La luce dell'Inferno

di Lady Lynx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La luce dell'Inferno ***
Capitolo 2: *** Il Raggio di Sole ***
Capitolo 3: *** La Fiamma ***
Capitolo 4: *** L'alba ***
Capitolo 5: *** Le stelle cadenti ***



Capitolo 1
*** La luce dell'Inferno ***



La luce dell'Inferno


1. La luce dell'inferno


Era il buio che si fondeva con la luce.
Era il Bene che si fondeva con il Male.
Era contraddizione, era errore, era sbagliato.
Ma sembrava così giusto ai due amanti, così dannatamente giusto, sospirare all’unisono, sfiorare la candida carnagione dell’altro, sorridere, gemere, baciarsi, rotolarsi, amarsi.
Erano una fiamma e un raggio di sole, le loro chiome.
Erano della stessa sostanza, ma sostanzialmente diversi.
Le loro mani si intrecciavano, le labbra lasciavano sfuggire parole di amore e di odio, di passione sfrenata, di lussuria, di radicata convinzione.
Volevano stare insieme, fosse crollato il mondo.
Potevano stare insieme, non aveva valore il timore di essere scoperti.
Dovevano stare insieme, da soli sarebbero impazziti di dolore.
- Ti amo, oh, ti amo… - sussurrò la Fiamma, avvampando, divampando, bruciando sulle gote tutta la sua innocenza.
Il Raggio di Sole non rispose, assaporò il suo calore vermiglio, si improvvisò soffio di vento, alimentò il fuoco senza saperlo.
O forse no, forse lo sapeva e lo voleva.
Desiderava di più, la Fiamma, desiderava quel corpo sbagliato che la sovrastava, il suo cuore crepitava dalla brama.
Era un’esplosione di luce, un impatto tra due fuochi, un’illustre piacere giocato sul rischio.
- Possono scoprirci, lo sai? – mormorò malignamente il Raggio di Sole, brillando di malizia ed intima soddisfazione, illuminato dalla calda sfumatura rossa della Fiamma.
- Non mi importa, io ti amo… -
E lui la amava? Il Raggio di Sole amava la Fiamma?
Era splendente, una pura fonte di forza e calore, ma allo stesso tempo fragile e fuggevole.
Sarebbe bastato un soffio di vento, un sibilo del Raggio di Sole, e la fiamma si sarebbe spenta.
Tic!
Uno schiocco di dita, e addio.
Così pura, fragile, fuggevole, frivola, facile.
Sì, facile, era stato facile.
Povera piccola Fiamma.
- Potrei raccontarlo io a loro… –
La Fiamma si spense, e con lei la passione. Niente più sospiri, sussurri, suppliche.
Niente più amore, solo terrore.
Il terrore della verità, della minaccia, dalla vergogna.
- No, no, ti prego… non lo fare… ti prego… -
Gli occhi color dell’acqua erano così profondamente turbati, increspati dalle onde della paura, non più bruciati dal fuoco dei desideri.
Il Raggio di Sole alimentava la fiamma che era dentro di sé, assorbendo l’energia di quella Fiamma che si spegneva all’esterno.
Era bastato un “tic” per ottenere di nuovo il rispetto.
- Se mi ami non lo fare… non lo fare, per noi… -
Amore?
Il Raggio di Sole amava solo una cosa. Essere il bastardo che era.
E sentirselo dire.
- Credi che sia così facile convincermi? Se la tua famiglia lo sapesse… -
La Fiamma vibrò, come colpita da una folata di aria gelida, come colpita da una parte del suo stesso nome.
- Non glielo dirai… - disse la voce vibrante di timore, suonando come una supplica.
Essendo una supplica.
- Potrei non farlo… ma sai cosa voglio in cambio… -
Il Raggio di Sole sembrava aver occupato tutta la stanza con il suo splendore, sovrastava la Fiamma sia in potenza che in bellezza.
L’oro sulla sua testa era il simbolo della sovranità.
La piccola Fiamma era ormai sottomessa, avrebbe perso la sua purezza per mantenere la sua reputazione.
Il Raggio di Sole la scaldava di rabbia, ma anche di desiderio.
La Fiamma si tolse la veste scarlatta e screziata di arancio, divenne pallida come un piccolo mucchio di cenere spenta.
La sua chioma, ramata e non rossa, era l’unica cosa che brillava ancora di luce propria.
Il Raggio di Sole continuava a riempire con prepotenza la stanza, che quasi sembrava troppo stretta per contenere la sua luce immensa e invadente.
Anche lui levò la sua veste color del cielo, ma diventò ancora più accecante di prima.
Quasi fastidioso, ma impossibile da non guardare.
La Fiamma attendeva il suo momento senza poter staccare il suo sguardo dalla bellezza prorompente del suo dominatore.
Era una battaglia in cui potevano rimanere scottati entrambi, roventi di sentimenti contrastanti e pensieri improvvisi.
Infine il Raggio di Sole invase la fiamma, violento e impetuoso, squarciando il buio spento delle ceneri rimaste da quella piccola luce vermiglia.
Crepitii, sibili, soffi, scoppiettare di fuoco imprevisto.
Fino all’ultima goccia, quella che cadde sul Raggio di Sole, rossa e bruciante come la Fiamma.
La prova dell’antica purezza di quel fuoco.
La pecca sul marmoreo corpo dai lineamenti femminili, quasi quelli di una donna.
L’impatto tra un raggio di sole e una fiammella.
La luce dell’Inferno.



Note dell’autrice

Come sempre, questa mia uscita è colpa dell'irrequieta ispirazione improvvisa.
In principio era una one-shot ispirata ad un pairing ben definito, ma rileggendola per controllare eventuali errori mi sono accorta che potrebbe essere interpretata in diversi modi. Immagino che a ciascuno siano venuti in mente due diversi protagonisti, se non molti di più.

Allora, chi vi ricorda questa storia? Spero che in tanti mi darete il vostro parere  ^^
Lady Lynx

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Capitolo 2
*** Il Raggio di Sole ***


La luce dell'Inferno


2. Il Raggio di Sole


In principio, il Raggio di Sole era un bambino come tutti gli altri.

Un comune marmocchio, capriccioso e volubile, che piangeva quando non voleva mangiare, che urlava quando qualcosa non gli andava bene, che a volte rideva con i suoi genitori.
Il tipico ragazzino fortunato, di famiglia Purosangue, vezzeggiato dai parenti e figlio unico.
Quello che picchiava gli Elfi Domestici per passare il tempo, quello che rifiutava un piatto perché aveva delle sbavature di condimento sui bordi.
Uno come tanti.
Ma lo era in  principio, appunto.
Con l’avanzare dell’età adolescenziale, si era trasformato in uno degli esseri più strabilianti del mondo maschile.
Se qualcuno avesse provato a chiedere ad uno dei conoscenti di Raggio di Sole di descriverlo con un solo aggettivo, quello avrebbe con ogni probabilità scelto un sinonimo di “bello” o “affascinante”.
I suoi riccioli biondi lo facevano assomigliare molto ad uno di quegli angeli cherubini che si mettono di solito sulla capanna del Presepe.
Peccato che lui odiasse il presepe, anzi era contro la religione in sè.
Peccato che lui non si sentisse un angelo.
A undici anni, come tutti i bambini, era stato mandato a scuola per imparare i basamenti della magia.
A undici anni e tre mesi, era diventato l’incubo della stessa scuola.
Non che a Durmstrang ci fossero degli studenti particolarmente docili e buonisti, ma lui si era dimostrato il più forte e feroce tra tutti.
I professori trovavano tragicomico che perfino i veterani di diciassette anni abbassassero talvolta lo sguardo quando incrociavano nei corridoi il nostro Raggio di Sole.
Quasi fosse davvero stato il Sole.
Ma, nessuno essendo perfetto, era logico che anche lui avesse qualche difetto.
In particolare ne aveva uno enorme, aberrante, ma talmente incredibile da non essere mai notato.
Nell’animo di Raggio di Sole abitava la personificazione dell’Oscurità.
Una grande contraddizione, non è forse vero?
La luce che ospita l’ombra.
Eppure lui ci conviveva con gioia, godendo della sua natura radicalmente malvagia, orgoglioso del cinismo che dimostrava giorno per giorno, lontano da tutto e tutti ma allo stesso tempo tremendamente vicino.
Amava essere temuto, osservato di nascosto con riverenza.
Una volta arrivato al sesto anno di Durmstrang, scoprì con una sorta di perversa soddisfazione di essere in grado di far scoppiare a piangere le persone più deboli con un solo sguardo.
Una pugnalata a tradimento con i suoi occhi impenetrabili, ed ecco che la sua vittima si ritrovava invasa dal panico.
Era un’azione eticamente scorretta, lo sapeva bene.
Ma se non lo fosse stata, di certo non si sarebbe preso il disturbo di farla.
Purtroppo per lui, spesso il genio della malvagità non viene considerato allo stesso livello della futile e falsa bontà.
Venne espulso da Durmstrang, solo perché aveva osato colpire con la Maledizione Imperius la ragazza più scostante della scuola.
Aveva riso, quando il Preside Schwartz gli aveva detto che per avere una fidanzata avrebbe dovuto conquistarsela con pazienza.
Forse non sapeva, quel vecchio insegnante, che lui non aveva bisogno della Maledizione Imperius per ottenere da chiunque quello che voleva?
Forse non si rendeva conto che quell’infrazione era solo stata utile per spaventare la frigida donnicciola che non abbassava i suoi banali occhi color melma quando gli passava davanti?
Forse non sapeva di essere venuto a conoscenza di quel fatto solo perché era stato lui a farsi scoprire di propria volontà?
Forse, non lo sapeva… no, non sapeva che aveva fatto di peggio.
Non sapeva che aveva ucciso, ad esempio.
E cosa avrebbe detto, se lui gli avesse descritto l’ultima agghiacciante scena della sua fredda violenza?
Cosa avrebbe potuto fare, se gli avesse confessato che il piccolo e bellissimo Raggio di Sole che lui tanto adorava si era ripetutamente sporcato le mani di sangue?
Forse sarebbe rimasto senza parole.
Forse avrebbe urlato, e avrebbe dovuto tagliare la gola anche a lui.
- Riconosco il mio errore, Preside Schwartz. Sono pronto ad abbandonare Durmstrang. –
L’aveva detto, da bravo ragazzo quale lo consideravano, ma in che modo?
Con un beffardo sorriso accecante, affamato di nuove vittime, con le mani vibranti di voglia.
Si era trattenuto, quella volta, sapeva che avrebbe potuto superare se stesso solo se avesse potuto confrontarsi con persone del suo livello.
Era partito per l’Inghilterra, quell’estate, conscio degli sguardi curiosi e ammirati, tutti puntati sulla sua originale bellezza.
C’era mancato poco che si ritrovasse una folla di sudici Babbani ai piedi, pronto a  venerarlo come un dio.
Solo il pensiero lo disgustava.
Aveva messo piede sull’isola britannica in uno dei suoi rari giorni di sole, e molti avevano pensato che fosse stato lui a portarlo.
Lo sapeva, lo leggeva nei loro occhi.
Nel notare la palese inferiorità della plebaglia che lo aveva accolto, era stato quasi tentato di tornare da dove era arrivato, ancora prima di fare visita alla sua vecchia zia.
Si era trattenuto.
E aveva ringraziato il suo Sesto Senso, quando la sopportazione era stata ricompensata.
Finalmente trovò  un essere degno della sua attenzione proprio nella casa vicina a quella della sua unica parente in vita.
Lo seppe dal primo momento in cui lo vide.
Una chioma fiammante che riluceva alla rara luce del sole inglese, un viso che si era ulteriormente illuminato in sua presenza come se quei lineamenti delicati necessitassero da tempo di vedere qualcosa di introvabile come lui.
Occhi brillanti di intelligenza repressa, quelli che lo avevano accolto.
Aveva aperto le sue labbra in un sorriso, aveva cominciato a giocare il suo gioco.
- Abita qui la signora Bath? – aveva chiesto con tono incerto, accarezzando con i suoi freddi occhi la figura della Fiamma, leggendo l’energia vibrante come un’aura attorno a quel corpo, desiderando di poter approfittare della evidente potenza nascosta sotto quella scorza così banale.
- Qui di fianco – aveva risposto la Fiamma con un filo di voce, mentre le sue gote si incendiavano in un moto di innocenza che si sarebbe ripetuto diverse altre volte in futuro.
- Grazie -
Si era limitato ad una parola, ma ad uno sguardo eloquente. Aveva finto di allontanarsi per il vialetto, prima di voltarsi di nuovo con aria colpevole e riprendere a parlare.
- Comunque io mi chiamo Gellert Grindelwald, piacere di conoscerti –
Gli occhi marini si erano allargati lentamente, come l’acqua che caduta a terra si espande per una legge naturale, prima che le labbra si muovessero incerte a formulare il nome della Fiamma.
Nel sentirlo, il Raggio di Sole si disse che i loro appellativi sarebbero stati in grado di creare un’atmosfera poetica.
O forse scrivere la trama di una tragedia, chissà.
Lasciò la Fiamma a languire sotto il cielo estivo.
Sapeva che ci sarebbe voluto del tempo, molto tempo, prima di riuscire ad ottenere quello che voleva.
Sarebbe stata una sfida ardua, ma l’avrebbe vinta a tutti i costi.
Il divertimento era appena iniziato.


Note dell’autrice

Ah, quanto è dura dover sottostare alla volontà di Sua Maestà l'Ispirazione.
La originaria one-shot si è trasformata in un'idea piuttosto radicata e sembra voler diventare una storia di più capitoli (sì, non l'ho deciso io ma la storia ^^).
Intanto ringrazio tutte le persone che hanno letto e in particolare chi mi ha lasciato una sua ipotesi sui possibili protagonisti.
Lady Lynx

penelope84: anch'io dopo la rilettura avevo pensato che poteva tranquillamente risultare una Draco/Ginny, ma la mia idea di fondo era completamente diversa. Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma come avrai potuto leggere (se leggerai, altrimenti ti manderò questa risposta anche con la funzione contatta per toglierti il dubbio del pairing ^^) il Raggio di Sole è Gellert. La Fiamma non è poi così difficile da indovinare, vero? Grazie per la tua recensione!
Lukk: ammetto di essermi divertita un mondo ad inserire cose che potessero sviare i lettori dal vero pairing, ma tutto corrisponde e non ci sono falsi indizi. Niente Lucius/Hermione, purtroppo, ma forse la prima parte della descrizione di Gellert potrebbe calzare anche su di lui... mah, non sono molto esperta sul nostro Malfoy senior ^^
In effetti il colore degli occhi non corrisponde su Hermione, c'erano probabilità più su Ginny. Magari prima o poi mi cimenterò sulla Lucius/Hermione, sperando di non massacrare questo pairing XD. Grazie per i complimenti e anche per aver recensito sia questa storia che i primi capitoli di Apeiron!

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Capitolo 3
*** La Fiamma ***


La luce dell'Inferno

3. La Fiamma

La Fiamma era sempre stata una creatura distinta da tutte le altre, ma profondamente umana.
La sua infanzia era stata caratterizzata da due scomparse laceranti quanto improvvise.
Quando ancora era in tenera età, incapace di comprendere a fondo il perché di alcune azioni, aveva perso il padre.
Gli era molto affezionata, nonostante la sgridasse spesso per la sua irrequietezza.
Lei sapeva, in qualche modo, di essere la responsabile della scomparsa del padre.
Era sparito all’improvviso, in un torrido giorno di luglio, una settimana dopo il “giorno monello”.
Chiamava così la giornata che aveva compromesso la sua vita in modo irreversibile.
Il “giorno monello” perché era certa di non essere stata una brava bambina a farsi avvicinare da degli sconosciuti, perché i ragazzi con cui aveva passato il pomeriggio erano stati davvero monelli a mostrarle quel gioco così brutto e perché, quando era accaduto quell’episodio, non conosceva ancora un aggettivo peggiore di quello.
Ma il suo vocabolario si era notevolmente ampliato, da quel giorno.
Suo fratello le parlava spesso con termini aulici, a volte un po’ buffi, citando parole come “aberrante”, “spregiudicato” e “contingente”.
Lei non rispondeva mai, un po’ per pigrizia e un po’ per desiderio di compiacimento.
Le uniche due persone che le stavano attorno, ormai da anni, si erano per qualche strano motivo convinte del fatto che lei non fosse in grado di parlare.
E lei le accontentava con piacere, perché il silenzio era sinonimo di pensiero e a lei piaceva pensare.
Pensava spesso al giorno monello, più spesso rispetto al resto, ma spaziava anche sulla bellezza dei fiori, sulla banalità del cielo con le nuvole, sul ritmico battere della pioggia, e sulla morte della madre.
Sì, perché la piccola Fiamma era orfana di entrambi i genitori.
Ma non si sentiva sola, aveva i suoi due fratelli, e quello la rendeva già grata a Merlino per non averla lasciata completamente da sola.
Credeva che l’unico difetto nella sua vita fosse il fatto di non essere ancora andata ad Hogwarts.
Ma aveva dieci anni, mancava poco al giorno in cui avrebbe ricevuto la lettera.
Quando però chiedeva ad uno dei suoi fratelli se fosse arrivato il gufo dall’importante Scuola di Magia, riceveva sempre in cambio un triste sorriso condiscendente.
Chissà perché.
La Fiamma non lo sapeva ma aveva sofferto molto, forse troppo per un cuore candido come il suo.
Così candida che spesso veniva chiamata “angelo”.
Così delicata, pura, intelligibile.
Ma si sa, le cose più pulite sono quelle più esposte ad ogni tipo di macchia.
E la macchia, o almeno un presagio di quella, giunse in un caldissimo giorno di giugno mentre la Fiamma stava seduta al sole sul gradino della sua casa.
Guardava le nuvole passeggere, ammirava il colore acceso dei fiori, ascoltava il timido canto degli uccellini.
E poi, una voce.
Una di quelle voci capaci di rapire i sensi, portarli via con sé, una di quelle abili ad imprimersi nella mente.
- Abita qui la signora Bath? –
La Fiamma aveva divampato, mostrandosi in tutto il suo improvviso colore di timidezza.
Parlare o non parlare?
Il dubbio le rodeva nel piccolo petto, scosso dal respiro affannoso, ma sentiva che sarebbe stato scorretto non rispondere a quella apparizione così stupefacente che le si parava davanti.
Più bella di tutto, delle nuvole, dei fiori e del Sole stesso.
Un angelo vero, forse.
- Qui di fianco –
Tre parole che le erano costate una fatica inesprimibile, dopo anni passati a tenere nascosta la voce del suo cuore.
Gli occhi del Raggio di Sole avevano brillato, e la Fiamma si era sentita riscaldare ancora di più nel suo piccolo e infantile corpicino.
- Grazie –
L’essere divino le voltò le spalle, mentre i suoi riccioli dorati risplendevano alla luce del suo fratello Sole.
La Fiamma osservò ogni suo più piccolo gesto, ogni impercettibile movimento, ogni piega del mantello, ogni oscillare di quel filato d’oro che colava sulle spalle del Raggio di Sole.
E poi, incontrò di nuovo i suoi occhi color fiordaliso, maledettamente belli.
- Comunque io mi chiamo Gellert Grindelwald, piacere di conoscerti -
Musica, quel nome risuonò come una sinfonia del piacere alle sue piccole orecchie.
Il dubbio la tormentò di nuovo, mentre la voce della madre ripeteva nella sua testa – come un mantra – le parole “mai dare confidenza agli sconosciuti”.
- Ariana… Ariana Dumbledore… -
Un soffio di voce, una leggera brezza spirò dalle sue labbra mentre sentiva i suoi occhi allargarsi come per abbracciare quella figura da sogno.
Un leggero tuffo allo stomaco, quando il Raggio di Sole si voltò di nuovo lasciando questa volta il vialetto della casa.
- Gellert… Gellert… -
Non poteva fare a meno di ripetere in continuazione il suo nome, non avrebbe mai potuto dimenticare quella sensazione di sentirsi in paradiso per la prima volta dopo anni.
Era gioia, un sentimento che non provava dalla scomparsa di suo padre.
- Ariana? Ti ho cercato ovunque! –
Il suo fratello più grande uscì dalla porta alle sue spalle, facendola sobbalzare. Le appoggiò una mano sulla testa, con aria di rimprovero.
- Sai che non dovresti stare qui fuori, angelo mio… -
Ariana fece una smorfia divertita,  alzandosi in piedi per cingere con la braccia la vita del fratello.
- Albus, io non sono un angelo… ne ho visto uno poco fa, non è uguale a me… -
La Fiamma vide la sorpresa attraversare lo sguardo del fratello, seguita da una inspiegabile felicità  suscitata forse dalle sue parole.
Capiva Albus, anche lei era felice di aver visto un angelo vero.
Ma non avrebbe mai pensato che l’angelo, per gli anni seguenti, sarebbe stato un ospite fisso nella sua casa.



Note dell'autrice

Probabilmente nessuno (o quasi) leggerà queste note.
Immagino che tutti siate scappati scoprendo che il pairing alla fine è Gellert/Ariana. Se non è così, vi ringrazio per avermi accordato la vostra fiducia ^^
Voglio precisare solo una cosa, in caso non fosse chiara: il primo capitolo anticipa un fatto che accadrà solo quando i due saranno maggiorenni, quindi tempo dopo gli ultimi due capitoli da me postati. Forse è scontato, ma lo dico per fare chiarezza.
Il "What if?" nella presentazione è quindi riferito al fatto che Ariana non è morta da giovane.
Grazie a tutti quelli che mi seguono o anche solo leggono.
Lady Lynx

Lukk: spero di non averti delusa di nuovo, una volta scoperto il vero pairing... forse era un po' difficile da indovinare, ora che ci penso. Nonostante stia scrivendo la biografia di Albus, non mi sento molto a mio agio nello scrivere Slash, quindi non avrei preso con leggerezza la scelta di scrivere una storia incentrata solo su di loro. Forse è vero, il mio incoscio è stato influenzato dalla descrizione di Tom Riddle quando ho scritto il capitolo su Gellert. In fondo, sono entrambi due geniacci del male ^^
Grazie per la recensione!
penelope84: come ho scritto qui sopra anche a Lukk, spero di non averti delusa quando hai scoperto che il pairing non è Gellert/Albus. All'inizio non pensavo che mi sarei divertita a scrivere in modo così misterioso, ma sono felice che ti sia piaciuta l'idea del non rivelare subito i personaggi.
Grazie per la recensione!

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Capitolo 4
*** L'alba ***


La luce dell'Inferno


4. L'Alba

Gellert sapeva di essere ammirato da Ariana.
L'aveva letto nei suoi dolci occhi color fiordaliso fin dal primo istante in cui avevano incontrato i suoi.
Aveva sentito il calore della Fiamma sfiorargli le spalle mentre si allontanava con studiata lentezza.
Aveva esultato dentro di sè per quella inaspettata attenzione.
Nonostante la figura di quella ragazzina gli risvegliasse nella mente istinti indescrivibili, aveva deciso che in principio non si sarebbe occupato di lei.
Era intelligente, Gellert, un giovane astuto che se avesse voluto non avrebbe faticato a raggiungere l'apice del successo.
Ma lui non voleva il futile successo politico o economico, no.
Lui voleva dominare i suoi simili.
Era con quel preciso intento che aveva iniziato a legare con Albus, il maggiore dei Dumbledore, quando per la prima volta sua zia Bathilda lo aveva accompagnato a conoscere ufficialmente i vicini.
Era per quella ragione che in quel momento stava ascoltando lo stesso ragazzo, fingendo un'aria interessata, osservando invece di sottecchi la giovane che leggeva sdraiata sull'erba.
- ...capisci cosa vuol dire questo, Gellert? Sarebbe meraviglioso, non credi? -
- Certo, Albus, la tua è un'idea geniale. -
Di cosa stava parlando il ragazzo? Beh, di certo non era affar suo.
L'importante era che non sospettasse del completo disinteresse che nutriva nei suoi confronti e che restasse disponibile per soddisfare le sue pulsioni  - almeno fino a quando la piccola Ariana non sarebbe diventata ragionevolmente grande per prendere il suo posto.
Certo, Gellert avrebbe potuto avere qualunque altra ragazza per soddisfare le sue necessità in attesa della crescita della Fiamma.
Ma perchè rischiare la propria libertà con esseri famosi per la loro capacità di rimanere inseminati?
Era molto meglio attendere il momento giusto senza incorrere in problemi di sorta.
E poi, Gellert si sentiva soddisfatto per la sua relazione con Albus.
Amava i capelli di fuoco dei Dumbledore, il loro ardore in ogni gesto, il calore del loro corpo.
Amava la loro essenza, la loro intelligenza, la loro ingenuità.
- Sei pensieroso, Gelt? -
- No, è solo un idiota, come al solito. -
Errata corrige.
Amava i Dumbledore, tranne quel caprone del fratello di mezzo.
Aberforth.
Era puzzolente, era sciocco, era sgraziato e, cosa peggiore di tutte, era mediocre.
Gellert non poteva soffrire la mediocrità, avrebbe voluto abolirla.
Spesso si diceva dentro di sè che iniziare da Aberforth per poi passare all'eliminazione di tutte le persone a lui affini sarebbe stato un grande favore per l'umanità intera.
- Gradirei non essere insultato, se ti è possibile. Ti perdono solo perchè capisco la tua difficoltà nell'esprimere concetti più difficoltosi di una richiesta necessaria o di una frase a sproposito. -
Gli aveva chiuso la bocca, come sempre del resto.
Sì, Gellert amava chiudere la bocca ai Dumbledore.
Peccato che con Albus non utilizzasse le parole ma altro.
- E' quasi ora di cena, vado a preparare qualcosa... Gelt, resti da noi? -
Il Raggio di Sole scosse la sua luminosità attorno all'angelico viso, prima di sfoderare il luminoso assenso dei suoi denti eburnei.
- Bene. Forth, vieni a darmi una mano? -
- Perchè non ti fai aiutare da lui, eh? -
- Lui è l'ospite. -
Osservò i due fratelli che ritornavano in casa, prima di tornare con i suoi occhi sulla giovane Fiamma, Gellert.
Lei continuava a leggere, come se la sua mente fosse stata in un universo parallelo.
Forse lo era, in fondo.
Le si sedette vicino sull'erba, staccò la primula più vicina alla sua mano, la lasciò cadere tra le pagine del libro di Ariana.
Gli occhi marini, offuscati da un velo di stanchezza, accarezzarono la sua figura.
Il sorriso di rose di maggio si piegò in una mezzaluna, accendendo la passione repressa nel fondo dell'anima del Raggio di Sole.
Così piccola, ma così potente.
Così acerba, ma piena di calore.
- Sono felice che tu abbia deciso di rimanere, Gellert... -
Le parole uscirono inciampando una sopra l'altra, con tenera ingenuità infantile.
Il velo sugli occhi risplendette di emozione, o forse di lacrime.
- Sono rimasto per te. -
La sua risposta suscitò sorpresa ed intima soddisfazione, lo lesse nel leggero tremore che scosse le fragili spalle della Fiamma.
Come se un soffio di vento avesse interrotto per un attimo la linearità della sua forma.
- Cosa stai leggendo? -
- La Nouvelle Heloise. -
Pausa.
- So che è un libro difficile per la mia età, ma posso farcela.-
- Non ne dubito, piccola... -
Le dita della Fiamma sfiorarono esitanti i petali della primula colpevole della sua distrazione.
Il suo sguardo, però, non si staccò per un attimo dalla visione dell'angelo davanti a lei.
- E' un amore triste il loro, non è vero? -
- Molto. Temo che tutti gli amori siano così, comunque. -
Era saggia, la bambina.
Undici anni di ingenuità per poi capire il mondo solo leggendo un romanzetto.
- Solo quelli dove non c'è passione. -
La Fiamma tremulò ancora, alzandosi incerta all'altezza del Raggio di Sole.
- Come si capisce se c'è passione? -
- La passione è il fuoco che ti brucia dentro quando vedi un'altra persona. Non si capisce, semplicemente si sente. -
Ariana chiuse i suoi specchi d'acqua, forse riflettendo, forse annoiata.
Il Raggio di Sole sentiva che le sue parole non sarebbero cadute nel vuoto, sapeva che le idee apprese da piccoli hanno sempre conseguenze sulle azioni future.
La Fiamma riaccese il suo sguardo e abbozzò un altro timido sorriso.
- Io lo sento... con te. Non è sbagliato, vero? -
Per un attimo fu Gellert ad esitare, prima di capire cosa volesse dire.
Quella domanda implicava la sua vittoria certa.
Dava per scontato un trionfo facile.
Gli piaceva.
- Ary, Gelt, è pronto! -
La voce di Albus diceva che la cena era stata cotta a puntino.
Ma mai quanto la sua dolce sorellina.


Note dell'autrice

Sembrano secoli che non aggiorno questa storia ( e più o meno lo sono, in qualche modo...)
Cosa dire? Se siete ancora pronti a "leggermi", grazie per la fiducia che riponete in me. Se siete spariti nel nulla, è comprensibile :)
Ho avuto molti problemi con la mia connessione Internet, per questo non ho avuto modo di aggiornare così a lungo.
Purtroppo anche la scuola non mi dà tregua, quindi anche i prossimi capitoli arriveranno decisamente a rilento.
In pratica, l'unica buona notizia è che... beh, non c'è una vera e propria notizia -.-'''
Ma basta blaterare, è tempo di rispondere ai vostri commenti.
Lady Lynx

_ki_: mi ha dato una certa soddisfazione, mesi fa, leggere il tuo commento... sì, perchè ho avuto l'impressione che la coppia straCrack Gellert/Ariana potesse piacere a qualcuno che non fossi io! O.O Spero di non aver deluso le tue aspettative e di non aver spento il tuo interesse con questa interminabile attesa. Grazie per la recensione!
Lukk: mi sento caricata di una enorme responsabilità, ora che me l'hai detto. Far crescere Ariana sarà una sfida. Alla fine, se questo esperimento non dovesse riscuotere successo, almeno mi sarò divertita a provare qualcosa di completamente nuovo ^.^  Averti sorpresa, comunque, è già una bella soddisfazione. E intanto che ci sono, ti dico anche che attendo con ansia il tuo aggiornamento di Improbe Amor. Grazie per la recensione!
penelope84: l'intuito sbaglia raramente  ^.^ comunque sì, ecco una breve continuazione. Sarebbero in programma altri tre o quattro capitoli, ma ancora non so se e quando riuscirò a mettermi in regola con tutto. Grazie per la recensione!
fravi: penso che la tua sia una delle recensioni più entusiaste che io abbia mai ricevuto XD sono molto felice che il primo capitolo ti sia piaciuto, anche perchè teoricamente tutto questo avrebbe dovuto essere una one-shot costituita solo da quel contrasto misterioso tra la Fiamma e il Raggio di Sole. Ma l'ispirazione è tiranna, si sa...
Concordo con te anche per quanto riguarda Gellert che, in effetti, non è proprio il buon angioletto che ci si aspetterebbe a giudicare dal suo aspetto (me lo immagino carino e coccoloso come le rappresentazioni di quei bambini alati sulle scatole del pandoro, o robe simili ^.^). Grazie per la recensione!

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Capitolo 5
*** Le stelle cadenti ***


La luce dell'Inferno


5. Le stelle cadenti

Ariana non capiva come fosse possibile sopravvivere ad un sentimento così forte.
Non riusciva a rassegnarsi all'idea di essere stata messa da parte.
Non credeva che alla fine sarebbe stato suo fratello il primo a tradirla.
Lui, che le aveva sempre dato tutto quello che voleva, lui... le aveva tolto l'unica cosa che le interessava veramente.
"Sei grande, ormai, non è conveniente che tu e Gellert stiate nella stessa stanza da soli se non avete un ottimo motivo per farlo."
"Ma voi lo fate sempre, tutti i giorni, senza dare giustificazioni a nessuno."
"Noi siamo due uomini."
"Noi siamo amici."
"Lo credo, ne sono certo. Mi fido di voi. Tuttavia, non è conveniente."
Le aveva strappato Gellert, l'infido traditore.
Come se lei non sapesse cosa facessero quei due durante i loro pomeriggi in cucina.
Andava avanti da cinque anni, ormai, e lei non era più l'ingenua bambina che esitava a spiare dal buco della serratura.
Aveva assistito a spettacoli impressionanti, ma decisamente interessanti, a suo parere.
Non capiva perché, ma a volte sentiva un fuoco crescerle dentro.
Altre, le veniva da vomitare.
Altre ancora, si sentiva semplicemente frustrata.
Perché Albus sì e lei no?
Perché due uomini a fingere di progettare qualcosa di indefinito sì e un ragazzo con una ragazza, amici da anni, no?
- Non capisco, Gellert. Spiegamelo tu, io proprio non capisco. -
La sua voce era un sussurro vibrante di rabbia ed indignazione.
Le sue parole un intreccio terribile di passione repressa.
- Dobbiamo fingere, piccola, quello che facciamo è un gioco. Albus mi ama, ma io non amo lui. Non lo voglio più, ma è l'unico modo per stare con te. Capisci cosa voglio dire? -
Quella voce profonda le faceva sciogliere sempre ogni riserva.
Anche se l'avesse insultata per la sua stupidità, lei avrebbe annuito con convinzione.
Anche se le avesse urlato contro, non avrebbe replicato.
- Sì, capisco. -
- Litigare con Albus, fargli sospettare che esista qualcosa tra di noi, equivarrebbe a non poterci parlare né vedere più. Sarebbe terribile, non credi? -
Il tarlo della disperazione iniziò a rodere il suo stomaco.
Non poteva permetterlo.
- Sì, ma io... io non sto bene quando vi vedo insieme, quando sono esclusa dai vostri discorsi, quando... io non sto bene, no... -
- Troverò una soluzione. -
Era rassicurante, sì, sentire quelle parole uscire dalle labbra del suo angelo custode.
Lo era un po' meno sentirsi addosso lo sguardo penetrante di Albus, che seguiva la loro passeggiata da lontano.
Ariana tremava da capo a piedi e si sorreggeva stringendo il braccio di Gellert.
Era notte, la notte di San Lorenzo, e si conoscevano da cinque anni esatti.
Festeggiare il loro primo incontro sarebbe stato da sciocchi.
In quella situazione non era importante celebrare il passato, quando cercare una soluzione per il futuro incombente.
- Spero che non mi prometta a qualcuno dei suoi odiosi amici di Hogwarts, non voglio sposarmi. -
- Perché mai, piccola? -
La domanda era retorica, lui lo sapeva.
Lei ripeteva quella frase di augurio tutte le volte che si vedevano in solitudine e lui le rivolgeva sempre la stessa domanda.
Naturalmente la risposta era unica.
- L'amore è sempre fonte di tristezza, solo la passione porta la felicità. -
Gellert le donava sempre uno dei suoi sorrisi migliori, quando lei scandiva con sicurezza quelle parole.
Ariana non sapeva da dove derivassero, ma la sua mente le sentiva come proprie.
- Non ti sposerai, io so sempre come blandire tuo fratello. -
La malizia scaturita da quel corpo, luminoso di Sole anche alla lattiginosa luce della Luna, la fece arrossire.
Come se il  contatto tra le loro mani bastasse per trasmettere quel sentimento, la Fiamma divampò violenta nella calma della sera.
Le sue labbra bruciavano, le sue mani bramavano, il suo corpo desiderava.
- Vorrei... -
Si interruppe, frenata da un femminile pudore.
Gellert capì e non nascose la sua ottima comprensione. Sorrise, prima di indicarle il cielo con un gesto teatrale.
- Se desideri così tanto, allora basta solo chiedere. -
Desiderare cosa? Chiedere a chi?
Ariana sapeva cosa intendeva il suo angelo custode, ma non poteva cedere a quella malizia sconveniente.
Voleva conquistare il cuore e l'attenzione di Gellert, ma non poteva.
Sapeva di non potere, non in quel modo.
- Guarderò il cielo, in attesa di una stella cadente. -
- Io guarderò te, in modo da poter capire il desiderio che esprimerai... e poterlo esaudire, in caso. -
Spudorato come non mai, la notte sembrava renderlo selvaggio.
Era forse la brezza che scompigliava i riccioli d'oro, o la semplice scomparsa della sua aura solare?
- Sì, credo che potrai esaudirlo, se solo vorrai. -
Lei restava candida, integra, sincera.
Lei rispondeva con il cuore, non con la mente. Con l'ingenuità che la accompagnava da sedici anni, con il battito del suo incerto ma immenso amore.
Gli occhi del cielo scorsero una stella scivolare lenta nel buio dell'infinito.
La Fiamma tremò d'eccitazione, strinse a sé il legame con il Raggio di Sole, pensò intensamente al suo più grande desiderio.
Una cosa semplice, da niente.
"Vorrei che Gellert mi amasse tanto quanto io amo lui."
Sembrava così facile, un desiderio puro e casto, senza pensare alle conseguenze che tutto quello avrebbe potuto portare.
Ariana si voltò infine verso il suo angelo, quasi sfidandolo a capire cosa avesse pensato.
- Pensi di potercela fare? -
Lo schernì con dolcezza, senza cattiveria, certa che lui non avesse inteso la sua richiesta.
- Penso che sia impossibile.  -
La Fiamma rise divertita, ammirata dallo spirito di prontezza del suo angelo.
Senza sapere che il Raggio di Sole aveva capito benissimo il desiderio rivolto alle sue sorelle stelle.
E che la sua risposta era la pura e semplice verità.


Note dell'autrice

Come per la maggioranza delle mie fanfiction a puntate, l'aggiornamento arriva con uno spaventoso ritardo.
Spero che possiate comunque tornare a leggermi, seppur sporadicamente. Vi ringrazio per le recensioni, per la presenza, per la fiducia.

Lady Lynx


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