Gli Inspiegabili Moti dell'Anima

di Clorinde
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Bagagli e Arrivederci ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

  

 

Erano i piccoli gesti, quelli di tutti i giorni e per nulla particolari, che lo stavano riportando letteralmente in vita.

Alzarsi la mattina perché infastiditi dalla luce del giorno che entra con prepotenza dalle persiane invecchiate, ingurgitare la colazione con foga per poi salutare sua madre bofonchiando parole incomprensibili, ritrovarsi la sera seduti in veranda ad osservare le stelle, accompagnato solamente da una tazza di cioccolata bollente.

E poi c'era lei, Angelina.

Non sapeva quando fosse cominciata questa dipendenza, ma ogni giorno che passava diventava sempre più forte.

Non gli bastavano più i suoi rari sorrisi, le chiacchierate davanti al negozio, le poche e alquanto difficili serate passate insieme.

Di solito preferiva starsene seduto nel suo piccolo soggiorno, in silenzio, ad osservare fredde immagini che uscivano da una scatola Babbana. Si scambiavano sempre poche parole, intenti com'erano a non ferire l'altro.

George non voleva costringerla a ricordare il fratello e lei probabilmente non voleva parlargli dei suoi ricordi. Così finivano nel silenzio più totale, rotto dai loro sospiri e da parole sospese nell'aria e cariche di significato.

Eppure una sera di ottobre, qualcosa cambiò.

Aveva deciso di ritardare il suo ritorno a casa ed evitare le fin troppe attenzioni affettuose di sua madre, per sistemare qualche scartoffia amministrativa.

Stava sprofondando fra le carte dei conti e degli ordini sparsi in modo disordinato per il bancone, quando qualcuno bussò.

Per un attimo sperò che fosse Lee - era alquanto portato per sistemare fogli e documenti - ma non appena si avvicinò e la vide, il suo cuore si fermò giusto un attimo. Un solo secondo in grado di riportarlo a vivere di nuovo.

-Che ci fai qui?- gli domandò mentre apriva la porta. Il suo tono di voce era stato leggermente brusco, tant'è che lei lo fissò un poco corrucciata.

-Oh, niente.- sussurrò Angelina, attorcigliando le dita intorno a una sciarpa di cotone marrone.

-Niente?-rincarò lui sorridendo appena ma lasciandola entrare nel negozio.

-In realtà avevo visto la luce accesa e volevo salutarti.- disse guardandosi intorno. Sembrava quasi volesse scappare da un momento all'altro e George era consapevole che non avrebbe avuto la forza per fermarla. Forse si sarebbe pentito amaramente qualche minuto dopo, forse avrebbe trovato il coraggio di ricominciare sul serio, di togliere quel velo di solitudine e silenzio che l'avvolgeva. Forse.

-Che cosa vuoi dirmi, Angie?- chiese incrociando le braccia.

Angelina lo fissò a lungo prima di parlare. Tremava mentre cercava di non indugiare sui suoi occhi, su quelle due iridi simili a quelle di Fred ma allo stesso tempo diverse. Stessa forma e stesso colore, sì. La sola differenza stava però nel modo in cui gli occhi di George la osservavano.

Nel loro calore.

Nella loro sofferenza.

Angelina sospirò e si passò la mano fra i capelli più volte prima di parlare. -George, io non ci riesco. Non riesco ad andare avanti. Ho… Ho bisogno di andarmene. Devo farlo.-

Le ultime parole fecero crollare definitivamente il mondo pericolante in cui da tempo George cercava di sopravvivere.

-Devi farlo? È per Fred, vero? Non riesci a non vederlo in me?- ringhiò il ragazzo.

-Io... lo ammetto è anche per questo. La morte di Alicia però mi ha definitivamente uccisa.- sussurrò. -Non riesco più a vivere, a pensare al futuro, ad immaginare altro che non sia il passato. Alicia era la mia migliore amica, la mia migliore alleata, era tutto il mio mondo. Non c'è la faccio più.- concluse.

-Credi che andare in giro per il mondo servirà a qualcosa?-

-No, ma almeno potrò camminare senza ricordarmi di Alicia, di Fred o degli altri.-

George si avvicinò e l’abbracciò, respirò un'altra volta il delicato profumo e chiuse gli occhi.

-Tornerai?

-Tornerò.- rispose lei sommessamente. –Tornerò.

 

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Capitolo 2
*** Bagagli e Arrivederci ***


Capitolo Uno – Bagagli e Arrivederci




Era strano ritrovarsi a chiudere la sua intera vita in poche e trasandate scatole. Interi ricordi, intense emozioni gettate alla rinfusa nel fondo di una valigia usurata dal tempo e dai viaggi. Si era quasi sentita pronta quella mattina quando si era alzata, decisa com'era a sistemare ogni cosa e a partire, eppure bastò qualche foto, qualche libro per riportarla nell'abisso di cui erano fatto i suoi incubi.

Aveva ritrovato per caso un blocco di appunti di Alicia, pieni di scarabocchi e macchie, ed era semplicemente crollata. Era rimasta alcune ore a terra, sul pavimento freddo del soggiorno a cercare di non piangere e di alzarsi.

A salvarla come al solito fu l'arrivo di Katie che con uno schiocco deciso comparve sulla soglia di casa, stancamente si trascinò per il soggiorno finchè non la trovò.

-Ehi, che ci fai a terra?- le domandò fissandola in modo accigliato.

Angelina non rispose e scosse la testa. -Ora mi alzo.- disse sommessamente rimettendosi in piedi con qualche difficoltà a causa delle gambe molli e del volto gonfio di pianto.

Katie la fissò a lungo e lentamente la seguì nella sua stanza.

-Angie, sei sicura? Ce la farai?- le chiese sedendosi sul suo letto e massaggiandosi le tempie.

-Perchè dubiti di me?- le rispose Angelina alzando lo sguardo al soffitto.

-Perchè sei impulsiva, perchè io non c'è la faccio, non riuscirò ad andare avanti senza di te.- aggiunse con tono basso e sguardo lucido. Katie si strinse in un abbraccio fragile e la fissò. -Stamattina ho parlato con lo psicologo di Oliver, ha un disturbo depressivo.- disse. -Da quello che ne so, non è possibile guarire, ma ci metterà mesi se non anni.-

Angelina si sedette accanto a lei. -Ce la farai, tu riesci sempre andare avanti.-

-Non è vero, io preferisco ignorare.-

Rimasero a lungo in silenzio, finchè Katie si alzò e con un colpo di bacchetta sistemò una serie di volumi nella valigia aperta dell'amica.

-Devi trovare il tuo obiettivo.- le disse.

-E quale sarebbe il tuo?-

-Aiutare Oliver, lavorare al San Mungo, fare la mia parte insomma.-

Angelina si avvicinò e l'abbracciò. -Katie...senza di te...-

-Già...senza di me.- mormorò l'altra lasciando che gli occhi lucidi ed arrossati versassero lacrime amare che si nascosero fra le pieghe della sua sciarpa. Chiuse gli occhi e sugellò nella sua memoria quell'ultimo ricordo condiviso.





Di Audrey Cavendish si poteva dire di tutto, ma non che fosse una persona precisa e con la tendenza alla puntualità. Come come quella mattina di dicembre quando attraversò l'atrio del lussuoso hotel in cui pernottava da qualche giorno e si ritrovò fuori nella Londra confusa e affascinante a mezzogiorno spaccate.

Nonostante il freddo decise di andare a piedi verso il luogo di ritrovo che le avevano indicato qualche giorno prima. Fra le mani infreddolite teneva una cartelletta di cuoio presuribilmente piena di documenti e fogli, lo sguardo era accigliato e perso in chissà quale ragionamento.

Svoltò nel primo vicolo buio che trovò e si smaterializzò dall'altra parte esatta della città, poco lontana da una solitaria cabina rossa.

Indispettita dalla mancanza di segni, cartelli o di almeno un adetto che le spiegasse qualcosa, s'infilò nella cabina e alzò la cornetta.

-Pronto?- domandò confusamente. -Con chi devo parlare?-

-Beven...Ministero della Magia. La preghiamo di premere il numero corrispondente al piano che intende visit...ritiri la spilla di visitatore e att....-

Audrey fissò la cornetta e scosse la testa. Era abituata a viaggiare, a vedere diversi modi bizzarri per entrare nei diversi Ministeri della Magia o palazzi del potere, ma la maggior parte aveva la decenza di spiegarle al meglio come fare. Si prese qualche secondo per pensare e premette il numero uno. Stando alla sua agenda e alla lettera che aveva ricevuto il giorno prima, avrebbe dovuto incontrare il numero uno del Ministero, il neo-cancelliere Kingsley Shacklebolt, per discutere del maxi-prestito che l'Inghilterrra stava chiedendo per uscire fuori dalla crisi ed assicurare a tutti un nuovo inizio.

Proprio mentre stava per aprire la porta e scrivere un'isterica strillettera al Ministro, la cabina tremò e il pavimento cominciò a muoversi, trascinandola verso il basso.

In pochi secondi si ritrovò davanti a un salone di bronzo e marmo, su un cornicione immenso erano state incise le lettere “Atrium”.

Sembrava deserto e la cosa la stranì, secondo la logica un paese che viveva ancora sotto la minaccia di terroristi, doveva dispiegare il maggior numero di vigilanti e Auror almeno nella struttura ministeriale. Fece qualche incerto passo, il rumore dei suoi tacchi risuonò in modo spettrale.

Si guardò intorno e notò un immenso telone dalla quale spuntavano angoli di pietra e calcinacci. Decise di avvicinarsi a quella parte della sala quando sentì il chiaro rumore di passi affrettati.

-Ehi, tu!- gridò qualcuno dietro le sue spalle.

Audrey si girò di scatto, con gli occhi sgranati dalla sorpresa e dall'irritazione per quell'appellativo non del tutto cortese.

-Mi stavo chiedendo se fosse rimasto qualche mago vivo in Inghilterra.- disse la donna tendendo una mano al ragazzo. -Audrey Cavendish della Caol Bank, sono qui per incontrare il Ministro della Magia inglese, sempre se non ha qualcosa di più interessante da fare.- aggiunse stringendo appena la mano dell'uomo di fronte a lei.

Il primo particolare che la colpì fu la gran massa, decisamente ordinata, di capelli rossi e le piccole efelidi sparse sul naso e sulla guance che sottolineavano la sua pelle pallida.

-Oh, mi scusi...Io non sapevo...Mi deve assolutamente scusare!- cominciò a borbottare lui, arrossendo leggermente.

-Non si preoccupi, capisco che la situazione non sia delle migliori, mi dica soltanto come e dove posso trovarlo.- chiese Audrey concedendo un piccolo sorriso all'uomo.

-Certo! L'accompagno direttamente io, mi segua.-

Camminarono in silenzio finchè non entrarono in un ascensore di legno e ferro e si ritrovarono a condividere uno spazio piuttosto minuscolo.

-Purtroppo abbiamo perso molti dipendenti quest'anno e abbiamo grosse difficoltà a recuperarne di nuovi.- disse il giovane cercando un nuovo modo di scusarsi con la ragazza, ma Audrey non sembrava molto interessata alle scuse.

-Molte perdite? Molti morti?- domandò.

-Non esattamente, certo purtroppo alcuni sono morti, ma la maggior parte ha deciso di mollare il proprio lavoro e di emigrare all'estero, stiamo cercando di contenere questa insensata fuga ma...-

-Ma le persone sono troppo spaventate da tutto, giusto?- lo anticipò lei, lasciandolo boccheggiante e indispettito. -Eppure molti mi hanno raccontato del “coraggio britannico”, devo supporre che fossero solo storie inventate.- sottolineò con un leggero disprezzo.

Nessuno dei due proferì parola, troppo intenti a disprezzarsi di nascosto.

-Ecco questa è la sala d'attesa, il ministro la starà aspettando sicuramente.-

-Grazie...Arrivederci signor...-

-Weasley, mi chiamo Weasley.-

Si strinsero la mano, in modo meno cordiale rispetto alla prima volta ed ognuno dei due proseguì per la propria strada, convinti che non si sarebbero mai più rivisti.







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Mi scuso per il ritardo con cui posto, ma purtroppo fra pc scassato, nuovo pc, università e un paio di amici sfasati e sull'orlo di una crisi di nervi, ho procastinato fino al primo momento veramente libero.

Come potete vedere ho “presentato” le altre due coppie: Audrey/Percy e Katie/Oliver.

Spero che vi piaccia “ancora” la storia!

Un bacione a tutte/i

Clorinde.


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