Pirati dei Caraibi - Il mare dell'Eternità

di biondich
(/viewuser.php?uid=95400)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Passero che finì nella rete. ***
Capitolo 2: *** La Bugia e il fiero soldato. ***
Capitolo 3: *** Mezza mappa, mezzo viaggio, niente meta! ***
Capitolo 4: *** Guarda, marinaio, l'Ombra del mare ... ***
Capitolo 5: *** Bienvenidos a San Salvador! ***
Capitolo 6: *** E' soltanto questione d'aprir gli occhi. ***
Capitolo 7: *** L'isola che non c'è. O meglio, l'isola che non dovrebbe esserci. ***
Capitolo 8: *** Mezza mappa, bussola rotta, mezza bussola, mappa rotta! ***
Capitolo 9: *** Il peggior incubo di Capitan Jack Sparrow. ***
Capitolo 10: *** I segreti della nebbia. ***
Capitolo 11: *** Nelle fauci della bestia ***
Capitolo 12: *** La Chiave di (s)volta. ***



Capitolo 1
*** Il Passero che finì nella rete. ***


Ehilà! Mi presento: sono Biondich e quella in cui mi cimenterò è la mia prima storia sul mondo di POTC. Che dire? Spero vi piaccia, almeno un po'!

Bando alle inutili introduzioni, tanto non le so fare.

Enjoy the reading,

Biondich.

 

 

 

Londra, prigione di Bridewell Palace.

Un ritmato rumore di passi rapidi riecheggiò lungo i tetri corridoi di uno dei carceri più temuti e pericolosi d'Inghilterra. Due guardie dal volto impassibile sfilarono davanti alle celle, sotto lo sguardo interrogativo dei prigionieri. La scorta si fermò davanti ad un loculo dalle pareti più umide delle altre, senza finestre sulla nebbiosa Londra.

All’interno, fasciata in un umile abito grigio, una giovane donna levò lo sguardo fiero sulle due guardie che aprivano la sua cella. La serratura cedette con un sinistro cigolio, lasciando entrare i due uomini in borghese; la prigioniera fu sollevata di peso, liberata dai ceppi e trascinata fuori. La giovane si divincolò dalla ferrea presa della scorta e avanzò con le proprie gambe, riguadagnandosi la dignità che tempo prima le avevano portata via, insieme alla libertà.

“Sua Maestà, Re Giorgio II, ha chiesto udienza con voi.”- disse con voce monocorde il più alto dei due uomini che scortavano la ragazza, afferrandola per un braccio e affrettando il passo, verso la sala ricevimenti.

La luce nell’ampia camera, pomposa e piena di ricchi ornamenti, colpì violentemente il volto della prigioniera che socchiuse gli occhi, dopo quasi due mesi di oscurità.

La giovane donna fu fatta sedere su una sontuosa poltrona, in attesa della venuta del re e della sua corte. Un’attesa che risultò inevitabilmente lunga e maleducata, persino per un nobile.

E, finalmente, dopo l’interminabile presentazione del Reale, l’udienza ebbe inizio, presieduta dai cortigiani e dalle guardie del corpo di Sua Maestà.

“Voi siete Eleonore Bennett e avete chiesto asilo all‘Inghilterra, Miss.”

L’acuta voce dell’uomo incipriato davanti a lei aveva un’intonazione così singolare da rendere difficile comprendere se quella fosse una constatazione o una semplice domanda.

“È così. Ma a quanto pare, non mi è stato concesso.”- constatò la giovane con un mezzo sorriso, mentre sollevava lievemente gli avambracci, evidenziando le pesanti catene che le avvolgevano gli esili polsi.

“È stata un’azione preventiva.  Non avete fatto presenti quali fossero le cause che vi spingevano a fuggire dalla vostra Francia, milady.”

“Non me le avete chieste, Vostra Maestà.”- sibilò la giovane, appoggiandosi contro lo schienale della propria sedia, ostentando la sicurezza che in quel momento la pervadeva.

“Sapete perché siete qui, Miss Bennett?”- domandò Re Giorgio II, lanciando un’occhiata furente verso quella giovane senza pudore, che, seduta scompostamente, si guardava intorno, osservando con irriverenza ognuno dei presenti.

“Suppongo non sia per una tazza di tè.”- sospirò Eleonore, con un’alzata di spalle che indignò ogni Lord nella stanza.

“Affatto.”- rispose rapidamente il Re, con un sospiro rassegnato. “Siete qui perché la Compagnie delle Indie Orientali e l’Inghilterra, richiedono i vostri servigi. Un incarico di vitale importanza che offrirà innumerevoli vantaggi sia al Regno, sia a voi.”

“Non credo che i miei interessi e quelli della Marina inglese possano coincidere, Signore.”- rispose la Bennett, sporgendosi lievemente in avanti e facendo oscillare i lunghi boccoli color miele, che contrastavano con la pelle chiara.

“Siete davvero sicura?”- Re Giorgio II sembrava incredibilmente tollerante nei confronti dell’irriverenza di una giovane orfana, ripudiata dalla sua stessa Patria. “ Siamo il Re, dopotutto. Chiedete e vi sarà concesso, Miss.”

“Sono senza parole”- mentì Eleonore, con tono falsamente sorpreso - “ Quale azione deprecabile, quale terribile missione mi si richiede di compiere, per poter attingere così direttamente dalla fonte tutto ciò che desidero?”- domandò con un sorriso astuto disegnato sulle labbra morbide, screpolate dal freddo della prigione.

Un sussulto di sdegno si levò dalla corte del Re, mentre occhiate di rimprovero minacciavano il bel volto della giovane prigioniera, immune alle intimidazioni di quei pomposi uomini da camera.

“Le vostre … ,ehm, capacità vi rendono idonea a questo compito.”

“Oh”- questa volta, Eleonore Bennett rimase interdetta, di fronte alla sincerità di Sua Maestà in persona. “Sarebbe?”

“Re Giorgio II e l’Inghilterra, vi chiedono di catturare l’uomo che ha più e più volte recato offesa al buon nome del Regno.”

“La Marina comincia a perder colpi, se richiede l’aiuto di una donna, umile per giunta.”- sorrise astutamente la giovane, mettendo alla prova la pazienza degli interi presenti.

“Le donne sono maledizioni per tutti, persino per i pirati, Miss Bennett. Vogliamo che voi siate quella di Jack Sparrow. Riportateci lui  e la sua nave e, vi garantiamo, avrete tutti i migliori riconoscimenti che noi e la nostra carica potremo offrirvi.”

“Con tutto il rispetto, Signore,come credete che una donna, giovane e sì inesperta del mondo, possa adempiere ad un compito di tale importanza? Mi si chiede di catturare un pirata e la sua nave, tutta sola?”- la voce di Eleonore scorreva fluida e flebile, trasudando sicurezza e scherno verso la corte.

“L’Inghilterra ed noi poniamo da parte i pregiudizi verso la Francia e le vostre origini, e abbiamo fiducia nella vostra inventiva, milady. La Marina è a vostra disposizione, vi sarà concessa qualunque cosa riterrete necessaria per ottemperare al nostro patto.”

“Se posso chiedervelo, Maestà, perché tanti affanni per un uomo solo? Cos’ha Sparrow, da interessare così animatamente il re Giorgio II?”- domandò incuriosita la prigioniera, sporgendosi leggermente in avanti, mentre i due grandi occhi azzurrognoli si illuminavano d’interesse. C’era odore di affari.

“Una bussola, Miss. La bussola di Sparrow. Un oggetto semplice quanto unico nel suo genere. Una bussola che punta a ciò che più si desidera al mondo. Inutile elencarvi quali sarebbero i vantaggi che si presenterebbero al nostro Regno, se noi entrassimo in possesso di un simile prodigioso oggetto.”

Diamine, se era un affare! Ammesso che davvero esistesse un oggetto che puntava a ciò che più al mondo si desiderasse. Le sarebbe stato incredibilmente utile per …

“Molto bene, allora”- sorrise ben più affabile la giovane - “Ecco le mie condizioni: mi occorre  una nave incredibilmente vistosa, che ne dite della vostra Ammiraglia? Saranno necessari anche un valido equipaggio e delle mele, Vostra Grazia.”

I piccoli occhi scuri del Re si aprirono in un’espressione di stupore ed indignazione, mentre la bocca dalle labbra sottili si socchiude sorpresa, senza realmente sapere cosa dire.

“La … la nostraa Ammiraglia? Impossibile, categoricamente impossibile!”

“Credevo voleste che la missione avesse successo, Vostra Maestà.”- sorrise Miss Bennet, inarcando lievemente un sopracciglio sottile.

“E … e sia. L’avrete. E con essa l’equipaggio e le … a cosa vi servono le mele, madame?”

“Ho una particolare predilezione per quei frutti, non vorrei dovermene privare, per via del viaggio.”- sorrise con semplicità la prigioniera, raggiante, dopo essere scesa a patti ed aver avuto la meglio.

“Troverete dei barili di mele a bordo, milady.”- soffiò Re Giorgio, mentre valutava quanto appena stabilito. Ma anche il Reale aveva un asso nella manica, grazie al quale si sarebbe accertato che l’astuta Miss Bennett ottemperasse alla richiesta. Ma forse non era ancora il momento di metterla al corrente.

“Partirete domani mattina all’alba, è tutto.  Guardie, scortate la nostra ospite nella sua cella e date inizio ai preparativi.”

Con un cenno di intesa, i due uomini in borghese che avevano scortato Miss Bennett nella sala ricevimenti le si avvicinarono, pronti a ricondurla nel suo tetro loculo.

“Quasi dimenticavamo”- il Reale si schiarì la voce, arrestando l’incedere della scorta e della prigioniera - “ Ora, noi e la nostra corte saremmo curiosi di sapere quale sia il vostro piano. Vorreste metterci alla luce delle vostre idee, Miss?”

“Con tutto il rispetto, Vostra Grazia, No.”

 

 

 

 

 

 

 

                                                       ***

 

 

 

 

 

 

Un tenue chiarore all’orizzonte, segno di un’ormai prossima alba, illuminò lentamente, con il tocco leggero di un abile borseggiatore, le tavole scure e preziose di una nave che di avventure, credetemi, ne aveva vissute parecchie. La ricca prua dell’imbarcazione che faceva sussultare i cuori dei pirati più temerari, rubando loro almeno un battito, se non di più, sferzava le onde con naturale eleganza, indefessa, quasi al di sopra del mare.

La Perla Nera, tornata nelle mani dell’uomo che più di tutti l’aveva amata, aveva ripreso a brillare di quel sovrannaturale splendore che la contraddistingueva, e faceva rotta verso l’ignoto.

Il suo capitano, o per meglio dire Capitano, accarezzava con una dolcezza a lui inusuale il timone, con lo sguardo puntato verso l’orizzonte, come in attesa di un qualche incredibile prodigio, forse aspettandosi che gli dei in persona gli aprissero i cancelli del cielo, regalandogli così una nuova avventura con cui mettersi alla prova. O che quelle nuvole scure, ancora lontane, riversassero una pioggia di buon rum.

“Jack! È il capitano che deve stare al timone, non lo sai?”- ruggì Barbossa avanzando con passi pesanti lungo il ponte, facendo oscillare l’ispida barba rossiccia e fulminando il suo secondo con lo sguardo glaciale che riluceva attraverso i piccoli occhi ridotti a due fessure.

“E, di fatto, mio buon caro Hector, il Capitano è proprio al suo posto!”- sorrise ingenuamente Sparrow , osservando il suo secondo sbuffare seccato e avanzare ancor più speditamente verso di sé.

“Oh no, Jack”- il vecchio pirata sogghignò minacciosamente, trattenendosi dall’estrarre la sua pistola e dal piantare una sfavillante pallottola in testa al suo sottoposto - “ Il capitano è qui davanti a te che ti ordina di levarti di torno.”

“La vecchiaia deve averti confuso un po’ le idee, Hecty” - sorrise Sparrow , scoprendo i denti decisamente sani , per il suo stile di vita, e suscitando nel suo interlocutore un ringhio sommesso - “ Perché il Capitano è esattamente al suo posto, dietro al timone.”

Barbossa fece scivolare rapidamente la pistola dalla fondina e la puntò contro il volto allibito di Jack che lo osservò contrariato, socchiudendo gli occhi scuri e arricciando leggermente il naso.

“Mi spieghi perché ci riduciamo sempre a questo?”- domandò con voce roca Hector, agitando leggermente la canna della pistola, con un mezzo sorriso di sfida sul volto segnato dal tempo.

“Davvero non lo so, Hecty, ma ha un ché di divertente.”- ghignò Jack, sorridendo astutamente, mentre i suoi occhi brillavano intelligenti - “No?”- ed estrasse con incredibile rapidità la sua pistola.

“Già”- commentò Barbossa, caricando il colpo e palesando le sue intenzioni. Jack aggrottò le sopracciglia, dubbioso, poi rispose caricando la sua arma e lanciando al suo avversario uno sguardo di sfida.

“Capitano!”- una voce forte e gracchiante dal ponte attirò l’attenzione dei due litiganti che furono costretti a mettere da parte le loro divergenze, per rivolgersi a quella fonte che aveva osato interrompere una sì rara discussione.

Mastro Gibbs abbaiò senza timore, schiarendosi più volte la voce e sistemandosi la giubba sgualcita, sotto lo sguardo feroce dei due comandanti.

“Sarò da voi fra un momento, Mastro Gibbs!”- ruggì ironicamente Hector, accennando un inchino irriverente, con tanto di cappello piumato fra le mani.

E il mozzo in questione levò lo sguardo al cielo in un sospiro rassegnato, mentre si apprestava ad essere testimone dell’ennesima sfuriata fra i due uomini a capo di quella nave leggendaria.

“Permettimi di farti notare che il nostro egregio Mastro ha chiesto del Capitano, ergo di me! Comprendi?”

Agli occhi stanchi e particolarmente lucidi a causa del rum di Mastro Gibbs, si presentò la visione di due uomini teoricamente maturi che gomito a gomito, fra ringhi sommessi e colpi alla cintura, scendevano a gran velocità i gradini cigolanti delle scale che si affacciavano sul ponte.

“Sono io il capitano, Sparrow, fatti da parte!”

“Giammai! Da che mondo è mondo, sono io a detenere il ruolo di Capitano! Osi mettere in discussione un sì indiscutibile punto?”- sbottò Jack, allargando con fare plateale le braccia abbronzate, ricoperte dal fine lino di una camicia un tempo bianca. I ninnoli fra i suoi capelli oscillarono, indignati quanto il loro proprietario, di fronte alla sfrontatezza di Barbossa.

“Lo discuto eccome, il tuo punto! Sono io il capitano!”

“Bazzecole, vane sciocchezze le tue, Hector! Gibbs, diteglielo voi chi è il vostro Capitano!”

“Ah …”- e come di consueto, il buon Mastro si ritrovò con ben poche parole in bocca e altrettante scarse vie di fuga. Si guardò intorno in cerca di consenso da parte dei compagni che si dimostrarono vili codardi, nel loro allontanarsi così velocemente dal campo di battaglia.

Ma del resto, chi indietro resta, indietro rimane. E Mastro Gibbs non era stato abbastanza rapido nel mettere in atto la più nobile delle arti della pirateria.

“Non sentite anche voi una forte umidità? Gli dei piangeranno oggi, signori! Sarà meglio andare sottocoperta.” - il buon sottoposto si sfregò le mani, distogliendo lo sguardo, e si allontanò rapidamente, ignorando le due figure furenti dietro di sé e ascoltando distrattamente il suono prodotto dalle suole dei propri stivali sulle tavole scheggiate della Perla.

Al Diavolo quei due diavolacci, che se li sbrogliassero tra di loro, quei maledetti punti!

“Codardo”- commentò aspramente Jack, osservando il suo possibile alleato allontanarsi, pur consapevole, in sé, di approvare il comportamento sfuggevole del compagno di avventure.

“Signor Gibbs!”- ruggì Barbossa, provocando dei brividi lungo la schiena del diretto interessato. “Convochi la ciurma, dobbiamo stabilire una rotta!”

E in men che non si dica, la svogliata marmaglia di cani rognosi recuperati a Dominica si presentò al cospetto dei due possibili capitani, trascinando le membra svogliate con esasperante flemma, provocando un senso di acuto fastidio alla bocca dello stomaco dei due comandanti.

“Signori”- sentenziò con teatralità il vecchio Jack, gesticolando animatamente e spostandosi avanti e in dietro lungo il ponte, mantenendo così alta l’attenzione dei suoi uomini - “Signori, cos’è un uomo senza una meta? Nulla, signori, irrimediabilmente nulla, ve lo dico io! E allora, io la rotta ce l’ho, ce l’ho eccome! Perché un uomo senza meta è come un … un … uomo con una bottiglia vuota di rum! E cos’è una bottiglia vuota di rum se non …”

“Io dico di far rotta verso Cuba, signori! Issate le ancore, spiegate le vele , ci muoviamo!”- ringhiò Hector, sovrastando la voce di Jack e superando con una spallata il pirata più giovane.

La ciurma annuì, forse più per accondiscendenza ché per reale approvazione. Gli hombres de Dominica avevano imparato a non immischiarsi nelle questioni fra capitani.

“Oi!”- Sparrow pungolò la spalla di Barbossa e lo affiancò, pronto ad intervenire- “ Contrordine! Facciamo porto a Tortuga!”

“Señor, siamo stati a Tortuga dos semanas fa. Porqué torniamo alli?”- domandò un giovane mozzo dall’ aspetto gracile, facendosi avanti.

“Perché si e basta”- borbottò il Capitano, accigliato, sorridendo minacciosamente a quella marmaglia di scansafatiche che volevano assomigliare ad una ciurma - “E ora scattare, marche!”

“Mettiamo ai voti, signori! Cuba, con le sue meravigliose mujeres, o Tortuga?”- domandò Hector, con un sorriso ammaliante, volto ad accattivarsi il sostegno di quel branco di cani rognosi.

Un brusìo di commenti ben poco casti si elevò dalla folla, mostrando palesemente quali fossero le preferenze.

“Le donne sono volubili, hombres, il rum vi amerà sempre! E, lasciatemelo dire, il rum di Cuba lascia molto a desiderare!Vamonos a Tortuga!”- sorrise Jack, ponendosi davanti a Barbossa e catturando l’attenzione del pubblico, con il suo dinamico gesticolare delle dita.

E ancora una volta, il rum, quell’alcolico scuro e straordinariamente rigenerante, ebbe la meglio. Un unanime “Olè!” diede ad intendere quale sarebbe stata la meta della Perla Nera.

La grande nave virò a destra e solcò quelle acque blu scure, diretta nuovamente verso quel covo di lestofanti e malfattori della peggior specie.

Ma la domanda era: perché?

Mastro Gibbs rimuginò parecchio su quale potesse essere il motivo che spingeva Jack a tornare indietro. Sbuffò, mentre passava uno straccio logoro lungo il parapetto, con svogliatezza.

Dopo che Barbossa si era ritirato nella sua cabina, maledicendo il nome di quel bell’imbusto di  Sparrow, il suddetto Capitano era tornato sul castello di prua a guidare il vascello verso l’orizzonte.

E il suo fidato amico Gibbs gli si avvicinò, incuriosito da quel che poteva balzare nella sua mente.

“Allora, Tortuga, eh?”- l’uomo, dalla barba corta e bianca, si avvicinò al suo Capitano, schiarendosi la voce.

“Oh, sei tu.”- sbuffò Jack, lanciandogli un’occhiata torva, imbronciando il volto esotico e affascinante, per poi tornare a puntare l’orizzonte.

“Perché torniamo là, Capitano?”

“Perché circostanze circostanziali di natura oscura, Mastro Gibbs, ci spingono a far porto a Tortuga, ergo là torniamo.”

“Che genere di circostanze, Jack?”- domandò il compagno, assottigliando lo sguardo, cercando di leggere la mente di quel  Capitano apparentemente ingenuo, profondamente complicato.

“Circostanze, Mastro Gibbs, circostanze.”

“Jack, cosa c’è sotto? Di cosa si tratta questa volta? Oro, gioielli, damigelle?Hai in mente qualcosa di grosso, non è vero?”

“Il rum! Stiamo finendo le scorte di rum, non possiamo navigare senza rum, navighereste voi, Mastro, senza rum?”- la voce di Sparrow aveva alti e bassi, saltava insieme al suo proprietario, mentre gli occhi color mogano del comandante lampeggiavano di incertezza. L’atteggiamento del Capitano era schivo, elusivo, e il vecchio Gibbs aveva imparato che se Jack non voleva parlare, non valeva la pena continuare ad indagare.

Ma, Diavolacci, se erano pericoli quelli nei quali si sarebbero presto tuffati, che almeno quella caricatura d’un Capitano li avvisasse!

 

 

 

 

                                                            ***

 

 

L’eternamente giovane Tortuga presentava una vasta gamma di criminali, dai miti ladruncoli d’occasione ai più temibili assassini. Ma la magia di quell’isola stava nel riuscire a far conciliare quell’immonda massa di cani rognosi, fino a renderli docili come agnellini, sotto i fumi dell’alcol.

La Perla Nera, in porto da ormai due giorni, attendeva impaziente il ritorno in mare aperto e il suo Capitano, a piedi fra locande e bordelli, con ogni probabilità.

Ma il vecchio Jack era a caccia di informazioni più dettagliate circa “un carico” al quale era particolarmente interessato e che di lì a poco avrebbe sfilato davanti alle coste della piccola isola di masnadieri.

“L’Ammiraglia di Re Giorgio II passerà a largo delle coste domani, secondo i miei calcoli. Si, si ne sono certo!”- aveva biascicato un anziano mercante, accasciato a terra in una locanda che era tutto fuorché accogliente. Sparrow sbuffò, osservando il sorriso ebete stampato in faccia a quel vecchio dalla barba canuta; lasciò l’edificio, diretto alla sua amata Perla, augurandosi che Hector non avesse nuovamente deciso di “prelevarla”.

 Jack era davvero stanco di vedere la sua nave salpare senza di lui.

“Diavolacci, Jack, in nome di quella che può parer amicizia, vuoi dirmi che accidenti ci facciamo di nuovo qui?”- sbottò Gibbs, comparendo, silenzioso come un gatto, davanti al Capitano, cogliendolo alla sprovvista.

“Credevo di avervi già risposto, Mastro Gibbs!”- esclamò Sparrow, sobbalzando, con uno sguardo stralunato negli occhi scuri.

Oh, mannaggia.

“ ‘Circostanze circostanziali’ è una risposta che lascia molto a desiderare, Jack. Puoi farla in barba alla ciurma, a Barbossa, forse, ma non a me.”

“Allora, forse dovrei liberarmi di voi, signor Gibbs!”

“Nah, non lo faresti.”- ghignò il vecchio marinaio, prendendo un sorso di rum da una bottiglia logora che teneva in mano. “Su, spara. A cosa andiamo incontro?”

“Molto bene, Gibbs”- sbuffò Sparrow visibilmente seccato dalla sagacia del collega. Gli strappò di mano l’alcolico e ne prese un lungo sorso, prima di continuare - “C’è una mappa.”- e qualcosa disse a Gibbs che per Jack la spiegazione poteva essere già bella che terminata.

“C’è sempre una mappa!”- sorrise il compare, mentre negli occhi si accendeva un bagliore di interesse.

“Una mappa che credevo fosse andata perduta, dopo che Jean Hamlin si è fatto rovinare dall’incendio alle Isole Vergini. ”- sbuffò Jack, infastidito dal dover mettere le carte in tavola. Aveva sempre amato l’effetto sorpresa; e poi sapeva che meno la gente sapeva, meglio era. “ La mappa per Cabo de las sombras passerà davanti alle coste di Tortuga, domani mattina, Signor Gibbs.”

“Cabo de las … Numi del cielo, Jack, è una follia! Non ci trascinerai tutti all’Inferno, non dopo l’esito della Fonte! Nossignore, sono stanco di rischiare la pellaccia!”

“ Deduco che vi stiate tirando indietro, Mastro?”- domandò Sparrow, fingendosi indifferente alle considerazioni del compare, sfregando l’indice ed il medio con il pollice.

“Deduci bene!”

“È inutile dirvi, allora, qual è la nave che ospita una sì pericolosa mappa.”- la voce di Jack era affascinante, scivolava sinuosa fino alle orecchie del mozzo, confondendolo e interessandolo.

“Assolutamente inutile!”- sbraitò Gibbs ben poco convinto.

“Quindi non vi farà alcun effetto sapere che l’Ammiraglia di Sua Maestà, o come cavolo si chiama, trasporta la mappa più ambita dei Caraibi, dell’Europa, del …”

“Come hai ottenuto queste informazioni, Jack?”- domandò Gibbs, assottigliando lo sguardo, mentre il rifiuto lasciava spazio alla curiosità, alla brama, all’interesse assoluto.

“Voci.”- ghignò Sparrow, consapevole di essersi guadagnato l’appoggio del compare, in quella missione di recupero.

Il suo interlocutore annuì sorridente, assaporando l’idea di ottenere una simile rarità.

“Cosa c’è alla fine del percorso, Jack? Non dirmi che … Diavolacci, è la mappa che porta …? Non hai rinunciato alla giovinezza eterna, allora.”

“Le ombre sanno molte cose, Mastro Gibbs. Immagino abbiano un rimedio anche per … questo.”- e il pirata guardò il proprio corpo abbronzato, ricoperto dalla casacca bluastra, immaginando con amarezza le sue carni che presto o tardi si sarebbero consumate, invecchiate dal tempo.

 “ Jean Hamlin aveva la mappa  e non ha mai nemmeno tentato di raggiungere quel posto, Jack! E lui ha sequestrato diciassette navi alla Marina! Nessun uomo con un po’ di buon senso si metterebbe alla ricerca delle Ombre.  Si dice che chi ne veda una, muoia entro breve e di morte orribile!”- sibilò il Mastro, guardandosi intorno con fare circospetto, mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione di pura apprensione. Guai in vista. Di nuovo.

“Si dice anche che le suddette Ombre possano compiere prodigi incredibili, se ben compensate … Qualche ninnolo, per la vita eterna, Signor Gibbs!”

“E sia. Ma sarai tu a comunicare all’equipaggio che siamo tutti condannati!”- ruggì l’uomo dalla barba canuta, levando gli occhi al cielo in una silenziosa preghiera per ingraziarsi gli dei del mare.

“Allora, ci occorre del rum!”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Bugia e il fiero soldato. ***


Ringrazio di cuore chi legge, recensisce, preferisce, ricorda e segue questa storia! Spero gradirete anche questo capitolo,

Biondich!

 

Un ambizioso Jack Sparrow  gesticolava animatamente sul ponte, millantando i meravigliosi vantaggi che un patto con le Ombre di Cabo de las sombras avrebbe portato ad ognuno dei presenti. Una ciurma colta alla sprovvista lo ascoltava senza emettere un fiato, sconvolta dalla rapidità con cui il Capitano cambiava rotte, mete, destinazioni.

Un Hector Barbossa, contrariato, attendeva con trepidazione che la filippica del suo secondo terminasse, così da poter dire la sua a riguardo.

Dopo quella che sembrò un’eternità, Jack tacque e Barbossa lo afferrò malamente per un braccio, congedando entrambi dalla ciurma con un “ Io e il Signor Sparrow dobbiamo deliberare, circa la rotta!” , seguito dalla puntualizzazione di Jack riguardo la sua carica di “Capitano!” che era stata omessa.

Nella cabina del capitano, Hector guardò a lungo di sbieco il secondo pirata, maledicendo mentalmente il suo nome e domandandosi perché diavolo avrebbe dovuto seguirlo fino all’Inferno delle Ombre, quando nemmeno Hamlin aveva osato avvicinarsi a quel luogo.

“Davvero, Jack, credo dovresti metterti l’animo in pace e accettare il fatto che un giorno, qualcuno calpesterà le tue ossa ridotte in polvere.”- gracchiò il vecchio pirata, divertito dall’effetto terrorizzante che le sue parole ebbero sul collega più giovane.

“Giammai.”- sbottò Sparrow rapidamente, distogliendo lo sguardo, deciso ormai a tentare la nuova ricerca.

“Cabo de las sombras non è posto che si può raggiungere facilmente, né è luogo dal quale si può fuggire, senza lasciare indietro qualcosa. Le Ombre chiedono un prezzo, Jack. Lo chiedono sempre. Quanto puoi spingerti oltre, quanto sei disposto a cedere, per la giovinezza eterna?”- soffiò Hector, avanzando nella stanza, con passi ritmati, scanditi dall’incedere claudicante dovuto alla gamba di legno.

“Quanto è necessario. Tu piuttosto, non rivuoi una gamba? Suppongo che quella bottiglia di rum portatile cominci a stancarti, Hecty.”

L’incedere di Barbossa si arrestò. Il pirata soppesò le parole del collega, mentre nell’animo si riaccendeva il rancore verso Barbanera e ciò che aveva comportato il suo arrembaggio. Hector Barbossa era stato colpito nel suo orgoglio e l’idea di riscattarsi, cancellando ciò che era simbolo della sua più grande sconfitta, lo allettò.

“La Victorious Melody di Giorgio II giungerà domani, quindi? Allora qualcuno dovrà insegnare a quelle sottospecie di mozzi come si legano le cime dei ramponi.”- acconsentì Hector, con un ampio ghigno sul volto spigoloso.

Ma si, al Diavolo il buon senso. Se irritare gli dei era ciò che era necessario compiere per aver finalmente quel po’ di giustizia, allora la Perla Nera avrebbe dato da tribolare a qualunque divinità.

 

 

 

 

                                                            ***

 

 

La Victorious Melody scivolava elegante, contrastando le onde del mare, facendo mostra di sé davanti al porto di  Tortuga, con le vele bianche spiegate al vento e gli occhi di tutto l’equipaggio puntati sulla piccola isola di malviventi.

George Coventry, Viceammiraglio della nave di Sua Maestà, osservò a lungo e con disprezzo quelle coste malfamate, dove si radunava la peggior feccia del tessuto sociale. E il suo sguardo inquisitorio e freddo, che scaturiva dagli occhi chiari di un giovane non ancora trentenne, si posò sull’esile figura che dal castello di prua osservava Tortuga con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.

“Signore, detesto ripetervelo, ma una donna a bordo non può che essere motivo di sventura.”- sussurrò con discrezione uno dei suoi sottoposti, avvicinandoglisi e osservando fugacemente Eleonore Bennett, ex prigioniera, che sin da quando erano partiti aveva tentato di guadagnarsi una posizione su quella nave, con le sue idee avventate.

“Re Giorgio ha fiducia in una fuggitiva, mentre sottovaluta la sua Marina, Signor Poll. Ma come Viceammiraglio, non posso permettere che una donna sottometta me ed il mio equipaggio ai suoi voleri. Prenderemo Sparrow a modo nostro. Avvisate l’equipaggio.”- rispose Lord Coventry, senza distogliere lo sguardo dall’isola.

“Un ammutinamento, Signore?”

“Non è ammutinamento, se è il vostro comandante ad ordinarvelo, Poll.”- sibilò Coventry, fulminando con lo sguardo fiero il suo sottoposto.

Non tollerava di dover eseguire gli ordini di una donnetta qualsiasi. Non sopportava l’idea che una femmina, francese per giunta, avesse ottenuto un incarico di simile importanza.

Oh, no.

Avrebbe riportato a Re Giorgio la bussola di Sparrow, il pirata stesso e la sua nave, se necessario, pur di dimostrare che la Marina manteneva ancora una splendida efficienza.

Quando Miss Bennett gli si avvicinò, con quegli occhi azzurrognoli brillanti di ambizione, il Viceammiraglio serrò la mascella, tacendo i suoi pensieri. Temeva che la meschinità di quella giovane donna potesse raggiungere la sua mente, rubandogli quel poco di dignità che restava.

“Conoscete il piano, George. Le voci circolano, sono certa che Sparrow e la sua nave faranno la loro apparizione a breve, tentati dalle storie circa una mappa che di fatto non c’è …”- esordì Eleonore, con un gran sorriso, mentre scrutava attentamente l’orizzonte.

“Non siete al di sopra della ciurma, né tantomeno avete il diritto di non appellarmi con il titolo che mi spetta. Sono il Viceammiraglio Coventry anche per voi, milady. Credevo ci fossimo già chiariti.”- sospirò l’uomo, voltandosi verso di lei e soffermandosi per qualche istante ad osservare il volto della ragazza davanti a sé. In un altro frangente, avrebbe trovato quella figura incredibilmente piacevole da guardare.

“George è un così bel nome, però.”- sbuffò la fanciulla, sorridendo astutamente. Tutto andava secondo i piani.

Si era conquistata la fiducia dell’equipaggio, malgrado la diffidenza del comandante nei suoi confronti, e di lì a poco avrebbe ottenuto una bussola prodigiosa che l’avrebbe condotta alla sua meta, la leggendaria baia di Cabo de las sombras. Perché si, la mappa esisteva davvero. Ma non era necessario mettere la Marina al corrente di questo piccolo particolare, no?

“Signore, c’è una nave che si dirige verso di noi!”- gridò la vedetta, attirando l’attenzione dell’intero equipaggio che si ammassò lungo il parapetto, nel tentativo di scorgere l’imbarcazione.

“Ai vostri posti, signori! Preparatevi ad un arrembaggio, serrate i ramponi e mostrate la potenza della nostra Marina!”- le grida di incitamento del Lord, dalla voce calda e forte, raggiunsero ogni soldato.

“ Fingete di opporre resistenza, rendete credibile questa farsa! Dovete solo fare in modo che io salga a bord …”- le grida di Miss Bennett furono interrotte dalla forte mano di Lord Coventry che, dando inizio alla congiura contro quella giovane irriverente e pretenziosa, la trascinò via, con estrema difficoltà, a causa del suo divincolarsi selvaggiamente.

“La Marina vi ringrazia, ma non abbiamo bisogno di voi per questo incarico!”- ghignò il Viceammiraglio, scortandola di peso nella cabina del capitano, sovrastando le grida soffocate e rancorose di Eleonore, ingannata da chi aveva cercato di ingannare.

“È ridicolo, George! Come vi permettete, state forse venendo meno alla promessa fatta al vostro Re?”- domandò la fuggitiva, fingendosi indignata.

Accidenti, di nuovo!

Mai una volta che le cose le andassero realmente secondo i piani, ecco. Era vittima di un ammutinamento!

“Viceammiraglio, sono il Viceammiraglio!”- sbraitò l’uomo, dal bel volto squadrato, mentre ammanettava Miss Bennett alla pesante scrivania nella stanza. “Sono certo  che Sua Maestà sarà ben poco interessato a chi o come avrà ottenuto la bussola, una volta che io gliela riporterò indietro. Quanto a voi e alla vostra lingua lunga, farò in modo che la Torre di Londra abbia una cella con il vostro nome sopra!”

Con un sorriso beffardo e negli occhi un profondo sguardo di sfida, George Coventry si lasciò alle spalle le proteste di Miss Bennett, tornando in coperta e guadagnandosi l’approvazione di tutto l’equipaggio.

Sottocoperta, Eleonore sbuffò amareggiata, mentre, presa dall’agitazione, cercava di sfilare il polso dalla manetta. Tentò di sollevare il massiccio tavolo, ma le fu impossibile e fu costretta ad accasciarsi a terra, stremata.

Non vantava una grande forza, né una gran fermezza. Dal carattere volubile, Miss Bennett cominciava ad aver qualche ripensamento, circa il suo piano.

Un rombo, seguito da un forte colpo di cannone, non molto distante dalla cabina, la fece sobbalzare.

Eleonore Bennett era una ladruncola da strada, una giovane truffatrice armata di sorrisi ingenui e promesse fasulle. Non era certamente in grado di sopravvivere a cannonate, duelli e tempeste in mare aperto! Sussultò, maledicendo la sua curiosità: entrata in possesso della mappa di Hamlin, Miss Bennett aveva raggiunto l’Inghilterra, per fuggire da chi, come lei, desiderava trovare il tesoro, qualunque esso fosse, indicato dalla mappa. E dopo un breve periodo in cui si susseguirono truffe su truffe, Miss Bennett fu arrestata. Fino a quando la sua astuzia e le sue strategie non avevano catturato l’interesse del Re in persona. E la giovane non si era certamente lasciata sfuggire l’occasione di liberarsi dalle catene della detenzione;aveva accettato l’incarico, sperando di trovare, nel frattempo, un modo per allontanarsi dall’Inghilterra e ricominciare la sua vita disonesta da capo, in un altro paese.

Un secondo colpo di cannone, questa volta proveniente dalla Victorious Melody, le diede ad intendere che lo scontro era iniziato.

Doveva uscire immediatamente da lì!

Colta da un momento di consapevolezza, controllò il suo corsetto, trasformato in un luogo sicuro in cui nascondere la mappa di Hamlin. Tentò nuovamente di spostare la scrivania, ma invano.

Un terzo rombo,  e una palla di cannone si schiantò a pochi metri dalla cabina nella quale Miss Bennett era prigioniera. Il contraccolpo fece oscillare la nave e la lampada ad olio accesa sul tavolo, finemente lavorata, scivolò a terra, finendo in mille pezzi. Una vampata di minacciose fiamme arancioni ne scaturì, avida d’ossigeno e di qualunque superficie, bramando l’orlo dell’abito di Eleonore che si ritrasse, decisamente intimorita.

Sarebbe arsa viva, per via di una stupida mappa e della sua avarizia?

Miss Bennett si disse che, se fosse uscita viva da quella scomoda situazione, avrebbe detto addio alla sua curiosità e si sarebbe trovata un lavoro dignitoso, sulla terra ferma.

Oppure, avrebbe venduto la sua mappa al miglior offerente e avrebbe vissuto di rendita, fino alla fine dei suoi giorni.

Ma non era il momento più adatto per pensare al proprio futuro, dato quanto era incerto!

Le fiamme avanzavano pericolosamente, la circondavano, la sovrastavano, crepitando e divorando lentamente le assi del pavimento, i tappeti, le gambe anteriori della massiccia scrivania, dando segno di non voler spegnersi.

Eleonore Bennett gridò a squarciagola, chiamò a gran voce la ciurma, il Viceammiraglio, chiunque avesse il buon animo di tirarla fuori di lì e salvarla.

Ma il fragore delle spade, le urla dei soldati e il tuonare dei cannoni sovrastarono la sua voce acuta, tacendo quella disperata richiesta di aiuto. Un fumo nero e denso penetrò le sue narici, costringendola a tossire, nel tentativo di liberare la gola.

Una strana sensazione di leggerezza, il rumore ovattato dell’ennesimo colpo e Miss Bennett scivolò a terra, incosciente.

 

 

 

                                                          ***

 

 

Capitan Sparrow, sottomessi i soldati, perlustrata la nave da cima a fondo, fatto prigioniero il Viceammiraglio e interrogatolo invano circa l’ubicazione della mappa, non si aspettava certo di vedere l’Ammiraglia, appena conquistata, bruciare e affondare con sì  fatta rapidità.

Tantomeno, si attendeva di trovare una fanciulla ammanettata a quel che restava di una vecchia scrivania, svenuta, dall’abito bruciacchiato, ma probabilmente viva.

“Un’altra donna a bordo? Ma è un continuo!”- brontolò Pintel, informato dal compagno Ragetti circa il ritrovamento di una esponente del gentil sesso sulla ormai defunta Victorious Melody.

“E non c’era nemmeno la mappa, a quanto sembra. Forse il Capitano sta perdendo colpi, credo abbia cominciato a non starci più con la testa …”- aggiunse il collega biondiccio, massaggiandosi il collo, parlando a bassa voce, così che nessuno sentisse …

“Voi dite, Mastro Ragetti?”- la voce aspramente ironica dietro i due pirati li fece sobbalzare, consapevoli ormai dell’ennesima indiscrezione su Capitan Sparrow.

“N-no, cioè io … voi …”

“Lo immaginavo.”- ghignò Jack, storcendo naso e passandogli oltre.

Il Capitano era caustico da quando era tornato sul ponte della Perla. Era convinto che la mappa di Hamlin fosse su quella nave, doveva essere lì, mannaggia! E invece niente, l’aveva cercata ovunque e si era ritrovato, in compenso, con un cospicuo numero di ospiti indesiderati. E una donzella dalle forme gentili che sarebbe stata una straordinaria fonte di distrazione, se non fosse per il fatto che poteva essere bella che morta, per quanto ne sapeva lui.

Sparrow ignorò i volti interrogativi della sua ciurma e si riparò sottocoperta, con una bottiglia di rum da svuotare e una testa da riempire.

Ormai un’ abitué delle cabine dei capitani, Eleonore Bennett riprese conoscenza, interdetta. Perché era sicura d’esser morta.

Ma il gran baccano che il suo giovane cuore faceva nel petto le diede ad intendere di aver posto una supposizione sbagliata. Ma come aveva fatto a salvarsi? O meglio, chi l’aveva salvata? E dove l’aveva portata? E cosa le avrebbe fatto?

La giovane truffatrice, dalla mente confusa e agitata, si alzò, decisa a far luce su quei misteri. Perché quella su cui si trovava non era di certo la Victorious Melody, nossignore! Le pareti scure, vecchie, odoravano di salsedine come mai le era capitato di sentire e le assi del pavimento erano pregne di sale, tanto da sentirlo scricchiolare sotto di sé mentre perlustrava la stanza, spoglia in fatto di mobilia, piena zeppa di bottiglie di rum, sia piene che vuote.  Era forse finita su una nave di contrabbandieri?

Magari era stata recuperata in mare, fra i resti dell’Ammiraglia del Re  e della Perla Nera. E come avrebbe ritrovato la bussola?

Al pensiero del prodigioso oggetto, seguì quello della mappa per Cabo de las sombras e Miss Bennett non perse tempo a sciogliere i lacci del corsetto, per assicurarsi che il suo unico avere di valore fosse ancora lì dove lo aveva lasciato.

“A me sembra tutto al suo posto, Miss.”

Eleonore sussultò, presa alla sprovvista, osservando il suo losco interlocutore, appoggiato allo stipite della porta della cabina, con un sorriso sfacciato sul volto abbronzato circondato da lunghi capelli neri.

La ladra osservò lo sguardo dell’uomo, puntato sul suo corsetto allentato, e non poté fare a meno di allarmarsi. Oh, non per sé, ma per la sua mappa. Doveva giocare bene le sue carte, altrimenti ci avrebbe rimesso la cartina, la bussola e forse la pelle!

E per rendere la sua farsa quantomeno credibile, Miss Bennett si finse sorpresa e offesa dallo sguardo languido dell’uomo che aveva tutta l’aria d’essere un pirata.

“Dove mi trovo, signore?”

“Sulla Perla Nera, miss.”- ghignò Sparrow, oscillando verso la giovane ospite, gesticolando, con lo sguardo stralunato negli occhi scuri, contornati di nere pitture berbere.

E Jack si stupì, quando la nuova Miss, con un’espressione indecifrabile nel volto, si slanciò fuori dalla cabina, ignorando lui ed il suo charme e correndo verso il ponte.

Beh, sembrava piuttosto viva, almeno.

Eleonore corse lungo le scale che affacciavano sul ponte di quella nave che lei aveva tanto desiderato raggiungere e che ora la spaventava. Maledizione!

Nella sua corsa, non fece caso alla figura davanti a sé e si scontrò con essa, cadendo a terra. Hector Barbossa, dopo quell’impatto che lo aveva appena sfiorato, osservò a lungo la figura accasciata a terra e dolorante.

“Correte ancora con le vostre gambe, siete più viva di quanto immaginassimo, miss.”

“Chi comanda questa nave?”- domandò Miss Bennett, rialzandosi da terra e scostando le ciocche di capelli riversatisi davanti agli occhi.

“Si da il caso che siate al cospetto del capitano di questa umile nave di pirati, milady. Benvenuta sulla Perla Nera”- ghignò Hector, accennando un inchino irriverente, mentre negli occhi brillava la solita luce minacciosa.

Quel vecchio pirata senza una gamba era Jack Sparrow?

Eleonore rimase delusa; voci nelle locande, sia di uomini che di donne, millantavano il fascino di un pirata che con gran difficoltà Miss Bennett riusciva a vedere in quell’uomo davanti a sé.

Oh, beh, gli affari prima di tutto.

Miss Bennett gettò le braccia al collo del presunto Sparrow e singhiozzò, con una performance degna di una prima donna dell’Operà di Parigi. E la ciurma si  ammutolì osservando ad occhi spalancati la donna che abbracciava con trasporto il burbero capitan Barbossa. E Hector scambiò con ognuno dei presenti un’occhiata interrogativa, mentre non ricambiava quel contatto strano quanto piacevole.

“Oh, Capitano, vi sarò debitrice per il resto della vita, mi avete salvata dalle fiamme e dalla crudeltà del Viceammiraglio!”- pianse Eleonore, tirando, alle volte, su con il naso francese  e proporzionato. Strinse ancor di più Hector, mentre le sue mani dalle dita affusolate cercavano nelle tasche della casacca del capitano la bussola prodigiosa.

 Barbossa la allontanò bruscamente con un “Dovere d‘un gentiluomo!”- piuttosto imbarazzato e irato.

Dannazione, la bussola non l’aveva in tasca! Ma allora dove la teneva? Oh cielo, sarebbe forse dovuta tornare nella cabina del capitano, in balia di quel losco mozzo dai capelli neri e il sorriso ammaliante?

“Sapete? Il Viceammiraglio Coventry mi aveva vista in una locanda, mi ha fatta rapire e rinchiudere nella sua cabina … Sono lieta che sia colato a picco insieme alla sua nave!”- mentì la ladra, guardando il pirata, con i grandi occhi di un azzurro sporco, come un cielo indeciso, volubile, inaffidabile.

Hector Barbossa sorrise astutamente, mentre, con un lieve cenno della mano, faceva segno a Pintel e Ragetti di far uscire “la sorpresa”.

E in men ché non si dica, il ponte fu invaso dai passi di tre uomini, dei quali uno soltanto, in una rigida compostezza inglese, manteneva uno straordinario controllo di sé.

Miss Eleonore sobbalzò, alla vista del Viceammiraglio George. Si nascose dietro il presunto capitano e tacque, mentre valutava attentamente come liberarsi da quella scomoda situazione. Lord Coventry avrebbe potuto sbugiardarla di fronte a tutti, per pura vendetta, perché di lei non si fidava. Ma lo avrebbe fatto? In fondo era anche nel suo interesse il recupero della bussola. Oppure no? Dopotutto, la sua nave era affondata … Aiuto!

La giovane ladra fu molto tentata di rientrare nella stiva dalla quale era arrivata, ma la comparsa sulla soglia del vile mozzo che l’aveva importunata le fece cambiare idea. E Miss Bennett si ritrovò faccia a faccia con Lord Coventry.

“Voi! Credevo … credevo foste morta!”- nella voce forte e calda del soldato si poteva distinguere una nota di leggero sollievo, minacciata dalla gravosità e dall’indignazione che il suo ruolo gli imponeva praticamente con chiunque al di fuori del Re.

Ma quella giovane donna era la causa di tutti i suoi guai, non poteva gioire della sua salute! Miss Bennett aveva affondato la sua nave. Certo, ad un occhio critico, sarebbe parso che fosse stata la Perla Nera e chi su essa a regalare ai fondali la splendida Ammiraglia del Re, ma per George Coventry la causa scatenante di tutto ciò era la suddetta Bennett. Lei era il vaso di Pandora che lo aveva distrutto.

“Vile!”- ghignò Barbossa, sotto mentite spoglie di Capitano, avvicinandosi con andatura claudicante - “Maltrattare una signora, uno come voi! E poi dare la caccia a gentiluomini come noi”- sorrise di scherno il pirata, fingendosi offeso dal Viceammiraglio.

“Qualunque cosa vi abbia raccontato quella donna è falsa, signore! Vive di menzogne e ci fa affondare gli altri!”- controbatté Coventry, con fermezza.

Quelle parole colpirono Barbossa che indugiò qualche istante, lanciando un’occhiata fugace alla ragazza dietro di sé.

“Capitano, vi prego di credere a quanto vi dico! Quest’uomo è un folle, riportatelo in cella!”- la voce di Eleonore sovrastò quella di George, con la sua acutezza. Perché Miss Bennett era davvero spaventata. Preoccupata all’idea che la sua copertura fosse bruciata. Terrorizzata dalle conseguenze che ci sarebbero potute essere, per aver mentito a dei pirati.

“Ma sentitela, un’attrice nata! Siete davvero abile, Miss Bennett, avete raggirato anche questa ciurma!”- ruggì con tono sarcastico Lord Coventry, trattenuto per le forti braccia da Mastro Pintel e Mastro Ragetti.

I finti singhiozzi di Miss Bennett ebbero l’effetto sperato. Uno spazientito Hector Barbossa ordinò che il Viceammiraglio fosse gettato in mare, in quanto inutile peso sulla nave.

“Commettete un errore, signore, a fidarvi di lei! È questa donna ad aver messo in circolazione false voci sulla mappa di Jean Hamlin, voi non immaginereste mai cos’abbia fatto per uscire di pri …”

L’incubo di Eleonore Bennett ebbe inizio. L’alta figura del “ capitano Sparrow” si voltò verso di lei, con un’espressione mista fra odio e sorpresa che traspariva dai piccoli occhi azzurri.

La ciurma si ammutolì nuovamente, orientando lo sguardo sull’esile figura che cercava di nascondersi dal mondo intero, domandandosi chi diavolo le avesse fatto lasciare quella cella a Londra. La rimpiangeva sul serio, in quel momento.

“Dice il vero, miss?”- le parole severe e sospettose del capitano la colsero totalmente alla sprovvista e per la prima volta nella sua vita, Miss Bennett non seppe come uscirne fuori. Stava sudando freddo, mentre si vedeva già legata alla polena, in compagnia d’un teschio. Magari il proprio.

“ Certo che no, mio capitano!”- valeva la pena tentare con un po’ di ruffianaggine, prima di arrendersi - “Quello è un uomo collerico, ha giurato di uccidermi, se fossi fuggita da lui! Cerca di mettermi contro di voi!”

“Fatela finita!”- ringhiò il Viceammiraglio, stanco d’esser messo in una luce così incredibilmente pessima - “Il suo compito era quello di salire a bordo della Perla Nera, sin dall’inizio! È stata incaricata dalla Marina, Dio solo sa il perché.”- proseguì il Lord, rivolto alla ciurma interdetta e confusa, circa le posizioni da prendere. Forse una provocazione nei confronti della Bennett avrebbe smosso le acque.

“Solo perché oramai la Marina inglese si è ridotta ad un branco di signorine in gonnella! Tanto valeva mandare una donna con i pantaloni!”- sbottò Eleonore, dalle guance arrossate dalla rabbia, senza rendersi conto di aver appena dato conferma a quanto detto da George.

Questa volta, le parole, le moine, i vezzeggiativi non l’avrebbero salvata. Il capitano le si fece vicino, scrutandola con severità, in cuor suo seccato d’averle anche creduto.

“Ma che situazione divertente!”- c’era un sorriso sulle labbra del pirata, ma gli occhi trasudavano ira. Perché se la mappa non l’aveva la Marina, allora, non era ancora stata trovata da nessuno. Ammesso che esistesse. Il ché ritardava il ritorno della propria gamba. “ Il Viceammiraglio sostiene che voi mentiate, voi sostenete che sia il suddetto Viceammiraglio a mentire. Ma chi scegliere, mi domando?”- Barbossa camminava avanti e indietro, rimpiangendo, fra sé, i tempi in cui il suo incedere era molto più fluido.

“Beh, io un’idea l’avrei …”- Miss Bennett era pronta a rispondere, sostenendo la sua posizione, ma Hector la interruppe.

“Sapete? Sono così indeciso che non credo mi limiterò ad una sola opzione.”

Il volto di Eleonore si illuminò, per un breve istante, nella speranza di averla scampata. Ma il presunto capitano aveva altri piani in mente.

“Signori, preparate la scialuppa!”- la voce del pirata tuonò, intimando alla ciurma di eseguire l’ordine.

Pintel e Ragetti, colte le intenzioni del superiore, trascinarono il  giovane Lord verso il parapetto e, annodatigli i polsi con una robusta cima, lo issarono nella piccola imbarcazione.

Barbossa prese Eleonore per un esile braccio e la scortò verso la barchetta, issandola di peso,  e facendo calare in mare la scialuppa.

“È una follia, vi prego di credermi! Parlé! ”- protestò la ladra, presa dal panico. Non sarebbe mai sopravvissuta al mare aperto, né poteva dire a quei pirati di avere la mappa, prima di assicurarsi d’avere il modo di trarne profitto.

“Vada al diavolo il Parlé!”- ruggì Ragetti, seccato da quell’usanza fastidiosa e sopravvalutata.

Il vero Jack Sparrow osservò la scena dall’ingresso della stiva, con un’impassibilità che non gli apparteneva. E proprio per questo si avvicinò al suo secondo, con l’intento di calmarlo e sistemare la situazione.

“ Sai? Penso, è solo un’ipotesi, che potremmo … vorremmo … dovremmo proprio … in fondo, in qualsivoglia dei casi, una tempesta, i gabbiani, sarebbe uno spreco …”

“Silenzio, cane!”- ringhiò Hector, scansando malamente Jack e raggiungendo la poppa della nave, pronto ad invertire la rotta.

“Oh, beh, io te l’avevo detto.”- commentò Jack con un’alzata di spalle, parlando più a sé stesso che al burbero collega. Secondo il Capitano Sparrow , nessuno di quei due ospiti andava scaricato in mare; il Viceammiraglio, ne era certo, sapeva più di quanto dava ad intendere e Miss Bugiarda, oh beh, era un vero spreco lasciarla in balia del mare.

Sulla scialuppa, la tensione era palpabile, la compagnia insopportabile, la rabbia incontrollabile.

George Coventry evitava di guardare la donna che aveva di fronte, mantenendo ancorati gli occhi sui polsi congiunti, serrati da una cima stretta, dalla quale non riusciva a liberarsi. E, mentre si guardava intorno, evitando la figura di Eleonore,  constatò che la piccola imbarcazione era sprovvista di remi. Una vera e propria condanna, ma bene.

“Ehi voi! Tornate indietro!”

“Vi sarei grato se limitaste il vostro tono di voce, miss. Ora, aiutatemi a liberarmi da queste corde.”- George interruppe le richieste di aiuto di Miss Bennett, guardandola di sbieco, mentre una folata di vento scompigliava ulteriormente la sua pomposa parrucca che nascondeva dei capelli castano chiari, leggermente mossi. “ Devo trovare un modo di far muovere questa bagnarola.”

“E come pensate di fare? Ci farete trascinare a riva da tartarughe marine, forse?”- sibilò la ragazza, ignorando la richiesta del giovane soldato e riprendendo a sbracciarsi.

“Cominciate con il liberarmi, poi penserò a come tornare a riva.”- sbottò il Viceammiraglio, tendendole i polsi ed incitandola a liberarlo.

Ma Eleonore Bennett aveva altri piani. Sapeva che se Lord Coventry si fosse liberato, l’avrebbe riconsegnata alla Marina e fatta rinchiudere di nuovo in prigione. Ma sapeva anche che non sarebbero mai riusciti a raggiungere la costa, senza vele e senza remi. E sapeva di voler di nuovo recuperare la bussola di Sparrow, ma per farlo, doveva tornare a bordo della Perla.

“Capitan Sparrow! Voi, ascoltatemi! Vi propongo un accordo!”

“Sappiate che non intendo scendere a patti con i pirati, Miss Bennett!”- sibilò George, tentando di allentare le funi che lo costringevano, inutilmente.

La piccola imbarcazione non era ancora molto lontana dalla Perla Nera; questo consentì al diretto interessato e chiamato in causa Jack, di sentire le parole “Sparrow” e “accordo”, attirando la sua attenzione. Fece cenno a Mastro Gibbs di avvicinare la nave alla scialuppa, desideroso di fare affari.

“Io ho qualcosa che a voi interessa”- gridò la giovane, sotto lo sguardo contrariato e incuriosito del suo compagno di scialuppa - “Ma ha un prezzo!”

Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Jack, mentre dava le spalle alla donzella. Era curioso di sentire il resto. Hector si affacciò al parapetto, attirato anch’egli dalle parole della truffatrice.

“Io ne dubito fortemente!”- rispose Jack, sempre di spalle. Hector lo guardò stancamente, sbuffando e riprendendo a puntare la scialuppa che ospitava la scaltra fanciulla e il fiero soldato.

“Quindi non vi interessa la mappa di Jean Hamlin, per Cabo del las sombras?”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mezza mappa, mezzo viaggio, niente meta! ***


“Quindi non vi interessa la mappa di Jean Hamlin, per Cabo del las sombras?”

 

 

Quelle parole gridate al vento ebbero un effetto devastante sui due capitani della Perla e colsero tutta la ciurma di sorpresa.

La mappa esisteva, allora. E se esisteva la mappa, c’era anche la Baia delle Ombre. E se c’erano le Ombre, c’era anche l’eterna giovinezza. O una gamba, a seconda dei desideri.

“Mastro Gibbs, portateci più vicini!”- ruggì Hector, anticipando Jack e camminando in maniera impacciata, avanti e indietro, lungo il ponte della nave leggendaria.

Il Viceammiraglio Coventry rimase senza parole, basito di fronte alla bella giovane che, in piedi nella piccola scialuppa, avanzava pretese contro una ciurma di pirati. La sua sfrontatezza era disarmante.

“Mi avete mentito anche sull’esistenza della mappa. Che stupido sono stato, avrei dovuto immaginarlo!”- pensò ad alta voce il giovane soldato, serrando i pugni ancora stretti dalle corde.

“Non prendetevela, George, in fondo è stato un bene che voi non lo scopriste. Almeno, per me.”- sorrise Eleonore, tornando a puntare lo sguardo sulla Perla che avanzava verso di loro. Se non altro, la distanza che la divideva dalla bussola si sarebbe ridotta sensibilmente.

“Avete pochi istanti, per consegnarci la mappa, milady. O ce la verremo a prendere.”- intimò Barbossa, stentando a mantenere un’espressione minacciosa sul volto troppo entusiasta.

E Miss Bennett estrasse dal suo corsetto sgualcito la carta che tutti bramavano, provocando un brusio di commenti stupiti, esterrefatti per lo più. Quella era la prima verità che Eleonore Bennett avesse detto a qualcuno, da quando era uscita di prigione. E la cosa le procurava non poco fastidio.

“Non vi consegnerò un bel niente, se prima non faremo un accordo!”- rispose risoluta la giovane, stringendo a sé la pergamena e mostrandosi ferma nella propria decisione.

“Preparate i cannoni!”- ordinò Hector, cercando di intimidire quella giovane troppo arrogante. I boccaporti si aprirono, sotto lo sguardo contrariato di Jack, stranamente silenzioso di fronte alla prepotenza di Barbossa. “Pronti ad aprire il fuoco, al mio ordine!”- proseguì il pirata, cercando di mettere la donzella alle strette - “Fossi in voi, non mi farei attendere, per consegnare la mappa, miss.”

“Sparate a me e perderete la carta!”

La pazienza di Hector era sul punto di esaurirsi, mentre il suo lato da gentiluomo gli impediva di rendere partecipe Eleonore dei propri pensieri. Ora il capitano comprendeva perché il Viceammiraglio fosse così restio ad averla con sé.

Microespressioni sul volto di Barbossa diedero ad intendere a Jack quanto il suo secondo fosse in difficoltà. Perché sapeva di non poter far fuoco.

E allora,  Capitan Sparrow intervenne, con discrezione.

“Se posso permettermi, Hector, come mediatore sei davvero discutibile, troppo aggressivo …”

“Oh, ma davvero? Hai un’idea migliore,Jack?”- domandò con sarcasmo il vecchio pirata, fulminando il suo secondo, con lo sguardo irritato.

“Naturalmente!Con permesso.”- Jack gli si parò davanti, rivolto verso la scialuppa, ormai a pochi metri dalla Perla Nera.

Estrasse la pistola dalla cintola e fece fuoco verso l’imbarcazione, mancando di poco la gamba di Miss Bennett e di ancor meno la testa del Viceammiraglio. Un secondo colpo, un terzo, e la scialuppa cominciò a fare acqua da tutte le parti. Come i piani di Eleonore.

“Voi! Vile cane, siete un viscido, spregevole, screanzato …”- la giovane abbandonò il tono etereo, facendo spazio ad una voce più roca, a causa della rabbia, mentre malediceva quel mozzo arrogante che le riusciva ben difficile tollerare.

“Restate ferma, maledizione! L’acqua entra più in fretta”- ruggì il Viceammiraglio, con l’acqua prossima alle caviglie e un rancore che lo divorava dall’interno. Ancora una volta, Miss Bennett aveva fatto affondare l’imbarcazione su cui si trovava.

“Ricordo che stavi dicendo qualcosa riguardo l’aggressività, Jack …”- commentò Hector accigliato, mentre osservava la scialuppa mescolarsi piano piano alle onde e le due figure che la occupavano discutere animatamente.

“Oi!”- Sparrow attirò l’attenzione dei due naufraghi che tacquero immediatamente e si voltarono a guardarlo - “I patti sono questi: voi ci date la mappa, noi un passaggio sulla nave! A meno che non vogliate …”

“Andata!”- acconsentì il Viceamiraglio, prendendo posizione anche per la Bennett che lo guardò furente. Non era uno scambio equo, lei immaginava quale sarebbe stato l’esito: sarebbero entrambi stati uccisi, una volta saliti a bordo. Miss Bennett non era affatto dell’idea, perciò, presa la sua decisione, attuò il suo piano di riserva. Nascose entrambe le mani fra le pieghe dell’abito e tranciò  la mappa di Hamlin, oscurandone le ultime indicazioni e la meta e tenendole per sé, poi con discrezione, infilò il pezzo di pergamena in una manica, in attesa di un miglior nascondiglio. Seguì un altro strappo ed Eleonore tranciò in due quel che rimaneva della mappa e ne gettò in mare una parte, con discrezione. Aveva studiato quella carta, conoscerne i contenuti l’avrebbe resa indispensabile alla ciurma e quindi intoccabile. E avrebbe così avuto tutto il tempo di rubare la bussola a Sparrow e lasciare quella nave per proseguire le sue ricerche da sola. O vendere le proprie informazioni per cifre esorbitanti, doveva ancora decidere.

Due cime furono gettate dal parapetto, pronte per essere usate, e Miss Bennett vi si arrampicò, salendo sulla spalla di un Lord Coventry piuttosto contrariato.

Una mano abbronzata, carica di ninnoli e cenci legati al polso, la aiutò ad issarsi, facendole superare il parapetto. E subito dopo un “Grazie”-  Eleonore realizzò a chi appartenesse quel braccio. Il mozzo fastidioso e dal sorriso ammaliante.

“Dovere”-ghignò Jack, mentre una mano accennava un saluto, portandosi al capo - “ Ora, sii gentile, tesoro, consegnami la mappa.”

“Parlerò solo con il capitano di questa nave di vili e spregevoli pirati!”- rispose caustica lei, allontanandosi da lui e cercando con lo sguardo il “finto Sparrow”.

“Si da il caso che il Capitano tu ce l‘abbia davanti, tesoro!”- proseguì Jack, ponendosi nel suo campo visivo, oscillando, mentre gesticolava.

“Ho visto il capitano Sparrow, gli ho parlato, e non siete voi! Lui dov’è!”- inveì Eleonore, scansandolo nuovamente e alzandosi in punta di piedi, in cerca del cappello piumato di Barbossa.

“Se io non sono più io, chi è me? E io chi sono?”

“Ma è ridicolo!”- sbuffò lei, avanzando oltre e raggiungendo Hector, finalmente tornato sul ponte - “Capitan Sparrow, dite al vostro mozzo di restare al suo posto!”- si lamentò lei, indicando Jack.

“Oh, come vorrei, miss.”- ridacchiò Barbossa, fulminando il compare - “Ma credo ci siano stati dei fraintendimenti.”

“Come, prego?”- la fermezza della truffatrice cominciò a vacillare. Che genere di fraintendimenti?

“Il mozzo che voi additate con foga altri non è che Jack Sparrow, miss Bennett. Io sono capitan Barbossa, a capo della Perla Nera.”

“C’è un fraintendimento nei fraintendimenti, Hector!”- Jack si materializzò proprio accanto al collega, ponendosi così di fronte ad una Eleonore dalla mente confusa ed affaticata da tutti quegli errori.

“Io sono Capitan Jack Sparrow e questa è la mia nave. Benvenuta sulla Perla Nera, principessa. Ora, se voleste consegnarmi la mappa …”

“Questa nave quanti capitani ha, dunque?”- la giovane ladra osservò a lungo ognuno dei due presunti capitani e non poté far a meno di domandarsi se non fossero entrambi fuori di senno.

“Un solo indiscutibile capitano, ergo me!”- risposero all’unisono i due interloquiti, con orgoglio, per poi guardarsi di sbieco. Uno di loro due era un po’ troppo ambizioso e ciascuno di loro sapeva di chi si trattasse.

“Ora la mappa, da brava.”

Improvvisamente, le loro ostilità scomparvero, lasciando spazio ad una complicità che stupì Miss Bennett e la intimorì. Perché se quei due pirati, o capitani che fossero, erano così uniti nella stessa causa, derubarli e ingannarli sarebbe stato di gran lunga più difficile. La forte mano di Hector le strappò via la carta, con ben poca gentilezza, per poi richiamare Pintel e Ragetti ed ordinare che Eleonore fosse nuovamente scortata alla sua scialuppa, ammesso che ce ne fosse ancora una.

“Avevamo un patto!”- protestò la donzella, divincolandosi dalla ferrea stretta dei due mozzi, mozzi per davvero.

“Lo avevamo, è vero! Ma ora, le cose stanno diversamente. Gettatela in mare!”- ruggì Barbossa, incitando i suoi uomini a sbrigarsi.

“Alt! Contrordine!”- intervenne Jack, sovrastando la voce del più vecchio e facendosi avanti, perché i due gentiluomini si fermassero.

“Che c’è!”- sibilò Hector, costringendo Sparrow a voltarsi verso di lui  e guardandolo di sbieco, domandandosi se non fosse il caso di abbandonare in mare anche lui.

“Forse, prima di gettare la suddetta miss dovremmo, anzi dobbiamo, domandarci dov’è l’altra metà della mappa.”

“Che cosa?”- l’incredulità sul volto di Barbossa era facilmente percepibile, mentre le sue pupille correvano in alto e in basso, a destra e a sinistra, scrutando il volto di Jack, poi il mare dietro di lui, poi la truffatrice. Prese la carta nautica e la osservò attentamente, guardando esterrefatto il punto in cui la pergamena si spezzava, lacerata da uno squarcio, interrompendo il percorso.

“Hai capito cosa! Mezza mappa, mezzo viaggio, niente meta!”- proseguì Sparrow.

“Voi!” - Jack concentrò la sua attenzione su Miss Bennett che fra sé sorrideva vittoriosa, lieta d’aver quantomeno ritardato il suo terzo naufragio.

“Dov’è l’altra metà della mappa!”- Barbossa avanzò minacciosamente e costrinse la giovane a voltarsi e guardarlo in viso.

“Oh, immagino questo non fosse nei vostri piani”- ora i giochi tornavano ad essere retti da Eleonore che per una volta era riuscita a non vedere una sua idea ritorcerlesi contro.

Ed ecco che, nuovamente, Miss Bennett si ritrovava con una pistola puntata contro. Anzi due. Hector e Jack erano in combutta, ancora una volta.

“Anche questo immagino non l’aveste programmato, signorina.”- sibilò Barbossa, minacciando di far fuoco. Jack, un mezzo sorriso astuto sul volto, scrutava con interesse quella damigella che, anziché temere le minacce dell’ illustre collega pirata, osservava entrambi con sicurezza.

“Uccidetemi e non troverete mai Cabo de las sombras.”- sorrise astutamente la ladra, guardando con fermezza entrambi i capitani.

“Ne siete davvero convinta? Perché mi trovo disposto a correre il rischio.”

“Conosco quella mappa, signori, ne ricordo ogni minimo particolare. Ma voi, senza l’altra metà, non potreste far nulla. Ecco cosa vi propongo: andiamoci insieme laggiù. A voi serve tutta la mappa, a me serve una nave e un equipaggio. E siamo tutti felici.”

“Andata!”- ghignò Jack, ammirato da tanto abile senso per gli affari concentrato in una donna dal viso apparentemente angelico ed innocente, ma dall’animo aspro d’un vero criminale.

“Ritorno!”- ruggì Hector, dallo sguardo furente indirizzato verso la subdola truffatrice che stava cercando di imbrogliarli di nuovo e il pirata che si era appena fatto abbindolare. “ Come faccio a sapere che non sia un altro dei vostri giochetti? Chi mi dice che non stiate cercando di mandarci fuori rotta?”

“Anche io sono diretta alla Baia e ci voglio arrivare quanto prima. È nel mio interesse far navigare questa nave nella giusta direzione, capitano.”

“Mhm.”- commentò Hector, scambiando un’occhiata d’intesa con Jack che si rallegrava del fatto che anche il collega si fosse più o meno convinto dell’importanza di non dare in pasto agli squali quella giovane ladra. “Bene”- sibilò il vecchio pirata, piuttosto seccato dall’inevitabile scelta che si erano ritrovati a fare. Una donna a bordo era una sventura. Una donna bugiarda era una maledizione.

“Signori! Scortate la nostra ospite … nel suo alloggio privato.”- esordì Barbossa, voltandosi verso l’equipaggio che aveva da poco recuperato il Viceammiraglio Coventry dalla scialuppa ormai sommersa.

Addirittura un alloggio? Eleonore si complimentò con sé stessa per gli ottimi risultati del suo piano. Non le restava che rubare la bussola di Sparrow, prima del prossimo porto, e poi sarebbe fuggita.

Seguì Mastro Gibbs sottocoperta, fino ad un’ampia camera che … oh, mannaggia. Non di nuovo!

“Vi lascio il privilegio di scegliere, miss. Volete la cella a destra o a sinistra?”

                                                        

 

 

                                                           ***

 

“Mezza mappa! Mezza mappa perché una donna l’ha strappata!”

Jack Sparrow non riusciva ancora a crederci. Non voleva crederci, mannaggia.

Camminava freneticamente da una parte all’altra del ponte, parlando fra sé ed ignorando l’equipaggio che si preparava a reimpostare la rotta.

“Capitano! Che ne facciamo del Viceammiraglio?”- domandò Pintel, trascinando Goerge davanti ad un Jack piuttosto seccato, ben poco interessato al destino del signor Viceammiraglio,grande amicone del re. Prese un lungo respiro, osservando il volto di quel giovane soldato dallo sguardo fiero e chiaro.

“Voi”- lo additò controvoglia, storcendo il naso - “Siete con noi o contro di noi?Perché se non siete con noi è un gran bel problema.”

Lord Coventry sembrò addirittura indignato da quella domanda. Come poteva quel losco pirata anche solo pensare che un uomo del re si arruolasse nella sua ciurma?

Piuttosto, sarebbe morto. Non avrebbe disonorato Sua Maestà ancora una volta, scegliendo di seguire Jack Sparrow, solo per tenersi stretta la sua vita. Aveva perso l’Ammiraglia, aveva perso la bussola, ma non avrebbe  mai e poi lasciato andare il suo onore. Scelse di morire mantenendo la sua onestà e la sua dignità di soldato inglese.

“Morirei piuttosto che essere omologato a voi, signore.”- sibilò George, sollevando il mento squadrato, certo che ormai la sua esistenza stesse per capitolare.

E Jack Sparrow sembrò attendersi una risposta del genere. Aveva già visto quella determinazione: sulla faccia di Will, quando avevano lasciato Port Royal per salvare Miss-assassina-Swan e negli occhi del Commodoro Norrington, quando lo aveva visto mettere da parte ogni pregiudizio per far fronte ad un nemico comune. Sempre per salvare Miss Elizabeth. In effetti, quella ragazza era stata recuperata numerose volte, in barba alla regola del “chi indietro resta, indietro rimane”. Ma del resto, era ciò che ci si doveva aspettare da due uomini innamorati. Forse tre. No, no. Solo due. Già.

“Allora, è un gran bel problema.”- commentò aspramente Jack, allontanandosi da Coventry e facendo cenno a Raghetti di “liberarsene”.

Il giovane soldato fu graziato dalla morte, forse per simpatia di Jack, forse per pietà,ma fu rapidamente condotto in cella e lì rinchiuso, in attesa di un giudizio finale.

Eliminato un problema, ne restava ancora un altro che indossava un corsetto ed era tenuto a bada nella cella sottocoperta. Il Capitano voleva vederci chiaro, cristallino, con quella giovane e abile bugiarda.  

Camminò distrattamente lungo il ponte, notando l’orribile nodo che uno dei mozzi stava facendo.

“Ragazzo, stai annodando una cima, non il corsetto di tua sorella. Possibile che abbia a che fare con un branco di incompetenti?”

“Sissignore, ricomincio”- rispose timidamente il ragazzetto, mingherlino, decisamente giovane a giudicare dal volto glabro, che ci cascava, dentro quegli abiti sfatti.

Con un cenno del capo, Sparrow proseguì verso la stiva, deciso a saperne di più riguardo Miss Bugiarda e come fosse entrata in possesso della mappa di Hamlin. Ma quel che non si aspettava di sentire furono le urla allarmate di Mastro Ragetti che comunicava all’intera ciurma l’evasione della prigioniera. Sparrow, seguito da Barbossa e dal Mastro si precipitarono giù nella stiva e videro con orrore quanto era accaduto. Mastro Pintel risiedeva all’interno della cella, con indosso un abitino grigio, dall’orlo bruciacchiato, che gli andava decisamente stretto.

“L-la prigioniera è fu-fuggita, Capitano.”- annunciò con un fil di voce il mozzo, una volta liberato dal bavaglio che gli opprimeva la bocca dalle labbra sottili.

“Davvero, Mastro Pintel?Davvero?”-domandò sarcasticamente Hector, fulminando con lo sguardo i suoi sottoposti e facendo retro front verso il ponte, pronto a setacciare l’intera nave, in cerca della truffatrice.

“Muovetevi, ridicole donnicciole! Una di voi è vera, cercatela!”- ruggì Barbossa, dando il via ad una caccia alla donna, per tutta la nave.

Un brusio di commenti segnò l’inizio di quella ricerca movimentata, mentre il ponte si svuotava rapidamente di tutti i suoi occupanti, diretti verso gli angoli più remoti della Perla Nera.

Un giovane mozzo dal volto glabro mollò le cime che stava annodando e seguì i compagni, in cerca della fuggitiva. Ma quando Mastro Gibbs, nel suo incedere troppo accelerato, lo colpì alla spalla facendolo scivolare a terra, il ragazzetto si lasciò sfuggire un gridolino ben poco virile che insospettì il vecchio Jack, attirando la sua attenzione.

“Oi!”- il pirata additò il giovane, chiamandolo a sé con un cenno della mano - “Ragazzo, vieni qui.”

E il diretto interessato sbuffò, consapevole d’essersi fatto notare e di quel che ne sarebbe conseguito. Trascinò i piedi fino al castello di poppa, con svogliatezza, cercando di temporeggiare.

“Capitano, dovrei tornare dai miei compagni, sapete, la ragazza …”

“Come ti chiami, mozzo?”- domandò Jack, assottigliando lo sguardo, in cerca di una conferma dei propri sospetti. Anche Hector scrutò attentamente quel giovanotto nascosto da un ampio cappello, avanzando verso di lui, con fare inquisitorio.

“Juan, Juan Alvarez.”-biascicò il giovane.

“Juan Alvarez.”- Jack sorrise di scherno, osservando l’individuo davanti a sé che manteneva lo sguardo basso, timido, osservando le assi del pavimento - “Beh, Juan Alvarez, il tuo è il peggior finto accento spagnolo che abbia mai sentito. Potevate scegliere qualcosa di meno impegnativo, Miss Bennett, che ne so, un John Brown, un Dave White.”

Colta in flagrante, ancora una volta, Eleonore spalancò gli occhi chiari in direzione di quelli di Jack, osservandolo con stupore, sentendosi tradita. Per un secondo, gliel’aveva quasi fatta.

“Mastro Pintel è ansioso di riavere i suoi vestiti. Il vostro abito gli va un po’ stretto, a quanto dice.”- ghignò Barbossa, sfilando la spada dall’elsa e facendo cadere il cappello di Eleonore, con una stoccata rapida.

Le morbide ciocche color del miele ricaddero copiose sul viso imbronciato della ladra che arretrò, vedendosi puntare contro un’arma bianca.

“E va bene!”- sbottò la giovane, recuperando da terra il copricapo e stringendo la cintola che faceva sì che i calzoni le restassero in vita.

Fu in quel momento che Eleonore Bennett, notò al fianco destro di Sparrow un piccolo oggetto che tanto le ricordava una bussola. Che fosse quello, l’oggetto prodigioso ambito da tutti?

Ma se era così preziosa, perché il Capitano la teneva così in bella mostra, come un oggetto qualunque? Perché non era in una teca, in un forziere?

Ma Miss Bennett sapeva che il modo migliore di nascondere qualcosa era di metterla in bella mostra. Forse anche quel pirata puntava su quella strategia. E allora era un avversario decisamente più sveglio di quanto immaginasse.

Quando Mastro Gibbs le si fece vicino per scortarla nuovamente nella sua cella, lei si divincolò, borbottando un “Conosco la strada.”

Ma i due comandanti la fermarono, richiamandola al loro cospetto, entrambi intenzionati a far luce su alcuni punti particolarmente oscuri.

“Come siete entrata in possesso della mappa di Jean Hamlin?”

“Io … No, non è una bella storia. Ora, se non sbaglio, lui”- e Miss Bennett indicò un contrariato Mastro Gibbs - “mi stava riconducendo in cella.”- sorrise elusiva la giovane, facendo leva sul fatto che nessuno si sarebbe mai permesso di torcerle un capello, per via della sua rilevante importanza nel raggiungimento della meta.

“Forse vi ritenete un po‘ troppo importante e fate affidamento su dei privilegi che possono venir meno”- ghignò Barbossa, come se le avesse letto nel pensiero - “ se abusate del nostro buon animo, madame. Ci servite viva, ma non per forza in perfetta salute.”- e Hector le puntò contro la spada, cercando di mostrarsi minaccioso. Ma, con le signore, ogni tentativo intimidatorio di Barbossa si trasformava in una farsa. Perché c’era sempre l‘accenno di un lieve sorriso, sul suo volto.

“ L’ho rubata. L’ho rubata da una nave ormeggiata lungo le coste francesi.”­- quella era una verità.

“ Chi l’aveva, prima di voi?”

“Non so chi l’avesse prima di me, signore. Ma la sua nave ha nome Atlas Globe.”

Il ghigno sul volto di Barbossa si incrinò evidentemente, sebbene il pirata cercasse di dissimularlo dietro un’ aria tranquilla. Jack aggrottò le sopracciglia scure in un’espressione allarmata, con una smorfia infastidita sulle labbra, mentre nella sua mente echeggiava il nome della nave del Drago della Cayenne.

“Che accidenti ci facevate sulla Atlas Globe?”- domandò Jack, allargando le braccia, sorpreso.

“E-ero curiosa. Ho visto una bella nave in porto, ho immaginato che a bordo ci fossero cose interessanti … poi ho trovato la mappa.”

Ma ecco che fra quelle verità c’era una pic65cola omissione: Eleonore Bennett sapeva perfettamente a quale cane avesse sottratto l’osso,conosceva la pessima fama di Theodore Leroux, filibustiere francese temuto dagli altri pirati, ancor più terrificante agli occhi della Marina inglese.Per questo era fuggita in Inghilterra,portandosi dietro anche quel che restava della famiglia, ben sapendo che Leroux non avrebbe mai osato metter piede in quell’isola, pena l’impiccagione.Quel che Miss Bennett non si aspettava, era che la mappa avesse una tale importanza per Leroux, da fargli sfidare anche il rischio del collo.E così, si era fatta arrestare. E, fra le quattro mura di una prigione, si era finalmente sentita al sicuro; ma per una donna alla quale la legge andava stretta, la prigione non poteva essere una soluzione. Ecco perché aveva accettato l’incarico del Re, ecco perché si trovava sulla Perla Nera. Voleva raggiungere Cabo de las sombras e stringere un patto per … Oh, non importa.

“E perché avete messo in circolazione voci sulla mappa di Hamlin, se …”

“Era una trappola, un’esca alla quale sicuramente qualcuno avrebbe abboccato. E chi meglio d‘un pirata poteva avere l‘interesse e i mezzi per raggiungere la Baia delle Ombre?”- e questa era la seconda mezza verità di Miss Bennett, in quel dialogo costretto dalle armi e dall’impossibilità di fuggire.

“ È stata una mossa avventata quella di sbandierare ai quattro venti la posizione di un carta così preziosa. Forse siete meno astuta di quanto immaginassi.”- commentò Jack con un ghigno irrisorio, abbassando leggermente il capo e assottigliando lo sguardo.

“Mettiamola in questi termini, signori”- ed Eleonore pronunciò quell’epiteto con profondo fastidio - “Non immaginavo che la Marina inglese fosse ormai così debole, tantomeno credevo mi sarei vista  costretta a strappare la mia mappa, per sopravvivere. Ora che conoscete la verità, propongo una tregua, fino a meta raggiunta.Suppongo sia nell’interesse di tutti.”

“È possibile. Ma ricordatevi, Miss Bennett, che le corde troppo tese, tendono a spezzarsi. Comportatevi di conseguenza.”

“Bene, ora che le nostre divergenze si sono appianate, signori, penso che potrei avere una vera cabina, non credete?”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Guarda, marinaio, l'Ombra del mare ... ***


Siamo al quarto capitolo, mi pare doveroso presentarvi i “villains” di questo racconto!

Come sempre, grazie a chi legge, recensisce, preferisce, segue e ricorda questa storia!

Enjoy the reading,

Biondich.

 

 

 

 

 

 

 

La Perla Nera aveva una rotta, signori. Una meta, un traguardo che nessuno al mondo si sarebbe mai sognato di raggiungere se non con una buona dose di fortuna o di follia, a seconda dei punti di vista. Due Nobili Pirati, con lo sguardo orgoglioso puntato sull’orizzonte, guidavano la nave leggendaria verso un ignoto che non era più poi così ignoto. Le indicazioni di Miss Bennett, ahimè l’unica a sapere la rotta per Cabo de las sombras, puntavano verso la piccola isola di San Salvador e la Perla vi si dirigeva speditamente, desiderosa d’avventura.

 “Dannato aggeggio.”- commentò con una smorfia amareggiata Jack, osservando l‘ago della bussola, che aveva in mano, vorticare freneticamente su sé stessa. La richiuse malamente per poi riappenderla alla cintola, tornando a concentrarsi sulla rotta.

“Scommetto che ti diverti a farmi impazzire.”- proseguì il pirata, parlando fra sé, lanciando un’occhiata malevola all’oggetto prodigioso che portava con sé.

“Più di quanto immagini, Jack.”-rispose Barbossa con un ghigno, distogliendo lo sguardo dall’oculare del cannocchiale, prendendo quel commento per una constatazione rivolta a lui.

“E tu quando sei arrivato, di grazia?”- domandò spiazzato Sparrow, voltandosi verso l’illustre collega e regalandogli uno sguardo stralunato.

Hector fece per ribattere, ma la rassegnazione prese il sopravvento e il pirata si limitò ad uno sbuffo esasperato.Meglio non infierire.

“Capitano! Abbiamo finito le scorte d’acqua potabile!”- la voce di Mastro Gibbs tuonò alle loro spalle, costringendo entrambi a voltarsi, osservando di sottecchi il mozzo dalla barba canuta, macchiata di rum.

“E il rum? Quello c’è?”- la voce di Jack era preoccupata, allarmata, terrorizzata, mentre chiedeva ulteriori informazioni, circa le condizioni delle provviste.

“In gran quantità …”

“Eccellente, Mastro, potete tornare a fare … qualcosa.”- Sparrow gesticolò, liquidando rapidamente il sottoposto, con un sorriso di sollievo stampato sul volto.

“Si, ma senz’acqua … non possiamo proseguire senz‘acqua, Jack!”- protestò Gibbs, avanzando verso i due capitani, facendosi portavoce di tutta la ciurma - “Dobbiamo fare rifornimento, quanto prima. L’equipaggio non lavorerà, se non avremo l’acqua al più presto!”

“Immaginatevi cosa non farebbe, se ci mancasse il rum!”

“Dite all’equipaggio che faremo rifornimento a San Salvador. Potete andare, Gibbs.”- intervenne diplomaticamente Hector, frapponendosi a Jack e Gibbs ed interrompendo le loro voci straordinariamente fastidiose, alle sue orecchie.

Eleonore Bennett sorrise vittoriosa, dopo aver terminato un lungo bagno rigenerante, grazie a due barili d’acqua ritrovati nella stiva. Il fatto che vestisse come un uomo, non voleva dire dover anche puzzare come un marinaio.

Contrattando, era riuscita a rimaner fuori di cella, ma non aveva ottenuto alcuna cabina privata. Anche se, ormai, dopo quattro giorni di navigazione, la brandina appartata che si era guadagnata cominciava a non dispiacerle. Per Eleonore, rappresentava il primo passo verso l’assoluta libertà.

“Signori! Preparatevi a far porto, saremo in vista di San Salvador entro stasera e riavremo l’acqua!”- annunciò Mastro Gibbs, rientrando sottocoperta, con voce gracchiante. Miss Bennett gettò rapidamente uno straccio e uno scopettone nella bacinella nella quale si era lavata, dissimulando l’ingente spreco d’acqua e mostrandosi intenta a rassettare la stiva.

“Signor Gibbs”- salutò la truffatrice,ponendosi davanti alla bacinella e accennando un sorriso di circostanza, piuttosto teso.

“ ‘Giorno, miss.”- rispose il buon Mastro, con un mezzo sorriso. Le passò oltre e scomparve nei meandri della Perla, pronto ad avvisare il resto della ciurma della lieta notizia.

Che cosa? La Perla Nera avrebbe fatto porto entro sera?

Eleonore per poco non soffocò, mandando di traverso la saliva che aveva in bocca; girò su sé stessa, in preda all’agitazione. Non aveva ancora recuperato la bussola di Sparrow, non avrebbe mai fatto a tempo a prenderla, prima di sera, senza che il Capitano se ne accorgesse.

Legò i capelli in un chignon disordinato, prima di risalire sopracoperta, in cerca dei comandanti.

Ma, diavolo d’un diavolaccio, le sarebbe stato impossibile  agguantare l’oggetto prodigioso in tempo, il signor Sparrow era circondato da troppe persone. Per non parlare dell’assidua presenza di Hector Barbossa, quel pirata dall’animo burrascoso che di lei proprio non ne voleva sapere. Era un’un impresa fin troppo ardua e avventata, persino per lei!

Eleonore Bennett cercò di tenere la sua mente occupata, per tutto il resto della giornata. Chissà quando avrebbero più rifatto porto …

La Perla Nera procedeva speditamente, al contrario dei piani di Eleonore, costantemente ostacolati dal “mondo reale” molto meno regolato e stabile, rispetto a quello nella mente di Miss Bennett.

La prua sferzava le onde con agilità, puntando la piccola isola nell’arcipelago delle Bahamas, attratta a quelle coste da una forza che pareva misteriosa.

E, come stabilito, la nave raggiunse il piccolo porto dell’isola a sera; il cielo pulito incombeva con un blu indaco sulla Perla che si celava facilmente in quell’oscurità combattuta unicamente dalle torce accese lungo le banchine. Il chiasso delle locande, trascinato dal vento, raggiungeva con immensa agilità le orecchie dell’equipaggio, dando evidente segno di uno scarso controllo da parte della Marina inglese, su quella piccola isola.

“Levatevi di torno, sottospecie di mozzi, avete fino a domani mattina, per recuperare ciò che vi è più caro!”- ruggì Hector Barbossa, zoppicando lungo il ponte, fulminando con lo sguardo azzurro ciascuno dei sottoposti.

“Suvvia, sciò!”- Jack li incitò a scendere, muovendo freneticamente entrambe le mani e facendo oscillare tutti i ninnoli ad esse connessi. Li seguì, giù dalla nave, lanciando un’occhiata furtiva al buon Hector, augurandosi che il collega non avesse intenzione di “prelevare” la Perla, dopo che aveva perso la Queen Anne’s Revenge.

 Brutta storia, mannaggia.

Barbossa prelevò il giovane Viceammiraglio Coventry e lo trascinò lontano dalla Perla Nera, deciso a liberarsi di uno dei problemi. L’ultima cosa che serviva alla ciurma era d’avere la Marina inglese alle calcagna, per via d’un ufficiale. Il piano era questo: scaricarlo a San Salvador, solo contro un’isola di pirati. Meno sensi di colpa,pallottole risparmiate e qualche divertente scommessa su come il Lord se la sarebbe cavata, ammesso che ci fosse riuscito.

“Voi due!”- additò Pintel e Ragetti, accigliato - “Badate alla nave! E a Quella Donna!”- aggiunse, riferendosi a Miss Bennett, sottocoperta,intenta a sistemarsi la giubba e raccogliere i capelli sotto un ampio cappello, nel tentativo di nascondere i tratti femminili.

“Si, capitano!”

La Perla Nera rimase spoglia della gran parte dell’equipaggio, accompagnata unicamente da tre dei membri.

Eleonore si disse che non sarebbe rimasta sulla nave, nemmeno per sogno. Risalì sopracoperta, ritrovandosi di fronte ai due Mastri Pintel e Ragetti.

“Bene, signori, sarà meglio dividerci, adesso. Ossequi.”- Eleonore si sfregò lievemente le mani, prima di superare i due compagni, decisa a scendere dalla Perla, in cerca di Jack e la sua bussola.

“No, no, no! Il Capitano ha detto che noi dovevamo controllare e tener d’occhio Sua Meschinità, fin quando non fosse tornato.”- Mastro Pintel la agguantò malamente per un braccio, costringendola a rigirare su sé stessa. Mannaggia.

Miss Bennett doveva far qualcosa per eludere la propria sorveglianza.

“Oh, ma davvero?”- si finse sorpresa e, in qualche modo, dispiaciuta, da quella notizia.

“Assolutamente, l’ho sentito con le mie orecchie.”- ribatté il pirata, mentre il compagno annuiva energicamente, avvalorando la sua risposta.

“E, ditemi, miei cari galantuomini, quale capitano vi ha dato l’ordine?”

“Capitan Barbossa, che domande!”- la voce di Mastro Ragetti risuonò, lievemente acuta, ferma nella sua risposta.

“E Capitan Sparrow cos’aveva da dire a riguardo?”- Eleonore sfregò il pollice con il medio, con fare disinteressato, mentre, sul viso, l’ombra d’un sorriso astuto si accentuava sempre di più.

“Non l’abbiamo interpellato.”- i due pirati si guardarono negli occhi, prima di rispondere. In effetti, Sparrow non si era pronunciato, in quella decisione.

“Beh, non è carino, non trovate? È  pur sempre il Capitano!”- Eleonore sembrò rammaricata dalla loro sconsideratezza, li guardò con disappunto, imbronciando il volto.

“Anche Barbossa è capitano!”- Pintel grugnì, scattando sulla difensiva e alzando il tono di voce, divenuto ormai un ruggito.

“Due capitani … Voi a chi obbedite?”- Miss Bennett, che tentava palesemente di insinuare in loro dei dubbi,  camminò lentamente lungo il ponte, parlando, mentre seguiva  il ritmo dei propri passi.

“Barbossa!”- Mastro Pintel sembrava piuttosto fermo nella sua posizione.

“Beh, anche  Capitan Sparrow non è poi così male …”- Ragetti si schiarì la voce, osservando incerto i due compagni di bordo, domandandosi se non fosse stato un male, interromperli.

“Si, ma di Barbossa ci fidiamo di più!”- Pintel lo guardò di sbieco, incredulo forse, grugnendo ancora una volta, pungolandogli il petto, cercando di infondergli la stessa sicurezza che lo pervadeva in quel momento.

“Però bisogna dire che è colpa sua se siamo stati maledetti …”- Ragetti soffiò quelle parole, prendendo un po’ di coraggio e portando avanti la propria opinione.

“Che c’è, ora vuoi dirmi che non ti piaceva essere immortale, Ragetti?”- il compare allargò le braccia, stupito.

“No, ma devi ammettere che l’immortalità è stata anche una gran seccatura! E Capitan Sparrow ci ha liberati!”

“Deve essere difficile esser sottomessi, figuriamoci a due persone!”-Eleonore rincarò la dose, sospirando sommessamente, ponendo una mano sul petto, osservando i suoi due guardiani, piuttosto combattuti.

“Non siamo sottomessi! Abbiamo una certa libertà!”- Mastro Pintel sbraitò, offeso nel proprio onore. Sollevò il mento, con orgoglio.

“Così liberi che siete costretti a rimaner qui con me su questa nave, mentre tutti i vostri illustri colleghi fanno provviste e gozzovigliano fra locande e bordelli?”

“È perché i Capitani di noi si fidano, ecco perché ci hanno scelti!”- la fermezza nella voce del pirata tarchiato dava ad intendere a Miss Bennett, quanto egli si crogiolasse in quella convinzione. Ma era davvero poi così convinto di quel che diceva?

“Solo Barbossa vi ha scelti. Sparrow non vi ha minimamente presi in considerazione, signori miei.”- la ladra regalò loro un sorriso mefistofelico, passeggiando lentamente lungo il ponte, lanciando occhiate furtive alla banchina del molo.

“Anche lui si fida di noi, altrimenti si sarebbe opposto!”
“Forse non ne ha avuto modo …”- Miss Bennett sapeva dove colpire, era consapevole che i dubbi avrebbero divorato dall’interno i due compagni.

“Siamo certi che anche Capitan Sparrow sia d’accordo!”- entrambi i pirati abbaiarono verso di lei, andandole incontro e riportandola in loro vicinanza.

“Cosa accadrebbe se Capitan Sparrow tornasse per primo sulla Perla Nera e vi trovasse qui ad oziare, anziché ad aiutare i compari a far provviste?” - domandò Eleonore, trascinata di peso verso l’ingresso della stiva - “Io credo si arrabbierebbe, a buon conto.”

“Forse Capitan Barbossa non l’ha avvisato, Pintel.”- Ragetti si arrestò di colpo, soppesando le parole della giovane e valutandole attentamente. C’era la remota, e non poi così remota, possibilità che la truffatrice avesse ragione.

“Suvvia Ragetti, non farti ingannare. La signora Bugia cerca d’insidiarci!” - Pintel gli sferrò un pugno al braccio, provocandogli una smorfia di dolore sul volto. Compare troppo suggestionabile! Non doveva cadere nella trappola della bambolina bugiarda. Però … “Oppure no? Si arrabbierà molto, credete?”- il tono di Mastro Pintel mutò improvvisamente, lasciando trapelare una qual certa insicurezza, evidente nelle sue sopracciglia aggrottate e la bocca aperta in una smorfia consapevole.

“Oh, io non mi farei vedere, se fossi dove non dovrei essere.”- Eleonore sorrise truffaldina, sollevando le spalle in quella  che aveva tutta l’aria d’essere una semplice verità.

I due topi di sentina si scambiarono un’occhiata fugace e deglutirono nervosamente,valutando il da farsi.

“Promettete di star qui, buona buona?”

“Lo prometto, amici miei. Non mi muoverò da qui!”

 

 

 

 

 

 

 

                                                       ***

 

Un veliero dalle fiancate verde scuro, dalle tavole forti d’un legno che sembrava non potersi spezzare, quasi fosse pietrificato, fendeva le onde con l’ardore d’un guerriero, mosso da un vento proprio, animato d’una forza che non appartiene a questa terra. Le vele scure si piegavano sicure al volere dell’aria, mentre le forti cime oscillavano, con cigolii sinistri, rompendo il silenzio che vigeva intorno all’imbarcazione dalle rifiniture d’oro. Il grande serpente che costituiva la polena emise un sibilo, scontrandosi contro l’ennesima onda. Sulla fiancata, pericolose e scolorite, si presentavano poche lettere a costituire un nome noto a chiunque fosse stato almeno una volta per mare. La Atlas Globe navigava veloce, lungo le coste di Tortuga, governata dal suo deprecabile capitano Theodore Leroux e la sua ciurma di criminali della peggior specie.

“Signore! Lei … Canta di nuovo quella canzone!” - la voce allarmata di un mozzo, risuonò nelle orecchie del comandante, non ancora cinquantenne,  dallo sguardo nero come il peggiore degli incubi.Ruotò il capo verso il sottoposto, inchiodandolo con un’occhiata fredda, distante, mentre sollevava leggermente il mento, in segno d’una superiorità che pretendeva si rispettasse.

“Sapete cosa fare, Nostromo. Portatela sul ponte e richiamate l’equipaggio sottocoperta.”- la sua voce forte, spietata, echeggiò in tutta la nave, quasi scortata dal vento. Con passi ritmati e ben scanditi, Leroux raggiunse il ponte, ben consapevole di quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Lei cantava, lei sapeva.

La serratura d’una cella cedette, permettendo a due mozzi di prelevare quella che aveva tutta l’aria d’essere una donna. Una bella donna. Ma l’oscurità in cui navigavano la Atlas Globe e il suo equipaggio celava qualcosa di più.

Guarda, marinaio,l’Ombra del mare,

Non fuggir, non le puoi scappare …”

 Il mozzo che scortava la donna verso il ponte trasalì, distolse lo sguardo e affrettò il passo, desideroso di tornare al sicuro sottocoperta nel più breve tempo possibile. Il suo compagno,ben più coraggioso, strattonò quella figura e la fece cadere in ginocchio, al cospetto del capitano.

Un viso dalla pelle d’alabastro, dai lineamenti nobili e severi, cercò lo sguardo del comandante, sorrise. Il capitano sfilò dalla tasca della sua casacca marrone scuro un paio di piccoli occhialetti, muniti d’una superficie riflettente, e li indossò, prima di far risollevare da terra la donna e procedere.

“Cosa hai visto, Medusa”- le intimò il capitano, volgendo quella figura verso di sé.

Fasciata in un abito bianco, d’un’altra epoca, si ergeva una figura austera e fredda. Sul volto, le palpebre, che celavano due grandi occhi dell’azzurro più chiaro, erano state cucite con spessi spaghi, macchiando di sangue rappreso quel bel viso. Un alto copricapo di tessuto bianco sovrastava l’ampia fronte della donna che tentava di aprire gli occhi, oppressi dalle cuciture.

Il mare grida, mio signore,l’ha trovata.Una carta, delle sue lacrime si è bagnata.”

“La mappa di Hamlin? Ne sei certa?”- nella voce di Leroux si poteva distinguere una nota di assoluto stupore, mentre si avvicinava alla Gorgone,curioso.

Lei ghignò in segno di assenso, prima di protendere un braccio in direzione del parapetto. Un forte vento si levò dal ponte, colpì le vele, mentre un rivolo d’acqua saliva lungo la fiancata della nave, mosso da fili invisibili, e strisciava verso Medusa. E quel serpente d’acqua divenne poi pozza e infine si trasformò in quella che era la prima metà della pergamena di Jean Hamlin.

Leroux gliela strappò di mano, osservando con brama assoluta i disegni sulla carta, ma guardando, con stupore e rabbia, il punto in cui la mappa si interrompeva.

“Chi.”- soffiò Leroux , indicando lo squarcio nella carta, levando lo sguardo sulla donna che dondolava sui piedi nudi, mimando la melodia d’una canzone nefasta.

Lei gli si avvicinò, silenziosamente, per poi protendersi verso la mappa e inalarne gli odori che percepiva. Prese un lungo respiro, ascoltò la silenziosa storia che il mare le raccontava.

Lei l’ha spezzata,la ladra della Cayenne ce l’ha rubata.  L’ha gettata in mare,

cerca la Baia, sa dove andare.”

“È così, dunque? L’abbiamo ritrovata, allora”- ghignò Theodore Leroux- “Indicami la rotta, Medusa, e saprò compensarti come meriti.”- promise il severo volto del comandante, richiamando sul ponte i due validi sottoposti che avevano scortato la Gorgone dalla sua cella.

Isla San Salvador”-sibilò la donna, prima d’essere afferrata per le esili braccia dai due mozzi e scortata nuovamente nel suo loculo tetro e isolato.

 

 

                                                        ***

 

Una piccola imbarcazione, munita di reti da pesca ed un esiguo numero di uomini a bordo, si imbatté nella Atlas Globe a largo della costa, sul far del giorno. Il tenue chiarore del cielo mattutino contrastava con l’alone oscuro che circondava il “Globo di Atlante” , portando sconforto nell’animo dei poveri marinai della Finn’s.

Un serpente di legno mostrava i denti, nelle fauci spalancate, mentre il veliero verdastro si avvicinava minacciosamente il peschereccio, puntandoli.

“Liberatela.”- ordinò Theodore Leroux, osservando con impassibilità, attraverso il cannocchiale, i volti disperati di quei marinai che acquistavano la consapevolezza di chi fosse il loro predatore.

Un cenno di assenso e la Gorgone fu nuovamente scortata sul ponte della Globe e liberata delle pesanti manette, per essere poi lasciata al cospetto del capitano. Rapidamente, l’equipaggio si dileguò dal ponte e si ritirò sottocoperta, in cerca di riparo.

Leroux indossò nuovamente quegli occhialetti specchiati e dalla montatura fine, che teneva nella casacca, prima di estrarre un piccolo coltello dalla lama in parte spezzata. La superficie di metallo percorse il volto di Medusa, disegnandone i contorni delle labbra, degli zigomi, fino a raggiungere gli occhi sigillati. E punto dopo punto, lo sguardo maledetto della donna fu liberato, concedendole di osservare, con austera severità, la distesa d’acqua chiara intorno alla nave. Non ricambiò lo sguardo di Leroux neppure per un istante, ma puntò gli occhi d’un turchese intenso verso l’imbarcazione a pochi metri dalla Atlas Globe.

E, nuovamente, un forte vento si levò dal ponte, investendo ogni singola fibra del veliero, animandolo. Il gigantesco serpente della polena prese improvvisamente vita, mentre le sue spire si liberavano dalla nave e scivolavano nell’acqua, celando l’orribile mostro alla vista dei marinai. Grida di stupore si elevarono dal ponte della Finn’s, mentre i pescatori si accalcavano al parapetto, in cerca della terrificante figura del serpente.

Le cime della Globe si animarono,strisciando in direzione della piccola imbarcazione, minacciando i marinai, inermi di fronte alla Gorgone, figlia del mare.

Furono in molti i marinai trascinati a forza oltre il parapetto e caduti tra i flutti; di quelli che sopravvissero, furono in pochi ad arrivare sul ponte della Atlas Globe.

In fila, tenuti in piedi dalle cime che li opprimevano, i pescatori della Finn’s serrarono le palpebre, fino a provare dolore, mentre Medusa li osservava, con spaventosa pacatezza, passeggiando lungo il ponte. Posò le mani diafane sul copricapo che portava e liberò la sua singolare chioma, animata di vita propria. Centinaia di piccole serpi sibilarono, reclamando il loro lauto pasto.

“Guarda, marinaio, l’Ombra del mare,

Non fuggir, non le puoi scappare …”

Il canto melodioso e suadente della Gorgone scivolò sinuoso nelle orecchie dei marinai che piansero, combattuti all’idea di aprire gli occhi. Lei si avvicinò ad un giovane mozzo, tentandolo con il suono della sua voce, sussurrandogli all’orecchio.

“Guarda, marinaio, l’Ombra del mare,

 e da lei potrai farti amare.”

Le piccole serpi, che si aggrovigliavano, affamate, sulla sua fronte, sibilarono, mordendo il volto del giovane e tentando di aprirgli gli occhi.

“Basta uno sguardo, una piccola occhiata, e la tua vita sarà risparmiata.”- sussurrò dolcemente la donna, sollevando il mento del giovane con la propria mano.

A quella falsa promessa, il marinaio aprì lentamente gli occhi, deglutendo nervosamente, incerto riguardo il suo destino.

E alla vista di due occhi d’un azzurro così incredibile, il ragazzo perse il respiro, cristallizzandosi in un’espressione di stupore. Le funi che gli cingevano le braccia scivolarono a terra, private della loro anima, e così fece il corpo di quel giovane, pietrificato e spogliato d’ogni essenza.

Mentre le serpi di Medusa saziavano la loro fame con quel che restava dell’equipaggio di pescatori, il grande rettile, che serpeggiava nelle profondità marine, riemerse, avvolgendo fra le sue inoppugnabili spire la piccola imbarcazione, mettendo a dura prova la resistenza delle assi della Finn’s.

Con un’immersione più in profondità, il mostro marino stritolò il peschereccio, squarciandolo a metà e trascinandolo sul fondale, con sorprendente rapidità.Poi, ottemperato il suo compito, il grande serpente scivolò nuovamente verso la Globe e vi si riavvolse intorno, pietrificandosi e tornando a spalancare le sue fauci, sotto l’aspetto d’una terrificante polena.

La Atlas Globe riprese il suo viaggio, lasciandosi alle spalle poco più che qualche barile di pesce.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Bienvenidos a San Salvador! ***


Colgo l'occasione per ringraziare chi legge, recensisce, preferisce, ricorda e segue questa storia!

Biondich.

 

 

San Salvador era un’isoletta dinamica, ricca di visitatori in cerca della qualunque, dalle succose informazioni circa i carichi di alcune navi mercantili britanniche che di lì a qualche giorno avrebbero fatto mostra di sé a largo delle coste, alle donne che, strizzate in corsetti che lasciavano ben poco all’immaginazione, minacciavano il buon senso dei marinai con armi ben peggiori delle spade e delle pistole. E c’era anche chi, per cause di forza maggiore, si limitava a girare per i vicoli bui del porto, in cerca di un buon rum, in attesa di levare le ancore per fini ben più interessanti. Fra le mujeres e i marinai d’ogni dove, Jack Sparrow girovagava senza meta, con gli occhi scuri che correvano su ogni superficie che incontravano ed ogni bel corsetto in cui s’imbatteva il Capitano della Perla Nera.

“Una nave, mia cara. Una grande nave. La migliore! Ci hanno fatto anche una canzone, sai? Una canzone sulla mia Perla Nera, comprendi? Fa così: Capitan Jack e la sua Perla Nera navigano veloci anche in barba alla bufera. C’è chi pensa che questa storia non sia vera, se non ci credi, chiedilo a Capitan Jack e alla sua Perla Nera! Mhmhmhmmm … Nananananana … Lalalalalala … Beh, poi si ripete. Suppergiù, fa così. E c’è un tamburello. Si, l’accompagna un tamburello. E un’armonica. Mi piacciono le armoniche!La cantiamo spesso sulla mia nave. Vuoi vederla, tesoro?”

Un corsetto in particolare aveva attirato l’attenzione del vecchio Jackie. Quello d’una giovane indigena dalla bella pelle mulatta, dai grandi occhi verdi e i lunghi ricci neri che scendevano copiosi lungo la schiena in parte scoperta.

“L’armonica?”- domandò incerta la bella donzella, passeggiando accanto al fascinoso pirata che l’aveva ammaliata, regalandole uno dei fiori che lei vendeva.

“La nave, intendevo la nave! Quella cosa che solca i mari più profondi e non suona!”- sbuffò Jack, avvolgendo le spalle della fanciulla con un braccio, in un brusio di ninnoli - “Una signora nave, la mia. Ti ho già detto che le hanno dedicato una canzone? È bella, bellissima, come … come …”

“Come me?”- azzardò con aria sognante la ragazza, cercando lo sguardo di Jack, mentre un gran sorriso troneggiava sul suo visino fresco di gioventù.

“Come me!”- esclamò il pirata, accigliato, conciliando la frase con un sorriso ingenuo, aumentando il passo e trascinando dietro di sé la fanciulla, diretto nuovamente verso le banchine del porto.

E fu in quel preciso istante che Miss Bennett, o meglio, Juan Alvarez si imbatté in Capitan Jack e la sua bussola, lungo una viuzza buia e affollata, pregna di musica e alcool. Lo seguì a debita distanza, cercando di non dare nell’occhio, per quanto potesse una donna palesemente travestita da uomo. Il meglio in cui Eleonore poteva sperare era di assomigliare ad un eunuco glabro e piuttosto mingherlino.

“Davvero ci sono tanti diamanti sulla Perla Nera?”- domandò con tono etereo la bella giovane dei ricci neri, avvinghiandosi con forza al braccio destro di Jack che la guardò con opprimente fastidio.

“Shhh, silenzio!”-  Sparrow si divincolò dalla ferrea morsa della donzella e si bloccò sul posto, guardandosi intorno con fare vagamente circospetto. Posò, con ben poca delicatezza e cura, una mano abbronzata sul volto della giovane, poi annusò l’aria, girò su sé stesso, spostando lo sguardo da destra a sinistra, e viceversa, causando nella sua bella accompagnatrice un forte mal di mare. “ Ci seguono!”

“Come?”- la fanciulla rimase spiazzata, sussultando e avvicinandosi  al bel pirata, intimorita a quell’annuncio.

“Ma certo, ci stanno seguendo!Sono tanti, troppi, forse. E sono alti, brutti, tozzi, pericolosi e sono … una donna! Oh, quella donna.”- Capitan Sparrow lasciò trapelare una smorfia infastidita, mentre s’infilava dietro ad un grosso barile, che faceva da insegna ad una locanda, e spiava la sua spia.

“Cosa succede, Jack?”- domandò in un sussurro la bella giovinetta che fu rapidamente strattonata dietro al barile dalla forte mano del Capitano.

“Fingo di non farmi notare da chi ho notato notarmi, tesoro, comprendi?”- rispose distrattamente Sparrow, scoprendo un dente d’oro in un ghigno truffaldino, mentre osservava i movimenti di Miss Bennett che guardava incerta il punto in cui fino a pochi istanti prima lui si trovava .

“Io davvero non capisco!”- la bella giovane si guardò intorno, spaesata, mentre gli occhietti verdi, che non lasciavano trapelare molta intelligenza, faticavano a riconoscere in qualsivoglia passante una possibile minaccia alla loro incolumità.

“Ma certo che non capisci, mia cara! Ti spiego:  vedi quel mozzo laggiù?”- indicò Miss Bennett, intenta a scandagliare la via, in cerca di lui- “Non voglio che noti che io ho notato d’averlo notato. Perché in quel caso mi noterebbe ed io non voglio che mi si noti. Comprendi?”

“Ben poco, invero …”

“Esatto!”- esclamò entusiasta Jack, rivolgendole lo sguardo brillante in segno di assenso- “Ed ora, dolcezza, hasta … qualcosa, vaias con diòs o con chi ti pare, ossequi! Ma sei stata speciale, mia cara, ti terrò sempre nel cuore. Insieme a tutte le altre!”

 Un sonoro ceffone risuonò sordo lungo la via, superando il chiasso delle locande, e catturò l’attenzione di Miss Bennett che, ormai rassegnata a dover tornare sulla Perla, si avvicinò incuriosita ad un grosso barile dal cui retro era uscita fuori una ragazza visibilmente adirata.

Jack Sparrow si erse in tutta la sua figura, riemergendo dal retro del barile e spolverandosi il gilet bluastro e le maniche logore della propria camicia, biascicando qualche aspro commento su un tamburello e dei diamanti.

Eleonore, alle sue spalle, protese in avanti il braccio, tentando di sganciare la bussola appesa alla cintola rossa del Capitano, senza dare nell’occhio.

Ma allo scattare d’un grilletto, la sua mano si arrestò di colpo, pietrificandosi insieme a tutto il corpo.

“Andate da qualche parte, Miss Bennett?”- ghignò Jack, puntandole contro la pistola e facendole cenno di ricomporsi. Eleonore deglutì rumorosamente, osservando con timore la pistola e l’uomo che gliela puntava.

“L-la bussola, Capitan Sparrow. Le stava scivolando a terra, volevo solo … ecco …”- balbettò la ladra, maledicendosi mentalmente per tanta avventatezza. Ora che Sparrow sospettava di lei, quando avrebbe più avuto l’occasione di derubarlo?

“A-ah.”- commentò Jack, ben poco convinto, afferrandola per un braccio e trascinandola con sé - “C’è qualche particolare motivo per cui non siete rimasta sulla Perla Nera?”

“Nessuno mi ha detto che non potevo scendere!”

“Ne dubito.”

“Ho paura di rimaner sola su una nave!”

“Mentite meglio.”- Jack assottigliò lo sguardo, scettico, accelerando il passo e ostacolando l’incedere di Eleonore che inciampava frequentemente, rallentata dagli stivali troppo grandi.

“Io vi amo! E non riuscivo a starvi lontana!”

“Ho detto mentite!”

Miss Bennett tacque, spiazzata da quella reazione.

L’articolato sentiero che Capitan Sparrow la stava costringendo a compiere portò entrambi ad incrociare la loro via con quella di Mastro Pintel e Mastro Ragetti che, adocchiato Jack, gli corsero incontro, ben lieti di poter dimostrare al Capitano la loro validità.

“Capitano! Visto? Diamo una mano anche noi!”- esultò entusiasta Pintel, con un sorriso ostentato e piuttosto ruffiano, mentre sollevava maggiormente una cassa di bottiglie d’acqua gentilmente presa in prestito da una locanda.

Jack osservò i due mozzi accigliato, sollevò leggermente il mento, mentre la bocca, seminascosta dai due baffetti neri, si piegava verso il basso, cercando di assumere un’espressione quantomeno severa. Ma pareva piuttosto un bambino imbronciato.

“Chi bada alla Perla?”-ruggì il Capitano, guardando i due sottoposti dall’alto in basso.

“Noi volevamo mostrarci utili ai compagni, signore, così abbiamo lasciato di guardia Miss Bennett!”- rispose umilmente Ragetti, con voce timida e fioca, mentre si caricava in spalla un grosso barile.

“Questa Miss Bennett?”- domandò Jack incuriosito, trascinando Eleonore davanti a sé e scoprendole i capelli che ricaddero copiosi sulle spalle.

“Oh.”

 

 

 

 

                                                        ***

 

 

 

 

E, come stabilito, la Perla Nera, il mattino seguente, fu pronta a salpare, provvista d’acqua e di quant’altro sarebbe stato utile durante il viaggio, cosicché, ulteriori porti furono aboliti, fino a meta raggiunta.

Miss Bennett era stata graziata dalla severa punizione di capitan Barbossa che la voleva nuovamente dietro le sbarre, sorvegliata a vista, ma ebbe una punizione che, secondo Jack, sarebbe stata ben peggiore: assoluto divieto alla ciurma di parlare con la Bugiarda.

“Oh, andiamo, è uno scherzo, non è vero? Signor Gibbs, dove posso trovare dell’acqua?”- Eleonore passeggiò lentamente intorno al buon quartiermastro, sorridendo innocentemente ed osservando il buon uomo intento ad intrecciare alcune cime.

L’uomo, dal canto suo, cercò di ignorare la giovane davanti a sé, concentrando tutta la sua attenzione su un nodo che proprio non ne voleva sapere, di venir bene. Sbuffò sonoramente, lanciando un’occhiata torva  ai due capitani intenti a studiare la rotta. Ma tu guarda in che situazione l’avevano cacciato: non poter nemmeno rispondere ad una donna che chiedeva aiuto!

“Signor Gibbs? Ve ne prego, ho davvero bisogno di un po’ d’acqua!”- Eleonore abbandonò il tono arrogante, mostrandosi supplichevole; era davvero assetata ed il caldo che imperversava sulla nave, quel giorno, non rendeva l’afa più tollerabile. L’arsura alla gola si faceva sempre più opprimente e Miss Bennett cominciava ad esser stanca di quel terribile raschietto in bocca che le procurava non poco fastidio.

Il quartiermastro sollevò lo sguardo sulla ragazza davanti a sé e le regalò un’espressione costernata, aprendo la bocca, come per parlare, ed emettendo un rantolo dispiaciuto.

La ladruncola sbuffò e si allontanò, intenzionata a farsi aiutare da chi ben più disposto, volente o nolente, a collaborare. Avvicinò Pintel e Ragetti e regalò loro un bel sorriso, prima di persuaderli a rivolgerle la parola. Ma niente. Nemmeno i due mozzi dall’animo malleabile si prestarono ad aiutarla. Forse la situazione era più grave di quanto immaginasse.

Decise di parlare di quella condizione di assoluto silenzio con i due capitani che avevano ordito quella frustrante punizione. Una giovane donna come Eleonore, che aveva bisogno d’attenzioni e che ne aveva sempre avute, non riusciva a resistere in quello stato d’inesistenza in cui i comandanti l’avevano fatta scivolare.

“Capitan Sparrow, quello vero e quello finto! Esigo delle spiegazioni! La ciurma non mi parla!”

Jack e Hector si scambiarono un’occhiata fugace, assentendo con un impercettibile cenno del capo, fra loro.

“E neanche voi, a quel che vedo!”- constatò la giovane, in preda all’esasperazione. Non le piaceva non esistere.

Nessuno dei due capitani dava segno di volerla interrompere.

“Non parlate? No? Bene! Nemmeno io! E non mangerò, farò la fame e la sete, finché voi non parlerete!E morirò! E allora nessuno giungerà più ala Baia delle Ombre, ecco!”- sbraitò la giovane, indignata di fronte a tanta ostinazione.

Maledetti pirati, maledetta nave, maledetta mappa, maledetta rotta!

Eleonore, con passi pesanti, lasciò Sparrow e Barbossa e calpestò malamente le assi della Perla fino alla stiva, dove si chiuse, in segno di protesta.

Quei pirati erano tanto risoluti? E allora Eleonore Bennett lo sarebbe stata ancora di più. O almeno, ci avrebbe provato.

 

 

 

                                                           ***

 

 

 

 

 

La Atlas Globe, in viaggio da ormai più di due giorni, raggiunse le coste di San Salvador sul far del giorno, avvolta nel suo alone di mistero che permeava in ogni fibra del temibile veliero. La polena riposava, sazia e appagata, in attesa del prossimo vascello da trascinare sul fondo del mare, verso l’oblio.

Sulle indicazioni della terribile Medusa, Theodore Leroux si apprestava a far porto, alla ricerca della seconda metà della pergamena di Jean Hamlin e di chi gliel’aveva sottratta.

“Non più di un giorno, su questa terra.”- sibilò Leroux, osservando con disprezzo i piratucoli che frequentavano il porto di San Salvador - “Trovatela!”- intimò con prepotenza ai suoi sottoposti, scendendo dalla Globe assieme a loro e lasciando la preziosa Gorgone sotto la custodia del fedele Nostromo.

Capitan Leroux camminò attraverso i vicoli stretti del porto, deciso più che mai a trovare la Ladra e la carta nautica. E, se era ancora lì a San Salvador, Theodore era certo l’avrebbe trovata in una locanda. Per questo entrò al Porco di Mare, un piccolo ostello con un’insegna rovinata, della quale si intravedeva un maiale ridente, con una coda di pesce. Leroux guardò torvo  il grasso suino appeso all’entrata ed entrò, evitando il contatto con la feccia  umana che riempiva la locanda. Se c’erano informazioni da carpire, lì le avrebbe trovate. Era incredibile come l’alcol  rendesse qualsiasi uomo ben propenso a far luce sui propri misteri e le proprie informazioni. Ciò che Leroux percepì in quell’ostello furono musica ridondante che scaturiva da una scomposta e disarmonica orchestra di marinai già ubriachi, tavoli da gioco in cui barare era l’unica regola, signore che d’una donna non avevano altro che la parvenza.

L’attenzione di Theodore Leroux fu catturata da un particolare che stonava incredibilmente con l’ambiente che lo circondava.

Un giovane marinaio, dagli abiti sgualciti e logori, sedeva elegantemente ad un tavolo, in un angolo dell’ostello. La rigida compostezza in cui la sua figura si poneva colpì Leroux che gli si avvicinò, ammirato da tanto autocontrollo, in un luogo votato al caos.

“Non è usuale vedere un marinaio seduto ad un tavolo, in un posto del genere. Ancor più raro è constatare che il boccale di birra del suddetto marinaio sia rimasto pressoché intatto, sebbene sembri che siate qui dentro da tempo.”- ghignò il capitano della Globe, ponendo una sedia di fronte a quello che fino a qualche giorno prima era stato il viceammiraglio George Coventry.

“Non ho nulla per cui valga la pena festeggiare.Ciò che avevo l’ho perso.”- sospirò George, posando lo sguardo chiaro e fiero sull’uomo che gli si era avvicinato. Quel volto spigoloso e severo stonava quanto il proprio, in quella locanda. Forse per questo il giovane soldato non si allarmò più di tanto e acconsentì a quella conversazione. Forse quell’uomo era un corsaro.

“Anche io ho perso ciò che mi era più caro, ma sono sul punto di ritrovarla.”

“Una donna, signore?”- domandò con lieve interesse il giovane Lord, prendendo un piccolo sorso di birra e sbuffando al suono dell’ennesima bottiglia infranta contro il muro.

“Una mappa, in verità.”- ammise Leroux,prendendo gli occhialetti specchiati che aveva nella giacca e pulendoli con particolare cura - “Voi, piuttosto? Cos’avete perduto?”

“Una nave, un equipaggio, la dignità … Sarebbe più semplice tener conto di quel che mi è rimasto, in effetti.”- sorrise amareggiato George, guardando con svogliatezza quel che restava d’un piatto di patate arrosto mal cotte.

“Ad un uomo resta sempre il suo onore.” ghignò Leroux, facendo cenno ad una cameriera di servirgli del rum.

“Nel mio caso, quello è affondato con la Victorious Melody.”

“Sembra un nome importante. Chi ha affondato la vostra preziosa nave, buon uomo?”

“Una nave di pirati, signore”

“Non rammento d’aver affondato un veliero con un nome così importante, di recente” -ridacchiò tetro Theodore, portandosi alle labbra il rum che aveva nel bicchiere - “ Chi è stato, di grazia?”

“La Perla Nera e chi su essa, tale Capitan Jack Sparrow.”

Per un breve istante, negli occhi di Leroux si accese un bagliore selvaggio, al suono di quel nome. Ma poi il pirata si ricompose, assottigliando lo sguardo nero e aggrottando le folte sopracciglia brune.

“ E voi che ruolo avevate sulla vostra nave? Forse un Nostromo?”- domandò il capitano della Globe, dopo un altro abbondante sorso di rum.

“Per la verità, ne ero il comandante, in quanto rivesto la carica di viceammiraglio della marina di Sua Maestà Re Giorgio II.”
“A-ah. Allora avevo ragione, nel ritenere che siete fatto d’altra più nobile pasta.” - ghignò Theodore, poggiando le spalle allo scomodo schienale della propria sedia - “Come siete finito in questo luogo così basso per il vostro lignaggio?”

“Sono stato abbandonato a me stesso dai due comandanti della Perla Nera; hanno ritenuto gli avrebbe giovato lasciarsi alle spalle un ufficiale, onde evitare d’avere la Marina alle calcagna. L’unica superstite della Victorious Melody ad esser rimasta sulla Perla Nera è una prigioniera francese che aspira al ruolo di terza capitana di quella nave.”-Lord Coventry lasciò trapelare un sorriso amareggiato che mostrò, per qualche breve istante, la giovinezza del suo volto e la sua essenza ancora così piena e nel fiore degli anni.

“Una prigioniera francese, avete detto?”- lo stupore nella voce roca di Leroux colpì George che sollevò il mento, aggrottando le sopracciglia.
“Si, perché? Temete per l’incolumità d’una vostra compatriota? Oh, credetemi, fossi in voi, avrei compassione di chi con lei ha a che fare.”- il giovane soldato si sporse leggermente in avanti, abbandonando la posa rigida e severa in cui si era presentato, fin dall’inizio.

“E, ditemi, viceammiraglio, la vostra prigioniera ha forse nome Eleonore Bennett?”- mentre la voce e i gesti di Leroux cercavano di mostrare leggerezza e noncuranza nel capitano, i suoi occhi neri guizzavano sul volto del giovane Lord, accesi d’una fiamma pericolosa.

“Oh, ha imbrogliato anche voi, allora.”- constatò con un ghigno consapevole il viceammiraglio, poggiandosi allo schienale e affinando lo sguardo fiero. Curioso che quell’uomo fosse a conoscenza di Eleonore. Cioè Miss Bennett, ecco. Niente nomi ai prigionieri.

“Ma sono qui per rimediare. Ditemi una cosa, signore, non vorreste, voi, recuperare la fuggitiva e punirla come più merita?”- Leroux sorrise astutamente, dopo aver terminato l’ultimo sorso di rum ed aver poggiato rumorosamente il bicchiere sul tavolo scheggiato.

“Far giustizia, dite? È ciò a cui mi sono votato, servendo Sua Maestà.”

“Eccellente, viceammiraglio. Ecco ciò che vi propongo: indicatemi la rotta della Perla Nera ed in cambio io vi condurrò dalla vostra fuggitiva, così giustizia sarà fatta.”
“Abbiamo un accordo, dunque?”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** E' soltanto questione d'aprir gli occhi. ***


Ehilà! Questo capitolo è leggermente più lungo degli altri, ma … se per caso voleste sapere perché diavolo Hector Barbossa non è più a bordo della Queen Anne’s Revenge, allora ben venga! La spiegazione è qui da qualche parte!

Ringrazio di cuore tutti voi che leggete, recensite, preferite, ricordate e seguite questa storia! I commenti sono sempre ben accetti,

Biondich!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Perla Nera navigava veloce, fendendo le onde che si infrangevano con dolcezza sulla prua della nave, quasi carezzandola. La nave leggendaria filava rapida verso Nord, pronta a percorrere un tratto di mare che sembrava muoversi assieme all’imbarcazione e non aver, dunque, mai fine.

Il cielo limpido, del tutto libero da nubi, vigilava silenzioso e favorevole sull’equipaggio che solcava quelle acque apparentemente tranquille. Una lieve brezza sferzava i visi stanchi dei marinai che si agitavano frenetici, agli ordini dei capitani, sotto un cocente sole  che minacciava la salute dell’equipaggio. L’enorme palla di fuoco sembrava aver preso di mira la Perla e la seguiva, concentrando tutto il suo calore e la sua intensità sull’imbarcazione affaticata da tanta afa.

“Sbaglio o c’è troppo silenzio, qui?”

Jack Sparrow, disteso a quattro di bastoni sulle assi scheggiate della Perla, accanto al timone, si mise a sedere con uno scatto fulmineo, facendo oscillare la fluente chioma bruna  carica di cianfrusaglie e arricciando il naso. Rapidamente si riassestò in piedi, con un lieve sobbalzo, e osservò sospettoso il ponte deserto.

“Signor Gibbs! Di preciso, quand’è che ci siamo persi la ciurma?”- ruggì il Capitano, cercando con lo sguardo il buon quartiermastro, misteriosamente scomparso. Nessuna risposta si elevò dal ponte e Sparrow fu lì lì per scendere dal castello di poppa, quando sentì un rantolo provenire proprio dal di sotto di esso. E Capitan Jack si sporse pericolosamente dal parapetto, guardando torvo lo spettacolo che gli si presentava davanti agli occhi scuri.

Il sole batteva violentemente, arroventando le sartie e le tavole del ponte e rendendo il lavoro impossibile e intollerabile. Per questo, i prodi marinai della Perla si erano ammassati senza alcun ritegno nell’unico punto del ponte riparato dal sole, in cerca di conforto da tutto quel terribile caldo. I volti esausti e imperlati di sudore erano piegati in un’espressione addolorata, mentre i loro pori si dilatavano, avidi d’un aria fresca che sembrava non riuscire a contentarli,  pur scorrendogli contro.

Jack assottigliò lo sguardo, infastidito, sorridendo fra sé, mentre, con una prodigiosa virata, spostava la vela di maestra, facendo sì che i tormentosi raggi solari raggiungessero il povero equipaggio anche a poppa.

“Branco d’inutili cani rognosi, è forse questo il modo d’atteggiarsi ad una ciurma?Un, due, tre, scattare! Voglio vedervi consumare queste tavole a furia di camminarci sopra, è l’ultimo avvertimento! O troverete freschezza tra i flutti!”- ruggì il Capitano, battendo con foga le mani e facendo drizzare i peli sulla schiena d’ogni marinaio colto alla sprovvista. Un mugolio disperato segnò la ripresa delle attività sulla Perla, mentre gli hombres si trascinavano faticosamente verso le proprie postazioni.

“Signor Gibbs!”- inveì il Capitano, richiamando al suo cospetto il fedele quartiermastro, aggrottando le sopracciglia in un’espressione seriosa - “Novità, riguardo la donna?”- domandò Jack, con fare circospetto, farfugliando a bassa voce, con discrezione.

Mastro Gibbs lo guardò torvo, arricciò il naso, fin quando un lampo di genio non gli fece spalancare gli occhietti azzurri, consapevole.

“Continua a scalciare come una puledra impazzita e minaccia di chiudersi a chiave nella stiva, se non verrà liberata dalla sua punizione, signore!”- rispose il Mastro, lanciando un’occhiata significativa alla stiva, dalla quale provenivano fastidiosi tum tum! da quasi due giorni.

Miss Bennett aveva tenuto fede a quanto detto e, pur non parlando, continuava la sua battaglia fatta di irritante chiasso, minacciando la pazienza dei capitani e della ciurma. Non toccava cibo da quasi due giorni, ed ormai l’equipaggio cominciava a domandarsi da dove prendesse tutta quell’energia. Tutti erano desiderosi di eliminarne la fonte.

“Convocatela immediatamente sul ponte!”- sentenziò Sparrow, agitando l’indice sotto il naso del quartiermastro - “E se non le garba, datele a intendere che intendo intendere di liberarla dalla sua attuale condizione, purché intenda ciò ch’io intendo intendere.”

Il buon Gibbs storse il naso, a quelle parole, e non osò ribattere, per paura d’ulteriore confusione. Si limitò ad un’efficace alzata di spalle e si incamminò verso la stiva, dalla quale altri due tum tum! si elevarono con foga.

Il Mastro bussò lievemente alla porta, schiarendosi la voce e richiamando l’attenzione di Eleonore, con voce pacata.

Tum tum!

“Mi avete sentito, miss? È finita, siete esentata dalla punizione!”- insistette il quartiermastro, bussando con più forza alla porta bloccata.

Tum tum!

Il Capitano richiede la vostra presenza sul ponte, miss Bennett! Siete pregata di raggiungerlo immediatamente!”- proseguì Gibbs, ben più alterato, specie vedendo l’alta figura di Barbossa farsi avanti, nella sua direzione.

“Ci sono problemi, Mastro?”- domandò in un sibilo Hector, sorridendo con irriverenza, di fronte al fragile polso del sottoposto.

Tum tum!

“O-miss Bennett? Saprete meglio di me che non è bene farsi attendere! Suvvia, degnateci della vostra presenza!”- cinguettò ironicamente Barbossa, dando forti pugni alla porta rovinata della stiva e mostrando i denti in un ringhio sommesso.

Tum tum!

Hector arricciò le labbra infastidito, scoprendo le gengive, mentre negli occhi guizzava una luce selvaggia.

“Da brava, mia cara!”- la sua voce si fece sempre più alterata, mentre l’apparente gentilezza lasciava rapidamente spazio all’irascibilità tipica del capitano.

Tum tum!

Aprite immediatamente questa porta, infida serpe,ridicola donnicciola! Così potrò gettarvi tra i flutti personalmente e gioire della vostra dipartita, milady!”-ringhiò Hector, dando una spallata violenta alla porta che non cedette.

Silenzio.

Barbossa, attendendosi altri assordanti rumori dall’interno della stanza, rimase interdetto, di fronte a quella mancata risposta.

“Miss Bennett, aprite!”- ruggì ancor più violentemente, mentre una vena sul collo pulsava vertiginosamente, dando segno di un’imminente esplosione di rabbia.

Ancora silenzio.

Hector sibilò qualcosa fra i denti, prima di sputare a terra una considerevole quantità di saliva e fare due passi indietro. Scansò malamente Mastro Gibbs e, con la debita rincorsa, caricò la porta, spalancandola. Eleonore l’aveva bloccata con due barili d’acqua che rotolarono pesantemente lungo il pavimento, seguendo la pendenza della nave. Barbossa si guardò intorno, furioso, in cerca dell’esile figura della giovane ladra.

“Signor Gibbs, c’è forse un modo di fuggire da questa stanza, senza passare dalla porta, che voi sappiate?”- gracchiò il capitano, scrutando attentamente ogni angolo della camera, mentre i suoi occhi cadevano costantemente nel tranello tesogli dai barili più alti che, con la coda dell’occhio, avevano parvenze umane.

“Nossignore, ma sembra che Miss Bennett ci sia riuscita ugualmente!”- rispose torvo Gibbs, indicando una massa informe seminascosta da una cassa di legno. Hector zoppicò fin dietro la cassa e i suoi occhi guizzarono lievemente allarmati su Eleonore, distesa malamente sul pavimento, inerme.

“Che succede, signori? Perché ci mettete tanto?”-irruppe Capitan Sparrow con un ghigno minaccioso sul volto, fulminando con lo sguardo il povero Joshamee Gibbs in disparte, accanto a delle bottiglie logore di rum. “Oh.”-commentò Jack, notando il corpo immobile, dietro la cassa. Si avvicinò perplesso e dubbioso, chinandosi sui polpacci ed osservando il cadavere.

“Dite che è morta?”- domandò incerto il signor Gibbs, azzardando un’occhiata al corpo della giovane che non sembrava volersi ridestare.

“Solo un po’, signor Gibbs. Ma si riprenderà!”- diagnosticò Sparrow, sollevando un braccio di Miss Bennett e lasciandolo ricadere a terra con un tonfo sordo. “Beh,magari un po’ più di un po’.”

“Va tutto b-bene, signori?”- domandò Ragetti, affacciandosi curioso, nella stiva. Sussultò alla vista del corpo apparentemente senza vita di Eleonore ed i suoi occhi guizzarono in quelli di tutti i presenti, desiderosi di eventuali chiarimenti.

“Miss Bennett è temporaneamente deceduta, ma”- Jack prese una lunga pausa, aprendo più vote la bocca per parlare, poi guardò dubbioso la giovane miss inerme sul pavimento - “Si rimetterà, probabile. O, beh, possibile. Forse.”

 

                                       

 

 

 

                                                           ***

 

 

 

 

 

“Ci serve viva! Datevi da fare, disgustosi parassiti, portate dell’acqua zuccherata, stracci e quant’altro!”- ringhiò Barbossa, in preda all’agitazione. Zoppicava senza sosta davanti alla porta della stiva, puntando la protesi in legno finemente intagliato sulle tavole logore della Perla, mentre gli occhi azzurri guizzavano, tormentati, sulla giovinetta priva di sensi che veniva trascinata fuori da Mastro Pintel e Mastro Ragetti e trasportata verso la cabina del capitano (ma quale capitano?).

Donnetta impertinente, perfino da morta creava problemi!

Con Miss Bennett, sarebbero decedute anche le indicazioni per la Baia, per mille diavoli indiavolati!

“Portate anche del rum, datevi una mossa!”- ruggì di seguito Sparrow, affiancando Hector e aggrottando le sopracciglia scure in un’un espressione concentrata. Il lato sinistro della sua bocca si levò verso l’alto, dando al capitano un’aria piuttosto seccata.

Mastro Gibbs arrancò lungo il ponte e raggiunse la cabina, ove gran parte della ciurma si era riversata, trasportando un boccale pieno d’acqua zuccherata e una bottiglia di rum, in parte già tracannata.

“Ah, bene!”- sorrise Jack, strappando di mano la bottiglia al buon quartiermastro e prendendone un gran sorso, portando la testa all’indietro, in un gran tintinnare di chincaglieria e ninnoli d’ogni dimensione. Gibbs lo osservò contrariato, arricciando le labbra, ben seccato d’aver portato un peso superfluo.

Hector arraffò il boccale ricolmo d’acqua e con essa inumidì le labbra di Eleonore, cercando di rianimarla.

La ciurma osservò incerta la giovane ladra esanime e attese in silenzio che essa rinvenisse.

“Forse è morta davvero!”- azzardò Pintel, guardandola accigliato e massaggiandosi il mento, dubbioso.

“Se non tacete, Mastro Pintel, sarete voi l’unico cadavere su questa nave, intesi?”- sibilò Barbossa, continuando ad osservare le palpebre serrate di Eleonore che sembrava ostinata nel suo voler parer morta.

Piccola serpe, Hector era certo che stesse ridendo di lui, viva o morta che fosse.

Il capitano sentì una forte ira montargli dentro e trattenne a stento un ringhio furioso. Prese la giovinetta per le spalle e la scrollò energicamente, intenzionato a farla rinvenire, con le buone o le cattive.

“D- dovremmo provare a s-schiaffeggiarla!”- propose timidamente Ragetti, stirandosi la camicia sgualcita e guardando fugacemente i due comandanti davanti a sé.

Hector ghignò in segno d’assenso, mentre un sorrisetto gioioso compariva sul suo volto segnato dal tempo e dall’alcool.

“Signori, a chi l’onore?”- domandò Barbossa, con le sopracciglia inarcate in un’espressione di finta cortesia, mentre con un inchino irriverente indicava il viso di Eleonore,ancora lontano dalla realtà.

Furono molte le mani che si levarono, desiderose di scontrarsi con il volto della giovane ladra, ospite indesiderata del galeone leggendario.

Jack Sparrow, dal canto suo, ignorò, forse intenzionalmente, la proposta di Mastro Ragetti ed osservò incerto la bottiglia e il boccale che si ritrovava fra le mani.

Il rum o l’acqua zuccherata? Sollevò alternativamente prima l’uno, poi l’altro, pensieroso.

Il rum è buono, se poi è di Tortuga, è ancora migliore; l’acqua zuccherata è … zuccherata, non buona.

Presa la sua decisione, Capitan Jack, prima che la forte mano incallita di Hector raggiungesse le guance pallide di Miss Bennett, rovesciò con forza il boccale d’acqua sul volto della giovane ladra che, a contatto con essa, sbarrò gli occhi, colta di sorpresa.

“Oh mon Dieu! Qu'est-qu’il m’est arrivé? Est ce que l'enfer a ete inondé? Restez moi loin, écoeurantes flibustiers!”- gridò Eleonore, osservando allarmata il gruppo di pirati ammassati intorno a lei.

“Non c’è niente da vedere, tornate ai vostri posti, branco d’inutili parassiti !”- abbaiò Hector, stentando a rimanere serio in viso. Miss Bennett sembrava piuttosto in salute. O, almeno, strepitava come una donna in salute.

 La giovane ladra si sentiva spaesata, appiccicosa, bagnata e terribilmente affamata.

Mademoiselle, c’è qualcosa che io e il mio equipaggio potremmo offrirvi, per farvi star meglio? Un lauto pasto, forse? Immagino siate affamata.” - cinguettò Hector, levandosi il cappello e accennando un lieve inchino, con gli occhi che brillavano e la bocca che tentava a stento di trattenere un sorriso, a fronte di tanta ruffianeria.

Jack Sparrow, con un fianco appoggiato allo stipite della porta della cabina, guardò torvo il collega, per poi levare quel che restava di una bottiglia di rum davanti agli occhi, misurandone il contenuto.

“Magari la signora preferisce un buon sorso di rum!”- propose il Capitano, sorridendo affabilmente e sbilanciandosi dalla porta, verso il letto di Eleonore.

Miss Bennett taceva, ancora stordita dall’accaduto, osservando interdetta i due comandanti.

Magari la signora morirebbe, se bevesse del rum, dopo due giorni di digiuno. E noi non vogliamo che ci lasci, vero Jack?”- sibilò Hector, con un forte sguardo di rimprovero, mentre prendeva, tra le sue, la gracile manina di Miss Bennett e la carezzava convulsamente. Ma per quanto si impegnasse, la mano di Barbossa non riusciva a far altro che scoccare sonori ceffoni a quella di Eleonore che osservava la le sue dita assumere  un tono di colore sempre più prossimo al bordeaux.

“E magari, dopo essersi rinvigorita, la nostra ospite vorrà dare un’occhiata alle carte nautiche e darci qualche utile indicazione, circa la rotta. Che ne dite, Miss Bennett?”- proseguì Hector, con finta cortesia verso la ladruncola che, ben più in sé, osservava di sottecchi quel pirata falso e spregiudicato che si prendeva palesemente gioco di lei.

Certamente, anche se temo di non sapere perché dovrei essere io ad indicare la rotta ai capitani, mio signore.”- sospirò Eleonore, incrinando la voce in un tono costernato, mentre apriva e chiudeva la mano, cercando di riacquistare sensibilità.

Barbossa tacque, colto alla sprovvista, di fronte all’ apparente ingenuità della piccola serpe francese.

“M - ma perché voi siete la nostra insostituibile guida, mademoiselle!”- rincarò la dose il capitano, con tono realmente convinto. Strinse più forte la mano di Miss Bennett, un po’ per la preoccupazione che lo pervadeva, un po’ per la rabbia che presto si sarebbe fatta spazio dentro di lui.

“Oh, dite sul serio? Perché credevo d’essere una ridicola donnicciola da gettare tra i flutti quanto prima, una serpe infida e intollerabile e … Ho omesso qualcosa, capitano?”

Gli occhietti  azzurri di Barbossa si spalancarono sorpresi, mentre un sopracciglio si levava verso l’alto; Hector, punto nel vivo, scrutò attentamente quel visino pallido, domandandosi se la sagace miss si stesse prendendo gioco di lui o se lo svenimento le avesse realmente procurato una brutta amnesia.

“Mia cara, avete certamente frainteso le mie parole. Io vi ho sempre considerata una giovane donna all’altezza della situazione, una … socia”- Barbossa tossicchiò, pronunciando quell’epiteto, fortemente seccato da quella farsa che era costretto a mettere in atto - “ Mastro Pintel, portatemi una carta nautica, immediatamente!”- ringhiò infine il capitano, cambiando repentinamente tono di voce e volgendo lo sguardo furente verso la porta della cabina, dalla quale Jack osservava con un sorrisetto di scherno il collega fortemente in difficoltà.

Pintel varcò la soglia, trafelato, porgendo la pergamena al suo capitano che non gli badò molto e mise la carta sotto il naso di Miss Bennett.

“Suvvia, da brava, indicateci la via!”- la incitò gioviale Hector, un sorriso sulle labbra sottili ed un lampo di luce selvaggia negli occhi azzurri spalancati. Mostrò i denti ingialliti in un ringhio sommesso, ma si sbrigò a dissimularlo con un sorriso ancora più ampio che conferì un tono spettrale al suo volto.

“Suppongo che se un gentiluomo come voi pone tanta fiducia in una fanciulletta come me, allora … forse sarò in grado d’aiutarvi!”- sorrise ingenuamente la bella bugiarda, rigirando più volte la carta, sotto lo sguardo rapito di Barbossa che osservava con meticolosa attenzione ogni gesto della donzella. Jack si sporse verso i due impliciti litiganti, oscillando con lo sguardo puntato ora sulla mappa, ora su una piuma del cappello di Hector, che continuava a danzare sinuosa ed ipnotica, al colpo d’uno spiffero.

“Miei signori, posso chiedervi cos’è questo segno?”- domandò incerta la giovane, indicando con falso candore una miniatura dorata sulla carta.

“Quello è il Nord.”- sibilò esasperato Barbossa, serrando gli occhi in uno sguardo minaccioso e storcendo la bocca in una smorfia seccata.

“Sapete? Io posso davvero aiutarvi e, perché no, lo voglio! Ma avrei bisogno di qualcosa con cui destreggiarmi, chessò, magari una bussola …”

Gli occhi di Hector lampeggiarono, mentre il pirata si voltava con uno scatto fulmineo verso Sparrow, intento a soffiare su quella affascinante piuma di fagiano che seguitava ad ondeggiare sinuosa. Il Capitano si ritrasse allarmato, aggrottando le sopracciglia, dubbioso, volgendo il capo a tre quarti e storcendo il naso.

“La bussola, Jack! Consegnamela, immediatamente!”

Capitan Sparrow posò istintivamente una mano sul prodigioso oggetto legato alla cintola e indietreggiò di un paio di passi, guardando di sbieco il collega e la giovinetta che aveva chiamato in causa la sua bussola. Guardò il pavimento lercio e una smorfia seccata si dipinse su quel volto accarezzato dal sole.

“La mia bussola è rotta, desolato!”- tagliò corto il pirata, girando fluidamente sui tacchi e incamminandosi, con grandi falcate, verso la porta.

“La bussola, Jack, maledizione!”

“Non perderla di vista.”- mugugnò Sparrow al compare, sciogliendo il nodo che lo legava allo strumento prodigioso e consegnandolo incerto nelle mani di Eleonore che lo afferrò con brama, lieta d’aver finalmente ottenuto ciò che voleva. Ora, doveva solamente trovare un espediente che le permettesse di tenerlo con sé … ma non ebbe neppure il tempo di terminare il pensiero, che Capitan Jack le strappò di mano la bussola, rammentandole l’inutilità  di uno strumento di bordo malconcio.

 

 

                                                               ***

 

 

“Guarda, marinaio, l’Ombra del mare, non fuggir, non le puoi scappare …”- Eleonore Bennett, con i gomiti poggiati al parapetto, osservava con sguardo rapito la distesa d’acqua che aveva di fronte, dalla poppa della Perla Nera. Le nuvole avevano oscurato il sole feroce che aveva provato duramente l’equipaggio ed i toni di colore del cielo si mescolavano sempre di più con il grigiore delle onde che accompagnavano il galeone nero.

“Cantate una canzone nefasta, Miss Bennett. Non è bene che una donna pronunci simili parole. Specie a bordo di una nave.”-   le parole di Hector Barbossa furono accompagnate dal sonoro puntellare della protesi di legno sulle assi della nave, mentre il pirata, con lo sguardo azzurro fisso sull’orizzonte, si avvicinava, scrutando con severità il repentino cambiamento climatico.

“È solo un motivetto che mi è tornato alla mente, guardando queste acque, capitano. Non ricordo nemmeno dove l’abbia sentito, a dire il vero.”- sospirò distrattamente la giovane ladra,  seguendo il moto dei flutti che s’infrangevano contro lo scafo, sovrastandosi fra loro.

“C’è solo un luogo dove l’avete potuto ascoltare, miss.” - asserì con un velo di tristezza negli occhi il capitano, sistemandosi il cappello, leggermente pendente sulla destra - “ Sul ponte del Globo di Atlante.”

“L’avete udita anche voi, Barbossa?”- Eleonore si voltò verso l’uomo,incuriosita. Il pirata seguitava a tener fisso lo sguardo sulla linea d’acqua che avevano davanti, quasi sognasse ad occhi aperti e non l’ascoltasse più, rapito da chissà quali ricordi.

“Centosessanta giorni fa, sul far del giorno.”

“Avete una memoria davvero notevole, capitano.”- commentò la ladra, scostandosi una ciocca di capelli ricadutile sul viso ancora pallido. Si strofinò le braccia infreddolite, constatando che il vento stava cambiando.

“Vedete, Miss Bennett, certe date rimangono ben impresse, quando sono legate ad una grave perdita.”- sorrise amareggiato Hector, regalandole un’occhiata irriverente ma ostile solo in minima parte.
“Cos’avete perduto, centosessanta giorni fa, signore?”

“La mia nave.”- Barbossa distolse lo sguardo ricolmo di rancore, mentre pronunciava quelle parole in un sibilo trattenuto. Deglutì nervosamente, cercando conforto nell’orizzonte, immaginando, per un breve istante, che la Queen Anne’s Revenge veleggiasse in sua direzione, bella ed elegante come la ricordava. Ma quel ricordo si sovrapponeva con immensa difficoltà all’immagine della Regina Anna squarciata a metà e trascinata sui fondali, mentre le fiamme divoravano quel che di lei ancora restava.

“ E come …”- Miss Bennett rabbrividì al colpo d’una folata di vento gelido. Il cielo sembrava riflettere gli umori di capitan Barbossa, rispecchiandone pienamente l’animo ferito e congelato.

“Dopo aver sentito quella canzone maledetta, dopo aver visto la strega che la cantava.”

“Strega? Un’altra donna che ti ha rifiutato, Hector? Vorrei mi tenessi aggiornato, ho una lista che …”. Jack Sparrow si avvicinò cautamente, con passi traballanti, guardando di sottecchi il compare e l’infida donzella in abiti maschili.

“Non quel genere di strega, Jack!” - ringhiò Hector, mentre, negli occhietti azzurri, le pagliuzze dorate si accendevano d’irritazione -“Una fattucchiera, per mille diavoli con il colera!”

“Una come Tia Dalma?”- Jack si ritrasse, di fronte alle copiose gocce di saliva che scaturirono dalla bocca del suo secondo, osservandolo con disgusto. Di nuovo, il suo sguardo fu catturato dal sinuoso oscillare della penna sul cappello di Hector.

“Si, è corretto!”
“Dunque una dea del mare.”- proseguì distrattamente il Capitano, seguendo il movimento fluttuante della piuma incastrata sul copricapo. Quanto avrebbe voluto liberarla …

“Non sto parlando di Calypso!”
“Ma stai parlando di Tia Dalma!”- Jack si ridestò da quel momento d’assenza e guardò interdetto il compare furente, sorridendo divertito di fronte alla gran quantità di rughette espressive di Hector, che si accavallavano fra loro.

“Esatto!”
“Ergo, di Calypso.”

“No!”

“Devo forse rammentarti, vecchio mio, che Tia Dalma e Calypso erano, sono, o quello che è,  la stessa persona?”-Capitan Sparrow si pulì le unghie lerce con i denti, interrompendo il contatto visivo con il suo sottoposto e guardando le punte dei propri stivali, luride e consumate.

“Intendevo la  forma umana di Calypso, Jack, ergo Tia Dalma!”- ringhiò Barbossa, sbuffando sonoramente, esasperato da così scarsa sagacia da parte del collega.

“La quale è anche Calypso.”
“Lascia perdere Calypso!”

“Dunque anche Tia Dalma?”- Sparrow allargò le braccia confuso, oscillando paurosamente e rischiando una rovinosa caduta all’indietro. I ninnoli fra i suoi capelli tremarono, spaventati da un possibile duro impatto con il pavimento.

“Streghe, divinità del mare? E poi sarei io quella che racconta storie! Avete davvero una fervida immaginazione, signori, lasciatevelo dire!”- Eleonore, affaticata e confusa da tante parole udite in sì poco tempo, osservò, con gli occhi azzurrognoli sbarrati e interdetti, i due comandanti, regalando loro una smorfia intrisa di scetticismo.

“Oh, io non ci conterei troppo, miss. Anzi, neanche un po’. ”- ghignò Jack, con sguardo provocatorio. La sua espressione mutò improvvisamente, mentre, lanciato uno sguardo sospettoso alla giovinetta che lo guardava stizzita, cercava con lo sguardo la sua amata bussola, augurandosi che fosse ancora lì, dove l’aveva lasciata. Eccellente, tutto era al suo posto.

“Volete prendervi gioco di me, inventando simili sciocchezze? Mi credete proprio una donnicciola ingenua e paurosa?”- sibilò la ladra, offesa. Possibile che si fossero fatti un’idea così insulsa di lei? Eleonore Bennett non era paurosa, tantomeno ingenua, ecco. E che quei piratucoli mentecatti pensassero ciò che volevano!
“Fossi in voi, Miss Bennett, comincerei a ricredermi sulla natura leggendaria di molte  creature. Certe storie celano più verità di quante se ne vorrebbero intendere. Altrimenti, aprire gli occhi sarà fin troppo doloroso, credetemi.”- ghignò Hector con fare … misterioso, inarcando le sopracciglia in un’espressione spettrale, mentre le sue parole scorrevano in un sibilo, interrotto, alle volte, dalla rochezza della sua voce.

Sorrise, osservando lo sguardo interrogativo di Miss Bennett che soppesava quelle parole, senza comprenderne il significato profondo.

“Molto bene, Miss Bennett. Parlando d’argomenti ben più interessanti, confidiamo che le vostre indicazioni circa la rotta da seguire siano corrette. Ce l’auguriamo per voi.”- ghignò Barbossa, riprendendo il suo fare minaccioso, mentre levava lo sguardo irriverente e diabolico sul viso della giovane ladra che sollevò il mento, pronta a sostenerlo, ancora una volta.

I due pirati le diedero le spalle, lasciandola nuovamente in balia d’una brezza gelida che le penetrò fin dentro le ossa, costringendola a dimenarsi di scatto, per far fronte a quel gelo.

“Oh, capitani?” - Eleonore interruppe il loro incedere, richiamando la loro attenzione e costringendoli a voltarsi. Aveva omesso qualcosa e, forse, non era un bene. “Ecco, ora che ricordo, riguardo la mappa di Hamlin, c’era una … un’ annotazione … importante. Per raggiungere la Baia occorre avere l’ombra d’una chiave .”- aggrottò le sopracciglia sottili, concentrandosi per riportare alla mente quanti più particolari ricordasse di quella prima metà di pergamena - “Avete idea di cosa significhi?”

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** L'isola che non c'è. O meglio, l'isola che non dovrebbe esserci. ***


Lombra duna chiave. Mh.- Jack Sparrow accarezzò gentilmente le treccine nere e spettinate del suo pizzetto, facendo scrosciare fra loro le perline annesse che accompagnavano il suo incedere avanti e indietro, lungo il castello di poppa. Hai idea di cosa sia lombra duna chiave, Hector? Togli lidea di cosa sia . Hai lombra duna chiave?- il Capitano si avvicinò speranzoso al suo secondo, scrutando attentamente la blusa di Barbossa e infilando cautamente una mano nel taschino del collega, frugandovi con discrezione.

No, Jack, no la ho.- rispose con irriverenza l‘uomo, afferrando malamente la mano del pirata e stritolandola in una morsa feroce, mentre Sparrow scopriva i denti, celando il dolore.

Beh, certo che non ce lhai!- Capitan Jack allargò le braccia, lanciando un sguardo ovvio a Barbossa, mentre scrollava la mano intorpidita, cercando di riacquisire sensibilità. Se lavessi, lavrei anche io. E avendola, avremmo ciò che ci occorre per avere quel che vogliamo, dico bene?

Credo.- rispose ben poco convinto capitan Barbossa, stringendo le spalle e assumendo unespressione orgogliosa, tentando di seguire il filo del discorso.

Voi- Jack indicò Miss Bennett con lo sguardo, scrutandola con sospetto e arricciando le labbra in una smorfia bislacca - Avete omesso altro?

Lombra lombra duna chiave apre i cancelli dellentrata posteriore della Baia delle Ombre.- Eleonore recitò quella frase con la stessa intonazione che avrebbe dato ad un infantile indovinello, guardando verso lalto e tentando di rammentare se ci fossero altri importanti particolari.

Una chiave, un cancello, qui si deve aprire una port …”

TERRA! TERRA IN VISTA!- ruggì mastro Gibbs, sbracciandosi con foga verso i comandanti e puntando uno scorcio di terra di notevoli dimensioni, a non più di cinque miglia di distanza. Hector Barbossa scansò con fare brusco i due interlocutori e zoppicò impacciato sin sul ponte di batteria della Perla, strappando di mano il cannocchiale al buon quartiermastro e puntando locchio nelloculare, osservando incredulo quella distesa davanti a sé.

Permetti? Grazie.- Jack, avvicinatoglisi silenziosamente, gli pungolò la spalla, costringendolo a voltarsi. Approfittando della distrazione del collega, il Capitano arraffò il cannocchiale e scrutò ben interessato lisola alla quale si avvicinavano sempre di più.

Infida bugiarda!- ringhiò Barbossa, puntando lindice incallito contro una miss Bennett che dal castello lo guardava, interdetta. La giovane trattenne il fiato, spaventata da una simile reazione. Non aveva mai visto il comandante così furibondo.

Avete mentito ancora, non è vero?- Hector sguainò la spada contro la giovinetta che indietreggiò fin quando poté, ritrovandosi spalle al timone e deglutendo nervosamente. Il copricapo le cadde a terra, liberando quella chioma castano chiara che ondeggiava, colpita dal forte vento che imperversava sulla Perla Nera. Dove ci state portando, lurida serpe!

Il pirata afferrò la ladruncola malamente per un braccio, trascinandola sul ponte e costringendola a guardare in direzione della piccola isola cui si dirigevano incontro.

Vi giuro che non ho mentito, capitano!- implorò Eleonore, osservando anchessa con stupore le coste sempre più prossime allimbarcazione.

Ci avete condotti fuori rotta, Miss Bennett?- domandò sospettoso Hector, seguitando a puntarle la spada contro, indugiando su dove affondare la lama . Jack arraffò le carte nautiche, assottigliò lo sguardo, rigirando più e più volte le pergamene fra le mani ed emettendo ringhi sommessi e frustrati.

Nossignore! Non cera nessuna isola segnata sulla mappa di Hamlin, in queste acque!- la voce di Eleonore tremava, assieme a lei, di fronte alla minacciosità delle movenze del comandante.

E come spiegate quella?- seguitò Barbossa, stentando a mantener saldi i nervi. Con che coraggio, quellaspide seguitava a mentirgli, pur guardandolo negli occhi?

Isola fantasma!- Jack Sparrow esultò, lieto desser venuto a capo del problema. Lanciò unocchiata orgogliosa al tratto di terra ormai prossimo, ma poi, con un repentino cambiamento dumore, la giovialità lasciò spazio alla consapevolezza e alla seccatura- Oh, isola fantasma.

Isola Dammi qua!- ringhiò Hector sconcertato, scoprendo le gengive in una smorfia diffidente. Strappò di mano a Jack le carte nautiche e osservò con meticolosa attenzione gli splendidi disegni ben rifiniti che rappresentavano lOceano Atlantico del Nord.

Questa bella isoletta che or tu vedi, mio caro, non cè. O meglio, non dovrebbe esserci. Curioso, nevvero?- Jack indicò il punto in cui si trovavano, facendo scorrere lindice sulla carta e creando un immaginario cerchio ad evidenziare il tratto di mare occupato dallappezzamento di terra misteriosamente misterioso.

Più che curioso, impossibile.- sussurrò incredulo Barbossa, mantenendo lo sguardo fisso sul dito di Jack che seguitava a roteare, accarezzando il foglio.

Era da un po che non sentivo quella parola!- ghignò Sparrow, tornando ad osservare la costa sempre più vicina.

Capitano! Che facciamo! Prendiamo il largo?- mastro Gibbs interpellò Jack allarmato. Dobbiamo deciderci in fretta!

Gettate le ancore, ammainate le vele, calate le scialuppe! Scendiamo!- ruggì Capitan Sparrow, gesticolando freneticamente e avanzando con passi solenni verso il parapetto.

Non se ne fa nulla, Jack! Non scenderemo su una terra che non è segnalata dalle carte nautiche!- Hector Barbossa non era affatto della stessa opinione. Puntellò la gamba di legno lungo le assi della Perla e ruggì nelle orecchie di Sparrow che digrignò i denti, stordito da tanto chiasso.

Ah, no? Beh, è a dir poco pittoresco, perché è, invero, proprio quel che voglio fare invero.- il Capitano, con un fluido giro sui tacchi, sorrise affabilmente al suo secondo, divertito dallespressione sbigottita che si era dipinta sul volto di Hector.

Non ho intenzione di scendere, Jack Sparrow.- capitan Barbossa estrasse la sua pistola con un movimento rapido e la puntò contro il petto di Jack che la osservò stancamente.

Beh, io non ho intenzione di lasciarti sulla mia nave, mentre io non sono su di essa. Perché sappiamo entrambi come andrebbe a finire, comprendi?- Sparrow, con lindice logoro della mano destra, spostò la canna della pistola dal suo sterno e la ruotò verso il ponte. Mastro Ragetti, colta la situazione, si gettò rapidamente a terra, augurandosi devitare un proiettile vagante.

Sei diventato prevedibile, Hector. E poi, tu e la tua barbetta- Jack indicò gli ispidi fili rossicci che pendevano dal mento del collega, con una smorfia di repulsione verso tutto quel disordine - avete mai pensato che forse, probabilmente, eventualmente, unisola fantasma potrebbe, e sottolineo potrebbe, essere un loco sì adatto a celare lombra duna chiave, o quello che è?

Barbossa scrutò a lungo e con malfidenza il volto ambiguo di Sparrow, mentre soppesava le sue parole. Ma ben presto, il sospetto si dissolse, lasciando il posto alla curiosità e alla forzata consapevolezza che forse, per chissà quale oscuro volere divino, quella caricatura dun pirata poteva aver ragione.

Ebbene, scenderemo giusto il tempo di far sgranchire gli arti a questa manica dingrati! Datevi una mossa, abbiamo una Baia da raggiungere!- ringhiò in assenso Hector, zoppicando e dando ordini a destra e a manca, ormai impaziente di mettere piede sullisolotto.

I due orgogliosi comandanti guidarono la spedizione verso quelle coste sinistre, piatte e rocciose.La vegetazione lussureggiante si intrecciava, mentre i rami creavano complessi disegni, occultando gli oscuri segreti dellisoletta improbabile. Le onde sinfrangevano leggere sulle rocce, miste a limo e conchiglie. Una flora color dun prezioso smeraldo, grezza e ricca, si preparava ad ospitare il cospicuo numero di pionieri in cerca davventura.

Proclamo questa terra mia e conquistata! Più tardi penserò a un nome.- diramò con alterigia Capitan Sparrow, affondando i piedi nella melma. Lintera isola era ricoperta di maleodorante fanghiglia che si aggrappava agli stivali degli esploratori e tentava di trattenerli, inchiodandoli al terreno. O magari, la cedo a te, Hector. Ti si addice.- proseguì il pirata, sollevando appena uno stivale e osservando con disgusto il pantano che ricolava a terra. Trattenne un conato di vomito, a fronte di un sì acre odore di marciume.

Ne faccio volentieri a meno, si.- Barbossa scosse la protesi in legno, tentando di liberarla dal fango opprimente, ripugnato da un luogo così fetido.

Da lontano sembrava più carina.-commentò Jack amareggiato, increspando un lato della bocca in unespressione al limite del nauseato. Guardò la Perla, dietro di loro, controllata da Mastro Pintel e Mastro Ragetti, sibilando.

Jack! Che diavolo facciamo? Cè un tanfo orribile!- ruggì mastro Gibbs, uno fra gli altri uomini scesi dalla nave per seguire gli intenti dei burberi comandanti. Joshamee azzardò un passo troppo lungo e rischiò una rovinosa scivolata, sdrucciolando sul pantano.

Proseguiamo, signor Gibbs, sento che la chiave è ben vicina!- asserì Sparrow annusando laria e contorcendosi in una smorfia disgustata, ancora una volta. Lanciò unocchiata furtiva allago della sua bussola che, per tutta risposta, vorticò freneticamente su sé stesso.

Io sento solo un gran miasma, ecco cosa sento!- mugugnò Gibbs seguendo il Capitano e il resto della comitiva diretta verso i meandri di quel misterioso locus horridus.

Eleonore Bennett, con una smorfia di disgusto sul viso, arrancò dietro quellassembramento di pionieri che avanzavano decisi nella selva rigogliosa dellisolotto.

Signor Gibbs? Ve ne prego, aspettatemi!- implorò la giovane ladra, seguendo a stento lequipaggio, ostacolata, nellincedere, dai grossi stivali che indossava.

Coraggio, Miss Bennett! O dovremo applicare le usanze del Codice e lasciarvi lì dove siete!- la incitò il buon quartiermastro, rallentando impercettibilmente, così che la fanciulla potesse raggiungerlo.

La compagine, forte di spirito ma non di gambe, incespicava fra le radici seminascoste dalla fanghiglia, che attentavano allequilibrio degli esploratori.

Mastro Gibbs fu la prima vittima duna lunga sequenza e cadde sulle ginocchia, con i polsi totalmente immersi nella melma scura e maleodorante;si lasciò sfuggire unimprecazione degna dun vero lupo di mare ed Eleonore si ritrovò ad interrogarsi sul perché San Brendano avesse una cornamusa e dove se la dovesse esattamente infilare ma non era uno strumento a fiato?

Ma che diavolo !- Joshamee Gibbs si risollevò in piedi, tenendo in mano una fetida massa informe, viscida e squamosa. Jack! Perché mai un pesce dovrebbe trovarsi in una foresta?- domandò incerto il quartiermastro, osservando quel che restava duna carcassa di tonno, ormai decomposta.

Non sono in vena di spiritosaggini, signor Gibbs!- ringhiò Sparrow, fulminando con lo sguardo scuro il suo sottoposto e tornando ad incespicare nellalta fanghiglia, seguito da Hector.

Joshamee lasciò cadere il pesce nel pantano che inghiottì repentinamente la carcassa, in un sonoro blop!

La fitta vegetazione si stringeva sempre di più, rendendo necessario fendere i rami a suon di sciabole che sibilarono, a contatto con laria appestata e quasi rappresa.

Allennesimo colpo ben assestato di Hector, un ramo si piegò, squarciato sotto il peso dun qualcosa che vi era rimasto appeso per anni, forse.

Capitan Barbossa fece appena in tempo a scivolare di lato, evitando un doloroso impatto con la cassa dun vecchio orologio a pendolo che precipitò nel punto esatto in cui, fino a pochi istanti prima, si ergeva il temibile pirata. Allo scoccare di ununa piuttosto vecchia, il meccanismo scattò, facendo ululare il grosso orologio un paio di volte, con dei dong! stridenti e interrotti.

Perché diavolo dovrei essere stato quasi ucciso da un orologio a pendolo caduto da un albero!- ringhiò Hector, rialzandosi da terra, ormai lercio. Levò gli occhi ai fitti rami che sovrastavano la comitiva, chiudendola, come una voliera. E fu in quel momento che, con i nasi puntati allinsù, gli esploratori notarono, fra sbigottimento e incredulità, la gran quantità di carcasse di pesci e quantaltro ammassati fra le fronde, decorandole come fiori bianchi e vermigli, circondati di mosche avide di carni putrefatte.

Ma dove diavolo siamo finiti …”- mormorò Gibbs, osservando allarmato il macabro dipinto che si levava sopra le loro teste. Un tripudio di carni di pesci offriva banchetto ad insetti delle più svariate dimensioni,in un brusio dali che somigliava sempre di più al rombo dun tuono.

È disgustoso!- commentò in un sussurro Eleonore, avvicinandosi ai due comandanti e rabbrividendo, in cerca di riparo da quegli orribili mostri. Miss Bennett temeva gli insetti, forse ancor più degli uomini.

E poi, la terra vibrò. Un breve istante, e la melma ribollì, animata da un tremore continuo, mentre un boato si elevava da lontano, quasi la terra si lamentasse desser calpestata. Gli insetti impazzirono, ronzarono atterriti in una nuvola nera come la pece, accanendosi sui pionieri e colpendoli a suon di zanne e aculei, fin quando non si librarono lontani, fuggendo ad una nuova e più terribile scossa.

Chi di voi gentiluomini ha voglia di tornare alle scialuppe?- ruggì Sparrow, deglutendo nervosamente e dando un ottimo esempio di come metter in pratica la più nobile delle arti della pirateria, facendosi strada con le braccia, fra le fronde che vibravano energicamente, quasi si ridestassero da un lungo sonno.

La compagine slittò più volte nel fango, mentre gli abiti si strappavano fra gli intricati rami, fin quando non raggiunse nuovamente la costa, dove ciottoli e conchiglie incrostate sussultavano con foga, battendo contro la superficie rocciosa mista alla melma su cui si erano sedimentati.

Un urlo disumano scaturì dalla bocca di Capitan Jack, facendo tremare ogni membro della comitiva che lo osservò allarmato.

È ferito, Capitano?- gracchiò Gibbs avvicinandoglisi inquieto e cercando con lo sguardo possibili lesioni.

Peggio!La mia nave va indietro, allindietro!- Sparrow teneva lo sguardo fisso sulla Perla Nera, ormai decisamente distante dalla costa. Un brivido corse lungo la schiena del Capitano e di ogni altro pioniere che tremò, di fronte a quello spettacolo.

Quei due idioti devo aver gettato male le ancore, vanno alla deriva!- Hector impuntò la protesi nel pantano, ringhiando furente, mentre negli occhi azzurri brillava un lampo omicida.

Oh, mannaggia.

 

 

 

 

***

 

Doppio sei, ho vinto ancora!

La Perla Nera ondeggiava dolcemente, cullata dalle deboli onde che accarezzavano lo scafo, mosse da un vento leggero che stava rapidamente trasportando lontano il grigiore plumbeo del cielo. Le assi scricchiolavano appena, urtate dal tocco lieve dei dadi e dei pugni di mastro Pintel e mastro Ragetti, lasciati a guardia del galeone.
Stai barando, non ho mai visto fare un doppio sei per tre volte consecutive! Fuori i soldi!- ringhiò il pirata tarchiato e pelaticcio, fulminando il compare con gli occhietti sbarrati e grugnendo seccato.

Non se ne parla, ho vinto onestamente!- protestò Ragetti, ferito nellanimo. Una mano sul petto, dove teneva anche un piccolo crocifisso di legno, e uno sguardo significativo al cielo al quale sorrise.

Sei una vecchia volpe, Ragetti! Saresti dovuto scendere con loro, gli avrebbe fatto comodo un cervello con un acume come il tuo, sai?- Pintel lodò il compare con una sonora pacca sulla spalla, facendogli perdere lequilibrio e sbalzandolo dalla sua posizione.
Sei gentile! Ma star qui è molto meglio, credo. A proposito, quando pensi torneranno?

Da quanto sono andati via?
Da quantè che stiamo giocando?

Mastro Ragetti risalì sul ponte della Perla, speranzoso di scorgere i compagni in ritorno, dopo quella considerevole assenza. Ma quel che vide lo costrinse a sbarrare gli occhi, mentre un tuffo al cuore gli rendeva impossibile compiere qualsiasi azione, compresa quella d avvisare il compagno. Tremò dalla testa ai piedi, mordendosi il labbro inferiore, sconvolto. Biascicò qualche imprecazione, per poi balbettare poche sillabe, invocando lamico sul ponte.

Maria madre di Dio, Barbossa ci ucciderà!- gridò Pintel, occhi sbarrati sul tratto di terra davanti a loro.

Lisola si faceva più distante, man mano che seguitavano ad osservarla.
Anche Capitan Sparrow penso non sarà contento.- mormorò in preda allo sconforto il pirata biondiccio, deglutendo nervosamente.

Che cosa hai fatto!- Pintel sbraitò, dando un sonoro scappellotto alla nuca di Ragetti che per poco non finì con la faccia contro il parapetto.

Cosa? Perché devo essere stato io?

Stupido! Tu hai gettato le ancore, è colpa tua!

Stupido tu!Insinui forse che le abbia gettate male, Pintel?

Lo insinuo si! Saremo lontani almeno tre miglia dalla costa!

So calare unancora, non ho fatto errori!
Oh, quindi è lisola che si è spostata, ma certo!

Forse le marre si sono spezzate! Io non centro!

Dobbiamo tornare là davanti, prima che i capitani tornino!- ringhiò mastro Pintel, correndo lungo il ponte, in preda allagitazione.

O prima che se ne accorgano!

Vuoi che capitan Barbossa e Capitan Sparrow non si accorgano che la loro nave non cè? Drizziamo le vele, per mille cannoni di legno, sbrigati!

A vele spiegate, la Perla si muoveva nuovamente verso lisolotto dalla flora lussureggiante, almeno fin quando

Lo senti anche tu questo rumore?- Ragetti drizzò le orechie, stendendo il lungo collo ossuto e tacendo improvvisamente.

Un sinistro scricchiolio dallo scafo portò entrambi i prodi marinai ad affacciarsi dalla balaustra, in cerca della fonte di tale inquietante rumore. Il calumo dellancora, in buona parte emerso, tirava le assi con così tanta forza da sembrare in procinto di spezzarle.

Numi del cielo, non è possibile! Dobbiamo salpare le ancore o ci porterà via mezza Perla!

Te lavevo detto che non era colpa mia!- brontolò Ragetti, dando una sonora pacca alla spalla del compare. Un sorriso ebete gli si dipinse sul volto, mentre il suo animo si alleggeriva duna colpa non più sua. Ma poi, un lampo di consapevolezza lo colpì in pieno, costringendolo ad arrestarsi sul posto. Oh. - sussurrò sgomento, tornando ad osservare quel sinistro tratto di terra sotto un nuovo aspetto - Se non siamo noi che ci muoviamo, vuol dire che sono loro?

 

 

***

 

Li legherò a un cannone e li farò trascinare sul fondale, abbastanza vivi da sentire i pescicani stracciargli le carni e scheggiargli le ossa. Userò i loro scalpi come fermacarte, decorerò la mia scrivania con le loro spine dorsali strappate a quel che resta dei busti!

Con gli occhi puntati sul galeone che, a vele spiegate, arrancava verso di loro, Hector Barbossa grugnì, ormai deciso ad occuparsi personalmente della punizione dei due mozzi incompetenti, ridicole larve dun insetto ancor più insignificante.

Dimentichi le tendine! Ho sempre voluto delle tendine, sai? Magari con un po di capelli, qualche budello, un po dintestini qua e là e il gioco è fatto. Ti pare? - Jack Sparrow lo assecondava con fare cospiratorio, mentre le sue mani correvano frenetiche davanti a lui, disegnando curiose forme geometriche - Oh, e una bella pipa dosso! Tu fumi la pipa, Hector, si?

Non lo faranno davvero, dico bene mastro Gibbs?- Eleonore li osservava interdetta, domandandosi chi fosse il più folle, fra i due. Il terribile fetore che aleggiava nellaria e il macabro umorismo dei capitani non aiutavano certo il suo stomaco a rimanere ben fermo.

Vi stupireste, Miss Bennett, se vi dicessi che non ci metterei la mano sul fuoco?

Una nuova scossa travolse i pionieri, sballottandoli con forza a terra. Le chiome degli imponenti alberi tropicali oscillarono pericolosamente, scontrandosi fra loro in uno scroscio di fronde, mentre le cortecce battevano con vigore le une contro le altre. La melma ribollì ancor più energicamente, mentre un forte vento faceva ritirare verso linterno dellisola le frasche, quasi le risucchiasse.

Un boato agghiacciante si elevò a Nord di quella terra maledetta, mentre un orribile getto daria si stagliava fin sopra le cime degli alberi più elevati, portando con sé un fetore immondo che attentò alla salute dei marinai. Centinaia di carcasse di pesce si librarono nel cielo grigiastro, come sparate da potenti cannoni, e ricaddero copiose sulle coste, sulle fronde, sugli avventurieri che osservavano basiti quellevento. Un grosso tonno piombò con malagrazia ai piedi di miss Bennett e la fissò con occhi vitrei, mentre si dimenava ancora, avido dacqua.

Che stregoneria è mai questa?- ringhiò Gibbs scalciando con foga un mezzo polipo che gli intralciava il cammino - Jack! Che facciamo!- si voltò in cerca del comandante, osservando gli altri compagni spaesati e interdetti quanto lui, circa lubicazione del pirata.

Capitan Jack Sparrow era già a bordo duna scialuppa e si apprestava a prendere il largo.

La marmaglia di sfortunati avventurieri si precipitò in acqua, trascinando le piccole imbarcazioni che slittavano nel fango, agevolate nello spostamento, mentre la terra seguitava a tremare, ribollire e vomitare pesci.

La Perla Nera, con le ancore salpate solo per metà, raggiunse a fatica lappezzamento di terra mobile e recuperò i prodi marinai e le scialuppe, con non poche avversità.

Voi due! Banchetterò io stesso con le vostre carni, gioendo ad ogni tendine strappato dalle vostre ossa indecorose!- Hector, pregno di melma e ricolmo dira, si fiondò sui due poveri mozzi a guardia del galeone, pronto a strappargli le lingue e annodarle insieme, ma un nuovo orribile boato lo costrinse a placare la sua spaventosa furia e a voltarsi.

Unimmensa colonna dacqua si erse dal Nord dellisola, portando con sé una nuova ventata di fetore e carcasse che piovvero impregnando il suolo e la flora della terra stregata.

È decisamente il geyser più grande su cui abbia mai posato gli occhi, signori!- gracchiò Gibbs, strabuzzando gli occhi, notevolmente sorpreso.

Eleonore Bennett trattenne il respiro, osservando incredula quello spettacolo che aveva un ché di magnifico in sé.

Il gigantesco blocco dacqua scaturiva con una potenza inaudita, inondando lisola, mentre i getti si intrecciavano fra loro in una danza meravigliosa ed elegante.

Il mare tremò.

Le onde sincresparono agitate, rifuggendo le coste melmose che si ergevano, pian piano, sulla distesa dacqua bluastra.

Con un intero equipaggio a disposizione, le pesanti ancore hall della Perla Nera furono salpate a dovere, mentre i comandanti riprendevano il controllo del galeone, ben decisi ad allontanarsi quanto prima da quel luogo.

Ammettilo, Jack! Scendere a terra è stata una delle peggiori decisioni che tu potessi prendere!- ringhiò Barbossa, con i nervi a fior di pelle e una spaventosa vena bluastra sul collo, che pulsava orribilmente veloce, quasi cercasse di fuggire dal corpo invecchiato del pirata.

È incorretto, Hector! Avventurarci in sì orrido loco è stato avventato. Scendere a terra era più che lecito, si? Ma in entrambi i casi, tu eri daccordo quanto me.

Confessa daver sbagliato e che io avevo ragione, Jack, sii uomo, almeno per una volta. E lasciamoci questa infausta divergenza alle spalle.- sorrise sardonico Barbossa, mentre gli occhietti vispi si animavano di luce feroce. Invitò tutta la ciurma ad assistere alla prima sconfitta morale di Capitan Sparrow, ben lieto di dare inizio al suo piccolo gioco di potere per riconquistare il pieno possesso della ciurma e della Perla.

E va bene. Tu avevi ragione e io avevo t tor tort e io avevo meno ragione!

Hector levò gli occhi al cielo, grugnendo sommessamente, mentre malediceva mentalmente il nome di Jack Sparrow, omettendo volutamente il suo titolo, assolutamente immeritato, di Capitano.

Ca - Capitano qu- quella cosa …”- Mastro Ragetti indietreggiò dal parapetto, urtando involontariamente Jack, con una spallata sorda, mentre lo sguardo fissava il mare, sconcertato.

Tu e tu!- ringhiò Sparrow, assottigliando severamente lo sguardo in direzione di Pintel e del compagno alticcio - Vi retrocedo a mozzi! La vostra condotta oggi meritava di vedervi appesi per il collo allalbero maestro, ma siete fortunati! Siamo a corto di cime.- concluse il capitano, seccato.

Ma signore, siamo già mozzi …”

Or bene, allora, vi retrocedo a vice-mozzi!

Sacrebleu! E quello che cosè!- gridò intimorita miss Bennett, sporgendosi al parapetto e osservando lacqua a Sud dellisola ribollire selvaggiamente.

Lequipaggio di ammassò lestamente alle balaustre, stirando i colli e aguzzando la vista.

Le acque grigiastre si agitavano impazzite, mentre le onde ingaggiavano scontri fra loro, assalendosi a vicenda e sovrastandosi le une con le altre in una furiosa lite. Qualcosa sfidava le profondità marine ed emergeva, lasciandosi scivolare di dosso lenorme quantità dacqua che la opprimeva. Dun bianco lucido come alabastro, una viscida massa si erse dallacqua, superando, per altezza, gli alberi della Perla stessa. Un nuovo forte boato sferzò laria, mentre lenorme complesso emergeva imponente.

Che gli dei ci proteggano, se quello è uno scoglio, signori!- ruggì Gibbs, facendosi uno sbrigativo segno della croce, mentre manteneva gli occhietti azzurri puntati sulla cosa immane che si agitava, al di sopra dellacqua.

Non è uno scoglio, signor Gibbs, quella par più una coda!- asserì distrattamente Jack, aggrappato alle sartie, con lo sguardo rapito verso limponente pinna caudale bianca che pian piano tornava ad occupare le profondità marine.

Impossibile …”- sussurrò Eleonore, mentre il sangue le si gelava nelle vene. Sbiancò spaventosamente, il suo cuore si fermò per un breve istante, alla vista dun simile prodigio.

Signori, rendete omaggio a Zaratan, lisola-balena! Lultima volta che se nè sentito parlare, viaggiava a largo delle Canarie!- ghignò eccitato Hector, levandosi il cappello in un inchino che dossequioso aveva ben poco. Puntò la protesi sulle tavole della Perla, e abbassò il capo con teatralità, per poi sghignazzare senza alcun contegno.

Cominciate a credere a certe storie, Miss Bennett? Una di queste lavete appena calpestata!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Mezza mappa, bussola rotta, mezza bussola, mappa rotta! ***


Ehilà! Si, sono ancora viva!

E per farmi perdonare di tanta attesa, vi lascio un capitolo un po’ più lungo del solito, con la speranza che non mi trucidiate …! Riuscirò a postare il prossimo il 6 luglio, prometto d’essere puntuale e di portare a termine questa storia!

Grazie di cuore a chi legge, recensisce, segue, ricorda e preferisce questa storia!

Enjoy the reading,

Biondich!

 

 

 

Una balena grande come dieci galeoni ci è sfilata accanto, dopo che lavevamo calpestata Sacrebleu, cest un chose encroiable!

Eleonore Bennett si asciugò il sudore dalla fronte, mentre passava uno straccio sudicio sul ponte incrostato di sale della Perla.

Più olio di gomito miss Bennett! Voglio vedere queste tavole scintillare, intesi?- gracchiò Hector puntellando la sua protesi in direzione della giovane ladra, recentemente ridotta a mozzo.

Capitan Barbossa non aveva ancora digerito lo spiacevole inconveniente di Zaratan e sospettava ci fosse lastuto zampino dellinfida serpe francese.

Potreste sempre aspettare la prossima ondata, comandante!- Eleonore sibilò, grattando via del lerciume dal ponte, e tacque alcune mute imprecazioni imparate negli ultimi giorni e rivolte a Hector.

Tenete a freno la lingua, mia cara- il pirata si fece improvvisamente serio, fulminandola con lo sguardo azzurro e passandole oltre - non vorrei che qualcuno ve la mozzasse, inavvertitamente. - latrò, divertito dallespressione inorridita di miss Bennett che scosse la testa, riprendendo a lavorare.

Lei grugnì stizzita, mentre Hector la superava, ignorando i borbottii che scaturivano dalla sua bocca.

Dopo lo straordinario avvistamento di Zaratan, la balena colossale si era lentamente immersa nelle profondità marine, portando con sé la fitta vegetazione che aveva sul dorso e facendo nuovamente tremare il mare.

Ad un giorno di distanza da quellevento più unico che raro, il galeone nero sferzava le onde, puntando un orizzonte infinito che sembrava aver inghiottito ogni terra.

La calura imperversava sulla nave, affliggendo i poveri marinai costretti a lavorare sotto il sole cocente che rendeva ogni movimento doppiamente faticoso.

Qualcosa da bere, miss Bennett?- Joshamee Gibbs gracchiò in direzione della giovane ladra vestita da mozzo, porgendole una fiaschetta consunta e semivuota. Eleonore annuì energicamente e la prese fra le mani, terribilmente assetata. Mandò giù in un colpo solo quella che credeva fosse acqua e finì col tossire anche lanima, dopo un sorso troppo abbondante di rum.

Il quartiermastro sgranò gli occhi, colto alla sprovvista da una simile reazione.

Rantolò, senza saper realmente cosa fare e le diede un poderoso buffetto alla schiena, facendola ruzzolare a terra, con le lacrime agli occhi.

Ecco, prendente un altro sorso, vi aiuterà a mandar giù il primo!

Miss Bennett gli regalò unespressione stralunata, mentre il suo viso riacquistava il suo naturale colore, sfumando da un rosso fuoco ad un rosa pallido e smunto. Tirò il fiato, ansimando, fortemente provata da quel burrascoso primo incontro con il potente alcolico e si riassestò sulle ginocchia, decisa ad eliminare una macchia particolarmente resistente dun raccapricciante colore nerastro, sul tavolato.

Signor Gibbs, posso farvi una domanda?- chiese poi, levando gli occhi sul vecchio primo ufficiale e cercando con lo sguardo la detestabile figura di Hector, nei paraggi. Una volta accertatasi che il comandante non fosse lì vicino, proseguì - Perché mai quel despota di Barbossa è qui?Si atteggia a capitano, pur non essendolo, la sua maledetta gamba fa un terribile rumore ogni volta che passa, per non parlare del fatto che credo voglia uccidermi!- rabbrividì al pensiero della lingua e del proprio corpo mutilati dalla furia omicida che sembrava annidata nellanimo di quel pirata senza scrupoli.

Joshamee ghignò consapevole e passò uno straccio accanto a miss Bennett, ben deciso a dissimulare quella conversazione.

È una lunga storia, sapete?

Cè ancora tanto da pulire. Direi che il tempo per ascoltarvi non mi manca.

Bene. Ma cercherò di raccontarvi comunque solo lessenziale.

Io e Jack avevamo appena recuperato la Perla, in bottiglia. Ci serviva un modo per sbottiglia …”- mastro Gibbs si concentrò, pronto a millantare le prodigiose gesta del suo capitano. Lempatia che aveva faceva sì che chiunque ascoltasse le sue parole ne rimanesse affascinato. Ed Eleonore amava le storie ben narrate. Anche se quella cominciava in modo a dir poco bislacco.

Aspettate, cosa? La Perla Nera in bottiglia? Che scherzo è mai questo?

Sapete, miss Bennett, dopo quanto accaduto ieri credevo sareste stata ben più disposta ad ascoltare certe storie.- Joshamee gracchiò, annuendo fra sé e scrollandosi le spalle, seccato da quellinterruzione.

Dunque, la Perla Nera era in bottiglia. Una bottiglia piccola, presumo.- la giovane sospirò, rassegnata a dover andare incontro alle stravaganze del buon quartiermastro. Strinse le spalle e rimase in ascolto.

Precisamente. Dovero rimasto? Giusto. Jack ed io lavevamo appena recuperata dalla Queen Annes Revenge e cercavamo un modo di riportarla alle sue consone dimensioni. - lasciò scorrere le sue parole, facendo aumentare linteresse della donzella che si ritrovò a gambe incrociate ai piedi del primo ufficiale, con gli occhi sgranati e unaria rapita - Sapete come si sbottiglia una nave, miss Bennett?

Direi rompendo la bottiglia che la avvolge.

Giusto. Allora,avete idea di come riportarla a grandezza naturale?
Affatto.- lei scosse la testa, con aria infantile, corrucciando il volto in unespressione pensierosa.

Bene, nemmeno noi sapevamo come fare.Fin quando Sapete, giravano alcune voci che per liberare una nave da un sortilegio del genere servissero tre capre, una clessidra, qualcuno che facesse così’”- mosse freneticamente le dita delle mani davanti a sé in una danza senza controllo - una balestra e un gentiluomo che sapesse suonare la tromba.

Ma è ridicolo!

Già, - Gibbs annuì energicamente, sbuffando al pensiero della sua iniziale riluttanza a tale rimedio - lho pensato anchio quando Jack me lha detto. Ma poi mi sono dovuto ricredere - carezzò la balaustra che aveva accanto e regalò alla Perla uno sguardo paterno, ammirandola con occhi ricolmi dorgoglio -Avevamo tutto, le capre, la clessidra, la balestra, ma ci mancava ancora qualcosa …”

Cosha a che fare tutto ciò con Barbossa, Gibbs?

Beh, miss Bennett, si da il caso che Hector Barbossa suoni la tromba in maniera a dir poco divina. - sorrise al ricordo di quel ridicolo assembramento sulle coste di Dominica, dove Hector era approdato da naufrago e li aveva informati della dolorosa perdita - Ha barattato laiuto con un posto sulla Perla Nera, dopo che la sua nave era colata a picco. Ma, alle solite, lui e Jack non si sono capiti. Barbossa è convinto daver temporaneamente prestato la Perla a Jack, mentre il Capitano pensa davergli temporaneamente concesso un passaggio.

Triste.

Oh si.”

***

 

 

Una nave scivolava silenziosa sulle onde, come un feroce predatore in attesa dincontrare la sua vittima. Ogni asse era tesa, pronta a carpire i suoni celati dalla quiete, mentre la grande e terribile polena spalancava le sue fauci minacciose in un ghigno, quasi lenorme Leviatano ridesse delle sue prede, inermi di fronte alla sua forza. Le scaglie di legno rilucevano sotto un cielo grigiastro insolitamente calmo, quasi temesse che il grande galeone potesse accorgersi di lui.

La Atlas Globe faceva rotta verso Nord, seguendo le tracce della Perla Nera e di chi su essa, guadagnando terreno, con laiuto delle immense vele che rubavano laria e la costringevano a seguire il loro volere.

Questo silenzio mi ucciderà.

George Coventry, con lo sguardo chiaro e turbato sulle onde che tremavano al cospetto della possente nave, sospirò, ripensando ai due giorni precedenti che lo avevano visto abbandonare tutto ciò in cui credeva, primo fra tutto il rifiuto categorico dun patteggiamento con i pirati, per tuffarsi in un inseguimento che probabilmente sarebbe stato fallimentare.

Richiuse il boccaporto da cui si era affacciato e levò gli occhi sulla stanza intorno a sé. Scosse la testa, constatando che lassenza di suono era divenuta una vera e propria presenza, un essere a sé stante che occupava la nave e la privava daria, luce, calore. La uccideva.

Fareste meglio ad abituarvici. Al capitano piace sentire solo quella voce …”- sussurrò con discrezione uno dei pochi uomini allinterno dellampia camera. Aveva la pelle dun grigiastro disgustosamente reale, quasi fosse stato contagiato dalla crudele pestilenza di quiete che aleggiava nellaria.

Quale voce?- George gli si avvicinò, incuriosito. Mastro Grandier era uno dei pochi gentiluomini, su quella nave, che si potesse definire tale. Ed era anche uno dei pochi, a parte Theodore Leroux, che gli avesse rivolto la parola.

Devo tornare alle mie mansioni, con permesso.- il mozzo tremò, scosso da orribili brividi, di fronte all insistenza del giovane soldato. Spalancò gli occhietti castani, poi tornò ad annodare alcune cime, seduto sulle fredde assi del Globo di Atlante.

Mastro Grandier, quale voce? Di cosa state parlando!

Non mi è permesso discuterne, scusate.- sussurrò, guardandosi intorno terrorizzato, quasi si attendesse che da un momento allaltro un fantasma facesse la sua infausta apparizione.

Di cosa state …”- il giovane lord osservò con occhi allarmati il volto deperito del mozzo contorto in una smorfia spaventata. George serrò le labbra, osservando con decisione il marinaio che evitava di guardarlo. Il suo istinto gli diceva che andare più a fondo in quella faccenda era doveroso. Quali misteri celavano quel galeone maledetto ed il suo equipaggio?

Capitan Leroux richiede la vostra presenza sul ponte, viceammiraglio. Seguitemi.

Il primo ufficiale, un algerino di quasi due metri, comparve sulla soglia e tuonò, facendo sussultare mastro Grandier.

Il lord aggrottò le sopracciglia, ripromettendosi che, una volta finito con il capitano, avrebbe riaperto quella questione, deciso ad approfondirne alcuni punti particolarmente oscuri.

Seguì lalto nigeriano fin sul ponte e raggiunse il capitano sul castello di poppa, avanzando con passi decisi e socchiudendo gli occhi, sotto il bianco accecante di quel cielo troppo piatto.Un vento freddo colpì il suo viso, scuotendo i capelli castani e facendoli ricadere sui suoi occhi verde acqua.

Ah, Lord Coventry. Eccellente. - Theodore Leroux gli fece cenno con la mano di raggiungerlo, sorridendo gioviale, mentre la sua voce imperava incontrastata sulla nave, spinta dal vento - Sono lieto di constatare che non ci avete mentito, riguardo la rotta.

Pose una mano su una splendida scrivania finemente intagliata e indicò una pergamena ingiallita, accarezzandola con brama.

Il viceammiraglio inglese osservò quella mappa incerto, irrigidendosi sul posto e tentando di celare la meraviglia che trapelava dai suoi occhi. Impossibile!

Dove Come lavete ottenuta Mio Dio, ero presente quando miss Bennett lha gettata in mare!

Quella mappa, quella maledettissima mappa di Jean Hamlin, bloody hell! Perché ce laveva Leroux? Ma soprattutto, come?

Vorrei non alzaste il tono di voce, ragazzo. - la giovialità del capitano si dissolse, portata via dal vento, lasciando spazio ad una maschera severa, visibile nelle ombre dei lineamenti e nello sguardo nero che pian piano si accendeva.

Rispondetemi, capitano! Come avete fatto ad entrare in possesso di quella mappa!

Sapete? Ci sono alcune regole che pretendo si rispettino sulla mia nave. E il silenzio assoluto è una di esse.- Leroux socchiuse le labbra sottili, mostrando per un breve istante, una fila di denti affilati con la lima, che rendevano la sua figura ancor più inquietante. Sistemò il tricorno sul capo e rivolse la mappa di Hamlin, celandone così le preziose indicazioni.

Rispondete!

Vi chiedo di tacere, George. Non costringetemi a prendere seri provvedimenti. Ho rispetto di voi e della vostra carica, ma ricordate che siete sulla mia nave e dovete attenervi a ciò che io impongo.

Bene. Ma in nome di quel rispetto che dite di nutrire nei miei confronti, rispondete almeno a questo: perché un simile silenzio a bordo?- il giovane soldato si guardò intorno, osservando gli uomini che, taciturni, esercitavano i loro compiti, attenti a non interrompere lequilibrio quieto del galeone. In molti levarono gli occhi su George e ghignarono, divertiti dallingenuità del novellino. Avrebbe dovuto adattarsi in fretta, altrimenti ci avrebbe rimesso la pellaccia.

Sono solo un mite gentiluomo che ama la quiete, signor Coventry, tutto qui.- sorrise sardonico Theodore, allargando le braccia e ostentando una pacatezza che non trapelava, però, dai suoi occhi furiosi.

Quale voce volete che prevalga sul resto dellequipaggio, Leroux?- lufficiale inglese era ben deciso ad approfondire quella questione, avvertiva una strana sensazione perforargli le ossa, scalpitare per emergere. George Coventry amava la verità, la celebrava, si direbbe. E, generalmente, riusciva a percepire quando questa veniva omessa. Tranne con miss Bennett. Lei era lunica che fosse riuscita a prenderlo contro piede e metterlo nel sacco.

Perdonatemi George, è tempo che io torni a concentrarmi sulla rotta. Potete andare.- un sorriso minaccioso si dipinse sul volto spigoloso del capitano francese,mentre congedava il nobile soldato troppo curioso dalla sua presenza.

Di quale voce si tratta, comandante! E perché lequipaggio ne ha così paura!- il forte spirito inglese e limpeto nel suo giovane animo spingevano George a non demordere. Non aveva mai navigato su una nave in cui la mancanza di comunicazione fosse imposta, non era normale.

Ah, lequipaggio. - Leroux tirò le labbra in sorriso trattenuto e congiunse le mani in un movimento rapido e silenzioso - Con chi avete avuto il piacere di conversare, viceammiraglio?

Non sono qui per tradire un innocente informatore. Rispondetemi.

Oh, non si tratta di tradire. Voglio che il rispetto fra noi sia reciproco. Vi risponderò, se voi risponderete al mio interrogativo. Un nome, George, solo un nome.

Mastro Grandier.

Molto bene, vi ringrazio, milord. - il comandante ghignò, mentre un lampo di luce selvaggia accendeva quelle iridi nere e profonde - Ora vogliate scusarmi, sono davvero molto stanco e il viaggio è ancora lungo. Mastro Bernot, scortate il nostro ospite nella sua cabina, siate gentile.

Avevamo un patto!- sebbene il valido sottoposto nigeriano lo tenesse stretto per un braccio, lord Coventry si divincolava, protestando animatamente a fronte dun mancato ottemperamento di un accordo. I suoi occhi chiari riflessero il bagliore tenue del cielo bianco, evidenziando lo sconcerto nel suo animo.

Risponderò ai vostri interrogativi, domani. Sono un uomo di parola, George, fidatevi.

Mastro Bernot trascinò il giovane soldato sottocoperta, nella sua cabina, riportando, così, la quiete sul ponte di batteria della Globe, sotto lo sguardo severo del capitano che digrignò i denti acuminati in un ghigno minaccioso, mentre faceva cenno al nostromo di venirgli incontro.

Oh, signor Boulange, portate qui mastro Grandier. Sarà bene ricordargli quanto il silenzio sia importante su questa nave. Quindici frustate. E sarà bene che non gridi.

***

 

 

Pirati!

Eleonore Bennett sbuffò, terribilmente esausta. Sibilò stizzita, ripensando allo scarso senso dellumorismo di Hector Barbossa, il tutto per uninnocente considerazione sulle sue inimmaginate doti musicali, che le era sfuggita durante la giornata!

La giovane ladra strattonò il polso ammanettato alla balaustra del castello di prua, serrando i denti, mentre constatava di essere nuovamente stata vincolata ad un maledetto pezzo di legno.

Sputò una considerevole quantità di saliva sulla mano costretta dalle catene e tentò di far scivolare larto via dalla morsa opprimente del ferro. Sentiva le sue ossa scricchiolare, ma fu ben lieta di verificare che il suo piano aveva avuto un buon esito. Massaggiò la mano intorpidita e sorrise vittoriosa, lieta dessersi nuovamente affrancata dalle catene. Oh, si, non cerano ceppi che tenessero con Eleonore Bennett!

Badò a non fare troppo rumore e si riassestò in piedi, ben decisa a riappropriarsi della sua brandina, come prima cosa.

Ma sussultò, alla vista dunombra che, laconica, si muoveva sul ponte di batteria della Perla Nera, borbottando sommessamente.

Mezza mappa, bussola rotta, mezza bussola, mappa rotta, parola mia, qui si va di male in peggio. O, beh, di peggio in peggio.

Capitan Sparrow?

Vi ricordavo più appesa.- Jack si voltò con un movimento fluido, facendo mulinare i ninnoli in direzione della ladruncola avvenente e troppo pretenziosa. Camminò con passi traballanti verso la giovane e sorrise minaccioso, spalancando gli occhi che, illuminati dal tenue bagliore lunare, brillarono dun bianco spettrale.

Avevo dei bisogni impellenti che mi impedivano di trattenermi più a lungo sul ponte, se capite cosa intendo. Sono pur sempre una signora, dopotutto.- miss Bennett sorrise truffaldina, ben decisa a levarsi di torno il prima possibile.

Ma che bel gesto altruista.- ghignò sardonico il Capitano, osservando con unespressione bizzarra i polsi liberi di Eleonore e seguendola con lo sguardo. La fanciulla camminava lentamente lungo il ponte, aggirando il pirata e cercando di raggiungere la porta della stiva nel minor tempo possibile. Meno parlava, meglio sarebbe stato.

Ma Capitan Sparrow aveva altri programmi. Gli serviva un consulto.

Perché voi e il vostro bustino - indicò distrattamente le piccole forme di Eleonore, per poi distogliere lo sguardo - volete giungere alla Baia delle Ombre, mia cara?

Eleonore sbarrò gli occhi e arrestò il suo incedere, lanciando uno sguardo interrogativo alluomo davanti a lei e socchiudendo le labbra spaccate da un sole opprimente. Ma era una domanda lecita, del resto. Si, miss Bennett poteva mettere sul tavolo alcune carte. Aveva poi scelta?

Per lo stesso motivo per cui ci andate anche voi, Jack. Per trovare il tesoro di Hamlin.

Ah - lo sguardo di Sparrow si illuminò divertito, mentre un sorrisetto derisorio faceva capolino sul suo volto -No.

No cosa?- la giovane ladra lo osservò perplessa, inclinando il capo a tre quarti e studiando quel singolare pirata apparentemente ingenuo.

È incorretto.

Cosa?

Eh? - Jack allargò le braccia platealmente, spiazzato, poi sembrò riprendere controllo della situazione -Oh - sorrise nervosamente e appoggiò un avambraccio bronzeo al parapetto del ponte di batteria - Io non cerco il tesoro di Jean Hamlin, miss Bennett.

Ah no?- questa era bella, se Sparrow non cercava il tesoro, allora per quale motivo voleva raggiungere Cabo de las Sombras?
Oh, no.Perché si da il caso che non vi sia alcun tesoro, laggiù!

Eleonore per poco non esplose in una risata isterica. Fra le tante assurdità che aveva sentito scaturire dalla bocca del Capitano, quella era la congettura più insensata!
Questo è impossibile, Capitano, la mappa di Hamlin indica chiaramente un tesoro. Ed io lo sto cercando.- miss Bennett era incredibilmente determinata, mentre combatteva la sua battaglia per le cause perse. Non le piaceva che si mettessero in discussione quelle che per lei era convinzioni. Questo perché miss Bennett non amava avere dubbi, si potrebbe dire che li fuggisse a gambe levate. I dubbi portavano insicurezze; le insicurezze creavano le basi per il fallimento.
Buona fortuna, allora.- Jack sorrise con fare disinteressato e si congedò dalla giovane ladra, dandole le spalle e muovendosi verso la stiva, ben deciso a conciliare il sonno con un po di quel toccasana che era il rum.

Eleonore sussultò. Maledizione, ecco che lesitazione si faceva pian piano spazio in lei, logorandola. Ora avrebbe avuto bisogno di chiarimenti, sacrebleu!

Perché siete tanto sicuro che non vi sia alcun gruzzoletto alla Baia?

Ah, ottima domanda. Non lo so. O meglio, non ne ho la più pallida idea. - il comandante si voltò in un brusio di ninnoli e sorrise, puntandole lindice contro, con unespressione illuminata - Tuttavia,se avessi un bel bottino non lo nasconderei lì per nessun motivo al mondo, nossignore. Troppo buio, rischierei di non trovarlo più.

E voi cosa cercate, se non il tesoro?- la voce di miss Bennett scaturì in un soffio, titubante, insicura, terribilmente incerta riguardo l esito di quella conversazione. Dovera la sua fermezza? Perché diavolo si stava facendo suggestionare dalle improbabili affermazioni dun pirata fuori dallordinario come quello? No, impossibile. Il tesoro cera, altrimenti perché tracciare una mappa?

Ombre.

Ombre?- che razza di risposta era quella? Si, Eleonore sapeva che circolavano sciocche leggende volte unicamente a spaventare incauti avventurieri e bambini disobbedienti, ma erano fandonie!

Ombre- Jack scandì bene le lettere e si mostrò deciso a far entrare la affabile manigolda nella sua ottica particolare - Sapete, quelle simpatiche figure che tendono a seguirci lungo tutto larco della vita, imitando i nostri movimenti: ombre.

E perché mai dovreste cercare delle ombre?- Eleonore lo fissò incredula, domandandosi cosa avesse quel pirata fra le orecchie.
Ah, quesito interessante, mia cara.Voglio stringerci un patto che mi conferisca la giovinezza eterna.Comprendi?

Non poteva dire sul serio.

Miss Bennett sbatté più volte le palpebre, arricciando il nasino e grugnendo annichilita.

Quindi per voi è più probabile che in una Baia ci siano ombre in grado di conferire la giovinezza eterna, anziché un tesoro sepolto sotto una palma particolarmente alta o una roccia a forma di tartaruga, Capitano?

È probabile, possibile, quasi certo, in effetti.

Oh beh, perlomeno non avremo conflitti dinteresse. Io mi prendo il tesoro, voi giocate con i mostri.- con una significativa alzata di spalle, miss Bennett decise di armarsi di noncuranza e crogiolarsi nella convinzione che la sua presenza sulla Perla Nera fosse legata ad un secondo fine. Lei era lì per la bussola e il tesoro e non aveva alcuna intenzione di lasciare quella nave senza almeno uno dei due.

Vero, invero. - Jack annuì, oscillando pericolosamente, mentre uno scatto nervoso del labbro lo costringeva ad abbassare lo sguardo a terra. Strofinò il pollice con l indice e il medio. -Tuttavia, se davvero ci fosse un tesoro, allora si che sarebbe interessante.

Sarebbe davvero affascinate, specie nelle mie tasche, si!- Eleonore sorrise candida, mentre la sua mente ipotizzava quali immense ricchezze si celassero alla Baia delle Ombre.

Mia la nave, mio il tesoro che viaggerà su di essa!

Mia la mappa che ci porterà alla Baia!

Ah - Sparrow regalò alla ladra un sorriso beffardo, fiero daver il coltello dalla parte del manico, la pistola dalla parte del calcio, la spada dalla parte dellelsa, la bottiglia di rum dalla parte del collo - Tecnicamente, mezza mappa. Nave intera, mezza mappa, mio il tesoro!

Ma non vedrei profitti per me!- la ragazza protestò, pestando i piedi sulle assi scure della Perla e imbronciando il volto. Dannato pirata, che non sperasse di farla franca!

Che brava! Miss Bennett, vedo che cintendiamo alla perfezione.

Sarete immortale, lasciatemi il tesoro!- Eleonore addolcì il tono, trasformandolo in una graziosa moina infantile, mentre posava la sua mano accanto a quella del Capitano, sul parapetto.

Non è il tesoro che voi volete, mia cara.- Jack ghignò suadente, inondando miss Bennett con lalito pregno di rum e scoprendo un dente doro in un sorriso ammaliante.

Ah no?- la fanciulla rabbrividì. Il tanfo di alcolico e le parole del pirata la costrinsero ad indietreggiare vistosamente, in preda ai tremori. Sbarrò gli occhi azzurrognoli e fissò basita luomo, augurandosi che non stesse pensando a ciò che pensava lei.

Come poteva, Sparrow, averlo saputo? Da chi? Quando!

Che il cielo vi fulmini, se sbaglio!- Jack conciliò quella frase con un sorriso tirato e si spostò rapidamente, lanciando unocchiata timorosa alle nuvole che incombevano sul galeone.

Posò la sua bussola nel palmo della mano di Eleonore, lanciandole unocchiata significativa, e ne scoprì il quadrante, osservando lago vorticare su sé stesso.

Miss Bennett sudò freddo. Allora era vero, Jack Sparrow aveva capito tutto. Non era sciocco come credeva.

Che cosa ne sarebbe stato di lei, ora che il Capitano sapeva qualera il reale motivo che laveva spinta a salire sulla Perla Nera?

Voi volete lombra duna chiave. Perché senza di essa, non potreste raggiungere la Baia che cela, probabilmente, il tesoro. Ciò che più bramate al mondo è, dunque, la cosa che apre il luogo che contiene la seconda cosa che più desiderate, ergo il tesoro.

Eleonore osservò ammutolita lago della bussola che seguitava a vorticare senza sosta, tenendo entrambi sulle spine.

L- lombra duna chiave, ma certo! Perché ciò che più desidero al mondo è si, il tesoro, che altro, sennò!- la ladra soffiò quelle parole, tentando di auto convincersi che fossero la verità. Forse sarebbe riuscita ad ingannare quel maledetto aggeggio!

Lago si sbloccò, puntando dritto davanti a sé e facendo sussultare la giovane e brillare gli occhi del pirata.

Lusingato, gioia- le labbra di Jack si piegarono in un sorriso sornione e luomo accarezzò le treccine consunte del pizzetto, scrutando attentamente la bella giovane davanti a lui - ma, lascia che te lo dica, fra noi non funzionerebbe. O forse No, non funzionerebbe. Certo, se tu fossi un po più e magari anche beh, in quel caso, no, non funzionerebbe comunque.- fra un borbottio e laltro, il Capitano osservava incerto il quadrante e si spostò lievemente verso destra, tanto per verificare se la sua supposizione fosse esatta.

Eleonore richiuse rapidamente la bussola prodigiosa, decisa a dissimulare il fatto che lago fosse rimasto ben fermo.

È evidente che questo maledetto aggeggio non funziona!- sibilò fra lo stizzito e il sollevato, restituendo la bussola al suo proprietario e allontanandosi con passi pesanti verso la stiva. Jack ghignò seccato, facendo schioccare la lingua, mentre un senso dinsoddisfazione lo pervadeva, opprimendogli la gola. O forse, gli ci voleva solo del rum.

Quel che né Capitan Sparrow né miss Bennett potevano immaginare era che la prodigiosa bussola avesse, seppur per un breve istante, indicato una rotta a Sud, alle spalle della Perla.

 

***

 

 

Il Globo di Atlante assumeva toni se possibile ancor più spettrali, al tenue chiarore lunare. George Coventry scrutò con severità le acque intorno alla nave e sospirò, orribilmente frustrato dal silenzio che incombeva sul ponte. Linfrangersi dei flutti sullo scafo accompagnava i suoi pensieri che si accavallavano e si sovrastavano, scorrendo liberi, senza alcun limite. Non cera nessun suono ad affrancare il viceammiraglio da tutta quella valanga di preoccupazioni che lo pervadevano.

Poi, un tenue vociare riuscì a riportarlo alla realtà, costringendolo a far ritorno nella stiva, nella quale si erano radunati alcuni membri dellequipaggio.

Voi, uomini, ditemi: dovè mastro Grandier? Ho bisogno di parlare con lui.

I mozzi del veliero francese si scambiarono unocchiata complice, prima di squadrare George e digrignare i denti, seccati. Lo ignorarono, riprendendo unavvincente partita a carte che vedeva come posta due bottiglie quasi piene di rum e un esiguo gruzzoletto di poche monete dargento.

Mi avete sentito? Dovè Grandier!

Un losco individuo alticcio e dalla pelle olivastra si alzò, trattenendo un ringhio e scoprendo i denti ingialliti.

È in infermeria, milord- pronunciò quellepiteto con così tanto disgusto da nauseare lo stesso Coventry.

Perché? Ho bisogno di parlare con lui.- la fermezza nella voce del giovane soldato fece sbuffare molti dei presenti che abbandonarono la partita, scoprendo le loro carte.

Se avete un briciolo di buon senso, fategli il favore di non rivolgergli mai più la parola, viceammiraglio. La prossima volta linfermeria potrebbe essere inutile.

Che volete dire …”- George sbarrò gli occhi, visibilmente sorpreso da quelle parole così aspre. Perché mastro Grandier era in infermeria? Era stato forse per causa sua?

Dun tratto gli tornò in mente la discussione avuta durante la giornata con il capitano Leroux. Bloody hell, aveva detto che non ci sarebbero state ritorsioni!

Coventry si congedò dai marinai con un lieve cenno del capo e proseguì lungo i ponti inferiori, cercando linfermeria. Doveva far luce su quel che il comandante gli teneva nascosto.

Camminava distrattamente, incurante dello scricchiolare di alcune assi sotto il suo passo, quando la sua attenzione fu catturata da un suono. Una voce, la voce di una donna.

Guarda, marinaio, lOmbra del mare, non fuggir non le puoi scappare …”

Arrestò il suo incedere e tese le orecchie in ascolto, seguendo quella voce, quel suono melodioso e affascinante, lunico sprazzo di umanità in giorni di devastante silenzio.

Proveniva dalle celle!

Affrettò il passo, attento a non destare sospetti, e si mosse in direzione delle prigioni, deciso a svelare il mistero.

Andate da qualche parte, viceammiraglio?

George fu costretto ad arrestarsi. La presenza di mastro Bernot lo obbligò a rimandare le sua indagini. Lultima cosa che lord Coventry voleva era concentrare su di sé lattenzione del capitano e indurre sospetti. Avrebbe agito, a tempo debito.

Avrebbe scoperto a chi apparteneva quella voce e perché era tenuta segregata nelle prigioni, a qualunque costo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il peggior incubo di Capitan Jack Sparrow. ***


Ehilà!

Eccomi qui, in leggero ritardo sulla tabella di marcia, ma pur sempre qui!

In questo capitolo ci sarà una guest star dal 4 film di POTC, ma non vi anticipo nada de nada (oh, mannaggia!). Ad ogni modo, la sua è una presenza un po’ particolare, vedrete voi perché, ma, se dovesse piacervi l’idea, prevedo di inserire questa comparsa anche nei capitoli successivi.

Anyway, bando alle ciance!

Ringrazio di cuore chi legge, recensisce, segue e preferisce questa storia!

Besitos ( aaaagh, di nuovo!),

Biondich!

 

 

 

Quella nave era maledettamente veloce, constatò George Coventry, osservando la prua della Atlas Globe divorare il mare davanti a sé, sfidandone le onde agitate che rifuggivano, a contatto con lo scafo di legno fossilizzato.

Avrebbe voluto gridare, urlare che odiava quellapparente calma che opprimeva gli animi dellequipaggio, sparare un colpo di pistola in aria unicamente per bearsi delleco del tamburo, ma non lo fece; la sua educazione non transigeva sullautocontrollo, tantomeno il comandante della Globe. E se il giovane ufficiale inglese voleva venire a capo di quellinquietante mistero che si celava nei meandri della nave e dellanimo del capitano francese, avrebbe dovuto pazientare e attendere.

Non aveva più ricevuto notizie circa lo stato di salute del buon mastro Grandier, ma cominciava a temere il peggio. E quel che ancor più gli dava pensiero era il fatto che nessuno degli uomini dellequipaggio sembrasse particolarmente interessato al compagno ferito misteriosamente.

Qualcuno laveva medicato? Non cera un medico a bordo?

Non aveva visto nessuno entrare o uscire dallinfermeria, tantomeno aveva sentito qualcuno accennare a miglioramenti o peggioramenti delle condizioni del mozzo.

Si sentiva responsabile. E, forse, un po lo era.

E proprio per questo suo coinvolgimento, George decise che avrebbe agito, una volta che lequipaggio si fosse ritirato negli alloggi.

Attese la notte, perché era proprio al sorgere della luna che aveva sentito la voce melodiosa, sottocoperta.

Uscì silenziosamente dalla propria cabina, richiudendola con cura dietro di sé, e badò a non far scricchiolare le assi verdastre del veliero, ben deciso a non farsi notare in alcun modo da nessuno.

Scese lungo i ponti inferiori, muovendosi laconico lungo i tetri corridoi che serpeggiavano, illuminati dal tenue bagliore di piccole lampade ad olio. Le assi rilucevano come scaglie di serpi, alla luce delle fiammelle. Lievi brezze che filtravano attraverso piccole fessure nelle pareti sibilavano e, per un breve istante, al giovane soldato inglese sembrò che le pareti si stringessero sempre di più, quasi si trovasse nello stomaco dun rettile gigantesco. Ma era lo stato dangoscia del suo animo a creare quelle immagini così poco suggestive, si disse Coventry, mentre attraversava lennesimo cunicolo, diretto alle prigioni. Una melodia leggera scivolò sinuosa alle sue orecchie e George ebbe la conferma che le sue supposizioni erano corrette. Affrettò il passo, sempre attento a non destare lattenzione di quei marinai che, con ogni probabilità, si stavano intrattenendo con scommesse illecite e giochi dazzardo, nel tentativo di scemare la frustrazione che li pervadeva. Come biasimarli?

Tirò un sospiro di sollievo nel constatare che nessuno era di guardia.

Le grate, alla luce delle torce, proiettavano ombe raccapriccianti sulle pareti opposte, mentre il pavimento, lercio, era viscoso di qualcosa che George preferì non verificare. Ma lodore acre che occupava la stanza, quasi fisicamente, non lasciava dubbi, a riguardo.

Cè nessuno, qui?

George avanzò cautamente, mentre i suoi occhi correvano sulle superfici scheggiate delle celle. Il suo sguardo chiaro cadde su una figura, nella penombra, compostamente seduta su quella che un tempo, forse, doveva essere stata una panca, ma che, oramai, logorata dal tempo e dallacqua, si era spezzata al centro, scivolando verso il pavimento. Le pareti erano graffiate, rovinate da quelli che, una volta avvicinatosi con una lampada, George riconobbe come piccoli morsi.

Qual è il tuo nome, soldato? E perché sei qui, se Lui non ti ha autorizzato?

Coventry orientò la fiammella in basso, verso laustera figura seduta, e arretrò di un passo. I tratti affilati brillarono al debole bagliore della lampada e permisero al giovane ufficiale di scorgere con orrore gli spessi fili che, cuciti intorno alle palpebre, celavano lo sguardo duna donna che appariva senza tempo. Labito bianco era macchiato di sangue, così come ve nera sul suo viso bello e in grado di infondere una forte soggezione in chiunque lo osservasse. Il ragazzo si chinò sui polpacci, mentre i suoi occhi si abituavano a quella figura così irreale.

Il mio nome è George Coventry, signora. Sono viceammiraglio della Marina di Sua Maestà Re Giorgio II e sono su questa nave come ospite del capitano. Qual è il vostro nome?- la osservò con apprensione, mentre la illuminava con la torcia e scrutava le pesanti catene che le avvolgevano i polsi e i ceppi intorno alle caviglie. Quale mostro poteva aver ridotto una donna in un simile stato?

Con molti nomi mi definiscono, ma sono pochi quelli che realmente mi conoscono.

Il giovane inglese rabbrividì, constatando che quella stanza si era fatta improvvisamente fredda. Vedeva il proprio respiro condensarsi sul vetro della lampada, sentiva il legno crepitare, mentre piccoli cristalli di ghiaccio andavano formandosi su di esso. La donna sorrise dolcemente, orientando il volto verso di lui. E, nonostante fossero chiusi, i suoi occhi sembravano vedere perfettamente il giovane uomo davanti a loro.

Perché siete prigioniera, madame? Chi vi ha fatto questo?- insistette Coventry, voltandosi verso la porta delle prigioni, di tanto in tanto, augurandosi che nessuno facesse irruzione. Doveva sapere: era di quella donna la voce che prevaricava lintero equipaggio? E perché?

Laccordo è stato fatto. Come alleati, io e il mio signore abbiamo stretto un patto. Lombra duna chiave aprirà i cancelli, così tornerà fra i suoi fratelli.

Lombra duna chiave? Cosè lombra duna chiave?- Coventry fu costretto ad imporsi mentalmente di riprendere il controllo della sua voce. Non sapeva come interpretare quelle parole, tantomeno riusciva a comprenderle. Serrò le labbra, lanciando uno sguardo confuso alla strega davanti a sé, valutando il da farsi.

La donna dondolava su sé stessa, mimando la melodia duna canzone che George non aveva mai udito prima e che riusciva ad inquietare il suo animo, tanto da farlo vacillare sul posto.

Madame, ascoltatemi. Posso aiutarvi, posso trovare il modo di liberarvi dalle catene, ma ho bisogno del vostro aiuto. E della vostra fiducia. Perciò ditemi: per quale motivo il comandante Leroux vi tiene prigioniera?

Io ho quel che occorre per entrare, mio soldato, dopotutto, io sono il Mare.

 

 

***

Nonostante fosse da poco sorta lalba, il ponte di batteria della Perla Nera era ben gremito di uomini, impegnati nella manutenzione di quella nave che filava agilmente sulle onde, col vento a favore e lo spirito pronto a fronteggiare qualunque ostacolo. Tranne uno.

Jack, ti conosco forse meglio di chiunque altro su questa nave, devi dirmelo: sappiamo dove stiamo andando?- Joshamee Gibbs si avvicinò silenziosamente al suo Capitano, richiamando la sua attenzione con una certa qual discrezione. Si guardò intorno, attento che nessuno lo sentisse, poi osservò il comandante intento a scuotere violentemente la sua bussola così poco cooperativa.

Beh, signor Gibbs, posso dirvi che sappiamo dove non stiamo andando. Quello che non sappiamo è dovè la chiave che apre il luogo verso il quale ci apprestiamo a giungere. Ma ci sto giusto a punto lavorando!- brontolò Jack, prima di dare un altro energico scossone allo strumento di bordo e aprirlo rapidamente, sperando in un qualche tipo di cambiamento.Se possibile, lago girò ancor più velocemente di quanto fosse solito vorticare. Una smorfia seccata si dipinse sul volto di Sparrow che richiuse loggetto prodigiosamente inutile e lo riappese malamente alla cintola.

Ecco, lequipaggio comincia a sentirsi un tantino escluso, nessuno ha voglia di navigare così alla cieca. Molti iniziano a non poterne più, forse, se tu ci dessi una rotta …”- Gibbs fece una smorfia piuttosto curiosa, un sorrisetto ruffiano che si deformava pian piano in un ghigno teso e amareggiato. Ahimè, il povero mastro si trovava a cavallo fra la ciurma e il Capitano. Non cera un modo carino per dirlo, ma lequipaggio minacciava dammutinarsi, se Jack non gli avesse dato qualcosa per cui valesse la pena proseguire la navigazione. E una rotta pareva essere il minimo indispensabile.

Oh, per mille sirene! Jack Sparrow! - Hector Barbossa, pirata dalludito fino, inveì contro il collega, raggiungendolo sul castello di poppa, ben inteso a mettere in chiaro la faccenda. Spalancò gli occhi azzurri sino a scoprirne il bianco intorno e digrignò i denti in un ringhio animalesco e repellente, accompagnato dal pungente odore di rum da poco digerito - Dove diavolo ci stai portando!Tu e la tua maledetta bussola!

Sparrow, dopo essersi ritratto dalmeno tre passi dal suo secondo, rifuggendo laspro odore dalcool e lispida barbetta rossiccia che pendeva dal mento di Hector, tirò un sorrisetto di circostanza che irritò ancor di più, se possibile, il pirata di fronte a lui.

Poi, colto da un lampo di genio, si affrettò a prendere la bussola fra le mani e, con una luce vagamente folle negli occhi color mogano, la aprì, osservando speranzoso il quadrante logoro.

Mhmhmhmm. Ah. Oh. - borbottò, mentre le iridi saettavano su e giù, concentrate sullago che sembrava essersi deciso a collaborare, arrendendosi al volere del suo padrone bislacco - Eccellente!

Che cosa?- Barbossa soffiò, guardando Sparrow, annichilito. Storse il naso, vedendolo sorridere affabilmente e guardarsi intorno con aria gloriosamente vittoriosa.

Jack lo ignorò volutamente e si affacciò dal castello, ben deciso a comunicare a quei cani rognosi che si ritrovava per equipaggio le ultime nuove circa quel viaggio apparentemente privo di senso o scopo.
Branco di disgustosi parassiti succhiasangue e voltagabbane, abbiamo una rotta! Si da il caso che lombra duna chiave sia dietro di noi. O, se vogliamo, si da il caso che noi siamo davanti allombra duna chiave! E si muove! Perciò, preparatevi, cazzate le drizze, fate qualcosa, scappiamo!- gesticolò animatamente, ruggendo con fare autoritario e schioccando la lingua, di tanto in tanto, mentre guardava in cagnesco chiunque incrociasse il suo sguardo.

Lombra duna chiave viaggia verso di noi? Come è possibile?- Eleonore Bennett si voltò verso il Capitano, visibilmente sorpresa, sbarrando gli occhi azzurrognoli e bloccandosi sul posto. Si riprese e, con ampie falcate, raggiunse le scale che affacciavano sul castello, appoggiandosi al corrimano, ben decisa a carpire qualche altra informazione circa la chiave mobile che si apprestava a raggiungerli.

Cosa intendi con scappiamo, Jack?- Hector inarcò un sopracciglio, regalando a Sparrow unocchiata derisoria, mentre le labbra sottili si ritiravano, scoprendo, ancora una volta, i denti ingialliti in quello che aveva tutta laria dessere un ghigno.

Che ci leviamo di torno di corsa, prima che la cosa che trasporta la chiave ci trovi, ecco che intendo! Alla via così!- Jack, ben più rivolto alla ciurma che a Hector, scansò il collega, facendosi largo con le mani, e si apprestò a scendere le scale che affacciavano sul ponte, piuttosto concentrato su di un punto indefinito davanti a sé, che aveva attirato la sua attenzione.

Deduco che quindi tu sappia chi ci sta alle calcagna, Jack.- Barbossa lo seguì, arrancando dietro di lui con andatura claudicante e appoggiandosi con buona parte del peso al corrimano delle scalette, per non capitombolare a terra con un gran trambusto.

Forse, è probabile. - rispose distrattamente Jack, con unespressione indecifrabile sul volto bruciato dal sole. Scansò Eleonore e proseguì, ben deciso a cambiare argomento - Che aspettate? Ho detto muoversi, ce ne andiamo!

Fate un passo e, lo giuro, vi userò come proiettili, quando le munizioni si saranno esaurite!

Hector Barbossa non era della stessa opinione. Estrasse la pistola incastrata nella cintura e caricò il tamburo, ben intenzionato a scaricarlo contro il primo che si fosse mosso per eseguire gli ordini di quell insulso mollusco di Sparrow.

Qualcuno ci insegue? Chi! Mon Dieux, qualcuno vuole degnarsi di rispondermi?- Eleonore avanzò, andando accanto a Barbossa e strattonando leggermente la sua casacca, così da attirarne lattenzione. Ma quel che Miss Bennett ricevette in cambio fu solamente locchiata più truce che Barbossa le avesse mai rivolto.

Contrordine! Ci muoviamo! Su, avanti, scattare, marche, sciò!- Jack ruggì, fortemente seccato dalla testardaggine di quel buon annulla di Hector. Batté più volte le mani, mentre i ninnoli fra i suoi capelli scrosciavano, fremevano dalla voglia di levarsi da quella rotta.

Molti degli uomini si guardarono fra loro, incerti sul da farsi.

Ditemi! Chi devo uccidere per primo?- Barbossa scoprì le gengive in un ghigno pericolosamente minaccioso, mentre indicava con lo sguardo la pistola carica che teneva puntata sulla ciurma. Sorrise, lieto di vedere che le sue minacce sembravano almeno esser prese seriamente in considerazione.

Eseguite gli ordini!- Sparrow guardò di sottecchi il collega e mugghiò, scoprendo i denti doro, mentre il labbro superiore si arricciava senza controllo, nervosamente.

Quali ordini?- mastro Pintel si fece avanti timidamente, levando un braccio appena e sorridendo imbarazzato.

Quali quali ordini! Ordine! Scattare, muoversi, via!- Jack, con unespressione vagamente indignata, oscillò pericolosamente allindietro, in precario equilibrio sui tacchi degli stivali. Guardò il vice mozzo dallalto in basso e grugnì, irritato da così poco comprendonio.

Nuovamente, ci fu un significativo scambio docchiate fra i membri dell equipaggio, piuttosto confusi circa le posizioni da prendere.

Quanti di voi vogliono aver la certezza di non andare incontro alla morte, si uniscano a me.- sorrise Barbossa, accennando un inchino carico dirriverenza. Si piegò in avanti, pur mantenendo la pistola ben salda di fronte a sé.

Chi diavolo ci sta inseguendo? Volete rispondermi, maledizione?- Eleonore pestò i piedi a terra, tediata da così poca attenzione nei suoi confronti. Cercò disperatamente lo sguardo di mastro Gibbs che si strinse nelle spalle, desolato di non poterle dare eventuali chiarimenti.

È un ammutinamento, signore?- Ragetti rivolse locchio buono a Hector, guardandolo incerto. Non gli sembrava una buona idea ammutinarsi contro Capitan Sparrow unaltra volta. Non era una cosa carina, nei suoi confronti.

Chiamiamolo un ritorno dei ruoli legittimi. Ma siete libero di interpretarlo come più vi aggrada, mastro.- Hector sorrise cordialmente, mentre orientava la canna della pistola dalla ciurma a Jack.

Oh, daccordo.- con unalzata di spalle, mastro Ragetti e, di conseguenza, mastro Pintel si schierarono dalla parte di Barbossa, lontani, così, dalla mira del comandante. Un paio di mozzi di Dominica raggiunsero Hector, presentandosi come suoi fautori.

Rivolto la rivolta! Quanti di voi hanno fiducia in me, o in qualsiasi altra cosa li spinga a rimanermi fedeli, mi seguano!

Jack Sparrow non demorse, di fronte a quellatto di tradimento. Dopotutto, ci era abituato. Fece leva sugli uomini rimasti, augurandosi che avessero almeno un briciolo di morale da usare a proprio vantaggio. Sotto i suoi occhi, recentemente ridotti a due fessure, altri due marinai si schierarono dalla parte avversaria.

Non si tratta di fiducia, ecco. È più che altro questione di sapere cosè che ci insegue. - Pintel si strinse nelle spalle, piuttosto rammaricato dalla spiacevole situazione che si era creata .

E quantè grosso!- aggiunse Ragetti, con una smorfia costernata sulle labbra sottili.

Altri pirati si schierarono insieme a Barbossa, cercando di non incontrare lo sguardo furente del Capitano.

Or bene! Uomini, gettate questi infidi traditori in mare e riprendiamo da dove eravamo rimasti!-Jack sibilò a denti stretti, maledicendo ognuno dei voltagabbane che gli si era fatto avverso, e si voltò indietro, diretto verso coloro che, invece, avevano ancora un briciolo di sale in zucca e seguitavano ad appoggiarlo.

Ma sbarrò gli occhi, constatando che gli unici ad essergli ancora fedeli erano Gibbs e due ragazzetti piuttosto mingherlini che non ricordava nemmeno daver arruolato. I due mozzi lo guardarono perplessi, indugiando qualche istante e rivolgendo unocchiata confusa a Joshamee che sbuffò sonoramente.

Non capiscono una parola dinglese, i poveretti.- sottolineò il quartiermastro, con discrezione.

Oh, questo spiegava molte cose. Poco male, per lo meno facevano numero!

Desolato, Jack, ma sembra che la maggior parte dellequipaggio ne abbia abbastanza delle tue stravaganze. È curioso; mi ricorda tanto una situazione già vista, quasi una vita fa. Ma non temere, sono ancora il gentiluomo di un tempo, perciò ti lascerò il solito proiettile, con la speranza che questa volta lo userai sulla tua testa marcia.- Hector rise di gusto, constatando desser riuscito nel suo intento. Aveva la ciurma dalla sua parte, Sparrow non poteva far altro che arrendersi e cedergli il comando.

Lultima volta lho usato per ucciderti e mi è andata piuttosto bene. Forse dovrei ritentare.Dopotutto, le vecchie abitudini sono dure a morire.- Jack sorrise sprezzante, lanciando uno sguardo di sfida al compare che accolse la provocazione e replicò sollevando il mento e tornando improvvisamente serio.

Qualcuno ha almeno sentito quello che ho chiesto? Chi ci insegue! Sacrebleu, che diavolo vi prende?- Eleonore alzò la voce, costringendo molti a voltarsi, tranne i due capitani che seguitarono a lanciarsi sguardi minacciosi, analizzandosi a vicenda e ignorando, di conseguenza, una Miss Bennett frustrata e offesa da tanta mancanza di galanteria.

Anche tu sei piuttosto resistente. Ma niente che non si possa risolvere con un sano confronto dopinioni fra gentiluomini di mare.- ghignò Hector, replicando a Jack e indicando la pistola con lo sguardo.

Vogliamo fare venti passi?- propose il Capitano, cogliendo immediatamente la proposta. Sorrise beffardo ed estrasse la pistola, caricandone il tamburo.

Commenti di disappunto si levarono da entrambe le parti, mentre lequipaggio si apprestava ad essere spettatore dun duello che, almeno teoricamente, avrebbe dovuto porre definitivamente e, aggiungerei mortalmente, fine al diverbio fra i comandanti.

Bene! Parleremo quando ne sarete in grado! Fino a quel momento, me ne starò in cella!- la ladra sbraitò, rossa in viso, stizzita dal comportamento infantile dei due uomini a capo della Perla Nera. Pestò i piedi sulle assi del ponte e fece per andarsene, dirigendosi verso la stiva e attendendosi desser fermata e richiamata al loro cospetto. Invece, nessuno sembrò particolarmente interessato a lei o alle sue parole.

Ma sono tutti matti!- Pintel, grattandosi il capo, osservò sconcertato i due uomini che, ormai, posti al centro del ponte di batteria, si apprestavano a dar vita ad un duello in piena regola, in barba allo loro status di pirati, e alla donzella che sbraitava e sbatteva energicamente la porta della stiva, strepitando parole che anche in francese risuonavano poco carine.

Beh, Capitan Sparrow credo sia piuttosto irritato dal fatto che tre quarti della ciurma sono contro di lui. Barbossa suppongo voglia riaffermarsi come comandante della Perla Nera; quanto a Miss Bennett in effetti, credo semplicemente che non le piaccia essere ignorata.- spiegò Ragetti, carezzandosi il mento, mentre guardava con spirito critico lo strano trio sul ponte.

Triste.

Mi avete sentita? Ho detto che mi rinchiuderò in cella! Da sola! Ehi!- proseguì Eleonore, ormai senza più fiato, guardando allibita i due comandanti, ancora spalla contro spalla, che seguitavano a non curarsi di lei.

Sai contare fino a venti Hector?- lo provocò Jack, portando la pistola dritta davanti al viso e irrigidendosi nella postura, mentre, luno da una parte, laltro dallaltra, si apprestavano a compiere i venti passi, per il duello.

Sparrow misurò i primi tre passi con regolarità, poi, silenziosamente, iniziò a compierne di più piccoli e più veloci, augurandosi che i suoi ninnoli e le sue cianfrusaglie incastrati nei capelli non tradissero i suoi sleali propositi.

Vedi, Jack, non è questione di saper contare. È piuttosto questione di saper sorprendere!- ringhiò Hector, mentre con un movimento fulmineo sguainava la spada e girava sui tacchi, ben deciso ad avventarsi sullavversario e coglierlo alla sprovvista. Quel che non poteva di certo immaginare era che Capitan Sparrow avesse avuto la stessa brillante e fedifraga idea. Le due sciabole si scontrarono, frangendo fra loro, sotto lo sguardo contrariato di Barbossa che grugnì, irritato dal colpo di fortuna di Jack.

Si scagliò sullo sfidante più giovane, costringendolo ad evitare una potente stoccata, seguita da un ampio affondo, ma dovette indietreggiare quando Sparrow, dopo aver parato un buon colpo, gli fece perdere lequilibrio, pestandogli un piede e spingendolo a rimanere in equilibrio sulla protesi in legno.

Ehi, ma è sleale!- Eleonore, oramai arresasi alla sua, ahimè, ritrovata condizione dinesistenza, si era appropinquata al buon quartiermastro ed osservava lo scontro basita, inorridita di fronte a tanta viltà.

Pirati!- borbottò Gibbs, stringendosi nelle spalle e riprendendo a seguire il duello. Nessuna delle due parti della ciurma aveva poi tanta voglia di invischiarsi in quella faccenda legata a doppio filo a questioni troppo lontane nel tempo per essere prese seriamente in considerazione. Con un ultimo scambio docchiate, i prodi marinai decisero di restarsene a guardare.

Non dovremmo fermarli?-Eleonore osservò accigliata i due capitani che si colpivano senza ritegno, inveendo pesantemente ogni qual volta uno parava laffondo dellaltro e lo costringeva a tornare sulla difensiva, mentre le spade mulinavano, saettavano con decisione, bramando le carni avversarie.

Pazientate, Miss Bennett, prima o poi si stancheranno!- mastro Gibbs sembrava piuttosto rilassato, mentre prendeva un sorso di rum da una fiaschetta custodita avidamente in un taschino della blusa bluastra.

Lo spero pro Terra! Cè della terra di fronte a noi!- lo sguardo della giovane ladra fu catturato dal tratto di terra che sintravedeva allorizzonte, ancora così distante da confondersi facilmente con le onde.

TERRA IN VISTA, DIAVOLACCI!- ruggì Gibbs, volgendosi verso i due comandanti ancora intenti a darsele di santa ragione, ormai ben pronti ad abbandonare le spade per passare alle mani. Allannuncio del quartiermastro, furono costretti ad interrompere il loro scambio dopinioni per puntare gli occhi sulla striscia di terra che entro sera avrebbero raggiunto. Con il vento a favore, la Perla filava che era una meraviglia, si disse Joshamee, sorridendo fra sé.

E levati!- Hector scansò Sparrow con una violenta spallata, mentre si avvicinava al tavolo delle carte nautiche, in cerca duna conferma ai suoi sospetti.

Tu leva te!-Jack lo superò, arraffando le carte e scrutandole incerto. Una volta appurato che Sparrow teneva le carte al contrario, Hector gliele strappò di mano, intenzionato a non perder tempo in futilità.

Gran Bermuda!- annunciò il pirata, osservando la mappa e facendo poi guizzare gli occhi sulla terra davanti a loro.

Capitano che facciamo?

Lombra duna chiave apre i cancelli dellentrata posteriore Mh. Circumnavighiamo lisola , ecco che facciamo!- Jack, una mano a carezzare le treccine consunte che pendevano dal mento, laltra a sistemare la bandana scolorita, ringhiò, ben determinato a riappropriarsi del suo ruolo di comandante assoluto e indiscutibilmente indiscutibile.
Razza di idiota, le Bermuda sono un arcipelago!- Barbossa ruggì spazientito, trattenendosi a stento dal tranciare in due le carte che aveva ancora fra le mani. Le ripose malamente sulla scrivania, risparmiandole da una fine indecorosa e si avvicinò a Jack, regalandogli unocchiata furente.

E allora, circumnavighiamole tutte!

Tenetevi lontani dalle coste, ridicole caricature di pirati, non vorremo tirarci dietro anche la marina britannica!- ululò Hector, affacciandosi dal castello di poppa e facendo drizzare i peli sulla schiena dogni mozzo che riprese le proprie mansioni senza fiatare, sotto lo sguardo severo dei due comandanti, daccordo sul rimandare le loro divergenze ad un momento più consono.

Questo vuol dire che siamo arrivati?-Eleonore sussurrò, annichilita, osservando incredula le isole che aveva davanti e provando un curioso solletico allo stomaco, sapendo dessere così vicina ad uno dei tesori più immensi e preziosi di tutti i tempi.

Auguratevi di no!- brontolò mastro Gibbs, passando un straccio accanto a lei. Osservò con apprensione le terre sempre più prossime e lasciò trapelare una smorfia amareggiata, mentre constatava che di lì a poco la situazione sarebbe inevitabilmente andata peggiorando.

 

 

***

Giunta la notte, la Perla Nera si apprestava a costeggiare le Gran Bermuda, col vento a favore e la marina inglese ben lontana. Sotto una splendida e ricca luna piena, lequipaggio si concedeva, finalmente, un po di sano riposo, dopo sfiancanti giorni di navigazione sotto il sole cocente.

Sul ponte di batteria, disteso accanto allalbero maestro, con in mano una bottiglia oramai vuota di rum, - lalmeno per il momento Capitan- Jack Sparrow sonnecchiava, festeggiando in privato lo scampato ammutinamento e il conseguente abbandono su unisoletta qualsiasi. Grugnì nel sonno, biascicando qualcosa dincomprensibile e sistemandosi il tricorno sul capo.

Jack …”

Una voce sensuale, calda e giovane, raggiunse le orecchie del Capitano, costringendolo a rigirarsi più volte, tediato.

Jack …”

Era una bella voce, con qualcosa di terribilmente familiare in sé, tanto che il pirata fu fortemente tentato daprire gli occhi, ma non lo fece.

Por mil diablos, Jack Sparrow!Despiertate!

Uh! - Jack sbarrò gli occhi, terrorizzato, una volta associata la voce alla persona cui apparteneva - A Angelica? Sei proprio tu?- inarcò un sopracciglio, arricciando il naso e le labbra, piuttosto incredulo, di fronte alla giovane donna che lo guardava con gli occhi neri, illuminati duna luce selvaggia.

Certo che sono io, estùpido. Forza, levantate, abbiamo una meta da raggiungere!- lei sbuffò, seccata da così poco spirito dosservazione, e si mosse verso le scale che affacciavano sul castello di poppa, con passi leggeri.

Ma come …” - Sparrow si rialzò a fatica, oscillando pericolosamente, e la seguì, assottigliando lo sguardo, sospettoso -Permettimi di farti notare che tu non dovresti essere qui. E il fatto che tu ci sia, mi lascia a dir poco perplesso. Ti ho abbando gentilmente scortata fino ad unisola della quale il nome mi sfugge e ora sei qui. Su questa nave. La mia nave. Perché sei qui? O, magari, come?- la additò con lindice, mentre lo sguardo stralunato correva sul viso di lei, bello e fiero.

Cerchi Cabo de las Sombras, dico bene?- un mezzo sorriso le si dipinse sulle labbra carnose e Angelica mise le mani sui fianchi, stirando la camicia candida che le si era sgualcita. Carezzò lelsa della spada, mantenendo lo sguardo puntato negli occhi scuri di Jack.

Ignori le mie domande.- Sparrow deglutì nervosamente, tirando un sorriso trattenuto, mentre si chiedeva se stesse sognando o meno.

Dopo la Fonte, cerchi ancora la vita eterna! Sei più testardo de un burro, ay!- lei sibilò, lanciandogli unocchiata furente e scoprendo i denti meravigliosamente sani in quello che a Jack ricordò il soffio dun gatto.

Continui a ignorare le mie domande, quindi devi essere piuttosto vera.- Sparrow prese fra le mani una ciocca di capelli castani e setosi della ragazza, analizzandoli basito. Poi, tanto per star certo, si apprestò a mettere entrambe le mani sul prosperoso corsetto della bella piratessa, mentre un ghigno astuto gli si disegnava, sotto i baffi.

Sono frutto della tua immaginazione, idiota, estàs soñando!”- con un poderoso ceffone, Angelica allontanò le luride mani dell’uomo, guardandolo con forte disappunto.

“Come sei scappata dall’isola? E quando sei salita sulla Perla?”- Sparrow la seguì con lo sguardo, mentre lei si allontanava verso il timone e osservava con lo sguardo fiero le coste cui la Perla sfilava accanto.

Non mi stai ascoltando! Te ho detto che non soy reàl!- ringhiò lei, voltandosi verso di lui, terribilmente tediata. Rantolò, esasperata dalla scarsa attenzione di Jack, e carezzò il timone scuro davanti a sé.

Probabilmente, quando abbiamo fatto porto a San Salvador, si non cè dubbio. - Sparrow, carezzando le treccine che scrosciavano fra loro ad ogni ruvido tocco del pirata, avanzò con passi misurati, mentre, con gli occhi ridotti a due fessure, rendeva Angelica partecipe delle sue congetture - Beh, mia cara Angelica, sei un grazioso fuori programma, ma al momento ho ben altro a cui dedicarmi. Perciò, se non ti dispiace, i remi sono dentro alla scialuppa, si? Hasta beh, lo sai meglio di me.- detto ciò, il Capitano la prese per le spalle e la scortò malamente sul ponte di batteria, ben deciso a liberarsi di lei.

No puedes mandarme via così, Jack! Soy nella tua mente e poi, diciamoci la verità, non hai idea di dove andare, brancoli nella oscuridad.- protestò la giovane, divincolandosi con forza dalla presa di Sparrow e fulminandolo con lo sguardo. Riuscì a liberarsi dalla morsa del pirata e a voltarsi verso di lui, mentre gli occhi neri brillavano come carboni ardenti.
Primo:si dice brancoli nel buio; e due, non ci brancolo affatto, nossignore, perché, tesoro, si da il caso che io abbia una rotta e, guarda un po, la sto seguendo.- luomo ghignò, scoprendo un dente doro che scintillò al tenue bagliore lunare. Con un fluido giro sui tacchi, il Capitano decise di ignorare la rumorosa ospite e riprendere posto accanto allalbero maestro sotto al quale si era addormentato.

Ah si? E allora, digame, dove sei diretto? Dovè lentrata per la Baia?- Angelica lo seguì, strattonandolo per la camicia e costringendolo a guardarla. Sorrise maliziosa,osservando divertita lo sguardo sospettoso di Jack.

Qui intorno. Su una di queste isole, immagino. Una di queste tante isole, si.- borbottò terribilmente incerto Sparrow, tornando ad ignorare lavvenente piratessa che si ritrovava davanti .

Lo immaginavo. No hai idea di dove estai andando. E, chissà porquè, la cosa non mi stupisce, neanche un poco.- la giovane incrociò le braccia al petto, mentre un sorrisetto derisorio le si dipingeva sul bel viso dalla pelle baciata dal sole.

Per essere un fantasma, o quello che è, sei piuttosto detestabile, sai?

Le Ombre non ti lasceranno passare con facilità, Jack. Chiederanno qualcosa, qualcosa di altrettanto prezioso, in cambio della vida eterna. E questo lo sai. Sei pronto ad affrontarlo?- Angelica si fece improvvisamente seria. Aggrottò le sopracciglia, osservando con determinazione il pirata che aveva di fronte. Una brezza leggera le scompigliò i capelli e nellaria si liberò un profumo dolce, che ben contrastava con lodore dumanità che impregnava la nave.
Uneternità in libertà, tesoro. Qualunque sia il prezzo, sono pronto a pagarlo.- Jack allargò platealmente le braccia, lanciandole uno sguardo ovvio. Sorrise, mentre gli occhi si illuminavano di ambizione.

Beh, Jackie, non avrai un bel niente, senza lombra duna chiave, lo sabes.

Si da il caso che la chiave stia facendo rotta verso le Bermuda, proprio ora. È solo questione di aspettare, mettere in pratica un po di onesta pirateria e tutto sarà sistemato.

Tu sai chi ce lha, Jack, lo sai bene, ho ragione?

Forse.- mugugnò Sparrow, con una smorfia seccata sul volto bronzeo. Aggrottò le sopracciglia, allarmato, mentre fissava un punto indefinito del ponte e qualche ricordo gli opprimeva la mente.
Non sarà facile.- Angelica addolcì il tono, avvicinandoglisi. Gli carezzò una spalla, volgendo lo sguardo nella sua medesima direzione.
Non è mai facile!
Questo sarà muy dificile.

Si, beh, ci sto lavorando.- Jack si allontanò dalla bella e pericolosa signora piratessa e si mosse verso il timone, ben intenzionato a dare unocchiata alla rotta. Le cianfrusaglie incastrate fra i capelli tintinnarono sonoramente, annunciando ogni gradino salito dal pirata.

Hai un piano, allora?- Angelica rimase colpita. Lo osservò piacevolmente sorpresa, mentre un sorrisetto complice le si disegnava sulle labbra. Affiancò Jack al timone, con entusiasmo infantile, desiderosa desser resa partecipe delle idee, strane ma brillanti, dellaffascinante pirata.

Avrò un piano, mia cara Angelica, mi verrà in mente qualcosa. Forse.

Lei sbuffò, perdendo molto dellentusiasmo che laveva pervasa. La bella Teach si avvicinò pericolosamente a Sparrow e sorrise maliziosamente, prima di accostare la sua guancia a quella del Capitano e sussurrare suadente al suo orecchio un -Vedi di non farti uccidere, Jack. Sarebbe davvero un peccato.

Oh, adesso fai la carina, eh?

Con chi stai parlando, Jack?- Joshamee Gibbs osservò incerto il pirata che gesticolava e parlava da solo sul castello di poppa. Lo sentiva brontolare, borbottare e sbuffare sonoramente, rivolto a qualcuno che, di fatto, non cera.

Signor Gibbs, dite a quella donna di tacere. E di tornare da dove è venuta!- Sparrow indicò una panca davanti a sé, ululando furibondo e lanciando al buon ufficiale uno sguardo più folle del solito.
Quale donna?- Gibbs si grattò il capo, guardando titubante il punto additato con foga dal Capitano.
Quale donna? Quella donna!- Jack oscillò pericolosamente, osservando sconcertato il primo ufficiale con la vista troppo corta. Si domandò se il quartiermastro non fosse definitivamente impazzito.
Miss Bennett?- tentò Joshamee, pur sapendo che Miss Bennett era bella che addormentata, giù negli alloggi. Le era passato accanto, dopo essersi svegliato, per via di tutto quel vociare sul ponte.
Laltra donna!- ringhiò Jack, continuando ad additare energicamente la panca dietro di sé.

Mastro Gibbs inarcò un sopracciglio, storcendo il naso e assottigliando lo sguardo, tanto per essere certo di non star sbagliando. Ma, diavolacci, non stava sbagliando no! Quella era una maledettissima panca!

Non cè nessuno qui …”
Oh. - Jack rimase interdetto, ma sembrò tornare in sé. Si voltò e guardò il punto in cui, fino a poco prima, si trovava Angelica. Lei era scomparsa. Giusto.- borbottò incerto, schiarendosi più volte la voce e lanciando uno sguardo dapprovazione al buon sottoposto. Beh, allora, potete tornare alle vostre mansioni. E se non ne avete, trovatevele. Io devo vado.- scese rapidamente le scale, ben deciso a rifugiarsi nella sua cabina e a dimenticare quella brutta esperienza con laiuto dun goccio di buon rum. O, magari, due.

Era un incubo, Jack?- Joshamee lo fermò, comprendendo finalmente il perché di quellatteggiamento apparentemente insensato del Capitano.

Cosa te lo fa pensare?- Sparrow si fece improvvisamente serio, mentre valutava che la supposizione del mozzo era plausibilmente supponibile.
Non saresti il solo, ecco. In molti, dellequipaggio, hanno accusato strane visioni.

E voi, Gibbs?- Jack voltò il capo verso il compare, sollevando leggermente il mento e lanciandogli uno sguardo vagamente incuriosito.

Il rum era finito.- mugolò il quartiermastro, stringendosi le spalle, ben lieto, però, che fosse stato solo un brutto sogno.

Ahi!- Jack arricciò le labbra, terrorizzato allidea di fare un simile infausto incubo.

Porta male avere incubi, specie se è tutto lequipaggio ad averne.

Porta male, si, ma bene!- Sparrow ghignò, scoprendo un dente doro, mentre una luce folle simpossessava del suo sguardo color del mogano - Vuol dire che siamo nelle direzione giusta, signor Gibbs!

È proprio questo quel che mi preoccupa!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I segreti della nebbia. ***


Sempre io!

Ringrazio di cuore chi legge, recensisce, segue, preferisce e ricorda questa storia!

I commenti sono sempre ben accetti, enjoy the reading,

Biondich!

 

 

 

Nebbia. Siamo immersi nella nebbia. Perché cè tanta nebbia?

Il probabilmente ancora Capitan Jack Sparrow si guardò intorno, arricciando le labbra, al cospetto di tanta foschia. La caligine sembrava aver divorato il galeone e chi con esso, avvolgendolo in un alone opaco e torbido così spesso da opprimere con ferocia le stanche membra dellequipaggio disorientato.

Mai vista così tanta in vita mia, signori.- commentò Joshamee Gibbs, da qualche parte sul ponte di batteria della Perla Nera, avanzando con passi incerti e augurandosi che il parapetto non fosse lì davanti a lui.

Mai visto così poco in vita mia!- mugolò Sparrow, cercando con gli occhi il sottoposto. Guardò in basso e fece schioccare la lingua, seccato nel vedere le sue ginocchia scomparire, nascoste dalla pesante foschia che regnava sovrana in quel tratto di mare. Ammesso che stessero ancora navigando.

Chi ha parlato?

Le assi del ponte scricchiolarono, sotto il peso di qualcuno, annunciando lavanzare di un bipede, chiunque esso fosse, che si dirigeva, in qualche modo, verso il Capitano, ovunque egli si trovasse.

Non possiamo navigare in queste condizioni. Dovremmo gettare lancora e attendere che la nebbia si diradi!- Eleonore Bennett arrancò, incespicando nei gradini che affacciavano sul castello di poppa, mordendosi il labbro inferiore, mentre constatava daver un piede incastrato da qualche parte sulla scaletta.

Chi ti ha nominata capitano?- Jack tese le orecchie, guardandosi intorno con fare terribilmente circospetto, rigirando più volte su sé stesso.

Sapete che ho ragione, signore! Se ci fossero delle secche, degli scogli, la marina …”

O quello là.- mugugnò più per sé che per gli altri Sparrow, contorcendo la bocca in una smorfia dinquietudine e fastidio.

Cosa?

Niente. -si affrettò ad esplicare il Capitano, oscillando incerto fino al timone ed aggrappandovisi, lieto daverlo trovato prima delle balaustre - Signori! Non perché lo abbia detto Miss Bennett, gettate le ancore, ammainate le vele e, beh, come si fa lo sapete!- ululò al nulla, con fare solenne, cogliendo loccasione per tentare unimitazione del potente gracchiare di Hector, tanto per esser certo che gli ordini fossero eseguiti.

Qualcosa non va, Jack?- il buon quartiermastro rimase colpito dalla tensione nella voce del comandante e avanzò, titubante, di un paio di passi, strascinando i piedi in cerca di ostacoli.

Questa nebbia non va, Gibbs! - ruggì Jack allargando teatralmente le braccia, più o meno conscio del fatto che nessuno, nemmeno sé stesso, potesse vederlo. - A proposito, la vostra voce è sempre stata così affascinante?

Gibbs sussultò, terribilmente colto alla sprovvista, ed indietreggiò, inciampando il alcune funi mal risposte e finendo gambe allaria, con un tonfo sordo.

Vado a sistemare le cime. Ammesso che riesca a trovare il ponte di batteria.- borbottò seccato, rialzandosi da terra in un sinistro scricchiolio dossa.

Ci siamo sopra!

Oh. Allora sarà più facile.

Come faremo a trovare lombra duna chiave, con questa impenetrabile foschia, Capitano?- Eleonore, con un ultimo sforzo, riuscì a liberare il piede incuneato nel gradino e si risollevò, raggiungendo il castello. Si guardò intorno, immersa in quel grigiore che aveva ricoperto la nave come un velo, celandone la sagoma e lequipaggio.

Fossi in te, mia cara, mi preoccuperei piuttosto delleventualità in cui siano la chiave e chi con essa a trovare noi!

Cosa significa?- Miss Bennett strabuzzò gli occhi, augurandosi di guardare nella direzione giusta, mentre, con tutta quellinsopportabile umidità, avvertiva dei brividi correrle lungo la schiena.

Scusa, tesoro, ma cè una bottiglia di rum che mi sta aspettando. Non vorrei farmi desiderare troppo, se capisci che inten …” - Jack Sparrow sogghignò, abbandonando la sua ubicazione e apprestandosi a scendere, spavaldo, dal castello di poppa. Ma un piede messo male fu la sua rovina e altrettanto rovinosa fu la sua caduta - Stammi bene.- mugolò, scollando il viso dalle assi della Perla. In un brusio di ninnoli, si riassestò in piedi, schiarendosi la voce, e riprese il suo cammino verso la stiva, con una nonchalance disarmante.

Chi! Chi ha la chiave? Chi ci insegue, - Eleonore Bennett si affrettò a scendere le scale, rischiando anchessa di ruzzolare a terra, e tentò di raggiungere Jack che ormai si era chiuso alle spalle la porta in buona parte scardinata che conduceva ai ponti inferiori - Signor Sparrow!- chiamò a gran voce la ladra, facendo leva su quanto aveva appreso circa quelluomo così singolare.

Capitan!- la porta di legno si aprì, sbattendo violentemente contro lo stipite, mentre il pirata ruggiva quella puntualizzazione che sempre più frequentemente veniva omessa.

Non dopo il vostro violento scambio dopinioni con Barbossa. - sorrise beffarda la fanciulla che aveva finalmente avuto unidea assai utile per il proprio tornaconto - Lequipaggio è contro di voi, Barbossa non attende ché un vostro passo falso per poter legittimare definitivamente il suo ruolo di nuovo capitano e voi siete solo.

Il buon signor Gibbs è dalla mia parte.- sottolineò Sparrow, agitando lindice sotto il naso di Miss Bennett. Sorrise nervosamente, ben deciso a troncare quella conversazione.

Allora, siete solo con mastro Gibbs.

E ci sono quei due simpatici ragazzi …”- ricordò il pirata, indicando con scarso interesse il ponte, incurante di chi vi fosse davvero.

Che non hanno idea di quel che sta accadendo su questa nave. - aggiunse Eleonore, abbassando il tono di voce e guardandosi intorno, intimorita dallidea che quel losco figuro di Hector Barbossa potesse saltar fuori da quella nebbia e puntarle contro una pistola, proprio come aveva sognato la notte addietro - Io, invece, non mi sono ancora pronunciata, circa la mia posizione in merito alla vostra congiura, Jack.

E da che parte siete intenzionata a schierarvi, miss?- Sparrow assottigliò lo sguardo, contemplando le proprie unghie lerce e rovinate, con una smorfia di repulsione.

Da quella del miglior offerente.

Ah, non avevo dubbi!- il pirata inarcò le sopracciglia in unespressione di falsa sorpresa, puntando nuovamente lindice alla giovane truffatrice che si ritrovava davanti.

Io aiuto voi, voi aiutate me, che ve ne pare?- la voce della ladra della Cayenne era gioviale, fanciullesca, sebbene largomento di cui trattasse fosse un ennesimo patteggiamento con un pirata.

Vogliamo fare che voi aiutate me ed io, in cambio, vi lascio il privilegio daiutarmi? Si?- i denti doro di Sparrow scintillarono nel tentativo di far apparire convincente e del tutto privo dinganni quel sorriso tirato che occupava il viso delluomo.

Mi avete preso per una sciocca? Voglio anche io dei profitti!

Suppongo si possa accordare un accordo.- ghignò affabilmente lun tempo unico Capitano della Perla Nera, schiarendosi la voce, mentre negli occhi una luce folle minacciava di prender possesso del pirata e spingerlo a commettere lindecoroso atto di gettare linfida giovinetta in mare.

Tutto quel che vi chiedo, in cambio del mio aiuto, è di lasciarmi seguitare il viaggio con voi, anche quando il mio compito di guida si sarà esaurito. Mi pare ragionevole.- Miss Bennett si strinse nelle spalle, valutando la sua proposta sotto una luce oggettiva. Che poi fosse la verità o meno era cosa che non andava sbandierata ai quattro venti.

Siete subdola e opportunista, meschina e avida e cattiva. La vostra richiesta mi risuona inevitabilmente sospetta.- con sguardo indagatore Jack scrutò la giovane lestofante vestita da mozzo che lo guardava, a sua volta, candida.

Sono giunta fin qui, ora voglio completare il viaggio. Abbiamo un accordo?- la donzella tese con sicurezza la mano in direzione di Sparrow, ben decisa a suggellare quellaccordo tuttaltro che sconveniente.

In risposta, il pirata levò una bottiglia di rum che aveva fra le mani, in un brindisi dassenso.

Cin cin!

Guadagnatasi un po di tempo in più per perseguire i suoi deprecabili scopi, Eleonore Bennett ghignò soddisfatta. Avrebbe aiutato Sparrow a riconquistare il suo ruolo dunico ed indiscutibile Capitano della Perla Nera, assicurandosi un posto su di essa, fino a viaggio concluso. Il ché le dava speranza daver ancora la possibilità di recuperare la bussola e il tesoro e di poter aver salva la vita, evitando la terribile eventualità daver Barbossa come capitano. Era certa che lavrebbe usata come esca per gli squali o peggio ancora per i tritoni.

E fu in quel momento che balenò nellastuta mente di Miss Bennett la consapevolezza dun qualcosa che mancava di chiarimenti. Qualcosa di importante.

Signor Gibbs, ho un disperato bisogno di parlarvi.- la giovane ladra si lasciò alle spalle la porta ormai chiusa che la divideva da Sparrow e scrutò attentamente il ponte, in cerca della sagoma del quartiermastro.

Che posso fare per voi, Miss Bennett?

Fu ben lieta di constatare chegli le era prossimo, così non fece molta fatica a raggiungerlo, ben decisa ad interrogarlo circa delle informazioni che le erano senza ombra di dubbio state omesse.

Ditemi: chi abbiamo alle calcagna? Cosè che il Capitano cerca di rifuggire?- lo interpellò quasi febbrilmente, augurandosi che avesse qualche informazione significativa, dato quantera restio Sparrow a fornirle delle spiegazioni che andassero oltre il qualcuno che non dovrebbe esser qua.

Non lo so, per certo, ma inizio ad avere qualche idea, diavolacci.- sbraitò seccato il buon uomo, stappando con un morso una fiaschetta di rum che aveva trovato fortuitamente nella propria blusa sgualcita ed ormai logora.

Vi ascolto.- Eleonore avanzò con passi titubanti, seguendo il gracchiare del mozzo ed addentrandosi ancor di più nella foschia opprimente.

Allincirca diciotto anni fa, Jack era poco più che un ragazzo. Un pirata in gamba, ma, ecco beh, avete visto comè. - tentò dimitare lo sguardo stralunato del suo compagno di (dis) avventure, oscillando pericolosamente su sé stesso - Cè una storia, sul conto di Jack Sparrow, Miss Bennett. Una delle tante, in effetti, ma sentite questa: cera un pirata con Jack, tempo prima che lui diventasse Capitano della Perla Nera. Un ragazzetto mingherlino, occhi neri come la pece, viso affilato più duna lama e un irritante accento beh, non mi ricordo che tipo di accento. Sapete, in quel periodo giravano delle voci, circa la morte di Jean Hamlin, un gran filibustiere francese. La sua nave era colata a picco, dopo un misterioso incendio a largo delle Isole Vergini e con essa lui, il suo equipaggio e tutti i tesori che quel povero diavolo aveva racimolato in giro per il mondo. Fra quelli, anche la mappa che Hamlin stesso aveva recuperato da una piccola tribù indigena, quella stessa mappa che noi ora stiamo seguendo. - grugnì, interrompendo violentemente il suo racconto, e rizzò la schiena, affaticata dallumidità - Jack e laltro ragazzetto fecero una scommessa, diedero inizio ad una gara: chi per primo avesse recuperato la mappa di Hamlin, avrebbe avuto il pieno diritto di requisire allaltro qualunque valore in suo possesso. Jack fu il primo a tentare, senza successo; la nave era sprofondata negli abissi e recuperarla era impossibile. Tempo dopo, fu il turno del secondo ragazzo, ma anche questo fallì miseramente. Nessuno dei due era riuscito in quellimpresa e la gara fu interrotta. Gli anni passarono e beh, ecco, sapete comè, si va per mare, si lascia indietro il passato, con la speranza di seminarlo, e Jack cè riuscito. Dimenticò la gara, dedicandosi a ben altro e riuscendo egregiamente. Poco più di un anno fa gli giunse la notizia che il ragazzo, beh, luomo, contro cui aveva gareggiato, era morto e così la scommessa fu sciolta definitivamente. Jack la invalidò.- Joshamee prese un lungo sorso di rum, lasciando ad Eleonore il tempo di metabolizzare quanto aveva riportato alla memoria. Guardò con disappunto lultima goccia di alcolico scivolare a terra ed ufficializzare la vuotezza della bottiglia.

In rispetto del suo avversario?- azzardò Miss Bennett, socchiudendo gli occhi e arricciando il naso.

No. - la corresse quasi indignato il buon quartiermastro, gettando a terra il recipiente oramai vuoto Perché a quel punto era solo uno spreco di risorse e di tempo.

Eleonore si strinse nelle spalle, arricciando le labbra in segno di muta comprensione.

E poi siete arrivata voi, fresca come una rosa e con una mappa impossibile da recuperare fra le mani.

Qualcuno laveva ritrovata, prima di me.- si affrettò a puntualizzare la ragazza che andava più fiera daver sottratto tale valore a qualcuno, piuttosto che averlo trovato da sola.

Già. - annuì energicamente Gibbs, battendo le mani sulle ginocchia - Ma, vedete, io ho il sospetto che il ragazzetto che gareggiava con Jack sia lo stesso che ora ci da la caccia.

Volete dire che si è finto morto per più dun anno? E perché mai dovrebbe darci la caccia, ora?- Miss Bennett storse il naso, guardando incredula la sagoma indistinta del mastro. Vi era qualcosa che stonava incredibilmente in quella versione dei fatti.

Non si è finto morto.- una voce forte e stranamente seria tuonò alle spalle della ladra che sobbalzò, colta alla sprovvista. Jack Sparrow aveva silenziosamente fatto ingresso sul ponte, tornando nel mare di caligine che inondava il ponte di batteria.

Ma il signor Gibbs mi ha detto che vi erano giunte voci circa il suo decesso …”

E, difatti, era morto. Defunto, deceduto, trapassato, scomparso, crepato, estinto. Affogato a largo delle Isole Vergini, suicida.- le sopracciglia del pirata sinarcavano sempre di più, man mano che sottolineava il concetto. - Ma, se cè una cosa che so per esperienza, è che persino la morte, ormai, non è più una certezza.- sogghignò, abbassando lo sguardo, celando al suo uditorio la singolare sensazione di orgoglio per averla fatta in barba a questo mondo e a quellaltro.

Volete dire che siamo inseguiti da un cadavere, signore?- Eleonore alzò gli occhi verso la figura di Sparrow che ondeggiava silenziosa sul posto, arricciando le labbra in una smorfia di pura incredulità, mista ad un naturale scetticismo. La fece sorridere lidea che gli uomini di mare fossero così ingenui e suscettibili, al cospetto di certe storie così fantasiose. Gli uomini morti di cui sapeva Eleonore Bennett non erano di certo propensi a tornare su questa terra.

Uno piuttosto in salute. Lo stesso cadavere con cui gareggiai io, quando era un po più vivo, e che voi avete derubato, Miss Bennett.

Il cuore di Eleonore arrestò il suo battere, facendo impallidire pericolosamente la giovane ladra che si ritrovò a fissare il grigiore davanti a sé con unespressione di puro terrore a sfigurarle il viso.

L-Leroux ci da la caccia? - sussurrò con un filo di voce la donzella, con un tono troppo basso per poter esser udito - Devo andarmene da qui! - soffiò, in preda ai tremori, mentre sentiva il suo cuore riprendere a pompare con una forza inaudita e le sue gambe formicolare, desiderose di correre il più lontano possibile da lì - Considerate il nostro accordo sciolto, Jack, datemi una scialuppa e siamo pari!- stridette la ladra, in preda ai sudori freddi.

Avrebbe preferito cento angherie da parte dun irascibile Hector Barbossa alla sola consapevolezza daver Theodore Leroux alle calcagna unaltra volta.

Quando un anno prima lo aveva derubato ed egli laveva seguita, lunico modo che aveva trovato per sfuggirgli era stato farsi arrestare. Ora che lei era su una nave, immersa nel nulla e circondata da pirati, come sarebbe riuscita a salvarsi?

Nessuno lascia la nave senza il mio permesso, mia cara.- la sagoma affilata di Hector Barbossa emerse dalla foschia, mentre la nebbia ne disegnava un contorno ben più che spettrale. Un lampo di luce folle negli occhi azzurri, ardenti di quella che era furia al suo stato primordiale, guizzò in direzione di Eleonore, mentre la voce stentava a rimaner controllata.

E, allora, permettetemelo!- rispose sconsideratamente lei, cercando le balaustre con lo sguardo e mostrando unimpertinenza fuori dal comune.

Hector Barbossa non era degli umori migliori, quel giorno, non dopo la movimentata notte che lo aveva visto impegnato a tentar duscire vivo da quei pericolosi cunicoli che formavano il labirinto della sua mente. Gli incubi avevano osato sfidare il leggendario capitano, la notte precedente. Chi ne fosse uscito vittorioso, era un qualcosa che Hector avrebbe portato con sé nella tomba, augurandosi di rifinirci il più tardi possibile.

No.- rispose minaccioso il comandante, estraendo la pistola con una ferocia inaudita e facendo risuonare pericolosamente il cane, ben deciso a render consapevole Miss Bennett di quanto, di lì a poco, quel rumore sarebbe stato di gran lunga più assordante e costellato di cervella, se ella non si fosse adeguata.

Ma capitan Barbossa, io …”- Eleonore mugolò, lanciando uno sguardo implorante alla sagoma severa che la minacciava, mentre le sue mani pallide tremavano, fremevano allidea davvolgersi sui remi e muoverli verso la via della salvezza.

Devo forse ripetermi, Miss Bennett?- ghignò sardonico Hector, scotendo con baldanza la canna della pistola, puntata saldamente su quel poco che sintravedeva della fanciulla, in tutta quella orribilmente irritante nebbia.

Potremmo raggiungere un accordo, che ne dite?- suggerì nervosamente la ladra della Cayenne, indietreggiando appena e rischiando dinciampare sui propri passi.

Oh, si, milady. Vogliamo fare che voi tacete e io vi grazio da un triste destino ed una morte ingrata?

Andata.

***

Il non poi così Capitan Jack Sparrow, accasciato su una sedia nella stiva, fece scivolare a terra la bottiglia oramai vuota di rum e la osservò rotolare e urtare contro la parete opposta. Arricciò le labbra, mentre allungava una gamba nel tentativo di fermarla.

Lo sai Jack? Nella penombra appari più affascinante.

Sparrow sobbalzò, rischiando di cadere dalla sedia sulla quale si era abbandonato, e sgranò gli occhi in direzione di un punto che fino a quel momento era stato occupato unicamente da botti e barili di qualunque cosa quel branco di molluschi avessero recuperato a San Salvador.

Non so se sentirmi lusingato o offeso, cara Angelica. - ghignò il pirata, rialzandosi barcollante e avanzando con passi pericolosamente oscillanti - Devo essermi addormentato di nuovo. Temo che tu mi faccia questo effetto.- scoprì i denti doro in un sorriso tirato, sotto lo sguardo furente duna Capitana Teach piuttosto imbronciata.

Lei sorrise minacciosamente e carezzò lelsa della spada che portava alla cintola scura.
Sei fortunato che io sia solamente un soño. Se fossi reale, te avrei già mozzato la cabeza.”

Brindiamo al fatto che tu sia solo un incubo, allora!- uno sguardo folle negli occhi, una nuova bottiglia di rum fra le mani, Jack Sparrow stava mettendo a dura prova la pazienza della bella piratessa.

Sta arrivando, Jackie.- soffiò Angelica, avvicinandoglisi con passi felpati e sorridendo sorniona.

Sta arrivando chi?- le sopracciglia di Jack scivolarono verso il basso, mentre le labbra si increspavano, dubbiose.

Lo sai bene chi, estùpido. E reclamerà ciò che gli spetta di diritto.- la Teach sorrise suadente e prese un lungo sorso di rum dalla bottiglia di Sparrow, mentre il volto del pirata si contorceva in una smorfia orribilmente consapevole.

E sai già cosa intende reclamare?- mugolò nervosamente Sparrow, strappandole con profonda inquietudine la bottiglia dalle mani e prendendone un lungo sorso.

Lo que per te è più prezioso al mondo.

Per cause di forza maggiore di cui non intendo darti spiegazioni, non ci sono tesori a bordo della Perla Nera. Farà un viaggio a vuoto, che peccato.- Jack allargò teatralmente le braccia, in uno scroscio di ninnoli, mentre un sorrisetto ben più gioviale gli si dipingeva sulle labbra. Con gli occhi ancora sbarrati, tirò un sospiro di sollievo.

E allora prenderà la nave.

Questo no!- il pirata si ritrasse disgustato, osservando sconvolto la bella piratessa che si ritrovava davanti.

Devi rispettare il Codice dei Pirati, Jack, se vuoi ancora definirti tale. Lo sabes.- incalzò Angelica, ammonendolo.

Sempre a portare buone notizie, tu, eh?

Sei tu che me hai chiamata.- sorrise ben più affabile lei. Gli lanciò uno sguardo truffaldino e avanzò ancora verso di lui, sinuosa.

Non intenzionalmente.- tenne a precisare Jack, guardandola di sottecchi. Lultima volta che una donna laveva guardato così, lui era morto. Arricciò il naso ed indietreggiò, allarmato.

Forse è stato il tuo cuore.- sussurrò suadente la bella Teach, divertita dalla soggezione di Sparrow. Se lo meritava, quel cabròn!

Io non ce lho un forse no! Smetti di tormentarmi.- soffiò Jack, aggirando la piratessa e cercando rifugio presso le casse di rum nellangolo. Mugugnò qualcosa dincomprensibile, prima di chiudere gli occhi e imporsi di svegliarsi.

Vieni a dirmelo dal vivo, un giorno.

E darti la possibilità di uccidere la mia persona? Personalmente, lidea mi alletta ben poco, tesoro.- Sparrow arricciò le labbra, lanciandole uno sguardo ovvio.

Scoprirai che non è così, Jackie.- soffiò Angelica, sorridendo maliziosamente, mentre avanzava lentamente verso di lui.

Diavolo tentatore!

Llamame ancora così e te darò un vero motivo per farlo.

Oh, be …” - Sparrow sorrise, piacevolmente compiaciuto dalla caparbietà della bella Teach. Le lanciò uno sguardo seducente, mentre lei sorrideva beffarda.

Non me riferivo a tentatore, Jackie.

***

Il Globo di Atlante fendeva le onde, spezzandole, mentre il vento ululava di terrore, sospingendo quel grande galeone dai riflessi lucenti verso le sue prede. La gigantesca polena ruggiva famelica alla distesa dacqua che aveva davanti, mentre le vele, piene daria, facevano correre lo scafo, rubando laria .

Theodore Leroux osservava il mare davanti a sé con gli occhi neri illuminati duna fiamma pericolosa, mentre la sua mente correva lontana nello spazio e nel tempo.

George Coventry uscì furtivamente dalla propria cabina e seguì alcuni uomini fin sul ponte di batteria, osservando con occhi nuovi quel galeone maledetto. Guardò con repulsione la sagoma appuntita del comandante, ricordando le condizioni in cui versava la prigioniera segregata nelle profondità della nave. Per non parlare delle condizioni ancora ignote di mastro Grandier.

Ah, milord, sono lieto dinformarvi che siamo oramai prossimi alla meta.- la voce profonda di Theodore Leroux lo fece rabbrividire, ridestandolo dai suoi pensieri e costringendolo ad incontrare gli occhi del comandante.

Alla meta, signore?- George lo scrutò con sospetto, mentre il capitano gli veniva incontro, stranamente gioviale. Sorrideva, il mostro.

Certamente. Presto saremo in vista della Perla Nera.

Una nave incredibilmente veloce, la vostra. È a dir poco sorprendente la rapidità con cui siete riuscito a riguadagnare terreno. Dovete essere davvero un buon comandante, Leroux.- asserì Coventry, celando la sua diffidenza verso quel despota pericolosamente scaltro.

È un onore, detto da un uomo di Sua Maestà. - ghignò affabilmente il pirata, con toni ben più amichevoli di quanto fosse solito usare - Ad ogni modo, cè una cosa di cui mi preme mettervi al corrente, milord.

Vi ascolto.- George si irrigidì, seguendo il repentino cambio dumore di Leroux che si fece improvvisamente serio.

Quando raggiungeremo la Perla Nera, voglio che voi prendiate una scialuppa e portiate in salvo la vostra prigioniera. Non vorrei che rimanesse lesa, sapete. - il comandante lo guardò con falsa apprensione, abbassando notevolmente il tono di voce- Una volta messala in salvo, io ed il mio equipaggio ci premureremo di recuperare ciò che è nostro.

Darete quartiere, mi domando?
Certamente. Siamo pur sempre gentiluomini.

La Atlas Globe raggiunse le coste delle Gran Bermuda a notte inoltrata, con la luna alta che si nascondeva fra le nubi scure, concedendo solo pochi e tenui raggi agli occhi dellequipaggio silenzioso.

Le sagome frastagliate delle isole parevano groppe di giganteschi mostri marini, dalle creste acuminate e dai busti spessi e forti. Il galeone correva sullacqua, spinto da un vento insolito che sembrava provenire direttamente dallinterno della nave.

Presto la nebbia simpossessò dellambiente, avvolgendo, temeraria, lo scafo della Globe e lanimo dogni marinaio. Una calma spettrale circondò la nave che si addentrava sempre di più nella foschia, assecondando lorribile stato di quiete in cui navigava lequipaggio e accentuandolo.

Una voce leggera risuonò lungo ponti inferiori, impregnando il legno e scivolando fin sul ponte di batteria, raggiungendo la mente dogni marinaio.

Calate la scialuppa.- ordinò con voce monocorde Theodore, osservando la coltre spessa che divorava la nave - E giunto il momento.

Come sapete che sono qui?- domandò orribilmente scettico George, guardandosi intorno e scrutando la nebbia che si addensava sempre di più. Udì il lieve canto della prigioniera e non potè fare a meno dincupirsi.

Diciamo che ne ho il sentore-ghignò tetro il capitano, mentre faceva segno al soldato di prender posto sulla piccola imbarcazione.

Chi è la vostra prigioniera.- sibilò George, cogliendo Leroux di sorpresa e costringendolo a spalancare impercettibilmente gli occhi neri, impreparato.

Una strega, una fattucchiera e niente di più, milord.- sorrise minacciosamente Theodore, schiarendosi la voce - Lavete vista? Le avete parlato?

Lei non ha certo potuto vedere me, con quelle orribili cuciture sugli occhi. Farnetica, vaneggia, ma cè un qualcosa di cui mi pareva fortemente convinta: cosè lombra duna chiave, capitano, e dove conduce.- sibilò Coventry con tutta la rabbia che aveva in corpo, non facendo mistero del disgusto che provava per quel mostro. I suoi occhi chiari brillarono duna fiamma piena dodio, colpendo il volto di Leroux come una lama.

Come avete detto voi stesso, quella donna sragiona e predica fantasmi che non sono di questa terra. Ma sarò ben lieto di darvi ogni tipo di chiarimento, una volta che sarete tornato qui, al sicuro, con la vostra prigioniera.

Molto bene.- sputò George Coventry, prima di coricarsi sulla scialuppa e abbandonare il ponte della Atlas Globe.

Oh, signor Boulange, siate gentile. Preparate la seconda scialuppa e caricatela con un cannone. Due uomini a bordo. E assicuratevi che provengano dalla direzione opposta al nostro ospite.- ordinò con nuova calma il comandante, ghignando malevolo, mentre osservava il giovane ufficiale scomparire nella coltre di caligine.

Signore, Lei canta ancora quella canzone …”

Liberatela. Immagino sarà affamata.

***

Lalba era sorta da poco, portando con sé un esiguo sollievo da tutta quellintollerabile foschia che sembrava aver cancellato il cielo ed ogni reale emozione dai volti dellequipaggio della Perla Nera.

Joshamee Gibbs, come ogni vero lupo di mare che si rispetti, era già ubriaco. O forse era la sbronza della sera prima e non gli era ancora passata. Ridacchiò fra sé, scorgendo in tutta quellovatta il buon mastro Ragetti precipitare a terra, impuntando il piede su delle cime, e si affacciò al parapetto, attirato da un rumore che stonava leggermente con linfrangersi dei flutti.

Uomo in mare? Eh, si, non ci sono dubbi, UOMO IN MARE, CORPO DUNA SIRENA! GETTATE DELLE CIME, CE UN POVERO DIAVOLO TRA I FLUTTI!- osservò con occhi lucidi la chiglia duna scialuppa farsi largo nella foschia e puntare il galeone da Est. Prese un lungo sorso di rum, mentre chiamava a gran voce il resto dellequipaggio ancora assopito.

È uno scherzo- Hector Barbossa scrutò con severità la sagoma che pian piano si avvicinava, senza riuscire a distinguere la figura che ospitava.

Due cime sferzarono laria e piovvero sulla scialuppa, assicurando al suo proprietario un appiglio solido per poter salire a bordo.

Forza ragazzo, dà un po più di gambe, ci sei quasi!

Parbleu! Je ne crois pas a mes yeux! George, siete proprio voi?

Eleonore Bennett sgranò gli occhi in direzione del giovane soldato tenuto ben stretto dai marinai. Istintivamente, un lieve sorriso, accompagnato da uninaspettata sensazione di sollievo la pervasero.

Il viceammiraglio? Come cè arrivato il viceammiraglio fin quaggiù?- Jack Sparrow osservò Coventry con disappunto misto ad un inevitabile sorpresa.

Un gran mormorio si levò dallequipaggio, piuttosto disorientato. Hector digrignò i denti in un rantolo confuso.

Lasciatemi, by Jove! Si, sono io!- George si divincolò dalla presa degli uomini che, aiutatolo a risalire e riconosciutolo, erano rimasti impietriti - Sono qui per voi, Miss Bennett.- affermò con sicurezza il giovane, puntando gli occhi chiari in quelli di Eleonore che si irrigidì improvvisamente. Le sue iridi guizzarono lontane, rifuggendo imbarazzate quelle del soldato, mentre la giovane ladra si mordeva linterno delle guance, terribilmente colta alla sprovvista.

Siete venuto per me?- soffiò stupita, mentre un poco di colore simpossessava dei suoi zigomi.

Un tipo romantico! Conoscevo uno, prima di te; non ha fatto una bella fine, inseguendo la sua bella. Il suo cuore è chiuso in un forziere. Letteralmente.- Sparrow esultò gioviale, battendo le mani con un sorriso beffardo che faceva capolino da sotto i baffi. Di fronte allo sguardo calmo ma ben fermo di George, tirò un risolino di circostanza e tacque.

Sono qui per prelevare Eleonore Bennett e ricondurla con me a Londra, dove sarà processata e sconterà la sua pena.- asserì con decisione lord Coventry, regalando a ciascuno dei presenti uno sguardo temerario. Hector ridusse gli occhi a due fessure e sollevò il mento, arricciando il labbro superiore, riluttante.

Oh, questo è un po meno romantico. - Jack diede una leggera gomitata a Miss Bennett, lanciandole unocchiata complice -Almeno secondo il mio non poi così modesto parere. Ma sei libera di sentirti lusingata, mia cara.

Ditemi una cosa, milord, come siete giunto fin qui?- Barbossa, con una luce minacciosa negli occhi azzurri, sputacchiò con ferocia quelle parole, mentre un sorriso derisorio gli deformava il volto.

Ho remato- replicò George, sostenendo quello sguardo con fare sprezzante. Ma, pochi istanti dopo, fu costretto a distoglierlo, terribilmente a disagio.

Da San Salvador? Ma che prode marinaio, siete davvero il vanto della marina inglese, soldato.- ghignò beffardo Hector, con tanto di cappello fra le mani. Puntellò la gamba di legno davanti a sé e scoprì i denti in una smorfia raccapricciante.

Andiamo, Miss Bennett.- Coventry lo ignorò volutamente e prese nella sua mano il polso di Eleonore, in una stretta ben decisa. Guardò risolutamente la ciurma, ben deciso ad avviarsi verso la scialuppa.

George! Avete mentito?- la ladra della Cayenne si divincolò, sciogliendo la presa dellufficiale, e lo guardò sbigottita. Qualcosa le dava limpressione che George Coventry avesse omesso qualcosa di particolarmente importante ai comandanti. Glielo leggeva chiaramente in volto.

Sono cambiate tante cose, negli ultimi giorni, milady. Ora, la scialuppa attende entrambi, perciò vi chiedo di non costringermi a prelevarvi con la forza.- ribatté con voce meno controllata il soldato, invitandola a seguirlo.

Stento a credere che siate lo stesso George Coventry che conobbi giorni fa!

Il vostro umorismo è fuori luogo, Eleonore, come sempre!- sibilò nervosamente il giovane lord, fulminandola con lo sguardo.

Rispondete alla domanda, soldato: come siete arrivato fin qui.- la voce di Hector tuonò potente, sovrastando quelle dei due giovani che furono costretti a mettere da parte le loro divergenze e prestargli attenzione.

Avete affondato la mia nave, smembrato il mio equipaggio e mi avete abbandonato su unisola duomini che venderebbero la loro madre per un sorso di rum, se gli venisse offerto. È naturale che io non sia giunto qui da solo.- sibilò sprezzante George, in una perfetta compostezza inglese. Sollevò appena il mento squadrato e sfidò con lo sguardo fiero ciascuno dei presenti, mentre ricordava con disonore la propria sconfitta.

Ti sei procurato una ciurma?- Jack lo squadrò, interdetto, sobbalzando sul posto, mentre le cianfrusaglie fra i suoi capelli scrosciavano stupite.

E una nave.

Sei un tipo pieno di sorprese!

Ora, Eleonore, seguitemi, per favore.- il giovane ignorò ancora una volta Sparrow e tornò a rivolgersi a Miss Bennett, ancor più deciso.

Desolato, milord, ma non posso permettervi di portare via la signora. Vedete, per quanto la cosa mi aggradi ben poco, Miss Bennett ci è indispensabile. - guardò di sbieco Eleonore, grugnendo seccato - Almeno per il momento.

Si, George, io non intendo seguirvi.- asserì lei, con fermezza. Non sarebbe scesa da quella nave a mani vuote, che quel cavolo di viceammiraglio se lo mettesse ben in testa!

Non scenderò da questa nave senza di voi, che sia ben chiaro.- sbottò con sicurezza il soldato, facendo sobbalzare la giovane ladra e lasciandola sorpresa.

Benvenuto sulla Perla Nera, allora. - ringhiò Hector, dandogli le spalle e facendo cenno allequipaggio di riprendere le proprie mansioni -La nebbia comincia a diradarsi, preparatevi a ripartire!

Barbossa, aspettate! Non intendo prestare …”

Cosa! Venite sulla mia nave e avanzate pretese contro la mia ciurma! Ci sentite, non è vero? Potete restare a bordo e attendere fin quando non avremo più bisogno della vostra bella o andarvene, con le vostre gambe o per mano mia.- Barbossa ruggì, paonazzo in viso, sguainando la spada e puntandola dritta contro il viceammiraglio, ben intenzionato ad aiutarlo a prendere una decisione.

N-non sarà necessario, Barbossa. - soffiò Eleonore, prendendo in disparte il giovane e costringendolo a prestarle attenzione - Lord Coventry, diplomaticamente e non violentemente, vi chiedo di lasciare questa nave, se non potete navigare sotto il comando dun pirata.

Voi davvero non capite, Miss Bennett, è di vitale importanza che voi scendiate da questa nave, tempestivamente!- luomo si guardò intorno, cercando di scorgere la sagoma della Globe.

Desolata, George, ma mi vedo costretta a declinare il vostro invito. - rispose con fermezza la fanciulla, abbassando il tono di voce - Credevo voleste che recuperassi la bussola di Sparrow per il vostro Re!

Non imboccatemi con parole ingannevoli come le vostre, Miss Bennett. Io ero sul punto di recuperare la bussola per conto del Re, quando voi avete affondato la mia nave e siete fuggita, bramando la bussola per i vostri deprecabili scopi!

E volete presentarvi al vostro Re senza una nave, una ciurma e la bussola? Perché volete farvi del male, milord?

A questo punto, tutto ciò che desidero è vedervi rinchiusa fra le quattro mura duna cella nella Torre di Londra!

Se solo pazientaste ancora un po, potremmo tornare entrambi vincitori alla corte del vostro Re.- mugolò infantilmente la donzella, sbattendo le ciglia nel tentativo di parere persuasiva.

Ne avete avuto di tempo per guadagnarvi la fiducia di questequipaggio, ma sembra che stavolta non ci siate riuscita. Non conseguirete questimpresa, è ormai chiaro.

E allora aiutatemi!

Non intendo farlo, non seguendo i vostri metodi, di certo!

Non avete nemmeno un briciolo di fiducia in me?- chiese con un sorriso ben più dolce la ragazza, certa daverlo oramai quasi in pugno.
La prima ed unica volta che mi sono fidato di voi, avete trascinato la mia intera carriera, nonché tutta la mia dignità, sul fondale marino!

Tecnicamente, è stata la Perla Nera a …”

Una forte esplosione, seguita da un sibilo sinistro, sferzò laria, mentre la coltre di nebbia veniva tagliata da una sagoma che viaggiava a gran velocità verso il galeone.

BORDATA A DRITTA! - Coventry osservò la grande palla di cannone sprofondare a pochi metri dalla Perla Nera. Laria tremava, mentre una piccola colonna dacqua si ergeva lì dove il proiettile si era schiantato - Bloody Hell! Non erano questi i patti!- osservò confusamente la direzione da cui era partito il colpo. Non era lì che la Globe si trovava, quando laveva lasciata.

VOI, VICEAMMIRAGLIO, CHI VI SIETE TRASCINATO DIETRO!- Hector ruggì a pieni polmoni, zoppicando verso il giovane lord e sputacchiando a destra e a manca, in preda allira.

Non è lì che mi attendeva la nave!- si difese Coventry, sorpreso quanto ogni marinaio, a quel colpo davvertimento.

Avete detto la nave. Ammesso che il vostro sia un animo ormai troppo contagiato dal ridicolo sentimento che contraddistingue ogni soldato inglese da un vero marinaio, dovreste sapere che ogni comandante chiama una nave sua, se la comanda! Con chi siete giunto fin qui!- Jack Sparrow ringhiò, terribilmente nervoso ed in preda a raccapriccianti spasmi facciali, dovuti allinquietudine che provava.

BORDATA A BABORDO!- un altro fischio e unaltra palla di cannone piovve ancor più vicina allo scafo.

Ma non è possibile!- ululò Gibbs, guardandosi intorno e cercando di scrutare nella nebbia ancora troppo densa le sagome dei nemici.

Quanti ce ne avete tirati dietro!

La nave è una sola!- asserì George, con gli occhi sbarrati e il cuore che scalpitava impaziente.

Come?- Hector rimase basito, mentre aggrottava le sopracciglia rade e grugniva stupito.

Il silenzio sembrò tornare a regnare su quelle acque maledette, concedendo ad ogni marinaio il tempo di far asciugare i sudori che avevano indosso.

Hanno cessato ?- domandò incerto Ragetti, guardando i compagni che tendevano le orecchie e affilavano la vista, in cerca dei loro aggressori.

Per tutta risposta, la nave tremò.

La Perla Nera rollò pericolosamente, mentre lo scafo scricchiolava in modo a dir poco sinistro, urtato da un qualcosa che sembrava strisciargli contro.

Cosè stato!

È sotto la nave - constatò Hector, avvertendo una nuova scossa e udendo il legno venir graffiato. Unorribile sensazione di consapevolezza lo pervase e Barbossa si ritrovò ad osservare il mare davanti a sé, mentre terribili ricordi riaffioravano, rammentandogli come fosse finito sulla Perla Nera, ancora una volta - E SOTTO LA NAVE, PER MILLE DIAVOLI INDIAVOLATI! - ruggì, avanzando febbrilmente lungo il ponte di batteria - Via dai parapetti, imbracciate i fucili, preparate i cannoni, non sono scogli quelli su cui ci troviamo e non sono carezze quelle che riceveremo!Qual è il nome della nave! Ditemi il nome!

Atlas Globe.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Nelle fauci della bestia ***


Ladies and gente,

Biondich è tornata! Via i ceri, le corone e quant’altro, non servono più!

Tornata da un luogo dimenticato da Dio e da Fastweb in cui mi sono ritrovata per più d’un mese, vi propongo quest’oggi il famigerato undicesimo capitolo.

Ho impiegato un mese per scriverlo, a causa di molteplici blocchi dello scrittore, ma il risultato è grosso modo soddisfacente.

Che altro dire? Ringrazio chi ha letto e recensito lo scorso capitolo, chiedo venia per non aver risposto in tempi decenti. Lo farò.

Anyway, se vi ricordate ancora di me, spero vorrete seguitare a farmi sapere cosa ne pensate di questa storia, grazie in anticipo, enjoy the reading,

Biondich!

 

 

 

 

 

Qualcosa serpeggiava nelle profondità marine; oscurava i fondali, travolgendone ogni masso ed estirpandone la flora che si strappava e attorcigliava intorno alle grandi scaglie della bestia, in una nuvola dalghe. Il Leviatano fiancheggiò ancora una volta la Perla Nera, ferendola e costringendola a rollare senza sosta.

Un grande occhio, dun giallo sporco, saettava irrequieto in ogni direzione, roteando con scatti fulminei nelle acque scure.

I sibili del mostro risalirono lo scafo della nave e raggiunsero i parapetti, torturando le menti provate dei marinai che indietreggiarono ancora di un passo, ammassandosi verso il centro del ponte di batteria. Qualcuno pregava, ripromettendosi che, se tutto fosse andato per il meglio, avrebbe abbandonato la pirateria per unonesta vita monastica; cera chi improvvisava un segno di croce piuttosto tremante ed impacciato, invertendo padri, figli e spiriti santi, in una gara di blasfemia che ben sintonava alle imprecazioni che scaturivano dalle bocche di molti.

Hector Barbossa attendeva.

Rigidamente composto, scrutava attentamente la distesa dacqua davanti a sé, oramai quasi del tutto libera dalla nebbia, e aspettava quell occhio ocra che celebrava la morte e la rispecchiava. Puntò la protesi, allennesimo buffetto che aveva fatto tremare la nave e arricciò le labbra, certo che ormai non mancasse molto. La bestia era affamata.

Non mi hai mai detto come si è conclusa quella curiosa avventura con la tua barchetta.- Jack Sparrow si avvicinò con discrezione al collega, deglutendo nervosamente e osservando con meticolosa attenzione la rigidità del volto di Hector, pietrificato lì bel bello sul ponte.

Sono qui, come vedi.- rispose seccamente il pirata più anziano, mentre un ghigno sardonico gli occupava le labbra. Gli occhietti azzurri lampeggiarono minacciosi, mentre le sopracciglia si inarcavano pericolosamente verso lalto.

Dovevi essergli indigesto, allora.- commentò Sparrow, con una smorfia orribilmente consapevole sul volto bruciato dal sole, puntando lo sguardo nella medesima direzione dellaltro.

Gli ho cavato un occhio con le mie mani.

E non ti ha mangiato? Onestamente, io ti avrei mangiato.- Jack ne fu quasi indignato e scrollò le spalle intorpidite, celando così lagitazione. Sentì lo sguardo azzurro di Hector perforargli la pelle e tirò un sorriso di circostanza, conciliandolo con un Assaggiato, almeno.

La nave rollò ancora una volta, mentre le assi scricchiolavano, stressate dalla forza della bestia che si apprestava a spalancare le fauci in un morso devastante per lo scafo della Perla. Le cime tremarono, accompagnando i fremiti di paura che tormentavano i marinai dalle pelli increspate, tese assieme ai nervi, in quella che pareva unattesa interminabile.

Cosa sta accadendo!- lo sconcerto e il disorientamento negli occhi del giovane George Coventry rispecchiavano a pieno il suo stato danimo scombussolato. Il naturale scetticismo dellufficiale inglese vacillava, a fronte degli avvenimenti degli ultimi giorni.

La bestia ci reclama a gran voce!- ringhiò Barbossa, mentre un boato sinistro copriva le sue parole, facendo tremare le sartie e i verricelli. Lo scricchiolare dello scafo si faceva sempre più intenso, man mano che le zanne del Leviatano incombevano maggiormente sulle assi ammuffite e lerce del grande galeone leggendario.

Che cosa?

Godetevi lo spettacolo, viceammiraglio, presto o tardi ci trascinerà tutti sul fondo delloceano.- mugugnò a denti stretti Hector, facendo saettare lo sguardo azzurro intorno a sé, pronto a cogliere la possente figura di un mostro che aveva già incontrato.

È impossibile! Dobbiamo trovarci su delle secche, non vi è altra spiegazione!- deglutì George, piuttosto allarmato. Ma gli occhi dellequipaggio, sgranati in espressioni al limite dello sbigottimento e del terrore, gli davano ad intendere quanto quel che dicesse fosse totalmente privo di senso. Ma gli risultava inevitabilmente grottesco, dare per più probabile leventualità daver sotto ai piedi un mostro marino.

Secche? Quali secche! Saremo noi a restarci secchi! - lo rimbrottò Jack, sobbalzando sul posto e roteando gli occhi scuri verso la sagoma sconcertata del giovane inglese. Poi, come colto da un lampo di consapevolezza, ruotò su sé stesso e rivolse unocchiata complice e orribilmente inquieta al collega pirata - Dì un po, questa bestiola è sola o in compagnia di papino?

Il Leviatano è legato alla sua nave e alla strega che lo comanda. Dove cè uno, cè laltra. Se Leroux ha liberato la bestia, non deve distare molto da qui. Ama osservare le navi affondare, non perderà certo lo spettacolo di vedere la Perla piegarsi ai suoi voleri.- gracchiò Hector, flettendo lateralmente il collo, nellintento di riassestare i nervi tesi e le ossa intorpidite da tanta umidità.

Ah -si limitò a commentare Sparrow, ritraendosi dun passo, mentre una smorfia intimorita si faceva prepotentemente spazio sul suo volto - Un tipo simpatico.

Un boato ancora più forte e la nave rollò come mai prima dora, sballottando i marinai a terra, fra rantoli soffocati e scricchiolii dossa, fin quando le onde non sincresparono e ribollirono, tentando di rifuggire la spaventosa sagoma che si apprestava ad emergere. Le scaglie scure rilucettero dun bagliore verdastro, colpite a pelo dacqua dalla pallida luce dun cielo grigiastro, mentre un grande occhio di topazio saettava irrequieto, impaziente di mettere a fuoco le proprie vittime. Unimmensa cresta, che avvolgeva lampia testa del rettile, si spiegò, disegnando un cerchio scarlatto attorno al mostro, mentre le fauci si spalancavano, avide di carne, legname e velame. Il muso abominevole del Leviatano scaturì dalle profondità marine, accompagnato da un vortice dacqua e un nauseabondo fetore di carne imputridita, seguito dal suo terribile verso che pareva provenire dallInferno stesso.

Maria madre di Dio …”- soffiarono in molti, quando le loro teste vennero oscurate dalla creatura infernale che si ergeva come una colonna sul mare, mentre una cascata dacqua si riversava sul ponte di batteria, assieme ad alghe e carcasse dogni genere.

I prodi marinai del galeone leggendario caracollarono verso le proprie postazioni, brandendo sciabole e fucili, preparando i cannoni, con mani tremanti e cuori scoraggiati al cospetto del gigantesco rettile che si elevava a pochi metri dalla nave.

George Fitzwilliam Coventry perse buona parte del suo colorito, mentre i suoi occhi chiari si posavano sul grande Leviatano e scorrevano il lungo busto squamoso, dai riflessi scuri e le piccole pinne vermiglie.

I cannoni esplosero i loro colpi, i fucili spararono, alcune fiocine sferzarono laria, ansiose di scalfire le dure scaglie della bestia, mentre il rinculo delle armi sbalzava di qualche passo lequipaggio, costringendolo a riassestarsi in fretta e furia, subito dopo.

Le palle di cannone sballottarono lo spesso tronco del Leviatano che vacillò sul posto, provocando un maremoto attorno alla Perla che cominciò a beccheggiare tormentata, accompagnata dallagghiacciante boato emesso dalla gola della creatura che si immerse rapidamente, in una nuova colonna dacqua, sotto lo sguardo sbigottito e velatamente rincuorato di molti marinai.

Tutto qui? Scappa, scappa, scappa ed è tutto qui?- uno scettico mastro Pintel levò un sopracciglio, arricciando il labbro superiore in quella che poteva parer comprensibile delusione.

Per tutta risposta, la nave sussultò, come avesse il singhiozzo, sospinta dal potente muso della creatura tornata fra le profondità marine. Furono in molte le occhiate furenti che incenerirono lo sventurato mozzo, mentre ognuno tornava al proprio posto. Il Leviatano riemerse con ferocia, con il grande occhio giallo illuminato duna luce selvaggia e spaventosa che non lasciava presagire nulla di lontanamente positivo. Spalancò le possenti fauci e spiegò le creste, prima davventarsi sulle balaustre della Perla, ben deciso a privarne la nave. I prodi marinai cercarono riparo verso il centro del ponte, mentre la bestia strappava loro di mano un cannone, sbalzandolo in mare aperto e trascinandosi dietro un giovane mozzo di Dominica che non voleva abbandonare il suo strumento. La bestia lo inghiottì, soffocando il suo grido e sovrastando, con il proprio verso, il sinistro rumore dossa che si frantumavano nella sua gola.

Mannaggia, mannaggia, mannaggia! - Jack Sparrow strabuzzò gli occhi, arricciando le labbra ed incominciando a correre in maniera a dir poco esagitata, sbracciandosi, mentre evitava le schegge di legno che volavano a destra e a manca lungo il ponte - Signor Gibbs! Mi si fa incredibilmente attraente lidea di aver tra le mani del rum!
Il rum il rum! - Eleonore Bennett, nascosta sotto le scalette che affacciavano sul castello di poppa, ponderò attentamente lidea che le era balzata in mente. Prese un lungo respiro, mentre il suo animo, fortemente provato dalla terribile visione duna bestia di tale stazza, si riassestava. Puntò gli occhi in direzione dei comandanti e scelse quello oggettivamente più affidabile, sperando che intendesse a pieno le sue parole - Barbossa! Il rum!

Hector si voltò, regalandole unocchiata folle e complice, mentre un ghigno raccapricciante gli deformava il volto in quello che doveva parere un sorriso dassenso -Il rum!

Il rum? Quel rum? - Jack guardò entrambi con rimprovero, contrariato e sconvolto da una proposta così folle e priva di senso alcuno. Barbossa ringhiò furioso, facendo vibrare la piuma del suo cappellaccio e puntando la spada contro il volto di Sparrow che deglutì nervosamente.

E sia, il rum!- abbaiò il Capitano, facendo cenno a quanti più uomini possibili di recuperare lunico vero tesoro a bordo della Perla.

Barbossa, aspettate! Volete far saltare in aria la bestia?- George Coventry si fece spazio fra la folla, sgomitando per avanzare e tentando di contrastare il caos che regnava sovrano sul ponte. Come potevano, quei pirati, suggerire una soluzione così perigliosa? Non avevano un briciolo di buon senso?

La signora ha suggerito unidea interessante, si. - ruggì Hector, zoppicando avanti e indietro ed osservando con ira il Leviatano, erto ancora sopra lacqua e pronto ad attaccare di nuovo - Prendete ogni barile che incontrate sulla vostra via, riempite ogni cannone di quel che trovate, dei vostri compagni stessi se necessario!

Sganciate i cannoni, muoversi, sciò!- ululò Jack, avanzando con fare baldanzoso e sovrastando la voce di Barbossa che tacque improvvisamente, lanciandogli unocchiata torva.

Coshai in mente, Sparrow !- mugghiò Hector, puntellando la gamba di legno per andargli incontro e assicurarsi che il suo gracchiare lo stordisse ben bene. Sputacchiò a destra e a manca, inumidendo la barbetta fulva e buona parte del volto del più giovane.

Il Capitano lo ignorò volutamente e tornò a rivolgersi alla ciurma piuttosto affranta e spiazzata dallultima richiesta del comandante. Ho detto, sganciate i cannoni, si, ma poi riagganciateli! Usate le cime! E chi diavolo devo uccidere per avere del rum?

Una forte spallata di Hector lo fece roteare su sé stesso e Jack fece per controbattere, quando la sua attenzione, e quella di tutto lequipaggio, fu attirata dallabominevole Leviatano che si immergeva nuovamente tra i flutti, lasciando sgomenti i marinai con le casse di rum fra le mani.

Sembrava una resa, ma capitan Barbossa non pareva essersela bevuta. Più furente del solito, il vecchio pirata sbraitò qua e là che i suoi uomini si affrettassero, che trascinassero sul ponte le casse con i denti, se necessario. Per morire cè tempo!- ruggì, mentre lui stesso legava assieme le botti, intrecciando attorno ad esse quante più cime trovava.

Discretamente, Jack Sparrow sganciava i cannoni; aiutato dallammirevolmente fedele Joshamee Gibbs, si apprestava a sabotare le uniche armi efficaci contro la creatura, per un piano che gli era balenato in mente, pochi istanti prima o giù di lì, e che il grande pirata non riusciva ancora a vedere come infallibile.

Ti dispiace spiegarmi perché diavolo stiamo facendo tutto questo, Jack?- borbottò seccato il buon quartiermastro, sganciando lennesimo cannone, per poi riavvolgerlo saldamente con delle cime, legate ben strette alle balaustre.

Slegare e legare, Gibbs, il perché non sei tenuto a saperlo! Quando lo saprò, lo sapranno tutti, sai?

Una sonora scatarrata di Joshamee segnò la ripresa delloperazione apparentemente priva di senso, eseguita con discrezione e potenzialmente inutile.

Hector Barbossa ed il suo gomitolo di rum attendevano.

Entrambi oscillando su sé stessi, in precario equilibrio, chi su un punteruolo, chi su delle cime strette scompostamente, aspettavano che il mostro facesse il suo ritorno.

Unimmensa sagoma, oblunga e scura, scaturì violentemente dallacqua, dando evidente segno di quanto il Leviatano fosse furioso. Un sibilo sinistro fece tremare lacqua che ribollì, tagliata dalla lunga coda, che, con le pinne scarlatte spiegate, puntava a gran velocità la Perla Nera.

Il corpo possente della bestia emerse totalmente dallacqua, strisciando lungo lo scafo del galeone, mentre le scaglie, dure come la roccia, si ancoravano alle assi della nave, scalfendole e sfregiandole. La grande coda irruppe violentemente sul ponte di batteria, distruggendo buona parte dei parapetti e ambendo alle carni dei marinai che si ritrassero, visibilmente colti di sorpresa. Fu allora che, con inimmaginabile tempestività, Barbossa e alcuni uomini sospinsero le casse di alcolico verso lestremità della bestia che lafferrò, attorcigliandovi intorno la coda e trascinandola a sé.

Le botti graffiarono le assi lerce della Perla, strette fra gli uncini alle sommità delle creste del Leviatano, mentre si apprestavano a raggiungere quel che restava delle balaustre di dritta, ridotte ad una nuvola di schegge, per poi capitolare in mare, nelle sue fauci.

Lestamente, Hector imbracciò un fucile e fece fuoco su quel che intravedeva delle casse, augurandosi che il piano originale avesse un esito quantomeno positivo. Un boato segnò linizio dellesplosione, seguita dal divampare di fiamme feroci che attaccarono le carni del gigantesco serpente marino che si ritrasse, avvolgendosi su sé stesso e cercando riparo nelle profondità delloceano.

Furono in molti a trattenere il fiato, con gli occhi esausti puntati sul tratto di mare infuocato nel quale la bestia si celava.

Più rum o userò quello che avete in corpo voi, per bruciare quel pesce!- ululò Barbossa, con gli occhi azzurri spalancati in unespressione esasperata e consapevole di quanto poco efficace fosse stato il loro primo attacco. Puntellò la protesi di legno avanti e indietro, rischiando più volte di finire muso a terra, incespicando nei solchi provocati dal trascinamento delle casse e dalle scaglie dellimmenso rettile.

Molti marinai si scambiarono fra loro occhiate sconsolate, constatando daver esaurito ogni scorta.

La Perla Nera rollò ancora una volta, mettendo in ginocchio lequipaggio sfinito, e oscillò pericolosamente a dritta, spinta dalla potente coda del mostro, più furioso che mai, mentre la grande testa della creatura infernale si ergeva ancora una volta sul mare, con le fauci spalancate e le creste scarlatte che vibravano minacciose. Un fetore immondo colpì i marinai, aggrappati a quel che trovavano, costringendoli a storcere nasi e bocche in espressioni al limite del nauseato e del terrorizzato.

Oi! Tutti sottocoperta!- ruggì Capitan Jack Sparrow, aggrappato alle balaustre di babordo con ambedue le braccia e un piede, i denti serrati per lo sforzo e il tricorno in precario equilibrio sulla testa scura. I ninnoli fra i suoi capelli tremarono, annunciando limminente perdita del prezioso copricapo.

Codardo!- ringhiò Hector, serrando ancor di più la presa intorno allalbero maestro e ancorando al legname le unghie lerce e rovinate, nellintento di non scivolare dritto in bocca al gigantesco rettile che li attendeva a dritta.

Fifone!- replicò Jack, indignato, col volto paonazzo per lo sforzo di mantener salde le braccia intorno al parapetto.

Vigliacco!

Imbelle!

Vile!

Pusillanime!

Spaaaaarrow!

Barbossa?

Jack!

Gibbs!

Capitani!

Chi sei tu?

Un grido atterrito di Eleonore Bennett sembrò riportare lordine sul ponte della Perla Nera, costringendo i numerosi litiganti a tacere e convergere le loro attenzioni in sua direzione.

Ma la loro considerazione per la giovane ladra francese ebbe breve vita e, ben presto, lequipaggio fu costretto a cercare nuovi appigli, mentre la nave rollava in maniera oltremodo pericolosa, reclamata con prepotenza dal grande serpente marino sotto di essa.

Jack Sparrow, saldamente stretto alle balaustre, si issò, in precario equilibrio, sul parapetto di babordo, avanzando con passetti traballanti e rischiando più volte di finire o in mare o in bocca al Leviatano. Procedette con cautela, a spada sguainata, con lo sguardo folle puntato sulle cime che lui e il buon Gibbs avevano annodato. Due funi principali tenevano uniti tutti i cannoni di babordo, come fili di perle.

Una sonora sciabolata sganciò il primo cannone dalle balaustre, che tese ben bene tutte le cime restanti. La pesante arma ruotò su sé stessa, con la bocca puntata verso il grosso serpente dalle fauci spalancate, a dritta.

Una seconda stoccata, e la pesante collana di cannoni cominciò a scivolare sempre più verso il lato opposto, fra cigolii sinistri e scricchiolii di legname esausto per simili sforzi.

Non vorrà certo …”- George Coventry osservò la stravagante figura di Sparrow, con gli occhi chiari sgranati e il fiato trattenuto dallo stupore.

Vuole, vuole!- gracchiò Joshamee, sguardo azzurro puntato su di un barcollante Jack, intento a far scorrere la pesante catena di cannoni sempre più in basso.

Tagliata lultima fune, la fila di cannoni precipitò dritta su sé stessa, percorrendo a gran velocità il ponte e scivolando svelta in mare. Il primo cannone centrò, con gran meraviglia di tutti, le fauci spalancate della bestia che indietreggiò, soffocata e affranta dal peso delle armi. Le funi ressero per quel che poterono, ruotando attorno al collo del mostro e avvolgendolo come spire, sempre più strette, man mano che vorticavano.

Sopraffatto dallinsostenibile peso delle armi, il Leviatano si piegò allindietro, contorcendo il busto stressato dalle funi, fin quando non cedette e scivolò tra i flutti, trascinato sul fondale dal serpente di cannoni.

La Perla Nera, libera dalla forza opprimente della bestia, rollò ancora una volta, per poi tornare in equilibrio stabile, sulloceano, mentre le onde rifuggivano lo scafo e tornavano a tremare, colpite dal vento. Jack Sparrow, in precario equilibrio, ricadde malamente sul ponte, scivolando a terra e finendo dritto contro la base dellalbero maestro, con un rantolo soffocato.

Sospiri di sollievo si levarono dal galeone, mentre i visi contratti per la tensione si distendevano, gli animi si alleggerivano e i cuori riprendevano a battere regolarmente.

Seminascosto nella nebbia, il Globo di Atlante sferzava silenzioso le onde grigiastre, diretto verso le sue prede, animato da un vento proprio, che proveniva dalle viscere della nave stessa.

Alla vista della Globe, i marinai della Perla si armarono di quel che trovarono, tesi come corde di violino, con gli occhi sgranati e le interiora di nuovo in subbuglio, al pensiero dun possibile scontro.

Ad Eleonore Bennett mancò il fiato, mentre puntava gli occhi azzurrognoli sul galeone verdastro che le si faceva sempre più prossimo; si morse un labbro, torturandosi febbrilmente le dita delle mani, poi cercò riparo nel sottoscala del castello di prua, dove si rannicchiò, augurandosi che lintero equipaggio si dimenticasse di lei. Per una volta, non esistere le avrebbe giovato.

Jack Sparrow, discretamente e in punta di piedi, si nascose dietro lalbero maestro, auspicando di non dare nellocchio più del dovuto.

Dovè Jack Sparrow.

Theodore Leroux, distolse lo sguardo dalloculare del cannocchiale doro che aveva fra le mani e ruggì quelle parole con tono solenne, drizzando il mento e socchiudendo, come un gatto, gli occhi neri.

Hector imprecò, facendo saettare lo sguardo azzurro in ogni direzione, in cerca della seccante sagoma di quel bellimbusto di Sparrow. Appurato che quelle treccine non donavano affatto allalbero maestro, si avventò sul collega, trascinandoselo dietro con un -E muoviti!- piuttosto adirato.

Il Capitano ghignò timidamente, mentre un nodo gli opprimeva la gola incredibilmente secca, in quel momento.

Jack! È da una vita che non ci vediamo.- un cenno del capo e una curiosa smorfia che doveva parer un sorriso, Leroux fulminò Sparrow con uno sguardo agghiacciante.

E da una morte!- aggiunse nervosamente laltro, con un sorriso a labbra serrate e le braccia allargate platealmente in un mezzinchino traballante.

Sono lieto che tu sia vivo. Per il momento. - il capitano della Globe sorrise mefistofelico, spalancando i due tizzoni ardenti che aveva per occhi e ponendo entrambe le mani nelle ampie tasche della blusa che indossava.

Ma che fortuna, guarda un po.- si limitò a replicare Jack, con un sorriso tirato e le sopracciglia inarcate che tentavano di nascondersi sotto la bandana rossiccia e scolorita.

È curioso, come il Destino, a volte, si faccia di parte. Trovo la mappa di Hamlin che mi viene rubata a pochi giorni dalla partenza per la Baia e vengo a sapere che la ladra che me lha sottratta viaggia a bordo della Perla Nera, capitanata niente pò pò di meno che da Jack Sparrow in persona, mio rivale dallalba dei tempi. La Sorte mi ha fatto risparmiare una traversata. Sarei comunque venuto a cercarti, una volta tornato da Cabo de las Sombras.

Un aneddoto interessante, sono certo che sarai lanima delle feste, se lo racconterai.- Sparrow, recuperata un po di sicurezza, iniziò a passeggiare lungo il ponte privo di balaustre, osservando le punte lerce dei propri stivali, con noncuranza.

Noi avevamo un accordo, Jack, rammenti? Ho sacrificato la mia vita, nella ricerca di quella carta, e lho trovata. Secondo il nostro patto, devi cedermi ogni valore in tuo possesso. Cominciamo dalla nave.
Ah …” - a quelle parole, il Capitano arrestò il suo incedere e girò sui tacchi, guardando Theodore con un sorriso beffardo sotto i baffi spettinati -Non puoi.

Non posso?

Nossignore che non puoi! Io la invalidai, la gara di cui tu sproloqui.

La invalidasti?

Sapendoti morto e defunto, la sciolsi.

Ma io sono ancora vivo …”

Eh no, tu sei di nuovo vivo. E a proposito di questo, ho un interessante quesito da sottoporti: come?- gli occhi di Sparrow si illuminarono dinteresse, osservando quel losco figuro morto e risorto.

Non rientra nel tuo interesse saperlo, Jack. Rendimi ciò che mi spetta di diritto ed io ed i miei uomini saremo magnanimi. Forse.- sibilò spazientito Leroux, dando un pugno al parapetto pietrificato del Globo di Atlante. Digrignò i denti e fece schioccare la lingua, tediato per la poca efficacia delle sue minacce.

Non è la mia nave, che vuoi.- precisò Jack, con un indice ammonitore dritto davanti al naso.

È vero, non posso negarlo. È ciò che vi è a bordo, che bramo più di ogni altra cosa.

E io non te la do!

Come prego?

Vedi, Teddy, ripensandoci, io non debbo niente a te e tu non devi avere niente da me. Non dobbiamo doverci nulla. Ma tranquillo, saprò perdonare questa tua visita sgradita.- con un lieve inchino irriverente, Jack Sparrow metteva a dura prova la pazienza del filibustiere francese davanti a lui.

Voglio quella mappa, Jack Sparrow, e la donna che me lha rubata!- ruggì spazientito Theodore, in barba alla sua maschera spaventosamente pacata. Le sopracciglia nere precipitarono verso il basso, mentre le rughe della fronte disegnavano linee raccapriccianti sul volto delluomo.

Eleonore, celata nel sottoscala, sobbalzò, al suono di quelle parole.

Lavevo detto che non era la nave, ciò che bramavi.- lo canzonò Jack, con il sorriso di che se la intende meglio del Demonio stesso.
Puoi consegnarmele spontaneamente e aver salva la vita, o lasciare che sia io a prenderle. Nel modo più crudele possibile.- puntualizzò un Leroux ben più calmo, con entrambe le mani serrate attorno al parapetto e le unghie ancorate ad esso, che si spezzavano e piegavano, a contatto con il legno pietrificato.

Possibilmente no! -ribatté frettolosamente Sparrow, oscillando lievemente in avanti. Poi si fece improvvisamente serio e lanciò al suo interlocutore unocchiata misteriosa. Sfregò lindice ed il medio con il pollice, pulendosi le unghie trascurate con i denti - Tu tu sai che occorre lombra duna chiave, per entrare laggiù?

Non è una questione di cui debba preoccuparmi.- sorrise pieno dorgoglio Theodore, lanciando unocchiata furtiva alla spessa porta che dava sui ponti inferiori e socchiudendo gli occhi, ancora una volta.

Ce lhai?- domandò stupito Jack, con lo sguardo scuro illuminato duna luce stralunata. Unì le mani in un breve inchino, poi sorrise fra sé, al bagliore accecante dunidea che gli era balenata in mente.

Non sono certo uno sprovveduto, Jack Sparrow. Ora, fa la tua scelta.

Parlè.

Parlè?- Theodore inarcò scettico un folto sopracciglio, colto di sorpresa. Era una richiesta quantomeno insolita e dissennata, quella di Sparrow.

Mi appello al diritto di conferire con il capitano, o quello che è. Si.- puntualizzò Jack, annuendo fra sé, ben convinto della sua richiesta. Si premurò di non voltarsi per guadare i volti stupefatti dei suoi uomini, e mantenne ben fermo il suo sguardo su Leroux.

Tu stai già parlando con il capitano!- sibilò spazientito il comandante della Globe, battendo le mani sulle balaustre e sporgendosi in avanti, in uno scatto dira piuttosto insolito.

Io ti sfido. - proseguì con innaturale calma Jack, camminando con fare baldanzoso e lanciandogli unocchiata altezzosa. In assenza dun guanto, si cavò dalla mano uno dei numerosi spessi anelli che indossava e lo lanciò con forza verso Theodore; il gioiello colpì debolmente la blusa scura di Leroux, per poi ricadergli ai piedi, in un sonoro tintinnio, placato dalla durezza del legno del ponte della Globe.

Un duello?- domandò accigliato il pirata, raccogliendo lanello e rigirandoselo fra le mani, dubbioso.
Sissignore, un signor duello! Duelli?
Non mi sono mai tirato indietro, davanti ad una sfida.- diramò con alterigia Leroux, sollevando il mento affilato e socchiudendo con fierezza le palpebre pesanti.

Ma che bello! - Jack esultò gioviale, plaudendo la risposta dellavversario e sobbalzando sul posto, in un sonoro scroscio di ninnoli. Si voltò entusiasta verso il proprio equipaggio sconvolto dallatteggiamento fuori luogo del comandante, poi tornò a focalizzare la propria attenzione sullimmenso galeone dirimpetto - Secondo il codice stilato la Morgan e Bartholomew, è assolutamente, categoricamente, severamente vietato, pena la morte, duellare su una nave.- socchiuse gli occhi, tentando di ricordare gli enunciati del grande manuale, poi sorrise, riportando alla mente lo scambio dopinioni avuto pochi giorni addietro con Hector - Ma - con un indice davanti agli occhi, Jack fece una lunga pausa, prima di proseguire - ecco che ti propongo: un duello in territorio neutrale, io e te, tu ed io, soli soletti in uno scontro potenzialmente mortale. Chi vince prende tutto. Non so tu, ma io non sto più nella pelle.- sorrise infine, tentando di parer convincente.

Perdonami, Jack, ma proprio non riesco a fidarmi. Perché duellare con te, rischiando di cadere in una delle tue subdole trappole, quando posso comandare ai miei uomini e al Leviatano di trascinare la tua nave sul fondo più remoto delloceano e guardarti annegare, come fremo dalla voglia di fare?

Perché io so qualcosa che tu non sai, ma che vorresti sapere. E sapendo quel che io so, sapresti dove si trova quel qualcosa che tu non sai di voler sapere. Sai?- replicò Sparrow, con un sorriso enigmatico sul volto. Lo sguardo truffaldino si accese, illuminato da un qualcosa che gli era balenato in mente.

Potrei sempre minacciare di farti saltare le cervella e tu mi diresti tutto quel che voglio apprendere.

No. Io ti direi quel che tu vorresti sentirti dire. E a quel punto, una volta bello che morto, sarebbe difficile estrapolarmi alcunché, specie se, vivo, ti avessi mentito.

Gli uomini morti non raccontano bugie.- sibilò tediato Leroux, mettendo mano alla sua pistola, incastrata nella cintola sotto la blusa.

So dove si trova il tesoro di Jean Hamlin.- affermò con sicurezza Jack, con negli occhi un vago sguardo di sfida.

Perché mai dovrei interessarmi al suo tesoro! Non è loro, ciò che di più prezioso aveva.

Perché lha sepolto alla Baia e nessun sano di mente oserebbe addentrarsi laggiù, per seppellire poche monete. Comprendi? Avere entrambi i tesori di Jean Hamlin, ci pensi?

Theodore Leroux soppesò attentamente le parole del rivale, affascinato dal pensiero di poter aver fra le mani entrambi i grandi segreti del misterioso filibustiere scomparso in circostanze altrettanto oscure.

E sia, duelleremo.- sibilò con risolutezza il pirata francese, dallanimo nero acceso dal sentimento di sfida che si annidava in lui - Ma perché ciò si compia, ho bisogno che tu mi dia una garanzia. Qualcosa che mi lasci intendere che non si tratta di un semplice gioco.- digrignò i denti acuminati e lanciò a Sparrow unocchiata arrogante e provocatoria, lungi dal consueto sguardo scuro e gelido.

Quel che è giusto è giusto! Io la garanzia te la do eccome, garantito! - plaudì Jack, ancor più euforico. Si guardò intorno, in cerca della tremante figura di miss Bennett e la indicò con ingenua semplicità - Eccola qua!

Prego? - Eleonore sussultò, scioccata dalle parole del comandante. Sgranò gli occhi dun azzurro sporco, mentre il suo colorito smunto impallidiva ancor di più, a fronte di quanto stava per accadere. Rifuggì la mano del Capitano, rannicchiandosi maggiormente nel sottoscala, fin quando poté, e minacciando di mordere le dita di Sparrow, se si fosse avvicinato ancora.

Con una smorfia seccata sul volto ambrato, Jack afferrò la giovane ladra per un braccio e la trascinò non troppo gentilmente sul ponte, dovendo far leva sulle gambe, per trainare quel peso morto che si dimenava in modo esagitato, con le lacrime in procinto di sgorgare.

Non la consegnerete nelle mani di quel folle!- George Coventry, indignato da un simile atteggiamento nei riguardi duna donna, con lanimo disonorato per aver ceduto allinganno di quel losco figuro di Leroux, fece per soccorrere miss Bennett, ma fu presto trattenuto per le braccia da alcuni uomini e costretto a tacere.

Jack Sparrow, voi siete un mostro! No!- gridò Eleonore, divincolandosi e scalciando con quanta forza aveva in corpo, con i capelli scarmigliati che le ricadevano copiosi sul viso atterrito.

Suvvia, non essere timida, mia cara!- la incitò Jack, tentando di soffocare quel senso di colpa che, assai raramente, faceva la sua comparsa, rammentandogli quanto in verità fosse un bravuomo.

Lasciatemi! No! NO!

Una buona chiave, apre ogni tipo di porta, se capisci che intendo, gioia.- le sussurrò con discrezione Sparrow, ammiccando con unaria vagamente complice.

La scortò di peso verso quel che restava delle balaustre, facendo cenno a Pintel e Ragetti di preparare una scialuppa, in fretta e furia.

Che cosa?- sibilò confusamente la ragazza, osservando interdetta il fascinoso pirata che la stava condannando.

Arrivederci!- sorrise ilare infine lui, issandola sulla barchetta ed ignorando i violenti tremori che la assalivano.

È una follia, io non …”- balbettò sconcertata la giovane ladra, lanciando unocchiata supplichevole ad ogni membro ammutolito della ciurma che la osservava, costernato.

Adieux, mademoiselle!- ghignò sardonico Barbossa, con tanto di cappello fra le mani, lanciandole unocchiata mefistofelica e soddisfatta. Poi inclinò lievemente il capo, regalandole con discrezione uno sguardo ben più umano e compassionevole che si sbrigò a nascondere nuovamente.

La scialuppa fu ben presto calata in mare, bagnata dai flutti e dalle lacrime di coccodrillo duna giovane criminale, costretta ad affrontare la realtà dei fatti, disarmata delle proprie subdole ed ingannevoli armi cui era avvezza.

Tirò su con il naso, ben decisa a dissimulare la sua paura, mentre veniva issata con forza dal quartiermastro e scortata al cospetto della figura aguzza di Theodore Leroux, rigidamente composto, con uno sguardo inquisitore negli occhi neri accesi dira.

Eleonore Bennett. È così che vi fate chiamare, dico bene?- sibilò derisorio, increspando le labbra in un ghigno malevolo, per poi fulminarla con lo sguardo.

Cane!- sibilò la giovane, prendendo un poco di coraggio, senza osar levare lo sguardo sul proprio incubo personale. Rabbrividì, avendo la conferma di quanto Leroux fosse ben informato su di lei.

La sua vita sarebbe presto capitolata, ne era ormai certa.

Siete proprio voi, non vi sono dubbi.- sibilò il comandante, con un tono che le fece raggelare il sangue nelle vene -Signor Boulange, scortate la nostra prigioniera nella sua cella.

N-non volete uccidermi?- tartagliò la fanciulla criminale, accigliata.

E liberarvi così da pene e affanni? - replicò candidamente il filibustiere francese, lasciandola basita - No, certo che no. Ho in mente qualcosa di più eterno, mademoiselle.

La giovane ladra sentì le ginocchia cederle, afflitta da terribili tremori, mentre tentava di dare un senso alle oscure parole del temibile pirata, e si lasciò trascinare nelle viscere della nave, senza opporre alcuna resistenza, troppo scossa per proferire parola o scalpitare.

In rigoroso silenzio, Eleonore Bennett sprofondò nella sua paura più grande.

Oi! - Jack Sparrow richiamò presto lattenzione di Theodore , sbracciandosi con foga ed ammiccando qua e là - Sei un uomo di parola?

Si.- rispose risoluto Leroux, allargando le braccia in segno dovvietà.

E allora parliamo! - il rivale schioccò le dita, soddisfatto, ben deciso a prender tempo e quantaltro per il suo ingegnoso piano ancora non ben definito - Ti concedo di scegliere larma per la nostra singolar tenzone.

Non sei nella posizione di poter concedere alcunché, Sparrow!- ringhiò il comandante della Globe, intollerante, ormai, allimpudenza dellavversario.

Questo te lo concedo! Ma, a parer mio, la scelta dellarma è alquanto significativa ed inevitabilmente importante, il ché mi porta a sottolineare che se sta a te la selezione degli strumenti, a me tocca, ben più umilmente, la scelta dun luogo. E, a questo proposito, io lavrei già trovato il suddetto loco. Quella là. - Jack strappò di mano un cannocchiale a Hector e puntò lo sguardo su di unisola assai prossima ai due grandi galeoni - Cioè là.- la indicò col braccio, dovendosi spostare leggermente, per mantenerne la visuale.

Molto bene.- sibilò Leroux, dando ordine allequipaggio silenzioso di riprendere le mansioni, per poi dare un ultimo sguardo severo ed agghiacciante alla Perla Nera.

Che cosa stai cercando di fare, Jack?- Hector Barbossa si avvicinò con discrezione allillustre collega, schiarendosi la voce e lanciando unocchiata rancorosa allimmenso galeone che li affiancava.

Richiedimelo quando saremo a terra.- bisbigliò Sparrow, con gli occhi scuri e folli che saettavano qua e là, furtivi e inquieti, evitando le scorse inquisitorie di Gibbs e quelle furiose e indignate di George, con gli occhi chiari ricolmi dodio.

Ci ha salvati dalla bestia.- soffiò Joshamee, mantenendo lo sguardo azzurro dritto davanti a sé e prendendo un lungo sorso dalla sua riserva personale di rum, per poi riporre la fiaschetta al sicuro, sotto la giubba.

Ha condannato a morte una donna, consegnandola ai pirati.- sibilò astioso Coventry, con le mani fra i capelli, mentre lanciava occhiate malevole ai due comandanti.

Gli riusciva incredibilmente malagevole persuadersi che quei pirati fossero i buoni della storia.

Credi davvero che a Londra avrebbe fatto una fine diversa, ragazzo?

La sua condanna sarebbe stata decisa in seguito ad un processo.- sbottò punto nel vivo il giovane ufficiale, volgendo il capo verso il quartiermastro in buona parte brillo che parlava a sproposito.

Lho vissuto un processo e posso dirti per certo che i vostri giudici sono degli attori straordinari. Sembra quasi che sia la giustizia, a prevalere.

Come osate, voi !

Miss Bennett se la caverà, non grazie a Jack, questo è certo. Ma neanche grazie a voi.- lo quietò Gibbs, arricciando il naso e grugnendo sonoramente, con un sobbalzo.

Cosa ve lo fa pensare?- George sembrò placarsi ed osservò il vecchio marinaio, sollevando il mento ed inarcando un sopracciglio castano, mentre inspirava profondamente.

Lha fatta in barba a Leroux, alla Marina e, sotto sotto, credo abbia messo nel sacco anche tutti noi.

E che ne sarà di noi, ora, signor Gibbs?

Combatteremo per il nostro Capitano, ragazzo, come bisogna che si faccia. Ti conviene scegliere da che parte stare, e alla svelta! Non farmi sprecare una spada, se poi mi ti rivolti contro, intesi?

Siete stato cristallino, Gibbs.

C- Capitano, c-con tutto il rispetto, non staremo andando verso …”

Più in là, un mozzo biondiccio tese il lungo collo ossuto e si sporse leggermente, in punta di piedi, con locchio buono puntato sul tratto di terra stranamente familiare cui la Perla e il Globo si dirigevano incontro.

Si, mastro Ragetti, è lì che andiamo. E visto che sembrate il solo ad averlo notato, vi pregherei di tenervelo per voi, stretto come se davvero fosse un segreto. - ghignò sardonicamente Hector, fulminando con lo sguardo il sottoposto che ritrasse il collo, come una testuggine al cospetto dun feroce rapace.

Non è un caso che tu abbia scelto quellisola, dico bene?- indagò Barbossa, lanciando unocchiata complice a Jack, accanto a lui. Questi sobbalzò, colto evidentemente di sorpresa.

Cosa, caso? È unisola come le altre, Hector, solo che si muove.

Perché tornare là? Coshai in mente? Non sei stanco di veder la Perla tra le fauci delle più svariate e letali bestie?

Tu parli troppo.

Attento, Jack, ricorda che la mia alleanza ti è necessaria.- tuonò pericolosamente il pirata più anziano, con gli occhietti azzurri spalancati al limite ed il naso importante che incombeva minaccioso sulla fronte di Sparrow.

Di male in peggio! - gesticolò il Capitano, allontanandosi dun passo dalla sagoma minacciosa di Hector. Girò sui tacchi, facendo mulinare le treccine ed i ninnoli ad esse connessi che si scontrarono contro lispida barbetta del collega, e si concentrò sui due poveri Pintel e Ragetti, poco lontani - Tu e tu! Baderete alla barca e quando io vi è tutto.

Non lascerò di nuovo la mia nave a questi due idioti!- ruggì Barbossa, pungolandogli una spalla e costringendolo a voltarsi nuovamente verso di lui.

Capitan Barbossa, lultima volta abbiamo appurato che, tecnicamente, non eravamo noi a muo …”- intervenne timidamente Ragetti, torturandosi le dita ed abbozzando un sorriso tenue e giallastro; fu presto costretto a distogliere lo sguardo, ad unocchiataccia truce del comandante.

Io ce li lascio eccome sulla mia nave, invece, pensa un po. - proseguì Jack, oscillando sul posto e dando un buffetto alla spalla di Hector che lo guardò in cagnesco, mugugnando qualche parola inintelligibile. Poi, ben più gioviale, Jack Sparrow annunciò sei parole assai più che scioccanti - Oh, e ti nomino temporaneamente Capitano!

In molti, sul ponte, trattennero il fiato, spalancando gli occhi in espressioni stupite, scioccate, sconcertate. Pintel arricciò così tanto il labbro superiore, che la linea della bocca finì dritta nellocchio che a sua volta si perse fra i radi capelli che aveva in testa.

Gibbs mandò giù di traverso quel po di rum che era riuscito a serbare per i tempi avversi, avvampando improvvisamente e ritrovandosi muso a terra, fra rantoli e singulti.

Come?- il neo comandante (ufficialmente, sintende) grugnì annichilito, arricciando le labbra e scoprendo le gengive malsane. Sgranò gli occhi azzurri e gonfiò il petto, tirando in dentro il mento, piuttosto colpito dalle parole del collega.

Hector Barbossa aveva ottenuto ciò che desiderava da tempo: Sparrow aveva rinunciato a qualunque diritto sulla Perla, spontaneamente. Era forse possibile?
Jack! Lo hai …”- Joshamee soffiò, rischiando dinciampare su Ragetti, a cui era caduto locchio.

Capitan Barbossa. In effetti, suona bene. Ora, Hector, prendi il timone, abbaia e impreca a destra e a manca, fa quello che facevo io. Non ti dovrebbe venir difficile, si? Anche se io lo facevo meglio.

Coshai in mente, Sparrow!- ringhiò il nuovo capitano della Perla Nera, agguantandolo per la spalla e costringendolo a compiere una maldestra piroetta su sé stesso.

Guarda che se non lo vuoi, questo titolo, me lo riprendo!- sorrise candidamente Jack, gesticolando ed oscillando al contempo.

Col cavolo!- Hector lo spinse via, zoppicando verso il timone, sotto lo sguardo incerto dellequipaggio, ancora scombussolato dalle ultime nuove.

Lasciare la Perla a Barbossa? Sicuro di sapere quel che fai, Jack?- mastro Gibbs si appropinquò con discrezione al compagno davventure e avversità, lanciando unocchiata furtiva a Barbossa che col petto ricolmo di soddisfazione si atteggiava ancor più del consueto a comandante.

Guardando indietro nel tempo, valutando attentamente gli ultimi eventi e, possibilmente, immaginando lesito prossimo di quel che mi propongo di fare, probabilmente no.

Dobbiamo preoccuparci, ehm Capitano?

Quando mai non ci siamo preoccupati, signor Gibbs?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** La Chiave di (s)volta. ***


Ehilà!

Ringrazio di cuore chi legge, recensisce, preferisce, segue e ricorda questa storia!

Enjoy the reading,

Biondich!

 

 

 

 

 

 

Con il vento a favore, ambedue i maestosi galeoni filavano rapidi, sferzando le onde e lasciando dietro di sé il ricordo della bestia infernale intrappolata nelle profondità marine, sfumato anchesso assieme alla spessa caligine che li aveva assaliti nei giorni antecedenti, spossandoli oltre ogni dire.

Joshamee Gibbs osservò a lungo, in silenzio, la ciurma ancora scossa, per poi rivolgere gli occhietti lucidi e sagaci verso la sagoma verdastra che li affiancava, raccomandando ai santi quella buonanima di miss Bennett che gli aveva lanciato unocchiata mesta e supplichevole , prima dessere usata come acconto.

Quelle coste così familiari si facevano sempre più vicine e mastro Ragetti si domandò se non fosse la terra stessa a venir loro incontro, tanto per affrettar la faccenda.

Entrambe le navi, o per obbligata consapevolezza voluta dagli eventi o per semplice scrupolo, furono ormeggiate a terra, con i canapi dormeggio, ben tesi e fermi sulla costa.

La Perla è ben ancorata, questa volta, signori. Non rischiamo di trovarci senza una nave, intendo. Come di solito, invece, accade, ecco.- fu ben lieto dannunciare il quartiermastro, avvicinandosi non senza un po di soggezione ai due comandanti (chi più chi meno.)

Buono a sapersi, signor Gibbs. Potete andare, adesso.- lo congedò senza troppe cerimonie Hector, con un sogghigno a sfigurargli il volto. Poi rivolse le sue tuttaltro che ricercate attenzioni su Sparrow, stranamente quieto, lì accanto a lui.

Jack - sibilò minaccioso, mentre gli occhietti azzurri guizzavano iracondi su quel figuro chera la caricatura delluomo stesso - Ci hai trascinati di nuovo quaggiù, sarà bene che tu non ti faccia oltremodo attendere, no?

Si. - replicò quello, deglutendo nervosamente e mantenendo lo sguardo debano altrove, nel losco tentativo destraniarsi da quella scomoda faccenda -Cioè no. Non ancora. - prese un lungo respiro, poi sorrise gioviale, mentre gli occhi supplicavano laconici il più vecchio di non far avvenire quello scempio - Concediamoci ancora qualche istante, ammiriamo questo idilliaco panorama, respiriamo questaria così balsamica. O, beh, soffermiamoci sul panorama e basta, dipende dai gusti.- storse il naso, quando una folata di vento fece sì che il nauseabondo fetore che aleggiava nellaria lo travolgesse.

Giù dalla nave, adesso.- comandò serioso Hector, tuttaltro che toccato da quellimplicita richiesta daiuto alla Sparrow.

Perché non …”

Se è una spinta, quella che mi chiedi, sarò ben lieto di accontentarti!- detto ciò, lo prese malamente per un braccio e lo trascinò lì dove un tempo vi erano i parapetti, sbalzandolo fuoribordo e sghignazzando malignamente, per poi tornare improvvisamente grave, nel suo costante malumore.

Sparrow fece appena in tempo ad aggrapparsi ad una cima e a scivolare impacciato lungo di essa, per poi ritrovarsi a gambe allaria, immerso nel pantano.

Grazie.- sbottò più a sé stesso che a Barbossa, rimettendosi in piedi e scrollando gli stivali pregni di fanghiglia e quantaltro e avanzando con passi malfermi verso laguzza figura che lattendeva, rigidamente composta, con gli occhi neri accesi di brace.

Vogliamo iniziare?- tuonò Theodore, sguainando la spada che uscì dal fodero con un sibilo sinistro, tingendosi presto del grigiore plumbeo del cielo che li sovrastava e del verde più vivo della lussureggiante vegetazione che faceva loro da fondale.

Altroché! - plaudì Jack, estraendo la sua, in un sonoro tintinnio di cianfrusaglie, con gli occhi spalancati ed il bianco intorno ad essi che contrastava paurosamente con il nero delle pitture berbere che gli decoravano le palpebre - Ma prima, dimmi, Teddy, sono curioso: come ci sei riuscito con quella cosa là, intendo, - fece una vago gesto disinteressato con la mano - morto non poi così morto e via discorrendo?

Gli unici suoni che da qui in avanti voglio sentire sono il fragore delle nostre spade ed il battito del tuo cuore che si affievolisce man mano, Sparrow!- la lama di Leroux tagliò laria rappresa dellisola e si accanì su Jack che la schivò appena, per poi oscillare pericolosamente e riassestarsi non senza difficoltà, in equilibrio.

Non potevi essere più chiaro!- sorrise lex Capitano , scoprendo un dente doro, per poi tentare una stoccata e dare inizio ad un gioco di gambe ammirevolmente agile e capace, da abile spadaccino.

***

Hanno cominciato, diavolacci.- annunciò ben poco convinto Joshamee Gibbs, accostato a quel che restava delle balaustre, mentre in lontananza, le spade mulinavano, paravano, stoccavano e sinfrangevano fra loro, senza lasciare intendere chi avesse la meglio.

Avrete modo di compatire il vostro precedente comandante in un altro momento Gibbs, non temete. - ghignò Hector, gonfiando il petto e spalancando per un istante gli occhietti azzurri. Puntellò la gamba tarlata sul ponte, tirando con disinvoltura un calcio ad un grosso pezzo del parapetto di dritta, per poi rivolgersi a quellammasso dingrati che si ritrovava per ciurma - Signori, a me gli occhi. Siamo qui giunti non per onorare un accordo, ma per quelli che usiamo chiamare i nostri sporchi comodi! Avete voi tutti sentito che la chiave è a bordo di quella nave, non è vero? Ebbene, noi ce la prendiamo a spade sguainate, che gli piaccia o no a quei maledetti francesi. In marcia!

***

Giù dalla nave! Avete sentito il comandante! Recuperate la mappa di Hamlin, non fate prigionieri!

Il Globo di Atlante fu presto privato di buona parte del suo equipaggio, oscillando silenzioso al debole colpo dei flutti impregnati ancora della paura che aveva regnato sovrana in quel tratto di mare.

Il primo ufficiale lanciò unocchiata dintesa al resto dellequipaggio, poi guidò la spedizione a discapito della ciurma rivale, incespicando sulla viscida superficie di quellisolotto maleodorante.

Silenziosi e quatti, i filibustieri francesi si appropinquavano con discrezione, per sortire un attacco a sorpresa agli sventurati pirati della Perla.

Hector Barbossa, a sua volta, guidava, con le labbra piegate verso il basso, in unespressione concentrata e sdegnosa, una spedizione contro i pirati della Globe, contando sulla scarsa iniziativa francese.

Ma a metà del cammino, entrambi gli equipaggi dagli sleali propositi arrestarono il loro incedere, sbarrando gli occhi.

Hector gonfiò il petto e guardò di sottecchi ognuno dei presenti, scrutando con attenzione i rivali che a loro volta li osservavano con le sopracciglia aggrottate, interdetti.

Barbossa sbuffò seccato, poi rivolse lo sguardo azzurro e determinato ai suoi uomini che si strinsero nelle spalle, prima di ululare a gran voce e partire allattacco dei rivali.

I marinai della Globe, avute le stesse reazioni, si avventarono sugli avversari, senza troppe cerimonie.

Di grazia, monsieur, cosa accade lassù?

Al riecheggiare di strepiti e scontri di lame, Eleonore Bennett, compianta prigioniera del Globo, levò gli occhi sul suo carceriere, un uomo alto, calvo, con le labbra sottili che a stento ricoprivano la raccapricciante dentatura marcia e scomposta. Questi grugnì qualcosa, poi tornò ad ignorare la fanciulla indifesa che si era, segretamente, già liberata delle pesanti manette con cui le avevano avvolto i polsi, al momento della cattura.

Voi, di bordo! Ascoltate una giovane condannata che sta per capitolare, ve ne prego! - lo implorò la ladra della Cayenne, con un candido sguardo supplichevole negli occhi dinnocente - Potrei avere dellacqua? - sorrise debolmente, asciugandosi delle lacrime inesistenti dalle guance - Solo un po, siate gentile, sil vous plait …”

Lomone grugnì ancora una volta, levandosi dalla scomoda panca su cui sedeva, per poi sbuffare sonoramente in segno dassenso. Trascinò svogliatamente le membra logore, diretto verso la stiva, con due colpi di tosse.

Miss Bennett, lesta e silenziosa, si liberò definitivamente dei ceppi ed attuò il suo piano.

Le spesse travi che facevano da soffitto le garantivano abbastanza spazio per rimanervi arrampicata il tempo di far sembrare la sua unevasione magistrale. Si issò alla belle meglio e attese in religioso silenzio il ritorno del losco omaccione.

Ma dovè andata …”- il carceriere, di ritorno con dellacqua e qualche fetta di baguette, posò entrambi sulla panca e aprì dubbioso la cella, grattandosi il capo e ruminando qualcosa che gli era rimasto fra i denti da Dio solo sa quanti giorni. La ladra saltò giù, assestandogli un poderoso calcio fra le scapole e mandandolo a muso avanti contro la parete del loculo; lomone ricadde a terra con un tonfo sordo, privo di sensi, ed Eleonore Bennett gli sgraffignò chiavi, coltellaccio, spada e pistola, con un sorriso truffaldino sulle labbra, per poi richiudere la cella dietro di sé.

Merçì beaucoup

***

Le spade sibilavano, mentre le lame, allennesimo scontro, vibravano inquiete. Un potente affondo di Leroux, costrinse Jack ad arretrare dun passo e, ben presto, Sparrow si ritrovò a dover compiere una curiosa piroetta per schivare la stoccata di Theodore.

Unabile parata, e la lama di Jack incontrò quella dellavversario, mulinando, fin quando Leroux non avanzò pericolosamente e, con un colpo di polso, privò il suo rivale dellarma che si conficcò nella fanghiglia, poco più in là.

Un ultimo desiderio, Sparrow?- ghignò Theodore, sventolando la sciabola sotto il naso di Jack che arricciò le labbra, nervosamente.

Parlè?- tentò lui, allargando platealmente le braccia, con un sorriso nervoso sotto i baffi.

Hai già avuto la tua occasione.

Oh, beh, allora …”- detto ciò, Sparrow si voltò indietro e diede inizio ad unimpacciata corsa fra la melma, rischiando più volte di scivolare poco decorosamente a terra.

Dove vai! Torna indietro, codardo!- ruggì Leroux, arrancando dietro quel buon annulla dun pirata e faticando a mantener saldo lequilibrio.

La quiete della rigogliosa selva dellisola fu bruscamente interrotta dal frusciare smanioso delle foglie, scosse dallincedere impacciato di Sparrow che si sbracciava correndo e pestando pesantemente il terreno, nel tentativo di creare un diversivo.

Sveglia, pesciolino!- gridò, picchiando le mani sulle cortecce, bussando e strappando erbacce, senza alcun successo.

Scivolò malamente a terra, sdrucciolando nel pantano, immerso nella melma maleodorante che gli impregnò gli abiti e i capelli, avvinghiandoglisi addosso con ostinazione.

Theodore lo raggiunse, correndo di gran carriera, ben attento a schivare le perigliose radici che facevano capolino dalla fanghiglia, vantando un ammirevole equilibrio ed uno straordinario adattamento allambiente che lo circondava.

Ora basta, Jack, consegnami la mappa e …”- puntò nuovamente la sua lama contro il volto adombrato di Sparrow, ma, ben presto, la sua attenzione fu catturata da un sinistro scricchiolio ed un fruscio di foglie ben più forte, che proveniva dallalto. Levò gli occhi verso le misteriose cime di quegli alberi così fitti che disegnavano inquietanti intrecci sopra le loro teste, accecato dalla forte luce biancastra del cielo, che filtrava con difficoltà.

Un secco ruomore di rami spezzati annunciò la caduta dun pesante armadio, finemente intagliato, che, ad ante spalancate, gli piovve addosso, imprigionandolo inesorabilmente e mancando di poco la gamba di Jack che si ritrasse distinto, osservando accigliato e affascinato la provvidenziale caduta del pesante mobile, per poi rialzarsi da terra, senza farsi troppe domande, e sbracciarsi nuovamente in una corsa trafelata, diretto verso la costa.

***

George Coventry, sfilata la sua spada dal busto oramai inerte dun marinaio francese che ricordava daver incontrato durante il suo soggiorno sul Globo, decise di affrettarsi e raggiungere quella nave maledetta quanto prima, desideroso di strappare dalle viscere del galeone Eleonore Bennett, ingiustamente usata come merce di scambio. Schivò abilmente monsieur Bernot, limponente nigeriano braccio destro di Leroux, che lo attaccò, sferrando un colpo con una pesante ascia che si scontrò con la sua lama e la spezzò alla base, costringendolo ad indietreggiare, disarmato, e ad aggirarlo. Una potente stoccata di Hector catturò lattenzione dellalto sottoposto, dando così occasione a George di affrettarsi verso la Globe, senza aver nessuno alle calcagna.

Si issò silenziosamente sul ponte, guardandosi intorno circospetto e tendendo le orecchie, ronzanti dal fragore delle spade, in cerca dun indizio su quanti uomini fossero rimasti a bordo. Non aveva mai visto tutti i membri dellequipaggio di Leroux.

Fu un rantolo strozzato a cogliere la sua attenzione ed il giovane ufficiale si ritrovò ad impugnare un rampino rinvenuto sul pavimento, mentre attendeva la losca figura che pian piano si issava sul ponte della Globe.

Bloody Hell, siete voi!

Bada che lo sapevo da me, che io sono me.- mugolò Jack, issandosi a fatica, con il fiato corto e la bocca semi aperta.

Un rumore di passi, proveniente dalla porta per i ponti inferiori, fece tacere entrambi e Sparrow fece cenno di non muoversi, assottigliando lo sguardo ed increspando le labbra.

Si avvicinò laconico alla spessa porta di legno e la spalancò con rapidità, facendola sbattere contro lo stipite, con un tonfo sordo.

Una lama sibilò, scontrandosi con il legno del lato interno dello stipite, mancando di poco il naso di Jack che osservò interdetto la spada che gli solleticava i baffi.

Fece poi capolino un braccio, un busto, e ben presto, il viso di Eleonore Bennett, corrucciato in unespressione minacciosa e ostile, con gli occhi azzurrognoli guardinghi, ridotti a due fessure, scrutò con diffidenza i due uomini a bordo.

Gioia! Ti trovo in splendida forma, mia cara. Così vitale, sembri rinata!- Sparrow si allontanò cautamente, scostando con lindice la punta della spada da sotto al naso, poi le sorrise, conciliando tanto così falso sollievo per la salvezza della fanciulla.

Voi! Disgustoso, viscido voltagabbane, traditore, buon a nulla dun pirata!- ringhiò la ladra, seguitando a minacciarlo con la lama, prendendo fiato, fra un insulto e laltro, per poi sbuffare sdegnosa.

Ah - Jack arricciò le labbra, rammaricato che il suo charme non lavesse salvato da quella scomoda posizione -Non so perché ma va a finire sempre così.- disse poi, ben più rivolto a George, con una mano a coprirgli in parte la bocca, sottolineando quanto dovesse essere riservata quella constatazione.

Miss Bennett, voi siete salva!- lord Coventry lo ignorò e posò gli occhi chiari sul viso adirato di Eleonore che non gli riservò un trattamento migliore.

E voi! - la lama vibrò, indignata quanto la sua padrona - Come osate!

Avete frainteso, siamo qui per …”

Per salvarmi, forse? - sputò la ragazza, osservando entrambi con rimprovero e repulsione - Costui mi ha quasi condannata a morte e voi vi siete ripromesso di confinarmi in una prigione per il resto della mia vita! Considerate ogni accordo sciolto, dora in poi, ognun per sé!

Ellie, cara, mi domandavo se, durante il tuo triste e assai compianto soggiorno qui a bordo, avessi percepito un qualcosa che è qui ubicato.- Jack, assai più cauto, tentò di rabbonirla, avvicinandosi con passi misurati e incerti e lanciando, di tanto in tanto, occhiate fugaci alla spada ancora per aria, lì a poca distanza dal suo zigomo destro.

Fate ancora un passo e, vi giuro, monsieur, di voi non resteranno che pochi brandelli.

Eleonore, aspettate, non avete …”- George si fece avanti, costernato. Comprendeva tanto scetticismo, dopo quanto era avvenuto.

Lavviso è ugualmente valido per voi, milord.

Sento meno strepiti e più minacce.- commentò sovrappensiero Sparrow, guardandosi intorno, per poi tornare a convergere la sua attenzione sulla giovane Bennett.

La prigione cambia gli uomini e le donne, Jack.- sibilò melodrammatica Eleonore, sospirando sommessamente e guardando in cagnesco i due traditori.

Oh, per lamor del Cielo, avrete passato si e no poco più dun ora in una cella …”- George trattenne a stento un sorriso, ma lo sguardo truce che la bella fanciulla gli lanciò lo costrinse a cambiar tempestivamente argomento -Parlavate dun qualcosa a bordo, pocanzi. - mormorò rivolto a Jack.

Ha forse a che fare con il vostro ultimo messaggio, poco prima di consegnarmi nelle mani del mio carnefice?- Eleonore, interessata ad ogni losco affare, tese ben bene le orecchie, curiosa.

Lo spero, gioia. - sorrise Sparrow, spalancando impercettibilmente gli occhi scuri - Si da il caso che, possibilmente, qui risieda lombra duna chiave, essa medesima in sua propria persona. Questo è quel che sappiamo. Quel che non sappiamo, non sapendo cosa cè da sapere, è cosa sia lombra duna chiave. Ma siamo qui appunto per venir a capo del problema.- indicò frettolosamente sé stesso e George.

Avevate detto desser giunti qui per salvarmi!- sibilò stizzita la giovane, pestando i piedi sulle assi verdastre del veliero e sbuffando capricciosamente.

E così è!- si sbrigò a rimediare George, dando una gomitata a Sparrow, a cui si smorzò il fiato.

Anche! - rantolò, cercando di parer convincente -E per chiederti, una volta salvata, se da salvare, di indicarci prontamente lubicazione della suddetta chiave, così da poter lasciare la groppa della grossa bestiola su cui passeggiamo, per terre assai peggiori. Or dunque: dovè la chiave?

Io non lo so. Ma se anche avessi una ancorché minima idea di quel che devo cercare, non vi aiuterei. Non più. Come vi ho già detto, da questo momento ognuno penserà a sé. Perciò, se non vi dispiace, signor Sparrow, voi avete qualcosa che a me interessa inequivocabilmente molto. La vostra bussola: consegnatemela.- miss Bennett rinfoderò la spada, consapevole di quanto poco fosse perita nelladoperarla, ed estrasse una grossa pistola, cui caricò per scrupolo il cane.

Sparare a due uomini disarmati interessante.- Jack si lisciò le trecce disordinate e pregne di melma appese al mento e socchiuse gli occhi, meditabondo.

Non uomini qualunque: pirati.

Nulla da eccepire in tal proposito.- alzò le mani e si strinse nelle spalle, rassegnato.

Io eccepisco, invece! - sbottò spazientito Coventry -Diamine, io un pirata? Avete idea chi state apostrofando, Eleonore?

La giovane ladra alzò le spalle in segno dindifferenza.

La bussola, sil vous plait..

Aspettate, Sparrow, non consegnatele alcunché. La vuole per sé. - asserì George, lanciando un profondo sguardo di sfida ad Eleonore che soffiò come un gatto, a quel nuovo tradimento - Cercate una chiave, avete detto. So dovè. O meglio, so chi la cela.

Ah, davvero? - Jack si voltò a guardalo ed estrasse da sotto la giubba una pistolaccia che caricò e puntò contro di lui -E dimmi, soldato il cui nome mi sfugge e non minteressa, per quale motivo dovrei affidarmi a te?

Avevate detto desser disarmato!- protestò indignato il giovane ufficiale, con gli occhi chiari illuminati di repulsione per così scarso senso dellonore.

Pirata.- si giustificò laltro, fingendosi costernato -Fammi strada, figliolo.

Cè una donna; Leroux la tiene prigioniera sulla nave. È lei ad avermi accennato riguardo la chiave, sono certo che ne sappia ben più di noi.

Una donna, dici?

È così. Devessere su questa nave per una ragione; lequipaggio la teme, forse più del capitano stesso.- George sollevò appena il mento, per niente a disagio, sotto le minacce di ben due pistole. Nessuno dei due avrebbe fatto fuoco. O almeno, se laugurava.

Procedi,dunque, e guidaci alla suddetta signora, senza indugiare oltre, chiunque tu sia!

Bloody Hell, se mi manca ancora di rispetto, giuro che non risponderò delle mie azioni.- mugugnò seccato il viceammiraglio, avanzando lungo i tetri ponti inferiori. Percorsero gli oscuri corridoi serpeggianti, stretti come il ventre dun rettile, freddi, dai riflessi verdastri così simili a grosse scaglie.

Piuttosto angusto, quaggiù. - si limitò a commentare Jack, sfiorando una parete e ritirando frettolosamente le dita, ricoperte di qualcosa di orribilmente umidiccio e viscoso su cui non volle indagare oltre.

Per di qua

Fermi tutti! - di fronte allinquietante entrata della prigione di Medusa, Sparrow si guardò intorno circospetto e si addossò alla parete opposta, annusando laria senza alcun reale motivo - Questa donna cela lombra duna chiave che noi tutti andiamo cercando e la si lascia incustodita, in solitaria solitudine, su di una nave che mette i brividi ai brividi stessi, mentre lintero equipaggio della suddetta nave non è su di essa, perché impegnato a prendere dassedio a tradimento la ciurma dellaltra nave, che poi sarebbe la mia, e a nessuno di voi pare oltremodo sospetto?

Così sospetto che sarete voi il primo a varcare quella soglia, Sparrow.- Eleonore lo afferrò per la spalla, strattonandolo leggermente e costringendolo ad appropinquarsi allingresso.

Perché non farlo insieme, dico sempre io, no?- sorrise Jack, voltandosi a guardarla ed invitarla ad affiancarlo.

Dopo di voi, Jack.- sibilò Coventry, spingendo il pirata dentro lampia camera di cui non sintravedevano che sagome indistinte, illuminate da poca tenue luce che filtrava dalle fessure nel legno.

Ora che ci penso, non era per un duello che siamo giunti fin qui?

Si, beh, quasi, mia ca AH!

Sparrow sgranò gli occhi in unespressione al limite dellatterrito e del disgustato, nel ritrovarsi davanti quella sagoma austera e glaciale, contornata di serpi affamate che sibilavano e vibravano, spalancando le fauci, avide di carne.

Chi sei tu che osi profanare la quiete del Mare e ad essa qualcosa, ardito, vuoi reclamare?

Lombra duna chiave, gio viale signora. Senza ulteriori indugi, la requisisco. Dovè? O cosè, scegliete la domanda che più vi aggrada, siamo assai carenti dinformazioni. - Sparrow tirò fuori la lingua in un tentativo dimitare la danza sinuosa di quelle raccapriccianti bestiole, mentre schivava i rettili che si agitavano, tentando di azzannarlo.

Chi sei tu che la chiave vuoi trovare ed i cancelli delle Ombre ambisci a varcare?

Presentatevi, by Jove!- George gli pungolò una spalla, bisbigliando impaziente e trattenendo il fiato, accanto ad Eleonore che osservava ammaliata lo spaventoso contorcersi delle serpi.

Capitan Jack Sparrow, in sua scomoda persona. - luomo evitò tempestivamente un serpente più famelico degli altri che si era sporto in maniera oltremodo pericolosa- Serpenti e serpentelli compresi, voi siete?

Dalla morte sono rinata, è nel sangue la mia chiamata. Un padrone e uno soltanto può gioire del mio canto. La Chiave aprirà i cancelli, così tornerà fra i suoi fratelli.

Donne: fai loro una semplice domanda e ti ritroverai presto tra le vicissitudini della loro intera esistenza!- Jack sorrise nervosamente e si voltò verso i due compagni, allargando le braccia e stringendosi nelle spalle.

Accennò ai fratelli della chiave, anche quando fui io a parlarle. Mi domando se lasciatemi interrogarla un istante, signor Sparrow. - George si avvicinò con cautela, prendendo un lungo respiro e deglutendo inquieto - Madame, siete voi la chiave che andiamo cercando? Siete voi lombra duna chiave?

Temo di non disporre dun fermaglio abbastanza grande per appenderla alla cintola.- bisbigliò Sparrow, dando una leggera gomitata nelle costole di miss Bennett e lanciandole unocchiata dintesa.

Fate attenzione, George!- sussurrò spaventata la giovane, afferrando il braccio di Jack, lì accanto a lei, e stritolandolo così tanto, per lapprensione, da costringere lex Capitano ad allontanarsi da lei, per riacquistare sensibilità allarto.

So badare a me stesso, miss Bennett, ma vi ringrazio per la vostra inaspettata e tuttaltro che spiacevole apprensione.- replicò con voce monocorde George, celandole il certo qual gradimento per simili attenzioni.

Guarda, marinaio, lOmbra del mare e la via tu potrai trovare

È un si?- domandò Sparrow, accigliato e riluttante, facendo capolino da dietro la spalla di Coventry che manteneva a stento un completo controllo di sé, al cospetto di tutti quei viscidi rettili.

Può davvero essere costei, la chiave?- domandò scettica Eleonore, rabbrividendo ad ogni sinistro sibilo che riecheggiava nella stanza.

Perché no. Da che mondo è mondo, tu sei tu, io sono io e la signora può essere lei una chiave.

Provate ad usare la vostra bussola, Jack. Punta a ciò che più al mondo desiderate, se non ricordo male.

Sparrow ponderò qualche istante quel suggerimento che non voleva essere nientaltro, poi estrasse il prodigioso strumento e lo aprì con fare solenne, per poi richiuderlo malamente poco dopo.

Desolato, bel bustino, ma sembra che con me non abbia a che collaborare, questa cosa. È il tuo turno, tesoro.- e le lanciò la bussola, lasciandola di stucco.

Fra le mani di miss Bennett, lago rimase fermo su sé stesso, dando segno di non voler cooperare.

Sacrebleu, non funziona davvero!- e lanciò loggetto a George che lafferrò prontamente e lo aprì titubante.

Lago si soffermò su Eleonore, con spaventosa decisione.

Questoggetto va dicendo assurdità belle e buone!

Cosa punta?- la fanciulla si sporse , curiosa di scorgere il quadrante, ma Coventry lo strinse a sé, nervosamente.

Te, gioia!- plaudì gioviale Jack, comparendo dietro lufficiale che sobbalzò, visibilmente colto alla sprovvista.

Solo perché non desidero altro che farvi processare a Londra!- replicò stizzito George, chiudendo violentemente la bussola e rilanciandola fra le mani del suo legittimo proprietario.

Squisiti bisticci amorosi a parte, ci occorre una soluzione rapida e indolore per uscire di qua. E sullindolore, non intendo venire a compromessi. - Sparrow cambiò repentinamente argomento, costringendo entrambi i compagni a convergere le loro attenzioni in sua direzione - Chiave o non chiave, la signora viene con noi, ma prima …” - il suo sguardo folle cadde su un lembo di stoffa malconcio che giaceva ai piedi duna grossa panca grezza. Lo raccolse e lo gettò senza ulteriori indugi sullinsolita chioma di Medusa, erta di fronte a loro in uneleganza statuaria, dunaltra epoca -Meglio!

Un torvo rumore metallico, come di un qualcosa che graffiava le assi pietrificate nellampia camera tetra ricolma di quella che era divenuta condensa, a causa dun innaturale vento freddo, catturò lattenzione degli avventurieri.

Sentite anche voi quel che sento io, o sento qualcosa che invero non dovrei sentire?

Gli spessi ceppi nelle celle, animati di vita propria, serpeggiarono minacciosi verso i tre compagni, con le ganasce spalancate che ambivano ad avventarsi su di loro.

Bloody Hell! - George sbarrò gli occhi, quando un paio di grosse manette strisciarono verso di lui - Via, via di q …”-i ceppi, con un balzo prodigioso, gli si avventarono contro,circondandogli il collo e trascinando lufficiale in unampia cella che aprì le sua grate, accogliendo il nuovo ospite, e ben presto, lo stesso macabro trattamento ricevettero Jack ed Eleonore.

Ottemperato a i loro doveri, le manette ripiombarono a terra, in un fastidioso clangore metallico, lasciando i tre prigionieri liberi di muoversi nella loro trappola.

Non se ne esce?- domandò titubante Coventry, osservando Sparrow agitarsi e saltellare seccato, con entrambe le mani sulle grate.

Allistante! - Jack si voltò irritato e gli lanciò uno sguardo astioso, poi afferrò saldamente la grossa panca malconcia dietro di loro e, alla vecchia maniera, usò la giusta leva. I cardini sindebolirono e ben presto la grata ricadde a terra, con un gran fracasso. Ma poi, anchessa mossa da fili invisibili, si risollevò e riprese il suo posto, richiudendo nuovamente i tre malcapitati in gabbia -Si da il caso che il protrarsi dellistante prima nominato sarà un po meno istantaneo del dovuto.

Lasciate fare a me. Permettete?- tentò miss Bennett, facendosi spazio fra i due e lasciando tintinnare il grosso mazzo di chiavi che aveva estratto da una tasca dei pantaloni.

Orsù, cara, metti in pratica un po donesta furfanteria e tiraci fuori di qui!- la invitò a tentare Jack, osservando con apprezzamento che le doti truffaldine di Eleonore potevano considerarsi assai vantaggiose, almeno in quel tetro frangente.

La serratura scattò, ma la porta, ancora una volta, si richiuse violentemente, mancando di poco il naso della ladra che sibilò stizzita.

Si fa beffa di noi!- si lamentò, incrociando le braccia al petto come una bambina alla quale si fosse promesso un qualcosa che mai era arrivato.

Tentate unultima volta soltanto, mentre noi controbilanceremo la forza delle grate; non sono certo che possa funzionare, ma vale la pena provare, quantomeno!- suggerì George, preparandosi, assieme a Sparrow, a far leva con braccia, gambe e quantaltro per mantenere la porta aperta abbastanza a lungo da poterne uscire.

La serratura scattò ancora una volta e, con enorme sforzo, i due uomini la mantennero aperta il tempo necessario loro a mettersi in salvo.

Or dunque! Lega quella là, prima che ci tiri un altro dei sui giochi mancini, e filiamocela via, finché siamo in tempo!

Avete o non avete sconfitto in duello quel tiranno di Leroux, Jack? - domandò sospettoso Coventry, avvicinandogli e scrutando il suo volto. Jack tacque, mentre i suoi occhi saettavano in qua e in là, rifuggendo il quesito. Ebbene?

Non ho. - sospirò il pirata, con entrambe le mani avanti, quasi temesse di rimetterci la pelle, per una simile affermazione -Ma non disperate, per il momento. Non ancora, almeno.

Leroux è ancora vivo?- sibilò nervosamente Eleonore, con gli occhi chiari pronti ad incenerire Jack, non appena lavesse guardata.

Ancora! È ancora di nuovo vivo, si! - precisò spazientito lex Capitano - Ma sto giusto limando gli ultimi dettagli del mio piano, a questo proposito. Piano che prevede come prima fase luscita da questaccogliente antro dei terrori, se vogliamo. E volendo, muoviamoci!

Detto ciò, lo sventurato assembramento di avventurieri, seguito dallaustera Medusa, saldamente stretta con ceppi, cappuccio e quantaltro, riemerse silenziosamente dalle viscere della Globe, ben intenzionato a non dare nellocchio più del dovuto.

Jack Sparrow si affacciò cautamente al parapetto ed i suoi occhi scuri guizzarono istintivamente sulla figura appuntita che riemergeva barcollante e furiosa dalla selva di smeraldo, con la spada sguainata che sembrava gridare il suo nome.

Bene signori, sarà meglio che le nostre strade di dividano, adesso. - sussurrò frettolosamente ai compagni, poi tornò a guardare con apprensione la sagoma aguzza che si avvicinava man mano-Ci vediamo.

Bisbigliò qualcosa dincomprensibile a George, prima davviare una corsa barcollante e preoccupata e scendere dal Globo, per andare incontro al suo, ahimè, ritrovato destino.

Prendete una scialuppa, miss Eleonore, raggiungete la Perla Nera, sbrigatevi! - ruggì Coventry, spingendola verso il parapetto di babordo ed incitandola a far presto.

Laiutò ad issar lei e la strega che rimaneva impassibile di fronte agli eventi che la vedevano coinvolta.

E voi, George?- domandò con apprensione la fanciulla, corrucciando le sopracciglia in unespressione preoccupata.

Devo ottemperare ad una richiesta che potrebbe darci, non so bene come, a dire il vero, un certo qual vantaggio sui nostri avversari Ed ora, se non vi dispiace, devo convergere le mie attenzioni su quei due sinistri energumeni che mi si dirigono incontro.- George osservò allarmato i due omaccioni francesi che, colto Sparrow nellatto di scendere, serano comprensibilmente insospettiti.

Fate fate attenzione, ecco.- soffiò la ladra, consegnandogli la spada che aveva rubato, per poi arrossire vistosamente.

Ho come il sentore che il compito più arduo sia toccato a voi, miss Bennett. Siate prudente, dunque.- sorrise George, prima dallontanarsi per accogliere a dovere i suoi aggressori.

La carrucola della scialuppa sinceppò, lasciando Eleonore e Medusa a mezzaria, mentre sul ponte della Globe infuriava uno scontro che vedeva George destreggiarsi abilmente con i due omoni che sputavano assai di frequente pesanti imprecazioni che persino lufficiale inglese era in grado dinterpretare.

È bloccata!- strillò miss Bennett, tentando di slegare le funi troppo tese senza successo.

Lord Coventry assestò un poderoso calcio fra le costole dun avversario e si sporse quanto bastava per far si che la lama della sua spada tranciasse di netto le cime e la scialuppa precipitò in mare, accompagnata da un grido atterrito di Eleonore che si ritrovò presto bagnata fino allosso, ma libera.

Armata di remi, miss Bennett si tirò a sedere su di una traversina e cominciò a remigare diretta verso la Perla Nera, non poi così distante dalla Globe.

Ma nonostante si sforzasse, la barcaccia sembrava non muoversi minimamente e la ladra fu costretta a fermarsi, per riprendere fiato, estraendo i remi dallacqua, esausta.

Guardò con diffidenza laustera figura che aveva davanti, immobile, che mimava una canzone che la fanciulla riconobbe immediatamente. Si trattava dello stesso cupo motivetto che aveva udito la prima volta che aveva messo piede sul Globo di Atlante. Sbarrò gli occhi, constatando daver avuto, a quel tempo, mappa e chiave sotto il naso e di non essersene accorta.

Prese un lungo respiro e ricominciò a vogare, lieta di constatare che la piccola imbarcazione sembrava finalmente ben disposta a muoversi.

Improvvisamente, le acque ribollirono, sballottando la piccola scialuppa che rollò e beccheggiò, mentre raccapriccianti sibili riempivano laria e rivoli dacqua serpentiformi strisciavano lungo lo scafo, avvolgendo i remi.

Eleonore Bennett li osservò atterrita, alzandosi in piedi e scrollando una pagaia, per poi impugnarla ed utilizzarla come arma impropria contro quelle serpi dacqua che sibilavano e si contorcevano, tentando di gettarla fuoribordo.

La fanciulla soffiò, stizzita, e guardò malignamente la strega incappucciata che muoveva quei fastidiosi rettili contro di lei, per poi assestare una poderosa remata contro un aspide più grosso degli altri, che, a contatto con il legno, esplose, irrorando la sventurata donzella.

Che diamine, voi signora siete siete oh, une sacre peste, parbleu, fichez moi las paix, affreuses betes!- ruggì spazientita la ladra, colpendo con forza un altro rettile, per poi finire gambe allaria, mentre un altro rivolo dacqua le avvolgeva la caviglia, tentando di trascinarla tra i flutti.

***

Che mi venga un colpo, quella è !- Joshamee Gibbs, intento a far la festa agli avversari sulla costa, strabuzzò gli occhi, quando, dopo aver schivato una potente sciabolata, puntò lo sguardo su di una sventurata miss Bennett che si dimenava, imprecava, assestava remate a destra e a manca, mentre sotto di lei, serpenti dacqua si annodavano, intrecciavano e attorcigliavano fra loro, nel tentativo di rovesciare la scialuppa.

La chiave! - ringhiò Hector, che aveva abilmente atterrato monsieur Bernot, estraendo la lama della sua spada dal busto del nigeriano, per poi ripulirla dal sangue scuro sulla giubba del cadavere - Vendete cara la pelle, luridi avanzi dumanità, e tornate immediatamente alla Perla. Ce ne andiamo!

Barbossa era certo che di quello si trattasse: quella donnetta impertinente doveva aver trovato lombra duna chiave e, sorprendentemente, gli si stava dimostrando utile, nel condurla sulla sua nave.

E Jack?- Gibbs indietreggiò, guardandolo per un istante, pur conoscendo la risposta.

Il Codice vale soprattutto per lui.- rispose frettolosamente Hector, facendosi improvvisamente serio, per poi voltarsi a guardare la Perla, bella e maestosa e finalmente pronta a raggiungere la baia delle Ombre.

Non è Sparrow quello che si agita laggiù con in mano …”- Pintel levò un braccio accigliato, osservando con aria instupidita lex Capitano che si sbracciava in direzione di Leroux, sventolando con zelo un pezzo di carta assai noto.

La mia mappa! Lha rubata! - ruggì fuori di sé Hector, strabuzzando gli occhi e sputacchiando in qua e in là -Contrordine! Nessuno si muova da qui, non intendo dar vela senza quel maledettissimo pezzo di carta!- e detto questo, infilò la sua lama nel torace dun omuncolo francese che ricadde a terra, con un gemito.

***

Fatti avanti, dannato vigliacco! Rendimi ciò che è mio, Sparrow!

Theodore, postumo dallaggressione di un grosso mobile piovuto da chissà dove, digrignò minacciosamente i denti e fece sibilare la sua spada, ben intenzionato a porre fine a quel maledettissimo duello.

Desolato, Teddy-bello, ma i benefici delle ombre occorrono più a me che a te, perciò, se vuoi scusarmi …”- sorrise Jack, riponendo la preziosa mappa di Hamlin sotto la giubba sgualcita e fetida. Disarmato, fece un breve inchino, osservando con brama la lama che lavversario gli sventolava poco lontano.

Ne abbisogno anchio, rendimele!

Col cavolo!- e, lungi dal rispettare un qualsivoglia regolamento, Jack rotolò su un fianco, evitando una sciabolata di Theodore, per poi dar inizio ad una corsa in circolo, volta unicamente a prender tempo.

Oi! - esausto, Sparrow puntò lo sguardo sulla Globe e gridò una parola dordine che aveva concordato con George, prima di scendere dalla nave- Sveglia pesciolino!

Che stai facendo!- ruggì Leroux, tentando dafferrarlo con un braccio e poi con la spada.

Niente!

Jack schivò prontamente un nuovo colpo di Theodore, per poi rivolgere qualche muta considerazione tuttaltro che amichevole su Coventry, impegnato, nel frattempo, a tener a bada anche il grosso carceriere di miss Bennett, che si era liberato ed aveva deciso di sfogare la sua frustrazione per la fuga della fanciulla, sul giovane ufficiale.

Perché non sento i boom boom?- mugolò Jack, dando inizio ad una fuga ancor più rocambolesca, scomparendo fra la vegetazione, lasciando dietro di sé una scia di pantano smosso e fetido.

Theodore ghignò malevolo, prima di seguire la preda nella foresta, sibilando a denti stretti - Strapperò quella maledetta mappa dal tuo cadavere.

Libero di muoversi e senza più avversari, George Coventry si affrettò a raggiungere i ponti inferiori per dar man forte a quel folle dun pirata, caricando i cannoni e accendendo le micce, in un disperato tentativo di creare un diversivo.

Un boato segnò linizio delle esplosioni e ben presto la melma ribollì, zampillando, mentre scure voragini si aprivano, rilasciando un fetore immondo lungo la costa.

La terra tremò, riscossa, dando segno dessersi finalmente destata.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=724635