?-
Myr annuì. -Ho viaggiato molto negli ultimi tre anni e di pirati ne ho conosciuti tanti…- raccontò, accigliata. -Ed è per questo che non mi fido di nessuno di loro!-
Arina la fissò seria. -Ti capisco, cara! Nella maggior parte dei casi effettivamente non bisogna fidarsi… ma come ti ho già detto devi imparare a distinguere i mascalzoni dalle brave persone!- le spiegò paziente. -E quel pirata… Ace… a me sembra proprio un bravo ragazzo!- concluse.
Myr tornò a guardare verso la donna, un po’ scettica. Ancora una volta Arina la guardò dritta negli occhi, seria. -Credo che dovresti dargli una possibilità-
La ragazza distolse lo sguardo, pensosa. Fidarsi? Di un pirata? Le sembrava impossibile.
-Senza contare…- aggiunse Arina -…che è il modo più veloce per andare via dall’isola!-
Myr sospirò. -Questo è vero…- ammise
Arina le sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle. -E allora, cosa ne dici? Vogliamo darcela questa possibilità, al pirata Ace?-
Myr la guardò. Sorrideva. Sospirò e scrollando le spalle si arrese. -Massì… volendo… potrei provare a fidarmi- disse.
Arina parve soddisfatta. -Sono sicura che andrà tutto bene!- disse convinta.
-Speriamo…- commentò Myr. Già si stava pentendo di aver accettato.
La donna le sorrise di nuovo, poi si alzò. -Coraggio, meglio rientrare adesso!- disse
-Non posso!- esclamò Myr, alzandosi a sua volta. -Devo trovare quel tipo e chiedergli se ha ancora intenzione di darmi un passaggio!-
-Ehm…- disse Arina nervosa, guardando da un’altra parte. -Sai, non credo che farai molta fatica a trovarlo…-

 

-Ah, sei tornata!- la salutò allegramente Ace. -Fatto una buona passeggiata?-
Myr, rimasta sulla soglia della stanza, guardava Ace con un misto di sorpresa e di disgusto. -Che ci fai tu qui?- gli chiese a denti stretti.
-Sono ospite della signora Arina!- spiegò lui
-Intendevo dire che ci fai qui!- precisò indicando la stanza.
Ace era sdraiato per terra su una piccola brandina sistemata vicino al letto e guardava la ragazza un po’ perplesso. -Mi ha messo qui la signora Arina- disse.
In quel momento, Arina apparve dietro le spalle di Myr. -Bene ragazzi, vado a letto! Buonanotte!- li salutò, felice.
-Signora… perché lui dorme qui, in questa stanza?- chiese Myr, un po’ rigida.
-Abbiamo una sola stanza per gli ospiti, cara!- spiegò semplicemente la donna -Purtroppo dovrete dividervi gli spazi! Beh buonanotte cari!- disse squillante e sparì di nuovo lungo il corridoio.
Myr era così irritata che le era preso una specie di tic all’occhio destro, continuando a sollevare il sopracciglio quasi senza rendersene conto. Non sapeva spiegarsi perché, ma sospettava che la signora ci stesse prendendo gusto.
Sbuffando irritata, aggirò la brandina di Ace e andò a sistemarsi a letto. Ace notò il fastidio di Myr, così le disse: -Se ti do fastidio vado a dormire da un’altra parte, eh!-
La ragazza stava quasi per dirgli: “Si, ok, vai a dormire in soggiorno!” quando si ricordò della promessa fatta ad Arina, così si trattenne.
-No, resta pure…- disse invece, cercando di suonare il meno minacciosa possibile.
Ace guardò per un attimo la ragazza, pensieroso, poi scrollò le spalle e si sdraiò. Myr lo imitò.
-Senti…- gli chiese poco dopo
-Dimmi!-
-Sei ancora disposto a darmi un passaggio?- gli chiese
Ace ci pensò un attimo. -Certo- disse poi -Dov’è che devi andare?- le chiese
Myr si morse il labbro, indecisa, poi rispose: -All’arcipelago delle Farenie-
A sentire quel nome il ragazzo sobbalzò e si mise a sedere. -Cosa? E che ci vai a fare in un posto come quello?- domandò, curioso.
Anche Myr si mise a sedere. -Questi non sono affari tuoi!- disse, seccata -Puoi portarmi si o no?- gli chiese.
-Si, certo che ti posso portare… mi chiedevo solo cosa ci andasse a fare una ragazzina piccola ed esile come te in un posto del genere!-
A quel punto Myr su spazientì e gli lanciò contro il cuscino; il ragazzo però aveva i riflessi pronti e lo schivò con facilità.
-Primo: non sono una ragazzina! Ho quasi vent’anni, bello mio! E secondo: sono tutt’altro che indifesa!- disse
Ace parve divertito dalla reazione della ragazza. -Va bene… se lo dici tu sarà vero!- la prese in giro.
Myr si alzò e andò a recuperare il cuscino, mentre Ace continuava a ridere.
-Maledetta me e quando ho accettato di farmi dare un passaggio da te!- borbottò, rimettendo a posto il cuscino di mala grazia e infilandosi nuovamente sotto le coperte. -Buonanotte!- sbottò poi, voltandogli le spalle.
Ace smise di ridere e le disse: -Ehi… Myr, giusto?-
-Che vuoi adesso?- gli chiese, scocciata.
-Domani mattina si parte alle nove!- la informò
-Sarò pronta!- rispose lei
Dopodiché spensero le luci e si addormentarono.

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