Scoop Kate

di AzzurraWeb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


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CAPITOLO 1

 

Celeberrimo padre. Celeberrima madre. Kate Paciock tuttavia non aveva nulla di particolare. Forse perché aveva sempre vissuto una vita tranquilla e piena di affetti, senza imprevisti e grandi dolori. Forse perché a scuola non era stata né brava né negata, né dotata di particolari talenti né completamente inutile. Si adattava ad ogni situazione della propria vita con parsimonia e discrezione cercando di dare il meglio di se stessa.

Tuttavia la rassicurante infanzia era finita da un pezzo ed anche l’adolescenza era sul punto di tramontare per sempre. Dietro di se vedeva gli anni felici ad Hogwarts con i suoi amici di un tempo mentre dinanzi al cammino si stagliava con contorni indefiniti l’immagine di una ragazza, ancora indecisa sul proprio imminente futuro ma pronta a farsi valere, prima o poi e dimostrare al mondo di possedere indiscusse e ancora ignote qualità.

Non sapeva quali di queste qualità potessero effettivamente emergere dal suo attuale lavoro di segretaria al ministero (l’arte del giusto dosaggio di zucchero nel caffè?) ma qualcosa le diceva che era già un inizio.

Appena ottenuti i MAGO aveva infatti iniziato uno stage di formazione alle dipendenze del signor Jason Pinkerton. Il loro ufficio si occupava di sport magici e la possibilità di veder passare di lì qualche aitante campione del Quidditch non era cosa da poco.

Uscita dal lavoro andava sempre a bere una pinta a DiagonAlley con i suoi compagni di un tempo: William Doherty, Lisa Bolde e Jane Sangster.

Il primo era un aspirante auror, un ragazzo bello ed intelligente anche se irrimediabilmente gay. La seconda lavorava al San Mungo in vista di diventare Guaritrice mentre la terza aveva scelto la carriera più difficile: quella della mamma.

Stare con loro era sempre un piacere e non poteva davvero farne a meno. Alla loro presenza dava sfogo alle proprie paranoie e la più grande di queste era la sua malsana fissazione per James Jr Potter, suo coetaneo adorato e agognato da ben 7 anni.

 

“Da quando inciampasti su di lui, ricordi? Avevi 11 anni e non sapevi mai dove mettere i piedi. Però quella volta trovasti una superficie piuttosto interessante sulla quale cadere. Da quel momento in poi non ti ho sentito parlare d’altro.” ridacchiava Jane.

 

“Hey, non prenderla in giro. Io la posso capire, eccome, è davvero un bel ragazzo… un giro me lo farei!” sogghignava William.

 

“Attento solo io posso inciampare su di lui!” incalzava Kate alzandosi in piedi con fare minaccioso.

 

“Dovrò contraddirti. Tutte le ragazzine più graziose di Hogwarts ti hanno soffiato questa priorità” intervenne Lisa.

 

“Eh non me lo raccontare… ci soffro ancora quando ripenso a Giselle Horby”

 

“Giselle Horby? E te la sei dimenticata Elinor Smith? Per non parlare di Alice Bones… Marta Stewart, Debra Malfoy…”

 

“OK, OK! HO CAPITO! Non ho bisogno che voi mi riportiate alla memoria tutte le sue fiamme!”

 

“Hai ragione, non la finiremmo più, temo.” continuava a starnazzare Jane accarezzandosi il pancione.

 

“Lisa, ricordi quando la nostra Kate usciva con quel Richard?” ingiunse William.

 

“Eh come dimenticarselo. Stavano molto bene insieme… lui e i suoi brufoli”

 

“ERA BELLO DENTRO!” proruppe Kate sbuffando rumorosamente.

 

“Così come io sono etero!”

 

“Comunque lo lasciasti subito. Non appena venisti a sapere che James era tornato libero.”

 

“Uno dei giorni più belli della mia vita.”

 

“Ma non fosti capace di afferrare la tua occasione e lui iniziò ad uscire con un’altra.”

 

“Giselle appunto. E Richard si fidanzò con l’ex di James. Pazza!”

 

“E tu rimanesti sola.”

 

“Grazie per avermelo ricordato”

 

“Ma prego”

 

“Sei cattivo”

 

“Modestamente… sì”

 

“Tutto questo per dirti che devi andare avanti. Guardati intorno.” Disse  Jane questa volta con voce molto dolce.

 

“Lo so. Ma non ci riesco. Mi sembra tutta seconda scelta a confronto. Dovrei dimenticarlo ma non ce la faccio. Chissà dove è in questo momento… e soprattutto con chi?”

 

“L’hai più visto da quando è finita la scuola?”

 

“Una volta. Lui non mi ha vista e se anche mi avesse vista non penso che mi avrebbe salutata. 10 kg in meno fanno la differenza?”

 

“Dieta infallibile, la mia… a quanto pare non è un caso se sono la migliore del corso” esclamò soddisfatta Lisa “e tu sei bellissima. Quindi datti una mossa, esci e divertiti.”

 

“Non sono bellissima. Sono solo più magra, il che non significa niente. Dentro sono la stessa sclerotica monomaniacale che avete imparato ad amare.”

 

“Evviva l’allegria!”

 

“Altro giro di birre?”

 

“Direi che è un’ottima idea.”

 

“Scherzi a parte come va il lavoro?” disse William dopo un sorso.

 

“Pratiche su pratiche. Caffè su caffè. Mano morte su mano morte.”

 

“E di chi è la mano?”

 

“Di Mr Pinkerton.”

 

“Oddio, ma avrà sessant’anni.”

 

“Non me ne parlare. E’ una cosa molto imbarazzante, ma non riesco a farci niente.”

 

“Rivolgiti a qualcuno.” Sbottò Jane.

 

“E a chi? Sono l’ultima ruota del carro.”

 

“Ma è un tuo diritto!”

 

“E’ già tanto che mi pagano!!!”

 

“Ma da quanto va avanti questa storia?” domandò William visibilmente arrabbiato.

 

“Da un paio di settimane.”

 

“E tu non ci hai detto niente? Se lo becco, gli taglio quella mano che si ritrova!”

 

“Grazie, William. Sei un angelo!”

 

Dapprima il ragazzo mantenne la sua espressione corrugata ed inquieta e poi distendendo in un cipiglio malinconico esclamò: “Anche il mio ex, me lo diceva sempre.”

 

“Stiamo messi bene noi! Una segretaria molestata, disorientata ed innamorata, un auror narcisista e single, una guaritrice con preoccupanti manie di onnipotenza e una donna incinta… scusa Jane ma che hai?” domandò Kate nel vedere Jane contorcersi sulla sedia.

 

“Niente. Mi si sono rotte solo le acque!”

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


CAPITOLO 2

Chissà che sensazione si prova ad aprire gli occhietti e vedere tre faccioni sorridenti che dicono con voce infantile: “ma tesoro, pucci pucci, orsacchiotto, pacioccone…bla bla bla”. Scommetto che ciò provocherebbe traumi infantili a tutti.
Il povero bimbo imbacuccato a dovere nel suo morbido pigiamino azzurro assisteva a pochi centimetri di distanza a questo spettacolo. William era commosso e a dir poco elettrizzato per il nuovo venuto, Lisa affermava di sapere tutto ma proprio tutto sui neonati e Kate sembrava scossa.

“No! Non devi fare così! Rischi di spaventare questa povera creatura!” gridava Lisa.

“Ma lo spaventi tu… con questi modi da scaricatore di porto! Già lo so… sarò il suo zio preferito!” sosteneva orgoglioso William.

“Ma smettila. Lo vizierai e basta!”

“E tu sarai noiosissima. Non farai altro che parlare di materie scolastiche e voti!”

“Bisogna infondere buoni principi nei giovani! Vero Kate? Kate… ma che cos’hai?” domandò Lisa alla ragazza, la quale continuava ad avere lo sguardo un po’ perso nel vuoto.

“No… è che se continuo di questo passo penso che non avrò mai un bambino mio.” Disse Kate con voce atona.

“Ma smettila. Sei giovane! Hai ben altro a cui pensare.” Esclamò Lisa.

“Sì lo so, ma le mie speranze con il sesso maschile ogni giorno diventano più basse.”

“Questo perché non hai incontrato il tipo giusto”

“Questo perché non esiste” ribattè Kate.

“Ah sei assurda! Ma guarda è arrivato Art! Art, qui!”

Un ragazzo alto e dai capelli rossi attraversò a grandi passi la stanza tutto trafelato.

“Che corsa! Mi sono perso qualcosa?”

“Mmm… niente di che… solo la nascita di tuo figlio!”

“Allora è nato? Oddio, mi sento di svenire. Ho un figlio!!! E ditemi come stanno? Jane come sta? Il piccolo come sta? Ha tutte e 10 le dita della mano?”

“E anche due occhi ed un naso se questo ti può far sentire meglio. Sì Art, stanno entrambi benissimo.”

Il neo-papà si avvicinò alla culla del piccolo come se da essa ne potesse uscire una piovra marina ma quando vide il faccino roseo del bambino non potè che dire carico d’orgoglio:

“E’ proprio un Weasley!”

“Speriamo che almeno prenda dalla nonna!” esclamò una donna ricciuta che attraversò in quel momento la porta a grandi passi.

“Che cosa vorresti insinuare, Hermione?” rispose un’altra voce tutta irata dietro di lei.

“Niente Ron! Dico solo che non è un regalo molto appropriato per un bambino così piccolo una scopa da volo!”

“Forse adesso no, ma un giorno gli ritornerà utile!”

“Ah… ma che ci parlo a fare con te. Sei un caso disperato!” e così dicendo gli baciò la guancia teneramente.

Erano Ronald Weasley e Hermione Granger, i nonni del nuovo nato seguiti da Molly, sorella di Art(hur).

“Ministro è un piacere incontrarla!” esclamò William.

“Anche per me, Mr Doherty.” Rispose Hermione cortesemente.

Il gruppetto si spostò verso la culla per poi andare a complimentarsi con Jane radiosa come un raggio di sole.

“Mi raccomando, qualsiasi nome tranne Bilius” disse Mr Weasley alla coppia di genitori.

“Non si preoccupi. Avevamo pensato di chiamarlo David”

“E David sia. Mi piace!” esclamò il Ministro della Magia soddisfatta.

A quel punto la porta si spalancò e sulla soglia si stagliò la figura alta e slanciata di un giovane in tenuta da Quidditch. Alto, capelli neri, occhi verdi, carnagione chiara… che visione meravigliosa! Il suo nome era:

“James!” urlò Art alzandosi in piedi.

“Cugino! Quell’attraente infermiera a piano terra mi ha detto che è già nato. E le è scappato anche il numero di telefono… ah ah ah ah. Sono molto contento per te!”

“Grazie. Tutto bene agli zii Harry e Ginevra?”

“Sì anche se dopo questa nascita temo che chiederanno anche me di dare loro un nipotino. Penso proprio che li deluderò”.

“Non avevo dubbi. Quando metterai la testa apposto?” esordì Mrs Weasley.

“Quando smetterai di preoccuparti per me, zia Hermione!”

“Ah dimenticavo. Questi sono amici miei e di Jane.” Disse Art “Forse te li ricorderai. Eravamo tutti ad Hogwarts nello stesso periodo. Questa è Lisa Bolde, questo William Doherty e infine Kate Paciock”

“Piacere di conoscervi! Io sono…”

“James Potter” esclamò con voce sognante Kate.

“Esattamente” sibilò lui con un sorriso micidiale.

La ragazza arrossì violentemente.

James stette lì una decina di minuti parlando dei numerosi impegni da giocatore professionista, conversando amabilmente con gli zii, tenendo in braccio il pargolo finché non disse:

“Devi scusarmi, Art ma devo andare via. Sono passato qui un attimo giusto per farti i miei auguri… adesso però sono costretto a ritornare agli allenamenti. Rimettiti presto, Jane! E’ stato un piacere conoscervi ragazzi.”

E così si congedò in modo distinto posando il suo sguardo magnetico su Kate. Il rossore della ragazza diventò ancora più forte. Quando ebbe oltrepassato la porta:

“Complimenti tesoro. Penso che finalmente tu abbia ottenuto quel che cercavi da molti molti anni” sussurrò Lisa all’orecchio di Kate.

“Non ho ottenuto proprio niente invece!”

“Ok, chiamalo niente. Ma fidati di me una buona volta. Quello ti ha letteralmente mangiata con gli occhi!”

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Il mattino seguente Kate si pentì amaramente di aver bevuto così tanto. Lei, William e Lisa in compagnia di Art e dei signori Weasley avevano infatti compiuto un’incursione al Paiolo Magico per festeggiare degnamente l’entrata al mondo del nuovo nato. In realtà avevano gozzovigliato fino a tardi dimenticandosi il vero motivo per il quale si erano recati lì.
Tra un bicchiere di buorrobirra ed un altro la mente svagata e brilla di Kate trovava rifugio nel ricordo del bellissimo volto di James e non poteva fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello averlo in quel momento accanto a se (anche se alla fine della serata gli avrebbe vomitato addosso senza tanti complimenti).
Lisa e William presero entrambi un giorno di riposo dal lavoro mentre lei, costretta ancora al precariato, si recò in ufficio con una pessima cera. Mr Pinkerton nel vederla così inerme rincarò la dose quotidiana di avance. Mentre le passava una pratica qualsiasi trovava occasione per palpeggiarla. Kate naturalmente si discostava subito poiché nonostante l’alcol era ben conscia di quel che stava succedendo. Tuttavia ogni volta che faceva un passo indietro rischiava di perdere l’equilibrio e cadere. E così accadde per sfuggire all’ennesima libertà del principale. Cadde all’indietro e lui come se non aspettasse altro assicurando che la porta del suo studio personale fosse ben chiusa e la camera ben insonorizzata si gettò su di lei.
“Ah lo sapevo, finalmente ci siamo! Era da settimane che desideravo farlo!”
Lei intanto gli allontanava le manacce vogliose cercando di divincolarsi da quella morsa. La testa le faceva malissimo, tutto le rimbombava dentro ed un uomo assatanato in quel momento era l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Poi con una portentosa ginocchiata all’inguine lo fece cadere sul fianco. Egli squarciò l’aria dapprima con un urletto strozzato e poi gracchiò un:
“Che tu sia maledetta!”
Finalmente libera anche se ancora instabile sui propri piedi aprì la porta dell’ufficio per poi chiuderla per sempre dietro le proprie spalle. Meglio essere disoccupata che subire giornalmente delle simili molestie.
Tuttavia la soddisfazione personale per l’eroicità del suo atto svanì presto. Non era nemmeno arrivata al piano 0 del Ministero che già gli era stata fatta arrivare la liquidazione in busta chiusa. Quando l’aprì non poté credere all’incredibile miseria di quelle quattro carte. Se ne tornò a casa di filato. Pagava l’affitto di una camera da ormai cinque mesi ad una vecchia strega in pensione ed era dannatamente soddisfatta di come erano andate le cose. Aveva conquistato una certa indipendenza economica e anche se instabile, le conferiva la possibilità di vivere autonomamente dei propri mezzi.
Adesso tutto il mondo le era crollato addosso così come la speranza di riabilitare se stessa. Già sentiva nelle proprie orecchie le voci bonarie ma pur sempre insinuanti dei due genitori. Non voleva ritornare da loro. Non per il momento.
La sua infanzia era stata felice, la sua casa era bellissima e davvero non poteva desiderare di meglio. Ma provava dentro di se il desiderio di mettersi alla prova dato che spesso si era sentita una stupida e banale ragazza come tante. Il fatto di essere figlia di Neville Paciock era un motivo di vanto sicuramente e mai l’avrebbe negato. E anche la madre, Luna, nonostante la fama di svampita si era fatta onore ed era considerata da tutti una donna di sani principi. Ma non voleva essere qualcuno solo perché figlia di qualcun altro.
Pagò l’affitto di altre due settimane. Settimane durante le quali cercò disperatamente un impiego finendo inevitabilmente respinta perché ritenuta inadeguata. Si pentì dei suoi anni accademici, quando doveva capire cosa fare del proprio futuro e magari provare un reale interesse per qualche materia di studio. Ora l’unica prospettiva seria di lavoro era quella di fare da baby-sitter al piccolo David nelle sere in cui i genitori fossero usciti insieme. In realtà non voleva accettare i soldi che Jane le metteva in mano ma dopo milioni di insistenze era costretta a farlo, un po’ per l’egoistico bisogno di contante un po’ perché sapeva che quello era un modo di Jane per supportarla.
Erano le dieci e David dormiva quando Kate sentì il campanello suonare. Andò alla porta un po’ dubbiosa… non sapeva infatti chi potesse essere a quell’ora. Decise di non aprire ma di aspettare ancora. Il campanello suonò nuovamente ed una voce l’accompagnò: “Su Art, non dirmi che stai dormendo!”. Era la voce di James.
Subito Kate si fiondò dinanzi allo specchio, i capelli erano uno schifo, le occhiaie spaventose per non parlare della maglia sporca di pappette. Decise tuttavia di prendere coraggio ed aprire all’affascinante ospite.
Ah che visione! I suoi capelli neri così lucidi riflettevano i raggi di luna, con le mani in tasca e la camicia fuori dai pantaloni la sua espressione spavalda era così sexy! Era così che si sentiva Mr Pinkerton ogni mattina? Iniziò quasi a comprenderlo e anche lei fu pervasa dal folle desiderio di buttarsi addosso a quel giovane!

“Mi dispiace ma Art e Jane non sono in casa.” e voleva aggiungere… “ci sono io però! Prendimi qui, adesso!”
E lui: “Oh, colpa mia, ho il brutto vizio di non avvisare mai. Ma vedo comunque che la casa è stata lasciata in buone mani… Kate, giusto?”
Kate andò in panico. Punto 1: si ricordava il suo nome. Punto 2: James diceva con voce ammiccante che la casa era stata lasciata in “buone” mani. Allarme rosso … che paio di mutandine si era messa quella mattina? Sperò ardentemente che non fossero quelle rosa con i pupazzetti. Quelle avrebbero fatto spoetizzare perfino Pinkerton.
“Sì… James. Sto dando un’occhiata a David. Vuoi entrare a vederlo?” e intanto pensava: “Ma quanto sono zoccola quando mi ci metto d'impegno!”.
Lui dapprima restò un attimo in silenzio a fissarla con quei suoi occhi da furbo e poi con un passo in avanti le sussurrò in un orecchio: “Perché non mi fai vedere direttamente la camera da letto?” e così dicendo la spinse dentro casa e chiuse la porta dietro le sue spalle. Nel fare questo poi la baciò come Kate non era mai stata baciata prima! Che tecnica, che passione, che stile!
Poi salirono al piano di sopra e successe ciò che successe. Volete davvero i particolari? Non riuscirebbero comunque a rendere degnamente i numeri da circo di quella notte. Quando ebbero finito Kate rimase con un sorriso stampato in faccia e lo sguardo fisso al soffitto… che performance!
James invece si sedette sul letto sfatto e si vestì in fretta dicendole: “E’ stato bello tesoro, ma ora devo andare. Alla prossima”. Non ebbe nemmeno il tempo di parlare che lui se ne era andato via.
Ed è così che il sogno adolescenziale di Kate trovò realizzazione in una delle situazioni più squallide della sua vita. Non che si aspettasse una promessa di amore eterno o che altro ma si era messo a correre neanche fosse stata una fuga da Azkaban!
Chissà… forse si era appena accorto che sulle mutandine appena sfilate c'erano degli orribili pupazzetti a forma di gufo.

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