Ridammi le ali

di voiceOFsoul
(/viewuser.php?uid=144465)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Non le era mai piaciuto il primo giorno di scuola, ma quella volta era contenta: sentiva che quell’anno sarebbe stato fantastico, diverso dagli altri. Quella mattina Giorgia, una sedicenne catanese non troppo perfetta con capelli sul biondo e grandi occhi castani, si era alzata presto, aveva indossato ancora un po’ insonnolita i suoi jeans preferiti, la maglietta giusta, quella un po’ slargata in vita per nascondere quei cinque chili in più che la perseguitavano, le vecchie scarpe sportive che utilizzava per le lezioni di hip-hop e partì, coi riccioli ancora un po’ arruffati.
Attraversato il grande cancello grigio, entrò in quell’enorme complesso che ormai faceva parte della sua vita per il quarto anno consecutivo. La struttura, che comprendeva in realtà tre istituti, non ispirava una sensazione di tranquillità, ma a lei era sempre piaciuta. Era stata complice d’incontri strani, ma soprattutto della nascita di forti amicizie, come quella tra lei e due sue compagne di classe: Michy, una ragazza un po’ pazza come lei, con un fantastico senso dell’umorismo, a cui aveva sempre invidiato il perfetto corpo da pallavolista, e Sana, la sua inseparabile compagna di banco che le era stata accanto nonostante le molte incomprensioni. Ora però il rapporto tra loro era un po’ cambiato. Michy aveva iniziato una storia piuttosto seria con un ragazzo e sia lei che Sana si erano perfettamente inserite nel suo gruppo d’amici. Peccato che questi fossero i tipici ragazzi con cui Giorgia voleva avere poco, se non niente, da scambiare! Eh si, non gli quadravano proprio! Ma non poteva fare la figura della rompiscatole, perfettina e gelosa: si tenne tutto dentro e cercò di inserirsi, con scarsi risultati positivi. Ma Michy, Sana e Giorgia rimanevano legate ugualmente da un vincolo indistruttibile consolidato negli anni e nei litigi.
La sua non era la classe perfetta, ma ormai voleva bene a tutti anche se il suo affetto non era sempre ricambiato. I ragazzi un po’ la sfruttavano per sistemare la loro media ma ormai lo faceva di cuore. Con le ragazze ormai, dopo i primi due anni di burrasca continua, c’era serenità e si riusciva a scambiare opinioni senza urlare, parlare e addirittura scherzare. Erano un gruppo piuttosto allegro e vivace, e per questo a volte odiato dai professori, soprattutto quando a loro si aggiungeva la classe quinta unita a loro da sempre.
Nonostante fosse contenta di riabbracciare amici che non vedeva da tre mesi, il suo pensiero era fissato su un altro soggetto. Mattia era un bel ragazzo, alto, dai capelli rossi e il sorriso dolce. Se non fosse stato fidanzato sarebbe stato il ragazzo perfetto per Giorgia. Per il momento si accontentava della sua amicizia, neppure molto intima. Le bastava vederlo sorridere quando la salutava o anche soltanto sentirlo ridere mentre faceva una delle sue solite e frequenti figuracce.
Il primo giorno passò sereno ma senza alcuna traccia di Mattia, così Giorgia tornò a casa non del tutto soddisfatta da quello che si era immaginata come il più bello dei primi giorni. Il seguente andò meglio. Dopo le tre ore di lezione, la IV G mercurio si trasferì al grande corridoio che portava al campetto di calcio. Mentre i ragazzi fumavano la quinta sigaretta, Giorgia sia allontanò un po’: la sua allergia al fumo non le permetteva di respirare in quella situazione. Si avvicinò Michy e le si sedette accanto: anche lei aveva preso il brutto vizio della sigaretta ma ormai la sua era finita. Parlarono un po’ di tutto e un po’ di niente in quel quarto d’ora prima che lo scientifico uscisse. Federico, il suo ragazzo, era dello scientifico. Arrivò e con Michy si trasferì nella finestra di fronte. Restata sola si girò a controllare se i suoi compagni avessero finito l’ormai sesta sigaretta. Ora poteva avvicinarsi e lo fece pensando: “Fumano troppo questi ragazzi! Come fanno a finirsi un pacchetto da venti in sei ore? Ma quanto cavolo spendono?”, ma sapeva che non serviva a nulla fare la salutista con loro. Si sentì bussare sulla spalla, si girò e apparve lui. Mattia con un bel sorriso, la maglietta attillata nera che faceva risaltare le grandi fatiche in palestra ogni sera sui suoi pettorali.
- Ciao Giorgia -
- Ehi, Mattia, come stai?- domandò in modo alquanto scontato.
- Bene, grazie. Vedo che anche tu stai bene. Ti vedo diversa! - e il suo dolce sorriso apparve.
- In che senso diversa? - e abbassò gli occhi come per controllarsi, in realtà non riusciva a sostenere quel sorriso senza arrossire.
- Non lo so, diversa dal solito! - anche lui abbassò gli occhi per poi far partire un abbraccio.
- Ma io sono sempre uguale! -
- Lo so, non cambierai mai! Ora vado! Ci vediamo! - e s’incamminò, ma dopo poco si rigirò e disse - Quest’anno ho la macchina! Se vuoi evitare l’autobus qualche giorno ti do un passaggio! - si rigirò e uscì dalla scuola.
Giorgia sentiva che le forze l’abbandonavano. Era troppo felice! Mattia non l’aveva mai abbracciata e, anche se pensava che fosse impazzito, era contenta di quella pazzia: non poteva mettersi con lui, ma almeno la loro amicizia stava prendendo una buona piega. Corse immediatamente da Sana per raccontare allegramente l’accaduto, per poi riferirlo a Michy appena Federico se ne fosse andato. Si girò a guardarli, erano proprio una bella coppia insieme. In fondo lui non era poi un così cattivo ragazzo, anzi era stato l’unico che aveva tentato di farla inserire nel gruppo. Non sapeva se per ciò che era successo o semplicemente per il suo carattere lunatico, ma si sentiva improvvisamente al massimo dell’allegria e cominciò a scherzare con chiunque e dovunque, fregandosene delle brutte figure e di ciò che gli altri potevano pensare di ciò che diceva o faceva. Quel giorno continuò alla grande.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era passata una settimana dall’inizio della scuola. I professori avevano già iniziato a spiegare e interrogare. C’erano molte, anzi troppe cose che erano cambiate. Oltre alla disposizione di banchi e aule, le regole scolastiche erano molto più severe dei precedenti anni: colpa del nuovo preside del commerciale, ma, in effetti, un po’ d’ordine in quello che era il maggiore dei tre istituti ci voleva proprio. Un altro importante cambiamento all’interno della classe era stato quello dei professori: quasi la metà erano nuovi, già conosciuti alcuni e completamente estranei altri, buoni acquisti alcuni e pessime scelte altri. Giorgia era dispiaciuta perché il professore d’informatica era stato trasferito. Gli era molto legata, nonostante avessero iniziato col piede sbagliato. Nonostante questo si adattò presto ai nuovi insegnati, come d'altronde alle altre novità, scolastiche e non.
Quel venerdì Giorgia aveva deciso di trovare il coraggio per chiedere a Mattia di riaccompagnarla a casa dopo scuola. Si vergognava molto, ma quel passaggio in fondo gli serviva davvero oltre a farle piacere: aveva troppi impegni quel pomeriggio! Suonata la ricreazione, insieme a Sana accompagnò Michy da Federico e poi iniziò a cercarlo. Mentre camminava in mezzo alla confusione creata dai tre istituti nel grande corridoio, si sentì trattenere per il braccio. Mattia le era passato vicino ma lei non se n’era accorta: si sentiva un’idiota! Sana scoppiò a ridere e Giorgia non ebbe il coraggio di andare oltre ad un sintetico “scusami” e un frettoloso bacio sulla guancia. Quando arrivarono in classe, durante una lezione d’Economia Aziendale noiosa più del solito, la testa di Giorgia non pensava proprio a tutte quelle registrazioni in Partita Doppia: continuava ad auto-convincersi di assomigliare sempre più ad un hobbit, grassa, goffa, fifona e fondamentalmente stupida! Parlando sottovoce con Sana riuscì a convincersi che almeno una delle caratteristiche negative attribuite agli hobbit non era poi così tanto vera in lei: di certo non aveva un corpo da fotomodella, ma senz’altro non era obesa come un hobbit! E sicuramente aveva i piedi più piccoli e meno pelosi dei loro! A Sana venne un’idea:
- Chiamalo e chiedigli di accompagnarti a casa per telefono! -
- Bell’idea! Se non fosse che…Che non ho il suo numero! -
- Cosa? - Sana alzò un po’ troppo la voce, tanto da farsi sentire dal professore.
- Non gliel’ho mai chiesto! E dopotutto neanche lui l’ha chiesto a me! - disse Giorgia dopo essersi scusata al posto dell’amica col nuovo professore d’Economia.
- Sei troppo cretina! -
- Grazie, lo so! -
L’idea era buona, ma purtroppo, almeno per quel venerdì, Giorgia si dovette accontentare di salire ancora sull’autobus più affollato che potesse esistere per poter ritornare da scuola. Non fu del tutto delusa però! Il suo autobus era guidato da un autista piuttosto carino. Si posizionò vicino a lui e iniziò discorso. Il giovane autista dallo strano accento stava cercando una ragazza che alcuni colleghi gli avevano indicato come una buona guida, dato che non era informato sul percorso da fare. Scoprirono che Simone, così si chiamava quel bel ventiquattrenne palermitano, cercava proprio Giorgia. Lei, infatti, era la “ragazza dell’ultima fermata” e per questo conosceva ormai tutta la linea a memoria, era abituata a dare informazioni riguardo alle strade e, soprattutto, era abituata a trattare con gli autisti! Aveva, infatti, già fatto amicizia con molti di loro, proprio quelli che avevano indirizzato Simone da lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Passarono più settimane, ma di Mattia neanche l’ombra. Giorgia continuava la sua vita da studentessa, tra scuola, compiti, lezioni di hip-hop, uscite con le amiche e il nuovo lavoro. Non aveva mai avuto molta pazienza coi bambini, ma per il bene di avere un po’ di soldi da parte era disposta anche a fare da maestra a una piccola peste di otto anni. Il lavoro non era l’unica cosa nuova nella vita di Giorgia. Dopo diversi incontri sull’autobus, nella rubrica telefonica del suo Motorola si era aggiunto un nuovo numero.
- Ehi Giorgia. Sei a scuola? -
- Ciao Simone! Si, sono a scuola perché? - la sua voce non nascose lo stupore.
- Oggi sono di turno da te e volevo sapere se ti dovevo aspettare… -
- Si, non partire senza di me! -
- Non ti preoccupare. Lo sai che non lo farei mai! -
- Gentilissimo! -
- Tutto per te! -
Stavano proprio diventando amici. Giorgia si era sempre affezionata facilmente alle persone, ma mai così rapidamente ad un ragazzo, soprattutto quando si parlava d’autisti! Eppure Simone aveva conquistato la sua fiducia con quella faccia dolce e quella risata simpatica.
Le ore passarono lente in IV G, ma a Giorgia sembrarono velocissime. Quello strano sorriso stampato sul viso e quello sguardo perso nel vuoto incuriosirono non poco Michy e Sana.
- Ma che le sarà successo? - si chiese Michy iniziando a fare supposizioni più o meno sbagliate. Dopo essersi scervellata per un po’, preferì continuare a seguire la lezione di matematica. Dov’erano arrivati? Ah, si! “Il secondo membro di una funzione dev’essere sempre diverso da zero”. Dopo aver seguito per un po’ la lezione decise di lasciar perdere anche quest’attività. Sapeva che avrebbe avuto le idee più chiare non appena avesse parlato con Giorgia: nessuno meglio di lei sapeva cosa le era successo, e, soprattutto, nessuno meglio di lei sapeva farle chiarezza sulle funzioni e tutto ciò che era matematica.
- Giuro che se mi dice che è al settimo cielo perché Mattia l’ha salutata, l’ammazzo stavolta! Quando le piace un ragazzo diventa insopportabile! - pensava contemporaneamente Sana. Molto meglio la lezione di matematica. Cos’era quel numero alla lavagna? Come fa a risultare in quel modo? E da dove è sbucata fuori quell’equazione? Molto meglio chiedere aiuto a Giorgia: è un genio in matematica!
Entrambe non potevano immaginare quanto la mente di Giorgia fosse lontana dalla classe mentre il simpatico professore continuava a spiegare il nuovo argomento e che quindi avrebbero fatto meglio a sforzarsi di capire la lezione da sole. Non c’era comunque da preoccuparsi: avrebbero studiato insieme e i dubbi sarebbero spariti! Ognuna di loro aveva il suo punto forte e con questo aiutava le altre. Michy era fortissima quando si parlava di lingue straniere ed attività fisica. Sana era bravissima a scrivere temi, anche se non lo sapeva. Giorgia era portata per le materie di calcolo. Inoltre avevano scoperto che lavorando insieme potevano fare tutto: non succedeva poche volte che unendo le loro tre menti dopo la lezione trovassero il giusto modo per risolvere un problema d’informatica che il nuovo professore dava loro appositamente per farle impazzire. Erano proprio una squadra fantastica!
La lezione finì. Sana e Michy si ritrovarono in un unico banco ad aspettare di parlare con Giorgia che riferì della chiamata. Subito le amiche si allarmarono. I loro consigli erano molto simili:
- Stai attenta! -
- Non ti fidare -
- Te lo ricordi cos’è successo l’ultima volta? -
E come poteva scordarselo? Due anni prima, erano ancora al secondo anno. Giovanni, autista ventottenne, era uno dei suoi amici più cari. L’aveva tirata fuori dai guai più di una volta. Era diventato il suo angelo custode. Qualcuno purtroppo aveva frainteso questo rapporto d’amicizia, il loro essere come padre e figlia. Era stata sparsa la voce che i due si frequentassero in modo non tanto innocente. Questa voce era arrivata anche alla moglie di Giovanni creando non pochi scompigli all’interno della famiglia. I due dovettero cessare ogni contatto, ma nonostante questo ci vollero più mesi per far sì che le voci cessassero del tutto. S’incontrarono l’estate successiva, per puro caso, in giro per le vie di Catania. Il matrimonio di Giovanni era purtroppo finito, non solo a causa dei disastri di cui Giorgia era a conoscenza: c’erano molte altre storie dietro che ben presto le raccontò. Fissarono un appuntamento e, facendo finta di uscire con le amiche, quel sabato s’incontrò con lui in un cinema di periferia. La serata stava andando per il meglio: un incontro tra vecchi amici. Purtroppo la situazione precipitò drasticamente e ci mancò poco che si concludesse nel peggiore dei modi. Davvero una brutta esperienza!
- Non l’ho dimenticato! Ma Simone sembra diverso! – disse alle amiche.
- Anche Giovanni non sembrava il pervertito che si è dimostrato! – rispose di rimando Sana.
Giorgia sapeva che avevano ragione. Decise che si sarebbe data una calmata e che non avrebbe rifatto lo stesso sbaglio di affezionarsi a persone praticamente sconosciute, anche se forse era troppo tardi!
Quando salì sull’autobus e guardò quei fantastici occhi grigi dietro le lenti non troppo scure di un bel paio d’occhiali da sole firmati, le vennero in mente tutti i discorsi fatti in classe e pensò: “Sana e Michy hanno ragione, ma i suoi occhi sembrano sinceri. Quella sera avevo notato qualcosa di strano negli occhi di Giovanni ma avevo ignorato il mio istinto. I suoi per ora non rivelano niente di preoccupante!”. Più tranquillizzata da questo pensiero riuscì a stare calma mentre continuava a parlare con Simone. Cominciò ad agitarsi quando l’autista accennò ad un probabile invito che le avrebbe fatto se fosse riuscito ad organizzare con altri amici per andare a mangiare in un ristorante molto carino di sua conoscenza. Il suo istinto si svegliò e un secco “no” uscì dalle sue labbra in tono molto seccato. Simone capì che c’era qualcosa che non andava e desistette immediatamente. Anche se non le chiese il motivo, gli si leggeva in faccia che aveva bisogno di una spiegazione a quel rifiuto. Giorgia rispose a quel silenzioso “perché” raccontando tutto l’accaduto. Era la prima persona a cui lo confidava, dopo Sana e Michy. Non sapeva il perché, ma le veniva naturale. Si sentiva a suo agio a parlare con lui, i suoi occhi le davano sicurezza.
Si, Giorgia aveva una teoria: “Gli occhi non tradiscono mai chi li sa osservare”. Sapeva che una bugia poteva essere riconosciuta da un semplice movimento degli occhi, un tradimento smascherato da una luce particolare, un pervertito dalla semplice direzione di qualche sguardo. Ne era pienamente convinta. Ne aveva conosciuti tanti di occhi: occhi pieni di odio, occhi pieni di gelosia, occhi pieni d’invidia, occhi pieni di preoccupazione, occhi pieni di rimpianto, occhi innamorati, occhi amici, occhi con cui puoi dividere tutto. Non poteva esserci niente di più sincero degli occhi. Se si fidava degli occhi di una persona, non c’erano parole che reggessero il confronto. Era la prima cosa che osservava attentamente appena conosciuto qualcuno. Molte volte, come quel famoso sabato, era finita nei guai o si era salvata sul filo del rasoio proprio per non fidarsi di quello che vedeva negli occhi della gente. Per questo odiava le persone che parlavano tenendo gli occhiali a specchio che non le permettevano di controllare gli occhi dell’altro: nascevano in lei mille dubbi e sospetti!
Finì il racconto giusto in tempo per scendere alla fermata sotto casa fatta apposta per lei contro ogni regola del Codice Stradale. Arrivata a casa, pranzò e, senza uscire neanche i libri dalla cartella, corse ad accendere il motorino per andare al lavoro. La bambina l’aspettava e, come ogni giorno, la fece impazzire tra lezioni di storia, geografia e matematica, e tra i troppi errori grammaticali dei compiti che rivedeva. Senza un attimo di respiro corse in palestra dove per più di un’ora ballò senza stancarsi: si sentiva carica, poteva spaccare il mondo in quell’istante! Quando tornò a casa e si calò nella vasca da bagno piena d’acqua calda, iniziò a farsi sentire la stanchezza. Le palpebre si chiudevano anche contro la volontà del cervello. La testa le pesava mentre i muscoli riprendevano tono nell’acqua ristoratrice. Uscita dal bagno e infilatasi nel morbido accappatoio verde-acqua, cenò e si buttò sul letto. Rimandò la sistemazione dei libri all’indomani. Si infilò il caldo pigiama ad occhi chiusi e con grande sforzo sollevò i molteplici strati di coperte per infilarvisi. Quella giornata l’aveva proprio sfinita! Era stata stressante più del solito! Chiuse gli occhi e con il solito pensiero serale “speriamo che vada bene, domani” si addormentò.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Quella mattina si svegliò tardi. Aveva avuto il sonno troppo pesante per riuscire a sentire la sveglia e la svegliarono le urla di sua madre quando la trovò ancora nel letto all’orario in cui già doveva essere alla fermata. La preparazione fu fatta molto più velocemente del solito. Un’ultima occhiata nello specchio prima di uscire: la maglietta rossa che di solito le stava così bene, stavolta non faceva altro che risaltare il pallore del suo viso poco riposato. La situazione poteva essere migliorata con un po’ di correttore sulle occhiaie, un po’ di colore sulle guance e la solita sottile linea nera ad allungare gli occhi, ma non c’era tempo per cambiarsi né per truccarsi e così, sperando di non incontrare Mattia mentre era in quello stato, uscì di casa.
I suoi desideri non furono realizzati. Non appena entrò a scuola gli sbatté praticamente contro:
- Ehi, ma allora è un vizio: prima cerchi di stritolarmi il braccio in mezzo alla confusione, ora mi arrivi addosso a questa tremenda velocità. Vuoi forse vedermi morta? - disse Giorgia con il suo solito tono scherzoso.
- Veramente tu mi sei venuta addosso! - disse Mattia in tono arrabbiato.
- E tu perché non ti spostavi? - insistette Giorgia.
- Dici la verità: era tutto organizzato per cercare di toccare questi splendidi addominali! -
Si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere. I loro scherzi mattinieri le erano sempre piaciuti, ma stavolta stava per cascarci con tutte le scarpe. Mattia era un attore sprecato, molto più bravo di lei!
- Ti accompagno in classe? -
- Se vuoi quest’onore! -
Con un sorriso si avviarono verso la IV G. Camminando lungo i grandi corridoi i loro sguardi si incontrarono più volte. Giorgia sentì le guance che si arrossavano, le mani che le iniziavano a sudare e il cuore sembrava ormai un tamburo dentro il suo petto. Svoltarono dentro il corridoio alla loro destra e scesero le due strette rampe di scale. Arrivati di fronte alla porta non più nuova della classe si salutarono. Lo seguì con lo sguardo mentre tornava alle scale. Improvvisamente raccolse tutto il coraggio che poté trovare e disse tutto d’un fiato:
- Oggi puoi accompagnarmi a casa? - e poi aspettò con le dita incrociate la risposta.
- Dove ci vediamo? -
- Di fronte al bar ti va bene? -
- Benissimo. Ci vediamo, allora! -
Entrò in classe. Non credeva a quello che aveva sentito. Sarebbe rimasta da sola in macchina con Mattia? Non poteva essere vero! Doveva essere un sogno. Uscì per chiedergli conferma, ma lui era già al piano superiore. Tornò in classe. Inciampò in una cartella, ma riuscì a non cadere. Purtroppo girandosi diede col ginocchio una botta piuttosto forte allo spigolo di un banco. “Ma chi l’ha spostato?” Lo guardò meglio: era il suo ed era sempre stato lì! Il ginocchio le faceva molto male: non stava di certo sognando! Zoppicando un po’ raggiunse il suo posto.
La campana suonò e ad uno ad uno vide entrare, dalla porta, tutti i suoi compagni. Michy e Sana la tempestarono di domande: li avevano visti insieme e volevano sapere tutto, anche i minimi particolari, di quell’incontro. Giorgia le accontentò appena in tempo per l’arrivo del professore di diritto. Il simpatico professore si mise alla cattedra con il suo solito sigaro spento in mano, uscì il nuovo pacchetto di Merit e iniziò a fumare. Mentre la sigaretta terminava la sua breve vita tra le labbra del professore, iniziarono le interrogazioni. Due ragazze andarono volontarie all’interrogatorio: avevano passato il pomeriggio a studiare e riuscirono a rispondere in maniera esatta alla maggior parte dei quesiti, strappando un insolito sette alla stilografica blu del professore. Interrogò altri ragazzi che il precedente pomeriggio non avevano avuto la stessa voglia di studiare delle due volontarie: rimediarono un quattro stentato. Giorgia non fu interrogata. Il professor Caruso non l’aveva mai interrogata in quattro anni: gli bastavano i file multimediali che Giorgia portava regolarmente sugli argomenti delle lezioni. I risultati erano sempre stati buoni.
Terminò la lezione e le altre cinque ore passarono lente tra lezioni d’inglese, matematica ed economia aziendale. Giorgia guardò l’orologio: le 13.35, mancavano poco più di dieci minuti all’uscita ed incominciava ad agitarsi alla sola idea che all’uscita l’aspettava Mattia. S’immaginava già la scena: lei che usciva, lui che suonava il clacson, lei che saliva sulla sua piccola ma bellissima LanciaY grigio chiaro metallizzato, la strada, l’arrivo al cancello di casa, i saluti e magari, chi lo poteva sapere, ci sarebbe scappato un piccolo bacio. Si accorse di volare un po’ troppo con la fantasia. Guardò nuovamente il quadrante rettangolare dell’orologio: 13.40, gli ultimi cinque minuti. Usò il poco tempo rimasto per convincere Michy e Sana ad accompagnarla. Il suono della campana suonò più dolce e più allegro del solito all’udito di Giorgia. Sistemò in fretta lo zaino, s’infilò il giubbotto, si arrotolò la sciarpa al collo, si sistemò i capelli di fronte allo specchietto che Sana portava sempre attaccato al diario e si avviò con le amiche a salire le scale. Quelle rampe non le erano sembrate mai così interminabili come in quel momento. Il cuore le batteva più forte ad ogni passo. Arrivati al grande cancello di fronte al bar si fermarono. Michy e Sana iniziarono a dare consigli all’amica mentre Giorgia faceva finta di ascoltarle. La macchina non si vedeva. Decise di occupare il tempo ascoltando davvero le amiche. Inutile, non riusciva a concentrarsi sulle loro parole, la sua attenzione era attirata da ogni auto, da ogni clacson. I minuti passavano e l’umore di Giorgia s’incupiva. Guardò l’orologio: 14.05, ormai erano uscite tutte le macchine e sulla strada restavano solo gli autobus che ancora dovevano partire. Si rassegnò all’idea che Mattia si era scordato del loro appuntamento. L’aveva “ammaronata”, com’era solita dire! Michy, che aveva sempre avuto sospetti su di lui, iniziò ad elencare tutte le varie ipotesi che le venivano in mente tra le quali c’era anche una che fece più male delle altre a Giorgia:
- Potrebbe anche averlo programmato! - disse
- Che significa “programmato”? -
- Significa proprio ciò che hai sentito! Secondo me, voleva solo divertirsi a vedere la tua faccia mentre ti diceva che voleva accompagnarti a casa…ma si sarebbe divertito ancora di più vedendo la tua faccia adesso! -
- Non lo avrebbe fatto! -
- Anch’io la penso così! - aggiunse Sana - ma avrei preferito dirlo in modo meno crudele magari! -
- Lo credete così bastardo? -
Michy e Sana fecero finta di riflettere, poi si guardarono in faccia ed in coro dissero:
- Esattamente! -
Giorgia non credeva a quest’ipotesi! Non poteva avere fatto una cosa del genere sapendo che sarebbe rimasta a scuola, senza nessuno che la potesse accompagnare. Cercò di convincersi che sicuramente qualcosa aveva occupato la sua mente e se n’era scordato, ma non resse per molto! Michy la invitò istantaneamente a casa sua capendo dal colore della faccia, passato da un rosso accesso ad un bianco spento, che l’amica era sull’orlo di una crisi di nervi. Giorgia chiamò la madre per avvertirla e salì sull’autobus, molto meno affollato di quello a cui era abituata.
Nonostante fosse in compagnia, la sua testa era proprio da un’altra parte! Michy la fece sfogare. Giorgia si sentiva sempre meglio dopo aver parlato con lei: Michy sapeva ascoltarla e darle i giusti consigli, che, anche se la maggior parte delle volte non erano mai messi in pratica, servivano a farle prendere una decisione. Sana chiamò e la fece ulteriormente sfogare aggiungendo i suoi consigli. Dopo non molto Giorgia passò la cornetta a Michy e si zittì per un attimo: pensò a quanto erano importanti persone come loro nella sua vita. Come avrebbe fatto senza di loro? Erano ormai diventate “una sola mente”. Pensavano le cose spesso allo stesso modo, e quelle volte che non erano d’accordo riuscivano ad esprimersi in modo tranquillo, come non riuscivano a parlare con gli altri. Poche volte avevano litigato e i litigi erano sempre durati poco, al massimo un paio d’ore! Era bello poter contare sempre su di loro! Una lacrima cercò di scappare dai suoi occhi, ma riuscì a trattenerla. Ricominciò a parlare e, almeno per quel pomeriggio, il suo pensiero fu lontano da Mattia, dalla sua auto e da tutto ciò che era successo quella mattina. Avrebbe solo voluto avere il suo numero per mandargli un semplice SMS: “Grazie per il passaggio!” Per un attimo pensò di chiederlo a Monica, una compagna di classe che frequentava la scuola di danza caraibica che anche Mattia aveva frequentato l’anno precedente, ma decise di lasciar perdere. Era meglio evitare di avere il suo numero in rubrica: non avrebbe resistito alla tentazione di chiamargli! Per passare il tempo, decisero di guardare un film. Il solito: “Il signore degli Anelli – Il ritorno del re”. Michy lo guarda solo per Orlando Bloom nella parte dell’elfo Legolas. Giorgia, invece, oltre a guardarlo per rifarsi gli occhi su Legolas, era proprio un’appassionata della trilogia. Aveva letto perfino il libro: 2190 pagine! Finito il film, continuarono a parlare, uno dei loro soliti discorsi in cui si passa da un argomento all’altro senza alcuna motivazione: la palestra, i ragazzi, i compagni di classe, la gita passata, gli amici di quinta, gli esami che avrebbero affrontato l’anno seguente, Sana. Persero il senso del tempo e nel bel mezzo della conversazione la madre di Giorgia arrivò per portarla a casa. Si salutarono.
Arrivata a casa, Giorgia s’infilò sotto la doccia. Ancora in accappatoio cenò, si stese sul letto e s’infilò nelle orecchie il lettore MP3. Scelse la cartella “Reality show”, l’ultimo Cd dei Gemelli DiVersi: la loro musica l’aiutava a rilassarsi. Così si addormentò non pensando che, dall’altra parte del paese, qualcuno stesse pensando a lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Un messaggio nel cuore della notte disturbò il sonno di Giorgia. Prese il cellulare con gli occhi chiusi, ancora incerta sul da farsi: aprire gli occhi e leggere il messaggio o continuare a dormire lasciando il messaggio all’indomani? Quella breve battaglia fu vinta dalla seconda ipotesi: posò il cellulare, si rigirò nel letto e cercò di riaddormentarsi. Non riuscì nel suo intento. Le ipotesi sul contenuto di quel messaggio e la voglia matta che provenisse da Mattia le fecero spalancare gli occhi. Riprese il suo Motorola, inserì il codice segreto per leggere i messaggi. La scritta “Codice di sblocco sbagliato” lampeggiò rossa. Il sonno l’aveva fatta sbagliare. Inserì nuovamente, stavolta in modo corretto, il codice e lesse il messaggio. Il testo era: “Probabilmente stai già dormendo. Volevo dirti: scusami…”, il pensiero che fosse Mattia a scusarsi la fece balzare in piedi sul letto. Continuò a leggere: “…scusami se sono scomparso! Mi sei mancata NAVIGATRICE! Ci vediamo presto!”. Ricadde sul letto senza neanche leggere il mittente: era sicuramente un messaggio di Simone! L’aveva capito da quel “navigatrice”. La chiamava sempre così da quando aveva scoperto che dare informazioni sulla strada da percorrere era una sua ottima dote!
- Sei meglio di un navigatore satellitare! - le aveva detto un giorno e da allora aveva iniziato a chiamarla in quello strano modo!
Prima di riaddormentarsi pensò un’ultima volta a Simone e al suo messaggio: più tempo passava, più lo conosceva e più si convinceva che era davvero un ragazzo dolcissimo! Pensandoci bene erano solo due giorni che non si sentivano. Come poteva essergli mancata? Su quest’ultimo dubbio si addormentò definitivamente. Per quella notte il suo sonno non fu più disturbato e cancellò ogni ricordo di quel piccolo trambusto notturno.
La mattina si svegliò con una strana sensazione. Non capiva cos’era. Improvvisamente, mentre addentava l’ultima fetta biscottata a termine della sua magra colazione, ricordò e tornò a chiedersi il perché di quello strano messaggio…e poi a quell’ora! Guardò l’orologio: i pensieri su Simone l’avevano trattenuta un po’ troppo seduta a tavola, era ora di andare a vestirsi o avrebbe fatto tardi come al solito! Corse in bagno per buttarsi un po’ di acqua fresca sul viso insonnolito. Guardandosi allo specchiò, insolitamente, pensò a Mattia. Una rabbia inaspettata crebbe in lei. Corse in camera e iniziò a vestirsi alla meno peggio con un unico pensiero fisso in testa: cosa dirgli se l’avesse visto! Provò decine e decine di discorsetti mentre terminava di prepararsi, mentre, ormai in ritardo, infilava il giubbotto e correva a prendere l’autobus, mentre stretta su quel mezzo pubblico percorreva la strada di sempre circondata dalle solite facce. Arrivarono a scuola leggermente in ritardo a causa del traffico: il livello di rabbia in Giorgia aumentò vertiginosamente al rifiuto di ammetterla in classe del professore, maniacalmente puntiglioso, di economia aziendale. Dopo un lungo battibecco, che servì a salvare molti impreparati dalla temibile interrogazione, Giorgia fu ammessa in classe: ormai il suo “rabbiometro” stava per scoppiare. Tutti, tranne il professore, capirono che era meglio non fare alterare ulteriormente Giorgia: si prospettava il pericolo di una terza guerra mondiale! Con il suo tono arrogante, il professore continuò a fomentare la rabbia della ragazza con insinuazioni false sul rendimento suo e della classe, affermando più di una volta che non erano abbastanza maturi, che dovevano crescere. La campanella suonò. Giorgia tirò un sospiro di sollievo vedendo uscire quel professore dalla classe.
- Appena in tempo. Un’altra parola e scoppiavo! - disse a Sana
- Ancora arrabbiata per quella storia? -
- Arrabbiata? Sarebbe niente! Nel mezzo della notte ha suonato il telefono. Stamattina ho fatto di nuovo tardi. Sto cercando il modo migliore per distruggere verbalmente quel verme…-
- Verme? - - Si, verme! Mattia è un verme, schifoso, viscido… -
- Ma non era il “più bel ragazzo che avessi mai visto”, il “più buono”, il “ più gentile”…-
- Era! Hai detto bene! Era…fino a quando non ho capito com’è in realtà! -
- Non essere così drastica! Ti ha solo lasciato a piedi! Magari avevi ragione tu: si è dimenticato perché aveva troppe cose in mente! Magari ha avuto un compito in classe e, disperato per il suo ulteriore due in matematica, se n’è dimenticato -
- Spero per lui…e comunque non ha due in matematica! -
- No? -
- Ha sempre avuto la media del tre! -
Scoppiarono a ridere. Giorgia si calmò un poco e ripensò a quel messaggio nel mezzo della notte. Iniziò a pensare a Simone e per il resto dell’ora non pensò ad altro. Durante la ricreazione, però, la sua attenzione fu concentrata sulla ricerca di Mattia: aveva scelto il discorsetti da fargli! Sarebbe stata aggressiva al punto giusto, non in modo tale da mettere in gioco la loro probabile futura amicizia. Cercò in ogni angolo che lui frequentava di solito, ma di Mattia neanche l’ombra. Si illuse di averlo trovato, ma arrivata vicino a quel ragazzo dai capelli rossi si accorse che la sua somiglianza con l’oggetto della sua ricerca si fermava al colore dei capelli. Le parve di intravedere i compagni di classe di Mattia alla fine del corridoio, ma arrivata lì erano già tutti scomparsi. Tornò in classe un po’ delusa e si appoggiò al termosifone fuori dalla porta, quando improvvisamente un pensiero le salì in testa. Si girò verso Michy e sbottò in tono molto preoccupato:
- Ho capito perché ieri non s’è fatto vivo! Si sarà sentito male, infatti oggi non era a scuola! Sicuramente si è sentito male ed è andato via prima. Magari l’hanno portato in ospedale! Magari ha fatto un incidente mentre tornava a casa! Oh mamma! E se è grave? Poverino! Io lo consideravo un verme, invece…magari sta male, magari è all’ospedale…che ne posso sapere io…magari ha fatto un incidente, ha sbattuto la testa ed è in coma…-
- …e magari l’hanno rapito gli alieni e lo stanno sezionando per studiare come uccidere gli esseri umani! - l’interruppe Michy.
- A questo non ci avevo pensato! È una cosa terribile! -
- Ehi, Giorgia! Svegliati! Sei andata in TILT? Tu neanche ci credi agli alieni! Sei impazzita? Sei sicura che quello di stamattina era succo di frutta e non era birra? -
- Hai ragione! Scusami, mi sono fatta un po’ trasportare…! -
- Molto trasportare, direi! E comunque è impossibile che stia male o che abbia fatto un incidente! -
- Come fai a esserne così sicura? -
- Primo: un proverbio dice “L’erba cattiva non muore mai”; secondo: in questo periodo i miei desideri non si realizzano facilmente; terzo:…bhe non mi viene in mente ma ci sarà un altro motivo…c’è sempre un terzo motivo! -
- Ancora non ho capito se stai scherzando o sei parli sul serio!-
- Mai stata più seria in vita mia! -
- Lo odi così tanto? -
- Non è che lo odio…è una sensazione a pelle. Ricorda, però, che le mie sensazioni, il 98% delle volte poi corrispondono a realtà…-
- Me lo ricordo, me lo ricordo…-
Entrarono in classe. Iniziò la lezione. Per la prima volta dopo un paio di giorni, Giorgia seguì attentamente la lezione di diritto e la successiva ora d’informatica. Uscì da scuola e si diresse verso l’autobus con una strana speranza di vedere al posto di guida Simone, ma così non fu. Un autista nuovo, giovane, con il cappellino blu dell’azienda trasporti e due grandi occhi castani era alla guida. Salì sull’autobus e fu subito interrogata. Quell’autista alquanto carino, con un notevole accento palermitano, le disse:
- Tu devi essere Giorgia, la ragazza dell’ultima fermata. Simone mi ha detto tutto…anche che mi devi indicare la strada come sai fare solo tu…dice che sei meglio di un navigatore satellitare! Io mi chiamo Francesco, conosco Simone da tantissimo tempo…-
Il monologo di Francesco continuò, sotto lo sguardo attonito di Giorgia e di tutti gli altri passeggeri, per l’intero viaggio. Raccontò di tutto e di più sulla sua vita. Giorgia scese dall’autobus col mal di testa, troppo confusa per ricordarsi molti dei particolari interessanti di cui l’aveva informata e che si erano affollati nella sua mente. Solo una cosa ricordava chiaramente: non aveva mai staccato lo sguardo da quegli occhi, così simili a quelli di Mattia. Arrivata a casa, prese il cellulare e inviò un messaggio a Simone: “Simpatico Francesco…logorroico soprattutto!” La risposta non si fece attendere: “Ti ha stancato molto?” La conversazione continuò per pochi massaggi ancora, dato che il credito non le permetteva di più. Posò il cellulare e corse a pranzare. Nel pomeriggio tentò di dormire, ma il telefono squillò poco prima che ci riuscisse. Prima di rispondere guardò il nominativo sul video: Michy! Rispose con un allegro “pronto”. Aspettò la risposta. La linea doveva essere disturbata, perché si sentivano solo strani rumori. La voce di Michy si fece sentire, ma non era come Giorgia se l’aspettava.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Michy era in lacrime. Tra i singhiozzi, Giorgia riuscì a percepire solo una parola, un nome, Federico, subito dopo sentì la voce di Sana che aveva strappato il Nokia dalle mani di Michy.
- Meglio che ti spiego io la situazione, altrimenti stiamo qui fino a domani mattina. - cercò di sdrammatizzare Sana.
- Eh si! Che è successo? Perché Michy sta piangendo così? Sembra disperata! È colpa di quello schifoso? -
- Un po’ si e un po’ no. -
- Che significa? -
- Significa che è una situazione complicata. Hanno litigato…ma piange perché lo vuole lasciare. -
“Farebbe bene!” fu il primo pensiero di Giorgia, ma preferì tenerlo per se.
- Tutto è successo stamattina: ti sei persa una parte da film! - continuò Sana - Eravamo, come sempre, fuori del corridoio per aspettare Federico. Finita la sigaretta, però, abbiamo deciso di entrare perché c’era davvero troppo freddo: fin qui tutto ok! Il problema è nato quando siamo entrate e l’abbiamo trovato tranquillo al calduccio, col caffè in mano, che se ne fregava del fatto che la sua ragazza era diventata un ghiacciolo aspettando lui fuori al freddo. -
- Ed è disperata per questo? -
- La storia non è finita! Michy stava per dirgliene quattro quando ha visto che non era solo: indovina con chi era? -
- Non era con Rita, vero? -
- Invece era proprio con lei! -
Giorgia cercò di visualizzare quella ragazza bassa e scheletrica che era stata per tanto tempo la fidanzata di Federico, che era attualmente in classe con lui e che aveva cercato da sempre di distruggere il suo rapporto con Michy. Con questa non proprio stupenda immagine in testa, continuò ad ascoltare il racconto di Sana.
- Era con Rita, mentre Michy era fuori a congelare! Michy è diventata una furia e gli ha urlato, letteralmente, tutto ciò che le veniva in mente. Io ho pensato: “La fa sfogare un po’ e poi le chiede scusa, fanno pace e staremo tutti tranquilli come sempre!” Mi sbagliavo. Senza alcun tipo di rimorso, ha avuto la faccia tosata di dire a Michy che non le doveva chiedere il permesso di stare a parlare con un’amica e poi le ha detto: “Se dormi male la notte non te la prendere con me quando ti svegli isterica!” Io ero traumatizzata, Michy non gli ha nemmeno risposto e se n’è scappata in classe. Quando sei arrivata tu sembrava calma, come se non fosse successo niente. Pensavo che avessero chiarito per messaggi o durante la ricreazione. Mi sbagliavo ancora. Dopo pranzo è spuntata a casa mia. È entrata e ha iniziato a piangere. Ora è da un’ora che cammina intorno al tavolo e sembra che si sia un po’ calmata. Se vuole parlare te la passo. -
- Ciao Giorgia. - la voce di Michy sembrava più tranquilla ed erano spariti i singhiozzi. - Allora, che ne pensi di sta storia? -
- Michy sai come la penso: non sono nessuno per dirti di lasciarlo, anche se la cosa non mi dispiacerebbe affatto. Io ti consiglio di pensarci bene prima di prendere una decisione e fare il passo più lungo della gamba. Parlaci. Magari stamattina era nervoso, forse non c’ha pensato al fatto che eri fuori ad aspettare lui, o forse pensava che non te la saresti presa se lo trovavi al caldo…con Rita…a parlare…va bene, hai ragione tu, non ha scusanti. Parlaci lo stesso. La situazione non può andare avanti così! Se vuole stare con te si deve sistemare la testa! -
- Se vuole stare con me deve crescere! È la persona più immatura che ho mai conosciuto. Lo sapevo che sarebbe finita così! - e continuò a sfogarsi.
Dopo un’ora circa la chiamata terminò, come anche il credito del Nokia di Michy. Giorgia ripensò a quando era iniziata quella storia. Erano i primi giorni di Agosto. In un pomeriggio più caldo del solito, sul cellulare di Giorgia arrivò una chiamata da parte di Sana: era disperata. Con lei c’era Michy, disperata più di lei. Si erano invaghite entrambe dello stesso ragazzo, ma lui era interessato a Michy! Che fare? Il dubbio che le perseguitava era: questo rovinerà la nostra amicizia? La risposta arrivò presto. Michy iniziò la sua prima storia seria dopo molto tempo, ma la loro amicizia non fu indebolita, anzi, ne uscì rafforzata. Da allora erano passati poco più di due mesi e Giorgia iniziava a chiedersi dove sarebbero adesso se le avesse convinte a lasciare perdere Federico quel pomeriggio di Agosto. Sicuramente starebbero molto meglio. Quello che la preoccupava di più era un altro problema: perché non si era accorta di come stava Michy? Di solito riusciva a capire quando c’era qualcosa che non andava in lei, ma era un periodo di tempo che non riusciva più a sentirla vicina come prima. Una domanda rimbombava violenta nella sua testa: è colpa mia? Continuava a pensare che forse era sua la colpa di questo allontanamento, che era dovuto al suo pensare troppo alle sue faccende. Dall’inizio del nuovo anno, da quando aveva iniziato a concentrarsi su Mattia e Simone, da quando la sua vita privata era stata messa al primo posto. Era da allora che si era allontanata di più da Michy, troppo per quanto riusciva a sopportare. Come fare per sistemare la situazione? Come potevano tornare quelle di sempre? Come recuperare il tempo perso?
La mattina seguente segnò l’inizio della fine. Dopo due ore di stressante matematica e una di noiosissimo inglese, suonò la campana che segnava l’inizio della ricreazione. Michy era tesa e preoccupata, Sana e Giorgia cercavano di rassicurarla, di convincerla che sarebbe tornato tutto come prima, tutto si sarebbe sistemato. Percorsero il corridoio fin troppo velocemente arrivando alle scalinate del campetto di calcio per prime: Federico ancora non era arrivato. Michy fece una domanda strana:
- Che giorno è? -
- Venerdì 11 ottobre. Perché? -
- Dovevo immaginarlo. -
- Cosa? -
- Mi perseguita. -
- Ma di chi parli? -
- UNDICI, mi tormenta, questo numero mi segue ovunque. Il mio numero a pallavolo, il numero del mio allenatore…il giorno in cui mi lascio con Federico… tralasciando il fatto che stiamo insieme da due mesi e undici giorni. -
- Non è sicuro che vi lascerete e smettila con queste fissazioni del numero che ti perseguita…anche se, a pensarci bene, forse hai ragione. Sono le 11 e 11 minuti, e lì di fronte a te c’è Federico che arriva. Ci vediamo dopo. -
Federico raggiunse Michy che era stata lasciata sola. Sana e Giorgia si erano appostate dietro la porta a vetri per sorvegliare la situazione da lontano. Guardando, supposero che tutto stesse andando per il meglio: Michy sembrava sorridere. Improvvisamente si resero conto di quanto si sbagliavano. Michy corse via in lacrime, Sana stupita la seguì mentre Giorgia restò immobile giusto il tempo per sentire la frase che diceva Federico:
- Non avrei pensato che finisse così! -
Giorgia arrivò in classe, ma trovò solo il puntiglioso professore di economia aziendale. Senza chiedere il permesso andò a cercare le amiche nel loro punto di ritrovo: il sottoscala. Trovò Sana seduta sugli scalini e Michy in piedi di fronte alla porta di emergenza con una sigaretta tra le dita. Si sedette vicino a Sana e restarono per un istante così, immobili e silenziose, come se il tempo si fosse fermato, dopodiché Michy iniziò a parlare tra i singhiozzi lasciando correre senza freno le ultime lacrime che le erano rimaste. Riassunse tutto in una frase:
- Mi ha detto che non pensa sia il caso di continuare, ma che vuole che restiamo amici. Mi vuole bene e non vuole farmi soffrire. Falso, ipocrita, immaturo. Sono stata io a farlo diventare intrattabile con la mia gelosia per Rita. Bastardo. -
Tra i consigli che Sana e Giorgia cercavano di darle non ce n’era uno che al momento potesse consolarla: si rendeva conto che lasciarsi era stata la cosa migliore, ma è normale sentirsi male dopo che una storia finisce. Salì le scale senza dire una parola e si chiuse nella classe a fianco alla loro perché la V G era in laboratorio. Silenziosamente entrarono anche le altre che la trovarono mentre scriveva sulla lavagna.
Sulla lavagna spiccava una scritta bianca, una canzone molto nota a loro, che avevano ascoltato migliaia di volte insieme: “E ogni bacio che hai negato è un po’ che hai perso di me, e ogni ti amo che ho taciuto è un po’ che ho perso di te, e ogni tuo sorriso muto era una foto di noi, e ogni sguardo ormai stanco era già la fine, è molto meglio dare un taglio anche secondo me, e mi dispiace perché stavi troppo bene, e mi ringrazi perché sei un po’ meno fragile, e ci vediamo presto, chiamami, così si dice…” La parte più bella di una fantastica canzone di Tiziano Ferro.
- Sembra proprio che non sia solo il numero undici a perseguitarti! - disse Giorgia.
- Invece è proprio questo! Giorno 11, alle ore 11:11…e pensandoci bene, questa è l’undicesima canzone del cd! -
- Oh mamma! Hai ragione! E sembra proprio la vostra storia, ovvero, la fine della vostra storia! -
Rimasero in silenzio per tutta l’ora. Decisero di rientrare in classe e accettarono senza ribattere la lunghissima nota di demerito del professore. Non se la presero, avevano altro a cui pensare. Le lezioni finirono e tornarono a casa.
Giorgia non resistette tanto al pensiero di Michy in lacrime da sola a casa. Terminato il pranzo, saltò sul motorino e raggiunse casa di Michy. Trovò l’amica più serena di come l’aveva lasciata a scuola. Dopo poco arrivò anche Sana: avevano avuto la stessa idea. Sana aveva pensato, però, anche a una momentanea soluzione. Uscì dalla borsa la calorica consolazione: tre barrette di cioccolata Milka cremosa, un peccato di gola che non potevano permettersi. Giorgia e Sana fecero chiudere un occhio alla loro dieta, ma forse è meglio dire che la accecarono totalmente. Mangiando iniziarono a parlare cercando di non far cadere il discorso su Federico e su ciò che era successo la mattina. Tornata a casa Giorgia iniziò, per la prima volta dopo molto tempo, a scrivere sulla sua comix delle loro vicende e delle sue preoccupazioni:

“Ehi comix, oggi è un giorno da ricordare…o da dimenticare, dipende dai punti di vista. ‘Lasciamoci’…la parola più brutta che un adolescente possa sentirsi dire! Stavolta è capitato a Michy…vederla triste è bruttissimo! Ho sempre creduto ad un vecchio proverbio che dice che le amiche sono pezzi dello stesso cuore, quando un’amica è triste un pezzo del tuo cuore piange con lei…se poi quest’amica è Michy! Ci siamo sempre sostenute a vicenda e la cosa che mi fa più rabbia è che mi sento inutile, non ho niente da dirle per consolarla. Essere impotente è la cosa più brutta che possa capitarti…Che fare? Che dire? Stare in silenzio? Cercare di dire qualcosa di confortante? E poi, come comportarsi con Federico? Non riesco a dormire…continuo a pensare che mentre io dormo Michy potrebbe essere in una valle di lacrime…che fare?”

I dubbi resero incomprensibile anche il suo sfogo con le pagine del diario. D'altronde quelle pagine sarebbero rimaste nascoste a tutti tranne che a lei.
Finì di scrivere molto tardi, ma cercò ugualmente di studiare qualche pagina di storia. Aveva sempre odiato quella materia: a che le serviva sapere che nel 1661 prese il potere Luigi XIV e che rafforzò la monarchia? Se a questo si somma che la sua testa era sempre concentrata su Michy, si spiega la chiusura improvvisa del libro dopo neanche cinque minuti: meglio rinunciare e andare a letto sforzandosi di dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Era passata una settimana. Michy stava ricominciando ad essere quella di sempre ma la ferita era ancora molto aperta, anche perché lei e l’ex erano rimasti legati dagli amici comuni. Sana e Giorgia cercavano di starle molto vicine, soprattutto le sere in cui uscivano insieme al gruppetto e Federico non si comportava come avrebbe dovuto e come aveva promesso. Era diventato più strano del solito. Quel poco equilibrio che con Michy aveva trovato, sembrava scomparso del tutto. Faceva strani ragionamenti: leggeva strani libri su violenze ai minori, parlava di morte e suicidio come fossero cose normali, aveva anche iniziato a fare uso di sostanze non raccomandabili e spesso abusava con l’alcool. Cosa peggiore, trattava Michy in malo modo, come se la colpa di tutto fosse la sua, come se la odiasse con tutto il cuore. Michy spesso non riusciva a resistere alle sue battutacce che la buttavano a terra e si sfogava piangendo.
La vita di Giorgia proseguiva di pari passo con quella di Michy: ogni pensiero per Simone e Mattia era stato messo in standby, al momento esistevano solo Michy e Sana. Fu contentissima, però, del regalo fattole dai genitori: il biglietto per il suo musical preferito “Footlose”. Fu una serata fantastica, ma, dopo quelle tre ore di puro spettacolo in cui la sua mente si annullò dal mondo, ripensò a Michy e non resistette alla tentazione di chiamarla subito dopo essere uscita dal teatro. Michy e Sana erano uscite insieme e stavano passando una tranquilla serata: questo bastò a rassicurarla e tornò a casa tranquilla. La rassicurò ancora di più vederla sorridente la mattina seguente. Sembrava proprio che le fosse passata.
- Ma com’è finita con quello? - chiese Michy a Giorgia a dimostrazione del fatto che era tornata quella di sempre.
- Quello chi? -
- Mattia! Non l’hai più visto da quando ti a lasciato a piedi, vero? Non sarà mica morto davvero? Opsh, ho parlato troppo presto! Eccolo lì. -
- Cosa? -
- Mi hai sentito bene! C’è Mattia, in fondo al corridoio. Sta per arrivare. Mi raccomando, devi essere fredda, impassibile, completamente indifferente. - anche se sapeva che il suo consiglio non sarebbe neanche stato compreso da Giorgia che era già partita per un altro pianeta.
Mattia si diresse da lei, la salutò, ma non le diede neanche il tempo di dire una parola:
- Scusami! Perdonami! Ti giuro che me l’ero scordato! -
- Ti eri scordato che mi dovevi accompagnare a casa? -
- No, mi ero dimenticato che uscivo un’ora prima! Non potevo restare ad aspettarti, ma non avevo neanche il modo di avvisarti non avendo il tuo numero. Anzi…se vuoi ti do il mio così se dovesse ricapitare abbiamo il modo di metterci in contatto. -
- Se proprio ci tieni…Segnati tu il mio perché il cellulare l’ho dato a Michy. - subito dopo dettò il proprio numero di cellulare. Non riusciva a crederci: Mattia le aveva chiesto il numero? Non poteva essere vero! Stava sicuramente sognando! Lo salutò e tornò da Michy. Senza dirle una parola, le sfilò di tasca il Motorola, aprì lo sportellino e registrò in rubrica il numero di Mattia, che le aveva già fatto uno squillo. Chiuse lo sportellino, fece scivolare il Motorola nuovamente nella tasca di Michy e cadde a sedere sulla finestra del corridoio. Lo sguardo perso nel vuoto, la faccia stralunata e il rossore accentuato sulle sue guance fecero intuire a Michy che qualcosa era successo in quella breve conversazione.
- Cerco di indovinare o me lo dici tu cosa ti ha detto? - disse Michy.
- Numero. - lo sguardo di Giorgia restò perso nel vuoto, ma aggiunse: - Il numero, s’è preso il mio numero di cellulare. -
Michy si dimostrò più sorpresa di quanto Giorgia non si aspettasse. Era contenta per Giorgia, finalmente aveva realizzato un suo desiderio: dopo tre anni che gli correva dietro sembrava che Mattia si stesse accorgendo di lei. Ancora, però, non si era convinta del tutto che fosse il bravo ragazzo che cercava di far credere. C’era qualcosa nel suo modo di fare, di dire le cose a metà, qualcosa di strano nei suoi occhi. Una di quelle sensazioni che ti senti addosso, senza una ragione, uno strano presentimento. Vedeva Giorgia troppo presa da questa situazione e forse l’aveva ingigantita un po’ troppo. A questo Giorgia non aveva mai pensato, ma ripensò a quella scena per il resto della giornata e a stento riuscì a seguire il consiglio comune di Michy e Sana: non doveva assolutamente farsi sentire per prima.
Una strana chiamata anonima arrivò durante la ricreazione:
- Con chi parlo e chi ti ha dato il mio numero? - rispose spensierata Giorgia.
- Oggi, alle quattro, di fronte alla palestra. - disse una strana voce.
- Ma chi sei? -
- Vieni e vedrai. - la chiamata terminò così.
Giorgia iniziò a ragionare su chi poteva farle uno scherzo del genere. Sembrava una voce maschile. Mattia? No, non era la sua voce, l’avrebbe sicuramente riconosciuto. Simone? No, era a secco da un paio di giorni. Un compagno di classe? No, erano tutti lì con lei. Chi poteva essere stato? Lo avrebbe scoperto presto. Le ore passarono lente in IV G e il professore d’italiano si dimostrò molto più noioso del solito. Il suono della campana che annunciò la fine delle lezioni, suonò come una liberazione aspettata da tanto tempo. Giorgia si precipitò alla fermata dell’autobus e trovò Simone ad aspettarla.
- Tu qui che ci fai? - gli chiese stupita - Perché non mi hai detto niente? -
- Sorpresa! E poi sono a secco, come ti avvertivo? -
- Per caso mi hai chiamato verso le undici? -
- Alle undici ero in servizio: lo sai che quando guido non parlo mai al cellulare! E poi ti ho già detto che sono a secco! -
- Ti devo credere? -
- Certo! A proposito…che fai sabato sera? -
- Qualcuno sta cercando di invitarmi a uscire? -
- Dipende dalla tua risposta! -
- Stavo pensando di andare in un locale, con un paio d’amici. -
- Amici? Anche ragazzi? -
- Si. Geloso? -
- No, perché dovrei? -
- Dava quest’impressione! -
- E allora? Non ci esci con me? -
- Vieni tu con noi! -
- Io? In un locale? Con sedicenni e diciassettenni? Mi ci vedi? -
- Cosa avresti contro i sedicenni e i diciassettenni? -
- Niente, ma avevo pensato a una serata diversa, che non includeva fare il babysitter a un gruppo di ragazzetti! -
- Ha parlato il grande uomo maturo! Ti ricordo che cinque anni fa eri un ragazzetto diciassettenne anche tu! -
- Te la sei presa? Stavo scherzando! Dai…non fare così! Guarda, per farmi perdonare ti regalo una cosa…l’ho trovato su Internet e ho pensato a te! - uscì dalla tasca un foglio e lo diede a Giorgia.
- “La leggenda dell’amore”…devo preoccuparmi? - ma Simone era già a sedere al posto di guida e non le rispose. Durante il tragitto i loro sguardi s’incrociarono più del solito e il colorito di Giorgia si fece molto più vivace quando ebbe finito di leggere quella stupenda storia di amore. Quando si salutarono fu tentata a spostare il suo bacio di un paio centimetri, ma un attimo di lucidità la fece trattenere. Arrivò a casa che quasi non credeva a ciò che era successo e aveva quasi dimenticato la strana chiamata della ricreazione. Andò a lezione serena, ma arrivata di fronte al portone della palestra ricordò: chi la stava aspettando? Passando in mezzo alle macchine posteggiate tentò di riconoscerne qualcuna. Nessuna sua conoscenza. Posteggiò il motorino ed entrò. Nulla interruppe la lezione e il ritorno a casa fu normale. Dopo la doccia calda tornò in stanza e il telefono squillò ancora, un’altra chiamata anonima:
- Si può sapere chi cavolo sei e che vuoi da me? - rispose in tono alquanto alterato.
- Calmati, se c’è uno che vuole qualcosa da te non sono io. Stai attenta! - e la chiamata terminò.
Avvertimenti telefonici: sembrava un film. Sicuramente era uno scherzo. Ma chi poteva farlo? Non aveva dato il suo numero a nessuno di recente, tranne a Mattia, ma quella non era la sua voce. Doveva essere sicuramente qualcuno che poteva averlo preso e che sapeva del suo essere poco coraggiosa e alquanto ansiosa. I suoi compagni! No, non potevano essere loro. Come facevano a chiamarla alla ricreazione? Era stata tutto il tempo con loro e non avrebbero avuto né il tempo né la voglia di affidare quello scherzo a qualcun altro. Chi era? Infine si convinse a dormire tranquilla: era sicuramente uno scherzo e nulla più.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Erano passate più settimane da quello scherzetto telefonico, ma le chiamate anonime non erano finite. Quel giorno si svegliò tardi e per questo non arrivò alla fermata prima che l’autobus fosse già molto lontano. Corse a casa e svegliò sua madre. Insieme salirono sulla Panda rossa e percorsero la strada per l’istituto. Arrivata al cancello, scese dalla macchina evitando per poco una brutta scivolata sullo strato di ghiaccio che ogni mattina si formava a causa del freddo della notte. Scese le scale più velocemente del solito. In classe il professore di diritto non era ancora arrivato. Salutò i suoi compagni e si accorse subito che qualcosa non andava. Michy era visibilmente nervosa. Sana, prevedendo la sua domanda, disse:
- Si, è così perchè hanno litigato! Stavolta ha proprio esagerato Federico! -
- Che è successo stavolta? -
- Ieri sera eravamo a casa di Erica, la compagna di squadra di Michy e fidanzata di Daniele, migliore amico di Federico. C’era anche un altro amico di Daniele, abbastanza carino, biondo, occhi azzurri, ma troppo basso e troppo stupido: lo chiamavano Coma. Il motivo di questo soprannome, penso che lo puoi immaginare. - e imitò in modo piuttosto accentuato il gesto di qualcuno che sniffava cocaina. Poi proseguì: - Erica e Daniele erano chiusi in camera, Coma era fuori a fumare con Michy, io e Federico eravamo in salotto a parlare sul divano. Mi stava parlando di un libro che ha letto di recente, uno di quelli pesantissimi che legge in questo periodo. Dev’essere bello, mi ha incuriosito tanto: pensa che l’ho già ordinato alla biblioteca telematica. -
- Di che parla? -
- Un bambino che a nove anni decide di farsi chiamare Sara e inizia a prostituirsi per imitare la madre. -
- Oh mamma, ma non potete leggere libri normali ogni tanto? -
- Mentre parlavamo è rientrata Michy. Federico mi raccontava che questo Sara è finito poi nel giro delle droghe pesanti e ha avuto una delle sue solite sparate. “Eppure mi piacerebbe provare!” ha detto. Io penavo che scherzasse e per sdrammatizzare gli ho detto: “Vuoi fare una cosa così stupida?” e Michy, scherzando, ha detto: “Una delle tante cose stupide che vuole fare!” Federico, che l’aveva ignorata per tutta la serata, la guarda in faccia serissimo e le dice: "Tu eri una delle cose stupide che avrei voluto farmi!"-
- Cosa? Ma è impazzito? Fortunato lui che non c’ero, altrimenti non avrei resistito ad prenderlo a colpi di tavolo in testa! -
- Io ho subito cercato di sdrammatizzare la situazione, ma non è servito a niente. Michy è andata in bagno e ha iniziato a piangere. Erica e Daniele sono usciti dalla stanza. Quando Erica ha saputo cos’era successo, gli ha fatto una lavata di testa che non se la scorderà facilmente: poco mancava e lo buttava fuori di casa. Ho convinto Michy a farmi entrare in bagno con lei e insieme abbiamo deciso che era meglio andare via. Stamattina è arrivata così. Non parla, quindi non so come sta, ma sicuramente potrebbe stare meglio. -
- Tu che ne pensi? - disse Michy, che aveva ascoltato tutto. - Secondo te come sto? Mi sono liberata del più grande errore dell’ultimo secolo. - dopodiché ammutolì nuovamente per il resto delle tre ore che le separavano dalla ricreazione.
Il suono della campana arrivò fin troppo tardi per le tre amiche che subito andarono fuori dalla palazzina per non rischiare i provvedimenti disciplinari per chi fumava all’interno dell’istituto. Sana e Giorgia si sedettero sul marciapiede, mentre Michy restò in piedi con il suo solito sguardo perso nel vuoto. Dopo aver acceso la seconda sigaretta, si decise a parlare:
- Meglio così! Non voglio vederlo più! Non voglio più uscire con lui anche se significherà non uscire più con Erica e Daniele. Non m’interessa! Non voglio più farmi rovinare la vita da quello che è stato uno dei miei sbagli più grandi -
- Gli sbagli servono a crescere. - sentenziò Sana, abile quanto nessuno a dare consigli. - Ora hai più consapevolezza di te, di ciò che vuoi, ma soprattutto di ciò che non vuoi! -
- Ecco, non voglio avere nulla a che fare con quell’essere schifoso. - e cominciò una lunga lista d’insulti che terminarono solo al momento di tornare in classe.
- Oggi a casa mia? Senza pianti, però! - e con quest’invito di Sana rientrarono e iniziarono a salire le scale per ritornare in classe appena in tempo per vedere arrivare il professore di matematica.
L’ora di spiegazione passò lenta, ma il suono che annunciava le due ore di educazione fisica rallegrò gli animi dei ragazzi. Andarono in palestra col professore. Per quel giovedì erano in programma gli esercizi alle parallele. Non ci sarebbero stati problemi, se la solita Giorgia non fosse riuscita a farsi male anche in quella situazione iper-controllata: riusciva sempre a slogarsi una caviglia, a sbattere qualcosa o a prendere uno stiramento ai muscoli delle gambe. Quel giorno cadde dalla parallela più alta rischiando qualcosa di più grave di una semplice botta dato che atterrò al limite tra il morbido materasso e il duro pavimento. Riuscì anche a far male al professore che era corso in suo aiuto. Fortunatamente tutto si risolse in una risata generale. Non continuò la lezione per non rischiare di ripetere la caduta non essendo così fortunata. Andò negli spogliatoi e si tolse la tuta per rimettersi i suoi jeans, quelli larghi da vera ballerina di hip-hop. Aspettò seduta in panchina che la lezione finisse e iniziò ad avviarsi verso la fermata. L’autobus era già lì ad aspettarla, ma c’era anche qualcos’altro che la aspettava: una sorpresa meno piacevole di quella del giorno precedente.
- Non saluti più? - le disse qualcuno che l’aveva bloccata per il braccio. - Sei diventata maleducata da quando non ci vediamo. -
- Pensavo fossi morto, o almeno questo ho sperato! -
- Mi odi così tanto? - Giovanni era lì davanti a lei. Era la prima volta dopo quella brutta serata.
- Fammici pensare…Si! -
- Eppure non dovresti! -
- Non dovrei? Come puoi dire una cosa del genere? Ti sei dimenticato di quello che mi hai fatto, o che hai tentato di fare? È già tanto che non ti ho denunciato! -
- Non l’avresti fatto mai! Ne ero sicuro! -
- Uno sbaglio a cui posso subito rimediare. - disse Giorgia allontanando la mano di Giovanni che stava iniziando a esplorare la sua schiena.
- Non lo farai. -
- E come me lo impedisci? -
- Bimba, io ti voglio bene. Lo sai! -
- Intanto non chiamarmi bimba: sai che non mi è mai piaciuto. Seconda cosa ho i miei dubbi sul fatto che mi vuoi bene, anzi ho la certezza che non è vero! Non avresti mai fatto una cosa del genere. -
- Cancella per un attimo quella serata. Vuoi che ti chieda scusa? Te lo chiedo: “Scusami”! Sei contenta ora? -
- Assolutamente no! Sarei molto più contenta, se sparissi. -
- Anche se ti dicessi che sono io che ti ho chiamato in questo periodo? -
- Le chiamate anonime. Eri tu? Come diavolo ho fatto a non pensarci prima? E allora…cosa c’è di così importante da dirmi? Chi sarebbe questa persona che vuole qualcosa da me? -
- Ti viene in mente qualcosa se ti dico Simone? -
- Che c’entra Simone in questa storia? Lascialo stare! -
- Aveva ragione allora. Stai per cadere ai suoi piedi! Attenta! -
- Da quale pulpito viene la predica? Come pretendi che ti creda? -
- Perché tu lo sai che, tralasciando quella sera, ho sempre fatto tutto per proteggerti! Chi è stato a toglierti dai casini quando quelle due mafiosette ti avevano preso di mira? Chi ti ha risolto i problemi con Dario? -
- Era molto tempo fa! -
- Se non mi vuoi ascoltare cavoli tuoi! Il mio dovere lo faccio ugualmente! C’è una scommessa in corso su di te: quanto ci sta a portarti fuori a cena e…meglio che non ti dico la seconda parte della scommessa, ma dovresti immaginarla! - e sul suo viso spuntò un sorriso melizioso.
- Hai fatto il tuo dovere! Ora fai il tuo lavoro e riportaci a casa! -
- Non mi credi, vero? -
- Come hai fatto a capirlo? - disse Giorgia col suo solito tono sarcastico.
- Istinto. Fai come vuoi! - salì al posto di guida e l’autobus partì.
Per tutto il viaggio Giorgia cercò di immaginarsi Simone, con quella sua faccia pulita e quel sorriso dolce, che faceva una scommessa. Magari c’era nel mezzo anche Francesco. Non poteva essere vero, ma che cosa ne avrebbe tratto Giovanni di buono dal dirle quelle cose se non fossero state vere? Arrivò il momento di scendere e si avvicinò silenziosamente al posto di guida.
- Non c’è bisogno, me lo ricordo dove scendi! Alla rotonda, giusto? - si fermò ed aprì la bussola. Mentre Giorgia si avviava verso casa le gridò: - Bimba stai attenta! -
- Non sono una bimba e soprattutto non la tua! - rispose arrabbiata Giorgia.
Arrivata a casa cercò qualsiasi cosa per occuparsi la mente, ma non riusciva a togliere dagli occhi quella scena: Simone e Francesco che scommettono su di lei. Iniziò a piangere e decise di non accettare l’invito di Sana. Le inviò un messaggio: “Non me la sento di venire. Vi racconto domani a scuola. ViVoglioBene!” Si infilò sotto le coperte per proteggersi dal freddo. Si addormentò, ma si svegliò appena in tempo per correre a lezione e sfogarsi ballando come sempre faceva. Tornò a casa più serena, ma dopo la doccia calda iniziò di nuovo a piangere. Tornò ad infilarsi sotto il caldo piumone e tra le lacrime si addormentò.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Il suo sonno fu piuttosto movimentato e il risveglio arrivò prima del dovuto. Era ancora troppo presto per alzarsi o anche soltanto per aprire gli occhi. Restò immobile, con gli occhi chiusi, raggomitolata in quel caldo piumone, pensando e ripensando a quelle parole che non avrebbe mai voluto sentirsi dire. La rabbia iniziò a prendere il sopravvento. Scaraventò le coperte a terra, saltò in piedi e accese il cellulare. Rubrica…Simone BUS…cornetta verde…e la chiamata era inoltrata dopo pochi secondi. Qualche squillo e poi la voce di un Simone appena sveglio:
- Giorgia, come mai sveglia a quest’ora? -
- Simone, come mai ancora a dormire a quest’ora? -
- Oggi ho tutti i turni di pomeriggio, posso dormire minimo fino a mezzogiorno. -
- Invece ti svegli ora, prendi la macchina e ti fai trovare all’ingresso della scuola: dobbiamo parlare. -
Ogni tentativo di risposta fu vano, Giorgia aveva già premuto la cornetta rossa per mettere fine alla chiamata. Dopo poco arrivò un messaggio: “Ma è successo qualcosa?” che fu subito cancellato. Giorgia fece una veloce colazione. Si piantò di fronte allo specchio per cercare di tirare fuori il meglio dalla sua faccia insonnolita: doveva fargliela pagare e il conto doveva essere il più salato possibile. Un po’ di trucco non fece il miracolo di trasformarla in una qualche star del cinema, ma il risultato non fu per niente deludente. Tutto era pronto. La preparazione aveva occupato molto tempo e arrivò appena in tempo per salire al volo sull’autobus per la scuola. Perfezionò il suo piano durante la strada. Scesa dall’autobus cercò Simone: era già lì con la sua Opel Tigra nera tirata a lucido da poco. Senza dirgli niente aprì la portiera ed entrò in macchina.
- Ma che fai? Non devi entrare oggi? - disse stupito Simone.
- Andiamo. - fu la solenne risposta di Giorgia.
- Dove? Ma sei impazzita? Che t’è preso? -
- Spero solo che portarmi a far colazione possa farti vincere ugualmente la scommessa. -
- Ma quale scommessa? -
- Vuoi partire? -
- Ti sei ammattita durante la notte? Di che scommessa stai parlando? -
- Della tua! -
- Mia? -
- Non fare il finto scemo! Quella faccetta d’angelo non mi inganna più. -
- Per favore, ti calmi e mi spieghi seriamente che t’è preso? -
Giorgia scese di scatto dalla macchina. Simone la seguì e si appoggiò sulla fiancata vicino a lei, che aveva già il viso rigato da qualche lacrima:
- Ehi, ehi…che fai? Ora piangi? Ma che è successo? -
Nessuna risposta da Giorgia.
- Dai…smetti di piangere! - tentò di abbracciarla per consolarla, ma Giorgia aveva già finito le lacrime e la rabbia aveva di nuovo preso il sopravvento.
- Lasciami immediatamente e non ti permettere mai più di avvicinarti a meno di mezzo metro da me. Mi fai schifo! -
- Si può sapere cosa è successo? -
- Cosa è successo? Hai anche il coraggio di chiedermelo? Pensavo fossi diverso, invece sei peggio di tutti gli altri. Come hai potuto fare quella scommessa con Francesco? -
- Scommessa? Francesco? Oh cavolo! Ho capito! Te l’ha detto Giovanni, vero? -
- Allora è vero? -
- No! -
- Neghi anche di fronte all’evidenza! -
- Quale evidenza? Se vuoi puoi parlare anche con Francesco, non abbiamo mai fatto nessuna di queste scommesse. Se per cinque minuti smetti di odiarmi e ti siedi in macchina ti racconto tutto. -
- Smetto di odiarti ma non ci entro in macchina! -
- Va bene, ma è una storia un po’ lunga. Circa una settimana fa, forse più, stavo parlando con Francesco di te. Gli stavo dicendo che ero contento di come stavano andando le cose. Sarei contento se diventassimo amici. Giovanni era dietro noi e ha ascoltato tutto. Si è intromesso nel discorso. Era arrabbiatissimo. Ha iniziato a dire che non ci dovevo provare neanche a fare amicizia con te, che eri proprietà privata e mille altre cose del genere. Io non l’ho neanche calcolato, ma Francesco gli ha detto che non doveva essere lui a decidere della vita tua o degli altri. Giovanni se n’è andato, ma mi ha giurato che avrebbe messo i mezzi per farla finire. Non lo avevo mai visto così! Come fosse stato il tuo ragazzo! Come se avessi provato a dire o fare qualcosa di male! Ti giuro che non era assolutamente mia intenzione! -
- Ora è tutto chiaro! Grazie e scusa per prima! -
- Non ti preoccupare! È stata una reazione logica, ma posso sapere che t’ha detto quel bastardo? -
- Mi ha raccontato tutta una storia su te e Francesco che scommettevate su una cena e soprattutto sul dopocena! -
- Ti giuro che non è mai successa una cosa simile! Mi perdoni di quello che non ho fatto? - le mise una mano sulla testa e aggiunse: - Se poi ci vuoi pensare ugualmente, non ci sono problemi! -
- Pensare a cosa? -
- A cena e dopocena. - disse squadrandola dalla testa ai piedi.
- Ma stai zitto! - e avvicinò violentemente la mano aperta alla sua faccia. Simone arrivò a scansarsi. Poi iniziarono a ridere.
- Ci stavi cadendo? -
- Ti conosco meglio di quanto non credi, ma non ci giocare più perché la prossima volta non te lo do il tempo per spostarti! -
- Vai. Ancora sei in tempo per entrare a seconda ora! - si salutarono e Giorgia si avviò in classe.
Il professore di matematica non era ancora arrivato, perciò non ebbe segnato neanche il ritardo. Dovette però rispondere a tutte le domande di Sana e Michy preoccupate dopo il messaggio che era arrivato il pomeriggio precedente. Impiegò l’intero resto dell’ora in cui il professore fu assente per spiegare tutte le cose che l’avevano stravolta in quella mezza giornata.
- Ma sei sicura che gli vuoi credere? - chiese Sana.
- Gli credo! Giovanni sarebbe capace di questo…e anche di molto peggio, se ricordate! Questo certo non significa che accetterò di uscire o qualsiasi altra cosa, come non l’avrei accettato prima! -
- Meglio così! -
- Come va con Federico? Vi siete visti? - chiese Giorgia a Michy, ma la professoressa di inglese entrò in classe prima che potesse ricevere una risposta che seguisse la strana smorfia che si era creata sul viso di Michy.
- Non toccare questo punto…ti spiego io dopo, anzi andiamo in bagno che ti spiego ora! - bisbigliò Sana.
Uscirono con il permesso della professoressa, ma si diressero verso le scale. Si sedettero e Sana iniziò a spiegare:
- Stamattina, quando tu non c’eri… -
- Perché tutto capita quando non ci sono io? - l’interruppe Giorgia.
- Zitta e ascolta. Dicevo…stamattina eravamo fuori a fumare con Erica e Daniele. Dopo un po’ è arrivato Federico con Coma e Rita. Ci hanno salutato e si sono fermati con noi a fumare. Michy voleva farmi capire che se ne voleva andare, ma io, demente, non ho capito i suoi segnali. -
- Imbecille! -
- Zitta e ascolta. Al posto mio se n’è accorto Federico che le ha detto: “Vai, vai, non ti preoccupare! Da quando ti ho scaricato sto meglio, quindi se te ne vai mi fai solo un favore. Può essere che se te ne vai mi passa pure il mal di testa che mi sta facendo impazzire!” Michy se ne è subito andata. Prima di seguirla ho sentito Rita che diceva: “Lo sapevo che prima o poi avresti capito che quella non era tipo per te!” Volevo tornare indietro e rompergli la faccia, ma Erica ci ha pensato al posto mio. Le ha detto una cosa così maligna che non avresti saputo fare di meglio. -
- Mi sembra difficile! -
- “Anch’io sapevo che non era tipo per lui. Federico non è da ragazze serie, non è da Michy! Il suo tipo sono più…è più da ragazze…da ragazze facili…e anche un po’ acide…tipo…tipo…tipo te!” -
- Cedo le armi! Capo-veleno è diventata Erica! Mi ha battuto. -
- Troppo bella! Rita c’è rimasta malissimo! Daniele e Coma hanno iniziato a ridere come due pazzi. Federico invece non ha detto una parola e se n’è andato come se niente fosse successo! Il problema è che Michy ancora non la sa questa parte! Quando rientriamo gliela racconto…a proposito, rientriamo che è tardi! -
Tornarono in classe e non riuscirono a stare serie guardando la faccia di Michy, immaginandola dopo che Sana le avrebbe raccontato tutto. Le loro aspettative furono superate! Tornò finalmente l’allegria sul volto di Michy, quell’allegria che da parecchio tempo era scomparsa! Quel pomeriggio lo passarono insieme, come ai vecchi tempi. Parlarono come non erano riuscite a fare per l’intero anno! Tutto era tornato come prima! Giorgia tornò a casa contenta e riuscì, dopo molte notti, a dormire serenamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Uno dei suoi soliti sogni bizzarri la rese allegra e pimpante fin dal mattino. La giornata sembrava iniziare alla grandissima! Sorridente come poche mattine, entrò a scuola:
- Non puoi capire che ho sognato oggi! - disse Michy andandole incontro, anche lei frizzante più del solito.
- Anche io ho sognato qualcosa di sensazionale! Racconta. - le rispose.
- Adam Brody e Benjamin McKenzie… -
- Il sogno inizia bene! -
- E finisce ancora meglio perché, indovina chi stava con loro? Noi! Noi due con Adam Brody e Benjamin McKenzie, in un localino carino a lume di candela! -
- Se almeno si avverasse…! - Sarebbe stato fantastico per ogni ragazza. Erano due degli attori più famosi del periodo, protagonisti di una serie televisiva che stava facendo il massimo degli ascolti anche grazie alla loro presenza. Uno moro con gli occhi scuri, l’altro biondo con gli occhi azzurri, uno dotato di un singolare senso dell’umorismo accompagnato da un fisico asciuttissimo, l’altro spesso serio e pensieroso con un fisico palestrato da togliere il fiato: i perfetti opposti che, per un motivo o per l’altro, attiravano praticamente tutte.
- E il tuo? - chiese incuriosita Michy.
- Mattia… -
- Oh mio dio, ma sta diventando un ossessione! -
- Scherzavo! È molto meglio di Mattia… -
- Allora è Orlando Bloom. -
- Meglio… -
- E chi c’è meglio di Orlando Bloom? -
- Luigi Mastrangelo e Valerio Vermiglio! -
- Meglio di Orlando Bloom? …Si, hai ragione! -
- Non è interessante come il tuo perché con loro ci siamo limitate solo a parlare un po’ come normali amici, ma la loro presenza lo rende eccezionale! -
- Ancora non ci credo che li ho visti senza maglietta a quella partita! Che spettacolo! - Uno spettacolo davvero! Luigi Mastrangelo e Valerio Vermiglio facevano parte della nazionale di pallavolo italiana che aveva vinto gli europei e la medaglia d’argento alle olimpiadi. Il loro fisico atletico le aveva sempre fatte impazzire. Michy aveva avuto la fortuna di fare la portabandiera alla loro partita ed era riuscita ad entrare negli spogliatoi dopo la partita. Giorgia l’aveva sempre invidiata per questo!
Sana arrivò in ritardo e il suo aspetto non era allegro quanto quello delle compagne. Giustificò quel malumore con il nervosismo pre-interrogazione, ma questo non convinse molto Giorgia. I suoi dubbi si moltiplicarono quando la vide parlare seriamente con Michy: la conversazione sembrava piuttosto animata, come se fosse successo qualcosa di grave e vide anche l’allegria scomparire dal viso di Michy. Cos’era successo? Perché non le dicevano niente, soprattutto se era qualcosa di grave? La previsione di una buona giornata era fallita! Durante la ricreazione Giorgia stette seduta sul marciapiede, in silenzio, con lo sguardo nel vuoto, immersa nei suoi pensieri. Quando Sana e Michy finirono di fumare si avvicinarono a lei e iniziarono, inaspettatamente, a parlare di un argomento che fino a poco prima era stato intrattabile:
- Come va con Mattia? - chiese Michy.
- Bene! - Giorgia era alquanto stupita dalla domanda. - Come mai lo vuoi sapere? Non lo odiavi tu? -
- Odiare? Che parolone! -
- Non lo abbiamo mai odiato! Pensiamo solo che non è il ragazzo giusto per te! - intervenne Sana.
- Non deve essere un ragazzo per me! Io non ho mai voluto più di un’amicizia con lui. Mi basta! È un ragazzo fidanzato ed è per questo che non penso minimamente a lui come ragazzo. Quando e se si lasceranno ci proverò! Di certo non gli auguro una cosa del genere. Non m’interessa che stia con me, mi basta che sia felice, con me o con una Giorgia che non sono io. -
- Che significa: “Con una Giorgia che non sono io”? - domandò Michy.
- La sua ragazza si chiama Giorgia, non ve l’avevo detto? -
- No! Comunque, che sono tutti questi discorsi sulla felicità con o senza di te? Sembri rincitrullita…non ti sei mai comportata così…sembri proprio…non riesco a dirlo! -
- Lo so io cosa sembra. - aggiunse Sana. - Questa si sta innamorando! -
- Sei sempre la solita esagerata! Non posso innamorarmi di una persona con cui scambio al massimo dieci parole in una giornata! -
- Meglio così. Lascialo perdere! -
- Ma allora sei fissata! - Giorgia si alzò e si diresse silenziosamente in classe.
Sana e Michy parlottarono un po’ tra di loro e poi la raggiunsero.
Giorgia non riusciva a togliersi dalla testa quella domanda: “Cos’è successo?” Era risorto lo stesso dubbio. La loro amicizia si era modificata così tanto da tenerla all’oscuro di quella che sembrava una cosa preoccupante? Non riusciva a capire perché: cosa aveva sbagliato ancora? C’era stata nei momenti difficili e aveva cercato di fare del suo meglio. Si convinse che il tempo avrebbe portato una soluzione, eppure una parte di lei continuava ad incolparsi. Arrivò ad una conclusione: il proverbio “il buongiorno si vede dal mattino” si sbaglia alla grande!
Quel pomeriggio a casa cercò di costringersi a studiare matematica: il giorno dopo ci sarebbe stato il compito e doveva ripassare. La sua mente era, però, troppo affollata: le funzioni si mischiavano alle parole di Sana e Michy, a Mattia, a Simone. Chiuse il libro e lo gettò sul letto. Non era proprio il momento di pensare alla matematica, non ci riusciva proprio. Doveva parlare assolutamente con Sana, doveva sfogarsi.
- Pronto. - una voce maschile alquanto arrabbiata rispose al telefono, doveva essere sicuramente Marco, il fratello di Sana.
- Marco, sono Giorgia. C’è Sana? -
- Sta dormendo! Chiama dopo! -
- Va bene. -
- Non è vero! Non sto dormendo! Passami immediatamente Michy! - la voce di Sana che urlava si sentiva attraverso la cornetta.
- Non è Michy. - disse Marco.
- Dammi il telefono stupido idiota! - urlò Sana.
- Come vuoi. Ci sentiamo Giorgia. - e passò il telefono alla sorella.
- Giorgia che c’è? - la voce di Sana era serena e sorridente.
- Se disturbo chiamo dopo…o non chiamo più! -
- Lascia stare, mio fratello è un cretino! Dimmi tranquillamente. Perché mi hai chiamato? -
- Niente in particolare, era solo per parlare un po’. -
- Di cosa parliamo? -
- Di tutto quello che vuoi. Possiamo parlare del tempo, di qualche programma della televisione, sparlare dei nostri compagni…oppure puoi spiegarmi perché tu e Michy avete iniziato ad odiarmi! -
- No, aspetta. Mi è sfuggito un passaggio! Chi odia cosa? -
- Tu e Michy…sarà stata una mia impressione, ma è un periodo che vi vedo strane, come se fosse cambiato qualcosa, come se si fosse rotto un qualche equilibrio. Non siamo più come prima! -
- Niente è più come prima, ma questo non significa che non ci vogliamo bene! -
- Sarà una mia fissazione! - ma non ne era affatto convinta.
- Sicuramente! Stai tranquilla. -
- Pensavo di avere combinato qualcosa di male. - ancora lo pensava.
- Te l’avrei detto! Assolutamente niente! - la voce di Sana convinse Giorgia. I pochi secondi di silenzio che stavano facendo iniziare la riflessione di Giorgia furono interrotti dalla voce allegra di Sana: - Come va con la matematica? -
- Ho buttato il libro! Non ce la faccio a studiare! -
- Te lo puoi permettere: non ti serve ripassare! - Sana aveva perfettamente ragione. A Giorgia non serviva ripassare perché ciò che sapeva non lo scordava e ciò che non sapeva non poteva impararlo in un solo pomeriggio. Poi aggiunse, con la voce che ricordava molto una bambina timida: - Mi aiuti domani, vero? -
- Non ne hai bisogno. Dici sempre che non sai niente, che non sei preparata e poi spunti con otto e nove! -
- Stavolta non ho capito niente davvero! -
- Ma stai zitta! Le cose le sai…è l’ansia da prestazione che ti blocca! -
- A volte capita! Sopportami! -
- Ci provo. Aspetta un attimo che mi squilla il cellulare. -
- Squillo o messaggio? -
- Messaggio. -
- Chi è? -
- Sarà uno di quei messaggi “Ho chiamato alle 19:30 servizio gratuito di SE ERA SPENTO CI SARA’ UN MOTIVO della Vodafone.” Oh mamma… -
- Che è successo? -
- Non puoi capire chi è il mittente! -
- Michy? -
- Mi spieghi cosa ci sarebbe di strano se mi avesse chiamato Michy? -
- Bho! È stato il primo nome che m’è venuto in testa! -
- Mattia! Dopo quattro giorni di silenzio! Gli rispondo? -
- Mattia? Quel cretino? -
- Si può sapere che avete contro Mattia? -
- Una strana sensazione! Non posso avere una sensazione? -
- Sicura che è solo una sensazione? Questa storia mi sta iniziando a preoccupare. Capisco che me lo dica Michy che è da due anni che me lo ripete, ma tu? Inizialmente non avevi niente contro di lui! Non è che sapete qualcosa? -
- E cosa dovrei sapere, scusa? Non ci parliamo neanche io e lui! -
- Meglio così. Allora, gli rispondo o no? -
- Rispondigli, ma non subito…fallo aspettare un po’. Fai un po’ l’indifferente. Non gli fare capire che sei col cellulare in mano a sperare in un suo segnale per rispondergli immediatamente! -
- Io non sto tutto il giorno a sperare che mi chiami! In questi giorni ho avuto ben altro a cui pensare! Che ora è? - - Precisamente le 17:15. -
- Oh cavolo! Sono in ritardassimo! -
- Lavoro? -
- Esattamente. Devo andare dalla piccola peste e poi a lezione! Ci sentiamo stasera e ci vediamo domani! Cerca di studiare, così domani mi aiuti! -
- Io che aiuto te in matematica? Sarebbe una soddisfazione! Ci vediamo domani! Non correre col motorino che la tua testa ancora ci serve! -
- Spiritosona! - riagganciò e frettolosamente si infilò la tuta per poi correre a lavorare. Tra lavoro e lezione si dimenticò di rispondere allo squillo di Mattia.
Dopo cena, uscita da poco dalla doccia, al calduccio sotto le coperte, mentre guardava un film non molto interessante alla TV, sentì il cellulare suonare. La canzone di Sean Paul riempì la stanza, ma del cellulare non c’era traccia. Saltò in piedi e pigiò l’interruttore per illuminare la stanza. Iniziò a cercare tra i mille fogli che affollavano la scrivania. “Maledetta io e il mio disordine” continuava a ripetersi. La canzone finì e il cellulare tornò in silenzio. Si buttò sul letto e sentì qualcosa sotto la schiena. Stupida idiota! Il cellulare era sotto le coperte, vicino a lei e non se n’era accorta. Controllò le chiamate perse: Mattia. Senza pensare ricambiò lo squillo. Era felice, ma anche molto stanca. Decise di andare a dormire senza ripassare la matematica. Sana aveva ragione: non le serviva, quello che sapeva non lo avrebbe dimenticato e ciò che ancora non sapeva non poteva impararlo! Pigiò di nuovo l’interruttore per riportare la stanza al buio, spense il cellulare e la TV, si arrotolò nelle coperte e si addormentò sorridendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La sveglia suonò, ma Giorgia era già in piedi: si era svegliata presto. Una strana sensazione le aveva disturbato le ultime ore di sonno. Fece colazione e andò a vestirsi: jeans larghi, maglietta stretta e scarpe nere. Si guardò allo specchio: forse quei vestiti erano troppo leggeri per il freddo che iniziava a farsi sentire più forte, ma non aveva ne il tempo ne la voglia di cambiarsi. Uscì da casa, forse per la prima volta, con calma e molto anticipo. Il timido sole spuntato da poco nelle fredde ore di quel mattino le ricordò che era già entrato Novembre da un bel pezzo. Guardò la data sul cellulare: era il 12 novembre. Quella data le ricordava qualcosa: cosa doveva succedere? Controllò il diario e ricordò il compito di matematica! Se n’era completamente scordata! Iniziò seriamente a preoccuparsi e appena salita sull’autobus uscì il libro dalla cartella e iniziò a ripassare. Il tragitto le sembrò più breve del solito, o almeno troppo breve per ripassare un mese intero di spiegazione. Entrò in classe e fu assalita dai compagni.
- Mi aiuti? -
- Mi spieghi questo esercizio? -
- Li confrontiamo i risultati? -
- Ti prego passami il compito, altrimenti mi lascia la materia! -
Giorgia cercava di confortare tutti con le sue solite risposte:
- Per te questo e altro! -
- Non è poi così complicato! -
- Naturale! -
- Quello che posso, faccio. Tanto il professore non ci guarda mai. -
Il compito iniziò con molti minuti di ritardo, dando agli alunni la possibilità di copiare le ultime formule sul banco. Poche funzioni da risolvere: un compito facile. Giorgia terminò in pochi minuti il suo e controllò altrettanto velocemente quello di Sana che aveva già terminato esattamente tutto. Usando la solita strategia delle dita dietro la schiena confrontò i risultati con Michy che aveva il suo stesso compito da risolvere: erano uguali, non erano certe che fossero giusti ma almeno avrebbero sbagliato insieme. Aiutò Monica che però era già a buon punto. Aveva appena iniziato a scrivere la funzione su un foglio per poterlo passare ad Andrea, un ragazzo seduto dietro di lei che aveva litigato con la matematica fin da piccolo, che il professore la guardò imbestialito:
- Giorgia immediatamente fuori dalla classe! - le si rivolse in tono di rimprovero.
- Dai professore. Le giuro che non parlo più. - cercava di rimediare.
- Allora consegna il compito, dato che lo hai finito da un bel pezzo. Siedi qui vicino a me, così lasci liberi i tuoi compagni di lavorare tranquillamente da soli senza te che cerchi di copiare! - una delle sue solite battute per spezzare l’aria tesa. Giorgia si spostò sulla sedia accanto al professore sorridendo. - Lo so che Andrea ha i suoi problemi in matematica, ma non lo aiuti certo passandogli il compito. -
- Lo so, infatti sta cercando di recuperare in tutti i modi. Molte volte ha chiesto a noi di rispiegargli qualcosa in modo da cercare di capire meglio. Se la sua memoria non ha fallito dovrebbe riuscire a fare questo compito: l’altro giorno Michy era riuscita a fargli capire le funzioni. - - Spero bene! E non cercare di imbrogliare un’altra volta con i voti. -
- Non si preoccupi! -
Il simpatico professore di matematica si fidava ciecamente di Giorgia: le aveva affidato il compito di correggere i compiti e di mettere i voti, ma spesso era stata troppo buona con i suoi compagni e il professore era intervenuto per abbassarli. La seconda ora si concluse e il professore passò per i banchi a ritirare gli esercizi, tra la disperazione di chi era riuscito a fare poco e niente e le lamentele di chi stava per finire di risolvere l’esercizio. I compiti furono affidati a Giorgia che, dando una rapida occhiata, aveva notato che erano andati meglio del solito. Il professore corresse e diede a Giorgia i risultati dei due diversi compiti e lasciò a lei l’ingrato compito di correggere gli errori e segnare i voti. I compiti passarono poi nuovamente nelle mani del professore che cercò di abbassare i voti che generosamente Giorgia aveva dato. Discutendo dei vari compiti con relativi errori o imperfezioni si trovarono d’accordo sulle modifiche da fare, e Giorgia riuscì a strappare un sette per tutti i suoi compagni che realmente si erano messi d’impegno il pomeriggio precedente per studiare. Michy, Monica e Sana ricevettero un bel nove. Giorgia non ebbe il privilegio di correggere il proprio compito, era rimasto nelle mani del professore.
- Ma che hai combinato? È tutto sbagliato! Mamma mia che schifo. È una cosa inaccettabile! Un errore così da te non me lo sarei mai aspettato. - sembrava davvero stupito e Giorgia iniziava a disperarsi. Il professore chiuse il compito e incise in rosso sgargiante un fantastico nove anche sul suo compito. Era stata tutto uno dei suoi soliti scherzi.
L’umore delle “ragazze-nove”, come erano state definite, era alle stelle. Eppure Giorgia sentiva ancora quella strana sensazione negativa che riaffiorava ogni tanto, ma non disse niente alle altre per non rovinare un momento in cui erano così felici e soddisfatte con una delle sue solite paranoie infondate. La ricreazione passò veloce. Le ultime tre ore lente ma tranquille. Quella strana sensazione continuava, ma Giorgia cercava di ignorarla. Il ritorno sull’autobus fu strano: poca gente, tragitto veloce, nessun incidente o imprevisto. Giorgia si convinse che quella strana sensazione era dovuta solo allo stress, alle giornate passate senza un attimo per riposare, oppure semplicemente al freddo che iniziava a farsi sentire: la giornata stava andando tutt’altro che male.
Era sabato, ed era libera da impegni di lavoro e di ballo: decise di dormire, ma non ci riuscì. Non sapeva perché, ma più si girava e rigirava sotto il piumone, più quella sensazione che fosse successo qualcosa di male aumentava. Andò a computer, avviò la musica e iniziò a studiare su uno dei tanti programmi assegnati molto tempo prima dal professore d’informatica e che lei non aveva ancora messo del tutto a punto. Dalle casse del vecchio PC uscirono le prime note di una stupenda canzone degli 883, “Ti sento vivere”. Amava quella canzone perché era una delle colonne sonore della sua vita, di quando ancora bambina litigava con quel bimbo che non sopportava e che da grande era diventato il suo migliore amico, quell’amico che si era trasferito al nord per lavoro, lo stesso amico che le aveva fatto conoscere Mattia, lo stesso che le mancava ogni giorno di più: Valerio era l’amico di cui non poteva fare a meno. Istintivamente prese il telefono e compose il suo numero. Guardò l’orologio e riagganciò: non l’avrebbe trovato a casa. Sapeva tutto dei suoi orari: in quel momento era fuori con il fratellino o a casa di uno dei tanti amici che già si era fatto. Provò ad immaginare di essere lì con lui, proprio come diceva il testo della canzone. Pensò anche a come avrebbero trascorso quel pomeriggio se fossero stati tutt’e due lì a Catania. Probabilmente a casa di uno dei due, e la sera in giro per le vie del centro con tutta la comitiva con cui erano cresciuti. Ripensò al giorno della partenza, alle tante lacrime versate mentre si salutavano in quella stazione, ai pianti mentre quel maledetto treno si allontanava. Era un dolore troppo grande da dimenticare. Prese il cellulare e inviò un messaggio: “Non prendermi per pazza…ma ti voglio bene!” Dopo si sentì meglio. Tornò al computer e finì di studiare. Quando terminò di perfezionare il programma su cui stava lavorando era già tardi. Si vestì di corsa: doveva andare in un locale con Sana e Michy. Stava scendendo le scale, quando il cellulare squillò: era Sana.
- Si lo so sono in ritardo! Sto partendo adesso. - rispose Giorgia.
- Meglio. Il programma è cambiato. Ci vediamo a casa mia. -
- Che significa? Qual è il programma ora? -
- Michy, tu ed io, la mia stanza, una pizza e un bel film. - - Fantastico! Come mai? -
- La squadra di Michy oggi ha perso quindi non se la sente di uscire…e poi è tanto che non stiamo tutt’è tre insieme una sera! -
- Sembrano secoli! Va bene, sto partendo ora. Arrivo tra una decina di minuti. -
- Vieni col motorino? -
- Si, perché? -
- C’è freddo, perché non ti fai accompagnare? -
- Bella idea! Tra poco arrivo! - chiuse, informò sua madre del cambiamento di programma e salì in macchina. La serata trascorse tranquilla. Il fratello di Sana le fece divertire con uno dei suoi soliti racconti di avventurose vacanze con gli amici, poi le lasciò sole. Parlarono un po’ di tutto e un po’ di niente: le loro solite discussioni senza un filo logico! Il discorso deviò per poco argomenti come Federico e Mattia: non era il caso di rovinare una bella serata parlando di ragazzi. Tornata a casa, Giorgia era stanca ma contenta di quella giornata. Dopo i soliti squilli della buonanotte, si buttò sotto le coperte. Era appena entrata nella fase di dormiveglia che fu svegliata dall’arrivo di un messaggio. “Anch’io ti voglio bene! Mi mancate tantissimo!” era Valerio. Spense il cellulare e, con molto più di un pizzico di nostalgia, si addormentò.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Erano passate poco più di tre settimane da quel compito di matematica. Giorgia era seduta alla scrivania. Guardava fuori dalla finestra la pioggia che batteva insistente sui vetri e che aveva rovinato i suoi progetti per quel pomeriggio. Era sola in casa e si annoiava da matti. Il motorino era out con quella pioggia: niente lavoro e niente lezioni di danza. Un tipico pomeriggio da “film al calduccio”. Infilò nel lettore DVD uno dei tanti film che erano giusti per un pomeriggio di quello, uno di quei film romantici, strappalacrime e deprimenti. Passò le due ore seguenti, con il piumotto addosso, guardando le immagini scorrere sulla tv, ma pensando a ciò che era successo in quei giorni.
La domenica dopo il compito l’aveva trascorsa in completa serenità, ma era andata a dormire tardissimo, perciò il lunedì era iniziato più assonnato del solito. Arrivata in classe puntualmente in ritardo, aveva subito la sgridata del professore d’informatica che le ricordava che non si poteva permettere di arrivare sempre fuori orario. La giornata, però sembrava andare bene, fin quando non le si era ripresentata quella strana sensazione. Uscita da scuola, aveva ritrovato Simone sull’autobus: sembravano passati secoli dall’ultima volta che si erano visti.
Mentre i due ragazzi protagonisti del film scoprivano il loro amore, il pensiero di Giorgia era fisso sulla breve conversazione di quel lunedì.
- Ciao Simone, che mi racconti di bello? -
- Di bello niente! - nel dirlo era sembrato molto preoccupato.
- E che sarà mai successo per avere quella faccia? -
- Diciamo che non è stato il fine settimana più felice della mia vita! -
- Ne vuoi parlare? -
- Meglio di no. - e ammutolì. Per il resto del viaggio, l’unico suono che uscì dalle sue labbra fu un saluto stentato mentre vedeva scendere Giorgia dall’autobus. Il pomeriggio aveva deciso di chiamarlo, ma ebbe una brutta sorpresa.
- Chi sei? - una voce femminile al posto della solita aveva risposto lasciando Giorgia alquanto perplessa.
- Cercavo Simone. -
- Che vuoi? -
- Ma ho fatto il numero giusto? -
- Il numero è giusto, ma forse hai sbagliato persona. - il vago riferimento a un noto film comico non serviva ad allentare la tensione che era palpabile. Giorgia aveva interrotto la chiamata per riprovare a chiamare dopo poco.
- Scusa per prima. - quella volta era proprio Simone.
- Di cosa? Pensavo di avere sbagliato numero. Chi era al telefono? -
- Fabiana. - seguì una breve pausa - la mia ragazza. -
- Fantastico! Hai trovato finalmente una che ti sopporta! - non era stata del tutto sincera, non era così contenta di saperlo impegnato. Il suo finto entusiasmo fu però tanto credibile da lasciare Simone tra il confuso e il deluso.
- Non immaginavo reagissi così! -
- Come avrei dovuto reagire? Tra noi due non c’è stato mai niente, non ci sarebbe mai stato niente e non ci sarà mai niente! -
- Tre “mai” in una frase? Sei proprio convinta! -
- Convintissima, ma ti ho chiamato per un altro motivo. - Giorgia aveva cambiato immediatamente discorso: non voleva ammetterlo, ma stava un po’ rosicando. - Che avevi stamattina? Eri strano, più del solito. -
- Cosa vorrebbe dire “più del solito”? Va bhè, lasciamo perdere! Ieri ho saputo che mi spediscono a Palermo. -
- Cosa? - si era sentita come attraversata da un tram.
- Veramente mi sono fatto trasferire io: ho un sacco di buoni motivi che non ti posso spiegare. Mi dispiace non poter continuare questa amicizia, ma è meglio così. Non combinare danni, come al tuo solito. Spero che il tuo cammino sia ancora lungo e spensierato: ti meriti il meglio…o almeno non il peggio! -
- Me la dovevo aspettare qualche battuta! Era troppo bello per essere vero, sentirti fare un discorso serio! Riesci a scherzare anche mentre mi dici che le nostre strade si separano. -
- Era per sdrammatizzare! -
- Tranquillo! Buona vita…e se Fabiana ti tratta male dimmelo…volo a Palermo e le do una bella lezione…lo stesso vale per te: trattala bene quella ragazza! -
Si erano salutati così. Giorgia tornò a guardare con un po’ di malinconia i due ragazzi innamorati che sul video trascorrevano le loro ore romantiche insieme, che pensavano che non sarebbero stati mai lontani, che avrebbero camminato per sempre insieme tre metri sopra il cielo, inconsapevoli di ciò che sarebbe successo nelle poche scene successive. Li seguì mentre litigavano e facevano pace, mentre ricevevano la terribile notizia della morte di un caro amico, mentre la loro storia finiva bruscamente, mentre ancora innamorati l’uno dell’altra cercavano di andare avanti. Era un finale troppo brutto per una storia iniziata così bene.
Questo film la faceva sempre fermare a pensare, a riguardare la sua di vita. Si rivedeva mentre, ancora quasi bambina, entrava per la prima volta in quell’istituto che le era sembrato così grande e terribile, ma che le aveva portato così tante sorprese, fantastiche e fantasticamente terribili. Il cellulare squillò: Mattia. Subito inviò un sms: “Chi non muore si risente!” Era da quasi una settimana che non avevano contatti. Non arrivò nessuna risposta. Guardò fuori dalla finestra, la pioggia era appena finita. Con la mente percorse la strada che portava a quella bella villetta dal tetto rosso che aveva scoperto appartenere ai genitori di Mattia. Immaginò lui sdraiato sul letto che ascoltava una canzone del suo cantante preferito, col suo poster vicino e la foto di una bella ragazza, la sua ragazza, sul comodino. La situazione era poco diversa in realtà: la musica era quella, ma il contesto era diverso. Mattia era in macchina verso la palestra in cui passava tutte le sue sere, tra addominali da scolpire e pettorali da rafforzare.
Mancava poco alla mezzanotte che avrebbe segnato la fine di quel lunedì rinchiusa a casa. Il freddo di quella notte d’inizio dicembre l’aveva portata presto ad assopirsi sotto il calduccio che proveniva dallo scalda-sonno acceso. La canzone di Sean Paul la fece trasalire, ricordandole di spegnere il cellulare. Prima di farlo lesse il messaggio che era arrivato. “Ciao Giorgia come va? Scusa se in questo periodo non mi sono fatto sentire ma oltre ad essere impegnato a scuola ed al lavoro, non ho potuto ricaricare il telefono. Ho appena finito la palestra e sto tornando a casa! Appena arrivo mi butto a letto…ci vediamo domani! Un bacio…” Il mittente era Mattia.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Una buona nottata la portò a svegliarsi serena. Una buona colazione fu seguita da una rapida linea di matita alla palpebra inferiore e una rapida vestizione. L’autobus passò, anche lui stranamente in anticipo, dopo poco che Giorgia era arrivata alla fermata. Il freddo che si faceva sentire più del solito in quei primi giorni di Dicembre non l’aveva condizionata nella scelta dei vestiti: solo una lunga e colorata sciarpa, da cui non si staccava mai per paura che arrivasse un brutto mal di gola, annunciava l’arrivo dell’inverno anche per lei. Odiava l’inverno quanto amava il mare. I lunghi pomeriggi chiusa in casa che avrebbe passato le facevano già rimpiangere l’estate non molto lontana che aveva trascorso meravigliosamente in vacanza con gli amici romani: che bei ricordi! Giornate spensierate e divertenti avevano però lasciato il posto alle giornate stressanti del periodo scolastico che precede le vacanze natalizie: i professori avevano dato vita a un incredibile programma di interrogazioni e compiti che sarebbe finito solo pochi giorni prima delle tanto aspettate vacanze. Mentre i suoi pensieri viaggiavano tra ricordi passati e previsioni future di voti e risultati, l’autobus si era fermato di fronte al grande cancello dell’istituto. Scese gli scalini con molta attenzione e, prima di entrare, intravide Michy e Sana che fumavano un po’ distanti dall’ inferriata. Decise di raggiungerle. Le due ragazze non si erano affatto accorte del suo arrivo e stavano continuando, tra un tiro e l’altro, la loro conversazione, che non sembrava una delle più tranquille.
- Secondo te dovremmo dirglielo? - chiedeva Michy.
- Non lo so! Monica ci ha chiesto il massimo silenzio, ma non so quanto potrà andare avanti questa storia! -
- Hai ragione. Per ora è meglio mantenere il silenzio. Non le farebbe piacere saperlo! Meglio che Giorgia continui a non sapere niente! -
- Cosa non dovrei sapere? - s’intromise Giorgia sorridendo e facendosi finalmente notare dalle amiche.
- Giorgia! Da quanto sei arrivata? - l’espressione sul volto di Michy e Sana cambiò immediatamente e iniziarono a comportarsi come non fosse successo nulla.
- Non è tantissimo, ma ancora non mi avete risposto. - diventò seria.
- Cosa avevi chiesto? - facevano finta di non sapere.
- Cosa avrebbe detto Monica che io non dovrei sapere? -
- Sei uscita di testa? Cosa dovrebbe dirci Monica su di te? In questo periodo neanche vi parlate quasi! -
- Appunto per questo! - poi aggiunse - Vi ho sentito prima, è inutile che fingete! -
Sana e Michy si scambiarono uno sguardo, poi fu Sana a parlare:
- Ora si spiega tutto: non parlavamo di te! Si parlava di Giorgia la compagna di squadra di Michy. Monica la conosce e ha visto il suo fidanzato con un'altra e non sapevamo se dirglielo o no! Tu che ne pensi? -
Giorgia non era convinta della spiegazione datale, ma fece finta di esserlo:
- Dipende da che rapporto avete con lei: se si fida di voi e sapete qualcosa di così grave dovreste avvertirla. - le guardò fisse negli occhi per cogliere il minimo segno di cedimento: non riuscivano a mentirsi senza farsi scoprire. Michy sostenne lo sguardo alla perfezione, ugualmente fece Sana. Poi fu Michy a parlare:
- Sono perfettamente d’accordo con te! Ma Monica ha detto di non essere sicura che fosse proprio il ragazzo della mia compagna. Era distante e poteva benissimo essere qualcuno che gli assomigliava. -
- Allora cambia tutto! - Giorgia continuò a guardarla, ma Michy non mostrò nessun tipo di cambiamento. - E a me? Non dovete dire niente? Sicure, sicure? -
- Certo! Oh, come s’è fatto tardi! Ci conviene entrare! - si avviarono per il corridoio. Giorgia non credeva ugualmente a ciò che le avevano detto. Cosa poteva portarle a mentire con lei? E poi, da quando la compagna di squadra di Michy aveva un fidanzato? Tante erano le domande che si affollavano in mente, ma decise di fidarsi di loro. Michy e Sana, per quanto cambiate, non le avrebbero mai fatto del male: al momento giusto le avrebbero spiegato tutto, doveva solo aspettare. Non sapeva quando, ma era sicura che le avrebbero finalmente detto tutto: c’erano state troppe coincidenze per essere solo una sua fissazione! Era da troppo tempo che le vedeva parlare di nascosto, in modo concitato o preoccupato, oggi addirittura parlavano di Monica. Come se le fosse stato tolto un velo dagli occhi, un’idea le balenò in testa. Ora si spiegavano tutti quei discorsi, ora capiva perché si opponevano al suo frequentarlo: sicuramente doveva trattarsi di Mattia. Doveva assolutamente convincerle a parlare il più presto possibile.
Non appena arrivato, il simpatico professore di diritto, ricordò alla classe che durante il pomeriggio di quel martedì 6 dicembre ci sarebbe stato l’incontro delle famiglie con i professori che avrebbe deciso le sorti delle vacanze natalizie di molti ragazzi. Fortunatamente Giorgia era tranquilla, non aveva problemi a scuola, aspettava solo di sapere che idea si erano fatti di lei i nuovi professori. Il risultato fu migliore di come se l’aspettasse e anche molti dei suoi compagni non ricevettero le brutte notizie aspettate. Molti avevano migliorato il loro atteggiamento durante le ultime lezioni e perciò i professori stavano iniziando ad aiutarli: i programmi per le vacanze erano salvi! Giorgia aveva già tutto programmato: due settimane a casa di Valerio. Doveva partire con Seby, un amico di vecchia data: sarebbero stati tutti insieme, come ai bei vecchi tempi! Già da molto aveva iniziato il countdown per la partenza: mancavano esattamente venti giorni a quel lungo viaggio in treno che l’avrebbe accompagnata nelle vicinanze di Parma.
La felicità che le portava l’avvicinarsi della partenza aveva cancellato la preoccupazione che le aveva causato ciò che era successo quella mattina. Tornata a casa dalla riunione, si attaccò al telefono. Telefonò prima a Michy e poi a Sana: tutte erano abbastanza soddisfatte di ciò che avevano detto i prof ai genitori. L’argomento Mattia non fu neanche sfiorato, ma, senza alcun motivo, la conversazione con Sana cadde su Monica:
- Il professore di diritto gli ha detto che è un “genietto giuridico”! - disse Sana.
- Va bè, Monica è la più brava in diritto…e poi si sa che è la preferita dal professore…e non solo da lui! -
- Ancora con questa storia? -
- Non ho detto niente! -
- Ancora no, ma ora inizierai a dire che è una leccapiedi, che cerca di conquistare i professori raccontando delle sue vittorie da ballerina, e le mille cose che dici sempre da almeno due anni a questa parte! -
- Iniziamo a chiarire le cose! Numero uno: mi conoscerai bene, ma ancora la nostra telepatia non funziona a distanza, perciò quando siamo al telefono non sai cosa sto per dire! -
- Su questo hai ragione, ma giurami che non ho ragione! -
- Giuro su quanto voglio bene a te e a Michy! Ho smesso di pensare a lei: parlarne non farà cambiare le cose. -
- Finalmente l’hai capito! -
- Comunque non mi sembra che io sia stata l’unica a pensarla a quel modo! -
- Lo so! Anch’io la pensavo come te, ma la sto iniziando a guardare sotto un altro aspetto! -
- Tipo? -
- Non è vero che ce non ti sopporta, altrimenti non… - Sana non terminò la frase, come se si fosse accorta di aver parlato troppo.
- Altrimenti…cosa? -
- Altrimenti…altrimenti non proverebbe a fare amicizia con te! -
- Come sta provando a fare amicizia con me? -
- Lo vedi anche tu, no? Da un paio di settimane siete in pace, non litigate come facevate prima! Non ha più quell’atteggiamento di superiorità con te! -
- Allora lo pensavi anche tu che si comportava come se fosse l’unica al mondo! -
- Lo faceva, ma ora non più! - il discorso cambiò corso.
Giorgia si accorse di un sospiro di sollievo che Sana aveva fatto: stava per dire tutto, ma era riuscita a farle cambiare discorso.
Ci sapeva fare Sana con le parole. La girava e rigirava come voleva: riusciva a passare da un discorso all’altro come e quando voleva senza fare sospettare niente di particolarmente strano. Con Giorgia il trucco spesso non funzionava: stavolta però aveva lasciato correre. Sana era davvero la persona più buona che conosceva, non poteva fare del male. Più di una volta aveva ricevuto delusioni per aver dato troppa fiducia a persone che non se la meritavano, a persone che la sfruttavano solo per avere qualcosa in cambio, che approfittavano della sua generosità, la sua prontezza a dare senza condizioni. Era l’unica persona che riusciva a sopportare gli sfoghi di Giorgia, anche perché spesso il favore era ricambiato, quando Sana arrivava a momenti di totale disperazione. La sua autostima era davvero inesistente e proprio per questo molto spesso non comprendeva il suo essere fondamentalmente essenziale per l’equilibrio psicologico, e non solo, delle sue amiche: i suoi consigli le tiravano fuori dai guai, la sua prontezza ad ascoltare le faceva calmare, le sue battute le tiravano su di morale. Era davvero fondamentale per Michy e Giorgia come per il resto della classe.
Dopo qualche ora finirono di parlare al telefono. Era tardi. Cenò velocemente, stilò rapidamente il codice di un esercizio d’informatica e s’infilò sotto le coperte. Era infreddolita, ma non aveva sonno. Attaccò il lettore MP3 e ascoltò alcune delle sue canzoni preferite. Istintivamente si soffermò su una canzone non troppo nuova d’Eros Ramazzotti. Non conosceva il titolo, ma il testo la affascinava: la storia d’amore di un soldato e una ragazza incontrata in missione. La faceva sognare ad occhi aperti…ben presto, però, i suoi sogni divennero ad occhi chiusi! Si era addormentata improvvisamente. Si svegliò di soprassalto dopo pochi minuti: staccò il lettore, spense la luce, mandò la buonanotte agli amici e poi tornò a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Giorgia era in motorino. Stava tornando a casa dopo la lezione. La strada era buia e l’aria fredda accompagnata da una pioggia fine ma insistente. Camminava piano per evitare di scivolare. Lungo la strada principale c’era confusione. “Fantastico! Solo questo ci mancava! Così muoio assiderata sul motorino!” pensò. Mentre piano scorreva insieme alle tante macchine bloccate in quell’ingorgo, si accorse del motivo di tutta quella confusione. Poco più avanti, due macchine erano ferma l’una contro l’altra. Un brutto incidente causato dalla pioggia. La sirena dell’ambulanza si avvicinava sempre di più. Mentre le auto scorrevano, Giorgia riconobbe quella piccola auto grigia. Guardò la targa, la piccola ammaccatura sulla parte sinistra del paraurti posteriore. Ne era sicura: era la LanciaY di Mattia. Accostò il motorino e correndo raggiunse le auto. L’ambulanza era arrivata e si stavano prestando i primi soccorsi all’unico ferito, disteso per terra. Un carabiniere la fermò e le impedì di passare. Giorgia però riconobbe quel giubbotto blu, quei jeans chiari e larghi. Con tutta la forza che riuscì a trovare, si ribellò alla stretta del giovane carabiniere. Riconobbe subito Mattia, sdraiato sul selciato, con gli occhi chiusi e il volto insanguinato. Non riuscì a stare in piedi. Il carabiniere che l’aveva fermata, l’aiutò ad alzarsi e la trascinò contro la sua volontà lontana da lui. Giorgia non aveva più la forza per ribellarsi. Nascose la faccia nella divisa del giovane e continuò a piangere. Improvvisamente si ritrovò nel proprio letto, col cuscino bagnato di lacrime e gli occhi che le bruciavano.

Erano passati pochi giorni e quel lunedì mattina si prospettava magnifico. Dopo qualche giornata di pioggia, il cielo era limpido, chiaro, libero da nubi. Il freddo sembrava attutito. Sull’autobus incontrò una sua compagna di danza. Jerry, che Giorgia (e praticamente chiunque altro) chiamava Briciola, era una ragazza semplice, piccola di statura ma con un fantastico senso dell’umorismo. Lei e Giorgia andavano sempre d’accordo e spesso scherzavano insieme per far passare il tempo durante il tragitto che a volte facevano vicine.
- Briciola! - disse Giorgia spalancando un sorriso. - Quanto tempo è che non ci vediamo? -
- Dall’ultima lezione…Da mercoledì, quindi! Che mi racconti? -
- Niente di particolare…ho uno stress incredibile addosso in questo periodo! Fortuna che tra dodici giorni iniziano le vacanze! -
- Stai contando già quanto manca alle vacanze? -
- Veramente il conto alla rovescia è iniziato già da molto tempo! -
- Non credevo odiassi così tanto la scuola! -
- Non è per questo infatti! Tra dodici giorni iniziano le vacanze, perché tra quattordici giorni ho il treno per andare da Valerio! -
- Ora si spiega tutto! Ti manca tanto, vero? -
- Non si può capire quanto! -
- Salutamelo quando lo incontri! E manda un bacione al suo fratellino! -
- Sicuramente lo farò! Che hai fatto in questi giorni? -
- Il solito…ho studiato…ho studiato…ho studiato…poi cos’altro ho fatto? -
- Mi chiedevo se hai studiato in questo periodo. -
- Ecco cos’era! Ho anche studiato! Sono stata tormentata da compiti in classe di tedesco e geografia e interrogazioni di storia dell’arte, italiano e spagnolo! -
- Fortuna che non ho scelto l’indirizzo turistico come te! Anche se…non è che sia molto più leggero il mio! In questi giorni non ho avuto molto da studiare perché i miei professori inizieranno a caricarci di nuovo non appena torneremo dalle vacanze! Giovedì per la prima volta ho dormito fino a mezzogiorno…quella vacanza ci voleva proprio! -
- Io, invece, mi sono alzata presto anche giovedì per studiare! Ieri sono crollata: ero a letto già alle dieci! -
- Alle dieci ero in piena euforia! -
- Per cosa? -
- Cha significa “per cosa”? Non vedi questo sorriso smagliante? A cosa può essere dovuto? -
- Vuoi farmi notare quanto funziona il tuo dentifricio sbiancante? -
- Non proprio! Ieri ho avuto una riunione di famiglia... -
- E sei felice per questo? -
- Fossi matta! Le riunioni di famiglia sono una delle situazioni più odiose che possano esistere…poi con la mia piccolissima famiglia! Ottanta persone in una camera…e solo perché molti non sono potuti venire! -
- E allora perché sei così contenta? -
- Ieri l’Inter ha vinto! -
- Miracolo! Non è che muore di nuovo il povero Papa, vero? -
- Battuta infelice!...Ha battuto il Milan 3 a 2! -
- Pura e semplice fortuna! -
- Che fortuna? Ero fortunata se ero con mio fratello! -
- Perché? Dov’era? -
- Dov’era? Lui e sua moglie erano a Milano, a San Siro, a vedere la partita! Io mi sarei accontentata anche di guardare solo il campo senza giocatori! A fine partita ha avuto il coraggio di chiamarmi per farmi sentire cosa succedeva allo stadio! Per farmi disperare! -
- Povera…Siamo arrivati! Devo correre in classe altrimenti quell’esaurita della professoressa di matematica mi sbatte fuori! -
- Spaventosa tentazione! -
Scesero dall’autobus e insieme attraversarono il grande cancello per poi separare le loro strade. Briciola svoltò a destra dentro il primo corridoio che portava all’ala dell’istituto riservata all’indirizzo turistico. Giorgia proseguì dritta per il grande corridoio e raggiunse il resto dei suoi compagni. Tutti insieme scesero le scale che portavano in quella vecchia aula riservata alla IV G: Michy non c’era.
- Sana, sai dov’è Michy? -
- Non lo so! -
- Ha perso l’autobus, perciò arriverà in ritardo. - s’intromise Monica.
- Grazie. - rispose freddamente Giorgia. La guardò e si sforzò di far uscire un piccolo sorriso che potesse sembrare sincero. Monica contraccambiò. I sentimenti tra di loro non erano poi tanto diversi.
Giorgia subito pensò alla conversazione telefonica con Sana dopo la riunione e cercò nella sua memoria l’inizio di quella situazione tra di loro. Ci volle poco per trovarlo: era iniziato tutto il secondo anno. Pensandoci bene era nato tutto da quell’odiosa professoressa che aveva sostituito il loro amatissimo professore d’italiano. Perché allora ce l’aveva così tanto con Monica? Quella viperesca professoressa odiava Sana, Michy e Giorgia, mentre adorava in modo smisurato Monica. L’odio che Giorgia provava verso di lei, la portò ad odiare anche tutto ciò a cui lei teneva. Fu così che Giorgia iniziò a notare ogni minimo errore, ogni piccola sfumatura, a cercare il male in tutto ciò che Monica diceva, che faceva: era ormai prevenuta verso tutto ciò che la riguardava. Monica era egocentrica: questo non faceva che aumentare la rabbia di Giorgia. Chi era lei di così importante? Perché si doveva considerare sempre superiore a chiunque? Solo da poco tempo Giorgia aveva cercato di controllarsi, di accettare i suoi difetti, ma anche i suoi pregi: si era finalmente accorta che qualcosa di buono in lei c’era e stava cercando di levare dalla sua mente l’immagine della Monica egocentrica e sostituirla con una nuova immagine di lei. Le veniva difficile, ma ormai era riuscita a trovare un equilibrio: aveva raggiunto lo stato di pace che da qualche tempo le accompagnava e che anche Sana aveva percepito. Il suo pensiero si soffermò su una frase che Sana le aveva detto: “Non è vero che ce non ti sopporta, altrimenti non…”. Giorgia aveva capito che Sana non si riferiva solo al loro non litigare, che c’era qualcos’altro, che Monica doveva aver fatto o detto qualcosa di concreto che aveva portato Sana a reagire in quel modo. Cosa poteva aver fatto? Cosa poteva aver raccontato a Michy e Sana per dimostrarsi così amica, da dover farle cambiare idea? Perché non l’aveva detto direttamente a lei? Soprattutto, se poteva farle cambiare idea su Monica, perché Michy e Sana ancora non volevano dirglielo? Lo sbattere della porta a causa di un forte ed improvviso vento la fece trasalire e smette di pensare.
Il professore d’informatica entrò in classe dopo poco seguito, dopo alcuni instanti, da Michy che era stata accompagnata dalla madre. Il professore si sedette, aprì il registro e con la sua strana voce iniziò l’appello, scorrendo i nomi nell’elenco con la solita penna presa in prestito da un alunno. C’erano pochi assenti quel giorno. Finito di elencare i ventiquattro cognomi, alzò lo sguardo e fissò i volti dei ragazzi, ancora insonnoliti. Si soffermò su Michy, poi si fermò su Giorgia. Passò avanti scorrendo tutta la classe. Tornò a soffermarsi su Michy e Giorgia:
- Ragazze, avvicinatevi alla lavagna. -
Michy e Giorgia, alquanto sorprese, si alzarono silenziosamente dai loro banchi e raggiunsero il professore.
- Non mi sembrate molto sveglie, che avete fatto ieri sera? - chiese il professore con uno strano sorrisetto stampato in volto. Michy e Giorgia si lanciarono uno sguardo, guardarono Sana e poi si rivolsero stupite al professore.
- Io sono state in pizzeria con le ragazze della mia squadra di pallavolo.- disse Michy.
- Io ero a casa con tutta la mia famiglia a guardare la partita. - disse Giorgia.
- Pensavo che aveste studiato troppa informatica, quindi vi volevo premiare facendovi fare una bell’interrogazione. -
- Non c’è bisogno che sia così gentile! - dissero in coro Michy e Giorgia.
- Ormai che avete fatto la strada fino alla lavagna, mi sembrerebbe troppo da maleducato rimandarvi a posto senza niente. -
- Non si preoccupi, non ci offendiamo! - disse Giorgia.
- Sono cose che possono capitare. - disse Michy.
Il professore non si fece convincere e, per non fare la figura del maleducato, iniziò l’interrogazione. Giorgia e Michy si districarono bene tra matrici e vettori: erano una buona squadra per la programmazione informatica. Stava per finire l’ora quando il giovane professore le lasciò tornare a posto tenendo come sempre segreto il loro voto. Si diede il cambio col puntiglioso professore d’economia aziendale: le due ore che seguirono passarono più veloci del solito. Un paio di ragazze e di ragazzi della IV G avevano deciso di capire qualcosa di tutti quei calcoli per la busta paga e le ritenute. Si avvicinarono a Sana e Giorgia che pazientemente svolsero il lavoro che il professore si annoiava a ripetere e spiegarono passo, passo quasi l’intero programma svolto. Il suono della ricreazione si annunciò come la più bella notizia di quello strano lunedì. Giorgia e Michy salirono le scale per entrare nel grande corridoio. La confusione, unita al fumo delle tante sigarette illegali che fumavano tra le dita e le labbra di ragazzi disubbidienti al chiaro cartello che vietava il fumo all’interno dell’istituto, fecero presto dimenticare il freddo che dentro la vecchia classe le aveva prese. Tra le tante strane capigliature che venivano sfoggiate con orgoglio da viziati ragazzini, Giorgia riconobbe subito quel piccolo crestino rosso a cui tanto pensava ogni giorno. Nella mente riapparve la sua immagine insanguinata sull’asfalto. Era molto più che contenta che fosse stato solo un brutto sogno. Anche Michy vide Mattia e il suo sorriso fu stentato più degli altri giorni, ma Giorgia era troppo lontana per accorgersene: era partita per uno dei lunghi viaggi verso il suo mondo privato, dove esistevano solo lei e lui…nessun problema, nessun impedimento…nessuna altra Giorgia a rompere le scatole…nessuno, solo loro. Pochi passi e poi si ritrovarono l’uno di fronte all’altra, sorridenti. Si guardarono. Restarono immobili per qualche secondo. Mattia catturò la sua vita con le braccia e le stampò due baci sulle guance. Restarono di nuovo immobili. La gente li spingeva, ma c’era davvero tutta quella confusione? Giorgia non riusciva più a sentirla. Quel sogno durato solo pochi istanti finì, si separarono e si allontanarono cercandosi di tanto in tanto in mezzo alla folla.
- Certo che siete strani voi due! - l’affermazione acida di Michy la riportò alla realtà.
Che voleva dire Michy? Perché erano strani? Smise di domandarselo e seguì Michy lungo le scale per raggiungere i loro compagni. Michy sussurrò qualcosa all’orecchio di Sana. Si guardarono e si allontanarono. Tornarono dopo poco e con Giorgia tornarono in classe dove il professore d’italiano le stava già aspettando. Due ore passarono velocissime pensando a Mattia per Giorgia, mentre i suoi compagni dovettero sorbirsi due lunghe ore di spiegazione. L’ultima ora con il simpatico professore di diritto fu un’ora un po’ strana. Cosa doveva fare? Meglio stare attenta e prendere appunti o pensare a Mattia? Meglio prendere appunti, ma quanto fu difficile!
Arrivò sull’autobus e trovò di fronte a sé Francesco. Era tantissimo che non si incontravano: su per giù da quando Simone era andato via. Iniziarono subito a parlare e Giorgia si accorse che Francesco aveva imparato anche ad ascoltare oltre che a parlare solo per ore. Sembrava più maturo: che stare lontano da Simone gli avesse fatto bene? Giorgia si sentiva felice senza un preciso motivo. Non sapeva che avrebbe trovato molte risposte alle sue domande quel pomeriggio.
Il pomeriggio passava lento: come occuparlo? Prese il telefono e compose il numero di Sana. Cosa c’è meglio di una bella chiacchierata tra amiche?
- Giorgia che vuoi? - la voce di Sana si fece sentire alquanto insonnolita. - Perché mi chiami sempre quando ho appena iniziato a dormire? -
- Per il tuo bene! Questo pomeriggio non dovevi passarlo a studiare l’italiano? -
- Non mi và! -
- Ma che ti sta prendendo? Lo sai che stanno per arrivare le vacanze e sei l’unica insieme a Filippo e Cristian a non avere interrogazioni di italiano? Vuoi finire come loro? - Filippo e Cristian erano i più tosti della classe: i tipici ragazzi che vanno a scuola solo perché costretti dai genitori o per incontrarsi con gli amici e che ogni anno rischiano la bocciatura.
- NON LO DIRE NEANCHE PER SCHERZO! È solo che ho troppo cose per la testa…e poi lo sai che odio studiare l’italiano! A proposito: su cosa dovrei essere interrogata? -
- Siamo arrivati ad Alfieri e Machiavelli…facciamo una cosa: per oggi lascia stare, domani ti porto i riassunti così ti viene meglio a studiare! -
- GRAZIE! - Sana strillò a tal punto che Giorgia dovette allontanare la cornetta per non rischiare di perdere l’udito. - Non so come farei senza te! -
- Si, lo ammetto! Sono indispensabile! -
- Non esageriamo adesso! Va bè…volevo dormire, ma ormai mi hai svegliato, quindi…di che parliamo? -
- Spara un argomento! -
- Mattia…s’è fatto sentire? -
Giorgia guardò stupita la cornetta: perché quella domanda? Restò in silenzio.
- Ci sei ancora? - chiese Sana.
- Mattia? -
- Sai…quel ragazzo coi capelli rossi…che era in classe con Valerio...che andava a danza con Monica…che è diventato argomento costante delle tue conversazioni…te lo ricordi? -
- Si…con Mattia…ci…ci siamo…ci siamo visti oggi. -
- Ti sei bloccata? -
- Un po’…-
- Sbloccati allora… e racconta! -
- Perché lo vuoi sapere? -
- Scusa se mi interesso di cosa succede nella tua vita! -
- No, è solo che…è così strano …sentirti domandare qualcosa su di lui! -
- Vorrà dire che sono impazzita! -
- Comunque…durante la ricreazione ero al corridoio con Michy e l’ho incontrato, ci siamo salutati e Michy mi ha detto... -
- Cosa ti ha detto Michy? - Sana la interruppe e dal tono sembrava molto preoccupata.
- Mi ha detto che siamo strani, ma non mi ha spiegato niente. - sentì Sana tirare un sospiro di sollievo. - Non preoccuparti non mi ha detto niente del vostro segreto su Mattia! -
- Quale segreto su Mattia? - Sana era stata presa in contropiede.
Giorgia capì che era arrivato il momento di dire tutto. Per lei era arrivato il momento di sapere.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


- Sana, io potrò anche fare la demente ogni tanto, ma non sono stupida. Me ne sono accorta da tanto tempo, ma sono stata zitta. Quello che mi dite, come vi comportate…ho capito che sapete qualcosa, ma che non volete dirmela. - stavolta Giorgia era decisa ad andare fino in fondo, non avrebbe permesso al discorso di deviare.
- Se proprio lo vuoi sapere te lo dico: siamo preoccupate…-
- Preoccupate di cosa? -
- Lo devi lasciare stare…Devi levartelo dalla testa! -
- Perché? -
Sana non rispose. Il silenzio durò qualche secondo, poi Giorgia intervenne.
- Allora è vero? Cosa sapete? Cosa vi fa tanto preoccupare? E soprattutto perché ancora non me l’avete detto? -
- Non possiamo. -
- Che significa non potete? Come ci dovrei stare io, sapendo che non mi dite qualcosa che io dovrei sapere? Come ci staresti tu se io venissi a sapere qualcosa su Claudio e non te lo dicessi? - Claudio piaceva a Sana da tantissimo tempo.
- Che c’entra Claudio adesso? -
- C’entra eccome! -
- La situazione è diversa: a me piace da tantissimo tempo e non mi ha mai dimostrato di volermi male! -
- Perché? Mattia lo conosco da relativamente poco, ma da quando ti ho dico che mi piace? Tre anni…Sono tre anni, Sana…E quando mi ha dimostrato di volermi male? Spiegamelo! -
- Quando ti ha lasciato a scuola: te lo sei scordato? -
- Quella è una situazione che è stata chiarita! -
- Ti ha preso in giro, lo vuoi capire o no? -
- Preferisco credere a lui che non a una vaga supposizione. Se sai qualcosa dimmela: solo così potrò scegliere coscientemente, solo così potrò dimenticarlo se sarà necessario. E poi te l’ho detto milioni e milioni di volte che non m’interessa come ragazzo, ma solo come amico. -
- Giorgia…neanche io sono idiota: l’ho capito che ti sei innamorata. -
- Che dici? Io? Innamorata? - ci pensò bene…forse non era ancora innamorata, ma era sulla buona strada per diventarlo.
- Ti conosco bene: sei troppo presa da questo qui. Proprio per questo ti dico che lo devi lasciare stare. Ti fidi di me? -
- A questo punto non so più di chi fidarmi. -
- Maledetta la tua testardaggine. -
- Scusa, ma non era per questo che mi volevi bene? -
- Non fare battute dementi quando stiamo parlando di cose serie. -
- Non stiamo parlando proprio di niente. Scegli: o mi dici chiaramente quello che sai o cambiamo argomento e mi lasci fare le mie scelte sbagliate o giuste che siano senza tormentarmi senza una ragione. Se non parli vuol dire che non hai niente da dire e perciò non c’è nessun motivo di continuare a parlare di questo. -
Sana si preparò a dire tutto all’amica, ma sapeva che la verità a volte fa male e che questa l’avrebbe sconvolta.
- Mattia ha parlato con Monica. -
- Sapevo che in qualche modo c’entrava Monica. Me lo sentivo. -
- Ora non rompere! Stai zitta e ascolta. Mattia ha parlato con Monica… di te… -
- Con Monica? Di me? E che le ha detto? -
- Monica non mi ha spiegato tutto nei minimi particolari, ma mi ha detto di avvertirti chiaramente, di farti stare in guardia, di avvisarti: in poche parole di convincerti a lasciarlo stare. Da quel poco che mi ha detto, non sembrava descriverti come una delle compagnie che lui preferisce. -
- Tutto qui? E dovrei preoccuparmi per le accuse di una povera invidiosa? Ha sempre avuto tutti i suoi amici che le ronzavano intorno ed adesso, perché uno di loro si interessa a me, deve metterci il bastone in mezzo alle ruote? -
- Lo sai che Mattia non è mai stato uno di quelli che le ronzavano intorno…e poi a che cosa le sarebbe servito? Lo sai che non è così cattiva Monica…e poi perché farlo proprio adesso che tu e lei siete in pace: poteva farlo prima… -
- Lo so che non è così, ma è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. -
Giorgia riattaccò mentre Sana ancora parlava. Sentì il telefono di casa squillare: Sana credeva che fosse caduta la linea e cercava di rimettersi in contatto con l’amica. Guardò il suo Motorola. Perché illuderla così tanto? Era stato lui a chiederle il numero, lui a proporle di accompagnarla a casa, lui a mandarle il primo messaggio, lui a farle il primo squillo. Tutto era sempre partito da lui e naturalmente Giorgia non si era mai tirata indietro. L’unica cosa che aveva avuto inizio da Giorgia era stato il loro primo incontro. Lo ricordava ancora perfettamente. Lo aveva già visto in compagnia di Monica e anche camminare con Valerio: il suo viso le era subito rimasto impresso e il suo modo di fare aveva sempre esercitato un certo fascino su di lei. Un giorno era uscita in anticipo perché il professore di diritto si era assentato, il suo autobus era arrivato miracolosamente in anticipo e ne aveva approfittato. Da sola sull’autobus aveva iniziato a giocherellare con il vecchio Alcatel seduta comodamente, appoggiando i piedi sul sedile di fronte al suo. Sentì che qualcuno le aveva toccato le nuove Nike: chi aveva osato tentare di sporcarle? Staccò gli occhi dal cellulare e li puntò sulle scarpe per controllare se c’erano stati danni: nessuno. Riconobbe però quel giubbotto blu. Di fronte a lei c’era Mattia. Era stato lui. Era lì seduto, con lo sguardo un po’ preoccupato e con in mano un nuovissimo Samsung. Lo guardò allora per la prima volta da vicino: non si era sbagliata, era davvero carino. Il calore del sole improvvisamente divenne più caldo. Giorgia si fece coraggio. Valerio non gliel’avrebbe mai presentato e a Monica non l’avrebbe mai chiesto: doveva sistemare la cosa da sola. Ma come iniziare? “Ciao sono Giorgia e tu?”…troppo esplicita, un modo come un altro per dire “Portami in un letto, ma anche qui sull’autobus va bene!”… “Bel cellulare!”…troppo scontato…
- Tu sei il compagno di classe di Valerio? - era contenta della pensata che aveva trovato.
- Si. - Mattia l’aveva guardata in modo strano per poi tornare a dedicarsi al cellulare.
- Non c’era oggi a scuola? -
- Si, dovrebbe essere nell’arrivare. - stavolta non l’aveva neanche guardata.
- Capito. - il primo tentativo non era andato bene e decise di riprovare. - Se non mi sbaglio dovresti essere anche amico di Monica. -
- Come fai a saperlo? - la guardò sospettoso.
- Monica è una mia compagna di classe e vi ho visto parlare diverse volte. -
Mattia la guardò per pochi attimi in modo serio, poi si aprì ad un sorriso. Giorgia si sciolse e sorrise a sua volta. Da lì era iniziata una bella conversazione e da quel giorno di mezzo ottobre era iniziata la loro storia. Si ritrovava adesso, quasi due anni dopo, a ripercorrere quella storia per cercare qualcosa che lo avesse portato a prenderla in giro in quel modo, per tutto quel tempo.
Il telefono suonò ancora. Stavolta Giorgia rispose.
- Come stai? - la voce di Sana era molto preoccupata.
- Spiegami tutto. -
Restarono un’ora al telefono parlando e riparlando degli stessi argomenti. Quello che Sana sapeva era che Mattia aveva detto di non sopportarla più, che era diventata troppo appiccicosa, che non riusciva più a reggere la situazione. Monica non aveva raccontato il resto. Si era raccomandata la massima riservatezza per non rischiare di perdere la sua amicizia con lui. Giorgia ascoltò attentamente. Ogni parola che sentiva era come un pugno allo stomaco. Non poteva fare altro che chiedersi se fosse davvero la verità. Come aveva fatto a non accorgersene? Era davvero arrivata al punto di non notare niente o era stato lui bravo a nascondere tutto ciò che provava per lei fingendo di contraccambiare la sua amicizia quando invece avrebbe voluto mandarla via ogni volta che gli si avvicinava? Oppure era tutta una loro invenzione per tenerla lontana da lui? No, questo era da escludere: non l’avrebbero mai fatto.
Quando la conversazione terminò, Giorgia si chiuse in camera. Accese la radio. Le migliori canzoni degli ormai sciolti 883 iniziarono ad aleggiare per la camera. Prese il diario ed iniziò a scrivere:

“Come può essere così falsa una persona? Come può fingere per così tanto tempo? Quando sa di mentire in ogni sguardo, in ogni sorriso, in ogni abbraccio, in ogni parola, in ogni sms? Forse me lo merito…o forse è lui che non sa fare altro. Potrò sembrare troppo esagerata, troppo negativa, ma secondo me una persona che si comporta così, che gioca con i sentimenti degli altri, che li illude, non è capace di provare alcun sentimento, di alcun tipo, verso alcuna persona. BRAVISSIMO ATTORE…solo questo vorrei dirgli…solo questo si meriterebbe…”

Chiuse il diario e si gettò sul letto. Restò immobile a fissare il soffitto con la mente piena di flash: immagini di lui, di loro, immagini di ciò che l’aveva trascinata fino a quel punto. Quel lunedì 12 dicembre scoprì di essere stata presa in giro da una persona che per lei era ormai diventata importante. Si scoprì innamorata, innamorata del ragazzo sbagliato.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Quella notte il suo sonno fu torturato, interrotto ripetute volte. Non riusciva a dormire. Come faceva ad essere stata così stupida da innamorarsi di uno così? Come aveva fatto a farsi ingannare? Il sonno definitivo arrivò alle prime ore del mattino. Fu interrotto solo da sua madre:
- Devi andare per forza a scuola oggi? - tra il sonno Giorgia riuscì stentatamente a sussurrare un timido perché. - Piove troppo, sembra sia arrivato il secondo diluvio universale. Ti porto io alla fermata? -
Per tutta risposta Giorgia si voltò, si raggomitolò meglio sotto il caldo piumone e tornò ai suoi sogni. Stette così per tutta la mattinata. Quando si svegliò, ricordò vagamente quella breve conversazione e aprì le tapparelle della finestra per guardare fuori. Il tempo rispecchiava perfettamente il suo stato d’animo: sembrava che il cielo piangesse con lei, ogni lampo sembrava dimostrare la rabbia che aveva, ogni tuono ricordava il ritmo irregolare che aveva preso il suo cuore.
Era sola a casa. Andò in salotto, spostò il divano, accese la radio e iniziò a ballare. Mentre ballava la sua mente si svuotò. “Diventa elettricità” recitava un noto film che raccontava la storia di un ragazzino che amava tanto danzare da essere disposto a mettersi contro la famiglia. Si arrischiò in un passo ancora mai provato. La musica cambiò, Giorgia si deconcentrò e cadde: la scatenata canzone dei Black Eyed Peas era stata sostituita da un arrabbiato rapper, una voce che le fece male sentire. Mattia adorava quel cantante ed impazziva per quella canzone: era stato lui a consigliarle espressamente di infilarla in qualche CD. Giorgia restò a terra, con le caviglie doloranti per la brutta caduta, lo sguardo fisso a terra. Ascoltò in silenzio quella canzone. Si alzò lentamente non appena il cantante ebbe terminato la sua esibizione. Uscì il CD dallo stereo, tornò in camera e stette a fissare il soffitto per ore. Poco dopo pranzo il telefono di casa suonò e Giorgia sentì finalmente una voce amica:
- Come stai? - Michy aveva appena saputo che Sana aveva raccontato tutto e capì che doveva chiamare l’amica per accertarsi che stesse bene.
- Come dovrei stare? -
- Scusa se non te l’abbiamo detto prima. -
- Non preoccuparti. La mia reazione non sarebbe cambiata di tanto! Sana mi ha spiegato tutto e Monica ha ragione. Non poteva dirlo a me, ne lasciare che voi me lo diceste. Se si venisse a sapere finirebbe anche la SUA di amicizia. La capisco e probabilmente anch’io avrei fatto la stessa cosa. -
- Giuro che volevo dirtelo! Ci ho provato diverse volte. Ma ogni volta che ero decisa, arrivavi con quel sorrisetto ebete che avevi solo quando vedevi lui e non avevo più il coraggio necessario per farlo sparire. Ieri, sono venuta con te durante la ricreazione proprio per trovare il momento giusto per dirtelo, però è arrivato lui e tu sei partita per un altro pianeta. Quando ti ho rivisto in quel modo, felice, tranquilla, con i cuoricini che ti uscivano dagli occhi… -
- I cuoricini dagli occhi? Ora non esageriamo! -
- Ho immaginato la tua faccia se te l’avessi detto, quel sorriso che spariva, la tua faccia che impallidiva, i tuoi occhi che si riempivano di lacrime…e ho pensato a quando io e Federico ci siamo lasciti. Capiscimi. Non potevo farti passare una cosa del genere. -
- Michy…Ti voglio bene! - furono le ultime parole che Giorgia riuscì a dire.
Dopo pochi minuti ancora, terminarono la chiamata. Giorgia guardò l’orologio: le 15.30, doveva sbrigarsi o sarebbe arrivata tardi a lavoro. Si preparò e corse fuori. La pioggia era ripresa, più forte della mattina. Il motorino non sarebbe neanche partito con quel freddo! Rientrò in casa e telefonò alla madre della piccola peste per avvertirla: non era possibile neanche camminare con l’auto. Alla pioggia si unì il vento, forte, sempre più forte. Giorgia telefonò anche all’istruttrice di danza per dirle che avrebbe saltato la lezione. Si chiuse in camera e iniziò a fare zapping, ma non trovò niente d’interessante. Si posizionò di fronte ai DVD, ne scelse uno e lo inserì nel lettore. Aveva scelto il film di un noto trio comico: aveva bisogno di risollevare il proprio morale. Le divertenti scene iniziarono a susseguirsi ma non ebbero l’effetto sperato. Il suo pensiero andò a una conversazione avuta con Valerio.
Era uno dei primi giorni di Maggio e con tutta la vecchia comitiva erano in una casa vicino al mare dei nonni di Valerio. Si erano uniti a loro anche alcuni suoi cugini. Filippo, uno dei cugini di Valerio, era davvero carino e Giorgia, fin da bambina, aveva avuto un debole per quegli occhioni verdi e quel fisico ben allenato e sempre abbronzato. Lui spesso se ne approfittava, ma quel giorno con lui c’era anche una ragazza, la sua ragazza, la sua prima ragazza seria. Valerio e Giorgia erano seduti in macchina con la radio accesa. Gli aveva confidato di quanto fosse dispiaciuta che Filippo avesse deciso di mettere la testa apposto con una ragazza. Valerio però cambiò argomento, lasciando Giorgia totalmente spiazzata.
- Sai che hai fatto colpo? -
- Su Filippo? Ma questo già lo sapevo! -
- No, no! Sei fuori strada! Hai fatto colpo su Mattia. -
Giorgia lasciò cadere il Cd che stava posando in borsa. - Cosa hai detto? -
- L’altro giorno eravamo in laboratorio. C’era informatica. Io navigavo su internet per cercare dei testi di canzone e Mattia era buttato stile peso morto sul banco. -
- Doveva essere molto interessante la lezione! Io per stare in laboratorio di informatica col tuo professore pagherei oro! È troppo carino! -
- Lasciando stare il fatto che vorresti violentare il mio professore…immagine che mi lascia alquanto perplesso e schifato…posso andare avanti? -
- Certo! Che significa che “ho fatto colpo”? Ti ha detto che lascerà la sua ragazza perché ha capito di essere follemente innamorato di me e che io sono la ragazza che ha sempre cercato? -
- Non proprio, ma potresti anche accontentarti! -
- Peccato, però… -
- Lascia stare…la sua ragazza è troppo carina! Lei sì che è una “ragazza dei sogni”! -
- Cosa vorresti insinuare? -
- Niente, niente! -
- Attento a quello che dici perché potrei vendicarmi! -
- Va bene! Ma non era questo che ti dovevo dire…In pratica, Mattia si stava trastullando col mio cellulare. -
- Che faceva col tuo cellulare? -
- Si trastullava! Si divertiva: aveva letto tutti i messaggi ed era passato alle foto! -
- Ma no si trastullava! Non ti sparare l’italiano con me! -
- Se sei ignorante non è colpa mia! -
- Ignorante ci sarai! Comunque, giungi al termine! Arriva al sodo, che t’ha detto di me Mattia? -
- In pratica è letteralmente impazzito! -
- Impazzito? Addirittura! -
- Calma e ascolta, non ti esaltare troppo! In pratica l’ho trovato bloccato di fronte ad una foto… -
- Hai una mia foto nel cellulare? -
- No! Infatti non era bloccato sulla tua, ma su quella di Jessica Alba che avevo scaricato da poco! -
- E che c’entra? -
- Bho! Improvvisamente mi guarda e mi dice: “Certo che è simpatica! Davvero simpatica!” Pensando che parlasse della foto io gli dico: “Simpatica? È troppo bella Jessica!” e lui: “Ma io non parlavo di Jessica! Parlavo della tua amica! Giorgia! Mi ispira troppo! Sempre sorridente! Simpatica, simpatica davvero!” -
- FANTASTICO! - Giorgia dall’entusiasmo saltò e sbatté la testa sul tettuccio della Micra nera.
- Non ti esaltare troppo, però! Guarda la sua ragazza. - Valerio uscì il cellulare e dopo poco le infilò sotto il naso una foto. Lui l’avrebbe riconosciuto dovunque, anche con quel cappellino bianco che gli copriva gli occhi: era Mattia. L’altra era una bella ragazza bionda, con gli occhi chiusi, che schioccava un bacio sulla guancia del suo ragazzo: era davvero carina l’altra Giorgia!
- Bellina davvero! Comunque non mi interessa com’è la sua ragazza, perché Mattia non m’interessa come ragazzo! -
- Ma stai zitta! Ti si legge in faccia che stai rosicando! Quando lo vedi ti si illuminano gli occhi. E guarda qui. - Valerio le mostrò un’altra foto. Mattia a scuola, mentre era concentrato a far finta di seguire la lezione. Più lo guardava e più le piaceva. Guardò più attentamente e notò qualcosa di strano.
- Cos’è questa cosa che brilla? -
- La fedina! L’hanno messa quando a Novembre hanno fatto un anno! -
- Non ci credo! È così tanto che stanno insieme? -
- Esattamente! Per i diciott’anni di Mattia, Giorgia gli ha regalato un orologio fantastico, della D&G, troppo particolare! È una specie di collana, con un ciondolino che poi si apre e nasconde l’orologio! -
- Non è che mi faccia impazzire l’idea di un orologio nascosto in una collana! -
- Neanche a me, ma poi l’ho visto…credimi…è troppo bello! -
Giorgia ritornò nella sua stanza. Le mancava tanto Valerio, le loro chiacchierate. Poi si soffermò su Mattia. Come aveva fatto a prendere in giro anche Valerio? Forse a quel tempo era sincero, lo pensava davvero e poi aveva cambiato idea. Poteva essere possibile? Ma a motivo di cosa? Perché? Cosa aveva sbagliato? Un errore l’aveva fatto di sicuro: innamorarsi di lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Il giorno dopo si svegliò tardi. Guardò fuori: l’aspetto della mattina di quel mercoledì 14 dicembre non era diversa dalla precedente. La pioggia aumentava sempre di più e questo portò la mente di Giorgia a un anno prima.
Era un giorno di metà marzo e le giornate era già diventate calde e assolate. Giorgia e i suoi compagni dell’allora III G erano ad una mostra al centro della città. Era stato tutto organizzato in modo che la visita finisse presto per lasciarli liberi di girovagare per le vie della città. Giorgia e Michy dovevano invece tornare a casa. Avrebbero preso l’autobus che si trovava solo a un quarto d’ora di camminata a passo spedito. La mostra era interessante. Quando uscirono restarono sbalorditi vedendo che la giornata piena di sole che avevano lasciato era scomparsa: era iniziata una burrasca. La pioggia era insopportabile e il vento fortissimo aveva già causato gravi danni all’orto botanico della città. La III G si separò. Michy e Giorgia aprirono gli ombrelli e iniziarono a camminare in mezzo alla tempesta. Un colpo di vento più forte degli altri strappò loro di mano gli ombrelli: li ripreso, ma non servivano a niente. I quindici minuti previsti divennero quarantacinque. Per quarantacinque minuti camminarono con l’acqua a mezza gamba, cercando di resistere al vento che le respingeva indietro e proteggendo alla meno peggio i cellulari, anche se sarebbero serviti a poco. Arrivarono alla fermata e cercarono riparo sotto la tettoia. L’autobus arrivò in forte ritardo a causa anche dei gravi problemi di traffico causati da quella passeggera tromba d’aria. Mentre aspettavano la pioggia diminuì sempre più lasciando spazio solo al forte vento. Bagnate per com’erano iniziarono a tremare e a cercare di riscaldarsi a vicenda, inutilmente. Arrivate a casa di Michy si infilarono nel bagno e, tra asciugamani, termosifoni e phon, cercarono di scongelare.
Giorgia si rivide sotto quella pioggia che non le permetteva neanche di tenere gli occhi aperti, rivide Michy come un pulcino bagnato cercare di attraversare la strada inutilmente, mentre cercavano un riparo per i cellulari e mentre disperatamente speravano nell’arrivo di qualcuno che le tirasse fuori da tutta quell’acqua. Solo al pensiero delle loro facce quando entrarono in casa iniziò a ridere. Com’erano buffe mentre cercavano di asciugare i vestiti con il phon! Erano troppo divertenti mentre restavano appiccicate al termosifone! Rammentò perfettamente la faccia sconvolta di quella signora di mezza età che le aveva viste sedute sull’autobus totalmente zuppe d’acqua a ridere come matte. Non aveva mai sentito così tanto freddo, ma non aveva neanche mai riso tanto! Questo pensiero rallegrò la sua giornata. Scacciò via tutti i negativi pensieri che avevano affollato la sua mente il giorno precedente. Si mise di fronte al computer, iniziò a lavorare al file per il professore di diritto, nonostante i lampi e i tuoni aumentassero, e così passò l’intera mattinata. Guardò l’orologio: erano le 13.30. Non si era assolutamente accorta che fossero passate tutte quelle ore, ma adesso lo stomaco la richiamava a tavola per pranzare. Finito di pranzare tornò in camera e accese la TV. I simpatici componenti gialli della famiglia a cartoni animati iniziarono a scorrere sul video. Le piacevano, la riportavano a quando era bambina! Forse era ancora un po’ bambina, ma non le interessava! Preferiva restare un po’ bimba che non fingere di essere una donna matura!
Le conosciute note di una vecchia ma bellissima canzone si sparsero per la camera: Giorgia le ascoltò fino alla fine prima di leggere il messaggio che le era arrivato. “Giorgia sei a scuola? Se vuoi ti posso dare un passaggio…” Il mittente era Mattia. Guardò l’orario di invio: l’aveva mandato poco prima che a scuola le lezioni finissero. Lesse e rilesse mille volte quel messaggio. Era confusa: perché fare finta fino a tanto? Perché fingere, anche senza che ce ne fosse bisogno? Era arrabbiata. Era triste. Rispose a quel messaggio in maniera sintetica e stentata. “Grazie lo stesso ma sono a casa…” Mattia non sembrò scoraggiarsi neanche di fronte a una risposta del genere, tanto diversa dai messaggi a cui era stato abituato da Giorgia e rispose dopo poco. “Hai fatto bene a restare a casa con questo brutto tempo…lo avrei fatto anch’io se avessi potuto! Sarà per un’altra volta. Un bacio…” La riposta di Giorgia non partì. Avrebbe voluto sputargli addosso tutto il veleno che si teneva dentro, ma capì che era meglio così. Se le cose non stavano come Monica aveva detto, Mattia avrebbe capito che qualcosa era cambiato e, se davvero teneva al loro rapporto, le avrebbe chiesto spiegazioni. Guardò ancora quei messaggi, li lesse più e più volte. Voleva piangere. Oppure gridare. Non fece niente di tutto questo. Prese il telefono e chiamò Sana. Le spiegò cosa era successo e i dubbi che le assalivano la mente. La reazione di Sana fu la prevista.
- Non so che dirti! Ha spiazzato anche me questa cosa! - Dopo pochi attimi di silenzio, riprese a parlare. - Sinceramente non penso e non voglio pensare che Monica si sia inventata tutto. -
- Questo non lo penso neanche io! Soprattutto perché adesso stiamo iniziando a legare e non avrebbe avuto alcun motivo di mettere in piedi tutta questa farsa! -
- C’è solo una spiegazione logica! -
- Forse è quella che penso io! -
- Mi sa di si! -
- Deve essere pazzo…esaurito totale…solo questa potrebbe essere la ragione! -
- Veramente io pensavo a uno sdoppiamento di personalità…stile Dr Jack e Mr Hide! -
- Sempre di problemi psicologici si tratta! E il problema è che sta facendo impazzire anche me! Ogni cosa che fa…che dice…mi manda in confusione! -
Continuarono a parlare ancora per pochi minuti, concludendo comunque che Mattia avesse bisogno di un lungo ricovero in una qualche clinica psichiatrica. Guardò fuori. La pioggia era finita, ma il cielo era ancora buio e affollato di nubi, proprio come la testa di Giorgia che, nonostante tutto quello che lei e l’amica avessero detto, era ancora carica di dubbi: in fondo sperava davvero che tutto si risolvesse per il meglio, sperava di scoprire che era stato tutto un malinteso, sperava di tornare a potersi fidare di lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


I giorni seguenti a scuola non furono di certo i migliori della vita di Giorgia. Cercava in tutti i modi di non incontrarlo: sapeva che non ce l’avrebbe fatta a restare tranquilla. Nonostante i suoi sforzi, quel sabato lo incontrò.
Era per i corridoi con Michy: dovevano cercare il professore di informatica. Si immisero nel corridoio che portava alla saletta riservata ai professori. Avevano appena fatto qualche passo quando lo vide entrare nello stesso corridoio dalla parte opposta. Fece finta di non essersene accorta e, cercando di essere totalmente indifferente, prese Michy per il braccio e la tirò indietro:
- Sicuramente sarà in laboratorio il professore! -
- Ma che stai dicendo? Se l’ho visto entrare qui adesso! -
- Avrai avuto una visione! - e fece segno all’amica di fare silenzio e seguirla.
Appena arrivate di fronte al laboratorio Michy volle delle spiegazioni.
- Sarò miope, ma non sono del tutto cieca! Lo so riconoscere De Valle! -
- La tua vista funziona bene, anche se t’è sfuggito qualcosa dentro quel corridoio! De Valle era appena entrato in sala prof, ma chi c’era dall’altra parte del corridoio? -
- Non lo so! -
- Secondo te, perché t’ho tirato via? Senza un motivo? -
- Potrebbe anche essere! Sei strana in questo periodo! -
- Idiota! C’era Mattia! -
Michy fece una faccia strana. - E c’è ancora! -
- Cosa? -
- Guarda lì! - e indico l’entrata del corridoio: Mattia stava passando. Giorgia si girò per non essere vista e fortunatamente lui non si accorse di niente.
- Inutile, ‘sta vita è tutta storta! Quando giravo ore ed ore per incontrarlo, non lo trovavo…ed adesso che cerco di evitarlo naturalmente me lo ritrovo sempre in mezzo ai piedi! -
- Sono cose della vita…vanno prese un po’ così…- Michy continuò a canticchiare la canzone di Eros Ramazzotti per il resto della giornata.
Durante la ricreazione Giorgia accompagnò Sana, che sperava di rivedere un bel ragazzo conosciuto pochi giorni prima, al corridoio. Lo percorsero più e più volte, ma non c’era nessuna traccia di Sergio! La ricreazione era finita già da un po’, quando Giorgia e Sana decisero di tornare in classe. Mentre percorrevano i corridoi, trattenute dalla poca voglia dell’ora di economica aziendale che le aspettava, Giorgia cercava di consolare l’amica delusa. Mancavano pochi metri alle scale quando sentì qualcuno che la chiamava. Si girò.
Era Mattia, proprio dietro di lei.
- Ehi Mattia che ci fai ancora qui? - non sorrise e continuò a camminare.
- Dovrei andare in laboratorio, ma… -
- Scusa se scappo, ma altrimenti il professore inizia a rompere per l’orario! - e si avviò insieme a Sana per le scale.
- Ma chi cercavi oggi? - Giorgia non rispose e continuò a scendere le scale come se non avesse sentito.
Arrivò in classe e iniziò a seguire, per quanto fosse possibile, la lezione. Prese il quaderno e cercò di svolgere il semplice esercizio assegnato, ma la sua testa era proprio altrove: era nella piccola classe della IV F industriale. E la domanda era sempre la stessa, quella che si faceva ormai da troppo tempo: Perché?

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Lunedì 19 dicembre. Giorgia si svegliò poco in anticipo rispetto al suono della sveglia. Aveva una strana sensazione di tranquillità rispetto alle giornate precedenti. Mentre faceva colazione ripensava alla sera precedente. Una tranquilla serata tra cugini. Era da tanto che non si divertivano così insieme. Si buttò l’acqua sul viso e un brivido le salì per la schiena. La mattinata era assolata, il cielo senza una nuvola, ma il freddo di metà dicembre si faceva sentire ugualmente. Le giornate erano però leggermente più calde, dopo i due giorni di temporale continuo che c’erano stati. Andò in camera e si infilo i jeans chiari, la maglietta bianca e rosa, allacciò le Nike nere e legò al polso la bandana rosa. Si guardò allo specchio: risultato accettabile. Si piaceva vestita in quel modo anche se…non era abbastanza protetta dal freddo! Si infilò il pesante giubbotto nero, si arrotolò al collo la pelosa sciarpa colorata. Prese la borsa coi libri: era davvero pesante! Infilò il cellulare ancora spento nei jeans e uscì di casa. Non aveva ne la voglia ne il tempo di pensare al trucco. Arrivò alla fermata appena in tempo per salire sull’autobus più affollato del solito. Restò in piedi vicino a Briciola e iniziarono a parlare. Briciola le raccontò delle disavventure con quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo EX-ragazzo. Arrivate a scuola, Giorgia la accompagnò fino alla porta della classe per avere terminato il racconto. La salutò e andò direttamente in classe, non passando dal corridoio dove c’erano i propri compagni. Entrò, posò la pesante borsa e appoggiò il giubbotto sulla sedia. Uscì e si attaccò al caldo termosifone, dopo aver salutato i ragazzi di quinta e la sua compagna Elisabetta. Mentre parlava con Elisabetta, anche lei a conoscenza di tutta la situazione con Mattia, prese il cellulare e lo accese. Dopo poco, il cellulare iniziò a vibrare: erano arrivati due messaggi. Inserì il codice di sblocco e li lesse, stupendosi ad ogni parola in più che leggeva! Dovevano arrivare tutti e due la sera precedente, ma Giorgia aveva dimenticato il cellulare spento a casa. Il primo diceva: “Ciao Giorgia, che ne pensi di non entrare domani? Così parliamo un po’…” l’altro recitava: “Magari ci devi pensare…fammi sapere al più presto! Vedi che ci tengo!” Senza dire una parola li fece leggere ad Elisabetta, che non ebbe neanche il tempo di chiedere il mittente. Giorgia era già entrata in classe, si era infilata il giubbotto e aveva preso la borsa.
- Giorgia, vedi che è arrivato un altro messaggio. - la informò Elisabetta.
Giorgia uscì dalla classe, si riprese il Motorola e iniziò a salire le scale.
- Ma dove vai? -
- Devo dirlo assolutamente a Michy e Sana! -
Mentre saliva le scale lesse il nuovo messaggio.
“Buongiorno!...Allora che ne pensi? Guarda che non accetto un NO! Ok? Fammi sapere…” Il mittente era sempre lo stesso. Mattia.
Arrivata al corridoio vide subito il gruppo dei suoi compagni. Senza salutare andò dritta da Sana e Michy che, appena finta la sigaretta, avevano intenzione di scendere le scale.
- Vi devo dire una cosa! - cercò di bloccarle.
- Dimmela mentre andiamo in classe che è tardi! - Michy continuò a camminare.
- Non posso! - Giorgia era agitata, nervosa, confusa.
- E perché non puoi? -
- Perché non entro oggi. Sono fuori con Mattia. -
Le amiche si fermarono di botto, si girarono lentamente e la guardarono stravolte.
- COSA? - urlò Michy.
- Non so perché, non me lo chiedere! So solo che lui me l’ha chiesto e io ho accettato…o almeno penso di accettare! -
- Vai allora! Che stai aspettando? - la incoraggiò stranamente Sana.
Giorgia guardò ancora le amiche. Si girò e, dopo un frettoloso “ciao a tutti”, corse all’uscita del grande corridoio. Uscì da scuola e prese il cellulare. Era già arrivato un altro messaggio. Il mittente era sempre Mattia e Giorgia per un attimo temette che fosse la rivelazione di uno scherzo, ma non era così: “Se questo è un NO va bene…ma puoi uscire almeno cinque minuti…devo parlarti.” Cos’era così importante da spingere Mattia comportarsi in modo così strano all’improvviso? Rispose brevemente: “…va bene…io sono all’uscita centrale…” Si guardò intorno, ma non vide nessuna macchina. Non c’era nessuno. Iniziò a pensare che fosse davvero uno scherzo, un brutto scherzo di Mattia, come quando l’aveva lasciata ad aspettare all’uscita di scuola. Balenò nella sua mente l’idea di rientrare a scuola, scendere in quella piccola classe dell’industriale e fargli finalmente capire che non si poteva permettere di trattarla così. Mentre già immaginava la scena, lo vide spuntare. Un paio di jeans larghi, giubbotto bianco, cappellino nero e sorriso stampato in faccia. Giorgia non riuscì a sorridere. Vederlo la portò a ripensare alle parole di Monica. Lui si avvicinò lentamente per fermarsi a pochi passi da lei. Nessuno dei due si decideva a parlare.
- E allora? Che hai deciso? - fu Mattia il primo a cedere.
- In teoria oggi ci sarebbe interrogazione di italiano. - Giorgia sapeva di mentire: aveva già deciso di andare con lui. Nonostante tutto era quello che desiderava. Però voleva vedere che reazione avrebbe avuto ad un rifiuto.
- Quindi? - il sorriso sparì dal viso di Mattia.
Giorgia restò in silenzio. Lo guardò negli occhi e non riuscì a trattenere un sorriso. Abbassò gli occhi per non far notare il rossore che già aveva preso il proprio posto sulle sue guance. - Andiamo o restiamo qui fino a domani mattina? - Lo guardò ancora. Mattia, quasi incredulo, si lasciò andare a un sorriso. Le scompigliò i riccioli con le mani e insieme si diressero verso la piccola LanciaY grigia. Accese il motore e pigiò il pulsante di start per la radio. Le forti note di un rap potente riempirono l’auto. Giorgia era tesa e imbarazzata.
- Dove vuoi andare? - chiese Mattia.
- Tu dove avevi pensato di portarmi? -
- Avevo pensato a un posticino in montagna. -
- E montagna sia allora! Andiamo! -
Mattia fece lentamente partire la macchina. Guidava piano in mezzo alla confusione. Giorgia aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino. Continuava a chiedersi se stesse facendo la cosa giusta. Mattia rallentò di fronte all’ultimo portone della scuola.
- Sicura di non voler andare a scuola? -
Non appena lo guardò Giorgia capì che in fondo era quello che voleva: avere un po’ di tempo per parlare con lui. - Certo! -
- Allora che hai? -
- Perché? -
- Sei strana. Sembri pensierosa. -
- Ma che dici! È solo che ancora sto dormendo! - sorrise e continuò a guardare fuori dal vetro dell’auto le macchine posteggiate, i ragazzi che correvano in ritardo, quelli che camminavano contenti di poter evitare un compito o un interrogazione alla prima ora. Giorgia cercava di pensare ad altro perché non riusciva a parlare. Sentì la musica staccare di botto. Istintivamente si girò verso Mattia che la stava guardando.
- Come mai hai spento la radio? -
- Mi sembrava che non ti piacesse questa musica… -
- Scherzi? Per me qualsiasi musica è vita! -
- Ma allora che hai? Sei troppo strana oggi! Non parli…non ridi… -
- Te l’ho detto! Ancora è presto per me…ancora non mi sono svegliata del tutto. -
- Io volevo sapere il vero motivo. -
Giorgia lo guardò un attimo fisso negli occhi, quei grandi occhi scuri che l’avevano fatta innamorare, quelli che la guardavano preoccupati. Sembravano sinceri. Come spiegargli quello che stava provando? Si rigirò. Mattia continuò a camminare guardano fisso la strada. Il suo sorriso era sparito e il silenzio rendeva l’aria più tesa di quanto già non fosse.
- Vuoi il vero motivo? - Giorgia improvvisamente parlò. Mattia annuì. - Questa situazione mi sembra strana…non strana…del tutto assurda! Pochi giorni fa mi dicono che non mi sopporti e che è da quattro mesi che mi prendi per il culo e oggi mi inviti a andare in giro con te “per parlare”… -
- Cos’è che ti hanno detto? - Mattia sembrava sconvolto.
- Proprio questo! Che tu non mi sopporti e che ti comporti così con me solo per rispetto a Valerio, ma che in realtà vorresti non avere più niente a che fare con me! -
Mattia guardò per un attimo la strada in silenzio. Poi la guardò ancora. - Questo ti hanno detto? -
- Esattamente! -
- E chi sarebbe questo grandissimo co…idiota, che ti ha detto questa grandissima mi…idiozia? -
Giorgia non poté trattenere una risata. Rise anche Mattia, ma dopo non molto tornarono seri.
- E allora? Chi te l’ha detto? -
- Non ha importanza…se non è vero… -
- Allora non è importante…perché ti giuro che non è vero! - Si guardarono. Il cuore di Giorgia batteva forte. Quegli occhi sembravano così sinceri che non poteva non credergli. - Non so perché, ma ti credo… -
Il sorriso più dolce che avesse mai visto sul suo volto riapparve. Giorgia ora era tranquilla. Ma allora perché non riusciva a spiccicare una parola? Perché non sapeva fare altro che guardare fuori dalla macchina il paesaggio scorrere canticchiando le canzoni che nel frattempo erano riprese? Non le era mai capitato. Di solito era molto estroversa coi ragazzi, soprattutto con quelli che le piacevano così tanto. Si voltò verso di lui che continuava a guidare tranquillo. Forse aveva capito il motivo. Non era mai stata così presa da qualcuno che conosceva in fondo da così poco. La sua era paura. Paura di sbagliare. Paura di rovinare tutto. Paura di fraintendere. Paura di lasciarsi andare. Mattia si girò e la trovò così, immobile a guardarlo, sorridendo.
- Si può sapere perché non parli? -
- Non lo so neanche io! -
- …Facciamo così… Ti faccio sentire una cosa. -
- Cos’è? -
- Se trovo il cd lo sentirai da sola. -
Mentre Mattia andava a caccia tra i tanti cd che c’erano in macchina, cercando di non andare a sbattere contro qualche muro, Giorgia cercava di immaginare quale fosse la canzone che le doveva fare ascoltare. Sarebbe stata una di quelle canzoni romantiche? Magari la sigla di qualche film strappa lacrime?…D’un tratto tornò alla realtà. Ma a che stava pensando? In macchina con lei c’era Mattia… che era tutto fuor che uno da canzoni romantiche! Infatti non si sbagliava. Mattia aveva trovato ciò che cercava. Appena lo infilò nel lettore dell’auto, la voce ritmata di un altro rapper e la sua musica forte riempirono l’auto.
- E allora? Che ne pensi? -
Giorgia non si poté più trattenere e scoppiò a ridere.
- Perché ridi? Non ti piace? - Mattia non riusciva proprio a capire quello strano comportamento. Giorgia, che continuava a ridere, sembrava in preda ad un attacco di sbalzi d’umore, un caso di doppia personalità acuta. Ci volle un po’ perché si calmasse. - E allora? Me lo dici cosa ci trovi così tanto da ridere? - Mattia sembrava quasi innervosito.
- Ehi, non ti scaldare! Quanto sei suscettibile! - disse Giorgia mentre ancora non riusciva a fermarsi del tutto dal ridere. - Sono scoppiata a ridere perché…mi fai morire quando fai quella faccia! -
- Quale faccia? -
- Quando ascolti 50cent o parli di lui ti si illuminano gli occhi. Come quando nei cartoni animati i bambini vedono passare il loro supereroe preferito! -
Mattia sciolse la faccia nervosa che aveva indossato e tornò a sorridere. - Non ci posso fare niente…Mi fa impazzire quando canta…sono innamorato della sua musica…giuro che se fosse donna farei di tutto per sposarlo! -
Giorgia lo guardò con l’aria sconvolta. - Vorresti dire che adesso non dovrei ridere? -
Mattia la guardò serio, ma stavolta fu lui il primo a ridere. - Hai ragione! È un po’ ridicolo come discorso. -
L’aria di tensione che era palpabile appena entrati in macchina sembrava sparita. Anche le paure di Giorgia sembravano non esistere più. Mentre continuavano a parlare di musica, argomento adorato da entrambi, Giorgia pensava a cosa voleva davvero da Mattia. Perché era stata spinta ad accettare di andare con lui quella mattina? Cosa sperava davvero?
- Lo vedi quel portone scuro? - disse Mattia indicando l’altro lato della strada con il dito. - Quella è la palestra che frequento. Appena mi libero mi rintano lì. Conosco il proprietario perciò ho ingresso libero. Quando mi devo sfogare vado lì. È l’unico posto dove il mondo per me non esiste. Ci sono solo io. I problemi li lascio fuori dalla porta. -
- Anche a me capita. Quando succede qualsiasi cosa, bella o brutta che sia, ma che comunque mi da delle sensazioni forti, mi rintano a ballare e…perdo il contatto con la realtà! -
Mentre continuavano a parlare Giorgia aveva una strana sensazione, come se avesse già fatto un discorso simile con qualcuno. Con Mattia non ne avevano mai parlato. Simone? No. Qualcuno dei suoi compagni? No. Improvvisamente rivisse quel momento. Un discorso simile l’aveva fatto con Valerio poche settimane prima che lui partisse. Le sensazioni erano uguali. Questo servì a far capire a Giorgia qualcosa di importante: quello che aveva sempre detto era vero. Cosa sperava davvero? Avere un’amicizia forte come quella che ormai non aveva più, come quella con Valerio. Di sicuro non sarebbe stata mai uguale: Valerio era troppo speciale. Ma probabilmente le sarebbe servita per alleviare la tristezza della separazione. Ecco cosa voleva! Era per questo che la paura era sparita. Sentiva che stavano entrando in sintonia. Era felice, come forse non lo era da tanto tempo.
Mentre camminavano, il centro abitato iniziava a svanire. Le case divennero sempre più rare, finché non arrivarono in una isolata strada che si arrampicava sul vulcano, ancora non completamente innevato, nonostante il forte freddo. Mattia fece rallentare la macchina. Camminava ora estremamente piano, seguendo l’andirivieni delle curve in salita.
Inspiegabilmente non parlavano più. Dentro l’auto si sentiva solo il famoso rapper che cantava, ormai solo per se stesso. Nessuno lo ascoltava più. Giorgia non riusciva a smettere di tormentarsi le dita e guardava fuori dal finestrino l’assoluto vuoto dal quale erano circondati ormai. Mattia aveva lo sguardo fisso sulla strada, ma era palese che la testa fosse rivolta altrove. I loro sguardi si incontrarono però più di una volta. La tensione tornò a farsi sentire, percepibile a stento, ma presto divenne palpabile, concreta compagna di viaggio. Si voltarono l’uno verso l’altra.
Questo sguardo fu più lungo ed intenso degli altri. Sembrava volessero parlare senza pronunciare parole. Era come se si stessero scambiando un patto, un accordo silenzioso. Mattia tornò a guardare la strada. Le curve erano ormai finite, ma non accennava ad accelerare. La macchina procedeva quindi spietatamente lenta. Gli istanti sembravano trasformati in anni, i minuti in secoli. Il cuore di Giorgia impazzì improvvisamente. Guardò per un attimo il suo riflesso nello specchietto della LanciaY e vide che era incredibilmente rossa. Non era l’unica. Anche Mattia stava pian piano arrossendo inspiegabilmente. Si scambiarono un altro intenso sguardo. Non avevano ancora detto neanche una parola da quando erano usciti dal centro abitato. Ormai anche la radio taceva. Mattia silenziosamente cambiò Cd. Le prime note di “What Up Gangsta?” iniziarono a invadere nuovamente l’auto. Lentamente la voce di Mattia si mischiava con quella di 50cent. Giorgia lo fissò mentre canticchiava quella canzone sottovoce: sembrava che si fosse dimenticato di lei, era dolcemente perso tra le dure note. Improvvisamente ritornò alla realtà e la guardò. Sorrise e si zittì.
- Perché non continui a cantare? -
- Meglio di no! Sono troppo stonato! - disse Mattia non sapendo che Giorgia era disposta anche a sentire la sua voce non proprio intonatissima, pur di rivederlo perso nel suo mondo.
Dopo poco Mattia si trovava di nuovo nel suo mondo. Giorgia ormai non distoglieva lo sguardo da lui e iniziava a notare ogni suo movimento. Lo guardava affascinata mentre si inumidiva le labbra, mentre le muoveva leggermente accennando qualche parola, mentre con le mani tamburellava sul volante. La sua attenzione fu rapita da uno strano riflesso della luce del sole. Non riusciva a capire che cos’era a brillare così tanto. Si sentì mancare il terreno sotto i piedi quando si accorse che quello strano brillare proveniva dal sottile cerchietto d’oro che portava al dito Mattia: la fedina, l’anello che lo legava ad un’altra Giorgia. Le riapparve davanti agli occhi quella foto sul cellulare di Valerio. Quella ragazza bionda con gli occhi chiusi. L’aveva quasi dimenticata. Inspiegabilmente sconsolata fissò gli occhi di fronte a sé e il sorriso scomparì dalla sua faccia. Mattia si accorse che qualcosa non andava, che era improvvisamente cambiato qualcosa. La guardava sorridente cercando di capire cosa l’aveva spinta a cambiare espressione così repentinamente. Con la mano che era appoggiata sul cambio marcia le sfiorò la gamba.
- Che t’è preso? -
Giorgia lo guardò ma non rispose. Mattia allora le passò lentamente l’indice sul naso, quasi volesse disegnarne il profilo. Giorgia sorrise ma continuò a stare in silenzio. Non riusciva proprio a parlare.
I riscaldamenti della piccola LanciaY avevano fatto loro dimenticare il forte freddo che fuori incombeva. Il calore che Giorgia si sentiva addosso, infatti, non era dovuto solo alle strane sensazioni che la attraversavano. C’era troppo caldo in quella piccola auto! Mattia sembrò leggerle nel pensiero. Accostò la macchina lungo la carreggiata dell’ isolato stradone.
- Non senti caldo anche tu? - chiese.
Giorgia fece uno sforzo enorme per riuscire a dire poche parole: - Sinceramente? Tra un po’ svengo! -
- La solita esagerata! -
- Dai…scherzavo! -
- Scherzi o no scherzi qui dentro c’è troppo caldo. - Mattia iniziò ad aprire la zip del suo pesante giubbotto bianco.
- Bell’idea! - Giorgia lo imitò, sfilandosi velocemente il giubbotto nero e lanciandolo sul sedile posteriore. Mattia aveva invece trovato qualche difficoltà nel togliersi di dosso quell’ingombrante massa bianca! - Vuoi una mano? -
- No tranquilla…prima o poi ce la faccio! -
Giorgia sorrise vedendolo così in difficoltà. Le ricordava tantissimo il fratellino di Valerio! Lo aiutò a sfilarlo delicatamente.
- Questo è un evento da festeggiare! - Giorgia disse sottovoce sorridendo.
Insieme lo portarono sul sedile posteriore e le loro mani si sfiorarono. Giorgia restò girata qualche secondo in più per appoggiare delicatamente la sciarpa colorata sui giubbotti. Mattia si spinse velocemente verso di lei, appoggiò la mano sul collo caldo di lei per avvicinarla a sé. La baciò.
Giorgia sbarrò gli occhi. Non aveva avuto il tempo di rendersi conto di ciò che succedeva. Dopo pochi istanti però li chiuse e si lasciò trasportare da quel bacio. Sicuro. Lento. Dolce. “Si sentì spuntare le ali”: si era sempre chiesta perché Ramazzotti diceva così. Ora aveva la risposta.
Quando le loro labbra ripresero respiro, i loro occhi si aprirono per restare fissi gli uni dentro gli altri. Non sentivano quasi più le note che fuoriuscivano dalla radio. Lo stradone su cui si trovava la piccola auto sembrò improvvisamente affollato. Mattia capì che era giunto il momento di spostarsi. Portò la LanciaY in uno spiazzale poco distante che sembrava proprio adatto a loro. Non era di sicuro il posto più romantico del mondo, ma era lontano da occhi indiscreti.
Giorgia non era tranquilla. Continuava a pensare e a ripensare a quella ragazza, all’altra Giorgia, quella tradita. C’era già passata da quella situazione, ma dall’altra parte. Sapeva perfettamente come ci si sente. Non l’avrebbe augurato neanche alla sua peggior nemica. Persa nei suoi pensieri, fissava il vuoto intorno alla piccola auto. Mattia notò il suo cambiamento e calmò il suo entusiasmo. Le si avvicinò lentamente e provò a baciarla. Giorgia si scostò. Mattia prese tra le dita i riccioli che le coprivano la faccia e li portò dietro le sue piccole orecchie. Le si portò di fronte al viso e, cercando di guardarla negli occhi, che Giorgia teneva accuratamente abbassati, sussurrò:
- C’è qualcosa che non và? -
Giorgia alzò allora gli occhi. Prese la mano sinistra di Mattia e gliela mise di fronte agli occhi. Con le dita iniziò a sfiorare l’anello d’oro. - QUESTO non và! -
Mattia ritirò la mano immediatamente e la nascose. - Non ci pensare. - La baciò teneramente. Giorgia non voleva “non pensarci”, non poteva “non pensarci”. Purtroppo però a volte il cuore umano fa strani scherzi. Ogni bacio che Mattia le dava, e al quale Giorgia non opponeva alcuna resistenza, faceva scomparire ogni barriera. Cancellava a poco a poco ogni traccia di quella foto vista sul cellulare di Valerio. Eliminava ogni altra persona. Iniziò allora una guerra silenziosa e rapida tra la mente e il cuore di Giorgia. Sapeva di non doverlo fare, ma non poteva non farlo! Era da troppo tempo che le sua ali non si spiegavano. Non è difficile immaginare chi dei due vinse la battaglia.
Dopo poco Mattia e Giorgia occupavano un solo sedile. Si lasciavano trasportare dalle pulsazioni della passione. Ogni bacio era più profondo del precedente. Più sentito. Più naturale. Poche volte si fermarono a guardarsi negli occhi per sorridersi. Sorrisi fatti da labbra piene di complicità, di malizia, di voglia di ritrovarsi ancora insieme. Mattia dominava e Giorgia si lasciava guidare. Alcuni momenti erano dolci, pieni di carezze e sospiri. Altri carichi di passione e di tutto ciò che questa comportava. Il tempo passava ma per loro non esisteva. C’erano solo loro che volavano insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Erano passate un paio di ore e Mattia e Giorgia parlavano ora teneramente abbracciati in quella piccola auto diventata complice del loro segreto.
- Film preferito. - Mattia faceva le domande.
- Bella domanda. - Giorgia rispondeva. - Non è facile scegliere! Mi piacciano diversi generi, perciò non è possibile trovare un film che sovrasti gli altri. Ognuno a modo suo è fantastico! -
- Scommetto che sei un’appassionata di O.C. - (O.C. era il telefilm cult del momento!) Giorgia annuì. - E scommetto anche che impazzisci per Seth! -
- Conosci bene i miei gusti allora! Adam Brody è semplicemente fantastico! Capelli scuri, occhi neri, aria da bravo ragazzo, è la simpatia personificata…ha un fascino incredibile. -
- Tutta questa bellezza non ce la trovo! -
- Mi sarei preoccupata se fosse stato il contrario! -
- Lui si che è bello! - ed indicò la foto di 50cent sulla copertina del cd. - Muscoli, voce, atteggiamento da superfigo… -
- Non avrei mai pensato di diventare gelosa di un cantante! -
- Perché gelosa? -
- Sembravi me quando parlo di Orlando Bloom! -
- Non ti preoccupare! Naturalmente tra lui e te…no, aspetta ci devo pensare! -
- Certo che sei insopportabile! Non mi provocare! Sai che sarei capace anche di uscire dalla macchina e tornare a casa a piedi! -
- Perché ti arrabbi così? Naturalmente scherzavo! -
- Sicuro? -
- Certo! - le portò le braccia attorno alla vita e la tirò a sé. - Naturalmente non avrei dubbi! - Si avvicinò pericolosamente alle sue labbra. - Sceglierei lui! -
Giorgia lo spinse via. Aprì la portiera e fece finta di scendere.
- Dove vai? - le bloccò il braccio. - Ci vorranno due giorni di camminata buona per arrivare a casa e forse anche di più! -
- Non mi spaventa camminare! -
- Non fare cretinate! - la tirò di nuovo dentro la macchina, chiuse la portiera e attivò il fermo. - Per evitare che scappi! -
- Se volessi scappare troverei il modo! -
- Ma tu non vuoi scappare. È questo il bello! - e le stampò il suo bel sorrisetto bastardo sulle labbra.
- Non è vero! -
- Si che è vero… - e continuò a baciarla.
- Io voglio scappare! -
- No che non vuoi! - e continuava a torturarle le labbra. Giorgia avrebbe voluto rispondere, ma dopo poco si trovavano a dividersi lo stesso spazio, in preda ad un attacco di passione che stavolta era più violenta. Sentì le mani di Mattia che le sfilavano le maglietta, eppure non aveva freddo. Le mani continuavano il loro viaggio lungo le morbide forme del suo corpo. Giorgia infilò le sue sotto la calda felpa nera di Mattia. Sentì gli addominali scolpiti scivolare vibrando sotto le proprie dita. Dopo poco le labbra di Mattia seguirono il percorso fatto poco prima dalle mani, mentre Giorgia era impegnata a cercare di aprire la complicata di zip di quella felpa. Mattia prese le sue mani e le guidò oltre ciò che loro avevano già esplorato. Il loro respiro si fece sottile e coordinato. Fermarono per alcuni istanti le labbra a qualche millimetro di distanza. Fremevano per potersi raggiungere ancora. Si unirono di nuovo e sembrava che non si volessero più separare. Qualcosa di freddo che scorreva lungo la sua schiena la fece rabbrividire. Quella maledetta fedina, sembrò risvegliare la sua coscienza. Sentì il rumore che la mano destra di Mattia faceva nel lottare con il sedile per poterlo inclinare. Giorgia non riuscì a continuare quel bacio.
- Che stai facendo? -
- Niente…se tu non vuoi! - Mattia sembrò rendersi conto che aveva esagerato.
- Se si parla di voglia dovrei dirti di continuare…ma sai anche tu che è meglio non andare oltre…nella situazione in cui siamo! -
Mattia la guardò per qualche istante. Guardò fuori. Tornò al proprio posto. Giorgia si infilò lentamente la maglietta. Lui non le staccò gli occhi di dosso mentre controllava il suo aspetto nello specchietto retrovisore. La vide sistemare i riccioli che poco prima lui stesso le aveva scompigliato. Le prese la mano. Tornò lentamente a prendere il suo posto su di lei senza dire una parola. La baciò dolcemente.
- Questo mi fa impazzire di te! -
Giorgia si lasciò baciare. Stavolta non era passione. Erano baci dolci. Tranquilli. Morbidi. Qualcuno dato con un po’ più di ritmo, ma comunque rilassati. Le mani erano ormai legate tra loro. In sottofondo la musica era già finita da tempo.
- Che mettiamo adesso? -
Giorgia sorrise. - Tu devi essere pazzo! Ancora non hai capito che non me ne frega niente della musica in questo momento? Mi interessi solo tu! - un ultimo bacio li riportò ognuno al proprio posto.
- Allora faccio io! - ed inserì un cd che conteneva canzoni note, ma strane rispetto al solito.
- Le conosco, ma non riesco a capire perché mi sembrano strane! -
- Io so perché ti sembrano strane! La musica è mia… -
- Che significa “la musica è mia”? -
- Sono tutte arrangiate da me…poi al computer ho sovrapposto la voce del cantante…e questo è il risultato! -
- Sei pieno di sorprese! Davvero un bel lavoro! -
- Lo pensi veramente? Sei la prima persona che le sente! -
- Immagino… - disse Giorgia in tono chiaramente sarcastico.
- Te lo giuro! Naturalmente dopo mio fratello…gli ho rotto le scatole per tutto il tempo della lavorazione! Ha iniziato ad odiarmi quel poveretto! -
- Avere un fratello musicista non dev’essere facile! - non riuscì a stare seria.
Mattia la guardò ridere. - Te l’ho mai detto che sei troppo bella? -
- Te l’ho mai detto che dici le bugie benissimo? -
- Lo penso davvero…te lo giuro! -
- Bugiardo! -
- Non sono bugiardo… - si avvicinò di nuovo pericolosamente.
- Si che lo sei… - stavolta fu lei a baciarlo.
- Non è vero! - le disse tra le labbra.
- Lo sai che è vero… -
- No… -
- Si… -
- No… -
- Ma vuoi sempre avere ragione tu? -
Mattia si bloccò. La guardò per un attimo fisso negli occhi. Fece finta di cercare una risposta. - Si! - e le attaccò un sorriso sulle labbra.
- Sei terribile! -
- Grazie. - si lanciarono in un nuovo bacio.
- E tuo fratello? Quanti anni ha? -
- Marco? Quattordici. -
- Uhm…interessante… Ha preso da te? -
- NO!!! Marco ha le potenzialità per diventare il nuovo SEX-SIMBOL! È tutto il mio opposto. Capelli scuri, occhi chiari, fisico asciutto, alto… -
- Uhm…e…quando avresti intenzione di presentarmelo? -
Mattia la guardò sconvolto. - GIORGIA! È un bimbetto ancora! -
- M’accontento! -
- Stai scherzando? - sembrava seriamente preoccupato.
- No! - Giorgia riuscì a restare seria ancora per poco vedendo la faccia di Mattia sotto shock. Si avvicinò velocemente a quegli occhi sbarrati e li vide indietreggiare. Passò leggermente due dita sulle guance segnate da una lieve barba pungente. - Io mi accontento…m’accontento di te! -
Mattia tirò un sospiro di sollievo. - Per un attimo avevo temuto il peggio! - si rilassò, ma sembrò tornare sui suoi passi dopo poco: - Aspè! Che significa “m’accontento di te”? - era di nuovo serio.
- Dai…scherzavo! Come potrei considerarti una cosa di cui accontentarmi dopo due anni e forse più che ti corro dietro? -
- QUANTO? -
- Hai sentito bene! Due anni e forse anche più! Non ricordo precisamente la prima volta che ti ho visto…so solo che mi sei piaciuto subito! -
- Non ci posso credere! -
- Credici! Quegli occhioni teneri, quei capelli rossi…e poi hai proprio le mani che piacciono a me…con le dita da pianoforte! Non come le mie che sembrano tanti salsicciotti! -
Mattia prese una delle mani salsicciose di Giorgia. - Sembrano le mani di una bimba! - baciò teneramente quella che aveva preso. - Sono dolcissime! -
- Quanto sei bugiardo! -
- A proposito di bugie…m’hanno detto che parti… -
- T’hanno detto bene! Appena iniziano le vacanze di natale vado da Valerio! -
- Ma da quanto lo conosci Valerio? -
- Circa…da una vita! Siamo cresciuti insieme! -
- Quando torni? -
- A Gennaio. -
- Quindi passi il capodanno fuori… -
- Perché? -
- Sto organizzando una serata fantastica per la notte di capodanno! Peccato che non puoi esserci! -
- Probabilmente non sarei venuta ugualmente! Odio la confusione delle serate in discoteca! Sarei venuta solo per te, ma…non credo che ti mancherò! -
- Non dire cretinate! - quello che doveva essere un finto schiaffo partì. Ma fece male davvero!
- M’hai distrutto la faccia! -
- Esagerata! - ma Giorgia sembrava offesa. Le si avvicinò stringendole le guance tra le mani. Le baciò le labbra pronunciate in avanti a causa della pressione. - Mi perdoni? -
- Solo per questa volta! -
Stava per ricostruirsi la magia, ma l’atmosfera fu spezzata dal suono di un cellulare. Quello di Mattia. Lo prese e lesse in silenzio il messaggio arrivato. Sembrò scurirsi in volto. Lo rimise al suo posto. - Abbiamo perso la cognizione del tempo. È tardissimo! -
- Andiamo via? -
- Magari ci fermiamo a Nicolosi. -
- Come vuoi tu! -
Durante la strada, l’atmosfera era sicuramente più rilassata di quando erano saliti. Mattia le aveva preso la mano e la teneva stretta mentre cambiava le marce. Ogni volta che dovevano fermarsi, si baciavano teneramente. Sembrava una situazione perfetta. Giorgia sapeva però che presto sarebbe finita. Sarebbero tornati semplicemente i Mattia e Giorgia, quasi amici, di sempre. Desiderò di restare intrappolata in quell’attimo per sempre. Capì che però era giusto così. Dovevano continuare ad essere ciò che erano sempre stati, ognuno con la propria vita. Amici, ma con il ricordo sempre presente di alcune ore di passione divise insieme. Posteggiati sulla strada principale di Nicolosi parlavano tranquillamente. Alla gente probabilmente sembravano due ragazzi che non avevano niente da nascondere. Parlavano dei loro gusti, delle loro stranezze, di piccoli segreti, di piccoli sogni.
- Quest’estate non mi trovi in giro… -
- Dove vai? -
- In Brasile… -
- Cosa? -
- Il mio vicino di casa è nato lì e torna due mesi a trovare la famiglia…e io vado con lui! -
- Due mesi in Brasile…fantastico…! Ma…c’è anche la tua ragazza? -
Mattia la guardò un attimo stralunato. - No… - ma non si soffermò oltre su questa domanda. - Siamo solo noi due. Vuoi venire con noi? -
- E me lo chiedi? -
- L’ho appena fatto! -
- Perché fai domande di cui sai già la risposta? -
- Perché mi piace sentirtelo dire! -
Giorgia sapeva che quelle erano solo illusioni. Non sarebbero mai partiti insieme per il Brasile, né per altri posti. Ma le illusioni a volte aiutano a vivere. Se non ci fossero loro, non ci sarebbe di cosa essere felici…

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


- Vediamo che fai…balli? - Mattia aveva scatenato la propria curiosità.
- Da cinque anni. -
- Cosa? -
- Studio hip-hop, ma mi piace ballare qualsiasi cosa. -
- Canti? -
- Ricordi pochi giorni fa quel diluvio? L’ho provocato io! -
- Cucini? -
- Ma cos’è? Un interrogatorio? Allora…mi chiamo Giorgia Passante, 17 anni, nata a Catania, non fumo, non mi drogo, ma ogni tanto bevo troppo! Soddisfatto? -
- Mi piace il “non fumo e non mi drogo”, ma devi migliorare sulla parte “bevo troppo”! -
- Purtroppo è la verità! Mi capita soprattutto nei periodi di stress, quando sono fuori casa…come per esempio alla gita! L’ultima sera mi sono ubriacata in un modo incredibile! Però riesco a mantenere il controllo! -
- Trovami una sola persona che ammette di perdere il controllo quando beve! -
- Non mi credi? Puoi chiedere a chiunque! Quella sera, nonostante non riuscissi neanche a camminare dritta, mi sono occupata di tutti i miei compagni…che l’avevano totalmente perso, il controllo! Una che ha iniziato a piangere rotolandosi per il balcone, uno che è quasi svenuto sulla ringhiera rischiando di cadere, quello che ha cercato di ucciderlo prendendolo a pugni…per non pensare alla mia compagna di banco che insultava chiunque vedeva! E per non raccontarti cos’ha trovato la professoressa entrando in camera! Fortunatamente c’erano solo i bicchieri di rum e pera! Le bottiglie più pesanti già erano nascoste! -
- Interessante! -
- Perché quella faccia? Non ti è mai capitato di esagerare? -
- A dire il vero si… -
- E allora non sei libero di parola! E scommetterei tutto quello che ho che non si tratta solo di alcool! -
- E perderesti tutto! Potrai non crederci ma non ho mai toccato una canna! -
- Infatti non ti credo! -
- Giuro! Ho aiutato una volta mio cugino a vendere per raggruppare un po’ di soldi, ma non ne ho mai fatto uso! -
- Spacciatore si e fumatore no? Farò finta di crederti. -
- Un po’ strana in effetti come situazione! -
- Un po’? -
- D’accordo. Tanto strana! -
- Ora và meglio! -
Risero. Mattia cercò qualcosa nel portaoggetti dell’auto. Ne uscì un cd.
- Mi prometti che stavolta non ridi! -
- Se mi guardi con quella faccia mi sembra molto difficile! Ma ci proverò… -
Mattia inserì il dischetto e dalle casse uscirono le prime note. Giorgia tentò di trattenersi, ma non ci riuscì per molto.
- Ti prego…non dirmi che è ciò che penso io! -
- Ora penserai proprio che sono un bambino. -
- Fa bene restare bambini! Non sei l’unico! -
Le note che continuarono a susseguirsi formavano la sigla di un popolare cartone animato che aveva per personaggio principale una piccola spugna di mare e la sua stupidità.
- Marco è fissato con Spongebob! Inizialmente lo guardavo perché ero costretto…dato che ormai ha preso assoluto controllo della TV nel primo pomeriggio! Poi invece mi ci sono intrippato troppo! -
- Posso dirti una cosa? Però non lo devi dire in giro! -
- Cosa? -
Giorgia si avvicinò lentamente all’orecchio teso di Mattia. Le sue parole furono poco più di un sussurro. - Anch’io! -
Mattia iniziò a ridere. Ridevano insieme, come piccoli amici. Tra le loro risate si sentì un rumore improvviso. Qualcosa era caduto. Mattia raccolse il piccolo cuore di plastica e lo rimise al suo posto, sopra il cruscotto. Giorgia prese i fogli che l’avevano accompagnato nella caduta. Uno di questi attrasse la sua attenzione. Iniziò a sfogliare quell’opuscoletto pubblicitario, guardando con attenzione crescente ogni orologio che passava sotto i suoi occhi.
- Ti piacciono? -
- Carini! Ma non addosso a me! Non sono il mio stile! -
- Io invece sono innamorato di questo. - il suo dito indicò un orologio con una strana forma e dai molti colori.
- Già questo va meglio! -
La pagina seguente riservò a Giorgia una sorpresa inaspettata. Raffigurato, in basso nella pagina, c’era un orologio di cui aveva già sentito parlare. Nascosto nel ciondolo di una collana. Si soffermò involontariamente a guardarlo. Mattia capì la direzione del suo sguardo.
- Particolare vero? -
- Non ne avevo mai visto uno simile. -
- In effetti non se ne vedono molti in giro. Me l’hanno regalato per i diciott’anni. -
- Come mai non lo porti? -
- Perché…è legato a brutti ricordi. -
Brutti ricordi? Quali brutti ricordi può emanarti un regalo della tua ragazza? Lo guardò mentre controllava il cellulare. Sembrava preoccupato. Cosa c’era che non andava? L’altra ragazza aveva forse scoperto qualcosa? Le ali di Giorgia iniziarono lentamente a staccarsi. Qualcosa già era cambiato.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Lasciarono presto il paese in cui si trovavano. Iniziarono a scendere pian piano verso la città. Casa di Giorgia si trovava nella periferia di un paesino poco lontano dal centro. Tra la poca confusione, la piccola LanciaY grigia camminava spedita. Racchiudeva al suo interno un eterno silenzio. Mattia non sembrava più lo stesso. Dopo quell’ultimo squillare di cellulare era diventato distante, assente, serio, isolato, preoccupato. L’aria era tesa. La radio ricominciò a cantare, ma non servì a spezzare l’atmosfera. Mattia continuava a guidare silenzioso. Giorgia ricominciò a tormentarsi le dita guardando fuori scorrere il paesaggio.
Entrati nel paese Giorgia ripensò alla sua infanzia. Quante volte era passata da quelle strade! Adesso le sembravano diverse. Guardava i luoghi del suo primo amore. Rivedeva la scuola media dove aveva passato tre anni non proprio fantastici. Anni duri segnati però anche da alcuni bei momenti che ora le salivano in cuore stranamente sfocati. Uscirono dal centro abitato del paese. Dopo poche curve svoltarono dentro la grande via quasi totalmente isolata e si fermarono a pochi metri da casa. Giorgia intravedeva dalle finestre lasciate aperte i suoi genitori. Era in agitazione. Aveva paura di essere vista. Cosa avrebbe detto per spiegare quella situazione non proprio semplice? Mattia era ancora silenzioso. Le sue mani ferme sullo sterzo nonostante il motore fosse spento e il suo sguardo puntato sulla strada. Giorgia lo guardò cercando di leggere i suoi pensieri, ipotizzando il contenuto di quell’ultimo messaggio che aveva cambiato tutto. Non le bastavano però le supposizioni.
- Ora sei tu quello strano…che t’è preso? -
Mattia non spostò lo sguardo. Era come se non fosse lui a parlare, come fosse una registrazione della sua voce. - Giorgia…scusa… -
- Scusa per cosa? -
- Mi dispiace un sacco di averti messo in questa situazione! - finalmente si decise a guardarla negli occhi.
- La prima volta in due anni? -
- Si… -
- Ti dispiace per me o hai i sensi di colpa per la tua ragazza? -
- No, non è senso di colpa…mi dispiace proprio per te… -
- Mattia io questa situazione la conosco perfettamente. Non spero che ora tu lasci la tua ragazza dopo due anni e più che state insieme per me. Non l’ho mai sperato, perché l’importante è che tu sia contento. Per me non ti devi preoccupare. Questo è molto più di ciò in cui speravo. -
- Sicura? -
- Dimmi solo se devo sparire… - Giorgia sperava di sentire un “no”, ma la risposta a questa domanda non arrivò mai.
- Ti lascio a casa. -
- Va bene. -
Mattia mise in moto. Si fermò poco più avanti, di fronte al chiaro cancello. Giorgia raccolse giubbotto, sciarpa e borsa. Mattia le rubò un ultimo bacio frettoloso. Un ultimo saluto. Restò alcuni istanti a guardare quegli occhi scuri che l’avevano fatta innamorare, che le erano stati così vicini e che ora erano così lontani, irraggiungibili. Aveva già capito che il cambiamento sarebbe stato radicale. Giorgia salì lentamente le scale che portavano alla porta d’ingresso. Arrivata lì Mattia era già sparito. Entrò in casa silenziosamente. Si sedette a tavola, ma non aveva il coraggio di guardare in faccia i suoi. C’era qualcosa in loro che le ricordava l’enorme sbaglio che aveva fatto. Si sentiva diversa. Le sue ali dov’erano? Le aveva lasciate lì, in quella macchina, ma non di sua spontanea volontà. Mattia gliele aveva donate…e Mattia le aveva strappate e tenute con sé.
Dopo pranzo chiamò immediatamente Michy. Dopo chiamò Sana. Entrambe erano state molto preoccupate durante la mattinata.
- Ti ho mandato una marea di messaggi…ma tu non hai risposto mai! Ero pronta a chiamare la polizia per denunciare la tua scomparsa se non ti fossi fatta sentire entro oggi! - disse Michy.
- Ma dove eravate? Ho provato a chiamarti tantissime volte, ma dopo poco mi rispondeva quell’odiosa voce di “Vodafone messaggio gratuito, il cellulare della persona chiamata potrebbe essere spento o irraggiungibile”! - disse Sana.
Ad entrambe rispose molto tranquillamente. - Avevo il cellulare scarico! -
Il cellulare, infatti, si era spento dopo poco che era in macchina. Se n’era accorta solo tornata a casa. Raccontò loro ciò che era successo. Pian piano ripercorse con loro quelle poche ore in cui il suo cuore aveva battuto così forte. Non potevano esserci segreti tra loro, anche se tenne alcuni particolari per sé. Confessò loro il disagio che provava in quel momento. Pensava a cosa aveva provato quando, due anni prima, circa nello stesso periodo in cui Mattia iniziava la storia con la sua ragazza, Andrea, il ragazzo con cui stava da circa quattro mesi, le aveva confessato il tradimento. Era stata così male! Cosa avrebbe provato l’altra Giorgia sapendo una cosa del genere, dopo due anni di fidanzamento?
Le reazioni delle ragazze furono piuttosto simili. Cercavano di consolarla. Di farla pensare agli aspetti positivi della situazione. A quei pochi che c’erano! Sana e Michy sembravano molto contente che Mattia e Giorgia finalmente fossero arrivati a chiarirsi e a concludere qualcosa di concreto: soprattutto perché non avrebbero più dovuto sopportare Giorgia che dava il tormento con questa storia! Non potevano immaginare quanto si sbagliavano! Nessuno poteva sapere quanti pomeriggi avrebbero passato a quel telefono a causa di Mattia, quanti pomeriggi Giorgia avrebbe pianto, quanto tempo sarebbe passato prima di ritornare a vivere. Giorgia rivoleva le sue ali, ma non sapeva che non le avrebbe mai riavute…

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Esattamente dieci anni dopo.

“…Mi manca tantissimo! Solo ora mi accorgo di quanto erano importanti per me le piccole cose che facevamo insieme, i piccoli segni dell’inizio di una bella amicizia…che però è stata stroncata sul nascere. Purtroppo lui non è della mia stessa idea…non gliene frega niente di me! Perché sono così idiota da innamorarmi sempre delle persone sbagliate? Perché dono la mia fiducia a chiunque? Perché non riesco ad essere distaccata? Perché non riesco a non affezionarmi?...”

Le pagine ingiallite di un vecchio diario scorrevano veloci sotto gli occhi di una donna in preda a un attacco di nostalgia per la sua adolescenza. Giorgia era adesso una giovane donna di ventisei anni. Aveva raggiunto la laurea in informatica tanto sognata da ragazza. Seduta sul letto della nuova casa affittata insieme al proprio marito, leggeva e ricordava la sua vita, affidata ai suoi fidatissimi diari. Il suono squillante del citofono la fece trasalire. Si affacciò e vide una giovane donna in divisa. Velocemente scese le scale e corse ad abbracciare la vecchia amica.
Anche Michy era riuscita dopo tante peripezie a realizzare il suo sogno: entrare in polizia. Ora viveva a molti chilometri di distanza con il suo convivente. Erano rimaste amiche anche dopo il diploma, ma la distanza che le separava e gli impegni di lavoro non permettevano loro di incontrarsi spesso. Infatti, anche se Giorgia si spostava di poco per andare ad insegnare in diverse scuole superiori la propria materia, Michy era spesso fuori per le missioni di pace che tanto le piacevano, ma che tanto la spaventavano.
Comodamente sedute sul divano si raccontavano le loro vite. Ma furono presto interrotte da un ulteriore squillo di citofono. Stavolta era una donna distinta, ben vestita, con i capelli raccolti e un paio di occhiali raffinati sul naso. Nonostante i molti anni era rimasta la solita ritardataria e smemorata Sana! Dopo il diploma era andata a vivere lontano per laurearsi, ma adesso viveva di nuovo a Catania dove lavorava come psicologa. Da qualche anno era fidanzata con un loro compagno delle superiori: il Claudio che tanto le piaceva.
Non passò molto che il citofono squillò ancora. Una bella auto costosa era ferma di fronte al piccolo portone. Un giovane vestito di scuro era fermo di fronte al citofono e una giovane donna scendeva della grande auto. Monica, dopo la laurea in giurisprudenza e qualche avventura come avvocato, era diventata una famosissima ballerina piena di impegni e continuamente in viaggio. Subito dopo aver finito gli studi si era anche lei sposata, nonostante avesse giurato di non farlo mai. Suo marito era un bel ragazzo che aveva conosciuto ai tempi della scuola: Seby, il prefetto sosia di un allora giovane e affascinante cantante latino. Lei e Giorgia, verso la metà del quarto anno di superiore, dopo poco tempo dalla disavventura con Mattia, erano diventate pian piano sempre più intime. Si erano reciprocamente chieste scusa per i tanti scontri degli anni precendti e si erano reciprocamente perdonate. Erano pian piano diventate amiche e la loro amicizia era durata nel tempo.
Si ritrovavano così tutt’e quattro, di nuovo insieme dopo molto tempo, a ridere delle loro vecchie avventure da studentesse, quando durante la gita si erano ubriacate, di quanto erano tese il giorno degli esami di maturità, a raccontarsi le loro vite da giovani donne in carriera. Nonostante fossero tutte contente di aver raggiunto i propri obbiettivi, guardavano con nostalgia al passato, rimpiangendo i bei vecchi tempi da ragazze spensierate, senza le dure responsabilità di lavoro e famiglia.
- Come sta Mattia? - chiese Michy curiosa.
- Mattia è di là che dorme. -
- Quindi non possiamo vederlo? - chiese Sana.
- Prima che andiate via lo incontrerete di sicuro! È stanchissimo perché stanotte ha fatto pazzie…non mi ha fatto dormire neanche cinque minuti! -
- Che vuoi? Dopo tutto ha ancora pochi mesi! Non capisce ancora la differenza tra notte e giorno! - affermò Monica.
- Si, ma dopo nove mesi di gravidanza pacifica, si doveva scatenare proprio adesso? Non ha fatto dormire neanche Simone e quel poveretto ora è a lavoro, a guidare l’autobus senza neanche un’ora di sonno! -
- Le difficoltà di diventare genitori! - affermò ridendo Michy. - V’è piaciuto stare svegli per divertirvi voi? Ora state svegli per far divertire il bambino! -
- Stai attenta Michy, che certi “errori di percorso” possono capitare a tutti! -
- Ora che l’hai detto devo stare attenta davvero! -
Risero insieme, ma dopo poco le loro risate furono interrotte dagli sgrilletti del bimbo che, svegliatosi, richiedeva la presenza della madre. Giorgia andò velocemente alla culla e lo prese tra le braccia. Nelle braccia materne, il piccolo Mattia trovò subito conforto. Con questo piccolo fagottino tra le braccia, tornò dalle amiche. Il piccolo era molto simile alla madre, ma aveva preso gli occhioni del padre. Era davvero un bel bimbo con quelle sue guanciotte simpatiche! Le amiche lo tolsero delicatamente dalle braccia di Giorgia e lo iniziarono a vezzeggiare.
Sana restò poco col bimbo per poi poter parlare con Giorgia che era rimasta sorridente in disparte.
- Come stai? -
- Benissimo! -
- E Simone? -
- Lui è contentissimo di questa piccola peste! Gli brillano gli occhi ogni volta che Mattia gli fa le sue strane smorfie buffe. -
- A proposito di questo nome, Simone sa perché hai insistito a chiamarlo proprio così? -
- Ho dovuto dirglielo… -
- Come l’ha presa? -
- Meglio di quanto mi aspettassi! Quindi, nonostante la tua scarsa memoria, hai collegato subito questo nome alla motivazione? -
- Il nome l’ho collegato subito: come potrei dimenticarlo dopo tutto il tempo che hai passato quando eravamo ragazzine a parlarmi di lui? Ma la motivazione mi sfugge…perché hai chiamato tuo figlio come una persona che ti ha fatto soffrire così tanto? Che dopo averti usato non è stato neanche tanto uomo da rivolgerti il saluto? -
- Mi ha fatto tanto male, ma mi ha aiutato anche a maturare. E poi…non che non ami Simone…ma senza di lui non ho più riavuto le mie ali! -
- Cosa? -
- Lascia stare…è una storia complicata. -
Le amiche restarono ancora per poco. Pian piano andarono via. Giorgia restò sola, col suo Mattia, sul letto, a fissare quella scritta che giganteggiava sull’ultima pagina del diario:

Ridammi le ali!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=815712