Io e le donne....... di danish (/viewuser.php?uid=85572)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** capitolo uno ***
io e le donna
L’universo
è la mia casa…la voce sommessa di questo mare infinito mi
invoca, e mi invita a vivere senza catene…la mia bandiera
è un simbolo di libertà……viaggio lungo la
rotta delle stelle…la gente mi chiama Capitan Harlock!
Bella eh?? Con questa frase
di solito riesco ad impressionare chiunque mi stia di fronte o
attraversi la mia strada. Ci ho messo mesi di studio, sangue e sudore
per inventarmela e devo dire che sono stato piuttosto bravino. Di
solito nell’udirla le persone provano un senso di invidia
pensando che viaggiare liberi attraverso l’universo sia la
cosa più esaltante che ci sia al mondo.
Forse se lo fai per scelta.
Ma se lo fai perché è l’unica via di salvezza allora diventa un ripiego.
E, finché sei solo, la cosa funziona.
Quando sei in due si
complica.
In tre si è già troppi.
Immaginatevi in
quarantuno più un gatto, un rapace ed un computer
animato……diventa caos allo stato puro.
Prima
di salpare per lo spazio conducevo una normale vita da ufficiale.
Eseguivo gli ordini e portavo eccellentemente a termine le
missioni che mi venivano affidate.
Avevo una fidanzata, o quasi. Nel senso che non era un vero e proprio legame esclusivo. Siccome sono belloccio, avevo alcune
fidanzate. Riuscivo a destreggiarmi abilmente ritagliando del tempo da
trascorrere con ognuna di loro e, devo ammetterlo, ero piuttosto in
gamba nell’arte amatoria. Eh si......!
Non
si direbbe a conoscermi ora. So che spesso mi definiscono impasibile e
freddo come il marmo, privo di emozioni e indifferente verso il
sesso femminile. Eppure vi assicuro che non è stato sempre
così, anzi, ero molto ricercato dalle donne ed io non mi facevo
certo pregare.
Anche ora sono ricercato…ma per motivi diversi.
In breve si era sparsa la voce
su queste mie qualità amatorie e le donne erano diventate una
vera ossessione. Nel senso che me le trovavo ovunque: infilate nel
bagagliaio dell’auto con cui rientravo a casa, appollaiate come
gufi sui rami della quercia del giardino di casa, nascoste dentro i
cassonetti della spazzatura pronte a saltarmi addosso…una cosa
insostenibile!!
E tutte volevano una sola cosa
da me: usarmi per soddisfare le loro voglie, i loro desideri carnali.
Ero arrivato al punto di dover mettere davanti alla porta della mia
abitazione un dispensatore di numeri, uno di quelli che di solito trovi
al bancone del supermercato. Numero quindici: avanti un’altra!
Cercai di prodigarmi per non offendere alcuna di loro ma, a lungo andare, credo di avere fatto "indigestione".
Ma il peggio è che poi pretendevano di fidanzarsi e accasarsi. Che??? Ah no, non se ne parla proprio!!
Fu così che, dopo che l'amico del piano di sotto
mi fece un lungo discorso, giunsi alla decisione che, per salvare
la pelle ed avere una tregua, avrei dovuto sparire dalla circolazione
per un po’.
L’occasione mi fu servita su un vassoio d’argento: era
già da qualche tempo che le idee del governo terrestre facevano
a pugni con i miei ideali più profondi, quando conobbi per caso uno
strano tipo che la pensava esattamente come me e insieme decidemmo di
darci alla fuga su di una nave progettata e costruita da lui stesso:
l’Arcadia.
Venni definito dal
governo della Terra “traditore” , “criminale”,
“disertore”. Tutti termini che mi suonavano male.
Pazienza. Io però amavo
definirmi “pirata” e come tale mi vestivo e mi comportavo:
rubavo i carichi trasportati dalle navi cargo terrestri. Di solito
facevo razzia solo di cibo e medicinali.
La mia fama si sparse velocemente per tutto il sistema solare ed oltre,
finché accadde una disgrazia: il mio amico di scorribande
si ammalò e mi lasciò da solo. Passai mesi e mesi nello
sconforto assoluto ma lui non mi abbandonò totalmente, la sua
anima si incarnò nel computer della sua astronave.
Mi trovai ad un bivio: tornare sulla Terra, sperando che le donne si
fossero dimenticate della mia esistenza (o che mi temessero visto che
ero diventato un fuorilegge pericoloso ) oppure continuare a solcare lo
spazio.
1- Mimeh
Passai in prossimità di
un pianeta bellissimo, ricco di fiori dai colori magnifici e dalla
vegetazione rigogliosa. Forse era il posto ideale in cui scendere e
riflettere su ciò che avrei fatto del mio futuro. Atterrai con
la mia nave e me ne andai a zonzo per la foresta che si trovava a pochi
passi da me. Camminai a lungo senza una meta precisa, ammirando la
meraviglia di quel posto.
Ad un certo punto ebbi una necessità fisiologica e, dopo essermi
guardato rapidamente intorno, decisi che avrei potuto espletarla
lì, contro quella pianta gigantesca.
Ero giusto a metà
dell’opera quando sentii un fruscio provenire alle mie spalle. Mi
voltai di scatto e vidi una creatura angelica, dai lunghi capelli viola
e dagli occhi gialli e splendenti come l’oro, fissarmi
insistentemente.
Dopo un primo attimo, in cui rimasi a guardarla estasiato, mi accorsi con sgomento che non avevo ancora riposto il mezzo di espletamento e la creatura stava proprio guardando lì con curiosità, come se fosse la prima volta che ne vedesse uno.
Sorrisi imbarazzato e mi voltai per sistemarmi i pantaloni e presentarmi.
“io sono Mimeh” mi disse lei con voce melodiosa.
Notai improvvisamente che non aveva la bocca. Eppure era così
bella e delicata che alla mia mente riaffiorarono i trascorsi da
casanova ed istintivamente le feci la radiografia:
90-60-90. Niente male!!
La poverina era rimasta sola
perché il giardino fiorito in cui ci trovavamo era in
realtà un vero inferno di piante mostruose che avevano ucciso
tutte le creature di quel pianeta, tranne lei.
Potevo forse lasciarla lì senza offrirle sostegno? Nossignore!
La invitai a salire sulla mia nave e le offrii un posto in cui vivere.
Sembrava un angelo caduto dal cielo che con la sua arpa allietava le mie ore vuote a bordo dell’Arcadia.
Era davvero
instancabile, suonava per ore e ore…. e ore…. e
ore…. e ore…….e.....bastaaaaa!!!! Sempre la solita
nenia triste e malinconica!!!
Per la serie: datemi una spada che voglio fare harakiri!!! Invece di
tirarmi su il morale riusciva a farmelo andare sotto alla suola degli
stivali.
Ma era talmente gentile e delicata che per non offenderla pensai ad un
diversivo: cominciai a portarmi in cabina del vino con il quale mi
sarei stordito ed avrei sopportato la cantilena della sua arpa. A
volte finivo per addormentarmi come un sasso sulla scrivania. Ma
almeno ottenevo la pace : lei se ne andava soddisfatta senza sapere di
avermi rovinato l’udito anzi, sono sicuro che pensasse di aver
dato quiete alla mia anima.
Ci fu un periodo
durante il quale continuò ripetutamente ad offrirsi di
aggiustarmi l’orlo del mantello : ‘E’ tutto
frastagliato! Potresti inciampare e farti del male!’ e,
mentre lo diceva, tentava di strapparmelo di dosso tirando come una
forsennata. Mi stupii della forza che aveva mentre io tiravo
dall’altra parte, perché il mio mantello andava bene
com’era! Così lacero, mi dava un’aria
più da maledetto.
Ogni tanto capitava che ‘per caso’ entrasse nella mia
cabina nel momento stesso in cui io uscivo dalla doccia e, guarda la
combinazione, lei si era appena versata addosso del vino e doveva
assolutamente lavarsi o la sua candida pelle sarebbe rimasta macchiata
indelebilmente.
Cominciai a pensare che mi spiasse e….orrore!!!! Che ci stesse
provando……ma io non volevo ricadere nelle vecchie
abitudini, non avevo ancora smaltito la sbornia,
per così dire. Avevo bisogno di tempo, di molto tempo. E poi lei
era un’aliena e senza bocca….. Almeno, non ce
l’aveva sul viso….magari la teneva nascosta in qualche
anfratto del suo corpo…..ops…..ma che vado a pensare????
Sta di fatto che
io mi mostrai indifferente nei suoi confronti. Però ogni
tanto mi capitava , durante i miei pisolini sulla scrivania , di avere
delle visioni di lei che danzava nella mia cabina senza il solito abito
viola addosso, vestita solo di una corta sottoveste bianca e
trasparente e di un perizoma di pizzo sempre bianco. Mi svegliavo di
soprassalto, sudato come un animale e con la vista annebbiata.
Considerando che ho un solo occhio, forse tremavo anche per la paura di
perdere l’uso pure di quello. Mi guardavo intorno ma ero
solo…notai però che la porta della mia camera era rimasta
leggermente aperta…..mi rimase il dubbio che lei fosse stata
veramente lì a danzare e che appena io mi svegliai si fosse
dileguata nel corridoio.
2- Kei Yuki
Col passare del tempo raccattai
sulla mia nave altre persone bisognose e con loro formai una squadra
veramente affiatata. Attaccammo una nave per rifornirci di viveri
e per caso passai davanti ad una cella in cui erano tenuti i
prigionieri. Diedi un occhiata all’interno e vidi, accucciata a
terra con l’espressione impaurita, una biondina niente male.
Il casanova dentro di me riaffiorò immediatamente , pronto alla nuova radiografia: 92-60-92. Però!!
Mi guardava con i
suoi occhioni blu che mi imploravano : portami con te! Potevo
forse rifiutare? Nossignore! Le offrii di salire a bordo
dell’Arcadia.
Appena la vidi
meglio, notai che era poco più di una ragazzina. Mi
ringraziò di averla salvata e, mentre tornavamo con una
navicella all’Arcadia, mi stordì di parole, raccontandomi
tutto d’un fiato la storia della sua vita. Per fortuna di anni ne
aveva solo sedici, altrimenti mi avrebbe ucciso seduta stante!!!
Una volta giunti sulla nave le indicai la cabina che avrebbe potuto occupare.
Entrò e, pochi istanti dopo, un urlo disumano squarciò il
silenzio dell' Arcadia e mi procurò una lesione temporanea
ai timpani. ‘coooosa???
Io dovrei vivere qui??? In questa topaia??? Ma per chi mi hai presa?
Non sai chi sono io! Mio padre era un famoso scienziato!!!’
Gridò talmente tanto che fece scattare automaticamente l’allarme di sicurezza al massimo livello di guardia.
Persino Tochiro era andato in tilt a causa dei decibel troppo elevati
della voce di quella ragazza. Ma era così carina che le offrii
l’alloggio occupato normalmente da Yattaran il quale, dopo aver
pronunciato una sequenza irripetibile di epiteti contro di me, fece
buon viso a cattivo gioco. Non senza aver prima lasciato cadere
accidentalmente un modellino dell’Arcadia, in acciaio e piombo,
sul mio piede destro.....ahi!
Qualche ora dopo
tornai a farle visita per sapere se il nuovo alloggio fosse di suo
gradimento. Lei mi rispose che era ‘gradevole’ e mi
ringraziò per l’interessamento con uno splendido sorriso.
Mi parve che ammiccasse con gli occhi, quasi volesse ringraziarmi concretamente per averla salvata.
Feci un passo indietro e me ne andai a passo spedito. Pure lei ci stava
provando!! Dannazione, non che non mi piacesse ma era solo una ragazzina e per giunta minorenne!!
Non se ne parla proprio!!
Nei giorni
seguenti fu lei a farmi visita nella mia cabina ed ogni volta che vi
trovava anche Mimeh avevo come l’impressione che la incenerisse
con lo sguardo.
Ma, appena questa se ne andava, la sua espressione si
addolciva e, sedendosi sul bordo del mio letto, uno di quei giorni, mi
pregò di darle un ruolo a bordo dell’Arcadia.
Le offrii di aiutare la signora Masu in cucina, credendo di farle cosa
gradita. Per tutta risposta lei balzò in piedi e mi
guardò con gli occhi fuori dalle orbite e sbraitò :
‘Cooooosa???’ . Nuovamente scattò l’allarme
generale di massima allerta. La guardai angosciato. Che avevo detto di
male? Lei si avvicinò a denti stretti e mani sui fianchi con
sguardo fiammeggiante d’ira. ‘Voglio un ruolo
attivo!!’ continuò con voce roboante. Ok!Ok! ma datti una
calmata!!!
Decisi di essere accondiscendente e le assegnai il compito
di addetta alle comunicazioni. ‘NON CI SIAMO!!”
gridò nuovamente con tutto il fiato che aveva in gola. Poi
d’improvviso cambiò atteggiamento e si avvicinò con
espressione maliziosa, sedendosi sulle mie gambe. Ma che sta
facendo????
Mi passò l’indice sulla guancia sinistra e si
arrotolò una ciocca dei miei capelli tra le dita, sussurrandomi
sensualmente ad un orecchio : ‘voglio di
più……Capitaaaano!’ . Per un attimo rimasi
pietrificato….che voleva dire con quella frase?
Sentii il sudore
freddo scorrermi lungo la schiena. In quattro e quattr’otto
passai rapidamente in rassegna tutti i ruoli più prestigiosi e
velocemente risposi: ‘sarai il vicecomandante
dell’Arcadia!’. Mi guardò attonita, come se volesse
dirmi che non avevo capito un accidente di quello che voleva davvero.
Invece credo di aver capito benissimo e proprio per quello le offrii il
massimo incarico esistente, spiazzandola. Se ne andò dalla
mia cabina a testa bassa e con la coda tra le gambe, farfugliando uno
stentato ‘grazie’.
3-Masu
Finalmente ristabilito
l’ordine ci rimettemmo in marcia lungo il sistema solare. Sulla
Terra si verificarono strani fenomeni e improvvisamente vi piombò sopra un’enorme
palla da bowling chiamata Pennant. Nessuno sapeva cosa fosse, tranne il
Professor Daiba, prontamente assassinato da chi aveva lanciato
quell’affare: il popolo di Mazone. Portai in salvo il figlio del
professore, Tadashi Daiba e , con mio enorme sollievo, vidi che Kei
Yuki cominciava ad essere interessata a quel ragazzo.
Almeno una era
sistemata.
Quanto a Mimeh, per il momento la tattica del vino
funzionava ancora alla grande.
Io ero sempre ubriaco, ma almeno il mio
udito si salvava.
E proprio quando uno si sente
tranquillo e abbassa un attimo la guardia, accade qualcosa che non ti
aspetti.
La signora Masu mi chiamò attraverso l’interfono,
chiedendomi di raggiungerla in cucina per parlare di una questione
urgentissima. Pensai che avessimo finito le scorte alimentari. Mentre
percorrevo il corridoio che portava da lei, stavo già passando
in rassegna l’elenco delle navi da abbordare per procurarci del
cibo o almeno le materie prime con cui ottenerlo.
Entrai e la trovai
seduta su di uno sgabello, intenta a tagliare cipolle per la zuppa che
ci avrebbe servito a cena. Lei mi guardò con occhi lacrimanti e
si soffiò il naso nel grembiule.
Mi disse che voleva la mia
opinione in merito allo stato delle cucine dell’Arcadia.
Sbarrai
l’occhio non avendo compreso molto bene il significato della
domanda. Si lamentò dicendo che il forno non cuoceva abbastanza
in fretta, i frigoriferi erano troppo freddi, i pensili troppo alti per
lei, le pentole troppo consumate e che, in sostanza, non si sentiva mai
gratificata del suo lavoro.
La confortai dicendo che avrei
provveduto a cambiare il forno, regolare i frigoriferi, abbassare i
pensili, comprare (anzi: rubare) nuove pentole e soprattutto assicurai
che avrei assaggiato personalmente e per primo ogni singolo piatto che
lei avesse preparato.
Per tutti i teschi dell'Arcadia!!!! Non l'avessi mai fatto!! Non
l'avessi mai fatto!! Mi pentirò per tutto il resto della mia
vita di quello che le dissi.
Si sentì autorizzata a sperimentare nuovi piatti che mi sottoponeva aspettando con ansia il mio verdetto.
Assaggiavo ogni cosa esprimendo gioia, gaudio e tripudio con
espressioni facciali che nemmeno sapevo essere in grado di fare. Avrei
potuto comportarmi diversamente con lei a pochi centimetri di distanza che mi
guardava speranzosa.....tenendo saldamente due mannaie nelle mani????
Certo che no!
I suoi piatti avevano un effetto allucinogeno su di me che, dopo
essermi sottoposto alla tortura dell'assaggio, me ne andavo a gambe
levate nella mia cabina. Appena mi distendevo sul letto però
cominciavano le apparizioni: Yuki camminava a piedi scalzi sul
pavimento coperta solo da foglie di lattuga nelle parti essenziali e si
avvicinava a me ammiccando con gli occhi e sorridendomi sensualmente;
Mimeh suonava l'arpa , vestita di sole fette di pane bianco
e mi sussurrava : 'dammi il mantello, te lo aggiusto io! Poi ti sistemerò anche il resto!'....
Nooooo!!! Non è possibile!! Correvo in bagno e mi bagnavo il viso con l'acqua gelida e le allucinazioni se ne andavano.
Un giorno però Masu dovette cucinare qualcosa di veramente
terribile dato che, oltre a Yuki e a Mimeh, mi apparve un'altra donna.
Era tutta vestita di nero, fasciata in un abito scollato
vertiginosamente e in testa portava un diadema.
"Chi sei?" gridai in preda al panico.
Lei fece una risata satanica e farfugliò qualcosa del tipo : "Sono Raflesia, bocconcino, la regina dell'onnipotente Mazone!"
Scossi la testa pensando di non aver capito bene e balzai verso di lei.
Ma, come per magia, quella donna scomparve dalla mia cabina,
lasciandomi in preda ai sudori freddi......beh, forse era anche colpa
dei terribili dolori di pancia che mi stavano assalendo in quel
momento.....
Ci mancava anche questa!!! Non bastavano le tre donne della nave a
darmi il tormento....ora ce n'era una proveniente da Mazone!!! Ma dove
diavolo si trova questo Mazone poi...???
E pensare che mi ero imbarcato sull'Arcadia per non essere assillato dalle ammiratrici..........
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
2 donna
Le Mazoniane ci attaccarono per conquistare la Terra e stabilirsi sul mio pianeta.
Cooosa??? Una popolazione composta da sole donne??? Apparentemente
sembrava così anche se , col passare del tempo, scoprii che
c'erano anche degli uomini....già, ma che contavano zero.
NOOOOO!! Dovevo fare qualcosa e impedire che colonizzassero il mio
amato pianeta di idee prevalentemente maschiliste.
Cominciai ad oppormi ai loro piani, combattendole nello spazio e occasionalmente anche sulla Terra.
Capitò che intercettassimo uno strano segnale proveniente dal
fondo dell'oceano e decidemmo di andare a vedere di cosa si trattasse.
Ci inabissammo con l'Arcadia e giungemmo fino al fondale trovandoci di
fronte una piramide. Rimasi allibito e incredulo a quella visione.
Pensai che sarebbe stato il caso di introdurci all'interno a dare
un'occhiata. Magari avremmo potuto trovarvi oro e preziosi che in quel
momento ci sarebbero stati utili. Ultimamente avevamo poco tempo per
abbordare le navi cargo, essendo pressoché sempre impegnati a
tenere a bada quelle.
Con l'oro avremmo potuto comprare regolarmente tutto quello che ci serviva.
Tadashi ed io partimmo per quella missione e, dopo aver girovagato per
i labirinti della piramide, vedemmo una luce abbagliante provenire dal
fondo del corridoio. Raggiungemmo la stanza, convintissimi che vi
avremmo trovato un tesoro....
AAAAAAAARRGGHH! Vidi con sgomento che al centro della stanza vi era una
capsula di cristallo con all'interno un corpo di donna...nudo! La
guardai per un lungo istante mentre mentalmente ripetevo:
89-61-89.....ma l'improvviso grido di Tadashi mi salvò
dall'affiorante casanova. Voleva distruggere quella teca e tutto il suo
contenuto.
Ma sei pazzo???
Metti il caso che, appena rompi il coperchio,
quella lì non è morta ma solo ibernata, si sveglia e mi salta
addosso??? Nossignore!!! Mi inventai una frottola e lo convinsi a
desistere dal suo intento.
Tadashi ringhiò tra i denti e alla
fine lasciò perdere borbottando che ero troppo buono con il
nemico e che se fosse stato per lui avrebbe lanciato un bombone
distruggendo tutta la piramide.
Peggio fu quando, sempre insieme a Tadashi, mi trovai nella foresta
amazzonica circondato da orde di mazoniane verdi e nude come vermi che
volevano saltarci addosso. Per fortuna dall'Arcadia pensarono di creare
una nevicata artificiale sulla foresta, in modo da congelare le piante.
Appena in tempo!! Avevo già le mani di una infilate nella
schiena, quelle di un'altra aggrappate alla coscia destra......e quelle
di un'altra ancora che mi stavano pizzicando una chiappetta.....Avrei
potuto morire davvero di paura, quella volta.......(paura di ricadere nel vizio s'intende...!).
O quella volta in cui venni fatto prigioniero in un ghiacciaio da una
mazoniana color arcobaleno che pretendeva di avermi tutto per
sè, rinchiudendomi in una teca di ghiaccio!!! Inaudito!!
Fui felice, veramente felice, quando vidi arrivare Mimeh, trasfigurata
dalla gelosia, che ardeva come la lava di un vulcano e voleva
incenerire la rivale. Infatti fu proprio quello che fece: il suo corpo
emanò un'energia tale da polverizzare la poveretta. Peccato
che invece di liberarmi subito dalla trappola, rimase a
guardarmi imbambolata....anzi direi che i suoi occhi esprimevano
compiacimento ed una punta di sadismo nel tenermi lì al gelo!
Quasi volesse punirmi
perché l'arcobaleno si era innamorato di me!!!
Ma la carta migliore Raflesia la giocò tempo dopo. Introdusse un
suo agente speciale sull'Arcadia, spacciandola per la segretaria del
ministro Kirita. Sembrava una donna seria, composta ed elegante. Mi
illusi che non avrei avuto niente da temere nei suoi confronti e
che.......ebbene si, che mi sarebbe piaciuto conoscerla meglio. Forse cominciavo a
guarire dalla mia fobìa per il sesso femminile.
Eppure Mimeh continuava a tormentarmi dicendo che sbagliavo a lasciarla
girare da sola per la nave.
Secondo me era solo gelosa. Anche Yuki era
gelosa di Namino. Sentii quelle due mentre confabulavano nella
cabina di Yattaran, cercando un sistema per smascherarla. Volevano
a tutti i costi farle provare un bagnoschiuma speciale di loro
invenzione....mah? Le donne sono davvero tremende quando lottano per
difendere ciò che reputano di loro esclusiva proprietà.
Qualche giorno dopo, passai casualmente davanti alle docce e sentii dei
lamenti provenire dall'interno. Mi avvicinai ed aprii lentamente la
porta, vedendo Namino nuda sul pavimento, semisvenuta, in una
pozza d'acqua.
Però, che gran pel pezzo di polena, la segretaria di Kirita!!! Radiografia istantanea: 93- 62 -93!
Mi ricomposi e pensai subito al bagnoschiuma inventato da Mimeh e
Yuki....che l'avesse usato davvero provocando effetti così
terribili?
Coprii la malcapitata con il mio mantello ma lei, improvvisamente, si
riprese e guardandomi con occhi languidi mi passò un braccio
intorno al collo e mi si avvinghiò come un rampicante,
stampandomi un bacio sulle labbra!!!
Sacrilegio!!!!! Profanazione!!! Attentato!!!!!
Sentii che stavo per cedere....
cedo....
cedo.....
e ricambio il bacio.
Il ricordo delle conseguenze dei miei trascorsi da tombeur de femmes mi tornò prepotentemente alla
mente, riportandomi alla lucidità. No, non ci casco in questo
tranello.
E poi, ad essere sincero, sapevo benissimo che lei era una
mazoniana, un emissario di Raflesia.
Mi alzai e la trasportai in
infermeria lasciandola alle amorevoli cure del dottor Zero. Lungo il
corridoio incrociai Mimeh che rifulgeva come una cometa e mi seguiva
come un'ombra.
Dove vai?
Cosa fai?
Perché la tieni in
braccio?
Stai bene?
Cosa ti ha fatto?
La mia pazienza era messa continuamente a dura prova....
Il piano di Raflesia era fallito anche questa volta.
Del resto le aveva provate tutte: aveva catturato alcuni dei miei
uomini tentando di estorcere loro informazioni, aveva fatto leva sulle
loro debolezze per carpire i miei segreti. Aveva addirittura rapito la
piccola Mayu per farmi cedere e lasciarle la strada libera. Niente. Niente
di tutto questo aveva avuto buon esito.
Ormai la guerra era entrata nella fase più accesa e presto ci saremmo dovuti confrontare faccia a faccia.
Ero davvero curioso di vederla di persona in quanto, olograficamente parlando, l'avevo già incontrata un paio di volte.
Era una donna inquietante, misteriosa, sibillina.
Mi disse di aver piantato semi che germogliarono contro di lei....
Cambia concime, trapiantali in un vaso più ampio....che so,
innaffiali più spesso!! Che vuoi che ne sappia io di botanica?
Sull'Arcadia non coltiviamo mica fiori!? Siamo Pirati!
Una volta trovata la Dokras, la sua nave ammiraglia, decidemmo di
attaccarla, speronandola con l'Arcadia per introdurci al suo interno.
Ci dividemmo in squadre
per trovare la Regina. Ma lei si fece trovare solo da me, in uno strano
campo nebbioso, avvolta in un vestito bianco, mai bianco quanto la sua
pelle però. Era un pochino anemica forse....ammesso che avesse
sangue nelle vene.
Già, come mai non era verde come la maggior parte delle sue soldatesse??? Che si usasse fare lampade anche da loro?
Il primo approccio non fu esaltante. Lei si dileguò lasciandomi
nelle mani delle sue ufficiali defunte, delle strane specie di zombi
che mi circondavano e mi palpavano dappertutto con le loro mani
scheletriche. Che orrore!!
Giù le zampe, non mi toccano quelle vive figuriamoci quelle morte!!
Fu Tochiro a liberarmi dall'impiccio, facendo scomparire quell'agghiacciante illusione.
Manco il tempo di tirare fiato ed ecco che riappare la Regina, stavolta in abiti da combattimento, armata fino ai denti.
Completo di cotone elasticizzato verde e fucsia con cerchi ricamati intorno al seno....per la serie: guarda qui!
Ottimo tentativo di distrarre la mia attenzione, ma con me cadi male, sono allenato ai tentativi di seduzione!
Inoltre il luogo in cui ci trovavamo in quel momento sembrava un antro
delle streghe: tutto in penombra, una strana palla di cristallo al
centro della stanza, nebbiolina sul pavimento.
E, non so per quale strano motivo, mi aspettavo che si trasformasse
nella megera per eccellenza: capelli neri corvini, sguardo torvo,
colorito cinereo, unghie adunche......mancava solo qualche bitorzolo
sul mento.
Ha l'aria agguerritissima e impugna una spada fiammeggiante con la quale mi minaccia e subito dopo sferra l'attacco.
Non avete idea delle cose che ci dicemmo mentre ci stavamo affrontando.
Cominciò lei:
"Namino aveva ragione....sei davvero molto affascinante!"
"Anche tu non sei male vista dal vivo: 95-63-95!!"
"Bocconcino, che fai? Dai i numeri??"
"Non ci casco! Con me non vincerai mai!"
"Suvvia, Harlock! Ritorna in te.....lasciati abbracciare dalla profondità del mio abisso interiore!"
"Che????"
"Lascia che ti avvolga tra le mie spire! Abbandona ogni resistenza e concediti alle mie grazie!!"
PAURA!!! ci stava provando anche lei!! La Regina stava tentando il tutto per tutto!!!
Chiusi gli occhi e con un movimento repentino del braccio le tirai un
fendente con la mia spada laser. Dovevo liberarmi di lei in qualche
modo se non volevo tornare alle vecchie abitudini.
Durante gli attimi che seguirono ci fu un silenzio assoluto. Aprii gli occhi e guardai verso di lei...
Per tutte le tibie incrociate del mio letto!!! Raflesia era
completamente nuda di fronte a me, i suoi vestiti laceri giacevano ai
suoi piedi e lei copriva pudicamente le sue grazie con le mani.
Confesso che sentii dibattersi dentro di me il vecchio casanova che cervava di tornare alla luce.
Ma una cosa mi fece strabuzzare gli occhi e capire tutto quanto.
La ferita sanguinante? Nossignore!!!
Non ero io che le avevo lacerato i vestiti!!! Lei se li era
strappati!!! Infatti sulla lama della sua spada, conficcata a terra,
erano chiaramente visibili brandelli della sua tenuta!!!
Hai capito la furbina???
Le dissi di prendere i civili e di andarsene. E sapete lei cosa mi rispose?
"Vuoi che parta? Vuoi davvero che io parta?"
Vedi tu. Io non ho tempo da perdere a rammendarti il vestito, quindi.....
Tornato sull'Arcadia ordinai di fare rotta verso la Terra. Ormai Mazone era solo uno sbiadito ricordo.
Era mia intenzione scaricare tutti quanti e andarmene nuovamente libero e solo, soprattutto solo, per lo spazio infinito.
Lo comunicai ai membri dell'equipaggio i quali protestarono vivamente.
Ma le mie motivazioni furono convincenti: lasciavo a loro il compito di
ricostruire la Terra.
Pregustavo già il momento in cui me ne sarei andato, quando sentii bussare timidamente alla mia porta.
Diedi il permesso e vidi Yuki entrare con molta calma, gli occhi rossi e le guance rigate da lacrime.
"non voglio tornare sulla Terra! Voglio rimanere sull'Arcadia!"
piagnucolò, avvicinandosi alla scrivania dietro la quale ero
seduto. Mi guardava con quegli occhioni da cucciolo indifeso, sbattendo
ripetutamente le ciglia.
Si avvicinò ulteriormente e mi sussurrò: "Quando sarò maggiorenne, ti prometto che verrò a cercarti e allora ne riparleremo!"
Parlare di cosa? Mi domandai ingenuamente ma non ebbi il tempo di
terminare il pensiero che lei si lanciò su di me approppriandosi
delle mie labbra. Franammo a terra ma lei non si staccò,
aggrovigliata com'era al mio collo e incollata a mo' di ventosa alla
mia bocca.
Cercai di divincolarmi e rialzarmi ma inciampai in un lembo del mantello.
Dannazione, avrei dovuto lasciare che Mimeh me lo aggiustasse!!!!
Per fortuna la ragazzina lasciò la presa e se ne andò, facendomi l'occhiolino prima di uscire.
Glielo feci anch'io ma il risultato visivo non fu lo stesso dovendo
chiudere l'occhio buono e avendo l'altro nascosto dalla benda.
Atterrammo, scaricai tutti quanti e girai i tacchi velocemente per andarmene.
Ero quasi giunto all'hangar quando sentii i passi di Mimeh dietro di me.
Decise che, avendo dedicato la sua vita a me, doveva seguirmi ovunque.
Nooooooooo!!!!!
E io che già mi vedevo libero e bello a zonzo per lo spazio!!!!
E invece, eccomi qui, seduto alla scrivania della mia cabina, bottiglia
di vino alla mano, già abbondantemente alticcio, in compagnia di
Mimeh che suona la sua arpa.....la solita nenia....la solita
cantilena......
bevo un bicchiere...
ne bevo un altro....
un altro ancora....
ancora uno.....
ronf......
ronf......
ronf......
chiedo nuovamente scusa per aver preso in giro un mito.
La frase iniziale del primo capitolo non è assolutamente opera mia ma è tratta dal manga.
I personaggi non sono miei ma appartengono al Maestro Matsumoto. Fine.
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