U Belong With Me.

di TooLateForU
(/viewuser.php?uid=147396)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pre-concerto. ***
Capitolo 2: *** Ci sono io. ***
Capitolo 3: *** Just Smile. ***
Capitolo 4: *** Mentirei per sempre. ***



Capitolo 1
*** Pre-concerto. ***


http://fc02.deviantart.net/fs51/i/2009/314/f/7/You_Belong_With_Me_by_Lorrainbow.jpg

Svegliarsi, pensare ad Amy, accendere l’iPhone, pensare ad Amy, leggere i duecentosedici messaggi ancora non letti, pensare ad Amy, rispondere alle chiamate del manager, pensare ad Amy, rispondere alle chiamate dei giornalisti, pensare ad Amy, rispondere alle chiamate di mia madre e pensare ad Amy.
La mia vita era scandita da precisi intervalli. Che rischiavano di mandarmi fuori di testa.
Mi scrivevano dodici milioni di persone al giorno, ma lei no.
Okay, aveva finito i soldi sul cellulare.
Okay, forse non aveva ricevuto le mie ventitré chiamate né sentito i miei otto messaggi vocali perché era..al supermercato e il cellulare non prendeva.
Già, magari proprio ora passeggiava tra il bancone della carne surgelata e quello del pesce. Almeno credo. Non ricordo con esattezza come sia fatto un supermercato, non è che ci vada spesso. L’ultima volta che ci sono andato mi sono dovuto nascondere dietro lo scaffale dei purè, insieme ad un bimbetto di sei anni che giocava a nascondino. È stato davvero bizzarro.
O magari limonava con Tom- ho vent’anni, sono un cannato ed un pedofilo- Parker. Mi si strinsero le viscere al pensiero, che schifo.
“Justin? Ma ancora non ti sei vestito?!” lo sbattere della porta d’ingresso e una voce stridula mi distolsero dai miei pensieri.
Puntai svogliatamente lo sguardo verso l’uomo appena entrato in casa mia “Scooter, ti sono già arrivate le tue cose? Cavolo, la prof. di scienze non ci aveva detto fossero così frequenti!” lo presi amorevolmente per il culo, stampandomi un sorrisetto in faccia.
“Ragazzino..” Cominciò. Da un po’ di tempo iniziavano sempre così i suoi discorsi ‘Ragazzino, non fare il presuntuoso’ ‘Ragazzino, io ti ho fatto arrivare fin qui, io ti rispedisco dove stavi’ ‘Ragazzino, non puoi mettere le scarpe zebrate stasera!’
Ma sapevo che mi voleva bene. O almeno, lo speravo.
“Mi sono spiegato?!” urlò, sventolandomi L’Indice Ammonitorio davanti al naso. Oddio, cosa aveva detto fin’ora?
“Certo, certo.” Annuii solennemente, fingendo di aver capito tutto.
Mi guardò in silenzio per un attimo, poi socchiuse gli occhi sospettoso “Ah si? E che cosa ho detto?” mi domandò, incrociando le braccia.
“Ehm..” fu la mia articolata risposta. Mi grattai la nuca, cercando di ricordare. “Hai detto che..stasera…c’è un party..a casa di Kesha?” tentai.
Alzò un sopracciglio “Ho detto che dopodomani hai un’intervista al David Letterman Show.” Ribattè, incolore.
Ah, ecco.
“Ma dove stai con la testa, Justin?!”
“Su Amylandia.” Risposi, senza pensare.
“Su Amy che?”
“Lascia perdere.” Feci un gesto seccato con la mano, prima di alzarmi dal divano e avviarmi per le scale.
“No, fermo qui! Dobbiamo parlare!” esclamò, prendendomi per un braccio e trascinandomi di nuovo fino al divano.
Parlare, parlare, parlare. Tutti volevano parlare con me. ‘Vorrei parlarti di questo nuovo contratto..’ ‘Vorrei parlarti di questa rivista..’ ‘Vorrei parlarti di questo servizio fotografico e blablablabla..’
Tre cose m’interessavano: Musica, Amy e Beliebers.
E allora perché la gente continuava a parlarmi di cose totalmente inutili?
Sbuffai, appoggiando stancamente la testa allo schienale del divano. “Scooter, ho passato una brutta nottata, non ho voglia di parlare.” Sentenziai.
“Peccato, perché invece lo faremo.”
Silenzio.
“Chi è questa Amy?”
Mi irrigidii. Cazzo, sono un cretino. E ora? Non mi andava di spiattellarli davanti tutto il casino con Amy.
Che poi non era un casino. Ufficialmente era ‘La migliore amica di Justin Bieber’, in realtà poi era anche la ragazza di cui ero innamorato, ma questa è solo un casino mio.
“La mia migliore amica.” Risposi, cercando di mantenere un tono di voce normale.
“Si, questo lo sanno anche i sassi, intendevo cosa significa per te.” Replicò, spazientito.
“Nulla, è solo la mia migliore amica.”
Mi sembrò quasi di sentire le risate di sottofondo, come nei telefilm, tanto l’avevo sparata grossa.
“Va bene, non ti credo neanche un po’, ma non insisto. Ora vatti a vestire ragazzino, hai un concerto di beneficienza.” Disse, alzandosi in piedi.
Io strabuzzai gli occhi, e scattai in piedi “Un concerto? Oggi? Dove? Quando?!” urlai. Mio Dio, guarda se dovevo essere avvertito per ultimo pure su questo!
“Tra pochissimo! Tra sole..” guardò l’orologio allacciato al polso “..Tredici ore!”
Lo guardai, in silenzio, per un attimo.
“Ma vaffanculo Scooter!”
“I close my eyes and I can see a better day..”
 
Stavo provando nell’arena completamente vuota, solo io e un microfono, quando una delle grandi porte della sala si aprì.
 
“WAAAA!”
Amy entrò urlando, e attraversò l’enorme arena di corsa, fino ad arrivare sotto al palco. Aveva le guancie arrossate dal troppo correre,  il fiatone e gli indomabili capelli sfuggivano dalle piccole mollette sulla testa.
Neanche a dirlo, era semplicemente una visione.
Neanche a dirlo, il mio cuore mancò una dozzina di battiti.
“NON-POSSO-CREDERCI! Finalmente vedrò il mio idolo dal VIVO! AH!” continuò ad urlare, prendendo anche a saltare sul posto.
Ruotai gli occhi al cielo, divertito. Faceva così ad ogni concerto, si intrufolava tra la folla fingendo di non conoscermi e di essere una fan decisamente su di giri.
“Dopo la centocinquantesima volta smette di essere così divertente, sai?” le risposi, non potendo però trattenere un sorriso.
“Forse per te, mia cara Jasmine, ma io mi diverto da pazzi.” Sentenziò, posando la borsa a terra prima di sedersi su di essa.
“Smettila di chiamarmi così!”
“Perché non ti posso più chiamare Jasmine, Jasmine?” continuò a punzecchiarmi, facendo un sorrisetto divertito e guardandomi con quei due occhioni verdi.
Puoi chiamarmi come vuoi se fai così, piccola.
Alzai gli occhi al cielo “Chiamami come ti pare, allora!” esclamai.
 “Perfetto!” cinguettò “Allora, sei abbastanza carico per stasera?”
Feci spallucce “Certo. Un vero artista-come me- è sempre carico.” Mi pavoneggiai.
“Davvero? E dov’è questo vero artista? Io qui vedo solo un diciassettenne di nome Jasmine!” replicò, allungando il collo e fingendo di cercare qualcuno dietro le mie spalle.
“ Ah ah. Divertente, Stewart.”
Mi fece la linguaccia “Dai, ricomincia a provare.” Mi esortò, poi.
“Difficile se tu urli come una a cui stanno strappando le unghie delle dita.” Notai. Non che mi dispiacesse che urlasse il mio nome, comunque.
“Prometto che sarò così silenziosa che ti scorderai di me!” La vedo dura, cara Amy.
“Giurin giurello!” continuò, mettendo i due indici a croce e baciandoli. Dio, che labbra. Era così strano desiderare di essere i suoi indici per un momento?
Sospirai, e ripresi in mano il microfono, che avevo poggiato a terra. Lo avvicinai alle labbra, e stavo per cominciare a riprovare ‘Pray’ da capo quando Amy alzò una mano.
La guardai con un sopracciglio alzato, mentre continuava a tenere la mano alzata, ora un po’ ondeggiante.
“Amy? Che stai facendo?”
“Sto chiedendo la parola, prof!”
Risi, perché era dannatamente divertente. Sempre.
“Dimmi, scema.” Risposi. Non si offese per quello ‘scema’, forse perché l’avevo pronunciato quasi come un ‘ti amo’.
“Canti One Less Lonely Girl? Ti prego, ti prego, ti prego..”
“Ma la so perfettamente! Non mi serve provarla!”
“..Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego..”
“L’ho cantata talmente tante di quelle volte che mi tirano i pomodori se la faccio anche stasera!”
“..Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego..”
“E poi è vecchia, i fans vogliono sentire cose nuove!”
“..Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego..”
“OKAY, VA BENE!” mi arresi. Lei battè le mani, e mi lanciò un bacio.
Non riesco mai a dirti di no, Amy. Maledetta te. Te, i tuoi occhi, le tue labbra e il tuo essere tutto ciò che ho sempre fottutamente cercato.
Stringo più forte il microfono tra le mani, ed inizio a cantare.
Vorrei fossi tu, Amy, la mia One Less Lonely Girl.

Eccola, la long su questi due tizi che popolano la mia mente da troppo tempo per ignorarli!
Fatemi sapere se vale la pena continuarla o no, ragazzi! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ci sono io. ***


Suonò il campanello.
Era un classico: io mi lanciavo a peso morto sul letto dopo una giornata infernale e suonava il campanello.
“Mamma, apri tu?” urlai, salvo poi ricordarmi che mia madre era uscita per andare dal parrucchiere. Quindi avevo urlato al vento.
Il campanello riprese a suonare, più frequentemente. Che cavolo, la gente non ha un briciolo di pazienza! Sbuffando mi alzai, e percorsi le scale il più lentamente possibile, tanto per infastidire il molestatore di campanelli, che instancabile non si fermava.
Arrivai quasi al rallentatore davanti alla porta d’ingresso, che aprii svogliatamente.
“Chi è?” borbottai, ma appena misi a fuoco la figura davanti a me per poco non mi prese un infarto.
Amy se ne stava davanti a me, singhiozzante, con il mascara tutto colato sulle guancie e i capelli in delirio.  Le spalle si alzavano e abbassavano velocemente, ad ogni singhiozzo.
Rimasi pietrificato, letteralmente.
“Ju-Justin? P-posso entrare?” biascicò, alzando lo sguardo su di me.
Non risposi, la presi per un braccio e la tirai dentro con forza, lasciando la porta chiudersi con un colpo secco.
Improvvisamente, le parole fluirono alla mia bocca come un torrente in piena.
“Amy, che è successo?! Che cazzo è successo, dimmelo! Ti senti male? Amy!” la scossi per le spalle, per esortarla a rispondere, ma si mise a singhiozzare più forte.
Complimenti Bieber, sei davvero d’aiuto. Coglione.
Allentai la presa sulle sue spalle, facendo scivolare le mani delicatamente sulle braccia. Lei continuava a piangere, disperata. Faticava persino a respirare, figurarsi a parlare.
Allacciò le braccia al mio collo, e io la strinsi nell’abbraccio più forte che potessi fare. Era gelida, portava un abitino senza maniche, quando fuori facevano a malapena dodici gradi.
Ma che cos’era successo?
“Amy, parlami ti prego.” Le sussurrai, tra i capelli.
“Tom.. I-io ho litigato con Tom, mentre eravamo sulla sua macchina. Lu-lui ha cominciato ad urlare, e.. e mi ha dato della puttana e mi ha urlato un..un sacco di cose orribili p-poi mi ha fatta scendere e mi ha lasciata in mezzo all’autostrada.” Scoppiò di nuovo in lacrime, conficcando le unghie nella mia maglietta.
Strinsi i pugni dietro la sua schiena, mentre inspiravo profondamente. Sentivo che sarei esploso, da un momento all’altro. Sentivo una fiammata di calore salirmi dal petto ed invadermi tutto il corpo.
L’avrei ammazzato. Quanto è vero Dio l’avrei ammazzato. Lo avrei riempito di botte, fino a farlo sparire dalla faccia della terra.
Ad un tratto però mi ricordai che avevo cose più importanti a cui pensare che quel pezzo di merda, come la ragazza minuta e piangente tra le mie braccia.
Mi allontanai un po’, e le presi il viso tra le mani. Scacciai la frangia castana, per guardarla bene.
“Ascoltami bene Amy, perché lo dirò una volta sola, capito?” iniziai, fissandola intensamente negli occhi.
Lei annuì, tirando su con il naso.
Feci un respiro profondo “Tu non devi credergli, okay? Non devi credergli, perché sono solo bugie. Tu sei una ragazza meravigliosa Amy, mi hai sentito? Meravigliosa. E non devi credere a nessuno che ti dica il contrario. Non devi permettere a nessuno di poterti buttare così giù, non devi dar peso a quello che dicono. Guarda me, lo sai quanti mi insultano ogni giorno no? Bhè, io non me ne curo. E anche tu non devi curartene.” Affermai, deciso.
“M-ma tu hai i tuoi fans, le tue Beliebers..Io..Io non ho nessuno..” replicò, in un soffio.
“Ti sbagli, perché hai me. Ci sono io, ci sono io che credo in te. Ci sono io che ti terrò sempre la mano, ci sono io che non ti lascerò mai sola, ci sono io che lotterò con te, per te. Io sono il tuo Belieber, Amy.  Sono io.”
Mi fissò, i grandi occhi ancora rivestiti da una patina di lacrime. Poi si strinse nuovamente a me.
“Sarai il mio Belieber fino alla fine?”
“Fino alla fine. Te lo giuro.” Mormorai, tra i suoi capelli.
Ero il suo Belieber, e lo sarei stato per sempre.
 
Ora rimaneva solo una cosa da fare.
Tom le aveva spezzato il cuore, perciò ora io avrei spezzato le sue braccia.
Perché tutti i Beliebers lottano, tutti.
 
 
Dedicata a tutti/e gli/le Beliebers che tutti i giorni vedono attaccato il loro idolo.
Fanculo tutti, viva Justin.
Less dickheads, more Bieber.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Just Smile. ***


“I DON’T KNOW HOW IT GETS BETTER THAN THIIIIS!”
 
Amy saltellava ad occhi chiusi per la stanza, stringendo le cuffiette alle orecchie per farle aderire meglio, e cantava quella canzone della Swift..Non ricordo il nome, ora.
 
Inutile dire che stonava ogni nota. Davvero, non ne azzeccava una! Probabilmente il fatto di non sentire la propria voce non l’aiutava..
Ma non era quello su cui ero concentrato, in quel momento.
In quel momento ero concentrato sulla cascata di capelli castani che le scendevano lungo la schiena, sulle ciglia che le arrivavano, con gli occhi chiusi, fino alle guancie che ora erano colorate di un rosa acceso.
Ero concentrato sulle sue gambe che percorrevano a piccoli salti tutta la stanza, e facevano piroette, fasciati in quei pantacollant neri. Ero concentrato sulla maglietta viola con scritto a lettere cubitali ‘Dance Time’ che ora faceva delle piccole pieghe intorno ai suoi fianchi un po’ ossuti, ma assolutamente perfetti. Perfetti per me, e perfetti per essere accarezzati da me.
Ed ero concentrato, soprattutto, sul sorriso estasiato che aveva dipinto sulle piccole labbra a cuore.
Amy brillava, Amy brillava di luce propria. Non era quella stupida luce al neon sul soffitto ad illuminare la stanza, erano lei e il suo sorriso. Non era il sole a determinare una bella giornata per me, era lei.
Amy brillava, e rifletteva su di me.
Improvvisamente si tolse le cuffiette, evidentemente la canzone era finita, e sempre sorridendo si avvicinò a me.
Quanto sei meravigliosa, Amy. Tu non cammini, voli.
 “Allora? Canto bene? E sii sincero.” Mi domandò, fissandomi speranzosa.
Chi sono io per giudicare la sua voce? Chi sono io per spegnere il sorriso più bello del mondo?
“Sei la ragazza più intonata che conosca.” Le risposi, facendole l’occhiolino. Lei emise un urletto entusiasta, e mi gettò le braccia al collo, ridendo.
Sorridi per sempre, Amy. Sorridi per me.


 
Dedicata a tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno mentito alla loro cotta segreta per fare felice il ragazzo, o la ragazza, di turno.
Love <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mentirei per sempre. ***


“Justin!”
La porta d’ingresso si aprì e chiuse violentemente, e una voce familiare mi giunse alle orecchie. Restai ad occhi chiusi, sdraiato sul divano, fingendo che quella voce non mi avesse toccato affatto.
Bugiardo. Il cuore aveva già perso una decina di battiti, prima di accelerare furiosamente.
Il rumore dei suoi passi si arrestò a pochi centimetri dal divano.
“E queste chi sono?!” sputò fuori, e sentii qualcosa colpirmi in pieno petto. Aprii finalmente gli occhi, e vidi Amy guardarmi a dire poco furiosa, indicando la rivista che mi era atterrata addosso. La presi tra le mani, era People, e in copertina c’ero io che me la spassavo con due ragazze bionde.
“Bè, direi che sono due belle ragazze bionde insieme ad un ragazzo altrettanto bello..”
“Fai poco il cretino, Justin. Si può sapere che ti prende?”
“Niente.” Risposi, incolore, prima di lanciare la rivista lontano e richiudere gli occhi.
Disinteresse, devo mostrare disinteresse.
“Ti dispiace guardarmi mentre ti parlo?”
“Sono stanco.”
“Stanco di cosa? Di passare da una festa all’altra con un paio di ragazze diverse a sera?”
“E a te cosa importa?” ribattei, tra i denti. Ad un tratto sentii tirarmi bruscamente per un braccio, e per poco non rotolai giù dal divano.
“Ma che cavolo vuoi, Amy?!” le urlai contro, mettendomi in piedi ed aggiustando la maglietta.
“Voglio che mi spieghi perché ti comporti come un coglione da settimane, ecco cosa voglio!” replicò, alzando anche lei la voce.
“Cos’è, solo tu puoi fartela con degli sconosciuti? Io devo rimanere chiuso in casa a vita?”
Mi guardò confusa, aggrottando le sopracciglia. Sì certo, come se non sapesse di cosa stessi parlando.
“Ma che stai dicendo?! Io non me la faccio proprio con nessuno! E anche se fosse, non è di questo che stiamo parlando.”
“E invece è proprio di questo che stiamo parlando! Tu puoi andare in giro a fare quello che ti pare con chi vuoi, io invece devo sempre rimanere l’amico su cui piangere quando poi i ragazzi ti mollano, vero?” continuai, buttando fuori tutta la mia frustrazione.
Lei se ne andava in giro a fare chissà cosa con chissà chi, ed io dovevo sempre essere il surrogato maschile della migliore amica. Bè, così con poteva più andare. Ero stanco di sentirmi raccontare di quanto baciasse bene Tom, o di come fosse davvero carino Matt, o delle belle sorprese che le faceva Jeremy durante le lezioni.
Non mi importava. Non volevo saperlo.
E poi.. E poi avrei voluto che anche lei fosse stata gelosa di me, invece di pensare sempre a quei coglioni. Era chiedere troppo? Un minimo di considerazione?
Mi guardò ferita, scuotendo la testa. “Questo non è vero, e lo sai. Sono solo un sacco di cattiverie, lo sai che sei il mio migliore amico e che ti voglio bene..”
“Stronzate, Amy. Apri gli occhi, per una volta, e cerca di vedere oltre te e il tuo bellissimo Tom.” La interruppi, brusco.
“E cosa c’è da vedere, eh? Illuminami, cos’è che non vedo?” ribattè, infastidita.
Strinsi le labbra, e mi morsi la lingua. Non potevo dirglielo, non potevo rovinare definitivamente tutto quanto.
“Niente, lascia perdere.” Borbottai, prima di voltarmi e dirigermi verso le scale.
“No, aspetta Justin!” mi chiamò, trattenendomi per un braccio.
Dio mio Amy, lasciami andare prima che combini altri casini.
“Che c’è?” risposi, stanco. Lei mi guardava con quegli occhioni verdi dritto negli occhi, ed io mi sentivo sempre peggio.
“Mi dispiace di averti fatto una scenata, ma non mi piace che tu esca con tutte quelle ragazze.” Continuò, torturandosi un labbro.
Ecco, perfetto. Come smontare Justin Bieber in una mossa.
“E perché?”
“Perché..Non lo so, ma voglio che tu trovi la ragazza giusta, non una a caso che poi magari ti faccia anche soffrire.”
Quella giusta l’ho già trovata Amy, e ti assicuro che mi fa soffrire come un cane.
“Hai intenzione di farmi da tata a vita?” domandai con un sorrisetto, cercando di fare ironia. Lei sorrise, ed io trattenni il respiro. Dio se è bella.
“Certo che sì! Ed ora dammi un abbraccio!” si tuffò su di me, e mi strinse in un abbraccio.
Poggiai il mento sulla sua spalla, stringendola più forte.
Se mentire può farmi avere il mondo tra le braccia anche per solo qualche secondo, allora potrei mentire a vita.
 
Ringrazio tutte le ragazze, o i ragazzi :), che recensiscono. Siete davvero dolci :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=813244