Black and White.

di LeviRivaille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Candid ***
Capitolo 3: *** It Is Not As It Appears. ***
Capitolo 4: *** Scelte. ***
Capitolo 5: *** Difficoltà. ***
Capitolo 6: *** Oscuro. ***
Capitolo 7: *** Miscela Inevitabile. ***
Capitolo 8: *** Dura verità. ***
Capitolo 9: *** Sera. ***
Capitolo 10: *** Desideri. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


“Tu che stai leggendo questa storia, ti introdurrai in un mondo diverso da quello che hai sempre visto o sognato.

La tua anima sarà in pericolo se vedrai un corvo nero con gli occhi rossi.

Se vorrai dargli la tua anima, Fallo pure ma io ti ho avvertito.

Non bisognerebbe mai giocare con la vita e la morte, però…

Se vuoi farlo, sarai il responsabile della tua rovina.

Attento alle scelte che fai.

Scegli bene se vivere o morire.

Ma la tua anima, tienitela stretta poiché sarà destinata all’inferno o…

Il paradiso…”

 

 

 

-Sicura di voler fare un contratto con me?

-Sono sicura.

Rispose la ragazzina al corvo dagli occhi rossi.

La ragazza indossava un vestitino bianco, puro e candido, senza decorazioni ne niente che le ricadeva sulle gambe sottili.

A prima vista poteva esser un fantasma, poiché la veste si intonava, quasi, al suo colorito pallido.

I capelli neri le ricadevano sparsi sul letto di piume bianche, lunghi e lisci come seta, dandole l’aria inquetante ma candida.

Il corvo la fissava, orgoglioso del nuovo pasto che si stava preparando per lui.

-Non sembri una di quelle persone che farebbero tutto per ottenere ciò che vogliono.

Disse emettendo un leggero suono con il becco e spalancando le sue nere ali.

-Sono sola, e questo mi basta… Non l’ho scelto io, gli altri mi hanno abbandonata. Sono sicura.

Le verdi iridi vennero nascoste dalle palpebre, con lunghe ciglia, per non guardare più quel corvo e per poter sembrare più decisa che mai.

-Sola… Quindi procediamo o vuoi ripensarci?

Il corvo prese il volo mentre, avvolto da piume nere, prendeva un’umana forma.

Si sentì i rumori dei tacchi picchiettare in quel pavimento mentre un ghigno apparve, compiaciuto.

-Sicura. Procedi!

-Ti avviso, ho anche un padrone ma, lui ormai sa badare a se stesso, gli ho insegnato tutto quello che doveva imparare. E quando mi pagherai?

Le piume bianche sotto la ragazza la sollevarono da terra portandola quasi a un metro dal pavimento.

-Alla mia morte, con il raggiungimento del mio obbiettivo.

Una mano si posò sulla guancia della ragazzina accarezzandogliela appena, mentre un’unghia lunga le faceva un graffio involontario, o forse no?

Una goccia di sangue colò su quelle candide piume bianche, tingendole di rosso con un non molto.

E quel rosso divenne nero, nero come l’oscurità che si era creata in quel mondo parallelo e, in quell’atmosfera scura.

-Bene, allora… Qual è il tuo desiderio?

Il demone tolse subito la sua mano mentre le sue piume nere volavano e lo avvolgevano per non mostrarsi molto.

-Il mio desiderio è…

 

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Capitolo 2
*** Candid ***


“Ogni cosa ha il suo tempo…

È così che si dice, o no?

E il tempo, che fine fa?

Finisce per lo sparire mentre vediamo la vita scorrere, come un fiume, davanti ai nostri occhi.

Ecco, questo è il tempo e questa… è la vita.”

 

 

Passarono dieci anni da quel giorno… Il giorno in cui la candida fanciulla perse la sua purezza.

Era seduta su una sedia, davanti allo specchio, a spazzolarsi i capelli.

Non era cambiata così tanto.

Sempre i soliti capelli neri, più lunghi, sempre curati ma avevano preso il profumo del cocco.

Gli occhi verdi, prima accesi e brillanti, adesso erano spenti e vuoti.

La pelle color latte si confondeva con i colori che, i suoi genitori, le hanno regalato.

Si era da poco alzata, indossando una vestaglia che era lasciata slacciata.

Sotto una canottiera bianca, maschile, che le arrivava a coprire metà coscia.

Le usava per quel motivo, le davano un’aria sexy ma, allo stesso tempo, quasi eterea.

Sì, se voleva, poteva diventare come desiderava.

Il cellulare iniziò a vibrare e suonare sul mobiletto, annunciando l’ora di alzarsi.

Lei si alzò con molta grazia e andò a spegnerlo.

Sorrise, erano quasi le otto di mattina e doveva ancora concludere il suo rito magico.

Bussarono alla porta e lei si voltò, facendo girare in aira i suoi capelli.

-Avanti. Entra pure.

Ed eccolo li.

Un uomo dai capelli corvini entrò nella stanza, con in mano, un vassoio.

-Scusami per il ritardo, ho preparato la colazione.

Appoggiò il vassoio sopra un mobiletto e si sistemò meglio la cravatta.

I capelli erano medio/corti e corvini, alcune ciocche gli coprivano i lati del volto, un po’ più lunghe delle altre.

Gli occhi erano rossi, quasi chiaro, di un rosso che ti rimane impresso nella mente.

Era alto almeno un metro e ottanta o ottantadue.

Si era già preparato, infatti indossava una camicia nera lasciata sbottonata sul petto, con la cravatta rossa lasciata allentata per dare l’aria un po’ da “moderno”.

Un paio di pantaloni di jeans scuro, quasi nero, chiusi in degli stivali di pelle nera.

Sorrise nel notare la loro differenza di altezza.

-Ma come, a 17 anni sei ancora così bassa?

-Sebastian, non puoi prendermi in giro a tuo piacimento. E poi le ragazze bassine sono sempre le più amate.

Sbuffò la ragazza un po’ offesa da quell’osservazione.

Lei era alta soltanto un metro e sessanta.

Sì, era bassina per le ragazze della sua età, ma non se ne preoccupava poi così tanto.

-E poi non sei ancora pronta. Hai già preparato i panni?

Sebastian si avvicinò all’armadio per tirar fuori qualcosa da farle mettere.

Prese un vestito bianco di seta con qualche ricamo sul petto e alla gonnellina, un paio di tacchi neri e cercò, in uno scrigno, un fermaglio verde.

-Non andavano bene quelli li sul letto?

-No, sai Candid, ti vedo di più con questi che con quella schifezza.

Rispose l’uomo osservando con molto disgusto il jeans e la maglia blu che aveva scelto di indossare la sua “protetta”.

Candy si sedette sul letto e prese un cornetto al cioccolato iniziando così, la colazione.

Ormai il suo rito stava giungendo al termine.

-Sebastian… Ma non ti scoccia aver fatto un contratto con me?

Lui la osservò un po’ pensieroso, come se non capisse o… avesse capito.

-No, come ti dissi dieci anni fa, il mio signorino sa badare a se stesso. Gli ho insegnato come fare.

Lei annuii e tornò alla sua colazione mentre pensava a cosa fare.

Ormai non c’erano dubbi, il tempo era passato velocemente ma, ancora non sapeva quanto ne aveva da passare prima che arriva la sua ora.

-Ormai non sono più come prima… Vero?

Domandò così, senza pensarci, più rivolta a se stessa che al suo compagno di avventura quotidiana.

-Non credo. Ricordi le piume bianche? Erano nere, dopo che il sangue le ha macchiate. Ormai tu sei legata a me, come io a te…

Si intromise Candy, continuando le parole di Sebastian, come se pensassero la stessa cosa.

-… Sugellando il patto, in quel giorno, del nostro contratto, con un marchio che rimarrà impresso sulla mia pelle…

-… In attesa che sia compiuta la tua volontà, in attesa che succeda ciò…

-… Tu attenderai di mangiare la mia anima…

Candy si alzò e si tolse la vestaglia.

-… Un’anima che non ho mai sentito così pura e gustosa...

Le si avvicinò tracciando con le mani piccoli segni immaginari sul braccio della ragazza.

-…Un desiderio che da sola non potevo realizzare…

Ormai le loro menti si erano unite, sapevano come rispondere al loro fermarsi per dar la possibilità all’altro di continuare la frase.

Sebastian arrivò alla spalla destra, coperta dalla manica di quella canottiera.

Alzò la manica, scoprendo il braccio della ragazza e mostrando una stella a punta rovesciata, identica a quella che aveva lui sulla mano sinistra.

-… E ora, marchiato da questo simbolo che ti accompagnerà…

-… Fino a quando non morirò. Sebastian, cortesemente puoi uscire fuori? Mi devo vestire.

Il corvino lasciò andare la spalla della ragazza per poter obbedire al suo ordine.

-Yes, my lady.

E uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Siete maturata di molto.

Eravate così indecisa in passato se stipulare un contratto con me oppure lasciar perdere.

Ora siete molto più decisa.

O mostrate solo a me la vostra forza?

Di una cosa sono certo, la sua anima, con me, sarà al sicuro, finche non arriverò io a…

Prenderla.

 

 

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Capitolo 3
*** It Is Not As It Appears. ***


“Ti ho lasciato senza parole, non è vero?

Bene, sei disposto a lasciarti andare ancora un po’?

Sì, hai capito bene, lasciarti andare al canto… Il canto di una vita ormai segnata.

E se non sei pronto, cosa accadrebbe?

Hai paura?

Bene, perché non hai visto ancora niente di quello che deve accadere.

Non sempre le cose sono così…

Come ce le aspettiamo…”

 

 

Sebastian camminava avanti e indietro.

Fissava la porta ove sarebbe uscita la sua protetta.

Lei uscì e sembrava davvero di mal’ umore.

-Ci mancava solo lui per iniziare la giornata.

Si avvicinò a Candy e le mise una mano sulla spalla.

-Sta tranquilla, se ne andrà presto. Rilassati cinque minuti. Ok?

Avvertiva il suo stato d’animo. Glielo leggeva in faccia.

-Non lo so… sento un qualcosa che mi tormenta dentro.

La ragazza sbuffò e si tuffò tra le braccia del demone.

Ora le stava prendendo la tristezza..

Così iniziò a darla sfogo con le lacrime e si accoccolò al suo demone.

-Che succede? Non piangere, dai, il mal’ umore passerà.

Sebastian si stava preoccupando un po’ così la abbracciò forte per farla calmare.

-Stai tranquilla, è tutto apposto… Senti, che ne dici di andare a trovare una persona? Ti va?

Candy alzò lo sguardo, ancora con le lacrime e fece di no con la testa.

-Sento come… come… qualcosa che riecheggia nelle mie orecchie. Qualcosa che mi prende in petto.

Così le tornarono in mente i ricordi.

 

-Candy va piano! Attenta o cadi e finirai per farti male.

Disse una voce delicata come il velluto alla piccola Candid Hosmord

Una donna dai lunghi capelli biondi le corse incontro per abbracciarla.

-oh, piccola Candy, stai attenta.

Poi si avvicinò un uomo dai capelli neri come la notte.

In quel ricordo non si vedevano bene i volti, come se Candid non si ricordasse di loro.

 

Sebastian la prese in braccio e la portò fuori casa, chiudendo la porta a chiave e scesero le scale.

-Ora andiamo, ti presenterò una persona.

Dicendo così arrivarono ad un’auto.

Candid scese dalle braccia del demone per poter aprire lo sportello del passeggero.

-Chi è?

Sebastian si mise alla sua postazione e sorrise.

-Oh, se te lo dicessi, che ci andiamo a fare? Da brava, allaccia la cintura che partiamo.

Lei obbedì e sistemò subito la cintura.

A quel punto Sebastian mise in moto e partì.

La macchina sfrecciava sull’asfalto dell’autostrada per uscirne e prendere una via di terra.

-Quando arriviamo?

Lui non rispose, continuava a guidare sperando che il luogo era ancora quello.

 

Se non lo sapreste, non verreste con me.

Bene, signorina, si prepari.

Chissà cosa accadrà incontrandolo…

 

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Capitolo 4
*** Scelte. ***


“La senti?

La voce del tuo cuore.

È un demone che dentro di te, ti tormenterà ancora.

Per sempre…

Non puoi fuggire…”

 

 

Ormai era un bel po’ di tempo che erano in viaggio, in quella Maserati che Candy tanto amava.

Il silenzio si era fatto troppo imbarazzante tra di loro.

Sebastian ne risentiva, infatti ogni tanto si girava verso la ragazza.

-Stai attento a dove guardi. Guida e basta.

Era la solita risposta della corvina nei confronti del demone.

Era costretto a sentire solo quella frase e, non trovare qualcosa da dire.

Così mise la radio e sintonizzò su un canale di musica classica.

Sapeva che farla subire alla ragazza, le avrebbe scatenato una reazione che, per lo meno, avrebbe rotto quel silenzio.

Ma lei, di tutta risposta, cambiò frequenza sperando che Sebastian non rimettesse quella “schifezza”.

La mano guantata del corvino si posò, delicatamente, sul bottone per rimettere la frequenza precedente e, intanto, quella della ragazza, premeva per mettere quella seguente.

Una lotta su gusti musicali che, però, sarebbe finita male.

Infatti il loro schiacciar-pulsante-che-tanto-vinco-io, finì per far uscire il fumo dallo stereo e dalla macchina.

-Ma che dia…

Sebastian non finì la frase che accostò al ciglio della stradina per poter fermare la macchina e scender a controllare.

-Guarda tu, un perfetto signor DEMONE che rovina una perfetta signor’ AUTO. Bravo Sebastian! Hai vinto un premio!

Candid si precipitò nei sedili posteriori per sdraiarsi, comodamente, e poltrire un po’.

Intanto lo sportello di dietro si aprì per far affacciare il povero mal capitato, nell’auto.

-Senti chi parla, la perfettina so tutto io. Mi daresti una mano?

-Emh…

La ragazza aprì un occhio e lo squadrò bene.

Non ne aveva intenzione.

-Voglio dormire… Mmh chiuderesti lo sportello? Ho sonno!

Ma si sentì un peso addosso, infatti, Sebastian le era sopra e l’aveva immobilizzata.

-Che ti prende? Ora non facciamo più le sarcastiche? Guarda, se non ti avrei mai incontrata a quest’ora starei con il mio padroncino.

-Tu lo ami molto?

Se ne uscì lei, all’improvviso, tentando di alzarsi di poco per poter liberarsi e sedersi vicino a lui.

-Sono costretto a… Stargli vicino ma ora, devo stare anche vicino a te.

-Non hai fatto come ti avevo ordinato, anzi, chiesto di fare.

Sebastian si alzò per darle la possibilità di sedersi.

Avevano toccato un tasto dolente, sia per lui che per lei.

-Già… Non ho dato ascolto al mio istinto… Al mio essere…

-Mi hai salvata… Ti sono grata. Se non saresti intervenuto, a quest’ora, non starei qui. Starei in qualche luogo con mia madre…

 

-Desidero che…

Ma il demone le coprì la bocca.

-Hai molta paura e vuoi continuare… Ma sai, sei ancora piccola per morire.

Disse semplicemente per prendere una forma umana.

Un’ uomo elegante in divisa da maggiordomo le apparve davanti.

La ragazzina si alzò appena dal letto di piume nere e aprì gli occhi.

-Io sono morta?

-No ma, sei in fin di vita. Pensaci bene, ti consiglierei di rinascere, se vuoi ancora vivere per molto tempo.

-Rinascere… Ma sarei SOLA.

Lui si allontanò appena dalla bambina e si sistemò i guanti.

-No, perché mi hai invocato per un desiderio. E so cosa desideri.

-Signor demone, cosa desidero?

La piccina allungò un braccio per tirare, appena, la manica della giacca del demone.

-Desideri scoprire chi vi ha uccise, in parte poiché, ripeto, sei in fin di vita. Vuoi vendicarti della morte di tua madre e ritrovare tuo padre. Soprattutto, vivere e non sentirti sola.

La bambina annuii e lo lasciò.

-è quello che voglio. Signor demone, posso rinascere come te così sarei ancora viva e potrò realizzare tutto ciò?

Lui si voltò verso di lei e, in un elegante inginocchiarsi, alzò lo sguardo con un sorriso.

-Yes, my lady. Allora rinascerai come demone e scoprirai, ti vendicherai, e vivrai. Non sarai sola finché non ti insegnerò come vivere… Questa maledizione.

La bambina sorrideva.

Era la prima persona che la capiva…

 

Candy prese le mani di Sebastian e sorrise.

-Forza, dobbiamo incontrare quella persona, o sbaglio?

 

Avvolte è stupido…

No, sono le situazioni che sono stupide.

I momenti in cui le viviamo.

Siete pronta? Vivete una maledizione ma non avete paura.

Sembrate orgogliosa.

Non è ancora giunto il momento in cui…

La vostra nuova natura, si mostri per com’è.

Per ora siete solo una ragazzina, una mocciosa, qualunque.

Allora? Non mi ringraziate per avervi suggerito, dieci anni fa, di vivere?

 

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Capitolo 5
*** Difficoltà. ***


“l’umanità… la cosa più stupida per un essere superiore…

O inferiore.

Il mistero che circonda il mondo, deve rimanere tale.

Cosa accadrebbe se, due identità simili ma, con caratteri e modi di fare molto differente, si incontrassero?

Forse si scontrerebbero fin quando uno dei due non perirà…

O vivrà…”

 

 

Candy teneva il vestito per i lati, come una principessa, per non farlo sporcare.

Intravide una villetta immersa nel verde del prato.

-Sebastian! Vieni a vedere!

In lontananza c’era un demone al quanto stanco.

Si era abituato alla comodità delle macchine che, fare la strada a piedi, lo aveva stancato.

-Dai Sebastian! Io vado avanti!

Annunciò la ragazza per poi correre verso la villa.

-Aspettami!

Così, anche lui iniziò a correre per raggiungere quel rifugio… il SUO rifugio.

Candid si era fermata davanti al cancello.

Una villa immersa nel verde e con dentro altrettanto verde!

Si affacciò un po’ per studiare l’abitazione.

Il cancello era stato da poco dipinto di un grigio perla mentre, appeso, vi era uno scudo di legno con le iniziali C e P.

Verso il portone della casa si estendeva un vialetto di ghiaia con, ai lati, delle piante di rose di varia colorazione.

Oltre ai cespugli di rose c’era un’incantevole giardino ben curato nell’aspetto e nei particolari.

La casa si divideva in due piani, piano terra e primo piano e le pareti erano state dipinte di un blu chiaro.

Vi erano altri particolari che, però, non avevano catturato l’attenzione della ragazza.

Finalmente Sebastian riuscì a raggiungerla e suonò il campanello.

-Sei troppo veloce e vivace, merito della campagna?

Candid annuii e si prese i capelli di lato e iniziò a intrecciarli ma venne subito fermata dal demone più anziano.

-Di mio avviso, meglio lasciarli di lato ma senza farne una treccia. Sorridi e si socievole, infondo ti ho portata qui per aiutarti a socializzare.

-Sì, ho capito ma sai che mi stai chiedendo troppo. Per me è uno sforzo immane, come indossare questo vestito.

Mise un’adorabile broncio che si mutò in una smorfia nel vedere che gli occhi di Sebastian erano passati dal rosso al rosa/porpora, segno che non stava scherzando e ricordarle chi era veramente.

Anche gli occhi della ragazza si tinsero del colore di quelli del demone per fargli capire che aveva capito.

Il cancello si aprì e ne uscì un ragazzino.

Candid l’osservò bene.

Doveva avere sui 13 anni ma, in lui, c’era qualcosa che la spaventava.

I capelli blu scuro gli ricadevano sugli occhi.

Indossava una benda che ricopriva l’occhio destro mostrando così, soltanto il colore del sinistro, che era blu.

Si era appoggiato al bastone e intanto, lui, squadrava Candid.

La ragazza notò che il ragazzino indossava degli abiti in stile ottocento e usciti, chissà come, da qualche negozio per cosplayer.

Sì, le dava l’impressione di esser uscito da qualche manga.

-Mi scusi se vi abbiamo fatto aspettare ma, si è rotta l’auto.

Si intromise Sebastian, porgendo fine a quel silenzio.

-Sono felice di rivederti. Entrate.

Fece il ragazzo spostandosi di lato per far entrare i suoi ospiti.

Candid era un po’ perplessa sul perché Sebastian gli parlava in quel modo e sul modo di vestirsi del “moccioso”.

Arrivarono davanti alla porta e vennero aperti da un ragazzino biondo che indossava dei fermagli e un paio di guanti da giardiniere.

-Signor Sebastian! SIETE TORNATO!

Esclamò nel vedere, d’avanti ai suoi occhi, il demone.

 -Candid, lui è Finny, è un giardiniere. Vedo che sei migliorato, complimenti.

Si rivolse prima alla corvina e poi al biondino.

-Piacere di conoscerti Finny, sono Candid Hosmord.

La ragazza allungò la pallida mano verso Finny per stringergliela.

Il biondino ricambiò il gesto, felice di aver conosciuto qualcuno di nuovo.

Sebastian cinse le spalle della ragazza per farla entrare.

-Da questa parte. La sistemazione è sempre la solita?

Chiese il demone al ragazzino dai capelli blu notte.

-Sì, sempre la solita.

Entrarono in un salone allestito con quadri e poltrone.

Vi era anche una vetrina con liquori e vini di vario genere, per intrattenere gli ospiti.

-Passiamo alle presentazioni ufficiali. Signorino lei è Candid Hosmord.

Disse sedendosi vicino alla ragazza corvina.

-Candy, questo fanciullo è il mio padrone. Il conte Ciel Phantomhive.

-Lieto di conoscervi. Quindi anche voi siete un demone?

Candid annuii mentre Ciel si toglieva la benda dall’occhio destro per mostrare il suo simbolo…

Lo stesso simbolo che lei aveva sulla spalla destra e  Sebastian sulla mano sinistra.

-Come siete diventato un demone?

Chiese un po’ impaurita la corvina.

Non sapeva perché ma quel ragazzino la timoriva un po’.

-è una storia troppo lunga, piuttosto, parlatemi della vostra storia.

Lei scosse la testa.

La sua storia doveva rimanere un segreto.

Non valeva la pena di renderla pubblica a un’ intruso.

Sì, perché Ciel Phantomhive era un’ intruso… tra il rapporto che si è creato negli anni tra lei e Sebastian.

-Sebastian, dato che non vuole parlare e, sinceramente, non mi piacciono le persone che si intromettono tra di noi… TI ORDINO DI UCCIDERLA.

Esser uccisa? Candid rabbrividì ma si tolse il copri spalle e mostrò il suo marchio.

-Sebastian, TI ORDINO DI NON UCCIDERMI!

Il povero demone era esasperato… Voleva soltanto riunire una “famiglia”… Invece si trova costretto a obbedire e disobbedire agli ordini dei due.

-Sebastian, a chi obbedirai?

Chiesero all’unisono i due marmocchi...

 

 

“..Le scelte vanno prese con il tempo…

Ma quando sei costretto a decidere in fretta, potrai prendere la strada sbagliata…

E quella strada forse è succulenta come una notte di luna piena…”

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Capitolo 6
*** Oscuro. ***


Intromissione dell'autrice: Non sapendo che titolo dargli, ho associato OSCURO al fatto del pensiero di SEBASTIAN. *Profondo inchino* Buona lettura.

“la candida luna… pallida che illumina appena  il buio che avvolge la terra, il buio dell’universo, ma, anch’essa è una creatura dell’oscurità o…

Il sole…  così potente che, con il suo splendore, squarcia quelle tenebre che, lo spazio infinito, gli hanno donato.

Due forze messe in sospeso che, se solo unissero le forze…

Nessuno potrà contrastarle…”

 

Sebastian non mosse un dito… Pensare, ecco cosa stava facendo.

Intanto Ciel era sicuro che il demone l’avrebbe ubbidito, mentre Candid sperava che avrebbe ascoltato lei.

 

Se vi conosco bene, volete mettermi alla prova…

Che situazioni che riuscite, ancora, creare intorno alle persone.

Se è quello che volete allora…

 

-Mi dispiace, Candid, devo disubbidire al tuo ordine.

La ragazza abbassò lo sguardo e si passò una mano sulla gamba, cercando qualcosa che aveva nascosto in caso che fosse successa una situazione del genere.

Quando era costretta a indossare quei abiti, metteva sempre una giarrettiera ove metterci quello che le serviva in quel momento.

Allora afferrò il manico del pugnale e lo tolse, puntando la punta verso il demone più anziano.

-Se vuoi uccidermi, fallo pure, ma sappi una cosa…

Si alzò in piedi e si avvicinò a Sebastian.

Mise il pugnale in bocca, dal lato del manico, e lo tenne stretto con i denti mentre si aggrappava alle spalle del corvino per potersi metter in punta di piedi e arrivare al suo orecchio.

A quel punto riprese il pugnale in una mano.

-… Prima di farlo, ti troverai la lama in petto. Come merita un traditore.

Ritornò verso la poltrona, guardandosi le spalle per vedere la reazione di Seb.

-Allora sarò contento che il mio cuore venga trapassato da quella lama.

 

-Sentimi bene, non potrò sempre esserci con te… O correre in tuo aiuto.

La piccola Candid fissava Sebastian negli occhi per imprimersi bene la lezione che le stava facendo.

-Quindi, dovrai difenderti da sola. Capito?

-Sissignore!

La bimba scattò sugli attenti in un gesto quasi militare.

-Perfetto, dovrai sempre portarti dietro o una pistola o un pugnale.

Sebastian aveva portato una ciocca di capelli di lato e messo un paio di occhiali, segno che era in fase TUTOR.

-Sei piccola ed è meglio che tu non ti porti dietro ne l’uno ne l’altro, quindi una matita ben appuntita potrà bastare.

-Ma, signor demone…

-E non chiamarmi così, almeno quando siamo in mezzo alla gente comune. Sebastian.

Candy mise un broncio che passò quando lui sorrise.

-Se qualcuno ti aggredisce da vicino, usa il pugnale. Non devi per forza uccidere per fermare. Basta che colpisci alle gambe oppure alle spalle. Meglio le gambe così non può correre.

Nel dire ciò, si indicò anche i punti precisi.

-Se invece hanno intenzione di aggredirti, ma sono lontani da te, basta sparare alle gambe. Tutto chiaro?

Candid annuii e corse tra le braccia di Sebastian.

-Cosa c’è? Vuoi venire sulle spalle?

-Sì! Voglio volare in alto!

Così posò la bacchetta e la fece girare in aria tenendola in braccio.

 

La ragazza teneva il pugnale puntato verso l’uomo quando Ciel si intromise applaudendo.

-Bravi a tutti e due. Tu perché mi volevi obbedire e VOI perché vi sareste difesa.

A quel punto Candid rinascose il pugnale da dove lo aveva preso.

Sebastian tirò un respiro di sollievo e andò a sedersi.

-Siete sempre il solito. Comunque siamo qui per chiedervi un favore.

Disse aiutando la ragazza a sedersi vicino a lui.

-Avete così tante conoscenze che potreste rintracciare chiunque voi vogliate, o sbaglio?

Gli occhi blu del conte incontrarono prima quelli verdi di Candy e poi quelli rossi di Sebastian.

-Sì… Chi dovrei rintracciare?

A quella domanda, il corvino diede una spintarella al braccio della ragazza per dargli la descrizione della persona in questione.

-Un uomo. Non uno qualunque, uno che, dieci anni fa, ha abbandonato la famiglia. È alto uno e novanta e ha i capelli lunghi e neri. Se li ha ancora lunghi. Sono neri come i miei. Poi il resto… Non ne ricordo molto.

-Capisco… è poco e nulla. Conosci la descrizione di una possibile moglie, fidanzata o amica?

La ragazza annuii e abbassò lo sguardo.

-La donna è sua moglie però… è morta quando lui se ne andò. Lei aveva i capelli biondi e parecchio lunghi…

All’improvviso si ricordò com’era la madre e così si concentrò meglio.

-Aveva gli occhi verde chiaro, molto chiaro. Era una donna bellissima. Invece lui…

Cercò di fare un altro sforzo ma nulla, non si ricordava altri particolari del padre.

-Capisco. Bè, cercherò di fare del mio meglio. Comunque sia, sarei felice di avervi come mia ospite per un po’. Oltretutto…

Ciel si girò verso Sebastian con un’aria accusatrice.

-Oltretutto la macchina è fuori uso. Questa sera ci sarà un ballo, verso le nove.

Si alzò e andò verso la porta per congedarsi.

-Chiamerò qualcuno per portare la macchina a riparare. Sebastian, accompagnala nella sua stanza.

Il demone si alzò in piedi e si inchinò appena.

-Yes, my lord.

Candy prese un lembo della camicia dell’uomo, un po’ intimorita, e si alzò.

Quando furono da soli in camera, a quel punto, parlò.

-Sebastian… Mi fa un po’ paura…

-Il mio padroncino è un cane che abbaia e non morde e poi… Questa sera ci saranno molti invitati quindi, potrai socializzare un po’.

Ecco, di nuovo quella storia.

A LEI non gli andava di SOCIALIZZARE.

-Sempre se non farò una strage di persone... Non mi va di socializzare e tu che fai?

Sebastian, in un attimo, le fu molto vicino.

I loro volti erano così vicini che potevano sentire il loro respiri.

-Sei stata sotto una campana di vetro per tanto tempo. Dacci un taglio netto. O te lo farò dare io il taglio, ok?

Era duro e quasi spietato ma a lei non gli andava di dargli retta.

Così lo spinse un sul letto e lo guardò con altrettanta aria minacciosa.

-NON mi va.

-Cosa mi farai se ti obbligo?

Chiese lui alzandosi appena per poterla trascinare vicino a lui.

-Non scherzavo quando ti ho detto che, con questa lama…

E si toccò il punto in cui vi era nascosta.

-… l’avrei fatta oltrepassare il tuo cuore.

Lui annuii compiaciuto.

La ragazza ormai stava cedendo.

 

Sì, dovete esser così…

Dovete cedere all’oscurità del vostro cuore.

Il puro deve sparire e, se non vorrà…

Interverrò io…

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Capitolo 7
*** Miscela Inevitabile. ***


“Il passato e il presente…

Due entità così diverse ma che dovrebbero rimanere separate.

Il passato lasciato al presente che fu mentre…

Il presente lasciato al presente che è…

Ma se queste due entità si incontrassero e qualcuno ci giocasse, cosa accadrebbe?...”

 

La corvina era appoggiata con le braccia al muro mentre, Sebastian, tirava sempre di più i lacci del corsetto.

Ogni volta che l’uomo li stringeva più forte, si sentiva mancare l’aria.

-Non… respiro…

-Ormai ho finito, poi, più è stretto, meglio è.

E nel dire ciò, fece un perfetto fiocco.

-Non capisco perché di questa tua scelta ma, penso che per un ballo sia perfetta.

Non approvava il fatto che la ragazza aveva scelto il colore viola e non il bianco ma, per quella sera poteva passarci sopra.

Candid si guardò allo specchio e si osservò bene.

La stoffa del corsetto era viola, quasi metallico.

Il pizzo era un po’ trasparente e un po’ nero, ornato con fiocchetti, anch’essi neri.

La gonna era lunga e leggermente “gonfia” con la stoffa esterna viola che lasciava una spaccatura sul d’avanti per mostrare quella drappeggiata e in pizzo che era tutta nera.

La ragazza si sedette su una sedia portandosi i lunghi capelli all’indietro.

-Preferisci i capelli lisci o un po’ ricci?

Chiese Sebastian avvicinandosi a un cassetto in attesa di risposta per scegliere lo strumento.

-Decidi tu.

A quella risposta, aprì il cassetto per prendere dei fermagli viola da metterle ai lati dei capelli, per non farglieli cadere sul volto.

Estrasse anche una spazzola e si avvicinò minaccioso alla ragazza.

Candid si voltò appena e sorrise per poi tornare ad ammirare la sua immagine allo specchio.

Il demone iniziò a spazzolarle con cura i capelli, facendo molta attenzione a non strapparne per colpa di qualche nodo imprevisto.

Prese uno dei fermagli e le tirò indietro una ciocca, sistemandola con cura dietro l’orecchio.

Così ripeté l’operazione anche dall’altro lato.

La ragazza si portò una mano al collo per sentire la morbidezza di quel nastrino di raso nero.

Sorrise soddisfatta del risultato.

-Ora sono pronta. Senti Sebastian, balliamo solo il primo pezzo e l’ultimo?

Si alzò e, accolse il braccio che il corvino le aveva allungato.

In silenzio, scesero le scale per poi esser inondati dai presenti.

La musica era già iniziata da un po’.

-Se… Seba…

Candy tossì appena per riportare l’attenzione di Seb su di lei.

La lasciò andare e fece un’elegante inchino.

-Mi concede questo ballo?

Le chiese con un finto sorriso sulle labbra.

Lei annuii e gli prese la mano guantata per poi avvicinarsi.

Il valzer era abbastanza pieno di giravolte, quindi si dovettero adattare subito.

-Ah, che piacere vedervi. Signorina Candid posso rubarla a questo gentiluomo?

Chiese una donna avvicinandosi ai due che, nel sentire la sua voce, si fermarono.

Aveva una quarantina di anni o poco più ma, se li portava bene.

I lunghi capelli biondi erano racchiusi in una treccia e, i verdi occhi, si fermarono sulla ragazza.

-Certamente. Mi scusi signor.

Candy lasciò la mano si Sebastian facendo un leggero inchino principesco.

Si avvicinò alla donna e uscì con lei per poter parlare senza esser sentite.

-Mi scusi, chi è?

Chiese la corvina alla donna.

-Ma come? Ti sei già scordata di me?

Chiese la bionda con una finta tristezza.

Candid osservò bene il volto di quella donna così misterioso.

-Mi sembra di… di… conoscervi già.

-Certo che mi conosci, piccola mia…

La ragazza la fissò con gli occhi sgranati e increduli.

Non poteva esser possibile.

-Quell’uomo così gentile, non è poi così come sembra. Ma questo già lo sai, o almeno in parte.

Prese a braccetto Candid e si incamminò verso un angolo buio.

Si lasciò guidare ma stando ben in allerta.

-Sai, infondo è grazie a lui che ora non hai adempiuto al tuo destino.

La donna la lasciò andare per sorriderle.

-è lui che mi ha uccisa e… Ha ucciso anche te.

Sollevò gli occhi al cielo sperando che la figlia la capisse solo che, Candid, non ci stava capendo nulla.

-Ti ha uccisa per renderti come lui, un essere malvagio capace di togliere l’anima alle persone. Ma tu, piccola mia, non sei così…

Ora era riuscita ad attirare l’attenzione della corvina.

La più giovane non ci stava capendo, anzi, era molto confusa e un po’ triste.

Era come se le parole di quella più anziana, fossero vere.

-… c’è ancora una speranza per farti tornare quel che sei.

-Cosa sono?

Chiese Candid quasi in trance.

-Sei un’ angelo… Ti saresti comunque salvata. Non sei ancora una bestia.

-Ma come? TU ERI MORTA! TI HO VISTA, HO VISTO IL TUO SANGUE!

Scattò la ragazza.

-Sì, ma era morto il mio corpo umano… Non quello vero. Ora sei intrappolata, se vuoi…

-Se voglio cosa?

-Posso farti diventare di nuovo quel che sei e staremo insieme…

La bionda abbracciò forte la figlia nella speranza di riuscire a riportarla alla “ragione”.

-Insieme… Ora sai chi ci ha fatte male… Non vuoi punirlo?

-Non ci credo… è sempre…

-Rimasto con te per tutto il tempo? Perché voleva che tu fossi completamente un demone… Sei solo una metà dell’uno e dell’altro.

La donna sorrise, stava riuscendo a farla ragionare…

 

“…Il caos.

Se tutto ciò è inevitabile, sarà il tormento più grande di tutta la propria vita…

Per questo alcune cose è meglio che rimangano sepolte…

…Nel passato…”

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Capitolo 8
*** Dura verità. ***


“… Il Chaos porta alla pazzia…

La pazzia porta alla perdita…

Della ragione.

Senza la ragione, si finisce per sentirsi inadeguati…

Inadeguati nella realtà dei fatti…”

 

Un corvo era comodamente posato su un ramo di un albero vicino alle due.

-Se… sei veramente mia… madre?

Chiese la corvina alla donna che aveva di fronte.

-Sì… Vuoi sapere dell’altro? Se vuoi ti posso portare con me e…

-E cosa?

Il corvo scese dall’albero e, da dietro, apparve Sebastian.

-Sono curioso di sapere cosa farete.

Un falso sorriso gli apparve in volto.

Si sentiva abbastanza inqueto quando quella donna si era avvicinata alla sua “protetta” e così, silenziosamente, si era avvicinato alle due per poter intervenire.

-Signorina Candid, venga qui, si lasci portare in salvo da questa megera.

Allungò la sua mano guantata verso Candy, nella speranza di “salvarla” da quella donna.

La ragazza, però, non ci badò e continuò a fissare la donna.

-A quanto pare è confusa… Che bestia orribile che siete. Profanare l’innocenza a una così perfetta creatura come lei.

La bionda accarezzò la testa della corvina come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

-Detto da un essere come voi, lo prendo per un complimento.

-Sebastian, ti ordino di stare zitto… E vo… madre, lasciatemi subito.

Ordinò Candid ai due.

Era estremamente confusa e si sentiva molto fragile come se, la sua esistenza fosse improvvisamente stravolta, come se il mondo le stesse giocando un brutto gioco.

Gli occhi verdi diventarono rosa porpora e squadrarono prima l’uno, poi l’altro dei presenti.

Nei suoi occhi non c’era nulla di buono.

-Guarda i tuoi meravigliosi occhi… Sono quelli di…

-TACI! Ho sentito abbastanza!

La corvina si toccò il punto ove era il pugnale ma, lo lasciò stare.

-Candid, torniamo dentro a…

-Anche tu, Sebastian, sta zitto! NON VOGLIO SENTIRVI.

Scandì molto lentamente l’ultima frase e si avviò nel buio, nella speranza di stare un po’ da sola a riflettere e schiarirsi le idee.

Sembrava vera la storia della madre, ma non voleva crederle.

Se era vero che la donna era morta solo nel corpo umano, perché l’ha lasciata sola?

Perché non l’ha cercata prima per poter stare con lei?

Continuò a camminare per un’altra ventina di minuti, verso un luogo remoto, a lei sconosciuto.

Sentì il rumore di un fiume e si sedette vicino alla riva.

All’improvviso, la paura le assalì il corpo, facendola tremare dalla testa ai piedi.

-Se… Seba...

Si portò le mani al volto nella speranza di scacciar via quell’improvvisa paura.

Cercò nei ricordi qualcosa di rassicurante ma, le apparve il volto del demone.

Non andava per niente bene, perché era rassicurante?

Eppure, secondo quella donna, era LUI che le ha uccise e le ha impedito di diventare un…

Angelo.

La mente la riportò a quando aveva solo sette anni.

Era a terra esanime e ormai sapeva che la sua ora era giunta…

Il letto di piume bianche che si tingono di rosso per diventar nere…

Perché erano bianche?

Perché lei era un angelo.

 

Vorrei tanto aver delle risposte certe…

Mi sento così… Sola?

Sì, sola… Se è vero che Sebastian ci ha uccise allora…

Perché mi è rimasto accanto?

Perché si è preso cura di me?

 

-Candid… Posso?

La voce vellutata dell’uomo la riportò alla realtà.

Candy scosse la testa ma lui lo stesso si sedette.

-Mi spiace per quello che è successo prima.

Si affrettò a dire lei.

-Non volevo trattarti in quel modo ma… Quanto è vero di quello che ha detto?

-Perché chiederlo a una bestia come me?

Ribatté sarcastico, Sebastian.

Nel suo tono c’era della tristezza e amarezza che la ragazza se ne accorse.

-Quindi è tutto vero? Perché?

-Perché era il mio dovere…

Candid appoggiò la testa sulla spalla del demone come se, quel tocco, la facesse calmare almeno di poco.

-Il tuo dovere? Farmi diventare come…

-No, non era questo, su questo c’è stato un mal’ inteso. Avevo il compito di doverti uccidere e uccidere anche quella donna per il bene della mia “stirpe”.

Sebastian le cinse le spalle per rassicurarla.

-E cosa? Allora perché?

-Dovevo lasciarti li ma eri così piccola che ho provato, per la prima volta, pietà. Sembra strano, non è vero?

Lei annuii e sollevò la testa per osservarlo bene.

Non sembrava il solito, finto, essere che ha conosciuto.

-E ora?

-Ora dovrei finire il mio dovere o finirei per esser ucciso da DUE angeli.

-Due? Non sono un…

-No, sei ancora in tempo per diventare un angelo. Ma IO non voglio.

Candid scoppiò a ridere come se Sebastian avesse raccontato una barzelletta.

-Come non vuoi? Ah, è vero, il contratto.

-A questo punto dovresti uccidermi.

Sebastian appoggiò una mano sulla gamba della ragazza.

La fece scorrere fino a trovare il pugnale e, glielo porse.

-Non voglio ucciderti… Cioè…

-Devi rispettare il contratto…

-Ma tu mi hai detto che non sarei stata sola finché non mi avresti insegnato a…

-Come vivere la tua maledizione? No, non posso, devi vendicarti.

L’uomo gli strinse la mano in cui le aveva posato il pugnale.

Le lacrime rigarono il volto della ragazza.

-Non voglio… Non posso… Non potrei mai farti una cosa del genere.

Sebastian si alzò appena per mettersi più comodo e si avvicinò l’arma al petto.

-Devi farlo… Non puoi tirarti indietro.

-Ma non lo sapevo che eri tu… Non LO SAPEVO!

-Come mai esiti? Eppure ormai puoi riunirti a tua madre e vendicarti…

-E mio padre? Non dovevo cercare anche lui?

Chiese lei posando l’arma e scuotendo il capo.

-Io… anche se sei stato tu a fare questo, giuro sulla mia “vita” che non ti ucciderò... Sebastian, ti ordino di vivere e di non rimettermi più in questa situazione, capito?

-Yes, my lady… Se è come desideri, obbedirò… Ma ti avverto, vivrai nella più devastante agonia per non aver rispettato il patto.

-Lo so, lo so… Preferisco l’agonia che uccidere qualcuno che mi ha salvata.

Candid si alzò e gli allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi.

Sebastian accettò l’auto offertogli e sorrise.

-Però devo sapere di più su di me…

-Vuoi tornare a esser un angelo?

-No, perché alla fine siamo come angeli… Angeli dalle piume nere che hanno lottato per la loro libertà contro l’essere chiamato DIO che, però, anziché apprezzarci ci ha spediti nelle più profonde viscere di questo mondo, insieme al suo angelo Lucifero, il nostro signore.

Disse molto filosofica.

A quelle parole, il demone si illuminò.

-Complimenti per la prima frase sensata in tutta la tua vita!

-Sei uno scemo! Dico sempre cose SENSATE. Sei tu a non capirle.

 

State tornando all’oscuro.

Sono orgoglioso di voi.

Non avete ceduto alla luce che emanava il vostro cuore o…

Non ancora…

Sto assaporando il momento in cui assaggerò la vostra purezza per poterla contaminare…

Di questa oscurità che ci affligge…

 

 

 


Intrusione dell'autrice: Ero incerta se lasciarla così oppure dire "Sì, va benissimo". Sinceramente penso che non sia uno dei migliori capitoli che ho scritto fino ad ora poichè, non sono così brava a narrare situazioni del genere. Tendo anche sempre ad aggiungere il pizzico di "dolcezza". Recensori e lettori spietati, fatevi SOTTO! XD

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Capitolo 9
*** Sera. ***


“ Avvolte le persone tendono sempre a raccontarci chiacchiere e, chiacchiere, voci eccetera, solo per il gusto di mettere le mani in mezzo a un qualcosa che non le appartiene.

Dicerie insensate si fondono nelle menti dei mal capitati per, così, poter creare disaccordi o piccole…

Bugie…”

 

 

Candy si guardò intorno ma non vi era traccia della madre.

Strinse di più il braccio di Sebastian per cercar conforto.

-Lo so che non sei stato tu a ucciderci…

Il demone la guardò con aria pensierosa e un po’  perplessa.

Rilassò un po’ i muscoli, tesi per prepararsi ad attaccare, e sorrise alla ragazza.

-Chi lo sa?

Entrarono nel salone affollato e salutarono Ciel, lasciando un “Buona Notte” al volo.

Sebastian la prese in braccio e salì le scale che portavano alle loro camere.

-Posso camminare anche da sola. Grazie!

-Certo ma… Preferirei portarti io.

Disse semplicemente lui.

Candid si sentì il viso in fiamme.

 

Come mai, stargli così vicino, mi fa questo strano effetto?

Eppure, non dovrebbe esser così.

Non sarà che io sia…

No, impossibile.

 

La ragazza, immersa nei suoi pensieri, scosse la testa per autoconvincersi.

L’uomo aprì la porta della camera e la distese sul letto.

-è ora di andare a letto!

Annunciò aprendo un cassetto per prepararle una camicetta bianca.

-Ma… ma… Scusami tanto, cosa intendi?

Il demone si voltò molto sorridente.

-Intendo che è tardi e dovresti dormire, domani abbiamo da fare.

Le si avvicinò per aiutarla a slacciare il corsetto.

-Non… non…

Ma il corpo di Candid reagì diversamente, infatti si era seduta per farsi aiutare, ancora rossa in volto.

Sebastian tirò il fiocco per poter iniziare ad allentare i lacci.

La povera corvina tirò un sospiro di sollievo nel ricevere l’aria nei propri polmoni.

-Non cosa? Non vuoi che ti aiuti?

Le mani di Sebastian si fermarono per accarezzarle la spalla destra.

-Veramente… Sebastian puoi dormire qui?

Candid tolse la mano del demone per potersi sfilare il corsetto e, nascondere la pelle dalla stoffa della camicetta.

Lui le sfilò la gonna e annuii.

-Ricordati, la notte porta consigli.

-Sebastian, non sei stato tu, vero?

-Come ti ho già detto, chi lo sa?

La ragazza sbuffò e tornò a sdraiarsi mirando il soffitto.

 

Io sarei un’ angelo?

No, sono metà angelo e metà demone ma…

Perché? Perché quella donna è sparita dalla mia vita per riapparire proprio ora?

Voglio sapere di più ma…

Il problema è Sebastian.

 

Sebastian si cambiò velocemente e sistemò i propri panni su una sedia.

Andò vicino al letto e spostò un po’ la corvina per farsi spazio.

-Ti fai un po’ più in la? Eppure sei così magra.

Disse sfoggiando una delle sue frecciatine che, purtroppo per lui, andarono a vuoto.

Infatti Candid non si smosse e, il demone, fu costretto a spintonarla un po’.

-Che vuoi? Sto pensando.

Rispose sgarbata allo spintonare.

-Ti sposti un po’? Altrimenti torno nella MIA di camera.

Sebastian le posò lo sguardo addosso e, finalmente, si poté sdraiare.

Circondò le spalle della ragazza con il proprio braccio e l’attirò vicina a lui.

-Qualcosa non va?

Chiese un po’ preoccupato per la protetta.

-No, anzi… Va tutto bene. Solo che non voglio che quella donna mi appaia nella notte.

Ammise Candy ancora avvolta nei pensieri.

Posò la testa su quel braccio che la circondava e chiuse i verdi occhi.

-‘Notte Seb…  Fai cattivi sogni. Molto cattivi.

-Di certo non saranno mai belli come i tuoi, principessa.

A quella parola, la ragazza aprì gli occhi per osservarlo bene in volto.

-Principessa? Certo che con tutte le parole, hai scelto qualcosa di…

-Carino?

Concluse lui al suo posto e, la corvina, si addormentò con un sorriso sulle labbra.

Sebastian sbuffò.

Lui non dormiva, non trovava l’utilità nel rimanere con gli occhi chiusi se, non poteva sognare.

Si girò appena per osservare meglio la “mocciosa”, come la chiamava lui.

 

Incantevole il vostro sorriso nel sonno…

Anzi, siete molto graziosa.

Non è che siete veramente, ancora, un piccolo angelo?

Se fosse così farò tutto ciò che è in mio potere per contrastare la vostra natura…

Perché non vi meritate una natura così crudele…

Ne come Angelo…

Ne come Diavolo…

 

Sorrise ai propri pensieri e rimase nel silenzio che gli offrii la notte, ogni giorno…

Finché era su quel mondo…

 

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Capitolo 10
*** Desideri. ***


“Desiderio… Ciò che porta l’uomo a compiere decisioni avventate…

Amore… Ciò che porta alla disperazione della mente e…

Del cuore…”

 

 

Candid tentò di alzarsi ma, non ci riuscì.

Sebastian l’aveva stretta a lui, avvolto dalla paura che quella donna potesse rubargliela nel sonno.

Così, la corvina, dovette stiracchiarsi come meglio poteva e fare un sonoro sbadiglio.

Tornò ad accoccolarsi a lui nella speranza di sognare un altro po’.

Il demone aprì gli occhi e sorrise nel vederla voler riprendere sonno.

Allentò leggermente la presa e le scompigliò i capelli.

-Non hai dormito, vero?

Chiese Candy appena fu libera.

-No. Non vedo il motivo per cui dovrei dormire.

-Se non dormi…

Disse lei prendendo le guance di Sebastian e iniziandole a tirare.

-… ti verranno le rughe e sembrerai un vecchietto!

-Tanto non invecchio.

A quelle parole, la ragazza lo lasciò e annuii appena.

-Sebastian, mi prepari un bel vestito bianco?

-Yes, my lady. Vuoi andare da qualche parte?

Sebastian si alzò e scese dal letto per obbedire all’ordine della ragazza.

Aprì l’armadio e verificò due degli abiti bianchi che gli piacevano.

Uno era senza ricami, sobrio e con una linea leggera, l’altro era con un fiocchetto rosso in vita.

Posò quello con il fiocco e andò verso la ragazza per poterla aiutare.

-Ora mi cambio io. Te se devi andare, va pure.

Disse lei prendendo il vestito e sfilandosi la camicetta.

-Come desideri… Sono in giardino.

Sebastian uscì dalla porta e si avviò verso le scale.

-Sebastian, dove stai andando?

Lo fermò Ciel mentre l’uomo stava per scendere.

-Mi scusi, signorino ma, dovrei usufruire del giardino, solo per poco. Vi dispiace?

Il conte lo squadrò bene da capo a fondo.

-Va… va pure.

Disse semplicemente prima di ritornare sul proprio cammino.

Sebastian sorrise tra se e se mentre scese le scale e giunger alla porta che conduceva al giardino.

 

E ora avrete la più piacevole sorpresa che non vi sareste mai aspettata…

 

Il demone sospirò godendosi dell’aria pura che lo circondava.

Si avvicinò al tavolino e vi sistemò una tovaglia nera e delle rose bianche.

Andò a prendere un vaso pieno d’acqua per riempirlo di altrettanti fiori bianchi.

 

Vi mostrerò cosa so fare, se solo voglio…

Mi avete insegnato a godermi la vita?

E io vi mostro quello che facevo prima, mio piccolo fiore bianco.

 

Poggiò l’operato su quella tovaglia nera per completarla con le posate.

Entrò nella villa per dirigersi velocemente in cucina quando…

-SEBASTIAN! Portami un dolce! Sono in salone!

L’uomo sbuffò nel sentire la voce di Ciel e andò a prendere un croissant alla vaniglia.

-SEBASTIAN! QUANTO PORTI QUALCOSA DA MANGIARE?

Continuò a sbraitare il piccoletto.

Intanto il povero diavolo stava correndo da lui per accontentarlo.

-Mi spiace ma sono in ferie. Eccovi un dolcino.

Disse porgendogli il “dolce” e tornando di corsa verso il giardino.

 

Eppure…

Manca qualcosa...

 

Si illuminò capendo cosa ci mancasse.

L’ “ospite”…

 

 

“Quant’è dolce il sapore che hanno i nostri desideri…

Ma altrettanto dolce è il sapore dell’essere se stessi…”

 

Intanto Candid si sistemò i tacchi dentro una borsa e si avvicinò alla finestra.

-Bene… e ora... uno… due…

Si sedette sulla ringhiera di ferro mentre contava per darsi forza.

Era l’unico modo per uscire da quella villa, molto discretamente.

-E TRE! No, non posso…

Prese un profondo respiro e si sporse di più.

-Uno… due… e… TRE!

Si spinse in avanti e cadde.

-Non dovresti farmi questi scherzi.

 

No, non mi dire…

Non ci voleva ma…

Perché TI METTI SEMPRE IN MEZZO?

 

-Ci… ciao… Che sc… scherzi?

Era atterrata tra le braccia del demone costatando, nel sentir quella voce, che tutto era andato in fumo.

Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi rimproverevoli  dell’uomo.

-Intendo buttarsi giù… Alla tua giovane età. Vuoi morire spiaccicata? Se vuoi te la do io una morte adeguata.

Scherzò Sebastian nel vederla preoccupata e perplessa.

-Suvvia, sto scherzando… Che intenzioni avevi?

Candy si guardò intorno per inventarsi qualcosa e sospirò rassegnata.

-Ho visto una farfalla bellissima volare sul balcone… Mi sono avvicinata per prenderla ed è andata su quel ramo…

Gli indicò un ramo vicino alla ringhiera e continuò.

-… allora mi sono sporta un po’ di più e sono caduta… Mi è scappata.

Mise una smorfia un po’ da bambina per esser più convincente e si perse in quei occhi rossi.

-Non farlo mai, e dico, MAI, più.

La ragazza non poté che annuire alle parole del corvino.

Quella voce rimprorevole l’aveva spaventata e un po’ intimorita.

-Va b…bene.

Balbettò dimenandosi per scendere dalle sue braccia.

Sebastian non diede segno di cedimento e la portò nel giardino allestito.

 

 

“Perdersi è la migliore delle cose?

No, non è la migliore…

La migliore è ritrovarsi non appena sai di esserti perso.

Lasciando alle spalle i propri problemi e…

La propria lucidità…”

 

 

-Addio vita preziosa…

Canticchiò Candy appena seduta al tavolo.

-Perché? Non è ancora in corso?

L’uomo si sedette di fronte a lei studiandone i movimenti.

-Certo che oggi sei in vena di humor… Squallido.

Sbuffò la corvina poco convinta di voler star li ma, era stata costretta.

-Cosa c’è di squallido nel mio umorismo?

-Fai certe battute che ti mettono un freddo addosso. Ecco perché è squallido.

Alzò lo sguardo per osservare il volto del SUO diavolo e notò una vena di tristezza.

-Almeno salviamo la terra dal surriscaldamento.

-ECCO COSA INTENDO! Gelo!

Scandì bene l’ultima parola per fargli capire di smetterla e darci un taglio.

Lui sorrise appena avvolto dall’incertezza se alzare una mano verso di lei o no.

Ci pensò Candid al posto suo prendendo LA MANO di Sebastian tra le proprie.

-Su, non prendertela per così poco. Eppure ti dico di peggio.

 

Certo che siete molto rassicurante quando parlate in questo modo…

Non so se ridere o piangere…

Tutte due?

 

-Possiamo interrompere questo “discorso” molto interessante e parlare d’altro?

Chiese seccato.

-Senti, Candid, perché?

-C’era una farfalla…

-Ah, e quindi c’era bisogno di una borsa con i tacchi dentro per prenderla?

-MI HAI SCOPERTA! Volevo andare a fare due passi… Senza TE.

-Non ti devi allontanare da me.

 

Oh basta Sebastian di fare la mamma.

Non è già abbastanza che QUELLA ora si fa risentire?

E che cavolo, ho ormai diciott’anni!

Posso uscire da sola?

E che te ne deve fregare dove vado o con chi vado?

Infondo tu…

 

-Infondo tu sei solo un diavolo… non puoi capire come mi sento in questo momento… non ho bisogno nemmeno della balia…

Quei occhi verdi, lucidi, incontrarono quelli rossi e duri dell’uomo.

Evocavano un silenzioso lamento…

Un perdono per qualcosa di nascosto, per qualcosa che non si è fatto o non si ha il coraggio di fare.

Cercavano sicurezza ma, incontrarono solo quell’impassibilità di qualcuno che non prova emozioni.

E così le lacrime caddero.

-Scusa…mi…

Si alzò e fece per andarsene ma si trovò avvolta nelle forti braccia di Sebastian.

-Forse hai ragione, sono solo un diavolo, non posso capire come ti senti, non sono la tua balia ma, ero solo preoccupato per te… E se ti facevi male?

Candy ci pensò un attimo e si abbandonò arresa.

-Non ci hai pensato, vero? Se non eri in possesso del contratto, non ti avrei trovata facilmente. E smettila di fare la bambina, non piangere per così poco…

Ma lei non ci riusciva, a smettere.

Si voltò e affondò la testa nel petto di Seb, lasciando dar sfogo ancora una volta, tutta la sua tristezza.

-… sfogati pure, sentiti libera di fare quello che vuoi… Come ti ho già detto, non posso sapere come ti senti perché non provo sentimenti ma, se ti può far star meglio, farò finta per te.

Fare finta

A lei non bastava il FARE FINTA… Voleva i fatti.

-Fare finta?

-Se vuoi che io sia un amico, farò finta di esserlo… Se vuoi che io sia un’amante, farò finta di…

-Finta?

-Sì, far finta, infondo sono stato un’ “attore” per così tanto tempo.

-NO… non è ciò che voglio.

Sebastian le alzò il volto e si avvicinò con il proprio a quello della ragazza.

-E cosa vuoi?

Candid si perse in quei occhi tentatori.

Era ipnotizzata a tal punto che non si accorse nemmeno di quella vicinanza.

-Voglio… che… la pianti.

Disse semplicemente riprendendosi e soddisfatta.

A quel punto, il demone avvicinò le proprie labbra all’orecchio della ragazza.

-Stai attenta, giochi un po’ troppo con il fuoco, in questo periodo.

-E tu un po’ troppo con la luce, tu che sei figlio dell’oscurità.

-A furia di giocare con te, finirò per esser corrotto…

Lei appoggiò la fronte contro quella dell’uomo e sorrise.

-Che c’è, Sebastian? Stiamo cedendo al lato luminoso?

-No, voglio solo farti cadere in quest’oscurità, dove dovresti essere… con me.

-E se io voglia rimanere nella luce?

Il loro respiro iniziò a intrecciarsi, come le loro dita.

-Mi toccherà con qualsiasi mezzo portarti via con me. Anche a costo di uccidere qualcuno o torturarlo… O soddisfare i tuoi desideri più nascosti, angioletto.

-Fan cu… No, basta.

Candid chiuse gli occhi e appoggiò le proprie labbra a quelle di Sebastian.

L’impulso, la cosa a cui non poteva resistere, doveva sempre e solo agire di impulso o, non aveva soddisfazioni.

E quel momento era uno delle tante soddisfazioni che l’impulso le aveva dato.

Quel languido bacio, era frutto dei PROPRI desideri e stava cedendo alla tentazione…

La piacevole tentazione.

Le mani dell’uomo si allentarono donandole lo stesso calore ma con meno forza.

 

E state tornando a cedere…

Volete accelerare i tempi?

Angioletto, state giocando troppo con il fuoco e finirete…

Per scottarvi quelle piume…

No, non voglio che vi bruciate…

 

Quando si separarono, avevano entrambi il respiro corto.

Candy appoggiò una mano sul petto del corvino e sentì i battiti così veloci che la fecero sorridere.

-Cavallo… corre… sei uno… scemo.

-E te… una… stupida.

Sorrise nel sentirsi chiamare scemo come nella sensazione di ben essere che gli donava quella mano.

-Non cederò tanto facilmente, caro DIAVOLO.

-E neanche io, ANGIOLETTO, non cederò alla luce.

A quelle parole, lei sbuffò divertita e fece abbassare l’uomo per tornare ad appoggiare la propria fronte contro la sua.

-Che ti prende, uomo impeccabile? Mi sembri turbato.

-Sì, non sono lucido in questo momento… Perché dovevo esser io a tentare TE e non tu a ME.

Le diede un lieve bacio che schioccò in un altro lungo bacio.

-Vediamo chi vince. Intanto caro abbiamo un contratto e devi rispettarlo tanto quanto me.

Sebastian si ricompose e annuii togliendosi il guanto.

-E cosa dovrei fare?

-Ti ordino di raccogliere informazioni e di esser un po’ più te stesso… Mi è parso di vedere il vero TE poco fa.

L’uomo fece un lieve inchino di ottimo umore.

-Yes, my lady. E per l’ultima cosa, chi lo sa? Ogni cosa ha il suo tempo, cerca di non accelerare il tutto come oggi.

Le scompigliò i capelli per poter sparire in casa.

 

Accelerare i tempi?
Era mia intenzione ma mai me lo sarei aspettato da voi…

Non è che si è acceso qualcosa che vi sta trasformando?

Che stupidi i sentimenti eppure…

Bè, vediamo cosa ha in serbo la vita…

E soprattutto…

IO…

 

 

“Le sorprese sono il miglior ingrediente che esista su questo mondo ma…

Cosa potrebbe accadere se due entità così diverse ma, così unite, unissero se stessi?

Una sorpresa, questo è poco ma sicuro...

Come potrebbe esser buona, potrebbe esser brutta…

Come mi piace scombinare le vite delle varie entità…”

 

 

Avviso dell’autrice: allora Ci ho messo un bel po’ perche’ non avevo ispirazione E odio quando inizio a scrivere a raffica per poi impallarmi li.

Mi sto perdendo per la via!
Forse dovro’ cercarmi meglio.

Fatto sta che non pensavo proprio di scrivere un capitolo cosi’ lungo e cosi’ banale?

Vediamo Sebastian cosa ci combina nel prossimo capitolo… Ora spero di concludere presto la storia. Per il bene di chi legge e per il mio bene… C’è da andare ai matti così. (XD)

Vi ringrazio ancora! (>w<)

Ps: Ho deciso di mettere finalmente in prima persona le frasi… Non so, mi è venuto spontaneo.

Infondo ci dovrà pur essere un’entità che manovra il nostro “teatrino”… Se non io, il Word Office. (O__O è preoccupante la cosa?)

 

La vostra autrice impazzita o, soltanto, spiazzata da quest’ondata di non si sa che. (LOL)

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