La Fine dell'Eternità

di Yammi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sguardo insistente. ***
Capitolo 2: *** Fuga nelle Tenebre. ***
Capitolo 3: *** Una donna, una scelta. ***



Capitolo 1
*** Sguardo insistente. ***


Si, una mia nuova creazione, ma non del tutto mia. Questo primo capitolo è diciamo una mia versione
di un capitolo già esistente. Me l'ha mandato Quintessence (autrice qui su EFP e mia cara amica)
in privato, affinchè io lo leggessi. Ne sono rimasto stregato, e gli chiesi di continuarla. Ma lei
ha rifiutato, in quanto questa storia per lei rimane una shot, ma io ero convinto che si meritasse
uno sviluppo. Così nasce questa Long, affidatami da lei stessa dopo che io le avevo
illustrato le mie idee. Spero mi seguirete anche in questa avventura.
Un saluto e, come sempre, Buona lettura.
Y
ammi.



La consapevolezza che lo stava osservando era chiara. Se ne era accorto solo ora, nonostante sospettasse che ciò accadesse già da molto tempo. La vita, in quel futuro tanto atteso, non era come doveva essere. Una moglie così impegnata ad amare il mondo da loro governato che l'amore rimasto per lui, suo marito, si era impoverito sempre di più. Una figlia che gli sembrava sempre più strana ogni giorno. In quei momenti avrebbe fatto sicuramente a meno dello sguardo di Pluto così insistente su di lui, che gli sembrava sbucare in qualsiasi angolo buio in cui guardasse.
Sapeva che la sua posizione alle Porte del Tempo era solitaria, questo lo sapeva bene, ma se il destino le aveva dato la possibilità di guardare qualsiasi cosa da lontano...perchè fargli sentire il suo sguardo così affilato ed insistente? Perchè non nasconderlo?
Un giorno, particolarmente nervoso, si ritrovò a vagare per un corridoio deserto. Continuava a sentire lo sguardo di Pluto su di lui. Irritato, deconcentrato, ecco come lo faceva sentire.
La sera prima c'era stato un banchetto, uno di quei banchetti sontuosi che aveva tanto sognato di fare con la sua amata in quel futuro, ma da cui adesso avrebbe preferito fuggire all'istante.
Serenity era bellissima, con sguardi d'amore per tutti, tranne che per lui. Aveva mangiato tutto ciò che c'era sulla tavola, anche se con molta più raffinatezza di come faceva da giovane. Small Lady aveva passato la serata sotto il tavolo, non uscendo nemmeno per il dessert, sporcando e stracciando il vestito nuovo gettandosi sul pavimento e giocando con dei cani. Gli sembrava quasi impossibile che quella, sua figlia capitatagli tra capo e collo, potesse essere la stessa bambina che molti anni prima era venuta dal futuro. Gli sembrava solo la più strana e scomposta bambina che avesse mai visto.
Mentre questi pensieri si annidavano nel profondo del suo animo sentì lo sguardo di Pluto farsi più insistente, tanto che quasi sobbalzò quando una mano gli si pose sulla spalla destra. Il sangue nelle vene smise quasi di circolare. Ma era solo un cortigiano di corte che lo informava di alcune piccolezze. Ma in quel momento aveva capito che era troppo, troppo anche per lui.

Poche ore dopo, stava aprendo la porta che solo la reale famiglia poteva aprire, che solo la reale famiglia poteva vedere. Si era ritrovato così di fronte alla nebbiosa Porta del Tempo. Si faceva strada in quella nebbia con naturalezza, come se avesse attraversato quel passaggio molte (troppe) volte. Serenity ci si perdeva facilmente. Lui invece conosceva quei luoghi come le sue tasche. Forse meglio.

Trovò Pluto ad attenderlo. Quando lo vide non mostrò la minima traccia di sorpresa. Anzi, sembrava piuttosto annoiata.

«Da quando hai preso l'abitudine di spiarmi? Lo trovo piuttosto irritante e non voglio passare la vita a guardarmi le spalle da una donna sola e annoiata dalla sua solitudine che non fa altro che spiare la gente». Udendo quelle parole gli erano sembrate più cariche di rabbia di quanto in realtà non fossero. Cercò di fare un sorriso, come un cuscinetto per attutire la sfuriata di poco fa. Pluto lo guardò con uno sguardo neutrale, quasi come se non sapesse di cosa Endymion stesse parlando.
«Qualcuno deve spiarti»
«Mi spiace deluderti ma ti stai confondendo con mia figlia. Avrebbe più bisogno lei di me di due occhi puntati addosso continuamente» Era convinto di quel che diceva. Sicuramente Small Lady era una bambina di quelle che si dovevano controllare costantemente, per evitare che facesse qualche guaio. Forse in quel senso era uguale a Serenity. O meglio, alla Serenity di tanto tempo fa. Pluto scrollò le spalle in un gesto naturale. Era una donna altra, molto più alta di Serenity e di Jupiter Eppure conservava, quasi nascondendola, una candida femminilità capace di incantare qualsiasi uomo...E lui?
«Hai bisogno della mia attenzione» mormorò tranquilla. Sembrò che i suoi occhi sapessero. Ma non era vero. Però quegli occhi rossi sembravano fin troppo sicuri. Endymion si era spesso domandato perchè solo sua figlia e la guardiana del Tempo avessero gli occhi rossi. Gli occhi del demonio. Eppure quelli di Pluto erano tutt'altro che demoniaci. Quegli occhi nascondevano tentazione.
«Tu pensi di conoscermi, ma non è così. Non sai nulla di me» ci fu un movimento, rapido. Avanzò di un passo, smuovendo la nebbia sotto di loro, che tornò ad inghiottirli quasi subito. O almeno, così sembrava.
«Ma sapevo che saresti venuto, di nuovo» a queste parole cercò la sua mano. Era fredda. Si era forse sfilata i guanti o si stava confondendo?
«Per questo mi fai sempre capire che mi guardi? Volevi che tornassi?» lasciò la sua mano, così fredda ma tuttavia piena di vita. Era capace di guardarli tutti senza farsi sentire, lo sapeva. Eppure con lui si faceva sentire, ed anche tanto.
«Forse»
«Amo mia moglie» quelle parole suonarono così sottili, tra quelle coltri di nebbia senza tempo. Quelle parole sembravano più a voler convincere lui che qualcun altro.
«...Forse» quel tono di voce non gli piaceva. Era troppo sereno.
«Amo mia moglie, e tu lo sai. Ecco perchè abbiamo smesso di...»
«Ma tu sei qui» lo interruppe lei, sempre con quel tono sereno «Questo non è smettere.»
«Io amo Serenity!» ripetè ancora. Forse, se lo avesse ripetuto più spesso, avrebbe potuto crederci di nuovo. Ma la verità era che quel sentimento non gli sembrava più vivo. Pluto tornò a cercare la sua mano. Lui, a quel tocco, si sentì gelare. Quante volte avevano tenuto quella conversazione? Una, due, tre volte...forse più. Incominciavano tutte così, con Endymion che insisteva sui suoi sentimenti d'amore per Serenity, su quanto l'amasse. E finiva sempre nello stesso modo.
«Tu amavi Usagi» sussurrò la donna, e lo baciò. Quelle labbra sembravano di fuoco, la differenza con le sue mani fredde era evidente, ed era il motivo principale per cui Endymion si arrendeva ogni volta.
Pluto lo conosceva molto bene, dopo tutto.

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Capitolo 2
*** Fuga nelle Tenebre. ***


capitolo due serenity
E' stata dura scrivere questo secondo capitolo, ma finalmente ce l'ho fatta. Questa volta è tutta
farina del mio sacco, anche se Quintessence ha letto la bozza prima che io la postassi e le
è piaciuta molto. Spero piaccia tanto anche a voi. Come potete notare ho anche fatto
un'immagine di apertura per questo capitolo, come per il primo. Ho anche
messo una poesia, che secondo me, si adatta alla situazione di questo
secondo capitolo e allo stato d'animo dei personaggi.
Buona Lettura.
Y
ammi.





E' in queste ore di tenebre
che ti vengo a cercare.
Ovunque comincia la fuga d'amore
tra me e te:
io che entro nel tuo sonno,
e quando tu sogni i demoni,
i demoni della tua morte,
e ti senti lontano da Dio,
io ti resuscito il giorno.
- Alda Merini.

Da quanto tempo ci pensava? Da quanto tempo sapeva? Endymion se lo chiedeva spesso. Quando aveva smesso di amare sua moglie? Quando aveva iniziato a provare qualcosa per un'altra donna?
Forse non c'era una vera risposta. Forse non c'era una vera ragione. Forse la colpa non era di nessuno, dopo tutto.
Eppure, Endymion sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, in ciò che stava succedendo. Come poteva guardare ancora sua moglie, Serenity, senza provare alcuna vergogna? Come poteva abbracciare sua figlia senza provare la benchè minima compassione?
Eppure aveva desiderato davvero tutto questo, una volta. Ci aveva creduto, una volta. Cos'era davvero cambiato? Forse, la vera ragione era che non si sentiva abbastanza amato, da nessuno. Pluto sembrava l'unica a capirlo veramente, era forse questo il motivo per cui si trovava così bene con lei. Condividevano quasi le stesse sofferenze. Quelle sofferenze che non avrebbero mai rivelato.
Una domanda, lo lacerava più di tutte. Non amava più davvero sua moglie? Non sapeva dirlo con certezza. La guardava dormire la notte e spesso sembrava tornare quella di sempre, prima del suo risveglio in cui tornava ad amare tutti tranne che lui.
Ma se Serenity avesse scoperto le sue fughe nel cuore della notte?
Se avesse scoperto che il suo cuore non batteva più d'amore?
No. Non l'avrebbe mai scoperto. Endymion avrebbe fatto di tutto, purchè ciò non accadesse. Altrimenti, sarebbe la fine. Di lui, di lei, di tutto.

"Ma perchè non smettere?"

Avrebbe tanto voluto farlo, l'avrebbe desiderato con tutto il cuore. Alla fine aveva ottenuto tutto ciò che poteva desiderare. Una casa, una famiglia, un regno suo, infinite ricchezze. Ma forse è anche questa la condanna dell'uomo: desiderare tutto fino a consumarsi, per poi voler perdere tutto, così da ricominciare con interminabili follie.

"Questo non è smettere..."

La voce di Pluto risuonava lontana, ma ugualmente nitida, come i suoi occhi che lo spiavano continuamente.
Aveva ragione.
Quello non era smettere. Il solo rimuginare su quei pensieri risultava un tradimento, per lui. Ma per fortuna nessuno poteva infrangere la barriera dei suoi pensieri. Sperava fosse così, perchè altrimenti...
Si alzò dal letto su cui era rimasto tutto il giorno a pensare. Ora aveva un po' di mal di testa e la fronte madida di sudore. Si diresse in bagno, che sembrava più un grande salone, a dirla tutta. Si avvicinò al lavandino e infilò la testa sotto il getto d'acqua fredda. Alla fine, certe cose non erano mai realmente cambiate. Usava sempre questo trucco quando, in passato, si chiamava ancora Mamoru Chiba e aveva dei piccoli problemi a cui badare. Non sperava funzionasse, e infatti la situazione non migliorò.

"Devo parlare con Pluto...devo capire..."

Era ormai pomeriggio inoltrato, il sole del tramonto illuminava il grande Crystal Palace proiettando luci color arancio su tutto il regno. Anche Endymion lo amava, quel regno. Doveva ammetterlo.
Spesso passava ore ed ore a fissare Crystal Tokyo dalla torre principale, ad osservare tutte le vite che nascevano, vivevano e morivano in pochi secondi. In fondo, il posto che stava osservando era stato anche casa sua, tanto tempo fa.
Ma chi avrebbe giocato, ora, al Crown Arcade? Chi avrebbe preso un autobus per andare in centro a fare acquisti? Chi avrebbe fissato le stelle di notte? Chi avrebbe sognato ancora un nuovo futuro più roseo?
Quel futuro non era malvagio, era soltanto diverso. Per Endymion non era stato semplice abbandonare la sua vecchia vita. Eppure adesso, che aveva tutto ciò che un uomo potesse desiderare, l'unica cosa che avrebbe veramente voluto era tornare indietro. Tornare a quando sapeva ancora amare l'unica persona che non l'aveva mai abbandonato. Tornare a vivere come una qualsiasi persona che osservava dalla grande torre stagliata sulla cima del suo palazzo.
Voleva fuggire. E l'unico luogo che glielo permetteva era inaccessibile. O almeno, così doveva essere. Nessuno avrebbe dovuto fargli visita, nessuno dovrebbe disturbare la Guardiana del Tempo. Eppure, nel cuore della notte, desiderava sempre di più spalancare quella porta e ritrovare Pluto. L'unica che aveva ancora un legame nitido con il loro passato. Perchè Pluto non avrebbe mai vissuto in quel futuro, non ne sarebbe mai stata contagiata. Era ancora intatta, era ancora un legame con il vecchio se stesso. Endymion, questo, lo sapeva.

Perciò si ritrovava ancora una volta a vagare per i corridoi più remoti del castello, mentre le tenebre della notte avanzavano. Si facevano strada tra le alte finestre come dei demoni che attendevano di inghiottirlo e portarlo via, senza più alcuna possibilità di raggiungere quella porta.
Camminava a passo svelto, ma senza fare il minimo rumore. L'intero castello sembrava trattenere il fiato con lui. Nessuno spiffero, nessuno scricchiolio. Nulla, se non il silenzio.

«Papà?» Una voce soffice lo raggiunse da lontano, o da vicino. Non ne era sicuro. Sapeva solo che quella voce non doveva essere li. Non adesso. Non ora.
«Papà?...Sei qui?» si fermò di colpo. Non poteva sfuggire a quella voce. Ma se solo si fosse sbrigato, se solo si fosse mosso un minuto prima ora non avrebbe dovuto affrontarla.
«Papà! Ti ho trovato!» Small Lady ammirava molto suo padre. Se avesse potuto avrebbe passato intere giornate in sua compagnia. Ma lo studio delle buone maniere, i giochi, le visite nascoste a Sailor Pluto lasciavano poco spazio per suo padre. Anche se avrebbe voluto tanto che lui sapesse quanto sua figlia gli volesse bene.

«Small Lady. Cosa ci fai qui?» Endymion gli accarezzò il capo, mentre sua figlia lo abbracciava. Avrebbe voluto stringerla anche lui, ma in quel momento non se la sentiva. Avrebbe significato tradire anche lei, e questo non lo voleva. La bambina alzò il capo fissando suo padre con i suoi grandi e profondi occhi rossi. Ma appena sotto il suo naso c'era un sorriso candido che avrebbe fatto sentire tutti bene. Tranne Endymion, ovviamente.

«Non ti ho visto tutto il giorno, papà. Avevo paura ti fossi perso! Così io e Luna P siamo venuti a cercarti» il giocattolino di Small Lady levitava poco dietro di lei. Anche da li, più che in qualsiasi altra parte, si potevano avvertire gli occhi vigili di Pluto. Quasi trattenne il fiato. Doveva sbrigarsi.

«Sai che non devi addentrarti da sola nel castello» mormorò suo padre, sforzandosi di sorriderle.
«Ma io non sono sola! C'è Luna P!». mise quasi il broncio. Si offendeva sempre quando qualcuno non prendeva in considerazione Luna P. Dopo tutto era l'unica cosa che gli stava sempre intorno, anche quando non ne aveva proprio bisogno. Grazie a lei non si sentiva mai sola. 
«Hai ragione. Allora tu e Luna P non dovete addentrarvi da sole nel castello. Potreste perdervi» non era propriamente vero. Nessun membro della famiglia reale avrebbe mai potuto perdersi lì. Ma sua figlia non lo sapeva, fortunatamente «torna indietro. Io finisco di controllare una cosa qui, va bene?»
Small Lady non lo capiva. Ma non andrò oltre. Suo padre per quanto dolce era anche molto autoritario. «Però fai presto, papà, altrimenti non troverai niente per cena!» corse via ridendo. Si sarebbe davvero mangiata tutto lei, se suo padre avesse tardato. O meglio, lei e sua madre.
A Endymion  non importava di tardare, l'importante era raggiungere Pluto al più presto.

Così si ritrovava ancora di nuovo alla porta che solo la reale famiglia poteva vedere ed aprire. La porta che conduceva al segreto del tempo e alla sua custode.
«Sapevo che saresti tornato, anche questa volta» mormorò lei tranquilla, reggendo in modo fiero il suo scettro da cui non si separava mai.
«Vorrei capire perchè facciamo questo, Pluto» disse lui, nel tono più pacato che poteva sfoderare in quel momento. Ma la verità era che in presenza di Pluto riusciva ad essere tutto, tranne che un diplomatico.
In risposta, fece un sospiro
«Secondo te perchè?» 
«Non lo so...lo sto chiedendo a te» la fissò truce. Esigeva una risposta e lei l'aveva. Ne era sicuro. Pluto trasse un leggerò sospiro e quegli occhi, che tanto aveva visto fieri e forti, assunsero un velo di malinconia che sembrava ormai perfino il residuo di una malinconia ben più grande e dimenticata «Perchè siamo rimasti soli, Endymion. Siamo entrambi sofferenti e ci aggrappiamo al dolore, perchè è l'unica cosa che ci è rimasta». Fece un passo avanti, decisa, per portarsi più vicina a lui. Endymion non si mosse, non era sicuro delle sue parole. Ma se avesse avuto ragione? Infondo era convinto che lei conoscesse i reali motivi...e se fossero stati realmente questi? 
«Non so se crederti» sospirò l'uomo, voltando il viso dall'altra parte. Sostenere quello sguardo gli era impossibile. Era troppo carico di tristezza e insoddisfazioni da sopportare.

Lei si avvicinò ancora, ormai incurante di ciò che faceva. Perchè tutto ciò che faceva, lei sapeva era per amore. O qualcosa di molto simile, almeno. Portò una mano sul suo viso, per costringerlo a guardarlo.
«Cosa ci trattiene?» chiese, incerta.
«Vorrei saperlo...» non oppose resistenza al suo tocco, nonostante fosse gelido come quello della morte. Si chiese come doveva essere vivere così, in solitudine, con un corpo che non avvertiva mai fatica e stanchezze, con un corpo quasi morto.
Lei non attese più. Aveva atteso per troppo tempo. Non avrebbe voluto recare dolore alla sua regina. Non avrebbe voluto deludere Small Lady. Eppure, nulla la trattenne dal baciarlo, di nuovo, con tutta la passione che provava. Una passione che la faceva sentire finalmente viva, che le faceva sentire finalmente il sangue caldo pulsare nelle vene.
Endymion ormai era convinto che tutto ciò fosse assurdo, continuava da troppo tempo. Non voleva, non voleva più.
....O sì?
«Non sono cose che dovremmo fare...» mormorò, per la prima volta intimidito da quella donna carica di mistero.
«Non dovremmo» gli sussurrò al lato della bocca. Poi portò le sue labbra all'orecchio di lui, in un gesto rapido «Ma possiamo».

Small Lady raggiunse finalmente la sala da pranzo. La tavola era come al solito imbandita di tante cose buone. Quasi non salutò sua madre per lanciarsi su una gustosa ciotola di ramen.
«Small Lady, dov'è papà?» chiese la donna vestita in abiti sontuosi in fondo al tavolo. Stava gustando un boccone di carne da una forchetta d'argento. I suoi lunghi capelli biondi, portati in due odago, ondeggiavano dietro la sedia e lei emanava un profumo di fiori freschi.
«Era nel corridoio dove c'è la porta di Pu, doveva controllare una cosa» disse quelle cose senza nemmeno pensarci, troppo concentrata sul piatto che aveva davanti.
Serenity alzò lo sguardo, preoccupata. "In quel corridoio? Cosa ci faceva li? Non sarà successo qualcosa?" sapeva che se ci fosse stato qualcosa di malvagio in agguato lo avrebbe avvertito, ma sentiva ugualmente un senso di oppressione da quando Small Lady gli aveva detto dove si trovava.
Preferì andare a controllare.
«Mamma, dove vai?» chiese Small lady mentre si puliva la bocca con un bavetto di seta. Sua madre si voltò, sforzandosi anche lei di sorridere come suo marito poco prima «Vado a ripescare tuo padre. Non vorrà perdersi questa cena, ne sono sicura.» disse facendo un occhiolino prima di addentrarsi nei corridoi più bui del Crystal Palace.
Era ormai notte fonda.







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Capitolo 3
*** Una donna, una scelta. ***


cap 4
Finalmente è arrivato anche questo terzo capitolo...felicità alle stelle! Ci ho messo un pò a scriverlo,
causa scuola e una possibile febbre (di nuovo). Ho anche rimesso una poesia della Merini, ne ho
trovate ben due che si rispecchiano nella mia fan fiction (non a caso lei è anche
la mia poetessa preferita). La prossima, ovviamente, nel prossimo capitolo!
Spero tanto di non deludere le vostre aspettative.
Buona Lettura!
Yammi.




Non sai cosa vuol dire un uomo piegato,
che cerca la sua zappa
per coltivare un amore spento.
Un amore che non vuol più vedere.
-Alda Merini



Quella notte era strana, e non si sapeva dire il perchè. Il vociare allegro che spesso si sentiva aleggiare nel palazzo era assente, la luna che illuminava i corridoi era nascosta dietro strane nuvole, lasciando quasi tutto al buio.
Queen Serenity avvertiva una strana sensazione, come di cambiamento, mentre percorreva gli alti corridoi della propria reggia.
Come mai Endymion si trovava da solo a vagare per quell'ala del castello e a quell'ora della notte? Serenity aveva sempre pensato che, quando spariva, si trovasse nella grande biblioteca a divorare romanzi e per questo non lo cercava mai, perchè sapeva che non gli piaceva essere disturbato. Ma ora non poteva trovarsi lì. La biblioteca si trovava dall'altra parte del castello e Small Lady l'aveva visto qui, vicino alla porta che conduceva dalla Guardiana del Tempo.
Forse era andato a fargli visita? Ma non doveva, e lo sapeva bene.
Era da tempo che Queen rimuginava sui Tabù che aveva imposto a Pluto. Erano forse troppo duri, anche per una guerriera forte come lei? Erano forse ingiusti?
No.
Erano il prezzo da pagare per preservare il tempo; così mutevole, così fragile. La Guerriera di Plutone aveva accettato il suo destino con grande devozione ed era una cosa che Queen sapeva con certezza. L'ammirava molto per questo.
Ma ora, che si trovava a vagare per quei corridoi così bui, da sola, senza inibizioni non era più sicura di ciò che stava succedendo. Forse erano semplici insicurezze, semplici pensieri buttati all'aria,
Ma ciò li rendeva forse meno reali?
Girò un angolo, e un altro ancora.
I suoi passi rimbombavano senza affanni sulle mura di marmo bianco, che ora sembravano di un inquietante blu scuro per via dell'ora tarda. Ogni angolo sembrava più buio del precedente, come a nascondere qualcosa di ben più minaccioso della semplice oscurità.
Girò un angolo, e un altro ancora.
Ma dov'era, Endymion? Perchè non sentiva più la sua presenza? Perchè gli sembrava così distante, adesso?
"Forse non è solo adesso che è così distante" si sentì mormorare nella propria testa. "Sono sciocchezze. In questo periodo ha molto da fare. Lui...lui è sempre qui, con me". Cercò di cacciar via quei pensieri così rapidamente che non badò a dove stesse mettendo i piedi, fino ad urtare qualcosa, o qualcuno.
«Serenity, cosa ci fai qui a quest'ora?» mormorò l'uomo con strana naturalezza. Passarono alcuni secondi prima che Serenity rispondesse. Dietro alle spalle di Endymion c'erano le porte che conducevano a Sailor Pluto ed avrebbe quasi giurato di aver visto un paio di penetranti occhi rossi sbirciarli, prima che le porte si chiudessero definitivamente.
«Potrei farti la stessa domanda» tagliò corto lei, a labbra serrate. Non era in vena di assecondarlo, non quella sera.
«Stavo semplicemente....»
«Hai fatto visita a Pluto, non è vero?» quelle parole, così scoccate, avevano lasciato Endymion senza fiato. Quindi sapeva? Aveva capito qualcosa? Lo aveva visto forse uscire da quelle porte pochi minuti fa?
No, era impossibile. L'aveva incontrata quando ormai erano giù chiuse.
«Ma no, cosa ti salta in mente. Stavo solo controllando la situazione per i corridoi...lo sai che non infrangerei mai i tabù che hai imposto a Pluto, anche se non li condivido». 
Serenity sapeva che mentiva, lo sapeva. Lo sentiva. Ma non aveva prove. Nulla, se non insicurezze. Ma Endymion aveva appena ammesso che non condivideva i tabù dettati a Pluto, una cosa che non si era mai permesso di contestare. O almeno, fino ad ora.
«E com'è, la situazione?» sospirò, abbassando le spalle in segno di resa verso se stessa. Non aveva il coraggio di continuare su quella strada. Per paura di ciò che avrebbe potuto trovare.
L'uomo le sorrise, come sollevato «Tutto normale. Che ne dici di andare a cena? Altrimenti Small Lady non ci lascerà più nulla da mangiare». La precedette verso la sala da pranzo, continuando a chiacchierare, come a voler far cadere il discorso. Camminava a testa bassa, immersa nei suoi pensieri che, sapeva, si stavano annidando in lei.
Serenity rimase di proposito indietro. Camminava a testa bassa, con una mano sul mento, immersa nei suoi pensieri. Immersa in una decisione che non sapeva se prendere.
Scoprire la verità, oppure...continuare a mentire.

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Ed anche la sera le sembrava bugiarda, immersa tra le sue profumate coperte di seta. La luna non c'era, le stelle non c'erano. Solo il buio faceva da padrone a quella sera.
Endymion era ancora in bagno. Uno dei suoi difetti era che ci metteva sempre troppo tempo per andare a dormire, come a non voler far terminare mai le sue giornate. Far finta che fossero eterne. Quando uscì portò con se un odore di lavanda. Il pigiama, del medesimo colore, gli donava molto. Serenity amava quel colore, come amava la persona che lo portava.
Si, almeno di quello era sicura. Lei amava ancora.
Endymion si mise a rovistare nei cassetti del comodino, forse in cerca degli occhiali per leggere. Serenity pensò che fosse l'occasione giusta per metterlo alla prova.
«Endymion...» mormorò in un sospiro, come quello di una persona che si sveglia da un lungo sonno
«Si?» lui non si girava, non la guardava. Era così preso dal suo comodino...lei gli cinse il petto con le braccia, appoggiò la testa sulla sua schiena. Poteva sentire il battito del suo cuore...ora, così lontano «Ti amo.» 
Il cuore di lui mancò un colpo, forse due. Sperava che non se ne fosse accorta. Non ce la faceva. Non ce la faceva a recare così tanto dolore ad entrambi, inconsciamente. Eppure ci riusciva. «Ti amo anch'io» si voltò, incontrando gli occhi della persona che aveva amato una volta, facendo incontrare le loro labbra.
"Menti" pensava lei, mentre ricambiava il lungo bacio. Eppure sembrava tutto così reale, tutto così tranquillo. Forse era davvero tutto nella sua testa. Le cose andavano bene. La pace regnava sovrana, il regno era prosperoso. Nel palazzo tutto andava per il meglio.
Si, Serenity faceva male a preoccuparsi per nulla. Doveva imparare a non dar più retta alle sue insicurezze. Erano cose del passato, di una Serenity che aveva cercato di cambiare per farla diventare una perfetta regina, una regina all'altezza del suo re.
Mentre si addormentava, nella sua mente aleggiava una tetra verità che cercava di soffocare. Aveva fatto la sua scelta.

Mentire.

Il mattino dopo il sole si stagliava alto all'orizzonte. Il cielo era di un azzurro profondo che si specchiava nell'immenso palazzo di cristallo colorandolo di un azzurro altrettanto profondo.
La colazione era stata piacevole. Small Lady aveva mangiato tutto e anche Serenity si era concessa di esagerare, per quella mattina. Si sentiva molto bene. Endymion le aveva promesso di fare una passeggiata con lei, l'altra sera. Non vedeva l'ora.

5...
10...
25...
30...


I minuti passavano lenti, Endymion ancora non si vedeva all'entrata del palazzo. Forse era stato trattenuto? Ricominciò a cercarlo, come l'altra sera. Però questa volta più tranquilla.
Incrociò un cortigiano che stava trasportando una pila di scartofie, quelle di cui di solito si occupava Mercury.
«Scusi, ha visto il re in giro?» chiese in tono docile, raccogliendo perfino qualche foglio che era caduto al malcapitato.
«Oh grazie, mia regina. E' sempre così gentile...comunque il re ha detto che avrebbe passato la mattinata in biblioteca e...»
Serenity non sentiva più nemmeno la voce di quel cortigiano. I suoi dubbi, così celati, erano stati confermati. Endymion non avrebbe rimandato la loro passeggiata per rintanarsi in biblioteca, a meno che...
«Grazie, ora so dov'è. Vado da lui.» si diresse a passo svelto verso l'unico luogo in cui avrebbe potuto trovarsi in quel momento, verso l'unico luogo in cui non si sarebbe dovuto trovare.
«Mia regina, dove va? La biblioteca è dalla parte opposta!»
Ma ormai Serenity aveva scelto, Nulla l'avrebbe più fermata, nemmeno la sua vigliaccheria. Ormai, aveva deciso.

Verità.



 

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