The magic's alphabet

di Madeline_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #A come Astoria ***
Capitolo 2: *** #B come Bellatrix ***
Capitolo 3: *** #C come Cercatore ***
Capitolo 4: *** #D come Dursley ***
Capitolo 5: *** #E come Evans ***
Capitolo 6: *** #F come Fred & George ***
Capitolo 7: *** #G come Grindelwald ***
Capitolo 8: *** #H come Hagrid ***
Capitolo 9: *** #I come Ignotus ***
Capitolo 10: *** #J come Jordan ***



Capitolo 1
*** #A come Astoria ***


Loving you is not my plan

 

La brezza le accarezzava dolcemente i capelli mori, che illuminati dal sole, prendevano dei chiari riflessi ramati. Appoggiata al tronco della quercia, fissava con sguardo vacuo la superficie del Lago, leggermente increspata, mentre vagava con la mente alla scena che aveva appena visto nella sua sala Comune.

 

Il cibo è una delle cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi” ripeteva in un sussurro mentre scendeva le scale del dormitorio. “Insieme al tempo atmosferico, al..”. La voce le morì in gola. Davanti a lei, sdraiati sul divano verde della sala Comune, Draco e Pansy erano avvinghiati l'uno all'altra, come se fossero una sola persona. Tutti i Serpeverde sapevano dell tresca di Draco con la Parkinson, portata avanti solo per passatempo, e tutte le ragazze, Serpeverdi, Tassorosso, Corvonero e anche qualche Grifondoro, erano totalmente gelose di lei. Perfino Daphne, la sorella di Astoria, considerata dall'intera scuola una Veela sotto copertura, ambiva ad ottenere il giovane Malfoy, visto da tutti come un meraviglioso quanto sfuggente bocconcino.

Infatti, vedendo i due ragazzi avvinghiati, una parte del suo cervello si risvegliò, come percorsa da una scossa elettrica. Una vocina sadica si fece strada dentro di lei, apostrofando la ragazza con epiteti irripetibili e sussurrando parole d'odio puro.

In quel momento, il ragazzo aprì gli occhi, di un grigio argenteo, e si scansò dalla ragazza, fissando gli occhi azzurri di Astoria con insolenza.

In quel momento, la vocina dentro di lei si zittì, lasciando spazio a pensieri idilliaci e sconnessi.

In quel momento, Astoria Greengrass capì di essersi innamorata di Draco Malfoy.

 

Una risata particolarmente acuta la distrasse dai suoi pensieri, facendole scuotere la testa con decisione.

Dietro di lei, Draco Malfoy, con Pansy Parkinson avvinghiata alla sua vita, la fissava imperscrutabile, conscio del fatto che quella ragazza sarebbe diventata presto sua moglie, che lo avrebbe reso un uomo a tutti gli effetti.

Che avrebbe creato la sua dinastia Purosangue, sotto decisione dei suoi genitori.

Che avrebbe dovuto sposarla, pur sapendo a malapena il suo nome.

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Capitolo 2
*** #B come Bellatrix ***


Dangerous love

 

Il sole splendeva alto sul cortile, illuminando il Lago di dolci riflessi. Sotto una grossa quercia, un gruppetto di Serpeverde parlottavano piano, impegnati in una discussione visibilmente complessa.

 

Allora, siamo tutti d'accordo con Avery? Certo, lo scherzo al nostro caro babbanofilo Weasley sarà complicato, ma sono sicura che il Signore Oscuro apprezzerà. Questa gente non merita di poter convivere con noi, lurida indegna feccia Mezzosan...”

Insomma Bellatrix, smettila con questa storia!” la interruppe un ragazzo piccolo, dai lunghi capelli neri unticci.

Oh scusami Piton, ho forse distratto i tuoi pensieri dalla sporca Mezzosangue?” chiese con scherno la ragazza. I suoi occhi dalle palpebre pesanti si fissarono sul ragazzo, che chinò il capo remissivo.

Credo proprio che la prossima vittima sarà lei, quella rossa Sangue Sporco mi è sempre stata antipatica..” concluse la ragazza con voce infantile.

Il ragazzo si alzò, impugnando la bacchetta contro Bellatrix, che lo guardò con espressione disgustata.

Mi chiedo come tu possa vivere con te stesso, Severus. Cerchi di stare dalla nostra parte ma pensi solo alla Sangue Sporco, torturi gli altri Mezzosangue e cerchi di farti notare da quella. La tua doppia faccia mi disgusta, come puoi essere in pace con te stesso?” chiese con scherno la ragazza, prendendosi gioco del Mangiamorte.

Piton la squadrò, le mani tremanti, gli occhi chiusi e il respiro affannato.

Io vivo in pace con me stesso perchè so che non sarò solo, so che se dovessi morire oggi stesso, o anche in questo momento, qualcuno piangerà per me. Io vivo perchè so che per qualcuno sono importante, vivo perchè so di essere qualcuno. Ma tu, Bellatrix, perchè vivi? Cerchi di renderti importante agli occhi del Signore Oscuro, torturi persone innocenti, sei disposta a uccidere pur di ottenere ciò che vuoi. Prima di criticare me, pensa a quello che sei tu. Pensa a quello che sarai..”

Così dicendo, una lacrima gli scese sul viso, invisibile e argentata, lasciando una scia leggera sulla guancia. Gli altri Mangiamorte fissavano sconcertati il diverbio, consapevoli dell'audacia di Severus nel dire quelle parole alla ragazza.

Un lampo rosso, il ragazzo cadde a terra Schiantato. Bellatrix si chinò, avvicinando la bocca al suo orecchio.

Io vivo per te, Severus”

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Capitolo 3
*** #C come Cercatore ***


Brother's love never dies

 

 

 

Il vento ti soffia tra i capelli, scompigliandoti dolcemente la chioma nera pece. I tuoi tristi occhi azzurri cercano attentamente il bagliore dorato che ti porterà alla vittoria. Il sole ti illumina costantemente il viso, costringendoti a schermarti gli occhi.

È l'ultima partita della stagione, la squadra dei Tassorosso gioca con una determinazione quasi maniacale, lottando per conquistare l'agognata coppa dorata. Un raggio di sole, quasi accecante, ti colpisce il volto, facendoti strizzare gli occhi.

 

In quel momento, un bolide, sfuggito al controllo del battitore, ti colpisce al petto, mozzandoti il respiro. Le mani perdono aderenza, fino a che il manico non ti sfugge dalla presa.

 

Le urla del pubblico ti giungono smorzate, coperte dall'ululato del vento che soffia tutt'intorno.

L'impatto a terra è devastante, senti le ossa distruggersi come un castello di carte in mezzo a una tempesta.

 

I pensieri spariscono in un grande buco nero, che risucchia con se le urla atterrite del pubblico e il dolore che con violenza inaudita si stava impossessando di te.

Vaghi nell'oblio, le sensazioni e i pensieri razionali sono stati relegati in un angolo del tuo cervello, senza possibilità di mostrarsi, imprigionati in quel buio senza fine.

Il silenzio ti avvogle, ovattato e leggero come l'aria.

 

Poi, una voce penetra prepotentemente nel tuo buio, dandoti una scarica di adrenalina che ti risveglia da quella catalessi. Dice solo quattro parole, ma senti il loro eco rimbombarti nella testa, risvegliando i pensieri assopiti.

Ti prego Lus¹, risvegliati...”

 

Riconosci quella voce in un istante, potresti descriverne ogni singola inflessione, ogni minima sfumatura.

Tuo fratello, dopo averti odiato, ripudiato, maledetto, insultato, ti sta dicendo quelle parole, con gli occhi azzurri così simili ai tuoi velati dalla preoccupazione.

 

E in quel momento, capisci quanto in realtà siete simili.

Capisci che il vostro cognome vi ha separato, ma il vostro amore vi terrà uniti per sempre.

Capisci tutto ciò che vostra madre vi ha tenuto nascosto, che non vi ha mai rivelato.

 

E, beandosi del suono della sua voce, un pensiero viene a crearsi, infrangendo le barriere impenetrabili del buio.

Fratello, ti vorrò per sempre bene...”

 

 

 

¹: Soprannome inventato di Regulus, legato sia alle lettere finali del suo nome sia al fatto che “Lus” ha la stessa pronuncia di “luz” (luce in spagnolo) e mi è sembrato abbastanza appropriato.

 

 

 

 

___Angolo autrice___

 

 

*Lumos*

Buonasera a todos!

Ho riscritto questo capitolo, anche se ancora non mi convince.

Ma, come sempre, mi affido alla vostra implacabile critica

Grazie a tutti i lettori, silenziosi e non.

E grazie anche a tutti gli altri, coloro che hanno messo la storia nelle ricordate, preferite e seguite.

Un bacio,

Mad

 

 

*Nox*

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Capitolo 4
*** #D come Dursley ***


Il bimbo nella cesta

 

I vicini odiavano quel cane. Era scorbutico, abbaiava sempre senza motivo. Sporcava, era stupido e in più apparteneva a quegli antipatici dei Dursley. Tutti sapevano che era stato comprato in seguito a un capriccio interminabile del “piccolo” della famiglia, Dudley. Aveva solo due anni, ma in casa quello che comandava era lui. Era amato e coccolato, e quando il suo più grande desiderio fu quello di avere un cane, i suoi cari genitori corsero subito a prendere un labrador color oro, grande e sbavoso. Tutti sapevano che ogni desiderio di Dudley era un ordine. Ma nessuno sapeva perchè il cane sopracitato, chiamato dal bambino Martin, aveva passato tutta la notte ad abbaiare e raspare contro la porta.

 

***

 

 

Quel maledetto cane sbavoso, non ha smesso di abbaiare un solo secondo questa notte!”. Pensava la donna dal viso cavallino mentre scendeva le scale per preparare la colazione alla famiglia. Si affaccendò ai fornelli, pensando al figlio e a quanto gli voleva bene. La sera prima era tornato a casa con centinaia di caramelle, essendo Halloween. “Anche i vicini vogliono bene a Didino Piccino,” pensava la donna “se no non gli avrebbero dato tutte quelle caramelle!”. Dispose la colazione sul tavolo, premurandosi che tutto fosse in ordine e pulito, e poi decise di andare a fare la spesa. Uscì dalla cucina, prese il cappotto e guardò il cane. Era sdraiato davanti alla porta, annusando con frenesia il legno che la componeva. Guaiva e grattava, sembrava impazzito. Petunia lo guardò con disgusto, gli diede un piccolo calcio e lo fece spostare dall'ingresso. Uscì, una ventata di aria fredda le spazzò il viso, e un vagito proveniente dal suolo la fece saltare dalla paura. Chinò lo sguardo, spaventata, e vide un bambino dagli occhi verdi che lo fissava da dentro una piccola cesta. Rimase senza parole. Gli occhi che la fissavano erano gli stessi della sorella.

Il bimbo tese le manine verso il viso cavallino della donna, sorridendo felice. Non aveva paura, non era triste o piangente. Aveva perso la sua famiglia, ma lui ancora non lo sapeva. La donna si chinò e prese in braccio il bambino, facendo scivolare a terra una lettera chiusa da un sigllo verde. La prese in mano, strinse il bambino, raccolse la cesta e rientrò velocemente in casa. Non voleva che i vicini sapessero che accoglieva i trovatelli in casa sua. Ma quel timbro verde aveva acceso una scintilla nella sua mente. Un ricordo, vivido e chiaro, gli apparve davanti agli occhi.

 

Il gufo planò dolcemente sul suo letto, facendola urlare di paura. Odiava quegli animali. Odiava tutti gli animali. Odiava anche sua sorella, la brillante Lily Evans. La odiava per la sua bellezza, impossibile da comparare. La odiava per i suoi voti a scuola, sempre ottimi e soddisfacenti. La odiava perchè era una strega, la odiava perchè faceva magie, la odiava perchè lei poteva studiare ad Hogwarts, mentre lei andava in una stupida scuola di campagna. Per questo aveva deciso di scrivere al preside di Hogwarts. Aveva preso il gufo della sorella e aveva chiesto al preside se poteva frequentare anche lei la scuola di magia. Lo aveva supplicato, implorato. Strappò la pergamena che il gufo teneva tra gli artigli, scollò con dolcezza il sigillo verde che la chiudeva, la stese e lesse con avidità. Terminata la lettura, lacrime amare solcarono il suo viso. Prese il foglio e lo lanciò via con odio. Era stata rifiutata. Non aveva doti magiche, non poteva andare nella scuola della sorella. Pianse lacrime di odio, pensando alla sorella e alla sua magia. Da quel momento in poi non le avrebbe più parlato. La odiava terribilmente, e così sarebbe stato per sempre.

 

Appoggiò la cesta con il bambino sul divano del salotto, si stese sulla poltrona e scollò il sigillo della lettera. Si sentiva come quando aveva 12 anni e aveva fatto gli stessi gesti, sotto gli occhi attenti di un gufo postino. Stese la lettera e la lesse, curiosa ed impaziente.

Cara Petunia Evans,

Sono Albus Silente, il preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Le scrivo questa lettera per avvisarla di un fatto accaduto alla sua famiglia la notte del 31 ottobre. Sua sorella è morta, assassinata dalla magia di un mago Oscuro, pericoloso e mortale, Lord Voldemort. Suo marito, James Potter, è morto nel tentativo di salvare la vita alla moglie e al figlio. Il bambino che ha trovato davanti alla sua porta è il loro figlio, Harry Potter. Vede la cicatrice a forma di saetta sulla testa del bambino? È il segno della Maledizione che l'ha colpito, lasciandolo però vivo. Sua sorella ha donato il suo amore e la sua vita al figlio e, secondo le regole magiche più antiche, facendo così ha garantito al bambino una vita sicura e priva di pericoli, ma ad una condizione. Il piccolo deve essere accolto dal sangue del suo sangue e deve sempre poter dire di avere una casa. Finchè voi gli garantite una casa e lo tenete in vita, la protezione della madre scorrerà nel suo sangue. Spero che non ignorerete la mia richiesta, avete davanti a voi l'orfano più ricercato e voluto del mondo magico. Grazie per l'aiuto.

 

Albus Percival Wulfric Brian Silente

 

Ps: Se vuole chiedermi qualcosa, sa dove scrivere.

 

Appoggiò la lettera sul tavolo, accanto alla cesta. Fu una fortuna che era seduta, perchè si sentì svenire. Sua sorella era morta, il suo genero era morto, suo nipote era in pericolo di vita, e lei doveva accettarlo, volente o nolente. I passi pesanti del marito che scendeva dalle scale la distrassero dai suoi pensieri. Alzò la testa di scatto, rivelando le lacrime che le solcavano il viso. Il marito la guardò con apprensione e le corse accanto. “Petu, che ti succede? Che cos'è quella cesta? Chi è quel bambino?” domandò, il tono della voce che si alzava ad ogni domanda. Petunia si alzò, si mise davanti al marito, guardandolo fisso negli occhi. “Questo bambino è nostro nipote. È orfano, e lo dobbiamo allevare noi. Se non lo facciamo, morirà”. Petunia fissò gli occhi verdi del piccolo, che intanto succhiava allegro un lembo della coperta che lo avvolgeva. Più guardava gli occhi del bambino, più la sua odiata sorella faceva irruzione nei suoi pensieri. Pensava a lei, ai loro maledetti genitori che avevano sempre rifiutato la non-maga della famiglia, o come la chiamavano loro, la Babbana. Pensava a tutte le lettere che la sorella le aveva inviato, implorando il suo perdono. Fondamentalmente, Petunia voleva bene a Lily, era sua sorella, sangue del sangue.

Fondamentalmente, voleva bene anche al bimbo che aveva davanti, era suo nipote, sangue del sangue.

 

Ma Petunia non era capace di provare simili sentimenti. Petunia odiava tutti, tutti odiavano Petunia.

Era solo una stupida Babbana, eclissata dalla sorella, strega brillante.

Era solo una moglie impicciona, che viziava il figlio in maniera sproposiata.

Era solo una donna triste e sola, che rifiutava ogni cosa estranea al suo mondo.

 

Era solo una figlia unica. E su questo, non aveva nulla da ridire.

 

 

 

____Angolo autrice____

 

E anche questa storia è giunta al termine! Ha richiesto veramente tanti sforzi, ma spero che soddisfi i vostri occhi.

 

Ora vi farò una richiesta, piccina piccina...vi andrebbe di recensire? Vorrei sapere le vostre opinioni, mi farà felice anche un “Mi fai schifo, scusa” o un “Piantala di scrivere, danneggi i miei occhi”

Lasciatemi i vostri pareri, ditemi quello che pensate!

 

Dopo questo piccolo sclero, passiamo ai ringraziamenti.

 

Grazie a:

Alice_G96, i tuoi complimenti sono davvero confortanti :)

Aylas, sono davvero felice di essere tra le tue storie ricordate!

FelicisPixie e ginny66, vi ringrazio che mi seguite!

 

Detto questo, alla prossima!

Cheers :)

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Capitolo 5
*** #E come Evans ***


La primula invernale

 

La pioggia scrosciava abbondante sulla casetta, le gocce cadevano sul tetto, si attaccavano alle finestre, allagavano il giardino. Era la sera di Halloween, lei era seduta alla finestra e fissava i bambini che correvano sotto la pioggia, i sacchetti pieni di caramelle stretti tra le loro braccia. La sua guancia era appoggiata al freddo vetro, cercando di trarre conforto dal fresco e dal ticchettio della pioggia. I suoi occhi, due smeraldi di un verde puro, erano lucidi, colmi di lacrime. La risata infantile di suo figlio le giungeva attutita, la voce del marito urlava il suo nome dalla stanza accanto. Ma lei non voleva andare da loro.

Era il 31 ottobre. Era il compleanno di sua sorella.

 

Una bambina dai capelli rossi correva su prato, i piedi nudi bagnati e sporchi d'erba. “Lilian, aspettami!” urlò la bimba dietro di lei. Aveva una voce acuta, innaturale per la sua età. I suoi capelli erano neri, legati in uno chignon severo. I suoi occhi marroni lacrimavano per il vento. La rossa si fermò, girandosi verso la sorella. “Tunia, devi essere più veloce! Il tuo regalo ti sta aspettando!” disse con voce entusiasta. “Guarda come ti sei sporcata, mamma sarà arrabbiatissima!”. La sua voce era severa, il suo atteggiamento anche. Era la sorella maggiore, e doveva far valere la sua autorità. La sorellina rise, una risata cristallina, che veniva dal cuore. “Mamma non dirà niente, so già come pulire i miei vestiti” disse ammiccando. Riprese a correre, sua sorella alle calcagna.

Giunsero senza fiato in una radura assolata. Gli alberi erano spogli, l'erba seccata e il silenzio premeva sulle orecchie. Lilian si girò, guardò la sorella e sorrise. “Buon compleanno, Tunia”.

L'erba prese un colorito verde smeraldo, dagli alberi spuntarono centinaia di boccioli, i cespugli si popolarono di fiori giallo pallido. Migliaia di primule, simbolo di infanzia comparvero dal nulla. Il canto degli uccellini si diffuse nella radura, dolce e allegro. “Allora, ti piace? Le primule sono i tuoi fiori preferiti, ma questo non è il loro periodo. Però io le ho fatte sbocciare lo stesso!”. La voce della rossa era entusiasta, l'allegria le usciva da tutti i pori. Petunia la guardò con un sguardo di fuoco. “Mamma aveva detto che non devi fare le cose strane, invece ne hai appena fatta una!”. Strappò un fiore dal terreno, lo spezzò con odio e lo scgliò a terra. “Glielo dirò, così non farai più queste cose. Ti odio!”. La bambina corse via, lasciando la rossa in mezzo alla radura, che era tornata silenziosa e spoglia come prima. Si accasciò a terra, distrutta dal dolore. I suoi occhi erano lucidi, il dolore per le parole della sorella stava prendendo possesso del suo cuore. Le aveva fatto un regalo stupendo, ma aveva ricevuto solo parole d'odio. Si accoccolò a terra, ranicchiandosi su se stessa e pianse. Goccioline di pioggia le bagnavano i vestiti, rendendola intirizzita dal freddo. Ma lei neanche lo sentiva. La sorella la odiava. Non le importava più di niente.

 

Lily aprì gli occhi, offuscati dalle lacrime. Il suo sguardo si soffermò su un piccolo fiore giallo che stava spuntando nel suo giardino. Era solo un bocciolo, ma sapeva che fiore era.

Come ogni 31 ottobre, una piccola primula color giallo chiaro stava spuntando nel suo giardino. Lily sorrise, un sorriso amaro.

Auguri Tunia” sussurrò dolcemente al vetro freddo.

 

Centinaia di chilometri più in là, una donna dal volto cavallino e i capelli neri raccolti in uno chignon stava festeggiando. Si avvicinò alla finestra, guardò il giardino curato e vide una piccola primula che stava sbocciando, nascosta sotto un pino. Sorrise, un sorriso malinconico.

Grazie Lils” sussurrò, gli occhi che le si riempirono di lacrime.

In fin dei conti, Lily era sua sorella, e anche se non glielo aveva mai detto, le voleva bene.

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Capitolo 6
*** #F come Fred & George ***


Le due anime

 

Era un pomeriggio estivo, la calura si faceva sentire lì alla Tana. Nonostante gli innumerevoli incatesimi del signor Weasley per abbassare il caldo, l'aria era umida e il calore si appiccicava ai corpi. Erano tutti in casa, i bambini giocavano e gli adulti chiaccheravano. Ma nel cortile, due bambini identici correvano a perdifiato dietro agli gnomi, facevano scherzi alle galline, correvano, giocavano, urlavano. I loro volti erano rossi come i capelli, i loro corpi sporchi di terra, le loro ginocchia graffiate.

 

Ehi Freddie, vieni a vedere che cosa ho trovato!”. Il gemello chiamato corse subito dall'altro, curioso per la sua scoperta. George si scostò un po' per permettere al fratello di vedere ciò che aveva trovato. Un piccolo gnomo giaceva per terra, litigando con un verme che non ne voleva sapere di uscire dalla sua tana. “È divertentissimo, non trovi?”. Un bambino dai rossi capelli ricci e con un paio di occhiali inforcati mise la testa fuori dalla finestra. “La volete smettere di urlare? Sto cercando di leggere!”. Il suo urlo acuto fece ridere ancora di più i due gemelli, che si sdraiarono a terra tenendosi la pancia. Il sole illuminava i loro volti sorridenti, le loro lentiggini brillavano sul loro viso pallido.

 

Georgie, ma ti sei mai accorto che siamo uguali?” chiese uno con voce allegra. “Mamma non capisce mai come mi chiamo!”. La sua voce divertita all'improvviso si fece seria. “Secondo te, noi due siamo la stessa persona?”. L'altro alzò un po' la testa, fissando con i vivaci occhi azzurri il volto del gemello. “Secondo me, io non posso esistere senza di te, e anche tu non puoi. Siamo un'anima in due corpi.” Gli occhi di Fred si illuminarono, pieni di gioia. “Quindi dovremo vivere sempre insieme? Non ci dovremo mai lasciare?” George sorrise con dolcezza “Mai. Staremo sempre insieme, e faremo impazzire tutti con i nostri scherzi!”

 

Si alzarono, avviandosi verso un albero. Il sole giocava con i loro capelli, creando riflessi castani. Fred raccolse un sasso appuntito da terra e si avvicinò alla corteccia dell'albero. Ai suoi piedi, c'era un piccolo cespuglio dai fiori rosa, rossi e gialli. “Mamma ha detto che questo è un cespuglio di cosmea” disse Fred con voce calma “i suoi fiori significano -gioia di vivere e di amare-. Mamma dice che li ha piantati per noi” Un sorriso dolce si aprì sul volto di entrambi. “E questi” Fred indicò dei piccoli fiori blu-violetti che emanavano un profumo intenso “sono flox. Sai che significato hanno?”. La voce di Fred aveva ipnotizzato il fratello, che scosse con forza le testa alla domanda del gemello. “Vogliono dire -le nostre anime sono unite-. Mamma ha piantato anche questo per noi.” George si chinò, prese un fiore e se lo mise dietro un orecchio. Il colore blu- violetto risaltava in mezzo alla massa di capelli arancio. Alzò lo sguard verso il fratello che stava incidendo la corteccia dell'albero. Quando si scostò, George quasi si commosse. Sul tronco era comparsa una frase:

-Gred e Forge-

Insieme per l'eternità

 

Un ragazzo dai capelli rossi era appoggiato ad un albero. I suoi occhi azzurri erano colmi di lacrime, le sue guance rigate dalla tristezza. Le sue dita seguivano il contorno di una frase, incisa sul legno tanto tempo prima. “MI HAI MENTITO, FRED!” Il suo urlo eccheggiò per tutto il giardino, rimbombando nella sua testa. “Dove sei Freddie? Avevi detto che saremo stati sempre insieme...”Il suo sussurro era colmo di disperazione, il suo corpo scosso dai singhiozzi. Si accasciò a terra, immergendo il volto in un piccolo mazzo di fiori dal colore blu-violetto.

Non erano più Fred e George, Gred e Forge.

Non erano più un'anima divisa in due corpi.

Ora, era soltanto un pezzo d'anima che si attaccava prepotentemente ad ogni ricordo che trovava.

Ora, era solanto George. O meglio, il corpo era di George, ma la sua anima non c'era più.

Era volata in cielo, insieme a quella del fratello.

 

E lì sarebbe rimasta, unita per l'eternità.

 

 

 

___Angolo autrice___

 

Ok, chiedo perdono per la lunga attesa, ma questo capitolo è stato piuttosto difficile. E poi la scuola mi occupa tantissimo tempo -.-

Comunque, questo capitolo mi piace particolarmente, forse perchè ADORO Fred e George <3

 

Un ringraziamento a chi recensisce, a chi mi ha messo nelle preferite, ricordate o seguite.

Grazie anche a chi legge questa roba, avete tutto il mio amore <3

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Capitolo 7
*** #G come Grindelwald ***


Before the fight

 

Gellert Grindlewald, il mago Oscuro più pericoloso di tutti i tempi?

 

La “Gazzetta del Profeta” era aperta sul letto, Albus la leggeva con avidità. I suoi capelli mori erano legati in una piccola coda, I suoi vividi occhi azzurri correvano sulle parole dell'articolo con interesse. Dal giornale, la foto di un giovane ragazzo lo guardava con scherno. Aveva un volto angelico, incorniciato da una massa di capelli biondi, scompigliati da un vento invisibile. I suoi occhi azzurri erano penetranti, fissi sul viso del giovane Silente. Albus finì di leggere l'articolo e, scosso da un moto di rabbia, strappò il giornale.

 

Aveva evitato quel viso da angelo per anni, ricordava con chiarezza cos'ea successo l'ultima volta che lo aveva visto. Sua sorella era morta, vittima innocente della furia del biondo. Lo aveva dimenticato, ma ora sapeva che avrebbe dovuto rincontrarlo. La cosa, fondamentalmente, non li dispiaceva.

 

Doveva sfidarlo, per il bene di tutti I maghi del mondo.

Doveva batterlo, per il bene comune.

 

 

 

___Angolo autrice___

 

Chiedo scusa per la “cortezza” di questo capitolo, ma il tema che ho scelto è parecchio difficile...

Beh, spero che vi piacerà *guarda tutti con gli occhioni dolci, implorando le loro recensioni*

Se vi piace, ditemelo

Se non vi piace, ditemelo.

Aspetto i vostri pareri.

Grazie a tutti per le recensioni, per le seguite, ricordate o preferite.

Sappiate che il mio cuore vi ringrazia dal profondo <3

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Capitolo 8
*** #H come Hagrid ***


Hogwarts will alwas help you

 

 

Il vento gli sferzava con forza la testa irsuta, scompigliando ulteriormente la massa incolta di capelli che gli ricoprivano la testa. Le sue guance erano bagnate da lacrime di dolore. Era stato deciso. Doveva lasciare Hogwarts.

 

La sua sagoma si stagliava nitidamente sul panorama. Si ergeva in tutta la sua altezza, nonstante fosse seduto sulla riva del Lago. I suoi enormi piedi galleggiavano nell'acqua, illuminata dal sole estivo di quei giorni. La sua bacchetta, spezzata in due, giaceva a terra, abbandonata sull'erba.

Aveva perso la sua famiglia. Aveva perso il suo unico amico, Aragog. Aveva perso la sua bacchetta, e con quella la possibilità di essere un mago. Ed ora, aveva perso anche l'unico posto dove si sentiva a casa. Era stato espulso, solo per colpa di quel Riddle. Non riusciva a pensare a nient'altro, la sua mente era un turbinio confuso di immagini e suoni.

 

Rubeus girò silenziosamente l'angolo. Era a centinaia di metri sotto terra, in uno degli innumerevoli sentieri dei sotteranei che solo lui aveva scoperto.

Lumos”

La luce fioca della bacchetta illuminò la strada davanti a lui. Uno scatolone giaceva abbandonato vicino a una porta, che si agitava, mossa dall'interno.

Tranquillo, Agg. Sono io.” bisbigliò il ragazzo con voce tremante. A quelle parole, la porta si fermò. Hagrid la aprì e la luce della bacchetta illuminò un ragno gigantesco. Era nero e peloso, gli occhi illuminati dalla luce che brillavano al buio, le chele affilate che schioccavano affamate.

Agg, devo dirti una brutta notizia. Girano voci strane su di te. Dicono che ci hai ucciso tante persone. Ma però io lo so che non è vero. Tu non potresti mai uccidere la gente, tu non sei cattivo. Ma loro ti vogliono uccidere.”Mentre parlava, grosse lacrime rigavano le sue guance, e la voce gli tremava incontrollabilemente. Afferrò la scatola e la tese davanti alle zampe del ragno.

Dai...ci tocca andare via di qui...andiamo, su...nella scatola”

La sua voce era ridotta ad un bisbiglio, la bacchetta abbandonata a terra lanciava strani bagliori intorno. Mentre il ragno allungava le sue zampe verso lo scatolone, un ragazzo comparve alle spalle di Hagrid. Era alto, il distintivo da Prefetto gli brillava sul petto, gli occhi marroni erano illuminati da una gioia febbrile. Parlò, la sua voce era controllata e secca “'sera, Rubeus”. Hagrid sobbalzò al suono della voce e, sbattendosi dietro la porta, afferrò la bacchetta. Avrebbe difeso Aragog con tutte le sue forze. In fin dei conti, era il suo unico amico.

 

Un raggio di sole gli illuminò una guancia, bagnata dalle lacrime. Si asciugò il viso con una manona, pensando alla sua Acromantula, persa chissà dove nei dintorni del castello. Una mano gli si appoggiò sulla spalla, costringendolo a girarsi. Un mago dagli occhi azzurri lo guardava con intensità. I suoi lunghi capelli castani, illuminati dal sole, prendevano centinaia di tonalità, così come la sua barba fluente. “Vieni Rubeus, non dovrai lasciare il castello. Non ora, almeno. Il preside Dippet vuole vederti, sembra che non crede alla versione del giovane Riddle”. La sua voce era calma e misurata, incuteva fiducia e autorità allo stesso tempo. Rubeus si alzò, vacillando sulle gambe. Raccolse le due metà della bacchetta, le infilò in tasca e si avviò verso il castello, affiancato dal professore. “Il signor Kettleburn dice sempre che hai molto talento con le creature magiche. Sono sicuro che un posto per te lo troveremo. In fin dei conti, se chiedi aiuto ad Hogwarts, troverai qualcuno disposto a darti una mano. Sempre.”

Il sole calava sul castello, illuminando i due uomini che varcavano l'entrata. Rubeus sorrise dolcemente. Non era la fine della sua vita ad Hogwarts, non ancora. L'unico posto che poteva chiamare “casa”, aveva ancora una stanza con il suo nome. Da quel giorno, una piccola capanna ai margini della foresta proibita sarebbe diventata la sua nuova casa.

 

___Angolo autrice___

 

*Lumos*

 

Buon pomeriggio a tutti, ai lettori nuovi e a quelli vecchi!

La scuola mi sta sommergendo di compiti, verifiche e interrogazioni, ma come vedete io un po' di tempo per voi lo trovo sempre ♥

Detto questo, aspetto le vostre recensioni :)

Un bacio,

Madda

 

*Nox*

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Capitolo 9
*** #I come Ignotus ***


Questo capitolo è per AliceG_96, la mia Musa, la mia piccola Ariel. Quella che mi tira fuori un sorriso anche quando il mondo mi crolla addosso. Grazie, stella

Your blood is Mud, my heart is Pure

 

 

I fumi acri delle pozioni saturavano l'aria del laboratorio, rendendola inespirabile. Un ragazzo, con la testa circondata da una bolla, lavorava, la testa affondata in un calderone di rame. I suoi capelli corvini erano ribelli, ritti in piedi sulla testa del giovane. I suoi occhi erano stanchi, ma brillavano in maniera inconsueta, come due stelle nel cielo notturno. Traeva conforto dai fumi delle pozioni, dalle scottature degli incantesimi, dalle esplosioni dei calderoni. Era giovane, ma tutta la sua vita si racchiudeva in quella stanza.

 

Un ragazzo alto, dai capelli biondo pallido lo fissava, gli occhi grigi carichi di disprezzo. “Tu adesso mi farai la bacchetta che ti ho chiesto. ORA.”. Lui giaceva a terra, sovrastato dalla figura del fratello, che lo stava calciando. Il suo naso sanguinava copiosamente, le membra gli facevano male per i calci del fratello, ma lui non si lamentò. Si ranicchiò su se stesso, attendendo la fine di quel supplizio. Conosceva suo fratello, sapeva della sua brama di gloria e d'immortalità. Era prepotente, crudele, sadico. I loro genitori non c'erano più, e il capo della famiglia era lui. La raffica di calci finì, così come era cominciata. Il ragazzo si alzò barcollando e fissò il fratello. “Si, Antioch. Ti farò la bacchetta”

 

Erano mesi che lavorava alla bacchetta del fratello. Le sue richieste erano semplici, ma chiare. Doveva inventare una bacchetta immortale, più potente di qualsiasi altra bacchetta al mondo. Una bacchetta degna di sconfiggere la morte. Aveva studiato centinaia di trattati sui legni delle bacchette, sulle loro proprietà, sui loro limiti. Alla fine, aveva trovato il legno perfetto: il sambuco.

 

Un fresco venticello estivo giocava con i suoi capelli corvini, scompigliandoli più del dovuto. L'erba fresca gli solleticava la schiena e la faccia, coperta di lividi neri. Aveva fatto di nuovo a botte col fratello, e il setto nasale grondante di sangue lo dimostrava. Si asciugò dal sangue con il dorso della mano, si alzò puntellandosi coi gomiti e si appoggiò al grosso albero di sambuco che gettava ombra su tutto il giardino. I fiori bianchi dell'albero ricoprivano il terreno, tanto che sembrava innevato. L'odore inebriante dei fiorellini era come un balsamo calmante per l'animo del giovane Peverell. “Sai che quello è un albero di sambuco? È il simbolo della compassione”. Cadmus era comparso alle spalle del fratello, che in tutta risposta fece un balzo spaventato. “Katrina dice che la compassione è un sentimento molto maligno. Se vuoi davvero fare del male a un tuo nemico, compatiscilo”. Ignotus, perplesso, guardò il fratello con uno sguardo confuso. “Katrina è la ragazza più bella del mondo. I suoi occhi brillano come il mare d'estate, i suoi capelli sono di seta color cioccolato” fu la risposta di Cadmus allo sguardo del fratello. “Lei è la perfezione scesa in terra, è un angelo venuto dal paradiso per salvarmi dal naufragio della mia vita.”Gli occhi del fratello brillavano emozionati, colmi d'amore vero.

 

 

La bacchetta giaceva completa tra le sue mani, inerme e delicata. Il legno di cui era costruita aveva innumerevoli venature, come le mani stanche che la stringevano. Dopo mesi di lavoro, la bacchetta invincibile era pronta. Ignotus si alzò e, girando su se stesso, raggiunse il fratello maggiore nel giardino della loro casa. Reverente, tese la bacchetta al ragazzo, che rispose con uno sprezzante “Ce n'è voluto di tempo”, strappando l'oggetto dalle mani del fratello. Al tocco del ragazzo, la punta della bacchetta spruzzò piccole scintille verdi e argento, segno che aveva trovato un padrone degno da servire. In quel momento, due figure umane si materializzarono al limitare del giardino. Una sagoma apperteneva chiaramente a Cadmus, l'altra era di una ragazza alta, bella come il sole. Cadmus parlò, la sua voce risultava emozionata e commossa. “Fratelli, questa è Katrina, la mia sposa”. Antioch la guardò con scettisismo, gli occhi stretti a scrutarla. “Tu. La sporca Mezzosangue che lavora al Serraglio Stregato” la sua voce era carica d'odio, la sua mente da Purosange era annebbiata dall'ira. “Mio fratello non sposerà una Mezzosangue. Non mischierà il suo sangue Puro con quello Sporco”. Un urlo invase il giardino, una luce verde illuminò il paesaggio. Katrina si accasciò a terra, senza vita. Cadmus, disperato, si inginocchiò accanto al corpo della fidanzata, così sconvolto da non riuscire neanche a piangere.

 

La Stecca della Morte aveva mietuto la sua prima vittima.

 

 

 

Ps:Katrina è, naturalmente, la ragazza che Cadmus resusciterà con la Pietra. Mi sembrava opportuno dirlo. Ah, è frutto della mia mente malsana, in realtà non so il nome della ragazza della Pietra :)

 

___Angolo autrice___

 

*Lumos*

 

Oddio, questo è VERAMENTE il capitolo più brutto che abbia mai scritto.

Cercate di capirmi, i personaggi sono davvero difficili, ho fatto del mio meglio. Vi prego, non uccidetemi! *occhioni dolci* :3

Un ringraziamento a tutti, a quelli che seguono, che recensiscono e che ricordano.

Un bacio immenso anche a quelli che mi hanno messa nelle preferite ♥

E poi, chiaramente, un ringraziamento speciale a AliceG_96, la mia piccola meraviglia ♥

Grazie a tutti, un bacio

Madda

 

*Nox*

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Capitolo 10
*** #J come Jordan ***


Start of something new

 

Seduto sul baule, Lee fissava spaventato il grosso treno rosso che fischiava sul binario. La lettera di ammissione era stretta nelle sue mani, così come il biglietto d'oro per “L'Espresso per Hogwarts”. La madre era già andata via, chiamata di urgenza dal suo capo per una “commissione estremamente importante”. Probabilmente, pensò Lee, doveva semplicemente andare a prendergli un caffè. Era solo, spaventato e senza una minima idea di quello che lo aspettava.

Si alzà sconsolato, tirandosi dietro il baule con malagrazia, e salì sul treno. Era ancora vuoto, tranne per uno scompartimento occupato da due gemelli.

I loro capelli erano rossi, le facce piene di lentiggini e i loro abiti erano sgualciti e rattoppati. Dovevano essere dei Weasley.

Entrò timidamente, e con voce amichevole chiese il permesso di stare con loro. In fondo, i loro sorrisi l'avevano conquistato.

Solo se mi dici qual'è il colmo per una stella cadente” rispose uno dei due.

Lee li fissò con incredulità, sbattendo gli occhi per la sorpresa. Come poteva sapere una cosa del genere?. I due ragazzi lo fissarono sorridenti, e scoppiarono a ridere senza ritegno.

Dovresti vedere la tua faccia!” Disse uno, tenendosi la pancia dal ridere. “Dai, siediti qui” concluse l'altro, indicando il sedile accanto al suo. “Allora, ci dici come ti chiami o dovremo conoscerti come -quellochenonsailcolmoperunastellacadente-?” chiese il ragazzo accanto a lui.

Leonard, ma chiamatemi Lee” rispose lui con timidezza. Ma in cuor suo, seppe di aver trovato i suoi primi due amici, che sorridenti lo fissavano, pronti a fargli compagnia nella nuova vita che stava per cominciare.

 

 

 

___Angolo autrice___

 

*Lumos*

Ooook, sono tornata dopo innumerevoli mesi di sparizione. Chiedo scusa a tutti voi!

Ora, parliamo del mio ritorno.

Bruttino come capitolo, ma non sono riuscita a scrivere di meglio.

Sono in un periodo davvero deprimente, avete presente quando scoprite di essere innamorate del vostro ex-migliore amico, che prima era innamorato di voi ma adesso non vi caga neanche più? No?

Avete ragione, queste cose possono succedere solo a me.

Vabbè. Grazie a tutti i lettori, silenziosi e non, grazie ai recensori, ai preferitori(?), ai seguitori(??), e ai ricordatori(???) ♥

Un bacio,

Mad

 

 

*Nox*

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