Libertà di amare

di elisa85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Visione ***
Capitolo 2: *** 2. Giuramenti ***
Capitolo 3: *** 3. Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** 4. L'odore di un addio. ***
Capitolo 6: *** 5. Inaspettato, come la neve di marzo ***
Capitolo 7: *** 6. Equivoci chiarimenti ***
Capitolo 7: *** 7. L'alba di un nuovo giorno ***
Capitolo 8: *** 8. Al momento giusto ***
Capitolo 9: *** 9. Mènage à trois ***
Capitolo 10: *** 10. La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 11: *** 11. Verità ***
Capitolo 12: *** 12. La notte porta notizie ***
Capitolo 13: *** 13. Da donna a donna. ***
Capitolo 14: *** 14. Il nuovo comandante. ***
Capitolo 15: *** 15. Incontro...scontro ***
Capitolo 16: *** 16. Rispetto ***
Capitolo 17: *** 17. Tu vivi dentro me ***
Capitolo 18: *** 18. Noi come loro? ***
Capitolo 19: *** 19. Libertà di amare ***
Capitolo 20: *** 20. Per sempre ***
Capitolo 21: *** 21. Il bene più prezioso ***
Capitolo 22: *** 22. La mia risposta ***
Capitolo 23: *** 23. Non è sempre il destino a scegliere ***
Capitolo 24: *** 24. Il dovere di un amico ***
Capitolo 25: *** 25. L'ultima scelta ***
Capitolo 26: *** 26. Per lei ***
Capitolo 27: *** 27. Maschera ***
Capitolo 28: *** 28. Sono qui ***
Capitolo 29: *** 29. Domani... (I° parte) ***
Capitolo 30: *** 30. Domani (II° parte) ***



Capitolo 1
*** 1. Visione ***





1. Visione



Sembrava una serata come tante altre, noiosa nel suo uguale ripetersi di convenevoli saluti, bacia mano, champagne, risate stridule, il luccicare eccessivo dei vestiti, dame incipriate e uomini ingessati al di sotto delle loro parrucche, il finto perbenismo serpeggia: una falsa che va spesso in scena qui a Versailles.

Una visione.
La visione della perfezione.
A quanto pare esiste davvero, perchè è apparsa in questo istante innanzi ai suoi occhi.
Eterea, di una bellezza disarmante, una bellezza senza tempo, una dea.
La sua figura statuaria, semplice e raffinata, tutto in lei esprime grazia; la pelle diafana, il sole imprigionato nei suoi capelli ed
una luce meravigliosa risplende nei suoi occhi.
E si accorge che non è il solo ad essere rimasto rapito da questa creatura senza nome, perchè l'attenzione
dell'intera corte, ora, è su di lei.
L'invidia delle altre dame, che tanto si sforzano nell'apparire, il compiacimento degli uomini presenti davanti ad una novità e lui che non riesce a distogliere lo sguardo da lei, forse inopportuno e quanto mai insistente, troppo forse.
Ed infatti, si sente osservata questa dea ed in quel momento volge il viso verso di lui e i loro occhi si incontrano, provocandogli un lieve sussulto, che probabilmente tanto lieve non è, perchè ciò basta, per scoprirsi stupito della sua stessa reazione.
Tutto dura il tempo di un respiro, e non si accorge di nulla, le sue gambe si muovono da sole verso di lei, che nel frattempo ha abbassato lo sguardo e si è incamminata nella sua direzione, ed ora gli è davanti.
Sembra un'esitazione la sua a non voler proseguire il suo cammino, ma un attimo dopo, gli passa a fianco lasciandolo alle sue spalle e ciò che rimane della sua presenza è soltanto il suo profumo di rose.
Istintivamente si gira verso di lei e le parole gli escono dalla bocca con un'urgenza che non si spiega, come se dovesse trattenerla a tutti i costi.
-" Perdonate, mi concedete l'onore di ballare con voi?".
Ancora voltata di spalle, annuisce con un lieve cenno del capo e la mano di lui si tende verso di lei concretizzando l'invito; le loro mani si uniscono e iniziano a ballare sotto gli occhi curiosi e stupiti di tutti i presenti.
Sembra non esistere altro, sono i soli a ballare, al centro dell'enorme salone e nonostante la musica, sente scivolare nel suo orecchio commenti taglienti, sapientemente nascosti dietro quei ventagli impreziositi da mille piume, esibiti come fossero la coda di un pavone.
Lui è abituato a tutto questo vociferare sulla sua persona, ma spera che lei non si sia accorta di nulla, perchè non vorrebbe essere la causa di maldicenze su questa creatura che sembra essere così pura e ben lontana delle altre donne di corte.
Tenendola tra le braccia sente nascere strane sensazioni, è confuso, piacevolmente confuso.
Innegabile il suo interesse per lei, si ritrova ad indagare nei suoi occhi sfuggenti, a seguire tutte le linee di quel volto delicato e scorge in questa duchessa straniera, una strana familiarità e come una morsa allo stomaco...un' immagine si crea rapidamente nella mente...Oscar!
Pensa immediatamente che non sia possibile, probabilmente sta impazzendo! Ma proprio non riesce a fare meno di pensare il contrario:
- " perdonate duchessa, posso sapere da dove venite? sapete, conosco una persona che vi assomiglia moltissimo...bella come lo siete voi, bionda come lo siete voi e generosa, colta, decisa, darebbe la vita per i suoi ideali. Di solito nasconde il suo corpo bellissimo dentro un'uniforme...e fa di tutto perchè gli uomini non si interessino a lei!
Questa ragazza di cui vi parlo... è il mio migliore amico."
Un movimento improvviso, sembra quasi essere inciampata; con una mano afferra il suo braccio e con l'altra le cinge la vita, stringendola, evitando così una sicura caduta, ma inevitabilmente si ritrovano vicini, al punto tale che i suoi occhi non possono può fuggirgli...così ciò che vi legge è paura, incertezza, imbarazzo e lacrime pronte a rigarle quel volto perfetto.
E sono occhi che conosce molto bene, limpidi e trasparenti come la padrona a cui appartengono.
La sua reazione l'ha tradita...ora ne ha la certezza:
- "non posso credere...impossibile! m-ma voi siete...".
I suoi meravigliosi occhi color del mare si sorprendono alle sue parole, ed un secondo di infinito silenzio scende tra di loro, un silenzio assordante come può esserlo soltanto la verità.
Subito dopo ciò che vede sono le sue spalle, il tessuto leggero del suo vestito assume infinite forme dovute ai suoi movimenti veloci e così come è apparsa, svanisce lasciando tutti presenti a bocca aperta.

E corre Oscar...corre come non aveva mai fatto prima, nonostante il vestito ingombrante, il corsetto che le impedisce di respirare e quelle odiose, scomode scarpette.
Ma niente potrebbe fermarla dall'allontanarsi il prima possibile da lui.
Si sente umiliata da se stessa e si pente di aver ceduto a quella debolezza che ha sentito necessaria per la prima volta in vita sua...donna, il suo cuore di donna.
Si da della folle per aver assencondato la donna che è in lei di affiorare anche solo per poco tempo, perchè è stato sufficiente per renderla fragile, impreparata e cosa peggiore è stata capace di sbatterle in faccia la verità di un amore non corrisposto, ma forse nel profondo della sua anima, sapeva già esserne consapevole.
Le prime lacrime, di un sentimento nuovo e ingestibile per lei, scendono sulle sue guancie, il loro sapore è amaro e come segni indelebili sembrano cancellare la maschera costruita con fatica e pazienza nel corso di una vita intera, ma per una volta non vuole arrestare la loro corsa verso il basso; per un'unica, sola volta si concede la libertà di piangere lacrime d'amore, perchè sta giurando a se stessa che queste saranno le ultime.
Non è stato sufficiente soffocare, reprimere e annullare certi istinti di una natura che prosegue inesorabile il suo corso, l'umiliazione di una natura che ogni mese fa capolino per ricordarle che non sarà mai un vero uomo. Un dolore che ha imparato a gestire da sola.
Ma a questo non era pronta...in una notte, in un solo ballo con l'unico uomo che ritiene possibile da amare, tutto le è crollato adosso.
In un unico ballo, in cui a condurre, non era lei.

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Capitolo 2
*** 2. Giuramenti ***


Questo è un capitolo abbastanza breve, di transizione, ma necessario.
Qui i protagonisti sono i pensieri di Oscar e non solo...dal prossimo la svolta.






2. Giuramenti.



Lucciole.
Sembrano tante piccole lucciole.
Le luci di Versailles si fanno sempre più lontane e piccole e questo in qualche modo la rassicura.
Ora è abbastanza distante da lui, ma ciò nonostante il battito del suo cuore è ancora veloce e irregolare e il suo respiro corto, ansioso.
Il tono della sua voce è quello del comandante, ordina al cocchiere della carrozza di andare il più veloce possibile, vuole arrivare quanto prima a palazzo e rinchiudersi in camera sua.
Non le è mai parsa così lunga quella strada, che divide la reggia da casa sua.
Finalmente, intravede nell'oscurità, i cancelli del palazzo e l'ansia sembra assalirle il cuore; non ha mai desirato così tanto la sua stanza.
Come un lampo si fionda fuori dalla carrozza, senza aspettare che il cocchiere le abbia aperto lo sportello e con passo rapido e deciso entra a palazzo cercando di non far rumore nel raggiungere la sua stanza; non avrebbe sopportato altre emozioni quella notte, non avrebbe sopportato che qualcuno la vedesse in quello stato, soprattutto André.
Finalmente è nel suo rifugio al riparo dagli occhi di tutti.
Si toglie immediatamente quel vestito pesante, più di un’armatura, senza usare le mani lancia in aria quelle scarpe maledette e si scioglie i capelli con gesti stizzosi, si sciacqua il viso con forza quasi a voler estirpare dagli occhi e dalla mente, il ricordo di ciò che era da poco accaduto.
Quasi non si riconosce più.
Si infila velocemente una larga camicia da notte e si lascia cadere a peso morto sul letto, che al contatto con il suo corpo le sembra freddo come il ghiaccio.
Le sue parole rimbombano ancora nella sua mente. Era stato chiaro Fersen, lei non è altro che il suo migliore amico.
Cosa poteva aspettarsi da un uomo che sfida la sorte, amando con tutto se stesso una donna irraggiungibile.
Che ingenua...
Si era illusa di poter trovare la felicità tra le sue braccia.
Ora sa che non è possibile.
Ora sa cosa deve fare, quale sia il suo posto, un soldato prima di tutto.
Il colonnello Oscar François de Jarjayes.
Dopotutto pensa che suo padre le abbia fatto un favore crescendola come un figlio.
Un uomo, deve vivere come un uomo, ritrovare in sé quella convinzione.
Assolutamente.
E' un giuramento a se stessa.
Questo è ancora possibile; nessuno l’ha riconosciuta, nessuno l’ha vista con gli occhi gonfi e arrossati per le troppe lacrime.
Ed ecco che un pensiero ritorna a galla.
André.
No, lui non l’ha vista senz’altro.
La sola eventualità di aver corso il rischio di ritrovarselo davanti, le provoca una fitta allo stomaco.
Che scuse avrebbe mai potuto rigirargli in quello stato?
André si sarebbe preoccupato e di certo avrebbe voluto accertarsi delle sue condizioni; non l’avrebbe fatta franca davanti a lui…la conosce meglio di chiunque altro, anche meglio di se stessa e per questo ringrazia Dio, di averle risparmiato almeno questa incombenza.



Non riesce a dormire, proprio non riesce.
Gli occhi spalancati a guardare il soffitto della sua stanza, come se lì, vi fossero scritte le risposte alle sue mille domande.
Il Signore doveva avercela con lui, perché gli sembrava una punizione quello che i suoi occhi avevano visto quella sera, oppure doveva
ritenersi fortunato?
Sospirando, chiude nuovamente le palpebre e rivive tutto per l’ennesima volta.

In un attimo, una miriade di emozioni gli trafiggono il cuore: sorpreso per un regalo non meritato, la vista appagata da quella bellezza abbagliante, il sogno più nascosto che prende forma.
Subito dopo sente che, quel cuore così già irrimediabilmente compromesso da un sentimento soffocato,  si ferma del tutto.
La verità arriva come una pugnalata.
Tutto questo è per lui, per lui che non potrà mai amarla per quello che è veramente, per lui che è incapace di vederla donna al di sotto di quella uniforme.
E come potrebbe notarla, se non ha occhi che per la sua, nostra regina.
Forse pensa che dovrebbe vergognarsi, ma sinceramente non si pente di provare felicità e conforto nella superficialità e nella limitatezza del conte Fersen, perché in questo modo può ancora starle vicino; perché se solo Fersen si accorgesse di lei, la perderebbe per sempre e questo non potrebbe sopportarlo.
Preferirebbe rimanerle accanto in silenzio, come solo un’ombra può fare, piuttosto che non averla per niente. Sarebbe troppo doloroso separarsi da lei.
Nulla avrebbe più senso.
E pensa che se gli fosse concessa la grazia di rimanerle vicino come servo per sempre, giura a se stesso, di proteggerla anche a costo della vita, la sua Oscar.


Sente dei rumori. E' la sua carrozza.
Si precipita alla finestra della sua stanza, perchè in fondo la stava aspettando.
La vede entrare velocemente, con la testa bassa e si chiede come mai sia rietrata così presto, forse il bel conte l'avrà riconosciuta.
Si sarà accorto di lei? e Oscar... come avrà reagito?
Delle domande le sue, a cui in realtà, non vuole vi sia risposta.
A fatica cerca di deglutire quel nodo alla gola che gli blocca il respiro e in cuor suo spera soltanto che, non arrivi mai il giorno in cui, un altro uomo si renda conto della donna che vive in lei.

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Capitolo 3
*** 3. Rivelazioni ***



3. Rivelazioni




Gli è diventato impossibile non pensarla.
E' un' immagine così vivida quella che si forma nella sua mente, appena chiude gli occhi.
Oscar...donna.
Davvero doveva vederla con quell'abito per rendersene conto? Non può fare a meno di darsi dello stolto.
Non la vede da giorni a corte ed è certo che Oscar stia facendo di tutto pur di evitarlo, anche se effettivamente è stata completamente assorbita dal compito di catturare il cavaliero nero.
Lui è il colpevole.
Recrimina se stesso per il poco autocontrollo avuto a quella scoperta, la sua reazione aveva gettando Oscar nell'imbarazzo più totale.
Nessuno dei presenti al ballo si è accorto della vera identità di quella duchessa straniera.
In caso contrario sarebbe stata la notizia più clamorosa e scioccante di tutta Versailles, quasi sicuramente a un livello tale da oscurare perfino i pettegolezzi in cui si vedevano protagonisti lui e la regina di Francia.
Deve andare da lei, deve chiarire questa situazione, per il bene di entrambi.


Passano pochi giorni quando decide di farle visita a palazzo Jarjayes.
Sente le voci di Oscar e Andrè, provenire dal giardino e finalmente li vede: stanno duellando, o meglio Oscar ha appena chiuso definitivamente lo scontro, avendo la meglio su André, come spesso accade del resto, quando si ha lei come avversario.
- " Fine del duello!"
- " Fersen...siete voi? che piacevole sorpresa!". - Cerca di rimanere il più normale possibile, nulla è perduto pensa; forse può uscire illesa da quella visita inaspettata, richiamando a sè, tutta la fredezza e l'indifferenza che è in lei. Ha delle buone probabilità che non l'avesse riconosciuta al ballo.
- " Buonasera anche a te, André".
- " Buonasera Conte di Fersen." - Ecco il suo incubo peggiore.
- " Conte, posso invitarvi ad entrare e offrirvi del buon vino?" - E' abbastanza credibile, pensa.
- " Accetto volentieri madamigella".

Rimangono soli, davanti al fuoco del camino con i calici riempiti di quel nettare rosso tra le mani.
Poche parole tra loro, se non una parantesi da parte del conte circa la presunta cattura del cavaliero nero.
Così Oscar, con lo sguardo rivolto nel suo calice, prende coraggio ed interrompe quell'ennesimo silenzio calato tra loro:
- " Parlatemi di voi, cosa mi raccontate?"
- " Ne cose lieti, ne cose tristi..."
- " Ah...capisco".
- " Ah, si. Mi è successo una cosa strana ad un ballo, circa un mese fa a Versailles...ho conosciuto una donna che vi
assomigliava moltissimo".
Oscar dopo un primo momento di sgomento, cerca di recuperare un pò di lucidità, fin quando accade l'imprevedibile; appoggia delicamente il bicchiere sul tavolino che li divide e approffittando del momento, Fersen l'afferra per un polso, trattenendola con forza, riproponendo una scena già vissuta.
- " Oscar...Oscar, io ho pensato che solo voi potevate essere quella duchessa!".
Oscar si rende conto di non poter reggere ancora lo sguardo di Fersen, lo stesso sguardo che l'aveva portata a vergognarsi della sua ridicola scelta di una notte.
Fugge da lui scaraventando a terra il tavolino, i bicchieri si frantumano in mille pezzi e per finire, si accorge che André è comparso sulla soglia del salottino vedendo tutta la scena.

Di nuovo, le era successo di nuovo.
Quanto doveva soffrire ancora.
Sembra sia in grado soltanto di scappare...il coraggioso comandante.
Corre senza sapere dove andare, trascinata dalle sue gambe, finchè non si ritrova a sbattere contro il portone delle stalle.
Ancora quelle lacrime amare.
Non è riuscita a mantenere la promessa fatta a se stessa.
Dei passi dietro di lei, è giunto il momento di affrontare la verità.
La voce di Fersen rompe il silenzio:
- " Oscar se solo avessi saputo che donna erav..." - ma non finisce la frase, perchè interotto da Oscar.
- " No, vi prego conte non aggiungete altro...ho già cancellato certi sentimenti dal mio cuore!"
- " Oscar vorrei scusarmi con voi, per il mio comportamento di quella sera...imperdonabile, spero possiate perdonarmi
se vi ho offesa...ma sono rimasto stupito...anzi piacevolmente stupito, quando tenendovi tra le braccia vi ho
riconosciuta".
Le parole di Fersen arrivano ovattate alle orecchie di Oscar, che tra i singhiozzi trattenuti e l'assurdità di quella
situazione pensa di aver capito tutt'altro...cosa sta dicendo? che senso hanno queste frasi?
- " Vi prego Fersen, non mi avete offesa in nessun modo, ma ora vi chiedo di terminare qui questa conversazione".
- " No Oscar, credo dobbiate sapere che da quella sera, non avete più lasciato i miei pensieri".
Cosa? com'è possibile? Oscar si gira di scatto verso di lui e lo guarda perplessa.
- " Credo vi stiate sbagliando Fersen, se pensate che sia divertente questo stupido giochino, per me non l'ho è affatto.
Potrei offendermi sul serio ora. In nome della nostra vecchia amicizia vi chiedo di non prendervi gioco di me!".

In un secondo Fersen la raggiunge prendendole le mani.
E' totalmente sconvolta, cosa si deve aspettare ora?
- " Oscar non mi permetterei mai di compiere un gesto tanto ignobile, a nessuno, ben che meno a voi.
Non pensiate che sia stato semplice per me, data la nostra amicizia, ma ora non posso fare a meno di guardarvi con
occhi diversi".
- " Fersen, cosa dite? E la regina? Scusate se mi permetto, ma..."
- " Ho capito che il mio amore per lei è un amore impossibile, anzi un'ossesione...se solo mi lasciaste la
possibilità di farmi conoscere sotto una luce diversa. Oscar sono davvero interessato a voi".
- " Beh, io..."
- " Non dovete dire nulla Oscar".
Con una mano le accarezza il viso, mentre si avvicina per baciarle la fronte.
Oscar rimane completamente spiazzata da quel gesto così affettuoso da parte di Fersen.
Proprio ora che aveva giurato di sopprimere per sempre la donna che in lei. Traditrice.
- " Buonanotte Oscar, e a presto".
- " Buonanotte...". - Le uniche parole uscite dalla sua bocca.
Dovrebbe essere felice, ma non riesce ad esserlo completamente, perchè un orribile peso le opprime il petto e non sa spiegarsi il perchè.
In fondo era ciò che desiderava.
Il conte di Fersen finalmente libero dall'amore irrealizzabile verso la regina, fra tutte le donne a disposizione, sceglie lei.
E' il sogno che si avvera, ma non capisce come mai abbia provato quasi paura a quel contatto, il quale le è sembrato del tutto innaturale.
Si aspettava qualcosa di diverso dall'amore che aveva sempre idealizzato.


Ma qualcun'altro ha assistito alla conversazione tra Fersen e Oscar, nascosto nel buio del giardino si maledice per essersi preoccupato per lei...ora anche Andrè sa che non potrà mantenere il suo giuramento, perchè il giorno da lui più temuto, purtroppo è arrivato.

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Capitolo 4
*** 4. L'odore di un addio. ***


Ecco un nuovo capitolino...
Siamo ai primi, inevitabili scontri
.



4. L'odore di un addio.






Non ha più forze Andrè.
Non ha più voglia di reagire.
Un dolore lancinante gli ha squarciato il petto, alla vista della sua Oscar così vicina a Fersen.
Nascosto dietro ad un albero, si appoggia al suo tronco e si lascia scivolare a terra, sfinito.
Ed ora cosa ne sarà di lui...di loro.
Le lacrime gli pungono gli occhi.
Perchè Dio ha voluto metterlo vicino a lei, per poi separarli. Qual'è il senso? Che destino beffardo.
Ed è convinto di una cosa soltanto.
Fersen non potrà mai amarla veramente, perchè incosciamente è ancora innamorato della regina ed Oscar senz'altro
è bella, coraggiosa, leale potrebbe essere una valida sostituta, ma non potrebbe essere l'unica nel suo cuore.
Ed Oscar si merita di meglio.
Oscar merita un uomo capace di amarla incodizionatamente...un uomo pronto a donarle il prorpio cuore e anche la vita se necessario.
Perchè Oscar vale questo e anche di più.
Fersen non riuscirà ad esserle fedele.
Si troverebbe a dividere il suo uomo con un altra donna. Una donna che è la regina di Francia a cui lei ha giurato fedeltà fino alla fine dei suoi giorni. Ridicolo.
Sarebbe troppa la sofferenza.

E André non potrebbe proteggerla, perchè non gli sarebbe più consentito starle accanto.
Ma soprattutto non potrebbe starle più vicino, perchè non sopporterebbe la vista della sua amata Oscar, tra le braccia di un altro.
Sarà infelice la sua Oscar.

Ancora immerso nei suoi pensieri, sente dei rumori farsi sempre più vicini...è lei!
Si rimette in piedi velocemente, cercando si ricomporsi in qualche maniera, giusto in tempo prima di ritrovarsela faccia a faccia.
- " Andrè?!"
- " Oscar..."
- " Cosa ci fai qui fuori?"
- " Perchè non mi è concesso uscire, ormai sono grande per chiedere permesso alla nonna, non trovi?" - cerca di deviare il discorso.
- " Da quanto tempo sei qui?".
Perfetto non c'è riuscito! Speriamo non si accorga di nulla, pensa.
- " Oh...da poco, Oscar. Ho visto il conte Fersen partire sul suo cavallo. Piuttosto... tu stai bene? Sembri un pò scossa".
Magnifico, se ne accorto! probabimente la sua faccia parla da sé.
Le possibilità che André li abbia visti, è imbarazzante per entrambi, quanto probabile, meglio non mostrarsi titubante.
Reagire. Deve reagire.
- " Beh, diciamo che anche tu non hai una bella cera, sembra tu abbia visto il diavolo in persona..."
- " Diciamo di si..."
- " Allora è per questo che hai quella faccia...Andrè?!!".
- " Probabilmente l'hai visto anche tu Oscar, perchè qualcosa mi dice che abbiamo la stessa espressione..."
- " Non credo tu abbia ragione, e sono stanca per continuare questo botta e risposta, non siamo più dei ragazzini...".
- " Già, sarà come dici tu...ma sento nell'aria odore di menzogna...".
- " Andrè...senti non è...". - Ma viene bloccata dalla risposta di lui.
- " Scusami Oscar, ora vorrei ritirarmi...Buonanotte".
- " Andrè...".
- " Scusami, davvero, credo di non sentirmi troppo bene".

Non avrebbe avuto la forza di affrontarla, non stasera, magari domani chissà...deve pensare, deve pensare cosa ne sarà di lui, della sua vita.
Non si era mai posto il problema fino ad ora... in fondo il suo lavoro è sempre stato quello di starle accanto.



Andrè li ha visti...ne è certa.
E ciò che la preoccupa di più non è l'imbarazzo di essere stata sorpresa in un momento così privato, ma della reazione di Andrè, del suo unico, vero amico, la sua vera famiglia.
Cosa gli avrebbe detto? Come avrebbe spiegato questa situazione, quando non è chiara nemmeno a lei.
Quell'angoscia incomprensibile, che prima le aveva impedito di gioire alle rivelazioni di Fersen, non è sparita...anzi è raddoppiata vedendo per la prima volta nella sua vita, che l'unica persona di cui si fida, l'unica persona che è sempre stata presente, si sta allontanando da lei.

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Capitolo 6
*** 5. Inaspettato, come la neve di marzo ***



Ed eccomi di nuovo qui...
Capitolo un pò lunghino rispetto ai precedenti, spero non risulti noioso, ma non mi piaceva l'idea di diverdelo!:)
Grazie per i commenti, inaspettati e a chi segue la storia.






5. Inaspettato, come la neve di marzo





Sono passati già diversi giorni da quella notte e ancora non è riuscita a parlare con André.
Non che morisse dalla voglia di farlo, ma non poter parlare con lui stava iniziando a pesarle.
Sempre garbato con lei, ma freddo e distaccato eseguiva i suoi compiti e una volta terminati si ritirava immediatamente nella sua camera.
Si sorprende nel ritrovarsi a sperare che fosse realmente così.
Ma, poco dopo, la sua razionalità riprende possesso della sua mente, e si dice che in fondo lui è libero di fare ciò che vuole e di certo non vuole obbligarlo a passare i suoi momenti di libertà con lei, se non è quello che desidera. Ma sa anche che il rapporto che lega lei ed André è diverso.
Non si può spiegare... è capibile solo se lo si vive.
Non può negare che le manca la loro amicizia; è come una sensazione di perdita di cui probabilmente non è disposta a pagarne le conseguenze.
E' che fino a poco tempo fa, gli attimi di libertà lontano dai doveri erano scanditi soltanto da loro due, dalle loro chiaccherate e da quei silenzi mai imbarazzanti o noiosi, ma pieni di complicità.
E' possibile che la vita abbia riservato loro un destino, che li porterà a percorrere due strade completamente diverse, separandoli irrimediabilmente?
Per quanto avrebbe resistito ancora senza di lui?
Non credeva di doverne soffrire così tanto...soprattutto da quando André aveva perso l'occhio sinistro per colpa sua, la sua anima è un continuo tormento; quel ragazzo che non ha esitato un attimo per salvarle la vita, compromettendo per sempre la sua vista, ora sta diventando un oscuro mistero per lei.



Nel frattempo, il suo cuore, si ritrova a fare i conti con un Fersen più che mai presente nella sua vita.
Spesso si concede della passeggiate con lui, nei giardini di Versailles, al termine del servizio alla reggia; si stupisce nel parlare con Fersen in maniera diversa, la compagnia del conte è molto piacevole e lui assolutamente affascinante.
Le loro conversazioni toccano gli argomenti più svariati, dalla letteratura, alla musica, all'arte, dell'infanzia di entrambi, della dura disciplina impartita ad Oscar e dei viaggi di studio di Fersen.
Finalmente Oscar aveva modo di sovrapporre l'immagine sempre sognata con quella reale di quell'uomo che le sembrava così inavicinabile.
Non pensava in un risvolto del genere per la sua vita.
Non che non si fosse mai ritrovata a passaggiare da sola con Fersen per la reggia, ma ora le sembra tutto diverso; ha paura che qualcuno possa capire, dai loro sguardi, il motivo delle loro chiaccherate.
Ma soprattutto si chiede come reagirebbe la Regina se venisse a sapere di loro.
Si sente in colpa Oscar, le sembra di venir meno alla lealtà giurata alla sua sovrana.
 


Al tramonto di una lunga giornata, durante uno dei loro frequenti incontri, lontano da occhi indiscreti, Fersen sfiora e stringe delicamente nella sua, la mano di Oscar.
Il primo contatto fisico tra loro.
Il cuore di Oscar batte furioso nel petto, i piedi rimangono bloccati a terra come inchiodati e l'imbarazzo di quel gesto la porta ad abbassare lo sguardo: non ha mai permesso a nessuno una tale confidenza ed ora non sa come reagire, come ci si deve comportare in queste situazioni, non dovrebbe venire del tutto naturale quando c'è l'amore tra due persone?
Senza lasciarle la mano Fersen, si sposta davanti a lei e le posa due dita gentili al di sotto del mento, alzandole il viso.
Dio quanto è bella, pensa, con le guancie color porpora, gli occhi lucidi così infinitamente dolci incorniciati da quei meravigliosi riccioli dorati.
- " Non ho resistito all'impulso di prendervi la mano..." - deglutisce a fatica - "siete bellissima Oscar".
- " Fersen..." - a quel contatto così intimo, le sembra di avere le vertigini.
La mano di Fersen lascia quella di Oscar per spostarsi sulla vita, quella sul viso si dischiude in una carezza.
La vede così diversa, così straordinariamente femminile e istintivamente si avvicina a lei posando le sue labbra su quelle morbide e vellutate di Oscar.
Un bacio innocente, come lei.
Oscar sembra impotente a ciò che sta accadendo, come se in quel momento fosse estranea al suo corpo.
Dopo un primo momento di sconcerto, chiude gli occhi cercando si assaporare quel bacio, segno di un amore che ha sempre ritenuto difficile da concretizzare.
E invece, no. E' tra le braccia di Fersen adesso e lui la sta baciando. Forse nulla è impossibile.

Quando un qualcosa di assolutamente scioccante si insinua nella mente di Oscar, qualcosa così scioccante per lei, da farle interrompere quel bacio.
Il panico è dipinto sul suo volto, il respiro è corto, e si guarda in giro freneticamente come se cercasse qualcuno.
- " Oscar, perdonatemi è colpa mia forse?!"
Oscar non risponde alla domanda e il suo sguardo allucinato è fisso in un punto imprecisato dell'erba.
- " Oscar rispondete ve ne prego!". Le prende una mano e a quel tocco la ragazza rinsavisce.
- " Fersen...scusate, non so cosa mi abbia preso. Forse non è il luogo adatto per certi incontri, sarebbe meglio evitare".
- " Oscar pensavo che lo voleste anche voi ?! Non vi preoccupate si è trattato di un semplice bacio".
- " Certo! E se ci avesse visto qualcuno?...Semplice bacio o no, direi che è da evitare qui a Versailles".
- " Oscar cara," - e dicendolo le sposta una ciocca di capelli dal volto - " in fondo siamo un uomo e una donna, non si stava facendo nulla di male..."
- " Cosa dite Fersen! Voi siete ancora sulla bocca di tutti come l'amante della Regina Maria Antonietta ed io, il colonello Oscar François de Jarjayes, da sempre al servizio di sua maestà ...non trovate vi sia qualcosa che stoni in tutta questa situazione?!!
Forse sarebbe bene riflettere seriamente su questo rapporto". - E dicendo questo, Oscar aveva riacquistato le sembianze del soldato.
Non avrebbe mai pensato di dover dire un giorno una frase del genere.
- " Già...forse è meglio evitare certi atteggiamenti qui a Versailles. Avete ragione Oscar, se la Regina venisse a sapere di noi potrebbe essere doloroso".
Nonostante tutto Fersen pensa ancora a lei. Forse non è vero che l'ha dimenticata, semplicemente mente a sé stesso.
- " Oscar, non dovrete preoccuparvi di nulla, penserò io ad informare la Regina di noi".
A quell'affermazione, il cuore di Oscar perde un battito e mille dubbi le sorgono nella mente.
Cosa?! Cos'è tutta questa urgenza?
Fersen è forse un modo per fuggere da lei...io forse sono solo una dolce soluzione per dimenticarla? Devo assolutamente capire.
- " Ma Fersen, non ritenete che sia presto per ufficializzare la cosa, in fondo ci frequentiamo da così poco tempo. Preferei attendere. Sapete, se venisse a saperlo..."
- " Vostro padre...avete ragione ebbene parlarne prima con lui".

Rimane allibita dal suo stesso pensiero, la persona a cui aveva pensato Oscar era un'altra, ma certo suo padre non era da escludere a riguardo. Ma non si sentiva pronta ad ufficializzare qualsiasi cosa fosse il loro rapporto, sentiva dentro di sé di avere delle questioni irrisolte da chiarire.
Così decise di guadagnare un pò di tempo.
- " Infatti, bisognerà informare il generale, mio padre, ma in questo periodo è ai confini del paese per lavoro, attenderemo il suo ritorno e per il momento si userà discrezione..., convenite con me, vero?
- " Senz'altro Oscar, come volete...aspetteremo il ritorno del generale Jarjayes".

Finalmente a casa, dopo una giornata piena di emozioni.
Si sente in preda alla confusione, i pensieri si affollano nella sua mente, ma almeno aveva guadagnato del tempo prezioso con Fersen per riflettere e fare chiarezza.
E' sconvolta, perchè incosciamente Fersen sta fuggendo dal suo grande amore, ma sa anche che è sincero con lei, lo percepisce.
Sa di essere importante per lui, ma non vuole essere la sostituta di nessuno, perchè se il destino lo vorrà, l'uomo che le starà accanto dovrà donarle il suo cuore.
Se il destino porterà l'amore nella sua vita, vorrà solo quello vero. Unico.
Forse aveva idealizzato troppo i sentimenti per Fersen, e l'amore per la regina Maria Antonietta è troppo immenso, per perire così.
Tornerà come una valanga, soffocandola di fango. Può essere così forte, da rimanere accanto ad uomo, con l'incertezza perenne di non aver del tutto il suo cuore?
Il dubbio che non sia lui l'uomo giusto per lei è ora nell'anima.
Adesso più che mai è spaventata di quanto siano complicati gli uomini e i loro sentimenti e di come questi possano prendersi gioco dei propri padroni.
Oscar capisce che il cuore non ha redini...il cuore, quando ama davvero, è come un magnifico cavallo selvaggio che non può essere domato.
E adesso Oscar è completamente spaventata, non capisce come sia possibile, ma teme con tutta sé stessa di aver perso in parte quelle redini, perchè durante quel bacio che pensava desiderare più di qualsiasi altra cosa, ciò che aveva visto chiudendo gli occhi era stato qualcosa di improponibile, assurdo, surreale fino al punto tale da farle cedere le gambe.

Ma bello, come non aveva mai pensato.
Inaspettato, come la neve di marzo.
Ciò che aveva visto chiudendo gli occhi era il volto di André.


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Capitolo 7
*** 6. Equivoci chiarimenti ***


Vorrei ringraziare tutti quelli che stanno seguendo questa mia prima avventura...
Grazie per la fiducia e spero di non deludere nessuno!
Baci





6. Equivoci chiarimenti






Non riesce a chiudere occhio, troppi pensieri le affollano la testa.
Non vede André da due giorni e la sua macanza la rende insofferente, tanto che anche il suo secondo, Girodelle, aveva notato quanto fosse stranamente passiva e distaccata durante le esercitazioni dei suoi soldati.
Deve vederlo.
Deve parlare con lui.
Vuole chiedergli scusa per non essere stata presente ultimamente e chiarire i malintesi fra loro.
Già...ma con quale coraggio?
Cosa gli avrebbe detto per rassicurarlo che lei ci sarebbe sempre stata per lui?
Ma la voglia di vederlo è troppa per arrendersi così facilmente davanti alla sua indecisione.
Sarebbe andata da lui, in quello stesso istante.
Così nel cuore della notte, spinta da non sa quale forza, si ritrova a percorrere in punta di piedi i corridoi del palazzo, per raggiungere la stanza di Andrè, con solo una vestaglia a coprire la sua camicia da notte.


E' davanti alla sua porta, ma esita, è indecisa, quasi vuole lasciar perdere tutto e correre via. E' una pazzia.
No, se non parla con lui rischia di allontanarlo ancora di più; non può permetterselo.
Bussa lievemente sulla porta sperando che lui possa sentire, vorrebbe evitare di svegliare l'intero palazzo.
Bussa di nuovo e finalmente sente dei rumori; la chiave gira nella serratura e la porta si apre di poco e una luce debole proveniente dalla camera di Andrè le illumina il volto.
- " Oscar...!
- " Ciao Andrè, scusami...disturbo?
- " Ehm...no, no..."
A quell'esitazione Oscar si irrigidisce, crede di averlo disturbato sul serio. Magari è in dolce compagnia pensa e scuote la testa come a voler scacciare della mente quel pensiero così fastidioso.
- " Non è un problema Andrè, aspetterò domani".
Andrè si sporge dalla porta, e afferra Oscar per un braccio fermandola.
- " Oscar, dove vai? Giuro che non disturbi affatto... e che di certo non mi aspettavo una tua visita nel cuore della notte...entra pure e dammi il tempo di infilare una camicia".
Così Oscar entra nella stanza di Andrè e chiude la porta alla sue spalle.
Ora capisce la sua esitazione.
Nessuna dolce compagnia.
Andrè è semplicemente a petto nudo con solo i pantaloni indosso.
Ora si rende conto dell' accortezza di Andrè, voleva semplicemente rendersi presentabile davanti a lei e come al solito ha frainteso tutto; mentre è immersa in questi pensieri, si ritrova a fissarlo e arrossisce per aver focalizzato realmente la situazione, abbastanza imbarazzante.
Così si gira, cercando di distrarsi, notando le lenzuola del letto un pò sgualcite, un libro aperto sul cuscino, delle candele accese.
Si, Andrè adora leggere.
Il suo sguardo si ferma su uno specchio che non ricordava esserci in quella stanza, ma del resto era molto tempo che non vi è entrava.
E i suoi occhi rimango incantati dall'immagine riflessa: Andrè ancora a torso nudo, troppo impegnato a frugare all'interno di un vecchio baule, per accorgersi di essere insistentemente osservato.
Arrossisce di nuovo, ma questa volta non distoglie lo sguardo e si meraviglia di quella visione.
Da quando è diventato così bello?!
Un fisico muscoloso e asciutto, i suoi meravigliosi e ribelli capelli color ebano, ricadono morbidi sul suo collo teso, accarezzandogli appena le spalle.
Il suo viso ha perso tutti i segni della fanciullezza, ma ciò nonostante i suoi lineamenti sono delicati, le labbra carnose e i suoi occhi di un verde intenso.
Si, è proprio bello Andrè.

- " Va bene Oscar, ora sono pronto..."
A quelle parole la ragazza si risveglia dal suo strano quanto insolito divagare.
- " Di cosa avevi bisogno Oscar?".
- " Scusami Andrè, ma volevo sapere come stavi...sai sono giorni che non ci vediamo e ..."
- " e..."
- " ed è molto tempo che non parliamo io e te".
- " E' vero Oscar, ma sai, sei sempre molto impegnata ultimamente, non vorrei essere di troppo per te. Comunque sto bene, grazie".
Oscar ha captato la sua cortese ironia, ma capisce che se vuole chiarire con lui, dovrà tenera a bada la sua linguaccia e abbassare la testa, in fondo per la loro amicizia avrebbe fatto qualsiasi cosa.

- " Senti, hai ragione è colpa mia, ho trascurato la nostra amicizia e vorrei chiederti scusa".
- " Non c'è problema, in fondo sono solo un servo, di certo non sono un conte! Non dovevi disturbarti, non rientra nei tuoi doveri".
Andrè sta diventando maledettamente schietto ed estremamente pungente, come solo lui sa esserlo, oppure è quell'allusione da lui mossa, che le ritorna indietro come uno schiaffio in piena faccia, a farle così male?.
- " Andrè, cosa dici?! Per me non sei un servo, non lo sei mai stato e non lo sarai mai!".
- " Ma di fatto è così, ci sono nato servo, non mi è possibile cambiare!".
- " Andrè cosa stai dicendo, fra me e te non c'è nessuna distinzione, te ed io siamo come fratelli."
- " Fratelli...se lo dici tu..."
- " Se sei arrabbiato con me, hai tutte le ragioni di esserlo. Puoi perdonarmi?".
- " Certo Oscar".
- " Non mi sembri convinto". - Sente la rabbia ribollire, perchè le sembra che André si stia ostinando a non voler capire il suo sforzo.
- " Ha importanza?"
- " Certo che ha importanza; ha importanza per me, Andrè!".
Si avvicinano sempre di più, ogni risposta seccata viene incalzata da un passo verso la direzione dell'altro. Nei loro occhi le scintille dell'incompressione.
- " Credevo ti importasse solo di Fersen. Lo sa, "il conte", che saresti venuta a parlare con me stasera? Potrebbe non condividere questo tuo comportamento...potrebbe risultare disdicevole per te, entrare nel cuore della notte in camera di un uomo, per di più di un tuo sottoposto". - Il tono della voce di Andrè è cresciuto a quell'ultima affermazione.
- " Andrè dimmi cosa hai visto quella sera davanti alle scuderie?". - Adesso anche la sua voce sta assumendo una certa imperiosità.
- " Perchè Oscar, cosa non avrei dovuto vedere..?"
- " Ah!...questa tua falsa ingenuità mi innervosisce!"
- " E tu cerca di essere più chiara, perchè non lo sei affatto!"
- " Dalla tua reazione capisco, che sai perfettamente a cosa mi riferisco!"
- " Smettila di comportarti come una bambina, sei o non sei il coraggioso colonello Oscar François de Jarjayes! Voglio vedere quanto c'è di vero!!!"
- " Non avresti dovuto vedere Fersen così vicino a me e non avresti dovuto sentire la nostra conversazione..."

Con il respiro corto e nervoso, le mani chiuse nei pugni, si ritrovano a fissarsi per un tempo indefinito, occhi negli occhi, nessuno dei due è pronto a cedere, nessuno dei due distoglie lo sguardo dell'altro; si scrutano nell'anima, con occhi pieni di rabbia, delusione e paura di non riuscire più a ritrovarsi.
Ormai ad un passo l'uno dell'altra, André può percepire il profumo di lei, il suo respiro, le sue labbra così rovinosamente vicine, l'istinto di catturarla in un abbraccio e strigerla a sé, affinché non possa più andare via...vicini troppo vicini, come non erano più stati da tempo.
In un secondo André, le cattura il volto tra le mani, infilandogli le dita in quel mare di riccioli dorati, mordido più della seta; solo un insignificante vuoto d'aria a dividere quei corpi tesi come corde di violino; le loro fronti si sfiorano appena ed Oscar è paralizzata da quel gesto così pieno di forza, di appartenenza, di possessione; si abbandona completamente nelle mani di lui, incatenandosi ancora di più in quel profondo contatto visivo.
Sospira, Andrè, sulle labbra di lei, chiudendo gli occhi, rassegnato per quella domanda che non vorrebbe mai farle, ma di cui a bisogno di sapere:

- " Ti ama?" - Riapre gli occhi, riagganciandoli a quelli sorpresi di lei.
- " Cosa?!".
- " Ha detto che ti ama?!?!"
- " Ma io, veramente...Andrè...cosa doveva dirmi..." - Non capisce Oscar, cosa vuole dirle.
- " Non l'ha detto...- rafforza la presa sul volto di lei, appoggiando la fronte alla sua, le sue mani sembrano tremargli - " Oscar lui non potrà mai amarti davvero!!! Capisci che sei solo la sostituta della Regina?! Un' ottima sostituta, ma non l'unica!".

Dio, come ha ragione! Perchè lui sa sempre prima di me ciò che è giusto! Ma non posso dimostrarmi debole davanti a lui, sembrerei patetica.
- " Come ti permetti, tu non sai..." - e dicendogli questo, afferra con le mani, i polsi di lui.
- " Certo che non so! Vi vedete? Oscar...tu e Fersen vi vedete?!"
- " Si..., no...forse!".
- " Dio mio, Oscar...ti ha baciata?!"
- " Scusa ?!?"
- " Oscar, hai capito benissimo... ti ha baciata?!"
Oscar non risponde, sente che le viene da piangere; come fa a dirgli che mentre Fersen la baciava, lei pensava al suo migliore amico.
- " Il tuo silenzio è una risposta sufficiente". - Si allontana da lei, lasciando libero quel viso perfetto dalla morsa delle sue mani.
- " Ma non è come pensi?!" .
- " Infatti...io non penso proprio niente. Tu sei libera di amare chi vuoi, Oscar ed io non sono nessuno per impedirtelo, se questo ti rende felice. Non sarò io la causa della tua infelicità".
- " Andrè io..." - Sente solamente freddo dove prima André aveva appoggiato le sue grandi mani, infondendole con quel gesto, un calore mai provato prima. Lo stesso freddo che legge in questo momento negli occhi di lui.
- " Buonanotte Oscar." - E così dicendo le volta le spalle, con le lacrime agli occhi.
Non capisce cosa stia accadendo, ma è certa che André non sopporti più la sua presenza. Eccolo, il nodo alla gola. Deve uscire da quella stanza, subito.
Solo quando sente la porta chiudersi dietro di lui, si rigira per vedere se fosse uscita davvero. Era rimasto solo.



Rientra velocemente in camera sua, chiude la porta e si lascia letteralmente scivolare a terra; la vista annebbiata dalle lacrime, il pianto soffocato per non far rumore.
Un dolore atroce. Voleva sistemare le cose con lui ed invece era stata capace soltanto di peggiorarle, creare ancora più distacco fra loro.
Perché le diventa difficile, parlare con André? Sente il bisogno di giustificarsi con lui. Ha paura di perderlo.
In quel momento si rende conto di non essere in grado di pensare, vuole piangere, piangere e basta e ad attenderla un'altra lunga nottata senza riposo.



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Capitolo 7
*** 7. L'alba di un nuovo giorno ***




7. L'alba di un nuovo giorno






Ha passato la notte a versare lacrime, soffocando i respiri convulsi nel cuscino.
Quando sfinita, con gli occhi gonfi e con un' emicrania che le comprime le tempie, si sente svuotata, ma comunque priva di sonno.
Così, prende la sua sedia preferita, ben imbottita e rivestita di un tessuto pregiato e molto morbido, dove di solito passa le ore a leggere, e la posiziona davanti ad una finestra che da sul giardino principale del palazzo, apre i pesanti tendaggi e nel silenzio più assoluto, si siede rannicchiando le gambe ad osservare il mondo esterno.
La penombra della notte, che sta svanendo, inghiotte quel paesaggio che conosce a memoria.
Le sembra di vedere figure strane, ombre strane, cose mai viste prima; si ferma a pensare come una cosa che si conosce benissimo possa cambiare ed assumere nuovo significato semplicemente osservandolo da una diversa prospettiva, quel giardino che conosce come le sue tasche, ora le appare avvolto dal mistero e percipisce
al di sotto della sua pelle il brivido dell'ignoto, la paura della scoperta.
Oscar respira profondamente, sente forse di ristabilire un pò di calma dentro quella testa e a quel cuore in tumulto.
Ed a quel punto, le labbra si sollevano verso i suoi occhi illuminati da una nuova luce.
Questa mattina è Oscar a sorprendere l'alba di un nuovo giorno e si meraviglia di quello spettacolo che le sembra surreale.
Il cielo assume i colori più svariati che si rincorrono e si mischiano dando vita a qualcosa di irripetibile; il blu della notte lascia spazio all'azzuro più tenue della luce, alle nuvole, di mille forme, sporcate da un delicato rosa.
Le è chiaro, in quell'istante, come la paura annebbi la mente dell'uomo, creando illusioni, perchè in realtà ciò che ha davanti è sempre lo stesso giardino; basterebbe guardare con attenzione oltre il buio della notte, per scorgere ciò che c'è sempre stato.
Sente serenità di fronte a quell'opera straordinaria che quella mattina sembra essere andata in scena solo per lei.
Ha ricevuto un regalo speciale, l'alba di un nuovo giorno che rinasce, come lei.
Nonostante tutto, capisce di dover andare avanti, di mettere ordine nella sua vita che nell'arco di pochi mesi sembra essere andata in mille frantumi difficili da riunire.
Sarà difficile intraprendere la strada corretta, ma sente in cuor suo di potercela fare.  



Si prepara, non tralasciando neanche il più piccolo particolare, come al solito e scende in sala da pranzo per la colazione, ma dato l'orario mattutino la sala è vuota, così decide di andare a spiluccare qualcosa direttamente in cucina dove è sicura di trovare Nanny al lavoro, correndo il rischio di battersi in lui, ma non ha voglia di stare
da sola e lei in fondo è la padrona di casa.
La vecchia governante rimane un pò stupita dalla presenza di Oscar, tuttavia non riesce a trattenere un sorriso nel vedere la sua ragazza li con lei e subito la riempie di dolci di ogni tipo.
La figura di Nanny è rassicurante per Oscar, la riporta immediatamente ai ricordi più belli della sua infanzia, tutti legati ad Andrè.
Tutti i pensieri positivi della sua vita sono legati a lui.
- " Oscar, cara dovresti mangiare di più, sei troppo magra!!!".
- " Nanny non ti preoccupare ormai sono grande abbastanza, non morirò di fame!".
- " Una giovane donna come te, dovrebbe prendersi più cura e..."
- " Si, si, lo so, lo so...tanto conosco come finisce il tuo discorso, alla fine è tutta colpa di mio padre e della sua assurda idea!".
- "...Certo!" - esclama la nonnina sistemandosi i piccoli occhiali sulla punta del naso, scorgendo con un occhio il sorriso mal trattenuto della ragazza.
- " ...ma Oscar... ti prendi gioco di una povera vecchina come me?!".
- " Nanny lo sai che sei un tesoro!".
Oscar si alza e si avvia verso la porta della cucina quando Nanny la ferma:
- " Oscar tutto bene?".
- " Certo..."
- " Non mi nascondi niente, vero bambina mia?".
- " Perchè cosa dovrei nascondere!".
- " Niente cara...è solo il sesto senso di una povera vecchia...ma ricordati che Nanny è qui, se avrai bisogno..."
Il silenzio di quello sguardo tra loro è qualcosa di particolare, esprime complicità come se Nanny capisse i turbamenti della ragazza, che sente per la prima volta l'esigenza di essere rassicurata.
- "...ehm..., in verità ..."
- " Avanti cosa devi chiedermi?"
- " Ma è un pò personale, quindi..."
- " Oscar sono la tua governante, chi credi ti cambiasse il pannolino, signorina?!"
- " ...beh, ecco...s-sei mai stata innamorata? innamorata davvero?".
- " Bambina mia, sono stata fortunata...ho avuto modo di vivere per amore".
- " Ma...ma come si ricosce quello vero?"
- " Ti riferisci all'affascinante quanto poco affidabile conte Fersen, cara?"
- " E tu come fai a sapere...chi te l'ha detto..."
- " Oscar, sono vecchia ma non cieca ...il conte svedese ultimamente viene a trovarti per altri motivi...e il tuo imbarazzo parla da sé, ma non preoccuparti, tuo padre non si è accorto di nulla!"
- " ...Certo mio padre...comunque non lo so, sono confusa, non so se fidarmi, non riesco a capire se è lui quello giusto, cosa si prova davanti all'amore, quello vero?"
- " Non c'è un modo di capire quando è amore vero, la risposta non la trovi scritta nei libri; puoi solo sentirne il calore nel petto perchè scalda come il sole in una mattina d'inverno, puoi sentirne l'odore incofondibile anche tra un milione, uno sguardo complice che vale più di mille parole, la sensazione di essere a casa perchè sei nelle sue braccia, perchè non potresti vivere senza, perchè lui è la tua ragione di vita, perchè quando sei con lui respiri e il resto del mondo non esiste. Bambina mia, per un amore così immenso, vale aspettare tutta una vita; per un amore così, vale la pena viverlo anche per un solo giorno.
... Oscar, non ti accontentare, ascolta il cuore e non cedere a ciò che sarebbe giusto agli occhi degli altri".
- " Nanny, ti ringrazio...forse ora, sarò in grado di capire quello che non posso definire come tale". - Si avvicina e si abbassa per darle un bacio sulla fronte.
- " Buona giornata e grazie per la colazione".
- " Buona giornata anche te, bambina..."

Nanny sa sempre quali siano le parole giuste e sa metterla sempre di buon umore e così sovrapensiero, svoltando l'angolo del piccolo corridoio che conduce alle cucine, si scontra con Andrè:
- " Andrè..."
- " Madamigella".
Non l'hai mai chiamata così, se non per prenderla in giro o magari per necessità davanti ad altri nobili.
- " Madamigella...." - ripete con un filo di voce tra il deluso e l'infastidito - " Andrè non è necessario, hai di fronte la stessa bambina che è cresciuta con te".
- " Posso esserti di aiuto Oscar?... Così va meglio?!"
- " No, ma...",
- " Allora, buona giornata Oscar...".- e dopo un breve inchino di congedo prosegue verso le cucine.
Come può essere ancora così arrabbiato con lei, rimane come paralizzata da tutta quella fredezza e rancore da parte di Andrè; ma non ha nessuna intenzione di concludere quello scontro-incontro in quella maniera; deve assolutamente fargli capire che lui è importante per lei e glielo avrebbe detto nonostante le sue scarse
intenzioni di darle retta, così senza voltarsi verso di lui, dice:
- " Fermati! Ho cambiato idea...effettivamente avrei bisogno di una cosa..."
- "...a tua disposizione..."
- " Perfetto, allora...ascoltami!".
Andrè rimane impalato a fissare la sua chioma dorata e un pò allibito dall'astuzia con cui Oscar lo ha "intrappolato"...ma in fondo non c'è da stupirsene, lei sa sempre come affrontare il nemico...
- " Senti...vorrei soltanto scusarmi con te per la mia reazione di questa notte, Andrè. Hai ragione, dovevo essere più chiara, avrei voluto dirti semplicemente che per quanto io possa essere distante, non potrò mai dimenticarmi di te...voglio che tu lo sappia. Buona giornata Andrè". - E senza lasciare all'altro il tempo di rispondere, s'incammina verso l'uscita.



Cosa avrà voluto dirgli con quell'ultima frase...è il suo modo per dirgli addio, per fargli capire che ha scelto di accettare l'amore a metà di Fersen?
Si, era senz'altro una frase dovuta per concludere ciò che rimane della loro amicizia durata una vita, ma che ora non è più possibile portare avanti.
No, no la verità è che la fine di questa amicizia ha avuto inizio nel momento in cui ha capito di amarla.
Non riuscirà mai ad accontetarsi delle briciole che ogni tanto lei potrà concedergli in visita di cortesia alla casa paterna, dopo che sarà diventata la moglie del conte Fersen.
Il solo pensiero di Oscar moglie di quell'inebetito svedese, gli fa gelare il sangue nelle vene.
Come potrà continuare a vivere in quel posto, se ogni angolo gli parla di lei... sarebbe chiedere troppo al suo cuore malato d'amore, una punizione troppo grande da sopportare, avendogli già proibito la possibilità di amarla liberamente.
C'è solo una soluzione, allontanarsi definitivamente da lei, da quella casa, dai ricordi, da loro, gli servirà solo poco tempo per organizzarsi.
La rabbia gli appanna la vista, la gelosia lo soffoca e il pensiero di lei lo rende matto, così decide di uscire a cavallo verso la prima bettola di Parigi pronto per stordirsi fino a stramazzare al suolo, incurante delle urle di sua nonna che lo cerca per tutta la casa.





Forse in  questo capitolo Oscar potrebbe sembrare un tantino OOC durante la conversazione con Nanny.
Ma credo che la nostra soldatessa abbia sentito la necessità di un consiglio "materno", Nanny del resto è sempre stata presente nella sua vita e la ragazza è poco ferrata in materia sentimentale!:)

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Capitolo 8
*** 8. Al momento giusto ***





8. Al momento giusto






La testa, pesante come un macigno, è appoggiata al bancone nella penombra di quell'osteria di bassa lega, la mano stringe ancora con forza il manico del boccale di birra vuoto, gli occhi non gli sono mai sembrati così stanchi come in quel momento e percepisce chiaramente il forte odore di alcool che si è impossessato del suo corpo oltre che della sua mente.
Continua a ripetere il suo nome come una pregheria, come un lamento sbattendo il pugno sul legno consumato del bancone.
- " Oscar...Oscar...cosa devo fare?! devo, devo allontanarmi da te...devo trovare la mia strada... ma come?!".
I fiumi di birra non gli sono serviti a tenere la testa lontana dal pensiero di lei, anzi hanno soltanto peggiorato le sue capacità di ragionare lucidamente, ma forse questo poco gli importa, perchè ora in avanti la sua vita non avrà più senso; è combattuto perchè sente una voglia insistente, che si fa strada nella sua mente, di confessarle tutta la verità, tutto il suo amore, per poi eclissarsi, l'attimo dopo, pensando di non potersi arrogare tale libertà.
Deve trovare il coraggio di lasciarla andare, confessare il suo amore peggiorerebbe solo le cose tra loro; ora dovrà decidere del suo futuro che gli sembra quanto mai incerto, la voglia di ricominciare una vita, in cui lei non sia presente, lo tortura; a chi mai potrà rivolgersi, dove iniziare?
Con queste domande a tartassargli il cervello, il suo corpo cede sfinito sotto gli effetti dell'alcool.


Una luce accecante proviente dall'esterno entra nella locanda, illuminado con i suoi raggi quel posto pieno di polvere. Il rumore deciso della porta che si chiude.
André, non si volta a guardare, non gli interessa minimamente chi possa essere entrato, probabilmente sarà un altro povero disgraziato come lui, che non vede soluzione se non quella di annegare le proprie pene nel bere.
I passi sono pesanti e precisi nel loro incedere fin quando non sente più nulla, se non una presenza alle sue spalle.
- " Ehi, ragazzo! cosa ci fa un giovanotto come te, chiuso in un postaccio del genere in pieno giorno?".
Andrè alza lo sguardo sbilenco verso quella voce così forte e sicura, trovandosi davanti un omone di quasi due metri dai capelli scuri, gli occhi taglienti e un sorriso da canaglia stampato in faccia... e se la vista non lo tradisce, è quasi certo che si tratti della divisa dei soldati della guardia metropolitana di Parigi.
- " Ehi bell'addormentato, ce l'hai un nome?!".
- " André...André Grandier ".
- " Ciao Andrè...io sono Alain de Soisson e faccio parte dei soldati della guardia; però...sei ridotto maluccio ragazzo; ma non lo sai che non si beve mai da soli?! Senti ho un'ottima idea, ti farò compagnia...perché non andiamo via da qui, ti porto in locale niente male e ci facciamo due birre!".
André non ha neanche il tempo di rispondergli, quando un altro soldato entra nel locale rivolgendosi all'omone:
- " Ah, sei qui! Ehi Alain...lo sai che non è permesso bere in servizio!".
- " Spia che non sei altro, sempre a metterti in bella mostra sulle spalle degli altri, eh? Vabbè, mi hanno beccato !!! Devo andare Andrè sarà per la prossima volta!".
In quel momento, quel ragazzone, gli sembra come una manna dal cielo, la soluzione perfetta ai suoi problemi e probabilmente non si rende nemmeno conto dell'iddiozia che sta per compiere a causa della sbronza colossale; tant'è comunque, che senza pensarci troppo si ritrova ad urlare il nome di quel soldato:

- " Alain, Alain aspetta!".
- " Cosa c'è da urlare tanto giovanotto?".
- " Tu fai parte dei soldati della guardia, giusto?".
- " Si, te l'ho detto poco fa..."
- " Perfetto!... allora avrei bisogno di chierdeti un favore".






Oscar quella mattina, dopo aver seguito l'esercitazioni dei suoi soldati e aver impartito gli incarichi di guardia alla reggia, si reca negli appartamenti della regina come sua consuetudine.
Sente l'ansia crescerle nel petto e morirle in gola, crede di non riuscire a respirare molto bene, perchè si sente colpevole della sua strana situazione con Fersen.


A proposito, è qualche giorno che non lo vede, perchè è stata impegnata per lavoro; da una parte pensa sia meglio così, ha dovuto affrontare se stessa e André, non avrebbe retto anche l'amore confuso di Fersen.
E' davanti alla porta dell'appartamento della Regina e bussa affinchè possa entrare; in quelle circostanze non viene mai annunciata, perchè per volere di sua Maestà, lei può recarvisi ogni qualvolta lo ritiene necessario.
- " Oh...Oscar siete voi, finalmente! Vi stavo aspettando!".
- " Buongiorno Maestà, come state oggi?"
- " Molto bene, Oscar. Ma voi cosa mi dite, ultimamente siete sempre troppo occupata con il lavoro".
- " E' il mio dovere".
- " Certo Oscar, ma mi farebbe piacere vedervi più spesso, lo sapete!"
- " Si Maestà e questo mi onora molto...".
Quando Madame Noeil, annuncia una visita non prevista:
- " Scusate Maestà, ma il Conte Fersen vorrebbe incontrarvi".
A quelle parole il cuore di entrambe le donne perde un battito.

Le loro reazioni sono contrastanti: la regina Maria Antonietta felice come non mai, illuminata dalla gioia; mentre Oscar si sente morire a quelle parole; ed ora?
Cosa sarebbe successo e come avrebbe affrontato l'imbarazzo per questa situazione?
E se Fersen, volesse parlare con la regina proprio di loro?
No, non può essere, l'accordo preso con il conte è chiaro come la luce del giorno!  
Non si sente pronta ad infliggerle un dolore troppo grande alla sua regina; non permetterebbe a Fersen di ferirla, non è pronta a mettere in gioco l'amicizia e la fiducia accordatale da sua maestà, per un qualcosa di cui non è nemmeno sicura che sia amore e che probabilmente non lo sarà mai.
Ringrazia Dio di essere presente, perchè impedirà a Fersen qualsiasi insensatezza!



- " Il Conte Fersen?! ma certo...fatelo passare! Perfetto! così ci sarete anche voi Oscar, che meraviglia!".
- " Il conte Hans Axel Von Fersen".
Il conte entra nella stanza, con un sorriso leggero, che si spegne immediatamente alla vista di Oscar.
- " Maestà, vi porgo i miei omaggi".
- " Vi ringrazio Conte di Fersen sono felice di vedervi"
- " Madamigella Oscar che coincidenza anche voi qui".
- " Come è piccolo il mondo, vero conte?!"
- " Oscar, Fersen sono davvero molto felice di avervi entrambi qui con me! Permettete di invitarvi a prendere un tè assieme, vi prego Oscar non ditemi di no..."
Avrebbe voluto glissare quell'invito di sua maestà, come sempre, il suo ruolo non è certo quello di dama di compagnia, ma davanti ad una situazione del genere dovrà fare un'eccezione, sicuramente sbalordendo i presenti.
- " Come volete maestà, come potrei non accettare, se questo può rendervi felice"; - non avrebbe mai lasciato un attimo da sola la regina, non può correre il rischio; inoltre deve trovare il modo di parlare con Fersen, deve scoprire le sue intenzioni.
- " Magnifico madamigella Oscar! E voi Fersen?"
- " Accetto con immensa gioia, Maestà".
- " Perfetto, allora ordino di preparare il tutto. Madame prenderemo il tè in terrazza".


Fersen si avvicina a Maria Antonietta, chiedendole se sia possibile più tardi conferire con lei privatamente.
La regina accetta la richiesta di Fersen, nascondendo la gioia provata a quelle parole, ma Oscar, che è rimasta un passo dietro di loro, è riuscita comunque a sentire perfettamente le parole del conte.
Deve impedire questa pazzia a tutti i costi.
Non può più fidarsi di Fersen.





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Capitolo 9
*** 9. Mènage à trois ***



In questo capitolo siamo alla prima resa dei conti...tra Oscar, Fersen e Maria Antonietta.
Grazie per i vostri commenti e spero che continuerete a seguirmi!




9. Ménage à trois.





Sono tutti e tre seduti allo stesso tavolo a parlare amabilmente, ma Oscar continua a pensare come sia assurdo a volte il destino, che ha intrecciato inspiegabilmente le loro tre vite.
E' un turbinio di occhiate e sguardi sfuggenti, di cose non dette, tra Maria Antonietta e Fersen e tra quest'ultimo ed Oscar; l'unica ignara di questo triangolo amoroso è proprio la Regina, non può capire che gli sguardi tra Oscar e Fersen possano nascondere una verità amara per lei.
Sono discorsi sicuramente poco impegnativi e noiosi per Oscar, incentrati per lo più sulle chiacchere di corte, quando la sua attenzione viene accesa da un intervento, secondo lei poco felice, del conte a suo riguardo.
- " Scusate Maestà " - irrompe Fersen - " non trovate che sia una spreco che il nostro bellissimo colonello sia sempre in uniforme?".
Oscar pensa di avere delle allucinazioni, probabilmente il tè è drogato, perchè le sembra che Fersen stia preparando il terreno per le sue poco gradite rivelazioni.
- " Ah, ah, si certamente conte di Fersen, ho sempre trovato la nostra madamigella Oscar, bellissima, affascinante, leale, coraggiosa ed estremamente intelligente, non per niente è stata messa al mio fianco! Ma devo dirvi conte, che non convengo con voi su una cosa sola, trovo che non sia uno spreco il fatto di indossare quell'uniforme, credo sia un valore aggiunto ad una donna meravigliosa, se permettete ".
- " Vi ringrazio, mia Regina; siete troppo gentile e troppo generosa nei miei riguardi".
- " Oscar, ma è la verità...siete la persona di cui più mi fido".
- " E' molto bello vedere come il vostro sia un legame forte e sincero " - continua imperterrito, sapendo di dover stare molto attento. Sta giocando con il fuoco.
A quella ultima perla di Fersen, Oscar non riesce a trattenere uno sguardo omicida, traffigendolo da parte a parte e per tutta risposta Fersen le restituisce un'espressione piena di perplessità.
- " Beh, conte di Fersen non capisco come mai vi siate accorto della bellezza di Madamigella Oscar soltanto adesso, è così evidente!".
- " Avete perfettamente ragione Maestà, ma del resto meglio tardi che mai...anche se mi ricorda molto una dama che ho visto qualche mese fa ad un ballo a Versailles..."
- " Ah, certo conte ne ho sentito parlare, le voci dicono che quella duchessa straniera è una perla di rara bellezza...ho saputo che avete avuto modo di ballare con lei Fersen...".
Maria Antonietta cerca di nascondere la sua gelosia, per questa nobildonna straniera, coprendosi gran parte del volto con un ventaglio, anche se il tono della sua voce è molto chiaro.


Il silenzio governa per degli istanti che sembrano interminabili per Oscar, che non sa più dove puntare lo sguardo.
Fersen la fissa con insistenza, come a voler una conferma da lei per confessare il loro segreto, la Regina non può fare a meno di guardare ciò che ha l'attenzione del suo Fersen.
Gli occhi si posano su Madamigella, le due donne si osservano, Oscar cerca di mantenere tutta la sua fierezza e non cede; nonostante la caparbietà della Regina, per fortuna, è lei la prima a spostare lo sguardo, ritornando sul conte.
- " Allora Fersen, non mi avete ancora risposto, dobbiamo preoccuparci...quella dama oltre ad un ballo vi ha rubato anche la parola...".
- " Perdonate Maestà...certo è vero ho ballato con quella duchessa e non me ne pento; anche se penso che madamigella Oscar non abbia nulla da togliere a quella gentile fanciulla, anzi...".

Sta combinando un disastro Fersen, ma come può tappargli quella bocca impertinente, senza farsi scoprire...la Regina sta dubitando di loro.
Maria Antonietta si volta nuovamente verso Oscar, ritrovandosi ancora una volta, occhi negli occhi.
- " Oscar avete un'ascendente molto forte sul conte...ma che sorpresa...adesso non vorrete dirmi che quella duchessa straniera siete voi?!?".
A quelle parole non sa controbattere, la risposta non è pronta; Maria Antonietta è maledettamente seria ora. E' questa la rivalità tra donne?
- " Maestà credo che..." - ma viene interotta da Fersen.
- " Ciò che Madamigella vuole dire è che quella sera..." - ma viene interotto a sua volta da Oscar.
- " Credo che sia impossibile Maestà, dato che ero a casa con mio padre, il generale Jarjayes!" - Come mentire così spudoratamente alla Regina di Francia...come le è venuto in mente!.
- " Certamente Oscar, altrimenti vi avrebbero riconosciuto tutti...comunque mi sembra assurdo che una donna tanto meravigliosa come voi, non voglia un uomo accanto, io credo che si batterebbero in duello per voi, se solo decideste di fidanzarvi...".
- " Maestà, io sono un soldato prima di tutto. L'amore potrà aspettare".
A quella risposta di Oscar, Fersen rimane deluso e confuso, era quasi riuscito a porre la parola fine alla sua relazione con la Regina, portando la conversazione proprio dove voleva lui e adesso lei non l'ho sostiene.
- " No mia cara Oscar, prima di tutto voi siete una donna!".
- " Una donna bellissima aggiungerei; sono certo che molti nobili farebbero carte false per voi".
Oscar non regge più l'assurda situazione creatasi, Fersen è imprevedibile nelle sue affermazioni, anche la Regina lo sta osservando con occhi scioccati al suono di quelle parole e si sorprende nel vedere Fersen terribilmente perso negli occhi di Oscar e che continua ad indugiare senza pudore sul viso del bellissimo colonello; così
Maria Antonietta non può fare a meno di spostare velocemente lo sguardo su Oscar, la quale sembra maledettamente impassibile, ma in realtà viene tradita da quel rossore che le ha colpito le guance...è incredula a ciò che sta vedendo, a ciò che sta vivendo e mai possibile che il conte di Fersen e Madagmigella Oscar...no, non
può essere!
Oscar nel frattempo vorrebbe trovarsi in mezzo ad un campo di battaglia, piuttosto che davanti a quel fuoco di occhiate indagatorie.

- " Bene Maestà, probabilmente madamigella Oscar avrà molti impegni da seguire, mi sembra il momento giusto per affrontare quel discorso privato che vi ho annunciato poc'anzi".
- " Conte di Fersen, vi sbagliate...oggi è tutto molto tranquillo, ho già provveduto ai miei compiti, quindi a meno che non riceva qualche chiamata d'urgenza, posso rimanere in vostra gradevole compagnia, sempre che la Regina sia d'accordo".
- " Oscar, voi potete fermarvi quanto volete, lo sapete non chiedo altro anzi come vorrei capitasse più sovente! Comunque conte, se ritenete urgente la vostra questione possiamo congedarci per qualche minuto da Madamigella, con il suo permesso...".
- " Conte è davvero così urgente, da interrompere questa piacevole chiaccherata, piuttosto perchè non ci suonate qualcosa al piano, suvvia sappiamo che siete davvero molto bravo, potreste omaggiare sua Maestà con qualche brano di suo gradimento". - Sta diventando addirittura sfacciata, sembra quasi una civettuola di corte e la cosa l'ha innervosisce non poco, ma non può permettere che Fersen abbia quel colloquio privato.
Fersen inizia a chiedersi se siano dalla stessa parte lui ed Oscar...ma del resto c'è da immaginarselo; il rigido Colonello tenterebbe l'impossibile per evitare di confessare il loro segreto alla Regina.
Probabilmente si sente in imbarazzo la sua Oscar. Agirà da solo, in un modo o nell'altro.
- " Ecco veramente maestà sono spiacente ma non ho molto tempo, più tardi ho un incontro d'affari per mio padre, perciò Madamigella se non vi dispiace... "
E adesso cosa può fare è in trappola, non ha modo si impedire la loro udienza...se solo potesse punterebbe la sua spada verso la gola di Fersen per impedirgli di dire qualche altra diavoleria, ma non può...si deve arrendere.
- " Certo...vi aspetterò all'interno".



Sta consumando il pavimento, a forza di marciare avanti ed indietro per tutto l'appartemento. Sta attendendo nella sala accanto.
Sono passati solo pochi secondi, anche se ad Oscar sono sembrati un'eternità.
Perchè non sente nulla? Ne grida, ne minacce di morte, ne pianti...neanche un tonfo da svenimento. Impossibile!
Si sente come un prigionerio che attende la sentenza di morte.
Per aver tradito la fiducia di sua maestà, per aver tradito quella fiducia, nonostante non sia pronta ad amare Fersen.
Ma ecco che riappaiono tutti e due. Nessun dramma sui loro volti. Cosa è successo?
- " Vogliate scusarmi Conte e anche voi Oscar, purtroppo la mia presenza è indispensabile devo lasciarvi. Fersen dovremo rimandare la nostra udienza privata".
- " Maestà".
- " Maestà".

All'insaputa di Oscar un messagero del Re ha interotto il loro colloquio, annunciando alla Regina di dover raggiungere sua maestà il Re per una questione della massima urgenza, in cui è necessaria la sua presenza.
Oscar pensa di avere un angelo custode, questo potrà permetterle di capire le intenzioni di Fersen.


I due sono rimasti soli e Oscar può finalmente capire cosa passa per la testa dello svedese:
- " Fersen! Ma siete impazzito?! Cosa stavate cercando di fare, volevate parlare con sua Maestà?!".
- " ...Bene Madamigella, anch'io sono felice di vedervi!" - Le si avvicina, dandole un bacio sulla guancia.
Oscar sembra essere rimasta un pò forviata e presa un pò alla sprovvista, ma in un attimo si ricompone.
- " Mi sembrava che avessimo un accordo a riguardo, o sbaglio??".
- " Oscar sto agendo per il bene di tutti!".
- " Ma voi, mi avevate dato la vostra parola ed ora state venendo meno...come posso fidarmi, il caso ha voluto che io fossi qui per impedirvelo!".
- " Come non potete fidarvi, è assurdo!".
- " E' assurdo non rispettare un accordo, soprattutto perchè non abbiamo mai chiarito cosa c'è tra noi, sempre che ci sia qualcosa..."
- " Credo che nel nostro rapporto non vi sia nulla chiarire, finalmente ho trovato una compagna che sarà presente al mio fianco e l'unica cosa che voglio è chiarire con la Regina Maria Antonietta, perchè non voglio più nascondermi, voglio essere libero di amarvi davanti agli occhi di tutti... Oscar non vi capisco...".
- " Fersen io non vi capisco! Avreste parlato con sua Maestà senza coinvolgermi in questa decisione?! E' impensabile!".
- " Oscar, come ho immaginato, avreste impedito questa rivelazione, per non ferire la regina ed è per questo che ho chiesto un'udienza privata con sua Maestà; avrei preferito affrontarla per primo, da solo, non avrei voluto mettervi in imbarazzo...Oscar, credo sia giunto il momento di prendere il possesso della nostra vita. Ma leggo sul vostro bellissimo viso un'ombra di tristezza, che mi fa male al cuore. Non vi nego che le vostre parole poco fa mi hanno ferito...forse, forse non siete così sicura di volere il nostro fidanzamento, forse avete cambiato idea...vi prego ditemi qualcosa, perchè non so più cosa pensare Oscar".
- "...Fersen credo che sia il caso di parlare chiaramente; ho avuto modo di pensare molto a noi, a voi e alla Regina e sono sicura che voi nutriate ancora dei forti sentimenti verso sua Maestà e incosciamente stiate cercando un modo per fuggire da lei, da questo amore impossibile, ma di cui non potete fare a meno perchè lei è come l'aria per voi, non fraitendetemi non penso vi stiate approffittando di me, ma credo stiate mentendo a voi stesso".
- ."..Oscar, non so come diverlo...quando vi ho vista a quel ballo a corte, avete riacceso in me, delle sensazioni forti, la voglia di conoscervi è stata travolgente...e più vi sto accanto e più mi accorgo di non poter fare a meno di voi...ho pensato che probabilmente anch'io avrei avuto una possibilità di trovare la felicità con un'altra donna, con voi Oscar!!! Vi sposerei anche domani, e costruirei una nuova vita con voi".
- " Fersen sarebbe la soluzione peggiore per entrambi, anzi per tutti e tre. E' soltanto l'abbaglio di un momento, perchè ingannarsi? Non potrei mai sposarvi con il dubbio che possiate amare ancora e per sempre un'altra donna...proprio non posso. Voi potreste sposarmi con questo dubbio nel cuore?".
- " Oscar...cosa state cercando di dirmi..."
- " Ecco...no niente...".
- " Comunque vi sbagliate Oscar, perchè per quel che mi riguarda sappiate che ho raggiunto una consapevolezza, una maturità differente nel starvi vicino...voi mi date la serenità che non ho avuto per diversi anni. Nonostante tutto, capisco i vostri dubbi Madamigella e li comprendo, forse credo sia giusto a questo punto prendersi del tempo, il vostro discorso è molto giusto e non voglio obbligarvi ad un matrimonio con me, se non è quello che desiderate, perchè ho capito di amarvi e non vorrei mai avervi accanto, sapendovi infelice; ma permettetemi di dirvi soltanto una cosa: sono sempre stato sincero con voi Oscar, siete importante per me, non voglio perdervi qualsiasi cosa accada. Siete un angelo, Oscar e l'uomo che vi starà accanto sarà davvero fortunato".
- "...Vi rigrazio Fersen, ma forse è il caso che vi confessi tutto...credo che anche a me sia necessario riflettere perchè ho capito che..."
- " Cosa..."
- "...Ecco vi stimo molto Fersen, ma è divenuto chiaro nel mio cuore che non posso amarvi... mi spiace ma ho confuso i sentimenti che avevo idealizzato per voi con qualcosa di reale...vi sono molto affezionata, ma non abbastanza per chiamarlo amore, per quanto ne possa sapere una ragazza strana come me di questioni
sentimentali...e non è amore ciò che provo perchè non sono pronta a rinunciare ad una persona troppo importante per me...perdonatemi Fersen, perdonatami se potete".
- " Capisco...si tratta di André, non è vero? Lui è molto importante per voi e credetemi non pensiate che io non vi capisca, avete tutta la mia compressione...il vostro legame è qualcosa di unico che va oltre le differenze di rango. Oscar non dovete sentirvi in colpa per questo, parlo per esperienza... non si può scegliere chi amare: si ama e basta...nessuno può ostacolare il proprio cuore, nemmeno questo mondo che ci vede diversi gli uni dagli altri...ma davanti agli occhi Dio siamo tutti uguali, mia cara Oscar.
Spero siate felice, ma tenete sempre presente ciò che sto per dirvi: non è detto che sia falice. Per essere felici bisogna rischiare, anche quando sembra impossibile.
Perchè, credetemi, vale la pena rischiare anche la vita, per pochi istanti di felicità completa, mia dolce Oscar".

- " Grazie Fersen, vi sono davvero grata...farò tesoro delle vostre parole".
- " Amici?".
- " Amici".







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Capitolo 10
*** 10. La quiete prima della tempesta ***






10. La quiete prima della tempesta.






Leggera.
Si sente leggera.
Quel fardello che le avvolge il petto, che le opprime il respiro, sembra essersi allietato.
Non avrebbe mai pensato di trovare così tanta comprensione e sincerità chiarendosi con Fersen, ma si è dovuta ricredere.
Fersen ha capito perfettamente i suoi dubbi e l'ha lasciata andare senza colpi di scena. Forse, perchè tiene veramente a lei e alla loro amicizia.
Si, infatti, non può che essere amicizia la loro.
Una reciproca e profonda stima, spinti l'uno verso l'altra, dalla forza di potersi concedere l'opportunità di un amore possibile da vivere, per entrambi.
Una convinzione costruita all'interno di una bolla di sapone, l'illusione di un momento.
Capisce ora che i suoi sentimenti per Fersen, non sono abbastanza profondi e forti, per combattere e tenersi stretta quell'amore con le unghie e con i denti, tanto da essere pronta ad affrontare la regina Maria Antonietta, tanto da essere pronta ad affrontare suo padre rinfacciandogli il suo essere donna, nonostante gli sforzi di una vita intera per crescerla come un uomo.
Non è pronta ad affrontare tutto e tutti solo per quello che in realtà si è rivelato un'infatuazione.
Non è pronta a rinunciare al suo lavoro, alla sua indipendenza, alla sua libertà solo per diventare la moglie del conte di Fersen.
Non è pronta a rinunciare ad André.
Sospira profondamente e le sue labbra si piegano in un sorriso vero, sincero, a quell'ultimo pensiero, mentre cavalca velocemente verso casa.
Sorride felice perchè adesso e cosciente di aver fatto la scelta più giusta per lei e non per il compiacimento di qualcun'altro.
La sua cara Nanny ha ragione.




Libera.
Si sente per la prima volta libera.
Sprona ancora di più il suo destriero, l'aria tiepida che si scontra sul suo viso le dona una sensazione piacevole, come una carezza, il vento le scompiglia i suoi lunghi capelli, che sembrano muoversi come delle onde dorate.
Non vede l'ora di arrivare a casa il prima possibile.
Perchè adesso sente la forza necessaria per chiarirsi anche con lui, di affrontarlo e dirgli la verità.
Ha bisogno di rivederlo e posare lo sguardo nei suoi occhi, per ritrovarlo, per ritrovarsi.
Non sa cosa sia ciò che la lega ad André, il suo amico d'infanzia, suo fratello, la sua famiglia; l'unica cosa di cui è certa e che hanno condiviso una vita intera assieme e di certo non vuole un futuro, qualunque esso sia, in cui lui non sia partecipe.
Dovrà spiegare a sé stessa come mai André sia comparso improvvisamente nella sua mente, nel momento in cui Fersen l'ha baciata convincendo sé stessa che sia stata la paura di perderlo a giocargli un piccolo inganno.
Forse.




Ma è un attimo e la sua memoria vola alla sera prima.
Le mani di André sul suo viso.
Il solo tocco le ha provocato un calore così intenso da divorarle il corpo.
Le gambe molli da non reggere il suo peso, quasi ha avuto l'impressione che sia stato André a sorreggerla tra le sue mani, tanto le è venuto naturale abbandonarsi a lui.
Il suo viso così vicino.
Le sue labbra così carnose.
Si vergogna dei suoi pensieri e di aver provato certe sensazioni verso André.
Ma è stato un istinto troppo prepotente per essere ignorato.
Neanche il bacio di Fersen è stato capace di tanto.
E' spaventata da questo groviglio di nuove emozioni, ma avrà modo di capire ciò che le sta accadendo.
Deve solo essere sincera con André e aspettare l'evolversi degli eventi tra loro.
La verità sarebbe arrivata da sola.





Finalmente è a casa.
Le sembra di essere tornata bambina, quando cercava André, per giocare assieme.
Nelle stalle non c'è neanche l'ombra di lui e dopo aver sistemato Cesar, con passo veloce si dirige direttamente verso l'ingresso secondario della servitù.
Si affaccia decisa sulla porta della cucina, pronta a vedere nonna e nipote impegnati in qualche loro ultima scaramuccia, ma la delusione di trovarvi solo la povera Nanny, le cancella in un attimo, quel sorriso che prima le è sembrato non volersene più andare.
Nanny completamente sola, seduta in un angolo, su un vecchia sedia di legno e con uno scialle a coprirsi le spalle; il volto spento, gli occhi gonfi e arrosati.
- " Buonasera Nanny, sai dove posso trovare André, ho bisogno di parlargli urgentemente..."
La vecchia governante, sembra non essersi accorta della presenza di Oscar, così la ragazza si avvicina fino a sfiorale una mano.
- " Nanny, cosa è successo? Stai Bene?"
- " Oh, Oscar..."
- " Ti prego dimmi cosa è successo. Tu stai bene?".
La governante annuisce, con le labbre strette e gli occhi piene di lacrime.
- " Va bene...allora, dimmi che non è successo niente ad André, dov'è?"
- " Oscar...bambina, davvero tu non sai nulla?".
- " Cosa Nanny, cosa dovrei sapere?"
- " Ma com'è possibile che non ne abbia fatto parola neanche con te!"
- " Nanny, di cosa stai parlando..."
- " E' andato via".
- " Ma come?...In che senso...dov'è andato? Senza avvisarmi? Senza avvisare nessuno?"
- " Non so dove sia andato, ha detto soltanto che mi avrebbe fatto avere sua notizie molto presto e di non preoccuparmi".
- " E l'hai lasciato andare via, senza dirgli niente, senza opporti? Com'è possibile!".
- " Ha parlato stamani con il generale Jarjayes, chiedendo scusa per il poco preavviso, ma di aver assolutamente bisogno del suo permesso per lasciare il servizio presso questa casa!".
- " E mio padre ha accosentito?"
- " Si, Oscar...".
- " Mio padre dov'è? Nel suo studio?"
- " Si, ma cosa vuoi fare Oscar?"
- " André è il mio attendente, la decisione finale spetta soltanto a me".
- " Oscar ti prego non metterti contro le volontà del generale..."

Come una furia si dirige verso lo studio. Sa perfettamente che non vuole mai essere disturbato quando è li.
Ma le deve delle spiegazioni suo padre.
Già...suo padre. Ha sempre fatto di tutto per renderlo orgoglioso di lei, nonostante abbia manovrato fin dal primo respiro la sua vita.
Avrebbe sopportato di tutto, tranne questo.
Non può toglierle André dopo che è stato proprio lui, con la sua idea di crescerla come un figlio, ad unirli indissolubilmente.
Ma forse il generale non può neanche immaginare quanto possa essere forte il loro legame.
No, non tollera che abbia deciso a suo posto; che abbia deciso anche per la vita di André.





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Capitolo 11
*** 11. Verità ***




E' giunta l'ora per Oscar di affrontare la verità...
Grazie ancora per il vostro sostegno!






11. Verità




Percorre velocemente quel corridoio immerso nella penombra, con il cuore in gola, ma non per il timore di dover affrontare suo padre, ma perchè le diventa incomprensibile anche solo immaginare che Andrè se ne sia andato, senza dirle nulla.
Con il fiato esasperato, si ritrova davanti alla porta dello studio e senza esitazione bussa tre colpi secchi.

- " Chi è?"
- " Padre..."
- " Oscar sei tu...viene avanti".
- " Padre, ho bisogno con urgenza di palarvi..."
- " Oscar non capisco la tua agitazione...".
- " Vi prego, ditemi che non avete commesso la pazzia di accordare il permesso ad André affinchè lasciasse questa casa..."
- " Oscar cerca di moderare i toni, non permetto che mi si parli così...e comunque André è stato molto chiaro con la sua richiesta; ha detto di voler lasciare il servizio presso questa casa per un'opportunità di lavoro molto importante.
Si è scusato del poco preavviso, e mi ha ringraziato per la fiducia riposta in lui in tutti questi anni.
E' una persona molto generosa, leale, intelligente André, non ho voluto privarlo di questa possibilità; è un ragazzo in gamba.
Inoltre si è premurato di portarmi delle referenze per il posto da attendente. Per quale assurdo motivo avrei dovuto dirgli di no".
- " Padre, avreste dovuto chiedere il mio parere a riguardo, si tratta del mio attendente".
- " Si, ma questa è casa mia e sono stato io a decidere di mettere al tuo fianco André, lui ha lavorato per me. Il tuo mi sembra solo un assurdo capriccio".
- " Mi occuperò personalmente del sostentamento di André, nulla che lo riguardi sarà più a vostro carico...ora però ditemi dov'è affinché io possa parlerne con lui e ..."
- " Non è possibile, è già andato via e non so dove alloggi...senti Oscar io non andrei ad interferire nella sua vita, Andrè è ancora un giovane uomo, probabilmente sente la necessità di crearsi una sua famiglia e una propria indipendenza economica.
Sono sorpreso che tu non ne sapessi nulla, in fonfo siete cresciuti assieme...vorrà dire che quando si sarà sistemato potrà venire a trovarti".

Oscar rimane come allucinata dalle parole di suo padre.
Come ha potuto essere tanto egoista, da non capire le esigenze e i desideri di André.
Una famiglia.
André vuole una sua famiglia. Tutta per lui.
E lei...non ne avrebbe fatto parte.
E' giusto...è una sua decisione, e come tale dovrà rispettarla. Allora perchè non riesce ad accettare che se ne sia andato senza salutarla, senza avvisarla?
E lei, loro, non sono mai esistiti, non vi è più traccia di loro?

- " Certo padre, avete ragione, scusate la mia irruzione".
- " Oscar, vedrai troveremo un altro attendente...non ti preoccupare".
- " Certo, ma credo di non averne più bisogno...".



Si congeda da suo padre uscendo rapidamente dallo studio, trascinando le gambe stanche lungo l'enorme scalinata raggiungendo il piano superiore; quasi non vede più, non riesce a distinguere le forme per colpa di quelle lacrime che le riempieno gli occhi.
Guidata dall'istinto si sofferma davanti all'entrata della stanza di Andrè.
Sospira rumorosamente appoggiando la mano sulla maniglia, sperando di trovarlo li dentro e di svegliarsi da quel terribile incubo.
Nero.
Buio.
Vuoto.
Si porta una mano alla bocca, quasi a voler tappare il sussulto fuoriuscito dalle sue labbra, non vedendo Andrè nella sua stanza.
Lascia la porta socchiusa e incredula si avvicina al letto, perfettamente ordinato, nulla è fuori posto, con dita leggere sfiora tutto il contorno in legno, fino a raggiungere il lato opposto e sedendosi lentamente sopra.



Non è possibile se ne è andato davvero e lei non sa nulla di quella decisione.
Una volta, lei avrebbe saputo.
Una volta, molti anni fa.
Non le ha detto neanche addio.
Neanche un saluto.
E' diventata così insopportabile per lui? Si sono allontanati così tanto? Come e quando? Perchè hanno permesso entrambi che ciò accadesse.
Freddo è tutto ciò che riesce a percepire. Le sembra di non respirare più.
Sente dietro di lei dei passi leggeri, ma non si gira, sa di chi si tratta.

- "Oscar, mi dispiace tanto averti dato questa notizia, credimi, ho pensato che almeno tu sapessi...
La ragazza non si volta verso l'anziana, non vuole farle vedere i suoi occhi pieni di lacrime.
- "...ma mi ha lasciato questa per te, mi ha chiesto di consegnartela personalmente...
Così Oscar si decide ad alzare lo sguardo, trovando nella mano di Nanny una busta bianca.
Sorpresa e impaurita prende tra le sue mani quella lettera, mentre lancia una rapida occhiata alla governante.
- "...grazie Nanny...e non temere, nel caso ci sia scritto dove si trova verrò subito ad informarti.
- " Grazie Bambina...ora ti lascio sola". - E con quella frase, Nanny lascia la ragazza avvolta nel buio di quella stanza.



Solo la lieve luce della luna che entra dalla finestra illumina fiocamente la camera, rendendo però di un bianco spledente quella busta nelle sue mani.
La gira e la rigira, ha paura; ha paura di scoprire ciò che c'è scritto.
Un gesto deciso, in un attimo apre il foglio piegato con precisione.
Il cuore è in tumulto, la bocca le si è seccata e l'ansia la pervade.
Si porta quel pezzo di carta all'altezza del viso e lentamente legge quelle parole come ad avere il terrore di perdersi per sbaglio anche il minimo dettaglio.
Deglutisce a fatica.
Un tuffo al cuore.



Ti ho aspettata.
Ti ho aspettata tanto.
Ma non potevo più attendere.
Sii felice Oscar, sii felice anche per me.
Ma promettimi solo una cosa.
Non ti scordare mai e poi mai chi sei: Oscar, guerriera di Dio. Oscar donna.
La donna più coraggiosa, leale, generosa, dolce, sensibile, testarda e maledettamente bella che io abbia mai conosciuto e che mai conoscerò.
Non venire a cercarmi.
Non cambierò idea.
Perchè è giusto così.
Perchè è giunto il momento di separarmi da te. Ognugno dovrà avere la forza di percorrere la propria strada da solo.
Non mi dimenticherò mai te, perchè vivrò solo di tuoi ricordi. Per sempre.
Addio mia compagna di giochi.
Addio mia cara amica.
Addio mio unico, vero amore.




Una goccia salata cade su quel foglio, seguita da un'altra e un'altra ancora.
Dolore, solo dolore.
Una pugnalata in piena petto le farebbe meno male.
Sente il respiro mancarle.
I battiti sono aumentati ed irregolari.
Cerca di trattenere a tutti i costi quei singhiozzi che le strongolano la gola. Inutilmente.
La rabbia nelle sue mani, le fa accartocciare quella lettera.
Poi si ferma.
Riapre quel foglio ormai stropicciato, e fissa incredula quell'ultima frase.
Sente già prepotentemente la sua mancanza e si chiede come farà a vivere senza di lui.
Appoggia la lettera stretta al suo petto, senza trattenere più il pianto.
Ora lo sa.
Perchè solo con lui ha provato quel calore avvamparle dentro le viscere come il fuoco.
Perchè solo con lui si è sentita libera di abbandonarsi tra le sue mani e desiderare che quel contatto non finisse mai.
Perchè sono le sue, le labbra che desidera.

Perchè solo con lui le sembra di respirare.
Perchè solo lui la capisce come nessun altro.
Perchè lei non può vivere senza, perchè lui è la sua ragione di vita.

E' arrivata troppo tardi e l'ha perso per sempre.
Ora che ha capito di amarlo con tutta sé stessa.

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Capitolo 12
*** 12. La notte porta notizie ***






12. La notte porta notizie







E' passata una settimana da quando ha lasciato palazzo Jarjayes.
Ancora non ci crede.
Non ha detto neanche alla sua cara nonna che si è arruolato nei soldati della guardia, l'ha soltanto rassicurata scrivendole una lettera in cui le spiega di aver trovato un alloggio nei pressi di Parigi; in un certo senso è vero.
Inoltre le ha scritto di non farne parola con Oscar, non vuole che lei venga a cercarlo, ora che sta cercando di rifarsi una vita.
E' passata una settimana dall'ultima volta che l'ha vista, quella mattina, nel corridoio che porta alle cucine del palazzo. E' successo tutto molto in fretta.
Forse si pente di non averle detto addio.
E' stato un condardo.
Ha avuto paura di scoprire la reazione di lei a quella sua decisione.
Comunque prima o poi avrebbero dovuto separarsi, dato l'imminente fidanzamento con Fersen. Si è risparmiato la strazio di assistere al loro impegno ufficiale e magari di rivederla ancora in abiti femminili, sempre per l'altro.
Ma non può proprio fare a meno di torturarsi l'anima, perchè pagherebbe per poter vedere il momento in cui Oscar ha appreso delle sue dimissioni.
Pagherebbe per vedere la sua espressione dopo aver letto quella lettera che, in poche righe, racchiude tutto il suo tormento e le confessa il suo amore.
Il suo cuore sarà rimasto impassibile come il suo volto?
No, non può essere almeno in nome del legame che li ha visti sempre uniti negli anni della loro giovinezza.
Avrà sofferto? Si, sicuramente, di questo ne è certo, perchè Oscar è sempre stata sincera nei confronti della loro amicizia.
Ma non avrà sofferto abbastanza, perchè non è amore ciò che lei prova per lui.

E' ancora così vivido il ricordo di quella sera, quando è comparsa bella come in un sogno, davanti alla porta di camera sua. E' rimasto scioccato.
E' ancora così vivida la sensazione di avere il suo viso tra le mani, così vicino, la sua bocca, i suoi occhi, il suo respiro.
Un mare di emozioni gli hanno scombussolato l'anima, la sfrustrazione di sapere che non sarà mai sua, la rabbia di sapere che un altro uomo ha assoporato le sue labbra, l'eccitazione di averla così vicina, nella sua stanza, in piena notte, il desiderio prepotente di lei gli ha tolto per un momento la lucidità di pensare e subito dopo il vuoto.
Sospira stancamente, chiudendo gli occhi.

- " Ehi André!...André! Bell' addormentato è proprio il soprannome perfetto per te! Ma si può sapere a cosa pensi sempre?! Stai attento o ti andrà in fumo il cervello a furia di rimuginare così tanto!!!"
- " Ah...Alain! Smettila..."
- " Ho capito, neanche oggi hai voglia di parlarne...va beh, andiamo figlio di un falegname, ci attende un altro lungo turno questa notte!".





E' una nottata serena.
Si trovano sul punto più alto della caserma, lui ed Alain, pronti per l'ennesimo turno di sorveglianza.
Non è stata facile quella prima settimana come soldato della guardia. Gli altri suoi compagni di camerata, non l'hanno accolto con molto entusiasmo; Alain è stato davvero gentile con lui, non gli ha chiesto niente sul suo passato e sulla sua decisione di arruolarsi.
E' un ragazzo d'oro, Alain, un pò rozzo, ma estremamente buono. E' stato fortunato ad incontrare un tipo in gamba come lui.

- " Senti Andrè non vorrei insistere, ma so benissimo che mi hai mentito. Non sei chi dici di essere! Perchè l'hai fatto? Io mi sono fidato di te".
- " Alain, non è come pensi. Non ti ho mentito".
- " Sicuro?! Girano voci che sei stato per molti anni al servizio dei nobili, questo spiegherebbe i tuoi modi raffinati e ben educati...Scusami, ma se te l'ho dico è solo per metterti in guardia, non sei visto molto bene dai tuoi nuovi compagni, non so se mi spiego...mi raccomando, occhi aperti quando sei solo. Non posso essere sempre
presente per salvarti la pellaccia, bell'addormentato!".
- " Grazie Alain, starò attento, davvero!".
- " Non vorrei doverti seguire anche quando ti lavi, giovanotto!!!".
- " No, no grazie...credo che non sia necessario!".
- "Ah, ah,ah,ah. - Scoppiano a ridere come due ragazzini rimbecilliti e André si sente più sollevato da quando quel gigante buono è apparso nella sua vita.
Ora si sente un pò meno solo.

- " Ehi Andrè...lo vuoi un goccetto?!" - Agita in mano un boccetta di metallo, mentre gli strizza l'occhio con fare da furfante.
- " Perchè no...".
- " Senti bell'addormentato, ce l'hai una donna?! Perché mi sa tanto che il tuo troppo pensare sia dovuto a qualche bella signorina...ah,ah, vero?!".
- " Dai Alain, ora mi metti in imbarazzo...".
- " Quindi è un si!!...Io che credevo che tu dormissi sempre, bell'addormentato...a quanto pare ti dai da fare! Bravo ragazzo! E non è che la tua bella ha qualche amica da presentarmi?!".
- " Ma sei proprio incorreggibile, Alain! Comunque non è come pensi...è complicato".
- " Uhh, l'hai combinata grossa! Ti sei beccato una sposata!!!".
- " Ma che dici!!! E' ancora peggio..."
- " Cosa c'è di peggio?!".
- " Innamorarsi di una donna irragiungibile, di una donna che rinnega sé stessa e l'amore...mi è proibito amarla".
- " Ehi amico, non dirmi che è una monaca, perchè non voglio neanche saperlo!!!".
- " Ma tu stai blaterando, Alain! Ma per chi mi hai preso...per un maniaco!!! Alain, non puoi capire, lei è diversa, meravigliosa, coraggiosa, leale, donna nell'anima e oltre...e"
- " e..."
- " Bella, maledettamente bella come non puoi immaginare, pelle bianchissima, capelli dorati, una cascata di biondi riccioli, incorniciano un volto perfetto, una dea.
I suoi occhi sono zaffiri, trasparenti e limpidi come il mare racchiusi da folte ciglia color della notte, Le sue labbra...sono le porte dell'infermo, morbide e carnose, invitanti come un frutto succoso, colpevoli di essere l'oggetto di pensieri proibiti. E il suo fisico statuario, alto, le sue gambe, i suoi fianchi... sembra scolpita nel marmo.
Si muove con grazia infinita e allo stesso tempo fierezza; affascina incosapevolmente chiunque abbia la fortuna o la sfortuna di incotrarla, perchè una volta incrociato il suo sguardo non potrai più dimenticartelo. Lei avrà sempre il mio cuore, avrà sempre la mia anima".

Andrè si gira verso l'amico e non può fare a meno di sorridere per l'espressione da ebete che ha stampato in faccia, con quella bocca spalancata come un bambino che ascolta la favola più bella.
Alain si riprende dal suo fantasticare sull'immagine di questa possibile donna che ha rubato il cuore del suo amico.
- " Ma che razza di donna è?! E' vera Andrè...esiste davvero questa dea di un altro tempo?".
- " Ahimè si...esiste davvero. Non c'è nessuna come lei, fidati".




***********




E' passata una settimana da quando lui se ne è andato.
Le sembra ancora impossibile.
E' passata solo una settimana, ma le sembra che il tempo si sia dilatato all'inverosimile prolungando così anche il suo dolore.
I giorni le sembrano infiniti, le notti sono un' agonia. Quelle poche ore che trascorre a palazzo, le passa incollata alla finestra con la speranza di vederlo varcare i cancelli.
Ma niente.
A poco è servito girare per tutta Parigi, sembra essere sparito nel nulla. Quella sua ricerca disperata l'ha portata ad accorgersi di non sapere nenche se avesse degli amici.
Solo due persone, possono sapere qualcosa di André: Rosalie e Bernard.
Si è recata a casa Chatelet, con la speranza di riuscire a recuperare qualche notizia in più che potesse aiutarla in quella ricerca, ma la felicità di quell'incontro è durata ben poco: giusto il tempo di accogliere tra le braccia la sua piccola Rosalie, che in un attimo, dopo aver aperto la porta, le si è gettata contro sprofondando la testa nel
petto, abbracciandole la vita.
Dopo la sorpresa per quella visita inaspettata, Rosalie con enorme dispiacere e preoccupazione le ha riferito di non saperne nulla purtroppo, così anche Bernard.
Ma l'avrebbero aiutata a chiedere informazioni su André e l'avrebbero aggiornata anche sulla minima novità.  


Si chiede se questa sia una punizione.
Una punizione perchè colpevole di provare amore verso il suo attendente, verso il suo più caro amico, verso quell'uomo che ha definito da bambina come un fratello.
Ha creduto di soffrire per amore, di soffrire per Fersen; povera ingenua, allora non poteva immaginare neanche lontamente, cosa volesse significare amare davvero, con tutta sé stessa, più di sé stessa; l'ha capito ora.
Ora che ha perso il suo André. Il suo amore.
In quella lettera, ultima appiglio della presenza di André nella sua vita, lui le aveva detto addio per sempre.
Non sa se riuscirà mai a perdornarsi, per avere distrutto per sempre l'amore di lui, per averlo cacciato via, con i suoi comportamenti, annebbiati dai sentimenti idealizzati per Fersen, con la sua ottusità, con la sua condardia.

Le manca tutto di lui.
Il suo sorriso.
La sua gentilezza.
La sua voce.
Il suo viso.
Le sue labbra.
Le mia mani.
Cosa darebbe per tornar indietro a quella sera in cui le teneva stretto il volto tra le mani. Per un attimo si è persa in lui.
Cosa darebbe per poter approffittare di quel momento per rubargli anche solo per un attimo le sue labbra.
L'amore ti cambia irrimediabilmente, sorprendentemente, dolorosamente ti sconvolge la vita.
Perchè tutto ciò che le importa ora è lui.
Sarebbe pronta a sfidare il mondo, per ritrovarlo, anche solo per poco, anche solo per dirgli addio.



Un'altra lunga e interminabile sera ricopre il cielo sopra di lei, ma non ha intenzione di rimanere reclusa in quella casa, ormai diventata prigione.
Un lungo mantello color della notte le copre tutto il corpo fino ai piedi, un cappuccio a nascondergli gran parte del volto.
Si dirige quasi furtivamente nelle scuderie, approffittando dell'oscurità per scappare inosservata da quella gabbia dorata.
Non nasconde a sé stessa quella strana sensazione che le attanaglia le viscere, quando varca l'entrata delle stalle, come se da un momento all'altro, potesse comparire lui, pronto ad attenderla, come sempre ha fatto negli ultimi vent'anni; ma sa perfettamente che questa volta non sarà così.
Si avvicina al suo Cesar, che sembra cogliere la malinconia della sua padrona e gli struscia amorevolmente il muso vicino alla spalla.
- " Forza Cesar, portami a Parigi...stanotte ho bisogno di bere".

In poco tempo raggiunge la città, avventurandosi in stradine oscure e sconosciute, quando un baccano poco lontano, attira la sua attenzione.
Perfetto, una locanda della peggior specie, in cui tutti sono troppo ubriachi e troppo abituati a menare le mani per poter accorgersi di lei.
Lascia il suo cavallo al riparo, poco distante dal locale e facendo attenzione a coprirsi bene con il mantello entra nel locanda.
Un odore di sudore, birra, vino le investe il viso.
Bicchieri e bottiglie da tutte le parti.
Urla indecenti.
Risate sguainate.
Una massa di uomini che fanno un fracasso infernale.
Cerca di rimanere indifferente e si siede in un angolo appartato, senza abbassare il cappuccio.
Le viene servita una, due, tre birre.
E beve Oscar, non si ferma, non quella notte.
All'improvviso una marmaglia di omoni entra in quella bettola, tra risate e battute.
Soldati. Sono un gruppo di soldati della guardia metropolitana di Parigi e qualcosa le dice che quella sera sono in libera uscita.
Ordinano subito da bere, senza sosta.
Oscar li osserva, stando molto attenta a non incrociare lo sguardo con nessuno, vuole che neanche la sua ombra si accorga di lei questa notte.
Quando, in un attimo, le sembra di perdere la forza in quella mano che stringe l'ennesimo boccale.
Le sembra di aver visto...André.
L'alcool inizia a fare i suoi effetti, quel ragazzo seduto di spalle non può essere il suo Andrè.
Cosa ci farebbe con addosso quell'uniforme.

- " Ehi Alain, vieni! mostraci come si gioca a carte, campione!".
- " No ragazzi, stasera non ho voglia di giocare, rimango qui, a parlare con il bell'addormntato!! Giusto André?!".

Ad Oscar scivola il bicchiere dalle mani, cadendole sul tavolo, ma fortunamente sembra che nessuno se ne sia accorto.

André.
Ha capito bene?
André, è veramente lui?
Cosa ci fa arruolato tra i soldati della guardia? Cosa gli è venuto in mente?

Il ragazzo di spalle si volta per porgere da bere a quell'Alain.
O mio Dio.
E' lui.
E' veramente lui.
Nonostante tutto, le sfugge un sorriso nel rivederlo.
E' felice di averlo trovato. Di sapere che sta bene.
Dio come gli manca, ha voglia di chiamarlo con tutto il fiato che ha nei polmoni, ha voglia di fermarlo e di stringerlo.
Ma non può. Non ora.
Sarebbe pericoloso per lui e per lei. Qualcuno potrebbe riconoscerla.
E se lui non volesse più neanche la sua amicizia? Non crede di poter superare un rifiuto del genere.
E' chiedere tanto potersi prendere la libertà di stargli almeno vicino, di poterlo guardare da lontano senza interferire nella sua vita privata e accontentare così la propria anima, nel constatare con i propri occhi, giorno dopo giorno, che stia bene.


Come un lampo, un'idea un pò insana le attraversa la testa.
Una nuova luce accende i suoi occhi.
Dovrà pazientare ancora un pò.
Il suo arrivo dovrà sembrare causale.
Ora sa cosa fare...sa come potergli stare ancora accanto.
Lui non si è accorto di nulla, è riuscita a passare in osservata a tutti quei ragazzi un pò troppo alticci.
E' fuori dalla locanda, recupera velocemente Cesar e galoppa verso casa.
Le sue pregherie sono state ascoltate.
Non lascerà mai più, il suo André.







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Capitolo 13
*** 13. Da donna a donna. ***


 E' l'ora degli ultimi chiarimenti.
Non smetterò mai di ringraziarvi per i vostri commenti e a chi continua a seguire...grazie!





13. Da donna a donna.





Ci sono cose nella vita che non puoi farti sfuggire.
Ciò nonostante, può succedere di sbagliare anche solo una volta, senza avere possibilità di rimedio.
Non sempre si ha il dono di ricevere un altra chance.
Ha creduto di averlo perso per sempre, a causa del suo sbaglio più grande, la paura.
Paura di essere una donna, paura di essere sé stessa, paura di amare lui, il proibito, il suo attendente, il servo che per lei non è mai stato, lui la persona più importante, l'uomo della sua vita, lui tutto quello che non le è concesso amare in questo mondo pieno di falsi moralisti.
La paura l'ha resa cieca davanti a quel sentimento così puro, la sua ragione ha mentito a quello che il suo cuore ha continuato ad urlare con tanta forza.
Ma a lei è successo, il destino le ha sorriso, riportando lui nella sua esistenza.
Sa che, se non sarà libera di amarlo, sarà almeno libera di stargli accanto.
Ci sono cose nella vita su cui non c'è nulla da riflettere.
Ci sono cose che devi solamente saperle vivere.



Dei fasci di luce dorata entrano dalle immense finestre, facendo risplendere con i loro raggi, i biondi capelli delle due figure poste una di fronte all'altra; solo loro due in quella stanza, non un servo in giro, loro due avvolte in un' atmosfera di complice silenzio di chi si conosce da tempo.
La regina e il suo più fedele soldato; Maria Antonietta e Oscar, due donne, due amiche.
- " Mia Regina, sono qui oggi, per chiedervi il permesso di lasciare il comando delle guardie reali".
Maria Antonietta rimane immobile, non le riesce neanche di parlare. Oscar alza lo sguardo trovando quello della Regina; uno sguardo pieno di dispiacere.
- " Vi prego Maestà, esaudite la mia richiesta". - Una supplica la sua.
- " Madamigella Oscar, non capisco...ditemi almeno il perchè".
- " Credetemi Maestà, non posso dirne il motivo, vi chiedo solamente di darmi il vostro consenso".
- " Oscar, posso fare qualsiasi cosa per voi, quello che volete, ma pretendo che mi diciate il perché".
- " Mia Regina, non posso rivelare le motivazioni, ma giuro che rimarrò un vostro fedele servitore, sempre".
- " Oscar...alzatevi e guardatemi negli occhi".
Si alza lentamente, posizionandosi davanti a Maria Antonietta.
- " Oscar...da donna a donna...ditemi la verità, vi state allontando da me a causa di Fersen? Credete forse di avermi tradito?".
Oscar rimane allibita da quella dichiarazione, rimanendo con la bocca socchiusa.
- " Vedete Madamigella, ho capito perfettamente ciò che c'è tra voi...ma del resto, pur quanto io possa amarlo, non posso costrigerlo a rimanere tutta la vita solo, ad aspettare un amore impossibile...io voglio che lui sia felice. E se voi siete la natura della sua felicità non posso privarlo di questo".
- " Mia Regina, confesso di aver provato dei sentimenti verso Fersen, non posso negarvelo, e forse ho sbagliato ad non essere stata sincera ed onesta con voi, ma non è amore ciò che ho creduto essere. Ho voluto esserne certa, perchè avrei voluto risparmiarvi questa sofferenza.
Vedete l'amore immenso che voi nutrite per lui, io non lo sento. Ora so che è stato solamente un'idea sbiadita dell'amore, è stato tutto un'illusione; ciò che mi lega al conte di Fersen, non è nient'altro che profonda stima...vi chiedo di perdonarmi se ho tradito la vostra fiducia. Ma nonostante tutto, non è questa la ragione che mi ha
spinto a prendere questa decisione e a chiedervi di accettare la mia richiesta".
- " ...Oscar, ma se non è questo il motivo, perchè volete andarvene..."
- " Maestà, come vi ho detto, ho creduto fosse amore, ma non è Fersen l'uomo che custodisce il mio cuore...per questo vi chiedo di affidarmi un nuovo incarico, con qualsiasi grado, a qualsiasi condizione, ma ci tengo a precisare di voler far parte dei soldati della guardia metropolitana. So di chiedervi troppo, ma tutto è ciò che desidero".
- " Oscar, dite sul serio?! Ne siete certa...io continuo a non comprendere".
- " Mia Regina, da donna a donna,... lo faccio per amore, per un amore impossibile da vivere, ma troppo importante da permettere di perderlo del tutto".
- " Io non vi avrei mai perdonato, se aveste lasciato il comando della guardie reali per me....Oh, Oscar...ma perchè usate parole tanto sofferte, cosa vi separa dal vostro amore?".
- " Tutto e niente...una vita passata assieme e un titolo nobiliare alla nascita".
- " Oh, buon Dio...ma...".
- " Perdonatemi se vi ho offesa con le mie parole".
- " No, no Oscar non mi avete offesa...è stata solo l'emozione di questa vostra affermazione".

Oscar pensa di aver parlato troppo e di non essere stata in grado si dosare le parole; mentre Maria Antonietta legge incertezza sul volto di Oscar e le fa tenerezza questa nuova donna, che si è scoperta innamorata, di un amore difficile da realizzare; ma nel pronfondo, Maria Antonietta ha sempre percepito quel legame speciale che lega questo strano quanto bellissimo colonello al suo attendente, perchè è certa che quell'uomo che ha rubato il cuore di Oscar, altri non può essere che André:
- " Madamigella, mi sento in dovere di confessarvi una cosa: le parole che seguiranno non sono pronunciate dalla Regina di Francia, ma da una vostra cara amica...si perchè, nonostante le differenze che la società impone, ho sempre invidiato il rapporto che vi lega a questa persona, una vita passata assieme, agli occhi di tutti voi la sua padrona, lui il vostro attendente, ma in relatà non siete mai stati tali; più vi ho osservato crescere insieme in questi lunghi anni e più ho visto, un uomo e una donna, nati per stare insieme".
- " Ecco io non vorrei, aver esagerato con le mie dichiarazioni...so che non è possibile".
- " Oscar nulla è impossibile. Comunque...prenderò in esame la vostra richiesta. Se non erro si è liberato un posto come comandante delle guardie metropolitane di Parigi e non saprei a chi conferire l'incarico. Buona fortuna Madamigella Oscar".
- " Vi rigrazio dal profondo del cuore, mia Regina".
- " Oscar..."
- " Si, mia Regina".
- " Scusate se mi permetto, ma cosa ci fa André Grandier tra i soldati delle guardia...?".
- " Beh, diciamo che anche per me è stata un'inaspettata e dolorosa sorpresa...".





*********





Ha da poco lasciato la Regina e si dirige verso le scuderie della reggia per recuperare il suo Cesar.
Attraversa l'enorme colonnato, che porta al giardino posteriore, soffermandosi con lo sguardo a cogliere ogni minimo particolare...si sta concludendo un lungo capitolo della sua vita, ma sente di non doverne soffrire per quella sua decisione, forse avrà qualche nostalgico pensiero su tutti questi anni che ha trascorso come capitano
delle guardie reali...con il suo André sempre a fianco.
Si accorge con sorpresa, che in maniera non del tutto esplicita, ha confessato per la prima volta il proprio amore.
Non avrebbe mai pensato di confidarsi involontariamente con la Regina di Francia, ma è successo.
Ed è felice di aver trovato nelle sue parole, comprensione e amicizia.

Appoggia delicamente la sua mano al tronco di un albero, sentendo al tatto la superficie ruvida e nodosa, inspira profondamente e rimane incantata ad osservare quel gioco di luci ed ombre che oltrepassa le fronde; così completamente assorta nei suoi pensieri, non si accorge di non essere più da sola.
- " Mmm..."
Si gira di soprassalto e sgrana gli occhi un pò incredula.
- " Fersen...voi".
- " Madamigella Oscar, scusate se vi ho spaventata, ma non ci siamo più visti dal quel giorno e così...come state?".
- " Potrebbe andare meglio e voi, cosa mi dite? In effetti è parecchio tempo che non ci si vede".
- " Beh, ecco...in verità ho frequentato molto poco la Reggia ultimamente, ho preferito starmene un pò in disparte, sapete avevo parecchie cose su cui riflettere".
- " Capisco...credetemi".
Si osservano nel profondo, leggendo un profondo dolore l'uno nell'altra e si sorridono complici di chi sa di condividere un segreto.
Si morde il labbro Oscar e volge il viso verso un punto lontano dell'orizzonte.
- " Avete un'aria molto stanca Oscar..."
- " Oh ecco, è che non riposo molto bene..."
- " Già...a volte i pensieri, possono anche uccidere...a volte bisognerebbe seguire solo l'istinto".
- " Avete ragione Fersen, sono stanca di pensare a cosa sia giusto agli occhi degli altri, ho deciso di fare ciò che sento giusto per me - si rigira verso il conte - ho deciso di lasciare il comando delle guardie reali".
- " Oscar, ma volete scherzare?!".
- " No, sono convinta di aver fatto la scelta più giusta".
- " E se è permesso...non è che c'entra per caso il vostro André?".

Non risponde Oscar, ma dal suo sguardo Fersen capisce di aver centrato il problema.

- " Mi ricordo perfettamente le vostre parole...per essere felici bisogna rischiare...e io sto rischiando il tutto per tutto. E se permettete credo che dovreste farlo anche voi!".
- " Oscar, cosa intendete dire...".
- " Fersen, lo dico contro tutto quello che ritenevo giusto, dico queste parole contro tutto ciò che è stata finora la mia Francia, ma...lei vi ama ancora, vi ama di un amore incodizionato. Forse insieme troverete la forza per superare anche questo momento..."
- " ...Ma vedete, ho capito di non poterla amare nella sua completezza, porterei solo sofferenza nella sua esistenza e lei certo non ha bisogno di questo".
- " Lei soffre comunque non avendovi per nulla e credetemi quando vi dico queste parole".
- " Non posso mettere in pericolo la Regina di Francia, con altri pettegolezzi".
- " Si, ma dovreste chiarire, nulla vi vieta di rimanerle accanto per sorreggerla nel momento in cui lei avrà bisogno di voi, lei si fida di voi Fersen ...in fondo credo che sia anche questo saper amare".
- " E' vero ciò che dite, anche se queste parole sono intrese di una consapevolezza di chi ha maturato questo pensiero e lo fa proprio".
- " Il mio è un consiglio personale...io ho deciso di stargli accanto silenziosamente.
- " Siete molto cara Oscar e siete anche molto coraggiosa. Spero che almeno voi abbiate la fortuna di trovare la felicità. Oscar...Andrè vi ama.
- " No, vi sbagliate. Mi ha amato per tanto tempo, ma non sono stata capace di cogliere il suo amore".
- " Siate felice Oscar...addio":
- " Io sono sicura che ci rivedremo Fersen".

Lo guarda negli occhi con grande stima e nonostante tutto lo sente così vicino lei.
Entrambi tormentati da un amore impossibile, ma indispensabile come l'aria.






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Capitolo 14
*** 14. Il nuovo comandante. ***





14. Il nuovo comandante.




E' agitata.
Non l'ha più rivisto da quella notte, in cui il suo cuore per un attimo ha smesso di battere, in quella locanda nel centro di Parigi.
Le sembra sia trascorsa un'eternità.
Domani prenderà servizio come comandante dei soldati della guardia, ma ha deciso di presentarsi con un giorno di anticipo in caserma per conoscere i suoi uomini; sà anche che sarà ben diverso dal comandare le guardie reali, i soldati della guardia sono per lo più uomini del popolo.
Nessuno sà che sarà lei il nuovo comandante; anche il suo nome è rimasto celato.


E' nel suo nuovo ufficio, quando sente bussare alla porta.
- " Avanti!".
- " Buongiorno comandante, sono il Colonnello d'Agout ai vostri ordini".
- " Molto lieta di fare la vostra conoscenza Colonnello".
- " E' un piacere avervi tra noi comandante, anche se vi aspettavamo solo per domani. Posso fare qualcosa per voi?".
- " Si, a dir la verità si. Vorrei che mi conduceste alle camerate dove alloggiano i soldati".
- " Ma, veramente...sapete, le camerate sono abbastanza fatiscenti, non vorrei che..."
- " Colonello vi ringrazio, ma vi chiedo di portarmici".
- " Agli ordini comandante".

Si crea grande subbuglio nei corridoi delle camerate; gli uomini sono colti alla sprovvista, e la soffiata gira molto velocemente: il nuovo comandante ha preso servizio con un giorno d'anticipo, e si sta recando proprio agli alloggi, scombussalando così l'ozio dei soldati.

- " Ehi ragazzi, presto, sta arrivando il nuovo comandate!!!".
- " Cosa ?!! Ma non è possibile!".
- " Si! il nuovo comandante sta venendo alle baracche!".
- " Accidenti a lui, ma non doveva arrivare domani!!!".
- " Presto ragazzi, fate sparire quelle bottiglie e quelle carte!".
- " Certo Alain!".


In poco tempo, percorre quei corridoi bui e poco arieggiati, che a breve la condurranno al cospetto di coloro che diveranno i suoi uomini.
Solo una porta a dividerli.
E' vero ha voluto cambiare vita per una scelta d'amore, ma non per questo verrà meno ai suoi doveri.
Un respiro profondo, cerca di allontare tutta la tensione che sente vibrare nel corpo, è il momento di svelarsi, ma deve dimostrare ai suoi soldati che non è una sprovveduta.
Dovrà dimostrare tutta la sua fermezza, la sua voce non potrà tradirla.
Dall'altra parte della porta regna un silenzio irreale.
Con un gesto deciso entra nella stanza.
Sono tutti schierati ai lati della camerata, i suoi uomini.
I suoi passi autoritari riecheggiano.
Gli occhi fissi e impenetrabili.
Si volta a guardare i suoi soldati, prima da un lato e poi dall'altro come a sottolineare le sue prossime parole.
Eccolo il soldato che vive in lei.
- " Ascoltate soldati della guardia, mi chiamo Oscar François de Jarjayes e sono il vostro nuovo comandante".
Sente mille occhi puntati su di lei, e pensa che forse sia già chiaro anche a loro quale strano scherzo del destino lei sia.
E invece...quell' Alain, rompe il silenzio in quello spazio pieno di tensione.
- " Soldati della guardia, salutate il nuovo comandante!".
Alle parole di quel ragazzotto, tutti i soldati le fanno il saluto militare. Oscar, senza dare troppo nell'occhio, si volta da una parte all'altra, con lo scopo inconscio, di scorgere in mezzo a tutti quei visi, il più bello, quel viso che lei conosce alla perfezione.
Non riesce a vederlo, quando girandosi senza più speranza, lo trova.
Il cuore le batte all'impazzata, il suo è stato un lieve sussulto; si deve calmare prima o poi le sarebbe accaduto di incontrarlo.
E' lì, in seconda fila, che si esibisce nel saluto militare come tutti gli altri suoi compagni, ma non può decifrare l'espressione del suo volto.
E' sorpreso, scioccato, il suo sguardo incredulo la fissa con stupore, incomprensione e...rabbia.
Si, può riconoscerla...quella è rabbia.
Oscar si sente incenerire sotto il suo sguardo, ma se la sarebbe aspettata una reazione del genere.
Un' ultima sbirciata e scivola via silenziosamente da quella camerata, lasciando finalmente i suoi uomini liberi dalla sua presenza.



***************



E' entrato nella stanza, muovendosi con precisione ed eleganza, il sole gli ha illuminato il volto dall'incarnato perfetto, rivelando l'azzurro dei suoi occhi luminosi e l'oro dei suoi riccioli.
La sua voce forte e decisa, sebbene non molto maschile, stride in contrasto con la sua immagine.
Sembra essere una dio.
Mai visto un uomo più bello ed aggraziato.
Alain si stupisce dei suoi stessi pensieri e anche dopo essernese andato via, i soldati rimangono in silenzio, basiti.
Pochi i commenti e molto lo sconcerto sull'aspetto fisico di quel bel damerino che si è rivelato essere il loro nuovo comandante.
Nessuno dei predecessori, che hanno ricoperto quello stesso incarico, hanno mai messo piede alle barecche. Senz'altro ha un bel coraggio, quel giovane.

Ma nessun altro ha la stessa espressione di André, sembra abbia visto un fantasma.
Alain, si avvicina al suo amico, notando come questo sia rimasto ammutolito più degli altri compagni:
- " Ehi André, cosa c'è che non va?".
- " No, niente..."
- " ...Senti, dì la verità... anche a te non ti quadra quel nuovo comandante?".
- " Eh...?!".
- " Si, intendo...probabilmente dovremmo uscire un pò più spesso con qualche donna, perché a furia di rimanere chiuso qui dentro...sai, possono nascere strani pensieri, amico mio...ma non ti preoccupare perché anche a me, quell'uomo mi è sembrato troppo bello, troppo esile per essere tale. Sembra essere un dio.
Per un attimo mi sono sentito attratto da quel damerino". - Sorride di sè stesso Alain, cercando nell'amico uno sguardo complice, che non arriva.
- " No, Alain non ti stia sbagliando...".
- " Eh?!...André, così mi preoccupi!".
- " E' lei".
- " Lei?!? André, lei chi?".

E' rimasto a fissare sbalordito quella porta ormai chiusa da diversi minuti, quando girandosi verso il suo amico, un sorriso amaro si dipinge sul suo viso:

- " E' lei...il mio amore impossibile".
 



Si allontana da Alain, appoggiandosi con una spalla al muro umido e grigio della stanza, l'attenzione persa nel vuoto a guardare fuori dalla finestra.
Troppe l'emozioni sorte alla sola vista di Oscar: si sono osservati per un tempo a lui sembrato infinito, giurerebbe di aver letto negli occhi di lei commozione, ma non capisce come sia finita a comandare i soldati della guardia. Cosa sarà successo? La regina ha scoperto lei e Fersen e ha deciso di allontanarla dalla Reggia, per non
soffrire ulteriormente?
Lui che, costretto a salvarsi da un amore che poco alla volta lo stava uccidendo, ha trovato la forza di prendere la decisione più difficile della sua vita, pur di dimenticarla, pur di non intromettersi nella vita di Oscar ricevendo così, un'ennesima delusione, pur di non soffrire più, ha lasciato per sempre palazzo Jarjayes e lei.
Peccato che ora si ritrovi al punto di partenza.



E' fermo, appiccicato a quel muro da tempo ormai. Può un uomo morire giorno dopo giorno per amore di una donna?
Cos'è quel sentimento che lo lega così visceralmente a quel comandante, che di uomo ha soltanto il nome.
Non sopporta di vedere Andrè in quello stato, non lo affermerebbe mai a parole, ma quel ragazzo così gentile, dallo sguardo triste è diventato un breve tempo un amico di cui potersi fidare, un amico come rare volte nella vita si ha l'occasione di conoscere.
Lo raggiunge e si mette al suo fianco, fissando anch'egli, attraverso la finestra, il cortile della caserma; prende coraggio Alain e pronuncia quelle parole con voce molto bassa per non farsi sentire dagli altri.

- " André, che cos'è questa storia?!".
- " Alain...scusami ma...".
- " No André, è da lei che sei fuggito? E adesso cosa farai, scapperai ancora??".
- " Non lo so...".
- " E' inutile sparire di nuovo...".
- " Ho tentano per vent'anni di rimanerle accanto ora basta".

Lo prende per il colletto della divisa e lo trascina fuori con la forza.
- " André ora mi spieghi questa storia assurda...me lo devi!!!".
- " Alain..., non so se riuscirò a sopportare la sua presenza...lei è l'erede della famiglia Jarjayes, suo padre l'ha educata per tutta la vita a ricoprire questo ruolo, senza pensare mai alle conseguenze che questa decisione potesse avere sulla vita della figlia; il generale mi ha messo al suo fianco da quando avevo sei anni e lei cinque...siamo cresciuti insieme come fratelli, come amici, poi come comandante delle guardie reali e attendente, come una donna e un uomo, fino a quando non ho potuto più rinnegare a me stesso di amarla da sempre; sarei stato disposto a rimanerle accanto soffocando i miei sentimenti, anche quando ha scoperto l'amore verso un uomo, che non sono io, un nobile come lei; ha scoperto l'amore nonostante l'uniforme che indossa le abbia impedito di vivere come una donna. Le sarei rimasto accanto silenziosamente, accontentandomi di esserle in qualche modo amico; ma una sera la donna ha prevalso sul soldato, svelandosi in tutta la sua bellezza e anche l'uomo di cui è innamorata non ha potuto fare altro che accorgersi di quanto sia meravigliosa, contraccambiando in qualche maniera i suoi sentimenti; ma nessuno la conosce come me; lui non sarà mai in grado di comprendere la sua vera essenza...Alain, lei si sposerà e io non posso fare nulla, nulla per rivendicare il mio amore per lei! ".
- " Cavolo...sei messo male amico...comunque, c'è solo una cosa da fare...devi affrontarla e chiarire la vostra situazione. Non ti sembra strano che poco dopo il tuo arrivo lei sia stata nominata comandante della guardia? Senti, io non sono un esperto in questioni sentimentali, mi conosci...una così ti porta dritto al manicomio! Tutta questa situazione è parecchio complicata, lei è nobile, tu un uomo del popolo; lei è una donna nobile, che vive come un uomo! André una donna così è da ammirare, non da amare...".
- " Tu non la conosci e poi l'hai vista?!".
- " Eh...si...l'ho vista. André è senz'altro bellissima, ma devi chiarire una volta per tutte, è inutile scappare! Senti, ora ti dico una cosa, rifletti...lei si deve sposare con questo deficientone pieno di soldi, e va bene! Era al comando delle guardie reali, per quale motivo ha chiesto un traferimento proprio qui...svegliati André! A cosa potrebbe interessarle, venire a comandare un gruppo di zoticoni puzzolenti, se non perché ci sei tu qui! Cosa dovrebbe importargliene se ben presto diventerà la moglie di...con chi si sposa?".
- " Con il conte Hans Axel Von Fersen...".
- " Oh, porca miseria...ma è...".
- " Si, è lui!".
- " Comunque sia, ho ragione..vai da lei e falle capire chi è l'uomo una volta per tutte!".
- " Hai ragione...devo parlare con Oscar".
- " André...".
- " Si".
- " Muoviti, se non vuoi che ti ci porti io davanti al suo ufficio, a suon di pedate!!!".





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Capitolo 15
*** 15. Incontro...scontro ***






15. Incontro... scontro





Ha notato solamente il movimento delle labbra, senza aver udito in realtà il suono delle parole del suo sottoposto, ed è così rientrata frettolosamente nel suo ufficio, dopo aver in qualche modo congedato il Colonnello d'Agout.
E' completamente frastornata, da quel miscuglio di pensieri e sensazioni che l'hanno travolta come un fiume in piena, lasciandola paradossalmente anestetizzata in una sorta di stato di semincoscienza, come se tutto ciò che la circonda non fosse reale, ma frutto di un sogno.   
Si è seduta composta alla sua nuova scrivania, iniziando a controllare i primi turni da assegnare ai soldati, trascurando, come se nulla fosse accaduto, un'irruenta inquietudine. Ma le basta poco per capire che la sua è una calma apparente, la distrazione regna ormai sovrana sulla sua ferrea volontà di imporsi quei limiti che
l'hanno sempre caratterizzata, ritraendola così agli occhi di tutti come l'algido soldato.
Si sforza di rimanere concentrata su tutti quei fogli ben impilati sulla sua scrivania, per allontanare l'immagine di lui che ha preso prepotentemente possesso della sua mente, ma nonostante le buone intenzioni si accorge con rammarico, di leggere, già da diversi minuti, sempre lo stesso nome, il primo di una interminabile lista.
Si arrende, stanca ormai di lottare contro sé stessa, ripone la penna nel calamaio e punta le mani alla scrivania, alzandosi rumorosamente dalla sedia e costeggiando lentamente il tavolo, trascina al suo seguito, l'indice della mano sulla superficie lucida e liscia, disegnando una scia immaginaria.
Si concede qualche minuto, capendo di non essere nelle facoltà adatte per organizzare turni di guardia e controllare ordini.
Vorrebbe uscire di lì, recuperare il suo Cesar e scaricare i nervi in una galoppata stremante e senza fine; vorrebbe liberare la mente dal pensiero di lui, cancellare della memoria l'immagine del viso di André contratto in una smorfia d'ira e delusione, che le ha provocato senza rimedio una stilettata allo stomaco, per poi risalire dritta al petto.  
Il ricordo di quelle sensazioni ancora implacabili, mai provate in vita sua, sono diventati il fulcro dei suoi pensieri.
E' questo l'amore? Sconvolge gli equilibri, le certezze e i propri credo; nel suo caso almeno è stato così, perchè ora capisce di vivere per lui.
Tutto il suo essere è ancora in subbuglio.
Le è bastato guardarlo, per provocare in lei un mare di sensazione ed emozioni così travolgenti, che ad un certo punto, ha temuto di non riuscire a controllare.
E' fuggita da quella camerata.
E' fuggita da quello sguardo confuso, deluso e decisamente contrariato.
E si dà della sciocca, cosa pensava di trovare? Due braccia forti pronte ad accoglierla e a stringerla?
Guarda, fuori dalla finestra del suo ufficio, la fine di quella giornata che nonostante tutto non potrà mai dimenticare; non sarà facile, ma ora è nuovamente accanto a lui.
Sà perfettamente che questo comporterà maggiore attenzione da parte sua, perchè dovrà stare molto attenta a non mostrare le sue preferenze per quel soldato semplice, che si distingue dal gruppo, per gentilezza, educazione e bellezza.

E' ancora immobile, con gli occhi persi nel nulla, le braccia conserte dietro la schiena, davanti alla finestra attraversata dalla calda luce del tramonto che le scalda lentamente il viso.
Un suono sordo le giunge all'orecchio, cogliendola di soprassalto. Bussano alla porta.
Quel rumore è stato un brusco risveglio dal suo torpore fatto della stessa consistenza dei sogni più nascosti.
Si schiarisce la voce, ricomponedosi velocemente:
- " Avanti!" - Chiude gli occhi e inclina il capo, portandosi una mano chiusa davanti alle labbra.
La porta viene accompagnata delicamente fino a chiudersi.
Nessuna presentazione. Nessuna risposta al suo ordine.
Solo l'assordante rumore di un passo e di un altro ancora.
Dopo di che solo il silenzio scandito dai respiri.
Sgrana gli occhi.
Ha paura di volgere lo sguardo verso questa presenza muta, che inspiegabilmente sà essere così familiare.


****

E' come paralizzato davanti alla porta dell'ufficio di lei.
Maledice Alain e il suo essere sempre, alla sua maniera, garbatamente persuasivo, ma ora non ha la più pallida idea di come comportarsi, di cosa dirle.
E' arrabbiato, confuso e deluso, perchè ha fatto il possibile per allontanarsi da Oscar e ha fallito.
Non la vede da troppo tempo e una parte di lui, vorrebbe stringerla forte al suo petto, una parte di lui sente crescere l'imbarazzo per quella lettera che le ha scritto credendo di non doverla incontrare mai più.
Ma non può certo ignorare quella rabbia, che poco prima gli bruciava nei polmoni, impedendogli di respirare, costretto a soffocare sul nascere quello sfogo fatto d'imprecazioni.
Attaccarla non servirà di certo ad ottenere delle risposte alle sue mille domande, ma nemmeno vuole dimostrarsi arrendevole a questa nuova scolvolgente decisione di Oscar; sarà chiaro e sintetico, cercherà di farle capire tutto il suo disappunto a riguardo, con la speranza che lei se ne ravveda.
Ha cercato più volte di alzare il pugno e bussare, ma il suo corpo sembra non volerlo ascoltare.
Si ricorda delle parole dell'amico: deve chiarire, non può fuggire per sempre...con sola ed unica differenza: sarà lei a doversene andare.
Sembra irremovibile nella sua convinzione.
Il rumore della mano che batte sul legno, rimbomba nelle sue orecchie.
Adesso non può più tornare indietro.
Sente la voce impostata di lei, ordinargli di entrare.
Un passo e la vede, illuminata dalla calda luce del tramonto.
Chiude la porta, lasciando tutto il resto del mondo fuori da quella stanza.
E' girata di spalle, non si è voltata, non una sola parola ed è certo, che lei l'abbia riconosciuto.
Anche lui ha paura di parlare, teme di rompere il silenzio che scandisce quegli istanti sospesi nel tempo.
L'aria attorno a lui si riempe del respiro di lei, che si è fatto impercettibilemente più veloce e non comprende il motivo di tale agitazione.



******


Un passo, un altro e un altro ancora, sente a ridosso della sua schiena un brivido; non si sfiorano nemmeno, ma percepisce il fuoco bruciare sotto la sua uniforme, il calore del corpo di lui avvolgerle le spalle.
Rimane ben eretta, non si scompone dalla sua posizione, che non dà segni di cedimento, ma in realtà dentro si sente morire; il fatto di essergli di spalle, gioca a suo favore; lui non può certo scorgere il suo viso imbarazzato e per un attimo si lascia guidare dal suo corpo di donna ancora acerbo a certe pulsioni che nascono e crescono esigenti; assapora tutte quelle sensazioni che incosapevolmente la vicinanza di André gli sta donando; inspira ad occhi chiusi, umettandosi leggermente le labbra, dopo aver riconsciuto e catturato nella memoria il suo profumo inconfondibile.
Riaddrizza il capo, ma proprio non le riesce di girarsi, le sue gambe sono diventate pensanti come la pietra così quando tenta di aprire la bocca, le sue labbra rimangono orfane di qualsiasi parola, come se la sua lingua fosse divenuta piombo.
Il suo corpo le sta giocando un brutto scherzo.
Prova pudore per quel piacevole imbarazzo che nasce nel percepire il lieve respiro di lui, che le sfiora impertinente i capelli, rendendosi conto di quanto poco le serva per impazzire felicemente; un solo suo gesto e sarebbe per sempre nelle sue braccia.
Ma nulla accade.



******


Si è avvicinato a lei, forse eccessivamente perché riconosce perfettamente il profumo dolce dei suoi capelli, che gli sta stordendo i sensi, inebriandolo di piacere solo come la sua vicinanza è in grado di fare. Istintivamente chiude gli occhi e avvicina di poco il suo viso per poter catturare quell'essenza di camomilla di cui sono intrisi i suoi lunghissimi riccioli.
La osserva, sembra essersi irrigidita a causa della poca distanza tra i loro corpi, ma subito dopo gli sembra di vedere la bionda testa di lei abbandonarsi impercettibilmente all'indietro, verso il suo petto.
Più volte è rimasto ad ammirarla e osservarla in tutte le sfumature della sua bellezza, in tutti quei dettagli che fanno irrimediabilmente di lei una donna; ma mai come ora le sue spalle gli sono sembrate così piccole, rispetto alle sue.
Le mani di André si muovono da sole, guidate da non sà quale istinto, pronte a stringerla ed è così vicino al toccarla...ma poi con rabbia le richiude nei pugni e le ritira velocemente, riportandole di nuovo lungo i fianchi.
Si fa violenza imponendosi di affrontare il reale motivo di quella visita.

- " Cosa ci fai qui..."
Oscar percepisce chiaramente in lui amarezza; troppa in quelle poche parole.
- " André...- quel nome pronunciato dalle sue labbra in un soffio, pieno di disperazione e amore".
- " Oscar, perchè sei qui..."
Si gira verso di lui, tenendo lo sguardo rivolto al pavimento e alzandolo solamente all'ultimo secondo.
Di nuovo faccia a faccia, di nuovo occhi negli occhi; la sovrasta in tutta la sua altezza, ma lei sembra essernese accorta solamente ora; il sole del tramonto illumina il volto di lui, rendendolo se possibile ancora più bello. I suoi capelli scuri rincorrono ribelli i contorni del suo volto, fino ad appoggiarsi alle sue spalle, larghe e muscolose, come il suo petto accogliente, che le sembra sia stato creato per affondarci il viso alla ricerca di quella meravigliosa sensazione di protezione.
Imperturbabile fuori, dentro riesce per la prima volta ad ascoltare il suo corpo che manifesta e si impone in tutta la sua natura; si scopre donna fino nell'intimo, a causa delle reazioni dovute a quel "non contatto", che la sola vicinanza di lui è stata capace di scaturire.
La bocca le rimane socchiusa e si accorge immediatamente che averlo così vicino, la rende maledettamente fragile.
- " Andrè, sono felice di vederti...mi sono preoccupata molto per te".
- " Oscar, non mi hai ancora risposto. Cosa ci fai qui...".
- " Ho deciso di abbandonare il comando delle guardie di sua Maestà, per me non aveva più importanza rimanere a Versailles".
- " Ma con tutti gli incarichi, perchè hai scelto questo. Ti avevo chiesto di non venire a cercarmi..."
- " Il caso ha voluto che io prendessi servizio qui...era l'unico incarico disponibile al momento e non ho rifiutato, dato che la Regina è stata così generosa da ascoltare la mia richiesta".
- " Oscar, questi soldati non sono come i damerini delle guardie reali, questi sono uomini del popolo, si sono arruolati per non morire di fame; non ti renderanno la vita facile".
- " Lo sai che per me questo non è un problema, sono pronta a tutto".
- " Certo, quello che vuoi, prendi. Come al solito! Ma qui è ben diverso, se pensi che basti alzare il tono della voce per essere ascoltata. Senza contare che nessuno è a conoscenza del fatto che a comandarli è una donna nobile.
Io me ne andrei fossi in te!".
- " Mai!".
- " Fà come vuoi...io ti ho avvertito, Oscar! Vuoi complicare la vita a tutti? Non posso credere di averti ancora davanti al naso...è assurdo!".
- " Sono diventanta la tua spina nel fianco...da non credere...".
Non risponde lui, ma distoglie gli occhi da quelli di lei, facendosi scappare un sospiro.
Alla reazione infastidita di Andrè, sente di non poter più reggere ancora per molto il controllo.
- " E tu cosa ci fai qui? Tua nonna è in pensiero per te, Grandier! Da quando sei diventato un bugiardo! Questo sarebbe il tuo nuovo lavoro a Parigi!".
- " Non ti devo più delle spiegazioni!" - abbassa il viso verso quello di Oscar, guardandola negli occhi con aria di sfida.
- " Davvero?! Ne sei convinto?!" - la sua voce è piena di rabbia e la mano le si chiude in un pugno dividendo i loro visi - " ... E della nostra amicizia cosa ne hai fatto, quella non conta! Sei sparito, senza dirmi nulla; torno a casa, certa di trovarti e tu non ci sei più, non so più nulla di te...tu non puoi sapere... " - La voce le ha ceduto, la ragione la sta abbandonando, ma ha paura, paura di perdere il controllo.
Rimane un momento spiazzato, non l'ha mai vista così fragile come in questo momento, così fragile e così mortalmente bella.
- " Oscar, ho sempre messo la nostra amicizia sopra tutto, ma sei stata tu ad allontarnarmi da te...non farmi la morale sul fatto di non averti messo al corrente di ciò che avrei fatto della mia vita! Proprio tu...e dimmi come sta il conte Fersen?!".
- " Andrè, penso che...".
- " Il vostro fidanzamento è già stato ufficializzato? A quando le nozze? Immagino che la Regina si premurerà di farvi personalmente un bel regalo per il vostro matrimonio...magari consegnandolo personalmente la vostra prima notte..." - le ha urlato in faccia tutto il risentimento che covava da tempo.
- " Andrè, non ti permetto di rivolgerti a me con questi toni! Tu non sai nulla di tutto questo, perciò ti chiedo di non essere così offensivo. Credo tu abbia esagerato, probabilmente la mia visione ti ha provocato una forte orticaria...e pensare che la mia unica speranza in tutto questo tempo è stata quella di poterti riverdere prima o poi".

André rimane sorpreso da quell'ultima frase e rimane incredulo a fissare gli occhi di lei ora velati di tristezza. Rimangono senza parole, senza fiato per l'impeto delle parole appena dette, cercano entrambi di rubare l'uno nell'anima dell'altra quei pensieri irraggiungibili; lei indaga senza nessun timore sul viso di lui alla ricerca di risposte, quando la sua attenzione cade rovinosamente sulle labbra di André, deglutisce e rialza immediatamente gli occhi con la speranza che lui non se ne sia accorto, ma è troppo tardi perchè adesso è lei che osserva come lui stia indugiando con lo sguardo sulle sue di labbra.
Si rincontrano con incomprensibile stupore, ancora più vicini, percependo chiaramente il respiro di una sulle labbra dell'altro, il pugno ancora alzato lei, si scioglie arrendevole urtando appena la mano di André.
Ma quel contatto ha il potere di risvegliare Oscar, che interrompe imbarazzata quella situazione abbassando lo sguardo.
- " ...comunque per tua informazione, non esiste nessun fidanzamento, tanto meno un matrimonio".
- " Tu, ...non ti sposi?!".
- " No, Andrè. Ed ora se non ti dispiace ho dei documenti da visionare, per cui..." - si allontana da lui, avvicinandosi alla scrivania, pregando come poche volte ha fatto in vita sua, che quella conversazione abbia presto fine, ma l'assoluta mancanza di rumore, le fa capire che lui è ancora lì, alle sue spalle; si gira quel tanto che basta per poterlo guardare, scorgendo in lui una faccia a dir poco meravigliata.
- " Hai bisogno di dirmi qualcos'altro, Grandier?!" - E' tornata sulla difensiva, e si fa i complimeti da sola per l'ottima tecnica di riavvicinamento.

Per un attimo ha creduto di leggere in lei, nelle sue parole, qualcosa di diverso, ma sicuramente si è sbagliato. Si è sbagliato anche quando ha creduto che lei per un momento...che illuso. Mio dio, stava per baciarla.
- " No comandante...ma faresti bene a lasciare questo incarico e tornare a comandare le Guardie reali, Oscar".

Muove passi incerti, verso la porta, ma prima di uscire le rivolge un ultimo sguardo...gli occhi puntati al muro di fronte a lei, una mano sul fianco, l'altra appoggiata alla scrivania, il suo atteggiamento è decisamente contrariato dalla sua impertinenza.
- " Grandier...ho detto che puoi andare".
- " Agli ordini, comandante".




E' rimasta sola.
Vorrebbe aprire quella porta e urlargli in faccia, quanto sia testardo, cocciuto e maledettamente stupido...
Come può spiegarglielo lei...non ne ha il coraggio, per un attimo ha sperato che lui riuscisse a leggere nel suo animo, comprendendo il tormento dei suoi sentimenti.
Forse pretende troppo da André...per quale motivo dovrebbe fidarsi di lei, dopo che l'ha vista tra le braccia di Fersen, quando non si è mai accorta dell'amore di lui, portandolo fino all'esasperazione.
Si lascia cadere sulla sedia, scivolando lentamente verso il basso, rilassando la testa sorretta dalla mano.
Il loro primo incontro dopo tutto questo tempo e lei non è stata sincera, ha camuffato platealmente i suoi sentimenti dietro la rivendicazione della loro amicizia.
Lo ama, ma è incapace di rivelarglielo.
E' possibile che sia in grado di affrontare qualsiasi tipo di prova, di sfida, d'ingiustizia; è capace di duellare con spade e pistole, di comandare reggimenti di uomini, lottare con determinazione per gli ideali in cui crede fermamente senza temere ne sorte, ne morte, ma non è capace di dirgli che ha scoperto di amarlo.
Nella sua vita ha imposto e preteso la verità sopra ogni cosa. Tranne che su di lei.



****


E' ancora vicino alla porta dell'ufficio di lei.
Non riesce ad allontanarsi da li.
Non è bastato aver compiuto la pazzia di arruolarsi, pur di allontanarsi da Oscar.
Il destino gliel'ha riportata in tutto il suo splendore, racchiusa in quella divisa blu, che esalta i suoi meravigliosi capelli e l'azzurro dei suoi occhi.
Ha creduto di sognare, quando è comparsa sull'entrata della camerata.
Il suo incubo più bello, le è apparsa come in un sogno senza sonno.
E subito sorride a quelle parole, da lei pronunciate e trasformatesi immediatamente nel suo unico pensiero.
Non si sposa.
Si, è uno stupido e superficiale egoista, ma non è mai stato più felice di adesso.
La sua Oscar, non si sposerà con il conte Fersen. Anche se non ha detto di non amarlo più.
Ma dalle parole di lei ha percepito chiaramente che deve aver sofferto molto la sua decisione di andarsene.
Gli è impossibile smettere di amarla.
A quanto pare è inutile scappare.
Perchè per quanto possa andare lontano, il destino lo ricondurrà di nuovo a lei. La sua luce.





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Capitolo 16
*** 16. Rispetto ***


Capitolo di passaggio...riprende alcune scene dell'anime, ma necessario per il prossimo.
Ho aggiunto una fanart di Oscar nel periodo al comando della guardia metropolitana.
Spero possiate apprezzare!





16. Rispetto




Una luce accecante alla fine del tunnel.
In un primo momento pensa che l'abbagglio provocato dalla luce del sole, non le permetta di mettere a fuoco ciò che ha davanti, ma ben presto si accorge che il nulla regna nella piazza d'armi.
Il colonello d'Agout, sorpreso e imbarazzato, muove il suo cavallo in quello spazio riempito solo di aria e rimane incredulo ai suoi stessi occhi, nel constatare ciò che fino a pochi minuti prima è stata una distesa di soldati, ora non è nient'altro che un pugno di polvere.
Oscar rimane impassibile davanti a quel diniego così esplicito da parte dei suoi uomini, mentre il colonello è un continuo borbottare sulla mancata rivista in onore
del nuovo comandante.

Non lascia trapelare la sua costernazione, i suoi occhi vagano in quello spazio senza meta, fin quando una figura appare in lontanza e la sua sola presenza la lascia più interdetta, della totale mancanza di rispetto da parte dei suoi soldati.
Cammina posizionandosi al centro della piazza e senza timore fissa apertamente gli occhi del comandante.
- " Che cosa c'è André?".
- " I soldati della guardia si rifutano di prendere parte alla rivista in onore del nuovo comandante".
- " E per quale motivo si rifiutano?" - Domanda decisamente spazientita e seccata.
- " Perchè non vogliono saperne di prendere ordini...da una donna". - Pronuncia le ultime parole lentamente, come a voler sottolineare, ciò che le ha anticipato soltanto il giorno prima nel suo ufficio.
Oscar per tutta risposta, chiude gli occhi scuotendo lievemante la testa, non c'è stupore nella sua espressione, ma delusione ed amarezza; non certo non si fa intimidire da questo comportamento tipico di zoticoni, superficiali.
- " Se la rivista è annullata, chiedo il permesso di tornare in camerata".
- " Certo che la rivista è annullata, con un solo soldato è impensabile!!!" - risponde furioso il colonello.
- " Signori".

Mentre lo vede allontanarsi, si chiede come mai si sia presentato proprio lui, per dare quell'annuncio; è stato per puro caso oppure si è offerto volontario per tale ingrato compito, perchè impaziante di rinfacciarle con la dimostrazione dei fatti, che nessuno l'ha accettata come comandante in quanto donna.
Non digerisce una tale insoburdinazione.
E' troppo facile punirli, sbattendoli in cella d'isolamento, di quello sarebbe capace chiunque; lei invece vuole conquistarsi la fiducia dei suoi soldati.
Andrà da loro, dimostrando di non avere timore di affrontarli; gli farà capire chi è Oscar François de Jarjayes.




Gli uomini sono tutti nelle camerate, a rimpizzarsi l'orgoglio per aver mandato al diavolo, quella donna che veste in uniforme e che ha la pretesa di comandarli.
Nessuno mai, l'accetterà come comandante.
Tra una battuta e un insulto, la porta della camerata si apre senza preavviso.
La mano ferma sulla maniglia, gli occhi sgranati per il pericolo appena sfuggito, una goccia di sudore le scende dalle tempie.
Un coltello le ha appena sfiorato di pocchissimi centimentri la testa, un minimo errore e sarebbe stata la fine.
- " Avete rischiato grosso comandante,...dovevate bussare".
Deglutisce impercettibilmente e non si gira neanche a guardare quella lama conficcata nello stipite di legno della porta, ma l'afferra e la sfila tenendo gli occhi puntati sul quel soldato troppo avventato ed immanturo che divertito da quel giochino demenziale, per poco non l'ha scambiata per il bersaglio.
Si avvicina a lui, con sguardo inquietante, sono occhi dispettosi i suoi; la bocca contratta in una smorfia sicura, con l'atteggiamento di chi vuole farla pagare cara.
Il soldato arretra di qualche passo quando Oscar, si avvicina minacciosa tenendo stretto il pugnale nella sua esile mano.
- " Che cosa fate?" - la domanda spaventata del soldato interrompe il silenzio calato nella camerata.
- " Forse avrei dovuto bussare, ma in quel momento poteva entrare anche un tuo compagno...non ci avevi pensato!" - e con tutta la forza che ha in corpo affonda il pugnale nella cintura del soldato, sfiorando di pochissimo la sua uniforme.
- " La prossima volta che vi scopro a fare questo gioco assurdo, vi sbatto in cella per un mese intero!" - E girandosi verso gli altri soldati, si impone in tutta la sua autorità.
" Ed ora ascoltatemi bene, vi voglio vedere tutti sulla piazza d'armi entro cinque minuti!!!".
 

Alain, che ha assistito incuriosito a tutta la scena, rimane senz'altro colpito dal coraggio di quella strana donna che gioca a fare il soldatino; storce il naso, ripensando ai motivi che possano aver spinto Andrè ad innamorarsi di lei.
Vuole provocarla di proposito, vuole capire fino a quanto si può spingere prima di farle perdere del tutto la pazienza, anche se ha tutta l'aria di essere un osso duro.
- " Non abbiamo nessuna intenzione di sfilare a passo di parata".
Gli occhi di Oscar si riempiono di rabbia, girandosi verso quella voce impertinente. Ed eccolo li, Alain che le parla, con la più totale mancanza di rispetto, sdrariato tranquillamente sulla branda, con quel sorriso da insolente stampato in viso.
Si osservano per pochi secondi ed Alain rimane per un momento spiazzato da quegli occhi meravigliosi e pieni di vita. Ora capisce ciò che gli ha detto il suo amico...ha ragione: è difficile rimanere impassibile ad uno sguardo del genere.
- " Già...vi conviene tornare a comandare la guardia reale. Qui nessuno sembra disposto a prendere ordini da una donna!".
- " Se devi dirmi qualcosa alzati in piedi e dimmela in faccia...questo non è un ospedale, ma una caserma!!!".
- " Scusate". - Si alza, sistemandosi il collo della divisa e dopo una breve pausa ribadisce il suo concetto con tono scanzonato e con quel filo d'ironia che Oscar non sopporta - " Ma del resto, dovete tenere conto, che siamo famosi per la nostra irruenza...non vorremmo che una donna esile come voi, ne abbia a soffrire".

Pensano di spaventarla mettendo in evidenza la realtà, quanto si sbagliano...non può fare a meno di sorridere con un pizzico di arroganza e controbattere.
- " Io non sono certo... violenta per natura, ma sono stata educata a misurarmi con chiunque e sono a vostra disposizione!".
A quelle parole, gli uomini non possono che affermare che sia coraggiosa, senz'altro lo è con le parole, ma esprimono subito la loro curiosità nel volerlo constatare con i fatti.
- "Molto bene, chi è interessato a battersi con me, si presenti sulla piazza d'armi. Spada, pistola...io non ho preferenze".

Nell'arco di dieci minuti, l'intera caserma si è riversata nella piazza d'armi e lei è il centro della loro attenzione.
Un omone massiccio, più simile ad un armadio che ad un soldato, è stato eletto dai compagni come sfidante e si fa avanti.
- " Vorrei chiarire solo una cosa: se perdo lascerò il comando dei soldati della guardia...,ma se vinco dovrete sfilare per la rivista".
- " Mi sembra accettabile...".
- " Bene".
Alain, osserva divertito la scena, pregustandosi quel momento, anche se non dà per scontato l'esito di quello scontro. Ma vicino a lui, André è in preda alla preoccupazione, non può fare nulla per lei, non può certo intromettersi per proteggerla, dovrà cavarsela da sola.


Si guardano, si osservano, si scrutano.
Oscar non ha paura. Grandezza e forza non sono sinonimi di vittoria.
Lei è molto abile con la spada e senza alcuna ombra di dubbio è di gran lunga più agile di lui.
Senza più indugio si scaglia contro quel soldato, affonda, si muove veloce; lui la schiva e torna ad attaccare, ma per lei non è un problema parare il colpo e passa al contrattacco. Avanza inesorabile, lui è troppo lento per lei e questa certezza le provoca un brivido, un sorriso sicuro che sa di successo.
Affonda nuovamente e con gesto deciso ferisce la mano di quel soldato troppo sicuro di sé stesso, che ha sottovalutato il nemico perchè donna.
- " Perfetto, ho vinto... si farà la rivista". - Le sue ultime parole, prima di girarsi di spalle e andarsene abbandonado il campo di battaglia.
Ma non è un'ingenua, sa perfettamente che l'orgoglio maschile di quell'energumeno, urlerà vendetta per l'umiliazione subita davanti a tutti gli altri compagni.
Ed infatti non tarda ad arrivare.
Da vigliacco cerca di sorprenderla alle spalle, ma con un colpo ben assestato, spinge via quell'uomo aiutandosi con la spada appena risposta nel fodero. Gli altri soldati rimangono sbigottiti, nessuno avrebbe scommesso sul bizzarro comandante.
 


La sbircia di traverso, mentre sfila nella rivista in suo onore.
E' li, in sella al suo cavallo bianco, ben diritta in tutta la sua fierezza, impeccabile. Il vento le scompiglia quei riccioli, che alla luce del tramonto sembrano brillare come oro.
Troppo bella per stare in mezzo a quei manigoldi.
Ha vinto alla fine.
Ha del fegato quella donna.
Ancora non ha capito se può fidarsi di lei e sicuramente non ha ancora digerito il fatto che sia il suo nuovo comandante, ma senz'altro è da ammirare.
E' testarda, coraggiosa e un tantino arrogante. Ma sà il fatto suo.
Eh...si, il suo amico André non ha potuto scegliersi di peggio!



Dopo la rivista, non è rientrato subito in camerata, aggirandosi a passi lenti per la caserma.
E' rimasto per tutto il tempo con il fiato sospeso, perchè si è sentito per la prima volta impotente; non ha potuto esporsi per proteggerla, anche se perfettamente consapevole che quel bestione non avrebbe avuto nessuna speranza di vincere.
Conosce Oscar, sà sulla sua pelle quanto sia valida come spadaccina...è imbattibile. Ciò nonostante, l'ansia si è impadronito del suo corpo, fin quando non è sparita della piazza; più che altro ha temuto per una ribellione degli altri soldati, nel momento della disfatta del loro compagno, ma per fortuna, nulla è successo.
Devono essere stati giorni davvero duri per Oscar, di questo ne è certo; il giorno prima ha dovuto fronteggiarsi con lui ed oggi ha dovuto lottare per farsi rispettare dall'intero reggimento.
Si preoccupa inevitabilmente per lei, è stato un inzio decisamente duro da sostenere, non ha nessuno su cui appoggiarsi e lui vorrebbe essere presente in questo momento difficile, come è sempre stato del resto, ma sente che diventerebbe arduo avvicinarsi a lei e pericoloso per tutti e due, se i sospetti dei suoi compagni sulla loro precedente conoscenza, venissero confermati.
Lui l'ha avvertita, nessuno le renderà la vita facile.
I soldati di certo si opporranno.
Quanto riuscirà a sopportare ancora? E' un peso troppo pesante da portare da sola, prima o poi cederà e si piegherà al destino che lei lo voglia oppure no.
L'ama ancora immensamente ed è stata lei a confessargli che non si sposerà più con Fersen, anche se non gli ha svelato il motivo, ma questo annullamento non esclude che lei ne abbia sofferto e che ne stia ancora soffrendo.


Sono passati diversi giorni e molte sono state le difficoltà da affrontare per Oscar.
Ha indossato la sua maschera migliore: l'indifferenza, che lei gestisce alla perfezione, è tornata ad impossersi della sua mente, per non far trasparire il turbamento dovuto a quel rifiuto da parte dei suoi uomini; non cederà mai.
Sà di essere un buon comandante, di saper svolgere in maniera impeccabile il suo dovere e non accetta di essere sollevata dall'incarico per questa discriminazione solo perchè donna.
I soldati hanno scritto una lettera indirizzata direttamente a sua Maestà il Re, esprimendo tutto il loro disappunto nell'avere lei come comandante.
La tensione è palpabile, l'astio nei suoi confronti si presenta ad ogni occasione, ma teme che questo si possa riversare su André, se qualcuno venisse a sapere che lui è stato il suo attendente per molti anni. Non vuole metterlo in difficoltà o peggio in pericolo a causa sua.
I turni sono molto pesanti ed è molto il lavoro da svolgere in ufficio; è sempre piena di documenti da visionare, leggere, firmare, ordini da controllare, ronde da organizzare non si è mai spaventata di fronte al dovere, ma inizia ad accusare un pò di stanchezza, non avendo nessuno al suo fianco con cui parlare e sfogarsi; vorrebbe
poter parlare con lui anche per poco tempo, come ai vecchi tempi.
E' un continuo ed incessante ragionare, pieno di se e di ma, si riempe la testa di martellanti ipotesi che si dissolvono nel nulla, quando il suo tormento giunge sempre alla stessa conclusione che ricorre logicalmente: come dirglielo.
Come trovare il coraggio e le parole giuste per avvicinarlo e confessare il suo amore.  
Ha fatto chiamare nel suo ufficio Alain, quel ragazzone inspiegabilmente vicino ad Andrè e che tutti gli altri soldati definiscono il loro capo, per assegnare i nuovi turni e certamente per sondare il terreno, conquistare la sua fiducia, sperando in questo modo, che lui possa fare da tramite tra lei e i soldati.
- "Soldato Alain de Soisson, ai vostri ordini!". - Si esibisce uno strano e al quanto originale saluto militare.
- "Buongiorno Alain, ti ho chiamato per assegnarti i nuovi turni".
Il soldato si avvicina alla scrivania, prendendo tra le mani quel foglio che il comandante gli sta consegnando e non si fa scappare l'occasione per poterla studiarla da vicino. Sbircia appena da sopra il foglio che sta facendo finta di leggere, trovandosi davanti quella donna in uniforme, con i gomiti appoggiati al tavolo e le mani accavvallate
sotto il mento: lo sta fissando e non sembra intenzionata a distogliere lo sguardo. Si domanda perché mai abbia chiesto di lui...sicuramente ha in mente qualcosa.
A quel punto inarca le sopracciglia, non capendo le intenzioni di lei, esprimendo tutta la sua perplessità.
- " Permettete comandante?".
- " Si...".
- " Come mai avete chiesto di me...potevate affidare questo compito al colonello o chiamare qualcun'altro di vostra fiducia".
La frecciatina di Alain arriva diretta ed Oscar è colta alla sprovvista per quell'allusione. Che lui sappia qualcosa su lei ed André?.
- " ...Ecco Alain, noto che sei molto stimato dai compagni che ti reputano davvero in gamba; inoltre ho saputo che sei un ottimo soldato, tutto qui. Voglio solo dimostrarti la mia fiducia".
- " Capisco...ma sicuramente Grandier sarebbe stato più adatto, non trovate..."
- " Non credo".
- " Beh,.... vi conoscete da anni e lui potrebbe essere un appoggio sicuro per voi qui dentro, dato che che non siete ben vista, mio Comandante!".

E' chiaro che Alain sà perfettamente come stanno le cose. Come mai Andrè gli ha raccontato del loro passato? Si fida a tal punto, da raccontargli di loro?
- " Alain, preferirei che non si venisse a sapere, non vorrei creargli problemi. Capisco che la nostra conoscenza possa essere un'ombra pesante, in un contesto come questo e se sei suo amico, ti chiedo di non farne parola con nessuno".
- " Certo...non vi preoccupate...non lo dirò a nessuno, ma purtroppo le voci girano in fretta. Fareste bene a chiarire e accordarvi su questa cosa; scusate, ma se mi permetto di dirvi queste cose è solo per il bene di André".
- " Certo,...ora puoi andare Alain".
- "Agli ordini comandante!".








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Capitolo 17
*** 17. Tu vivi dentro me ***







17. Tu vivi dentro me






Rincasa sempre più tardi, a volte non torna nemmeno a palazzo pernottando in caserma, nel suo ufficio. Il periodo che sta attraverso la Francia è davvero delicato, il popolo esprime e manifesta il proprio malcontento, la fame dilaga per le strade di Parigi, alcuni estremisti si riversano direttamente sulla classe privilegiata, con attacchi ben mirati ai nobili, alcuni di loro sono rimasti vittime di assassinii.
I soldati vengono spremuti fino allo stremo e lei insieme a loro. Ha perso l'appettito e quando giunge sera, invece di rilassarsi dopo un' interminabile giornata, sente il peso della solitudine riempire l'aria intorno a lei e la sua compagnia molto spesso si trasforma in quella bottiglia di Bordeaux, che il giorno seguente è inspiegabilemte vuota.
Ma una mattina come tante altre per lei, si ritrova ad affrontare quell'incubo che da un pò di tempo le fa visita quasi tutte le notti, agitandole il sonno e facendola svegliare madida di sudore.
Dorme per qualche ora a notte, stremata dalla stanchezza, sviene riprendendo i sensi alle prime luci dell'alba, con la testa indolenzita, lo stomaco a pezzi e il cuore appesantito dal senso di colpa. Al risveglio, oltre all'angoscia, le rimangono nella memoria, sempre le stesse immagini: André riverso a terra, privo di sensi e lei è li vicino a lui, che non riesce a muovere un passo per soccorerre in suo aiuto.
Sente in cuor suo di esserne indirettamente colpevole.
E ' lì per proteggerlo dagli altri, quando dovrebbe proteggerlo da sè stessa, perchè i resti della loro amicizia sono troppo pericolosi per André.


E' ancora seduta alla sua scrivania, intenta a leggere gli ultimi rapporti, quando delle voci si sollevano in lontanza, irrompendo il silenzio dei corridoi. Ben presto quelle voci, diventano delle urla concitate; i sodati sono in fibrillazione, sente un gran movimento fuori dalla sua porta, a quanto pare stanno pestando qualcuno nell'armeria.
- " Presto veloci, in armeria! Stanno massacrando André!".
- " Cosa? Davvero?".
- " Andiamo!!!".

Scatta in piedi, incredula, facendo cadere bruscamente la sedia a terra, ciò che ha temuto si sta avvernando, deve fare qualcosa, non accetta che sia lui a pagare, per l'ennesima volta, le conseguenze delle sue scelte.
Come una furia si precipita fuori dal suo ufficcio, correndo per quei lunghi corridoi, con il cuore in gola, il battito impazzito. Non può essere successo davvero.
Svolta l'angolo, ma non prosegue, anzi fa un passo indietro rimanendo nascosta dietro al muro.
I soldati sono tutti accalcati sull'entrata dell'armeria, che esultano vittoriosi per quelle gesta piene di vigliaccheria muove un passo verso di loro, pronta a coglierli sul fatto e decisa a sbatterli in cella di isolamento, quando riesce ad intravedere la testa di Alain che sbuca dal gruppo.
Li sta rimproverendo per non essersi battuti lealmente.
- " Cinque...contro uno. A me sembra più un massacro".
- " Ma Alain, quello lì, è stato per tanti anni il galoppino di quella donna!!! E' ciò che si è meritato!
- " Forse non ci siamo capiti. Sono il vostro capo, giusto? Allora la prossima volta che c'è da pestare qualcuno voglio essere informato prima e ricordatevi bene che André è un mio amico...è chiaro!".
Gli ubbiscono come cagnolini e nel giro di pochi attimi la marmaglia si scioglie velocemente allontanandosi da quella stanza. Tutti.
Tranne Alain.



Ora anche lei sà, perchè André si sia fidato di quella canaglia di soldato. Dietro quella maschera da mascalzone, vi è un uomo capace di osservare, di ascoltare e comprendere. La loro è vera amicizia.
Oscar si avvicina lentamente, accostandosi alla porta...ha paura della scena che le si potrà parare davanti agli occhi.
Sente chiaramente che André sta invocando il suo nome, un lamento di dolore.
Si appoggia allo stipite della porta, quando sembra che le forze le vengano meno.
E' riverso a terra, emaciato, sanguinante e incosciente. Continua a chiamarla.
Alain si accorge della sua presenza scioccata ed ammutolita, lo sguardo di lei fisso sul viso di Andrè coperto dai suoi capelli scuri.
Stringe con forza la mano attorno allo stipite, mentre gli occhi diventano lucidi come degli specchi e la vista sfocata.
- " Sarà il caso che vi occupiate voi di lui..." . Le parole del soldato giungono come un eco lontano, ma tanto forte da scuoterla fin nel profondo. Si, è arrivato il momento per lei di adempiere al suo dovere, di occuparsi di lui.
Alain si alza da terra, consegnando il suo amico nelle mani di quella donna, nelle mani di una donna indubbiamente innamorata, ma che non ha il coraggio di ammetterlo.
Non può lui, conoscere tutti i dettagli della loro vita passata, cosa li ha uniti così tanto da legarli indissolubilmente, ma ora gli è chiaro che non si tratta di un amore a senso unico.
- " Io non attenderei ancora, mio comandante...la prossima volta potrebbe essere peggio, per tutti e due".
 Le si avvicina, portando la sua bocca all'orecchio di lei, come se gli volesse rivelare un segreto:
- " Comunque vi ama così tanto da rischiare la vita per voi ". - Si allontana ridanchiando, constantando che sono perfetti l'uno per l'altra, ottusi e cocciuti in egual maniera.
Alain ha ragione. Cosa deve aspettare di ritrovarselo quasi morto, prima di essere sincera con lui.
Si dà dell'egoista perchè ha nascosto dietro alle sue paure, la codardia di non voler affrontare la possibilità di un suo rifiuto.


Muove pochi passi e lo raggiunge.
Riesce a vedere come le lacrime gli abbiano rigato il viso, lasciando scie umide sulle sue guancie.
Deve sentire molto male, è sofferente. Come nel suo incubo peggiore, non è riuscita a proteggerlo.
Una lacrima cade sul viso di André.
Una lacrima di Oscar che si mescola, si aggiunge, si completa con quelle di lui.
Gli sposta i capelli dal volto e con un fazzolettino di un bianco candido, gli ripulisce quel rigagnolo di sangue che fuoriesce dal naso.

A fatica riesce a condurlo in infermeria, dove il medico della caserma, gli dà assistenza occupandosi di lui, medicando meticolosamente le ferite e le escoriazioni, lividi e tagli.
Oscar attende spasmodica la fine di quell'attesa, ormai insopportabile quando dopo più di mezz'ora il dottore esce dalla stanza.
- " Dottore, ditemi, come sta...è grave?".
- " No, no comandante. Il ragazzo sta bene e ridotto un pò maluccio, ma niente di preoccupante. Avrà bisogno di qualche giorno di riposo, sarà bene avvisare i familiari".
- " Certo, non vi preoccupate, me ne occuperò personalmente...ora posso entrare?".
- " Si, ma vi informo che non è cosciente in questo momento, stremato ha perso i sensi...comunque a breve si riprenderà. Io passarò più tardi per controllare il suo stato".
- " Vi ringrazio dottore".


Le trema la mano mentre apre quella porta che la divide da lui; muove passi lenti e leggeri percorrendo quel breve corridoio che si apre sulla camera.
Fatica ad abituarsi alla penombra, le tende tirate oscurano la stanza in quella giornata così luminosa, per non recargli fastidio. Poco alla volta inizia ad intravedere il letto e la sagoma sotto le coperte.
Si sporge quel tanto che basta per scorgere la figura di André che riposa inerme; il suo viso lascia trasparire il dolore intenso per le percosse ricevute, che lo disturbano nonostante non sia cosciente; a quella visione, l'ansia le attanaglia lo stomaco, il senso di colpa per quanto accaduto, le pesa come un macigno, opprimendole il petto,
esasperandole il respiro.
Ora riesce a distiguirlo nettamente ed esitante raggiunge il letto, non abbandonando mai, neanche per un secondo, il viso di André.
Ha dei bendaggi intorno alla testa e una fasciatura alla spalla che segue attorno al suo torace nudo. Le sue braccia sono appoggiate sopra le coperte, le nocche arrossate e in alcuni punti lacerate, il labbro gonifio e livido.
Trattiene il respiro, Oscar e serra le labbra, per impedire alle lacrime di sfuggirle, ma i suoi occhi sono ormai ricolmi e per quanto si sforzi le gocce procedono inesorabili il loro percorso; si morde il labbro e con delicatezza si accosta al fianco di André, indugia dolcemente sul suo viso, sui capelli scarmigliati, appiccicati alla fronte e al collo.
E' un richiamo incontrollabile, la sua mano si muove con estrema leggerezza, scostandogli delle ciocche scure dal volto, lasciandole inumiditi i polpastrelli.

- " Oh, ...André...potrai mai perdonarmi. Potrai mai perdonare una condarda come me? E' solamente colpa mia; tutto questo non sarebbe mai accaduto se io non fossi venuta qui. Codarda anche in questo momento, ti parlo sapendo che non puoi udire queste parole...ma ...
Conservo ancora la tua lettera, sai?
E' sempre con me, sotto l'uniforme che indosso tutti i giorni. Non l'ho più lasciata da quella sera, in cui mi hai detto addio. Quelle parole mi hanno ucciso; è stato il dolore più profondo che abbia mai provato, più doloroso di una lama gelida che ti lacera la carne...ma forse questo tu lo sai...tu sei sempre stato più coraggioso di me.
Solo con il tuo abbandono, ho capito quanto tu fossi indispensabile, la tua presenza rassicurante, il tuo sguardo complice, la tua mano sempre tesa pronta a sorregermi in qualsiasi momento; non ho capito quanto tutto questo fosse realmente importante per me, fin quando non ho temuto di averlo perso per sempre...io credo..."
China il capo sul viso di lui, sospirando sulle sue labbra il suo segreto inconfessabile:
- " Ti amo André,... più della mia stessa vita. Tu vivi dentro me".

Si sofferma ad ammirarlo, così vicino, così irresistibile, fissa le sue labbra e sbircia velocemente per assicurarsi che abbia ancora gli occhi chiusi.
Un'istante, per trovare il coraggio.
E' questione di un secondo.
Dischiude le sue, bagnate dalle lacrime, sfiorando appena quelle di lui; poi l'istinto la guida, premendo lievemente.
Le sente aderire alle sue, morbide e carnose.
Due metà perfette che si completano.
Scopre la gioia dell'arrendevolezza a quel sentimento così immenso, il fiato frantumato in mille respiri, il cuore le martella in un crescendo, il battito le tuona nella mente.
Non pensa a nulla, tranne ad una cosa: ora sa che tutta la sua vita, le sue sofferenze, le sue delusioni sono servite per arrivare a vivere questo istante.
Si separa dalle sue labbra, aprendo lentamente gli occhi celesti; ad un certo punto, in un angolo della sua anima, ha sperato che lui contraccambiasse...ma forse è stato meglio così.
Gli passa il dorso della mano su una guancia, trascinando quella carezza fino al mento.
- " Tornerò più tardi...ora mi occuperò io di te".



E' fuori da quella stanza.
La schiena accostata alla porta, la testa appoggiata al legno; non riesce a calmare quel cuore impazzito. Abbassa le palpebre, facendosi scappare un sorriso...ha rischiato grosso, lui avrebbe potuto svegliarsi di li a poco, ma così non è stato.
Le sue dite sfiorano appena quelle labbra, che sente ancora ardere e su cui vi rimasta la traccia indelebile del suo sapore.




Un tonfo.
La porta si è appena richiusa.
Apre gli occhi, ma non vede nulla immerso in quella oscurità.
Ma non è questo ciò che lo turba.
E' incredulo. E' mai possibile che abbia immaginato tutto?
Si accorto di lei, quando ha percepito ai lati del suo corpo, il materasso affondare lieventemente sotto il peso delle braccia di Oscar.
Avrebbe voluto risponderle, dirle di non preoccuparsi, ma ha avuto il timore di spaventarla ed allontanarla e questo è l'ultima cosa di cui lui ha bisogno.
L'ha sentita piangere per lui.
Ha sentito tutta la sua sofferenza.
Poco alla volta Oscar gli ha confessato tutto.
Ha creduto di non farcela quando ha udito quelle parole, attese da una vita intera.
Lei non ama Fersen.
Lei ama lui.
E poi...l'ha baciato.
Ha pensato d'impazzire, poi ha creduto che lei fosse impazzita.
E' impensabile che la sua Oscar, possa essere innamorata di lui. Quante volte ha sperato in questo miracolo...ed ora non se ne capacita.
Avrebbe voluto affondare le mani nei suoi capelli biondi, attirandola a sé, per sempre.
Ma non l'ha fatto.
Ha avuto paura, che lei scappasse.
Cerca di sollevarsi dal letto, facendo leva sul braccio sano, appoggiando la testa allo schienale.
Avrebbe dovuto trattenerla per un polso senza lasciarla andar via, ma lei ha promesso che tornerà per occuparsi di lui.
Appoggia le dite sulle labbra ancora bagnate dalle lacrime di lei e gli angoli della bocca si sollevano trasformondosi in un sorriso sereno.
Quanta dolcezza in quel bacio, non potrà mai dimenticarselo.
Non si tirerà indietro questa volta, lotterà per tutti e due; affronterà tutte le paure di Oscar, fino a quando non saranno liberi di potersi vivere.
Troverà il modo per parlare con lei. Non c'è più delusione, ne rabbia.
Solo il suo eterno amore per lei.





Grazie a tutti coloro che continuano a leggere e a commentare.
Spero possiate apprezzare questo capitolo e rimango in attesa di un vostro parere!

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Capitolo 18
*** 18. Noi come loro? ***






18. Noi come loro?





Ha preparato tutto il necessario giustificando una licenza di tre giorni per André, affinchè possa riprendersi dall'incidente avvenuto, già un semplice incidente.
Ha creduto bene di non prendere alcun provvedimento disciplinare verso quei soldati, ed in fondo il cortese rimprovero di Alain ha chiarito limpidamente come stanno le cose, con la speranza di riscuotere gli effetti desiderati; si è premurata di mandare un soldato a palazzo Jarjayes per richiedere una carozza per poterlo trasportare senza affaticarlo, inviando un messaggio per Nanny di sistemare la camera di suo nipote.
Si dirige spedita in infermeria, per aiutare André a prepararsi dato che a breve la carozza sarà da loro, quando vede uscire Alain dalla stanza.
La guarda divertito ed Oscar sente crescere l'imbarazzo. Del resto quale comandante andrebbe ad assincerarsi, per ben due volte nell'arco di poco tempo, sulle condizioni di salute di un suo soldato.
- " Comandante! ".
- " Riposo Alain,... non è necessario. Piuttosto, vorrei ringraziarti per quello che hai fatto prima nell'armeria ".
- " André è mio amico, comandante. E' stato il minimo che potessi fare ".
- " Sai Alain, ora mi è chiaro perché lui si fidi di te: sei arrogante, buffone e un pò rozzo, ma  buono, onesto e privo di pregiudizi. Sei un buon amico ".
- " ...Credo che siano dei complimenti questi, comandante! " - ride rumorosamente, di certo non avrebbe immaginato parole del genere da lei.
- "...E io so perchè vi ama...siete arrogante, ottusa e testarda, ma coraggiosa oltre i limiti, leale, generosa e..."
Inarca un sopracciglio e divertita dalla sfrontatezza dimostrata da Alain, lo incita a continuare - " E...cos'altro, sentiamo ".
- " E bella. Siete bella, comandante!"
- " Ehm, si certo, ... suppongo siano dei complimenti anche questi, comunque grazie ". - contraccambia quel sorriso vero e sincero.
- " Ora dovete occuparvi di lui! ". - Le strizza l'occhio, con sorriso furfante.
Sente le guance infuocate, per quella battutina che l'ha azzittita, lasciandola senza risposte. E' rimasta disarmata dal tono malizioso usato da quell'elemento sciagurato di Alain, a cui lei di certo non è abituata; ma del resto...si è imposta come comandante dei soldati della guardia, di certo non deve aspettarsi delle riverenze dai
suoi uomini.
- " Non preoccupatevi comandante, ci sono io a tenere a bada queste zucche vuote dei miei compagni! " - Si allontana da lei, senza prima essersi congedato in quel suo solito e strano saluto militare.


Entra nella stanza ora abbastanza illuminata, trovandolo seduto a letto, assorto nei propri pensieri e con lo sguardo rivolto oltre la finestra.
E' naturale la sua agitazione, che cerca di controllare e accantonare in un angolo, insieme a quel sesto senso che continua a suggerirle che lui abbia sentito tutto.
Si accorge di lei e nonostante i lividi, il suo viso è disteso e la tranquillità da lui emanata ha il potere di placare la sua ansia.
- " Oscar, sei tu...non dovevi disturbarti. Sto bene, sai? Mi riprenderò con un giorno di riposo ".
- " No André, il dottore ha detto che è necessario più tempo, per cui...adesso ti aiuto a prepararti e torniamo a palazzo ".
- " Eh, come?! No, non posso ritornare, davvero Oscar non è il caso. Cosa direbbe tuo padre, se mi vedesse varcare di nuova quella porta dopo tutto questo tempo ".
- " Mio padre è l'ultima cosa di cui ti devi preoccupare in questo momento e poi non credo che sia dispiaciuto nel riaverti in casa. La carozza è qui fuori che ci attende, hai una licenza di tre giorni e non intendo lasciarti qui in caserma ".
- " Come, ci attende? Verrai anche tu? ".
Oscar afferra la giacca della divisa di lui e lo aiuta ad infilarla, le tremano le mani mentre compie quei gesti e spera che lui non si sia accorto di nulla.
- " Certo Andrè, verrò anch'io ".
Le sorride lui, un sorriso dolce che non vede da tempo ormai, un sorriso che le alleggerisce il cuore; André non intende affrontare ciò che è accaduto prima, non vuole metterla in difficoltà, ne tanto meno umiliarla, troverà il modo e l'occasione giusti per parlare con lei, per il momento si compiace di queste attenzioni che lei gli sta
riservando.
Scosta le lenzuola e per sua fortuna lui ha indosso i pantaloni della divisa; gli infila gli stivali, con qualche difficoltà e una volta finito gli porge una spalla affinchè lui possa appoggiarsi a lei.
- " Davvero Oscar, non è necessario tutto questo ".
- " Avanti André, quante volte lo hai fatto tu con me, per una volta che succede il contrario, non accadrà nulla ".
- " Va bene, grazie Oscar ".


Salgono sulla carozza e si dirigono verso palazzo Jarjayes.
Sono seduti uno di fronte all'altra e poche sono state le parole tra loro da quando hanno lasciato la caserma; certo, sono abituati al silenzio, loro, non li ha mai spaventati, ma questa volta è diverso, tanto diverso che anche Andrè, abituato a spiarla fugacemente, si accorge di questo nuovo quanto strano gioco: i loro sguardi si rincorrono, entrambi si osservano di nascosto, sfiorano veloci i lineamenti del viso dell'altro seguiti da una serie di sorrisi imbarazzati di circostanza.
A loro insaputa si ritrovano ad avere i medesimi pensieri.
...Perchè mi osserva? E possbile che si sia accorto delle mie parole, del mio bacio.
Cosa sono quelle occhiate indagatrici...è mai possibile che abbia capito che in realtà ero cosciente.

André sente il bisogno impellente di interrompere quel silenzio soffocante, dicendo una qualsiasi cosa che possa spezzare la tensione, così guardando fuori dal finestrino, trova la forza di aprir bocca.
- " ...Me la sono vista proprio brutta, per fortuna sono un osso duro! ".
Lei, da parte sua, tira un sospiro ringraziando il buon senso di André, che ha messo fine a quella tortura.
- " Già, tutto sommato ti è andata bene. Per fortuna è intervenuto Alain ".
- " Alain?! Non mi ha detto nulla quando è venuto a farmi visita in infermeria. Dovrò ringranziare quello zoticone!". - " Certo, credo che sia doveroso...anch'io l'ho ringraziato per averti protetto; è un buon amico ".
- " Si, è vero. Sai, non ci crederai, ma mi ha confessato che sei un buon comandante, Oscar ".
- " Bene, mi fa piacere ".
- " André..." - Distoglie lo sguardo da quel paessaggio familiare che entrambi conoscono perfettamente.
- " Si ". - Si gira verso di lei, notando come abbia cambiato tono di voce, quando ha nominato il suo nome ed anche lei ora sostiene il suo sguardo.
- " Mi spiace di averti messo in pericolo con i miei comportamenti e sicuramente la nostra conoscenza è negativa nella tua posizione...". - Sente la necessità di scusarsi con lui, di chiedere perdono per essersi fiondata con prepotenza di nuovo nella sua vita.
- " Oscar, cosa dici. Non è colpa tua se i miei compagni hanno delle preclusioni mentali e incapaci di crearsi una propria opinione; si lamentano per le differenze di classe imposte dalla società e poi sono i primi ad avere dei pregiudizi. Vedi, ciò che accaduto è, nè più nè meno, l'atto pratico del loro giudizio tra l'amicizia che ci può essere tra un uomo del popolo e una nobile. Loro non sanno quanto tu sia diversa".
Ecco è di nuovo lui, anche nei momenti peggiori, trova sempre il modo per consolarla; lui è sempre così saggio, forte e maturo, le sue parole riflettono perfettamente ciò che è, ciò che è sempre stato. Lui non è cambiato e non cambierà mai.
- " Grazie André...ti ringrazio ".



E' già buio, quando finalmente giungono a casa.
Non hanno fatto in tempo a metter piede nell'ingresso, che la povera Nanny si è precipitata incontro al nipote che tanto l'ha fatta disperare, riempiendolo di parole e singhiozzi, frastornarnandolo con mezzi rimproveri che mal nascondono la gioia di rivederlo, anche se ammaccato.
Viene trascinato via, lasciando Oscar da sola davanti all'entrata, divertita da quella scenetta che tanto le è mancata e mentre viene sequestrato come un ostaggio dalla nonna, André si rigira verso di lei sorridendole; e alzando le spalle in segno di rassegnazione per l'impeto di Nanny, muove le labbra bisbigliano un impercettibile a dopo.
Tutto ciò che le riesce di fare è alzare la mano, in un cenno di saluto.
E' un ebete. Si, si sente un ebete, è ovvio che l'avrebbe rivisto, sono a casa, è inevitabile; hanno sempre vissuto insieme. E allora perchè quelle due semplici parole le sono apparse come una promessa attesa da tempo, intrisa di un nuovo significato.



Si è cambiata d'abito, abbandonando la divisa, e senza accorgersene si ammira con attenzione davanti a quello specchio magnifico, come rare volte si è concessa in vita sua. Non sà il perché, ma ha indossato incosciamente quel completo che è sempre piaciuto molto ad André, per come le dona, facendo risaltare la sua figura; è un completo semplice, pantoloni e farsetto hanno lo stesso colore delle foglie di ulivo; la camicia di morbida seta, è però bianchissima e lineare.
L'amore la resa così schiocca da non avvedersi su queste leggerezze fino ad ora sconosciute e scuote la testa ridendo di sé, dicendosi che molto probabilmente lui non ci farà neanche caso.
Esce dalla sua stanza e porta con sé quel libro che ha cercato per più di un'ora, passando in rassegna l'intera biblioteca, appositamente per lui nel caso si annoiasse e ben sapendo del suo amore per la lettura; la scelta non è ricaduta su quell'opera per una mera coincidenza, ma con il preciso scopo di sorprenderlo.
Percorre velocemente i corridoi, fino a giungere davanti alla sua stanza esitando soltanto un istante prima di bussare.
- " Avanti ".
- " Ciao André, come stai? ".
La vede entrare, bellissima, ha indosso quel completo che tanto gli piace.
- " Oscar,...scusami per prima, ma sono stato rapito da mia nonna! ".
- " Certo, le sei mancato molto, è più che comprensibile ".
- " Sei splendida...ti dona molto, mi è sempre piaciuto questo colore su di te. Accentua il biondo dei tuoi capelli". - " Oh, grazie...ehm, ti ho portato un libro da leggere, nel caso tu ne avessi voglia ".
- " Ti ringrazio, sei stata davvero gentile... cos'è? ".
Si siede sul letto, a fianco a lui e guardando la copertina del libro, glielo porge:
- " Si tratta di Romeo e Giulietta ".
Perchè proprio questo libro? Che cos'è Oscar, cosa vuoi dirmi?
E' una scelta senza ragione la tua...no, credo proprio di no.

Il suo sguardo abbassato e la timidezza della donna di fronte a lui, gli dimostrano di conoscerla abbastanza. Non può che rimane estasiato per quella sorpresa e continua a fissare il viso di Oscar; lui sarà lì ad attenderla, fin quando lei non gli mostrerà di nuovo l'azzurro dei suoi occhi che cercheranno sicuramente di celare l'imbarazzo per quell'atto di affetto, a lei incosueto. Tutti e due amano questo capolavoro che hanno già avuto modo di leggere quando erano dei ragazzini, ma molto cose da allora sono cambiate, così come può cambiare il significato di certi gesti.
Ora che Oscar gli ha confessato di amarlo, anche se in segreto, comprende e apprezza il reale significato di questo suo dono; è consapevole di quanto possa essere difficile per lei divincolarsi tra i sentimenti. E questa ne è la dimostrazione.
Lei finalmente alza il viso e lui vorrebbe incoraggiarla nel dire ciò che sta tacendo; accoglie quel libro consegnato da Oscar, sfiorandole volutamente le dita delle mani che a quel contatto ritrae, farneticando qualcosa pur di raggirare l'ostacolo.
- " ...Sai, ho scelto l'opera Shakespeariana, dato che tutti e due preferiamo questa rispetto al poema di Pierre Boaistuau* ".
- " Si è vero, adoro quest'opera. E' meravigliosa nella sua tragicità; questi due amanti sicuramente sfortunati, additati come dei disonesti, infrangono le regole culturali e sociali che ristringono il loro amore, colpevoli di ascoltare i propri istinti voltando le spalle alla famiglia e all'ordine sociale. Bisogna essere..."
- " Coraggiosi ". - Lo interrompe finendo la frase al suo posto.
- " Si,... coraggiosi di prendere la propria vita in mano e decidere della propria felicità ".
- " ... Ma ci sono cose che l'uomo non può controllare, dopotutto Romeo e Giuletta vanno incontro irrefrenabilmente al loro tragico epilogo ".
- " Si, ma il loro amore e il loro coraggio li hanno guidati uno tra le braccia dell'altra, facendo assaporare il gusto della libertà e della felicità. Il loro amore vivrà in eterno ".
- " Tutto questo è davvero poetico, ma rifletti André, tu saresti disposto a mettere in pericolo la vita della persona che ami per vivere qualche attimo di felicità? Sarebbe un prezzo troppo alto da pagare ".
- " Sarei disposto a sacrificare la mia vita. Ma la loro fine è segnata anche da gesti avventati di due giovani ancora acerbi, basati su considerazioni affrettate di un destino beffardo, che si svolgono in così breve tempo, tanto da far prevalere l'istinto sulla ragionevolezza, la loro morte è una fuga dalle avversità; io non scapperei mai e lotterei per la donna che amo...credo che la forza sia nel rimanere uniti ".
- " Non credo sia possibile, rimanere uniti in una società come la nostra. Oggi come ieri ".
- " Ti sbagli Oscar, si tratta solo di scegliere ".
- " A volte non si è liberi di scegliere...".
- " Io credo di si, Oscar ".

Oscar si rende conto che quella discussione altro non è stata che la trasposizione implicita della loro situazione. Non ha pensato di arrivare a tanto, quando ha deciso di portargli quel libro.
- " Bene...credo sia il caso che mi ritiri e che ti lasci riposare ".
Cosa fai? Stai scappando da me, da quello che potrebbe essere. Sei arrabbiata perchè non hai ancora in te quella forza di lottare per ciò che ti appartiene. Ti aiuterò io, basta che non ti allontani da me. Non lo permetterò, devo farti capire di non avere paura di noi.

Si gira verso la porta, pronta ad alzarsi, ma lui la trattiene, cingendole la mano rimasta adagiata sulle coperte vicino alla sua e in un attimo, ritrova quel viso perfetto travolto dall'inatteso.
- " Oscar...".
- " ...Si, Andrè ".
- " Dimmi che ci rivedremo domani ".
Ecco che nuovamente nella sua mente, quella frase pronunciata da André le suona come una promessa, una promessa rassicurante di cui avverte il bisogno.
- " A domani ".
- " Buonanotte Oscar ".
- " Buonanotte André ".







* Pierre Boaistuau, traduttore e scrittore francese del cinquecento,  tradusse le novelle di Matteo Bandello, tra cui "l'Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti", scritta nel 1529. William Shakespeare conobbe la traduzione francese di Boaistuau, della novella di Bandello, trovando ispirazione per il suo "Romeo and Juliet".

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Capitolo 19
*** 19. Libertà di amare ***


19. Libertà di amare




La candela ormai quasi del tutto dissolta, ha lasciato gocce di cera sul comodino al fianco del letto.
Il movimento lento e regolare dei suoi riccioli biondi adagiati sul suo petto, si alzano e si abbassano, seguendo l'andamento del suo respiro, solleticandogli piacevolmente  il mento; la sensazione impagabile del poter giacere stretto a lei, di percepire la sua mano abbandonata mollemente sul suo addome, le lunghe gambe di lei attorcigliate intorno alla sue: si compiace nel sentire il proprio corpo a contatto con il velluto della sua pelle. Non esiste posto migliore al mondo se non quello, dove poter attendere l'alba di un nuovo giorno.
Infastidito da un raggio di sole impertinente, che è riuscito ad infiltrarsi tra gli scuri tendaggi, distende un braccio come alla ricerca di qualcosa.
Si è immaginato tutto.
Ha sognato di averla finalmente al suo fianco. Eppure gli è sembrato tremendamente vero.
Ora ricorda di essersi addormentato leggendo e sconfortato da quel ricordo le sue dita viaggiano incerte sulle coperte alla ricerca di quel libro che proverà quanto sia fervida la sua fantasia; la delusione non tarda ad arrivare, lo trova all'altezza del suoi fianchi aperto ad una pagina indefinita. Si porta una mano alla fronte, massaggiandosi le tempie per cacciare via dalla sua mente, quelle dolorose e sensuali immagini di lei sdraiata vicino a lui.

Nonostante la disillusione al suo risveglio, ha dormito un sonno profondo ridestandosi dai dolori insopportabili del giorno precedente e si sente decisamente meglio, anche se ancora debole; non fa in tempo ad appoggiare la schiena alla testata del letto che, mattiniera come sempre, la cuffietta bianca di sua nonna fa capolino nella stanza.
Gli sembra strano non udire ne urla ne rimproveri nei suoi confronti, anzi questa volta, la sua Nanny è stata così premurosa da portargli una colazione degna del generale in persona, impuntandosi con tutta la sua autorità obbligandolo a mangiare tutto quel bendidio che gli è stato portato, perchè è ovvio, che un giovanotto come lui ha bisogno di energie per rimettersi in forze.

- " Come va oggi caro? "
- " Molto meglio, nonna...grazie ".
- " Bene, ...così impari a sparire nel nulla senza avvisarmi! ".
- " Ahahaha! Dai nonna, non mi è successo niente di grave, a volte possono capitare delle incomprensioni...".
- " Certo! Farti ammazzare di botte, tu le chiami incomprensioni! Che mascalzoni! Li avrei sistemati io, a suon di padellate! Non sai quanto sono stata in ansia per te, così come la povera Oscar ".
- " Mi spiace nonna, mi spiace davvero ".
- " Dovresti scusarti con lei, non sai quanto l'hai fatta soffrire! ".
- " Troverò il modo di parlarle ".
- " Ecco, bravo il mio ragazzo ".
- " A proposito, Oscar si è già svegliata? ".
- " Si, è uscita molto presto questa mattina, non so dove sia scomparsa, ma di certo non è andata in caserma, la divisa è in camera sua. Ultimamente mangia ancora meno, è strana, sempre pensierosa...uhmm, non è che tu ne sai qualcosa, cosa lei hai fatto giovanotto? ".
- " Nonna... cosa dovrei sapere?! ".
- " Ragazzo, non m'incanti, sono troppo vecchia per cascare con tutti e due i piedi in trappola e oramai non siete più tanto piccini da intenerirmi con le vostre faccine d'angelo, è chiaro! Siete giovani, siete belli e vi volete bene da sempre. Ma non siete fratello e sorella, perciò vi dico soltanto di stare attenti ragazzi miei ".
- " Nonna davvero, credo che tu abbia viaggiato troppo con l'immaginazione! ".
- " Andrè, immaginazione o meno, certe cose sono predestinate e ahimé per il mio povero cuore, voi lo siete ". - Afferma convinta la sua cara nonna, seguita da una lunga occhiata che non ha lasciato spazio ad alcun tipo di replica.




Tutto è come l'ha lasciato l'ultima volta che è stato in quella casa, tutti i suoi oggetti e vestiti sono rimasti al proprio posto e deliziato ha indossato nuovamente quegli abiti morbidi e comodi, a cui è sempre stato abituato prima di indossare l'uniforme; inoltre ha saputo da sua nonna, che per volontà di Madamigella Oscar, nessuno avrebbe mai avuto il permesso di liberare quella che è sempre stata la sua stanza.
Quella notizia è  un'altra conferma di quanto Oscar tenga a lui e non può fare a meno di sorridere al pensiero di quella testona.
Cerca di mantenere la calma, ma ormai la mattina sta volgendo al termine e di lei sembra essere svanita anche la sua ombra. Ha cercato di intrattenere l'attenzione su qualsiasi altra cosa leggendo, passeggiando, disturbando Nanny, tutto inutile.
Ha gironzolato per tutta casa guardando fuori da ogni finestra che gli si è presentata davanti e ad ogni sguardo un sospiro nel vano tentativo di intravedere Oscar in lontanza, ma stufo ormai di vagare per i corridoi senza nessuna occupazione, decide di dirigersi zoppicante alle scuderie, e una volta giunto trova conferma al suo dubbio: Cesar non è li; ma ciò non lo delude, perchè è quasi certo di sapere dove sia e di trovarvi così anche la sua padrona. Sà che non è scappata, questa volta Oscar ha promesso e lui si fida della sua parola, ma sarà senz'altro confusa e un pò spaventata dal loro ultimo discorso.
Esiste un solo posto dove può essersi recata, quel luogo dimenticato da dio lontano da tutti, quel rifugio sicuro lontano da occhi e lingue indiscreti, dove l'ipocrisia di quel mondo corrotto non li ha mai raggiunti, un luogo che li ha visti crescere nel nome di una profonda e rara amicizia e che custodisce con loro, il segreto di momenti irripetibili, in cui sono stati semplicemente  Oscar e André, nient'altro.
Basta, andrà da lei.
Incurante dei dolori monta sul suo nero destriero percorrendo a ritroso il viale alberato che porta fino all'imponente cancellata della tenuta dei Jarjayes.
L'istinto lo guida sicuro verso quelle collinette di prato verde, che regnano silenziose su di uno specchio d'acqua cristallino e come se stesse rincorrendo il tempo, sprona il suo cavallo in una corsa senza fiato, per raggiungere con il corpo dove ormai è già arrivata la sua mente.
Arresta la galoppata del suo destriero e inzia quella del suo cuore: tutto questo è irreale, spaventoso, pura follia, eppure è la sola cosa giusta di tutta la sua vita.
L'erba e le foglie accarezzate dal vento tiepido, che increspa appena la superficie del lago, il sole che ravviva i colori: tutto sembra essere stato creato come cornice per quell'opera perfetta.
Si, è perfetta.
Ora la vede.
E' come un tacito accordo il loro, un appuntamento atteso da una vita, si rincontrano in quel nascondiglio segreto, in cui hanno passato gioie e dolori della loro esistenza, quello spazio riempito da un tempo antico scandito delle loro risate, giochi, pugni, litigi, parole e molti silenzi.
E' seduta nell'erba, all'ombra del grande platano, con la testa china verso le ginocchia e quella cascata di riccioli biondi che le scivolano ai lati delle spalle.
Il rumore del vento tra le foglie, gli ha permesso di avvicinarsi tanto, da far si che lei non si sia accorta di lui ed ora è dietro di lei.
Stringe tra le mani afusolate qualcosa e sporgendosi appena riconosce in quel pezzo di carta stropicciato la sua lettera.
Una fitta dolorosa lo attraversa, quando vede il corpo di lei percorso da tremiti.
Si fa più vicino, non sà ancora cosa le dirà, ma non vuole più tirarsi indietro, è giunta l'ora di mettere a tacere i dubbi e le sofferenze ed iniziare a vivere.



E' uscita all'alba insieme al suo Cesar, galoppando veloce verso quelle colline poco lontane da palazzo dove molto spesso è andata con e senza André.
Gli ha promesso che oggi si sarebbero visti, non sta fuggendo, non lo farà più, ha soltanto ascoltato l'impulso di recarsi in quel posto dimenticato da tutti per mettere ordine nella sua testa, dopo quelle parole dette da André la sera prima, perchè ha capito, ancora una volta, che è lui ad avere ragione.
E' seduta tra l'erba da ore, leggendo e rileggendo quelle brevi, ma intense frasi lasciatele da André ormai qualche mese addietro, quella lettera che è stata capace di farle confessare a sè stessa la sua natura, svelandole il senso della sua vita, il suo futuro; e si sente in colpa, per non aver capito prima che quell'affetto troppo profondo altro non era che amore, si sente responsabile di aver sprecato momenti preziosi che il tempo mai le ridarà e togliendo ad André la possibilità di una vita indipendente e serena, tenendolo inconsapevolmente imprigionato a lei.
Si lascia cullare dalla calma surreale di quel paesaggio quando il vento smette di giocare con i suoi capelli e una voce calma e decisa arriva al suo orecchio.
Un sussulto, un brivido lungo la schiena, ma non ha paura perché si tratta di lui, di loro.
Ora, quello strano stato di attesa in cui si è sentita sommersa fino ad un istante prima è svanito.

- " E' tutta la mattina che ti aspetto, me l'hai promesso ".
- " Certo, ho promesso, ma tu non dovresti essere in piedi nelle tue condizioni Andrè ".
- " Allora è vero che la porti sempre con te, non hai mentito...".
A quella frase le si gela il sangue nelle vene, lui ha sentito tutto...a questo punto non avrebbe più senso negare l'evidenza.
- " Non l'ho mai fatto ".
- " Più di quanto tu non te ne renda conto ".
- " Non ti ho mai mentito, lo sai...".
- " Hai mentito a te stessa ".
- " ...a volte è la cosa più semplice ".
Si sposta e si abbassa mettendonsi davanti a lei, poggiando le braccia sulle sue ginocchia e con una mano le alza il viso, rivolto ancora su quella lettera racchiusa tra le
mani, adagiate sul ventre.
- " Già, ma è la strada più dolorosa. Lascia che ti aiuti Oscar...".
- " E' difficile. Io non potrei, non dovrei, ma sento...oltre qualsiasi educazione, oltre qualsiasi ideale, oltre qualsiasi lealtà ".
- " Io non potrei, non dovrei, ma sento...oltre tutto. Sento che sei la mia ragione di vita ".
- " André, tu saresti disposto ad infrangere le regole e a voltare le spalle al mondo per questo? ".
- " Io sono disposto a seguirti anche all'inferno...ma prima voglio sapere per cosa sto lottando, Oscar ".
- " Io davvero non capisco Andrè,...non capisco come tu possa perdonare una codarda come me! Ti ho ferito, non ho mai compreso il tuo amore e per tutta risposta tu mi sei sempre stato vicino; sono stata egoista tanto da farti fuggire dal troppo dolore. Come puoi volermi bene, Andrè?! ".
- " Oscar tu non sei una codarda. Non credere che non abbia pensato che tutto ciò sia pura pazzia; eppure preferisco essere un folle, piuttosto che rinunciare a vivere. E tu Oscar, tu cosa vuoi fare? Puoi tenerti aggrappata al passato e a quella lettera, o prendere la mia mano e guardare al futuro ".
- " André è pericoloso per entrambi e io non voglio rischiare di perderti...".
- " Nessuno ha detto che sarà facile, ma puoi scegliere Oscar...".
Si alza in piedi, di fronte a lei e le tende la mano ".
- " Oscar, tu sei libera di scegliere ".


E' vero. Perchè mai dovrebbe smettere di lottare proprio ora, quando è una vita intera che lotta per difendere gli altri, ora che ha la possibilità di scegliere di combattere per ciò che ritiene giusto avendo un valido motivo per farlo senza più rinnegare a sé stessa e a lui la possibilità di essere felici.
Ripensa al dolore e al vuoto nella sua vita, quando ha creduto di averlo perso, ripensa a quella seconda chance offertale dal destino, che si materializza ora, in quel preciso istante, nella mano tesa del suo uomo, in piedi di fronte a lei, pronto a sorreggerla adesso e per sempre.
Alza in alto lo sguardo trovando quello di lui, che si sta donando ancora una volta a lei.
Si, può scegliere. Scegliere di essere libera con André. Libera di amare.



Lentamente la mano si muove andando a riempire quella vuota di Andrè e quel leggero tocco ha il potere di farle venire i brividi. Ha scelto.
Le stringe la mano e con gesto deciso la fa alzare da terra, portandosela finalmente vicina.
Ancora non ci crede, lei ha scelto lui.
- " Ero certo di trovarti qui ".
- " Ed io ti stavo aspettando ".
Il battito impazzito gli accorcia il respiro, ma prima di baciarla vuole sentire di nuovo quelle parole uscire dalla sua bocca, ora che può guardarla finalmente negli occhi e trovare in lei la sua comagna, ma non vuole costrigerla, vuole che sia il cuore a suggerirle quelle parole.
Le tremano le gambe ed è completamente persa in lui, sente il suo alito caldo soffiarle sulla bocca e un fremito le percorre il ventre, quando la mano di lui si stringe possessivamente attorno alla sua vita, annullando lo spazio tra loro. Il suo seno, che si gonfia ad ogni respiro, aderisce completamente sul suo petto e istintivamente
appoggia le mani sulle braccia risalendo lentamente fino alle spalle. Lui abbassa il volto posando la fronte su quella di lei, i loro nasi si toccano, le bocche si sfiorano, lei osserva le labbra di lui, aspettando curiosa ed impaurita quel bacio che però non sembra arrivare.
Poi capisce di non aver ancora risposto alla sua domanda alla quale crede di dover dare una conferma.
- Andrè, voglio te...ti chiedo di lottare per me, con me. Per noi. Ti amo André Grandier...più di qualsiasi altra cosa.
La mano di lui si dischiude dolcemente sul suo viso, il suo palmo le accarezza una guancia, portandosi via una lacrima ribelle sfuggita da quegli zaffiri.
- " Ti amo Oscar, ti amo da sempre ".
Chiude gli occhi lei al suono di quelle due semplici parole e lui non può fare a meno di imitarla facendosi guidare dai sensi.
Si sposta lentamente posando un bacio leggero sulla fronte, scendendo lungo le tempie, assaggiando con la bocca dischiusa la pelle morbida della sua guancia fino ad arrivare alla mascella, quando la sente chiaramente abbandonare la testa all'indietro mentre il suo respiro si fa più intenso. Sentirla così terribilmente donna sotto il suo tocco, risveglia tutto il suo desiderio imprigionato da tempo, si stacca solo un momento, per poi tornare a saggiarne di nuovo, percorrendo con le labbra il naso piccolo e diritto, fino a baciarle la punta.
Ed in quel frangente lei scopre il suo corpo di donna che reclama impaziente e alzando di poco il mento, lo cerca inavvertitamente sfiorandogli così la bocca, incoraggiandolo a continuare; a quel muto invito le dita gli scivolano tra i capelli biondi, afferrandole delicatamente la nuca facendo sue quelle labbra tanto ardite, catturandole e assoparando il gusto del proibito; è un bacio delicato, seguito da un altro e un altro ancora, fino ad approfondire quel contatto, premendo dolcemente e sempre con maggior urgenza, quando percepisce chiaramente il trasporto di Oscar. Le loro labbra si dischiudono lievemente ed André si fa strada, spingendosi oltre con la lingua; la sente irrigidirsi a quella violazione, ma subito dopo è lei a cercarlo, posando le mani sul suo viso e attirandolo a sé, sentendo il suo cuore pulsare laddove non ha mai creduto possibile.
Dapprima gentile, la conduce in un bacio profondo e appassionato, stupendosi di quanta sensualità innata vi sia in lei, le sue mani sono intrecciate nei suoi scuri capelli, i loro corpi aderiscono perfettamente, i respiri affannosi riempiono il silenzio e la voglia l'uno dell'altra sembra non aver fine.
Si guardano negli occhi ritrovandosi nuovamente complici di quacosa di nuovo, recuperano il fiato tolto dalla bocca dell'altro e poi ricominciano a rubarsi l'anima tra baci e mani timorose ma curiose di vagare sui loro corpi.

- " Ahia! ".
Completamente travolta dal desiderio prepotente di lui, non si accorta di avergli morso forse con troppa veemenza il labbro inferiore.
- " Scusami amore...scusami io... " - gli dice portando le sue dita sulla bocca arrossata di lui.
- " Ripetilo...".
- " Cosa? ".
- " Come mi hai chiamato ".
Sgrana gli occhi e arrossisce perchè involontariamente le è venuto naturale pronunciare quella parola e adesso un pò si vergogna per la spontaneità sgorgata dalla sua bocca senza nessun tipo di remore.
- " Oscar, ti prego dimmelo di nuovo ".
- " Non ti sorprendere Andrè, ho detto solo ciò che penso...tu sei tutto il mio mondo, amore mio ".

Il viso dell'uomo che le sta di fronte, ha assunto un'espressione allibita e incosciamente prova piacere nel constatare quale effetto abbiano le sue parole su André, così forse incoraggiata da quella sicurezza che solo lui le sà dare, stringe tra le sue dita il collo della sua giacca e con gesti lenti lo invita a seguirla in quella discesa verso il mare verde sotto di loro, senza mai interrompere il contatto con il suo Andrè.
Lui la segue accondiscendente, anche se deve ammettere di essere rimasto piacevolmente stupito da lei così audace; come una venere si distende nel prato soffice che accoglie quel corpo tanto bramato e i suoi lunghi capelli si spargono come oro tra i fili d'erba di un verde brillante, ha le guance imporporate di un pudore che non teme, le labbra gonfie e scarlatte, rimane incantato ad ammirarla in tutta la sua bellezza, senza mai pesarle addosso, si mantiene scostato da lei sorreggendosi sulle ginocchia e sulle braccia puntate ai lati del suo corpo, non vuole scioccarla facendole sentire quanto possa essere evidente il desiderio di un uomo.
Le mani di lei rafforzano la presa sul tessuto della sua giacca attirandolo verso il suo viso e ad un soffio dalle sue labbra André quasi trema, perchè crede di essere ad un passo dal baratro, dal punto di non ritorno; è talmente sopraffatto dalla passione che l'ultimo barlume di razionalità gli dice che potrebbe non trovare più la volontà e la forza di smettere di saziarsi di lei, perdendosi irrimediabilmente e probabilmente la sua Oscar non è pronta ad affrontare quel passo così grande.
Rimane così, a fissare l'azzurro del cielo che si riflette nei suoi occhi colmi di una nuova luce, non l'ha mai vista così bella, la camicia di seta le ricade scomposta evidenziando il suo corpo sinuoso, dei riccioli ribelli dimorano sul suo viso, la sua pelle candida quasi risplende in contrasto con il verde attorno a lei. C'è qualcosa di indomito, di selvaggio in questa creatura.
- " Sei bellissima...talmente bella da togliere il fiato. Tu, angelo mio... tu mi condurrai alla pazzia ".
Non risponde lei, si alza sui gomiti e raggiunge in un battito la bocca di Andrè, imprigionandogli le labbra.
Lui impietrito a quella reazione, si ricrede dei suoi stessi pensieri, lasciandosi alle spalle tutti i suoi se, tutti i suoi ma.
Ora vuole solo sentire.

Una goccia le scivola sulla guancia, scorrendo fino al mento per poi perdersi tra l'erba alta.
Cerca sul viso di André l'origine di quella lacrima, ma i suoi occhi seppur lucidi, non sembrano esserne la causa.
Adesso quelle gocce picchiettano fastidiose, bagnandole a poco a poco i capelli e poi i vestiti.
Il cielo pare piangere lacrime di gioia per il loro giovane amore.
Si erge appena André, ma lei non gli dà modo di allontanarsi abbracciandogli la schiena e trascinandoselo addosso.
- " Dove pensi di andare soldato Grandier ".
- " Ma Oscar, sta piovendo...".
- " Oscar?! Soldato, esigo un pò di rispetto! ".
- " Agli ordini mio comandante! ".
Ridono come quando erano ragazzi, distesi in mezzo al quel prato dopo aver sferrato con le ultime forze rimaste, la stoccata decisiva per l'esito del duello.
La pioggia, si trasforma ben presto in un acquazzone, che li investe in pieno, inzuppando e appesantendo i vestiti, ma incuranti rimangono stretti l'uno all'altra, senza fiatare, immersi in un mondo che sembra essere soltanto loro.
- " La senti la pioggia Andrè? Come il mio amore per te scorre sulla pelle, come il sangue nelle vene ".
- " Si, la sento Oscar...sento che sei parte di me ".
Rimango sdraiati, uno sopra l'altra, per un tempo parso infinito, abbandonando momentaneamente quella passione che li ha travolti un attimo prima.
Ci sarà tutto il tempo del mondo per potersi amare.
Ciò che rimane adesso sono semplicemente loro.
Oscar e Andrè.






Non è stato semplice scrivere questo capitolo, quindi spero di aver trasmesso almeno in parte l'emozione che ho immaginato per loro, in un momento tanto intimo e unico come la confessione del loro amore.
Grazie, a presto Elisa

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Capitolo 20
*** 20. Per sempre ***





20. Per sempre






Trema.
La sente rabbrividire al di sotto del suo corpo e quel suo tremore dovrebbe provocargli tenerezza, invece non fa altro che alimentare il fuoco che sente bruciare per lei.
Con difficoltà allontana quei pensieri dalla sua mente, scorgendo invece una ragazzina impaurita: forse si è resa conto anche lei dove possa portare quell'amore appena nato e probabilmente ne ha paura.
I suoi capelli sono ora di un color nocciola, il viso è imperlato dalla pioggia ed alcune gocce si sono fermate sulle sue ciglia scure impreziosendole quegli occhi meravigliosi.
Vorrebbe non lasciare mai quel posto, sciogliere quell'abbraccio, ma ancora una volta il suo dannato buon senso gli suggerisce la cosa più giusta da fare.
- " Credo che dovremmo tornare a palazzo Oscar ".
- " Perché? ".
- " Oscar...stai tremando di freddo...non vorrai ammalarti ".
- " André,  senti non vorrei che tu pensassi che io non sia convinta della mia scelta, ma... "
- " Oscar, non dirlo neanche...io sarò qui ad aspettarti come sempre " - le sussurra dolcemente, sugellandole le labbra con un bacio innocente - " E ora andiamo, sei completamente bagnata ".
Gli Afferra la mano senza aggiungere altra parola. Lo segue silenziosamente fidandosi ciecamente di lui, delle sue parole, sentendo di non doversi giustificare ulteriormente, per non aver avuto il coraggio di donarsi a lui. E' perfettamente consapevole in cosa possano sfociare quelle carezze e quei baci, ma per lei è diverso: è come ritrovarsi all'improvviso a fare a pugni contro tutto ciò che ha sempre soppresso per volontà degli altri;  viverlo sulla propria pelle è spaventosamente differente e molti sono stati i fantasmi contro cui si è confrontata in quella giornata.
Forse sono state solamente troppe emozioni da metabolizzare tutte assieme.
No, non è vero.
Sta mentendo spudoratamente a sé stessa.
Ancora una volta.
La sua è semplicemente paura.
Paura di ciò che potrebbe essere, ciò che potrebbe significare. Legarsi a lui per sempre. Anche se è veramente l'unica cosa che desidera realmente.
Quella paura che lei è solita combattere fin da bambina, apparentemente affrontandola, ma che in effetti raggira scaltramente per terrore di dover soffrire nel guardare in faccia la realtà. Sà che non potrà fuggire per sempre, rimandano ancora la verità del loro amore.
E lui ancora una volta ha capito i suoi turbamenti.
Lui, che è semplicemente perfetto.



Hanno lanciato i cavalli al galoppo sotto quella pioggia battente, che si infrange sui loro visi distesi.
Si guardano e si sorridono mentre cavalcano fianco a fianco, tornando verso il palazzo; nei loro occhi la consapevolezza di una nuova forza ad unirli indissolubilmente.
Sono giunti finalmente alle scuderie, un forte odore di fieno e di erba tagliata li invade all'interno delle stalle rese buie dalle nubi che hanno ricoperto il cielo di quel pomeriggio. Ridendo con la spensieratezza di due ragazzini, smontano da cavallo conducendo gli animali nei loro recenti e prima di disellarli, senza fiatare André si allontana, seguito dallo sguardo di lei, fin quando non scompare nel buio più profondo; riesce a malapena a muovere un passo verso la sua direzione che lui è già di ritorno con una coperta in mano.
- " Ecco... così sentirai meno freddo " - dice, mentre le avvolge la coperta attorno alla schiena, soffermandosi con le mani sulle sue spalle.
- " Grazie, sei molto gentile ".
Le sposta una ciocca bagnata rimasta appiccicata sulle labbra e gli sembra ancora assurdo potersi permettere certi gesti nei suoi confronti; lei non scappa, anzi sembra invece attendere quelle attenzioni, forse da troppo tempo negatele.
- " Oscar, siediti pure ...mi occupo in un secondo dei cavalli e arrivo ".
Lei annuisce, accennando un lieve sorriso.
Lo osserva mentre toglie le selle e le appoggia alle travi di legno. E' bello il suo André.
E' bello come la statua di Apollo, il dio del sole. Si meraviglia, mentre capisce di osservarlo con insistenza e senza nessuna voglia di volgere la sua attenzione su qualcos'altro. I suoi capelli scuri, sembrano neri come la notte, la sua camicia è totalmente bagnata e aderisce sul suo corpo come una seconda pelle; ormai è del tutto trasparente e ciò le permette di vederne meglio la forma delle sue spalle larghe, le braccia muscolose e la vita stretta; inclina leggermente la testa di lato, continuando a scendere con lo sguardo. Quasi sicuramente le sue guance saranno diventate rosse come due tizzoni, quando si è soffermata sulle sue natiche ben tornite e le sue gambe snelle e slanciate.
Non ha mai guardato nessuno in questo modo.
Non ha mai sentito nascere dentro di sé quella piacevole sofferenza che ti spinge a bearti alla sola visione del corpo di un uomo. Del suo uomo.
- " Oscar... "
Alza immediatamente lo sguardo sul suo viso, cercando di resettare i suoi ultimi pensieri, mentre lui la guarda divertito.
- " Cosa c'è André...perché mi guardi così ".
- " Signor Conte, da lei non mi sarei mai aspettato un simile comportamento..."
- " Ma cosa... "
- " Lei mi sta guardando in maniera inoppurtuna ".
Colpita e affondata. Ora vorebbe solo sprofondare. Lei, l'algida Oscar Francois de Jarjayes, beccata a fantasticare sul corpo meraviglioso del suo ex-attendente.
Un respiro profondo il suo, per reagire a quel capitombolo e come se nulla fosse, torna a guardarlo insistentemente, facendo tra sé e sé una piccola constatazione: lui è suo ora e può guardarlo quanto vuole, almeno quando sono soli.
- " Uhm è vero, - ammette impudente - ma è colpa sua Grandier, lei non dovrebbe essere così bello ".
- " Oscar,... mi metti in imbarazzo, davvero ".
- " ...credo dovrai farci l'abitudine ". - Si è ripresa la sua piccola rivincita, adesso che può scorgere sul il suo bel viso quel rossore che solitamente non gli appartiene.



Corrono veloci, attraversando il vialetto di gaia che conduce all'entrata della servitù, stretti sotto la coperta di Oscar per ripararsi dal temporale.
Raggiungono la porta in legno, fermandosi a recuperare il fiato, ancora legati l'uno all'altra, solo un istante, per prendere un respiro profondo prima di mettere piede in quella casa e fingere che non sia accaduto mai nulla, riprendendo quell'assurdo gioco di ruoli.
- " Sei pronta? ".
- " Si... ".
- " Andrè aspetta " - gli tira la giacca e si alza sulle punte lasciando sulla sua bocca un ultimo bacio - " è solo una situazione momentanea, troverò una soluzione te l'ho prometto ".
- " Oscar...la troveremo insieme. Ora non ti preoccupare, ci penseremo poi, d'accordo? ".


Si presentano nelle cucine, al cospetto di Nanny,  fradici dalla testa ai piedi, formando sotto di loro delle piccole pozzanghere.
- " Ma...che mi venga un colpo! " - Si fa il segno della croce osservando come i loro vestiti siano trasparenti e attillati e ben poco lasciano all'immaginazione.
- " Bambina mia, copriti per favore, sei complentamente inzuppata, ma cosa è successo? E tu screanzato passami quello scialle e non provare nemmeno a guardarla! "
- " Certo nonna... ".
- " Oh Nanny, non ti preoccupare, non è successo nulla di grave ".
- " André cosa hai combinato...ragazzi non avete più dieci anni e ormai sono vecchia per corrervi dietro! Oh buon cielo... " - Sospira Nanny alzando gli occhi verso l'alto e i due non possono che trattenere una risata soffocata per quel rimprovero alla loro marachella.
- " Nonna ci siamo incontrati durante una cavalcata e ci ha sorpresi il temporale, tutto qui ".
- " Uhm...incontrati " - si avvicina con dito minaccioso - " voi non me l'ha raccontate giusta... ".
- " Senti Nanny, puoi farci preparare un bagno caldo, sia a me che André? ".
- " Certo Oscar, adesso chiamo subito Annette. Ma tu adesso vai in camera tua a toglierti quei vestiti bagnati ".
- " Va bene Nanny e grazie... ".
La vede sparire mentre il rumore dei suoi stivali rieccheggia nel corridoio e il suo sguardo rimane sospeso nel vuoto.
- " Andrè! André! ".
- " Ehm...si nonna! ".
- " Ragazzo mio, che cos'è questa storia?! Vi sto tenendo d'occhio e certi sguardi li capisco ancora... ".
- " Nonna ti stai preoccupando per niente ".
- " Io non credo, la mia Oscar è così raggiante e tu caro, sembri rinato dalle tue sofferenze. Non voglio sapere cosa sia successo, ma questo niente è troppo pericoloso d'affrontare da soli ".
Si volta a guardare scrupolosamente che non vi sia nessuno ad udire ciò che sta per dire; il bel volto di suo nipote diventa maledettamente serio, stringendosi al petto quelle mani piccole e rovinate dal troppo lavoro.
- " Tu vuoi bene a tutti e due, vero? ".
- " Come se foste figli miei... ".
- " Bene...perchè avremo bisogno di te ". - La guarda in quei piccoli occhi amorevoli inondati di lacrime, rubandole così la promessa di tacere il loro segreto.






E' seduta sulla poltrona davanti al camino acceso nella sua stanza, nel tentativo di asciugare i capelli ancora umidi da quel bagno bollente in cui si è lasciata cullare dall'acqua, fin quando non ha sentito perderne il tepore.
Senza controllo la sua memoria vola in un battito sul ricordo di ciò che è appena accaduto, ripercorrendo ogni più piccolo passaggio, ogni piccolo gesto e parola.
Sente nitidamente l'eco di quei sospiri nati dalla sua bocca, da quella di lui, al loro reciproco incontrarsi.
Non ha mai pensato di poter vivere così intensamente nel corpo e nell'anima e comprendere quanto possa essere meraviglioso appartenere ad una persona.
Sta imparando a fidarsi delle sue emozioni,  del suo intuito, ad ascoltare quella voce rimasta bloccata alla base del suo stomaco per timore che se solo avesse raggiunto il cuore si sarebbe trasformata in un urlo. Sta imparando a fidarsi della donna. Grazie a lui.

Un rumore al di là della porta. Un lieve tintinnare delle porcellane.
La cara Nanny le avrà portato sicuramente qualcosa di caldo da bere, premurosa come al suo solito.
- " Avanti...entra pure ".
- " Scusami Oscar...sono io ".
- " André...cosa ci fai qui? " - Sobbalza appena sulla poltrona, con il cuore in gola, irrigidendo le braccia appoggiate sui braccioli e stringendo in una morsa il velluto tra la sue dita.

Quella domanda dal tono sorpreso, l'ha destabilizzato. Che lei abbia cambiato idea su di loro? E' possibile un suo ripensamento? E' la serpe dell'incertezza che legge nei suoi occhi.
Si avvicina al tavolino di fianco alla sua poltrona, posando il vassoio in argento, compiendo gesti per lui abitudinari e mantenendo quella tranquillità che l'ha sempre contraddistinto, tuttavia non riesce a convincere sè stesso sentendendosi vulnerabile come mai prima d'ora; annaspa in quel vortice di pensieri che si susseguono, nel tentativo di trovare una spiegazione plausibile; forse il suo forte senso del dovere avrà prevalso ancora una volta su di lei, schiacciando come un macigno quella presa di conscienza sulla sua vita appena conquistata. Quel senso del dovere così radicato, che le avrà bisbigliato che diventare la comagna di un uomo del popolo, equivarebbe a tradire suo padre, la corona, l'essere ripudiata e disonorata rinunciando al suo lavoro, alla sua carriera, se non peggio. Sarebbe chiederle troppo.  
Scuote lievemente la testa, rinsavendo un pò di autocontrollo per risponderle, senza farle capire quanto lei sia in grado di turbarlo con una semplice domanda.
- " Ti ho portato un tè caldo, l'ha preparato mia nonna ".
- " Grazie Andrè, non dovevi disturbarti... "
- " ...Se non hai bisogno di altro, mi ritiro ".

Rimane interdetta dal suo comportamento, cosa sta accandendo...che cos'è questa fretta di allontanarsi da lei?
Corruga le sopracciglia interrogandosi sul motivo di tale atteggiamento, con lo sguardo fisso sulle assi di legno del pavimento, ma non riesce a dare una risposta ai suoi pensieri.
Si osservano a lungo dopo le ultime parole pronunciate da Andrè, il quale attende un congedo che non arriva; è pronto sulla soglia, una sola parola ed uscirà da quella stanza, senza più interferire nella sua vita.
Rimangono ammutoliti, avvolti nella semioscurità di quella stanza, i volti illuminati dalla luce tremolante del fuoco che riflette sulla parete decorata le loro ombre vicine, come se fossero il prolugamento dei loro veri pensieri, delle loro anime predestinate.
Non vuole che lui se ne vada, lasciandola sola; devi dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, perchè se uscirà da quella stanza non avrà più la forza di guardarlo negli occhi.
- " Andrè... ."
- " Si, Oscar... ".
- " Resta qui...con me ". - S'incammina verso lui, lentamente, riducendo passo dopo passo la distanza tra loro ed una volta vicina, allunga un braccio fino a raggiungere e catturare la mano di Andrè, intrecciando le dita con le sue; dopo qualche secondo la mano di lui rafforza la sua presa, aggancciando così per sempre e perdutamente la sua vita in un giuramento d'amore eterno.
Un lieve sospiro quello di Oscar, quando ha sentito quella stretta attorno alla sua mano, una conferma che nulla è cambiato.
Avanza verso la luce, sendendosi sul pavimento in legno davanti al camino, le loro mani ancora unite; delicatamente tira verso di sé André, invitandolo a sedersi uno vicino all'altra, irradiati dal calore del fuoco; nessuna parola a rompere il silenzio ovattato di quella stanza, interrotto dallo scoppiettare improvviso della legna.
Le viene spontaneo appoggiare la testa sulla sua spalla infilando il volto nell'incavo del suo collo, inspirando così il suo profumo e portare la sua mano con una leggera carezza adagiata sul suo petto, potendo sentire sotto il suo tatto, il battito accelerato di Andrè.
Passa un braccio dietro alla schiena di lei, cingendole le spalle e stringendola a sé, posandole un bacio sul capo; non riesce a ragionare, a farsi un'idea su ciò che potrà avvenire, ora che sente che lei è finalmente sua. Le alza il viso scoprendolo arrossato e rincontrando nuovamente i suoi occhi.
La luce proveniente dal camino, crea ombre immaginarie sul suo volto, tingendo la sua pelle diafana di un caldo rossore esaltato dalla penombra che li avvolge; la vede chiudere gli occhi, quando il suo palmo si distende sulla sua guancia, trasformandosi in una dolce carezza, lei inclina il viso assencondando quel gesto e quell'innocuo contatto viene prolungato quando un improvviso calore soggiunge sulla mano di André; le dita esili di Oscar imprigionano quelle di lui, trattendendole vicino al suo volto, la sua bocca si posa con estrema lentezza sul palmo di Andrè, tracciando una scia di piccoli baci fino a raggiungere la punta delle dita.
Il suo sguardo da ignara ammaliatrice ha il potere di incantarlo, ogni suo movimento, ogni suo gesto, sono inconsapevolmente fonte di puro piacere, un piacere che a breve lo condurrà alla follia; non può permettersi che il desiderio di averla per sé, s'impossessi della sua ragione prevalicando sul resto, ma non può non notare quell'ingenua seduzione delle sue labbra, quel richiamo al toccarsi e scoprirsi nuovamente.
- " Oscar...cosa fai? - le sussurra sulla bocca ".
- " Io non lo so...so solo che voglio te, Andrè. Ora e per sempre ".
La mano di Oscar scivola nei suoi capelli scuri attirando a sé il suo viso, senza più indugi le loro labbra si uniscono, si cercano rendendo da subito quel bacio profondo, carico di desiderio.
Si staccano, si riavvicinano, i loro corpi impazienti di incontrarsi, di sentire il calore dell'altro bruciare sulla pelle; un attimo per respirare, interrotto da baci che catturano velocemente le labbra, mordendo delicatamente la carne.
La mano di Andrè cinge il fianco di Oscar, avvicinandola ancora e lei colta da una strana agitazione si trova a cercare avidamente la sua bocca, la sua lingua sfiorandogli il collo, il petto, accarezzandogli gli addominali piatti e ben scolpiti, fino a tirare con forza la stoffa della sua camicia, verso di sè.
Andrè si appoggia a lei attirato dal suo braccio, sporgendosi sul suo corpo e facendola arretrare con la schiena, in una dolce discesa  verso il pavimento accompagnata dalla mano a sorreggerle la nuca. Si osservano cercando sul volto dell'altro tracce di un dubbio, di una insensatezza in realtà inesistente. Sente le gambe di lei distendersi a fianco del suo corpo e le sue mani accarezzargli la schiena; la riempie di baci umidi sul collo, imprigionandole di nuovo la bocca, mentre la sua mano adagiata sul fianco si muove lentamente sul suo ventre piatto, risalendo fino a riempirsi trovando la rotondità del seno, indugiando possessivamente e la sente gemere nella sua bocca a quel contatto, portando così la sua passione allo stremo; ripercorre a ritroso il percorso sul suo corpo fino a sfiorarle le coscie, afferrandole i fianchi per poi scivolare con lentezza sul tessuto dei suoi pantaloni fino a tracciare un dolce passaggio vicino al suo inguine.
Un sussulto il suo, per quel tocco un pò audace di Andrè, che le ha provocato una sfilettata al ventre, appesantendole le gambe e aumentandole il battito; si stupisce di quella forte emozione provata al tocco della mano del suo uomo, vergognandosi dei suoi stessi pensieri forse spudorati che vorrebbero il susseguirsi delle sue carezze.
Andrè sente cedere poco a poco quella rigidità, dovuta forse alla paura di quel nuovo rapporto tra loro, il ginocchio non trova resistenza, facendosi strade tra le gambe di lei ora rilassate; si sposta portandosi completamente al di sopra, coprendola con il suo corpo e sorreggendosi sui gomiti, mentre lei gli fa spazio, bloccando le gambe ai lati del corpo di lui.
Sente il peso di lui concentrarsi sul suo addome, sente il calore scaturito dai loro corpi perfettamente aderenti e non resiste all'impulso di toccarlo, infilando le mani al di sotto della sua camicia, adulando al tatto la pelle liscia e tesa della sua schiena, baciandogli l'incavo del collo; chiude gli occhi assaporando il tocco gentile e sensuale di Oscar che indaga sul suo corpo, portandolo a brandire con forza il tessuto dei suoi vestiti, ormai divenuti un ostacolo.
Si leva appena da lei, quel tanto che basta per togliersi la camicia e gettarla poco lontano. La mano di Oscar si posa sul suo petto bloccandolo e raggiungendolo, mettendosi nuovamente seduta. Si guardano intensamente, quando lei porta le braccia al di sopra della sua testa in segno di una muta richiesta.
Le mani di Andrè si muovono tremanti afferrando l'estremità della sua camicia e sfilandogliela lentamente, scoprenso poco alla volta la sua pelle candida.
Rimane ammutolito quando l'indumento prima sul corpo di lei, giace completamente tra le sue mani, lasciandogli la possibilità di ammirarla in tutta la sua bellezza.
Si sdraia nuovamente, la nuda schiena a contatto con il legno freddo del pavimento le provoca lievi brividi, mentre gli accarezza il torace fino a giungere esitante ai bottoni dei suoi pantaloni, fin quando le sue dita non vengono sostituite da quelle di lui che agilmente si libera dei calzoni. Le toglie i mocassini, cingendole le caviglie sottili, conquistando inesorabilmente la risalita delle sue gambe, passando per l'incavo delle ginocchia e poi lungo le coscie snelle e ben delineate, liberando il bottone dall'asola.
Sente scivolare sulla pelle il tessuto dei pantaloni, percependo chiaramente la sua nudità.
Ma l'imbarazzo dura ben poco, perchè una volta allontanati anche gli indumenti, Andrè torna da lei, sdraiandosi di nuovo al di sopra, imprigionandole il volto tra le mani e spostandole dei riccioli dalla fronte; cerca di rasserenarla ora che i loro corpi combaciano completamente, vede i suoi occhi velati di un leggero timore quando capisce che la sua Oscar si è resa conto di tutto il suo desiderio, premerle contro.
Un bacio più intenso per rapirla nuovamente, mentre con delicatezza avanza titubante in mezzo al suo piacere.
Sente le sue mani comprimergli sulle reni, improvvisamente attirato verso le sue gambe, entrando lentamente in lei.
Vede il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente, mentre chiude gli occhi.
Rimane immobile su di lei, attendendo una sua conferma, aspettando che il dolore che l'ha colta possa affievolirsi così come il suo senso di colpa, per averle provocato del male. Dopo qualche secondo, i loro occhi si ritrovano e lei accenna un lieve sorriso ad Andrè, sfiorandogli una guancia, rassicurandolo.
Cerca le sue labbra lui, mentre inizia a muoversi con attenzione ed ad ogni mossa sente il suo respiro cambiare, mutare in un crescendo, fin quando non sente soffocare al suo orecchio, un gemito seguito dal suo nome.
Un puro richiamo al suo amore nascosto da sempre, si perde in lei, invocando affannosamente il suo nome, mentre il piacere accresce, pulsando nel petto e nel ventre, rubandosi l'anima, scoprendo, toccandosi con possesso; gli cinge i fianchi con le gambe cercando di abbattere se possibile, ogni distanza tra loro.
La fronte di André appoggiata sulla sua spalla, i suoi scuri capelli sparsi sul suo seno, sente i loro movimenti aumentare all'uniscolo, mentre il cuore sembra esploderle in gola.
Un piacere più intenso fra le sue gambe, la stordisce, facendole perdere la cognizione della realtà, mentre si ritrova a gemere a ridosso del suo collo e affondare le dita nella sue spalle; sente il suo uomo spingere con decisione, mentre il corpo è percorso da fremiti, per poi ritirarsi all'improvviso e abbandonarsi su di lei.
Stretti in quell'abbraccio, i loro battiti tornano alla normalità, la passione lascia posto a dolci carezze.
Gli alza il viso adagiato ancora sul suo seno, scoprendo in lui il suo stesso sorriso.
- " Ti amo ".
- " Ti amo ".
- " Andrè... "
- " Si amore... "
- " Sono tua per sempre ".
- " Sono tuo da sempre ".







Scusate per il tremendo ritardo, ma nel bene o nel male finalmente sono riuscita ad aggiornare.
E' la mia prima scena d'amore, poche parole e molti gesti, spero che non vi annoi...
A presto Elisa

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Capitolo 21
*** 21. Il bene più prezioso ***







21. Il bene più prezioso.




E' rimasto a fissarla tutta la notte, con il petto appoggiato alla sua schiena liscia e tracciando in un contorno immaginario le curve dei suoi fianchi con le dita.
L'ha vista addormentarsi tra le sue braccia, distesi ancora sul pavimento davanti al fuoco, coprendosi con delle lenzuola rubate dal letto di Oscar.
Lei, tutta la sua vita.
Lei quella strana bambina che è diventata in breve tempo la sua più cara amica, una sorella.
Lei, che gli ha inconsapevolmente insegnato ad amare, come non è possibile minimamente immaginare.
Lei che a sua volta ha imparato ad amare e ha scelto lui.
Loro, ora uniti per sempre.
La osserva per imprimersi nella memoria ogni più piccolo dettaglio di lei, di quel giorno, di quella sera, custodendo gelosamente quelle immagini di lei come il bene più prezioso, perchè se il destino lo vorrà, potrà guardarsi indietro e bearsi del ricordo di quell'istante.
I suoi lunghi capelli sono sparsi sul suo corpo proseguendo come dei raggi di luce sul pavimento, il suo respiro è quasi impercettibile e il suo bellissimo viso sembra finalmente sereno.
E' semplicente un incanto.
Donna. La sua donna.
Il loro amore appena sbocciato dovrà difendersi a spada tratta per sopravvivere e saranno molti gli ostacoli, gli impedimenti che remeranno contro di loro; non può certo chiederle di abbandonare l'uniforme, la sua famiglia, la sua vita per fuggire lontano, no non lo vorebbe mai lui, sarebbe come toglierle quella libertà tanto sudata che è
riuscita a ritagliarsi in mezzo ad una scalata maschilista che non contempla affatto le donne; ormai quella libertà le appartiene.
Soprattutto in questo momento, in cui la Francia è imperversata dai malcontenti verso la corona, dove sembra non esistere più la via di un dialogo tra le classi, una lotta tutti contro tutti,  in cui c'è chi cerca di guadagnarsi dei diritti sacrosanti e chi non è disposto a cedere perdendo parte dei privilegi mal gestiti. Sicuramente non vorrà
tirarsi indietro e venir meno a suoi doveri, non è da lei.
Un suo respiro più pesante riporta l'attenzione su di lei, decidendo così di abbandonare le sue preoccupazioni sul loro futuro e iniziare almeno per il momento a godersi il presente.
Le sposta delicamente dei capelli, liberandole il collo, avvicinando le labbra alla pelle morbida, quando Oscar sente il soffio di André vicino al suo viso.
Si sveglia lentamente, aprendo piano gli occhi che si posano sulle piccole fiamme rimaste accese nel camino, spostando poi lo sguardo verso il suo ventre, ancora infastidito, vedendo il braccio di lui adagiato mollemente sui suoi fianchi e percependo chiaramente il calore di quella stretta; i corpi nudi che si toccano nascosti sotto la
coperta, le natiche che sfiorano appena il suo bacino: un improvviso rossore d'imbarazzo s'impossessa di lei, riportandola alla realtà.
Ha fatto l'amore con Andrè.
Ha amato e si è fatta amare dal suo uomo. Ancora non se ne capacita.
L'ansia si insinua nel suo animo, crogiolandosi nella più totale insicurezza; Lei nuda. Davanti a lui. Lei che si è fatta amare senza pudore, nella convinzione del suo amore, ogni centimetro di pelle; lei che ha goduto di quell'amore senza nessun tipo di costrizioni, assecondando senza freni il suo corpo e quello di André.
Non ha creduto che il risveglio, con la luce del giorno a cogliere le loro nudità, potesse essere imbarazzante.
E invece lo è. Almeno per lei.
Si vergogna di quel corpo che ha sempre celato anche ai suoi stessi occhi e non sà cosa possa aver pensato André, vedendola libera da quegli abiti maschili che hanno sempre racchiuso la sua vera essenza. Già Andrè, probabilmente lui avrà di certo conosciuto certi piaceri, il suo tocco seppur gentile e delicato, ha svelato una certa
esperienza. E lei, alla luce di quei pensieri, non riesce a negare quell'insulsa sensazione di fastidio, accompagnata dal terrore che lui ne sia rimasto deluso.
Ma cosa le ha fatto quest'uomo...non si è mai sentita più fragile e stupida in tutta la sua vita.
Tarda appositamente a girarsi verso Andrè e a fargli capire che è sveglia, ma lui che la sta osservando ininterrottamente da ore si è accorto sei suoi occhi azzurri che vagano per la stanza, posandosi ora sul suo corpo, ora sul camino, come se stesse cercando di convincersi che non si tratta di un sogno.
- " Buongiorno Oscar... " - Le dice con voce bassa, baciandole la guancia.
- " Buongiorno " . - Un sussurro a labbra strette, che a malapena ha fatto fatica a sentire lei.
- " Tutto bene ? " .
- " Si...".
- " Mhmm, sicura? Sei un pò pensierosa per esserti appena svegliata... " - Le sposta leggermente le coperte per continuare il suo percorso di baci lungo il suo corpo.
L'aria fredda del mattino le punge il seno e sente immediatamente la schiena percorsa dai brividi, afferrando istintivamente il tessuto e coprendosi nuovamente dal suo sguardo.
- " Scusami,...hai freddo ? " - Le domanda mentre si avvicina ancora di più a lei, cingendole i fianchi con le braccia, nel tentativo di scaldarla.
- " No, André... ".
- " Allora cos'è tutta questa fretta di coprirti; sei bellissima, lo sai? Adesso più di ieri e domani lo sarai più di oggi". - Le dice facendola voltare gentilmente verso di lui.
Non gli risponde, mentre si fa trascinare nel suo abbraccio, senza però riuscire ad incrociare gli occhi con quelli di lui.
- " ...sei talmente bella Oscar, tu non te ne rendi conto " .
- " Andrè non esagerare, ti prego... ".
- " Oscar cosa stai dicendo... ".
- " Davvero credi che io sia bella...come può esserlo una donna come le altre? Ecco..forse mi hai idealizzato troppo, io non vorrei...sai non sono certo quel tipo di donna florida e morbida con cui qualsiasi uomo vorrebbe giacere ".
Ecco il motivo di tanto pudicismo inspiegato dopo la loro ultima notte, la sua Oscar è insicura, ha paura che lui possa esserne rimasto deluso. Lei, pervasa da un'insicura femminilità e da quel pizzico di gelosia implicita, nascosta tra le parole con la prontezza evasiva di un uomo.
- " Oscar, davvero non sei consapevole di quanto tu possa far male al cuore; amore tu non riesci minimamente ad immaginare quanto la tua bellezza sia qualcosa di raro, quanto fascino emana la tua figura, di quanta grazia vi sia in te, sei l'incarnazione della perfezione. Sei l'invidia di tutte le dame di Versailles e credimi, con mio forte
dispiacere, sei fonte di poco ortodosse curiosità per molti, ma molti, gentil nobili, che di nobile non hanno proprio niente quando si tratta di fantasticare sul bellissimo comandante de Jarjayes ".
- " Ma a me non importa cosa ne possano pensare gli altri, io... voglio sapere cosa ne pensi tu ".
- " Io...sono un uomo davvero fortunato. Sei colta, intelligente, brillante, generosa, testarda, sensibile, la miglior spadaccina di Francia e poi sei dannatamente bella, Oscar. Sei un sogno, io credo che non riuscirò mai ad abituarmi a questa visione. Ogni tuo gesto è pieno di femminilità e stanotte credimi, sono impazzito, ogni parte di te sprigiona sensualità, Oscar...hai ragione tu, non sei come le altre, sei assolutamente unica. Poterti ammirare in tutta la tua bellezza, mi ha svelato quanto tu sia incredibile, più di quanto potessi immaginare nei miei sogni ".
- " Andrè !! ".
- " Oscar, perdonami ma è vero, ti amo da una vita e non ti nego di averti desiderata come non ho mai creduto possibile; ma saperti mia, solo mia, ha aumentato la mia voglia di te, i tuoi occhi, le tue labbra carnose, le tue lunghe gambe, il tuo seno...sai, potrei non farti più uscire di qui " . - Le cattura le labbra, trattenendole il viso tra le mani.
- " Andrè, credo sia sconveniente per entrambi farsi trovare nudi, nella mia stanza...e poi oggi devo andare in caserma... ".
- " Oscar ma il nostro congedo? ".
- " Il tuo è un congedo! E' già abbastanza strano che il comandante ti abbia scortato fino a casa, la stessa per giunta, assistendoti per un giorno intero, forse è il caso di non destare sospetti e di dare adito a voci in fondate e sarebbe bene evitare di rientrare in servizio insieme fra un paio di giorni. Allora cosa ha dire, soldato? ".
- " Mmm, hai ragione tu...per questa volta. Ma giurami che appena potrai, tornerai da me ".
- " Giuro, anche se non ce n'è bisogno Andrè, perchè io ti amo " .
- " Ti amo anch'io Oscar ".
- " Quindi, se ho capito bene, non sono niente male. Anzi mi è sembrato di capire di essere una donna avvenente e di esercitare un certo fascino su di lei, Grandier ?".
- " Esatto madamigella, ha perfettamente ragione ".
Le loro risate soffocate dai baci sono le uniche cose che si odono all'interno di quella grande camera. Mentre tutto il resto del palazzo dorme, loro sono avvolti l'uno all'altra complici delle loro vite, adesso più che mai intrecciate, complici nel loro destino tutto da compiere, complici del loro amore.

Si è preparata sotto lo sguardo compiaciuto di Andrè, che ancora disteso vicino al camino, l'ha seguita scrupolosamente in ogni suo piccolo movimento.
Come sua abitudine si è vestita con maniacale attenzione, senza tralasciare neanche il più piccolo dettaglio, dai pantaloni, ai polsini della camicia, alla giacca dell'uniforme allacciata in maniera impeccabile.
Non vuole perdersi neanche un secondo di lei, ha sempre pensato che potersi svegliare al suo fianco la mattina sarebbe rimasta un'eterna pregheria inascoltata e invece si è dovuto felicemente ricredere. Catturerà ogni istante passato con lei, quegli istanti che ha sempre sognato di poter vivere.
Ha sempre adorato la sua precisione, infondo ha immaginato che dovesse essere perfezionista anche nel vestirsi, ma ecco che improvvisamente riesce a sorprenderlo di nuovo, ancora una volta: la vede davanti alla specchio. Le sue mani delicate scorrono su quella seta color dell'oro, accompagnando i movimenti della spazzola. Non perde certo del tempo a specchiarsi inutilmente, non ne ha bisogno lei, ma quel piccolo vezzeggio tipicamente femminile, gli ha scaldato il cuore.
Si alza in piedi, facendo scivolare sul suo corpo ancora nudo la coperta che ricade morbida sul pavimento. Si avvicina a lei, ancora voltata di spalle, posando le mani sui suoi fianchi, premendo gentilmente invitandola a girarsi verso di lui.
Le dita di Oscar percorrono delicate il suo fisico, sfiorandogli le natiche, lungo la schiena, per poi riscendere sui fianchi e allargarsi sul suo petto; non può fare a meno di guardarlo, lui è così bello, anche che se non è ancora abituata a ritrovarselo nudo sotto i suoi occhi; deglutisce a fatica sentendo il rinascere di quelle sensazioni intense scoperte da poco, riaccendendo il desiderio di lui; allaccia le mani dietro al suo collo, mentre lui avanza verso di lei, schiacciandola dolcemente con il suo peso al muro. Un lamento di piacere le è uscito dalla labbra morendo su quelle di lui, quando ha percepito Andrè aderire completamente a lei.
Di nuovo il suo sapore nella sua bocca, la sua lingua che cerca, insegue, insegna alla sua, trascinandola verso la passione, sente spingere avidamente sulle sue labbra con la voglia di prentendere di più, come se quel bacio non fosse profondo abbastanza; l'eccitazione s'impossessa della sua ragione, mentre le mani afferrano i fianchi di lui, fino a farlo appoggiare completamente a lei e percependo la passione di Andrè sul suo ventre. In un attimo, le cinge un polso allontandole il braccio dal suo fianco, per poi scivolare e stringerle una natica, fino ad afferrarle la coscia sollevandola da terra, appoggiandosi ancora di più sul corpo sinuoso di Oscar che fugge dalle sue labbra, per respirargli quel piacere sulla bocca.
Istintivamente stringe la gamba sollevata attorno al suo bacino, constatando in lui l'apprezzamento di quella stretta; la mano libera di André torna percorrere il suo corpo, mentre con l'altra la sorregge tenendole stretta la vita. Le dita di lui scivolano tra i loro corpi, arrivando a sfiorarle l'inguine, fino a soffermarsi sul suo piacere, provocandole attimi di pura follia, accentuandone l'affanno del suo respiro. Con qualche difficoltà riesce ad infilarle la mano nei pantaloni, tocccandole ora la pelle morbida, fino a scendere al centro.
Un sussulto quando lo sente muoversi in lei, donandole un forte piacere, esasperato dal respiro pensante di lui, sfiorarle l'orecchio.
- " Oscar, appena puoi...torna da me ".
Annuisce contro la sua guancia, mentre si ritrova ad aggrapparsi a lui con tutte le sue forze, abbandonadosi al suo tocco gentile, fin quando in quell'ardito gioco le pare di sentire un rumore lontano, probabilmente proveniente da fuori, ma che ha il potere di ricondurla alla realtà e alla pericolosità del loro amore.
Ancora ansimante, riapre gli occhi posandoli sul suo viso.
- " André, aspetta. Ho sentito dei rumori, sarà il caso che torni in camera tua ".
- " Si hai ragione Oscar...ma tu così mi uccidi - Le sbisbiglia, dandole un ultimo bacio ".
- " Andrè, allontanati e soprattutto rivestiti, prima che cambi idea ". - Gli dice spingendolo delicatamente via da sé, coprendosi gli occhi con la mano.
Si allontana da lei mentre cerca sul pavimento i suoi vestiti, sorridendo inevitabilmente per quella nuova Oscar che solo lui può e potrà conoscere.




Un sospiro afflitto, invade lo spazio quando le sue spalle toccano stancamente la porta dell'ufficio appena chiusa.
Le sembra essere passato un battito d'ali infinito da quando è stata l'ultima volta nel suo ufficio, prima di stravolgere quella calma apparente che ha oscurato silenziosamente per una vita intera il suo vero io, rendendolo illegibile persino a sè stessa, ma che solo ad Andrè è sempre sembrato limpido come l'acqua.
Le ultime ore vissute, dilatate in un tempo infinito, le hanno rivelato in tutta la loro intensità, ciò che è davvero di primaria importanza per lei, assaporando ogni momento, ogni secondo scorso sulla sua pelle. Un battito d'ali se paragonato al tempo perduto, in cui lei ed Andrè avrebbe potuto gioire del loro amore, un breve assaggio di quello che dovrebbe essere la felicità e di cui adesso non può e non vuole più rinunciarvi.
Ha sempre adempiuto con responsabilità al suo dovere, da ragazzina impulsiva e arrogante qual'era a donna matura e pienamente consapevole della fortuna che in parte le è stata concessa nell'essere educata dal padre.
Non vuole certo rinunciare al suo lavoro fa parte di lei, ma ora sembra che questo le stia rubando degli attimi preziosi a cui ha già donato molto tempo e dedizione, concentrandovi tutte le sue energie.
La giornata è passata velocemente ristabilendo un pò d'ordine, tra i documenti rimasti in arretrato e qualche piccolo problema di ordinaria amministrazione, tutto sommato anche l'esercitazioni dei suoi soldati non si sono rivelate un disastro, dato che per poco più di ventiquattro ore ha abbandonato quei manigoldi nelle mani di Alain.
Smonta da cavallo affidandolo ad un soldato e s'incammina nel lungo e buio corridoio che condunce verso il suo ufficio, quando sente chiaramente dietro di sè il rumore di passi inseguire i suoi.
- " Alain, sei tu..."
- " Buongiorno comandante ".
- " Bene, noto con piacere che non hai combinato disastri in mia assenza, Alain... ".
Rimane inebetito alla visione di quel sorriso mai scorto prima sul suo viso, un sorriso che le ravviva gli occhi, un sorriso che scopre la sua infinita dolcezza.
- " Siete diversa... ".
- " Tu credi...".
- " Io credo proprio di si... ".
- " Forse...magari no, magari lo sono sempre stata ".
- " Beh, diciamo che questo lato nascosto vi dona parecchio... ".
Lo guarda curiosa per quello strano comportamento.
- " Ecco, il vostro sorriso cattura ".
- " Di cosa hai bisogno Alain? Non credere che per questo ti conceda un permesso per andare a bere in qualche bettola... ".
- " Credo di non aver bisogno di niente, mi fa piacere vedervi felice... ". - Alza una mano per spostarle dei riccioli dal viso, ma all'ultimo si ferma, ritraendo il braccio, soffermandosi impertinente a fissarle gli occhi confusi e le labbra dischiuse e senza volerlo muove un passo incerto verso di lei e domandando a sè stesso che diavolo stia combinando.
- " Immagino che tu sia venuto a cercarmi per sapere delle condizioni di Andrè, giusto? ".
Si risveglia improvvisamente quando alle sue orecchie giunge il nome di Andrè, del suo amico; che sia lui il motivo della sua felicità.
- " Si, certo comandante! Volevo chiedere notizie di Andrè...  - dice mentre riacquista una distanza tra loro ".
- " Sta decisamente meglio, portarlo a casa è stata la cosa migliore; domani sarà l'ultimo giorno di congedo e poi tornerà in servizio " .
- " Bene, mi fa piacere, portategli i miei saluti ".
- " Grazie Alain, lo farò " .
- " Comandante! ".

Ancora un pò sbalordita per il comportamento di Alain, si sfila lentamente i guanti bianchi mentre raggiunge la porta del suo ufficio; i suoi pensieri vengono interrotti da una voce dispotica, cogliendola del tutto di sorpresa.
- " Vi stavo aspettando comandante de Jarjayes ".
- " Generale Buille, scusate non sapevo che mi stavate aspettando, io... ".
- " Non vi preoccupate comandante. Vi devo parlare di una questione delicata su cui non posso proprio trascendere Jarjayes ".
- " Credo di sapere a cosa vi riferite... ".
- " Trovo abbastanza eccessivo il vostro interessamento verso i vostri soldati. Esigo che ognuno mantenga i propri ruoli; devo forse ricordarvi che siete l'erede di uno dei più grandi casati di Francia da sempre devoti alla corona? Insomma, in un momento delicato come questo, non posso certo approvare il vostro comportamento, avete lasciato scoperto il vostro posto qui in caserma, per sincerarvi delle condizioni di un soldato. Cosa avete da dire a vostra discolpa! ".
- " Generale, la vita di uno dei miei soldati è importante in egual maniera a quello di un altro senza alcuna distinzione; è un mio dovere far rispettare l'ordine, ma anche garantire il loro benessere; dei soldati inappagati risulterebbero inefficiente ai miei ordini. Ho solo fatto il mio dovere ".
- " So che vi siete assentata per riportarlo a casa! ".
- " Certo. Semplicemente perchè si tratta del soldato che ha prestato servizio per tanti anni come mio attendente e al momento la sua unica parente in vita è la governante di palazzo Jarjayes. Nulla di più dell'aver eseguito le prescrizioni del medico ".
- " E' inamissibile tutto questo. Diciamo che sono disposto ad ignorare l'accaduto per questa volta; spero non vogliate deludermi ancora comandante, vi chiedo di prestare attenzione a ciò che fate, non vorrei trovarmi nella posizione di dover prendere dei provvedimenti nei vostri confronti, creando il dispiacere di vostro padre. Questo è un ordine comandante, spero di essere stato chiaro ".
- " Si, Signore! Se è tutto signore... ".
- " No, non ho ancora terminato comandante! Sono qui anche per un altro motivo, devo lasciarvi un delicato incarico...sapete bene che il principe Aldelos di Spagna è in visita in Francia ed è stato ricevuto anche da sua Maestà il Re... ".
- " Si, certo ".
- " Abbiamo saputo che dei ribelli vorrebbero ucciderlo per diffamare il nome del nostro paese all'estero. Ora, il nostro problema è che il principe Aldelos vuole assolutamente visitare alcune regioni francesi; vorrei che voi provvedeste alla sua scorta ".
- " Chiedo scusa signore, ma questo è un compito che di solito spetta alla guardia reale ".
- " Lo so, ma in un momento come questo, non posso distogliere la guardia reale dal delicato compito di proteggere i sovrani. E' per questo che faccio affidamento sul vostro coraggio comandante e sui vostri uomini ".
- " Si, Signore ".
- " Preparativi. Partirete fra due giorni ".



E' già sera, quando si mette sulla strada di palazzo Jarjayes.
Ha ritardato volutamente il rientro a casa, ha sentito necessario il bisogno di dar sfogo alla sua rabbia, fermandosi ad esercitarsi con la pistola.
Se la sarebbe aspettata un'improvvisata del genere, non ha potuto proprio rimanere inosservata la sua assenza; è perfettamente consciente dei pericoli a cui è andata incontro, ma rifarebbe tutto di nuovo e ancora ed ancora. Andrebbe dritta all'inferno per Andrè.
Non è solo questo ad indisporla fortemente, quell'uomo così amico di suo padre è un pazzo senza criterio, come molti altri nobili.
La vita dei suoi uomini non è poi così importante per lui; come si possono fare distinzione quando c'è in gioco la vita di un uomo? Sarebbe disposta anche a morire per salvare la vita ai suoi soldati.
Il suo amore con Andrè non avrà mai tregua, dovranno guardarsi sempre alle spalle e se possibile trovare una soluzione; non può assolutamente permettersi di perderlo a causa della sua posizione.
E' bastato accompagnarlo a casa, per essere giudicata e per poco magari tacciata anche di tradimento.
E come se non bastasse si è aggiunto il compito assegnatole dal generale, non le è stato possibile esimersi dall'incarico; sarà difficile condurre i suoi uomini in un'operazione che vede implicata la protezione di un nobile, ma non può cedere, non adesso. Avrà bisogno del sostegno di Alain e anche di Andrè, ma non può coinvolgerlo nelle sue condizioni, in una missione così pericolosa e lui vorrà seguirla, di questo n'è certa.



E' arrivata a palazzo molto tardi, ormai l'orario di cena è passato da un pezzo.
Giusto Nanny le viene incontro, preoccupata dato il ritardo e dato la mancanza di qualsiasi tipo avviso che annunciasse il suo contrattempo; ha voglia di vederlo, gli è mancato così tanto e si sente un pò colpevole nel saperlo a casa in sua attesa e senza perdere altro tempo, glissa cortesemente Nanny e si dirige spedita al piano superiore.
Entra senza fare il minimo rumore chiudendo a chiave la porta e muovendosi lentamente nel buio di quella camera.
Si toglie la giacca della divisa appoggiandola ai piedi del letto, sbottanando attentamente i bottoni della camicia, lasciandola aperta sul davanti.
Appoggia gli stivali al pavimento e il rumore dei tacchi risuona sul legno.
- " Oscar, sei tu? ".
- " Si, Andrè... ".
- " Ma dove sei stata fino a quest'ora? ".
- " Scusami, adesso sono qui Andrè...".
Si è sfilata anche i pantaloni lanciandoli chissa dove, mentre lo raggiunge a carponi sul letto, fino ad arrivare alle sue labbra.
- " Ho bisogno di te, amami Andrè, amami... ".
E' tornata da lui, ed è tutto ciò che conta.
La sua Oscar.
La bacia come se fosse la prima volta, la bacia come se fosse l'ultima, mentre le prende i fianchi, per guidarla sotto le coperte con lui.
C'è una strana urgenza in lei, nei suoi movimenti. Gli toglie i pantaloni, ma senza fretta, riposizionandosi su di lui, accarezzandogli le labbra fino a toccargli il petto.
Un bacio lento, profondo e la sente scivolare lentamente, unendosi di nuovo, provando quella sensazione di completezza che solo lei gli può donare.
Le stringe con forza i fianchi, guidandola nei movimenti, inebriato dal suo corpo perfetto sopra al suo, i suoi capelli ricadono morbidi da un lato ondeggiando seguendo i loro gesti. Sospirano affannati sulle labbra dell'altro, mentre Andrè le afferra la nuca, affondando le dita nei suoi capelli, portando le sue labbra ad un soffio dalle sue.
- " Ti amo Oscar... ".
- " Ti amo Andrè... ".
- " Giurami che sei mia... ".
- " Sono tua...solo tua Andrè ".
Avrà modo di parlare con lui, adesso no, adesso c'è tempo solo per il loro amore.
E lei deve proteggerlo il suo Andrè; deve proteggere il suo bene più prezioso, a tutti i costi.









Chiedo scusa per il tremando ritardo, ma non sempre è semplice riuscire a far filare tutto come si vorrebbe.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e un grazie particolare al mio più grande sostegno in questa avventura...



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Capitolo 22
*** 22. La mia risposta ***





22. La mia risposta
 
 
 
Lo sguardo immerso nel buio, gli rammenta immagini lontane, confondendosi nel nero della notte che a breve giungerà al termine, mentre il suo corpo segue la cadenza dell'andatura del suo cavallo. La mente torna indietro solo di qualche ora, senza darsi pace, perchè lei è ancora il suo dolce tormento. Strana, l'ha sentita strana tra le sue braccia.
Lei così taciturna, lei che difficilmente da voce a propri pensieri, ha cominciato a  ricordare di loro bambini, sorridendogli, mentre gli stessi occhi di vent'anni fa, hanno ripercorso nel corpo di un uomo e di una donna, tutto il tempo passato. 
Si sono guardati in silenzio, sapendo reciprocamente che non poteva essere diversamente.  
Poi il suo sorriso si è tinto di malinconia, spezzando quel loro muto discorso, e concentrando tutta la sua attenzione nel bicchiere stretto tra le sue mani. Non ha potuto tacere. 
Ha pronunciato il suo nome, come per riportarla a sè.
Un breve sospiro, prima di rialzare il volto sul suo e sistemarsi rannicchiata tra le sue braccia.
Non ha voluto dare peso alla sua improvvisa estreneazione, rassicurandosi incolpando senz'altro la stanchezza dovuta al troppo lavoro.  
E’ ancora l’alba quando varca l’entrata della caserma.
Il suo permesso è giunto al termine così come quell’idillio d’amore che ha permesso a lui ad Oscar di ritrovarsi finalmente soli e liberi di stare assieme. 
D’ora in avanti non sarà semplice riuscire a mascherare i propri sentimenti, ma al momento non esiste altra logica soluzione.
Il sole è ancora una piccola punta di diamante che si staglia sull’orizzonte rischiarando il cielo, un ultimo sguardo, prima di riprendere il suo posto di soldato della guardia. 
Ha lasciato palazzo Jarjayes avvolto ancora dall’oscurità, per riprendere servizio con largo anticipo sull’orario di Oscar.
Entra discretamente nella camerata, essendo ancora molto presto, sicuro di trovarvi Alain ancora profondamente addormentato, ma con suo stupore l’amico sembra quasi che lo stesse aspettando, scorgendo su quell'adorabile faccia da schiaffi un ghigno degno del più temibile dei furabutti, che gli fa cenno di uscire dalla stanza, satura di quell’aria viziata ed immersa nel rumore dei respiri pesanti degli altri soldati che ancora stanno riposando.
- “ Hei Andrè, allora come stai? Mi fa piacere vederti in forma!"
- “ Grazie Alain, sto decisamente meglio; invece tu sembri soffrire d’insonnia, amico mio!"
- “ Più o meno…allora cosa mi racconti, che hai combinato, volpone!"
- “ Alain, niente…perchè?"
- “ Andrè, vedi di prendere per fesso qualcun altro che non si chiami Alain de Soisson, per favore!"
- “ Credo che ti stia sbagliando…non so a cosa tu stia riferendo per cui…"
- “ Va bene, secondo te sono un po’ troppo vago e allora vedrò di accontentarti. Cosa è successo tra te e la bionda? Ah, scusa per bionda intendo quella donna alta, magra, occhi azzurri, che è comandante della guardia metropolitana e che si chiama Oscar Francois de Jarjayes! E non dirmi che non è successo nulla, perché sono due giorni che va in giro per questi corridoi con il tuo stesso sorriso da imbecille!"
- “ Sai che sei petulante ed insistente…peggio di mia nonna a volte!"
- “ Quindi?!"
- “ Quindi, non ho negato nulla…"
- “ Lo sapevo io, vecchio marpione! Eh, grazie alle mie dritte, il metodo de Soisson è infallibile!"
- “ Ho dei seri dubbi al riguardo!"
- “ Dimmi, dimmi come è stato, e lei, ehm?!"
- “ Credo che tu voglia sapere un po’ troppo!"
- “ Ah, è così eh?! Io, il tuo migliore amico, un fratello per te…trattato in questa maniera!"
- “ Alain…ci amiamo ed è tutto ciò che conta, credimi…comunque…è bella da impazzire".
- “ Ehhh, come ti invidio, vecchio mio…è proprio incredibile ".
- “ Lo so e tu amico mio la stai apprezzando un po’ troppo per i miei gusti!"
- “ No, no ti stai sbagliando…la mia è una considerazione oggettiva".
- “ Oggettiva…sai non rimarrei sorpreso più di tanto se venissi a sapere che ti sei invaghito di lei…".
- “ Ahhh  Andrè,  che vai dicendo! Piuttosto, hai preparato tutto l’occorrente, fra un paio d’ore si parte".
- “ Scusa?"
- “ Andrè, ci sei? Mi sa che hanno picchiato forte i ragazzi…La missione, il principe Aldelos, hai presente?!"
- “ No, direi di no!"
- “ Ma come...staremo via parecchi giorni, davvero non ne sai nulla?"
- “ Ma che diavolo le è saltato in mente?"
- “ Andrè, dove stai andando?"
- “ A chiedere spiegazioni al comandante!" 
 
E’ agitata, ha mentito spudoratamente ad Andrè, senza avvisarlo, senza renderlo partecipe delle sue decisioni, ritenendo di percorrere la strada più giusta, per proteggere entrambi. 
Si è dovuta mordere la lingua più di una volta, per trattenere tra i denti la voglia di dirgli ciò che il generale Bouille cortesemente le ha sottolineato e di quel nuovo incarico. Proprio non riesce a non sentirsi in colpa per questa sua scelta; sa perfettamente che sta venendo meno alla fiducia che è sempre stata presente tra loro, ma ora che l’ha trovato, non vuole assolutamente correre neanche l’ipotetico rischio di perderlo.
Non ha potuto dirgli che sarebbe partita per una decina di giorni, lui avrebbe voluto seguirla a tutti i costi e lei non può permettersi di mettere al repentaglio la sua vita, offuscata dall’amore che prova per lui; non avrebbe la lucidità necessaria per poter portare a termine i suoi compiti, con la più totale freddezza e razionalità che l’hanno sempre contraddistinta. Se venisse con lei, qualcuno potrebbe avere da ridire, riferendo chissà che dicerie su loro e compromettendo seriamente l'incolumità di Andrè. Sono già troppe le voci che circolano su di loro, la padrona che gioca a fare l'uomo, ma che poi ha bisogno del suo servetto per riscaldarle il letto. Le sente, sempre. E ' proprio vero, le malignità sono nella bocca di chi gli dà conto, che sia il soldato incattivito di Parigi piuttosto che il nobilastro annoiato di Versailles.
Ed è per questo che gli lascerà una lettera che gli verrà consegnata una volta partiti, sperando che lui sia ancora li ad aspettarla al suo ritorno. 
 
 
 
Apre la porta del suo ufficio, per recuperare le ultime cose prima di raggiungere i suoi soldati, avvicinandosi alla scrivania raccogliendo delle mappe che le saranno utili durante il viaggio. 
Un rumore secco.
La chiave che scocca all’interno della serratura.
Rimane voltata di spalle, pensando a come sia stato possibile non accorgersi che qualcuno fosse all’interno di quella stanza; qualcuno che probabilmente è rimasto nascosto dietro la porta.
- “ Dove stai andando?"
Chiude lentamente le palpebre, sconfitta dal suo stesso gioco; sospira rassegnata, al suono di quella voce.
- “ Sto partendo, Andrè…per una missione assegnatami dal generale Bouille".
- “ Si, lo so . Alain mi ha riferito, cosa avresti dovuto fare tu!"
- “ Mi spieghi cosa ci fai qui dentro?"
- “ Mi spieghi cosa stai facendo tu? Non cambiare discorso… tu saresti partita senza dirmi niente! Oscar questo è assurdo…io ho il diritto di sapere! – la volta verso di lui con forza, tenendola saldamente per le spalle".
- “ Io, ti avrei lasciato una lettera…"
- “ Tutto qui, una lettera…Oscar io e te dobbiamo parlare, ci siamo nascosti per anni, vuoi continuare?! Te l'ho detto, qualsiasi sia il problema lo risolvere insieme".
-  “ Non posso. Io partirò e tu, Andrè, rimarrai in servizio in caserma…è un ordine! Non intendo discutere con te di decisioni riguardanti il mio lavoro… " - Dire quella frase le è costato parecchio, ma è determinata nel suo intento.
- “ Cosa significa non posso?! Da quando fai certi discorsi..." – la rabbia ha scosso il suo corpo alle parole di lei, ma forse è proprio ciò che sta cercando di fare Oscar, affinché sia lui a rinunciare a seguirla –  “ Non si tratta di ordine o meno. Mi spiace, ma io verrò con te, come sempre. Ti devo proteggere, non posso aspettare in agonia per chisssà quanti giorni, con l’ansia a divorarmi il fegato, pregando che non ti accada niente!".  
 
Urta contro la sua spalla, mentre lo supera lasciandoselo dietro di sé, fissando immobile la maniglia della porta.
 
- “ Forse, non sono stata chiara abbastanza,… ormai ho deciso e non tornerò indietro ”.
Sente pungere gli occhi, da mille lacrime dolorose come degli spilli, sapendo chiaramente di averlo ferito, di averlo deluso profondamente e che quello sarà il loro saluto prima di partire. 
E’ per questo che non ha voluto affrontarlo prima, è per questo che gli avrebbe lasciato un messaggio di poche parole.
L’idea che quello sarà il suo ultimo ricordo di loro, per i prossimi giorni, la fa soffrire terribilmente appesantendole l’anima.
 
 
Il rumore della serratura che si riapre.
Con gesto repentino, si getta su di lei, bloccando e richiudendo la porta, appoggiando rumorosamente le mani sul legno, intrappolando Oscar nel mezzo.
Il respiro impazzito, da quella follia senza ragione.
- “ Dove pensi di andare?"
- “ Andrè…"
- “ Girati…". – Le dice fermo e deciso, con il tono di chi non transige negazioni, mentre si affretta a richiudere a chiave.
Si gira verso di lui, tentando inutilmente di nascondere la sua emotività.
-  “ Oscar, preferirei morire nel tentativo di salvarti che stare qui ed attendere il tuo ritorno. Forse non ti rendi conto quale sofferenza sia per me, non poterti stare accanto “.
- “ Ma lo sto facendo per noi…perché non capisci! Mi è dovuta servire una vita intera per arrivare a capire di amarti, di amarti sul serio, ed ora che sei al mio fianco in tutti i sensi, semplicemente non voglio perderti.  André, mi hai già salvata in tutti i modi in cui una persona può essere salvata…e per questo non ti ringrazierò mai abbastanza. Ti chiedo solo di continuare ad amarmi come hai sempre fatto ed io farò lo stesso “.
E' rimasto impassibile dopo quella frase, fisso sul suo viso, incapace di ribattere a quella verità che lui non ha mai considerato come tale, perchè ciò che ha fatto è stato semplicemente amarla incondizionatamente.
- “ Oscar, io... Giurami che starai attenta, che non correrai rischi inutili, hai già abbastanza medaglie all’onore, non credi ? ”. 
Annuisce, mentre le lacrime le scorrono lungo le guance e una risata le scappa dalle labbra salate.
- “ Torna presto, comandante. Abbiamo troppe cose da fare al tuo ritorno “.
- “ André? “.
- “ Cosa c’è? “.
- “ Baciami “ .
 
Le cattura il volto tra le mani, il rumore delle carte che scivolano dalla stretta di Oscar, raggiungo il pavimento in marmo, mentre con le labbra si porta via il sale che le ha bagnato il volto, assaporando l’amarezza di quella decisione e scoprendo nel profondo il desiderio incontrollabile di saperla sua,  la necessità di aggrapparsi con tutte le sue forze all’idea di sancire per sempre il loro legame davanti agli occhi di Dio, come se giustificare la loro unione, potesse renderli ancora più indivisibili. Questa è una dolce verità che racconta a sé stesso, per placare il terrore di non essere con lei, per impegnarsi in una promessa che lo terrà legata a lei da un filo invisibile fino a quando non tornerà da lui, perché sa che il loro amore è qualcosa che sconfina oltre i limiti di ogni tempo…vuole sposarla, vuole che diventi sua moglie.
Si stacca da lui, guardardandolo con cipiglio severo.
- “ Andrè, perchè...cosa dobbiamo fare quando tornerò?"
- “ Innanzitutto, faremo l’amore…"
- “ Andrè!" – Un rimprovero il suo che risuona davvero poco credibile, dato lo splendido sorriso ad illuminarle il volto e le guance arrossate.
La guarda negli occhi e capisce di avere tutto ciò che un uomo possa sognare nella vita, proprio in quell’istante, tra le sue mani. Lei è  tutto ciò di cui ha bisogno per vivere.
- “ …Oscar credo di doverti parlare prima che tu parta “. - Abbassa lo sguardo mentre le racchiude la mano tra le sue.
- “ Mi stai spaventando…"
- “ Sai, credo che sia impossibile definire il nostro rapporto, non è semplice trovare le parole giuste per racchiudere ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che saremo… ma credo di essere stato baciato dal fato, il quale ha voluto che io crescessi al fianco di una bambina strana, sola, ma estremamente sensibile che mi ha accolto nella sua vita, portandovi per sempre la luce. Una bambina che è cresciuta diventando una ragazza con grandi responsabilità e su cui molte erano le aspettative ampiamente rispettate e che non per questo ha dimenticato la nostra amicizia; una ragazza generosa e piena di ideali, buona e giusta verso tutti, meno verso sé stessa. Una ragazza bellissima che è sbocciata in una donna bellissima quale sei, nonostante tu abbia fatto di tutto per sopprimerla sotto all’uniforme, ma che ai miei occhi non poteva essere diversamente…è stato impossibile non innamorarmi di te, è impossibile non amarti, io senza te non esisto e…"
- " Ma Andrè non capisco..."
- " Oscar…" - Le stringe la mano, inginocchiandosi davanti a quegli occhi spalancati che ora lo fissano increduli – " Io non so cosa riserverà il futuro per noi, non posso garantirti una vita semplice, lontano delle difficoltà, ho poco o niente da offrirti, ma posso giurarti che ti amerò fino a quando avrò aria per il mio ultimo respiro, la mia ultima parola sarà il tuo nome e mai, mai nessuno potrà amarti come ti amo io. Oscar Francois de Jarjayes, vuoi diventare mia moglie?"
- ....forse volevi dire Oscar Francois Grandier.., io sento di esserlo già...Si, a mia risposta è si, Andrè Grandier!"
 
Si alza da terra, raggiungendo le sue labbra, che trova pronte ad accoglierlo, mentre i respiri si fondono ancora, mentre riconosce nella sua bocca il sapore di Oscar che è diventato irrimediabilmente suo. Ed è un attimo, quando lei cattura il suo viso tra le mani guardandolo intensamente percependo chiaramente ciò che gli sta chiedendo.
Le mani di Oscar scivolano sul suo petto, fino a raggiungere la cintura che poco dopo cade a terra in mezzo ai loro piedi, seguita dai pantaloni della sua uniforme; è il suo turno ora, mentre sente i baci di lei riempirgli il collo. 
Fa sue quelle labbra, mentre sente Oscar aggrapparsi alle sue spalle, arrendevole nell’assecondare i suoi movimenti, amandosi fino a sentirne l’anima, intrecciando con forza le dita delle loro mani, come ad urlare di essere veri, che il loro amore è concreto e tangibile.
E’ un battito che gli manca, quando al culmine del piacere, sente le mani di Oscar trattenerlo a sè.
Ristabilisce il contatto con i suoi occhi, leggendovi la più completa serenità e dolcezza. Forse è la sua espressione a tradirlo, non riuscendo a celare meravigliato, quello stupore per quella nuova ed inaspettata scelta d'amore della sua Oscar.









Un piccolo assaggio dei miei tesorini...
La sfortuna mi perseguita ultimamente...ora anche il mio caro vecchio pc mi ha momentaneamente abbandonata, 
dovendomi appropriare indebitamente di quello del caro fratellino...ad orari impensabili però!;P
A presto, Elisa 








 

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Capitolo 23
*** 23. Non è sempre il destino a scegliere ***


23. Non è sempre il destino a scegliere
 
 
 
E' un istinto indomabile, quello di cercare il suo viso in mezzo agli altri uomini del reggimento.
E quanto è amaro l’attimo che segue il disincanto di quella che è sempre stata per lei una certezza.
E’ stata una sua scelta e di certo non se ne pente, ma ricorda chiaramente l’ultimo sguardo che si sono rivolti, 
mentre la sua voce ha risuonato forte e cristallina nella piazza d’armi, dando gli ultimi ordini precisi e concisi, allo 
schieramento di soldati di fronte a lei.
 
Ha sfilato in sella a Cesar davanti ai suoi uomini, quando girandosi repentinamente, non ha potuto evitare di 
imbattersi in quella figura stagliata davanti ad una finestra della caserma, che con amorevole insistenza ha 
continuato a fissarla; un solo momento di esitazione nelle sue parole, un lieve sorriso ad incresparle le labbra e 
poi con altrettanta velocità ha cambiato nuovamente direzione, tornando così al suo discorso.
 
 
 
 
 
Sono trascorsi quattro giorni da quando è partita per scortare il principe Aldelos nel suo viaggio attraverso la Francia 
e fortunatamente, tralasciando la stanchezza causata dell’interminabile lavoro che grava sulle sue spalle e la vicenda 
del fucile del soldato Lasalle, perduto misteriosamente prima di partire, può constatare di non aver trovato altri grossi 
ostacoli sul suo percorso.
Con enorme stupore e un briciolo di soddisfazione del tutto personale, i suoi soldati hanno adempiuto in maniera
impeccabile ai suoi comandi, creando così in lei, la speranza di riuscire a cogliere i primi frutti di quella sfida che 
le è sembrata ardua fin dal principio: guadagnarsi la loro fiducia e il loro rispetto. 
Anche se crede di dovere tanto ad Alain, che ha dimostrato per primo di fidarsi totalmente di lei in quanto comandante, 
esponendosi in prima persona, diventando così un esempio per i suoi compagni.
E’ di nuovo l’alba di un altro lunghissimo giorno in sella al suo cavallo, pronta a battere la zona che a breve la
famiglia reale di Spagna dovrà percorrere; è in continuo ed evidente stato di allerta, la sua mente analizza e 
programma costantemente ogni singola, prossima mossa degli uomini al suo comando. Nulla è lasciato al caso. 
Se si vuole prevedere il  nemico bisogna pensare come quest’ultimo e agire d’anticipo… Rammenta 
perfettamente gli insegnamenti di suo padre e lascia che questi accompagnino i suoi ragionamenti, perché nulla 
può dire di lui in quanto suo precettore nell’arte della guerra. E’ tra i migliori, se non il migliore militare che la Francia abbia 
a disposizione.
Un gruppo numeroso capeggiato dal colonello d’Aguille, segue da vicino il principe e la sua famiglia, mentre lei 
conduce un secondo gruppo, avanzando senza sosta, nella perlustrazione delle campagne e di ampie zone 
disabitate, che risulterebbero un ottimo nascondiglio per dei rivoltosi in attesa di agire in un agguato in piena 
regola.
E proprio mentre si trova a percorrere una sentiero costeggiato da una piccola boscaglia, scorge un vecchio 
castello disabitato, appartenente senz’altro in passato a qualche famiglia nobile poi decaduta in povertà.
Non può permettersi neanche il minimo errore, la vita di troppe persone dipende dalle sue decisioni e dalle sue 
capacità e la buona riuscita della missione aiuterebbe anche lei ed Andrè nell’allontanare l’attenzione negativa che 
Bouille le sta riservando in quell’ultimo periodo; non può ignorare e tralasciare quel che sembrerebbe un rifugio 
ideale per dei sovversivi, ma non vuole perdere troppo tempo nel controllare quell’antica dimora. 
Una rapida costatazione dei soldati a disposizione e di chi si può realmente fidare.
- “ Alain, tu verrai con me. Daremo un’occhiata a quel castello. Voi altri aspetterete qui e 
vi muoverete solo al mio segnale!”.
- “ Si, comandate!”.
 
In un attimo i cavalli hanno attraversato con grandi falcate quell' immensa distesa di tulipani di un giallo acceso, reso 
quasi accecante dalla luce del sole ormai perpendicolare sopra di loro, che si frappone tra il boschetto e il castello; 
al passaggio degli animali, onde di petali si sollevano nell’aria diffondendo il loro forte profumo.
Una volta all’interno un buio pesto li sommerge ed il contrasto con la luce all’esterno, rende difficoltoso
riuscire ad adattare la vista a quella oscurità.
Si dividono quasi subito dopo aver controllato il piano terra ed Oscar incarica Alain di verificare i sotterranei, mentre 
lei sarebbe salita fino in cima alla torre. Un’ultima raccomandazione del suo sottoposto, nel prestare molta 
attenzione, prima di separarsi ognuno per la propria strada.
Tutti i suoi sensi sono amplificati pronti a carpire il più insulso movimento, i nervi pronti a reagire al minimo rumore; 
la sente chiaramente quella tensione attraversarle il corpo da parte a parte.
La pistola è ben salda nella sua mano, mentre procede con passi regolari la salita di quei gradini in pietra ormai 
completamente consumati dal tempo. L'umidità che trasuda da quelle pareti l'avvolge, provocandole dei lievi brividi alla 
base della nuca, i capelli sono appena bagnati da un sudore freddo. Il rumore dei tacchi rimbomba  lungo l’enorme 
scalinata che sembra non aver fine, così come nelle sue orecchie; il dito è pronto a premere sul grilletto e 
l’impressione che non sia solo l’eco dei suoi passi ciò che percepisce alle sue spalle si fa sempre più incalzante 
nella testa. Non ha mai avuto paura di affrontare il nemico, non ha mai temuto la morte. Fino ad ora.
E’ un’altra di quelle cose che ha scoperto da poco, una di quelle cose che non può permettere che accadano, 
perché vorrebbe dire separarsi da lui e per assurdo proprio per lo stesso motivo sente di  essere più vulnerabile. 
E come se prima di confessarsi ad Andrè, la sua vita non avesse poi così importanza.
E come se avesse iniziato a vivere solo una settimana a dietro.
Si blocca.
Deglutisce, mentre tenta di mantenere la calma e per un attimo spera di ritrovarsi faccia a faccia con Alain; ma il suo corpo
diffidente si muove da solo, quando la stretta intorno alla pistola di fa più salda e si accosta contro il muro. 
Non le resta che attendere che il suo inseguitore si riveli.
Con uno scatto fulmineo blocca il passaggio delle scale, puntando la pistola ad altezza d'uomo.
Ciò che appare è la divisa blu del suo reggimento, ma non si tratta di Alain e tanto meno di un ribelle.
Un secondo di esitazione e i suoi occhi da sorpresi tornano ad accigliarsi, davanti a quella dimostrazione di disobbedienza di uno dei suoi uomini. Si sarebbe aspettata di tutto, tranne un contrattempo tanto stupido.
- " Cosa?...si può sapere cosa ci fai tu qui? I miei ordini sono stati chiari! Ritorna dov'eri ".
- " Vedete, non ho saputo resistere all'impulso di venire ad aiutarvi ".
- " Ti ripeto...ritorna dov'eri. Ricorda che chi non rispetta gli ordini finisce davanti al tribunale militare ".
Gli volta le spalle, senza attendere una risposta, proseguendo verso la torre.
Quel soldato, Armand, è riuscito ad irritarla un'ennesima volta.
Appoggia le braccia al parapetto del bacone della torre, respira a pieni polmoni l'aria fresca, mentre davanti a lei si apre una distesa di fiori infinita. Non riesce a rimanere insensibile alla sensazione di tranquillità che quella visione le sta provocando; non riesce a frenare la sua mente che galoppa velocemente verso il suo pensiero segreto. Le basta abbassare le difese del comandante per tornare a lui.
Lui che per la prima volta non è con lei.
Lei che per l'ennesima volta sa di aver commesso un errore.
Forse è vero che solo Andrè può proteggerla, l'ha sempre fatto. E' sempre stato una presenza silenziosa costante, in ogni momento e dal nulla è sempre apparso per aiutarla. Quasi fosse un angelo: il suo. Poi dice a se stessa che gli angeli non esistono.
Sobbalza, riportata alla realtà dalla sensazione di una presenza dietro di lei.
Riconosce subito quel rumore alle sue spalle. L'innesco metallico della morsa del cane.
Non capisce che le succede, la sua ragione l'abbandona nei momenti meno opportuni.
Si gira verso l'interno del balcone, strofinandosi il palmo della mano sul tessuto dei pantaloni, per asciugarne il sudore.
Ancora lui...quel soldato non le è mai piaciuto e la cosa è reciproca dato che le sta puntando la canna del fucile dritta in mezzo al petto.
- " Se muori i soldati della guardia non saranno più in grado di proteggere il principe!".
- " Certo, ho capito! Tu appartiene ai ribelli, non è vero?!".
- " Addio, mio odiatissimo comandante...".
Non ha il tempo di respirare una volta di più. E' da quando si è voltata che la mano è pronta a stringersi sul calcagno della pistola.
Si ritrova a terra, dopo aver sparato in anticipo, il rumore assordante del fucile le rimbomba nelle orecchie.
E' riuscita a colpirlo profondamente alla spalla, ma anche lei sente un lieve bruciore al braccio sinistro.
Si rialza da terra Oscar perchè quell'uomo sembra non voler demordere nel proprio intento...si è rivelato essere come una pedina mossa da una mano lontana.
- " Voglio sapere il nome del tuo capo...ti conviene dirmelo se vuoi evitare il plotone di esecuzione!" - Si scanza da un lato, senza fare fatica nel scartare agilmente quel colosso che ha tentato di pugnalarla e che nella foga è andato a sbattere contro il parapetto.
Con il respiro affannoso corre contro di lei, inutilmente, mentre il sangue continua a scorrere copiosamente della ferita da fuoco.
Basta poco ad Oscar per metterlo fuori gioco, facendolo cadere rovinosamente a terra con uno semplice sgambetto.
- " Fermati! Non riuscirai mai ad uccidermi con quella ferita alla spalla...stai perdendo troppo sangue.
  Getta quell'arma a terra e arrenditi ".
- " L'ordine ricevuto è quello di ammazzarti..a me non importa di morire! L'importante è che ti tolga di mezzo!" - Afferma rognoso, mentre punta nuovamente la lama verso di lei. 
Con la coda dell'occhio vede sbucare su una balconata adiacente Alain, probabilmente corso in suo aiuto dopo aver sentito la sparo.
Lo vede puntare il fucile verso il suo compagno, pronto a fermarlo in tutti i sensi.
Armand le si scaglia addosso infericito e con tutte le energie rimaste.
Si prepara a schivarlo, mentre si ritrova ad urlare di non sparare; un primo colpo raggiunge l'uomo, ma sembra non sufficiente a bloccarlo, tanto da riuscire a scaraventarsi su Oscar, stringendole nevroticamente il collo.
Sente mancare l'aria e la vista annebbiata, mentre cerca di reagire a quella presa.
- " A...Andrè..." - tutto ciò che esce dalle sue labbra.
- " Ti sbagli, lui non arriverà...e adesso muori puttan..."
Un secondo colpo li raggiunge.
 
 
Quando riapre gli occhi, trova Alain a sorreggerle la testa.
- " Alain..."
- " Comandante, come state?".
- " Bene, credo. Non dovevi sparare ".
- " Ma...come potevo...ti stava per uccidere!...Scusate...".
- " Non ti preoccupare Alain, mi hai appena salvato la vita. Credi davvero che possa importarmene qualcosa se non ti sei attenuto all'etichetta?". - Gli dice mentre si massaggia il collo.
- " Mi spiace di non essere riuscito a fermarlo al primo colpo, forse se fossimo stati in due...".
- " Alain, basta ora. Dammi una mano ad alzarmi, per favore. Accidenti!".
- " Ma siete ferita!".
- " No, non è niente, il proiettile mi ha preso di striscio...".
- " Ma perchè ha tentato di uccidervi?!". - Le domanda facendo attenzione a fasciarle il braccio con il suo fazzoletto rosso.
- " Lavorava per i ribelli...gli stessi che vogliono attentare alla vita del principe e della sua famiglia...ahia!".
- " Scusate, però voi dovete stare ferma! Comunque...perchè proprio voi?".
- " Rifletti...con me fuori dai giochi, i soldati non sarebbero stati in grado di proteggere i Reali di Spagna ".
- " Ecco fatto! Appena possibile bisognerà disinfettare la ferita " - e con estrema serietà torna a fissarla negli occhi ora un più sofferenti - " ...forse Andrè avrebbe dovuto partecipare alla missione ".
- " Alain ".
- " Si, comandante..". - Risponde, mentre attende che l'ira di quella donna si riversi su di lui per la sua ultima affermazione.
- " Andiamo. E chiudi quella bocca ". - Le ha fatto male sentire quella frase detta da un'altra persona, che ha senz'altro una visione più oggettiva. Forse chi ha avuto modo di conoscere lei ed Andrè, come nel caso di Alain, non ha potuto fare a meno di notare quel filo sottile che lega le loro vite predestinate e di come lei sia sempre seguita anche da lontano, anche quando non si accorge, da quell'ombra silenziosa. Lei che si è sempre ritenuta indipendente, forte e coraggiosa, che ha creduto di essere un uomo e di vivere come tale, in realtà è stata costantemente sostenuta e protetta da Andrè, che ha vegliato su di lei. Tenerlo lontano forse è come sfidare un pò il destino e di certo non vuole iniziare ora a giocare a fare l'onnipotente.
Montano a cavallo per raggiungere il gruppo di soldati che li stanno attendendo ai margini del bosco ed inaspettatamente è Oscar a parlare.
- " Sai Alain, forse avevi ragione tu riguardo ad Andrè, ma ormai siamo qui e non possiamo fare altro che eseguire il nostro lavoro nel migliore dei modi, così facendo torneremo il prima possibile dai nostri cari...ma per fare questo avrò bisogno del tuo appoggio.
- " No, vi proteggerò come farebbe lui se fosse qui ".  
- " ...Ti ringrazio ".
 
Sono state poche le parole di Oscar per il resto del gruppo che incuriosito dal trambusto e dagli spari uditi, ha accolto solo due dei tre soldati che si sono avventurati nel vecchio castello.
Alain, risolutivo come al suo solito, ha messo a tacere ogni dubbio.
- " Ehi, è inutile che vi spremiate le meningi, sarebbe uno spreco. Io ho ucciso Armand, stava con i ribelli e voleva ammazzare il comandante.
Chiunque avesse qualcosa in contrario, che venga pure a chiedere spiegazioni al sottoscritto. Quello era un traditore della peggior specie. Non è certo questo il modo di farsi giustizia ".
Nessuno ha osato chiedere più nulla a riguardo; del resto non si sono mai fidati troppo di quel loro compagno, che in più di un'occasione ha izzato i compagni ad una violenta e sporca rivincita, tutelandosi poi dietro la divisa.
 
 
 
 
 
E' servito un altro giorno di viaggio per raggiungere finalmente il villaggio di Elancourt ai confini della regione dell'Ile de France, giungendo alle porte del paese oramai al tramonto. 
I turni sono stati subito predisposti e per come è stato fino ad ora il gruppo comandato dal colonello d'Aguille ha l'incarico di sorvegliare l'albergo in cui alloggiano i principi e tutto il circondario; ad Oscar e i suoi uomini rimane il controllo del resto delle strade del paese e delle vie d'accesso.
Nonostante la massima organizzazione dimostrata, è irrequieta, è come se le sfugisse qualcosa, ma non saprebbe dire cosa, ma dopo la scoperta di un infiltrato dei ribelli in mezzo ai suoi uomini, le diventa difficile non essere più sospettosa del dovuto.
E' notte inoltrata quando camminando per una piazza ha dovuto amaramente dare ragione al suo sesto senso propenso verso il negativo.
Un boato tremendo ha rotto il silenzio, illuminando di una luce arancione una zona verso il centro. Subito dopo un altro ed un altro.
Urla e soldati che corrono ovunque. Sono riusciti a fregarla, non ha giocato abbastanza d'anticipo, il suo nemico non si sta rivelando uno sprovveduto, sa esattamente come muoversi in un piano ben delineato. Non può essere opera di semplici uomini del popolo.
Si precipita verso l'albergo trovandovi l'inferno. Le fiamme sembrano essere daperttutto, alcuni soldati sono rimasti feriti nell'attacco e il colonello sta cercando di limitare l'incendio. Come una furia si precipita verso le camere del principe, trovando assassinati i soldati di guardia davanti alla porta della camera. Il terrore di essere arrivata troppo tardi si fa immediatamente largo nella sua mente, mentre si fionda nella stanza e si dirige spedita verso il baldacchino con i tendaggi chiusi.
- " Principe Aldelos, rispondete!" - Apre le tende appena in tempo per sorprendere un uomo con il volto mascherato pronto a sferrare il colpo verso i reali.
- " Fermo, maledetto!" - Lo vede fuggire attraverso la finestra e senza pensarci lo segue, senza tregua, per cornicioni e tetti, guidata da quell'istinto innato e dalla voglia di togliere quella maschera di ferro a quell'uomo che senz'altro è il corpo e la mente dei rivoltosi. Si muove velocemente, è agile e leggero, quasi quanto lei e ben presto la corsa si arresta davanti alle mura del paese, quando l'uomo coperto da un mantello si allontana a cavallo, che è stato in attesa del suo padrone assieme ai suoi scagnozzi pronti per la fuga.
Li vede scappare nella notte e la rabbia si impadronisce di lei, imprecando per quel senso d' impotenza che sente prepotente nel suo corpo. Ma nulla è perduto, quando Alain appare in sella al suo cavallo, trascinando Cesar per le briglie; quel ragazzo l'ha letta nel pensiero.
- " Bravo Alain! - grida intenta a montare in sella ".
- " Si, ma... niente cazzate mio comandante!". - Le risponde, mentre nota come in un secondo sia apparso sul viso di Oscar un ghigno compiaciuto. Si lanciano all'inseguimento, lungo una stradina che viaggia lungo il fiume, recuperando il terreno perso fino a quando quel gruppetto di fuggitivi non torna nuovamente visibile ai suoi occhi.
Oscar continua a battere i talloni sui fianchi di Cesar, lo incita a correre fino al limite, le briglie sono strette nelle sue mani: deve raggiungerli.
- " Comandante, aspettate..." - sente Alain chiamarla qualche metro più indietro - " Oscar è troppo rischioso, aspettatemi!".
Non può fermarsi proprio ora, non manca molto; sono solo in quattro e lei ed Alain sono sufficienti per affrontare quei maledetti.
Li bloccherà, sbarrandogli la strada, mentre Alain arriverà chiudendoli da dietro: a quel punto non avranno vie di fuga e saranno costretti a combattere.
Ma qualcosa di neanche minimamente calcolato accade.
Poco il tempo per reagire. O forse troppo tardi per frenare la corsa di Cesar.
Le vede d'improvviso brillare nel cielo, per poi cadere rapidamente verso di lei ed Alain.
Tira con tutte le sue forze le redini, ma la ferita al braccio sinistro le provoca un forte dolore da allentare la stretta.
Il cavallo si imbizzarisce e la disarciona, facendola cadere violentemente a terra.
Gli occhi fissi su quelle frecce infuocate che le tingono il viso di quella luce che porta con sè il colore di quella nuova paura.
E poi tutto avviene in un attimo.
Il tentavo di sollevarsi e buttarsi agli argini del fiume.
La voce di Alain che urla il suo nome.
Una luce accecante. Il frastuono che le scuote le membra.
Lo vede, Andrè. Il suo angelo.
Dopo di che solo il buio nei suoi occhi.






Spero non mi abbiate data per dispersa, ma in effetti è molto che non aggiorno e forse questo capitolo non è ciò che vi aspettavate...
Approfitto per augurare un buon anno a tutte! A presto.

 

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Capitolo 24
*** 24. Il dovere di un amico ***


24. Il dovere di un amico
 
 
 
Un boato tremendo ha fatto tremare la terra.
Cade a terra sbattendo la testa non poco lontano da lei. Un ultimo sguardo, il tentativo di chiamarla esce flebile dalla sua bocca.
Allunga una mano afferandole il braccio prima di perdere i sensi.
Apre gli occhi, svegliato dal terrore di un sogno, un ricordo troppo nitido, troppo vero per essere tale. 
Il suo nome riempe le sue parole come un fiume in piena, mentre si accorge di essere ferito ad una gamba e alla testa.
Le agita il braccio ancora stretto dalla sua mano, ma lei non risponde.
Si solleva, con la paura di scorgere sul suo viso la più atroce delle verità. 
La tiene stretta tra le sue braccia, sollevandole la testa con la mano sporca di terra, sporca del sangue di lui, sporca di quello di lei.
 
 
 
Ancora non si capacita di come sia potuto accadere.
Non è stato in grado di mantenerle quella promessa fatta solo qualche ora prima.
Se lui fosse stato con lei, tutto questo non sarebbe successo. Di questo ne è maledettamente certo.
Con quale coraggio presentarsi alla porta di palazzo Jarjayes e quali le parole da usare per una notizia del genere.
Sarebbe stato disposto a fare e a dire qualsiasi cosa per lei, tutto. Tranne portare a termine quest'ultimo compito.
E' stato già difficile spiegare ai suoi superiori, ai suoi compagni pieni di mille domande.
Perchè a tutti è parso assurdo. 
Perchè in fondo ha avuto la profonda stima di tutti i suoi soldati, ora sconcertati.
Un lieve brusio, quasi assordante e fastidioso lo raggiunge, sente i suoi compagni discutere, li sente parlare di lei, ma assai più doloroso è stato sentire 
bisbigliare il nome di colui che manca e quale possa essere la sua reazione.
Ed è ciò che si chiede anche lui, appena pensa ad Andrè.
Si passa una mano sul viso, come a voler cancellare le ultime ore dagli occhi e quel peso opprimente  sulla coscienza.
Poi la richiesta unanime degli altri compagni e il colloquio con il colonnello d'Aguille.
Scosso, troppo scosso, si è rifiutato, poi non ha potuto tirarsi indietro, dal momento in cui quella richiesta si è trasformata in un ordine.
Mentre galoppa tornando verso Versailles, si chiede perchè Dio abbia voluto incrociare beffardamente le loro strade.
Lei, che fin dal principio è stata un dolce inganno per la sua mente e poi per il suo cuore.
Lui, un amico sincero, un uomo leale, coraggioso e soprattutto folle d'amore, folle per lei.
E si tormenta su quale possa essere il suo ruolo in questa storia.
Forse tutto ciò che deve fare è continuare ad essere l'amico che è sempre stato per loro.
Ora più che mai dovrà sostenere e far ragionare Andrè, glielo deve, perchè è convinto che il suo amico farebbe questo e molto di più per lui.
Quale ingrato compito l'attende ed oltre all'incredulità di quanto è da poco accaduto, la sua mente vaga nel tentativo di cercare, di trovare le 
parole adatte, il modo più giusto. Se davvero ne esiste uno.
Rallenta la sua corsa, riconoscendo nelle indicazioni del colonnello, il viale alberato che conduce al cancello della tenuta dei de Jarjayes e
stringe con rabbia l'oggetto tra le sue mani.
Il suo istinto l'avrebbe guidato a dirigersi subito in caserma, sicuro di trovarvi Andrè in attesa, avrebbe voluto parlare prima con lui, ma è giusto 
che porti a termine il suo compito; avrà tutto il tempo per spiegare ad Andrè e l'agitazione che sente in corpo è eccessiva ed in quelle condizioni 
è sicuro di non essere di nessuno aiuto al suo amico.
Cerca di convinversi che sarà più facile portare quel messaggio direttamente al generale e magari riuscirà a mantenere un certo distacco con il 
padre di lei, del resto non lo conosce. E si chiede se quell'uomo, potrà mai pentirsi delle scelte fatte per la vita di sua figlia. 
A quest'ora, forse, l'avrebbe ancora con se. Forse.
Varca i cancelli del palazzo e un nodo gli stringe la gola, rapito dall'imponenza, sente vibrare sulla pelle la presenza di lei.
Arriva fino all'entrata principale e mentre smonta da cavallo, vede una vecchia governante affacciarsi all'ingresso.
Si, è la nonna di Andrè. Riesce a sentirlo già il dolore che proverà quella povera donna e saranno le sue parole a ferirla.
Abbassa la sguardo, mentre si avvicina stringendo compulsivamente quella bisaccia tra le mani.
- " Buongiorno Madame, sono il soldato della guardia metrapolitana Alain de Soisson, avrei bisogno di conferire direttamente
  con il  generale Jarjayes, è una questione della massima urgenza..."
- " Un soldato di madamigella, come il mio Andrè "- bisbiglia la donna - " Ma...non capisco, non potete riferire a me, sono la governante di casa e il generale è
  molto occupato in questo momento..."
- " No, Madame. Ho un messaggio personale da consegnare e...non è possibile altrimenti. Questi sono gli ordini che ho ricevuto "
Forse il suo stritolare quella sacca l'ha resa sospettosa, lo legge nei suoi occhi e non riesce a trattenere le parole - " Mi spiace..."
- " Si...c-certo, vado subito ad avvisare il generale che uno dei soldati di sua figlia è qui. Entrate pure e aspettate...con permesso "
La vede allontanarsi con passo frettoloso, senza prima aver rivolto un ultimo sguardo sull'oggetto torturato dalle sue mani.
Infine l'anziana signora ha cercato di nuovo i suoi occhi e lui non ha retto allo sguardo. 
Teme abbia capito del perchè lui sia qui.
Chiude gli occhi, mentre sospira cercando di allievare la tensione che gli ha invaso il corpo, deglutisce sentendo che il momento è arrivato. 
E' un' attesa che pare infinita, un'agonia che si protrae e che allo stesso tempo spera non giunga mai al termine.
 
 
Una strana ed angosciosa sensazione l'ha pervasa alla visione di quel ragazzotto.
Le è sembrato sconvolto, l'anima appensantita da un fardello difficile da portare.
Ha avvisato il generale e prima di ritornare verso l'androne d'ingresso, si ferma sull'entrata delle cucine.
- " Andrè, vieni, presto ".
- " Nonna, cosa c'è?".
- " Andrè, tu non hai nessuna notizia di Oscar?
- " No, putroppo no...altrimenti te lo avrei detto ti pare! Ansiosa come sei..."
- " Tesoro, sono preoccupata...di la c'è un certo Alain dei soldati della guardia.." - Lo vede sbiancare, immobile, mentre la legna tra
   le sue braccia cade a terra - "... Andrè, che ti prende...lo conosci?"
- " ...Alain?!... Cosa ci fa qui...dovrebbe essere con Oscar!".
Si precipita di corsa, come una furia lungo i corridoi, seguito da sua nonna, che tenta di stargli dietro, fin quando, con il fiato spezzato più per 
l'agitazione che per la corsa, si arresta vicino ad una colonna dell'ingresso. 
E' Alain. E' proprio lui. 
 
 
 
L'ha visto apparire dal nulla, come un fantasma, appoggiandosi incredulo ad una colonna, l'agitazione visibile nel suo petto che si muove impazzito.
Sembra in preda al panico, come lui stesso del resto.
Il suo sguardo persistente brucia sulla pelle, non dà tregua e indaga sul volto di Alain in cerca di una risposta a quell'orribile presentimento che 
ha dipinto in viso. Si sente un codardo nel percepire con quanta difficoltà stia tentando di sostenere lo sguardo di Andrè, che  ora si è soffermato 
all'altezza della sue mani e i suoi occhi raggiungono quelli dell'amico posandonsi sulla bisaccia.
Si osservano in silenzio, quel silenzio che non dovrebbe mai arrivare, quel silenzio che logora l'animo.
L'incedere di passi decisi giunge da un altro corridoio.
Gli occhi lucidi, le labbra aperte per una parola che dovrebbe smentire quella miriade di pensieri incessanti, ma che non arriva. 
Il generale fa la sua comparsa imperiosa e si posiziona davanti ad Alain che maledice ancora una volta il destino, per questa amara coincidenza, perchè 
ora non può tacere e Andrè sarà costretto ad ascoltare. 
Stordito, indugia in un balbettio impercettibile, cercando di prendere inutilmente altro tempo, ma l''impazienza del generale 
si manifesta rapidamente e il suo sguardo severo non transige: deve parlare che lo voglia o no.
Cerca di richiamare a sè tutto il suo coraggio, ma quando apre bocca la voce trema ugualmente.
- " Soldato della guardia Alain de Soisson, generale Jarjayes!"
- " Riposo soldato, ditemi...di che si tratta".
- " Generale, sono stato incaricato direttamente dal colonnello d'Aguille..". - E' di nuovo titubante, senza sapere da dove iniziare, ma la voce del generale
lo esorta a continuare - " Su avanti, soldato..."
- " Signore...io ero un soldato a comando di vostra figlia, il comandante Oscar François de Jarjayes..." - non riesce a proseguire, a 
pronunciare quelle parole, la sua mente si rifiuta e così decide di consegnare quel borsello al generale, credendo che sia più facile comprendere, mentre 
il suo sguardo scivola furtivo in cerca di Andrè, che assiste allucinato alla scena.  
Il generale lo apre freneticamente - " Ma... cosa significa tutto questo? Questi sono i gradi di comandante di mia figlia! Cosa vuol dire? Dov'è Oscar...?"
- " Aveva appena sventato un attentato al principe e stavamo inseguendo i ribelli, quando ci hanno sorpresi con un'esplosione e lei, lei era troppo 
vicina, il cavallo l'ha disarcionata e... " - una lacrima sfugge al suo controllo per il dolore che infliggerà ad Andrè - "...e ho tentato il possibile per 
salvarla, ma era ferita gravemente. Signore,...il comandante Jarjayes non ce l'ha fatta".
Un silenzio interminabile cala su di loro, come un velo nero intriso di disperazione, immobili, anime di cristallo, sembrano paralizzati dalla sua voce che 
rimbomba incessante nelle menti; la vecchia governante sopraffatta si accascia terra e Andrè sembra aver perso il respiro. Sbigottito il generale scruta 
inarrestabile gli occhi di Alain.
- "...C-cosa stai dicendo?! Non è possibile, è a-assurdo!"
- "...Vorrei sbagliarmi davvero, Signore, ma vostra figlia Oscar...è morta" - L'ha detto, ha dovuto. 
Immediatamente si volta per cercare Andrè; ed è li, immobile, scioccato, stordito, senza lacrime a segnargli il volto colpito da un dolore assoluto, un tremito 
gli scuote il corpo riportandolo nuovamente a respirare.
Agita compulsivamente la testa in segno di rifiuto, le prime gocce cadono senza controllo, mentre i suoi piedi si muovono all'indietro, fino a quando uno scatto 
d'ira lo porta a girarsi di spalle e a correre lontano.
Vorrebbe raggiungerlo, parlargli e spiegargli, non può lasciarlo perso nell'oblio delle parole appena udite.
- " Come è potuto accadere, la mia adorata Oscar..." - la voce incerta del generale, lo riporta alla realtà; gli occhi severi fino a poc'anzi, sono fissi sulle 
medaglie una volta appese all'uniforme blu di sua figlia, mentre ora giaciono tra le sue mani.
Con gli occhi annebbiati dalle lacrime, lo congeda - "...puoi andare...". 
Molto il dolore che traspare da quell'uomo autoritariato, che ora appare improvvisamente invecchiato a causa di una colpa che non potrà mai dirimere e 
che probabilmente già da tempo scava nella sua coscienza.
Alain ha davanti a sé un padre distrutto e nonostante tutto ciò che ha sentito sul suo conto, non riesce a rimanerne indifferente e prima di allontanarsi, sente 
di dover dire a quell'uomo tutto ciò che è sempre stata per lui sua figlia; non ha paura di ciò che potrebbe dire o pensare il generale.
- " Si, signore...ma s-se mi permettete Signore,...sua figlia è stata il miglior comandante che si potesse avere, stimata e ammirata da tutti, ma oltre 
ogni modo era una donna, una donna straordinaria...".  
Lo sguardo sorpreso di chi ha udito una verità conosciuta ma sempre celata, si svela sul viso dell'uomo di fronte a lui contro ogni aspettattiva. 
Ancora maggiore è lo sconcerto quando in mezzo alle lacrime amre, la sua bocca si trasforma in lieve sorriso  come ad accettare quelle parole, consapevole 
nonostante tutto della realtà.
Arretra di qualche passo Alain, senza lasciare mai gli occhi del padre di Oscar, facendo infine il saluto militare per poi voltarsi verso l'uscita in cerca di Andrè.
Non avrebbe mai creduto di provare tanta difficoltà nel confessare quella notizia e invece di sentirsi in parte sollevato non può che sentire raddoppiato quel senso
di colpa che gli stringe la gola, dopo aver inferto tanta sofferenza nelle loro vite.
Come un uragano le sue parole hanno travolto e distrutto, hanno strappato con violenza 
l'immagine di lei nelle loro esistenze, consapevoli ora, che nessuno potrà mai riportegliela. Ognuno affogherà nelle proprire colpe e risentimenti, riempiendo frasi di se e di ma; in qualsiasi caso lei non tornerà mai più in quella casa.
 
 
 
 
 
Cerca di raggiungere le stalle del palazzo, deve fermarlo.
In quelle condizioni potrebbe fare qualche pazzia e questo non potrebbe mai perdonarselo. 
Soprattutto non potrebbe perdonarglielo lei.
E' quasi davanti all'entrata delle scuderie, quando sente un nitrito improvviso.
Il buio all'interno lo porta ad assottigliare gli occhi che si muovono veloci alla ricerca di Andrè che si accorge della sua presenza e con sguardo furente lo allontana da lui.
Adirato come non mai, non lo degna nemmeno di una sola parola e con rabbia monta a cavallo.
Non lo ha mai visto così.
Si avvicina, mettendosi davanti a lui e senza mai interrompere quel contatto tra loro.
- " Andrè, dobbiamo parlare..." - gli dice mentre allunga una mano verso l'animale, ma Andrè tira con forza le briglie allontanando il muso del cavallo senza che riesca a toccarlo.
- " Togliti!"
- " Andrè, non è come credi, devi ascoltarmi, lei..."
- " Lei cosa?!...Sta zitto! Vattene Alain, vattene e lasciami in pace!" - sputa veleno Andrè, quel veleno che bruscamente gli ha intossicato il corpo e la mente.
La rabbia gli ruba l'aria dai polmoni  e non c'è più traccia in lui dell'uomo pacato e gentile, ora l'Andrè che conosce non esiste e dovrà convincerlo ad ascoltarlo con la forza.
Incita il cavallo a muoversi, ma Alain tenta di fermarlo aggrappandosi alle redini, i movimenti brusci innervosiscono l'animale che inizia ad agitarsi, come il padrone. 
Alain si porta su un fianco, trattenendo sempre le briglie tra le mani.
- " Ti ho detto di torglierti Alain!" - urla tutto il suo dolore e con una mano spinge via da sé l'amico; ma Alain non demorde e non si lascia di certo intimorire.
- " L'hai voluto tu, Andrè..."- con uno scatto lo afferra per la giacca trascinandolo giù e gettandolo con forza a terra; gli si fionda addosso, strattonandolo per il colletto.
- " Ora mi ascolterai..." - ma il pugno di Andrè gli arriva inesorabile in piena faccia e colto di sorpresa ricade a lato, mentre l'altro tenta di sollervarsi, ma Alain non 
ha nessuna intenzione di farselo fuggire, afferrandogli una gamba e quando Andrè si gira verso di lui, il gancio di Alain lo sbatte a terra.
In poco tempo lo immoblizza con il peso del proprio corpo, anche se sente chiaramente che non vi è più resistenza il lui.
Con il volto girato di lato, fissa un punto indefinito, mentre la rabbia lascia il posto alle lacrime.
- " Tu dovevi proteggerla! Me l' hai promesso...ti odio!... Ti odio perchè tu eri li con lei al mio posto! Io,...io sarei morto per lei, per savarla!"
- " Hai ragione,...hai ragione tu. Avresti dovuto essere con lei, perchè quello è il tuo posto! E pur quanto io abbia tentato con tutte le mie forze di proteggerla, non ci sono riuscito. Io non sono te, Andrè..."
- " Io l'amo dannatamente...non può essere vita senza di lei, io non ho più alcun senso; me l'hanno tolta per sempre, lei non tornerà più "
- " No, Andrè ti sbagli...è lei che non è voluta tornare "







 

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Capitolo 25
*** 25. L'ultima scelta ***



Ho approfittato della febbre che mi costringe a letto in uno stato pietoso...
Con questo capitolo, si fa un piccolo passo indietro...grazie per continuare a seguire!






25. L'ultima scelta
 
 
 
 
Il sangue scivola fino in fondo alla gola, lasciandole il sapore amaro della resa in bocca.
Il respiro si spezza quando sembra annegare in quello stesso liquido rosso, che a fatica riesce a deglutire.
Buio.
Freddo.
Una voce che conosce molto bene, la raggiunge in tempo prima di chiudere gli occhi.
Vorrebbe poter capire se si salveranno, se si salverà almeno Alain.
Vorrebbe lasciargli un ultimo messaggio, un ultimo favore. Vorrebbe semplicemente dire ancora una volta, quanto sia grande il suo amore per Andrè.
Si, perchè lo deve sapere che anche il suo ultimo respiro è stato rivolto a lui.
Vorrebbe, ma non riesce. Le parole muiono in un sospiro senza arrivare alle labbra, gli occhi stanchi, troppo stanchi rimangono chiusi, custodendo gelosamente le immagini più belle della sua vita. 
Andrè.
E' possibile che tutto finisca così? Con la colpa nel cuore di lasciarlo per sempre, con la colpa di infliggergli un dolore troppo grande. Con il peso di non essere stata in grado di proteggerlo, neanche dal loro amore. Andrè non si sarebbe mai meritato tanta sofferenza.
Cosa darebbe per tornare indietro e darsi la possibilità di vederlo invecchiare al suo fianco.
Niente doveri, niente onore, niente Francia, niente nobili ne poveri, niente potrebbe fermarla. Nemmeno suo padre. 
Perchè ora saprebbe cosa fare. Ora che sembra essere troppo tardi.
Sente i rumori intorno a lei divenire sempre più lontani, fino a cadere in un sonno prodondo, un'oscurità interminabile, mentre sembra non avere più le forze per continuare a lottare.
 
 
 
Bianco. Luce.
Una serenità mai provata prima.
Con gioia e meraviglia riscopre la piacevole sensazione nata al contatto dei suoi piedi nudi con il legno del pavimento.
Chiude gli occhi per un secondo tornando indietro con la memoria...si, come da bambini.
E' estate. Lo percepisce dal vento morbido e caldo che entra dalle finestre spalancate, che muove con armonia le lunghe e leggere tende candide.
Il sole che entra illumina ogni cosa e fa risplendere il bianco delle pareti.
Pace. Una profonda sensazione di pace attorno a lei.
Non è palazzo Jarjayes, ma sente che quel posto le appartiene.
Dei versetti attirano la sua attenzione verso la stanza a fianco. 
S'incammina incuriosita da quel dolce farfuglio, avvicinandosi sempre più all'uscio.
Una voce calda e rassicurante si aggiunge e potrebbe giurare di sapere a chi appartenga.
Un pò titubante si affaccia sulla stanza, inondata dal sole.
E li vede.
Ciò che non avrebbe mai pensato per lei, per la sua vita è racchiusa in quella stanza.
Si appoggia allo spipite, stupita e felice allo stesso tempo, rimane incantata a quella visione, mentre si porta una mano tremante alla labbra.
Andrè e...Hélèn.
Lui, completamente perso, osserva quella piccola creatura che con forza gli stringe in un pugnetto la punta di un dito.
E sorride Andrè, sereno come non l'ha mai visto prima.
E lei, rimane immobile a guardarli, a riempirsi gli occhi di quello che avrebbe potuto riservare per loro il destino.
Ha paura che sia l'ultimo pensiero felice, l'ultima rivelazione, prima di lasciare il suo Andrè per sempre.
Poi, ad un tratto, si gira verso di lei guardandola con occhi pieni d'amore e tutto sembra avere finalmente un senso di completezza nella sua esistenza.
Ora lo sa. Vuole conoscerla.
Vuole vivere quell'istante.
 
 
 
 
Dolore. Sente dolore.
Si, sente. 
E questo è ciò che importa.
Uno spasmo al petto la scuote, la sensazione di riprendere a respirare dopo aver trattenuto a lungo il fiato sott'acqua.
L'odore della terra bagnata le giunge chiaro ai suoi sensi, il suo corpo si ribella ai comandi della mente, senza riuscire a muovere un solo muscolo.
Troppo il dolore. 
Le sue gambe bruciano. 
Ma non si spaventa. 
L'importante è continuare a sentire.
La divisa umida le aderisce al corpo, pesando su di esso quasi fosse un'armatura.
Per quanto lo voglia, non riesce ad aprire gli occhi e non reagisce a quegli scossoni che percepisce chiaramente al braccio destro. 
Un rumore sordo che cresce con forza, con maggiore intensità fino a giungere chiaro: Oscar.
Il suo nome, qualcuno sta chiamando con disperazione il suo nome.
Gli strattoni al braccio, diventano sempre più nervosi e vorrebbe urlare di smetterla, perchè fa troppo male.
O forse l'ha detto, perchè inaspettatamente tutto sembra essersi quietato attorno a lei.
Ora non sente più freddo, ma un calore improvviso si irradia nel suo corpo.
Sollevata da terra, stretta in un abbraccio, sente qualcuno reggerle delicatamente la testa.
Una mano forte e sicura stringe la sua, priva di forze.
 
- " Oscar....apri gli occhi, te ne prego! Non puoi,...no! Non può essere!
Dio ti prego salvala, farò qualsiasi cosa, ma salvala...Oscar devi tornare da lui...devi tornare dal tuo Andrè "
 
 
Alain.
Si, è lui che le parla con una strana dolcezza, un bisogno impellente nelle sue parole, la supplica di aprire gli occhi.
Un leggero picchettio sulle guance, gocce fredde le percorrono il viso tracciando una nuova strada tra la terra e il sangue che le sporca la pelle.
A quanto pare esiste ancora una speranza per lei, per loro. 
Andrè.
E' tutto ciò che le serve per ritrovare la forza.
Per tornare a vivere.
Si...Andrè.
E mentre lotta contro il suo corpo debole, ferito e stanco, il suo cuore riprende a battere sempre più velocemente, fino a che le sembra necessario inalare più aria possibile dentro ai polmoni, in un ritmo crescente a cui fa fatica a dar seguito.
Un colpo di tosse.
Gli occhi si spalancano.
 
L'incredibile felicità di Alain è la prima cosa che vede, dopo quel viaggio nell'oblio.
Lo sguardo sbalordito, ricolmo di lacrime e un dolce sorriso sul viso.
Ancora confusa e smarrita cerca negli occhi di lui una conferma.
 
- " Oscar...sei viva...Dio grazie !"
- " Non è necessario che urli così...ti sento benissimo Alain ".
- " Anche in un momento come questo cerchi di bacchettarmi? Devi risparmiare le energie, comandante..."
Una smorfia divertita, nonostante i dolori, compare sul viso di lei per quello che suona come un rimprovero del suo sottoposto.
- " Alain..."
- " Si, Oscar...dimmi..."
- " Alain...de-dell'acqua..."
- " Subito ! " - Con delicatezza l'appoggia nuovamente a terra, allontanadosi raggiungendo rapidamente il fiume ed immergendovi un fazzoletto.
Torna da lei, alzandole con attenzione il capo e strizzando il tessuto nella sua mano, fino a bagnarne le labbra secche.
- " Devo portarti via di qui Oscar, hai bisogno assolutamente di un dottore...hai troppe ferite..."
Scuote la testa, mentre Alain le pulisce il viso con quella pezza bagnata.
- " Oscar, ti prego...bisogna avvisare il colonnello d'Aguille e farti... " - Ma le sue parole vengono interrotte dallo sguardo furente del suo comandante.
- " ...Devi curarti! "
- " ...No, Alain! "
- " Non ti capisco...cosa stai dicendo? Fallo per Andrè! A lui non ci pensi?!"
- " Alain, io non voglio di certo morire...ho troppe cose importanti da fare...ma, ma Oscar François de Jarjayes non tornerà mai più.
Ti chiedo un ultimo favore Alain...prima hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa...ora ti chiedo di salvarmi realmente la vita.
Se mi riporti indietro morirò di nuovo, Alain e sarà ancora più doloroso da sopportare, più della morte stessa.
- " Oscar...che stai dicendo?"
- " Preferisco essere morta agli occhi di tutti, ma libera di poter vivere...no, mai! Non tornerò indietro!"
- " Va bene! Non agitarti....ma come farò, cosa dirò?! Chiederanno tutti come e perchè e magari vorranno vederti...è assurdo, Oscar! Se ci scoprono ci ammazzano, davvero! E André?
- " E' per lui che lo faccio...penserò io a tutto, ora ho solo bisogno di sapere se posso fidarmi di te!
- " ...Bèh, io..."
- " Sò di chiederti tanto..."
- " Perchè non riesco a dirti di no! Si, Oscar, farò ciò che vuoi..."
- " Grazie Alain, ti ringrazio! Siamo davvero fortunati io ed Andrè ad averti come amico "


 

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Capitolo 26
*** 26. Per lei ***




26. Per lei

 
 
 
Le parole di Alain hanno tuonato nel silenzio e nel buio di quelle stalle.
Non più capace di muoversi, di reagire, la sua mente ha un unico pensiero fisso, ovvero il reale significato di quella sua ultima frase, mentre cerca negli occhi di colui che lo sovrasta una conferma alla sua inquietudine.
E' lei che non è voluta tornare.
Non riesce a pronunciare quella domanda per paura di scoprire di essersi illuso e se così dovesse essere non potrebbe sopportare di nuovo un tale dolore; ma anche la più remota ipotesi di saperla viva da qualche parte, gli fa trovare il coraggio e senza accorgersene le parole gli scivolano fuori dalla bocca.
- " Cosa, che cosa intendi Alain? Lei non è voluta...è impossibile...io.."
- " Calmati Andrè...diamine per certi aspetti vi assomigliate terribilmente...comunque mi correggo, è lei che non vuole tornare "
- " Ci assomigliano...? Non vuole...è viva, lei è viva?"
- " Si, Andrè! Se solo mi avessi lasciato spiegare..." - si alza da terra dando una mano all'amico, per poi lasciarsi cadere sfinito su una meta di fieno - " non dovevano andare così le cose, nei nostri piani tu non dovevi essere qui, credimi hai reso il mio compito ancora più assurdo e difficile "
- " Nei vostri piani? Alain, continuo a non capire... "
- " Niente più cazzotti?"
- " Niente cazzotti..."
- " E' tutto vero...l'attentato al principe Aldelos, l'inseguimento dei ribelli e anche il loro attacco...Andrè ci hanno sorpreso con delle frecce incendiarie, ho temuto il peggio, soprattutto per lei che si trovava troppo vicino; non ti nascondo che è rimasta ferita, ma sta bene, la sua vita non è in pericolo "
- " Si ma,... dov'è? E perchè vai in giro, dicendo a tutti che è morta?! Ma che cos'è questa, una messa in scena?"
- " ...la tua fidanzata è diabolica, Andrè. Anche in quelle condizioni mi ha convinto in questa impresa folle; è più donna di quello che voglia far credere!"
- " Avanti Alain, non farti pregare, ti devo cavare le parole di bocca?"
- " Scusami...come ti dicevo, siamo rimasti feriti nell'attacco e lei certo non era messa molto bene, ha perso i sensi per qualche ora e quando finalmente si è ripresa, la mia intenzione era quella di riportarla al villaggio di Elancourt per farla visitare e medicare, ma non ha voluto dicendo che se l'avessi portata indietro sarebbe morta davvero. Andrè mi ha chiesto di salvarle la vita e darle la possibilità di essere libera di poter vivere,...con te "
- " Oscar...ma che le ha detto la testa..."
- " Andrè, non essere arrabbiato con lei; l'ha fatto per te "
- " Per me? Alain, ciò che voglio è averla qui, adesso! Il suo è un gesto troppo sconsiderato, ha inflitto la pena più severa e dolorosa per un genitore...l'hai visto anche tu quell'uomo, straziato nell'animo. 
Come ha potuto fare una cosa del genere, ma non ha pensato alle conseguenze di una decisione così grave? Potevamo risolvere in altra maniera i nostri problemi...Ho aspettato in silenzio per tutto questo tempo, credeva che non ne fossi più capace, ora che anche lei mi ricambia?
E tu, Alain? Ti rendi conto di cosa stai rischiando? Mi spiace doveva riflettere di più, ha sbagliato a tirare in mezzo anche te..."
- " Andrè, Andrè...aspetta, non incolpare lei di questo, sono io che ho accettato ben consapevole dei rischi; io sono il responsabile di me stesso"
- " Si, ma suo padre, sua madre, mia nonna,... Alain, loro la credono morta e lei, lei non potrà verderli mai più. 
E' troppo, ha rinunciato a troppo!
Per non parlare del suo incarico, lei occupa una posizione molto in vista, ha servito la Regina di Francia per vent'anni, cosa pensi che accadrà quando la notizia arriverà a corte! Non si può sparire così nel nulla, non quando si è Oscar François de Jarjayes! "
- " Lo so, in questo momento ti sfuggono tanti particolari ed io purtroppo non sò i reali motivi che l'hanno spinta ad arrivare a tanto, ma i suoi occhi parlavano e mi supplicavano più delle parole...Andrè,  non ti preoccupare ha pensato ad ogni cosa. Senti, ho una lettera da parte sua in cui ti spiega ciò che accadrà da qui in avanti. Leggila.
Ora ti lascio, torno in caserma la mia parte non è ancora finita, sai come unico testimone della tragedia..."
- " ...Alain! "
- " Si "
- " Grazie Alain, siamo..." 
- " ...davvero fortunati ad avermi come amico! Lo so, lo so! Ci vediamo Grandier "
 
 
 
Seduto in angolo d'ombra delle scuderie, osserva una squarcio del palazzo, mentre tiene saldamente la lettera di Oscar tra le mani. Guarda dentro sè stesso, adesso che sà la verità. 
Dovrà fingere davanti a tutti, dovrà fingere quel dolore provato solo poco prima e teme di non essere in grado di riuscire a condurre quel gioco pericoloso, teme che la felicità di saperla viva, possa trapelare dai suoi >occhi; e se il generale e la famiglia non si accorgeranno di lui, chiusi nel propio dolore, ben diverso sarà per sua nonna.
Lei noterà sicuramente una luce diversa in lui, pur quanto egli tenterà di tenerlo nascosto.
 
 
 
Se stai leggendo questa lettera sai come stanno realmente le cose.
Probabilmente ti ho deluso, perchè ancora una volta ho deciso da sola.
Non giudicarmi, Andrè, l'ho fatto per noi.
Soprattutto non essere arrabbiato con Alain, per questa mia follia.
Una volta mi hai detto che avresti preferito essere un folle, piuttosto che rinunciare a vivere.
E vivere per me non vuol dire essere Oscar François de Jarjayes, ma semplicemente essere Oscar. La tua Oscar.
E chiedere tanto Andrè? 
A quanto pare lo è per tutto il resto del mondo ed io non resterò ancora ferma a guardare. Non più.
Non è un sacrificio per me rinunciare al nome, al mio titolo, perchè la mia famiglia sei tu.
Ed io non ho bisogno di altro per vivere.
Se fossi tornata indietro, avrei visto svanire nel nulla i miei sogni, i nostri sogni.
Ed io ti aspetterò Andrè, ti aspetterò come hai sempre fatto tu con me, certa che capirai questa mia ultima scelta.
Abbiamo trovato riparo in un piccolo paese al confine nord tra l'Ile de France e la Normadia, St Germaine de la Grange, non molto lontano dal villaggio di Elancourt. Muovendoci in fretta non è stato possibile allontanarci oltre, perchè Alain sarebbe dovuto tornare indietro, per dare la notizia.
A questo punto mio padre saprà tutto, così come il resto della mia famiglia e probabilmente anche l'intera Versailles.
Andrè dipende tutto da te.
Alain avrà già fatto rapporto sul fatto che i nostri aggressori, i ribelli, hanno sequestrato il mio corpo più come trofeo contro la monarchia che per qualcosa d'altro, ma questo non fermerà mio padre.
Il generale non si darà tregua, fin quando non mi ritroverà e stai pur certo che setaccerà la zona in lungo e in largo. 
Per questo dovrò mettermi in viaggio appena mi sarà possibile, verso Nord, sulla strada per Rouen.
Chiederai un immediato congedo dall'esercito, per poter servire al meglio la famiglia de Jarjayes, in un momento così delicato.
Parteciperai alle ricerche, sarai così di conforto a mio padre e alla cara Nanny.
Ovviamente non troverete nessuna traccia di me ed aiuterai ad organizzare i funerali in mia memoria.
E quando verrà posta la parola fine sulla figlia erede del generale Jarjayes, allora, se tu vorrai, potrai chiedere il 
congedo definitivo dalla mia famiglia con la speranza di rifarti davvero una vita. Ed è ciò che spero anch'io amore.
Troverò il modo di mettermi in contatto con te.
Andrà tutto per il meglio.
 
Ti amo.
Tua Oscar.
 
 
 
 
Porta quella lettera vicino al viso, con l'illusione di poter sentire il profumo di lei.
E' rischioso, se qualcosa dovesse andare per il verso sbagliato, sarebbe davvero la fine, per tutti.
L'odore acre del fumo, le piccole fiamme incantano i suoi pensieri mentre innanzi ai suoi occhi, fanno sparire riga dopo riga, quella lettera prova inconfutabile della sua esistenza.
Pensa a come Oscar non si sia posta alcuno scrupolo, ne ripensamento abbandonando per sempre tutto ciò che è stata la sua vita, cancellando in un istante il suo nome, la sua persona dalla faccia della terra per amor suo; per lui non dovrebbe essere così difficile, mantenere il suo ruolo ancora per qualche tempo.
Dopo tutto ha ragione lei; è una follia che vale la pena di vivere.
 
 
Finalmente è nella sua stanza, dopo quel lungo ed interminabile pomeriggio, dove tutti a palazzo Jarjayes hanno evitato volutamente la parola e ancora di più hanno evitato ogni sorta d'incontro.
Il Generale è chiuso da ore nel suo studio, dopo aver parlato con sua moglie, Madame Marguerite, la quale non è uscita dalle sue stanze e si rifiuta di mangiare. 
E' insopportabile il dolore che aleggia in quell'enorme palazzo ed ora Andrè si sente complice di una tale atrocità.
Prima di ritirarsi nel silenzio della sua stanza, ha passato del tempo seduto al fianco del letto della sua cara nonna, la quale ha accusato la perdita della sua bambina, perdendo i sensi. Le lacrime che solcano le rughe sul viso di colei che gli ha fatto da madre, gli hanno spezzato il cuore. 
La povera Nanny sta morendo di dolore, per Oscar, per se stessa, per i padroni e per il suo Andrè. 
L'ha rincuorata di non pensare a lui, ne a nessun altro, mentre con gesto amorevole le ha accarrezzato il viso sperando di allievare in parte alle sue pene; ha insistito affinchè si riposasse ancora, Annette e gli altri domestici avrebbero pensato al resto.
I pensieri incessanti su quanto sta accandendo riempiono il vuoto in cui è caduto l'intero palazzo.
Nessuno ha voluto comprensibilmente cenare e l'oscurità ha inghiottito qualunque cosa, lasciando ognuno nella propria solitudine. Nessuno avrebbe trovato pace quella notte.
Sdraiato nel buio più fitto, il lieve bussare deciso alla porta della sua stanza, lo sorprende. Si alza sui gomiti, tendendo l'orecchio. Mai nessuno è venuto a cercarlo in piena notte, in tutti quegli anni di servizio. Nessuno, tranne lei. 
Titubante si avvicina, dandosi dello sciocco per aver pensato ad una tale eventualità.
A questo punto può trattarsi solo di un'altra persona.
- " Signore, siete voi... "
- " Andrè, ti devo parlare "
- " Prego Generale... " - si sposta dall'uscio, permettendogli di entrare e richiudendo velocemente la porta - " sarei venuto io da voi, Signore...non dovevate disturbarvi "
- " No, Andrè. Non ti preoccupare...ho bisogno di parlare con te. Sono certo che solo tu puoi capire come mi sento"
Andrè rimane spiazzato per quella visita inattesa ed ancor di più da quelle parole.
La figura severa del generale si staglia davanti alla finestra, ma un peso troppo pesante sembra gravare sulle sue spalle incurvate.
- " Andrè, non pensare che non sappia quanto stiate soffrendo, quanto tu stia soffrendo; il mio, non vuole essere uno sfogo insensibile al tuo dolore...o almeno vorrei non risultasse questo - si volta trovando dietro di sè il ragazzo che è rimasto immobile, ascoltando ogni singola parola e nonostante il buio di quella stanza riesce a scorgere il suo sguardo fermo, ma pieno di commozione - è doloroso, ma necessario...dobbiamo parlare di lei.
- " Io non sono padre, è una fortuna che purtroppo non conosco e chissà se mai mi sarà concesso conoscere, ma ciò non mi vieta d'immaginare la portata della vostra ferita, Signore "
- " Sapevo che avresti capito...è tutto ancora così assurdo. I miei occhi la cercano in ogni dove - chiude le palpebre, lasciando andare un lungo sospiro, sembra lontano con la mente, perso in pensieri che trafiggono il cuore.
- " Andrè, ero nel mio studio oggi pomeriggio e ho notato che quel soldato della guardia era ancora qui a palazzo, l'ho visto uscire delle scuderie nonostante l'avessi congedato già da diverso tempo. E' un tuo compagno, vero?
- " Si, Signore "
- " Dimmi Andrè...immagino che il suo attardarsi nelle scuderie sia stato dovuto ad una discussione con te...dimmi quello che ancora non sò "
- " Signore, io non vorrei ferirvi più di quanto non siate già "
- " Andrè, nessuna parola che aggiungerai potrà mai essere pesante come la colpa che sento e che porterò fino alla morte. Ma io sono suo padre, devo sapere...se quel soldato si è trattenuto con te è perchè sà del ruolo che hai sempre avuto nella vita di Oscar; non voglio sapere il perchè sia a conoscenza del vostro passato, voglio solo sapere ciò che ti ha detto, dato che ha ritenuto opportuno che tu venissi a saperlo subito "
Cerca per quanto gli sia possibile di mantenere la calma nella voce, nei gesti, ma proprio non si sarebbe mai aspettato che il generale venisse da lui così presto; non ha avuto nemmeno il tempo di riflettere sulle parole da usare per spiegare senza destare sospetti. Il suo mutismo agita l'uomo che ha di fronte, che incalza nel volere una risposta.
- " Ti prego Andrè...ti chiedo di essere sincero con me come sei sempre stato, ti chiedo di esserlo anche in questo momento. Non potrò mai perdonarmi ciò che ho fatto. Sono stato abietto e cieco, ho inseguito i miei sogni di gloria a discapito di mia figlia. E' una colpa troppo grande la mia...Andrè non sò se è mai stata felice, almeno una volta in vita sua; l'unica cosa che sò è che non avrei potuto sperare di meglio per lei, sapendoti al suo fianco...nessuno avrebbe potuto proteggerla come hai fatto tu, l'hai protetta anche dal mio egoismo e di questo ti ringrazio. Solo un uomo che ama è capace di tali sacrifici "
- " Io...Signore, per me non è stato un sacrificio vivere al fianco di Oscar...perdonatemi, ma...io l'amo da sempre "
- " E magari avresti voluto anche sposarla "
- "...Si, Signore "
- " Uhmm, capisco. Vorrei comunque dirti una cosa Andrè, una cosa che ritengo molto importante...se tu fossi stato un nobile avrei caldeggiato dal profondo la vostra unione, perchè sò che l'avresti fatta felice. Preferisco sapere da te, certi dettagli "
- " Signor Generale...io vi ringrazio. Le vostre parole sono molto importanti, così come la fiducia che mi avete sempre accordato; mi avete cresciuto come un figlio, mi avete dato una casa, un'istruzione impeccabile e mi avete affidato il vostro bene più prezioso...e di questo ve ne sono immensamente grato. Il pensiero di non essere stato lì con lei nel momento in cui ne avrebbe avuto più bisogno, mi tormenta; vi devo contraddire, io non l'ho protetta come dovuto..."
- "Andrè, non ti angosciare. Tu non facevi parte della missione, come potevi...ora ciò che m'interessa è darle quella pace che non ha mai potuto avere, che non le ho permesso di avere..."
- " No Signore, vi sbagliate...credo che Oscar vi fosse molto grata per averla cresciuta come un uomo, le avete concesso di vivere ed assaporare una libertà che le altre sue sorelle, le altre donne non hanno avuto...
- " Ma...vai avanti Andrè, sò che hai dell'altro da dire, ti ascolto "
- " Ecco, in realtà credo che ciò che le avete sempre negato, sia stata la possibilità di scegliere per sè stessa e di questo lei ne ha sempre sofferto; inoltre penso che voi sappiate quanto Oscar vi abbia amato e rispettato. Lei voleva solo la vostra approvazione, voleva rendervi orgoglioso di lei e proprio per questi stessi motivi ha messo da parte i suoi desideri, le proprie idee, i propri sentimenti "
- " Tu credi davvero che mia figlia mi volesse bene, nonostante tutto? "
- " Ne sono convinto "
- " ...Si, si lei era davvero una donna forte e matura ed io non sono stato in grado di comprenderla, Andrè.
Potrà mai perdonare suo padre? Io non credo ne sarei capace..."
- " Non dite così. Vi dirò quello che mi ha riferito Alain, il soldato della guardia. Temo Signore, che non sarà possibile riportare a casa Oscar "
- " Cosa dici Andrè?! "
- " Vedete, dopo l'attacco subito, lei ed Alain, hanno perso conoscenza e l'ultimo ricordo certo del mio compagno è quello di aver visto Oscar vicino a lui. Si è reso conto delle gravi condizioni di vostra figlia, ma non ha potuto nulla.
Si ricorda di averla chiamata con forza, senza ricevere risposta...e poi più nulla; al suo risveglio lei non c'era più...mi dispiace "
- " Maledetti, traditori infami! Nessuno può portarmi via mia figlia, nessuno! Andrè! Devo assolutamente trovarla! Sò che può sembrarti avventato, forse dovrei piangere la sua perdita, forse è ancora il mio egoismo a parlare, ma ho bisogno di te, sò di chiederti molto. Voglio che tu prenda parte alla ricerche, ragazzo mio. Tenterò l'impossibile...da domani stesso! Penserò io al tuo congedo, non ti preoccupare..." - teme il rifiuto comprensibile di quel giovane uomo - " Andrè, fallo per lei, per l'ultima volta "
- " Va bene Signore, sarò al vostro fianco. Per lei "
Un piccolo sorriso appare in mezzo alle lacrime sul viso del Generale, il quale gli si avvicina appoggiando una mano sulla spalla - " Grazie André, grazie. Tu sei tutto ciò che mi è rimasto di lei "
La porta si è appena richiusa, lasciando quei muri gli unici testimoni di quelle parole che hanno dell'incredibile. Non avrebbe mai pensato di confessare un giorno i propri sentimenti per lei, a suo padre. Non avrebbe mai pensato che lui avesse intuito del suo amore per lei; a quanto pare non è stato poi così difficile non accorgersene.
E' un uomo, semplicemente un uomo, con le proprie paure, con i propri errori, con rimpianti ed ora con grandi rimorsi.
" Hai ragione tu, Oscar...tuo padre non si darà pace finchè non ti avrà ritrovata; come avrei voluto che tu fossi stata al mio posto, come una figlia di fronte al proprio padre. Se solo avesse avuto il coraggio di ascoltare il suo cuore, se solo queste parole non fossero arrivate così tardi...ora che tu hai compiuto il tuo destino "



 

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Capitolo 27
*** 27. Maschera ***


Ciao a tutte! E ancora per poco, buona festa della donna!
Finalmente mi sono decisa a scrivere, ma prima vorrei sinceramente scusarmi per l'enorme ritardo nel pubblicare il seguito 
di questa storia, ben capendo che potrebbe diventare difficoltoso per chi legge avere un senso di continuità, tra l'altro 
quando io per prima, apprezzo enormemente una storia postata con una certa costanza.
Proprio per questo vorrei ringraziare tutte coloro che seguono e leggono questa fic, nonostante i tempi biblici dei miei 
aggiornamenti, grazie a chi è presente dagli inizi e anche a chi ha letto a storia già inoltrata anzi direi quasi conclusa! 
Mi fa molto piacere! Grazie ancora...
 


 
27. Maschera



 
 
L'alba ormai giunta segna la fine del suo tormento che per il resto della notte 
ha intrappolato i suoi pensieri, torturandosi su cosa fosse veramente giusto fare, dopo
le parole confessate dal generale.
E' stato inevitabile per lui sentirsi colpevole, traditore... ha assistito al dolore dell'amore di un padre che è tornato 
violentemente a galla, inescando sentimenti e verbi assopiti da tempo.
Colto di sorpresa non ha potuto riflettere, ha temuto anche di cedere, ma il pensiero di lei 
e della sua scelta gli hanno martellato incessanti nella mente, trattenendo le lacrime, trattenendo le 
paure, soffocando la felicità di saperla viva sotto gli occhi distrutti del generale.
Solamente lui sà quanto ha lottato contro sè stesso, per reprimere la voglia di percorrere quei corridoi
e gridare l'inconfessabile, restituendogli la loro bambina.
Ma non l'ha fatto.
Lei ha previsto ogni cosa, come ha scritto in quella lettera ora divenuta cenere.
Un bacio alla nonna, un saluto veloce prima di uscire, poche le parole per spiegarle il motivo per cui starà lontano 
da casa per qualche giorno; se si fosse fermato qualche minuto di più, se avesse indugiato qualche istante di troppo, 
non avrebbe retto la faccia della menzogna con lei, con quella donna così buona che ha conosciuto la grandezza del 
loro amore e ha taciuto mantenendo il loro segreto; non ha protestato Nanny, ma guardandolo negli occhi attraverso 
quegli occhiali piccoli e rotondi lo ha pregato di riportarle la sua Oscar. 
Un sorriso amaro, e una bugia per risposta l'hanno fatto sentire come il più meschino degli uomini: " Farò il possibile 
nonna...". No. Non è vero, farà di tutto per tenerla lontana da qui. 
Si sorprende per la facilità con cui mente quando si tratta di proteggere lei. 
E' una maschera quella che indossa.
Ed è così che al sorgere del sole si fa trovare con i cavalli già sellati, una carrozza anonima pronta e l'occorrente 
minimo per stare lontano da casa per qualche tempo.
Un sorriso triste al posto di un saluto, seguito da una pacca sulla spalla, quasi per infondere più forza a sè stesso che 
al ragazzo - " Sei pronto figliolo? "- la voce del generale irrompe nel silenzio del mattino, mentre agilmente s'infila 
nella carrozza.
 " Si, generale..."
 " Bene...allora possiamo andare ".

 
Bisogna raggiungere, entro le otto, un gruppo di soldati scelti, messi a disposizione da uno dei reggimenti del 
generale Bouillè, grande amico della famiglia De Jarjayes da sempre, il quale ha da subito dimostrato grande 
dispiacere per la tragica notizia. E pensare che l'ordine di questa missione è arrivato proprio da lui...chissà se almeno 
per un secondo si sia soffermato a pensare, che probabilmente se avesse incaricato come dovuto la guardia Reale 
per questo compito, forse Oscar sarebbe ancora viva agli occhi di tutti.
Dubita fortemente una tale eventualità. Forse un giorno, come per uno scherzo del destino, dovranno ringraziare 
Bouillè per la sua decisione.
I soldati li attendono oltre le mure di Parigi, pronti a partire per raggiungere il prima possibile Elancourt.
All'ultimo il generale Jarjayes decide di abbandonare la carrozza e montare a cavallo in testa al reggimento, dicendo 
ad Andrè di seguirlo e mentre quest'ultimo si volta per mettersi in coda dietro la figura severa innanzi a sè, con 
sorpresa nota tra le facce dei soldati, il volto di Alain e ringrazia Dio per avergli concesso l'aiuto di un amico in questa 
impresa. Deve aver letto lo stupore nei suoi occhi Alain, dato che gli è sembrato di vederlo ridere prima di voltare 
completamente le spalle al gruppo.
I cavalli vengono lanciati al galoppo e poche sono le soste concesse per far riposare gli animali e per permettere ai 
soldati di sgranchirsi le gambe. Approfittando proprio di uno di questi brevi riposi, riesce ad avvicinarsi ad Alain rimasto 
in disparte dal resto del gruppo, il quale accorgendosi di lui gli mostra uno dei suoi sorrisi più convincenti.
 " Ma non avevi proprio nulla di meglio da fare che seguire un povero amico pazzo?!"
 " Fammi pensare...no, direi proprio di no! Ma tu piuttosto come stai? Il generale Jarjayes è un uomo caparbio non si 
arrenderà...Andrè non sarà facile per te "
 " Alain, credemi è più difficile di quanto pensassi, mi sento come il più vile dei traditori, ma ormai ci sono dentro fino 
al collo, non posso cedere...e comunque grazie Alain, tu hai già fatto molto...e poi come diavolo hai fatto a rientrare in 
questa missione? "
 " Ah, Andrè...come potevo abbandonare degli scavezzacollo come voi due...finireste per farvi scoprire! E poi sono 
stato chiamato per ordine del generale Bouillè, proprio perchè ho partecipato alla precedente missione ed inoltre 
perchè al momento dell'accaduto ero al comando della squadra di sorveglianza (1) "
 " Certo,...hanno chiesto di te per aver un aiuto maggiore nella ricostruzione dei fatti ed eventualmente nel 
riconoscimento dei ribelli...però ti prego Alain stai attento, non vorrei essere io a doverti tirare fuori dai guai!"

 
Poco dopo riprendendo il cammino e il generale alza una mano al di sopra della spalla, chiamando a sé Andrè.
 " Andrè...avvicinati!" 
Il ragazzo affianca il suo cavallo a quello dell'uomo.
 " Dite, signore"
 " Bene,... ho notato che hai trovato il tuo ex-compagno, il soldato de Soisson..." 
Completamente sconcertato per quella affermazione, i pensieri di Andrè corrono incessanti nelle più scoordinate 
ipotesi...il generale non è uno sprovveduto, si ricorda persino il cognome di Alain...deve stare in allerta e soprattutto 
deve calmarsi e rispondere.
 " Si, generale...è stato per me di conforto ritrovare un compagno in questa situazione, inoltre potrà esserci di 
supporto per le ricerche "
 " Si, infatti è così Andrè...ho chiesto al generale Bouillè di inserirlo nella squadra di spedizione "
Allora è stato lui a volerlo...
Annuisce senza parlare Andrè, guardando dritto davanti a sé, verso il sole infuocato che tramonta dopo una lunga 
giornata.
 " Andrè, voglio...tutto questo è perchè voglio arrivare alla verità "
Sembra inevitabile quello scambio di sguardi tra loro; il silenzio sottolinea quella che ad Andrè è sembrata un'accusa 
velata; quella frase pare voler dire molto di più, ma s'impone di mantenere una parvenza di calma e una fermezza nei 
suoi gesti. Forse sono solo i suoi sensi di colpa che gli insinuano il dubbio. 
Ciò non toglie che dovrà essere prudente e crede che sia opportuno informare anche Alain di questo, il generale non 
è da sottovalutare, assolutamente...si tratta pur sempre del padre di Oscar. 
E come lei è stata in grado di prevedere ogni sua mossa, almeno fino ad ora, anche lui conosce sua figlia, forse più di 
quanto lei s'immagini. Cerca di glissare e spostare nuovamente l'attenzione del generale, dimostrandosi interessato sui suoi prossimi piani, ma in realtà ha veramente poco da fingere perché nonostante sia perfettamente cosciente di fare un doppio gioco che poco gli si addice, certe informazioni gli saranno necessarie per proteggere Oscar.
 " Quali sono le vostre intenzioni, Signore?"
 " Domattina ci recheremo sul luogo dell'incidente...De Soisson verrà con noi...il resto dei soldati nel frattempo 
controllerà i dintorni. Bisognerà prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio"
 " Certo Signore, ma...come intendete...si ecco, Oscar..."
 " Ritrovarla? Attireremo l'attenzione dei ribelli...il generale de Jarjayes in persona è sulle tracce della figlia, 
probabilmente è proprio ciò che vogliono, vorranno estorcermi senz'altro qualcosa in cambio, denaro, armi...mi 
aspetto di tutto, un riscatto insomma. Se è vero che mia figlia si trova nelle loro mani, io farò di tutto pur di farmi trovare. 
E gli farò credere di accondiscendere alle loro richieste; ciò che non si aspettano è che venderemo cara la pelle "
Il generale è più determinato che mai, ma del resto quale padre non lo sarebbe nella sua stessa posizione.
Ha sempre saputo che quell'uomo dimesso, scontroso e taciturno, ritroso ai sentimenti, in realtà ha nutrito un amore 
profondo per la figlia, anche se a suo modo nel dimostrarlo.
Finalmente hanno trovato un luogo dove accamparsi per la notte, sistemandosi ai piedi di un bosco e preparando le 
tende ed il fuoco prima che soggiunga il buio. 
Il villaggio di Elancourt è vicino. Lei è vicina.
Chissà come sta? Se si è già rimessa in viaggio.
Come faranno a trovarsi, a parlarsi, a tenersi informati.
Il non sapere nulla di lei, lo fa impazzire.
Più ci pensa e più gli pare quasi impossibile venirne fuori.
Se solo avesse la possibilità di vederla, anche per un istante e sentire il calore della sua pelle, sfiorandole appena il 
viso,...gli sarebbe di conforto, lo aiuterebbe a sconfiggere quel peso al cuore che prova, quel dubbio che da qualche parte nella sua mente, in un angolo nascosto gli insinua che non è la cosa più giusta tacere una tale menzogna a suo padre. A sua madre. Lei che un padre e una madre li ha.
Da quanto tempo non la vede...gli sembra sia passata un'infinità.
 
 
 
 
La mattina successiva ripercorrono la strada fatta da Alain ed Oscar nell'inseguimento dei ribelli, dalle mura del 
villaggio, al sentiero lungo l'argine del fiume, fino a giungere nel punto fatidico ancora riconoscibile a causa degli 
smottamenti del terreno e al nero dovuti all'esposione.
I soldati battono i dintorni alla ricerca di qualche indizio utile come da ordine ricevuto, mentre il generale smonta da 
cavallo con occhi increduli, fissando un punto imprecisato; eclissato in pensieri torvi, improvvisamente rinsavisce.
 " Soldato De Soisson!" - la voce ferma ed impostata, rigido nella sua posizione, voltato di spalle rispetto ai due giovani.
 " Sissignore!" 
 " Dove...ditemi dove "
Andrè vede Alain cercare rapidamente il suo viso, mentre si avvicina al padre di Oscar e non può far altro che 
annuirgli per rassicurarlo.
 " Ecco, li, Signore...lungo l'argine " - gli dice una volta affiancato, indicandogli un punto preciso innanzi a loro.
Gli occhi del generale si abbassano sulla terra, mentre con passi lenti e pesanti raggiunge il punto indicato da Alain, 
seguendo quelle macchie scure sparse nella polvere del terreno, fino a perdersi nell'erba alta cresciuta lungo il fiume.
Si accovaccia, poggiando una mano a terra e stringendo con forza in un pugno un ciuffo d'erba. 
Nei suoi gesti vi si legge tutta la rabbia che ha in corpo.
 " Andrè! De Soisson! Voglio essere informato anche sul più piccolo dettaglio o particolare, su ogni possibile traccia. 
Nulla verrà lasciato al caso. Nessuno dovrà ostacolare il nostro compito...è chiaro?!
Le voci di Andrè e di Alain arrivano all'unisolo: " Sissignore! "
 " Ed ora, soldato...ditemi tutto ciò che vi ricordate di quella notte..."
Alain ha passato in rassegna ogni suo ricordo di quella sera, anche quello meno nitido, spronato dalle continue 
domande del generale; Andrè che conosce molto bene il suo amico, ha notato la sua agitazione, nonostante Alain sia 
davvero abile a bleffare e forse uno sguardo poco attento non potrebbe percepire quelle piccole incertezze dovute al 
nervosismo. Ma del resto è questo l'effetto che esercita il generale de Jarjayes, Andrè lo sa bene.
All'imbrunire tutto il corpo di spedizione rientra al villaggio e ben pochi indizi sono stati ritrovati, se si escludono delle 
impronte confuse di cavalli, che si perdono nel nulla; più che altro è sul racconto di Alain che il generale fa affidamento; 
infatti è proprio sulle sue indicazioni che racchiude le sue prossime mosse e le sue speranze; i ribelli sono fuggiti a cavallo, continuando in direzione est, molto probabilmente sulla strada per Parigi; Andrè si è accorto del tentativo di Alain di allontanare il prima possibile il generale da quei luoghi, ed in effetti è al quanto probabile che questi rivoltosi abbiano la loro cova in qualche quartiere povero di una Parigi stanca e arrabbiata dai mille sopprusi e magari coperti anche dal silenzio della povera gente esasperata.
Ma se Alain conosce almeno un poco la testardaggine di Oscar, non può immaginare quanto possa essere ottuso suo 
padre. E così prima di tornare a Parigi, il generale ha comunicato che vuole visitare i villaggi vicino ad Elancourt, perchè è certo che i maledetti, abbiano tentato di trovare un riparo in qualche paese nei dintorni prima di tornare indietro. 
Andrè spera solo che non si spinga troppo a nord, verso la Normandia...magari si rassegnerà prima.
 " Andrè!...Andrè!" - lo chiama sottovoce, come una spia.
 " Alain...che c'è? "
Gli fa cenno di allontanarsi con lui e Andrè lo segue, dato che il generale si è già ritirato per la notte, dopo le ultime 
disposizioni.
 " Andrè, cosa facciamo ora...qui si rischia grosso! "
 " Ma non mi dire?! Non eri tu a dirmi...stai tranquillo, lei ha pensato a tutto?!? "
 " Andrè, c'è poco da scherzare...e poi suo padre è irremovibile...io non credevo...quella è matta! "
 " Ma da chi credi abbia preso il suo caratteraccio...ehm, la signorina?! Comunque è lui che ti ha voluto presente in 
questa missione; mi anche detto che farà di tutto per arrivare alla verità ed io questo me l'ho aspettavo "
 " Dici che ha scoperto qualcosa, Andrè? "
 " No, ma...direi di stare attenti. Non vorrei si insospettisse, se ci vedesse un pò troppo, come dire...complici nelle 
nostre chiaccherate "
 " Perfetto Grandier! Se mai usciremo vivi da questa storia, ricordami di ringraziare il genio! "
 " Già...se solo sapessi dov'è "
 
 
 
(1) In effetti Alain fa parte di una famiglia nobile decaduta, pertanto non può certo aspirare a grandi incarichi o gradi 
particolarmente alti nell'esercito; ciò non toglie che talvolta a coloro che nel ruolo truppa hanno una consistente esperienza 
ed hanno dimostrato particolare affidabilità può essere affidato il comando della piccola unità. Quindi direi che almeno 
questo Alain se lo meriti!

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Capitolo 28
*** 28. Sono qui ***




28. Sono qui
 
 
 
Fissa il soffitto di quella stanza semplice ed essenziale.
I primi raggi di un sole pallido filtrano dalle piccole imposte in legno e si alza dal letto per affacciarsi dalla stretta apertura, dalla quale si ha una visuale insolita.
Vede tutto da li, in alto sopra i tetti delle abitazioni, ma agli occhi del mondo è praticamente invisibile.
Un nascondiglio quasi perfetto. 
A volte una prigione quasi perfetta; per qualche giorno è rimasta costretta a letto, in quanto le ferite alle 
gambe non le hanno permesso di alzarsi.
E' da quando si trova in quel luogo che ogni mattina si sveglia, portandosi alla finestra per 
scrutare lontano, come se il suo sguardo potesse andare oltre e vedere ciò il cuore reclama.
La sua anima scalpita, ma è perfettamente cosciente che la pazienza dovrà essere la sua parola d'ordine.
La sua è stata quanto mai una scelta azzardata, assurda e dolorosa, forse si... da egoista.
Ma da quando le è balenata alla mente quest'idea insana, tutto le apparso chiaro.
Pensando a lui, mentire si è rivelato più naturale di quanto potesse immaginare.
In realtà è stato molto più difficile scrivere quella lettera a lui, ipotizzare la sua reazione, un suo rifiuto. 
Si porta una mano alla fronte, scuotendo la testa.
No, deve essere forte. Lui avrà capito infine.
Reggerà questa pantomima, anche se a fatica perchè è consapevole di avergli chiesto molto; sicuramente l'amata 
Nanny non si merita certo tanto dolore. Neanche suo padre e sua madre. 
Già...i suoi genitori, a cui è legata da un affetto tenuto composto, trattenuto dalle regole che hanno governato da 
sempre la sua vita e la loro. 
Se gliene fosse stato dato modo, avrebbe voluto spiare le loro reazioni. 
Prova ad immaginare il viso di sua madre, scioccata per la perdita di quella figlia che non ha avuto modo di 
conoscere. Sua madre...un pezzo mancante nella sua vita, un rapporto negato alla nascita il loro, lei che è troppo 
uomo per condividere certi pensieri e parole. E' inevitabile però la dolcezza che scaturisce al suo solo pensiero.
Suo padre. Fuori un uomo di ghiaccio, come lei in fondo; dentro un mare in tempesta. 
Così simili, così opposti. Una stima profonda, orgoglio e soddisfazione è tutto ciò che ha cercato di donare a suo 
padre, il generale. E lui ha avuto modo di esserlo più di una volta. 
E' stata fonte di apprezzamenti ed onori, ha ribadito il grande prestigio della famiglia...tuttavia ha sempre 
sentito un distacco tra loro, una lontananza segnata da un filo invisibile.
Semplicemente una bambina, una ragazza e poi una donna.
Si chiede se suo padre abbia mai avuto modo di capire che il suo sogno rimarrà irrealizzabile nella sua pienezza...lei è solo una gratificante illusione. 
L'idea di suo padre è folle e coraggiosa al contempo, ma le ha permesso una libertà inimmaginabile, non riesce nemmeno ad ipotizzare una vita diversa da quella che ha condotto, uguale a quella delle sue sorelle, di sua madre, della stessa 
Regina. Gli è immensamente grata per questo e forse troppo preso nella realizzazione della sua impresa titanica, 
non si è soffermato a riflettere del regalo che in fondo le ha fatto. Sopra ogni cosa gli è ancora più grata, per averle 
donato la possibilità di amare incondizionatamente.
E'convinta ora più che mai che non sia un dolore inutile tutto questo ed è certa che l'amore che nutrono l'uno verso l'altra, avrà guidato Andrè a comprendere il significato dei suoi gesti.
Si, deve pazientare. Aspettare.
E' arrivata in quel paesino passando inosservata, disfacendosi della giacca della sua uniforme, sostituendola con
la mantella militare. 
Si è assicurata un riparo, una copertura sicura, ha trovato l'appoggio morale e il sostegno sperato. 
Ha raccontato e spiegato per quanto le è stato possibile della sua situazione, della sua scelta, del bisogno 
impellente di aiuto. La speranza ha accompagnato le sue parole, ma la gioia provata nella conferma della 
comprensione ricevuta è stata totale.
E'certa di potersi fidare e a suo modo cerca di contraccambiare ed essere di aiuto come le è possibile. 
Ha orecchie e occhi che vedono insospettabili per lei, che la tengono informata. 
Sà che a breve il gruppo di spedizione di suo padre giungerà anche li; i villaggi vicini vengono passati in rassegna 
uno dopo l'altro. Non partirà prima, non abbandonerà quel paese senza aver parlato ad Andrè, nonostante il suo 
benefattore gli suggerisca di essere prudente ed allontanarsi.
Ma è convinta che a questo punto potrebbe rivelarsi forse ancora più pericoloso mettersi in viaggio; ebbene rimanere 
nascosta dov'è ancora per un pò, fin quando suo padre non avrà deciso di tornare a Versailles.
Sulla sua decisione di rimanere, quell'uomo generoso ed altruista che il destino le ha fatto conoscere, non ha potuto far altro che sbuffare rassegnato, lasciandosi scappare un e così sia. 
Ha chiarito da subito che sarebbero arrivati a cercarla anche da lui, che avrebbero fatto domande e che forse 
il generale si sarebbe spinto oltre alle occhiate intimidatorie, ma è quasi del tutto sicura che non sarebbe andato oltre. 
Non avrebbe osato dubitare tanto, suo padre.
 
 
Sono stati giorni interminabili, di spostamenti continui da un paese all'altro, espandendo la ricerca in tutti i villaggi dei dintorni, senza soffermarsi più dello stretto necessario nello stesso posto. Fin quando non si è arrivati sufficientemente a nord-ovest, a Jouars - Pontchartrain, ben lontani da Elancourt.
E' stato il generale stesso ad ordinare ed esigere che gli interrogatori alle figure più in vista o secondo lui più 
sospette, avvenissero praticamente per opera sua e in rari casi ha delegato Andrè o Alain per tale compito. 
I soldati ai suoi comandi invece hanno avuto il compito di indagare e pattugliare ogni angolo dei luoghi visitati, non tralasciando neanche il più insignificante dei vicoli.
E' estremamente stancante il ritmo che si continua a sostenere ed anche al quanto avvilente la caparbietà di 
quell'uomo che non demorde ed Andrè se ne sente inevitabilmente in colpa. 
Con discrezione ha tentato di suggerire di tornare verso Parigi, appoggiando l'ipotesi già espressa da Alain, aggiungendo che il perseguire nella direzione opposta, avrebbe dato modo ai ribelli di organizzarsi e fuggire e che quindi sarebbe stato consigliabile tornare nella capitale, aumentando gli uomini a disposizione e ribaltare ogni strada, anche quella più buia.
E nonostante sia stato sempre il generale Jarjayes a chiedere una sua opinione, non gli è mai sembrato troppo convinto delle sue risposte, procrastinando il ritorno con la solita frase: " Si, hai ragione Andrè,...magari fra un paio di giorni, sento che siamo vicini..."
Non gli è rimasto che annuire al volere dell'uomo che in fin dei conti l'ha cresciuto nella propria casa.
Perché non ha il coraggio per dire la verità.
Perché non ha il coraggio per dire altre falsità.
Più di una notte, guardando al cielo, ha supplicato il Signore di aiutarlo, di indicargli la via da percorrere, di infondergli la forza di compiere una scelta; ma nulla è seguito alle sue preghiere.
Forse non dovrebbe prendersela con Dio, forse non dovrebbe farne una questioni di fede. Probabilmente è un peccatore, un miscredente, ma a quel punto il cinismo affiora violentemente, dicendo a sè stesso che la risposta che attende non può arrivare dal cielo, ma solo da lei.
Eppure in quella lettera ricevuta gli ha scritto di non preoccuparsi e che avrebbe escogitato il modo per mettersi in contatto con lui e lei non è certo una sprovveduta. Ma allora non si spiega come mai tardi così tanto nel farlo. 
Sono passati altri due giorni ed oramai si trovano a Villiers - Saint Frédèric, vicinissimo al villaggio di St. Germaine de la Grange. E' comprensibilmente agitato, ma è anche quasi sicuro che lei sia già fuggita. 
Spera soltanto che nessuno si ricordi di uno splendido soldato dai lunghi capelli biondi.
 
 
Anche nella loro ultima tappa il risultato è stato pressochè deludente, alterando un già irrascibile generale, che continua esasperato a non darsi tregua sul perchè i ribelli non si siano ancora messi in contatto con lui, domandando a sè stesso, dove stia sbagliando, della stranezza e del senso di quell'atto compiuto a discapito della sua Oscar che non stà avendo nessun risvolto logico, nessuno scopo. E' mai possibile che si sia trattato solamente di un tragico incendente? Di un terribile scherzo del destino?
Senza più impedimenti sul loro percorso sono giunti a Saint Germaine de La Grange.
Un paese tranquillo, come tutti gli altri del resto, illuminato da una luce particolarmente splendente e attraversato da un'aria fresca, nonostante il sole sia ormai a picco su di loro quando varcano l'entrata del villaggio.
Alain ardisce nel proporre una sosta per tutti, cavalli e non, ma il generale non è sembrato prenderlo in considerazione.
Dopo aver ponderato le parole di Alain, inarca un sopracciglio, preparando i due giovani al peggio.
" Si, si potrebbe fare de Soisson,...riferisci agli altri di sistemarsi, di mangiare qualcosa e di farsi trovare pronti per le mie disposizioni, fra circa un'ora"
" Sissignore "
"...Ah, de Soisson! Poi... ritorna. Abbiamo da fare noi tre. Ed ora vai, Andrè ed io ti attenderemo qui "
" Ma, veramente io..." Pronto a ribattere, Alain ha aperto incoscientemente bocca per rivendicarsi il diritto di mettere qualcosa sotto i denti, quando la figura di Andrè sbuca da dietro le spalle del generale, dimenando velocemente la testa e incitandolo a tacere portandosi un dito davanti alle labbra. Non gli rimane che tacere ed arrenderersi.
 "...Ehhh, si certo Generale!" Risponde allontanandosi in fretta, per poter dar sfogo ai propri pensieri trattenuti.
" Lo sapevo io, sua figlia è uguale...quando alza il sopracciglio, guai in arrivo! Oltre a salvargli le chiappe innamorate, mi tocca anche saltare il rancio! Ma tu guarda..."
Una volta tornato anche Alain, i tre uomini, s'incamminano a cavallo per le vie che conducono al centro del villaggio, nel punto in cui un campanile sovrasta oltre i tetti delle case.
" Scusate signor Generale, procediamo nella solita maniera?"
" Certo Andrè. Inizieremo dalla chiesa...anche se, a questo punto, dubito fortemente che possa servire a qualcosa "
" State pensando di lasciar perdere Signore?"
"...Beh, ecco vedi Andrè...non vorrei deludere nessuno, ma temo che bisognerà rassegnarsi all'eventualità di un tragico...incidente. Anche se non puoi immaginare quanto mi costi dire questo "
" Signore, non dite così...si è fatto il possibile. Voi avete fatto anche di più; siete una padre d'ammirare per questo "
" Grazie, figliolo...comunque, oramai siamo qui e daremo un'occhiata..."
Il loro vagabondare apparentemente senza meta li ha condotti ad una piazza ampia, in cui la chiesa del villaggio si staglia in tutta la sua altezza.
Come da manuale, i due ragazzi scendono da cavallo per entrare in chiesa in cerca del sacerdote, mentre il Generale come al solito rimane nel sagrato in attesa di conferire.
Una volta all'interno, vengono accolti da un giovine smilzo dal viso lentigginoso, probabilmente un seminarista dato l'abbigliamento.
" Benvenuti,...siete nuovi di qui, è la prima volta che vi vedo "
" Si, veramente siamo dei forestieri...
" Si, siamo per lo più soldati in missione " interrompe Alain.
" Ah, dei soldati..."
" Scusate, non avremmo voluto irrompere in malo modo, ma vi chiediamo se fosse possibile parlare con il sacerdote di questo villaggio, è una questione davvero delicata, siamo sulle tracce di una persona scomparsa..."
" Oh, Capisco...in questo caso...Attendete pure fuori, vado a chiamare padre Antoine "
" Grazie, la ringrazio molto"
 
Un uomo robusto, alto e la barba incolta, appare sul sagrato accogliendo i tre uomini.
" Sono Padre Antoine, sacerdote di Saint Germaine, ho saputo che dei soldati volevo conferire con me"
" Si, esatto Padre. Sono il conte François Augustin Reynier de Jarjayes, generale dell'esercito francese a servizio della Corona; sono qui perchè ho bisogno di farvi alcune domande, se permettete"
" Prego, Generale de Jarjayes...spero di esservi utile "
" Vedete, siamo da molti giorni sulle tracce di alcuni ribelli che hanno attentato alla vita del principe Aldelos di Spagna una decina di giorni fa, al villaggio di Elancourt...
" Oh, si, si ne ho sentito parlare purtroppo, sò che ci sono stati molti feriti e non solo..."
" Già,...lei non hai notato nessuno di nuovo qui al villaggio? Ha offerto riparo a dei mendicanti o stranieri? Ci pensi attentamente, è molto importante anche il più piccolo ricordo"
" Generale,  con mio sommo dispiacere sono certo che gli unici forestieri che ho visto ultimamente siate voi e i vostri uomini..."
" Vi invito nel soffermarvi a riflettere ancora un attimo Padre Antoine, ne siete proprio certo? Si tratta di un gruppo di quattro o cinque persone non di più...sareste pronto a giurarlo?!
" Generale, vedo molte persone passare di qui, ma sono un pastore attento al mio gregge e ricordo bene di chi ha bisogno d'aiuto e vi dico con certezza che non ho soccorso, nè sfamato o dato riparo a nessun ribelle..."
"...Quindi, non avrete nulla in contrario se vi dicessi di voler perquisire la vostra chiesa..."
" Voi Generale mettereste in dubbio la parola di un uomo che serve il Signore Vostro?! 
" Magari state proteggendo dei ribelli che vi hanno chiesto asilo politico!"
" ...D'accordo, entrate pure...fate ciò che volete. Calpestate la mia parola. Ma quando non avrete trovato nulla, è avrete infagato la casa del Signore con le vostre accuse infondate, non troverete di certo sollievo alle vostre pene, spero ve ne rendiate conto Generale Jarjayes!"
" Generale...cosa intende fare? Davvero volete procedere? "
" Per il momento no De Soisson. 
Padre Antoine,...mi auguro che un uomo di fede, quale voi siete, non debba avere il peso sulla coscienza del dolore di un padre. Spero davvero di non dovermi pentire della vostra parola. Ed ora...scusatemi "
 
Prima di risalire a cavallo, Andrè dà un rapido sguardo al padre di Oscar che si sta allontanando seguito da Alain e sente il bisogno di addolcire il brusco saluto del Generale.
" Perdonate la sua irruenza Padre, ma la stanchezza inizia ad accusarsi. Sono molti giorni che viaggiamo ed il Generale fatica giustamente ad accettare la scomparsa di sua figlia. Quale padre non sarebbe provato "
" Non ti preoccupare ragazzo, non ti devi scusare...capisco, ma tutta quella rabbia non gli serverà a nulla.
Piuttosto, dimmi figliolo, come hai fatto a perdere l'occhio?"
" Oh,...un incidente. Con la spada. Perchè è così evidente Padre?"
" Più che all'altro diciamo che ho avuto delle buone indicazioni! Andrè, giusto? "
" Si,... è il mio nome, ma forse vi state sbagliando. Io non vi ho mai visto prima d'ora e...temo di non comprendere "
" Nemmeno io ti ho mai visto prima, ma dovresti avere un pò più di fede in nostro Signore! Mai sentito parlare degli angeli?
" Non vi seguo, siate più chiaro...
" Oh beh, ragazzo...io ne conosco uno dai biondi capelli che mi parla spesso di te! "
" Mi spiace Padre Antoine...ultimamente la mia fede vacilla "
" Come ti sbagli ragazzo! C'è una persona che ti sta aspettando da giorni, credo che dovreste incontrarvi "
" Ho paura di non aver frainteso...voi conoscete una...donna? E' bionda, con i capelli lunghi, è bellissima e ha un nome da uomo, veste come un uo...."
" Andrè! Andrè...calmati. Noto con piacere che ci siamo intesi! "
" E' lei! Dov'è ora?
" E' sotto la mia protezione, non ti devi preoccupare "
" Ma il Generale..."
" Il Generale ha chiesto informazioni su dei ribelli, non su una giovane donna. Ti pare?! "
" Grazie Padre! E lei sta bene? Quando posso verderla? "
" Lei sta bene. Vieni con una scusa stasera, poco prima della messa delle sei...credi di farcela a liberarti per quell'ora? "
" Devo farcela! "
" Perfetto, avrete tempo di parlare durante la funzione...Ah, Andrè, solo una cosa "
" Si, Padre "
" Ecco, scordati i suoi capelli lunghi! Ha detto che davano troppo nell'occhio "
 
Non è stato difficile liberarsi per tempo.
Il Generale ha deciso di passare la notte a St. Germaine per ripartire la mattina successiva, questa volta per tornare a Parigi. Andrè gli ha detto semplicemente la verità, ovvero che si sarebbe recato alla messa delle sei e lui non ha mosso nessuna obbiezione a riguardo, sapendo bene che Andrè è sempre stato un credente praticante.
La chiesa si sta riempiendo rapidamente, mentre Andrè rimane in piedi davanti alla navata centrale, fino a quando la voce del giovane seminarista, Fabrice, non lo distoglie dall'ansia.
" Seguimi nel confessionale..." Gli ha sbisbigliato all'orecchio.
Non ha risposto, accennando solamente un "si" con il capo.
" Aspetta qui, vado ad informare padre Antoine che sei arrivato "
Il brusio della gente aumenta costantemente, così come il suo tamburellare con le dita sul legno lucido.
Un rumore sordo dall'altra parte del vano.
Il fruscio degli abiti.
Il silenzio in chiesa.
Il canto del coro. La messa è iniziata.
Con un movimento rapido il divisorio si apre finalmente.
" Andrè... "
" Oscar, tesoro!"
" Andrè! Oh, Andrè, potrai mai perdonarmi..."
" Oscar, Oscar calmati. Sono qui ora, siamo di nuovo insieme. Avremo tutto il tempo per chiarire, ti pare? " Le ha detto allungando la mano accarezzandole la guancia.
Gli ha stretto la mano tra le sue, portandosi il suo palmo fino alle labbra per baciarlo ripetutamente e riaprire gli occhi per perdersi finalmente ad ammirare il suo viso.
" Andrè, mi sei mancato amore "
Il suo profumo, quanto le è mancato l'odore della sua pelle, la dolcezza delle sue mani.
Sporgendosi verso di lui è andata alla ricerca delle sue labbra.
Una mano tra i suoi capelli.
Un bacio agognato, lento, prolungato.
Quel sentimento indefinibile che ha imparato a conoscere grazie a lui.
La voglia di sentirsi, la sensazione di tornare a vivere.
" Se penso di aver rischiato di perderti Andrè...io "
" Non ti lascerò mai più Oscar, mai più! "
" Vorrei poter fuggire con te in questo istante, anche se mi rendo conto che non è possibile. E mio padre, dov'è? "
" Si trova in una taverna non molto lontana da qui, agli inizi del villaggio "
" Quali sono le sue intenzioni "
" Si torna a Versailles. Non ci voglio nemmeno pensare...separarmi di nuovo da te, affrontare il mondo che ti conosceva, il tuo funerale, mia nonna..."
" Hai ragione Andrè, ti sto chiedendo molto e capisco che non sia semplice per te, soprattutto dover mentire a Nanny.
Ma ci manca così poco dall'essere liberi..."
" Si, lo so Oscar...se solo tu sapessi quale vuoto enorme hai lasciato nelle loro vite...
" No Andrè! Nessuno verrà mai a saperlo! "
" Oscar tua madre è distrutta, tuo padre non riesce a farsene una ragione. Ti ama molto, credimi! "
" Dici sul serio? Beh, anche io voglio molto bene a loro, ma tu sei la mia vita e sono pronta a fare questo ed altro se necessario! "
" Stai rinunciando a troppo!"
" Io non ho rinunciato, io ho scelto chi essere e non intendo tornare indietro!"
" Non è mai troppo tardi! Potremmo studiare la notizia errata della tua morte, nessuno ci andrà di mezzo, in teoria nella versione di Alain, lui era svenuto quando i ribelli ti hanno portato via...Oscar non è impossibile! Possiamo sistemare le cose"
" No Andrè! Sono io che non voglio! Ma non capisci?! Diversamente non saremo mai liberi! Chiamami egoista o pazza, non m'importa, ma ora che conosco cosa vuol dire vivere non sono disposta a farlo a metà. E neanche tu dovresti! 
Ti prego, torna a casa con mio padre e tieni duro. Una volta finito tutto ti congederai dalla mia famiglia, a tua nonna dirai che appena ti sarai sistemato, se lei vorrà potrà raggiungerti. Mio padre capirà le vostre ragioni "
" Oscar ma potrebbe sentirsi male nel rivederti "
" Mi spiace non una sola parola con Nanny o sarebbe la nostra rovina "
" E tu cosa farai? "
" Come ti avevo scritto, partirò per Rouen in Normandia. Padre Antoine mi ha raccomandata ad alcuni suoi cari amici, che mi ospiteranno il tempo necessario per sistemare alcune cose "
" Quali cose? Mi nascondi altro Jarjayes?! "
" Forse ho trovato una sistemazione a Dieppe, abbastanza vicina al porto...sai date le circostanze sarebbe il caso di valutare un'alternativa e da li basterebbe poco per imbarcarsi "
" Si certo, capisco. Meglio avere una via di fuga all'occorrenza "
" In un certo senso si, è quello che pensavo. Andrè cosa ne dici? Lo so, ti ho trascinato in questa situazione senza chiedertelo, ho riversato su di te una tempesta; mi rendo conto che tu non avresti agito così...io, io speravo che tu potessi comprendermi, ma non ne avevo la certezza...ti prego Andrè, dimmi qualcosa..."
" Oscar sai benissimo che non ti avrei mai messa davanti ad un scelta così estrema...non ti avrei chiesto di scegliere tra me e la tua famiglia, mai! Anche se la tua decisione mi fa pensare quanto il tuo amore per me sia forte e coraggioso ed io sono orgoglioso ed ancora più innamorato di questa donna che lotta contro tutti per me, per noi. A volte mi sembra ancora irreale avere il tuo amore. Oscar non devi temere. Io sarò con te "
" Io...Andrè seguimi "
" Dove "
" Ti fidi? Fà silenzio e seguimi "
Facendo molta attenzione lasciano il confessionale uno in fila all'altra, uscendo da una porta laterale.
Incappucciata in un mantello color salvia, si muove agilmente all'interno del chiostro e decisa imbocca una rampa di scale in pietra dal passaggio molto stretto. Non una sola parola durante il loro percorso.
Poi lei si ferma davanti ad una piccola porta in legno e guardandosi attentamente in giro, sfila una chiave dalla tasca.
Lui osserva agitato i suoi movimenti senza chiederle niente, fin quando non si trovano all'interno della stanza.
La luce tenue alla fine di una lunga giornata entra dalla piccola finestra, raschiarando appena la camera.
Andrè non distoglie lo sguardo da lei, mentre nervosa chiude la porta e si libera del mantello, lanciandogli delle occhiate fugaci accompagnate da un sorriso appena accennato. 
Improvvisamente le blocca le mani nelle sue e la sente tremare. 
" Cosa c'è Oscar...perchè mi hai portato qui?
" Ecco, ho pensato che dopotutto la messa è appena iniziata ed abbiamo ancora del tempo per stare insieme; qui mi sembra un posto un pò più ospitale, ma se devi andare io..."
" Shhh,... non devo andare da nessuna parte, Oscar " 
Ha l'aria imbarazzata e le guance arrossate, mentre le cattura il viso tra le sue mani e avvicina le labbra alle sue, dando tanti piccoli baci sulla sua pelle morbida e il profumo di lei gli inebria la mente.
La sente abbandonarsi contro il suo corpo, quando i suoi baci le divorano dolcemente il collo e le mani risalgono lentamente lungo la schiena. 
" Forse sarebbe meglio.."
" Non servono parole... " le sussurra sulla bocca prendendola in braccio per adagiarla sul letto, stendendosi al suo fianco. Con dita leggere le sposta dei capelli da quegli occhi meravilgiosi, in cui vi legge imbarazzo, paura e voglia di amare. Una carezza dalla sua guancia vellutata che scende inesorabile sfiorando i contorni del suo corpo; freme appena quando la mano di lui passa leggera sul suo seno e procede fino al ventre per poi fermarsi con forza intorno alla coscia.
Le mani di lei si muovono d'istinto, allacciandosi al suo collo e attirandolo a sè, quasi con impazienza di catturare le sue labbra. 
Di nuovo lui, nella sua bocca.
Di nuova lei, tra le sue braccia.
Il suo profumo a stordirle i sensi.
Il corpo sinuoso di lei sotto il suo peso. 
Lui, i suoi baci passionali accompagnano il tocco gentile delle sue mani.
Lei, che con un semplice sospiro lo rende folle.
Loro, perfetti per amarsi.
Sdraiati uno accanto all'altra sotto le coperte, rimangono in silenzio per assaporare quell'attimo di tregua, che ha il sapore del loro futuro.






 

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Capitolo 29
*** 29. Domani... (I° parte) ***


 
 
 
29. Domani 
(I° parte)
 
 
 
 
Il grigiore delle nuvole alternato nelle sue sfumature cela malamente un debole sole, che riesce a 
divincolarsi e liberare dei fasci luminosi raggiungendo la terra umida.
Un suggestivo gioco di luci accoglie il risveglio a palazzo Jarjeyes, immerso in una sorta di quiete apparente, un silenzio irreale. 
Si è preparato come ogni mattina compiendo quei gesti abitudinari ormai divenuti naturali, ma oggi inspiegabilmente domati da un'estrema lentezza. Non è il bavero troppo stretto, ma un'inevitabile agitazione a stringergli la gola.
Neanche quella mattina il rituale sarebbe stato diverso dalle altre. 
E' tutto in ordine nella sala, il tavolo da pranzo apparecchiato con minuzia in ogni particolare...tipico di sua nonna.
Il Generale non si fa attendere oltre, con un lieve sorriso ad increspargli le labbra.
" Buongiorno Signor Generale" il suo tono è leggero, ma deciso, si muove con fermezza, avvicinandosi al vassoio quando, l'uomo accomodatosi, lo blocca " Questa mattina attenderò Madame, Andrè ". 
E lei non tarda molto, arriva avvolta in un abito bluastro che accentua il suo pallore e la sua figura fin troppo esile.
I capelli raccolti in un'acconciatura composta e le mani affusolate giunte all'altezza del ventre.
Le allontana la sedia dal tavolo affinchè possa accomodarsi affianco al marito e lei lo ringranzia, gentile come sempre, anche oggi. Li osserva sorseggiare ognuno il proprio tè fumante, assorti in pensieri inarrivabili, senza toccar cibo e lasciando intatta ogni cosa; è così evidente per Andrè, vedere come Oscar rappresenti alla perfezione i suoi genitori: la fierezza dello sguardo di suo padre e l'eleganza indiscutibile di sua madre.
Solo il rumore del pendolo rompe il silenzio che aleggia nella stanza. Si congeda da loro, rivolgendogli un ultimo sguardo prima di uscire, notando la mano del Generale cercare e stringere quella della propria consorte adagiata mollemente sul bordo del tavolo. Forse è la prima volta che gli capita di vedere un gesto d'affetto tra loro, testimonianza di un'unione e di condivisione che raramente è riuscita ad emergere.
 
 
 
 
Ciò che avviene nelle ore successive è un continuo annaspare alla ricerca di aria, la sensazione di soffocare lentamente sentendo l'odore del dolore invadergli i polmoni. 
Per espressa volontà di sua Maestà la Regina, la celebrazione viene organizzata nella chiesa di Saint Louis a Versailles, con parata di commiato a seguito.
Infiniti ed obbligati convenevoli riti di cordolio a cui il Generale e Madame non possono sottrarsi, toccando così ferite non ancora guarite e che forse mai si rimargineranno.
L'agitazione provata al risveglio si è trasformata senza controllo in angoscia, rendendosi conto che una terribile bugia è mutata nella peggiore delle concretezze. Per sempre. 
Una lacrima fredda percorre la guancia fino alle labbra socchiuse che ne intrappolano il sapore amaro.
Tutta la nobiltà che conta è presente quest'oggi.
Nessuno vuole perdersi l'addio ad Oscar Francois de Jarjayes.
Porgendo il braccio alla sua cara nonna, la sua attenzione viene attirata da una voce conosciuta, che l'ha distolto dai suoi pensieri, riconoscendo la figura del Generale Bouillè avvicinarsi al padre di Oscar mormorando qualcosa di adeguato alla situazione; anche la famiglia dei Girodelle è presente, non solo per l'amicizia con i de Jarjayes, ma anche perchè il Generale ha voluto che qualcuno di vicino a sua figlia parlasse in sua memoria. 
Il Generale stesso ha confidato ad Andrè che lui sarebbe stato certamente il più adatto, ma non sarebbe stato comprensibile od accettabile. E così Victor, che per anni è stato il vice di Oscar, avrebbe in qualche modo potuto rendere omaggio al suo comandante al cospetto della stessa Maria Antonietta, la quale ha voluto fortemente presenziare, entrando in chiesa seguita dalla principessa di Lamballe; un aspetto severo ed insolito per la Regina, visibilmente provata, composta nel suo abito scuro e semplice, con un leggero velo a nasconderle gli occhi arrossati; si è soffermata diverso tempo davanti a quell'involucro di legno pregiato, fasciato dalla bandiera con l'effige del casato.
Andrè difficilmente potrà cancellare dalla memoria il volto impietrito ed addolorato di Maria Antonietta, quello sguardo immobile ed incredulo allo stesso tempo, quel suo vacillare con la mano tenuta a mezz'aria, vinta alla fine dal bisogno di posare una carezza delicata sul suo nome inciso, per poi richiudersi con rabbia. 
Si allontana con lentezza, dopo aver adagiato con accortezza una rosa bianca sul legno. 
Un gesto il suo, che ha commosso i gentitori di Oscar e che ha meravigliato i presenti; per Andrè è stata una conferma, sebbene inattesa, del bene che ha sempre nutrito la Regina nei confronti di Oscar; un gesto che ha lasciato il segno, più della stessa onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Luigi conferitale sempre dalla stessa Maria Antonietta...il più alto riconoscimento per un nobile militare come Oscar.
I soldati della Guardia Reale si sono uniti ai soldati del secondo reggimento della guardia metropolitana per la parata in onore del loro comandante ed in mezzo a quella distesa di uniformi Andrè ha ritrovato il volto amico di Alain.
Ma sono le parole di una persona in particolare, avvicinatosi a lui silenziosamente, che lo lasciano interdetto; la sua voce gli è giunta da dietro le spalle, costringendolo a voltarsi e stupirsi senza rimedio.
 " Conte di Fersen, voi..."
Si, lui...rimasto in disparte nel buio della chiesa, lontano dal resto della nobile folla di curiosi; l'osserva Andrè, mentre il conte con pochi passi si avvicina cancellando la distanza tra loro.
 " Andrè,...sembrerà scontato, ma mi dispiace, dal profondo del cuore. Ho perso un'amica e il pensiero della sua assenza mi ferisce profondamente; non posso però immaginare il dolore nel perdere la metà della propria anima,...sii forte. 
Ecco, volevo dirti solo questo Andrè "
 " Vi ringrazio Conte di Fersen, sappiate che apprezzo molto e so che le vostre parole sono sincere "
Non sono necessarie altre parole tra loro, uno sguardo, un muto saluto e poi Andrè si volta raggiungendo sua nonna.
 
 
 
 
 
***************
 
 
 
 
 
Ormai ha deciso; non indugerà oltre. Niente giri di parole, correrà il rischio di sembrare cinico ed inopportuno.
Sua nonna è alquanto preoccupata per questa sua decisione; teme per il futuro di suo nipote, teme l'incomprensione del Generale.
" Andrè, ne sei proprio sicuro? Potresti pensarci ancora qualche giorno prima di parlare con lui..."
" No, nonna. Ormai ho deciso, te l'ho già detto; non ha molto senso per me rimanere qui, lo sai...sarebbe chiedermi troppo. 
Rinizierò da capo, mi troverò un lavoro e quando mi sarò sistemato, vorrei che mi raggiungessi "
" Caro, ma senza di me chi manderebbe avanti questo palazzo?"
" Beh, potresti sempre istruire a dovere Annette. E' sveglia ed è in gamba, sarebbe perfetta. Così tu potrai congedarti serenamente. Basta che tu lo voglia, no? Ma forse comandare tutti a bacchetta non ti dispiace affatto!"
" Andrè! Smettila, se non vuoi prenderle alla tua età! Comunque ci penserò seriamente,... promesso.
E adesso muoviti, ti conviene approfittare di questo momento. Il generale è nel suo studio, poco fa gli ho servito il tè "
 
 
 
E' entrato nello studio, dopo aver atteso il suo permesso.
Nonostante sapesse di trovarlo li, non ha potuto evitare di sussultare lievemente quando ha sentito il tono greve della sua voce. Viene travolto dall'odore dolciastro del tabacco, dal fumo denso che esce dalla sua pipa, che si sparge nella stanza.
E' quasi in penombra, le tende oscurano quello spazio, rendendolo se possibile ancora più soffocante.
E' seduto sulla sua poltrona, ha gli occhi chiusi e sembra essere molto stanco; non si muove minimamente malgrado la sua presenza.
" Generale mi dispiace disturbarvi nel vostro studio, ma avrei necessità di parlare con voi "
" ...Vorrei che ti sedessi qui Andrè, di fronte a me "
" Certo...come volete signore " E' maledettamente agitato; che abbia già intuito le sue intenzioni?
" Bene. Ora che siamo entrambi seduti, direi che possiamo parlare " E a quel punto l'azzurro glaciale dei suoi occhi si rivela ad Andrè, in tutta la sua determinazione. 
" Anch'io ho qualcosa da dirti, ma...vorrei che iniziassi tu, dato che sei venuto appositamente. Io attenderò "
Niente incertezze. Ricorda: è solo un uomo, come te. 
Si schiarisce appena la voce e alza lo sguardo, fissandolo con sicurezza.
" Come preferite signore, la mia richiesta è molto semplice.
Vorrei chiedervi il congedo definitivo dalla famiglia Jarjayes, signor Generale. Temo che possiate immaginarne il motivo, ma vorrei darvi le mie spiegazioni se lo riterrete opportuno "
Assottiglia gli occhi senza mai distoglierli da lui, mentre con estrema lentezza inspira quel fumo corposo per l'ennesima volta, per poi espirare profondamente mentre sembra soppesare attentamente le sue parole.
" Capisco. Vai avanti "
" Ecco signore, credo che sia meglio per me allontanarmi da questo luogo, sarebbe una sofferenza continua rimanere, ogni cosa mi qui dentro mi ricorda vostra figlia. Non voglio fuggire, non voglio dimenticarla e l'ultima cosa che vorrei. Chiedo soltanto di farlo a modo mio. Potrei sembrarvi ingrato, irriconoscente, ma credetemi non è così.
Rimarrò in continuo debito con voi, signore. Mi ripeto, mi avete dato una casa, un'istruzione eccellente, un lavoro ed Oscar è stata la fortuna più inaspettata che potesse capitarmi nella vita; questo grazie a voi.
Però sento il bisogno di cavarmela da solo, di crearmi il mio destino, di trovare me stesso e cosa voglio essere. Ed ora che lei non c'è più, devo fare chiarezza e ricostruire. Vorrei che voi mi concedeste il permesso "
" ...E tua nonna, Andrè...cosa ne pensa lei?"
" La nonna vuole rimanere qui a palazzo finchè la salute glielo permetterà; ma l'età avanza e vorrei assicurarle un posto sicuro dove invecchiare. Per cui appena mi sarò sistemato se lei vorrà, potrà raggiungermi. Ma non vi preoccupate, passerà del tempo prima che ciò si avveri e poi Annette potrebbe prendere il posto da governamente: ha molta esperienza e lavora a palazzo da molti anni "
" Si, certo. La cara Nanny, prima o poi, dovrà ritirarsi. Indubbiamente. Ma ho sempre immaginato che sarebbe rimasta comunque qui a palazzo, insieme a te; ma le cose purtroppo cambiano "
" ...Vi prego, non pensate che non apprezzi l'importanza delle vostre parole"
" ...Si certo,...sai...ho una proposta che difficilmente potrai rifiutare. Potrebbe essere vantaggiosa per entrambi " 
Gli dice, tentando di riaccendere la pipa " Vedi Andrè, sarò diretto e sincero con te: vorrei ufficializzare la tua posizione verso la nostra famiglia, sei una persona importante per noi. Ho riflettuto molto e ho preso la mia decisione.
Vorrei che tu seguissi i miei affari, che ti occupassi della registrazione delle finanze della famiglia; inoltre avrei bisogno di un consigliere, di una persona fidata che tenga controllati i miei possedimenti; tu sei giovane ed io purtroppo inizio ad invecchiare, non riuscirei a seguire tutto questo. Non ti chiederò di alloggiare a palazzo, ti farò avere un'abitazione nelle vicinanze, così che Nanny possa stare con te quando lo vorrà. Non dovrai preoccuparti più di nulla,...inoltre intendo inserirti nel mio testamento, sappilo "
" Signor Generale,...io non saprei proprio "
" Forse sei frastornato ora, lo so. Riflettici qualche giorno, non c'è fretta. Sei ancora troppo scosso, come tutti noi del resto.
Anzi...perchè non parti per qualche tempo. Puoi andare dove vuoi, la tenuta in Normandia è a tua disposizione; oppure se preferisci l'Italia, a Roma e Firenze o magari Londra "

Abbassa lo sguardo colpevole più che mai. E' vero: è un'offerta validissima ed inattesa quella del Generale; come poter rifiutare, sarebbe da matti farlo. In un'altra  situazione, senza di lei, in un'altra vita, avrebbe accettato senza pensarci.
E poi addirittua il testamento...rigettare la proposta sarebbe una vera e propria mancanza di rispetto, uno schiaffo in faccia alla gratitudine. Ma sarebbe un'altra persona se accettasse; no, per lui è diverso.
"...Io credo di non poter accettare, signore "
" Senti Andrè non mi devi rispondere ora "
" Generale vi prego non proseguite; è già difficile per me dover rinunciare alla vostra generosità, dandovi questo dispiacere.
Io ho già scelto..."
" Andrè! Cosa dici? E dimmi...quale occupazione troveresti, sentiamo?
" Potrei provare ad insegnare, per esempio. C'è tanta gente che ne avrebbe bisogno. Oppure mi piacerebbe tentare in un'attività tutta mia, un'allevamento di cavalli...e se non fosse possibile farei semplicemente lo stalliere, o qualsiasi altro lavoro si presenti "
" Ti rendi conto delle sciochezze che stai dicendo...il maestro, a Parigi, moriresti di fame!
Ti conviene accettare Andrè, avresti un avvenire sicuro qui a palazzo Jarjayes "
" Non è necessario ch'io mi fermi a Parigi, mi sposterò seguendo le opportunità che mi si presenteranno, ho dei risparmi e mi basteranno per qualche tempo "
" Io proprio non ti capisco...e sentiamo, quando vorresti partire..."
" Appena fosse possibile signore, anche dopodomani "
" Dopodomani...se non ti conoscessi da una vita, direi che hai fretta, senza motivo per giunta; non ti nego che sono rimasto piuttosto dispiaciuto da questa tua voglia di lasciare la nostra famiglia, ma la vita è tua, perciò..."
" Grazie Signore, infinitamente " Si alza con calma dalla poltrona, proseguendo in un lieve inchino, prima di congedarsi.
" Andrè aspetta! " Gli si gela il sangue a quel richiamo ed il cuore, dapprima agitato, sembra essersi fermato.        
" Se rimani...cosa hai da perdere? "
" La libertà,... Signore "
Lo sente respirare profondamente, mentre alza appena gli occhi, come se le sue ultime parole lo avessero ferito.
" Già...L'ho tolta a mia figlia, non la toglierò anche a te. Vai pure ora, Andrè "
 
 
 

Ha appena chiuso fuori dalla porta della sua stanza il resto del mondo, lasciandosi avvolgere dall'oscurità della notte, abbandonando ad essa il proprio corpo, i propri occhi, i propri pensieri. 
Libero di muoversi senza il terrore di tradirsi, di commettere un passo falso. 
Solo nel buio della sua camera può permettersi di essere sè stesso. 
Il buio non ti chiede spiegazioni, non ti ferisce, non ti scredita, ne ti tradisce.
Il buio è fatto solo per ascoltare, per ascoltarsi. Cosa...Lo decidi tu.
E questa notte segna un nuovo inizio.
Perchè tutto ciò che è stato fino a ieri, oggi non esiste più e con il calar del sole è sorta la parola fine.
Fine sulla giornata più difficile e straziante della sua vita.
Fine con tutto ciò che l'ha trattenuto ancora lontano da lei; quel "tutto" che fino ad oggi è stato il loro mondo e che si è rivelato essere più complicato ed arduo dovervi rinunciare; più di quanto potesse mai pensare.
Imprevedibile è dir poco.
Si spinge via dalla porta facendo forza con le spalle per raggiungere la finestra che affaccia sul parco del palazzo.
Scosta appena la tenda afferrandola con le dita, sbirciando dalla fessura. 
Le immagini della giornata scorrono nella sua mente, ancora una volta, forse la centesima.
Di nuovo, da quando quella mattina ha aperto gli occhi cosciente di quel destino manovrato e forgiato, che si è compiuto definitivamente.
 
 
 
 
 
 
Sembrerebbe il ritorno dei morti viventi il mio...
Beh, non ho intenzione di ammorbarvi con spiegazioni sulla mia sparizione dal sito, vi annoierei!
Semplicemente a volte capita...a volte devi lasciar correre ed accantonare certe cose, piaceri, passioni e hobby personali. C'est la vie...
Ora spero soltanto che non sia troppo tardi per dare una conclusione a questa storia, si insomma...spero che non sia stata dimenticata del tutto! Perchè mai e poi mai l'avrei lasciata in sospeso.
 
 

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Capitolo 30
*** 30. Domani (II° parte) ***


 
Solo una piccola premessa...caffaeina a portata di mano, perchè il capitolo è un pò lunghetto!
Spero di non deludervi, ma ormai siamo alla fine della storia e gliene ho fatte passare di cotte e di crude un pò a tutti, quindi ora è 
giunto il momento di sistemare ogni cosa!
 
 
 
 
30. Domani
II° parte
 
 
 
Le ultime immagini di palazzo Jarjayes sono ancora impresse nella sua mente, mentre calvalca rischiarato dalla nuova luce del giorno.
Il suo corpo è febbricitante, sembra essere divenuto un tutt'uno con l'animale che avanza indomito attraverso nuovi sentieri; vorrebbe poter rubare le ore, i minuti al tempo per abbattere il prima possibile la distanza da lei. 
Ed è ancora del tutto surreale quest'emozione che gli cresce e batte furiosa nel petto, non gli pare possibile di essere davvero libero di poter decidere della propria vita con la donna che ama. 
E' stato maledettamente difficile ed ingiusto, tante rinuncie, tante bugie, tanto dolore, per tutti.
Per chi sa la verità e ha mentito per la propria felicità o magari l'ha fatto per quella di un amico.
Per chi crede di vivere la realtà ed invece è costretto suo malgrado a soffrire per conto di un inganno.
Ma nonostante questo, rifarebbe tutto. Di nuovo.
Perchè è il prezzo da scontare per averla al suo fianco e saperla felice. E per lei darebbe la vita.
Perchè non c'è nulla che valga di più per lui.
Ogni tanto una piccola fitta alla bocca dello stomaco compare a fargli compagnia, quando quel profumo di buono e rassicurante, strappato durante l'ultimo abbraccio con sua nonna, s'impone con prepotenza nei suoi ricordi. 
L'ha stretta forte tra le sue braccia per imprimersi nella memoria la sua essenza, per carpirne un soffio e portarselo via con se. 
Un dolore nostalgico per averla imbrogliata e lasciata da sola in quella casa che ha visto lui ed Oscar crescere nel nome dell'amicizia, del rispetto, della complicità e finalmente dell'amore; quel luogo colpevole più che mai del loro incontro predestinato, in cui hanno condiviso gioie e sofferenze, in cui il genio sregolato di un uomo ha compiuto a sua insaputa la felicità assoluta di due anime in attesa, legate da sempre.
Impossibile dimenticare.
Senza senso farlo.
Quando ciò che si è, dipende da ciò che si è stato. 
 
 
Il viaggio è stato meno lungo del previsto, soffermandosi per una notte ospite di padre Antoine, occupando la stanza che fino a qualche giorno prima ha ospitato Oscar.
Ha cenato con loro ringraziandoli ancora per l'aiuto e ha ascoltato con gioia i racconti del prete e di Fabrice sulla permanenza di Oscar in quel posto. Ha riso riconoscendo nelle parole del sacerdote la testardaggine, l'avventatezza e il coraggio che la contraddistinguono, sognando così il momento del loro incontro.
Il mattino seguente è di nuovo in viaggio sulla strada verso Rouen, dove Oscar è stata accolta da Costance, sorella di Padre Antoine. Di fatti Oscar si sarebbe fermata a Rouen giusto il tempo per definire alcuni compromessi necessari per bloccare una piccola sistemazione a Dieppe, cittadina che si affaccia sullo stretto della manica, oltre a dover recuperare alcuni suoi beni, messi da parte durante i lunghi anni della sua plurionorata carriera militare.
Sorpreso per quei piccoli segreti che anche lei ha saputo tenergli nascosti, sorride immaginando che dopotutto Oscar avesse annusato aria di cambiamenti già da qualche tempo; non è mai stato da lei spendere senza ritegno, ma non si sarebbe spiegato altrimenti questa sua spiccata sensibilità finanziaria votata al risparmio!
All'imbrunire si ritrova alle porte di Rouen...trovare Costance non è stato poi troppo complicato.
Un'abitazione modesta, un pò fuori dal centro verso la campagna, circondata dal verde.
Le finestre sono ancora illuminate dalla luce delle candele ed un allegro chiacchericcio giunge appena dall'interno. 
Del tutto inutile per Andrè tentare di trattenere le labbra, che si curvano in un sorriso.
Scende da cavallo velocemente per dirigersi con passo affrettato, quasi di corsa davanti alla porta.
Bussa e chiude gli occhi, mentre attende che qualcuno venga ad aprire.
Per un attimo si bea della possibilità che sia proprio Oscar ad accoglierlo, tentando di immaginarsi l'espressione del suo viso. Una donna alta e dai capelli corvini, apre appena la porta bloccata dal chiavistello fino a che la catena non si tende del tutto.
" Che cosa cercate, Monsieur? "
" Buonasera, sto cercando madame Costance Rivière. Sono Andrè Grandier "
" Andrè? "
" Si, madame..."
Un gesto deciso, secco. Lo spostamento d'aria ad un palmo dal naso. Un tonfo nelle orecchie. 
Quella donna gli ha chiuso la porta in faccia! Ma che le avrà detto di male?!
Ma il secondo dopo, il rumore del catenaccio sfrega con movimenti maldestri sulla superficie della porta.
" Pierre, Pierre...è arrivato Andrè! "
La porta si spalanca e finalmente la donna si rivela.
" Oh, Andrè...scusami tanto, ma presa dall'agitazione di averti qui, non ho capito più nulla. 
Costance Rivière in persona! Avanti, entra ti stavamo aspettando "
Come un uragano, la donna l'ha preso per un braccio spingendolo delicatamente ad accomodarsi e il marito di Costance, Pierre, a quel pandemonio è balzato in piedi dalla sedia posta di fronte al camino dirigendosi spedito verso l'ospite, ancora un pò frastornato della voce squillante della moglie.
" Caro Andrè, ben arrivato. Sono Pierre Rivière e lei, beh, lei è la mia mansueta signora, ma credo che tu abbia già avuto la gioia di conoscerla! "
" Buonasera monsieur Rivière, scusate se arrivo a quest'ora a recarvi disturbo "
" Oh, Andrè...spero tu stia scherzando?! " l'ha ammonito Costance " Non disturbi affatto! Piuttosto dimmi, sei stanco, hai fame, vuoi farti un bagno..."
Lo sguardo di Andrè vaga nella stanza con l'intento di scorgere qualcun altro oltre le teste dei due simpatici coniugi.
" Ecco vi ringrazio molto, non vorrei sembrare scortese, ma vorrei sapere se posso vedere madamigella Oscar..."
" Oh madamigella Oscar, beh si...ma solo fra un paio di giorni " Ha risposto Costance.
Il suo sguardo speranzoso si spegne a quelle parole, deluso di dover aspettare ancora.
" Mi spiace Andrè, ma madamigella è partita questa mattina per Dieppe, non poteva più attendere, altrimenti avrebbe perso la priorità sulla casa...non sai con quale dispiacere se n'è andata, credimi "
" Certo, capisco. In tal caso...temo che dovrò rassegnermi ed attendere ancora qualche giorno "
" Forza, su con il morale ragazzo! Cosa sono due giorni quando avete una vita davanti?! Siete giovani, avrete tutto il tempo del mondo per stare assieme. Ora se non ti spiace caro, vado a prenderti qualcosa da mangiare "
" Si Andrè. Ha ragione Costance..." confessa Pierre, seguendo con lo sguardo la moglie allontanarsi " ma fidati, dopo tanti anni di matrimonio, tutto il tempo del mondo diventa troppo! " gli spiffera all'orecchio stando attento che la moglie non senta e Andrè si deve trattenere suo malgrado, soffocando una risata.
 
Un paio di occhioni castani con riflessi ambrati lo fissano nascosti dietro l'angolo del tavolo.
Dei riccioli neri, scarmigliati, sbucano appena oltre il ripiano.
Dev'essere il figlio dei Rivière.
Si sente osservato con curiosità e allo stesso tempo con diffidenza.
" Ciao, io sono Andrè...e tu? " Gli dice piegandosi in avanti per guardarlo teneramente negli occhi, ma il bambino non sembra essersi fatto convincere e un broncio compare sul suo visino, senza arretrare di un passo.
" Sai...mi ricordi molto una persona e forse non ti sto neanche molto simpatico, vero? E va bene, ti lascio in pace, ma se più tardi ti venisse voglia di giocare con me..."
" O non farci caso Andrè, Raphael è fatta così...è molto silenziosa agli inizi, ma poi è impossibile staccartela di dosso. Vero tesoro? " Interviene Pierre scompigliandole i capelli corti.
" Raphael? Lei è..."
" Si, lei è il nostro terremoto! "
" ...incredibile..."
" Eh si, Andrè...ma anche noi del resto ci aspettavamo un altro Oscar,...però queste due si sono capite al volo; non sai che lacrimoni che si sono visti, una volta che madamigella è partita questa mattina "
" Si direi che sono identiche! E' così sei diventata amica di Oscar, eh Raphael? Sai, se vuoi posso raccontarti qualcosa su di lei, oppure puoi farlo tu..."
Per tutta risposta, Andrè ha ricevuto una semplice ed elegantissima linguaccia, mentre la bambina di scatto è corsa nell'altra stanza, recuperando dal pavimento un bastone di legno.
Finito di cenare è uscito fuori dall'abitazione per sistemare il suo cavallo prima di coricarsi; il mattino seguente sarebbe partito subito per Dieppe. Accarezzando il muso dell'animale, immerso nei suoi pensieri, non si è accorto che una piccola presenza l'ha seguito nel retro della casa, fino a quando non si è sentito tirare ripetutamente la giacca dal fianco.
Si gira e Raphael lo guarda con occhi grandi e severi, forse un pò tristi, mentre si morde un labbro.
" Ehi, Raphael...lo sanno la mamma e papà che sei qui fuori? "
" Andrè? "
" Si? "
" Prendi " gli dice consegnandogli un bastone di legno tra le mani " giochiamo "
Rimane per un attimo meravigliato, impreparato, stupito e forse un pò impaurito, mentre la piccola si è messa in posizione per sfidarlo.
La stessa determinazione negli occhi.
Lo stesso ricordo che riaffiora alla mente.
Raphael, come la sua Oscar. Silenziosa, osservatrice, curiosa, ma diffidente, testarda e coraggiosa. Piena di vita. 
Tenera ed adorabile, una bellezza selvaggia. Ti entra nel cuore con prepotenza e non ne esce più. E poi, non puoi più vivere senza.
" Avanti, allora...giochiamo!" Risponde Andrè.
Sdraiati nell'erba, con un leggero affanno nel respiro, guardano il cielo stellato.
" Ti ho battuto Andrè, sono più forte io! " Si gira per guardare quel visetto pieno di orgoglio; ma quanto è impertinente..., pensa divertito.
" Però...Oscar è più brava di te con la spada..."
" Ah, si? E' così Oscar sarebbe più brava di me? E se ti dicessi che io ed Oscar abbiamo sempre duellato assieme e molte volte ho lasciato che vincesse lei? " Ha voluto provocarla di proposito.
" Impossibile. Lei è la migliore "
" Si, è vero. E' la migliore. E tu le somigli moltissimo Raphael "
" Sul serio? "
" Certo. Non lo direi, se non lo pensassi davvero "
" Andrè?"
" Si, Raphael? "
La bambina volta i suoi occhioni verso di lui 
" Tu mi piaci ".
L'innocenza di quella confessione gli riempie il cuore di gioia " Anche tu Raphael ". 
Sotto questo aspetto se Oscar fosse stata somigliante a te quando aveva la tua età, ci saremmo risparmiati qualche grana in meno!
All'alba è già sveglio e prepara le sue cose per ripartire.
Ringrazia i Rivière per la loro gentilezza e per la loro cordialità, oltre che per la loro generosità nell'aver accolto in casa propria due perfetti estranei.
" Andrè, mi raccomando prudenza...e porta i miei omaggi a madamigella. Se vi fosse possibile, teneteci aggiornati "
" Certo; madame Costance, Pierre è stato un piacere conoscervi "
" Andrè? Stai andando da Oscar?"
" Si Raphael..."
" Dille che mi mancano i nostri allenamenti e ricordale che mi ha promesso una spada. Una spada vera! "
" Non ti preoccupare...ogni promessa di Oscar viene mantenuta. E magari quando sarai un pò più grande, potrai venire a trovarci. Arrivederci Raphael...a presto e grazie!"
 

 
 
 
**********

 
 
 
 
Finalmente a Dieppe.
Il profumo salmastro del mare, lo soprende tra i vicoli del paese.
Il vento piacevole e tiepido, accarezza i capelli giocandoci, facendoli volteggiare e poi ricadere.
Sulle labbra il sapore del sale. E il sole sul viso.
Monsieur Rivière gli ha spiegato molto bene dove si trova il quartiere scelto da Oscar.
Ai margini del centro, dopo una breve salita, un gruppetto case di un bianco accecante con le imposte di un verde brillante si stagliano vicine ad un piccolo promontorio sul mare.
Una calma ed una tranquillità in contrasto con il tumulto che sente esplodere nel petto.
Finalmente lei.
Gli sembra di vederla affiacciata alla piccola terrazza che dà sul mare, mentre attende il suo arrivo, con i suoi riccioli indomabili a rincorrere il vento ed un sorriso ad illuminarle gli occhi.
Bussa alla porta, attendendo ansioso una risposta da quella voce a lui ben nota; dopo alcuni secondi di silenzio in attesa spasmodica, afferra con fermezza la maniglia della porta che non oppone nessuna resistenza.
Emette un profondo sospiro, mentre varca l'ingresso ornato ai lati dai fiori di lavanda.
All'interno una dimora tipicamente coloniale, bianco alle pareti, grandi finestre che illuminano ogni cosa e morbide, candide tende bianche modellate dal vento; vi è anche un grande divano e due poltrone brunite poste davanti ad un piccolo camino rigorosamente chiaro.
Le finestre sono tutte aperte e il tepore della luce si insinua spadendosi per tutta la casa.
Ma sembra non esserci traccia di lei. 
Percorre la scala che conduce fino al piano superiore dove un ampio corridoio sfocia su di un balcone, con grandi fiori colorati. Vi sono tre porte, ma solo una è leggermente accostata.
Lo scricchiolio del legno sotto il peso dei suoi passi lo riconduce alla realtà.
Si toglie gli stivali e le calze prima di continuare, godendo della calda sensazione del legno al contatto con i piedi scalzi.
Come ad Arras, da bambini.
Senza rendersene conto è ormai all'interno della stanza inondata di luce, padroneggiata al centro da un grande letto ricoperto da leggere lenzuola di lino. Il mobilio è ben curato nei dettagli, ma essenziale e rende tutto molto confortevole e familiare.
Ma la sua attenzione è da subito attirata da una grande terrazza rivolta verso il mare.
Si appoggia alla balaustra chiudendo gli occhi e ascolta il rumore delle onde infrangersi sulle rocce poco lontane.
Sarebbe stata quella la sua nuova casa? Sarà in questo luogo che vivranno finalmente assieme?
Due braccia sottili a stringergli la vita.
Il calore del suo petto contro la schiena e le sue labbra ad un soffio dal suo orecchio.
" Allora...ti piace? "
Il cuore gli pulsa impazzito fino a raggiungere la gola al suono della sua voce.
" E' meraviglioso..." le risponde mentre la sente rilassare la testa appoggiandola in mezzo alle sue spalle.
Il profumo di lei trasportato dall'aria arriva ai suoi sensi storditi dalla gioia.
Si gira lentamente verso di lei, impaziente di attendere oltre, vuole vederla e stringerla tra le sue braccia, perchè è certo di non poterle stare lontano ancora un minuto di più.
Le cattura le mani tra le sue e le alza il viso rincrociando di nuovo i suoi occhi.
" Tu sei meravigliosa..." le dice, mentre con il palmo della mano avvolge la sua guancia fino a far scivolare le sue dita tra i riccioli alla base del collo.
" Oscar..." Le sospira sulle labbra prima di catturarle a sè e trattenendo il suo corpo in una stretta esigente.
E' sulle sue labbra che deve morire e tra le sue braccia che deve giacere.
In quel momento ogni inganno, ogni fatica, ogni bugia sembrano essere svanite in una bolla.
Si è aggrappata al suo collo, facendo aderire i loro corpi che si ritrovano e si riconoscono come due parti della stessa mela.
La mano di lei in mezzo ai suoi capelli, preme sulla nuca invitandolo ad invadere ogni angolo della sua bocca, a lambire e desiderare ogni centimentro di pelle.
" Andrè...siamo liberi..." sorride mentre delle piccole lacrime le impreziosiscono le labbra, per poi continuare a barciarlo alla luce del sole. " Si, Oscar...liberi...sono libero di amarti "
Lo ha afferrato per il colletto della giacca trascinandolo all'interno della camera e con estrema delicatezza ha infilato le sue mani esili al di sotto dell'indumento fino a raggiungere le spalle e facendo scivolare la giubba lungo il suo corpo; gli sfilato la camicia dai pantaloni, togliendogliela lentamente lasciando scoperto poco alla volta la sua pelle ambrata e le braccia possenti " Sei bello Andrè...al di là di ogni immaginazione " mentre la sua bocca lo tempesta di baci sul petto, sul collo, fino ad intrappolare fra le sue labbra il lobo dell'orecchio, affannando irrimediabilmente il respiro di lui, che colto da un nuovo impeto la solleva da terra per portarla sul letto.
Le toglie gli abiti aiutato da lei, che con grazia si disfa della camicetta per poi attenderlo con le braccia tese.
Rimane estasiato da quella visione, da quel muto invito. Ha bisogno di sfiorare e baciare la sua pelle morbida, di nutrirsi di lei, per morire e poi rinascere tra le sue braccia.
Il suo corpo la ricopre con delicatezza, mentre ogni cosa nel mondo sembra aver trovato il giusto peso.
Istanti infiniti parlano attraverso i loro occhi, pieni di sogni e di ricordi, di cose da dirsi e di lunghi silenzi.
Carezze che intrappolano l'amore celato da una vita, carezze di un amore ammesso da poco.
E' un attimo sospeso nel tempo il momento in cui i loro corpi si uniscono, immobili, stretti nell'abbraccio di due teneri amanti, assaporano la completezza del loro amore, il loro appartenersi reciprocamente senza limiti.
La passione li travolge ora che le mani si rincorrono sui loro corpi tra le lenzuola sfatte e i gemiti dei loro nomi soffocano nel bacio dell'altro. Bocche affamate reclamano orfane quel sapore a loro conosciuto, corpi avidi di un amore atteso, intenso, impetuoso, si cercano con frenesia e possesso, dolcezza e piacere fino a perdersi irrimediabilmente nel battito del cuore dell'altro.
La sua mano gli sposta i capelli dal viso imperlato di sudore, per poi sfiorare quel segno indelebile sul suo viso.
Lui gliela cattura nella sua, portandosela alle labbra per lasciarvi un bacio.
" Ti amo Andrè "
" Ti amo anch'io Oscar..."
Rimangono uno a fianco dell'altra per tutto il pomeriggio sorridendosi in silenzio, osservando e scrutando lo sguardo dell'altro e viceversa; leggeri tocchi a sfiorare le labbra e sospiri si liberano da esse.
 
 
" Andrè...dormi? "
" No Oscar, sono sveglio "
" Ah..."
" Cosa c'è..."
" Niente,... figurati "
" Avanti...cos'hai... "
Sospira sistemandosi le lenzuola attorno al seno, per poi abbandonare con non curanza le braccia sul letto " Alain...come sta? L'hai visto prima di partire? "
" Mmm, la stai prendendo un pò alla larga, ma va bene...Si, Alain sta bene. Nessuno ha dubitato di lui.
A breve chiederà di congedarsi in modo tale da essere più vicino a sua madre...Sai, Diane, la sua sorellina, dovrebbe sposarsi presto..."
" Che bella notizia, sono felice per loro. Diane è un fiore...sarei stata gelosa di lei, se avessi letto nel tuo sguardo anche il più insulso degli interessi "
" Tu, gelosa? "
" Certamente, bell'addormentato. Giusto? Perchè è così che ti chiamava Alain! Con quell'aria da bravo ragazzo che ti ritrovi hai fatto capitolare un numero indecente di dame. Cosa credi?! Che non me ne sia mai accorta? "
" Stupidaggini..."
" Come ti pare...comunque stavo pensando che prima o poi potremmo far avere notizie di noi ad Alain, non credi? "
" Si, forse Oscar...quando sarà passato tempo sufficiente affinchè tutti si siano scordati di noi. O quasi tutti "
" Cosa intendi dire con quasi "
" Lo sai perfettamente, Oscar. Intendo dire quello che tu stai volutamente evitando "
" Non mi sembra "
" Va bene...allora perchè non mi chiedi di tuo padre? "
" Te l'avrei chiesto! Al momento opportuno! E comunque non ora!"
" Oscar! Sarebbe bene che affrontassi subito il problema. Ti senti in colpa e temi di venire a conoscenza di qualcosa che potrebbe alimentare ancora di più il tuo rimpianto, perchè sai perfettamente quanto questa storia abbia fatto soffrire la tua famiglia! Non puoi ignorare il loro dolore, Oscar, proprio non puoi. Anche tu devi fare i conti con la tua coscienza e il pentimento che senti...perchè ne sono certo, in un angolo della tua mente, hai ferito te stessa per ciò che hai fatto. Non saresti tu altrimenti.
" Io...io non mi sono pentita di ciò che ho fatto Andrè, no, mai. Ma il loro dolore è anche il mio...questo è vero "
" Naturalmente...hai fatto di tutto nella tua vita per renderli orgogliosi di te e credimi ci sei riuscita. Senti...tuo padre mi ha offerto un posto di riguardo nella vostra famiglia dopo che gli ho chiesto il congedo definitivo. Anzi, a dire il vero mi ha inserito nel testamento "
" Cosa? Quali sono state le sue parole?"
" Beh, la sua era un'offerta vantaggiosa, a cui non avrei potuto rifiutare; sarei diventato il consigliere di tuo padre, nonchè contabile della famiglia e braccio destro fidato. Inoltre mi avrebbe fornito un alloggio indipendente vicino alla tenuta e mia nonna avrebbe abitato con me.
Oscar ne sono rimasto lusingato per l'affetto e l'attenzione che mi ha dimostrato e credimi mi è dispiaciuto per lui aver disatteso i suoi intenti. Ad ogni mio rifuto, lui controbatteva con una nuova proposta. Stava lottando per tenermi li con lui...ha detto che io sono tutto ciò che gli è rimasto di te "
" Accidenti! Maledizione...credo davvero nel suo affetto per te. Non oso nemmeno discuterlo, soprattutto dopo che gli sei rimasto a fianco in questo periodo. Ma, Andrè...mio padre ci ha messo alla prova. Si è giocato il tutto per tutto e quella proposta è stata la sua ultima pedina da muovere "
" No, Oscar non abbiamo la certezza di quel che dici. Mi ha lasciato andare per darmi l'opportunità di vivere libero, dopo quello che ti è accaduto e dopo il suo rimpianto per aver capito troppo tardi di aver deciso della tua vita al posto tuo.
" Ed è proprio questo che mi fa pensare che lui abbia capito, Andrè..."
" Stai tranquilla Oscar,...andrà tutto bene. Se avesse davvero intuito qualcosa avrebbe provveduto in qualche maniera.  Mi avrebbe negato il suo permesso, smascherato oppure punito. Sei sempre sua figlia e non avrebbe concesso a nessuno di portarti via senza aver lottato "
" Forse,... sarà come dici tu "
" Ora basta, vieni qui...tra le braccia " Si è accoccolata a lui scivolando in sonno profondo, cullata dal rumore del mare e dal calore del suo corpo.
 
 
 
- Dieppe, una settima più tardi -

 
 
" Oscar, tesoro...hai visto il mio taccuino? "
" Si Andrè, mi sembra di averlo visto in quella sacca rimasta ancora da svuotare. Aspetta ora te lo porto "
Un angolo di cuoio della copertina le rimane incastrato nel laccio attorno alla sacca, per poi cadere a terra.
Una busta con una scritta dalla calligrafia familiare spunta tra gli altri fogli scivolati sul pavimento, accendendo la sua curiosità.
Il respiro le manca e la presa delle sue dita sul foglio vacilla.
" Oscar, l'hai trovato...forse dovrei cercare...Oscar, cosa c'è? Ti senti bene, stai tremando "
" Io...io non..." assalita dall'agitazione, si sente mancare del suo solito autocontrollo.
" Oscar, rispondimi ti prego..."
" E' una lettera Andrè...di mio padre "
 
 
 
Cara figlia,
ti scrivo queste parole con la speranza che tu un giorno possa leggerle.
Le affido ad Andrè, a sua insaputa le custodirà e se Dio lo vorrà arriveranno a te.
Ti scrivo queste parole ora che ho la certezza dentro di me di saperti viva. 
Ora che so che hai compiuto la scelta più importante della tua vita e stai aspettando lui.
Ho lottato con tutto me stesso, anche quando agli occhi degli altri è potuto sembrare il contrario.
Perchè non ho mai creduto che potesse esserci un risvolto diverso da questo.
Perchè quel profondo senso di appartenenza che sento per te, mi ha spinto a sperare che nelle parole di Andrè io non abbia preso un terribile abbaglio, ma che sia riuscito a cogliere la verità celata nelle sue parole.
In una parola. Libertà.
E quale altra libertà ci può essere per un uomo, se non vivere come il cuore gli comanda.
E il suo cuore è comandato dal tuo e ti appartiene.
Ora che il mio animo conosce la verità, il tormento ed il dolore, anche quello impalpabile, sembra bruciare meno; ti ho dovuta perdere per comprendere il senso della tua scelta, ma saperti felice renderà irrimediabilmente felice anche me.
E questo è tutto ciò che mi serve di sapere di te in questo momento.
Non intendo interferire più nella tua vita, nel tuo amore. L'ho già fatto troppe volte.
Ma se un giorno vorrai ritrovare questo vecchio padre, io sarò contento di stringerti a me e di vivere del tuo sorriso.
La vita ci riserva sempre una storia che è tutta nostra, mai uguale alle altre, da percorrere ridendo e piangendo, con la felicità e la tristezza dei momenti. 
Col suo carico di rimorsi e di rimpianti, di scelte importanti, di ore irripetibili ed indelebili e di ore che vorresti passassero presto o non fossero mai esistite. E nonostante le mie assurde imposizioni, tu sei sempre stata l'artefice di te stessa.
Facciamo scelte dettate dagli eventi, dalle nostre paure, dai nostri istinti… oppure le facciamo in modo razionale.
Vorrei che tu facessi le tue scelte, non pentendoti mai della loro natura.
Quelle belle, giuste e quelle che, inevitabilmente, farai o riterrai sbagliate… Ecco, non farti mai un cruccio delle tue scelte, da esse dipenderanno la tua felicità e la stima che avrai di te stessa.
Molte volte la vita ci mette di fronte a situazioni nelle quali scegliere quello che riteniamo “giusto” è davvero difficile, ma il “giusto” è sempre quello che ci sentiamo di fare.
Le cose cambiano per vivere, figlia mia… e vivono per cambiare.
A volte questi cambiamenti ti turberanno, come hanno turbato me.
Ed è in quel momento che bisogna scegliere.
Potrà capitarti di dover “barattare” il tuo istinto con la ragione, come ho fatto io.
Io ho voluto scegliere di essere quello che chiamano, nel modo socialmente accettato, un “bravo genitore”, a discapito del mio istinto e forse questo potrà sembrarti un controsenso.
E nonostante ciò, troverai delusione, inevitabilmente…
Sappi guardare oltre, pensa con la tua testa e sorridi sempre, ti prego, come ora. 
Ti voglio bene più di ogni altra cosa.

 
Tuo Padre.

 
 
 
Alza gli occhi percependo chiaramente le sue labbra piegarsi all'in su.
Guarda intensamente il suo Andrè ed ora può dirsi realmente felice; dopo aver avuto il coraggio di scegliere ciò che ha ritenuto più giusto per lei e che le ha regalato la serenità.
Lui che le rimarrà accanto qualsiasi cosa accada; è per lui, che la vita le ha consegnato un secondo inizio tutto da scrivere.
A lui donerà con tutta sè stessa l'essenza della vita, gli donerà la capacità dell'amore incondizionato. 
Lui che sarà il padre dei suoi figli e il compagno più fedele.
Ha rischiato e ha vinto l'amore di Andrè, che anche in questo istante, sembra aver letto nel suo animo e la incoraggia silenziosamente a proseguire le orme dei suoi pensieri.
Una voce dentro di lei, urla e s'impone con forza nel tentativo di raggiungere la ragione.
Perchè l'istinto le suggerisce che un giorno, forse neanche troppo lontano, compierà di nuovo una scelta che richiederà coraggio, che porterà a dei cambiamenti e che le donerà una nuova felicità.
La scelta nel volere l'amore di un padre.
La conquista della libertà di amare.


 



 
 
 


 

http://youtu.be/G1wMNK_fQ6o

 
 
 
Eccomi qui...alla fine di una lunga, anzi non credevo, lunghissima avventura.
Spero di non avervi annoiato e deluso con questo mega-capitolone, ma la fic doveva concludersi e volevo fosse il più completa possibile, con un finale aperto verso il domani. Già che c'ero per allungare il brodo, ho aggiunto una mia Fan art e il mio primo video, che racchiude tutto la loro storia, dall'inizio alla fine, in sequenza cronologica e....con un sacco di immagini da riordinare! 
E' stato un delirio sistemarle!
E' stata un'esperienza che mai avrei pensato possibile per me, io che la matita la uso solo per disegnare!XD
E se ci penso bene è proprio così che è iniziata, disegnando di loro.
Poi un giorno, colta da un raptus di follia improvvisa (ancora oscuro alla mia comprensione!), ho postato il primo capitolo di questa storia, scritto assieme ad altri e tenuto da parte fino a quel momento. Una scelta istintiva. Senza ombra di dubbio inaspettata.
Allora non avrei potuto immaginare dove mi avrebbe condotta questa storia, a quante cose positive siano scaturite da essa e quante incertezze mi abbiano assalita, mettendo in discussione tutto.
Spero soltanto di essere riuscita a raccontare a modo mio, la forza di un amore che ha stregato tutte quante noi,facendovi compagnia nonostante i miei aggiornamenti da Matusa!;P
Vorrei ringraziare molte persone... tutti coloro che hanno letto e seguito dimostrandomi così il loro apprezzamento, quindi grazie!
Un grazie di cuore a Tetide, Jelore, Ladymarcella: mi avete seguita con i vostri commenti fin dagli inizi, facendomi sorridere, riflettere ed emozionare. Grazie, grazie, grazie!
Grazie a Neruda per la tua presenza e per avermi convinto a postare anche il video e Sere,... temuta più di ogni altro recensore, tanto da coniarle il soprannome di Gordon! Risultato: ruvida fuori, morbida dentro!Insostituibile.
Infine un grazie speciale, enorme ed imparaggiabile ad Etienne...tu che mi hai sempre tenuta d'occhio, intuendo la mia pigrizia e il mio amore per il ruolo di lettrice, mi hai spronata ed incoraggiata, come nessuno mai!
Ti ripeto: sono contenta di averti rotto le scatole tanti mesi fa'...il resto lo sai!;) 
A presto! Elisa



 

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