Capitolo
Uno – Bagagli e Arrivederci
Era
strano ritrovarsi a chiudere la sua intera vita in poche e trasandate
scatole. Interi ricordi, intense emozioni gettate alla rinfusa nel
fondo di una valigia usurata dal tempo e dai viaggi. Si era quasi
sentita pronta quella mattina quando si era alzata, decisa com'era a
sistemare ogni cosa e a partire, eppure bastò qualche foto, qualche
libro per riportarla nell'abisso di cui erano fatto i suoi incubi.
Aveva
ritrovato per caso un blocco di appunti di Alicia, pieni di
scarabocchi e macchie, ed era semplicemente crollata. Era rimasta
alcune ore a terra, sul pavimento freddo del soggiorno a cercare di
non piangere e di alzarsi.
A
salvarla come al solito fu l'arrivo di Katie che con uno schiocco
deciso comparve sulla soglia di casa, stancamente si trascinò per il
soggiorno finchè non la trovò.
-Ehi,
che ci fai a terra?- le domandò fissandola in modo accigliato.
Angelina
non rispose e scosse la testa. -Ora mi alzo.- disse sommessamente
rimettendosi in piedi con qualche difficoltà a causa delle gambe
molli e del volto gonfio di pianto.
Katie
la fissò a lungo e lentamente la seguì nella sua stanza.
-Angie,
sei sicura? Ce la farai?- le chiese sedendosi sul suo letto e
massaggiandosi le tempie.
-Perchè
dubiti di me?- le rispose Angelina alzando lo sguardo al soffitto.
-Perchè
sei impulsiva, perchè io non c'è la faccio, non riuscirò ad andare
avanti senza di te.- aggiunse con tono basso e sguardo lucido. Katie
si strinse in un abbraccio fragile e la fissò. -Stamattina ho
parlato con lo psicologo di Oliver, ha un disturbo depressivo.-
disse. -Da quello che ne so, non è possibile guarire, ma ci metterà
mesi se non anni.-
Angelina
si sedette accanto a lei. -Ce la farai, tu riesci sempre andare
avanti.-
-Non
è vero, io preferisco ignorare.-
Rimasero
a lungo in silenzio, finchè Katie si alzò e con un colpo di
bacchetta sistemò una serie di volumi nella valigia aperta
dell'amica.
-Devi
trovare il tuo obiettivo.- le disse.
-E
quale sarebbe il tuo?-
-Aiutare
Oliver, lavorare al San Mungo, fare la mia parte insomma.-
Angelina
si avvicinò e l'abbracciò. -Katie...senza di te...-
-Già...senza
di me.- mormorò l'altra lasciando che gli occhi lucidi ed arrossati
versassero lacrime amare che si nascosero fra le pieghe della sua
sciarpa. Chiuse gli occhi e sugellò nella sua memoria quell'ultimo
ricordo condiviso.
Di
Audrey Cavendish si poteva dire di tutto, ma non che fosse una
persona precisa e con la tendenza alla puntualità. Come come quella
mattina di dicembre quando attraversò l'atrio del lussuoso hotel in
cui pernottava da qualche giorno e si ritrovò fuori nella Londra
confusa e affascinante a mezzogiorno spaccate.
Nonostante
il freddo decise di andare a piedi verso il luogo di ritrovo che le
avevano indicato qualche giorno prima. Fra le mani infreddolite
teneva una cartelletta di cuoio presuribilmente piena di documenti e
fogli, lo sguardo era accigliato e perso in chissà quale
ragionamento.
Svoltò
nel primo vicolo buio che trovò e si smaterializzò dall'altra parte
esatta della città, poco lontana da una solitaria cabina rossa.
Indispettita
dalla mancanza di segni, cartelli o di almeno un adetto che le
spiegasse qualcosa, s'infilò nella cabina e alzò la cornetta.
-Pronto?-
domandò confusamente. -Con chi devo parlare?-
-Beven...Ministero
della Magia. La preghiamo di premere il numero corrispondente al
piano che intende visit...ritiri la spilla di visitatore e att....-
Audrey
fissò la cornetta e scosse la testa. Era abituata a viaggiare, a
vedere diversi modi bizzarri per entrare nei diversi Ministeri della
Magia o palazzi del potere, ma la maggior parte aveva la decenza di
spiegarle al meglio come fare. Si prese qualche secondo per pensare e
premette il numero uno. Stando alla sua agenda e alla lettera che
aveva ricevuto il giorno prima, avrebbe dovuto incontrare il numero
uno del Ministero, il neo-cancelliere Kingsley Shacklebolt,
per discutere del maxi-prestito che l'Inghilterrra stava chiedendo
per uscire fuori dalla crisi ed assicurare a tutti un nuovo inizio.
Proprio
mentre stava per aprire la porta e scrivere un'isterica strillettera
al Ministro, la cabina tremò e il pavimento cominciò a muoversi,
trascinandola verso il basso.
In
pochi secondi si ritrovò davanti a un salone di bronzo e marmo, su
un cornicione immenso erano state incise le lettere “Atrium”.
Sembrava
deserto e la cosa la stranì, secondo la logica un paese che viveva
ancora sotto la minaccia di terroristi, doveva dispiegare il maggior
numero di vigilanti e Auror almeno nella struttura ministeriale. Fece
qualche incerto passo, il rumore dei suoi tacchi risuonò in modo
spettrale.
Si
guardò intorno e notò un immenso telone dalla quale spuntavano
angoli di pietra e calcinacci. Decise di avvicinarsi a quella parte
della sala quando sentì il chiaro rumore di passi affrettati.
-Ehi,
tu!- gridò qualcuno dietro le sue spalle.
Audrey
si girò di scatto, con gli occhi sgranati dalla sorpresa e
dall'irritazione per quell'appellativo non del tutto cortese.
-Mi
stavo chiedendo se fosse rimasto qualche mago vivo in Inghilterra.-
disse la donna tendendo una mano al ragazzo. -Audrey Cavendish della
Caol Bank, sono qui per incontrare il Ministro della Magia inglese,
sempre se non ha qualcosa di più interessante da fare.- aggiunse
stringendo appena la mano dell'uomo di fronte a lei.
Il
primo particolare che la colpì fu la gran massa, decisamente
ordinata, di capelli rossi e le piccole efelidi sparse sul naso e
sulla guance che sottolineavano la sua pelle pallida.
-Oh,
mi scusi...Io non sapevo...Mi deve assolutamente scusare!- cominciò
a borbottare lui, arrossendo leggermente.
-Non
si preoccupi, capisco che la situazione non sia delle migliori, mi
dica soltanto come e dove posso trovarlo.- chiese Audrey concedendo
un piccolo sorriso all'uomo.
-Certo!
L'accompagno direttamente io, mi segua.-
Camminarono
in silenzio finchè non entrarono in un ascensore di legno e ferro e
si ritrovarono a condividere uno spazio piuttosto minuscolo.
-Purtroppo
abbiamo perso molti dipendenti quest'anno e abbiamo grosse difficoltà
a recuperarne di nuovi.- disse il giovane cercando un nuovo modo di
scusarsi con la ragazza, ma Audrey non sembrava molto interessata
alle scuse.
-Molte
perdite? Molti morti?- domandò.
-Non
esattamente, certo purtroppo alcuni sono morti, ma la maggior parte
ha deciso di mollare il proprio lavoro e di emigrare all'estero,
stiamo cercando di contenere questa insensata fuga ma...-
-Ma
le persone sono troppo spaventate da tutto, giusto?- lo anticipò
lei, lasciandolo boccheggiante e indispettito. -Eppure molti mi hanno
raccontato del “coraggio britannico”, devo supporre che fossero
solo storie inventate.- sottolineò con un leggero disprezzo.
Nessuno
dei due proferì parola, troppo intenti a disprezzarsi di nascosto.
-Ecco
questa è la sala d'attesa, il ministro la starà aspettando
sicuramente.-
-Grazie...Arrivederci
signor...-
-Weasley,
mi chiamo Weasley.-
Si
strinsero la mano, in modo meno cordiale rispetto alla prima volta ed
ognuno dei due proseguì per la propria strada, convinti che non si
sarebbero mai più rivisti.
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Mi
scuso per il ritardo con cui posto, ma purtroppo fra pc scassato,
nuovo pc, università e un paio di amici sfasati e sull'orlo di una
crisi di nervi, ho procastinato fino al primo momento veramente
libero.
Come
potete vedere ho “presentato” le altre due coppie: Audrey/Percy e
Katie/Oliver.
Spero
che vi piaccia “ancora” la storia!
Un
bacione a tutte/i
Clorinde.
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