Un fidanzato in prestito

di bells swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***



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Con passo sicuro e un leggero sorriso dispettoso sulle labbra raggiungo quel tavolo occupato interamente da lui. Mi siedo davanti a Edward.
Non fa niente, è come se nessuno avesse interrotto la sua quiete.
Poggio i gomiti sul tavolo, una mano a tenere la mia testa e l’altra a picchiettare piano sul tavolo. Sono pur sempre in libreria.
Ancora niente.
“Ciao” dico allegra.
Volta pagina bruscamente, ignorandomi ancora.
“Leggi?” chiedo.
Okay, domanda stupida, ma dovevo attrarre in qualche modo la sua attenzione, no?
E ci riesco. Senza muovere la testa indirizzata verso il libro, alza lo sguardo e inarca un sopracciglio.
Bingo.
Gli porgo la mano. “Io sono Bella.”
Sorride. “È bello vedere che almeno una donna su cinque ha un’alta considerazione di se stessa.” Ritorna serio e riabbassa la testa sul libro. “Sì, sei molto carina” si limita a dire.
Alzo gli occhi al cielo. “Bella è il mio nome” specifico.
“Come vuoi” borbotta senza neanche guardarmi.
Mi appoggio alla sedia, osservandomi intorno e cercando altre scuse. Non ne trovo. Passo al sodo. “Ho bisogno del tuo aiuto” mormoro, diventando improvvisamente seria.
Annuisce con gioia, alzando finalmente la testa. “Certo. A circa sei isolati da qui c’è un centro specializzato per malati mentali come te. Se vuoi ti do un passaggio.”
Gli lancio un’occhiataccia. “Non sono pazza.” Scrollo le spalle. “Ho solo bisogno del tuo aiuto.”
Riabbassa la testa. “E di cosa avresti bisogno?” chiede con indifferenza.
“Vuoi essere il mio fidanzato?” domando, gli occhi che brillano.
 
 

Spazio autrice

 
Okay, ragazze.
Sono dell’ opinione che quando hai ispirazione per una storia bisogna solo seguire “il momento”. Questo è un caso.
Questo breve, brevissimo prologo, è una specie di esperimento (in realtà, credo che in tutte le mie storie il primo capitolo sarà un esperimento) per vedere se vi piace o meno.
La storia non è nella mia mente: non so perché Bella ha bisogno dell’ aiuto di Edward né cosa succederà in seguito. Ma se mi date il consenso, avrò la spinta necessaria per continuare con gioia. Altrimenti, la storia verrà cestinata, no problem ;)
Fatemi sapere cosa ve ne pare, se vi va.
Un bacio, Vane.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***



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“Allora, allora? Che ti ha detto mio fratello? Che ti ha detto, che ti ha detto, che ti ha detto?”
Non mi lamento dell’entusiasmo di Alice, io sono una sua copia sputata.
Faccio una smorfia. “Mi ha preso per pazza all’inizio” dico.
Alice ride. “Non puoi dargli torto. E poi?”
Sospiro. “Poi…”
 
Mi fissa come se non gli avessi chiesto niente di così strano. “La mia offerta è ancora valida” si limita a dire.
Aggrotto le sopracciglia, confusa. “Quale offerta?”
Raccoglie i libri da posare sugli appositi scaffali in libreria. “Quella per accompagnarti al centro di igiene mentale” borbotta.
Gli lancio un’occhiataccia anche se mi da le spalle, camminando come se niente fosse. Lo seguo. “E dai, non essere così scontroso.”
Si ferma di botto, girandosi e mettendosi una mano sul petto, un’espressione ferita sul volto. “Ma come, io ti offro un passaggio e sarei scontroso?” chiede, per poi voltarsi e ignorarmi ancora.
Non mi do per vinta. “Guarda che è stata tua sorella a propormi di chiedere aiuto a te.”
Ancora una volta si blocca per girarsi e guardarmi. La sua espressione mi fa rabbrividire. “Alice?” chiede quasi in un ringhio.
 
“Oddio, sono morta” sussurra Alice, le mani sulle guance.
Scrollo le spalle, indifferente
“Ti avevo detto di non dirgli che ero stata io a proporti la cosa!” mi rimprovera, mettendosi le mani sui fianchi e fissandomi torva.
“Alice!” la chiamo alzando la voce. Ma ha sentito ciò che le ho detto? “Tuo fratello mi ha preso per pazza! Dovevo pur difendermi dalle sue accuse senza senso.”
Okay, magari non senza senso visto che neanche ci siamo mai parlati e subito gli ho chiesto di fidanzarci, ma comunque ripeto che è stata colpa di Alice.
Sentiamo la porta principale aprirsi e il silenzio subito dopo.
“Chi è?” domando.
Scrolla le spalle con indifferenza. “Allora vediamo. Mio fratello non vuole aiutarti” riprende la questione.
“In realtà… non è che non voglia aiutarmi, tutt’altro. Crede che l’aiuto che può darmi sia accompagnarmi in un centro d’igiene mentale. Come posso fargli capire che sto benissimo?”
“Ah, non lo so” mormora subito. “Ma vedrò di darti una mano.”
 
“Vai Bella, è il tuo momento, corri!”
Con una spinta, Alice mi porta di fronte a un Edward in procinto di salire sul motorino.
“Ehi, ciao!” dico subito.
Il casco in mano, Edward si volta verso di me sgranando gli occhi quando mi riconosce. Velocemente, cerca di infilarsi il casco salendo in moto, pronto a partire.
“No, no, no, aspetta!” lo supplico.
Sbuffa. “Cosa dovrei aspettare?”
“Voglio spiegarti tutto, nei minimi particolari. Dopodiché, potrai darmi quel passaggio che mi hai gentilmente offerto” gli propongo in una specie di patto.
Mi fissa tre secondi per poi scrollare le spalle indifferente e farmi cenno di salire. “Sali.” Toglie il casco. “E mettiti questo.”
Obbedisco, felice di aver conquistato almeno un punto in tutta quella stramba situazione.
“Tieniti forte” mormora, prima di partire.
Mi stringo a lui.
Ah, però, complimenti!
“Hai detto qualcosa?” domanda lui.
Oh cazzo, l’ho detto ad alta voce!
“No, niente.”
Edward guida velocemente fermandosi senza bruschi movimenti quando il semaforo è rosso.
“Dove andiamo?” chiedo senza dover alzare la voce, mentre aspettiamo di poter ripartire.
“In un bar. Così mi spiegherai tutto” si limita a dire.
“Okay” rispondo.
Sono dietro di lui e posso guardarlo per bene senza essere scoperta. Ha dei bei capelli, lunghi e ramati, oserei dire soffici e morbidi al solo vederli.
Ha un bel taglio, sexy, e alla base ha un neo. Piccolo, ma estremamente affascinante.
“Finito con la radiografia?” chiede divertito.
Sono sorpresa, come fa a…? Ah, lo specchietto. Che scema.
Ma non sono certamente una di quelle ragazze che arrossiscono al solo sentirsi dire ‘Ciao’ da un ragazzo carino. Lo trovo piuttosto patetico…
“In realtà ho appena scoperto che tu hai un neo” e con l’indice tocco il punto esatto. È così piccolo che riesco a coprirlo interamente.
Inarca un sopracciglio. “Sei strana, lo sai, vero?”
Sorrido. “Sono pur sempre amica di tua sorella, no?”
Per la prima volta, lo vedo sorridere. Veramente.
Alice aveva ragione… suo fratello è la fine del mondo.
Quando l’avevo visto per la prima volta lo avevo giudicato un ragazzo molto bello. Ma a differenza di molte, io non mi prostro ai piedi di un bel ragazzo solo perché lui è… un bel ragazzo.
Sono molto orgogliosa, e permalosa. Saranno pure difetti, ma mi rendono unica.
Tutto ciò che mi caratterizza, difetti e pregi, mi rendono unica al mondo. Altrimenti sarei la copia sputata di qualcun’altro e io voglio essere solo Bella. Solo questo.
“Questo è vero” afferma.
Il semaforo diventa verde e Edward riparte.
Mi stringo a lui, tenendo le mani sui suoi fianchi. Mi piace. Mi fa sentire… strana, ma in senso positivo.
È una sensazione del tutto nuova, ma pur sempre una sensazione bellissima.
 
 

Spazio autrice


(Okay ragazze, magari la storia avrà una trama piuttosto banale ma più che una storia è un raccontino leggere >.< Bella e Edward considerano l’ altro piuttosto carino, ma nient’ altro. L’ attrazione crescerà pian piano *-*)
Questo capitolo non doveva essere postato subito dopo il primo (minimo, un capitolo a settimana per le mie storie ^_^” Per giunta, questa non ha i capitoli pronti come nelle altre >.<) ma volevo ringraziarvi per l’ affetto che mi avete subito mostrato col prologo. Breve prologo, da aggiungere.
Poche frasi e già 9 preferiti, 6 ricordate e 44 seguiti *-*
Grazie!
Nel prossimo capitolo si scoprirà perché Bella ha bisogno di Edward. Questa, volevo avvisarvi, sarà una storiella leggera, nessun problemone in vista.
Ho notato che i colpi di scena alle volte sono esagerati nelle storie (ovviamente, parere personale; non mi sognerei mai di giudicare una storia!). Io amo i colpi di scena ma certe volte preferirei non ci fossero ^_^”
Non credo neanche che durerà molto la storia, e i capitoli saranno corti così ma comunque avrete aggiornamenti regolari.
Non vi sto a dire il giorno esatto, ma un ritardo massimo di 2 settimane, tranquille.
Risponderò, inoltre, alle vostre meravigliose recensioni (che ho riletto e riletto *-*) entro stasera.
Un bacio, Vane.
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***



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“Dunque, inizia a spiegarmi perché vuoi il mio aiuto.” Edward mormora solo questo prima di iniziare a fissarmi, le braccia incrociate sul petto.
Prendo un profondo respiro, cercando di spiegargli il tutto brevemente. “Mia zia Victoria, nel week-end, farà quindici anni di matrimonio. È una persona estremamente gentile e simpatica ma ha solo un difetto: l’aver concepito e fatto nascere mia cugina Tanya. Lei è tutto il contrario della madre ma è quella tra noi due ad aver avuto più successo tra i ragazzi.” Vorrei andare avanti arrivata a questo punto ma Edward, che fino a quel momento è rimasto muto come un pesce, fa la sua prima domanda.
“In che senso?”
Ti pareva. 

“Nel senso che lei la dava a tutti mentre io ancora non ho baciato nessuno. Contento?” chiedo acida.
Si stringe nelle spalle, come se la cosa non gli importasse.
Meglio così.
Riprendo il discorso. “Siccome l’anno scorso si è fidanzata con un ragazzo benestante e affabile, so per certo che non mi darà tregua, evidenziando tutti i pregi del suo rapporto con Garrett, il suo adorabile fidanzato. Non lo fa per cattiveria, ma sentir emulare a ‘uomo perfetto’ qualcuno che non lo sarà per me, è seccante.”
Mi interrompe. “E dato che a te la cosa non va giù vuoi il mio aiuto per potervi scontrare ad armi pari.”
Sorrido, un sorriso a trentadue denti. “Esattamente. Allora, mi aiuterai?”
“E io che ci guadagno?” chiede bevendo un sorso del suo caffè ormai freddo. O tiepido, non lo so.
“Ehm… non lo so” sussurro. “Tu cosa vorresti ricevere in cambio?”
Sorride allegro, come un bambino. È ancora più carino. “Non lo so. Mi farò vivo io, se accetterò la tua proposta.”
Assumo l’espressione più disperata che riesco a fare – gli allenamenti con papà nel farmi dare soldi nonostante la paghetta saltata per le mie punizioni tornano sempre utili, alla fine –. “Per favore, non puoi abbandonarmi!”. E certe volte, gli occhi lucidi servono anche ad amplificare il tutto.
Dio, avrei dovuto fare l’attrice.
A comando, i miei occhi iniziano a brillare per delle lacrime finte come le tette di Lauren, la migliore amica di Tanya.
Edward sembra stupito dalle mie lacrime trattenute.
Quasi gli scoppio a ridere in faccia. Resisto.
Alza le mani in segno di resa. “ Va bene, accetto” mormora semplicemente.
Adesso, quella stupita sono io. Non posso crederci. “Ah! Grazie, grazie, grazie!”
“Sì, okay, ora basta.” Edward cerca di parlare ma senza tanto successo: presa dall’euforia, gli sono saltata addosso, abbracciandolo e stringendogli il collo in una morsa ferrea e decisa quanto innocente.
 “Oh, scusa” mormoro dispiaciuta. Stavolta sono sincera.
Beve l’acqua dal mio bicchiere, tossendo subito dopo e battendosi una mano sul petto. “Se però farai così anche nel week-end non ti sarò molto utile” mi rimprovera.
Bevo l’acqua dallo stesso bicchiere dove ha bevuto lui. Era il mio bicchiere, d’altronde. “Ti tratterò benissimo, puoi starne certo” dico sorridendo soddisfatta.
Prendo a mangiare la pizzetta ordinata. Dio, com’è buona.
“Mi stai sentendo?” chiede Edward, spazientito.
“Scusa ma quando mangio non sento più nessuno” dico semplicemente riprendendo a mangiare.
Si passa una mano sul volto, esasperato. Dai, non solo è carino, mi è anche simpatico. “Stavo dicendo: quand’è il matrimonio, sabato o domenica? E dove?”
Ops. Non gli ho detto due particolari. “Ecco… in realtà il matrimonio si svolgerà a Miami.”
Edward resta immobile. “Dove?”
“Miami” dico allegra, cercando di trasmettergli la mia allegria. “Domenica mattina si svolgerà la funzione, il pomeriggio il pranzo; ma tranquillo, partiremo sabato pomeriggio con l’aereo!”
La mia allegria è eccessiva ma spero non cambi idea.
Cerco di non far scomparire il sorriso quando vedo che è arrabbiato. Tanto arrabbiato.
“E se non te lo avessi chiesto quando me lo avresti fatto sapere?” La sua voce cerca di contenere la rabbia che prova in questo momento.
“Ma certo che te lo avrei detto!” esclamo fingendomi offesa. “Prima o poi” aggiungo subito dopo.
Se gli sguardi potessero uccidere…
“Dai Edward, per favore. Non puoi dirmi di no dopo avermi detto di sì” lo supplico. Niente occhi lucidi, capirebbe che anche poco fa gli ho mentito.
Sospira. “D’accordo.” Cerca di trattenere ancora la rabbia ma almeno non ha rifiutato.
Sorrido, finalmente tranquilla. “Non dovrai preoccuparti di nulla, al viaggio penserà la mia famiglia. Tu dovrai solamente fingere di essere innamorato di me, per il resto pensa che sarà una bella vacanza. Cioè, Miami Edward!”
“Mmh…” annuisce, facendo una smorfia pensierosa. “Viaggio pagato,estate in corso, quasi due giorni a Miami… sì, in fondo non è male.”
“Sì!” Batto le mani, contenta. Soprattutto perché finalmente posso finire la mia pizza.
“Dai finisci di mangiare che ti riaccompagno a casa.”
Lo accontento.
“Non ti è passato per la mente che io potessi essere fidanzato?” chiede curioso.
“Lo sei?” chiedo con lo stesso tono.
“Sì” dichiara subito. “Sono fidanzatissimo.”
Scrollo le spalle, per niente in colpa. “Non sono un tipo geloso e non miro alle tue bellezze. Puoi tranquillamente rassicurare la tua ragazza” e gli sorrido.
Da quando ha accettato di essere il mio finto fidanzato mi è diventato molto più simpatico di prima, che strano.
“Dovremo baciarci?” chiede, inarcando un sopracciglio.
“Dio mio, no! Senza offesa, ma io sono una ragazza molto romantica: il primo bacio lo darò alla persona che riuscirà a scalfire il mio cuore di pietra” spiego senza mezzi termini.
Mi piace mettere le cose in chiaro con la gente, sempre e comunque.
“Wau.” È  colpito.
“Già.”
Nel frattempo, dopo aver pagato ognuno il suo dato che non era un appuntamento di nessun genere, siamo giunti alla moto.
Edward mi porge il casco per poi salire e accendere la moto.
Lo metto, salendo anche io un secondo dopo.
“E comunque non sono fidanzato!” esclama per sovrastare il rumore dopo essere partito con un sonoro rombo.
“Come vuoi” dico soltanto, poggiando il mento sulla sua spalla e tenendomi ancora una volta per la sua maglietta, all’altezza dei fianchi.
 

Spazio autrice

 
(La storia è ambientata a New York, non a Forks, e secondo varie mie ricerche su google con l’aereo impiegheranno circa 3 ore a raggiungere Miami.C’è Tanya, ma io vi ho detto che la storia sarà molto leggera… quindi state tranquilli : ) )

Eccomi qui, ancora una volta.
Non ricordo se vi ho detto che i capitoli saranno una volta a settimana ma per adesso aggiornerò ogni volta che ne ho voglia: ho tanta ispirazione per questa storia, meglio approfittarne no? ^-^"
I capitoli sono corti, è vero, ma aggiornando spesso non credo sia un problema, no?
Un’ ultima cosa: ho creato una pagina facebook.Troverete i link delle storie appena aggiornate e, raramente!, vari spoilers.
http://www.facebook.com/pages/-Miss/223602271008485?sk=wall
Un bacio e fatemi sapere che ne pensate del capitolo, se vi va <3

 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***



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“Hai visto che mio fratello è un uomo buono?” chiede soddisfatta Alice.
“Sì. Grazie Alice, mi sento più sicura adesso.” Sono sincera.
“E di che? A proposito, cosa ne pensi di mio fratello?” Cambia subito argomento, l’ansia che caratterizza il suo tono di voce.
Non è cambiata. A quanto pare, qualsiasi ragazzo carino potrebbe essere il mio interesse del momento e lei vuole fare Cupido.
Sospiro. “Alice, ne abbiamo già parlato. Ho solo diciassette anni e voglio godermi la vita. Non ci penso minimamente al fidanzamento serio che dici tu, minimo voglio avere tipo ventuno, ventidue anni. Tuo fratello è molto carino ma non è il mio tipo.”
Simpatico certo, ma troppo lunatico. A me piacciono i tipi allegri, col quale condividere qualcosa. Da quello che ho capito, l’ unica cosa che potrei condividere con Edward sarebbe solo lo studio e io odio lo studio.
Alice mi ha detto che Edward frequenta il quarto anno di università per poter diventare pediatra. Ancora un anno, e potrà accedere alla specializzazione, che durerà due anni. Passerà poi a lavorare nell’ ospedale di suo padre. Ha le idee molto chiare per avere solo ventidue anni, al contrario mio che non appena finirò il liceo non ho la più pallida idea di ciò che farò della mia vita.
È normale non saperlo a diciassette anni. Credo.
“Mmh…” mugola tristemente Alice.
Sorrido.
“Peccato, sarebbe stato bello averti per cognata” mormora amareggiata.
“Oh, Alice.” Posso commuovermi? Decisamente sì.
Sospira allegra, cambiando discorso. Certe volte ha degli sbalzi d’umore peggiori di quelli di una donna incinta. “Quando partirai con mio fratello?”
“Boh, oggi che è?”
“Giovedì” risponde.
“Allora sabato pomeriggio” rispondo di rimando.
Alice urla. “Bella come hai potuto farmi questo!?”
“Farti cosa?” chiedo, alzando gli occhi al cielo e tenendo il cellulare ad almeno dieci centimetri di distanza. Lo riappoggio contro l’orecchio quando capisco che la crisi della mia migliore amica è passata.
“Devo preparare la valigia a mio fratello, come faccio ad abbinare il tutto senza farlo passare per uno dell’altra sponda?” chiede.
“Alice, tuo fratello è un uomo. Basteranno un paio di scarpe eleganti e due completi. Staremo via solo due giorni, anche meno.”
C’è silenzio dall’ altro lato del telefono.
“Ah, vero” mormora alla fine.
Pericolo scampato.
“E tu cosa ti porti?” chiede.
“Ah Alice, non puoi capire che vestito indosserò domenica” dico con aria sognante. “Dunque, è un vestito decoltè, con una cinta nera e un’ampia gonna. Molto semplice, vero, ma assolutamente adatto alla mia età e al fatto che la cerimonia si svolgerà durante la mattina. È bianco. Sì, lo so cosa pensi, solo la sposa si veste di bianco, e difatti l’abito è abbinato a una cinta nera. Per il rinfresco, ho scelto un abito meno impegnativo ma comunque altrettanto stupendo. Sempre decoltè, è viola, cinta nera e un bel fiocco. Non vedo l’ora di farteli vedere. E le scarpe! Sì, anche quelle.”
“Oddio Bella, mi hai reso curiosa!” esclama felice quanto me.
Scommetto che gli occhi le brillano come brillano a me.
“Alice, muoviti cazzo!”
Un improvviso rumore ovattato mi fa sobbalzare.
“Edward, aspetta il tuo turno” mormora semplicemente Alice, testarda.
“Mi sta scappando” piagnucola Edward.
Quasi scoppio a ridere.
“Mi dispiace, per ora ci sono io in bagno e ne avrò per almeno un’ora e mezza circa.”
So che Alice è dentro la vasca da bagno. Quando finirà, passerà il tempo a curare e profumare il corpo con varie creme, le stesse che utilizzo io.
Sono felice di aver conosciuto Alice due settimane fa. È la mia copia in tutto e per tutto, quasi una gemella, e in poco tempo siamo diventate migliori amiche. Ci telefoniamo ogni giorno, ci scambiamo trucchi, vestiti e anche scarpe – fortunatamente abbiamo lo stesso numero – e se non fossero cose intime probabilmente ci scambieremmo anche le mutande.
“Alice, o esci entro cinque minuti contati o svuoto il serbatoio nel vaso che tieni in camera tua. Quello a cui tieni tanto” sibila Edward.
Riesco a sentire tutto non facilmente ma comunque percepisco le frasi.
Silenzio.
“Bella, ti richiamo dopo!” grida Alice bloccandomi poi il telefono in faccia.
Non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere.
 

Sabato

 
“Papà, ascolta, posso portare un amico gay al matrimonio di zia Victoria?” chiedo, scendendo velocemente le scale per raggiungere i miei seduti nel tavolo della cucina a fare colazione.
Saremmo partiti quel giorno stesso.
Mia madre mi fissa scioccata mentre mio padre sputa il caffè, macchiando la tovaglia. Renée gli lancia un’occhiataccia, dimenticandosi per un momento della mia richiesta.
“Cosa?” strilla mio padre tossendo.
“Sai che mi annoierei, sicuro. E dato che secondo te prima dei venticinque anni non mi devo fidanzare ho pensato di portare un amico. Gay.”
Socchiude gli occhi. “E come mai non ne sapevo niente fino a oggi?”
“È un amico in generale e io ho tanti amici. Solo, lui è gay e quindi è molto più probabile che tu mi risponda sì. Ti prego, ti prego, ti prego, Tanya sai quanto mi romperà al matrimonio!” Sbuffo al solo pensare a mia cugina.
“È sicuro gay?” chiede, inarcando un sopracciglio, versandosi dell’altro caffè.
“Al cento per cento” rispondo sorridendo soddisfatta.
“Gay, gay gay o gay gay gay?”chiede ancora, sospettoso.
Alzo gli occhi al cielo. “Gay gay gay. Allora, posso?”
“Ma certo cara. Ti dico mai no?” domanda, sorseggiando il caffè con un sorriso benevolo sulle labbra.
Mamma e io ci scambiamo un’occhiata, il sopracciglio inarcato.
“C’è un’altra cosa. Fingeremo di essere fidanzati.”
Papà sputa ancora una volta il caffè, tossendo convulsamente. Stavolta, mamma non si risparmia. “Charlie!”
Ma papà la ignora. “Cosa dovreste fare voi due?”
“Papà, Tanya non crederà mai che Edward sia gay” spiego.
“Perché dovrebbe dubitare della tua parola?”chiede curioso.
“Capirai, capirai” mormoro soprappensiero, pensando alla sua bellezza.
Probabilmente Tanya avrebbe chiesto una grazia per fare in modo che Edward cambi miracolosamente e lascerebbe Garrett. A proposito: peccato l’abbia visto per prima lei, Garrett è carino...
“Insomma, mi tartasserebbe di domande ancora più del normale. Non ci saranno baci, tranquillo. Solo abbracci. Si potrebbe dire, abbracci tra amiche” continuo.
Mio padre continua a fissarmi insistentemente, un occhio socchiuso più dell’altro e un’espressione arrabbiata.
Alzo per l’ennesima volta gli occhi al cielo. “È felicemente fidanzato e per l’occasione toglierà l’anello di fidanzamento” dico sbuffando.
“Ma allora fallo venire!” esclama con un sorriso a trentadue denti.
“Grazie papino” dico lasciandogli un veloce bacio sulla guancia. Devo arruffianarmelo, ancora non gli ho detto del biglietto da pagare a Edward.
“Cos’altro vuoi Bella?” domanda.
Assumo un’espressione sorpresa. “Ma perché pensi che io voglia qualcosa?”
Non risponde, continua solo a fissarmi.
Sospiro sedendomi vicino a lui. “Edward è povero, non può pagarsi il biglietto e allora io gli ho detto che gliel’avremmo pagato noi.”
Non è assolutamente vero che Edward è povero, solo che non posso fargli pagare il beglietto quando è già tanto che abbia detto sì!
Charlie cambia espressione, è furioso.
Prima di dire altro, lo interrompo. “Papà, sei dimagrito?” chiedo stupita.
“Tu dici tesoro?” chiede, mettendosi una mano sul fianco e guardandosi la pancia. “In effetti, credo anche io che... M-ma che mi fai dire!?” esplode, arrabbiandosi di nuovo.
“Dai papà, prometto che non te ne pentirai. Vuoi la mia felicità, no? E avendo il mio migliore amico accanto lo sarò. Per favore!”
Sospira. “Okay.”
“Grazie!”
Corro di sopra dopo però aver dato un ultimo bacio a mio padre.
Mi faccio una veloce doccia, lego i capelli in una coda di cavallo e indosso una leggera tuta rosa di Hello Kitty. Amo il rosa. Scendo velocemente le scale, inforcando gli occhiali da sole e il cellulare.
“Mamma, papà, io esco!” esclamo.
Non aspetto risposta e chiamo Alice.
“Ehi, Bella!” risponde subito lei.
“ Alice, dov’è tuo fratello?”
“ Che c’è, adesso che fate i finti fidanzatini non ti servo più?” chiede offesa.
“ No!” esclamo ridendo. “Ma ho bisogno di lui. È in casa?”
“Sì.”
“Fallo vestire e digli di aspettarmi” le dico, chiudendo la chiamata.
 
Circa mezz’ora dopo, traffico incluso, sono davanti casa Cullen. Suono il campanello nello stesso momento in cui Edward mi apre la porta.
“Avevo detto a tua sorella di non farti uscire” dico subito, un’espressione delusa sul volto.
“Mia sorella mi stava incatenando al letto per colpa tua che non volevi farmi uscire. E io volevo solo prendere una boccata d’aria. Ho dovuto giurare sulla vita del mio cane per farle capire che non volevo emigrare in Canada.”
Assumo subito un’espressione da cucciola innamorata. “Awww, Alice.”
Edward sbuffa, andando a sedersi nella sua auto mentre io lo seguo con sguardo sognante, pensando al bene che voglio a sua sorella.
“È un peccato che non siate lesbiche, sareste perfette” borbotta, accendendo l’aria condizionata dopo essersi assicurato che io abbia chiuso lo sportello.
“Peccato. Dunque, vieni a pranzare da me?” chiedo, cambiando argomento e arrivando al dunque.
“Credevo che l’aereo partisse alle quattro” dice.
“Sì ma io non so niente di te e tu non sai niente di me. Dobbiamo pur iniziare a fare reciproca conoscenza, no?”
Annuisce, convinto anche lui della cosa. “Ma con tuo padre come la mettiamo?”
Sorrido a trentadue denti. “Non preoccuparti di questo… mio padre non sarà un problema.”
Mi fissa confuso ma non dice niente.
Se gli avessi detto la verità, probabilmente mi avrebbe lasciata nel vero senso della parola. E questa volta per davvero.
 
Edward’ s pov
 
“Allora andiamo?” chiedo, lanciandole uno sguardo.
Annuisce poggiandosi contro il sedile, le gambe piegate e i piedi sul cruscotto.
“Abbassa. Quei. Piedi” sibilo piano.
Mi guarda un secondo prima di sbuffare e alzare le mani in segno di resa, accontentandomi.
Carina è carina... però, Dio!, è come avere una seconda Alice tra le scatole!
“Da che parte devo andare?” le chiedo.
Mi da le indicazioni per partire.
“Posso accendere un po’ di radio?” chiede.
Annuisco, concentrato sulla guida.
Apre il cruscotto. “Cosa è ‘Claire de Lune’?”  
“Una composizione per pianoforte di Debussy.”
“E chi è Debussy?” continua.
“Un compositore e pianista francese” le spiego, paziente.
“E perchè ascolti le composizioni di un musicista del...?”
“Della seconda metà dell’ottocento, inizi novecento” rispondo alla sua domanda. “Mi rilassa quando studio” spiego brevemente.
“Ti prego, dimmi che non ascolti Mozart o Beethoven” mi supplica col tono di voce.
“E invece sì.”
La sento sbuffare mentre un sorriso divertito spunta sul mio volto. “Non ti piace la loro musica?”
“Chi ha mai ascoltato la loro musica?” chiede retorica, con tono ovvio.
“Allora come fai a dire che non ti piace se non l’hai ascoltata?”
Non risponde, sa che ho ragione. “Non mi piace, punto” mormora piccata.
Le lancio un’occhiata e vedo che ha le braccia incrociate sul petto e l’espressione offesa. Sorrido. “Lo sai che assomigli a una bambina di cinque anni?” domando divertito. Le lancio una seconda occhiata e la vedo che mi fissa con un’espressione nera sul volto.
“E tu lo sai che sembri mio padre?” domanda di rimando.
Rido. “Lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra?”
“L’hai appena fatto” risponde immediatamente.
Annuisco, ancora divertito. “Touchè.”
Alla fine, Bella non ha fatto in tempo ad ascoltare neanche una canzone dato che passava sempre avanti la radio e noi eravamo già arrivati.
Posteggio e scendo, seguito da Bella.
Non appena entriamo, sento subito un profumo delizioso. Sicuramente la madre stava cucinando.
“Mamma sono a casa” grida Bella, entrando.
Cammino vicino a lei.
“Mamma, papà, lui è Edward.”
Giunti in cucina, Bella mi presenta. E mentre una donna sulla quarantina mi sorride gentile, un uomo con aria minacciosa si alza di scatto dalla sedia.
Sussulto, facendo un passo indietro e proteggendomi col corpo di Bella davanti al mio.
Il padre non ucciderebbe mai la figlia ma a me sì, quindi meglio non rischiare.
“Tu sei Edward?” domanda.
Annuisco, deglutendo nervoso.
Quando Alice portava a casa un ragazzo, mio padre si comportava come adesso si comporta il padre di Bella. Adesso capisco perché nonostante Alice abbia diciassette anni non ha mai baciato un ragazzo.
Mi sorride, aprendo le braccia. “Fatti abbracciare.”
Neanche il tempo di rispondere che mi ritrovo abbracciato a lui.
Mi da diverse pacche sulla schiena prima di darmene altre sulle braccia e fissarmi gentilmente. “Voglio solo che tu sappia che nella nostra famiglia non abbiamo pregiudizi” dice solamente, continuando a sorridere gentilmente.
Ma pregiudizi su che?
“Tranquillo, Bella ci ha spiegato tutto e… non ci sono problemi” risponde, facendomi l’occhiolino.
Dire che sono confuso non basta.
Bella ride nervosamente. “Okay, papà, lascialo stare, lo metti in imbarazzo” spiega Bella, sottraendomi dalla stretta del padre.
“Va bene” borbotta il padre di Bella sedendosi nuovamente.
“Io sono Renée.” La madre di Bella si presenta cordialmente.
“Edward” rispondo educato.
“Io sono Charlie. Chiamami Chars” dice soddisfatto Chars.
Con la coda dell’occhio vedo Bella sbattersi una mano in fronte.
Si prospetta un lungo pranzo.
 
E invece no. Renée è una bravissima cuoca e Char, nonostante i suoi momenti di demenzialità, è un uomo molto simpatico.
Non capivo tre sue frasi su cinque ma alla fine avevo passato una bella oretta in casa Swan.
“Dunque,” dopo avermi fatto fare il giro di quella enorme casa, Bella aveva lasciato la sua camera da letto per ultima. Si siede sul letto e allunga il busto verso il comodino. Lo apre e prende due quaderni e due penne. Porge uno di entrambi a me. “Adesso dobbiamo solo rispondere alle domande che puoi già vedere scritto nel tuo quaderno. Iniziamo con le domande semplici per poi passare a quelle più difficili. La mia famiglia è molto all’antica, ci faranno il terzo grado e una cosa la dovremmo spiegare minimo tre volte per ogni gruppo: zii, nonni, cugini. Alle domande che riguardano me ho già risposto, tu dovrai solo studiarti quei pochi fogli che ho riempito.”
Mi siedo sul letto come lei, osservando attentamente alcune delle domande e le relative risposte. Non posso fare a meno di ridere leggendone una in particolare. “Il tuo film preferito, dove piangi tutt’ora, è ‘Il Re Leone’?”
Il labbro inferiore di Bella inizia a tremare, il suo viso assume un’espressione astiosa nei miei confronti. “Rimani tu col rimorso di aver ucciso tuo padre per quasi tutta la vita per poi scoprire che chi l’ha ucciso è la persona di cui tu ti fidavi di più al mondo.” Sbuffa. “La verità è che voi uomini siete esseri insensibili.”
Sospiro alzando gli occhi al cielo.
Così come Bella si è arrabbiata ritorna in pace col mondo intero subito dopo. “Iniziamo. Qual è il tuo nome completo?”
“Edward Anthony Cullen.”
“Quando fai il compleanno?”
“Ventidue settembre.”
“Primo bacio?”
“Elementari, otto anni.”
“Primo bacio con la lingua?”
Scuoto la testa. “Questo penso non lo vorrà sapere la tua famiglia.”
“Tu non la conosci, devo essere preparata ad ogni evenienza. Quindi?” È piuttosto decisa.
Sospiro. “Mmh… credo a quattordici anni, a casa di mia cugina. Alla sua ex migliore amica.”
“Prima volta? Dove e quando? Sì, anche con chi.”
“A questa mi rifiuto di rispondere!” esclamo, lanciandole un’occhiataccia.
Bella sorride. “Non puoi. Io non ho risposto a queste domande solo perché non ho mai fatto sesso con qualcuno ma stai sicuro e tranquillo che se l’avessi fatto avresti saputo i miei dove, quando e con chi.”
Serro le labbra.
“Dai Edward!” esclama Bella saltando sul letto anche se è seduta.
“Okay, va bene! La prima volta è stata nella mia auto, a quindici anni con una mia compagna di classe. Contenta?” chiedo irritato.
“Sì” e sorride ancora.
 
Passiamo così circa due ore e mezza, fatte da domande e piccoli battibecchi scatenati da alcune domande piuttosto private.
Diamine, a che le serviva sapere se avevo mai visto un film porno?
E mentre lei chiedeva, io rispondevo meccanicamente leggendo le sue risposte sul mio foglio.
Le domande erano ordinate, uguali di numero nei nostri fogli, e andavano da quelle normali e classiche a quelle più imbarazzanti e private.
Era una piccola organizzatrice, a quanto pare.
Bella appuntava qualsiasi dettaglio di ogni mia risposta, non perdeva una virgola. “Bene. Adesso passiamo al racconto che dovremo dare alla mia famiglia sul nostro incontro, su quando ci siamo dichiarati, sul primo bacio, sulla prima volta…”
“No, ferma un attimo. La prima volta?” chiedo, esterrefatto.
Va bene che le famiglia si intromettono spesso, soprattutto i nonni, ma arrivare a chiedere della prima volta ce ne vuole!
“Edward, ovvio che non lo racconteremo ma te l’ho detto, voglio essere preparata. Soprattutto con Tanya” specifica.
Mi arrendo. “Okay.”
“Bene” mormora con un sorriso. “Io ho pensato a tutto. Adesso te lo dico e poi mi fai sapere che ne pensi, d’accordo?”
Annuisco, portandomi vicino a lei per poggiare la mia schiena contro la testiera del letto, incrociando poi le braccia al petto.
Bella si scosta per potermi fissare dritto negli occhi, entusiasta.
Io l’ascolto annoiato, tanto mi andrà bene qualunque cosa vorrà fare. È lei che comanda.
“Allora, io sono la migliore amica di tua sorella. Sono venuta tante volte a casa tua e tu qualche volta mi trovavi insieme a Alice. Mi vedevi allegra e spensierata, sempre col sorriso sulle labbra. A forza di sentire la mia stupenda voce hai iniziato a spiarmi insieme a tua sorella. I giorni passavano e tu continuavi ad apprezzarmi sempre di più. Parlavi con i tuoi amici di me e loro ti prendevano in giro perché non ti eri accorto che ti eri già innamorato. Di me, di una bambina in confronto a te, ma la tua bambina. Un giorno eri in biblioteca a studiare, io sono entrata e tu hai subito sentito l’odore fruttato della mia pelle. Mi hai visto studiare e, con titubanza, ti sei avvicinato a me. Eri imbarazzato per la mia bellezza semplice e naturale ma ti sei fatto comunque coraggio. Hai iniziato a parlare e pian piano mi hai fatto scoprire quanto eri simpatico mentre tu ti accorgevi che i tuoi amici avevano ragione: eri davvero innamorato di me. Lo sei tutt’ora, ovviamente. E quando non hai potuto più stare in silenzio per paura che qualcuno più carino di te si intromettesse tra noi, una sera sei venuto con la tua chitarra sotto la finestra di casa mia e mi hai cantato una serenata. Dal canto mio, ho capito che anche io ti amavo nonostante la mia giovane età e così ci siamo messi insieme. Ogni giorno mi portavi fuori, uscivamo insieme, camminavamo fianco a fianco e mano nella mano. Mi portavi sempre una rosa rossa, dicendo che il colore era come quello delle mie labbra perfette. Un altro giorno ancora, in un bellissimo parco illuminato dal cielo stellato, mi hai dato il primo bacio. Presi dalla passione, una settimana dopo, abbiamo passato la nostra prima volta in una bellissima spiaggia, cullati dal rumore delle onde e sempre il cielo ad illuminare i nostri sguardi. L’indomani, ci siamo svegliati grazie al calore tiepido dei raggi solari e mormorandomi un ‘ti amo’ mi hai regalato l’anello di fidanzamento che tenevi in tasca da qualche giorno alla ricerca del momento giusto per potermi chiedere di ufficializzare la nostra storia.” Bella sospira, sorridendo dolcemente, l’espressione persa nel vuoto. “Ed era quello il momento giusto.” Finisce la sua spiegazione e mi fissa, attendendo ansiosa ed eccitata una mia risposta.
La mia espressione non è delle migliori.

 
  
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“Cosa c’è?” chiede, un’espressione angelica sul volto.
“Cosa c’è? Bella, prima mi fai passare per un maniaco, poi per un disgraziato che non ha un cazzo da fare e parla della bambina ai suoi amici, infine per un imbecille che dopo neanche un mese chiede di impegnarsi ufficialmente alla ragazza che non lo ha mai considerato se non da quando lui le ha cantato la ninna nanna” spiego, offeso.
La serenata!” esclama lei, offesa quanto me.
“Ah!” Emetto un gemito strozzato. “Adesso sei tu quella che si sente offesa?” chiedo, incredulo.
“Io l’ho trovato molto dolce il racconto” bisbiglia.
Sospiro, sentendomi in colpa per averla rattristita. Ma perché sono così troppo buono? “Va bene Bella. Faremo come vuoi tu.”
Tanto non mi avrebbero mai più visto…
“Awwww, Alice aveva ragione, sei così buono!” esclama, abbracciandomi fortemente.
Avevo già pensato a quell’eventualità ma adesso mi appariva più chiara che mai: quella ragazza mi avrebbe portato alla pazzia.
 
 

Spazio autrice

 
Volevo fare una piccola precisazione: non so come funzioni l’ università in Italia, quindi figuriamoci in America! Ciò che ho scritto non deriva dalla mia immaginazione ma da varie, tante!ricerche su Internet che comunque mi hanno portato alla soluzione citata nel capitolo. L’ età è proporzionale all’ anno di università che frequenta Edward.
Non vi dico quanta fatica, non ci capivo niente! D:
Non so se ho sbagliato qualcosa oppure fortunatamente ho capito bene, sta di fatto che comunque se qualcuno vuole, può spiegarmi bene l’ università in America se quello che ho scritto è del tutto sbagliato. 
Capitolo moooooooooooolto lungo lo so, ma spero non sia stato un problema e che non si sia rivelato pesante! Se l’ avessi spezzato, avrei fatto il capitolo 4 molto corto e il 5 (la seconda parte di questo intero) era comunque fatta solo di discorsi.
Così ho preferito unirli, anche perché pensandoci, come lettrice i capitoli troppo corti non mi piacciono >.<
Ci tengo a precisare che non ho assolutamente niente contro gay o lesbiche. Credo sia inutile specificarlo, ma sapete… meglio prevenire che curare, no?
Sono persone come noi, seppur con gusti diversi.
Ve lo dico comunque perché avete visto che ne ho parlato per Edward che si finge gay e per Bella che se fosse stata lesbica avrebbe avuto Alice come perfetta anima gemella.
Non ho altro da dirvi, mi premevano queste tre cose da chiarire.
Per il resto spero davvero che il capitolo, seppur lungo, vi sia piaciuto.
I vestiti di Bella per il matrimonio li vedrete secondo gli occhi di Edward, cui ho voluto regalare un pov tutto suo. Spero vi sia piaciuto!
Un bacio.
Vane.
Ps.: mi trovate qui: http://www.facebook.com/profile.php?id=100002646453607&sk=wall e qui: http://www.facebook.com/pages/-Miss/223602271008485?sk=wall
 

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***



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“Dai, muoviti Edward!”
Dio mio, ma perché gli uomini sono così lenti?
“Certo, la fai facile. Non sei tu che devi portare dietro di te cinque bagagli strapieni” risponde fissandomi torvo.
E perché devono sempre lamentarsi?, mi chiedo, alzando gli occhi al cielo.
“Su, non ci pensare” gli dicco allegra, affiancandolo e prendendogli un bagaglio.
“Potevi anche lasciarmelo, hai preso quello più leggero” brontola.
“Come vuoi” dico ancora sorridendogli e lanciandoglielo contro.
Se gli sguardi potessero uccidere sarei già morta.
“È una donna, Edward. È una donna.” Edward mi sorpassa camminando a testa bassa e sussurrando ripetutamente questa frase.
“Su Charlie, muoviti!” esclama mia madre portandosi vicino a me e prendendomi sotto braccio.
Anche mio padre è carico di bagagli pesanti e scambia uno sguardo pieno di compassione con Edward.
Certo, i maschi sempre a fare la vittima della situazione.
“Si può sapere perché avete portato tutti questi vestiti? Staremo a Miami solo per sette giorni, non per un mese intero!” esclama Charlie, sudato.
Cambio di programma: invece che stare a Miami solo per due giorni mio padre ha cambiato idea e vuole restare altri cinque giorni in più.
Non capita spesso che possa prendersi una vacanza così ne ha approfittato.
Edward, dopo i soliti capricci di un bambino, ha accettato.
Sole, mare, spiaggia e ragazze in bikini, per di più un’intera vacanza di una settimana pagata: che altro pretende?
“Papà, personalmente, non indosserò lo stesso costume in spiaggia per più di un giorno. Per i vestiti, non indosserò la stessa maglietta per più di dodici ore. Quelle valige contengono il minimo indispensabile” ribatto, piccata.
“Signor Swan, mi creda, dice la verità. Quando ha preparato il resto delle valige l’ho convinta a lasciare alcuni abiti a New York altrimenti a quest’ora porteremo due bagagli in più” interviene Edward.
Oh, ma che ne vuole capire lui?
“Tu sei l’unico che mi capisce, allora” sospira mio padre.
Lancio un’occhiata a mia madre. “Mamma, questi due non mi capisco, mi sento incompresa!” piagnucolo.
“Oh, tesoro.” Renèe mi accarezza i capelli, lanciando un’occhiataccia a Edward e Charlie. “Ignorali, loro non possono capire” e mi prende a braccetto per uscire dall’aeroporto.
Il viaggio è stato piacevolissimo, è durato circa tre ore ma mi sono appisolata sopra la spalla di Edward che, poverino, adesso non la può muovere perché gli fa un po’ male.
Peggio per lui, poteva svegliarmi.
“Allora, cosa hai intenzione di fare?” mi chiede Renèe.
“Sono a Miami in estate. Ho intenzione di prendere il sole su tutte le spiagge del posto” dico, pensando subito al mare cristallino, la spiaggia dorata e i possibili bagnini in costume.
Oh, sì: i bagnini in costume sono la mia parte preferita.
“E tu e papà?” chiedo in seguito.
“Per noi questa sarà una seconda luna di miele” risponde con gli occhi che le brillano.
Mamma e papà si amano tantissimo. I loro litigi durano poco e sono convinta che ravvivino il loro rapporto di coppia.
Mi piace l’idea di potermi trovare così in sintonia con l’uomo che amo anche dopo vent’anni di matrimonio.
“Zio!” Una voce cristallina e allegra interrompe i miei pensieri.
La conosco perfettamente. Purtroppo.
“Tanya!” esclama mio padre, che cammina di fronte a me e alla mamma insieme a Edward.
I due si abbracciano mentre noi li raggiungiamo. Mi metto vicino a Edward lanciando uno sguardo d’intesa che lui ricambia. Ha capito che è il momento di iniziare.
“Ciao amore” saluta mia madre abbracciando forte Tanya, la quale ricambia con affetto.
“Ciao Isa” mormora dopo, abbracciando me.
Non appena ci scambiamo, lancia uno sguardo confuso a Edward, fissando poi me con sguardo curioso.
“Lui è… Edward. È il mio ragazzo” spiego io. Avrei dovuto dire ‘fidanzato’ ma mi sembrava una parola troppo impegnativa.
“Piacere di conoscerti Edward. Io sono Tanya” si presenta mia cugina porgendogli affabile la mano.
Edward ricambia la stretta di mano sorridendole educato.
“Dov’è Garrett?” chiedo. Solitamente, lui e Tanya stanno sempre insieme.
Solo per andare al bagno si separano.
Tanya mi sorride. “In macchina, non ha trovato un posto libero quindi dobbiamo sbrigarci” mi risponde.
Prende una valigia dalle mani di mio padre sorridendogli calorosamente e affiancando mia madre, con cui inizia subito a parlare informandosi sugli ultimi avvenimenti della nostra famiglia a New York.
La macchina non era molto lontana e la raggiungiamo subito.
Garrett non può scendere perché tiene la macchina con il motore acceso ma non appena saliamo ci saluta oralmente con il suo splendido sorriso sul volto.


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Dio mio, Tanya ha sempre avuto bei gusti... E per poco non ho la bava alla bocca.
Charlie si siede sul sedile davanti, stando accanto a Garrett mentre dietro saliamo, in ordine: Edward, io, Tanya e Renée.
Stiamo un poco stretti quindi sono costretta ad appiccicarmi a Edward. Come richiamato dai miei pensieri, posa un braccio sulle mie spalle. Non mi disturba, né penso male. Edward è con me a Miami proprio per fingersi il mio fidanzato e gesti del genere dovranno essere all’ordine del giorno per questa settimana. Per quanto riguarda me, poggio il gomito sul suo ginocchio, cosicché io sia di molto appoggiata a lui.
“Allora Bella, cosa mi racconti?” domanda Tanya rivolgendomi un caldo sorriso.
“A parte il mio prematuro fidanzamento?” chiedo di contro io, divertita.
Charlie e Garrett parlano tra loro, mamma sta parlando al cellulare con una sua amica, probabilmente, e io e Tanya parliamo come se non ci vedessimo da tempo.
Edward, da bravo fidanzatino, ha le labbra poggiate contro la mia testa e qualche volta lascia delicati baci. Ascolta tutto in silenzio.
Il viaggio passa tranquillamente.
Non appena arriviamo a casa di zia Victoria, lancio un’occhiata a Edward. Sorride allegro. Bene, sa ciò che deve fare.
“Amore della zia!” esclama Victoria, correndo con le braccia allargate.
“Zia!” esclamo ridendo. Per me, è stata come una seconda mamma e per lei sono come una seconda figlia.
“Tesoro, lasciala respirare” mormora divertito zio James. “Poi, lasciamela spupazzare un po’ anche a me, dai.”
Sorrido maliziosamente. “Come va, vecchietto?” domando, abbracciandolo.
Il suo abbraccio da tenero diventa stritolatore. “Vecchietto a chi?” chiede poi, allontanandomi.
Rido divertita, voltandomi verso Edward.
Fissa sconvolto mia zia Victoria che ha due dita sul suo mento e lo sta esaminando alla luce del sole.
“Zia non è un alieno. È solo carino oltre il normale” dico, alzando gli occhi al cielo.
Mia zia ride. “I ragazzi di oggi sono così diversi da quelli che c’erano ai miei tempi” mormora.
Okay che non è giovane, ma neanche vecchia quindi mi sembra un po’ difficile.
“Ehi, che vuoi dire?” chiede scocciato James.
“Qualcuno mi aiuta?” sbotta infastidito mio padre.
“Oh, porca miseria” sussurra James, correndo immediatamente a soccorrere mio padre e i nostri bagagli.
“Quindi tu sei il fidanzato della mia bambina?” domanda mia zia. Ecco che comincia con le domande imbarazzanti. “Quando vi siete incontrati?” chiede curiosa Victoria.
Sorrido, pronta a raccontarle il mio racconto ma Edward mi interrompe.
“Prima vorrei sedermi. Posso, vero?” domanda.
Gli lancio un’occhiataccia che lui neanche nota.
Ha interrotto l’inizio del mio racconto!
“Ma certo caro. Così mi dite tutto!” esclama entusiasta mia zia, entrando in casa a braccetto con mia madre.
Edward chiude gli occhi, alzando il viso al cielo, un’espressione sofferente sul volto.
Dio, come la fa tragica lui.
 
Edward’s pov
 
“Vuoi, caro?”
Una vecchietta, la nonna di Bella, dopo le presentazioni, si è seduta vicino a me con un pezzo di pane con la nutella e mi ha rotto anche l’anima con questo ‘Vuoi, caro?’.
“No signora, gentilissima, ma non ho fame” ripeto per l’ennesima volta con i nervi a fior di pelle.
“Ma sei così magro!” esclama quasi sull’orlo delle lacrime avvicinandomi il pezzo di pane al naso.
Mi allontano il viso. “È costituzione, signora.”
Fa una smorfia, poi riprende. “Vuoi?”
Stavolta, sull’orlo delle lacrime ci sono io!
“Nonna, abbiamo mangiato poco fa in aereo, per questo Edward non ha fame.” Bella sopraggiunge, salvandomi.
La nonnina alza le mani, posando il pane sul tavolino della cucina.
“Come volete, non insisto.”
Non insiste?
Bella si siede vicino a me. “Ti ha fatto esasperare, vero?” chiede divertita.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Hai un occhio più chiuso dell’altro e ti trema.”
Ah. Cerco di rilassarmi.
“Bella, noi pensavamo di andare in spiaggia, vieni con noi?” domanda Tanya.
Bella mi fissa.
“A dire il vero…” Non mi sento tanto in forma, vorrei solo andare a letto.
“Sarà per la prossima volta” risponde Bella senza giri di parola.
Tanya ride. “Non fate gli sporcaccioni!” e se ne va con Garrett.
“Che ti avevo detto?” chiede Bella.
Sospiro. La sua famiglia non conosce il significato della parola ‘intimità’.
 
 
  

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***



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Odio i matrimoni.
Ogni volta la famiglia si riuniva e tutti gli occhi si puntano sui ragazzi cresciuti.
‘Ah, ma sei diventato grande!’
‘Ma quanto ti sei fatto alto?’
‘Ma quanto sei diventato bello!’
‘Scommetto che le ragazze cadono ai tuoi piedi!’
E la più banale in assoluto: ‘E la fidanzatina?’
Faticavo molto a trattenermi dal ridere in faccia ai miei parenti.
Stavolta però, è diverso.
Non sono ad un matrimonio in cui a sposarsi è mia cugina o mio zio. Stavolta parteciperò a un matrimonio che con me non ha niente a che vedere e nessuno mi domanderà nulla.
Già questo è positivo.
“Edward, posso entrare?”
“Sì.” È da chissà quanto tempo che sono fermo davanti alla mia valigia. Alice ha messo più di un completo e io non sono in grado di decidere quale indossare.
Mi ucciderebbe se venisse a sapere che la sua migliore amica, col suo aiuto, ha fatto una figuraccia perché i nostri vestiti non si abbinavano.
E, naturalmente, se dovesse accadere una roba del genere, Bella mi ha minacciato di dire ad Alice che la colpa sarebbe stata solo mia perché non ho voluto ascoltarla.
Dato che sono per loro un manichino, facciano tutto ciò che vogliono. Alice già lo fa da tempo; Bella invece impara in fretta.
Mi volto verso di lei quando entra; è già vestita di tutto punto: trucco, scarpe, capelli e vestito.
Ed è molto bella.
“Sei bellissima” mi complimento.
Non siamo fidanzati, ma neanche amici. Siamo conoscenti, sì. E tra conoscenti i complimenti non hanno secondi fini, esattamente come il mio.
Poi, se lo merita davvero.
Il trucco leggero le mette in risalto gli occhi in modo particolare, due pozze di cioccolato fuso; le labbra sono messe in evidenza grazie ad un lucido brillantinato e le ciglia sono allungate a dismisura, rendendo il suo sguardo dolce e sexy allo stesso tempo.
Il vestito è molto elegante, adatto ad un matrimonio ma comunque alla sua giovane età e le scopre le lunghe gambe.
 
  
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Però...
“Grazie” dice, sorridendomi mentre si avvicina. Si muove con eleganza, nonostante i tacchi.
A proposito. “Ma come fate voi donne a camminare su quei trampolini?” domando, sedendomi sul letto.
Neanche mi guarda. Il suo sguardo è sulla valigia mentre le sue mani vi rovistano all’interno mettendo fuori e dentro camice e pantaloni, giacche incluse. “Personalmente, non mi costa poi molto. Amo i tacchi e mi piace portarli. Alice lo stesso. Se ti può consolare, alcune donne non li sopportano” risponde semplicemente.
Annuisco, pur sapendo che non mi vede.
Èconcentrata al massimo. “Mmh...” mormora prima di prendere un completo.
Inutile dire che per me sono tutti uguali.
“Direi di abbinare questa camicia a questo pantalone, e prendere questa giacca che si abbina a questa cravatta. Anche se però questa cravatta si abbina anche a questo pantalone... Edward cosa preferisci: che la cravatta si abbini al pantalone o che si abbini alla giacca?” chiede.
Apro bocca ma mi ferma, ricominciando a parlare. “A ben pensarci, meglio che siano le scarpe ad abbinarsi alla cravatta, la camicia darà un tocco in più e pantalone e giacca completeranno il tutto” dice mentre estrae i vestiti scelti. Me li porge con un sorrisetto divertito. “Su, provateli.”
La guardo, inarcando un sopracciglio.
“Dai, non ti vergognerai?” mormora, ancora più divertita di prima.
Il mio sguardo rimane immutato.
Alza le mani in segno di resa. “Come vuoi” e si volta.
Velocemente, mi spoglio rimanendo solo in boxer.
“Però...” mormora con tono d’apprezzamento.  “Vai in palestra?” chiede.
Mi volto immediatamente verso di lei. “Ma non ti avevo chiesto di girarti?” sbotto, allacciandomi i bottoni della camicia. Sono in mutande, ancora!
Sorride.  “Dai, l’avresti fatto anche tu se i ruoli fossero stati invertiti” mormora senza imbarazzo.
Questa ragazza è strana e ogni minuti che passa ne ho la conferma.
Sospiro. Tanto vale che continui. “Posso mettere il gel nei capelli?” chiedo quando ho finito. Devo solo mettere la giaccia e la cravatta.
“Certamente” risponde.
Le lancio un’occhiata.
Ha la schiena contro la testiera del mio letto, il cuscino a renderla meno dura, le gambe accavallate e il mio cellulare in mano.
“Se stai cercando foto di uomini nudi nel mio cellulare rimarrai delusa. Al massimo, troverai foto di donne nude” mormoro, modellando a mio piacimento i capelli col gel. Ovviamente, scherzo.
Bella non si scompone. “Tranquillo, per quello c’è internet” risponde, riferendosi alle foto di uomini nudi.
Okay, la prossima volta mi sto zitto.
“Ma che cerchi?” domando, seriamente incuriosito.
“Se hai foto dei tuoi amici. Non ci credo che non ne hai neanche uno minimamente passabile e che possa interessarmi.”
“Dammi qua” le ordino io, prendendole bruscamente il cellulare di mano lanciandole un’occhiataccia.
Sorride. “La parte del ragazzo geloso la fai meglio di quello innamorato.”
“Io non sono geloso” affermo, riposizionandomi davanti lo specchio e riprendendo a trafficare con i miei capelli.
“Tutti gli uomini non sono gelosi delle proprie donne” conferma, col tono di voce però che esprime l’esatto contrario.
Sospiro, cercando di trattenermi dall’impulso di strapparmi i capelli. Mi porterà all’esasperazione!
“Eddy, ascolta...”
La interrompo immediatamente. “Non. Chiamarmi. Eddy” sibilo.
Bella sbuffa. “In una coppia si danno dei soprannomi! Soprannomi che nessuno usa ed Alice mi ha detto che tu non ne hai. Ero indecisa fra Edduccio, Eddino ed Eddy e ho scelto quello che pensavo ti avrebbe fatto più felice! Perché sei così egoista?” chiede arrabbiata.
Mi volto verso di lei, gli occhi fuori dalle orbite. Quasi mi strozzo con la cravatta che sto cercando di indossare. “Io sarei egoista?” chiedo.
Le occhi le si illuminano. “Hai visto? Litighiamo già come una coppietta di fidanzatini felici” mormora contenta.
Emetto un gemito strozzato e, di nuovo, rischio di strozzarmi con la cravatta quando bruscamente mi volto verso lo specchio.
“Dammi.” Bella si porta dinanzi a me, le sue mani che prendono il posto delle mie. Quando è concentrata anche sulle cose più semplici, le si forma una ruga piccolissima sulla fronte liscia. Riesce a farmi il nodo alla cravatta senza strozzarmi neanche una volta.
“Chi ti ha insegnato a fare i nodi alle cravatte?”
Di solito, le donne sono incapaci di farlo.
“Jacob.”
“Chi è Jacob?”
“Un amico.”
“Posso stare senza giacca?”
Bella, voltata verso la porta, pronta a scendere, si gira con occhi di fuoco verso di me. “No! Vuoi rovinare l’abbinamento?”
Mai..., penso sarcastico. La indosso costretto, infilo le scarpe e mi dirigo verso di Bella.
La vedo sistemarsi il vestito, passarsi le mani sul volto per sistemare Dio solo sa cosa e sistemarsi in seguito l’acconciatura. Ha i capelli legati in un chignon, con delle ciocche arricciate davanti.
Le stanno molto bene.
“Andiamo” mormora ansiosa e, prendendomi per mano, mi porta fuori dalla camera da letto.

 

Spazio autrice

 
Ecco qua il nuovo capitolo, betato in tempi record da serenacullen (grazie tesoro! <3)
Dunque, abbiamo visto una Bella in veste di stilista e un Edward esasperato. E siamo ancora agli inizi ;)
È domenica, quindi il giorno delle nozze. Vi ricordo che a sposarsi sono gli zii e che compiono 25 anni di matrimonio, rinnovano le loro promesse (non mi ricordo se in America si rinnovano a 25 o 15 anni .-.)
Specifico una cosa: Edward si è dovuto cambiare di fronte a Bella perché la casa non è gigantesca e il bagno disponibile era occupato. Come faceva a saperlo? Bo, inventatevi voi una scusa… Magari Bella gli aveva detto che Tanya aveva occupato il bagno e che quindi doveva prepararsi in camera sua ^-^
Fate voi.
Un bacio, Vane.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***



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“Bella!”
Io e Edward stiamo scendendo le scale per raggiungere gli altri in chiesa ma la voce di mia zia mi fa bloccare. Salgo i pochi scalini che ho fatto per portarmi dietro la porta della camera da letto della zia. “Dimmi, zia.”
“Ho bisogno del tuo aiuto” mormora disperata.
Edward mi ha seguito perciò ha sentito tutto.
“Fa’ una cosa: giù ci sarà mia madre, aspettami lì, tanto poi ce ne andiamo tutti insieme” spiego.
Alza gli occhi al cielo ma unisce le gambe e si porta una mano in fronte come un soldato. “Sissignore” e se ne va prima che possa urlargli quanto è scemo.
Mi ritrovo, però, a sorridere io come una scema di fronte a quella scena. Apro la porta, trovando mia zia seduta sul letto in accappatoio, pallida in volto.
Zia Victoria è sempre stata come una seconda madre per me e mi dispiace che adesso si trovi in uno stato ansioso.
“Zia, va tutto bene. L’hai già fatto” mormoro, chiudendo la porta, per poi sedermi vicino a lei e accarezzarle delicatamente la guancia.
Scuote la testa. “No… mi sento come quindici anni fa. Guarda.” Mi mostra la mano che trema visibilmente. “Amo tuo zio, ma risposarmi… ho paura.”
“E di che cosa?” Cerco di essere gentile, di capire a fondo i suoi pensieri ma mi riesce molto difficile: per me, sposarmi con la persona che amo e mi ama sarebbe una cosa talmente emozionante che non ci sarebbe spazio per la paura dentro il mio cuore.
Ma non mi sono mai innamorata, mai sposata, perciò non posso giudicarla.
“Non lo so!” esclama, sull’orlo di una crisi isterica.
“Zia, cosa hai provato quando quindici anni fa ti sei ritrovata sposata con zio James?” domando. Sto improvvisando, non so cos’altro fare.
Deglutisce. “All’inizio ero spaventata… durante la cerimonia tremavo per l’emozione ma… James mi guardava così intensamente che mi concentravo solo su di lui e alla fine credo di essermi potuta considerare la donna più felice del mondo.” Termina il suo racconto fissandomi, gli occhi le brillano al ricordo e trema sicuramente meno.
Sorrido. “È la stessa cosa, adesso. Tu devi solo concentrarti su tuo marito, il resto non conta. Non esiste.”
Zia mi fissa incerta, sospira e chiude gli occhi ma, quando li riapre, sorride tremula. “Grazie.”
Emetto un gridolino, abbracciandola. “Adesso devi prepararti.”
Passo mezz’ora chiusa con mia zia e Tanya, che ci ha raggiunte subito dopo non appena era pronta anche lei. Non sa che la madre ha avuto una crisi – quasi − dovuta all’emozione.
Ci dividiamo i compiti: io le faccio un’acconciatura semplice come mi ha istruito mia zia, Tanya si occupa del trucco.
Le facciamo indossare l’abito e la invitiamo a guardarsi allo specchio.
Le guance di mia zia sono rosee, dovute all’emozione, gli occhi le brillano e le labbra sorridenti tremano leggermente.
Mia zia è sempre stata una bella donna, oggi in particolar modo.
“Scendiamo, mamma?” domanda Tanya, porgendole il bouquet piccolo di fiori.
Mia zia annuisce, sorridendo.
Io scendo per prima, raggiungendo fuori mio padre e Edward. Appoggiato con le mani in tasca, Edward ride divertito parlando con mia madre.
 
  
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Dio mio… complimenti alla mamma e al papà.
“Come mai ci hai messo tanto?” domanda mia madre non appena mi vede.
Papà e tutti gli altri sono già in chiesa, zio James per primo.
“Zia ha quasi avuto una crisi per la paura di risposarsi una seconda volta” spiego affiancando Edward.
Tra un po’ scenderanno zia Victoria e Tanya.
“E adesso come sta?” chiede, sgranando gli occhi.
“Ansiosa, ma sta meglio. Sta scendendo e Tanya è con lei” mormoro.
Tre secondi dopo, eccole che escono fuori dalla loro casa.
Saremo pochi intimi al matrimonio; la mia famiglia, i miei zii, Tanya, Garrett, i miei nonni, e i parenti di zio James più alcuni amici.
Non conosco i parenti di zio James perché è uno zio acquisito, essendo mia zia Victoria la sorella di mia madre.
Mamma accompagna mia zia e Tanya nella sua auto, io vado con Edward.
“Posso chiederti una cosa?” domanda Edward con tono incuriosito.
“Certo.”
“Come mai odi tanto tua cugina Tanya? A me sembra molto simpatica e ti vuole un gran bene.”
Rido. “Io non odio Tanya, che sciocchezze vai dicendo? Non la sopporto, il che è diverso.”
Edward mi lancia un’occhiata in cui esprime tutto il suo scetticismo sul fatto che sia diverso non sopportare una cugina dall’ odiarla.
Sbuffo. “È diverso.”
“E perché non la sopporti?” continua.
“È bellissima” ammetto sibilando.
Ennesima occhiata, stavolta sconvolta. “Sei gelosa?”
Inarco un sopracciglio, guardandolo arrabbiata. “Be’, che c’è? All’età di dieci anni non avevi un cugino che invidiavi perché ce l’aveva più lungo del tuo?” domando, riferendomi alle parti basse di un uomo.
Scuote la testa, come non potendo capire, ma un breve sorriso spunta sul suo volto. “Bella, tu sei diversa da tua cugina. Entrambe siete belle di una bellezza diversa.”
Scuoto la testa, amareggiata. “Lei è più bella di me” sussurro, dispiaciuta.
“Lei ha una bellezza più appariscente della tua, mentre tu sei bellissima a modo tuo, in modo semplice.”
Lo guardo sconvolta. “Grazie, adesso mi sento meglio!” urlo.
Emette un gemito strozzato. “Il mio voleva essere un complimento!”
“Basta Edward!” sentenzio, sull’orlo delle lacrime, incrociando le braccia al petto. “Per oggi hai fatto abbastanza danni!”
Edward ha il viso sconvolto.
Ma sconvolto che?! Dovrei essere io quella sconvolta! Col cazzo che voleva farmi un complimento, tutti uguali gli uomini!
Mi faccio aria con le mani in modo tale che gli occhi pieni di lacrime mi si asciughino. Tra i miei tanti difetti, quando sono arrabbiata mi metto a piangere dal nervosismo. Adesso però, non mi sento più arrabbiata. Sono offesa e gli occhi pian piano ritornano ad essere asciutti.
Sospiro, contenta che il trucco non si sia rovinato. Avrò impiegato due ore stamattina a trovare quello che più si adattava al vestito esaltando anche il colore dei miei occhi.
Quando giungiamo in chiesa, mi sento in pace con me stessa. Se è vero che sono permalosa e mi arrabbio/offendo subito, è anche vero che mi passa in fretta.
Papà, James e Garrett sono fuori che fumano una sigaretta. Zio James è quello più nervoso, lo vedo.
Quando esco dall’auto, prendo Edward per mano, avvicinandomi al gruppetto.
“Nervoso, zio?”
“Cosa te lo fa pensare?” chiede.
“Il fatto che hai fumato cinque sigarette in quanto? Mezz’ora?” Ai suoi piedi ci sono mozziconi di sigaretta.
“Ah.” Capendo che ho ragione, non ribatte.
Un modo per alleviare la tensione spostandola su qualcos’altro c’è? Sì.
Rido. “Dai, non preoccuparti. Pensa solo che non appena la cerimonia finirà, potrai occuparti di zia Victoria.”
Mi guarda aggrottando le sopracciglia, calmandosi un po’.
Bene.
“Lo faccio già da parecchio, oramai.”
Faccio una finta faccia sconvolta. “Lei non te l’ha detto?”
“Dirmi che?”
Scuoto la testa con vigore. “Non posso dirtelo, sarà lei a dovertelo dire.”
“Bella, non puoi fare questo a tuo zio. Hai detto che sono il tuo preferito, ricordi? E poi, chi ti ha fatto avere il bambolotto di Ken bagnino all’età di dieci anni?”
Mio padre lo fissa sconvolto. “Ti avevo impedito di comprarle quella bambola! Gli si vedeva tutto e mia figlia era ancora ingenua, James!”
Era, appunto. E neanche tanto.
“Va bene, va bene.” Alzo le mani in segno di resa. “Te lo dico io, ma quando sarà la zia a dirtelo fingiti sorpreso.”
“Lo giuro.”
“Zia Victoria è incinta.”
Il respiro di tutti si blocca.
“Che cosa? Davvero lei è…” interrompo zio James.
“No, ma almeno ti ho fatto distrarre per dieci minuti, no?” mormoro con un sorriso ingenuo sul volto.
Alza gli occhi al cielo mentre posa la sua mano destra sul cuore.
“Bella!” mi rimprovera mio padre.
“Ehi! Io volevo semplicemente aiutarlo. Bel ringraziamento.” Me ne vado portandomi dietro Edward.
“Gli stavi facendo venire un infarto” sussurra sconvolto.
“Dio, che siete esagerati voi uomini” dico arrabbiata, entrando in chiesa.
La cerimonia si svolge normalmente. Mi emoziono tanto da avere gli occhi lucidi, mentre spero che anche io un giorno potrò incontrare un uomo che mi guardi esattamente come zio James guarda zia Victoria.
Voglio l’amore, lo pretendo. Non mi considero egoista, in fondo lo siamo un po’ tutti e volere l’amore… forse è indice di ingenuità, sta di fatto che lo desidero.
Forse è per questo che a quasi diciotto anni sono ancora vergine e non ho mai dato un bacio con la lingua. Baci a stampo sì, ma mai davvero approfonditi. Voglio aspettare l’uomo giusto.
Quando la cerimonia finisce, gli uomini vanno a congratularsi con zio James mentre noi donne con zia Victoria, che piange di felicità.
Ovviamente, poi facciamo gli auguri anche a zio James.
Edward non c’è più così esco fuori dalla chiesa e lo vedo che mi da le spalle. In mano tiene una sigaretta.
Purtroppo per me, ho un debole per i sederi maschili e… quello di Edward è perfetto.
 
  
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Non resisto alla tentazione e, avvicinandomi, gli do un pizzicotto su una natica.
Oh mio Dio… è dura e morbida allo stesso tempo!
“Ehi, come va?” Meglio pensare ad altro. Gli circondo la vita con le braccia, poggiando il mio mento sulla sua spalla.
Si volta verso di me sorridendomi. “Alla grande. Una ragazza mi ha appena toccato il culo.”
Mi fingo scioccata. “E chi è stata?”
“La mia fidanzata” afferma, voltandosi e attirandomi a sé.
Sorrido soddisfatta. “Allora non ci arrabbiamo con lei, vero?”
Sorride soddisfatto anche lui, facendomi appoggiare contro il suo petto. “No, non ci arrabbiamo.”
È ovvio che è una messinscena per tutti i miei familiari che stanno uscendo dalla chiesa.
Ho la guancia poggiata contro il petto di Edward, le mie braccia ancorate al suo bacino, lui che con un braccio mi tiene stretta a sé mentre con l’altro tiene la sigaretta in mano per portarsela qualche volta in bocca.
Alzo lo sguardo proprio mentre sta aspirando il fumo, osservando la bocca come si racchiude intorno al filtro e… di nuovo devo cambiare argomento.
“Da quanto fumi?”
Butta fuori il fumo dal naso. Mi sento male per quanto è sexy.
“Non fumo, ma qualche volta prendo una sigaretta… diciamo che in un anno fumo meno di quindici volte o poco più. Sai, ci tengo alla mia salute, ma mi piace comunque fumare.”
Annuisco, interessata. “Io non ho mai fumato… posso fare un tiro?” chiedo.
“No” mormora categorico.
“Perché tu sì e io no?” piagnucolo.
Sorride ma non risponde, riprendendo a fumare.
Lo guardo tristemente.
 
  
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“Sei cattivo” sussurro.
Mi lascia un bacio sulla fronte. Se fossimo realmente fidanzati, mi sarei sciolta come neve al sole.
“Lo faccio per te, bambolina.”
“Bambolina?” domanda Tanya, avvicinandosi a noi e tenendosi mano per mano con Garrett.
Incredibile quanto quel ragazzo l’abbia cambiata; prima la dava a destra e a sinistra, incontra lui un anno fa e… Puff! Tanya diventa una santarellina. Con gli altri però, perché scommetto che con lui sarà tutto fuorché una santa. Almeno a letto.
“È così che chiamo Bella” risponde Edward, rivolgendomi un sorrisino felice.
Sorrido. Se crede che lascerò sorvolare la cosa si sbaglia, non mi conosce. “E mi fai impazzire quando mi chiami così, biscottino.”
Quasi scoppio a ridere quando Tanya nasconde la sua risata con un colpo di tosse; Garrett ghigna divertito e Edward fa scomparire dal suo volto il magnifico sorriso che gli era comparso.
Sorrido, nascondendo il mio volto nell’incavo del suo collo.
Uno a zero per me.
 
 

Spazio autrice


Buon ferragosto! Non avevo ancora scritto il capitolo ma oggi a pranzo ho deciso che era giusto farvi una sorpresina per l' affetto che mi mostrate in ogni mia storia e... ebbene: eccolo qui, il nuovo capitolo!
E devo dire, ancora più lungo di quello dove ho raccontato l’ incontro di Bella e Edward secondo la ragazza, quello con la foto di Edward con la faccia sconvolta.
Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, soprattutto Bella che non si lascia abbattere e risponde sempre a Edward, come alla fine xD
Molti l’ hanno paragonata a Alice, e avete ragione. È tale e quale ad Alice perché io assomiglio molto a questo personaggio e alla Bella della mia storia volevo dare un po’ di me.
Il fatto che sia indecisa su cosa mettere, che voglia abbinare tutto, le scarpe che sono il suo punto debole, che tocchi il culo ad Edward, beh… quella sono io x)
Ma chi non vorrebbe toccare il culo a Edward/Robert? :Q____
E le foto? State ancora bene? Spero di sì <3
Il capitolo non è betato perchè, appunto, l' ho scritto a pranzo e non lo potevo mandare alla mia beta se volevo postarlo oggi per farvi una sorpresa ma lo manderò subito, così da poterlo correggere in seguito.
Ringrazio le 21 persone che hanno commentato l’ avviso scorso (e a cui risponderò non appena sarà pubblicato questo capitolo). Grazie di cuore <3
Un bacio e ancora buon ferragosto <3

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


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Solitamente, l’abito rimane uguale a quello della cerimonia nei pranzi nuziali.
Bella fa un’eccezione, cambiandosi e scegliendo un bel vestitino viola con una fascia nera sotto al seno, decoltè.
 
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I capelli, stavolta, li lascia ricadere in morbide onde sulle spalle. È stupenda. Oltre a questo, cosa ha fatto? Ah sì, si è cambiata le scarpe e si è struccata. Per truccarsi nuovamente.
“Mi spieghi perché ti sei struccata se adesso sei nuovamente truccata?” le chiedo, spazientito.
Siamo in auto e stiamo per raggiungere la sala dove si svolge il ricevimento. Ovviamente, sono tutti là tranne noi perché la signorina qui presente doveva cambiarsi.
Sorride, scostandosi con fare elegante una ciocca di capelli davanti al viso. “È ovvio che non capisci, sei un uomo. Ma noi donne, contrariamente a voi che indossereste persino un pigiama, in queste occasioni vogliamo essere non belle. Perfette!” esclama, compiaciuta.
“Bella posso farti una domanda?”
“Certamente, amore mio” risponde con un sorriso. Si sta guardando allo specchietto retrovisore, facendo sorrisi e smorfie come una bambina la prima volta che si trucca. Lo so perché lo stesso ha fatto e continua a fare Alice.
Non voglio sapere cosa combinano queste due quando escono insieme. “Perché ti credi così superiore a noi uomini?” Sono davvero incuriosito.
Ride. “Io non mi sento superiore! Le donne lo sono sugli uomini. Tutte. Accettalo, tesoro, è così. Voi uomini siete forti ma ad intelligenza e tutto il resto vi battiamo.”
“Non. È. Vero” sibilo.
“Sì, invece. Siamo più intelligenti, non a caso esiste il detto ‘Le donne ne sanno una più del diavolo’. Abbiamo un istinto materno sviluppato anche all’età di dieci anni, mentre voi non siete pronti a diventare papà neanche a trent’anni. E a letto, noi sappiamo resistere più di voi. Sappiamo anche fingere, e voi sareste così creduloni che alla domanda che ci fate, ‘Ti è piaciuto?’, anche se vi mentiamo non ve ne accorgereste neanche.” È soddisfatta della sua spiegazione così accurata.
“No, scusa, ma non sei vergine?” chiedo scettico.
“Edward, sono vergine non cretina.”
Alzo gli occhi al cielo, sospirando. “Quando finirà questa settimana?” borbotto.
Ma lei non mi sente. “Domani andiamo in spiaggia?” chiede, gli occhi che le brillano.
“No.”
Assume un’espressione imbronciata. “Ti permetto di guardare le ragazze in bikini” brontola.
Rido. “Grazie!”
L’espressione ridiventa allegra ed entusiasta. “Tanto io sbaverò sui bagnini!”
Le lancio un’occhiataccia, rivolgendole poi un sorriso. “Potresti sbavare su di me” propongo, compiaciuto.
“E tu sbaveresti su di me?” chiede, scettica.
Lancio un’occhiata alle gambe, alle tette e mi immagino il suo culo, che comunque ho già adocchiato. Sì, sarebbe molto facile. Mi sacrificherò volentieri. “Perché no?” le chiedo, malizioso.
Scuote la testa sconsolata. “Non ho tette, ho le gambe magre, un culo piccolo e sono vergine, quindi di nessun aiuto. Dio, ma perché tutto a me?” chiede, coprendosi il viso con le mani, disperata.
Wau.
“Non hai delle tettone, però ci sono uomini a cui le tette piccole piacciono. A me piacciono, basta che siano vere. Hai delle gambe lunghe e snelle, non magre. E il tuo culo forse è la parte di te che più mi piace. Quanto alla verginità... be’, non è un problema. Sì, nell’insieme sbaverei molto volentieri guardandoti in bikini.”
Le lancio un’occhiata per vedere la sua reazione. Una ragazza normale mi avrebbe guardato schifata urlandomi ‘Porco!’. Una ragazza normale, appunto. Bella non lo è.
“Oh, grazie” mormora, lanciandomi un’occhiata piena di gratitudine.
“Quindi affare fatto? Io sbaverò su di te e tu su di me?” domando.
Mi sorride maliziosa. “Sì, mi sta bene. Ti ho già visto in mutande e be’... non sapevo andassi in palestra!”
Scuoto la testa. “Non vado in palestra.”
Sgrana gli occhi. “È costituzione, la tua?”
“Costituzione e mezz’ora di flessioni al giorno” confermo.
“Oh, mamma...” sussurra, guardando il mio corpo e fermandosi con lo sguardo sul mio stomaco.
Rido. “Se fossi stata maschio e io femmina, tra i due il maniaco saresti stata tu.”
Mi guarda stralunata ma poi sorride. “Grazie.”
Rido ancora, notando nel frattempo che siamo giunti a destinazione. Ma c’è un pensiero che mi preme. Non appena scendiamo, affianco Bella e... le palpo il sedere. Non mi da uno schiaffo, non mi tira i capelli, non mi urla contro.
“Che fai? È solo sorpresa.
“Tu hai toccato il culo a me, adesso io lo tocco a te. Un po’ per uno non fa male a nessuno, no?” chiedo, divertito.
Scrolla le spalle. “Giusto.”
Sul mio viso spunta un sorrisone. “Allora posso...?” Mi avvicino nuovamente al suo sedere con il palmo della mano aperto ma Bella si scosta.
“Lasciane un po’ anche agli altri, no?” domanda divertita, prima di scappare via.
“Ehi!”
È fidanzata con me da un giorno e mezzo e già mi vuole mettere le corna?!
 
Okay. Mi sembra che quel Garrett abbia la mano un po’ troppo in basso.
“Edward, stai tranquillo” borbotta per l’ennesima volta Tanya.
La guardo scioccato. “Io sono tranquillo” obbietto.
Per essere bella, è bella, però a me piace Bella. Cioè, mi piace nel senso... mi piace, è simpatica. Solo questo. Simpatica, gentile, ironica, carina, isterica... sì, mi piace. Potremmo essere amici. Che mi senta un po’ attratto da lei – Bella − non c’entra nulla... è una bella ragazza. Molto bella.
“Garrett mi ama, considera Bella come una sorellina più piccola, non fulminare il mio fidanzato, per favore” supplica un po’ scocciata, un po’ divertita.
“Non te lo sto fulminando” ribatto.
Tanya sospira, appoggiandosi con la schiena alla sedia mentre io riporto l’attenzione su quei due.
Bella ride mentre Garrett le mormora qualche cosa. Ma cos’avranno da parlarsi così tanto? Sono già cinque minuti che sono sulla pista da ballo! Come richiamati da quei pensieri, Bella e Garrett fanno ritorno ridendo.
“Tanya, sei molto fortunata. Cinque minuti con Garrett e sono morta dalle risate” dice Bella ridendo facendo sorridere Tanya.
“Va bene, adesso però andiamo a ballare noi due” mormora Tanya, invitando il fidanzato ad alzarsi.
Non appena io e Bella rimaniamo soli al tavolo, le lancio un’occhiataccia. “Ti sei divertita?”
Mi guarda sorpresa da sopra il bicchiere dal quale sta bevendo un sorso di coca cola. “Con Garrett?”
“Già. Mi hai fatto fare la figura dell’idiota” sibilo, arrabbiato.
Sospira, prendendomi per mano e portandoci fuori, da soli.
“Mi fai sedere, per favore?” chiede, indicando un muretto un po’ alto per lei.
Le poso le mani suoi fianchi, alzandola e accontentandola. La guardo, in attesa di spiegazioni.
Bella mi sorride, dondolando le gambe incrociate all’altezza dei polpacci. “Sei ancora più carino quando fai il geloso.”
La guardo sconvolto. “Io non sono geloso!”
“Sì, invece” ribatte dispettosa. “Edward,” continua prima che io possa dire qualcosa. “Anche tu hai ballato con Tanya. Eppure non ho detto nulla.”
Sono preso alla sprovvista ma mormoro subito: “Abbiamo caratteri differenti.”
Sbuffa. “Sarai anche carino ma sei proprio insopportabile!” esclama, scendendo dal muretto e preparandosi ad entrare in sala.
La blocco prima che possa compiere un passo, però. “Io sarei insopportabile?! Hai una vaga idea della disperazione che mi ha fatto passare in un giorno e mezzo? Neanche mia sorella c’è mai riuscita e, ad essere sinceri, non so se questo possa essere considerato un complimento! Sei tu quella insopportabile, sei solo una bambina egoista, viziata e presuntuosa!” Mi blocco prima di peggiorare la situazione, il respiro corto e la mano chiusa, serrata, sul suo avambraccio.
Mi fissa con un’espressione di puro odio. “Sono felice di sapere che pensi questo di me” mormora offesa, prima di strattonare il suo braccio e allontanarsi da me.
Okay. Sono morto. Bella me la farà pagare sicuramente. E mi sento anche un po’ in colpa...
Quando ritorno dentro, Bella è seduta e parla con sua cugina. Sembra tranquilla, come se non si fosse arrabbiata.
Mi siedo vicino a loro e Tanya mi sorride.
“Vi lascio soli, noi parliamo dopo” mormora, riferendosi a Bella.
Quando rimaniamo nuovamente soli, Bella non mi rivolge la parola.
“Bella, avanti, non lo pensavo.”
“Sì, invece. Pensi che io sia un’oca viziata solo perché mi piacciono i bei vestiti e penso che quando mi si spezzano le unghie vorrei solo spaccare tutto per la rabbia. Be’, ti sbagli. Ho anche un cuore, che tu hai calpestato con le tue parole” sussurra l’ultima frase con voce rotta.
Un po’ melodrammatica, però.
“Ma se ti ho detto che non lo pensavo!” esclamo.
Gira la testa dall’altra parte, ignorandomi.
Sospiro. “Cosa posso fare per farmi perdonare?” chiedo.
Volta di scatto la testa, sorridendomi felice. “C’è una cosa che potresti fare.”
Inarco un sopracciglio. “Cosa?”
“Devi ballare una canzone per me” propone, contenta.
Okay. Non è tanto complicato. Scrollo le spalle. “Va bene.”
“Giuri?” chiede, divertita.
Mi sorprende questa domanda ma la accontento. “Giuro.”
Mi mette sott’occhio il mignolo.
Oddio.
Sospirando, giuro anche con la stretta del mignolo.
“Okay, vado a mettere la canzone!” e si alza correndo verso il dj.
È eccitata, lo vedo dal suo sguardo.
Ma sono contento che mi abbia perdonato subito, credevo di dover fare di peggio dopo aver conosciuto parte del suo carattere. E invece devo solo ballare una canzone. E, conoscendola, scommetto che vuole che balli una canzone sexy.
Chissà se a letto sarà una sporcacciona..., penso divertito.
Quando Bella ritorna a sedersi vicino a me, mi sorride.
Ricambio, aspettando che la canzone inizi. Ma il sorriso mi scompare dal volto quando sento per la sala le note della canzone "YMCA" (http://www.youtube.com/watch?v=CS9OO0S5w2k). Al contrario, il sorriso di Bella aumenta. Si trattiene dal scoppiarmi a ridere in faccia talmente tanto che i suoi occhi si riempiono di lacrime.
“No” sibilo.
“Hai promesso” mormora solamente.
Cazzo! Dovevo immaginare che non sarebbe stato facile.
Nella sala, le persone cominciano a scatenarsi. Anche Chars.
Guardo Bella, supplicandola con lo sguardo. In momenti del genere l’orgoglio e la dignità non esistono.
Scuote la testa. “Dammi le spalle, a metà della canzone. Voglio vedere il tuo didietro danzare sulle note di questa canzone!” esclama scoppiando a ridere, senza più riuscire a trattenersi.
Dio mio, che vergogna!
 
 

Spazio autrice

 
Ve lo giuro, quando ho scritto l' ultimo pezzo avevo le lacrime agli occhi x'D Immaginare Edward/Robert ballare quella canzone è stato... oddio, non ho parole! xD
E voi che dite, riuscirà a ballare quella canzone o Bella lo perdonerà e gli eviterà quella figuraccia? xD
L' attrazione comincia a farsi sentire *-*
Spero che il capitolo vi sia comunque piaciuto, e che naturalmente vi abbia fatto almeno un pò sorridere ^-^
Il capitolo non è betato, purtroppo >.< 
Un bacio, Vane.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***



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Edward ansima ansioso, fissandomi con occhi spalancati. “Ti supplico Bella. Tutto ma non questo. Per favore.” Sembra quasi sul punto di piangere dalla disperazione.
Sorrido, prendendolo per mano e portandolo nuovamente fuori mentre la sala urla felice ballando sulle note della canzone. Lo porto nel posto dove siamo stati poco fa, abbastanza vicino alla sala da sentirne le voci ma anche piuttosto isolato.
Edward sospira. “Grazie.”
“Ehi, non ti ho fatto ballare la canzone davanti a tutti però la ballerai davanti a me” spiego.
Mi guarda nuovamente sconvolto. “Ma...”
“Dai, non ti costerà nulla” mormoro.
Sorride inaspettatamente, ponendosi di fronte a me. “E tu dammi un bacio” propone di getto.
Rido. “Cosa hai bevuto?” domando, fissandolo dolcemente. Non so perché, ma questo ragazzo ogni cosa che dice e fa mi fa un enorme simpatia.
È molto dolce, gentile, rispettoso, simpatico e bello. Praticamente è l’uomo perfetto!
“Quanti anni hai? L’età di mia sorella? Diciassette?” chiede, confuso.
Annuisco. “Alice mi ha detto che tu hai ventidue anni. Ergo, sei troppo grande per me” dico, spostandomi e passandogli oltre.
“Ergo, posso insegnarti tante cose” ribatte divertito.
È ovvio che stiamo scherzando e la cosa mi piace parecchio. “A sì?” domando, incrociando le braccia al petto.
“Sì” conferma, pavoneggiandosi.
“Non sono scema. So perfettamente che vuoi cambiare discorso ma ballerai ‘YMSA’ davanti a me” comunico sorridendogli.
Il sorriso sul suo volto scompare. “Cazzo” impreca a bassa voce.
Rido ancora. “Dai entriamo.”
 
“Edward, balliamo?” È da tre ore che lo sto supplicando!
“No Bella, odio ballare” sentenzia per l’ennesima volta.
“Ma con Tanya hai ballato! Allora lo vedi che preferisci lei a me? Lei è più bella!” esclamo, disperata.
Mi guarda spazientito. “Tu sei più bella, okay? E mi ha costretto a ballare, non l’ho voluto io.”
‘Oh, poverino’, penso sarcastico. “Bene. Adesso ti costringo io” mormoro, prendendolo per mano e ignorando il suo complimento.
È ormai sera e fra poco andremo tutti a letto. Un ultimo ballo è d’obbligo, quindi.
“E adesso, signori e signori, questa canzone è dedicata a tutti gli innamorati” sussurra dolcemente il dj.
Zio e zia si alzano per poter ballare anche loro, sono gli sposi dopotutto.
Non appena un Edward riluttante mi prende tra le braccia stringendomi a sè sento un brivido scorrermi sulla schiena.
Lo guardo sorpresa. Che diavolo...? Mi sento al sicuro stretta a lui sì, ma a cosa è dovuto quel brivido?
In sala, iniziano a diffondersi le prime note di una canzone che non ho mai sentito, o se l’ho fatto non le ho prestato particolare attenzione.
Ma quando Edward sorride, capisco che lui la conosce.
http://www.youtube.com/watch?v=xCT2Fiv_a9w
Stringendomi più forte a sè, inizia a dondolarci a ritmo di musica, iniziando a cantare.

‘Ora vi racconto una storia che
Farete fatica a credere
Perché parla di una principessa
E di un cavaliere che
In sella al suo cavallo bianco
Entrò nel bosco
Alla ricerca di un sentimento
Che tutti chiamavano amore’

Canta a voce bassissima, un sussurro roco, la sua bocca vicino al mio orecchio. Sento un forte calore sprigionarsi dalla bocca dello stomaco. Sospiro, sorridendo un po’ imbarazzata.

‘Prese un sentiero che portava
A una cascata dove l'aria
Era pura come il cuore di quella
Fanciulla che cantava
E se ne stava coi conigli
I pappagalli verdi e gialli
Come i petali di quei fiori che
Portava tra i capelli’

Edward inizia a fissarmi sorridendo divertito, mentre sorrido anche io guardandolo circospetta. Tutto pur di non fargli capire come mi sento in quel momento.

‘Il cavaliere scese dal suo cavallo bianco
E piano piano le si avvicinò’

E mi stringe più forte. Posso quasi sentire i battiti del suo cuore che riescono a rilassarmi.

‘La guardò per un secondo
Poi le sorrise’

Il sorriso sul suo volto aumenta, facendomi quasi tremare le gambe da quanto è bello. E dolce.

‘E poi pian piano iniziò a dirle
Queste dolci parole:
Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per’

Mi fa fare una giravolta, afferrandomi subito con sicurezza.

‘Farti respirare e farti vivere di me’

I movimenti oscillanti dei nostri corpi appiccicati aumentano l’andatura per seguire il ritmo della canzone.

‘Vorrei essere la prima stella che’

Un’altra giravolta e il mio sorriso aumenta a dismisura, così come i battiti del mio cuore accelerano.

‘Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo’

Mi guarda sorridendomi ancora, fissandomi intensamente.

‘E che sono sempre con te’

Appoggia la sua fronte alla mia, non perdendo neanche per un secondo il contatto con i miei occhi, come a voler affermare la verità nella sua ultima frase cantata. È talmente bello...

‘Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella’

Non continua, rimane a fissarmi aprendo la sua bocca in un sorriso ancora più bello. Riprende a cantare.

‘La principessa lo guardò
Senza dire parole
E si lasciò cadere tra le sue braccia
Il cavaliere la portò con se
Sul suo cavallo bianco
E seguendo il vento
Le cantava intanto
Questa dolce canzone’

Sorride ancora, facendomi fare l’ennesimo giro e stringendomi non appena ritorno a guardarlo. Canta il resto della canzone così come ha iniziato, sussurrando le frasi con dolcezza nel mio orecchio.

‘Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono sempre con te
Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella’

Quando la canzone finisce, tutti applaudono per qualcosa − probabilmente un bacio degli sposi − ma io sono talmente stupita che rimango a fissare Edward a bocca aperta.
“Sono bravo a cantare?” chiede, stringendomi più forte a lui e riappoggiando la sua fronte contro la mia.
Mi scappa un gemito per cui chiudo subito la bocca. “Sì...” Il mio è solo un sussurro ma sono così... emozionata! Sì, emozionata, perché nessuno ha mai fatto qualcosa di così dolce e romantico per me.
Lo guardo, rendendomi conto solo in quel momento che fissavo le sue labbra mentre parlava.
Lui non è da meno: mi fissa intensamente, abbassando poi lo sguardo sulla mia bocca e riportandolo su di me.
La sua testa si avvicina alla mia lentamente, molto lentamente, provocandomi il batticuore. Respiro affannosamente mentre desidero che Edward mi baci in questo preciso istante. E quando sfiora le mie labbra schiuse con le sue, chiudo immediatamente gli occhi. Mi sento leggera quanto una farfalla in volo.
“Bella?” La voce di mia madre fa sobbalzare entrambi dallo spavento.
La fisso disorientata, scambiandomi con Edward un’occhiata sorpresa. “Ehm...” Provo a dire qualcosa ma non so a che proposito.
“Ma lui non era gay?” chiede mia madre.
Sgrano gli occhi, fissandola scioccata.
Mamma, che cazzo hai fatto?
 
 

Spazio autrice

Edward non finge quando le comunica che potrebbe insegnarle tante cose ;)

1)Prima che qualcuno mi accusi ancora di aver copiato questo pezzo in particolare dell' altra storia simile a questa (ebbene sì, ho fatto un giro veloce all' altra storia. Ma velocissimo, quindi sono pochi i particolari che ricordo come che Edward e Bella sono più grandi dei mie, Tanya è odiosa insieme a Irina che qua neanche è accennata, a sposarsi è la cugina, non la zia, e che al matrimonio ballano. Ah sì, che lì si odiano mentre qui si punzecchiano e basta. Infine, che Edward lì fa il medico, ma sempre in QUASI OGNI storia fa questo mestiere, spesso. Mentre qui, fa il medico sì ma pediatra.), vi ricordo che è un matrimonio e che come tale, in OGNI matrimonio ci deve essere un ballo. E se ben ricordo, Edward lì neanche canta perciò... .-.

2)Il bacio non era previsto, ma mi ha dato lo spunto per il prossimo capitolo.*-* Avete mai letto nelle note dell' autrice "Io penso una cosa ma i miei personaggi prendono vita e fanno tutt'altro"? Beh, adesso ho capito ciò che vogliono dire, e con questo mi riferisco al bacio che, ripeto, non ci doveva neanche essere. Se poi si può parlare di bacio uno sfioramento di labbra .-.

3)Facciamo finta che la canzone sia in inglese, Edward studia pediatria, non lingue xP

4)È la prima volta in assoluto che scrivo un capitolo aggiungendoci una canzone. Spesso li scrivo ascoltando musica, ma aggiungerla al capitolo è tutta un'altra cosa, almeno per me. Se è venuto da fare schifo, quel pezzo, ignorate e passate avanti per favore :'/
Nient' altro da aggiungere: se avete dubbi, esprimeteli pure, mavi supplico, basta con questa cosa de "La storia assomiglia a quella di samy" :'S
Detto ciò, ho finito.
Buon week-end
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***



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Non appena Bella chiude la porta, inizio a sbraitare furioso. “Che cazzo voleva dire tua madre con ‘ma lui non era gay’? Cosa le hai raccontato!?” 
Nonostante la mia rabbia, noto che Bella sfugge al mio sguardo.
“Ecco... vedi, io ho diciassette anni e, come ogni padre di una ragazza, mio padre non mi avrebbe mai permesso di portarti con noi e io avevo assoluto bisogno del tuo aiuto. Così gli ho detto che sei gay, per questo sei qui. Sapendoti gay, mio padre non si preoccupa più di tanto” spiega Bella. 
Sembra sinceramente dispiaciuta.
Adesso, a ben pensarci, mi vengono in mente delle frasi che avrebbero dovuto farmi capire la verità già da tempo: ‘Voglio solo che tu sappia che nella nostra famiglia non abbiamo pregiudizi’, ‘Bella ci ha spiegato tutto’, ‘Non ci sono problemi’. Poi, era veramente fin troppo gentile con me e già da questo dovevo incuriosirmi come minimo della cosa: un padre non era mai gentile e simpatico con un ragazzo amico/conoscente/fidanzato/amante della figlia diciassettenne.
Fisso Bella con un cipiglio scurissimo sul volto.
Bella ansima, chiudendo la bocca e facendo una smorfia dispiaciuta. Alla fine, mi salta addosso, stringendomi forte. “Perdonami, ti chiedo scusa... ma cerca di capirmi!” mi supplica.
Sbuffo: stavolta non ci cascherò. La scosto con decisione da me, fissandola risoluto. “Non mi incanti, Bella. Non stavolta.” Alle mie parole l’espressione dispiaciuta sul suo viso scompare, mentre mi fissa altezzosa. “Ma ti rendi conto? Mi hai fatto passare per un gay quando non lo sono. E se tuo padre lo scoprisse? Ci hai mai pensato? Tua madre magari va bene, ma tuo padre mi ammazza col suo fucile e prima voglio salvare come minimo le vite di tre bambini, per non parlare di voler raggiungere i cinquant’anni senza il fiato di tuo padre sul collo! Sai che ti dico? Che in fondo lo sei veramente: una ragazzina...”
Prima che possa dirle ciò che penso di lei, Bella con uno scatto mi prende il viso fra le mani, toccando le sue labbra con le mie.
Rimango per un attimo allibito. 
Quando si scosta, la guardo scioccato.
“Non ti conviene dirmi ciò che pensi di me, altrimenti stavolta nessuno mi impedirà di farti ballare ‘Waka waka’ in sala con un solo tanga addosso!” esclama arrabbiata.
La guardo sconvolto. “Sono io quello arrabbiato, Bella!”
Scuote la testa, calmandosi. “Mi dispiace veramente. Ma se non l’avessi fatto sarei venuta qua da sola e pensavo che Tanya era rimasta come prima...”
“Perché? Com’era prima?” domando, cercando di capire.
“Non vedevo da tanto tempo Tanya, ma da quello che ricordo è sempre stata così, solo che non essendo ancora fidanzata con Garrett la dava più facilmente a tutti. Ricordi quello che ti ho detto su di lei al bar, vero? Tanya è mia cugina, ci vogliamo bene e litighiamo spesso e per un po’ l’ho vista come la piaga della famiglia. Non pensavo che Garrett avrebbe messo a freno il suo lato più libertino, invece c’è riuscito.
Prima, però, anche se passavamo molto tempo insieme, spesso si vantava con me delle sue conquiste. Non lo faceva apposta, però mi faceva male, anche se lei è più grande di me di tre anni. Così ho pensato, immaginandola come la vecchia Tanya, di portare con me un ragazzo anche solo minimamente carino, per potere magari difendermi. Quando ne ho parlato con Alice, lei mi ha parlato di te. Mi ha detto dove trovarti e da lì ho iniziato a cercarti. Ma non potevo portarti con me, a meno che papà non avesse saputo che tu eri gay. Per questo gliel’ho detto, solo per questo. Non volevo prendermi gioco di te, tutto il contrario”, termina il suo racconto.
Sospiro: per me è difficile crederle, soprattutto sapendo che spesso mi ha mentito.
“Cosa posso fare per farmi perdonare?” domanda, fissandomi triste.
 Cerco di trattenere un sorriso. È davvero dispiaciuta.
Cerco di alleggerire la situazione. “C’è una cosa che puoi fare per me. Puoi darmi un bacio” sentenzio, sorridendole orgoglioso d’aver trovato un compromesso.
Sembra presa alla sprovvista ma sorride. “Tutto qui? Solo un bacio?” domanda, l’animo più rilassato.
“Non un bacio qualunque. Un bacio con tanto di lingua.”
Il sorriso le scompare dal volto. “No, la lingua no.”
La guardo scontento. “Ma è la parte che più mi piace di un bacio!” Faccio la faccia più coccolosa che posso fare.
Vedo Bella tentennare un pochino. Sì!
“Un solo bacio, nulla di più” continuo, affondando il coltello nella piaga.
Sbuffa. Con uno scatto, posa la sua mano sulla mia nuca mentre sorrido divertito. Finalmente riuscirò ad avere lo stesso bacio che non mi ha voluto dare oggi pomeriggio e lo stesso bacio che sua madre ha interrotto un quarto d’ora fa.
La stringo a me, gustandomi il contatto con la sua pelle purtroppo coperta dall’abito e delle sue labbra contro le mie.
Non pensavo di essere capace di dedicare una canzone a una ragazza, ma con Bella è stato davvero semplice. Conoscevo la canzone e l’ho trovata perfetta per Bella: una ragazza che crede nelle favole, nel Principe Azzurro, che desidera semplicemente un ragazzo che l’ami per com’è, che le dica molto probabilmente le stesse parole della canzone... Una ragazza che non ha paura di sognare nonostante il mondo sia una brutta bestia, che crede nei suoi sogni fino in fondo. Una ragazza che a soli diciassette anni è ancora vergine e continua ad aspettare, sperando di poter realizzare i suoi desideri, è tanto immatura quanto ingenua. E mi sa tanto che un po’ di ingenuità ci vuole, oggi giorno.
Le nostre lingue non si sfiorano, ma la voglia di assaggiare la sua con la mia è tanta.
Prendo l’iniziativa, facendo pressione per entrare con la mia lingua nella sua bocca. Ovviamente, un solo cenno di dissenso e mi ritiro, non voglio affatto costringerla.
Ma Bella apre titubante la bocca, ricambiando con timidi colpi di lingua i miei baci.
Con lentezza, la faccio appoggiare contro la porta. La stringo a me quando il bacio aumenta di passionalità, e con piacere vedo che anche a Bella piace. Sempre lentamente, la faccio appoggiare contro la porta. La stringo a me quando il bacio aumenta di passionalità, e con piacere vedo che anche a Bella piace.
Mi stringe, le sue braccia intorno al mio collo.
Premo la mia erezione inavvertitamente contro il suo ventre ma non sembra disturbarla.
Le mie mani si dividono i lavori: la sinistra è sul fianco di Bella, a stringerlo forte; l’altra scende piano verso la cosca di lei, alzandole con delicatezza la gonna del vestito.
Bella non mi respinge e io vado avanti. La mia mano destra adesso è a contatto con la sua gamba, la pelle morbida e calda. Quando però l’indice prova ad intrufolarsi dentro le sue mutandine, Bella sussulta e io mi blocco all’istante.
I nostri sguardi si scontrano e rassicuro Bella con lo sguardo, mentre il suo è impaurito ma allo stesso tempo illanguidito dalla passione.
“Tranquilla, Bella. Non voglio fare altro, voglio solo farti stare bene” le sussurro fissandola intensamente. È la verità ma lei sembra ancora titubante. “Lasciati guidare da me” sussurro, attendendo una sua risposta.
Mi risponde solo con un cenno affermativo ma è tutto ciò che mi basta.
“Distenditi sul letto” la invito, prendendola per mano.
Fa come le ho detto mentre mi stendo vicino a lei. 
Riprendo a baciarla, cercando di farla rilassare come prima. La mia mano risale lungo la sua gamba, accarezzandola lentamente. Come prima, porto due dita all’interno delle sue mutandine e stavolta non mi rifiuta.
“Voglio solo farti stare bene” sussurro, poggiando la mia fronte alla sua, fissando attentamente ogni sua espressione. Non deve essere facile per lei: non prova niente per me ed è la sua prima volta. Però voglio veramente farla stare bene, se vuole che mi fermi deve solo dirmelo.
Bella annuisce. È ancora incerta, ma si fida. Per me è già abbastanza.
Scosto di poco le mutandine, premendo l’indice sul suo clitoride. Sussulta.
“Va tutto bene” mormoro immediatamente, baciandole la fronte. Porto le mie labbra alle sue, mordendole delicatamente.
Sorrido sulle sue labbra, cercando di rassicurarla ancora di più. Ricambia il mio sorriso e io mi spingo col dito fin sopra la sua entrata. Accarezzo la sua femminilità, ma non potendo fare altro che sfiorare il suo clitoride passo oltre. Inizio a stimolarlo col polpastrello, velocemente, il ritmo del dito uguale a quello del bacio. Bella inizia a respirare velocemente, poi a gemere piano. Un improvviso pensiero mi fa allontanare da lei che mi fissa confusa. Mi alzo, chiudo la porta a chiave e ritorno immediatamente da lei, coricandomi sopra il suo corpo. Le bacio il collo, eccitato dai suoi ansiti.
“Apri le gambe” mormoro sul suo orecchio, leccandole il lobo.
Fa come le dico, facendomi quasi volare per la felicità. È incredibile il modo in cui siamo finiti qui... la credevo una pazza, quel giorno in biblioteca, e adesso invece è me che fa impazzire, penso con tenerezza.
Preso da un’improvvisa voglia, alzo il vestito indossato per la cena fin sopra i fianchi e mi abbasso con la testa fra le sue gambe.
“Edward, che fai?” chiede spaventata Bella ma io la ignoro.
Prendo il clitoride fra le labbra e inizio a succhiare. Bella ansima immediatamente. 
Ha un sapore meraviglioso, innocenza di bambina e sensualità di donna insieme.
Aumento i miei movimenti di labbra e lingua. Bella stringe le sue cosce, incastrando la mia testa fra di esse. Affonda una mano tra i miei capelli, indicandomi il ritmo giusto.
“Edward...” Allarga le gambe di scatto, mettendosi seduta, facendo affondare così più in profondità la mia lingua.
Sento i suoi umori nella mia bocca quando viene, facendomi gemere. L’erezione pulsa dolorosa fra le gambe ma cerco di ignorarla, almeno per il momento.
Ricade su letto, portandosi con la testa sul cuscino.
La imito, invitandola ad appoggiarsi al mio petto. “Come ti senti?” le chiedo, accarezzandole i capelli.
Prende un bel respiro, rilassata. “Sto bene.”
Il silenzio cala nella stanza. In casa siamo solo noi dato che ancora gli altri sono in sala, ma sono le nove e fra mezz’ora credo che ritorneranno.
“Edward?
La interrompo alzandole il viso e baciandola dolcemente. “Dormi. Ci penseremo domani.”
Certamente, non siamo amanti. Ma non siamo neanche amici, non più. Ma sono stanco, ho bisogno di pensare a qualcosa che non sia il sesso orale che ho fatto a Bella cinque secondi fa e quindi è meglio rimandare.
Aspetto che Bella si addormenti, cullata dalla mia mano che le accarezza i capelli, poi vado a farmi una doccia gelata. 
A quanto pare pensare a mia nonna e alla sua dentiera non è servito a calmare i miei bollenti spiriti.
 
 

Spazio autrice

 
Vado di corsissima, quindi vi dico solo che spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Sì, non è stato divertente come gli altri ma c'è un bel bacio con tanto di lingua perciò... perdonata? .-.
Non mi piace per niente questo capitolo, ma non so perchè. So solo che mi fa schifo, ed è la prima volta che succede per questa storia... :'(
Ho avuto solo il tempo di rileggere velocemente il capitolo, quindi perdonate OGNI singolo errore.
Ho visto che ci sono state recensioni nuove nel capitolo scorso (*-* Grazie!) ma purtroppo oggi non mi sento molto bene e fra poco andrò a letto... grazie di cuore, risponderò a TUTTI domani <3
Un bacio, Vane.
 
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***



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Ho il volto poggiato contro qualcosa di morbido e caldo quando il suono fastidioso della sveglia mi riporta bruscamente dal mondo dei sogni a quello della realtà.
“Mmh...” biascico, allungandomi per risvegliare i muscoli intorpiditi del mio corpo.
“Che ore sono?” domanda Edward, il tono di voce basso, dovuto al risveglio.
Apro di scatto gli occhi. Gli avvenimenti della sera precedente affollano la mia mente. Un sorriso felice spunta sul mio viso. Mi è molto dispiaciuto aver raccontato ai miei quella bugia sul conto di Edward, ma purtroppo non ho potuto fare altrimenti. E Edward, se mi ha perdonato così velocemente, deve averlo capito, altrimenti mi avrebbe fatto passare le pene dell'inferno prima di perdonarmi.
Alice mi ha sempre detto che suo fratello è un uomo buono e ogni giorno che passa me ne rendo conto sempre di più.
Mi stringo di più a lui, controllando già che ci sono l’ora. “Le sei e mezza.”
“È presto” si lamenta lui, coricandosi su un fianco e portandosi sopra il mio petto. Il suo respiro si regolarizza, segno che si è addormentato nuovamente.
Ricordo ciò che mi ha fatto ieri sera, qualcosa che non credevo mi sarebbe piaciuto. Conoscevo il sesso orale solo da parte delle femmine agli uomini, non credevo potesse avvenire anche al contrario!
‘Posso insegnarti tante cose.’ La proposta non mi mai sembrata così allettante come adesso.
E il bacio di ieri... non sarà stato romantico come volevo io, però è stato voluto. È vero che all’inizio l’ho rifiutato, ma dovevo pur fare la mia parte, penso sorridendo.
E poi, è stato romantico, se si esclude il luogo. Non me ne pento, né del bacio né del sesso orale.
Edward è buono con me, dolce, simpatico, attraente e, cosa che più mi fa impazzire di un uomo, mi fa ridere. Edward mi piace, sì. Però mi piace in modo diverso da come mi è sempre piaciuto un ragazzo... Di solito, ogni volta che mi piaceva qualcuno era per l’aspetto fisico. Edward non mi piace solo fuori, ma anche dentro.
Per di più, l’idea di farlo con lui non mi sembra così male. Ho sempre avuto paura che semmai un giorno avessi fatto l’amore con un ragazzo, lui il giorno dopo si sarebbe comportato da stronzo, facendomi stare male. Con Edward non ho paura, e la mia età mi fa essere curiosa sul sesso. Già da tempo voglio farlo, ma non per questo ho rinunciato alla mia idea di ‘amore romantico’.
Per tutto il tempo, non ho fatto altro che accarezzare i capelli di Edward.
Ieri sera è stato gentile con me, si è preoccupato, non ha chiesto nulla in cambio. E se gli piacessi esattamente come lui piace a me?
Mi spunta un sorriso da ebete sul volto, che scompare però subito dopo. Magari gli piaccio. Punto. Nient’altro di più! E se invece gli piaccio come lui piace a me, e lo deludo? Se vede che non ho niente di speciale, che sono inesperta e lui cercasse conforto tra braccia di altre ragazze?
“Ahia, Bella, ci stavi andando così bene” borbotta Edward. Era sveglio?!
“Scusa.” Non mi sono accorta di stringergli i capelli al mio ultimo pensiero. Gelosia? Oddio, no! Io odio la gelosia! La vibrazione del mio cellulare mi fa sussultare, distraendomi per un po’ dai miei ultimi dubbi.
“La gente non ha un cazzo da fare che chiamare poco prima delle sette?” chiede quasi più a se stesso Edward, sistemandosi meglio sul mio petto.
Sorrido, ancora una mano tra i suoi capelli. “Pronto?”
‘No, dico... ma tu non sei solo una sgualdrina, sei proprio una stronza puttana egoista!"
Alzo gli occhi al cielo. “Buongiorno anche a te, Alice.”
‘Cioè, parti sabato pomeriggio e devo essere io a telefonarti lunedì mattina?!’
In effetti... “Hai ragione, scusami. È solo che sono stata parecchio impegnata” spiego.
‘Dimmi che sei stata impegnata con mio fratello, ti supplico.’ La sua rabbia è scomparsa.
Rido. “No.” Non è la verità, ma una mezza.
‘Ah’. È delusa. ‘Vabbè, allora che hai fatto? Mio fratello si è comportato bene?’
“Sì, Alice, molto bene. Va tutto alla grande” rispondo.
Edward, sbuffando, mi prende il cellulare di mano, portandoselo all’orecchio. “Alice, se non fosse stato per te staremmo ancora dormendo e come va va, non sono affari tuoi! Chiama stasera, fino a quel momento non rompere più le palle!” esclama scocciato. Rimane un attimo in silenzio, ascoltando la risposta della sorella. “No, la mamma darà ragione a me!”
Rido, sentendoli litigare. Edward sembra un bambino.
“Tu toccami i cd della PS e vedi il tuo armadio bruciare al mio rientro” la minaccia.
Gioca alla PS? Oh be’, è un uomo dopotutto.
“Okay, perfetto. Ti voglio bene, ciao Alice. Sì, come vuoi, ti saluta anche lei, addio.” Chiude velocemente la chiamata buttando il cellulare sotto il cuscino e ritornando ad appoggiarsi sul mio petto, mentre prende una mia mano con la sua per portarla ai suoi capelli.
Li accarezzo, capendo quello che mi chiede. “Edward, ma io devo stare ad accarezzarti i capelli aspettando che tu ti riaddormenti?” chiedo, fintamente scocciata. Ovviamente, mi piace accarezzargli i capelli.
“Sì, perché non ti piace come idea? A me sì” afferma soddisfatto.
“Ma quanto sei simpatico?” domando sarcastica. Purtroppo, devo pur mantenere la posizione da dura che mi sono conquistata.
“SU SVEGLIA!” Colpi di pentola ci fanno sobbalzare, mentre mia cugina Tanya ride a crepapelle da dietro la porta.
“Ho capito” borbotta seccato Edward stendendosi con la schiena sul letto mentre rido divertito.
“Dai alziamoci” mormoro.
 
Non appena scendo in cucina, mia madre mi guarda come a volermi leggere dentro. Ieri sera Edward ha mormorato qualche scusa per poi prendermi in disparte e portarmi in camera da letto. Il resto è storia.
“Bella, posso parlarti un minuto?” chiede. Il suo tono non ammette repliche.
“Certo mammina!” esclamo. Se mi uccide giuro che la perseguiterò ogni notte!
Entriamo nella sua stanza da letto, e chiude subito la porta. “Edward è o non è gay?” domanda subito.
Mi inginocchio, abbracciandola all’altezza delle gambe. “Mamma, ti prego! Reggimi il gioco…” la supplico.
“Quindi non è gay?!” esclama.
Mi rialzo, facendole vedere gli occhi lucidi. ‘Pensa alle cipolle, pensa alle cipolle…’ “Se papà avesse saputo che Edward non è gay non mi avrebbe mai permesso di portarmelo dietro.” Okay, sto parlando di Edward come se parlassi di un cane ma va bene lo stesso.
“Bella! Se tuo padre lo venisse a sapere…”
“Non lo saprà, te lo giuro! Ieri ci hai visto solo tu, no?” domando, pentendomene tre secondi dopo.
“A proposito, cosa è stato quel bacio di ieri sera?” chiede, incrociando le braccia al petto.
Ecco… “Mamma, quello non era un bacio.” Quello che ne è seguito sì, però.
“Ah no? Se non fossi intervenuta io vi saresti baciati, Bella.”
Mi trattengo dal maledirla per averci interrotto perché, come lei, so perfettamente che ci saremmo baciati. E sarebbe stato un bacio romantico con la R maiuscola! Certo, anche quello dopo è stato romantico, ma con la R minuscola…
Sospiro. Se sarò sincera magari mi aiuterà… la mamma è la mamma, no? “Mamma, mi piace davvero Edward e… e forse gli piaccio anche io.”
Mi fissa con gli occhi sgranati. “Ti sei innamorata?” chiede esterrefatta.
Rido, finalmente felice di condividere con qualcuno i miei pensieri. “Non lo so!”
“Oh tesoro…”
“Mamma, per favore. Nessuno mi è mai piaciuto come mi piace Edward. È buono, gentile, divertente. E mi rispetta. Lui non è come gli altri.” Spero davvero che mamma mi creda, a parte la carta della sincerità non so cos’altro utilizzare.
Sospira, sedendosi sul letto. “Quando io e tuo padre ci siamo incontrati lo odiavo. Seriamente. Lui era quel tipo di persona da una notte e via.”
Ignoro il brivido lungo la schiena al solo pensare a mio padre in quelle vesti e continuo ad ascoltarla perché immaginare mio padre mentre fa sesso − poco importa se con la mamma o qualche altra – mi lascia shoccata.
“Quando mi ha incontrato per lui è stato un colpo di fulmine. L’ha sempre detto e lo continua a dire. Io però ero piuttosto testarda e non volevo credergli. Non sai le pazzie che ha fatto per conquistarmi!” esclama ridendo e facendomi sorridere. “Sai come mi sono innamorata di lui? O meglio, come ho capito di esserlo già da un pezzo?” domanda, fissandomi. Non attende risposta. “Lui mi ha regalato la prima volta esattamente come la volevo io. Volevo stare da sola in casa, nel letto enorme dei miei genitori, le luci spente, delle candele, lenzuola viole, musica bassa… C’è riuscito. A quel tempo avevo deciso di dargli la possibilità di farsi conoscere, così uscivamo insieme. Quella notte ho capito di essermene innamorata. Avevo diciassette anni e adesso ne ho quasi quaranta. Ne sono innamorata come il primo giorno” conclude la spiegazione sorridendomi. Si alza, abbracciandomi. “Tu sei confusa, ed è normale alla tua età. Ma se vuoi buttarti non sarò certamente io a frenarti solo… vacci con calma. Sei ancora giovane, non negarti varie possibilità.”
Ho capito ciò che intende: ‘Provaci ma non farmi diventare nonna prima che tu compia vent’anni’. Rido. “Grazie mamma” dico, ricambiando l’abbraccio con forza.
“Dai, adesso scendiamo e mangiamo un poco.”
 
Quando scendo giù, sono al limite della felicità. Raggiungo Edward con un salto.
Mi fissa sorpreso e divertito allo stesso modo. “Ehi, che succede?”
“Niente” mormoro stringendolo per la vita. “Andiamo a fare un giro dopo? Siamo a Miami e non abbiamo fatto nulla di bello!” esclamo annoiata.
“E dove vuoi andare?” chiede fissandomi.
“Possiamo andare in spiaggia o andiamo a fare un giro… oppure facciamo tutt’e due le cose!” propongo.
Mi fissa ancora, indeciso se accontentarmi o meno. Nell’attesa, le gambe mi tremano per il suo sguardo fermo nel mio.
“Va bene, fammi però mangiare qualcosa” mormora.
“Sì, tanto io vado a prepararmi!” esclamo, correndo subito per andare in camera mia.
“Bella, devi mangiare!” ribatte gridando Edward.
“Non ho fame!” Devo assolutamente essere splendida. Stavolta, non per me ma per Edward.
 
 

Spazio autrice


Accontentatevi di questo capitolo >.<
Dunque, qualcuno mi ha detto che considerava quello dello scorso capitolo un passo affrettato. Credetemi, il motivo per cui è successo si sta avvicinando ;) Non scrivo mai niente per niente ;)
Poi, Bella ha voluto quel bacio tanto quanto Edward (e chi non l’avrebbe voluto, al suo posto? .-.), solo doveva recitare la parte della dura xD
Capitolo non molto divertente, ma mi sono soffermata di più sui comportamenti di entrambi: in molte storie c’è imbarazzo la mattina dopo e questo è più che normale, ma quasi sempre uno dice all’altro di esserne pentito. Non so perché, ma è così .-. Qua, invece, né Edward né Bella sono pentiti. L’hanno voluto quel bacio, perché non ammetterlo?
Bella è confusa, ma ha 17 anni: chi non lo sarebbe al suo posto? Sa solo che al momento prova qualcosa di più di una semplice attrazione per Edward, perché se ne fosse solo attratta allora potrebbe esserlo anche di Garrett o di tutti gli altri ragazzi che incontra nel suo cammino ^^
Edward, invece, ammette di volere Bella ed è già un passo avanti con la questione della gelosia, anche se Bella lo sta raggiungendo x)
Spero di non aver dimenticato niente! Credevo fosse facile, invece creare attrazione e amore dal nulla è più complicato di quanto possa sembrare! D:
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***



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“Edward, mi prendi in braccio?” domando improvvisamente.
Mi fissa a bocca aperta. “Cosa dovrei fare?” chiede stupito.
Mi posiziono dietro di lui. “Sì, prendimi in braccio” propongo con un sorriso a trentadue denti. Gli circondo il collo con le braccia e con un salto riesco a circondare i suoi fianchi con le mie gambe. Le mani di Edward sono subito pronte per sostenermi, mentre vedo che sta sorridendo.
“Dio mio, Bella, più passa il tempo più mi convinco che mia sorella sia una santa confrontata a te” mormora divertito, facendomi ridere.
“Lo prendo per un complimento!” esclamo.
“Allora, signorina, dove dobbiamo andare?” chiede galante.
Dio, quanto vorrei riempirlo di baci! “Non lo so” rispondo.
Si blocca all’istante. “Come non lo sai? Devi pur saperlo!”
“Ma non lo so... Miami è così grande e io mi sento così piccola che... aspetta! Vieni con me” esclamo subito scendendo dalla sua schiena e prendendolo per mano.
Corriamo per un po’ fin quando non raggiungiamo la spiaggia. Non conosco molto Miami essendoci stata pochissime volte e per pochissimo tempo, ma con Tanya spesso andavamo in quella spiaggia a giocare.
“Non volevi rimandare la spiaggia a un altro giorno?” chiede curioso Edward.
“Infatti. E non verremo qui, andremo in un’altra spiaggia domani. Questa è la spiaggia dove io e Tanya venivamo a giocare da piccole, non per altro” spiego ricordando i bei vecchi tempi.
“E la gente che veniva a prendersi il sole?”
Rido. “Ma noi non giocavamo qui, proprio in spiaggia. Giocavamo lì” e indico un punto alle sue spalle.
Edward si volta e posso immaginare la sua sorpresa. “In un castello?” chiede esterrefatto.
“Già. È un castello disabitato, non si può entrare, ma io e mia cugina giocavamo sulle gradinate”
“E come giocavate?” domanda, passandomi un braccio sulla schiena per portarmi più vicino a lui.
Ho lo stomaco sottosopra, e non devo andare in bagno. “Non posso dirtelo” rispondo, ignorando le farfalle allo stomaco. Sembrano essersi stabilite, queste, nella mia pancia.
“Perché no?” chiede sorpreso.
“Perché poi riderai di me!” esclamo imbronciandomi.
Sorride dolcemente. “Non riderò di te, promesso.”
Alzo gli occhi al cielo, indecisa se rispondere o meno. “Io e Tanya... giocavamo alle Principesse. Lei la Principessa del castello, mentre io...”
“Tu?”
Sospiro, sconfitta. “Io facevo il suo cavallo” dichiaro infine.
Rimane un attimo interdetto, voltando il viso improvvisamente. “Ehm...”
Emetto un gemito strozzato. “Stai ridendo, lo sapevo!” grido voltandomi per andare via.
“No, no, no, non sto ridendo!” esclama rincorrendomi. Ridendo, però. Riesce a raggiungermi fermandomi e abbracciandomi da dietro. “Scusami, non volevo ridere, te lo giuro!” esclama, ancora ridendo. “Prometto che mi farò perdonare, sul serio”
“A meno che non mi porti Antonio Banderas con solo un tanga addosso tutto bagnato, difficilmente potrai farti perdonare” mormoro. Vediamo adesso cosa fa.
“Non ho capito cosa ci trovate voi donne in questo Antonio!” esclama allontanandosi.
Rido. “Okay, ora ti sei fatto perdonare” mormoro. Vederlo geloso di me è un premio di consolazione niente male.
“Ma se non ho fatto niente” ribatte.
“Sì, invece. Dai, ora andiamo a bere qualcosa” lo invito prendendolo per mano. E chi lo molla più, ora?
 

Martedì

 
Mi siedo sulla sedia a sdraio, posando la borsa per il mare sul tavolino vicino a me e indossando gli occhiali da sole.
“Uaoh” mormora annoiato Edward, sedendosi vicino a me.
“Non ti piace prendere il sole?” domando, per nulla interessata. Sto prendendo il sole.
“No, infatti. Mi annoio!” esclama. Stavolta, il bambino lo fa lui.
“Perché non ti metti a fissare le ragazze in bikini?” propongo. Se lo fa, può considerarsi un uomo morto.
Rimane un attimo in silenzio. “Sì, forse hai ragione” risponde alla fine, con tono di voce divertito.
Ah sì? Mi metto subito seduta, rovistando nella mia borsa e tirando fuori un binocolo. Tolgo gli occhiali da sole e prendo il binocolo, controllando la spiaggia da sinistra verso destra e viceversa.
“Ma che stai facendo?” chiede Edward sbigottito.
Tengo a fatica l’impulso di sorridere. “Sto cercando i bagnini” rispondo subito.
Mi toglie immediatamente il binocolo dalle mani, fissandomi torvo mentre io gli sorrido come un angioletto. “Perché non ti rimetti gli occhiali da sole?” chiede coricandosi nuovamente.
“Va bene, così?” chiedo, dopo essermeli messa.
“Sì, ora va meglio” mormora attirandomi a sè.
Non mi oppongo di certo e lascio che la mia schiena si scontri con la sua spalla, in modo tale da abbronzarmi pur rimanendo vicino a Edward.
“Bella, andiamo a farci un bagno?” chiede Tanya comparendo di fronte a noi, mano nella mano con Garrett.
Non mi sono ancora messa la crema abbronzante, perciò accetto. “Dai, vieni con me, ci divertiremo!” lo sprono tirandolo per una mano, in piedi.
Edward non molla e rimane disteso. “No, vai tu. Seguirò il tuo consiglio e rimarrò a fissare le ragazze in bikini” mormora divertito.
Mollo immediatamente la presa, alzando le mani. “Come vuoi.” Mi volto, dandogli le spalle. “Garrett, sto arrivando!” urlo pronta a raggiungerlo.
“No, ma quale Garrett!?” chiede subito brusco Edward alzandosi e affiancandomi.
“Tu volevi stare qui a fissare le ragazze in bikini, io volevo andare a mare libera di flirtare con chiunque. Non ti sta bene?” chiedo sorridendogli.
“No che non mi sta bene. Non siamo neanche fidanzati e chissà quante volte mi hai messo le corna solo col pensiero!” esclama adirato.
“Non ti piacerebbe scoprirlo” sussurro, dandogli dei leggeri colpi sulla spalla.
Sbuffa. “Andiamo a farci questo benedetto bagno”
“Va bene, ma devi sapere che io non so nuotare e che quindi devo stare attaccata a una persona. E dato che non vuoi che sia Garrett, questa persona, devi esserlo tu” spiego.
“Oh no, ma cosa mi tocca fare?” domanda retorico entrando in mare e allungandomi una mano con un sorriso.
Camminiamo sin quando l’acqua non tocca il mio ventre.
“Bella, finiscila di stritolare la mia mano, vai tranquilla” mormora Edward. Lascia che l’acqua gli copra tutto tranne il volto.
Lo guardo, più alta di lui essendo ancora in piedi. “Se mi lasci morire annegata giuro che mi vedrai ogni notte in sogno con cinque uomini diversi a fare solo Dio sa cosa” sibilo.
Ride divertito. “E se invece farò il bravo? Cosa ricevo in premio?” chiede, facendomi ricordare il bacio–premio che gli ho dato.
“Niente. È un favore quello che ti sto chiedendo.”
“E io, di rimando, un premio voglio ricevere. Ricordati che starai attaccata a me per tutto il tempo, guarda che è una fatica” spiega.
Mi volto, pronta per l’ennesima volta a lasciarlo solo. “Nessuno ti costringe.”
“No, no, no, scherzavo. Farò il bravo bambino, te lo prometto!” esclama immediatamente.
Rido. “Voglio fidarmi” mormoro.
“Bene. Allora, abbassati fino ad arrivare all’altezza del mio viso col tuo” sussurra fissandomi.
Lo guardo, convincendomi sempre di più che potrei affidargli la vita stessa senza mai pentirmene.
“Ora allarga le gambe” continua.
Ubbidisco, ma quando le mie gambe non toccano più la sabbia ed essendo il livello del mare molto alto lancio un urlo spaventato e mi aggrappo a lui facendolo ridere.
“Bells, è tutto apposto, ti tengo io” mormora, lisciandomi i capelli bagnati sulla schiena.
“Possiamo ritornare dove l’acqua mi arriva alle ginocchia?” chiedo, non allontanandomi per niente da lui.
Ride ancora. “Credevo ti fidassi di me.”
“Infatti! Mi fido di te, è dell’acqua che non mi fido” chiarisco subito, scostandomi di poco per guardarlo negli occhi.
Sorride, avvicinandosi a me e lasciandomi un leggero bacio sulle labbra. “Non aver paura, ti tengo io. E se ti fidi ancora di più, posso anche insegnarti a nuotare.”
Non riesco a connettere, non dopo quel bacio che in realtà non era neanche definibile così. È stato uno sfioramento di labbra che è durato meno di un attimo, ma per me il tempo è stato come se si fosse fermato. Non ho la minima idea del perché, ma spesso mi vien da pensare che sono cotta a puntino. E forse, anche qualcosa di più.
Alzo il viso, ricordando che devo dargli ancora una risposta. Faccio finta di pensarci su, mentre mi beo del contatto del mio corpo attaccato al suo stile Koala. “Mi piacerebbe imparare a nuotare.”
“Allora ti insegno io” propone divertito.
Sorrido. “Va bene, insegnami tu.”
 
 

Spazio autrice

 
Sapevo che darvi più capitoli in una settimana era sbagliato, adesso vi sembrerà passato un secolo dall’ultimo aggiornamento, quando in realtà sono passati solo 7 giorni ç_ç
Comunque, credo proprio che mancano gli ultimi due capitoli e… bye bye storia! ^^
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, benché non accade nulla di così interessante…
Purtroppo non posso rispondere alle vostre recensioni, non sapete quanto mi dispiace ç_ç Sapete che lo faccio SEMPRE ma proprio oggi non posso <3 Sappiate, comunque, che le leggo più e più volte e che spesso e volentieri un sorriso divertito per tutte le vostre parole mi spunta sul viso, facendomi sorridere davanti al pc come una scema xD
Un bacio, a presto :3
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***



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Mercoledì

Un bussare lieve alla porta della mia camera mi costringe ad alzarmi dal mio letto per aprire. Indosso un pigiama abbastanza coperto, quindi non ho bisogno di prendere la vestaglia.
“Edward” lo saluto, spostandomi per farlo entrare.
Senza una parola, si corica a peso morto sul mio letto, a pancia in giù. “Quando finirà questa settimana?” chiede piagnucolando.
“Mmh…” Mi avvicino a lui, imitandolo e buttandomi sul letto di schiena, però. “Tre giorni. Passeranno in fretta, vedrai.” Cerco di consolarlo, divertendomi però dei mugolii bassi di disperazione che produce Edward.
“Tua nonna mi farà impazzire!” esclama.
“Ma perché, è una così dolce vecchietta” mormoro, fingendomi offesa.
Si volta con il viso verso di me, guardandomi storto. “Una dolce vecchietta, dici? E quale dolce vecchietta metterebbe nel piatto degli spicchi d’aglio perché fanno bene al cuore, sostituendoli alle volte col peperoncino?” domanda, retorico.
“Ehi! Quella è mia nonna, io sopporto tutto questo da diciassette anni, di cosa ti vuoi lamentare?” sbotto.
Con un gemito disperato, preme il suo volto sul materasso.
Gli accarezzo i capelli. “Su, non fare così. Mia nonna si è affezionata a te, dovresti esserne felice” sussurro, cercando di non mostrarmi divertita.
Scuote la testa, senza emettere alcun suono.
Sospiro, alzando gli occhi al cielo. “Posso fare qualcosa per te?” domando.
Alza di scatto la testa, fissandomi con un sorriso a trentadue denti.
“No” ribatto immediatamente, fulminandolo con gli occhi. Mica scemo il ragazzo, ma al momento il prossimo bacio sarà spontaneo, non per richiesta.
Preme nuovamente il volto sul cuscino, scuotendo la testa.
Scoppio a ridere, lasciandogli un bacio sulla base del collo. Ha un odore delizioso, lo posso sentire immediatamente. “Edward, ti giuro, con te non mi annoio mai!” esclamo, pronta ad alzarmi dal letto ma la mano di Edward mi blocca.
È seduto, il suo viso davanti al mio. “È positiva, la cosa, no?” domanda divertito.
Annuisco, fingendomi seria. “Oh sì che lo è” concordo. Presa dallo scherzo, non mi sono resa conto dell’indice di Edward che accarezza la pelle del polso.
Mi fissa sorridendo, gli occhi che brillano. Sicuramente, lo specchio dei miei. Si avvicina lentamente a me, quasi con timore. Ma perché dovrei avere paura se è ciò che voglio? Un bacio spontaneo con chi mi piace. Sorrido maggiormente quando le sue labbra toccano le mie, la mia mano a posarsi subito sulla sua spalla.
Sento che anche lui sorride, rendendomi ancora più felice. L’idea che lui possa essere il primo si fa sempre più strada in me… Ho già ammesso con me stessa che Edward non è il solito ragazzo di questi tempi che pensa solo a una cosa in particolare di una ragazza, mi fa stare bene, mi piace, mi fa ridere… se non lui, che sembra essere il mio ragazzo ideale, chi?
E se non dovesse durare… pazienza, sarò stata una bella esperienza! Non è detto che il ragazzo con cui debba perdere la verginità deve essere l’unico della mia vita. La prima volta, per me, deve essere con il ragazzo che, in quel preciso momento della tua vita, ti fa stare bene… e, al momento, è Edward.
“Edward, aspetta.” La mia mano si posa sopra la sua, intrufolata sotto la mia maglietta.
Mi guarda confuso, allontanando il suo viso dal mio. “Che c’è?” domanda.
“Io…” Non so come continuare la frase. Per quanto la voglia di donarmi a Edward è sempre più forte, ho anche un po’ paura.
“Bella, non voglio costringerti a farlo, volevo solo…”
Lo interrompo. “Io voglio, Edward. Lo voglio davvero, è solo…” mi interrompo di nuovo, incapace di andare avanti.
“Cosa?” chiede, accarezzandomi il volto e attirandomi sulle sue gambe.
“È… è la prima volta, e io…”
Stavolta, ad interrompermi, è Edward che mi bacia dolcemente. “Mi piaci Bella, e non ti farei mai del male. Non ti costringerei mai a fare qualcosa che non ti va.”
Annuisco, il cuore che batte all’impazzata. “Voglio” sussurro.
Edward mi spinge delicatamente sul letto, lui sopra di me puntellandosi sui gomiti. “Farò attenzione. Ti fidi?” sussurra, iniziando a baciarmi il collo.
Inarco la testa, per permettergli maggior accesso a quella porzione di pelle. Ansimo quando sento la punta della sua lingua sfiorarmi, le mani di Edward sul mio stomaco adesso scoperto.
Il bacino di Edward spinge verso il mio, facendomi sentire la portata della sua eccitazione. E quando le mie mani, dalle spalle di Edward, si spostano sulla schiena lentamente, poi sul suo ventre, sempre più giù, si alza bruscamente andando verso la porta e chiudendola a chiave.
Quando ritorna, riprende a baciarmi dolcemente. “Così saremo più tranquilli” sussurra posando la fronte sulla mia, spiegando il gesto di un secondo fa.
Sorrido anche io, un sorriso esitante e poco sincero, dovuto all’ansia della prima volta.
Mi accarezza una guancia, chiudendo gli occhi. “Puoi fermarmi quando vuoi, te lo ripeto: non faremo nulla che tu non voglia.”
Ma quando lo guardo negli occhi, scorgendo la sincerità del suo sguardo, la sua voglia di me, dimentico tutto lasciandomi andare.
Non ho la più pallida idea di che cosa sia, ma so per certo che non è semplice attrazione quella che provo per Edward.
Stringo i denti quando mi fa sua, ma grazie ai suoi baci e alle sue carezze mi concentro solo sul piacere. Più che altro, mi rilassa: so per certo che la prima volta non si raggiunge quasi mai l’orgasmo, ma mi sta bene. Avremo altre occasioni.
E nonostante sia stato abbastanza tempo a contatto con il mio corpo, quando ricade con la schiena sul letto, il respiro ansante così simile al mio, mi attira a sé, il mio capo sul suo petto.
Rimaniamo in silenzio, ma non un silenzio teso, bensì… rilassante.
Sospira, stringendomi maggiormente a sé. “Scusami.”
Alzo il viso, guardandolo in volto. “Per cosa?”
“Per non averti dato la prima volta che desideravi, per non aver reso questa prima volta romantica come tu avevi sempre sognato, per…”
Lo interrompo baciandolo, un bacio con la B maiuscola, con tanto di lingua. “Non sarà stata in riva al mare, ma è la più bella e romantica prima volta che una ragazza possa mai desiderare. Non rimpiango neanche un attimo questo momento, Edward. E ti ringrazio.” Do voce ai miei pensieri, liberando il mio cuore e cancellando i suoi sensi di colpa.
“Davvero?” domanda.
Annuisco, sorridendogli apertamente. “Davvero” rispondo, riprendendo a baciarlo.
Edward non si tira indietro, tutt’altro. Continua a baciarmi, ad accarezzarmi, ma si ferma solo a questo e gliene sono grata. I muscoli del corpo sono piuttosto doloranti, in questo momento, e quel bruciore fra le gambe non accenna a lasciarmi in pace.
Mi addormento fra le sue braccia, e non potrei desiderare di meglio.
 
Mi risveglio sentendo una mano accarezzarmi la schiena con la punta delle dita, facendomi increspare la pelle di brividi.
“Edward…” mormoro, ancora nel mondo dei sogni.
“Ti sei svegliata” sussurra, lasciandomi un bacio fra i capelli.
Mi sistemo meglio fra le sue gambe, respirando a pieni polmoni il suo profumo.
“Come ti senti?”
“Bene. Molto bene” rispondo, affondando il volto nell’incavo del suo collo. Decisamente bene.
Edward ridacchia. “Meglio così” afferma con decisione, portandosi su di me con un veloce movimento, facendomi ridere felicemente.
 
Questi tre giorni sono volati come il vento, purtroppo per me. Non solo perché adesso dovrò ritornare a New York, ma perché non avrò più occasioni di vedere Edward. Volendo diventare pediatra, Edward partirà per tutta l’estate, aiutando suo zio che è specializzato. Suo padre è un chirurgo, serve un vero pediatra, e suo zio si trova a Los Angeles. Suo zio l’ha chiamato, e gli ha offerto questo piccolo lavoro.
Perciò, anche volendo continuare la nostra storia, non è possibile, non più. Non lo biasimo, diventare pediatra è il suo sogno da quando era un bambino, a detta di Alice, quindi questa è un’opportunità che non può, e non deve, rifiutare.
Eppure non sono pentita di aver fatto il grande passo con lui, anche se so che è finita. È stata una bella esperienza, questa settimana con Edward, ed una prima volta meravigliosa. No, non sono assolutamente pentita.
È questo che penso mentre preparo le valigie, è questo che continuo a pensare quando sento bussare alla porta.
“Avanti” mormoro, voltandomi per vedere chi è.
Mia madre mi sorride. “Posso?” domanda.
“Certo.”
Si siede sul letto, battendo una mano su di esso, invitandomi a fare lo stesso. Mi fissa preoccupata, mi guarda come a voler studiare ogni mia possibile azione. Lei sa tutto, anche della futura partenza di Edward.
Mi siedo vicino a lei con un sospiro, mettendo da parte la prima valigia.
“Come stai?” chiede, accarezzandomi una guancia.
Apro bocca per parlare ma la richiudo immediatamente. Le lacrime che mi ero imposta di non versare riempiono i miei occhi, mentre mia madre mi accarezza la spalla.
“Oh, tesoro” sussurra commossa, stringendomi.
La abbraccio, scoppiando a piangere. “Mamma… non è giusto!”
“La vita è ingiusta, amore. Edward deve partire, se vuole continuare a veder realizzato il suo sogno…” risponde, cercando di consolarmi.
“E mi va bene!” esclamo, quasi con rabbia. “Ma perché, allora, dovevo innamorarmi proprio di lui?” domando, riprendendo a piangere con più forza. In questi tre giorni, avevo cercato di non pensarci, perché se l’avessi ammesso anche solo con me stessa allontanarmi da lui sarebbe stato più difficile, se non impossibile. Ma non posso sfuggire all’evidenza, amo Edward e vederlo partire, quando è stato lui a rendermi una donna…
“Passerà, Bella. Devi solo dare tempo al tempo” sussurra, stringendomi. “E poi ci sono le webcam, i telefoni, potete stare comunque in contatto!” esclama, credendo di aver trovato una soluzione.
Mi scosto per poterla osservare. “Mamma, con Edward non abbiamo parlato del futuro. Siamo stati semplicemente noi, vivendo, quella che neanche può definirsi una storia, giorno per giorno. E se neanche vuole stare con me? Mi vuole bene, sì, ma poi?” chiedo. Non c’è risposta, perché neanche mamma può sapere ciò che pensa Edward, e le lacrime continuano a scendere sul mio volto. Mi lascio consolare da Renèe, e anche se le lacrime giungono al termine, quella crepa sul mio cuore, ad ogni minuto che passa, cresce.

Dicembre

Mamma aveva ragione, bisogna dare tempo al tempo. Cinque mesi sono passati, e l’ultima volta che ho visto Edward è stato quel sabato, dopo essere ritornati da Miami. Ci siamo abbracciati, mi ha lasciato un bacio, ma basta. Niente di più, non sono neanche andata da lui a salutarlo il giorno in cui è partito, e lui non mi ha chiesto niente.
Alice non sa nulla, se non che abbiamo avuto un breve flirt. Cosa abbia inteso lei, cosa le abbia detto lui, non lo so e neanche mi interessa.
I primi tempi sono stati difficili, ma dovevo farmi forza. Anche perché, mio padre non doveva sospettare assolutamente nulla!
Ho trovato altri interessi, le uscite con Alice mi hanno aiutato, lavorare per un po’ come baby-sitter e guadagnare dei soldi… sì, sono riuscita a conservare quella breve settimana come uno dei ricordi più belli di sempre, sicuramente il primo in lista. E, non rimpiangendo nulla, devo accettare come le cose sono andate a finire.
Il campanello che suona mi fa sobbalzare, facendomi cadere la matita che tenevo in mano per fare i compiti. Mi alzo sbuffando, maledicendo chiunque abbia interrotto la mia ora di studio di matematica pomeridiano – okay, i miei pensieri, ma non importa! – e costringendomi ad alzarmi dalla poltrona. Aprire la porta in pieno inverno non è mai piacevole, stando davanti alla stufa e dovendo poi morire dal freddo per colpa di persone che devono per forza disturbare!
Ma tutto scompare dentro di me – freddo, caldo, pensieri, tutto! – quando, aprendo, vedo Edward più bello che mai, con i capelli bagnati dalla pioggia, il corpo tremante, pallido per il freddo, i suoi magnifici occhi verdi che osservano il mio volto stupefatto, e quel suo sorriso gentile che forse, più di tutte le sue caratteristiche fisiche, mi ha conquistato.
“Edward…” sussurro, incapace di credere ai miei occhi.
“Ricordi cosa mi hai detto al bar, a luglio, quando mi hai chiesto se potevo farti quel favore… in cambio di qualunque cosa io ti avessi chiesto?” domanda immediatamente, sorridendomi divertito.
Annuisco, ancora incredula.
“È giunto il momento di ricambiare il favore” sentenzia, incrociando le braccia al petto. “Devi fingerti la mia fidanzata. Stavolta tocca a te” continua, il sorriso divertito che aumenta.
E non posso non ricambiare il sorriso, divertita anche io. Be’, gli ho promesso che, se avesse accettato, avrei fatto tutto quello che voleva, quindi… perché no?
 
 

Spazio autrice

 
Non vi aspettavate un finale del genere, eh? ;) Sì, lo so, adoro sorprendervi! *Q* E sì, finale!!
Non credevo di poter finire con un solo capitolo la storia, sennò vi avrei avvertito! O.o Tra l’altro, se ci ho messo così tanto nel pubblicare questo nuovo capitolo, è perché proprio non riuscivo a scriverlo >.< Ma oggi mi sono imposta di scrivervi almeno un capitolo che poteva essere definito decente, e invece ne sono parecchio soddisfatta! :’D
Dunque, andiamo alle spiegazioni u.u
1.Avevo intenzione di far perdere la verginità a Bella sul castello dello scorso capitolo, ma purtroppo Edward mi supplicava in questo capitolo, perché non ce la faceva più, e Bella non è stata da meno. Fanno tutto i miei personaggi, anzi, io do loro un freno perché a quest’ora già avrebbero fatto sesso già da quella sera, dove i due si sono scambiati quel bacio e hanno fatto sesso orale *Q*
Poi, comunque, sono dell’opinione che non è mai troppo presto, se tu lo vuoi, e Bella lo voleva. Pensieri, ovviamente, e dato che la storia è mia mi rispecchio nei pensieri della protagonista :)
2.Il finale è stato esattamente come lo volevo io: non sapevo come collocare l’ultimo pezzo –il quale era già dall’inizio la fine della storia–, ma oggi ho avuto l’ispirazione *-* Quindi non preoccupatevi, niente è affrettato, anzi!
Niente dichiarazione d’amore, niente “e vissero tutti felici e contenti”… esattamente come volevo io il mio finale :’) Perché, vi chiederete. Bè, per poter iniziare una nuova storia!
Ovviamente, posso anche concludere “felicemente” la storia lasciandola in questo modo, ma se volete posso anche continuarla. Se volete un continuo, vi ripeto: niente drammi, sarà una storia leggera come questa. Ne affrontiamo così tanti nella vita reale, di problemi, che almeno in questo mondo fantastico vorrei leggere storie allegre, magari un po’ finte, ma tanto è appunto finzione ^-^
La decisione spetta a voi ;)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, esattamente com’è piaciuto a me scriverlo *-* Per la scena d’amore, il rating è arancione, quindi mi sono dovuta trattenere ç_ç
A presto!

p.p.s: Che stupida, non ho ringraziato nessuno -.-“ Bè, in realtà questo non avevo idea fosse l’ultimo capitolo, anche per me è stata una sorpresa! <3
Ringrazio comunque, tutti coloro che hanno recensito, facendomi sorridere come una scema davanti al pc con le loro frasi (spero che anche questa storia vi abbia divertito come ha divertito me scriverla :3)
Ringrazio le 121 persone che hanno messo questa tra i preferiti, le 313 persone che l’hanno inserita tre le seguite e le 43 persone nelle ricordate.
Grazie di cuore, non pensavo che questa storiella estiva venisse così seguita :3 grazie di tutto <3
 
 
 
 
 

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