La luce dell'Inferno di Lady Lynx (/viewuser.php?uid=80352)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La luce dell'Inferno ***
Capitolo 2: *** Il Raggio di Sole ***
Capitolo 3: *** La Fiamma ***
Capitolo 4: *** L'alba ***
Capitolo 5: *** Le stelle cadenti ***
Capitolo 1 *** La luce dell'Inferno ***
La luce dell'Inferno
1. La luce dell'inferno
Era il buio
che si fondeva con la luce.
Era il Bene
che si fondeva con il Male.
Era
contraddizione, era errore, era sbagliato.
Ma sembrava
così giusto
ai due amanti, così dannatamente giusto, sospirare
all’unisono, sfiorare la candida carnagione
dell’altro,
sorridere, gemere, baciarsi, rotolarsi, amarsi.
Erano una
fiamma e un raggio di sole, le loro chiome.
Erano della
stessa sostanza, ma sostanzialmente diversi.
Le loro mani
si intrecciavano,
le labbra lasciavano sfuggire parole di amore e di odio, di passione
sfrenata, di lussuria, di radicata convinzione.
Volevano stare
insieme, fosse crollato il mondo.
Potevano stare
insieme, non aveva valore il timore di essere scoperti.
Dovevano stare
insieme, da soli sarebbero impazziti di dolore.
- Ti amo,
oh, ti amo… - sussurrò la Fiamma, avvampando,
divampando, bruciando sulle gote tutta la sua innocenza.
Il Raggio di
Sole non rispose,
assaporò il suo calore vermiglio, si improvvisò
soffio di
vento, alimentò il fuoco senza saperlo.
O forse no,
forse lo sapeva e lo voleva.
Desiderava
di più, la Fiamma, desiderava quel corpo sbagliato che la
sovrastava, il suo cuore crepitava dalla brama.
Era
un’esplosione di luce, un impatto tra due fuochi,
un’illustre piacere giocato sul rischio.
- Possono
scoprirci, lo sai?
– mormorò malignamente il Raggio di Sole,
brillando di
malizia ed intima soddisfazione, illuminato dalla calda sfumatura rossa
della Fiamma.
- Non mi
importa, io ti amo… -
E lui la
amava? Il Raggio di Sole amava la Fiamma?
Era
splendente, una pura fonte di forza e calore, ma allo stesso tempo
fragile e fuggevole.
Sarebbe
bastato un soffio di vento, un sibilo del Raggio di Sole, e la fiamma
si sarebbe spenta.
Tic!
Uno schiocco
di dita, e addio.
Così
pura, fragile, fuggevole, frivola, facile.
Sì,
facile, era stato facile.
Povera
piccola Fiamma.
- Potrei
raccontarlo io a loro… –
La Fiamma si
spense, e con lei la passione. Niente più sospiri, sussurri,
suppliche.
Niente
più amore, solo terrore.
Il terrore
della verità, della minaccia, dalla vergogna.
- No, no, ti
prego… non lo fare… ti prego… -
Gli occhi
color
dell’acqua erano così profondamente turbati,
increspati
dalle onde della paura, non più bruciati dal fuoco dei
desideri.
Il Raggio di
Sole alimentava la
fiamma che era dentro di sé, assorbendo l’energia
di
quella Fiamma che si spegneva all’esterno.
Era bastato
un “tic” per ottenere di nuovo il rispetto.
- Se mi ami
non lo fare… non lo fare, per noi… -
Amore?
Il Raggio di
Sole amava solo una cosa. Essere il bastardo che era.
E sentirselo
dire.
- Credi che
sia così facile convincermi? Se la tua famiglia lo
sapesse… -
La Fiamma
vibrò, come colpita da una folata di aria gelida, come
colpita da una parte del suo stesso nome.
- Non glielo
dirai… - disse la voce vibrante di timore, suonando come una
supplica.
Essendo una
supplica.
- Potrei non
farlo… ma sai cosa voglio in cambio… -
Il Raggio di
Sole sembrava aver
occupato tutta la stanza con il suo splendore, sovrastava la Fiamma sia
in potenza che in bellezza.
L’oro
sulla sua testa era il simbolo della sovranità.
La piccola
Fiamma era ormai sottomessa, avrebbe perso la sua purezza per mantenere
la sua reputazione.
Il Raggio di
Sole la scaldava di rabbia, ma anche di desiderio.
La Fiamma si
tolse la veste scarlatta e screziata di arancio, divenne pallida come
un piccolo mucchio di cenere spenta.
La sua
chioma, ramata e non rossa, era l’unica cosa che brillava
ancora di luce propria.
Il Raggio di
Sole continuava a
riempire con prepotenza la stanza, che quasi sembrava troppo stretta
per contenere la sua luce immensa e invadente.
Anche lui
levò la sua veste color del cielo, ma diventò
ancora più accecante di prima.
Quasi
fastidioso, ma impossibile da non guardare.
La Fiamma
attendeva il suo momento senza poter staccare il suo sguardo dalla
bellezza prorompente del suo dominatore.
Era una
battaglia in cui potevano rimanere scottati entrambi, roventi di
sentimenti contrastanti e pensieri improvvisi.
Infine il
Raggio di Sole invase
la fiamma, violento e impetuoso, squarciando il buio spento delle
ceneri rimaste da quella piccola luce vermiglia.
Crepitii,
sibili, soffi, scoppiettare di fuoco imprevisto.
Fino
all’ultima goccia, quella che cadde sul Raggio di Sole, rossa
e bruciante come la Fiamma.
La prova
dell’antica purezza di quel fuoco.
La pecca sul
marmoreo corpo dai lineamenti femminili, quasi quelli di una donna.
L’impatto
tra un raggio di sole e una fiammella.
La luce
dell’Inferno.
Note
dell’autrice
Come sempre,
questa mia uscita è colpa dell'irrequieta ispirazione
improvvisa.
In principio era una one-shot ispirata ad un pairing ben definito, ma
rileggendola per controllare eventuali errori mi sono accorta che
potrebbe essere interpretata in diversi modi. Immagino che a ciascuno
siano venuti in mente due diversi protagonisti, se non molti di
più.
Allora, chi
vi ricorda questa storia? Spero che in tanti mi darete il vostro
parere ^^
Lady Lynx
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Capitolo 2 *** Il Raggio di Sole ***
La luce dell'Inferno
2. Il Raggio di Sole
In principio, il Raggio di Sole era un bambino come tutti gli altri.
Un comune
marmocchio, capriccioso e volubile, che piangeva quando non voleva
mangiare, che urlava quando qualcosa non gli andava bene, che a volte
rideva con i suoi genitori.
Il tipico
ragazzino fortunato, di famiglia Purosangue, vezzeggiato dai parenti e
figlio unico.
Quello che
picchiava gli Elfi Domestici per passare il tempo, quello che rifiutava
un piatto perché aveva delle sbavature di condimento sui
bordi.
Uno come
tanti.
Ma lo era
in principio, appunto.
Con
l’avanzare dell’età adolescenziale, si
era trasformato in uno degli esseri più strabilianti del
mondo maschile.
Se qualcuno
avesse provato a chiedere ad uno dei conoscenti di Raggio di Sole di
descriverlo con un solo aggettivo, quello avrebbe con ogni
probabilità scelto un sinonimo di
“bello” o “affascinante”.
I suoi
riccioli biondi lo facevano assomigliare molto ad uno di quegli angeli
cherubini che si mettono di solito sulla capanna del Presepe.
Peccato che
lui odiasse il presepe, anzi era contro la religione in sè.
Peccato che
lui non si sentisse un angelo.
A undici
anni, come tutti i bambini, era stato mandato a scuola per imparare i
basamenti della magia.
A undici
anni e tre mesi, era diventato l’incubo della stessa scuola.
Non che a
Durmstrang ci fossero degli studenti particolarmente docili e buonisti,
ma lui si era dimostrato il più forte e feroce tra tutti.
I professori
trovavano tragicomico che perfino i veterani di diciassette anni
abbassassero talvolta lo sguardo quando incrociavano nei corridoi il
nostro Raggio di Sole.
Quasi fosse
davvero stato il Sole.
Ma, nessuno
essendo perfetto, era logico che anche lui avesse qualche difetto.
In
particolare ne aveva uno enorme, aberrante, ma talmente incredibile da
non essere mai notato.
Nell’animo
di Raggio di Sole abitava la personificazione
dell’Oscurità.
Una grande
contraddizione, non è forse vero?
La luce che
ospita l’ombra.
Eppure lui
ci conviveva con gioia, godendo della sua natura radicalmente malvagia,
orgoglioso del cinismo che dimostrava giorno per giorno, lontano da
tutto e tutti ma allo stesso tempo tremendamente vicino.
Amava essere
temuto, osservato di nascosto con riverenza.
Una volta
arrivato al sesto anno di Durmstrang, scoprì con una sorta
di perversa soddisfazione di essere in grado di far scoppiare a
piangere le persone più deboli con un solo sguardo.
Una
pugnalata a tradimento con i suoi occhi impenetrabili, ed ecco che la
sua vittima si ritrovava invasa dal panico.
Era
un’azione eticamente scorretta, lo sapeva bene.
Ma se non lo
fosse stata, di certo non si sarebbe preso il disturbo di farla.
Purtroppo
per lui, spesso il genio della malvagità non viene
considerato allo stesso livello della futile e falsa bontà.
Venne
espulso da Durmstrang, solo perché aveva osato colpire con
la Maledizione Imperius la ragazza più scostante della
scuola.
Aveva riso,
quando il Preside Schwartz gli aveva detto che per avere una fidanzata
avrebbe dovuto conquistarsela con pazienza.
Forse non
sapeva, quel vecchio insegnante, che lui non aveva bisogno della
Maledizione Imperius per ottenere da chiunque quello che voleva?
Forse non si
rendeva conto che quell’infrazione era solo stata utile per
spaventare la frigida donnicciola che non abbassava i suoi banali occhi
color melma quando gli passava davanti?
Forse non
sapeva di essere venuto a conoscenza di quel fatto solo
perché era stato lui a farsi scoprire di propria
volontà?
Forse, non
lo sapeva… no, non sapeva che aveva fatto di peggio.
Non sapeva
che aveva ucciso, ad esempio.
E cosa
avrebbe detto, se lui gli avesse descritto l’ultima
agghiacciante scena della sua fredda violenza?
Cosa avrebbe
potuto fare, se gli avesse confessato che il piccolo e bellissimo
Raggio di Sole che lui tanto adorava si era ripetutamente sporcato le
mani di sangue?
Forse
sarebbe rimasto senza parole.
Forse
avrebbe urlato, e avrebbe dovuto tagliare la gola anche a lui.
- Riconosco
il mio errore, Preside Schwartz. Sono pronto ad abbandonare Durmstrang.
–
L’aveva
detto, da bravo ragazzo quale lo consideravano, ma in che modo?
Con un
beffardo sorriso accecante, affamato di nuove vittime, con le mani
vibranti di voglia.
Si era
trattenuto, quella volta, sapeva che avrebbe potuto superare se stesso
solo se avesse potuto confrontarsi con persone del suo livello.
Era partito
per l’Inghilterra, quell’estate, conscio degli
sguardi curiosi e ammirati, tutti puntati sulla sua originale bellezza.
C’era
mancato poco che si ritrovasse una folla di sudici Babbani ai piedi,
pronto a venerarlo come un dio.
Solo il
pensiero lo disgustava.
Aveva messo
piede sull’isola britannica in uno dei suoi rari giorni di
sole, e molti avevano pensato che fosse stato lui a portarlo.
Lo sapeva,
lo leggeva nei loro occhi.
Nel notare
la palese inferiorità della plebaglia che lo aveva accolto,
era stato quasi tentato di tornare da dove era arrivato, ancora prima
di fare visita alla sua vecchia zia.
Si era trattenuto.
E aveva ringraziato il suo
Sesto Senso, quando la sopportazione era stata ricompensata.
Finalmente
trovò un essere degno della sua attenzione proprio
nella casa vicina a quella della sua unica parente in vita.
Lo seppe dal
primo momento in cui lo vide.
Una chioma
fiammante che riluceva alla rara luce del sole inglese, un viso che si
era ulteriormente illuminato in sua presenza come se quei lineamenti
delicati necessitassero da tempo di vedere qualcosa di introvabile come
lui.
Occhi
brillanti di intelligenza repressa, quelli che lo avevano accolto.
Aveva aperto
le sue labbra in un sorriso, aveva cominciato a giocare il suo gioco.
- Abita qui
la signora Bath? – aveva chiesto con tono incerto,
accarezzando con i suoi freddi occhi la figura della Fiamma, leggendo
l’energia vibrante come un’aura attorno a quel
corpo, desiderando di poter approfittare della evidente potenza
nascosta sotto quella scorza così banale.
- Qui di
fianco – aveva risposto la Fiamma con un filo di voce, mentre
le sue gote si incendiavano in un moto di innocenza che si sarebbe
ripetuto diverse altre volte in futuro.
- Grazie -
Si era
limitato ad una parola, ma ad uno sguardo eloquente. Aveva finto di
allontanarsi per il vialetto, prima di voltarsi di nuovo con aria
colpevole e riprendere a parlare.
- Comunque
io mi chiamo Gellert Grindelwald, piacere di conoscerti –
Gli occhi
marini si erano allargati lentamente, come l’acqua che caduta
a terra si espande per una legge naturale, prima che le labbra si
muovessero incerte a formulare il nome della Fiamma.
Nel
sentirlo, il Raggio di Sole si disse che i loro appellativi sarebbero
stati in grado di creare un’atmosfera poetica.
O forse
scrivere la trama di una tragedia, chissà.
Lasciò
la Fiamma a languire sotto il cielo estivo.
Sapeva che
ci sarebbe voluto del tempo, molto tempo, prima di riuscire ad ottenere
quello che voleva.
Sarebbe
stata una sfida ardua, ma l’avrebbe vinta a tutti i costi.
Il
divertimento era appena iniziato.
Note
dell’autrice
Ah, quanto
è dura dover sottostare alla volontà di Sua
Maestà l'Ispirazione.
La originaria one-shot si è trasformata in un'idea piuttosto
radicata e sembra voler diventare una storia di più capitoli
(sì, non l'ho deciso io ma la storia ^^).
Intanto ringrazio tutte le persone che hanno letto e in particolare chi
mi ha lasciato una sua ipotesi sui possibili protagonisti.
Lady Lynx
penelope84:
anch'io dopo la rilettura avevo pensato che poteva tranquillamente
risultare una Draco/Ginny, ma la mia idea di fondo era completamente
diversa. Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma come avrai potuto
leggere (se leggerai, altrimenti ti manderò questa risposta
anche con la funzione contatta per toglierti il dubbio del pairing ^^)
il Raggio di Sole è Gellert. La Fiamma non è poi
così difficile da indovinare, vero? Grazie per la tua
recensione!
Lukk:
ammetto di essermi divertita un mondo ad inserire cose che potessero
sviare i lettori dal vero pairing, ma tutto corrisponde e non ci sono
falsi indizi. Niente Lucius/Hermione, purtroppo, ma forse la prima
parte della descrizione di Gellert potrebbe calzare anche su di lui...
mah, non sono molto esperta sul nostro Malfoy senior ^^
In effetti il colore degli occhi non corrisponde su Hermione, c'erano
probabilità più su Ginny. Magari prima o poi mi
cimenterò sulla Lucius/Hermione, sperando di non massacrare
questo pairing XD. Grazie per i complimenti e anche per aver recensito
sia questa storia che i primi capitoli di Apeiron!
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Capitolo 3 *** La Fiamma ***
La luce dell'Inferno
3. La Fiamma
La Fiamma era sempre stata una
creatura distinta da tutte le altre, ma profondamente umana.
La sua infanzia era
stata caratterizzata da due scomparse laceranti quanto improvvise.
Quando ancora era in
tenera età, incapace di comprendere a fondo il
perché di alcune azioni, aveva perso il padre.
Gli era molto
affezionata, nonostante la sgridasse spesso per la sua irrequietezza.
Lei sapeva, in qualche
modo, di essere la responsabile della scomparsa del padre.
Era sparito
all’improvviso, in un torrido giorno di luglio, una settimana
dopo il “giorno monello”.
Chiamava
così la giornata che aveva compromesso la sua vita in modo
irreversibile.
Il “giorno
monello” perché era certa di non essere stata una
brava bambina a farsi avvicinare da degli sconosciuti,
perché i ragazzi con cui aveva passato il pomeriggio erano
stati davvero monelli a mostrarle quel gioco così brutto e
perché, quando era accaduto quell’episodio, non
conosceva ancora un aggettivo peggiore di quello.
Ma il suo vocabolario
si era notevolmente ampliato, da quel giorno.
Suo fratello le parlava
spesso con termini aulici, a volte un po’ buffi, citando
parole come “aberrante”,
“spregiudicato” e “contingente”.
Lei non rispondeva mai,
un po’ per pigrizia e un po’ per desiderio di
compiacimento.
Le uniche due persone
che le stavano attorno, ormai da anni, si erano per qualche strano
motivo convinte del fatto che lei non fosse in grado di parlare.
E lei le accontentava
con piacere, perché il silenzio era sinonimo di pensiero e a
lei piaceva pensare.
Pensava spesso al
giorno monello, più spesso rispetto al resto, ma spaziava
anche sulla bellezza dei fiori, sulla banalità del cielo con
le nuvole, sul ritmico battere della pioggia, e sulla morte della madre.
Sì,
perché la piccola Fiamma era orfana di entrambi i genitori.
Ma non si sentiva sola,
aveva i suoi due fratelli, e quello la rendeva già grata a
Merlino per non averla lasciata completamente da sola.
Credeva che
l’unico difetto nella sua vita fosse il fatto di non essere
ancora andata ad Hogwarts.
Ma aveva dieci anni,
mancava poco al giorno in cui avrebbe ricevuto la lettera.
Quando però
chiedeva ad uno dei suoi fratelli se fosse arrivato il gufo
dall’importante Scuola di Magia, riceveva sempre in cambio un
triste sorriso condiscendente.
Chissà
perché.
La Fiamma non lo sapeva
ma aveva sofferto molto, forse troppo per un cuore candido come il suo.
Così candida
che spesso veniva chiamata “angelo”.
Così
delicata, pura, intelligibile.
Ma si sa, le cose
più pulite sono quelle più esposte ad ogni tipo
di macchia.
E la macchia, o almeno
un presagio di quella, giunse in un caldissimo giorno di giugno mentre
la Fiamma stava seduta al sole sul gradino della sua casa.
Guardava le nuvole
passeggere, ammirava il colore acceso dei fiori, ascoltava il timido
canto degli uccellini.
E poi, una voce.
Una di quelle voci
capaci di rapire i sensi, portarli via con sé, una di quelle
abili ad imprimersi nella mente.
- Abita qui la signora
Bath? –
La Fiamma aveva
divampato, mostrandosi in tutto il suo improvviso colore di timidezza.
Parlare o non parlare?
Il dubbio le rodeva nel
piccolo petto, scosso dal respiro affannoso, ma sentiva che sarebbe
stato scorretto non rispondere a quella apparizione così
stupefacente che le si parava davanti.
Più bella di
tutto, delle nuvole, dei fiori e del Sole stesso.
Un angelo vero, forse.
- Qui di fianco
–
Tre parole che le erano
costate una fatica inesprimibile, dopo anni passati a tenere nascosta
la voce del suo cuore.
Gli occhi del Raggio di
Sole avevano brillato, e la Fiamma si era sentita riscaldare ancora di
più nel suo piccolo e infantile corpicino.
- Grazie –
L’essere
divino le voltò le spalle, mentre i suoi riccioli dorati
risplendevano alla luce del suo fratello Sole.
La Fiamma
osservò ogni suo più piccolo gesto, ogni
impercettibile movimento, ogni piega del mantello, ogni oscillare di
quel filato d’oro che colava sulle spalle del Raggio di Sole.
E poi,
incontrò di nuovo i suoi occhi color fiordaliso,
maledettamente belli.
- Comunque io mi chiamo
Gellert Grindelwald, piacere di conoscerti -
Musica, quel nome
risuonò come una sinfonia del piacere alle sue piccole
orecchie.
Il dubbio la
tormentò di nuovo, mentre la voce della madre ripeteva nella
sua testa – come un mantra – le parole
“mai dare confidenza agli sconosciuti”.
- Ariana…
Ariana Dumbledore… -
Un soffio di voce, una
leggera brezza spirò dalle sue labbra mentre sentiva i suoi
occhi allargarsi come per abbracciare quella figura da sogno.
Un leggero tuffo allo
stomaco, quando il Raggio di Sole si voltò di nuovo
lasciando questa volta il vialetto della casa.
- Gellert…
Gellert… -
Non poteva fare a meno
di ripetere in continuazione il suo nome, non avrebbe mai potuto
dimenticare quella sensazione di sentirsi in paradiso per la prima
volta dopo anni.
Era gioia, un
sentimento che non provava dalla scomparsa di suo padre.
- Ariana? Ti ho cercato
ovunque! –
Il suo fratello
più grande uscì dalla porta alle sue spalle,
facendola sobbalzare. Le appoggiò una mano sulla testa, con
aria di rimprovero.
- Sai che non dovresti
stare qui fuori, angelo mio… -
Ariana fece una smorfia
divertita, alzandosi in piedi per cingere con la braccia la
vita del fratello.
- Albus, io non sono un
angelo… ne ho visto uno poco fa, non è uguale a
me… -
La Fiamma vide la
sorpresa attraversare lo sguardo del fratello, seguita da una
inspiegabile felicità suscitata forse dalle sue
parole.
Capiva Albus, anche lei
era felice di aver visto un angelo vero.
Ma non avrebbe mai
pensato che l’angelo, per gli anni seguenti, sarebbe stato un
ospite fisso nella sua casa.
Note dell'autrice
Probabilmente nessuno (o quasi) leggerà queste note.
Immagino che tutti siate scappati scoprendo che il pairing alla fine
è Gellert/Ariana. Se non è così, vi
ringrazio per avermi accordato la vostra fiducia ^^
Voglio precisare solo una cosa, in caso non fosse chiara: il primo
capitolo anticipa un fatto che accadrà solo quando i due
saranno maggiorenni, quindi tempo dopo gli ultimi due capitoli da me
postati. Forse è scontato, ma lo dico per fare chiarezza.
Il "What if?" nella presentazione è quindi riferito al fatto
che Ariana non è morta da giovane.
Grazie a tutti quelli che mi seguono o anche solo leggono.
Lady Lynx
Lukk: spero di non averti delusa di nuovo, una volta scoperto il vero
pairing... forse era un po' difficile da indovinare, ora che ci penso.
Nonostante stia scrivendo la biografia di Albus, non mi sento molto a
mio agio nello scrivere Slash, quindi non avrei preso con leggerezza la
scelta di scrivere una storia incentrata solo su di loro. Forse
è vero, il mio incoscio è stato influenzato dalla
descrizione di Tom Riddle quando ho scritto il capitolo su Gellert. In
fondo, sono entrambi due geniacci del male ^^
Grazie per la recensione!
penelope84: come ho scritto qui sopra anche a Lukk, spero di non averti
delusa quando hai scoperto che il pairing non è
Gellert/Albus. All'inizio non pensavo che mi sarei divertita a scrivere
in modo così misterioso, ma sono felice che ti sia piaciuta
l'idea del non rivelare subito i personaggi.
Grazie per la recensione!
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Capitolo 4 *** L'alba ***
La luce dell'Inferno
4. L'Alba
Gellert sapeva di essere
ammirato da Ariana.
L'aveva
letto nei suoi dolci occhi color fiordaliso fin dal primo istante in
cui avevano incontrato i suoi.
Aveva
sentito il calore della Fiamma sfiorargli le spalle mentre si
allontanava con studiata lentezza.
Aveva
esultato dentro di sè per quella inaspettata attenzione.
Nonostante
la figura di quella ragazzina gli risvegliasse nella mente istinti
indescrivibili, aveva deciso che in principio non si sarebbe occupato
di lei.
Era
intelligente, Gellert, un giovane astuto che se avesse voluto non
avrebbe faticato a raggiungere l'apice del successo.
Ma
lui non voleva il futile successo politico o economico, no.
Lui
voleva dominare i suoi simili.
Era
con quel preciso intento che aveva iniziato a legare con Albus, il
maggiore dei Dumbledore, quando per la prima volta sua zia Bathilda lo
aveva accompagnato a conoscere ufficialmente i vicini.
Era
per quella ragione che in quel momento stava ascoltando lo stesso
ragazzo, fingendo un'aria interessata, osservando invece di sottecchi
la giovane che leggeva sdraiata sull'erba.
-
...capisci cosa vuol dire questo, Gellert? Sarebbe meraviglioso, non
credi? -
-
Certo, Albus, la tua è un'idea geniale. -
Di
cosa stava parlando il ragazzo? Beh, di certo non era affar suo.
L'importante
era che non sospettasse del completo disinteresse che nutriva nei suoi
confronti e che restasse disponibile per soddisfare le sue pulsioni
- almeno fino a quando la piccola Ariana non sarebbe
diventata ragionevolmente grande per prendere il suo posto.
Certo,
Gellert avrebbe potuto avere qualunque altra ragazza per soddisfare le
sue necessità in attesa della crescita della Fiamma.
Ma
perchè rischiare la propria libertà con esseri
famosi per la loro capacità di rimanere inseminati?
Era
molto meglio attendere il momento giusto senza incorrere in problemi di
sorta.
E
poi, Gellert si sentiva soddisfatto per la sua relazione con Albus.
Amava
i capelli di fuoco dei Dumbledore, il loro ardore in ogni gesto, il
calore del loro corpo.
Amava
la loro essenza, la loro intelligenza, la loro ingenuità.
-
Sei pensieroso, Gelt? -
-
No, è solo un idiota, come al solito. -
Errata
corrige.
Amava
i Dumbledore, tranne quel caprone del fratello di mezzo.
Aberforth.
Era
puzzolente, era sciocco, era sgraziato e, cosa peggiore di tutte, era mediocre.
Gellert
non poteva soffrire la mediocrità, avrebbe voluto abolirla.
Spesso
si diceva dentro di sè che iniziare da Aberforth per poi
passare all'eliminazione di tutte le persone a lui affini sarebbe stato
un grande favore per l'umanità intera.
-
Gradirei non essere insultato, se ti è possibile. Ti perdono
solo perchè capisco la tua difficoltà
nell'esprimere concetti più difficoltosi di una richiesta
necessaria o di una frase a sproposito. -
Gli
aveva chiuso la bocca, come sempre del resto.
Sì,
Gellert amava chiudere la bocca ai Dumbledore.
Peccato
che con Albus non utilizzasse le parole ma altro.
-
E' quasi ora di cena, vado a preparare qualcosa... Gelt, resti da noi? -
Il
Raggio di Sole scosse la sua luminosità attorno all'angelico
viso, prima di sfoderare il luminoso assenso dei suoi denti eburnei.
-
Bene. Forth, vieni a darmi una mano? -
-
Perchè non ti fai aiutare da lui, eh? -
-
Lui è l'ospite. -
Osservò
i due fratelli che ritornavano in casa, prima di tornare con i suoi
occhi sulla giovane Fiamma, Gellert.
Lei
continuava a leggere, come se la sua mente fosse stata in un universo
parallelo.
Forse
lo era, in fondo.
Le
si sedette vicino sull'erba, staccò la primula
più vicina alla sua mano, la lasciò cadere tra le
pagine del libro di Ariana.
Gli
occhi marini, offuscati da un velo di stanchezza, accarezzarono la sua
figura.
Il
sorriso di rose di maggio si piegò in una mezzaluna,
accendendo la passione repressa nel fondo dell'anima del Raggio di Sole.
Così
piccola, ma così potente.
Così
acerba, ma piena di calore.
-
Sono felice che tu abbia deciso di rimanere, Gellert... -
Le
parole uscirono inciampando una sopra l'altra, con tenera
ingenuità infantile.
Il
velo sugli occhi risplendette di emozione, o forse di lacrime.
-
Sono rimasto per te. -
La
sua risposta suscitò sorpresa ed intima soddisfazione, lo
lesse nel leggero tremore che scosse le fragili spalle della Fiamma.
Come
se un soffio di vento avesse interrotto per un attimo la
linearità della sua forma.
-
Cosa stai leggendo? -
-
La Nouvelle Heloise. -
Pausa.
-
So che è un libro difficile per la mia età, ma
posso farcela.-
-
Non ne dubito, piccola... -
Le
dita della Fiamma sfiorarono esitanti i petali della primula colpevole
della sua distrazione.
Il
suo sguardo, però, non si staccò per un attimo
dalla visione dell'angelo davanti a lei.
-
E' un amore triste il loro, non è vero? -
-
Molto. Temo che tutti gli amori siano così, comunque. -
Era
saggia, la bambina.
Undici
anni di ingenuità per poi capire il mondo solo leggendo un
romanzetto.
-
Solo quelli dove non c'è passione. -
La
Fiamma tremulò ancora, alzandosi incerta all'altezza del
Raggio di Sole.
-
Come si capisce se c'è passione? -
-
La passione è il fuoco che ti brucia dentro quando vedi
un'altra persona. Non si capisce, semplicemente si sente. -
Ariana
chiuse i suoi specchi d'acqua, forse riflettendo, forse annoiata.
Il
Raggio di Sole sentiva che le sue parole non sarebbero cadute nel
vuoto, sapeva che le idee apprese da piccoli hanno sempre conseguenze
sulle azioni future.
La
Fiamma riaccese il suo sguardo e abbozzò un altro timido
sorriso.
-
Io lo sento... con te. Non è sbagliato, vero? -
Per
un attimo fu Gellert ad esitare, prima di capire cosa volesse dire.
Quella
domanda implicava la sua vittoria certa.
Dava
per scontato un trionfo facile.
Gli
piaceva.
-
Ary, Gelt, è pronto! -
La
voce di Albus diceva che la cena era stata cotta a puntino.
Ma
mai quanto la sua dolce sorellina.
Note dell'autrice
Sembrano secoli che non aggiorno questa storia ( e più o
meno lo sono, in qualche modo...)
Cosa dire? Se siete ancora pronti a "leggermi", grazie per la fiducia
che riponete in me. Se siete spariti nel nulla, è
comprensibile :)
Ho avuto molti problemi con la mia connessione Internet, per questo non
ho avuto modo di aggiornare così a lungo.
Purtroppo anche la scuola non mi dà tregua, quindi anche i
prossimi capitoli arriveranno decisamente a rilento.
In pratica, l'unica buona notizia è che... beh, non
c'è una vera e propria notizia -.-'''
Ma basta blaterare, è tempo di rispondere ai vostri commenti.
Lady Lynx
_ki_: mi ha
dato una certa soddisfazione, mesi fa, leggere il tuo commento...
sì, perchè ho avuto l'impressione che la coppia
straCrack Gellert/Ariana potesse piacere a qualcuno che non fossi io!
O.O Spero di non aver deluso le tue aspettative e di non aver spento il
tuo interesse con questa interminabile attesa. Grazie per la recensione!
Lukk: mi
sento caricata di una enorme responsabilità, ora che me
l'hai detto. Far crescere Ariana sarà una sfida. Alla fine,
se questo esperimento non dovesse riscuotere successo, almeno mi
sarò divertita a provare qualcosa di completamente nuovo ^.^
Averti sorpresa, comunque, è già una
bella soddisfazione. E intanto che ci sono, ti dico anche che attendo
con ansia il tuo aggiornamento di Improbe Amor. Grazie per la
recensione!
penelope84:
l'intuito sbaglia raramente ^.^ comunque sì, ecco
una breve continuazione. Sarebbero in programma altri tre o quattro
capitoli, ma ancora non so se e quando riuscirò a mettermi
in regola con tutto. Grazie per la recensione!
fravi: penso
che la tua sia una delle recensioni più entusiaste che io
abbia mai ricevuto XD sono molto felice che il primo capitolo ti sia
piaciuto, anche perchè teoricamente tutto questo avrebbe
dovuto essere una one-shot costituita solo da quel contrasto misterioso
tra la Fiamma e il Raggio di Sole. Ma l'ispirazione è
tiranna, si sa...
Concordo con te anche per quanto riguarda Gellert che, in effetti, non
è proprio il buon angioletto che ci si aspetterebbe a
giudicare dal suo aspetto (me lo immagino carino e coccoloso come le
rappresentazioni di quei bambini alati sulle scatole del pandoro, o
robe simili ^.^). Grazie per la recensione!
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Capitolo 5 *** Le stelle cadenti ***
La luce dell'Inferno
5. Le stelle cadenti
Ariana non capiva come fosse
possibile sopravvivere ad un sentimento così forte.
Non
riusciva a rassegnarsi all'idea di essere stata messa da parte.
Non
credeva che alla fine sarebbe stato suo fratello il primo a tradirla.
Lui,
che le aveva sempre dato tutto quello che voleva, lui... le aveva tolto
l'unica cosa che le interessava veramente.
"Sei
grande, ormai, non è conveniente che tu e Gellert stiate
nella stessa stanza da soli se non avete un ottimo motivo per farlo."
"Ma
voi lo fate sempre, tutti i giorni, senza dare giustificazioni a
nessuno."
"Noi
siamo due uomini."
"Noi
siamo amici."
"Lo
credo, ne sono certo. Mi fido di voi. Tuttavia, non è
conveniente."
Le
aveva strappato Gellert, l'infido traditore.
Come
se lei non sapesse cosa facessero quei due durante i loro pomeriggi in
cucina.
Andava
avanti da cinque anni, ormai, e lei non era più l'ingenua
bambina che esitava a spiare dal buco della serratura.
Aveva
assistito a spettacoli impressionanti, ma decisamente interessanti, a
suo parere.
Non
capiva perché, ma a volte sentiva un fuoco crescerle dentro.
Altre,
le veniva da vomitare.
Altre
ancora, si sentiva semplicemente frustrata.
Perché
Albus sì e lei no?
Perché
due uomini a fingere di progettare qualcosa di indefinito sì
e un ragazzo con una ragazza, amici da anni, no?
-
Non capisco, Gellert. Spiegamelo tu, io proprio non capisco. -
La
sua voce era un sussurro vibrante di rabbia ed indignazione.
Le
sue parole un intreccio terribile di passione repressa.
-
Dobbiamo fingere, piccola, quello che facciamo è un gioco.
Albus mi ama, ma io non amo lui. Non lo voglio più, ma
è l'unico modo per stare con te. Capisci cosa voglio dire? -
Quella
voce profonda le faceva sciogliere sempre ogni riserva.
Anche
se l'avesse insultata per la sua stupidità, lei avrebbe
annuito con convinzione.
Anche
se le avesse urlato contro, non avrebbe replicato.
-
Sì, capisco. -
-
Litigare con Albus, fargli sospettare che esista qualcosa tra di noi,
equivarrebbe a non poterci parlare né vedere più.
Sarebbe terribile, non credi? -
Il
tarlo della disperazione iniziò a rodere il suo stomaco.
Non
poteva permetterlo.
-
Sì, ma io... io non sto bene quando vi vedo insieme, quando
sono esclusa dai vostri discorsi, quando... io non sto bene, no... -
-
Troverò una soluzione. -
Era
rassicurante, sì, sentire quelle parole uscire dalle labbra
del suo angelo custode.
Lo
era un po' meno sentirsi addosso lo sguardo penetrante di Albus, che
seguiva la loro passeggiata da lontano.
Ariana
tremava da capo a piedi e si sorreggeva stringendo il braccio di
Gellert.
Era
notte, la notte di San Lorenzo, e si conoscevano da cinque anni esatti.
Festeggiare
il loro primo incontro sarebbe stato da sciocchi.
In
quella situazione non era importante celebrare il passato, quando
cercare una soluzione per il futuro incombente.
-
Spero che non mi prometta a qualcuno dei suoi odiosi amici di Hogwarts,
non voglio sposarmi. -
-
Perché mai, piccola? -
La
domanda era retorica, lui lo sapeva.
Lei
ripeteva quella frase di augurio tutte le volte che si vedevano in
solitudine e lui le rivolgeva sempre la stessa domanda.
Naturalmente
la risposta era unica.
-
L'amore è sempre fonte di tristezza, solo la passione porta
la felicità. -
Gellert
le donava sempre uno dei suoi sorrisi migliori, quando lei scandiva con
sicurezza quelle parole.
Ariana
non sapeva da dove derivassero, ma la sua mente le sentiva come proprie.
-
Non ti sposerai, io so sempre come blandire tuo fratello. -
La
malizia scaturita da quel corpo, luminoso di Sole anche alla
lattiginosa luce della Luna, la fece arrossire.
Come
se il contatto tra le loro mani bastasse per trasmettere quel
sentimento, la Fiamma divampò violenta nella calma della
sera.
Le
sue labbra bruciavano, le sue mani bramavano, il suo corpo desiderava.
-
Vorrei... -
Si
interruppe, frenata da un femminile pudore.
Gellert
capì e non nascose la sua ottima comprensione. Sorrise,
prima di indicarle il cielo con un gesto teatrale.
-
Se desideri così tanto, allora basta solo chiedere. -
Desiderare
cosa? Chiedere a chi?
Ariana
sapeva cosa intendeva il suo angelo custode, ma non poteva cedere a
quella malizia sconveniente.
Voleva
conquistare il cuore e l'attenzione di Gellert, ma non poteva.
Sapeva
di non potere, non in quel modo.
-
Guarderò il cielo, in attesa di una stella cadente. -
-
Io guarderò te, in modo da poter capire il desiderio che
esprimerai... e poterlo esaudire, in caso. -
Spudorato
come non mai, la notte sembrava renderlo selvaggio.
Era
forse la brezza che scompigliava i riccioli d'oro, o la semplice
scomparsa della sua aura solare?
-
Sì, credo che potrai esaudirlo, se solo vorrai. -
Lei
restava candida, integra, sincera.
Lei
rispondeva con il cuore, non con la mente. Con l'ingenuità
che la accompagnava da sedici anni, con il battito del suo incerto ma
immenso amore.
Gli
occhi del cielo scorsero una stella scivolare lenta nel buio
dell'infinito.
La
Fiamma tremò d'eccitazione, strinse a sé il
legame con il Raggio di Sole, pensò intensamente al suo
più grande desiderio.
Una
cosa semplice, da niente.
"Vorrei
che Gellert mi amasse tanto quanto io amo lui."
Sembrava
così facile, un desiderio puro e casto, senza pensare alle
conseguenze che tutto quello avrebbe potuto portare.
Ariana
si voltò infine verso il suo angelo, quasi sfidandolo a
capire cosa avesse pensato.
-
Pensi di potercela fare? -
Lo
schernì con dolcezza, senza cattiveria, certa che lui non
avesse inteso la sua richiesta.
-
Penso che sia impossibile. -
La
Fiamma rise divertita, ammirata dallo spirito di prontezza del suo
angelo.
Senza
sapere che il Raggio di Sole aveva capito benissimo il desiderio
rivolto alle sue sorelle stelle.
E
che la sua risposta era la pura e semplice verità.
Note dell'autrice
Come per la maggioranza delle mie fanfiction a puntate, l'aggiornamento
arriva con uno spaventoso ritardo.
Spero che possiate comunque tornare a leggermi, seppur sporadicamente.
Vi ringrazio per le recensioni, per la presenza, per la fiducia.
Lady Lynx
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