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Hola raga! (aiuto, la pazza!!!! nd tutti) . Sono tornata
con una nuova fict e spero tanto che vi piaccia. Per ora metto solo il primo
capitolo, ma ho già in mente il seguito della storia, quindi PENSO che
aggiornerò moooooolto presto^^! Ma non perdiamoci in chiacchiere inutili and
let's start^^!!!
Sedeva lì, fuori dalla villa di Takao, sotto la luce della luna che
faceva risplendere i suoi occhi rossicci di uno strano velo argenteo e rigava
la sua pelle di luminosi riflessi biancastri. Era meraviglioso stare lì,
immersi nella fresca brezza notturna, nel più completo silenzio, interrotto
solamente dal sibilo del suo beyblade che zigzagava per il giardino lì davanti.
In realtà la sua concentrazione non era distribuita sulla piccola trottola che
inesorabilmente continuava a ruotare, ma da tutt'altra parte. Effettivamente
quel posto non ispirava solitudine, al contrario diffondeva una piacevole
sensazione di pace e tranquillità, e soprattutto costituiva la condizione
ideale dove riflettere senza essere disturbati da nessuno. Il suo beyblade volò
velocemente nella sua mano, come trasportato da una forza invisibile. Guardò
intensamente il bit. Un bellissimo animale di un colore bianco perlaceo per un
attimo sembrò ammiccare, brillando lievemente alla luce della luna. Continuò a
guardarlo, come se fosse sotto l'effetto di un sortilegio incantatore…Dei passi frettolosi riportarono
improvvisamente la sua mente alla realtà. In tutta fretta, ripose il beyblade
in tasca, non voleva che qualcuno vedesse che si stava allenando nel cuore
della notte, anzi, a dire la verità,non voleva proprio che qualcuno vedesse che si stava allenando. I passi
si fecero più vicini. Si voltò per vedere chi avesse interrotto la sua
meditazione. Era Rei. Il suoi occhi si incontrarono per un istante con quelli
ambrati del cinese. - Cosa fai qui a quest'ora ? - domandò un po' stupito
quest'ultimo. - Beh, avevo pensato di venire qua fuori a prendere una boccata
d'aria, visto che non ho sonno - rispose con tono piatto. Ma era una bugia
bella e buona. Le sue palpebre lottavano per abbassarsi da oltre due ore, ma
aveva opposto una fiera resistenza. Del resto la notte era l'unico momento in
cui poteva allenarsi in santa pace. Comunque scosse la testa con apparente
noncuranza. - Faresti meglio ad andare a dormire, sai?- riprese Rei con un sorrisetto
malizioso, ma con tono gentile. Poi, continuando ad osservare la sua
espressione immutabilmente seria, voltò le spalle e disse: - Va bene, fa come
vuoi. -. E sparì dietro la porta scorrevole, diretto verso la stanza dei futon.
- Ma perché ho questo carattere così aggressivo? - si chiese sbuffando. -
comunque Rei ha ragione, forse è meglio che vada a letto. - . Gettò un ultimo
sguardo al suo bey, poi si alzò velocemente per seguire il cinese.
Sì, sì lo so qst skif…ehm qst chapter è a dr poco cortssimo,
ma possiamo definirla solo 1 specie d introduzione xciò vprometto ke x i prossimi cerkerò d
impegnarmi d +^^! Ah, dimenticavo nn ho messo il nome del/della protagonista d
qst ficcy, xkè ovviamente si scoprirà in seguito, cmq penso ke molti l'avranno
già capito…ma ricordatevi ke potreste avere anke delle sorprese!!!1 altra cosa: probabilmente qst sarà 1 ficcy
hilaryxkei (oppurehilaryxtakao, devo ancora decidere, magari proponete voi). Nn
vi antcipo altro…al prossimo capitolo e commentateeeeeeeeee^^!!
Capitolo 2 *** The unpleasant schoolmate and the russian team's comeback ***
- Signorina Tachibana, insomma
- Signorina Tachibana, insomma!!! -
La voce dell'insegnante si alzò di colpo notando che la
capoclasse non stava affatto ascoltando la sue parole, anzi…
Hilary si svegliò di soprassalto, quasi stupita di
trovarsi in una classe scolastica circondata da compagni di scuola che la
guardavano incuriositi, compresi Takao e il Prof. Kappa.
Improvvisamente divenne totalmente conscia di quanto era
accaduto: si era addormentata in classe! Sentì immediatamente il rossore
affluirle sulle guance.
-M-mi scusi p-professoressa…- balbettò imbarazzata la
ragazzina.
- Ma certo che la scuso…almeno la scuserei se non sapessi
che questa è la quarta volta che succede in questa settimana…-
Takao cominciò a sghignazzare, seguito a ruota dagli altri
compagni:
- Uhuh…la signorina perfettina si addormenta in classe…-
-…qui ci vorrebbe un bel castigo…-
- miss so-tutto-io che si addormenta?…-
- Eddai Takao, ragazzi smettetela per favore, sennò vi
metto in punizione…- intimò Hilary sempre più imbarazzata con voce acuta.
- Temo - riprese l'insegnante - che da oggi lei non potrà
più infliggere punizioni, signorina…la esonero dal suo ruolo di capoclasse! Al
suo posto nominerò Sean! -
Parecchi ragazzi ridacchiarono. C'era chi guardava Hilary,
che continuava a tacere, e chi guardava il neoeletto capoclasse Sean, che si
era alzato in piedi ed osservava la classe con aria piuttosto compiaciuta.
Hilary non ci voleva credere…non era mai stata umiliata così tanto nella sua
vita, per di più davanti ai suoi compagni di classe. Anche lei si voltò a guardare
Sean , il quale continuava a gingillarsi e ridere più di tutti. Quel ragazzo
non le era mai stato simpatico, fin da quando lo aveva conosciuto, pochi mesi
prima. Non aveva nessuna capacità scolastica, si dava solamente un sacco di
arie perché era ammirato da tutte le loro compagne, ad eccezione di Hilary,
ovviamente . In effetti era proprio un bel ragazzo, qualunque ragazza avrebbe
pagato oro per avere un appuntamento con lui. Sean era arrivato pochi mesi
prima in questa scuola, ma nessuno conosceva la sua città d'origine. La cosa
che però ad Hilary aveva dato più fastidio era il fatto che gli insegnanti
avevano subito dimostrato simpatia per questo ragazzo, fino ad arrivare ad
avere un vero e proprio trattamento eccezionale nei suoi confronti, solo perché
era nuovo,e questo non faceva che
peggiorare la sua superbia e la sua abitudine di fare il bullo prepotente.
Da parte sua anche il ragazzo odiava quella ragazzina
antipatica che desiderava solo mettersi in mostra agli occhi degli insegnanti e
lo superava in tutte le materie scolastiche. No. Il migliore doveva essere lui,
solo lui.
Quando suonò la campanella dell'uscita Hilary tremava
ancora di rabbia.
Mentre tornavano a casa assieme i suoi amici cercavano di
consolarla un po'.
- Dai, non fare così - le disse Takao. - Già, non pensarci
- aggiunse anche Kappa.
- Non sono arrabbiata per il fatto che non sono più
capoclasse…ma di più per il fatto che la prof. abbia nominato proprio
quell'antipatico di Sean…- rispose la ragazza con tono alterato - …di sicuro
punirà chi capita solo per il gusto di sentirsi superiore. -Le si contorse lo stomaco solo al pensiero.
I tre amici si scambiarono sguardi cupi. L'unico istante in cui Sean aveva
abbassato un po' la cresta era stato quando Takao lo aveva battuto a beyblade
nel cortile della scuola. Pensando alla sua faccia sconvolta, Hilary non riuscì
a reprimere un sorrisetto.
- Oh, no!! - gemette Kappa, interrompendo il piacevole
ricordo della ragazza.
- Cosa c'è ora? - esclamò Takao annoiato.
- Ho dimenticato il mio computer a scuola!! - continuò
Kappa.
- Accidenti, ma è terribile!!! Corriamo subito lì, fra
poco chiude! - esclamò Hilary allarmata.
- Io non ho nessuna intenzione di accompagnarti….e ho
anche fame! - bofonchiò Takao.
- Takao sei il solito maleducato! - lo rimproverò Hilary.
- E tu sei la solita antipatica! - la rimbeccò il ragazzo.
- Va bene, basta litigare voi due, andrò solo io, voi
tornate a casa e pensate ad aiutare a preparare il pranzo speciale per oggi…Rei
e Nonno J dovrebbero essere già ai fornelli e Daichi non so dove sia.
Aspettatemi lì! - disse Kappa correndo via.
- Sì, ok.- gli gridò Hilary. Poi si rivolse a Takao. -
Come mai dobbiamo preparare un pranzo speciale, per oggi? -
- Ma, come non te l'ho detto? Oggi arrivano i nostri amici
che abbiamo battuto al torneo mondiale di beyblade, la squadra americana e la
squadra cinese. - rispose Takao.
- Ah, sì, certo, che sbadata!! Lo avevo completamente
dimenticato! - si giustificò lei. - Sono gli amici di Max e Rei, vero? -
- Sì! -confermò
il ragazzo.
- E…nessuna notizia di Kei? - il tono della voce di Hilary
divenne proccupato e ansioso.
- Beh..no…- disse piano Takao.
Osservando la sua espressione rassegnata il ragazzo capì
che Hilary era preoccupata per il russo almeno quanto lui. In effetti era dalla
fine del secondo campionato mondiale di beyblade che non lo avevano più visto.
Probabilmente era in Russia, ma avrebbe anche potuto rispondere ad una dei
quintali di lettere che i Bladebreakers gli avevano spedito.
-…beh, cambiamo argomento…- fu Hilary ad interrompere quel
silenzio pensoso. - credo che comunque sarà divertente confrontarci con blader
di altre nazionalità…anche se è un peccato che i bladebrakers si debbano
sciogliere…non vedo l'ora di conoscere queste due squadre! -
Takao fu molto colpito da quella frase: -… confrontarCI?
Hilary, ma tu non hai mai toccato un bey blade! - osservò il ragazzo sorpreso.
- Ma io parlavo delle nostre culture diverse - sentenziò lei con un'alzata di
spalle. Il blader sospirò - Ah, non cambierai mai! Forza sbrighiamoci o
arriveremo in ritardo!-
Hilary gli rivolse un ampio sorriso e insieme si avviarono
verso la casa del ragazzo.
Correva a
perdifiato lungo la strada deserta, doveva sbrigarsi, la scuola avrebbe chiuso
da un momento all'altro. - Ah, meno male, è ancora aperto - Kappa si fermò
davanti all'edificio sospirando di sollievo. Poi entrò velocemente nella
scuola, dopo aver percorso rapidamente quattro corridoi e due rampe di scale
arrivò davanti alla porta della sua classe. Si fermò per riprendere fiato…ma
notò un particolare alquanto insolito: la porta era socchiusa e lasciava
intravedere uno spiraglio di luce. Poteva significare solo una cosa: in classe
c'era qualcuno.
Sbirciò attraverso la piccola fessura e in effetti notò
che c'era proprio un ragazzo seduto al suo posto…era Sean. Kappa aprì la porta
leggermente di più per vedere meglio. E poi trattenne il fiato. Sean stava
freneticamente armeggiando con un computer portatile, proprio quello che lui
aveva dimenticato in classe un'oretta prima. Ma non fu questo a farlo
allarmare. Aveva fatto usare il suo computer miliardi di volte ai suoi compagni
di classe, ma ovviamente li teneva sotto controllo, per evitare che qualcuno
entrasse in possesso dei suoi preziosi dati. I dati sui beyblade dei Bladebreakers.
Quelli che Sean stava guardando attentamente in quell'istante.
Dannazione! Non poteva entrare in classe. Non poteva
proprio. Se Sean lo avesse scoperto lo avrebbe sicuramente punito, ora che era
capoclasse aveva il diritto di farlo, o picchiato. Kappa deglutì. Sean non
aveva mai avuto scrupoli nel picchiare gli altri ragazzi. Allora cosa fare?
Mentre questi pensieri vagavano per la sua mente, Kappa notò che il ragazzo
stava estraendo qualcosa di quadrato e sottile da una fessura laterale del PC.
Era un floppy.
Improvvisamente fu tutto chiaro. Sean aveva salvato tutti
i dati riguardanti i Bladebreakers su quel dischetto. Una nuova domanda balenò
nella mente del professore : perché lo aveva fatto? Forse per vendetta verso
Takao? Non sopportava che il campione del mondo lo avesse battuto?
Aveva sfruttato la prima
occasione per trovare uno stratagemma per battere il ragazzo? Sì, probabilmente
era così. Ma Kappa era comunque preoccupato. Perfido come era, quel
ragazzino
avrebbe potuto far circolare quei dati in modo che tutta
la scuola venisse a conoscenza dei segreti tattici dei grandi campioni del
mondo. O peggio ancora avrebbe potuto rivelare tutto ai loro nemici. Ad un
tratto si sentì uno scatto provenire dal computer. Un altro floppy era sbucato
dall'apertura laterale del PC. Kappa aprì ancora un altro po' la porta
dell'aula per guardare meglio…e capì che i suoi peggiori timori si erano
avverati. Quando lesse sullo schermo del computer ciò che Sean aveva appena
salvato sul dischetto si sentì mancare il fiato. Quell'antipatico aveva appena
copiato tutti i dati riguardanti i quattro bit-power dei campioni del mondo.
Come faceva a sapere che Takao e gli altri possedevano degli animali sacri? E
soprattutto come faceva a vederli? Forse anche lui ne aveva uno? O forse…no non
poteva essere. Forse quello strano e misterioso ragazzo poteva appartenere ad
un associazione che voleva impossessarsi dei quattro i bit-power. Era
un'ipotesi paradossale, ma poteva sempre essere presa in considerazione. Del
resto nessuno conosceva le origini di Sean. Il professore si sentì male. Come
aveva potuto essere così sciocco da dimenticare il suo computer con i suoi
preziosi dati a scuola? Era lui il responsabile dei loro segreti tattici e dei
loro bit-power. Ma adesso…aveva permesso che qualcuno se ne impossessasse. E a
pagarne le conseguenze sarebbero stati loro, i suoi amici. Una violenta
imprecazione di Sean lo riportò violentemente alla realtà. - Dannazione! Non ci
sono dati su di lui! E adesso come faccio? Avevo promesso a Ryo che avrei
portato informazioni anche sul sesto bit-power…accidenti! - mormorava il
ragazzo armeggiando istericamente con i tasti. Sesto bit-power? Ma di cosa stava parlando? I
Bladebreakers erano cinque…e ognuno possedeva un bit…. Cosa cercava quel
ragazzo? Chi era veramente Sean Mokoji? In quel momento Kappa capì che davvero
tutte le sue ipotesi…erano vere. Qualche associazione criminale dava davvero la
caccia agli animali sacri dei Bladebreakers. Doveva raccontare tutto ai suoi
amici prima possibile...doveva metterli in guardia prima possibile, ma se non
gli avessero creduto? Non aveva tempo di lambiccarsi il cervello con domande
inutili. Avrebbe dovuto convincerli assolutamente. Altrimenti sarebbero stati
guai. Guai seri. Un ticchettio di tasti gli diceva che Sean era ancora
impegnato a copiare i dati dal suo PC, oppure a cercare informazioni sul quel
misterioso "sesto bit-power". Chiuse senza far rumore la porta
dell'aula. Aveva già visto abbastanza di quell'orrendo spettacolo. ……sesto bit-power……quelle
due parole ronzavano nella sua mente e non gli davano pace…chi possedeva questo
bit nella sua squadra? Tutti i suoi amici ne possedevano uno ciascuno. Ormai
conosceva Takao, Max, Rei e Kei come le sue tasche. Nessuno di loro possedeva due
creature sacre. Il cerchio degli indiziati allora si stringeva di molto.
Restavano solamente Daichi e Hilary, ma Kappa li escluse immediatamente.
Daichi…era arrivato da poco in città…aveva spesso preso lezioni di beyblade da
Takao…. Finché un giorno…
Un ragazzino dai capelli rossi fronteggiava Takao con aria
di sfida davanti un campo di gara dentro il quale si scontravano due beyblade…
- Avanti, che aspetti ad attaccarmi ? Non dirmi che sei in
difficoltà……- sghignazzò.
- Dragoon vai!! - gridò Takao.
- Bene così, avanti GaiaDragoon! - urlò Daichi.
Due enormi draghi, uno azzurro cielo e un altro giallo
ocre, si scontrarono a mezz'aria, provocando una forte esplosione. Quando il fumo
si fu diradato GaiaDragoon intatto continuava a ruotare…ma Dragoon…si era
fermato.
Eh sì. Daichi
sconfisse Takao senza difficoltà e da quel giorno quest'ultimo lo fece entrare
nei Bladebreakers. Per quanto riguarda Hilary…beh era proprio difficile che
possedesse un bit-power, visto che fino ad un anno prima non sapeva nemmeno
cosa fosse…
no era assolutamente impossibile che Hilary avesse potuto
possedere un animale sacro…Kappa sentì uno spostamento di sedie…significava che
Sean aveva finito la sua consultazione e stava uscendo dall'aula…e che da un
momento all'altro lo avrebbe visto. Il professore fu preso dal panico. Dove
avrebbe potuto nascondersi? Guardandosi rapidamente attorno il ragazzino scorse
un armadio della scope. Senza pensarci due volte vi si precipitò dentro.Aveva appena chiuso lo sportello, quando udì
aprirsi la porta della classe. Restò immobile, era terrorizzato, ma non fiatò:
qualunque suo movimento avrebbe potuto tradirlo. Non aprì la porta dell'armadio
finché non sentì il rumore dei passi di Sean spegnersi. Appena spinse in avanti
l'anta del mobile e mise fuori la testa si sentì sbattereviolentemente a terra.
- Che cosa ci facevi qui? - l'espressione famelica degli
occhi azzurri di Sean fu l'ultima cosa che Kappa vide prima di perdere i sensi.
…
- Ma dove si è cacciato il prof.? - sbraitava Hilary
furiosa.
- Beh, ormai è un'ora e mezza che lo aspettiamo - aggiunse
Rei.
- Già e io ho fame ! - piagnucolò Takao.
- In effetti anch'io sono un po' in pensiero - Si
preoccupò Emily.
- Avanti, forse era stanco e voleva tornare a casa a
riposarsi - proruppe Mao speranzosa.
Hilary la guardò con aria di sufficienza e le disse: -
Eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo trovati tutti qui… non poteva
mancare…-
In quel momento qualcuno suonò al campanello.
- Ah, ecco deve essere lui ! - Hilary sollevata corse ad
aprire la porta.
Sulla soglia apparvero cinque ragazzi: uno di loro si fece
avanti. Era un ragazzo sui sedici anni la cui faccia scura su cui ricadevano
due ciocche di capelli rosso fuoco era illuminata da due grandi occhi azzurro
chiaro.La ragazza, che si aspettava di
vedere il suo amico, rimase un po' sconcertata dal trovarsi davanti un perfetto
sconosciuto.
- S-salve…ehm…chi sei? - mormorò Hilary un po'
imbarazzata…quegli occhi di ghiaccio avrebbero tolto il fiato a chiunque. -
Fatemi passare! - Esclamò un altro ragazzo dai profondi occhi grigi e capelli
dello stesso colore. Hilary lo riconobbe all'istante. - Kei! - gioì la ragazza
sciogliendosi in un ampio sorriso. - Hilary! - Il russo per tutta risposta la
abbracciò. Hilary si sentiva le guance bollenti. Non si sarebbe mai aspettata
una reazione del genere da quel ragazzo, in particolare nei suoi confronti. Kei
Hiwatari era sempre stato molto chiuso rispetto ai suoi compagni di squadra,
aveva sempre lasciato pochissimo spazio alle sue emozioni. Comunque la ragazza,
poiché quello era un momento più unico che raro, decise di godersi
quell'abbraccio il più possibile.
In quel momento
arrivò Takao di corsa dalla cucina, il quale si sentì un po' imbarazzato alla
vista dei due ragazzi teneramente abbracciati, ma restò completamente senza
parole alla vista del suo vecchio compagno di squadra. - Kei! Sei tornato
finalmente! Che piacere rivederti! - esclamò sorridendo - Oh, Yuri, ragazzi, ci
siete anche voi! - Forza che aspettate, entrate! - aggiunse poi notando anche
gli altri quattro blader.
- Ciao Takao! - sorrise Kei.
Nel frattempo nel piccolo ingresso erano sopraggiunti
anche Max, Rei, gli AllStars e i WhiteTigers.
Velocemente i Demolition Boys si accomodarono nel salotto
e dopo un pranzetto veloce iniziarono a fare conversazione…del resto era quasi
un anno che non si vedevano con i Bladebreakers…
Yuri Ivanov, il loro leader, però non era cambiato di
molto: sempre molto alto e atletico, e aveva mantenuto la sua espressione
perennemente seria, risaltata da quei meravigliosi occhi azzurri. In quanto a
Kei Hiwatari…beh, lui era rimasto assolutamente identico a molti mesi prima...
- Allora…- profferì il ragazzo dai capelli rossi rivolto
ad Hilary. - Takao ci ha detto che tu non sei una blader…-
- Eh? – la ragazza sobbalzò. Era completamente distratta e
si sentì un po’ a disagio realizzando che gli occhi di tutti erano puntati
verso di lei, inclusi quelli ghiacciati del russo. Hilary arrossì violentemente
e parlò con la testa rivolta verso il basso : - Beh, non lo sono! Io seguo
soltanto i loro allenamenti…-
- Capisco…! – la interruppe Yuri.
Mao ed Emily soffocarono un risolino.
Hilary le guardò, un po’ irritata da quel comportamento
così sciocco.
- Cosa c’è? – chiese la moretta.
Le due ragazzine sobbalzarono, poiché si erano accorte che
l’altra le aveva sentite.
Fu Mao a parlare per prima: -Scusami, ma allora che cosa ci stai a fare qui se non sai nemmeno
lanciare un beyblade? Di certo i campioni del mondo non hanno bisogno che una
ragazzina impertinente come te segua i loro allenamenti! –
A questo punto Hilary cominciava davvero a spazientirsi.
- Senti, invece a te chi ti dà il diritto di giudicarmi
senza nemmeno conoscermi? Si può sapere chi ti credi di essere? -
- E scommetto che non riesci nemmeno a vedere i
bit-power?, vero? – proseguì la ragazza dai capelli rosa ignorando
completamente le parole che l’altra aveva appena pronunciato.
Hilary balzò in piedi.
- Beh, se non ti dispiace ci riesco eccome. -urlò infuriata la ragazzina prima di girare
i tacchi e correre via.
- No, Hilary, aspetta…- gridò invano Takao.
- Un po’ permalosa, la ragazza…- sorrise Emily.
- Ma cosa…- farfugliò Yuri.
- Hilary…- disse debolmente Kai.
- Ah, state tranquilli, la vostra amichetta tornerà molto
presto…vuole solamente fare scena…
SCIAFF!!…la blader dai capelli fucsia non riuscì a
completare la frase perché Rei le tirò uno schiaffo in piena faccia. Tutti i
presenti erano sbalorditi.
La ragazza si volse verso il ragazzo con il codino con gli
occhi gonfi di lacrime…
- Rei…io…-
- Non ti giustificare, Mao – la ammonì lui. – hai detto
delle cose davvero offensive…si può sapere perché hai preso in giro Hilary
senza che lei ti avesse fatto niente?…-
Mao non rispose, si limitò a fissare il pavimento, le
prime lacrime ribelli cominciavano a sgorgare dagli occhi ambrati.
- …io…non pensavo che…si sarebbe offesa in quel modo…non
so come……- mormorò la ragazza
- L’unico modo per rimediare è chiederle scusa. Hai
compiuto veramente un’azione priva di senno, lasciatelo dire…- proseguì Rei, un
po’ più dolcemente.
- Comunque è anche colpa di Hilary ,è un tipo un po’
permaloso…- aggiunse Takao.
- Io concordo con Rei, valle subito a chiedere scusa. –
s’intromise Max.
- D’accordo, ragazzi mi avete convinta, vado subito a
cercarla ! - sorrise Mao.
Detto questo, la cinese corse via, i lunghi capelli mossi
dal vento.
Intanto, in un vecchio magazzino nella periferia della
città…
Un ragazzo alto, dai capelli castani, stava scrutando
attentamente delle immagini su un computer. - Questi sono i dati che cercavi,
Ryo – disse Sean.
Ryo non rispose. Era ancora intento ad armeggiare con il
PC. Dopo interminabili attimi di silenzio, emise uno sbuffo di rabbia. –Non
abbiamo dati su di lui. – profferì, squadrando Sean.
- Sì, lo so… su quel dannato computer non ce ne sono…-
rispose risentito quest’ultimo. – Dannazione! -.
- Non importa, anzi…meglio così. – disse il moretto.
L’altro lo fissò con aria interrogativa.
-Come dici? - .
–Ascolta, Sean – Ryo si voltò verso di lui. – Se su quel
computer non ci sono dati su quel bit-power, vuol dire che nessuno ne conosce
l’esistenza…- spiegò.-quindi abbiamo
un grosso vantaggio sui Bladebreakers…senza contare che abbiamo un mucchio di
dati su di loro…-
- Giusto, hai perfettamente ragione, capo. – sorrise
Sean.– Ok, e tu, Mike, dovrai
occuparti della seconda parte del piano, quello che riguarda il campionato del
mondo di beyblade…- disse Ryo ed un terzo ragazzo, dai capelli biondi, sbucò
dall’oscurità del magazzino. – sta’ tranquillo, Ryo, non ti deluderò… entrerò
in azione non appena verranno qui per liberare l’ostaggio…se tutto dovesse
andare storto, ovviamente – proclamò quello.
- Laiaemi…adare…- gridò invano Kappa legato e imbavagliato
in un angolo.
- Ehm…Takao…ma se Hilary non è una blader…allora come…- cominciò Lai un
po’ stupito
- Ehm…Takao…ma se Hilary non è una blader…allora come…-
cominciò Lai un po’ stupito.
- Ma come fa a …- tentò di aggiungere Yuri
- Cosa volete dire ? Non capisco…? – disse Takao
disorientato.
-Penso che
dovresti dare un’occhiata al quadro degli incontri del torneo mondiale di
beyblade…- specificò Lai.
- Già – confermò Emily.
- Ma cosa volete dire? – Nemmeno Daichi ci capiva molto.
- Andate a vedere i quadri…- disse Yuri risoluto. – Lo
vedrete da voi.-
- Adesso non possiamo accompagnarvi, si è fatto tardi,
dobbiamo tornare in albergo. – disse Micheal.
- Max, Rei, Kei, andiamo – chiamò Emily. – per favore,
quando tornerà, dì a Mao di venire direttamente in albergo. – aggiunse poi,
rivolta a Takao.
- ma…- balbettò quest’ultimo.
- Grazie di tutto, ci vediamo al torneo! – sorrise Lai. –
e sappiate che non riuscirete a batterci!-
Detto questo le tre squadre se ne andarono, lasciando
Takao e Daichi nella più profonda perplessità.
Contemporaneamente…
Era lì seduta sulla riva del fiume, in silenzio, a riflettere…
perché era scappata in quel modo? Perché si era offesa così per una semplice
frecciatina subita da una ragazza che a malapena conosceva? Certo, era un tipo
permaloso, ma non le era mai capitato di sentirsi ferita in questo modo,
riusciva quasi sempre a ignorare tutte le provocazioni subite, perfino quelle
di Takao.
Ma forse aveva reagito così perché…Mao aveva toccato un
tasto dolente…
- Ehm…Hilary…-
La moretta sobbalzò. Poi, voltandosi si trovò di fronte
proprio la ragazzina dai capelli fucsia.
Hilary restò senza parole…che cosa ci faceva lì?
- Io…beh…ecco non…- cominciò Mao.
L’altra realizzò in fretta cosa voleva dire la cinese,
benché non avesse nemmeno terminato la frase. Però…era impossibile…Mao che si
scusava? Per quel poco che l’aveva conosciuta non avrebbe mai immaginato che
fosse in grado di compiere un’ azione così umile, tanto si era dimostrata
superba. Comunque non si scoprì affatto arrabbiata, anzi…era quasi felice che
ora lei fosse lì…
-…ma no, non preoccuparti…non devi scusarti di nulla…- La
moretta rispose con un sorriso all’espressione mortificata della cinese. – è
colpa mia, sono troppo permalosa…-
- No – disse Mao con decisione. – Non avrei dovuto dirti
quelle cose… io…io…non so perché l’ho fatto…ti…ti prego…scusami. – balbettò
poi.
Hilary le mise una mano sulla spalla. – Figurati, non
importa…anche a me spesso capita di assumere certi atteggiamenti senza saperne
perché – la rassicurò.
- D-davvero? –domandò Mao.
- Certo, è più che normale…- confermò l’altra sorridendo.
- io…beh.. grazie per avermi perdonata…- farfugliò la
cinese sorridendo a sua volta.
- Ma figurati…-
Rimasero un po’ lì a fissarsi…finché Mao ruppe il
silenzio:
- Mi sa che devo tornare in albergo…ormai i miei compagni
saranno già lì…-
- Ah, sì certo…allora ci vediamo. E mi raccomando fai del
tuo meglio al torneo! – la incoraggiò Hilary.
- Puoi contarci!!! -
Dopo un ultimo sorriso la blader dai capelli fucsia corse
via. Ma Hilary la bloccò quasi subito:
- Mao…aspetta..devo dirti una cosa…ma giura di non dirlo a
nessuno…-
Nel frattempo…
- Cosa? Ma è inaudito! – gridò Takao alterato, rivolto
all’addetto alle iscrizioni al campionato di beyblade. – Chi diavolo ha
iscritto Hilary al torneo? -
- Già, lei non ha mai lanciato un beyblade! – osservò
Daichi perplesso.
- Mi dispiace, ragazzi, ma le iscrizioni non possono più
essere ritirate…fra una settimana inizia il torneo! – disse l’addetto.
- Ma lei non può partecipare…- tentò di dire Daichi.
- Mi dispiace, ma le regole sono regole. Ora se volete
scusarmi…- detto questo l’addetto si rivolse ad altri ragazzi .
- Accidenti! – imprecò Takao.- come facciamo adesso?
Quella non può partecipare! -
- E non è l’unico problema…Kappa ancora non si
trova…scommetti che ci toccherà partecipare al torneo in tre? – esclamò Daichi
arrabbiato.
- Vorrei proprio sapere dove si è cacciato…- bofonchiò
Takao.
- Andiamo a prendere gli altri e facciamo un salto a casa
sua, va bene? – proruppe Daichi.
- Sì, ok, è la cosa migliore da fare. – approvò l’altro.
E senza perder tempo tornarono nella villa di Takao.
Intanto…
- Bene, Ryo, missione compiuta – Sorrise il biondino.
- Bravo, Mike…quei sei bit-power saranno nostri!!
Ahahahahaha!!! – il capo scoppiò in una risata perfida e maligna.
- Cosa, non è qui? – La voce stupita di Takao echeggiò per
il piccolo ingresso.
- Io credevo che mio figlio fosse con voi…– la madre di
Kappa assunse un tono accigliato e preoccupato.
Daichi spalancò i suoi occhietti verdi. – …allora dove…-
farfugliò con un filo di voce.
- Ma noi non lo vediamo da…- Takao fu interrotto da una
mano posatagli violentemente sulla bocca.
-…da un’oretta. – concluse Max.
Sia Takao, ancora azzittito , che Daichi, sbalorditi, si
voltarono di colpo verso il biondino, ma non parlarono. Kei, invece, era
appoggiato alla parete in un angolo, quasi incurante di tutto ciò che stava
accadendo, con la solita espressione imbronciata.
- Già…– la frase fu ripresa da Rei, che si prese anche lui
un’occhiata interrogativa.-…aveva detto che sarebbe uscito a prendere una
boccata d’aria…ma non è ancora tornato, così avevamo pensato che fosse venuto
qui… - spiegò il cinese. Takao e Daichierano decisamente sconcertati da quella bugia.
-…comunque penso proprio che adesso sarà tornato a casa… -
Max sorrise disinvolto alla signora, che però non parve per niente rassicurata.
- …certo, di sicuro lo troveremo lì! – Rei sorrise a sua
volta, ma era un sorriso strano, sembrava più che altro una smorfia.
-…ci dispiace di averla disturbata…ci scusi…- rincarò Max
.
- Ma…- la signora li osservava disorientata.
- …sì, ci vediamo al campionato…arrivederci! – disse Rei
ancora con quell’insolito sorriso, nel vano tentativo di apparire rassicurante
e allegro.
I due blader, trascinando di peso Takao e Daichi, i quali
riuscirono soltanto a bofonchiare un “arrivederci”, prima di essere
letteralmente sbattuti fuori dalla porta, uscirono rapidamente dall’edificio,
seguiti da un più che mai silenzioso Kei.
- Accidenti è tardissimo! Devo correre a casa, sono
proprio una chiacchierona! – Hilary sorrise alla ragazza dai capelli fucsia.
- Davvero, hai ragione, non mi ero proprio resa conto
dell’orario…allora ci vediamo dopodomani, grazie mille per avermi accompagnata
in albergo…- anche Mao si sciolse in un ampio sorriso. – Verrai a vederci al
torneo, vero? – chiese poi.
-…già…il torneo…- Hilary sospirò.
- Ah… - Mao si morse il labbro - …scusami…non volevo…-
disse in fretta.
- Ma no, figurati! – Hilary riprese la sua consueta
allegria. – Non importa, almeno ora puoi capire…-
- …certo…- disse incerta la cinese.
- beh, ora devo proprio andare… - ripeté Hilary in tono
spiccio.
- Ok, a domani. – disse Mao.
- E per il torneo non preoccuparti, ci sarò di sicuro. –
aggiunse la moretta con più vivacità.
- …allora mi raccomando, ci conto – rispose Mao. –
comunque stai tranquilla: con me il tuo segreto è al sicuro.
Hilary nuovamente sorrise e rapidamente si incamminò verso
casa.
Nel frattempo nella villa di Takao dei ragazzi discutevano
animatamente.
- Adesso mi spiegate che cosa vi è preso ? – Daichi era su
tutte le furie.
- Già, perché diavolo ci avete impedito di dire alla madre
di Kappache suo figlio era sparito?! –
anche Takao era piuttosto alterato.
- Cosa vi è saltato in mente di buttar fuori una
sciocchezza del genere? – borbottò Daichi.
- Calma, calma, ragazzi. –tentò di dire Max.
- Adesso vi spieghiamo tutto – rincarò Rei.
- Ah, e dovremmo stare calmi? … io vi…- Takao cominciava a
spazientirsi sul serio, ma le sue urla vennero interrotte da un’ altra voce,
calmama fredda.
- Ma proprio non riuscite a capire? – finalmente Kei aveva
deciso di intromettersi nella discussione.
- Kei…ma tu…come lo sai?…- disse Takao pianissimo.
- Semplicemente uso la logica, caro Takao. – Kei era un
po’ irritato. – e credo proprio che Rei e Max abbiano fatto la cosa giusta. -
- Boh, io ci rinuncio. – bofonchiò Daichi in risposta
all’occhiata sbigottita di Takao.
- Allora siete proprio testardi? – continuò Kei. –
Mettiamola così, se se tu fossi stato madre di Kappa e ti avessero appena
riferito che tu figlio è scomparso, come reagiresti? -
- Mi preoccuperei molto, ma è ovvio! – disse Takao con
aria di sufficienza.
- Appunto. Se le avessimo detto tutto la povera signora si
sarebbe allarmata per una sciocchezza. -
- Sciocchezza? Kei, forse tu non hai capito che abbiamo
perso uno dei nostri migliori amici. Ti vuoi rendere conto? Capisco che a te
non te ne importa nulla, ma a noi sì e anche a sua madre! -il tono del ragazzo col berretto stava
ricominciando a farsi aggressivo.
- Takao, Kai ha perfettamente ragione, erano proprio
queste le nostre intenzioni – cominciò Max.
- Se la signora avesse saputo ciò che è successo si
sarebbe preoccupata eccessivamente. – spiegò Rei.
- Rei, Max…anche voi? – Takao era sempre più sconcertato.
- Certo, Kappa saràsicuramente qua intorno, basta dare un’occhiata. Io vado a cercarlo, se
qualcuno mi volesse seguire lo faccia. – detto questo Kei si voltò uscì dalla
porta scorrevole.
Max e Rei lo seguirono quasi subito. Takao,
perplesso,guardò Daichi, che alzò le
spalle.
- Bah, chi lo capisce? – borbottò il blader dai capelli
rossi. – Ehi, aspettateci, veniamo anche noi!! -Dopodiché i due ragazzi si alzarono e seguirono gli altri tre
blader.
- Accidenti, ma dove si sarà cacciato? – questa domanda vorticava
nella mente di Hilary, mentre correva a perdifiato per le vie della città, in
cerca del professore.
La ragazza arrivò davanti un edificio piuttosto alto, di
colore giallo ocre.
Riconoscendo in un lampo la sua scuola, dove quella
mattina stessa aveva passato tanti brutti momenti, la ragazza si fermò a
prendere fiato. - A meno che…- si domandò.
Senza rimuginare oltre la moretta si diresse
nell’edificio.
Aveva notato qualcosa di molto strano…la scuola era
aperta…come era possibile? Avrebbe dovuto chiudere da un bel pezzo…c’era
decisamente qualcosa che non andava…
Ricominciando a correre la ragazza entrò rapidamente
nell’edificio, con la speranza di trovare qualche traccia del suo amico. Era
molto preoccupata, quella sparizione era una strana coincidenza…non sapeva
perché, ma aveva quasi la sensazione che, indirettamente, lei c’ entrasse
qualcosa con tutto questo.
Non aveva nemmeno dimenticato gli strani sguardi e le
espressioni quasi spaventate che avevano i Demolition Boys, gli White Tigers e gli
All Stars nei suoi confronti. Si, li aveva notati, benché loro non sembravano
accorgersene. Perfino nello sguardo Mao, alla quale aveva rivelato tutto, aveva
notato una vena di perplessità, ma non ne capiva il motivo. Ma adesso
non poteva lambiccarsi il cervello con preoccupazioni
inutili, doveva prima trovare il suo amico professore. Riprese a camminare,
silenziosamente, quasi con il timore di essere osservata da qualcuno di
invisibile. Hilary arrivò davanti alla porta della sua classe, ma non entrò prima
di essersi guardata attorno. Aveva la stranissima sensazione di essere
seguita…. Scrutò attentamente il corridoio semibuio… - No, ma qui non c’è
nessuno! – si auto-convinse sbuffando poco dopo. Spinse con decisione la porta
dell’aula deserta ed entrò. Era tutto buio, qualcuno doveva aver chiuso tutte
le imposte delle finestre. L’unica debolissima traccia di luce proveniva dal
corridoio alle sue spalle. La ragazza avanzò di qualche passo,
cautamente…nessuna traccia del suo amico. Improvvisamente sentì un piccolo
scatto alle sue spalle. Sobbalzò e si voltò verso la porta…qualcuno doveva
averla chiusa…non ebbe il tempo di pensare altro che sprofondò nella completa
oscurità. Immediatamente si sentì cingere il corpo da due forti braccia, che le
impedivano ogni movimento. C’era qualcuno dietro di lei. Che cosa stava
succedendo? – Ehi, lasciatemi! – gridò, presa dal panico. Sentì una fredda voce
maschile ridere perfidamente,il
ragazzo la stava ancora trattenendo. Non riusciva a vedere la sua faccia, fra
il buio e il fatto che non poteva nemmeno girare il collo, aveva soltanto una
gamba libera…quasi senza riflettere sferrò un calcio alla ceca alle sue spalle.
Da un urlo dedusse di aver colpito lo sconosciuto, ma non perse tempo a
voltarsi, doveva scappare dalla porta prima possibile. Scavalcò in fretta
alcuni banchi, rovesciandoli, eccola che stava per sfiorare la maniglia…ma
troppo tardi… Si sentì afferrare per un polso, il ragazzo la trascinò
violentemente al centro della stanza. Il dolore esplose nel suo braccio, aveva
come la sensazione che qualcosa di appuntito le fosse penetrato sotto pelle.
Emise un urlo, dopodiché andando a tentoni con le mani riuscì ad afferrare
qualcosa poggiato sul banco più vicino. Con tutta la forza che poté lo scagliò
sulla faccia del suo aggressore. Questo
fu talmente preso alle sprovvista che la lasciò andare e si portò le mani sul
viso sanguinante, aveva un taglio piuttosto ampio su una guancia. Hilary a qual
punto scappò il più velocemente possibile dalla stanza, senza nemmeno lasciare
l’oggetto cheaveva usato per picchiare
lo sconosciuto. Mentre scendeva una rampa di scale che portava all’uscita la
ragazza però si rese conto che nessuno la stava inseguendo. Si fermò a
guardarsi indietro…il misterioso aggressore era sparito. Non capiva proprio
cosa stesse succedendo…un momento…e se questa fosse stata un’altra trappola?
Una cosa era certa, doveva uscire dall’edificio prima possibile. Solo lì
sarebbe stata fuori pericolo. Ricominciò a correre e dopo pochi minuti si
ritrovò davanti al portone d’ingresso. Una brezza leggera le scompigliò i
capelli, la brunetta respirò la fresca aria primaverile. Tuttavia Hilary non
smise di correre finché non fu arrivata nel cortile. Si fermò per riprendere
fiato…-però, l’ho scampata bella! – si
disse tra un respiro e l’altro. Chi diavolo era quello sconosciuto che l’aveva
aggredita? Che cosa voleva da lei? Nella sua mente ronzavano queste domande…non
sapeva davvero spiegarsi l’accaduto…beh, almeno adesso era sana e salva. Non
era nemmeno in grado di formulare un’ipotesi convincente per motivare tutto
quello che era successo pochi minuti fa…escluse perfino l’ipotesi che qualcuno
fosse a conoscenza di quanto avesse rivelato a Mao…e se invece fosse stato
così?Mentre rifletteva, il suo sguardo
cadde sull’oggetto che ancora teneva saldamente in mano…non era un libro…era un
computer…il computer di Kappa! Ma allora…il professore non era mai arrivato a
scuola…o almeno non era riuscito a recuperare il suo prezioso PC, qualcosa o
qualcuno doveva averglielo impedito. Probabilmente la stessa cosa che l’aveva
aggredita poco prima. Sì, forse era così. Ma lui dov’era adesso?Istintivamente Hilary aprì il portatile e
con stupore si accorse che esso era già acceso. Sul piccolo schermo riluceva
l’immagine di due trottole che combattevano…era uno screensaver. Non appena la
ragazza sfiorò la sottile tastiera del computer, però, il filmato scomparve,
lasciando il posto ad un documento che sembrava scritto con Word. La ragazza lo
lesse attentamente:
“Abbiamo rapito il vostro caro amichetto con gli occhiali. Non gli faremo
del male a meno che la squadra completa dei Bladebreakers non si presenti
lunedì mattina alle 6 in punto davanti al vecchio magazzino nella periferia
della città. Vogliamo sfidarvi a beyblade. Nel caso in cui la vostra squadra
vincesse riavrete il vostro amico sano e salvo. In caso contrario, invece,
dovrete dire addio ai vostri bit-power. Vi avvertiamo, inoltre, che se nessuno
si dovesse presentare, se dovesse mancare qualcuno all’appello o se arriverete
in ritardo, il vostro amichetto farà una brutta fine.”
Non c’era firma. Hilary si sentì gelare il sangue. Kappa
rapito? E per di più da degli sconosciuti ladri di bit-power? Lesse e rilesse
più volte il messaggio, come per avere la conferma che quello che stava
accadendo fosse vero…doveva immediatamente avvertire i suoi amici e convincerli
ad accettare la sfida. Assolutamente. La ragazza chiuse di scatto il PC e si
diresse di corsa verso la casa di Takao.
Un’ombra seminascosta dietro la porta della scuola la
osservava attentamente.
Sempre correndo, Hilary arrivò vicino al fiume…le dolevano le gambe, ma
non osò rallentare, ecco, le bastava svoltare a sinist
Sempre correndo, Hilary arrivò vicino al fiume…le dolevano
le gambe, ma non osò rallentare, ecco, le bastava svoltare a sinistra e si
sarebbe trovata davanti la villa di Takao…ma non appena girò l’angolo…
…SBAM!…
...la moretta inciampò e cadde
violentemente a terra…
- Ehi, tu! – sbraitò alzando gli
occhi per vedere chi o che cosa l’avesse urtata -Possibile che non guardi nemmeno dove vai, razza di brutto…-si bloccò di colpo quando si trovò davanti
Kei, in piedi, che la fissava, perfettamente impassibile. Hilary arrossì all’istante.
- Oh, s-scusami…scusami t-tanto,
io…n-non…volevo…- riuscì solo a dire la ragazza, imbarazzatissima, le guance in
fiamme.
- Non importa – replicò il russo
con un sorriso. (miracolo!! Nda) – A quanto pare avevi fretta! -
- …sì…- mormorò Hilary, sempre
molto rossa in viso, guardando con decisione per terra. Accidenti! Possibile
che dovesse sempre fare delle figure così pessime nei confronti di Kei?
La ragazza tentò di alzarsi, ma
avvertì soltanto un forte dolore alla gamba destra…a giudicare da come le
doleva probabilmente si era slogata la caviglia.
- Non ce la fai? – il tono
pacato di Kei la fece sobbalzare di nuovo.
- N-no..sto benissimo…- Hilary
cercò di sorridere, ma ottenne solo una smorfia di dolore.
- Fammi vedere – Kei si chinò
sulla ragazza. – Accidenti, hai preso una bella botta! -
Le tastò delicatamente la
caviglia. – Ahi! – gemette la moretta.
- Non credo che sarai in grado
di camminare. Ti porto a casa di Takao. - Senza aggiungere altro il blader la
prese delicatamente in braccio. - K-Kei, c-che cosa s-stai facendo? – esclamò
Hilary sempre più rossa. In quel preciso istante gli altri tre Bladebreakers
svoltarono l’angolo…e rimasero a bocca aperta. Se la povera Hilary prima era
arrossita, non era niente
in confronto a quello che le
stava succedendo ora.
- Ah, ops, scusate! – disse
Takao ridacchiando sotto i baffi – Abbiamo interrotto qualcosa? -
Cercando di divincolarsi, ma
senza successo dalla stretta di Kei, la ragazza farfugliò :
- Takao…idiota…che… ci… fate…
qui…? -
- Oh, non importa! Se diamo
fastidio ce ne andiamo subito. – disse Max con un ampio sorriso.
- Mi hai deluso, Kei! – scherzò
Rei – ti credevo un bravo ragazzo. –
- Hilary e Kei, Hilary e Kei! –
canticchiò Takao.
- Stupido – mormorò Hilary
infuriata, le guance, ormai di un rosso vivo.
- Scusami Takao. – Kei sorrise,
con grande stupore di tutti – non avevo intenzione di rubarti la ragazza…-
(Kei, amore, sapevo che non mi
avresti tradito mai**! Nd max) (gay maniaco -__- nda)
- CHE COSA? – Takao diventò
paonazzo all’istante.
- …la stavo semplicemente
aiutando perché si era fatta male al piede – proseguì il russo – ma se
preferite che la lasci qui…-
Max lo interruppe: - Cos’ è
quell’affare? – domandò, accennando al computer che era sfuggito di mano ad
Hilary quando era caduta.
- Non lo so, lo teneva Hilary in
mano prima…- rispose Kei.
- È il computer di Kappa! –
esclamò Takao.
- È vero… - confermò Rei.
- E non è l’unica cosa che devi
spiegarci! – disse Takao un po’ sospettoso.
Tutti si voltarono verso Hilary,
ancora sotto shock. Prima che potessero parlare, però, la ragazza disse: - Se
andiamo a casa di Takao vi spiegherò tutto…-
A casa di Takao…
-…non è possibile…- mormorò Max.
- Oh, no… – furono le uniche
parole che Takao riuscì a farfugliare quando lesse il messaggio che la sua
amica gli pose davanti.
Anche il tono di Hilary era
sconvolto.– Ho trovato il suo computer
a scuola…ma poi…- la ragazza si bloccò e rabbrividì. Non sapeva perché, ma non
voleva raccontare ai suoi amici che un perfetto sconosciuto avesse tentato di
aggredirla. Ripensò all’accaduto…le sembrava ancora di sentirsi imprigionata da
quelle forti braccia…
- ma poi?…- domandò Rei.
- Eh? – Hilary si riscossa
improvvisamenteda quello stato di
trance pensosa. - …ma poi del professore nessuna traccia…- si riprese appena in
tempo per evitare di dire la verità.
- Dannazione! – Daichi non
riuscì più a trattenere la rabbia.
- E adesso? – domandò Hilary un
po’ spaventata.
- Dobbiamo accettare la sfida, è
chiaro – disse cupo Takao.
- Certo...però…io ho paura -
- Paura di cosa? – domandò il
blader alzando gli occhi verso la ragazza.
- Beh…voglio dire…ragazzi, non
conoscete nemmeno l’identità dei vostri sfidanti! – obiettò la moretta. – E se
fossero degli imbroglioni, o non so…dei tipi poco di buono…-
- Lo so – rispose deciso Takao –
ma è l’unica chance che abbiamo di liberare il nostro amico. -
- Aspetta un attimo, Takao. –
intervenne Max – Hilary ha ragione…se perdessimo… -
- Per i nostri bit sarebbe la
fine, e anche per il nostro amico. – Rei concluse per lui la frase.
- Ma dobbiamo tentare. – Takao
era proprio determinato.
- Concordo – disse la voce
fredda e penetrante di Kei. – Lotteremo fino all’ultimo, sia per liberare
Kappa, sia per proteggere i nostri bit. –
- Ben detto – anche Hilary
finalmente si convinse che stavano facendo la cosa giusta.
-
…ehm…Hilary…- fece incerto Takao.
- Che cosa c’è adesso? – chiese
la ragazza dubbiosa.
- Sarebbe meglio se tu restassi
qui…- continuò cauto il blader.
- E perché, scusa? – domandò
Hilary.
- Beh…- Takao diede una rapida
occhiata ai suoi compagni di squadra. – innanzitutto ti sei fatta male…-
- E allora? – protestò la
moretta. – Fino a lunedì sarò più che guarita…mancano ancora tre giorni! -
- A proposito…come faremo per
nascondere l’assenza del prof. da casa sua per tutto questo tempo? – li
interruppe Max.
- Semplicemente diremo che si
fermerà a dormire qui -sentenziò
Hilary continuando a fissare Takao.
- Sì, ma se poi… - tentò di
chiedere Daichi.
- Ci penseremo più tardi ! – lo
zittì Takao guardando a sua volta l’unica ragazza del gruppo.
- Io non resterò qui, chiaro? –
Hilary cominciava a spazientirsi.
- Non hai mai toccato un
beyblade! – obiettò Takao.
- E allora? – disse la ragazza
alzando la voce e arrossendo leggermente.
- Ragazzi calmatevi! – tentò
Rei, ma fu tutto inutile.
- Non puoi venire con noi ! –
anche il blader cominciava ad arrabbiarsi.
- Sul computer c’è scritto “la
squadra dei bladebreakers al completo”! – Hilary non demordeva.
- Appunto, tu non fai parte dei
bladebreakers!! – gridò Takao.
Per Hilary quelle parole furono
come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Non disse nulla, si limitò ad
abbassare il capo e a fissare il pavimento. Tutti i ragazzi si voltarono a
fissare il ragazzo col berretto.
- Takao…- cominciò Max
arrabbiato, ma si interruppe di colpo.
Hilary era balzata in piedi,
sempre senza dire una parola e si era recata verso la porta.
- No, Hilary, aspetta… - Rei la
trattenne per un braccio, ma al quel punto Hilary si voltò, mostrando il volto
rigato di lacrime.
Rei, quasi senza rendersene
conto la lasciò andare e Hilary ne approfittò per uscire velocemente dalla
porta e spiccare una corsa, anche se si notava benissimo che le doleva la
caviglia.
- Hilary… -
Camminava lentamente: la gamba contusa, che già faceva
fatica a reggere il peso del suo corpo, non avrebbe potuto sopportare un’altra
corsa. Non aveva le minima idea di dove stava andando, ma non le importava,
aveva ben altro a cui pensare. La lentezza dei suoi passi si scontrava con la
turbolenza dei suoi pensieri. Si fermò, con la rabbia che le ribolleva dentro.
Non riusciva ancora a credere che Takao l’avesse trattata così male. Le sue
parole erano state più taglienti di una lama d’acciaio per lei. Se solo avesse
potuto rivelargli la verità…se solo avesse potuto capire…avrebbe saputo come
lei si sentiva in quel momento…
Ormai aveva fatto l’abitudine a discutere con il capitano
dei bladebreakers, ma non le era mai capitato di litigare in modo così violento
con lui. Di solito le loro litigate erano piuttosto pacifiche, amichevoli, se
così si potevano definire, nessuno dei due riusciva a restare arrabbiato con
l’altro per tanto tempo. Erano solo un modo, anzi un pretesto, per dimostrare
che, nonostante le apparenze, loro erano molto legati. O almeno lei lo era. Le
era difficile ammetterlo, ma voleva molto bene al ragazzo col berretto. E
poi…quando restava sola con lui e riuscivano a scambiare qualche parola senza
gridarsi addosso, lei si sentiva completamente a suo agio…e…felice… era
strano…ma sentiva di provare una fortissima attrazione per quel suo carattere
testardo e permaloso …ma che alle volte diventava anche allegro ed estroverso …
Cosa poteva significare? Le venne in menteun famoso detto: “L’amore non è bello se non è litigarello”. Lo ripeté
mentalmente, come in uno stato di trance…Ma che cosa stava dicendo? Lei non era
innamorata di Takao…assolutamente no…o forse …o forse sì? Rifletté.Effettivamente quella sarebbe stata l’unica
spiegazione logica a quanto le stava accadendo…non poteva essere altrimenti. Se
ne resa conto solo ora. Che fare? Cercò di immaginare la reazione di
Takao…sicuramente le sarebbe scoppiato a ridere in faccia se avesse scoperto i
suoi sentimenti. Il pensiero le rodeva parecchio. Per non parlare dei suoi
compagni di squadra…Max…Daichi…Rei…Kei…KEI! Quasi la ragazza sobbalzò quando
pronunciò mentalmente il nome del russo. Si era completamente dimenticata di
Kei. Di quel russo affascinante che l’aveva stregata da oltre un anno e mezzo.
Silenzioso e maturo, forte e coraggioso, freddo e tranquillo. Tutto l’opposto
di Takao. Ma allora perché provava le stesse sensazioni di felicità, benessere
e spontaneità anche quando si rivolgeva a lui? La risposta
era una sola…
- ATTENTA!!!!
-
- Cosa…?- Hilary
si voltò vagamente verso sinistra, la mente ancora offuscata dai complicati
pensieri di pochi minuti prima. Un camion enorme stava sopraggiungendo…era
sempre più vicino…sempre di più…stava per venirle addosso…
Gridò e chiuse gli occhi…in un lampo venne afferrata per
la vita e si sentì trascinare via, proprio mentre il camion superava lei e
chiunque l’avesse tratta in salvo. Si ritrovò distesa per terra, sul
marciapiede, ancora fra le braccia del misterioso sconosciuto. Solo ora prese
coscienza di essersi fermata a riflettere in mezzo alla strada.
- grazie… davvero…mi hai salvato la vita… – mormorò Hilary
con il fiatone.– scusa è colpa,mia…sono una stupida… -
- Figurati – rispose affannata una voce maschile.
La ragazza avvertì la presa sulle spalle allentarsi e
cautamente si mise a sedere, la caviglia che aveva ricominciato a dolere. Anche
il misterioso ragazzo si tirò su. Entrambi alzarono il capo per guardarsi in
faccia…come non riconoscersi?
- Takao, insomma, ma si può sapere che cos’ hai al posto
del cervello? –
- Ho fatto solo la cosa giusta, Max -
- Ah, e adesso mi dici pure che trattare in quel modo
Hilary sarebbe “la cosa giusta”? -
- Certo, quella non può venire con noi in quelle
condizioni! -
- e potresti anche chiamarla per nome! -
- E va bene, Rei, d’accordo: Hilary – il capitano
sottolineò sbuffando il nome della ragazza – non può venire con noi con la
caviglia rotta! Va bene adesso? -
- Sì, ma non è questo il punto…-
- Fino a lunedì sarà più che guarita! –
- Esatto! Non capisco perché non vuoi che venga con noi! –
esclamò Rei.
- Diccelo che non la vuoi tra i piedi! – esplose Daichi.
I tre blader fissavano truci il ragazzo col berretto; Kei,
invece, era appoggiato al vetro della finestra, con la solita aria distaccata,
anche se in realtà non si perdeva una parola del discorso dei suoi amici.
- Davvero Takao…- riprese Rei mitigando il tono di voce –
noi non riusciamo a capire perché ti sei comportato così…se per favore vuoi
spiegarcelo, con calma…-
Takao non rispose. Si voltò verso la finestra osservando
il tramonto con espressioneindecifrabile. Già…perché? Perché aveva detto quelle cose…a Hilary? Non
lo sapeva neanche lui. L’immagine della moretta gli apparve davanti
all’improvviso…i suoi occhi color mogano pieni di lacrime…dov’era finita la
ragazzina di sempre, vivace e sicura di sé? In effetti sebbene avesse sempre
pensato a lei in questi termini, in fondo sapeva che in realtà sapeva essere
anche una persona comprensiva e generosa… una persona che voleva solo rendersi
utile alla loro squadra…che cercava solo di aiutarli come poteva … forse…lei
cercava solo degli amici …delle persone a cui volere bene…forse era questo il
motivo delle sue reazioniesagerate…forse era per questo che scoppiava in lacrime ogni volta che
si sentiva dire che non apparteneva ai bladebreakers…probabilmente si sentiva
sola, diversa da loro, non si sentiva parte del loro gruppo… del resto loro
erano le uniche persone che poteva considerare amici … si sentiva sola…
d’improvviso la ragazzina gli sembrò debole, fragile, indifesa…forse era per questo
che lui la escludeva da tutte la loro iniziative…aveva paura, paura che le
potesse succedere qualcosa di orribile…ecco perché si comportava così…
-Allora?-
Il ragazzo si voltò verso i suoi compagni e li fissò. Le
parole gli uscirono di bocca da sole, ma non con il solito tono squillante e
sicuro, al contrario le sussurrò a voce bassa, quasi non volesse farsi sentire.
- Cercavo solo di proteggerla…-
Udì questa frase come se non fosse stata pronunciata da
lui, ma sapeva che era la verità sul motivo del suo atteggiamento, anche se
l’aveva capito solo ora.
Nella villa regnò il silenzio. Max, Rei e Daichi si
guardarono a bocca aperta,stupiti da
quella dichiarazione. Perfino Kei alzò la testa dal vetro e fissò il suo
capitano perplesso.
Quest’ultimo, invece, voltò le spalle a tutti e quattro.
- Scusate, ho bisogno di restare un po’ da solo. -
Capitolo 5 *** Heads in trouble under the sunset ***
-Hilary
-Hilary?!-
-Sean?!-
- Se l’avessi saputo non ti avrei salvata! -
Il ragazzo si tirò su.
- Umph! – borbottò Hilary, asciugandosirapidamentegliocchi, colmi di lacrime fino a pochi secondi prima.
Cercò di alzarsi anche lei, ma si rese conto che la caviglia
le doleva ancora molto.
Seancon poca
grazia la tirò su con una mano. -…sempre la solita imbranata , eh? –
Hilary divenne rossa dalla rabbia. – E mano male che prima
non si è accorto che piangevo. – pensò, sollevata. Non voleva offrire a
quell’antipatico altri incentivi per prenderla in giro. Cercò qualche frase per
punzecchiarlo.
- E così non mi hai riconosciuta?-
- Purtroppo no…sarebbe stato bello vederti travolta da
quel tir! – ridacchiò il ragazzo.
- Beh, però grazie a te questo non è avvenuto! – disse le
ragazza cercando di mantenere la calma e sfoderando un sorriso a trentadue
denti.
- Non darti tante arie! – la redarguì Sean voltandosi
verso di lei all’improvviso – Ti ripeto che se avessi saputo che quella ragazza
eri tu non avrei rischiato la vita per salvarti. -
- Ma l’hai fatto, quindi, grazie lo stesso! – Hilary
sorrideva ancora. –Bene, allora io vado -
La ragazzina dai capelli castani si voltò e continuò a
camminare per la larga strada costeggiata da villette su entrambi i lati e
deserta a parte loro due. – Che tipo strano…– pensò tra sè e sé.
Comunque sia si voleva allontanare da lui prima possibile
Come se Sean avesse letto nella sua mente e lo facesse
apposta a tormentarla, la voce del ragazzo la bloccò prima che avesse fatto più
di tre passi.
- Hilary -
- Cosa c’è ancora? – rispose guardandolo.
- Perché stavi piangendo prima? -
Quella domanda colse Hilary talmente di sorpresa da farla
restare a bocca aperta.
-Oh, no se ne è accorto…e ora che gli dico? – si chiese la
ragazza nel panico.
- I-io n-non piangevo – balbettò arrossendo e abbassando
lo sguardo, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Sempre fissando per
terra aspettò, afflitta, la prima presa in giro di Sean.
Ma il ragazzo non disse nulla e, alzando gli occhi vide che
la continuava a fissare con espressione imperscrutabile. Poi, inaspettatamente
le si avvicinò. Hilary non riusciva a distogliere il suo sguardo ramato dalle
grandi iridi turchesi del ragazzo. Vide il suo viso sempre più nitido,
considerando che aveva le lacrime agli occhi perché non sbatteva le palpebre.
Il loro nasi quasi si sfioravano. La ragazza chiuse gli occhi. Non voleva
sapere quello che sarebbe successo dopo…sentì un qualcosa di morbido sfiorarle
le labbra…
- Takao è ammattito, vero ragazzi? – chiese Daichi
perplesso sdraiandosi per terra e fissando il soffitto. – Non può aver detto
sul serio prima, no? -
Rei e Max si scambiarono uno sguardo, poi annuirono.
– In effetti da lui non me lo sarei mai aspettato. – disse
l’americano.
- Roba vecchia – borbottò Kei alle loro spalle. (miii
quanto parla oggi Kei ^////^!! N.d.A.)
(…… N. d. Kei)
- Come? – domandò Rei.
- Roba vecchia – ripeté il russo.
- E che cosa intendi dire con questo ? – chiese Max
voltandosi verso di lui.
L’altro non rispose subito, sembrava parecchio interessato
al pezzetto di giardino che si scorgeva appena fuori dalla finestra.
- Ditemi, un po’ – profferì dopo qualche istante
voltandosi bruscamente verso i tre ragazzi perplessi – Non vi siete accorti che
ultimamente è un po’ strano? -
- Come sarebbe a dire “ultimamente” ? Kei, tu sei arrivato
oggi! -
- Intendevo dire da quando Hilary è diventata nostra
amica. È più silenzioso, più maturo, passa molto più tempo ad allenarsi
e…insomma lo avete notato no? -
- Notare che cosa?! – Max non ci capiva proprio niente.
(e quando mai? N.d.A.)(nuuuuuu!! N.d. Max)
- A me sinceramente sembra che…-
- Aspetta un attimo!! – Daichi era balzato a sedere di
scatto, gli occhietti verdi illuminati da un lampo di improvvisa comprensione.
– Non vorrai mica dirci che Takao è…innamorato… dell’ochetta? -
Ancora una volta Kei non rispose. Si voltò di nuovo verso
la finestra.
- Andiamo è assurdo! – continuò il ragazzino – Insomma, ma
non vedete che non fanno altro che litigare tutto il giorno? -
- Senti da che pulpito viene la predica – fece
l’americano.
- E poi diciamocelo, non credo che Takao sia tanto stupido
da correre dietro proprio a quell’ochetta antipatica! – (Coooooosa?? Io ti
strangoloooooooooo!!! N. d. Hilary)
(Guarda che è la verità! N.d. tutti)(Nuuuuuuuuuuuuu
ç_____ç nd Hilary) (L’autrice è rifugiata in un angolo e non prende posizione
fregandosene altamente di tutto e di tutti e continua a scrivere)
- Ricordati il proverbio: L’amore non è bello se non è
litigarello – disse Rei, pensieroso.
Lui, Daichi e Max si guardarono per un attimo.
- Beh, lasciamo stare…io ho voglia di allenarmi, qualcuno mi raggiunge? – domandò poi il
ragazzino dai capelli rossi, sbadigliando.
- Si arriviamo, Rei…Max! – intervenne Kei, bloccando il
cinese e l’americano.
Daichi gli lanciò un’occhiata sospettosa, ma non disse
nulla e si avviò in giardino. Il russo non cominciò a parlare finché non udì il
sibilo di GaiaDragoon che avrebbe sicuramente reso incomprensibile dall’esterno
ogni parola pronunciata all’interno della palestra.
- Cosa c’è, Kei? – chiese il biondino.
- Devo discutere con voi di una questione urgente. -
- Bene, dicci di che si tratta - lo incalzò Rei.
- Glielo avete detto? – gli chiese l’altro all’istante con
voce fredda.
- Dire che cosa e a chi? -
- A Takao. -
- Sì, ma dirgli che cosa? – domandò Rei.
- Come vi siete giustificati quando gli avete detto che
avreste lasciato i Bladebreakers? –
Il cinese e il biondino si scambiarono un’occhiata.
- Beh…veramente noi gli abbiamo detto che le nuove regole
impongono che tutti i membri di una squadra debbano provenire dallo stesso
paese! – rispose Max.
- E lui come l’ha presa? -
- Male, è ovvio. Però dopo si è calmato ed ha accettato la
situazione. Per questo siamo rimasti qui in Giappone fino all’inizio del
campionato per consolarlo.-
- Anche io avevo intenzione di dirgli della storia delle
nazionalità diverse! – disse Kei dando le spalle ai due blader.
- Anche tu? Cosa significa? Vuoi lasciare i Bladebreakers?
Vuoi unirti alla squadra Russa? – domandò Rei.
- Ma non mi piacciono le bugie – lo interruppe l’altro
annuendo.
- Quindi…secondo te… dovremo spiegargli qual è la vera
ragione per cui abbiamo abbandonato la squadra? – disse Max, come se stesse
riflettendo ad alta voce.
- Io e Takao - proseguì il russo. – avremmo dovuto
partecipare insieme al campionato. – Eravamo gli unici membri rimasti della
vecchia squadra. Lui sapeva che io ero nato in Russia, ma ormai ero un
giapponese a tutti gli effetti, quindi di certo avrà creduto che sarei rimasto
in squadra con lui, anche se non mi ero fatto né vedere né sentire dalla fine
del torneo dell’anno scorso. -
- Sì, a proposito, perché ci hai lasciati privi di tue
notizie per così tanto tempo? -
- Yuri e gli altri non mi permettevano di rispondere alle
vostre lettere. Dicevano che non avrei dovuto restare in contatto con dei
nostri avversari, anche se eravamo amici. -
- Ma allora come mai oggi sono venuti a trovarci e sono
stati così amichevoli? -
- In effetti hanno stupito anche me. Non hanno fatto
nessuna obiezione quando ho chiesto
di venire qui per parlare con voi…Comunque…- riprese Kei
bruscamente – Takao non sa ancora che io voglio lasciare la squadra. -
- Penso che se ne sarà accorto, no? Voglio dire,
quest’anno parteciperanno anche gli All-Starz e i Baihutzu, quindi lui si
aspetterà di sicuro che i Demolition Boys…-
- La New Borg… - lo corresse Kei – questo è il nostro
nuovo nome. -
Max lo fissò un attimo in una maniera un po’ strana, ma
proseguì – sì, insomma, loro parteciperanno. Credo che lo abbia immaginato, che
tu gareggerai con loro, intendo. –
Il russo lo ignorò completamente e si diresse verso la
porta, ma fu bloccato dalla nuova domanda di Max.
- Perché vuoi abbandonare la squadra? -
- Credevo che su questo fossimo tutti e tre d’accordo. -
- Cioè anche tu…-
- Sì – disse il Kei alzando lo sguardo e guardandoli fissi
negli occhi.
– Anche io voglio sconfiggere Takao -
Una strana aura parve aleggiare intorno a lui quando
pronunciò quest’ultima frase.
- è per stasera – aggiunse poi.
- Hey, ragazzi, ma vi muovete o no? GaiaDragoon ha voglia
di buttare fuori dal campo qualche beyblade dei vostri!- udirono urlare Daichi da dietro la porta
chiusa.
- A proposito…- chiese Kei all’improvviso. – Chi sarebbe
quel piccolo selvaggio? -
Max e Rei ridacchiarono.
- è una lunga storia……-
- Hey, ma che diavolo fai ?!! – La voce di Sean la
raggiunse da molto vicino.
Hilary spalancò gli occhi di colpo.
- Dimmi,
piccola Hilary, ti è andato forse di volta il cervello? Non avrai mica voluto
concederti il simile lusso di pomiciare con l’affascinante sottoscritto?!!
-
Improvvisamente nella mente di Hilary fu tutto chiaro:
quell’antipatico la voleva soltanto prendere in giro. Aveva soltanto voluto
stuzzicarla per vedere se sarebbe caduta nella sua trappola. E lei ci era
proprio caduta, facendo la figura della stupida ingenua. Aveva fattoraggiungere in pieno lo scopo al ragazzo.
Che cosa le era saltato in mente? Si era forse dimenticata di avere a che fare
con lo stupido, antipatico, superbo Sean?
- Hey, guarda che sei stato tu a baciarmi! – gridò la
ragazza
Sean scoppiò in una risata maligna. – Sai, però in fondo
ti capisco…so di essere un bellissimo ragazzo, modestia a parte. – disse,
divertito. –Allora posso aggiungere anche il tuo nome alla lista delle mie
conquiste?! – domandò poi, ironico.
- Io t-ti am-m-mazzo - La voce di Hilary tremava di
rabbia. - brutto bastardo che non sei altro, idiota, pezzo di…-
- Hilary, ma dove diavolo ti eri cacciata? -
Hilary si interruppe di colpo e Sean smise di fissarla
sorridendo. Entrambi si voltarono per vedere chi avesse parlato.
Takao.
- Uhuh, ma guarda chi si vede… Tacchino, il campione dei
miei stivali!-sghignazzò Sean
all’istante rivolto al ragazzo con il berretto.
Takao gli rispose, con un sorriso sarcastico:
– Dammi retta, licenzia chi ti scrive queste battute
perché non fai ridere nessuno! -
(scusate, questa l’ho presa in prestito, però mi piaceva
un casino! N.d.A.)
Sean, evidentemente punto sul vivo non ribatté, e l’altro
ne approfittò per rivolgersi alla ragazza: - Hilary che cavolo ci fai qui con
lui?! –
- Vuoi proprio saperlo, Taky? – L’altro precedette la
ragazza con un nuovo sorriso perfido sul volto. – La tua cara fidanzatina ti
stava tradendo cercando di sedurre me, con scarso successo, ovviamente. -
Takao, che, come Hilary, era arrossito parecchio alla
parola “fidanzatina” , guardò incredulo la ragazza, la quale gli disse
precipitosamente : - Takao non è assolutamente vero, ti prego, non gli
credergli, lo sai che è un bugiardo, vero? –
-Oh, ma che cosa commovente – fece Sean con una vocetta
acuta e stridula. – Ho sempre avuto un debole per le telenovele! Che peccato,
una altra coppietta in crisi per causa mia, oh come mi dispiac… ARGH!!.–
Un pugno violento della ragazzina bruna lo colpì in pieno
viso. Il naso gli cominciò a sanguinare.
- Stupida, che cavolo fai??!!! – disse il ragazzo
coprendosi rapidamente il volto con le mani.
- Faccio quello che ti meriti, cretino!! – Gli rispose a
tono lei. – Primo: Sia ben chiaro che io e Takao non siamo fidanzati, Secondo:
Smetti di criticare e prendere in giro tutto e tutti, perché altrimenti ti
faccio vedere io e non sto scherzando, Terzo: Ti sfido a beyblade. -
Quella sua ultima frase parve echeggiare nell’aria
immobile.
Takao e Sean, quest’ultimo sempre tenendosi il naso si
guardarono sconcertati.
-
Tu…come…beyblade…cosa hai detto scusa?!?!! – fecero all’unisono.
Improvvisamente Hilary si rese conto di ciò che aveva
detto. Come diavolo aveva fatto a proporre una simile cosa a quell’antipatico?
Perché non era riuscita a controllarsi? Si era cacciata proprio in un bel
pasticcio. E adesso che cosa si sarebbe inventata? Ormai la frittata era fatta.
I due ragazzi la fissavano letteralmente pendendo dalle loro labbra. Sembrò che
il momento della confessione fosse veramente arrivato.
- Io…ecco -
Mentre rifletteva il suo sguardo cadde sul beyblade che il
ragazzo con il berretto teneva in mano. Ebbe un’idea.
- Intendo dire…che se batterai Takao dovrai smetterla di prenderci
in giro e ci lascerai in pace -
disse ostentando di nuovo il tono minaccioso di pochi
istanti prima.
Takao parve riprendersi da quella sorta di stato di trance
che la sfida di Hilary gli aveva provocato e fissò avido Sean, con
un’espressione di sicurezza dipinta sul volto.
Il brunetto, invece, era ancora piuttosto perplesso e i
suoi occhi ardevano dal sospetto.
- Credevo che Takao fosse in grado di parlare da solo, per
quanto possa essere scemo…avrebbe anche potuto sfidarmi da solo, no? -
- Io non direi, visto che gli fai troppa pena… - fece la
ragazza altezzosa.
- Ah, è così? – disse il moro minacciosamente.
Poi senza nessun preavviso e ignorando il fatto che il suo
naso continuava a sanguinare abbondantemente, afferrò per la giacca Takao, che
inaspettatamente si sentì sbattere contro il muro dell’edificio più
vicino.
- E così ti faccio pena, eh? – ringhiò Sean.
- TOGLIGLI LE MANI DI DOSSO !!! – gridò Hilary allarmata
cercando di mollargli un ceffone che il ragazzo prontamente schivò, lasciando
però Takao, che cadde a terra.
Ci fu un istante in cui i due ragazzi e la ragazza si
fissarono truci, poi Sean disse:
- Noi tre abbiamo un conto in sospeso!! -
E senza aggiungere altro si voltò e corse via velocemente,
la mano sul naso.
- Stai bene?-mormorò Hilary distogliendo lo sguardo dalla sagoma sempre più piccola
di Sean e tendendo una mano al ragazzo con il berretto per aiutarlo ad alzarsi.
Lui non rispose e si alzò in piedi ignorando la mano tesa
della ragazza.
- Takao…-
Ancora una volta lui la ignorò e si voltò in modo da darle
le spalle.
- Hai un graffio qui…- e gli sfiorò delicatamente il collo
– deve essere stato quell’idiota –
- Non è niente – disse lui brusco scostandosi dal contatto
con le sue mani e facendola trasalire.
- T-takao – gli occhi della ragazza si stavano cominciando
a riempire di lacrime. Perché si comportava così? Perché era così freddo?
Sembrava quasi arrabbiato. Eppure lei era sicura di non avergli fatto
assolutamente nulla. Semmai doveva essere lei ad essere arrabbiata con lui per
quanto gli aveva detto quel pomeriggio. Ma non riusciva a trovarne la forza.
Forse Takao doveva essersela presa perché per colpa sua aveva rischiato di
essere picchiato duro da Sean.
Era l’unica spiegazione plausibile. Hilary non voleva
litigare di nuovo con lui.
- S-scusami – fu tutto quello che riuscì a dirgli.
- Andiamo – disse il blader sempre con lo stesso tono
gelido che non gli apparteneva affatto, mentre, senza nemmeno guardarsi
indietro, si avviava lungo la strada di casa.
Tremante e con le lacrime che ormai cominciavano a
spuntarle dagli occhi color mogano, la ragazza lo seguì senza più dire una
parola e fissando insistentemente la strada, così come il blader. L’unico
pensiero che per le vagava per la mente era quello di voler capire perché Takao
ce l’aveva con lei. Si tenne costantemente mezzo passo dietro di lui. Avrebbe
voluto saltargli addosso e gridargli che gli dispiaceva di aver fatto qualunque
cosa lo avesse fatto alterare, pur di non vederlo così. Perché vederlo così le
faceva male.
Come in risposta ai suoi stessi pensieri la moretta andò
quasi a sbattere contro al ragazzo. Non si era accorta che Takao si era
fermato. Guardando meglio per terra si rese conto che quello che stavano
calpestando non era più cemento, ma erba. Anche se con riluttanza, Hilary alzò
finalmente lo sguardo. Erano arrivati sulla riva del fiume. La luce dello
spettrale sole rossastro semi-immerso nell’ acqua immobile avvolgeva i due
ragazzi. Le piccole onde che di tanto in tanto s’infrangevano sulla riva erano
punteggiate dai riflessi vermigli dell’astro che si specchiava su di esse. Era
uno scenario magnifico. Cautamente si volse verso Takao. Il ragazzo era
immobile e contemplava il tramonto, con espressione rapita, non poté non
pensare
quanto fosse attraente, con i grandi occhi blu illuminati
dalla tenue luce del crepuscolo…
- è bello, vero? -
Le ci volle qualche secondo per realizzare che anche il
blader la stava fissando.
Distolse rapidamente lo sguardo dal ragazzo, arrossendo
appena, anche se non si notava molto con la luce vermiglia. – Sì – mormorò,
sorridendo. Era contenta che il ragazzo le parlasse, nonostante non avesse
ancora capito che cosa gli frullasse per la testa. Era strano essere lì, da
soli a guardare quel magnifico paesaggio surreale.
- Hilary – La ragazza si ritrovò di nuovo a fissare Takao.
- Cos’è successo prima con Sean? – proseguì quest’ultimo.
In fondo quella domanda se l’aspettava. Non sapeva perché,
ma se l’aspettava. E sentiva che questa volta non gli avrebbe potuto mentire.
- Ha provato a baciarmi. E ha detto che invece ero io ad
aver tentato di baciare lui. –
lo disse con tutta la naturalezza possibile, ignorando le
sue guance illuminate da un colorito rosso vivo, tanto la reazione del ragazzo
sarebbe stata sempre la stessa. In quella il blader aveva lo sguardo assorto e
apparentemente assente.
- Beh, digli che allora ha un valido avversario – disse
dopo un po’.
Quella risposta lasciò Hilary completamente di stucco.
Cosa diavolo voleva dire?
Bah, certo che i ragazzi erano proprio strani a
volte.
- A proposito…scusami per prima… -
- Per prima…? -
- Sì, non vorrei che ti fossi arrabbiata con me per quelle
cose che ti ho detto…-
- Ah sì…non preoccuparti…non sono mica arrabbiata con
te…-
- Anzi..io…vorrei che tu venissi con noi a sostenerci
contro quei blader misteriosi…-
La moretta arrossì un po’ più intensamente. – O-ok, non
c’è problema.-
- Bene… – Takao sorrise. Era davvero irresistibile.
Quasi trasognata, Hilary disse: - Anzi…credevo che fossi
tu ad essere arrabbiato con me -
- Dovrei esserlo in effetti…Sean mi ha quasi ucciso per
colpa tua! -
- Embè? Allora anch’io dovrei essermi offesa per quello
che mi hai detto prima! -
I due ragazzi si guardarono sorridendo. Poi, senza alcun
preavviso, Takao cinse le braccia attorno al collo della brunetta. – Ti voglio
bene, Hilary.- mormorò stringendola in un dolce abbraccio. Hilary rimase per un
momento paralizzata dal gesto del ragazzo, ma in un istante si sciolse anche
lei: - Anch’io… Kei – disse rispondendo all’abbraccio. Takao la fissò per un
istante, così raggomitolata fra le sue braccia.
No, non c’era da preoccuparsi, aveva sentito male.
Non seppero per quanto tempo restarono lì abbracciati, i
loro corpi riscaldati l’uno dal calore dell’altro, due figure solitarie in
mezzo alla dolce brezza del crepuscolo, fatto stava che improvvisamente udirono
una voce familiare bisbigliare:
- Avanti, Max chiamiamoli, ormai è mezz’ora che stanno
così e io ho pure fame!!! -
- No, ma dai, lasciateli stare sono così carini! –mormorò
Rei.
- Sì Daichi, sta calmo! Accidenti, certo che Kei aveva
proprio ragione!! – sussurrò il biondino.
- HEY, MA VOI CHE CAVOLO CI FATE QUI???!!!! – Esclamarono
all’istante i due ragazzi imbarazzatissimi, separandosi di colpo.
- No…dai non smettete proprio ora, eravate così teneri! –
disse Max con un sorriso.
- Io…voi…uccido…perché cavolo ci stavate spiando? – fece
Takao, che tra la rabbia e l’imbarazzo aveva raggiunto più o meno un vivo
colorito porpora.
- Non vi hanno insegnato cos’è la privacy? – chiese la
ragazza fuori di sè.
- Certo che…Hilary, insomma, prima con Kei, poi con Takao,
voglio dire deciditi… - sghignazzò Rei.
- Bah, muoviamoci – disse il ragazzo con il berretto
impedendo alla ragazza di rispondere a tono al cinese, ma più che altro con
l’intento di tagliare quella conversazione imbarazzante.
- Certo che…chi l’avrebbe detto: il Tacchino e l’ochetta!
– disse Daichi con una smorfia divertita, stiracchiandosi.
- COSA HAI DETTO??!!! – Takao ed Hilary si lanciarono
all’istante all’inseguimento del piccolo selvaggio, che per sua fortuna, riuscì
a non farsi acchiappare.
- Sì, sì erano proprio abbracciati a guardare il tramonto!
– esclamava ancora Max mezz’ora
dopo durante la cena.
- Sì, sì infatti – anche il blader dagli occhi verdi
annuiva, rivolto a Kei, che sembrava fregarsene altamente di quanto era
accaduto poco prima.
Al contrario Nonno J ascoltava con molta attenzione il
racconto dell’americano.
- Ah, davvero? Bravo Takao, era proprio ora che ti
trovassi una ragazza… -
- Nonno, ma che cosa dici…-disse il ragazzo con
un’espressione imbarazzata, guardando l’unica ragazza del gruppo, che arrossì
violentemente (per me se Hilary continua così diventerà una caldaia N.d.a.) e
mormorò tenendo lo sguardo fisso sul piatto: - No, davvero, signore, ha
frainteso, io e suo nipote non stiamo insieme…-
- Dai, non essere timida, ragazzina, per me voi due vi
fidanzerete da un momento all’altro. -
Disse allegramente l’anziano uomo, dando una pacca sulla
spalla al nipote e scoppiando in una risata. (-________- N.d.a.)
Dopodiché nessuno fiatò fino a che l’ultima porzione di
riso non fu sparitadal piatto del
capitano dei BladeBreakers, che stranamente quella sera non si stava ingozzando
come al solito. Nonno J sbadigliò vistosamente. – Bene ragazzi, io vado a
letto, sono molto stanco, ai piatti ci penseremo domani, ok? Allora
buonanotte!-
- Buonanotte - risposero tutti.
Hilary lo seguì a ruota: - Si, anche io vado a letto –
disse velocemente. Desiderava più di ogni altra cosa allontanarsi da tutti
quegli sguardi ammiccanti e da quelle risatine idiote.
- Buonanotte – ripeterono tutti, tranne Kei, che fece
appena un cenno.
Per un istante lui e la ragazza si guardarono negli occhi.
– Kei…- mormorò lei voltandosi e raggiungendo la palestra meravigliosamente
vuota e silenziosa con i loro futon. Perché prima, mentre abbracciava Takao
aveva pronunciato il suo nome? Perché era sicurissima di averlo fatto.
Accidenti!Prima o poi si sarebbe
dovuta decidere fra quei due!! Anche se…non era affatto sicura che il russo
ricambiasse il suo sentimento…Basta così ci avrebbe pensato domani, la giornata
fino ad allora era stata fin troppo ricca di emozioni. Grazie a Dio Nonno J non
aveva attaccato bottone con lei, di modo ché la moretta poté mettersi il pigiama
e coricarsi finalmente nel suo futon, cercando di addormentarsi. Tuttavia pochi
minuti dopo un’esplosione di urla nella stanza accanto la fece balzare a sedere
di colpo. Riconosceva le voci dei bladebreakers, inequivocabilmente immersi in
un litigio. Sperava soltanto che non stessero litigando per il suo abbraccio
con Takao. Non riusciva a capire nulla di quello che stavano dicendo, ma se
questa era la causa della discussione lei doveva saperlo. Cautamente si alzò e,
in punta di piedi, sbirciò attraverso la porta socchiusa.
Riusciva ad intravedere la scena: Max e Rei erano al centro del salotto,
in piedi, mentre Kei le dava le spalle
Riusciva ad intravedere la scena: Max e Rei erano al
centro del salotto, in piedi, mentre Kei le dava le spalle. Takao non c’era,
notò improvvisamente la ragazza e, a giudicare dal sibilo metallico che si
udiva dal giardino, Daichi era intento ad allenarsi. (fissato N.d.A.)
Per quello che riusciva a vedere, seminascosta dietro la
porta scorrevole, tutti e tre i blader ostentavano un’espressione terribilmente
seria, tanto che per un attimo pensò che fosse morto qualcuno.
Un improvviso urlo di Kei la fece sobbalzare:
- Allora, eravamo d’accordo, si può sapere perché adesso
non glielo volete dire??!!! -
- Kei, ti prego calmati – disse Max un po’ intimidito
dalla furia dell’ultima frase del russo.
- E parla un po’ più a bassa voce, altrimenti Daichi ci sentirà,
ed è il compagno di squadra di Takao. – aggiunse Rei.
Kei non rispose, ma si voltò verso Hilary, che per tutta
risposta si nascose un po’ più a destra, in modo che il russo non la notasse,
ma comunque bene attenta a non perdersi una parola. Quella discussione stava
prendendo una piega curiosa. Cosa avrebbero dovuto dire all’ex capitano dei
bladebreakers? La fanciulla ebbe uno strano presentimento e sentì d’un tratto
come se le si stesse chiudendo qualcosa addosso. E infatti pochi secondi dopo,
quasi avesse recepito i suoi pensieri, la voce di Rei le fornì all’istante la
risposta, che non fu affatto piacevole: - Insomma dire a Takao che abbiamo
abbandonato la squadra permisurarci
contro di lui tre giorni prima della sfida contro quei blader misteriosi non mi
sembra per niente una buona idea…pensa a come nocerebbe l’unità della nostra
squadra! E tutti sappiamo che quella è sempre stata una delle nostre armi
vincenti –
- Cerca di capirci…per favore…- disse Max supplichevole.
Il russo sbuffò. – E va bene – disse serio. – ma dopo la
sfida niente scuse…-
SLAAMM!!!!!!! Hilary chiuse la porta così violentemente
che tutti e tre blader sobbalzarono e si voltarono con apprensione verso di
essa, ovviamente non vedendo nessuno. Ma un sospetto si fece largo immediatamente
nelle loro menti. Kei, Max e Rei si guardarono perplessi e tornarono a fissare
di nuovo la porta scorrevole. – Ragazzi…ho l’impressione che Hilary ci abbia
sentito – disse poi Max molto piano.
Dietro la porta chiusa, ancora con gli occhi sbarrati, la
ragazza ebbe soltanto una vaga idea del fatto che l’americano avesse
pronunciato quelle parole. Ciò che aveva sentito pochi istanti prima era stato
come una doccia gelida. Ormai non le importava più che qualcuno l’avesse
scoperta lì dietro a spiare le conversazioni in teoria private dei suoi amici.
Non le importava più di nulla. Si accucciò a terra con le mani che cingevano le
gambe flesse, la schiena appoggiata al fusama (quelle porte scorrevoli
giapponesi…N.d.a.), respirando profondamente. Non poteva essere vero. I suoi
amici non potevano avere detto veramente quelle cose. Doveva essere un incubo.
Un incubo e basta. Sì, senza dubbio era così. Hilary si rasserenò per un
attimo. Era soltanto un incubo, lei adesso stava dormendo e stava sognando. Solo
un brutto sogno. Ma si augurò che esso finisse prima possibile. In effetti, di
solito un incubo quando giunge all’apice della sua bruttezza qualcosa
all’interno del nostro cervello ci sveglia. E pensò che fosse già
sufficientemente brutto. Tuttavia con profondo orrore della ragazza, le parole
dei suoi amici nella stanza accanto continuavano imperterrite a giungerle
all’orecchio. – affari suoi se ci spiava, non avrebbe dovuto– disse Kei noncurante facendo spallucce. -
E poi avrebbe dovuto saperlo comunque. - Max lo fissò incredulo. Quello era lo
stesso Kei che aveva abbracciato la ragazza quella mattina?
- Ma non avrebbe dovuto scoprirlo così! – esclamò Rei
gettando un’altra occhiata al fusama.
Hilary giaceva ancora lì dietro rannicchiata.
Improvvisamente, una lacrima bagnò il suo pigiama di un bel color celestino e
un momento dopo la ragazza singhiozzava e piangeva a dirotto, con tutte le sue
forze. Doveva essere un brutto scherzo, ma quell’incubo che stava vivendo non
era effettivamente un incubo. Era tutto vero. Si passò una mano sulle guance
umide. Così quella storia che Daitenji aveva imposto a tutti i membri delle
squadre partecipanti al campionato del mondo che dovessero essere tutti della
stessa nazionalità era soltanto una balla. Una stronzata. Una stronzata
inventata solo per non voler ammettere di volere abbandonare la squadra. Di
abbandonare Takao, Kappa, Daichi e lei. Ma forse di lei non gliene importava
nulla a nessuno. A nessuno importava che lei stesse soffrendo in quel momento.
Le parole di Kei risuonarono nella sua mente. Come aveva
potuto pensare di piacergli. E tutto per uno stupidissimo abbraccio. Che
sciocca che era stata! Il russo aveva ragione: tutto questo era stata soltanto
la più che meritata punizione per aver spiato i suoi amici. Un sommesso Toc-toc
interruppe il fluire dei suoi pensieri. – Hilary, per favore apri!! Dobbiamo
parlarti! -
Erano loro. Ovvio. Avrebbero dovuto controllare che lei
non spifferasse tutto a Takao. Quella era l’unica cosa che evidentemente gli
importava. Non rispose.
- Hilary - Ancora una volta ignorò la voce di Rei.
Quest’ultimo entrò allora nella stanza, seguito dagli altri due blader. Prima
che uno di loro potesse aprire bocca, tentando invano di contenere la voce
rotta dal pianto, la ragazza disse: - Non importa, ragazzi, non fa niente,
davvero. Non sono arrabbiata con voi. – che d’altronde era anche in parte vero.
Non sapeva dare un nome alla sensazione che si era adesso impadronita di lei,
ma era quasi sicura che non fosse rabbia. Era solo una sorta di frustrazione.
- No, davvero, noi volevamo solo…-
- …dirmi di non dirlo a Takao. Va bene non glielo dirò. A
patto che lo farete voi dopo aver liberato Kappa. – disse Hilary sedendosi sul
suo futon.
Rei la guardò negli occhi. – Sicura che va tutto bene? -
Anche la ragazza lo guardò. Per un istante fu tentata di
dire sì, ma non ce la fece. Loro erano suoi amici. Doveva essere sincera. -“ma
loro non lo sono stati” – disse una vocina dentro la sua testa. Dopo un po’ la
moretta disse:
- Non sono arrabbiata con voi. Soltanto che…ecco io…quando
vi ho conosciuti ho pensato che foste veri amici…nel senso che all’interno del
vostro gruppo non ci fossero mai rivalità, che grazie al vostro spirito di
squadra foste rimasti uniti per sempre…ma evidentemente mi sbagliavo. – In
fondo non gli stava mentendo. Questi erano realmente i suoi pensieri sulla loro
squadra.
I tre ragazzi si guardarono. Poi Rei le si sedette
accanto.
- Ti prego cerca di capire le nostre ragioni…-
Hilary sbatté le palpebre.
- Quali ragioni? Siete sempre stati ottimi amici di Takao,
da quando vi conosco. Perché ora volete gareggiare contro di lui? -
- Perché…-
- noi bladebreakers – intervenne Max - abbiamo vinto per
due volte il titolo di campioni del mondo. Ma in realtà quando si parlava, e
quando si parla tutt’ora di titolo mondiale di beyblade, tutti alludevano e
alludono a Takao. Mi segui? Quest’anno ci siamo resi conto che noi non siamo
così forti come lui. Per quanto abbiamo capacità tecniche e tattiche nessuno di
noi sarebbe ora in grado di batterlo. Takao ha qualcosa che noi non abbiamo.
Per questo vogliamo cogliere l’occasione di batterci con lui in un torneo
ufficiale, dove dà il meglio di sé. Vogliamo riuscire a sconfiggerlo. Solo
allora ci potremo considerare dei veri campioni mondiali di bey. È lui il
blader più forte del mondo. È lui il campione che ogni altro blader vorrebbe
sfidare. Non so se adesso ti è chiaro il motivo. -
- Takao è il campione del mondo…l’unico che ogni blader
vorrebbe sfidare – ripeté Hilary come in trance. Improvvisamente sentì una
sorta di calore riscaldarle le membra. Le guance le si tinsero di un vago
colorito roseo. Egoista. Era stata solo una stupida egoista. I suoi amici
aspiravano al titolo di campioni del mondo. Volevano battere contro Takao solo
per assicurarsi l’assoluta vittoria. Del resto avevano ragione, era lui quello
che tutti sognavano di sconfiggere.
Ma per farlo avrebbero dovuto abbandonare la squadra. Kei,
Max e Rei avevano una motivazione più che plausibile. Ma lei non lo aveva capito.
Aveva pensato solo e soltanto a se stessa. Loro erano liberi di fare quello che
gli pareva. Lei non aveva il diritto di impedire nulla a nessuno e di criticare
le loro decisioni, benché la facessero soffrire. Anzi probabilmente anche per
loro questa scelta era stata sofferta. Le amicizie non muoiono così da un
giorno all’altro, soprattutto quelle vere. Neanche per i suoi amici doveva
essere stato bello quanto necessario lasciare Takao, Daichi e Kappa. Come
diavolo aveva fatto a non capirlo? Stupida egoista.
- Scusatemi – disse le moretta, chinando il capo.
- Cosa? -
- Scusatemi – ripeté la ragazza. - Sono una stupida. Avrei
dovuto capirlo subito. -
Kei era appoggiato alla parete accanto al fusama e teneva
lo sguardo basso, apparentemente fisso verso il pavimento. Max e Rei, invece,
sorrisero alla moretta.
- Non preoccuparti. – disse il primo. – è normale che tu
non ci abbia pensato subito. Del resto tu non hai mai nemmeno toccato un
beyblade. È ovvio che tu non possa capire fin in fondo le nostre motivazioni,
non essendo una blader.-
Le viscere della ragazza si contorsero a quell’ultima
frase, la mano destra che stringeva il più forte possibile la coperta del
futon. La tentazione di tirare un pugno al muro era troppo forte; per fortuna i
suoi amici non parvero notare quel suo bizzarro comportamento.
- Sì – disse, cercando di controllare la voce, fattasi di
nuovo tremante. – Ma non è detto che solo perché – strinse ancora di più la
stoffa biancastra – perché non ho mai toccato un beyblade…non possa capire
nulla. -
- Non intendevamo dire questo – proclamò il cinese
all’istante.
Hilary sorrise. – Lo so – rispose, non riuscendo a trovare
nient’altro da dire.
Dopo un’ultima occhiata Max disse: - Bene, allora
buonanotte Hilary, noi andiamo a chiamare Daichi. Quello non si è accorto di
nulla per fortuna, ma ora è tardi e domani mattina dobbiamo iniziare ad
allenarci, visto che lunedì abbiamo la sfida. -
- Sì, infatti. Io vado a cercare Takao…chissà dove sarà
finito…mah? – aggiunse Rei. – Vieni anche tu, Kei? -
Il suo interlocutore scosse la testa.
- Ok, buonanotte allora. E…- il cinese abbassò un po’ la
voce – mi raccomando Hilary. Anche se state insieme non dirlo a Takao. –
aggiunse con un sorrisetto.
- COOOSA??!!! NOI NON STIAMO MICA INSIEME!! – la ragazza
arrossì vistosamente.
- Bah, sarà…comunque. A domani. -
La ragazza annuì. - Buonanotte –
Il cinese e il biondino sparirono nel giro di pochi
istanti chiudendo la porta scorrevole.
Hilary sospirò. Si sentiva stanca e svuotata. Ora l’unica
cosa che desiderava era sdraiarsi nel suo morbido futon e lasciarsi cullare fra
le braccia di Morfeo e, magari, almeno per poche ore sgombrando anche la mente
da tutte le preoccupazioni.
- Non dicevi la verità prima. – La gelida voce di Kei la
fece sobbalzare. Si era completamente dimenticata che il russo fosse con lei in
quella stanza. Il ragazzo si scostò dal muro e la squadrò da capo a piedi, così
seduta sul suo lettino. A cosa si riferiva? Stava parlando del suo
comportamento nei confronti suoi e di Max e Rei? Oppure aveva notato
l’irrequietezza della ragazza pochi istanti prima. La moretta si morse il
labbro.
- Che intendi dire? – gli domandò.
- Si vede chiaramente che sei arrabbiata con noi. –
rispose lui avviandosi verso il suo futon ed estraendo da sotto il cuscino una
maglietta nera. Hilary si sentì mentalmente sollevata. Non aveva visto nulla,
meno male. L’istantaneo sollievo si stava comunque diradando per lasciare il
posto ad una sorta di collera repressa. Prima di controllarsi, la ragazza urlò,
con tutte le sue forze: - SCUSAMI SE MI PERMETTO, MA TU CHE CAVOLO NE SAI DI
QUELLO CHE PROVO IO? SBAGLIO O A TE NON TE NE FREGA NIENTE DI ME? NON È FORSE
QUESTO PIÙ O MENO IL SUCCO DI QUELLO CHE HAI DETTO PRIMA?-
Il suo grido parve echeggiare nella stanza rompendo così
il gelido silenzio che si era creato dopo di esso.
Kei parve ammutolito, ma dopo un po’ disse, il tono di
voce pacato: - Forse. –
Si tolse la maglia e la sciarpa, dopo di ché si stiracchiò
mettendo in mostra i suoi addominali scolpiti. (*ç* N.d.a.) Hilary rimase di
sasso. I suoi occhi scuri percorsero ogni centimetro di quelle sue forme
perfette…tanto che si lasciò sfuggire un sommesso – wow! – che per fortuna non
si udì, dato che era rimasta praticamente senza fiato. Comunque sia la moretta
distolse, anche se con una certa difficoltà, in fretta il suo viso dai
pettorali del ragazzo, che ora stava indossando una canotta nera che usava per
dormire, mentre aveva ancora indosso i soliti pantaloni grigi. Entrambi si
sdraiarono nei rispettivi futon. La ragazza non aveva più il coraggio di
proseguire la discussione iniziata poco prima. Si rigirò di lato, dando le
spalle al blader. – Tutto sommato non credo che Kei possa competere con Takao –
pensò, non riuscendo a trattenere un sorrisetto. Passò un po’ di tempo che i
ragazzi restarono in dormiveglia, l’uno accanto all’altra, che il russo ruppe
il silenzio: - Comunque ti sbagli. A me di te me ne frega eccome – queste
furono le ultime, inaspettate, parole che Hilary udì prima di sprofondare nel
sonno.
- YAWWNNNNNN!! (ma che sono ‘sti versi O___O? N.d. tutti)
Buongiorno ragazzi!! – disse Daichi entrando in cucina sbadigliando e
stropicciandosi gli occhi.
Tutti gli altri erano già seduti al tavolo. Ci fu un coro
di – Buongiorno Daichi!! –
- Ho un sonno pazzesco – disse il ragazzino lasciandosi
cadere su una sedia e afferrando la brocca del latte. – Non ho chiuso occhio
‘sta notte!! -
- E… chomp come…gnam…mai? – domandò Takao che si stava
ingozzando di biscotti e riusciva a stento a parlare.
- Indovina… perché forse stanotte (come tutte le altre del
resto N.d.a) c’era qualcuno che russava come un trombone. -
Tutti gli altri ridacchiarono, tranne il capitano, che
inghiottì,incrociò le braccia e disse:
- Embè? In fondo è anche una cosa naturale, russare. -
Altre risate. Daichi stava per rispondere a tono, ma Max,
per troncare la nascita di un’ennesima lite fra i due lo interruppe
proclamando:
- Oggi si cominciano gli allenamenti. -
- Già. – I sei ragazzi seduti al tavolo si fecero
improvvisamente tutti molto seri.
- Tranquilli, ragazzi, ce la faremo a battere quei blader
misteriosi e libereremo Kappa. – disse il ragazzo con il berretto in tono
sicuro e disinvolto.
- Sempre il solito sbruffone, eh? – commentò il ragazzino dai
capelli rossi con una smorfia, che si trasformò poco dopo in un sorriso
gongolante mentre aggiungeva: - ma non mi sembravi così sicuro di te quando ti
ho sconfitto, eh?-
- CHE HAI DETTO?!?! MA COME OSI, MARMOCCHIO?!!! – urlò
l’altro infiammandosi all’istante.
- HEY, MARMOCCHIO A CHI? – gli gridò di risposta Daichi,
anche lui infuriato.
- VI PREGO SMETTETELADI URLAREE!!!! – strillò anche Max
Ci fu un attimo di tensione, in sui Takao e Daichi si
guardarono storto, ma entrambi tacquero.
- A proposito di urla – chiese d’un tratto il rossino. –
cosa avevate da urlare voi quattro ieri sera??!! -
- Urlando? Chi stava urlando?! Io non ho sentito nulla
ieri! – esclamò Takao.
Rei ed Hilary si scambiarono sguardi ansiosi e fissarono
dopo Max e Kei, i quali sembravano totalmente ignari della brutta piega che
stava prendendo quella conversazione.
- è stato ieri sera mentre non c’eri. – spiegò Daichi. –
Allora? – domandò poi.
- Ecco noi…- farfugliò Rei, senza avere la minima idea di
come continuare.
- Stavate per caso litigando?? – domandò dubbiosamente
anche il ragazzo con il berretto, guardando il cinese. Ci fu un attimo di
silenzio sospettoso. I due blader fissavano le facce di ognuno dei proprio
amici, Hilary compresa. Improvvisamente l’americano scoppiò a ridere. Tutti,
inclusi Takao e Daichi, lo fissarono. Max aveva le lacrime agli occhi e batteva
freneticamente i pugni sul tavolo. – NON…AHAHAHA…LASCIATE ……IHIHIH…PERDERE!!! –
biascicò cercando di riprendere fiato. (-______- N.d.A. +Tutti) Un ampio sorriso si aprì anche sul
volto di Kei. (ah,…keiuccio…=*ç*= N.d.a.)(pervertita! N.d. Kei + Tutti) La
ragazza e il cinese si scambiarono un ennesimo sguardo fra il perplesso e il
compassionevole. Ma che diavolo stava succedendo? Perché Max rideva a crepapelle??
- Ma che diavolo…? – anche il ragazzino dai capelli rossi
abbozzò un sorriso, sempre continuando a fissare l’americano che ormai ululava
dal ridere.
- Dai Max – disse Kei tornando serio – Raccontaglielo tu.
-
Hilary stava per chiedere qualcosa, ma lo sguardo gelido
del russo le impose di tacere.
- Sì Kei – disse Max asciugandosi le lacrime e
schiarendosi sonoramente la gola. – Allora…- profferì.
- Dai…! - lo incalzò Daichi, interessatissimo alla
conversazione. Se perfino Kei aveva riso doveva essere accaduto qualcosa di
veramente divertente.
Kei non rispose all’occhiata interrogativa di Rei e
nemmeno Hilary riusciva a capire quale fosse il piano di Max.
- Ieri sera…insomma mentre tu ti allenavi Daichi – il
rossino annuì freneticamente – Io e Kei eravamo seduti in salotto a berci un
the caldo, mentre Rei era in bagno a farsi la doccia. Hilary si era seduta con
noi poco dopo che Rei se ne era andato e…a quel punto io…per sbaglio ovviamente…-
disse guardando Hilary che si attardò un poco ad assumere un cipiglio severo
per mascherare la sua perplessità. – le ho versato del the sulla camicetta. Lei
si è arrabbiata da morire ed ha cominciato a strillare e subito dopo è andata
in bagno per lavarsi proprio mentre Rei usciva e quindi…AHAHAHAH!!! – Max fu
scosso da una nuova ondata di risate.
Anche Kei scoppiò a ridere. (MIRACOLISSIMOOOOOOOOOO
*///////////*!!! N.d.a.)(-___________- N.d. tutti) - E quindi… ?– disse Takao,
che pendeva dalle sue labbra, ma sorrideva anche lui. – Non sarà mica…- La
moretta e il cinese ebbero un brutto presentimento.
Max annuì scosso dalle risate e riprese a fatica – …si
sono scontrati e… beh…Rei aveva addosso solo l’asciugamano e allora…insomma gli
è volato via e… OH, MY GOD!!!Avete
sentito che urla, no?? AHAHAHAHAHA!!!! –
Ormai Max non era più l’unico a ridere a crepapelle. Anche
gli altri erano scoppiati e avevano le lacrime agli occhi dalle risate, tutti
tranne Rei ed Hilary che erano arrossiti vistosamente e si fissarono
imbarazzati e decisamente a disagio, ma non dissero nulla.
- Quindi…vediamo fammi fare il conto…- disse Daichi a
fatica ancora scosso dai brividi e cercando di riprendere fiato. – Ieri mattina
Kei, ieri pomeriggio Takao e ieri sera Rei…insomma ochetta deciditi, non puoi
farti contemporaneamente tre poveri ragazzi !! -
- COOOOOOOOSAAA???!!!!!! COME DIAVOLO TI PERMETTI?!!! MI
HAI FORSE SCAMBIATO PER UNA TROIA QUALUNQUEEE?????!!!!!! – Hilary si alzò
bruscamente fuori di sé gridando.
- E vediamo…- proseguì l’altro ridacchiando – adesso manca
solo Max…attento amico mio…l’ochetta potrebbe prepararti qualche bel
trabocchetto…-
- BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!! – gridò Hilary
rossa dalla rabbia e dall’imbarazzo.
- Ok, ragazzi ci vediamo, io vado ad allenarmi – disse
l’altro noncurante stiracchiandosi.
Takaoe Kei lo
seguirono immediatamente, ancora ridacchiando, lasciando soli Max, Rei ed
Hilary. L’americano chiuse allegramente la porta che dava sul giardino.
- Beh siamo salvi – disse con tutta la naturalezza
possibile e un sereno sorriso gioviale, che si attenuò subito non appena fissò
le facce furiose degli altri due.
- Ehm…ho detto qualcosa di sbagliato?? – fece incerto.
- GROARRRRRRRRRRRRRRRRR!!!!!!! – gli fecero di rimando i
sue interlocutori, facendolo arretrare impaurito.
- SALVI UN CORNO!!! – gridò Rei.
- NON POTEVI TROVARE UNA SCUSA CHE MI FACESSE FARE DI MENO
LA FIGURA DELLA PUTTANA? – urlò Hilary.
- Beh...io ecco…calmatevi…ma non vedete che grazie a me vi
siete salvati il collo tutti e tre?
Tacete e accontentatevi. –
- E DOVREMMO PURE TACERE??!!!– urlarono di nuovo i due ragazzi incenerendolo (in tutti i sensi
N.d.A.) con lo sguardo. – KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!
Max si accucciò al muro spaventato. - Ehm…lo so…scusate…ehm
io cioè…lo so che avrei dovuto trovare un altro modo…vedete però quello è stato
la prima cosa a cui ho pensato quindi…ecco…insomma…l’importante è che non
abbiamo detto la verità a Takao e Daichi, no? – farfugliò il biondino
timidamente fissando Hilary e Rei ancora molto seri in volto.
Seguì un attimo di silenzio. Poi…
- Va bene, su non fa niente. – disse Rei calmandosi.
Hilary gli lanciò uno sguardo truce, ma non ebbe nulla da obiettare.
- Andiamo anche noi ad allenarci, forza – proseguì il
cinese.
I tre aprirono la porta ritrovandosi in giardino. Takao e
Daichi stavano combattendo, mentre Kei li osservava in disparte. - Hey, Max –
fece la ragazza all’improvviso. Max si volse verso di lei e distolse lo sguardo
da Rei, intento a raggiungere i loro amici intenti ad allenarsi. – Dimmi un
po’…già che siamo in argomento… -Hilary alzò appena la voce, in modo che anche Daichi potesse sentire. -
Come va la tua storia con Mariam? – domandò con un ampio sorriso divertito.
-Beh, ecco…- il biondino assunse una delicata tonalità rosea. –diciamo che…- si
passò nervosamente una mano tra i capelli - …Va. -
Che stanchezza! Quegli allenamenti erano davvero pesanti.
Ma se avrebbero dovuto salvare Kappa e i loro bit-power non avevano altra
scelta. Takao si asciugò il sudore sulla fronte e impugnò con più decisione il
dispositivo di lancio.
- 3…2…1…PRONTI… LANCIO!!- Il ragazzo tirò la linguetta
dentellata con maggiore forza possibile, imprimendo alla sua trottola una
potente spinta. Dragoon si scagliò contro un grosso masso vicino allo stagno e
lo distrusse completamente.
- Ottimo, Takao – disse Rei con un sorriso.
- Già – disse anche Max annuendo. – Però ora tocca a me
-
Lanciò il suo bey, che in un istante dopo essere atterrato
sul terreno del giardino, iniziò a zigzagare a grandissima velocità fra le
lattine disposte irregolarmente per terra, schivandole tutte. Rei impugnò il
suo dispositivo e disse: - Uhm…bravo… ma ora osserva e impara come si fa.-
Driger venne lanciato con forza e superò tutta la serie di lattine con dei
precisissimi movimenti a spirale. L’americano fischiò.
- Che velocità, Rei!! – esclamò Takao ammirato.
- Ah ah - annuì Daichi annoiato – Ma vi siete tutti persi
la parte migliore. – aggiunse poi con aria di superiorità. (Sbruffone N.d.
Takao e Hilary) - Vai GaiaDragoon! – Anche il ragazzino lanciò il suo bey
violaceo, che si diresse verso l’albero più vicino e ne tagliò il tronco in un
colpo solo. – Visto? – disse poi voltandosi verso i suoi amici – Sono bravo,
eh? -
-
NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!! – gridò Takao, con le mani nei capelli. –
PIDOCCHIO!!!!! CHE CAVOLO HAI FATTO??!!! QUELLO ERA IL VECCHIO FAGGIO
MILLENARIO DELLA FAMIGLIA KINOMIYAAAA!!!!! FU PIANTATO DAL BIS-BIS-BISNONNO DI
MIO NONNO (-______- N.d. tutti)(XD N.d.a.)!!!! E TU LO HAI ABBATTUTO!!! Se
Nonno J lo scopre…-
- Scoprire cosa?? – l’anziano signore spuntò da dietro le
spalle del ragazzo, che si fermò come pietrificato. Al contrario Daichi in un
fulmineo istante raccolse il suo beyblade e corse via alla velocità della luce,
prima che qualcuno lo potesse fermare. – Si può sapere che diavolo hai da
urlare?? – chiese il nonno sospettoso.
- Ah, c-ciao nonno eh, eh - disse Takao tentando un
sorriso e cercando di distrarre l’uomo, che lo fissava severo, dal tronco che
giaceva ai suoi piedi. – Ehm…Bella giornata, eh?? – Nonno J brandiva la sua
solita spada da Kendo, che il blader fissò intimorito.
- Cioè…volevo dire…- ma non riuscì a terminare la frase.
- AAAAAAAAAAARGHHHHH!!! – urlò il vecchietto fissando i
piedi di Takao – Hai abbattuto l’albero sacro del mio bis-bis-bisnonno Adesho
Tishpa Kolah Facha Konhu Mhar Tellho con una di quelle dannate trottole!!!! –
strillò gonfiandosi per la rabbia e puntando pericolosamente la spada contro il
nipote.
- è stato Daichi…Non sono stato io….- pigolò Takao,
facendosi piccolo piccolo per la paura.
- SILENZIOOOOOOOOOOOOOO!!!!!! – ruggì suo nonno. – SEMPRE
A DARE LA COLPA A QUEL POVERO RAGAZZINO PER LE TUE MALEFATTE!!!! SCIAGURATO
NIPOTE!!! AH!!! PRENDI QUESTO!! E QUESTO!!!! E QUESTO!!! – gridò cominciando a
menar colpi con la spada contro il povero Takao e inseguendolo per tutto il
giardino
- AHIO, NONNO, MA È VERO CHE NON SONO STATO IO!!! AHIA, MI
FAI MALE!!! AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!! – strillò Takao cercando di schivare i
colpi e scappando dentro la casa.
- AH FERMATI!!!! – urlò Nonno J seguendolo.
C’era da dire che nel frattempo Max, Rei, Kei (ebbene sì,
anche lui!!! N.d.A.), Hilary e Daichi, che si era nascosto sul tetto, si
stavano rotolando dalle risate.
Un ora dopo…
- GIURO CHE AMMAZZERÒ QUEL DANNATO PIDOCCHIO!!! – gridò
Takao arrabbiato tenendosi un’enorme sacca piena di ghiaccio sull’occhio
sinistro.
- Piantala di gridare altrimenti ti faccio nero anche
l’altro occhio – disse Hilary minacciosa, tentando di medicargli un bozzo che
aveva sullo zigomo destro.
- Ritorno ai vecchi tempi – proclamò Rei con un sorriso.
- Uhuh la coppia scoppia?? – fece Daichi ridacchiando.
Ci fu un silenzio istantaneo.
Un secondo dopo Daichi sfondò il tetto della villa e volò
rapido in direzione di marte.
Replay: Takao ed Hilary si erano alzati e
contemporaneamente avevano tirato due mega-pugni in faccia a Daichi (povero
piccolo ;__; N.d.A.).
- STAI ZITTO MARMOCCHIO!!! – gridarono i due rossi in
volto. (allora Hilary non è più l’unica ad avere crisi isteriche N.d.A.)(CHI
AVREBBE LE CRISI ISTERICHE??!!! >.< N.d.Hilary)(Appunto -___-
N.d.A.)
Dopodiché si risedettero evitando di fissarsi. Gli altri
tre nel frattempo si erano premuti ciascuno una mano in bocca per cercare di
non ridere.Hilary riprese a medicare
la ferita di Takao e disse come niente fosse: – Beh, almeno ti ha soltanto…- il
blader la fulminò con lo sguardo. -…cioè voglio dire… hai un occhio nero e una
ferita sulla guancia. Insomma, per fortuna tuo nonno non ti ha rotto un braccio
o roba del genere… -
- Sì, è una grande fortuna – commentò acido il blader –
avere un bell’occhio nero e una guancia tartassata -
- Non intendevo dire questo. Volevo dire che almeno così
puoi continuare ad allenarti. Pensa a me che ho la caviglia slogata. Riesco a
malapena a stare in piedi. -
- Hilary, tu non devi mica allenarti!!! -
- Beh – La moretta si voltò dall’altra parte,
profondamente a disagio. –…no, certo che no – disse. Con un enorme sforzo si
ricostrinse a fissare di nuovo il ragazzo. – Ecco, ho finito. – proclamò
appiccicandogli un maxi-cerotto sulla guancia. – Grazie - Takao la continuava a
fissare con un misto di stupore e curiosità, mentre sistemava le garze e le
bende nell’apposita cassetta. Ultimamente la sua amica si comportava in modo
molto strano. Ne aveva parlato anche con gli altri. Anche loro avevano notato
quel suo insolito essere: era molto più gentile con tutti loro e soprattutto,
era divenuta decisamente taciturna. Avevano escluso la possibilità che fosse
davvero preoccupata per il professore, più di tutti loro, poiché la sua
stranezza era emersa ben prima che quest’ultimo fosse stato rapito. L’unica
altra possibilità poteva essere quella del campionato di beyblade. Il
campionato di beyblade…certo, che stupido!! E lui e i ragazzi non ne avevano
ancora parlato con la diretta interessata. Non voleva innescare una nuova lite,
però tutti avevano diritto ad una spiegazione. Forse quello non era proprio il
momento adatto, ma era più che necessario parlare con Hilary, adesso che c’era
un attimo di relativa calma. Incrociò lo sguardo di Max, che annuì in silenzio,
quasi avesse percepito esattamente ogni parola che vorticava nella mente del
moretto, come se egli avesse parlato a voce alta. Anche Rei sembrava aver
intuito ogni singolo pensiero di Takao, ma non fu lui a profferire per primo
parola.
- Tu devi ancora spiegarci qualcosa -
Stupefatti, i tre blader si voltarono verso Kei. Possibile
che anche lui avesse avuto la loro stessa idea? Subito si misero in ascolto.
(Nel frattempo anche Daichi precipita da marte^^ N.d.A.) La ragazza alzò
lentamente lo sguardo, decisamente perplessa.
- Di che cosa parli, Kei? -
- Non fare la finta innocentina. Sai benissimo di che cosa
parlo – disse freddamente l’altro.
Hilary inarcò un sopracciglio, per niente indispettita dal
tono glaciale del ragazzo, ormai ci aveva fatto l’abitudine; poi si volse verso
i suoi amici, pronta a scambiare una delle famose occhiate interrogative
tipiche delle gelide dichiarazioni a senso nascosto di Kei.
Ma con suo profondo stupore anche loro gli rivolgevano uno
sguardo identico a quello del russo.
- Ma cosa…? – farfugliò la moretta, fissando tutti i
presenti.
- Vediamo – Kei riprese bruscamente il suo discorso,
catturando nuovamente su di sè lo sguardo della ragazzina. – Ti viene in mente
qualcosa…se ti dico…- fece una finta faccia pensierosa - …Campionato Mondiale
di Beyblade…?-
La ragazza lo continuava a fissare con un’espressione di
educata incredulità. Che diavolo gli saltava in mente? Che c’entrava ora il
campionato? Guardò di nuovo, questa volta di sbieco, gli altri, ma nessuno
sembrava pensarla come lei. Non aveva la minima idea di che cosa stesse dicendo
il russo. Lentamente, Hilary scosse la testa.
- No, non mi viene in mente nulla. … ma ora si può sapere
che diavolo vi salta in me…? -
- Nulla, eh? – ringhiò Kei, facendola tacere impaurita. –
Allora fammi indovinare…la tua iscrizione al campionato…cos’è un pesce
d’aprile? –
- Ah Ah! Kei adesso è anche spiritoso, eh? – sussurrò Max
con una risatina, rivolto a Takao, che non lo ascoltava minimamente, preso
dalla conversazione fra la moretta e il blader dai capelli grigi.
Al contrario Hilary era rimasta di sasso. Non era sicura
di aver ben udito le ultime parole del russo. - C-che cosa hai detto…scusa? -
- Sei sulla lista dei partecipanti al torneo del mondo di
beyblade -
- Sulla lista…?- ripeté piano la ragazzina in trance. Era
come se tutta la stanza si fosse fermata.
- Sì, Hilary sei sulla lista…SEI ISCRITTA AL CAMPIONATO
DEL MONDO!! ESIGIAMO UNA SPIEGAZIONE – urlò all’improvviso Takao, incapace di
trattenersi e lasciando cadere il sacco con il ghiaccio che si teneva
sull’occhio ormai divenuto viola intenso. Doveva sapere e subito.
Hilary tacque, improvvisamente confusa. Lei? Iscritta al
campionato?? Non era possibile, non lo aveva mai fatto. Non si era nemmeno
recata nella sede della BBA negli ultimi tre mesi! Che diavolo stava
succedendo? Non poteva essere veramente sulla lista dei partecipanti.
- v-voi state scherzando…-farfugliò senza la minima convinzione.
- No.- Questa volta fu Rei a risponderle a tono.
Ancora una volta la ragazza non disse nulla. Cercò uno
sguardo amico, ma tutti ostentavano un gelo quasi palpabile verso di lei. Si
sentiva male. Lei non si era iscritta. Davvero lei non c’entrava nulla con
questa storia. Vedendo che tutti la squadravano ancora molto seriamente,
raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo.
- Non so davvero di che cosa state parlando – mormorò
lentamente.
Kei e Daichi sbuffarono, con una faccia che stava piùmeno a significare:
avanti-smettila-di-prenderci-in-giro-tanto-ora-sappiamo-la-verità, cosa che la
irritò parecchio.
- è inutile che ci dici cazzate! – fece Takao con il suo
solito tono aggressivo.
- infatti vi sto dicendo la verità! – esclamò Hilary
alzando la voce – non ne sapevo niente di questa storia!! -
Perché non le credevano, perché?
- Avanti, dicci perché ti sei iscritta al campionato! –
esclamò Daichi, insolitamente serio.
- MA IO NON MI SONO ISCRITTA!!! – gridò Hilary esasperata.
– Non l’ho mai fatto e non ho la minima idea i come sia potuto succedere! -
- Ah sì? E allora come…- cominciò Takao.
Rei e Max lo bloccarono di colpo, tappandogli la bocca
.
- Hey, Rei, ma che cacchio fai?? – disse il moretto,
levando con un gesto brusco la mano del cinese.
- Hilary dice la verità. -
Il blader con il berretto restò immobile a quella
dichiarazione. La ragazza provò un moto di gratitudine per Rei.
- Ah, certo!! E tu come fai ad esserne così sicuro? -
- Si vede. Lo avrebbe già ammesso, se fosse stata lei. –
disse Max tranquillo.
- Esatto – puntualizzò la ragazza, inaspettatamente, il
tono di voce leggermente incrinato. – Non vi mentirei mai,a meno che non fosse prettamente necessario.
Siete i miei unici amici e se non posso fidarmi di voi non mi fido di nessuno.
-
Ancora una volta il silenzio regnò nella stanza, ma questa
volta fu accompagnato da un opprimente senso di colpa. Takao e Daichi si
fissarono a disagio, decisamente sconvolti da quella frase e perfino Keisembrava dispiaciuto per l’accaduto.
Era vero. Sapevano sempre riconoscere quando mentiva anche
perché non era per niente brava a farlo. E in quel momento sembrava davvero
sincera.
- Scusa – mormorarono all’unisono il moretto e il
ragazzino dai capelli rossi, mentre il russo fece appena un cenno. – Scuse
accettate – disse la moretta prontamente.
- Però…- riprese quasi subito Takao – …sei segnata come
membro della nostra squadra…se tu non ti sei iscritta allora chi…-
- Non saprei – Hilary, che si era momentaneamente calmata,
venne invasa da un nuovo senso di panico. Il suo cervello cominciò a vorticare.
Nessuno avrebbe potuto iscriverla al campionato senza conoscere il suo passato.
Nessuno poteva sapere la verità su di lei. Nessuno avrebbe potuto. Nessuno.
Tranne Mao. Mao! Ecco perché la guardava strano anche dopo aver saputo la
verità! Ecco perché i Bahiutzu e gli altri la fissavano storto! Perché tutti
loro sapevano che lei non era una blader e ora se la ritrovavano fra i loro
avversari al torneo mondiale! Ma nessuno sapeva la verità a parte la blader dai
capelli fucsia e la moretta sapeva che di certo non era stata lei. Strinse
inconsciamente la mano destra al contenuto della tasca della sua giacchetta
arancione. A meno che…non poteva essere tornato…lui…aveva mantenuto la
promessa…
– E chi sarebbe stato, allora?- domandò Takao inarcando le
sopracciglia e riportandola alla realtà.
La moretta scosse violentemente la testa, riprendendosi, -
Non lo so. –
- Secondo me c’è un legame – disse la gelida voce di Kei
alle loro spalle.
- Cosa? -
- Per me il rapimento del professore e l’iscrizione di
Hilary al torneo sono collegate.-
- Intendi dire…- disse Takao - che quelli che hanno rapito
Kappa possono aver anche iscritto Hilary al torneo? -
- Oh, è solo un’ipotesi. – Il russo sbadigliò. - Vado a
fare un giro – fece, noncurante, uscendo dalla villa, lasciando i suoi amici
fissarsi perplessi.
- Dopodomani sapremo se l’ipotesi di Kei è veritiera o
meno. – sentenziò Rei all’improvviso. – Un the caldo? -
Tutti annuirono in silenzio e si recarono in cucina,
seguendo il cinese.
L’Aquila Rossa luccicava sotto i riflessi del sole, che si
stagliava risoluto contro il cielo vivacemente colorato d’azzurro. Un
venticello lieve scompigliava i suoi capelli argentati, mentre riponeva il
beyblade nella tasca dei jeans scuri. Si appoggiò alla ringhiera, facendo
scorrere il suo sguardo purpureo sul mare, limpido e liscio come una tavola.
Cosa insolita, pensò. Da quando era arrivato in Giappone non aveva mai visto il
mare così calmo a metà maggio. Ma in fondo a lui cosa gliene importava di
simili sciocchezze? Si stiracchiò. Ultimamente si sentiva molto strano. Sentiva
che qualcosa del suo essere lo stava abbandonando. Il suo carattere freddo e
distaccato spesso dava segni di instabilità, di vacillamento, sentiva di cedere
sempre più spesso ai suoi sentimenti e alle sue emozioni. Non riusciva più a
custodire gelosamente tutto dentro se stesso. L’unica persona di cui al momento
si fidava. Per la prima volta nella sua vita, la fiera e distaccata sicurezza
di Kei Hiwatari non era del tutto al suo posto. Sentiva qualcosa di strano
dentro di lui, come un piccolo atomo di emotività, in mezzo ad un mare di atomi
di silenziosa freddezza. Era forse quel microscopico atomo che lo rendeva così
inquieto? Forse no, si disse tra sé. Probabilmente quell’atomo era solo l’unica
minuscolaparte di lui che
corrispondeva alla realtà, dietro quella gelida maschera taciturna. Il vero Kei
era racchiuso lì dentro, imprigionato e incapace di liberarsi. Era sempre stato
bravo a nascondere tutto ciò che gli passava per la mente dagli indiscreti
occhi di chi gli stava intorno, a chiudere ogni cosa nel suo guscio
impenetrabile. Al monastero tutti erano maestri in questa delicata arte
eremitica. In fondo quel posto orribile gli aveva insegnato anche qualcosa di
utile, pensò. Cercò di mettere a fuoco i deboli ricordi che aveva di quelle
grigie pareti di pietra. Ma all’improvviso si fecero prepotentemente spazio
nella sua testa delle figure umane. Ebbe un piccolo sussulto. Tutto era
cambiato, da quando li aveva incontrati. Takao, Max e Rei. Una piccola crepa si
era allora aperta nel suo carattere (apparentemente?) privo di sentimenti.
Inizialmente li aveva considerati solo degli stupidi marmocchi con un mucchio
di idee ridicole sul gioco di squadra e sul divertimento, ciò che, secondo
loro, costituiva la vera essenza dello sport del beyblade. Quando era entrato a
far parte dei BladeBreakers aveva giurato a qual balordo di suo nonno di farla
finita con tutte quelle cazzate. Col passare del tempo, però, si era ricreduto
parecchio su i suoi compagni di squadra, fino a tal punto da considerarli suoi
“amici”, parola di cui non conosceva minimamente il significato fino a poco
tempo prima. Quei ragazzi in fondo avevano fegato, in particolare Takao, il
loro leader. Certo, a prima vista gli era sembrato uno con la testa non del
tutto a posto e non avrebbe mai creduto che uno come lui gli avrebbe potuto
insegnare qualcosa sul beyblade. Ma nonostante fosse stato respinto e
contestato mentalmente aveva avuto comunque la sua utilità. Lo aveva reso
ancora più competitivo e determinato. Strinse i pugni. Non gli aveva mai
perdonato di averlo sconfitto al primo campionato mondale a cui parteciparono e
di aver dimostrato tante altre volte di essere più bravo di lui. Recentemente
Kei aveva capito cosa lo rendesse così forte. Lui scendeva in campo e
combatteva con il cuore. Era quello che lo portava sempre alla vittoria. Ma non
poteva arrendersi così facilmente. Doveva continuare a lottare, doveva
dimostrargli che il più forte era lui. Lui e basta. Si era allenato duramente
in Russia per sconfiggerlo e questa volta ci sarebbe riuscito. Nessuno glielo
avrebbe impedito. Nemmeno la loro amicizia, a cui doveva avuto rinunciare per
raggiungere il suo scopo. Quasi automaticamente, con rabbia, si voltò di scatto
e lanciò il suo Dranzer. Lo osservò distratto, mentre ruotava e manteneva la
sua posizione stabile al centro dello spiazzo del parco. Doveva riuscire a
battere Takao. Non poteva farsi sconfiggere da un ragazzino. Possedeva qualcosa
in più di lui, lo sapeva. E questo gli rodeva parecchio. Ma io sono superiore,
si auto-convinse.
Dranzer gli volò in mano.Certo, non poteva rinnegare la sua ammirazione per il carattere testardo
del suo amico, per certi versi molto simile al suo. Quel carattere, così come
il suo proprietario riusciva sempre a stupirlo. Per dirla tutta perfino quando
Takao litigava con Hilary riusciva a trovargli un lato positivo. In effetti con
una come quella perdere la pazienza era molto facile, perfino per un
concentrato di allegria come lui, figurarsi poi quanto fosse facile per un tipo
riflessivo e amante del silenzio. A volte (spesso -______- N.d. Tutti) quella
ragazzina era decisamente insopportabile. Eppure…il giorno prima…. Kei contò
sulle dita. Prima l’aveva abbracciata. Poi l’aveva presa in braccio. Si era
preoccupato quando era scappata via, dopo la provocazione di Mao. E, come se
non bastasse, le aveva perfino detto che gliene fregava qualcosa dio lei. Oh,
Dio. Si stava veramente rincretinendo. Non sapeva come fossero accadute tutte
queste cose; gli era sembrato solamente che qualcosa si fosse impadronito di
lui e gli avesse fatto compiere quei gesti insensati. Qualcun altro non si
sarebbe preoccupato per sciocchezze del genere…in fondo a tutti capita di
innamorarsi……insomma, forse era un esagerazione, ma per quanto ne sapeva lui,
un ragazzo, di solito, era così premuroso solo quando era innamorato. Ma Kei
assolutamente no. L’amore era una parola assente nel suo gergo. Non aveva mai
provato questo sentimento nei confronti di nessuno, e non aveva intenzione di
farlo, né ora, né mai. Il ragazzo si passò una mano fra i capelli. Che cavolo
gli era successo? Questi erano stati i primi segnali più evidenti della
debolezza psichica che lo stava assalendo sempre di più. Ma poi…proprio
Hilary…ma che diavolo gli era venuto in mente? Quella ragazzina arrogante e
presuntuosa, che si permetteva perfino di preoccuparsi per lui, dandogli sui
nervi in una maniera pazzesca. Ed ecco che si ripeteva la solita scena: lui, in
disparte, tranquillo e immerso nella sua meditazione, poi, pochi istanti dopo,
quella vocetta odiosa che gli chiedeva se tutto andasse bene, sapendo benissimo
di sentirsi rispondere sempre con lo stesso laconico – non preoccuparti - . Sì.
Nonostante tutto, per il blader non era la prima volta che si sforzava di
essere gentile nei suoi confronti, anzi era stato proprio lui a convincere il
suo capitano a far entrare la ragazza nel loro vecchio gruppo, anche se se ne
era quasi pentito. Certo, a volte si stufava proprio e le rispondeva a tono, ma
con suo enorme stupore lei non si offendeva come avrebbe probabilmente fatto
qualunque altra ragazza, magari scoppiando in lacrime, facendo la vittima
davanti a lui e gridandogli di essere senza cuore. No. Lei, chissà come,
riusciva sempre a tenergli testa. Ricordò quando le aveva salvato la vita
proteggendola con il suo corpo dai massi. Riflettè all’improvviso. Da allora
Hilary aveva cominciato ad essere, se possibile, ancora più assillante. Altro
che io, si disse. Quella si che mi viene dietro! E adesso, dopo tutto quello
che è successo,chissà che cosa
penserà. Crederà di sicuro di piacermi. Si sentirà enormemente lusingata e si
monterà ancora di più la testa. Ne parlerà con gli altri facendomi fare la
figura del rammollito. Aspetta, e il russo l’aveva pure difesa davanti a Takao!
Oh, Dio. Pazzesco. Ma come cavolo gli era saltato in mente di comportarsi così?
La sua immagine di blader duro e freddo stava sfumando. Che cavolo! Doveva
mettere in chiaro che lui non era assolutamente innamorato di quella ragazzina.
Doveva riuscire di nuovo a riprendere il controllo di se stesso. Sferrò un
pugno alla barriera di ferro.
- Nervoso, eh? -
Kei si immobilizzò, tenendosi la mano, ora dolorante.
- Yuri.– disse, senza voltarsi. -Che cazzo vuoi?-
L’altro ridacchiò, per niente intimorito.
- Che succede? Problemi di cuore? Ti sei mollato con la
tua Hilary? -
Oh, no. Perfino i suoi compagni lo credevano così
pappamolle. Ma questo era veramente troppo. Si voltò verso il rossino,
squadrandolo negli occhi con tutta la freddezza che aveva, il che era tutto
dire.- Che hai detto?? – ringhiò
alzando la voce e stringendo i pugni.
Yuri inarcò un sopracciglio, senza smettere di sorridere.
- A quanto pare, sì! – disse.
- Senti, se sei venuto qui per rompere, sparisci prima che
ti distruggo!! – Kei, in effetti, era sull’orlo di mollargli un cazzotto in
pieno viso.
- Ok, visto che non ti va di parlarne. – Yuri si
stiracchiò.
Il blader dai capelli argentati sentì una rabbia tremenda
salirgli in corpo. Prese di peso il suo compagno di squadra per la camicia
vermiglia e lo sbatté violentemente contro la ringhiera del belvedere.
- Senti, un po’ – disse minaccioso, impedendo al rossino
di compiere qualsiasi movimento.–
Un’altra parola su questa storia -che peraltro non ha né capo e né coda- e ti
butto giù di sotto. -
Sembrò che finalmente Yuri annusò il pericolo, perché non
replicò. Kei allentò la presa.
-E sia chiaro una volta per tutte che io non sono
innamorato di nessuno, né tanto meno di quella stupida di Hilary…e sei pregato
di dirlo anche ai cari Boris e Sergej, prima che disintegri anche loro. -
- Stanotte non sei più tornato a dormire in albergo –
disse il rossino, molto probabilmente con l’intenzione di cambiare argomento -
L’altro alzò un po’ le spalle,
ancora un po’ irritato, poi disse: – Non vi sarete mica preoccupati? -
- No, di certo. Sei rimasto a dormire da Takao con Max e
Rei? -
- Sì -
- Avresti potuto anche
avvisarci. Ieri sera io, Boris e tutti gli altri siamo andati a sbronzarci e
siamo dovuti rientrare prima per evitare di lasciarti chiuso fuori, visto che
noi abbiamo le chiavi della nostra stanza. – disse Yuri con un certo
compiacimento.
- Potevate anche non prendervi il disturbo. Sapete bene
che spesso di notte resto sveglio. -
- Sì, ma ieri ti poteva girare…- disse sbrigativo. – …noi
avevamo anche una mezza idea di chiamarvi…non sai che ti sei perso… -
Kei inarcò un sopracciglio. – Che cosa mi sarei perso? -
- Oh…- un ghigno si dipinse sul volto del ragazzo dai
capelli rossi – Devi sapere che le nostre care “amichette” Mao ed Emily hanno
bevuto qualcosa tipo sei birre, tre aperitivi alcolici e un bicchiere di vodka
a testa. -
- E allora? Io ho fatto anche di peggio. -
- Lo so benissimo…ma io personalmente dubito che
balleresti completamente ubriaco con indosso solo la biancheria intima, sui
cubi della più famosa discoteca di Tokyo. – fece lui con un noncurante sorriso.
Kei lo fissava con tanto d’occhi. - Mao ed Emily? – riuscì
solo a dire.
- Proprio loro – Il ghigno di Yuri si allargò sulla faccia
del ragazzo, soddisfatto notando che aveva catturato finalmente l’interesse del
suo amico.
- E vedessi come si muovevano bene. Hanno due culetti da
dee. – proseguì.
Entrambi scoppiarono a ridere, incapaci di trattenersi,
poi Kei passò amichevolmente il braccio attorno al collo di Yuri.- E poi sono io quello che pensa alle
ragazze, eh? –
- Ma io non penso alle ragazze… insomma…diciamo che ci
penso…in un altro senso…. Al monastero non ci hanno mai lasciati divertire così
– Il blader dai capelli grigi lo lasciò andare, ancora sorridendo.
Poi, improvvisamente, i due ragazzi tornarono seri. Si
guardarono negli occhi, rendendosi conto di quanto era accaduto. Che diavolo
stavano facendo? Tutti e due bruscamente tornarono a fissare il mare, senza
profferir parola. Un grosso catamarano solcava le onde tagliando proprio in
mezzo la lucente superficie color cobalto, lasciando una scia di spuma bianca.
- Stavamo ridendo? – chiese Yuri dopo un po’, con tono
preoccupato.
- A quanto pare…- Kei, in un istante, aveva recuperato la
sua freddezza cronica.
Dannazione!! C’era cascato di nuovo. Adesso scoppiava pure
a ridere!! E per idiotaggini, poi! Roba da pazzi. Almeno stavolta anche Yuri
aveva riso con lui. Aspetta un attimo, Yuri che ride? Oh, Dio. Ma che cos’era,
un rammollimento generale??
-…è strano – mormorò, pensieroso.
Il rossino annuì. - Era da un bel po’ che non ci capitava
di ridere così. Tranne quando si era ubriachi, ovviamente. -
L’altro restò zitto. Era vero, non capitava da molto. Era
un po’ scosso, ma, stavolta, si rese conto che, dopo la rabbia iniziale, il
fatto di aver ceduto alle proprie emozioni non gli dava minimamente fastidio.
- Forse dovremmo ridere più spesso. – Kei si stupì lui
stesso di quella frase pronunciata dalle sue labbra.
Il compagno lo fissò interrogativo, dopodiché annuì. –
Forse. -
Ancora una volta i due tornarono a fissare il mare,
immutabilmente seri e zitti. Il catamarano si stava avvicinando alla costa,
piegando verso destra, in direzione di una piccola baia.
Il ragazzo dai capelli rossi si scostò una ciocca di essi
dal viso.
- Comunque – proruppe – ti va una sfida di allenamento? –
Estrasse il suo dispositivo di lancio, poi il suo Wolborg e fissò Kei
avidamente, il ghigno beffardo al suo posto.
- No –
- Andiamo, che c’è, hai paura? – Yuri non demorse.
- No, semplicemente non mi va – fu la secca risposta del
ragazzo dai capelli grigi.
L’altro pensò che era inutile insistere. Ripose in tasca
il dispositivo e la sua trottola, un po’ deluso.
- Piuttosto…- Kei si volse verso di lui, che alzò lo
sguardo.– Notizie di Vorkov e di quel bastardo di mio nonno? Dopo tutto quello
che è successo due anni fa credo che entrambi si siano rifugiati qui in Giappone.-
fissò il rossino insistentemente.
Un sibilo inconfondibile impedì a Yuri di rispondere.
Tutti e due si voltarono verso sinistra.
In lontananza, qualcosa di molto simile ad un proiettile
color bianco perlaceo scintillava come un gioiello, mentre si scagliava contro
un vecchio muretto di pietra lì di fronte e lo polverizzava. Kei strizzò gli
occhi. Gli sembrava di riconoscere la pietra di cui era fatto il muretto.
Sembrava… granito. Il beyblade, intanto, continuava a ruotare in mezzo alle
macerie di quello che era stato il muretto. Anche a distanza, si notava
benissimo che non aveva subito alcun danno. I due ragazzi erano sbalorditi.
Nessuno di loro aveva mai visto qualcosa di simile.
Ma non finiva qui. La trottola aumentò vistosamente la sua
velocità di rotazione e si spostò al centro esatto dell’insieme di polveri che
aveva prodotto, che, per tutta risposta, si sollevarono formando una grande
colonna che la circondava. Un piccolo tornado. Un grosso albero lì vicino
cominciò ad ondeggiare pericolosamente. Dopodiché, il bey raggiunse una
velocità talmente alta che, se non fosse stato per la nuvola di polvere che lo
circondava e per il rumore, nessuno avrebbe potuto indovinarne la presenza. Kei
e Yuri si avvicinarono cautamente allo spiazzo che ora ospitava quella trottola
straordinaria. Quest’ultima, dopo aver lasciato depositare intorno a sé tutti i
detriti, cominciò a zigzagare con movimenti rapidi e precisi ad andatura di
onde, schivando alcuni sassi, che dovevano essere stati disposti dal suo proprietario,
il quale però non si scorgeva. I due russi, dopo essersi scambiati un’occhiata,
si avvicinarono ulteriormente, aumentando il passo. La mente di Kei vorticò.
Chi diavolo possedeva un beyblade di così eccezionale potenza? Doveva
assolutamente scoprirlo. Si erano avvicinati parecchio, adesso distavano appena
sette - otto metri dallo spiazzo, il cui accesso sbucava fra un grosso muro
rossiccio, che lo separava dalla terrazza del belvedere dove si trovavano i due
ragazzi. Ma proprio in quel momento il beyblade sparì alla vista, volando
dietro il muro. Entrambi capirono. Il blader misterioso era nascosto lì dietro.
Istintivamente, Kei iniziò a correre. Sentì Yuri alle sue spalle fare lo
stesso, sollevando un po’ di terra in una piccola nuvola.
Si voltò verso il muro dietro cui si nascondeva. Aveva
sentito dei rumori. Il suo cuore cominciò a battere. Erano passi. Passi di
corsa. Qualcuno si stava avvicinando.
- Dai, Yuri, muoviti!! – urlò Kei, incalzando il compagno
ad accelerare la sua corsa. Ecco li, erano praticamente arrivati.
Quella voce. Diavolo! Come non riconoscerla? Doveva
scappare prima possibile. Non poteva permettersi di farsi vedere. Mise il suo
beyblade e il dispositivo di lancio in tasca e spiccò una rapida corsa in
direzione opposta al muro, a sinistra. Imboccò un viale alberato, accelerando.
Se qualcuno avesse notato la sua presenza, avrebbe di sicuro catturato tutti i
sospetti. In quella zona del parco non c’era nessuno, se non loro tre.
Il ragazzo dai capelli argentati estrasse il suo Dranzer
dalla tasca e, con un lancio preciso e potente, aprì un varco nel muro,
ignorando l’entrata appena una decina di metri più in là. Lo superò di corsa ed
entrò nello spiazzo. Deserto.
- Ma qui non c’è nessuno! – disse Yuri, fermatosi alle sue
spalle.
L’altro non rispose. Sulla terra fine, accanto ai profondi
segni del beyblade c’erano delle impronte di scarpa anfibio. – Andiamo! – disse
ricominciando a correre – Non può essere andato lontano! -
Si diresse verso il viale alberato lì vicino. Alla fine di
esso, circa ad una ventina di metri di fronte a loro, scorse l’imbocco di una
scalinata
Scendeva rapidamente le scale, due gradini alla volta, con
una leggera difficoltà. Dannazione!! Ci mancava pure quello stupido dolore al
piede! Ma doveva resistere. Non doveva assolutamente farsi vedere! Senza
neppure guardarsi alle spalle, scavalcò la staccionata di legno e svoltò a
sinistra, appoggiandosi ad una quercia dal tronco spesso, per riprendere fiato.
Non ce la faceva più a correre, a causa della sua gamba. Per fortuna, lì vicino
c’era un ammasso di tronchi caduti. Senza pensarci due volte vi si nascose
dietro.
I due ragazzi erano arrivati in cima alle scale. Si
fermarono, guardando in basso. Non c’era nessuno, né tanto meno il blader
misterioso.
- Fa che se ne vadano…fa che se ne vadano…- sussurrò
disperatamente.
- Troppo tardi – disse Yuri, molto serio. – Avanti,
andiamo. Dubito che potremmo ancora trovarlo.-L’altro non rispose. Sembrava ancora convinto che colui che inseguivano
fosse da quelle parti. – Avanti – Lo incalzò nuovamente Yuri.
Kei si arrese e annuì, non c’era nient’altro da fare.
Sembrava essere sparito nel nulla. Stava per seguire Yuri lungo il sentiero
alberato, ma all’improvviso si bloccò, fissando la staccionata ai piedi delle
scale. –Aspetta un attimo- Il ragazzo dai capelli rossi si voltò. – Che
succede? -
L’altro blader non rispose, ma si aggiustò la sciarpa e
scese lentamente le scale.
Sentiva il suo respiro farsi affannoso. Perché diavolo
quei due non se ne andavano? Si tappò la bocca con una mano. Forse, non facendo
rumore, nessuno avrebbe notato la sua presenza.
Kei si avvicinò alla staccionata. Quello che vide lo stupì
non poco. Attaccato, o meglio incastrato ad un chiodo troppo sporgente, un
pezzo di stoffa color arancio ondeggiava leggermente seguendo il vento
primaverile. Lo prese in mano. Sapeva a chi apparteneva. L’aveva visto così
tante volte…ma non era possibile…quella persona a cui pensava non poteva
c’entrare qualcosa con tutto quello che avevano visto fare a quel bey. Non
poteva assolutamente!
- Che succede?- ripeté il rossino, scendendo a sua volta
le scale. – Cos’è quel pezzo di stoffa? -
Non ricevette risposta. Il suo compagno continuava
semplicemente a fissare senza parole ciò che aveva trovato. Yuri gli si
avvicinò, ma non ricevette spiegazioni.
– Andiamo. – disse Kei improvvisamente, risoluto,
ficcandosi in tasca la stoffa. Dopodiché svoltò a destra, verso l’uscita del
parco.
- Uff…- Fece un profondo respiro. - C’è mancato poco. – si
disse. Come diavolo aveva fatto a venirgli in mente l’idea di allenarsi nel
parco? E in pieno giorno per di più…Va beh. Fa niente. Non importava. Il suo
segreto era salvo, anche se per un pelo. Finalmente poté rilassarsi e sedersi
tranquillamente sull’erba fresca. Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte;
estrasse il suo bey dalla tasca, come per controllare che tutto fosse a posto
anche per lui. Se lo rimise in tasca, poi il suo occhio cadde su ciò che
indossava. – Oh, no! – gemette. Sulla parte inferiore destra mancava un grosso
pezzo di stoffa. Si strinse nella giacchetta arancione e si alzò di botto.
Doveva tornare subito a casa. Prima di Kei. Non poteva destare altri
sospetti.
- Insegnare ad Hilary come usare il beyblade?-
I tre blader si guardarono stupiti, seduti su dei vaporosi
cuscini sul pavimento della palestra.
- Sì. Ci ho pensato un po’ su e mi è venuta questa idea.-
anche Takao si sedette sul pavimento. Portò alla bocca la sua tazza,
sorseggiando un po’ di the fumante. – Volevo sapere che cosa ne pensate voi. –
Proseguì.
- Ma Takao…- cominciò Rei incerto, guardando speranzoso i
suoi due amici, come in cerca di sostegno. - …non possiamo! Dobbiamo allenarci
per la nostra sfida e per liberare Kappa!-
- Rei ha ragione. – convenne Max.
– Non possiamo pensare a simili sciocchezze proprio in
questi giorni -disse Daichi
incrociando le braccia al petto e fissando truce Takao.
- Lo so bene. – Quest’ultimo portò di nuovo alla bocca la
tazza e sorseggiò il suo contenuto.
- Ma secondo me…dovremmo distrarci un po’. Dagli
allenamenti, intendo. -
- In che senso?-
- Max, non facciamo che allenarci da quando siete qui.
Prendiamoci una piccola pausa, tanto per la sfida, dubito che riusciremo a fare
grandi progressi in due giorni. Poi, magari, se diamo qualche lezione ad
Hilary, dovremo per forza ritornare ai fondamenti e secondo me può farci solo
bene. Vi ricordate l’anno scorso con il magnete?-
Max scosse la testa incredulo. – Smettere di allenarci?
Takao, ma che cavolo dici?-
- No, io su questo sono d’accordo.- Rei catturò su di sé
l’attenzione dei suoi amici. – Ciò che non capisco è…Perché adesso ti sei
fissato con questa storia di Hilary? Voglio dire…- bevve un sorso dalla sua
tazza e inghiottì. - …fino a pochi giorni fa non la degnavi di uno sguardo e
adesso, improvvisamente, fai tutto il gentile, le dici che le vuoi bene e fai
di tutto per aiutarla…? -
Takao alzò le spalle.
- A parte scherzi…- disse Max, seriamenteguardando il moretto - …non ti sarai
veramente innamorato? -
Daichi, che, fino a quel momento, non aveva seguito
l’ultima parte della discussione, bevendo silenziosamente il suo the, si mise
in ascolto all’istante.
Tuttavia il ragazzo con il berretto non rispose.
- Forse è meglio non insistere – sussurrò allora Rei a
Max, che stava per chiedere qualcos’altro. Ma in quel momento Takao disse:
- Vorrei cercare di tirarla su. Mi sembra che stia
passando un brutto periodo, ha sempre lo sguardo perso nel vuoto. Lo sapete che
la settimana scorsa i suoi l’hanno messa in punizione perché ha preso due al
compito di storia? -
Il cinese spalancò gli occhi.- Due? Lei? Ma se mi hai sempre detto che non prendeva mai meno
di otto!! –
- Lo so. E non fa altro che addormentarsi in classe,
ultimamente. -
Il biondino si grattò la nuca, sbalordito. – Oddio…allora
deve essere di sicuro successo qualcosa di grave! -
- Mah…sarà…però io non capisco che cosa c’entri tutto
questo con il fatto di insegnarle il beyblade…e se non volesse?- Daichi
sbadigliò sonoramente, anche se ora era sinceramente interessato alla
conversazione. Il capitano lo fissò, senza dire nulla. Cercò di scegliere le
parole giuste.
- Ecco… - disse piano, fissando il pavimento,
pensieroso.- …a me sembra
che…insomma…che lei vorrebbe…usare il beyblade. -
- Ma se fino a pochi mesi fa lo detestava?! -
- Sì. – Takao alzò la testa, deciso. - Ma ormai si è
appassionata e secondo me non ha il coraggio di chiederci di insegnarle. -
Rei si grattò il mento, lo sguardo perso nel vuoto. –
Possibile.- mormorò infine.
Max e Daichi si guardarono perplessi.
- Ok. – fece
l’americano. – Adesso supponiamo che cominciamo ad insegnare ad Hilary come
usare un beyblade. Ne avrà bisogno di uno. E Kappa non può costruirlo. -
Takao si aggiustò il berretto, fissando nuovamente il
basso.
- È vero, non ci avevo pensato. Ma può provare con uno dei
nostri. -
- Io mi rifiuto! – proclamò il piccolo selvaggio
all’istante – GaiaDragoon non si tocca!-
Takao lo fulminò con lo sguardo, ma poi, notando che anche
gli altri due sembravano piuttosto riluttanti a lasciar usare i loro bey alla
ragazza, si corresse, rassegnato:
- Può provare con il mio Dragoon. -
L’americano e Daichi annuirono con un sorriso che sapeva
un po’ di smorfia minacciosa.
Rei, invece, disse: - Sentite…facciamo una cosa. Dopo
facciamo provare solo un lancio ad Hilary. E rimandiamo le lezioni vere e
proprie a dopo la sfida. Così siamo tutti contenti. Ok? -
Takao lo fissò un attimo, perplesso, ma alla fine annuì
insieme agli altri due.
La ragazza entrò nel giardino. Che strano…i suoi amici non
avevano ripreso ad allenarsi. Incontrò Nonno J, che invece si allenava come di
consueto,con la sua grossa spada da
kendo, sulla riva dello stagno.
- Buongiorno Hilary! – sembrava parecchio di buon umore.
- Buongiorno a lei! – ricambiò il sorriso.
- Hai fatto una bella passeggiata?-
- Sì, diciamo. Sono passata da casa mia a cambiarmi –
spiegò.
- Beh, almeno sei uscita. In una bella giornata come
questa è un peccato restare chiusi in casa
come fa quella peste di mio nipote. Almeno fosse andato a
scuola, avrebbe messo per un po’ il naso fuori da qui!-
Hilary ridacchiò - Oggi è sabato! -
- Eh…lo so bene, lo so! – disse il vecchietto, con una
smorfia.
La ragazza, con un ultima risatina, aprì il fusama,
entrando nella palestra.
- Ciao. – salutò i suoi amici sorridendo.
- Ciao Hilary! -
- Non vi allenate? -
- Ehm…-
- ecco…-
- …veramente… -
- …noi…-
Takao scambiò un’occhiata eloquente con i suoi amici.
Capitolo 9 *** New feelings...and new strangeness ***
- CHE COSA
- CHE COSA????!!!!!-
La ragazza venne trascinata di peso in cortile dai suoi
amici. Nonno J doveva essere intento a preparare il pranzo, perché non si
scorgeva e la sua spada da kendo era appoggiata al muro. Ma che le importava in
un momento come quello? Doveva pensare a cacciarsi fuori da quel pasticcio. –
Lasciatemi, vi prego!! - continuava a gridare, tentando invano di liberarsi
dalle braccia di Takao e Rei. Daichi, che seguiva i tre, scosse la testa: -
Ecco…io lo sapevo che non avrebbe voluto…! - sussurrò, in modo che solo il
biondino al suo fianco lo potesse sentire.
- Che ci vuoi fare – gli rispose con un ghigno
quest’ultimo - quando Takao si mette in testa qualcosa è inutile fargli
cambiare idea. – Max chiuse il fusama, poi raggiunse gli altri, già intenti a
spiegare ad Hilary come impugnare un dispositivo di lancio. Il ragazzino con i
capelli fulvi lo aspettò per un attimo, sempre con un’espressione rassegnata,
che lo fece divertire non poco.
- Un momento, ragazzi io non voglio…vi prego – la moretta
venne finalmente lasciata andare, ma non demordeva, anzi sembrava ancora di più
nel panico; probabilmente la sola idea di lanciare una trottola le metteva i
brividi. -Io non sono assolutamente capace di usare il beyblade…- balbettava,
terrorizzata.
- È proprio per questo che te lo vogliamo insegnare –
esclamò Takao convinto, con un ampio sorriso mentre il cinese annuiva
vigorosamente al suo fianco.
- Vi prego…ho la caviglia slogata…-
- Non fa niente…non devi mica fare un super allenamento!!
Intanto per ora proverai solo un lancio… -
- No…vi prego…io…- cominciò, senza avere la più pallida
idea di come proseguire.
Che diavolo avevano in mente? Dio solo lo sapeva quanto
avrebbe desiderato giocare a beyblade…ma non poteva…non poteva
assolutamente…l’avrebbero saputo…
Abbandonò in un istante l’aria scioccata e prese un tono
più malinconico.
- …tanto…sono negata…non ci riuscirò mai…- mormorò.
…Fa che l’ascoltassero…Che le dessero retta…
- Avanti, piantala di buttarti giù! – Il ragazzo con il
berretto le diede una pacca sulla spalla, facendola sobbalzare e rabbrividire.
Ormai ogni minimo contatto con il capitano dei BladeBreakers le faceva
accelerare i battiti. Comunque pessima idea, fare la vittima. Non volevano
sentire ragioni. - C’è una prima volta per tutti! – Disse Rei a sua volta,
sorridendo.
- Giusto. – Anche Max annuì, beccandosi un’occhiataccia da
parte di Daichi, l’unico rimasto zitto fino ad ora.– Dai, prova almeno solo un lancio! -
- Ma io…-
- Forza, prendi questo. – Il ragazzo con il berretto le
afferrò la mano delicatamente; alla ragazza morirono le parole in gola. Le sue
guance assunsero un bel colore rosato. Non ce la faceva proprio a dirgli di no.
Lui le ficcò in mano un dispositivo. Diavolo! E adesso? – Che Dio me la mandi
buona - pensò. Fingere. Era l’unica scelta. Lo impugnò malamente con entrambe
le mani.
Takao notò che la ragazza sembrava parecchio in
difficoltà. Teneva il dispositivo completamente storto e non riusciva proprio a
centrare l’indice nell’anello della linguetta dentellata. – Va bene, così? –
chiese lei speranzosa. Cercò di essere il più paziente possibile.
Prima che potesse fare qualunque cosa, però Max lo bloccò.
- Aspetta, Takao – L’americano tornò in casa, seguito da numerosi occhi
perplessi.
Doveva essere lì, da qualche parte. Entrò in cucina.
Eccolo. Il computer del professore, poggiato lì sulla cassettiera delle
tovaglie. Frugò lì in giro. Su un altro mobile vi era un sottile cavetto rosso
che Kappa doveva aver lasciato lì. Perfetto.
(mi è appena venuta in mente una cosa…ma al computer del
prof. non si scarica mai la batteria X°°°°D ?! N.d.A.)(O_O N.d.Tutti)
Hilary, nel frattempo, abbassò il dispositivo di Takao. Si
rese conto di una cosa.
- Takao, ma come diavolo faccio a lanciare?! Qui manca il
beyblade! -
Cercò di imporre alla sua faccia di non sembrare troppo
rilassata. Le venne quasi da ridere per il sollievo. Era salva. Cosa diavolo
avrebbe lanciato se lì mancava il beyblade? Non ne possedeva uno e dubitava
fortemente che qualcuno dei suoi amici le avesse fatto usare il proprio.
Ma purtroppo, ogni volta che non vuoi un favore, sembra
che tutti siano disposti a fartelo.
- Oh, certo, che sbadato! – Il blader col berretto, infatti,
tirò immediatamente fuori Dragoon dal suo taschino e lo agganciò al
dispositivo. – Tieni, puoi usare questo! –Esclamò con la sua solita allegria.
- Ah…G-grazie – Ormai non aveva più speranze. In effetti,
poco prima si stava chiedendo anche di chi fosse quel dispositivo che aveva in
mano.
In quel momento, Max rientrò in giardino con il computer
di Kappa sottobraccio.
- A che cosa dovrebbe servire quel coso? – domandò Takao
non appena lo vide, inarcando le sopracciglia.
- Ti faccio vedere subito! – fece l’americano senza
scomporsi. – Tu dammi questo! -
aggiunse poi, prendendo senza tanti complimenti il
dispositivo dalle mani di Hilary, decisamente perplessa, come del resto tutti
gli altri.
Il biondino si sedette sotto il portico ed accese il PC,
incurante dei suoi amici che si stringevano intorno a lui, sempre più curiosi,
mentre collegava il dispositivo di lancio al cavetto rosso, a sua volta
collegato al computer. Dopodiché aprì una programma chiamato “Rip turning
measure”(inventato da me, modestia a
parte U.u N.d.A.)(-___- N.d. Tutti). Sullo schermo apparve un beyblade gigante,
come sfondo di uno strano schema azzurro, compilato con una serie di zeri.
Improvvisamente Rei capì. – Vuoi misurare la potenza di
lancio di Hilary! -
- Esatto! – annuì il biondino. – Ecco è tutto pronto. -
La ragazza era nel panico .…ma porc…,pensò. Fece una finta
faccia curiosa.
- Cioè che cosa dovrei fare?-
- Oh, niente di speciale. Dovrai lanciare normalmente. Il
computer, grazie a questo cavetto, misurerà quante rotazioni compierà il bey al
minuto. Semplice, no? -(vi ricordate
quella puntata di bey v-force dove Kappa voleva misurare la potenza di lancio
di Zeo con quel dispositivo attaccato al computer? N.d.A.)
- Sì…- Hilary fece un sorriso sforzato -…ma…insomma…è
inutile… -
Max inarcò le sopracciglia.
-…voglio dire…è la prima volta che lancio…- proseguì lei
-…quindi…ecco…non mi sembra necessario vedere quante rotazioni farà
Dragoon…tanto sarà di sicuro un numero molto basso…- aggiunse con un velo di falsa
malinconia.
- No, ti sbagli. – l’americano era tranquillo – Secondo me
sapere la tua potenza iniziale è un bene. Così potrai anche sapere quanto
migliorerai nel tempo. -
- Concordo in pieno – disse Rei allegramente.
- Scusate, ma non avevate detto di provare solo un lancio?
– La ragazza si grattò il capo con una mano, perplessa.
- Una domanda, Max. – Con eccezionale tempismo, Takao si
intromise nella discussione, salvando i suoi amici da una risposta che, molto
probabilmente, non sarebbe stata gradita ad Hilary. – Ma tu come fai a saper
usare questo dannato aggeggio? Non l’hai mai neanche sfiorato da quando ci
lavora Kappa…-
- Dimentichi che sono figlio della coordinatrice di una
organizzazione che si basa quasi esclusivamente sull’uso delle tecnologie più
avanzate! -(Mammina, I love You **
N.d.Max)
( -_________- N.d.A. + Tutti) rispose il biondino
compiaciuto. – Con tutto quello che so di computer potrei scrivere
un’enciclopedia, credimi – (sarebbe gradita un po’ di modestia, grazie-_-*
N.d.A.)
- Tsè…questi aggeggi moderni… -
- Bando alle ciance! – esclamò Rei facendo sobbalzare
tutti quanti e impedendo a Max di rispondere alla provocazione. – Hilary,
adesso prova a lanciare! -
A quelle parole Hilary impugnò il dispositivo, se
possibile, ancor peggio di prima. Non c’era altro da fare. Takao si alzò e le
corresse la presa. – No…aspetta…tienilo un po’ più al centro rispetto alle
spalle – le prese la mano destra fra la sua e la spostò leggermente, incurante
del fatto che la ragazza stava avvampando vistosamente. – Ah…o-ok…- questa si
riscosse in fretta dall’imbarazzo - va bene così?-
- Sì, direi proprio di sì -
La ragazza si piazzò al centro rispetto a Takao e Rei, ma
nel farlo inciampò nel cavetto che collegava il dispositivo di lancio al computer.
- Attenta! -
Il ragazzo con il berretto, rapidamente, la afferrò,
cingendole un braccio attorno alla vita e evitando così una rovinosa caduta
sulla caviglia già slogata.
Inutile dire che il colorito della moretta si aggirava ormai
fra il porpora e il rubino.
- G-grazie Takao…-
- Forza, lancia!! -
Si rimise in posizione, era pronta. Dannazione!– Piano…- si disse, a denti stretti – devo
lanciare piano…il più piano che posso -
-3…2…1…PRONTI LANCIO!! –
Hilary tirò il caricatore con un movimento innaturale; sul
PC al posto degli zeri cominciarono a vorticare molte altre cifre. Dragoon
schizzò via, atterrando dolcemente sul terreno, barcollando un pochino, ma
continuando a ruotare.
-Brava!- Il cinese e il ragazzo con il berretto batterono
le mani. Perfino Daichi era stupito. Il lancio era stato più che buono, nessuno
avrebbe mai detto che era la prima volta chequella ragazza giocava con un beyblade.
La moretta, però, sembrava un po’ preoccupata, anche se
dopo un attimo sorrise radiosa.
- Brava! Davvero notevole! – ripeté Takao fra il
meravigliato e il divertito. - Come va, qui Max? – domandò poi.
Ma Max non rispose. Stava fissando con occhi vuoti lo
schermo del portatile.
- Yuhuu…Max?! -
- Fammi vedere! – Il cinese si avvicinò allo schermo e
altrettanto fece Daichi.
Le loro bocche si spalancarono dalla sorpresa.
– Insomma, mi volete dire quante rotazioni ho fatto? –
nella voce di Hilary ora c’era una punta d’ansia. Anche il ragazzo dai capelli
blu ardeva dalla curiosità. Il biondino alzò gli occhi dal computer e fissò
entrambi vagamente.
- cinquantamiladuecentotre… - mormorò.
- Cazz…e pensare che avevo lanciato piano…- si ritrovò a
pensare disperata la ragazza.
Takao la fissò esterrefatto. Cinquantamila?? E quello era
solo il suo primo lancio?? Cavolo, a lui per arrivare a quel livello gli ci
erano voluti due anni…e adesso arrivava lei, senza mai aver lanciato una
trottola che lo uguagliava?!
Tutti e cinque i ragazzi la fissavano, con la stessa
identica espressione, gli occhi sbarrati, senza dire una parola. Dannazione!
- Beh…n-non male come p-primo lancio…no?- mormorò Hilary
timidamente.
Tentando disperatamente di assumere un’aria ingenua e di
sostenere impassibile lo sguardo dei suoi amici, la ragazza raccolse la
trottola, che intanto stava continuando a girare.
- Salve –
Ancora ammutoliti, i quattro blader si voltarono verso la
porta d’ingresso della villa e altrettanto fece la moretta.
Un ragazzo era appena entrato.
- Che c’è? Avete visto uno zombie? - domandò glaciale.
- Oh, no…ci mancava pure Kei adesso…- pensò Hilary
mordendosi il labbro.
Nel frattempo, qualche chilometro più in là…
- Salve, capo –
Erano in un orrendo vicolo cieco, nella zona industriale
di Tokyo.
Un ragazzo alto si muoveva silenziosamente, immerso nella
penombra, schivando un po’ disgustato i numerosi bidoni della spazzatura
rovesciati. Non aveva ancora capito perché dovevano incontrarsi proprio lì.
Probabilmente perché quell’uomo non poteva farsi vedere in giro senza suscitare
sospetti, dopo tutto quello che aveva combinato; senza contare che per due anni
era sparito nel nulla, almeno secondo la polizia. Mah….Alzò lo sguardo. L’uomo,
ancora più alto di lui e avvolto in un mantello gli dava le spalle.
- Capitano – disse. Aveva una voce fredda e gelida,
tagliente, come un pezzo di vetro. – che piacere vederti. -
- Aveva detto che voleva parlarmi – fece il ragazzo, per
niente intimorito.
- Sì. -
Il ragazzo non disse nulla, si limitò ad attendere ciò che
l’uomo aveva da dirgli con educata curiosità.
- Non preoccuparti, Ryo. Non voglio trattenerti. Verrò
subito al sodo. -
Ancora una volta Ryo stette zitto.
- Dunque – profferì l’uomo, voltandosi e squadrando il
ragazzo con due occhi scuri e incavati, che brillavano minacciosi da sotto il
cappuccio. – Come saprai tu e la tua squadra siete iscritti al campionato del
mondo e, a meno che quel babbeo di Daitenji non si inventi qualche stupido
giochetto all’ultimo minuto, non dovreste avere nessun problema. Vorrei che
riferissi anche ai tuoi compagni di non impegnarsi al massimo nel torneo -
Il suo interlocutore alzò gli occhi, stupito. – Come ha
detto, signore?-
- Hai sentito bene. – replicò l’uomo freddamente. – Dico
che se non riuscirete a compiere la missione durante il campionato non fa
niente. -
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. – Come sarebbe a dire
“non fa niente”? Non capisco cosa…-
- Non preoccuparti. – lo interruppe l’uomo. – Capirai
presto. Quando il mio piano sarà ultimato ci sarà di sicuro una sfida diretta
con i BladeBreakers al completo. Credo proprio che si riuniranno apposta per
noi. Parola mia. Sarà solo a quel punto che dovrete dare il massimo di voi
stessi. Allora raggiungeremo finalmente il nostro obiettivo. Ruberemo tutti i loro
bit-power. -
- Ma, signore… -
- Niente ma. Farete come vi dico. -
Ryo era perplesso. Come mai adesso quell’improvviso cambio
di programma? – Avrà di sicuro in mente qualcosa – pensò, mentre annuiva. – Sì,
signore – Ma doveva fidarsi.
Il suo interlocutore sorrise. - Sono contento che un
ottimo blader come te si sia unito alla mia squadra.- fece, con quello che
secondo lui era un tono paterno.
- Diciamo che è più una per una questione personale – lo
corresse il ragazzo, serio.
L’uomo scoppiò in una risata gelida, senza nessuna
allegria, così gelida da togliere il fiato.
- Ricorda. Se svolgerai con esattezza il tuo compito
potrai avere tutto ciò che desideri, Ryo. -
- La ringrazio. -
- Di niente. -
- E per la sfida di dopodomani? -
- Oh, idem che per il torneo. Quella è solo una
precauzione. Verificherete soltanto il livello della nostra vittima, o meglio,
della tua. A presto. -
L’uomo si sistemò meglio la mascherina sugli occhi, benché
il volto fosse già completamente nascosto dal cappuccio; poi si diresse fuori
dal vicolo, lasciando Ryo solo nella penombra.
- …Stia tranquillo…non la deluderò…-
- Buon appetito!! – Nonno J si avventò allegramente sulla
sua porzione di sushi e incominciò a mangiarla con gusto.
Kei, taciturno come al solito, fece appena un cenno,
incominciando a tagliare il contenuto del suo piatto.
- Buon appetito – rispose fiaccamente Takao, mentre
infilzava di malumore un pezzetto di pesce crudo. (scusate, ma non mi ricordo
come è fatto esattamente il sushi, scusatemi^^” N.d.A._ignorante) Max teneva la
testa poggiata su una mano, mentre nell’altra teneva la forchetta, che rigirava
di continuo, ignorando completamente il succulento piatto di fronte a lui.Rei mangiava pezzetti microscopici di
verdure, masticando senza nessun entusiasmo con lo sguardo perso nel
vuoto.Daichi, invece, era l’unico che,
come di consueto, si ingozzava e si riempiva la bocca fino a fino a scoppiare,
ignorando completamente lo strano silenzio di tutti presenti, così come Nonno
J.
L’unica ragazza del gruppo fissava i suoi amici con
espressione preoccupata. Non aveva neanche avuto l’occasione di parlare con
loro dopo il suo famoso lancio, perché, appena arrivato Kei, era spuntato il
nonno che li chiamava per il pranzo. Allora tutti erano rientrati in casa,
senza dire una parola. Avanti, adesso stavano esagerando, le disse una vocina
dentro la sua mente. Non puoi sentirti in colpa solamente perché sono sconvolti
da ciò che loro hanno preteso tu facessi. Addentò il suo boccone e cominciò a masticare.
Hilary si chiese come avrebbe dovuto sentirsi ognuno di loro. Sì, probabilmente
erano tutti molto scossi o sorpresi. Inghiottì. Mannaggia a lei! Non avrebbe
dovuto cedere così facilmente alle loro richieste. Avrebbe dovuto insistere di
più. Va bene, adesso era cosciente di essere cotta di Takao, ma doveva imparare
a combattere questa sua “debolezza”. Arrossì un pochino, mentre tagliava un
altro pezzetto di pesce. Doveva imparare a negargli qualcosa. Odiava se stessa
quando era in situazioni di questo genere. Cercava sempre di essere il più
gentile possibile con il diretto interessato, permettendo che, anche
involontariamente,se ne potesse
approfittare di lei e, soprattutto, rendendo visibile a tutti il suo
sentimento. Era così anche con Kei. Guardò il russo, che le sedeva proprio di
fronte. Mentre guardava quella lunga frangetta grigia ricadergli elegantemente
sul viso, si rese conto di un particolare che fino ad ora non aveva registrato.
Portò nuovamente il cibo alla bocca. Nelle ultime ore non aveva pensato per
niente a lui. Questo è un miracolo, pensò stupita. In effetti, se considerava
che da oltre due anni che l’aveva conosciuto e se ne era invaghita, il bel
russo era sempre stato il suo pensiero fisso, quello era veramente un momento
eccezionale. Ormai si era rassegnata, aveva compreso che non avrebbe mai potuto
avere speranze con lui, chiudendo il suo sentimento ancora presente, nonostante
tutto, dentro al suo cuore.Ma era
quasi sicura che di recente qualcosa avesse fatto affievolire quello stesso
sentimento. E sapeva anche cosa.
- Mi passeresti l’acqua per favore? – fu la fiacca domanda
di Rei.
L’americano afferrò di malavoglia la bottiglia e la posò
davanti al sedicenne, che gli sedeva accanto.
La moretta sospirò appena e tornò, almeno apparentemente,
a concentrarsi sul suo sushi.
Capiva come dovevano essere scioccati i suoi amici, ma lei
non si sentiva ancora pronta per dirgli tutto. Infilzò una verdura fritta. Era
di sicuro un’egoista, ma in quel momento si accorse di non voler pensare a
quello che avrebbe potuto e, forse, dovuto dirgli. L’immagine del blader con il
berretto si era annidata prepotentemente nel suo cervello, impedendogli di
formulare altri pensieri. Da quando le aveva detto che le voleva bene si
sentiva un’altra.Più che altro era
molto scombussolata. Era accaduto tutto così in fretta…ma ormai era
praticamente sicura di quello che provava per lui. Guardò di nuovo Kei. La sua
bellezza era notevole, come sempre, ma il suo atteggiamento glaciale non le
sortiva più quel solito effetto di farla imbarazzare e sospirare di
ammirazione. Portò la forchetta alla bocca. All’improvviso si sentì invadere da
una strana sensazione di felicità e rilassamento; aveva come l’impressione che
un mattone si fosse sollevato dal suo stomaco. Deglutì, un po’ stranita.
Beh…con Kei non avrebbe mai avuto uno straccio di speranza. Si pulì la bocca
con il tovagliolo. Ma forse con Takao sì. Il sushi che stava mangiando prese
improvvisamente un sapore diverso, nuovo, e Hilary si rese finalmente conto di
quanto fosse buono.
Erano quasi le quattro, quando finalmente tutti quanti si
erano alzati da tavola e Rei aveva finito di lavare i piatti. Daichi si era
appisolato sul tavolo, la testa poggiata sulle braccia e sul volto
un’espressione di beatitudine. Fu con un certo disappunto che il cinese lo
portò in palestra sulle spalle e lo coricò nel suo futon. Si udivano da fuori
gli agili scatti della spada da kendo abilmente controllata da Nonno J.
- Io vado a fare un giro – dichiarò Max, quasi annoiato.
- Aspettami, che vengo con te. – Rei si sciacquò
rapidamente le mani nel lavandino e si accodò all’americano, che stava uscendo.
– A dopo – disse agli altri, incrociando per un attimo lo sguardo di Hilary.
Immaginò che molto probabilmente avrebbero parlato di lei. Poggiò i gomiti sul
tavolo, e prese a fissare gli unici due ragazzi seduti lì con lei.
Takao aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma dopo un po’ si
alzò lentamente dal tavolo.
- Io sono un po’ stanco. Penso che mi farò una piccola
dormita -
E, senza aspettare, nemmeno una risposta, si recò in
palestra, lasciando Kei ed Hilary in cucina.
- Hilary – fece Kei all’istante, non appena il blader col
berretto ebbe chiuso il fusama.
La moretta, che aveva ancora in mente l’immagine di Takao,
sobbalzò. Non si sarebbe mai aspettata che il russo volesse dare il via ad una
conversazione, per di più con lei.
- E tu, non vai a fare la tua solita passeggiata
solitaria? – abbozzò un sorriso, non sapendo che cosa rispondergli.
- No, veramente volevo parlarti. -
Il cuore della ragazza aumentò i battiti, ma non allo
stesso ritmo di come probabilmente avrebbe fatto fino a pochi giorni prima. Era
più che altro per la curiosità di sapere cosa avesse Kei da dirle. - Ok, dimmi
–
- No, non qui. – Il russo si alzò dalla sedia. – Non
voglio che gli altri ci sentano. Vieni con me. -
- Ma…- Hilary non ebbe il tempo di dire nulla, che già Kei
l’aveva afferrata per un braccio e trascinata via, fuori dalla villa.
Insolitamente calma, almeno all’apparenza, Hilary camminava
dietro al blader, fissando i suoi capelli grigi ondeggiare intrecciandosi. La
curiosità la stava letteralmente divorando. Chissà che cosa c’era di così
importante da dirle, che non voleva gli altri sentissero. Escluse
immediatamente la possibilità di una folle dichiarazione d’amore; era
necessario ricordarsi di avere a che fare con il gelido Kei Hiwatari e questa
non era assolutamente cosa da lui.
La cosa la deludeva, ma stranamente non le lasciava il
solito dolore quasi lancinante.
Non si fermarono finché non raggiunsero la spiaggia di
Tokyo. Il mare era, se possibile, ancora più calmo di quella mattina. Rimase
per un attimo incantata a guardarlo.
La sua espressione trasmetteva semplicemente una sensazione
di calma e serenità. Dolci riflessi aurei le cadevano sui capelli e i suoi
occhi color mogano, semichiusi, risplendevano rapiti. Sentiva uno strano
impulso farsi spazio in lui, qualcosa di decisamente insolito, come se avesse
voglia di vederla sempre, di toccarla, di stringerla a sé. Scosse violentemente
la testa, scacciando via quei pensieri. Non poteva lasciarsi prendere da
sentimentalismi del genere. Lei socchiuse le labbra morbide, voltandosi verso
di lui sussurrando: - oggi è proprio una bella giornata –
Kei inspirò appena. Calma. Doveva riuscire a mantenere il
controllo. Quell’impulso stava aumentando notevolmente e temeva che potesse
liberarsi in un qualunque momento.
Annuì appena, sempre fissando quel volto fine, quegli
occhi così dolci…Fece un passo avanti, poi un altro, avvicinandosi alla
ragazza. Hilary lo continuava a fissare, decisamente perplessa, ma non
riuscendo a staccare un piede da terra. Il blader si fermò all’improvviso.
Sconcertato. Ma che gli stava prendendo? Il motivo per cui erano arrivati lì
occupò di nuovo la sua testa.
Cercò di giustificare quell’improvviso avvicinamento, si
sentiva le guance bollenti. Forse è solo il sole. Fa caldo., pensò. Estrasse
dalla tasca il pezzo di stoffa che aveva trovato quella mattina al parco, poi
fissò la moretta con aria interrogativa.
- Voglio sapere che cosa significa. – disse piano.
L’espressione di lei venne guastata da un curioso sguardo,
fra il carico di amarezza e il “me l’aspettavo”.
- Tanto lo so che con te è inutile mentire. – mormorò. Si
voltò nuovamente verso l’oceano. - E così…mi hai scoperta…-
@_@_@_@_@_@_@
Ciao raga^^!!!
Da quanto tempo non commento sotto i capitoli delle mie
fict XD! (E x fortuna…N.d. Tutti)
Vorrei ringraziare tantissimo tutti quelli che hanno
commentato fino ad adesso e anche tutti quelli che hanno letto senza lasciare
commenti =)! Thanks a lot to everybody^^! You’re too good!!!Thank you, thank you, thank you!! - Oddio
sembro Max…no…aspetta…non mi posso auto-offendere in questo modo…
Max: Uffi sorellina, ma ce l’hai sempre con me ;___;
Blue –inka****a: COOOSAAA??!! Chi ti ha mai detto che io
sia tua sorellaaaa?!
Max -rimpicciolito dalla paura: Tu… °__°’’
Blue – ci pensa un poco: Ah, è vero^^”” che ci vuoi
fare…dettagli…cmq sono sorella anche di Rei e Taky se è per questo^^
Max: Appunto…perché con loro non ti arrabbi e con me
sì…;__;
Blue: Perché loro sono fighi e tu gno!! U_u
Max: uffi…=°°°°( …I’m un incompreso…;______;…perché tutte
a me?? Ci sono anke…Kei e Yuri U.U!! Perché nemmeno con loro ti arrabbi? Non
sono neanke tuoi parenti?
Blue: E c’è anche da chiederlo??!! *si gonfia* Per tua
informazione io sono una delle milioni di fidanzate di Keiuccio
eYu-chan^/////////^! *risata sadica X°°°°°°°°°°°°°°°D*
Si tolse il berretto e si passò una mano tra la folta capigliatura
nero-blu
Si tolse il berretto e si passò una mano tra la folta
capigliatura nero-blu. Gli avvenimenti di quella mattina lo avevano piuttosto
scioccato. Non si sarebbe mai aspettato che Hilary avesse un così grande
talento per il suo amato sport. Sbadigliò sonoramente portando le braccia in
alto. Aveva la strana sensazione che stesse nascondendo qualcosa. Sentendosi
molto spossato, decise di rimandare ogni congettura sulla complicata mente
della sua amica; scoprì il lenzuolo del futon, già preoccupato su come addormentarsi
con il fragoroso russare di Daichi. Stava per adagiarsi sul materasso, ma notò
un piccolo foglietto verde, piegato in due poggiato sul cuscino. Chiedendosi
che accidenti fosse lo aprì e lesse:
Sabato 3 maggio, ore 17:00, Parco di Tokyo (lato Sud). Ti
sfido a beyblade.
Ancora niente firma. Takao sbuffò. “Ma chi diavolo sono
tutti questi blader misteriosi che ci vogliono sfidare? Che cavolo vogliono da
noi? Questo sarà di sicuro in combutta con quegli altri che ci hanno lanciato
la sfida al magazzino” pensò. “Comunque…chiunque tu sia…accetto la
sfida!” Gettò uno sguardo all’orologio da polso che Max aveva lasciato
vicino al suo futon: Le cinque meno un quarto. Il suo sonnellino era andato….
Maledicendo chiunque gli avesse lasciato quel biglietto, si rimise il cappello
in testa e uscì. Forse sarebbe arrivato un po’ un anticipo, ma non aveva senso
aspettare in casa senza far niente. Salutò Nonno J, che, imperterrito,
continuava ad armeggiare con la sua spada, e si diresse verso il parco.
I tiepidi raggi primaverili continuavano ad illuminare il
lungomare, deserto se non per due ragazzi seduti uno accanto all’altra. Hilary
tracciava disegni sulla sabbia con la mano destra, lasciando che la brezza le
spettinasse la chioma castana. Questa le nascondeva gli occhi non più animati
da tanta allegria, ma seri e spenti. Kei teneva una gamba raccolta al petto,
cinta da un braccio, mentre l’altra si posava elegantemente, distesa, sulla
sabbia soffice. (La tipica posizione di Kei**… N.d.A.)
- E io credo che adesso ci sia lui dietro questa sfida
anonima…-
- Non capisco perché non ce l’hai mai detto. – disse
interrompendo la ragazza e ostentando nella voce la freddezza di sempre.
- Beh…i-io l’ho detto a Mao…-
- Sì, ma tu e Mao vi siete appena conosciute.
Personalmente penso che noi dovremmo essere un po’ più degni di fiducia, dato
che ti conosciamo da molto più tempo di lei. -
Hilary impiegò un po’ di tempo per rispondere. Si scostò
un ciuffo ribelle dal viso rabbuiato, nonostante i riflessi dorati del sole. Il
suo tono era terribilmente serio e duro, di una freddezza da far invidia al
ragazzo stesso. Non le apparteneva affatto.
- Sinceramente non c’è un motivo ben preciso. So solo che
c’è qualcosa in me, che mi impedisce di sfogarmi. –
Il russo inarcò le sopracciglia.
- Però con me l’hai fatto. Mi hai detto la verità, almeno
mi auguro. Che differenza c’è fra me e gli altri?-
La moretta non rispose, il viso volto verso l’enorme
distesa oltremare ora increspata di piccole onde. Bella domanda. Che differenza
c’era? Una grossa differenza. C’era…o forse sarebbe stato meglio dire…c’era
stata. La sua rinuncia a lui era stata piuttosto improvvisa, lo sapeva…però…
- Con te è diverso – mormorò Hilary.
Il cuore di Kei aumentò leggermente di battito, anche se
il ragazzo non riusciva proprio a capire per quale motivo. -E calmati!- si
disse a denti stretti, come sperando che il muscolo lo ascoltasse e reagisse di
conseguenza.
- Ah, sì? E perché? – chiese freddamente.
-…ecco…- La moretta si chiedeva disperatamente che cosa
gli avrebbe detto ora. - è strano…forse te l’ho detto solo perché tu l’avevi
già scoperto al parco…- fece, quasi balbettando.
- Secondo me dovresti dirlo a Takao e agli altri. Almeno
dopo quello che è successo oggi. Penso che abbiano il diritto di sapere la
verità - disse Kei. - Del resto sono i tuoi unici amici, se non sbaglio. E non
riesco ancora a capire perché non vuoi.-
Hilary si alzò, inaspettatamente, quasi con rabbia. Per un
lunghissimo istante lo guardò dritto negli occhi, mentre un brivido trapassava
la schiena del ragazzo, che sosteneva il suo sguardo, inchiodato lì
seduto.
– Può sembrarti una sciocchezza – fece Hilary, sempre con
lo stesso tono duro.– ma io ho
veramente paura. -
- Bene – Anche Kei si era alzato, sovrastandola in altezza
e continuando a fissarla con i suoi occhi purpurei, che ora lampeggiavano
pericolosamente. - Allora, con tutto rispetto, ti dico che sei solo una gran
VIGLIACCA!!. -
La moretta arretrò leggermente, intimorita, assorbendo
l’impatto di quelle parole, ma non abbassò lo sguardo. – Ah, vigliacca…è questo
che pensi di me? Ok, allora significa che non hai veramente capito un cazzo di
quello che ti ho detto fino ad ora! –
Kei si era immobilizzato all’istante. Non aveva mai sentito
Hilary rivolgersi con quel tono a qualcuno, né tanto meno a lui. Approfittando
dello stupore del blader, la moretta si girò e cominciò a correre via sulla
sabbia.
Qualcosa scattò nella sua mente. “Che aspetti? Avanti,
bloccala!”. D’istinto il ragazzo cominciò a correre dietro di lei ed in un
attimo la raggiunse. L’afferrò per un braccio.
- Ascolta quello che ti dico. – disse, serio.
- Lasciami! – replicò lei, cercando di divincolarsi.
- Sì, ma resta qui e ascolta -
- Toglimi le mani di dosso! -
- Prometti che non te ne vai…-
- HO DETTO MOLLAMI!! – Hilary diede uno strattone violento
al braccio del ragazzo, tentando inutilmente di liberarsi e facendo un passo
indietro. Accadde in un istante. La ragazza incespicò in una buca e perse
l’equilibro, trascinando con sé il blader dai capelli blu-argentati.
- Ma che ca…-
Si ritrovarono entrambi distesi sulla sabbia. (Eh…eh…ma
guarda ke coincidenza =) N.d.A.) Kei, caduto sopra la moretta si sollevò dal
corpo di lei reggendosi sulle braccia, che sfioravano i suoi fianchi morbidi.
Rimase per un attimo, come incantato, a contemplare la ragazzina sotto di lui.
Grandi occhi color mogano, ingenui e quasi impauriti lo guardavano un po’
sorpresi. La bocca carnosa era leggermente aperta dallo stupore, le guance di una
bella sfumatura rosata. Sentiva che i suoi battiti erano aumentati ancora.
Chiuse per un attimo gli occhi, reprimendo
con tutte le sue forze la strana voglia di restare per
sempre in quella posizione.
- Allora facciamo ‘notte? – fece Hilary, sarcastica e
ancora un po’ rossa in viso, risvegliandolo da quella sorta di trance dove era
caduto. Si rese improvvisamente conto di cosa stava pensando. Ma gli stava
veramente andando di volta il cervello?!
- Scusa – Mormorò, il tono distaccato che tradiva il suo leggero
imbarazzo.
- F-fa…niente -
Kei si mise in ginocchio e aspettò che la ragazza facesse
altrettanto.
- Mi potresti ascoltare, adesso? – le disse, ansimando
appena per tentare di calmarsi e scuotendosi via un po’ di sabbia dai capelli.
Hilary abbassò lo sguardo, le gote arrossate, le tracce di
rabbia completamente scomparse.
- Sì – sussurrò semplicemente.
- Bene. Ti dico che dovresti affrontare direttamente i
fatti. Non puoi stare lì, chiusa in un angolo a piangerti addosso. Devi
reagire. -
- Ma Kei…- la moretta era quasi sull’orlo delle lacrime. -
Non capisci…quell’uomo è un assassino!! -
- Ma non puoi permettere che si prenda gioco di te e di
chi ti sta a cuore. Ci sarà un modo per toglierlo di mezzo e fare in modo che
non la passi liscia. -
Hilary non rispose, ma continuava con insistenza a fissare
la polvere ocre sotto di lei, gli occhi stranamente velati.
- E comunque sia…sappi che se sarai in pericolo…ci saremo
sempre noi a proteggerti. -
La moretta alzò appena gli occhi, completamente senza
parole, mentre una goccia argentea, traboccata dagli occhi lucidi, le scendeva
lungo una guancia.
- Io……anche tu, mi proteggerai? – domandò in un mormorio
appena udibile.
- Sì. -
Il tono di Kei era ora diverso, leggermente incrinato,
quasi…preoccupato. La sua voce era calda e trasmetteva un grande senso di
sicurezza. Il russo volse per un attimo gli occhi verso il basso, mentre quelli
di lei si aprivano di più dalla sorpresa e si asciugava la guancia.
Il vento soffiava dolcemente, mischiando i suoi sussurri
alle stridenti voci dei gabbiani che zampettavano sulla riva, giocando fra le
piccole onde della risacca.
Kei ed Hilary si fissavano senza parlare, ascoltando quei
suoni delicati. Si guardavano, quasi a volersi sfidare. Un istante, che sembrò
quasi durare per l’eternità.
- Beh, si è fatto tardi, devo andare a casa.-
Hilary si alzò improvvisamente, distogliendo il suo
sguardo da quello purpureo del blader.
Stava avvampando vistosamente. “No” si disse. “Non di
nuovo.”
Il ragazzo, era rimasto seduto sulla spiaggia,
apparentemente ancora assorto nei suoi pensieri.
- Non vieni? – domandò la ragazza a bassa voce.
- Resto un altro poco qui.- rispose lui osservando un
grosso gabbiano argentato planare ed atterrare proprio lì di fronte.
- Ah, ok. E…- il tono della ragazza divenne di nuovo serio
–…ti prego di non parlarne con nessuno. Ti prometto che lo farò io a tempo
debito. -
Kei la guardò negli occhi. Un altro brivido corse dentro
di lui, facendo ribollire tutto il suo corpo, anche se fu bravo a nasconderlo,
mentre annuiva serio.
La ragazza sorrise. - Grazie, Kei. Sei un amico.-
Il russo sobbalzò appena, gli occhi leggermente più aperti
del solito.
La moretta se ne accorse e si sentì stranamente a
disagio
- P-perché quella faccia? Tu sei mio amico, no? – domandò
in un timido sussurro.
Sentì che gli stava succedendo qualcosa di molto strano.
Le guance vennero invase da un improvviso calore, che colorò il suo viso di un
vivace rosso pomodoro, in uno strano contrasto con le strisce blu su di esse.
Gli zigomi gli si stavano tendendo verso i lati e la bocca si incurvava,
scoprendo i denti candidi. Stava sorridendo.
Gli occhi di Hilary si incantarono. Era davvero un sorriso
bellissimo.
Kei annuì. – Certo. – mormorò guardando per terra. “Perché
cazzo sto arrossendo? Perché non riesco più a guardarla in faccia? Dio, mi
viene quasi voglia di saltarle addosso…No…ma che vado a pensare? Mi sto
veramente rincretinendo!”
Mentre queste domande senza risposte vorticavano dentro di
lui, la ragazza si era già voltata e incamminata con passo spedito. Dopo quella
ultima risposta di Kei pareva accorgersi a malapena di dove stava andando.
Le cinque e cinque. Era quasi un quarto d’ora che era
seduto su quella panchina. Il suo misterioso sfidante non si era ancora fatto
vedere. Era in ritardo. Nello spiazzo circondato da alberi regnava il più
totale silenzio. Estrasse di nuovo il biglietto verde per accertarsi di non
aver sbagliato ora e/o luogo. In quel preciso momento, si udì un forte sibilo e
qualcosa si mosse dal cespuglio di fronte a lui. Takao alzò gli occhi, stupito,
e lo vide. Un beyblade verde smeraldo era stato lanciato a tutta velocità nella
sua direzione. Lo schivò abilmente e la trottola si schiantò contro la
panchina, provocandole una profonda ammaccatura. Senza perdersi d’animo
estrasse il dispositivo e lanciò a sua volta il suo Dragoon. Il beyblade verde
ricadde nello spiazzo e si scontrò violentemente con la trottola argentea. Ci
fu una potente onda d’urto e Takao fu scagliato a terra, mentre il suo beyblade
gli volava in mano e lui lo afferrava ansimando.Altrettanto fece l’altra trottola, volando nuovamente dietro il
cespuglio.
– Aspetta una attimo! – gridò il ragazzo alzandosi con un
po’ di difficoltà.– Fatti vedere,
vigliacco! – Immediatamente sentì una piccola risatina, poi…
- Come vuoi! -un’altra voce maschile gli rispose, profondamente divertita.
Takao non disse nulla, gli occhi bluastri rivolti di
fronte a sè e invasi da un misto di stizza e curiosità. Una figura emerse pian
piano dal cespuglio. Si districò dai rami e lo fissò, attraverso dei grossi
occhiali scuri, che gli nascondevano quasi tutta la faccia. Era un ragazzo
piuttosto alto, magro e con dei capelli azzurri raccolti in una grossa coda di
cavallo, che gli ricadeva fino a metà schiena. Teneva in mano il dispositivo di
lancio con agganciato il beyblade verde e sorrideva.
- Chi sei? – domandò aggressivo Takao.
Il ghigno si allargò. - Sono uno che ti vuole sfidare a
beyblade.- disse tranquillo. – Accetti? -
- Certo – rispose rabbioso il ragazzo con il berretto,
irritato da quell’atteggiamento impertinente. Agganciò nuovamente Dragoon al
dispositivo, pronto a lanciare.
- Molto bene. – Anche il misterioso sconosciuto si mise in
posizione.
- 3…2…1…PRONTI…LANCIO!!! -
Due trottole vennero lanciate perfettamente sulla ghiaia,
e continuarono a ruotare a un metro di distanza l’una dall’altra.
– Vai Dragoon!!! -La trottola grigia si mosse in avanti puntando verso la sua gemella
verde, che prontamente schivò l’attacco.
- Ma cosa…?- disse debolmente stringendo i denti.
Il suo bey tornò indietro e si preparò ad nuovo attacco,
ma appena arrivato a pochi centimetri dall’avversario, quest’ultimo si scansò
di nuovo.
- …diavolo…succede?-
- Che c’è Takao? – lo punzecchiò l’altro blader. – Sei in
difficoltà? -
- Neanche per sogno! – gli rispose nervoso. – Dragoon!! -
Ma continuò così per altri buoni dieci minuti. Niente da
fare. Sembrava che il beyblade color smeraldo riuscisse a prevedere ogni mossa
della sua trottola. Takao si stava innervosendo sempre di più. “No. Non devo
cascarci. È proprio questo il suo piano. Devo restare calmo e concentrato. Devo
aspettare l’occasione giusta per colpirlo.” si ripeteva a denti stretti.
Non poteva permettersi di perdere.
-Tutto qui quello che sai fare? – domandò il blader
sconosciuto con un ghigno sarcastico. “Calmo. Devi restare calmo”
- Un po’ deludente per un campione del mondo, direi…-
proseguì.
“ Controllati!”
- Bah. Comunque io mi sono scocciato. Smuoviamo un po’
l’incontro. – il bey verde prato, dopo aver nuovamente schivato Dragoon, partì
per la prima volta al contrattacco. Ora o mai più. – Drago Azzurro!! – gridò
Takao. Immediatamente, davanti agli occhi stupiti del blader con gli occhiali,
apparve un’intensa luce color cobalto, fuoriuscita dalla trottola grigia e
circondandola. Un istante dopo i due beyblade si scontrarono, con una grande
violenza.
Quello verde tornò come un proiettile in mano al ragazzo
misterioso, mentre Dragoon continuava intatto a ruotare, la luce di nuovo
scomparsa. Takao, soddisfatto, lo raccolse e fissò il suo avversario con aria
di superiorità. – Lo sai, amico? Sei bravo. Ma mi sa che io lo sono più di te.
– dichiarò, spavaldo.
- Hai ragione. -
Quella risposta lo ammutolì completamente, mentre si
ficcava il suo bey nel taschino del giubbotto. Si sarebbe aspettato una
reazione decisamente diversa.
- Sei davvero bravo come si dice – proseguì il blader
sorridendo appena, rivolgendo lo sguardo al cielo. Takao rimase perplesso. Ora
quella voce gli sembrava stranamente familiare. Mosse incerto qualche passo
verso di lui. - Chi sei? – chiese nuovamente, ma questa volta piano.
Il ragazzo si chinò e raccolse il suo beyblade, dopodiché
lo fissò negli occhi.
- Non ti ricordi di me? -
Lentamente, l’altro scosse il capo.
Lo sconosciuto sospirò. Poi si tolse gli occhiali e li
gettò a terra. Incrociò i suoi occhi blu scuro con quelli del ragazzino con il
berretto.
Takao indietreggiò per lo spavento e per la sorpresa. “Che
diavolo ci fa qui?”
- No…n-non è possibile…sei proprio tu…-
“Certo, non posso negare che sia
davvero un bel ragazzo. Oggi, anzi, forse dovrei dire da quando è tornato, è
stato pure fin troppo carino con me. Ma non voglio illudermi. Rischierei di
soffrire, solo di soffrire. Come ho fatto per tutto questo tempo. Lui non potrà
mai amare qualcuno. Né tanto meno me. Ho solo la magra consolazione che mi
considera almeno sua amica. Devo fare di tutto per dimenticare ciò che provo
per lui. E lo devo fare prima possibile.”
(Hey Hila, mi sa che ti servono un paio di occhiali…
N.d.A)
Hilary lasciò cadere la penna che fino a quel momento si
era mossa scricchiolando sul suo diario. Un sospiro le scompigliò appena i
capelli, sollevandoglieli, e mostrando le sue guance ancora rosse. Con uno
sguardo distratto percorse tutta la piccola cucina, soffermandosi su una grossa
pila di piatti sporchi accumulati sul lavandino. Sua madre era in Inghilterra,
a trovare dei parenti lontani, anche di legami. Sarebbe stata via per tutta la
durata del campionato del mondo. Le aveva chiesto di accompagnarla, ma lei non
voleva. Non si sarebbe persa il torneo per niente al mondo. Ma adesso sarebbe
toccato a lei svolgere tutte le faccende domestiche.
“uff…ci penserò più tardi…” si disse
sbuffando, alludendo alla montagna di stoviglie da lavare.
“Ora capisco come si sente Takao” Con un
piccolo ghigno, re-impugnò la penna e ricominciò a scrivere.
“Beh, oggi, incredibilmente con lui mi sono riuscita a
comportare normalmente. Non so come ho fatto.Non lo so. Sono incredibilmente confusa. Improvvisamente il nostro
rapporto è cambiato. Non posso credere che sia stata tutta colpa di Takao. “ arrossì
leggermente scrivendo quest’ultimo nome ”Forse è che mi sono semplicemente
rassegnata. È affascinante, misterioso, ha un fisico da urlo e i suoi sorrisi,
sebbene rari, ti fanno sciogliere dentro. “ per un attimo davanti ai suoi
occhi riapparve la faccia del russo, distesa in quello stupendo sorriso che,
incredibilmente, le aveva regalato prima” Fa parte del suo fascino, ma
possiede anche qualcosa di strano. Un momento è gentile con tutti, un momento
dopo è freddo e asociale e si isola dai suoi amici. Non lo riesco proprio a
capire a volte. Mi fido di lui, certo. Ma i suoi sentimenti cambiano da un
istante all’altro. Troppo e troppo spesso. È per questo che non potrà mai
innamorasi, di me o di nessun altro. Oramai l’ho capito. È stramaledettamente
orgoglioso. È fatto così e non ci si può far niente. Non posso continuare a
soffrire in silenzio per dei sentimenti che non saranno mai ricambiati.
Oltretutto adesso ho anche Takao. Devo pensare solo a lui. Mi aiuterà a
dimenticarti, Kei. Lui ha detto che mi vuole bene, e sembrava veramente sincero
quando lo ha fatto. Ora dovrò solo capire in che modo (mi vuole bene).” Lasciò
andare nuovamente la penna. Sbadigliò. I suoi libri di scuola giacevano lì,
ammucchiati sul tavolo accanto al diario. Li guardò, con una espressione
annoiata. “No. Non mi va.” pensò disperatamente, come in risposta ad un
muto rimprovero che la richiamava ai suoi doveri ” In questo momento non mi
va di fare nulla.”O
meglio…qualcosa le andava di fare. Guardò il piccolo orologio a cucù sopra il
televisore spento.
Erano le cinque e trentacinque. No, ancora troppo presto.
Si sarebbe allenata verso ora di cena.
- Hitoshi!! -
Due lacrime ribelli scivolarono sulle guance del blader
col berretto, mentre si precipitava ad abbracciare suo fratello. – Fratellone!
–
- Ciao Takao! – Hitoshi rispose all’abbraccio, con un
ampio sorriso. – Da quanto tempo…sono felice di vederti! -
- Anche io – mormorò il ragazzino staccandosi e
asciugandosi gli occhi.- Come mai qui? – domandò, stupito.
- Ma come? Per il campionato, no?-
- Ha! – esclamò Takao alzando il pugno in aria. - Che
bello, allora resti a vederci! -
- No. -
- Come no? –
- Molto di più! -
- Cioè? -
- Sarò…l’allenatore della vostra squadra! -
- Davvero?- chiese Takao emozionato.
- Sì, me lo ha chiesto Daitenji. -
- Wow, fantastico! -
- E senti, come sta il Nonno? -
- Benone! Adesso si sta allenando, tanto per cambiare… -
- Allora posso salutarlo, prima di passare in albergo.
-
- Albergo? Pensavo dormissi da noi…?- fece Takao un po’
deluso.
- No, non posso. Daitenji mi ha detto che è meglio se
dormo nell’albergo insieme a tutte le altre squadre del campionato. Così siamo
più vicini e non deve fare tanti viaggi per riferire a noi allenatori le
istruzioni sul torneo. Quell’uomo è invecchiato parecchio!! -
Suo fratello minore non rispose, fissava il sentiero
erboso. Ma alla fine alzò gli occhi e sorrise.
- Fa niente, sarà comunque fantastico averti qui! Non vedo
l’ora di farti conoscere tutti i miei amici.-
- Allora i BladeBreakers si sono definitivamente sciolti?
-
Takao divenne improvvisamente serio. – Sì…o meglio…ne è
rimasto solo uno. Kei. Non so ancora se lui ha deciso per me o per la squadra
russa. Lui può scegliere, essendo nato in un paese, ma vivendo nell’altro. -
- Capisco. Allora, per te va bene se domattina cominciamo
gli allenamenti? -
- Ecco…veramente…- il ragazzo con il berretto pensò a tutto
ciò che era successo in quei giorni. Hilary, la discussione con i suoi amici,
l’angosciante pensiero della sfida contro i ladri i bit-power, il professore
prigioniero. Strinse un pugno. – Possiamo fare da lunedì? – chiese a bassa
voce. Hitoshi parve un po’ stupito, ma alla fine annuì.
- Sì, per me va bene. Oravado a salutare il nonno! -
Si alzò bruscamente, scrollandosi la sabbia dai vestiti e dai bellissimi
capelli argentati
Si alzò bruscamente, scrollandosi la sabbia dai vestiti e
dai bellissimi capelli argentati.
Incominciò a camminare, ancora pensando a come si era
comportato poco prima. Il suo cuore era tornato di nuovo al suo normale
battito. Ed anche quello strano impulso era del tutto scomparso. Non gli era
mai successo nulla di simile. Aveva sorriso, era…arrossito…perché ne era
sicuro, quel calore sulle guance non poteva mentire…oddio!! Solo il ripensare a
quello che aveva fatto gli faceva provare insieme una rabbia e una vergogna
brucianti. Ma perché Hilary gli aveva fatto un simile effetto? Perché?
Tentò di azzardare un’ipotesi. Forse era semplicemente scioccato. Tutto quello
che la ragazzina gli aveva raccontato sapeva un po’ di assurdo, è vero, ma
quegli occhi scuri d’improvviso così privi della loro consueta vitalità, gli
avevano impedito di non crederle. Gli costava ammetterlo, ma in quel momento
era un po’ in pensiero per lei. Avanti, Kei, piantala con queste
sciocchezze. Stai diventando un rammollito.Certo, un rammollito. Lo
sapeva. Ma prima di tutto doveva far luce su quella massa confusa che erano i
suoi sentimenti e le sue emozioni. Doveva fare ordine dentro di sé e mettere
tutto nella posizione esatta, come le tessere di un puzzle, per costruirsi la
risposta a tutte le sue domande. Ripensò a quella insolita sensazione che si
era impadronito di lui. Adesso era tornato come di consueto, ma pochi minuti
prima si sentiva come strano, fuori posto, un pesce fuor d’acqua. …era
arrossito… Era…imbarazzato? Si stupì solamente per l’assurdità di quel
pensiero. Lui, imbarazzato. Roba da non credere. Eppure era l’unica spiegazione
razionale, che doveva significare tanto, soprattutto per un ragazzo che faceva
della ragione una delle suoi punti i forza. Ma prima sembrava che questa
l’avesse completamenteabbandonato.
Tutto le sue azioni erano state governate dall’istinto. Già, l’istinto. La sua
unica arma per far capire a qualcuno cosa sentiva dentro di lui, nei rari casi
in cui desiderava farlo. E quello di prima non corrispondeva esattamente ad uno
di quelli. L’istinto aveva superato la ragione. Non gli era mai successo prima
d’allora che questo fosse avvenuto senza un ordine diretto del suo cervello.
Non sapeva davvero come spiegarselo. Solo una cosa era certa. Se non fosse
stato così dotato di autocontrollo e grande capacità di nascondere le proprie
emozioni, come minimo sarebbe saltato addosso ad Hilary. La mascella del viso
gli si contrasse. Doveva essere completamente fuori di testa. Svoltò l’angolo,
trovandosi in un’ampia strada, affollata e trafficata. Il suo albergo era
proprio vicino la spiaggia, molto più vicino della casa di Takao.
Entrò nel lussuoso ed imponente edificio, ritrovandosi in
una grossa hall arredata con eleganti divani in pelle, disposti a cerchio intorno
a bassi tavolini da aperitivi. Nella sala c’era un forte brusio, nonostante
fossero pochi gli “eletti” che potevano occupare uno dei posti prestigiosi in
quell’hotel a cinque stelle. Daitenji aveva fatto proprio le cose in grande. In
ogni parte del mondo dove si sarebbe svolto il torneo avrebbero alloggiato in
un posto simile. Ma tanto per lui non avrebbe fatto nessuna differenza. Decise
di salire in camera a farsi una bella doccia. Non sarebbe rimasto a dormire da
Takao. Quella sera, più delle altre, aveva voglia di star solo. Si diresse
quindi alla reception, chiedendo la chiave della stanza che divideva con i suoi
compagni di squadra.
- Ecco a lei, signore! – una graziosa donna dai capelli
neri gli porse la chiave della 248.
- Grazie – disse svogliatamente. Prese a salire l’ampia
scalinata marmorea che conduceva ai piani superiori; entrambi gli ascensori
erano occupati. Fortunatamente la sua camera era proprio al primo piano. Si
fermò di scatto. Prepotentemente i pensieri su Hilary, che per pochi minuti lo
avevano abbandonato, gli ritornarono in testa. Ma ebbe una sorta di improvvisa
illuminazione. Quella sensazione strana. Si rese conto di averla già provata
prima. Era la stessa che lo assaliva tutte le volte che aveva visto la
ragazzina da quando era tornato in Giappone. Che fosse solo una semplice
coincidenza? No, non poteva essere. Allora forse era quello il motivo di tutta
quella sua strana gentilezza nei confronti di lei.
Ma che diavolo mi succede? Era
confuso. Incredibilmente confuso.
Sì. Gli stava succedendo qualcosa. E anche se lui non lo
aveva capito, questo qualcosa lo avrebbe cambiato profondamente. Del tutto
ignaro, Kei girò la chiave nella serratura e si chiuse la porta alle spalle. In
quello stesso istante un ragazzo alto, dai folti capelli castani, uscì
dall’ascensore e si diresse verso la camera 250.
- Secondo me ci sta nascondendo qualcosa. -
Rei teneva le mani in tasca, e annuì appena a ciò che il
suo amico aveva appena detto. Il sedicenne camminava al suo fianco, gli occhi
cerulei che fissavano la strada.
- Takao ce l’ha detto, è strana ultimamente. -
- Sì. E io non posso credere che quella è la prima volta
che abbia mai lanciato un beyblade. -
- Sono d’accordo. Per raggiungere quella potenza di lancio
ci vorrebbe almeno un anno di allenamento…poi la sua iscrizione al torneo…ma è
categoricamente impossibile che sia una blader e non ce l’abbia detto. -
Rei non rispose, e continuò a camminare. I suoi capelli
corvini gli coprivano il viso pensieroso.
- Insomma. Pensa ai bit-power. Lei all’inizio non li
riusciva a vedere. E io non conosco nessun blader che, anche non possedendone
uno, non riesca a vedere i bit-power altrui.-
Il cinese si fermò, alzando il capo e guardò Max con una
strana espressione.
- Che ne sai? -
Anche l’americano, a sua volta, arrestò i passi e lo
squadrò interrogativo, in silenzio.
- Secondo me tutto è possibile. – proseguì piano Rei, con
quello strano tono di chi capisce qualcosa all’improvviso. -Del resto noi non
conosciamo nulla sul suo passato. -
- Nonno?! Nonno??! Nonno J ??!! Indovina un po’ chi è
venuto a trovarci?! -
Takao entrò saltellando nella piccola cucina, seguito da
un Hitoshi che ostentava un sorriso leggermente imbarazzato.Nonno J accorse dalla palestra, chiedendosi
quale altro amico strampalato suo nipote avesse portato a casa.
- Takaosi può
sapere chi…- le parole gli si bloccarono in gola, non appena ebbe raggiunto la
soglia della cucina.
- Ciao Nonno! – lo salutò Hitoshi con un sorriso.
All’anziano signore mancò quasi un battito quando si trovò
davanti il suo nipote maggiore.
- H-hit-tosh-hi? –
- Sì, sono proprio io. – fece il diciannovenne con un
leggero sarcasmo, che il vecchietto non colse. Il ragazzo gli tese la mano. Ma
Nonno J gli si lanciò letteralmente addosso, ignorando quest’ultima, e scoppiò
in un pianto irrefrenabile sulla sua spalla. (-__- N.d.A. + Tutti)
- Su…su nonno…calmati!! – fece il giovane, imbarazzato,
dandogli delle piccole pacche su di essa e gettando occhiate truci a Takao, che
ridacchiava.
- Nipote mio, come stai…dopo quasi sei anni che non ci si
vede…sei cresciuto…oh, Hitoshi… -
balbettò, mentre il ragazzo lo allontanava ancora
singhiozzante da lui, proprio mentre Max e Rei entravano nel salotto.
- C’ è nessuno?! -
- Sì ragazzi, siamo in cucina! -
Vagamente incuriositi dalle parole di Takao, i due blader
si diressero nella piccola stanza.
- Ciao! – li salutò il blader con il berretto.
Rei e Max fecero un cenno, distratti, avendo
immediatamente notato lo sconosciuto dai i capelli azzurri vicino a Nonno
J.
- Lui è Hitoshi, mio fratello maggiore! – disse subito
Takao con allegria.
- Ah- esclamò Max con un sorriso, porgendogli la mano. -
Max Mizuhara, piacere. -
- Piacere mio. – Hitoshi si fece avanti rispondendo al
sorriso a alla stretta di mano dell’americano. – E tu devi essere Rei Kon,
vero? – aggiunse poi rivolto al cinese.
Rei annuì, mentre Hitoshi stringeva la mano anche a lui,
senza stupirsi che il diciannovenne sapesse già il suo nome.
- E così tu sei il famoso “fratello Hitoshi”!!
- Sì – rispose Takao spiccio – e vi informo anche che lui
sarà l’allenatore ufficiale dei BBA Revolution nel torneo del mondo! –
aggiunse, prima che Hitoshi potesse aprire bocca.
- Sul serio? – chiese Max piacevolmente incredulo.
- Quindi anche tu sei un blader! -
- Sì – Hitoshi sorrise.-
- Ma è una notizia splendida! -
- Senti, Hitoshi, alloggerai qui, vero? –
- No, nonno. Mi dispiace, ma Daitenji preferisce che stia
nell’albergo insieme a tutti gli altri allenatori delle squadre di beyblade che
partecipano al campionato. -
- Ah. – fece l’anziano signore, un po’ deluso.
- Però, se non vi dispiace…oggi posso cenare con voi! -
(ecco il tipico esempio di quello che si chiama
“auto-invitarsi” N.d.A.)
- Allora ragazzi – Ryo entrò rudemente nella stanza
d’albergo, sbattendosi la porta alle spalle. – Ci sono novità! -
Un ragazzo biondo decisamente più basso di lui, ma molto
più muscoloso e robusto, rientrò dalla terrazza che dava sul giardino interno
dell’hotel. Quest’ultimo era decisamente affollato, a causa delle numerose
strutture sportive e non: campi da tennis e bocce, piscina, diversi Bey
Stadium, un grosso campo da pallavolo, Solarium ecc.
- Salve capitano – disse il biondino con un ghigno.
- Mike – lo salutò freddamente Ryo – devo dirvi una cosa
importante…ma dove cavolo sono finitigli altri? -
Prima che Mike potesse rispondere, dietro una porta
interna alla loro camera, si udì un tonfo.
- Jason! – gridò il capitano esasperato. -Ma ti sembra questa l’ora di giocare a
bowling ? –
La porta si aprì lentamente, lasciando uscire un terzo
ragazzo.
- Beh…quello scemo di Daitenji ci ha messo a disposizione
tutto questo ben di Dio…tanto vale approfittarne, no?!! – rispose ridacchiando
quest’ultimo.
Ryo scosse la testa incredulo.
- Avanti Ryo, rilassati pure tu! – Mike diede una botta
amichevole al braccio del capitano, imbronciato, che lo ignorò. – Non sarai
mica venuto fin qui solo per dirci di allenarci a beyblade?! Mancano secoli al
campionato…-
- Una settimana - precisò il moretto. – E comunque tutto
il contrario. -
Jason inarcò un sopracciglio.
- In che senso “tutto il contrario”? -
- Il capo ci ha detto di non impegnarci al massimo nel
torneo. Non so altro. – aggiunse immediatamente, vedendo che entrambi i suoi compagni
di squadra avevano aperto all’istante la bocca per ribattere.Sia Jason che Mike lo guardarono
perplessi.
Ryo si sedette sul suo letto. – Ha detto solamente che ci
farà presto sapere i dettagli. –
- Scusa, Ryo.- cominciò cautamente Mike. – Ma allora è
inutile che…insomma…che io abbia iscritto Hilary al torneo, se non ci dobbiamo
impegnare al massimo. E poi così i suoi amici la scopriranno….-
- Ti ripeto che ne so quanto voi. – gli rispose piano il
suo capitano.
Jason sbuffò.
- Ma dobbiamo fidarci del capo. – aggiunse Ryo,
all’istante, in tono che non ammetteva repliche.
- Se lo dici tu…-
Ryo prese un beyblade nero e un caricatore di lancio dal
cassetto del suo comodino.
– E Sean? Dov’è finito? – domandò poi, annoiato.
Dopo un ultima occhiata interrogativa con Mike, Jason
disse:
- In piscina. -
- Ancora?!-
- Eh, già.- disse Mike ghignante.
- Però ha promesso che magari ci presenterà qualche sua
“amica” che ha conosciuto! La cosa è interessante, non ti pare? -aggiunse Jason con un sorrisetto.
Ryo lo ignorò completamente. - Vado ad avvisare anche lui.
– tagliò corto, freddo.
Il capitano si alzò immediatamente senza degnare di uno
sguardo i suoi compagni ridacchianti, e uscì dalla camera di albergo.
Quella sera a cena c’era un’atmosfera molto allegra in
casa Kinomiya e per un po’ tutti quanti erano riusciti a dimenticare la sfida
imminente con i blader misteriosi. Takao e Daichi si ingozzavano come al
solito, mentre Nonno J, Max, Rei ed Hilary conversavano con Hitoshi, che alla
fine si era fermato da loro.
- Ho l’impressione che quest’anno il torneo del mondo sarà
favoloso. Tutte le squadre sono molto forti. Hanno sbaragliato i loro avversari
alla eliminatorie.- stava dicendo Hitoshi.
- Già. – concordò Rei servendosi di ramen.
- Mi piacerebbe proprio vedere come te la cavi con il
beyblade, Hilary – disse il diciannovenne, rivolto alla moretta, che abbassò
velocemente gli occhi sul piatto. Rei e Max si scambiarono un’occhiata
sfuggente.
- Daichi l‘ho visto in TV, ma tu non sei molto famosa da
queste parti. – proseguì Hitoshi.
- Comunque devi essere molto brava, se fai parte dei BBA.
-
- Ehm…veramente -
- è una lunga storia, Hitoshi. – s’intromise
improvvisamente Takao, serio. – Ti spieghiamo dopo. -
Incuriosito, il ragazzo annuì.
Dopodiché la cena proseguì normalmente, fra i battibecchi
di Nonno J e Takao, sugli allenamenti di kendo e le risate degli altri.
- …avanti Nonno, piantala!…ti prometto che mi allenerò
quando il campionato del mondo sarà finito! -
- Eh…no Takao! Dici sempre così! Da domattina sveglia
all’alba e allenamento almeno tre ore al giorno. -
- No, nonno, ti prego! – gemette Takao orripilato. -
Almeno domani…poiè domenica!!
- Sì, dai Nonno, lascialo stare. La sua passione ora è il
beyblade, lascia che si diverta come vuole lui. Ormai ha sedici anni ed è in
grado di scegliere da solo cosa gli piace! -
Il vecchietto si azzittì, guardando Hitoshi con
rimprovero. Spostò lo sguardo sugli occhi speranzosi del ragazzino col
berretto. Si arrese e, rassegnato, annuì.
- Evvai!!…Grazie fratellone…- esclamò felice Takao,
passando amichevolmente un braccio attorno al collo del fratello.
Sorrise inconsciamente a quella scena, mentre una fitta le
trafiggeva il petto.
Una lacrima ingenua le scivolò lungo la guancia.
- Hilary, perché stai piangendo? -
- Eh? – la ragazza si rese immediatamente conto che
l’americano la fissava.
- No, niente, niente. – rispose in fretta, e si passò una
mano sulla guancia umida. Fortunatamente gli altri non si erano accorti di
niente. Che cavolo! Devo controllarmi!!
Però…Accidenti…vorrei avere anche io un fratello come lui…
I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del
telefono.
- Arrivo! – gridò Takao all’istante, precipitandosi in
salotto, travolgendo Daichi che si era alzato per andare in bagno.
- PISTA, PIDOCCHIO!! -
- MALEDETTO!! -
- Pronto?! – Takao sollevò il ricevitore ridacchiando.
- Salve, Takao! Sono la mamma di Kappa! – rispose una voce
femminile, cancellandogli di colpo il sorriso – Potrei parlare con mio figlio,
per piacere? -
- Oh…b-buonasera signora…-
Ma porc…! E adesso che le avrebbe detto??Totalmente nel panico, Takao
sparò la prima cavolata che gli era passata per la mente.
- C-come va?! –
- Tutto bene, grazie. Potresti fare in fretta, che sto
aspettando un’altra chiamata urgente? -
- Ehm…s-sì ecco, vado subito a chiamarlo…un momento – Posò
la cornetta sul mobile, maledicendosi. Era nei guai fino al collo. Ma gli venne
in mente un’idea. Era la sua unica speranza.
Si diresse di corsa in cucina. – Max…potresti venire un
attimo qui?! In fretta?!-
- Sì, certo. Che succede?-
- La mamma di Kappa al telefono. – sibilò Takao, non
appena l’amico lo ebbe raggiunto.
- Cazz…e che tu che le hai detto?! -
- le ho detto di aspettare un attimo che andavo a chiamare
il prof. …-
- Idiota! Non potevi dirgli che dormiva o roba del
genere?! -
Il giapponese si battè una mano sulla fronte.
- Cavolo! Non ci avevo pensato! -
- E adesso?!-
Takao lo guardò sorridente, con aria complice.
- Semplice, ti fingerai suo figlio e parlerai con la
signora! – Lo disse come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
- Che cosa?!! Ma ti sei bevuto il cervello?! -
- Avanti, Max, sei l’unico che può farlo, perché la tua
voce è quella più simile a quella del professore. -
- Ma sei pazzo?! -
- Eddai! Altrimenti siamo nei casini tutti quanti!! Ti
prego!-
Max lo fissò per un attimo con aria truce, ma poi, spinto
dall’evidenza dei fatti, annuì e prese il ricevitore, concentrandosi sulla
telefonata.
- Buonasera sig…ehm…mamma!! -
- Ciao tesoro! Ma che hai fatto?! Hai una voce un po’
sconvolta…che ti succede?! –
- Eh? No-no nulla, non preoccuparti…- il biondino si
schiarì la gola “Cacchio se ne è accorta”- è solo che…sono
ehm…ecco…solamente…spossato -Il
ragazzo con il berretto era lì immobile al suo fianco, gli occhi chiusi e
stranamente concentrati, probabilmente pregando tutti i Santi che la signora
non avesse scoperto nulla.
- Bah…se lo dici tu…comunque volevo solo avvisarti che
sarò fuori per due giorni perché Mikage mi ha invitata da lei, sai la mia amica
di Koyentsu (inventato N.d.A.) -
- Ah…ehm bene…-
- Quindi se ti servono le chiavi di casa, le lascio al
portiere, ok? -
- Sì, signor…mammina eh…eh..-
- Ma sei sicuro di star bene, figliolo?…ti sento un po’
strano…-
- N-no non preoccuparti, ehm…mamma…sto benone, davvero! -
- Ok. – La signora parve rassicurata – Allora ci sentiamo,
presto, eh? Ciao-
- Arrivederci…sì…insomma volevo dire ciao…’notte-
Prima che la signora potesse dire qualcos’altro, Max aveva
già riappeso.
- poveri noi…- disse sospirando.
Quel vicolo buio. Quelle urla. Urla di dolore che
squarciano quella notte senza luna.
-Aiutatemi!-
Quella ragazza che grida. E quell’uomo…sì…quella risata gelida…che toglie
il respiro…
-
Lasciala stare!! -
Un grido, una mano tesa, che offre una salvezza da
quell’incubo. Un donna, dai capelli lunghi e lisci e un uomo accanto a lei, che
corrono verso quel mostro…si perché è un mostro, un mostro senza cuore, che sta
facendo del male a quella giovane vittima innocente…loro, tentano di strapparla
via da quel dolore…Un ghigno malefico. Estrae dalla tasca una pistola. Un
attimo. Un sordo bang e l’uomo si accascia a terra, in mezzo ad una chiazza di
sangue. Di nuovo. Un colpo mortale, e la donna atterra vicino a lui, in
quell’assurdo lago purpureo. Un tonfo secco. Un tonfo che rimbomba nel suo
piccolo cuore, un cuore di bambina, piccola ed innocente, ed indifesa,
rannicchiata lì in un angolo. Lacrime, sì, lacrime che vogliono spazzare via il
suo dolore, mentre quell’uomo le si avvicina e ride, ride…risa penetranti,
senza allegria penetrano dentro il suo piccolo corpo provocandole fitte
terribili di paura…sta piangendo…e la cosa lo diverte…l’uomo allunga la mano,
la tende verso di lei….
Si svegliò di soprassalto, ansante, il battito cardiaco
più veloce del normale. Si trovò seduta, affannata e confusa, il sonno d’un
tratto scomparso. Un incubo. Solo un incubo. Solo il solito incubo. Si portò
una mano sul viso, rendendosi conto di avere le guance bollenti e sudate.
Immagini, ombre confuse, ricordi spezzati…ma questa volta, più delle altre le
era sembrato tutto così concreto…così vicino…così reale….Si alzò dal letto. Tremava leggermente, ma
era ancora accaldata dal sonno. Doveva essere ancora notte fonda; gli altri
dormivano profondamente. Un piccolo raggio di luna filtrava attraverso la
tendina semichiusa della finestra, accarezzando lasua chioma lucente e un po’ spettinata, una chioma di una
delicata sfumatura di rosa. Si sentiva perfettamente sveglia. Ansia,
agitazione. Le sarebbe stato impossibile riaddormentarsi. Decise, allora, di
scendere giù a fare una passeggiata in giardino, ormai ci aveva fatto
l’abitudine. In silenzio, per non svegliare i suoi compagni, si vestì e chiuse,
accompagnandola, la porta della sua camera. Premette il tasto di chiamata
dell’ascensore e attese per un po’, nella fioca luce del corridoio. L’ascensore
si aprì, e fu con una leggera sorpresa, che ne vide uscire un ragazzo. Un
ragazzo sui sedici anni, dai capelli rossi e gli occhi color del ghiaccio. Le
scivolò accanto, silenzioso, e sparì verso destra, lungo il corridoio deserto.
Lo seguì per un attimo con lo sguardo, mentre entrava nella cabina, finché la
porta elettrica non si chiuse. Aveva una strana sensazione. L’aveva già visto
da qualche parte. Mah…Si stropicciò gli occhi e guardò l’orologio all’interno
dell’ascensore. Le tre e trentacinque.
Domenica mattina. Il sole bagnava di caldo il giardino e
faceva brillare le piccole gocce di rugiadasui fiori bianchi che crescevano un po’ ovunque. Sbatté le palpebre. Gli
stessi fiori avevano assunto una sfumatura dorata un po’ più intensa, la
rugiada era scomparsa. Un leggero soffio di vento le fece volare davanti agli
occhi una ciocca di capelli castani; se la scostò e vide che i petali erano
diventati di un bel color rosato e si erano chiusi. Sembrò che la giornata
fosse volata via in un attimo. Priva di eventi significativi, mista
all’agitazione e alle voci dei suoi amici che raccontavano ad Hitoshi i recenti
avvenimenti insoliti, trasportate via da un vento leggero che spirava mitigando
la sera. E altrettanto poco le sembrò passato, quando si coricò nel suo futon
insieme ai suoi amici e osservava il cielo oramai blu scuro e cosparso di
stelle da una piccola finestra.
La mattina dopo
- Sicuri che non volete che vi accompagni? -
- Sì, Hitoshi, grazie lo stesso. – Takao cercò di
sorridere al fratello, ma notò che la sua mascella era contratta
dall’agitazione. Comunque riuscì ad assumere un tono rassicurante.
- Sappiamo badare a noi stessi. -
- Fatevi valere. -
- Certo. -
Takao, Max, Rei, Kei, Daichi ed Hilary uscirono dalla
villa e si diressero verso la zona industriale di Tokyo, in periferia, dove
avrebbero avuto appuntamento con i blader anonimi.
Il grande giorno era finalmente arrivato, carico di un
nervosismo quasi palpabile. Del resto era in gioco la sorte dei loro bit-power
e di Kappa…o almeno questo era quello che loro credevano… Tutti e sei i ragazzi
sentivano una grande ansia in corpo, anche se ognuno la manifestava in un modo
diverso. L’unica cosa in comune era che nessuno aveva molta voglia di parlare,
cosi che gran parte del tragitto fu immerso in un silenzio quasi inquietante.
Takao e Max conducevano il gruppo, scambiandosi ogni tanto occhiate nervose, come
per rassicurarsi a vicenda. Kei era silenzioso come sempre, ma nel suo corpo,
anche se nascosto per bene, ribolliva quello strano nervosismo che tutti
ostentavano. Rei camminava a fianco al russo, immerso nei suoi pensieri, mentre
Daichi osservava fiacco la strada, gli occhi smeraldini ancora semichiusi dal
sonno. Si guardò intorno nervosa, stringendo ancora più forte la tasca destra
del sua giacca rossa. Aveva di nuovo quel brutto presentimento, come se fosse
stata lei la causa di tutta quella situazione. Sperò di non avere bisogno
dell’oggetto candido che teneva custodito gelosamente in tasca. Osservò
distratta la piccola chiazza aranciata che si stagliava in mezzo al buio
celeste, che stava a significare l’imminente sorgere del sole. Aveva paura. Non
sapeva perché. Era inutile ripetersi di star calma, che lui non avrebbe potuto
essere tornato così presto…eppure….No…se lo sentiva…poteva essere solo quello
il motivo di tutta quella sua agitazione…quando aveva addosso quella sensazione
spesso i suoi timori erano azzeccati…
- Ecco, siamo arrivati. – Pochi minuti dopo la voce
determinata di Takao la riscosse dai suoi pensieri. Il magazzino era vecchio e
logoro, aveva i muri anneriti dallo sporco e l’entrata principale piuttosto
danneggiata e con la porta di metallo arrugginito scardinata. Non dava segni di
presenza umana. Il vento freddo che rimbombava su di essa contribuiva a dare
alla scena un’aria estremamente inquietante.- Entriamo. – Fu con lo stesso tono freddo che il capitano parlò di nuovo.
Il gruppo mosse qualche passo in avanti, avvicinandosi all’entrata, e si guardò
intorno, con un misto di curiosità e ansia. Takao scavalcò la porta rovinata,
seguito dagli altri, e si ritrovò all’interno di un grosso locale semibuio,
immerso nella penombra. I loro occhi non erano ancora abituati a quella poca
luce, ma per quello che riuscivano a vedere, c’erano delle grosse casse di
legno dappertutto e pezzi di metallo sparsi per il pavimento polveroso e, al
centro esatto del locale c’era…una piccola BeyArena. Ma non vi era traccia né
di Kappa, ne di blader misteriosi, né di nessun altro. Takao avanzò cautamente
di qualche passo verso l’arena. Una luce accecante illuminò di colpo la scena,
proveniente da un grosso faro sul pianerottolo di quello che, probabilmente,
era un piano superiore. I sei ragazzi si strinsero di colpo, abbagliati da
quell’ illuminazione improvvisa. - Bene! Vedo che siete finalmente arrivati! –
Due ombre, apparvero davanti a loro. – Chi siete?! -gridò Takao, arrabbiato, cercando di metterli a fuoco. Il faro
illuminò i due ragazzi, che sorridevano. Uno era di media altezza, con capelli
biondo cenere e dei muscoli da bradipo, l’altro un po’ più alto, con i capelli
rossi e delle lentiggini sul viso, che facevano uno strano effetto con i suoi
occhi antracite; entrambi dimostravano sui diciassette anni.
– Hey, calmino, Takao! Non ti hanno insegnato che per
ottenere qualcosa si domanda “per favore”? –
- Diteci subito dov’è! – gridò Takao, sempre più stizzito.
Estrasse Dragoon e il dispositivo di lancio, e altrettanto fecero Max, Rei, Kei
e Daichi. Hilary si nascose dietro tutti, spaventata. Tutti quanti puntarono i
loro caricatori verso il due ragazzi, che, invece non parvero per niente
intimoriti, anzi si scambiarono un’occhiata complice.
- Accidenti Mike, li hai visti, come sono decisi! Mi
tremano quasi le gambe! – li schernì il rosso, mentre il suo amico ridacchiava.
– Hai ragione, Jason! -
- Facciamo così. – proseguì Jason. - Se volete riavere
sano e salvo il vostro amico allora combattiamo!!-
- Bene, io sono pronto! – disse il ragazzo col cappellino
all’istante, avvicinandosi ancora di più all’arena. Non sapeva chi fossero quei
due, né che cosa avessero fatto al professore, ma non poteva assolutamente
permettergli di prendersi pure gioco di loro. – Cominciamo! – Si mise in
posizione. Ma fu con estrema sorpresa che notò ancora quel sorriso beffardo
sulle facce di loro avversari. – Che cosa c’è adesso?! – domandò, stringendo il
caricatore a più non posso.
- Non tu. -
- Che cosa “non tu”?! -
- Non vogliamo combattere contro di te, stupido! -
- che c’è hai paura? -
- assolutamente no, ma vorrei sfidare qualcun altro. -
- Allora ci sono io! – Daichi si fece avanti, spavaldo,
prima che Takao potesse rispondere.
Non appena lo videro, i due energumeni cominciarono a
sghignazzare. – Tu, piccoletto?! -
No, no non se ne parla proprio, non vogliamo farti del
male. – disse Mike.
- CHE COSA?! PICCOLETTO???!! IO VI STRANGOLO!!! -
- Daichi fermo!! -
Max e Rei trattennero Daichi appena in tempo, per
impedirgli di scagliarsi addosso ai due ragazzi. Che cosa voleva dire tutto
questo? Non volevano sfidarli per rubargli i bit-power?! Il piccolo selvaggio
scalciava e menava pugni a mezz’aria, facendo aumentare ancora di più il
divertimento di Mike e Jason.
- PICCOLETTO A CHI?!- gridava.
A quel punto perfino Kei cominciava ad innervosirsi. –
Sentite, o ci dite subito chi volete sfidare, oppure vi polverizzo entrambi con
il mio Dranzer!! -
- Oh, bravo Kei, tu sì che mi piaci. Questa sì che è una
domanda intelligente. Ti accontento subito. Noi vogliamo sfidare…lei. -
ed indicò un punto dietro al russo. Tutti si voltarono verso lì.
Hilary, lanciò un gemito, aveva tutti gli occhi puntati
addosso. Paralizzata. Si sentiva male. Quel dito puntato verso di lei, come una
pistola. Come facevano quei due a saperlo?! Rimase immobile, lo sguardo fisso
davanti a sé, gli occhi colmi di orrore. Non sapeva che fare.
-E piantatela con questa storia! Hilary non è una blader!!
– gridò Takao spazientito, voltandosi di nuovo verso i due avversari.
- Ah, davvero!? – rise Jason, gli occhi ridotti a fessure.
– Cosa vuol dire, piccola Hilary, non hai detto nulla ai
tuoi amichetti? -
- Dirci che cosa?! – il capitano, sempre più confuso
guardava ora Hilary ora i due blader e altrettanto facevano Max, Rei e Daichi.
Che diavolo stavano dicendo quei due?! Solamente Kei sembrava saperlo. Hilary
restò zitta, gli occhi le si stavano facendo lucidi, e fissavano il pavimento,
i pugni serrati. In fondo se lo sentiva, doveva essere pronta, preparata. Ma si
sentiva male lo stesso.
- Lo saprete presto, se la vostra amichetta accetterà la
nostra sfida, giusto Hilary?! -
Strinse ancora di più i pugni, cercando di trattenere le
lacrime, aveva una voglia matta di fuggire, di allontanarsi da tutti quegli
occhi che la fissavano insistenti, ma le gambe non rispondevano più ai suoi
comandi. Che diavolo gli avrebbe detto ora?!
- Allora?! Cosa fai, piccola? Hai intenzione di dire tutto
ai tuoi amici?! Guardali come sono curiosi!!-
Alzò gli occhi, guardò una ad una tutte quelle facce
curiose e perplesse, poi incrociò il suo bellissimo sguardo purpureo. Lui annuì
appena. Parve restituirle un po’ di coraggio.
Rassegnata, arresa, sconfitta dall’evidenza dei fatti.
- Accetto la sfida. – disse, con il tono di voce che lui
aveva già sentito, freddo e spietato, che non sembrava suo.
Quella sua risposta provocò una sorta di terremoto
silenzioso negli animi di tutti i blader, in particolare in quello di un certo
Takao.
- Ma…Hilary…che cosa significa?! – balbettò piano.
La ragazza gli passò davanti senza guardarlo, mentre diceva
freddamente:
- Significa semplicemente che io ho già usato il beyblade
prima d’ora. -
- Ma…- mormorò il ragazzo, restando immobile,gli occhi lucidi ed increduli, che cercavano
un sostegno in quelli dei suoi amici, shockati almeno quanto lui.
Assurdo, gli sembrava tutto così assurdo. Eppure…
- è così, Takao. Credimi. – disse la moretta con lo stesso
tono distaccato, fermandosi davanti all’arena. Non riusciva più a parlare. Era
di spalle a lei, incapace di voltarsi, gli occhi spalancati.
- Brava, Hilary, hai accettato. Bene, allora ci
divertiremo un bel po’. -
Non c’era altro da fare. Doveva combattere. Ed adesso era
costretta a dirgli la verità. E tutto per colpa di quei due blader sconosciuti.
Che cavolo volevano da lei?Ma
soprattutto
come si permettevano rivolgersi così senza nemmeno
conoscerla?
- Non credo che per voi sarà molto divertente. – li
punzecchiò, fredda, mentre estraeva dalla tasca un beyblade candido come la
neve, come il dispositivo di lancio, ultimo modello. Agganciò la trottola e si
mise in posizione. – Chi dei due devo sfidare? -
- io – Jason si fece prontamente avanti, tirando fuori un
beyblade arancione dalla tasca, e si avvicinò. Nel frattempo Mike si appoggiò
alla colonna, con una strana espressione di compiacimento. Takao guardò
interrogativo tutti i suoi amici. Nessuno, tranne Kei ci stava capendo nulla.
Erano troppo atterriti per parlare, mentre fissavano la ragazza e Jason in
posizione davanti al campo di gara.
- 3…2…1…PRONTI LANCIO!! -
Hilary tirò il caricatore con naturalezza, finalmente nel
modo corretto, imprimendo alla sua trottola una potenza quasi spaventosa. Jason
lanciò il suo bey con un ghigno sul volto, che però durò meno di un secondo. Ci
fu un schianto potente fra i due beyblade, un rumore secco, poi quello arancione
superò come un proiettile il suo proprietario e si andò a conficcare nel muro
dietro di lui. Prima che avesse potuto dargli anche un solo ordine era stato
sbalzato fuori dal campo. La ragazza sorrideva con aria di superiorità, mentre
la trottola color neve girava ancora intatta al centro dello stadio. Jason non
disse nulla, gli occhi spalancati e vitrei, mentre lasciava cadere ai suoi
piedi il dispositivo dallo shock. Era stato sconfitto in un batter d’occhio. Il
suo stupore, comunque, non era niente in confronto a quello di Takao e di tutti
i suoi amici, Kei compreso. Pazzesco. Nessuno di loro aveva mai visto un
beyblade così potente. La trottola bianca ritornò in mano ad Hilary;
quest’ultima pareva non si fosse accorta che tutti quanti nel locale la
fissavano a bocca aperta.
- Beh, mi pare che ho vinto, no? – disse strafottente al
rossino, che si era accasciato in ginocchio a terra. – Quindi dovrete dirci
dove si trova il professore. – proseguì, tranquilla. Tanto valeva umiliare fino
in fondo quegli sbruffoni.
Ma nessuno dei due ragazzi rispose. Si udì invece una
risatina provenire dal piano superiore. Dopodiché, prima che chiunque potesse
fare o dire qualcosa, un terzo ragazzo era sbucato dall’ombra e con un’elegante
capriola era atterrato davanti ai bladers.
- Salve, Hilary, ci si rivede! -
La ragazza sgranò gli occhi, e fece un passo indietro
dallo spavento. Adesso nemmeno lei ci stava capendo qualcosa di tutto quel
casino. Che ci fa qui?
- …Tu…?!– domandò confusa.
- Eh, già. Come è piccolo il mondo, vero?! O forse ti sei
già dimenticata che avevamo un conto in sospeso? -
Il ragazzo si avvicinò a Jason e Mike, sovrastando in
altezza entrambi. Aveva folti capelli castani e occhi dello stesso colore.
In mezzo alla completa incapacità di trovare un nesso
logico in tutto quello che stava accadendo Takao ebbe la strana sensazione di
aver già visto quegli occhi da qualche parte.
- Che cavolo vuoi da me? Non sarai ancora fissato con
quella ridicola storia?! – domandò Hilary turbata e sconvolta insieme,
stringendo il suo beyblade spasmodicamente.
- Invece sì, cara mia. – rispose il ragazzo con un
sorriso amabile.
- Bene, se vuoi combattere allora facciamolo subito! –
gridò Hilary.
- Eh, no! – disse lui calmo. – Troppo facile, combattere
ora. No, no la vedremo al torneo mondiale, sistemeremo tutto lì. -
- Torneo mondiale? – La moretta lo guardò con un tanto
d’occhi. – Parteciperete anche voi?
- Proprio così. -
Qualcosa non tornava lo stesso. - Ma voi come fate a
sapere che…-
- Aspetta un attimo – Takao intervenne bruscamente nella
discussione. – Siete stati voi ad iscrivere Hilary! Non è forse così?-
- Ma bravo, come siamo perspicaci, Takao. – gli rispose
con aria di superiorità.
- E perché lo avreste fatto? – chiese con rabbia il
capitano dei BladeBreakers.
Il sorriso gli si allargò. – Lo vedrete molto presto.
L’incontro di oggi non significava nulla per noi. Volevamo soltanto verificare
la bravura di Hilary come blader , anzi se dobbiamo essere sinceri non sei mica
male, piccola! –
- Smetti di prendermi in giro e libera subito il nostro
amico. -
Mike e Jason scoppiarono in una risata scimmiesca, ma il
moretto si limitò a sparire dietro una porta metallica alle sue spalle, per
riapparirne un attimo dopo con il professore fra le sue braccia. Questi era
imbavagliato e aveva un sinistro colorito bluastro. Era svenuto. Lo posò a
terra davanti a lui.
– Professore…! – gemettero Hilary e Takao, precipitandosi
verso di lui, insieme agli altri.
Il ragazzo dai capelli castani, invece, si allontanò dal
corpo di Kappa.
- Come potete vedere sono un uomo di parola.- disse,
pacato. Poi si diresse verso la porta che dava sull’esterno, quella da cui
erano entrati i BladeBreakers; questi ultimi ancora troppo atterriti per
parlare. Il rossino e Mike lo seguirono all’istante, sotto gli sguardi dei
presenti. Prima di varcare la soglia, il moretto si voltò verso Hilary e disse:
- Ci vediamo al torneo allora, piccola.- dopodiché i tre ragazzi uscirono,
lasciando i BladeBreakers soli nella più immensa perplessità. La moretta lo
seguì con lo sguardo, gli occhi nuovamente lucidi.
– Ryo…- sussurrò.
Sentiva numerosi occhi puntati sulla sua nuca. Si voltò.
Takao, Max, Rei e Daichi la fissavano con un misto rimprovero e incredulità.
Kei, invece, si era appoggiato al muro, lo sguardo fisso verso terra. Del resto
lui era l’unico che sapeva la verità.
- Potresti spiegarci che cazzo succede?! –
Le girava la testa. Perché adesso si ritrovava in
quell’assurda situazione? Non rispose al capitano; si alzò e prese sulle spalle
Kappa, sotto gli sguardi stupiti di tutti. Cominciò a camminare verso l’uscita.
Gli altri la seguirono pian piano, ancora scioccati, tranne uno.
- Hilary. – La sua voce questa volta era diversa,
preoccupata, ansiosa. Si fermò quando Takao ebbe chiamato il suo nome. – Chi
era quel ragazzo? -
Sospirò. Gli costava perfino rispondere a quella domanda.
Si voltò lentamente verso di lui.
– Vuoi sapere chi è quel ragazzo? -
Takao annuì. La stava fissando intensamente e,
all’improvviso, capì perché aveva l’impressione di aver già visto gli occhi di
quel ragazzo.Erano identici agli occhi
di Hilary.
Allora, come avrete sicuramente capito, nel prossimo capitolo
sapremo tutta la verità sul passato di Hilary. Così si conclude il prologo di
questa fanfiction, che ho deciso di dividere in due parti separate. Dalla
prossima, infatti, cominceranno tutti gli avvenimenti legati al campionato del
mondo e alla serie g-revolution. X ora un grazie ENORME a tutti quelli che
hanno commentato fino ad adesso^^!! VV1KDB ^*******^
Vi lascio con un nuovi misteri: a chi appartiene
quell’incubo notturno? E sarà davvero solo un incubo? Cosa vorrà Ryo da
Hilary?Beh, x saperlo continuate a
seguire questa storia^^!!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto^’!
Commentate!!!
...ehm dunque, da dove cominciare. Ecco, innanzitutto ci tenevo a precisare che questo non è un aggiornamento fatto per pubblicare un nuovo capitolo. (fiuuu nd. Tutti)....o per lo meno non ancora!!xD in ogni caso....vi sarei molto grata se aveste la pazienza di leggere questo piccolo avviso riguardo la sottoscritta:) Giuro che vi rubo solo qualche minuto.
Allora, non mi aspetto che alcuni di voi si ricordino di me, anche perchè dall'ultima volta che sono entrata su questo sito per pubblicarvi una storia o un capitolo sono passati la bellezza di 5 anni (oltretutto avevo anche un altro nick!!). Dicevo 5 anni. 5 anni in cui sono cambiata profondamente, sono cresciuta (ma va???? nd. tutti)(e sottolineo cresciuta, perchè non voglio avere la presunzione di scrivere "maturata" :)), 5 anni in cui ho attraversato l'adolescenza e tutto quello che essa comporta, per giungere infine ad affacciarmi alle porte dell'età adulta. é ovvio, che la crescita, comeaccade x tutti, ha portato a dei cambiamenti radicali anche in termini di interessi e priorità della mia persona..... mi sono allontanata a poco a poco dagli anime e manga (e anche da molte altre cose!), per dedicare il poco tempo libero che mi restava dopo scuola e conservatorio ad altre attività, alle uscite con gli amici x esempio ecc.ecc. In realtà non ho mai smesso nè di amare la scrittura, nè di amare Beyblade e i cartoni giapponesi in generale, ma sinceramente mi era un po' passata la voglia di inventare storie e nuove trame per i personaggi delle mie serie preferite, avevo perso gli "stimoli" per così dire; poi i vari "fattori di distrazione (o di interesse, che dirsivoglia)" che sono intervenuti, hanno fatto il resto ed io mi sono ritrovata pian piano ad accantonare questa mia passione in un angolo, dove è rimasta per molto tempo, senza essere coltivata; non si trattava di un semplice "blocco dello scrittore", avevo previsto da subito che la cosa sarebbe durata un po' più a lungo: il fatto era che scrivere per me non era più -come era stato sin da quando ero bambina- un bisogno costante, anzi,un vero e proprio atto SPONTANEO, ma era divenuto una sorta di "momento di riflessione" riservato a delle occasioni particolari; scrivevo anche con una certa frequenza, ma in generale molto meno di prima..e oltretuttto i "brani" che buttavo giù -per lo più di getto- erano privi di collegamento tra di loro e spesso telegrafici, neanche di mezza pagina l'uno. Mi era molto difficile seguire un'unica trama "lunga", o meglio diciamo che non mi veniva più "istintivo". Naturalmente tutto questo ha comportato l'interruzione improvvisa di alcune fic che stavo scrivendo all'epoca (fra cui questa, che comunque era l'unica che avevo pubblicato). All'inizio sinceramente non me n'è neanche importato più di tanto, vi dico la verità; mi dispiaceva, ma alla fine mi convinsi che dopotutto era il normale e consueto corso della vita, cioè che uno arrivato a una certa età smette di persare a delle cose e inizia a dedicare interesse ad altre. Ma colpo di scena (-.- nd tutti)proprio qualche giorno fa la sottoscritta, è stata vittima di un'alquanto repentina fitta di nostalgia, probabilmente innescata dalla crisi dei 20 anni,e ha avuto la malsana idea di rivedersi tutti gli episodi delle tre serie di Beyblade in streaming(sto ancora finendo in realtàXD)!!! Poi, diciamo che è stato quasi automatico ritrovarmi qui..all'inizio l'ho fatto più per curiosità che per altro, per vedere cosa era accaduto quassù durante questi anni di assenza..e con mia grandissima gioia ho visto che ci sono ancora un sacco di autori di fic che scrivono su questo e su tantissimi altri anime che io adoro, anche se non vengono più trasmessi in televisione da tempo!! Presa dall'entusiasmo ho iniziato a leggere e rileggere fanfic su fanfic, nuove , vecchie, preferite, meno amate ecc. ....e infine, inevitabilmente ho dato uno sguardo anche al mio account. Non posso nascondervi che rileggendo col "senno di poi" le fic che pubblicai all'epoca (come d'altronde è naturale, visto il divario temporale che mi separa da essexD), mi sono praticamente vergognata di aver reso pubbliche delle simili inezie! Ho trovato semplicemente agghiacciante il modo in cui descrivevo le azioni,le varie scene e gli ambienti, carente e superficiale la caratterizzazione dei personaggi,a volte perfino la banalità delle trame stesse - anche se quest'ultima cosa magari costituisce un rischio costante, ogni qual volta si decida di scrivere una storia badandosi su personaggi e situazioni preesistenti. Perchè vi starò smarmellando i suddetti dicendovi tutto questo, vi domanderete voi.
Ci tenevo a dirvi (sempre se c'è qualcuno), che ho preso una decisione. Cancellerò completamente le storie che proprio non mi piacciono più. E riscriverò da capo tutte quelle che HO INTENZIONE ADESSO DI CONTINUARE E DI NON LASCIARE IN SOSPESO. Non so perchè, ma all'improvviso credo mi sia tornata l'ispirazione o come vogliamo chiamarla. Spero solo che questa volta non mi perderò "per strada" come è capitato in passato, o almeno non prima di aver concluso le storie in corso.
Ok, dopo questo pallosissimo sermone, che con vostra somma gioia si è concluso, vi saluto e vi dò appuntamento a presto, (almeno spero!!) con l'aggiornamento di questa fic e la pubblicazione anche di altre (noooooooooooooooooo nd tutti)!! Ciao, e grazie ancora per aver letto, perdonamtemi se vi ho sottratto del tempo, ma mi premeva un sacco dire queste cose!!!!
BlueCrystal o meglio Violinist