The Accident and What Followed

di A_Dark_Fenner
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1: The Accident ***
Capitolo 2: *** #2: Beware of the Pterodactyl ***
Capitolo 3: *** #3: Do not touch ***
Capitolo 4: *** #4:Interlude ***



Capitolo 1
*** #1: The Accident ***


The Accident and what Followed


Chapter #1: The Accident


Owen era intento alla dissezione di un alieno color malva che avevano rinvenuto quella mattina presto vicino al porto, e che attualmente giaceva steso sul tavolo delle autopsie di fronte a sé.
E si stava annoiando a morte.
L’alieno non era davvero nulla di particolarmente interessante: una specie di blob dotato di organi interni, fondamentalmente una lumaca da un altro mondo, morta peraltro, probabilmente di disidratazione; Jack però, per qualche oscuro motivo, aveva insistito perché fosse sottoposta ad un’analisi più approfondita. Owen sbuffò, estraendo una massa giallastra che doveva essere stato il fegato della creatura, e lo spostò in un contenitore di metallo accanto al tavolo. Mentre stava iniziando ad analizzarne un campione per rilevarne eventuali caratteristiche sconosciute, la porta ad ingranaggio dell’Hub rotolò da un lato, e l’allarme iniziò a suonare, come ogni volta che qualcuno faceva il suo ingresso nella struttura. Owen dedusse si trattasse  di Jack e Ianto di ritorno da una sessione di caccia al Weevil, pertanto non si preoccupò nemmeno di alzare lo sguardo dalla sua attuale occupazione.
Si concesse un momento per riflettere sulle cose alle quali lavorare per Torchwood portasse ad accettare come assolutamente normali, ma liquidò praticamente subito il pensiero con un’indifferente alzata di spalle, e si preparò a tornare alla routine di una giornata senza previsioni di attività del Rift. O almeno così pensava.
“Ianto, aspetta!”
“Mi lasci in pace, signore.”
Quel breve scambio di parole portò allo spostamento dell’attenzione di Owen dalla lumaca aliena ai suoi colleghi, sbirciando dal basso della base medica verso il centro della sala principale dell’Hub, dove i due erano attualmente in piedi, uno di fronte all’altro.
Signore? Oh, avanti, è stato un incidente!”
Owen ridacchiò tra sé. Probabilmente il Capitano aveva fatto qualcosa di estremamente stupido; flirtare con qualcuno era in cima alla lista delle sue ipotesi, seguito dall’aver molestato Ianto in luogo pubblico o dall’aver osato toccare la sua macchina per il caffè.
Oh, lui odiava quando qualcuno lo faceva. L'aveva imparato a sue spese.
“Non credo di poter classificare quello che è successo come un semplice incidente, mi dispiace!”
La voce di Ianto era così scossa che quasi preoccupò Owen. Quasi.
Vide Jack avvicinarsi all’altro, e lui evitarlo allontanandosi velocemente, trascinandosi dietro il corpo svenuto del Weevil.
“Mi troverà alle celle, e poi in archivio, se dovesse aver bisogno di me.” Fece una pausa, poi vide la bocca di Jack aprirsi per parlare. “Ed intendo davvero bisogno di me, nel caso il mondo decida di finire -di nuovo- ad esempio.”  Precisò, interrompendo il commento suggestivo che era certo sarebbe uscito dalle labbra del Capitano.
Detto ciò, la figura di Ianto sparì nelle profondità dell’Hub. Owen vide Jack abbassare il capo e sospirare pesantemente, e decise che quello fosse un buon momento per la sua studiatamente tempestiva apparizione. Così magari avrebbe potuto infastidirlo un po’: dopotutto il suo hobby era “torturare coppie in relazioni felici”. Anche se, a giudicare dalla scena appena consumatasi di fronte ai suoi occhi, "felici" sembrava un aggettivo un tantino esagerato.
Salì velocemente le scale che portavano al punto nel quale Jack sembrava fissato permanentemente, e gli diede una pacca sulla spalla che lo fece sobbalzare. Strano, considerò: di solito Jack avvertiva facilmente la presenza di qualcun altro in una stanza assieme a lui. Non se ne preoccupò particolarmente, poteva essere semplicemente stanco. Lo fissò, sogghignando.
“Perché teaboy è così arrabbiato? Con quale specie aliena hai deciso di provarci, quest’oggi?”
Jack non rispose, continuando a rivolgere lo sguardo verso la massiccia porta di metallo, ormai chiusa, davanti a sé. D’accordo, ora Owen iniziava davvero a preoccuparsi.
“Jack?”
“Mi ha ucciso.”
Un silenzio gelido cadde su di loro, la mascella di Owen che scendeva in maniera assolutamente comica, e Jack ne avrebbe riso, fosse successo in qualunque altro momento. Non era certo un’espressione tipica, sul viso del giovane dottore, e non l’avrebbe lasciato in pace al riguardo per giorni.
Ma al momento non era decisamente dell’umore.
“…Ucciso?” Riuscì finalmente a chiedere Owen, il suo tono assolutamente incredulo.
Jack annuì.
“Ianto.” Iniziò Owen, convinto di aver capito male, “Ianto Jones. Il nostro Ianto. Quello che ti scopa con gli occhi e non solo ad ogni momento libero, ti ha ucciso.”
Jack annuì ancora, sentendo un piccolo sorriso involontario farsi strada sulle sue labbra alla definizione di Ianto del dottore. Quest’ultimo ebbe la netta impressione di essersi perso qualcosa di importante.
“D’accordo, io sono un dottore e non uno psicologo, e non ci tengo particolarmente a sapere cosa passa per la testa del teaboy, soprattutto non quello che riguarda te, ma perché diavolo è lui quello arrabbiato e non tu?”
Jack staccò finalmente gli occhi da quel punto invisibile di fronte a sé per voltarsi verso Owen, che non mancò di notare subito la ferita non ancora del tutto scomparsa sulla fronte del Capitano, chiaramente un foro di pallottola. Jack sospirò.
“Il Weevil sembrava più grande e forte dei soliti, e non riuscivamo ad avvicinarci abbastanza a lui da spruzzargli addosso lo spray. Tu lo sai bene che i Weevil non muoiono con un semplice colpo di pistola, ma abbiamo considerato che probabilmente l’avrebbe stordito abbastanza da riportarlo qui senza rischiare troppo. Lui era quello con la posizione più favorevole per farlo, visto che era praticamente fuori dal suo campo visivo: io ero troppo vicino a lui, e si sarebbe accorto di me.” Fece una pausa, sospirando, “Purtroppo, quando Ianto ha premuto il grilletto, io ero ancora esattamente nella traiettoria della pallottola. Non mi sono spostato abbastanza in fretta. Ma non l’ha fatto apposta, non ne poteva niente: non voleva uccidermi!”
Owen sogghignò.
“Ne sei sicuro?”
Jack gli lanciò un’occhiataccia, allontanandosi dal medico per sedersi pesantemente sul divano accanto alle scrivanie di Gwen e Tosh. Le due donne erano uscite a comprare il pranzo, e sarebbero state di ritorno in una mezz’ora. Owen lo seguì, piazzandosi in piedi di fronte a lui.
“Comunque non hai risposto alla mia domanda: perché è così arrabbiato?”
Il Capitano prese a massaggiarsi le tempie, imprecando sottovoce.
“Non è arrabbiato, si sente in colpa. È convinto sia stata colpa sua.”
Owen alzò un sopracciglio.
“E non lo è?”
Il medico ricevette la seconda occhiataccia della giornata, ed alzò le mani in segno difensivo.
“Ehy, ehy: stavo solo dichiarando i fatti!”
Jack sbuffò.
“Piuttosto ipocrita da parte tua, considerando che, secondo i fatti, Ianto non è il primo ad avermi sparato in questo team, se la mia memoria non m’inganna.”
Owen si zittì, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro ed incrociando le braccia al petto.
“Non nego le mie responsabilità.” Borbottò, evitando lo sguardo di Jack, “Ed ho chiesto scusa.” Aggiunse sottovoce.
Il Capitano annuì, addolcendo la sua espressione.
“Sì, ed io ti ho perdonato.”
Owen annuì a sua volta, le braccia ancora incrociate al petto ed il suo solito broncio dipinto in viso. Decise di cambiare discorso, prima che il silenzio diventasse imbarazzante.
“Comunque, ché intendi fare con Ianto?”
Jack quasi si permise una mezza risata notando come la “o” finale del nome del suo amante suonasse estremamente buffa nell’accento londinese del giovane medico che, come ogni inglese che si rispetti, tendeva ad aggiungere una “u” and ogni vocale rotonda, rendendola quasi palpabilmente più dolce.
A dirla tutta, un po’ gli ricordava Rose.
“Sinceramente, non ne ho idea: ho provato a farlo ragionare, ma è più testardo di Gwen quando vuole, ed ha preso questa storia molto sul serio.” Sospirò per l’ennesima volta, “Suppongo che dovrò aspettare che gli passi, che si senta di nuovo a suo agio con me attorno. Non ho idea di quanto ci metterà.”
Owen emise uno sbuffo nervoso.
“Tipico del teaboy: prendersi colpe e responsabilità inutili e che non ha.”
Jack annuì, rassegnato.
“Ho cercato di fargli capire che sarebbe potuto succedere a chiunque, ma non ho voluto sentir ragioni.”
Il silenzio che seguì quest’ultima affermazione non durò che un minuto o due, perché Owen si illuminò all’improvviso, apparentemente senza motivo, schioccando le dita entusiasta.
“Jack…”
Il Capitano alzò gli occhi sul dottore, trovandogli stampato in viso un sorriso vagamente inquietante.
“Owen?”
Il medico gli si avvicinò, piazzandosi davanti al divano a gambe divaricate e mani sui fianchi.
“Ho la soluzione al tuo problema.”
Fissando il suo ghigno, Jack trovava difficile decidere se sentirsi estremamente sollevato o estremamente terrorizzato.


ndA: E poi boh, l’ispirazione chiama nell’ora di filosofia, e tu non puoi far altro che rispondere.
Questa fic puo’ essere ambientata da qualche parte tra “To the last man” e “Meat”, ma non ci saranno grandi spoiler per nessuno dei due episodi, o per la seconda stagione in generale. Più avanti conterrà un po' più di introspettività, ma giuro che non sarà mai pesante.
Tanto per essere chiari, io guardo la serie in originale, e non posso fare a meno di utilizzare alcuni termini inglesi, visto che secondo me hanno molto più senso e carisma delle loro traduzioni in italiano. In questo capitolo ho usato il termine Hub, che se non sbaglio in italiano è tradotto come Nucleo, Rift, che in italiano é tradotto con fessura, e teaboy, che se non sbaglio è tradotto come maggiordomo, ma che non è propriamente esatto, essendo più che altro un "soprannome" affibiatogli da Owen.
Mi pare più che evidente che il pairing principale sarà Janto, ma chissà, dentro potrebbero finirci anche un po’ di Towen e Gwys.
Per ora è tutto.
Kisses and ‘til next time,

A_Dark_Fenner

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Capitolo 2
*** #2: Beware of the Pterodactyl ***


TAAWF Chapter #2: Beware of the Pterodactyl

"Quindi questo é il tuo piano."
Non era una domanda, più che altro assomigliava ad un' incredula affermazione.
"Esatto."
Dopo un momento di silenzio, un commento emerse spontaneo.
"Owen, questa é decisamente l'idea più assurdamente stupida che tu abbia mai avuto."
Era stata Gwen a parlare; lei, Tosh, Jack e Owen sedevano attorno al tavolo dei meeting, il pranzo cinese takeaway che si raffreddava nei piccoli cartoni bianchi di fronte a loro. Di Ianto, nessuna traccia.
Owen sbuffò, infastidito.
"Se hai idee migliori, sweetheart, prego, esponile."
Si era premurato di utilizzare il nomignolo che sapeva Gwen disprezzasse con tutto il cuore. La suddetta aprì la bocca per ribattere, ma dovette richiuderla subito, rendendosi conto di non avere in effetti idea di come smontare il piano del dottore.
Owen sogghignò, gustandosi la sua piccola vittoria, mentre si appoggiava meglio contro lo schienale della sedia imbottita.
"Come immaginavo."
Sul viso di Gwen si disegnò un broncio infantile, mentre tamburellava le dita sulla superficie lucida del tavolo mugugnando tra sé.
"Rimane comunque un piano stupido."
Tosh, accanto a lei, alzò le spalle sorridendo timidamente in direzione di Owen.
"Io penso possa funzionare. Deve: odio vedere Ianto in quello stato..."
Dopo un momento di piacevole sorpresa, Owen la ringraziò con un cenno del capo e l'ombra di un minuscolo sorriso, che bastò a far colorare deliziosamente le guance della giapponese.
Gwen le scoccò un'occhiata incredula: possibile che fosse l'unica a rendersi conto dell'assurdità della situazione? Si voltò allora verso la sua ultima speranza di comprensione, che sedeva di fronte a lei con un'espressione indecifrabile in volto.
"Jack? Tu che ne pensi?"
Il Capitano non rispose subito, ma lanciò uno sguardo attraverso la vetrata che dava sul centro dell'Hub, in basso sotto di loro. Ianto, di ritorno dall'archivio, stava mettendo in ordine dei documenti. O almeno così sembrava: Jack aveva la certezza che quel lavoro Ianto l'avesse finito ore prima, preciso ed efficente come sempre. Il gallese alzò gli occhi verso la sala meeting, incrociando lo sguardo di Jack. Li riabbassò un momento dopo, tornando alla sua -finta- occupazione. Il Capitano chiuse gli occhi, rassegnato: la situazione era peggiore di quanto avesse immaginato.
Gli altri occupanti della stanza si guardarono tra loro, in attesa di una risposta.
Gwen aprì bocca per di nuovo, ma prima che potesse dire qualcosa per attirarne l'attenzione, Jack si voltò verso di loro, riaprendo gli occhi.
"Facciamolo."

Circa mezz'ora più tardi, quando ormai tutti avevano finito di mangiare e stavano per uscire dalla sala meeting, Ianto fece la sua comparsa, scusandosi per il ritardo causato, a detta di lui, da del lavoro arretrato.
"Vuoi che resti a farti compagnia?" Chiese Jack, il suo tono vagamente speranzoso.
Ianto si sedette, dandogli la schiena.
"La ringrazio, ma no. Le ho portato alcuni documenti da firmare, li troverà sulla sua scrivania. Meglio non perda tempo, visto che é già indietro di settimane sul lavoro d'ufficio, al solito. E non finga che non sia così, perché quella pila di documenti non puo' essere composta completamente da coupon pubblicitari. Ancora mi chiedo come ci arrivino quì, comunque."
Jack quasi tremò, da quanto l'atmosfera era diventata gelida tra loro. Persino le piccole battute pungenti di Ianto non riuscivano ad scaldarla un po'. Era come essere tornati ad un anno e mezzo prima, alle settimane dopo Lisa. Dopo un'altra morte.
Non era stato un periodo piacevole.
Tosh poggiò la sua mano sul braccio di Jack, muovendo le labbra a formare la parola "andiamo", e guidandolo verso la porta.
Ianto rimase solo nella stanza, ed aprì mestamente la sua porzione di cinese, separando con un colpo secco le bacchette usa e getta. Sospirò frustrato, iniziando a mangiare con scarso entusiasmo. Le mani ancora gli tremavano un poco.
Stava sinceramente odiando quella situazione, ma non avrebbe potuto sopportare di star vicino a Jack o a gli altri, al momento. Isolarsi era il suo modo di reagire allo stress. E lui era decisamente stressato.
Aveva visto il Capitano morire e tornare tante volte che quasi gli riusciva difficile tenerne il conto, ormai; una volta aveva persino temuto di non vederlo tornare affatto. E tutte quelle volte, quando Jack aveva aperto gli occhi, lui era sempre stato lì ad accoglierlo, a meno che non fosse impegnato a, beh, salvare il mondo in attesa del suo ritorno.
Ma quella volta era diverso. Dannatamente diverso. La consapevolezza di essere il responsabile del sangue che usciva copioso dalla sua fronte, del tremendo vuoto che ironicamente riempiva per alcuni minuti i suoi occhi azzurri e di quel respiro aspirato che sembrava strappargli i polmoni dal petto quando la vita tornava, prepotente, in lui... Era orrendo. Era come rivivere un incubo che aveva tentato di dimenticare, di seppellire nei recessi inesplorati della sua memoria.
Forse, se avesse odiato Jack come si era prefissato di fare dopo quella sera, se non gli avesse permesso di penetrare la sua inespugnabile facciata, se avesse mantenuto le distanze tra loro, il suo mondo non si sarebbe capovolto. Forse avrebbe fatto meno male.
Ma ormai era tardi per quello, considerò, con un sorriso agrodolce sulle labbra.
Venne bruscamente distratto dalle sue riflessioni quando sentì un rumore familiare provenire dall'alto del soffitto dell'Hub. Alzò gli occhi dal suo pranzo, cercando con lo sguardo la causa -molto preistorica- del verso soffocato che aveva sentito un momento prima.
Myfanwy stava combinando qualcosa, anche se non aveva idea di cosa, visto che dalla sua posizione non poteva vedere il nido dello pterodattilo. Probabilmente era affamata, considerò, sperando vivamente che il Capitano si ricordasse di darle da mangiare. Myfanwy non amava ricevere visite che non fossero di Ianto: tollerava Jack ed aveva iniziato a fidarsi di lui, ma degli altri tre membri del team non voleva saperne. Avevano scoperto fosse una creatura molto testarda, in effetti.
Ritornò al suo pranzo, anche se non per molto.
"Jack! NO!"
Fece appena in tempo a voltarsi verso la vetrata per vedere un familiare cappotto della RAF, con al suo interno un altrettanto familiare Capitano, cadere a corpo morto dal soffitto dell'Hub, per schiantarsi dopo pochi secondi sulla pavimentazione metallica, con un orrendo rumore secco. Gli occhi di Ianto si dilatarono considerevolmente, mentre rimaneva immobile per qualche secondo, pietrificato. Scattò in piedi un attimo dopo, il pranzo completamente dimenticato. Corse  fuori dalla sala meeting, lungo il breve corridoio e giù per le scale, arrivando ansimante ma composto al luogo della caduta. Il suo sguardo incredulo incontrò quello vacuo di Jack, e lui sentì il suo stomaco stringersi per la seconda volta in quella giornata.
Dio, Ianto odiava il lunedì.
Vide arrivare gli altri con la coda dell'occhio, mentre si avvicinava al corpo senza vita di Jack. Cercò di ignorare le strane posizioni che gli arti del Capitano avevano assunto a causa dell'impatto e lo trascinò fuori dalla bassa vasca d'acqua nella quale era scivolato. Almeno sarebbe stato all'asciutto, quando si sarebbe svegliato. Owen fece qualche passo avanti, aiutando l'archivista a spostare il peso morto di Jack, senza dire una parola. L'espressione di Tosh era illeggibile, anche se sembrava vagamente preoccupata mentre Gwen , accanto a lei, si mordicchiava nervosamente le unghie. Solo quando ebbe appoggiato il più delicatamente possibile Jack a terra, Ianto si rese conto che sulle sue mani c'era un altro liquido oltre al sangue di Jack, più denso e scuro. A quanto sembrava, tutto il cappotto del Capitano ne era macchiato.
Si annusò le mani, incredulo.
"
É...
É..."
"Sciroppo di cioccolato." Finì Gwen per lui, in un sussurro.
Ianto si voltò di scatto verso di lei, sorpresa e confusione dipinti sul suo volto.
Lei sorrise debolmente in risposta, mostrandogli le proprie mani, anch'esse sporche del liquido denso e scuro. Ianto sbatté le palpebre, mentre iniziava a mettere insieme i pezzi.
"E perché c'é dello sciroppo di cioccolato sul cappotto di Jack e sulle tue mani?"
Gwen non rispose, abbassando lo sguardo.
"Hai tentato di dare da mangiare a Myfanwy?"
"...Sì."
Il silenzio che seguì l'ammissione di Gwen parlò più di qualunque commento che Ianto avesse potuto fare. La situazione si sarebbe potuta dire comica, se non ci fosse stato un cadavere tra loro. Ma dopotutto, quello era Torchwood. Lei, comunque,  ruppe quello stallo, sentendosi in dovere di dare delle spiegazioni.
"Io... Ho proposto a Jack di andare a portare a Myfanwy la sua carne, visto che tu stavi ancora pranzando. E, ecco... Siccome tu dici sempre che lei adora il cioccolato, ho pensato di mettere un po' di quello liquido che tu tieni vicino al caffé sul suo cibo, per farle piacere. Pero', per errore, mentre lo aprivo, ne ho spruzzato sopra a Jack. E... A quanto pare Myfanwy considera edibile qualunque cosa sia coperta di cioccolato. Così si é lanciata su di lui e..."
"Lui é caduto." Annuì Ianto, i suoi sospetti confermati.
Gwen abbassò di nuovo lo sguardo, trovando improvvisamente i suoi anfibi molto interessanti.
"Giuro che non l'ho fatto apposta!"
In quel momento, Jack spalancò gli occhi ed aspirò avidamente la vita.
Ianto si voltò verso di lui, la maschera professionale che mal copriva il suo reale interessamento.
"Si sente bene, signore?"
Jack annuì debolmente, cercando con gli occhi la faccia alla quale apparteneva quel delizioso accento gallese. Ianto gli si avvicinò di più, mettendo un suo braccio attorno alle proprie spalle per aiutarlo ad alzarsi. Nel processo, tutte le ossa fuori posto tornarono dove sarebbero dovute essere, originando  scricchiolii orrendi, e quelle rotte si aggiustarono velocemente. Era ancora sporco di sangue, ma quando fu del tutto in piedi non c'era altro indizio che desse ad intendere una caduta così tragica. Gwen si lanciò su di lui, sprofondando la faccia nel suo cappotto.
"Scusami, Jack. Scusami tanto..."
Jack le carezzò dolcemente la schiena, consolandola.
"Ssh, va tutto bene. Non é stata colpa tua: non l'hai fatto apposta..."
Ianto osservò in silenzio la scena, un vago senso di fastidio all'altezza del cuore a quella vista. Non che non ci fosse abituato, era una semplice reazione inconscia. Fece per sistemarsi la cravatta, ma si rese conto di avere le mani ancora sporche di cioccolato e sangue. Allora, parlò.
"Se é sicuro di stare bene, io vado a pulirmi, e le consiglio di fare altrettanto: se ci sono due cose che Myfanwy adora sono il sangue ed il cioccolato. Una..." Si interruppe un momento, per poi correggersi. "Due morti in un giorno sono più che sufficienti, anche per lei."
Detto ciò, si voltò verso il corridoio che portava ai bagni, lasciandosi alle spalle gli altri quattro. Quando la sua figura scomparve definitivamente, Owen si rivolse a Gwen.
"Sei una pessima attrice."
Gwen sbuffò, tentando di colpire il braccio di Owen con un pugno, che lui evitò senza problemi.
"Sentiamo, signor Steven Spielberg, cosa c'era che non andava nella mia recitazione?"
" 'Jack, mi dispiace così tanto!' " Rispose Owen, imitando tono di voce ed accento di Gwen. "Penoso."
L'ex-polizziotta assottigliò gli occhi, e gli si avvicinò pericolosamente.
"Stai attento, perché qualcos'altro potrebbe diventare penos-"
"Bambini, comportatevi bene." L'interruppe la voce di Jack, mentre il Capitano faceva scrocchiare rumorosamente il suo collo ancora leggermente lussato. Si piazzò dietro di loro, e circondò le spalle di entrambi con un braccio, separandoli e preventivando qualsiasi scontro fisico tra i due.
"Atteniamoci al piano. Continuiamo."
Owen sogghignò, facendo cadere il suo sguardo su Tosh, che prontamente gli sorrise di rimando.
"Toshiko?"
"Sono pronta."


ndA (eterne ma, giuro, utili. Leggete! çwç):
Innanzitutto, chiedo venia per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo. Il punto é che scrivo su un quadernino, prevalentemente a scuola, ma poi devo copiare quello che scrivo al pc, ed ultimamente sembra che io non ne abbia mai il tempo. Poi, non é che a scuola possa scrivere costantemente.
Comunque, qualche breve nota sulla storia in sé, e vedrò di andare con ordine (?):
  • Lo pterodattilo si chiama davvero Myfanwy. John Barrowman dice nell'intervista di Torchwood Declassified dell'episodio 1x04 Cyberwoman, che é questo il nome che il cast ha deciso di darle. Il nome é gallese, naturalmente, e deriva da annwyl, che vuol dire più o meno "adorata". Il nome é famoso per una canzone composta da Joseph Parry nel 1875. Probabilmente non vi interessava, ma io ve l'ho detto comunque =w= ;
  • Owen chiama Gwen sweetheart per farla arrabbiare, nel mio personale headcanon (supportato dal seconod episodio della prima serie, comunque);
  • Ho tentato di rendere Ianto meno "debole" possible, perché lo ritengo un personaggio con una grande personalità, ma allo stesso tempo di far trasparire il suo vissuto non sempre facile (Lisa in primis) e le conseguenze che ha sulle sue emozioni, e spero vivamente di esserci riuscita. Per quanto riguarda Gwen, ci tengo a sottolineare che questa fic non é di Gwen-bashing. C'é un motivo per cui si é comportata così. E lo vedrete. :trollface: Ammetto tranquillamente di non amare alla follia il personaggio, diciamo pure che alle volte mi infastidisce. Ma ha anche lei le sue qualità, e ritengo di poterci lavorare senza problemi, magari "migliorandola" nella misura in cui lo ritengo necessario;
  • Ianto tiene il cioccolato per fare il mocaccino. Il suo delizioso, fantastico, orgasmico (?) mocaccino. Altro che Starbucks.
Ed ora, ringraziamenti e risposte alle recensioni:

Ringrazio immensamente chi ha messo la fic tra le seguite: spero di non deludere le vostre aspettative!^^
Ringrazio quella pagliaccia di lolle_dancer, anche conosciuta come la mia vicina di banco e/o la mia ranocchia personale et adorata che legge e che mi sprona a scrivere. Anche sotto minaccia, ci tengo a sottolineare. Quindi, per ogni aggiornamento "veloce", ringraziate lei. :heart:

@Rei Hino: ti ringrazio davvero molto per i complimenti, e sono felice che tu condivida la mia idea sulle parole originali!^^ Riguardo ai personaggi: io tengo immensamente all'IC, sono convinta che sia una delle prerogative più importanti per la buona riuscita di una fic, sono felice che si noti il mio impegno al riguardo! Di nuovo grazie, ed alla prossima!^^

@Smee: non potrei mai dimenticarmene! çwç Comunque, grazie mille per i complimenti, spero di soddisfare le tue aspettative! Alla prossima!^^

@Noel: mille grazie per i complimenti, cercherò di mantener fede alle tue aspettative!^^ Questa storia non sarà mai
totalmente malinconica, perché io credo che il senso di Torchwood sia mischiare il comico, l'azione ed l'introspettività, creando qualcosa di "innovativo", quindi tenterò di fare altrettanto!^^ Questo capitolo forse é un po' più introspettivo, ma il prossimo sarà più divertente, a parer mio!
Ancora grazie, ed alla prossima!^^

AVVISO IMPORTANTE:  Domenica prenderò allegramente il volo per Londra, e ci resterò una settimana. A meno che non riesca a finire e copiare al pc il prossimo capitolo, gli aggiornamenti saranno possibili dal 10 ottobre in poi.
É tutto. Ho scritto un papiro, ma é tutto.
Kisses and 'til next time,

A_Dark_Fenner

P.S.: Avete capito qual'é il piano ideato da Owen? Se sì, non lo dite. Perché lolle_dancer ancora non lo sa. :evil:

P.P.S.: Se siete interessati, ho aperto un contest Janto sul forum EFP. Ecco a voi il link :heart:

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Capitolo 3
*** #3: Do not touch ***


taawf2 Chapter #3: Do not touch

Ianto fece scorrere l'acqua tiepida tra le sue dita macchiate di sangue e di cioccolato. Voleva levarsi di dosso quella poltiglia il più in fretta possibile, sia per evitare di diventare il dessert di Myfanwy, sia per eliminare dalla sua persona l'odore del sangue di Jack; anche se, a ben pensarci, le due cose erano collegate.
Mentre si lavava le mani, iniziò a riflettere sui recenti avvenimenti: c'era qualcosa di strano negli altri membri di Torchwood, e questo era un fatto certo. Per prima cosa, Gwen non era una completa stupida. Incosciente e impulsiva, certo, ma non stupida. Pero', quello che aveva fatto era stato decisamente stupido. Inoltre, Tosh ed Owen erano decisamente troppo accondiscendenti al riguardo, avendo persino evitato qualunque tipo di commento riguardo le azioni di Gwen. Stava succedendo qualcosa, e lui lo sapeva.
Dopotutto, lui sapeva tutto.
Immerso nelle sue riflessioni, non realizzò l'avvicinarsi di passi calmi dall'entrata del bagno. Solo quando un paio di braccia che conosceva decisamente bene si fecero strada attorno ai suoi fianchi, tornò in fretta alla relatà. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse: il suo odore era più che sufficiente.
Dannati ferormoni del cinquantunesimo secolo.
"Signore?"
Jack si avvicinò in modo studiatamente lento alla schiena di Ianto, mentre le sue mani andavano a poggiarsi al ferro del lavandino di fronte all'altro, bloccandolo sul posto.
"Mh?"
"Che cosa sta facendo, esattamente?"
Ianto tentò di mantenere la sua voce neutra, riuscendoci solo in parte. Jack sorrise tra sé, non mancando di notare il suo lieve cambio di tono, seppur appena percettibile. Fece quasi combaciare i loro corpi, mentre metteva le mani sotto il getto d'acqua che Ianto non aveva fermato.
"Mi lavo le mani."
Ianto roteò gli occhi, anche se Jack, dalla sua attuale posizione dietro di lui, non poteva vederlo. Il Capitano continuò semplicemente a risciacquarsi le dita, come Ianto aveva fatto prima di lui. Si prese il suo tempo, e quando cinque minuti dopo ancora non dava cenno di volersi spostare, Ianto si schiarì la gola.
"Signore, sono abbastanza certo che le sue mani siano pulite."
Jack sogghignò.
"Tu dici? Non so: l'igiene é importante."
Per tutta risposta, Ianto abbassò la leva dell'acqua corrente e, con un movimento fluido, si liberò agilmente dalla posizione in cui Jack lo stava al momento trattenendo. Il Capitano fischiò ammirato.
"Sei diventato veloce."
"Faccio del mio meglio."
'Wow, deja-vu.' pensò Jack, le immagini di una conversazione di poco meno di due anni prima che gli tornavano alla mente. Una conversazione che aveva portato a quelle esatte parole, la prima volta che Gwen Cooper aveva fatto la sua apparizione nell'Hub. Un momento difficile da dimenticare, quello.
Jack si lasciò sfuggire un sorrisetto.
"Sai, stai ancora benissimo con un completo."
"E queste sono ancora molestie sul lavoro, signore."
Allora anche lui se n'era ricordato! Il Capitano sorrise speranzoso in direzione di Ianto, persuaso per un momento che tutto si fosse già risolto.
"Vado a fare il caffé: non ho alcuna intenzione di avere a che fare con un Owen Harper in crisi d'astinenza. L'ultima volta non é stato piacevole. A più tardi, signore."
... O forse no.
Jack annuì, facendogli cenno di andare tranquillamente. Quando la porta del bagno di fu chiusa dietro la schiena di Ianto, il Capitano si concesse uno sbuffo. C'era ancora molto da fare.

L'Hub era calmo. Solo il ritmico rumore dello scanner del Rift ed il ronzare dei macchinari a spezzare l'altrimenti completo silenzio. E ciò, inutile dirlo, era strano. Molto strano.
Generalmente, un silenzio del genere indicava la calma prima della tempesta. Ianto, infatti, non riusciva a levarsi di dosso la sensazione che presto sarebbe successo qualcosa, probabilmente non molto piacevole.
Nonostante il suo cattivo presentimento, ritenne un rischio di accettabile entità il dirigersi alla cucinetta dell'Hub e preparare con cura il caffé per sé e per i suoi colleghi.
In tutta sincerità, quella parte del suo lavoro non gli dispiaceva per niente. Aveva scoperto che un caffé poteva dire molto di una persona, e si divertiva ad indovinare le necessità giornaliere degli  altri membri del team, modificando leggermente i loro soliti peferiti: quello forte ma estremamente zuccherato di Owen, quello al ginseng di Tosh, il cappuccino con panna di Gwen, quello nero di Jack ed il proprio, macchiato e con poco zucchero di canna.
Quel giorno, se ne concesse un cucchiaio in più.
Uscì dalla piccola stanza con un vassoio di metallo e con le cinque tazze in bilico su di esso. Passò per primo da Owen, che ringraziò con il suo solito grugnito di apprezzamento, che sapeva essere il massimo che avrebbe potuto ottenere, quando il medico era immerso nel suo lavoro. Si diresse poi verso la scrivania di Gwen, che gli sorrise grata quando lui le porse la sua tazza, cominciando a bere avidamente quel dono degli dei che rispondeva al nome di caffé di Ianto. Lui le sorrise di rimando, ma quando si voltò verso la scivania di Tosh e la trovò vuota, sul suo viso si dipinse un'espressione perplessa.
"Gwen? Tu sai dove sia Tosh?"
La donna scosse le spalle in risposta.
"Ha detto qualcosa riguardo al dover mostrare dei risultati parziali di una ricerca a Jack, ma non ho colto i dettagli della cosa. Lo sai com'é quando entra in modalità genio del computer. Potrebbe parlare in aramaico e per me non farebbe differenza."
Con un tempismo quasi allarmante, la porta dell'ufficio di Jack si aprì, e l'aria si riempì delle voci di Tosh e del Capitano stesso.
"Quindi hai trovato un modo per decifrare quegli ideogrammi alieni?"
"Non del tutto, ma mi ci sto avvicinando. Non avendo un esperto di lingue tra noi, dobbiamo affidarci quasi completamente ai software di traduzione, e quello che sto progettando ha per base un algoritmo che..."
Ed a quel punto Tosh si lanciò in un'animata ed entusiasta descrizione del suo programma, che Jack sembrava capire alla perfezione. Ianto aveva il netto sospetto che "sembrava" fosse il termine giusto da usare: Jack poteva essere tecnologicamente più avanzato di loro di tremila anni o giù di lì, ma Tosh era insuperabile ed imbattibile nel suo campo, divergenze temporali o meno.
Durante la spiegazione di Tosh, i due si erano avvicinati alla scrivania della giapponese, davanti alla quale Ianto era ancora in piedi con i loro caffé.
"...E quindi se queste nuove equazioni venissero inserite nel nostro database- Ianto! Hai fatto il caffé! Sei un angelo!"
Ianto sorrise all'entusiasmo di Tosh, e le porse la sua tazza, dalla quale la donna iniziò a bere a piccoli sorsi. Jack prese a sua volta la propria, sorridendo nel riconoscere il sapore del suo aroma preferito.
"Perfetto, come sempre."
Ianto tossicchiò, approfittandone per coprire il proprio viso. Odiava quel suo riflesso condizionato di sorridere così spesso attorno al Capitano: si faceva vivo nei momenti meno opportuni. Poggiò il vassoio, e prese l'ultima tazza rimasta, e si unì alla pausa generale.
Jack, nel frattempo, scambiò delle veloci occhiate furtive con gli altri membri del team, che risposero a loro volta con sguardi altrettanto criptici. Bevve ancora qualche sorso di caffé, poi la sua attenzione venne catturata da un oggetto abbandonato sulla scrivania di Tosh, proprio dietro al punto in cui aveva poggiato la sua tazza. Sembrava un manubrio, sormontato da una scatoletta scura dotata di display, che era bizzarramente illuminato. Senza pensare, afferrò l'oggetto con entrambe le mani, allontanandosi di qualche passo dalla scrivania.
L'avvertimento di Tosh arrivò troppo tardi.
"Jack non-!"
Il corpo del Capitano fu improvvisamente scosso da violente convulsioni, piccole scintille che venivano a formarsi dove le mani ancora tenevano stretto l'oggetto. Non durarono che pochi secondi però, non lasciando nemmeno il tempo agli altri occupanti dell'Hub di tentare di avvicinarsi e staccarlo da quella trappola. La scossa se ne andò velocmente com'era arrivata, lasciando cadere il corpo di Jack a terra, privato di stimoli elettrici che lo mantenessero su due piedi.
Il silenzio cadde pesantemente su di loro ancora una volta.
"Cosa diavolo era quello?"
Owen diede un cauto colpo con il proprio piede all'oggetto ora apparentemente inerte, senza ottenere risultati eclatanti, o che almeno sciogliessero i suoi dubbi sull'identità dell'artefatto.
"É... Un gioco." rispose piano Tosh.
Ianto alzò un sopracciglio.
"Un gioco?"
La giapponese annuì, avvicinandosi alla propria scrivania ed estraendo un paio di guanti di plastica da un cassetto. Li indossò ed afferrò l'oggetto da una sola estremità, mostrandolo agli altri.
"Avete presente Lightning Reaction?"
Owen annuì.
"Quel gioco in cui tutti afferrano un'estremità di una piccola centralina elettrica e, dopo un tot di secondi, qualcuno prende una scossa?"
"Esatto. Solo che, beh... Questa versione proviene da quattromila anni nel futuro, e non é esattamente progettata per esseri umani, ma é tarata su una specie di ibridi apparentemente quasi del tutto cattivi conduttori di corrente elettrica. L'ho scoperto questa mattina, riuscendo a tradurre con il mio software parte dell'iscrizione sul retro della scatoletta nera. Avevo anche messo un cartello con la scritta 'non toccare', ma dev'essere scivolato via..."
"Jack non ha comunque mai compreso appieno il concetto di 'non toccare'..." commentò Ianto, perfettamente serio, senza staccare gli occhi da Jack. "Tornerà  tra circa un minuto."
L'ultima affermazione di Ianto fece voltare verso di lui gli altri tre, espressioni incredule sulle loro facce, alle quali lui rispose con un'occhiata sfuggente ed una lieve alzata di spalle.
"Non é la prima volta che lo vedo morire elettrificato."spiegò sbrigativo.
"Solo tu, Ianto. Solo tu potevi cronometrare i tempi di Jack." commentò Owen, scuotendo la testa.
Gwen trattenne un commento al riguardo, considerando che probabilmente quello non era il momento più adatto per una battuta a sfondo sessuale. Non poteva credere di averlo anche solo pensato. Passava decisamente troppo tempo sotto l'influenza di Jack, considerò. Se su di lei aveva quell'effetto, poteva solo immaginare le conseguenze che aveva su Ianto.
Il Capitano scelse quell'esatto istante per scattare a sedere con gli occhi spalancati ed il solito respiro aspirato, confermando la teoria di Ianto.
"D'accordo, teaboy, ora inizi ad inquietarmi davvero."
L'interessato scelse di ignorare platealmente il commento del medico, concentrando la sue attenzione su Jack, che si stava già alzando.
Vide Tosh avvicinarsi a lui, per poi inchinarsi profondamente.
"Gomennasai." disse "Avrei dovuto mettere quell'oggetto in un posto più sicuro."
Evidentemente, in casi del genere tendeva ad emergere il suo spirito prettamente giapponese di responsabilità e colpa.
Jack sorrise lievemente, toccato dal gesto di Tosh, e le afferrò delicatamente le spalle, facendola subito tornare in posizione eretta.
"Toshiko, non c'é alcun bisogno di essere così formale. Comunque, é ad ogni modo in parte colpa mia. Quindi niente musi lunghi." il suo sorriso si allargò, diventando brillante come sempre, e prese a carezzarle piano entrambe le braccia. "Ci siamo capiti?"
Tosh annuì piano, sorridendo lievemente di rimando.
Ianto osservò la scena in silenzio, sempre più convinto che qualcosa non stesse decisamente andando per il verso giusto. Un errore del genere da parte di Gwen, era quasi plausibile, ma Tosh? Precisa, metodica Tosh?
Oh no, deicsamente no.
Incrociò lo sguardo di Jack per un momento, senza riuscire a leggervi nulla. Era davvero snervante.
Ianto passò il resto del pomeriggio nell'Archivio, interrotto occasionalmente dalle visite di Jack, che sosteneva di dovergli consegnare oggetti da mettere in ordine su quegli apparentemente infiniti scaffali. Più volte Ianto gli ricordò che lui doveva finire di leggere, firmare e sottoscrivere vari rapporti da inviare alla U.N.I.T. entro il giorno  seguente, e che il lavoro di consegna degli artefatti poteva benissimo essere svolto da Gwen, ma il Capitano fece notare a Ianto l'importanza del controllo diretto del capo su questi affari delicati, la sua conoscenza superiore in campo alieno, la scarsa fiducia che nutriva nella presa salda
dell'ex-polizziotta su oggetti così pericolosi e via dicendo. Dopo la terza consegna, Ianto smise di ribattere le sue motivazioni, non avendo più la forza di rispondere agli attacchi verbali (ed occasionalmente fisici) del Capitano. Erano le sei, e non voleva fare altro che buttarsi a letto, dormire per quante ore gli sarebbe stato concesso e tentare di dimenticare quell'assurda giornata.
Fortunatamente, Jack sembrò essere d'accordo con lui, ed annunciò a gran voce la fine della giornata lavorativa.
"Bene ragazzi: il Rift sembra tranquillo, quindi potete andare. Bastiamo io e Ianto a fare sorveglianza, questa notte. Ci vediamo domani, puntuali alle 8:00."
Owen alzò un braccio in segno di assenso, e si voltò verso Tosh, che stava chiudendo la valigetta del suo portatile.
"Tosh! Ti va di andare a bere qualcosa? Non ho voglia di andare subito a casa..."
La giapponese era impreparata ad una proposta del genere, e si ritrovò a fissare Owen stupita per qualche secondo, salvo poi ricomporsi ed annuire entusiasticamente.
"Sì, certo! Non vedo perché no!"
Owen accennò al suo cinico sorriso di rimando, voltandosi poi alla propria sinistra.
"Ottimo! Oi, Cooper! Tu che piani hai? Ti unisci a noi?"
Gwen scosse la testa sorridendo, mentre estraeva il cellulare dalla tasca della sua giacca di pelle.
"Mi dispiace, ma Rhys questa sera ha in programma una cena romantica, e non ho intenzione di mancare!"
Jack le sorrise largamente, scendendo le scale che portavano all'atrio principale dell'Hub.
"Ah, una cena romantica! Come v'invidio! Ianto, credi che potremmo imitare l'esempio dei nostri due piccioncini?"
Ianto sbatté le palpebre, senza cambiare espressione.
"Credo che difficilmente la pizza a portar via possa rientrare nei canoni di romanticismo, signore."
Owen trattenne una risata, formando con le labbra la frase 'sta sera vai in bianco' in direzione di Jack, che aggrottò le sopracciglia in risposta.
"Bene allora, ci vediamo domani!"
La porta ad ingranaggio si aprì e si richiuse, l'eco del chiacchericcio dei tre membri di Torchwood uscenti che moriva con l'allarme dell'entrata.
Ma la notte, certo, era appena iniziata.




ndA:
Lo so, sono un disastro. Ci ho messo un secolo ad aggiornare, ma giuro che ho delle buone motivazioni: dopo che sono tornata da Londra ho dovuto recuperare una settimana di studio arretrato, compresi compiti ed interrogazioni seguenti, ed il fatto che presto dovrò sostenere la pratica della patente non aiuta il mio stato di perenne stress.
Ma giuro che tenterò di pubblicare in modo più costante, d'ora in poi! ewe
Ora, passiamo alla storia. Solo alcuni punti:

  • Nel dialogo originale, Jack dice a Gwen (nel dialogo del primo episodio della prima stagione a cui mi riferisco) di Ianto che "He looks good in a suit.", mentre in italiano é stato reso con "Oggi sei uno schianto.", che non c'entra assolutamente nulla. Inutile dire che io preferisco la versione originale;

  • Se conoscete charlieissocoollike (aka Charlie McDonnell), probabilmente conoscete già anche Lightning Reaction. In caso contrario, questo video dovrebbe chiarirvi molte cose;
  •  In questo capitolo ho voluto far emergere il lato più giapponese di Tosh verso la fine, e spero condividiate con me questa scelta. Nell'estate 2010 ho passato un mese e mezzo in Giappone in vacanza-studio, e penso di poter affermare di conoscere abbastanza bene il loro modo di fare, ed anche se Tosh é un'inglese d'adozione le sue radici sono pur sempre lì, ed  ho voluto farlo emergere un po'. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate di questa mia scelta!^^
Ed ora, ringraziamenti e risposte alle recensioni.

Un grazie immenso alle dieci (OMFGDIECI *sclera*) persone che hanno aggiunto la storia alle seguite: mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione sulla fic, sperando di non deludere le vostre aspettative!^^

@Noel: Ti ringrazio davvero molto!^^ In questo capitolo ci sono piccoli indizi ma, scuola permettendo, non dovrai attendere poi molto per conoscere la verità! ^^

@Smee: Grazie davvero, davvero tanto! Non sai quanto é bello per me sapere di aver catturato bene i personaggi!^^ E beh, vi voglio tenere un po' sulle spine, ma spero che il prossimo aggiornamento potrà essere più veloce di questo!


Il prossimo capitolo sarà un po'... Particolare. Ma interessante, ve l'assicuro! owo
Per ora, kisses and 'till next time,

A_Dak_Fenner

Ricordo ancora il contest Janto che ho aperto sul forum di EFP: passare a dare un'occhiata, sì? :heart:

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Capitolo 4
*** #4:Interlude ***


taawf3 Chapter #4: Interlude

Jack poggiò con uno sbuffo sfinito l'ultimo documento della giornata sulla pila pericolosamente in bilico sull'orlo della sua scrivania, il più lontano possibile da sé, quasi i fogli potessero prendere vita all'improvviso ed attaccarlo. Non si sentiva infatti di scartare l'ipotesi di una possibile sensienza dei suddetti, in quanto sembravano riprodursi ad un ritmo serrato, cercando di sopraffarlo.
Fece scrocchiare il collo, ancora un pò indolenzito dalla morte di quel primo pomeriggio. Morto tre volte in un giorno: chissà, magari se qualche dio avesse indetto una raccolta punti al riguardo, avrebbe potuto vincere uno scolapasta o qualcosa del genere.
Ridacchiò tra sè, considerando come lo humour tipico di Ianto stesse iniziando a contagiarlo. La cosa non gli dispiaceva affatto. Parlando di Ianto, dove era andato a finire? Sicuramente non se n'era andato, avrebbe senito l'allarme suonare, quindi doveva essere nei paraggi. Pigiò alcuni tasti del suo cinturino, e sullo schermo del computer apparvero le schermate delle varie telecamere di sicurezza. Gli ci vollero poco meno di dieci secondi per individuare la figura seduta sul divanetto di fronte alla scrivania di Tosh. Con un sorrisetto soddisfatto, uscì dal suo ufficio, immergendosi nella penombra delle luci abbassate, verso il centro dell'Hub.
Quando giunse di fronte alla figura di Ianto, non poté trattenere un sorriso divertito. Gli schermi dei pc illuminavano di un pallido azzurrino il viso ed il collo del gallese, e formavano un bizzarro gioco di luci ed ombre anche sulla camicia rossa che quel giorno aveva indossato. Il suo petto si alzava e si abbassava in maniera regolare, un documento di scarsa importanza stretto tra le mani: si era addormentato.
Jack si abbassò sulla figura dormiente, sfilandogli il foglio dalle mani. Poggiò il pezzo di carta sulla vicina scrivania di Tosh, resistendo l'impulso di accartocciarlo e gettarlo via senza rimpianti, consapevole che Ianto non avrebbe approvato l'idea, quando si sarebbe svegliato.
Addocchiò il proprio cappotto, già lavato ed asciugato, nessuna traccia di sangue su di esso, poggiato sul bordo del divano. Si concesse un attimo di stupore, prima di rivolgere a Ianto un sorriso che non poteva vedere.
Facendo attenzione a non svegliarlo, spostò il corpo di Ianto in modo che fosse steso, anziché seduto. La sua schiena l'avrebbe ringraziato senz'altro.
Jack afferrò il proprio cappotto, con l'intenzione di portarlo con sè nel suo ufficio per appenderlo, ma optò per una soluzione migliore.


Il locale era un tranquillo pub gallese tradizionale, nulla a che vedere con le discoteche moderne e vagamente asettiche nelle quali Owen era abituato a chiudersi il sabato sera, alla ricerca di compagnia per la notte. Ma era un giovedì, ed il medico non era solo, seduto al tavolo di legno chiaro. Bizzarramente per i suoi standard, non se la sentiva di lamentarsi.
Alzò gli occhi su Tosh, che stava scorrendo la lista dei toast. Avevano deciso di cenare al locale, per variare un po' la loro dieta a base di takeaway, che avrebbe fatto inorridire qualunque dietologo.
"Non pensi sia ironico? Cerchiamo di mangiare qualcosa che non sia stato chiuso in una borsa di plastica o in un contenitore di polistirolo, e finiamo per mangiare qualche schifezza riscaldata in un bar."
Tosh ridacchiò, senza staccare gli occhi dal menù.
"Potremmo dire che il takeaway sia l'unico punto fisso della nostra esistenza, non credi?"
Owen considerò la domanda, bevendo un sorso della birra che avevano ordinato in precedenza.
"Nah, ci sono anche Myfanwy, Janet, i doppi sensi di Jack ed i completi assurdamente eleganti di Ianto." obbiettò Owen, "Ah, e la sindrome premestruale di Gwen!" concluse annuendo tra sé.
Tosh gli lanciò un'occhiataccia poco riuscita, visto come stava lottando per non iniziare a ridere.
"Non é facile essere una donna." gli ricordò.
"E non é facile essere un timpano quando Miss Cooper ha un livello di ormoni fuori dal normale."
Tosh non riuscì a trattenersi oltre, e si lasciò andare ad una risata.
"É rumorosa, te lo concedo."
Owen alzò un sopracciglio.
"Rumorosa? Tosh, darling, 'rumorosa' sta a 'Gwen' come 'petardo' sta a 'bomba atomica'."
"Affascinante proporzione, ma ricordati che quello della matematica é il mio campo."
Owen sogghignò compiaciuto.
"Hey, non voglio rubarti il lavoro: tentavo di impressionarti!"
'Ah, per quello non ce n'é bisogno...' pensò Tosh, nascondendosi dietro un sorso di birra.
In quel momento, un cameriere si avvicinò al loro tavolo per prendere le ordinazioni dei due. Tosh indicò sul menù un toast semplice, mentre Owen ordinò solo una piccola porzione di patatine fritte. Entrambi ordinarono un'altra birra.
"Owen, sicuro di non voler prendere nient'altro? Bere a stomaco quasi vuoto non fa particolarmente bene..."
Owen le puntò contro un indice accusatorio.
"Oi, quì il medico sono io! Chi é che sta invadendo il campo dell'altro, ora?"
Tosh si lasciò scappare uno sbuffo divertito, pensando che, alla fine, il takeaway non era l'unico puto fisso della sua vita, e di certo non il suo preferito.


Gli occhi di Gwen riflettevano la debole luce delle candele poggiare al centro del tavolo in sala da pranzo. Il resto della casa era immerso nel buio, fatta eccezione per la luce del bagno, fatto che le diede un'idea dell'attuale ubicazione del suo fidanzato. Poggiò silenziosamente la borsa sul divano ed appese la sua giacca di pelle. Scivolò fuori dai suoi stivali alti, che affiancò alle scarpe da ginnastica di parecchie misure più grandi delle sue, accanto alla porta. Si avvicinò al tavolo, e sfiorò la fiamma delle candele con un dito, sorridendo tra sé. Sentì una leggera pressione sulle spalle, ed il suo sorriso si allargò considerevolmente. Delle labbra posarono un bacio leggero sulla sua guancia, per poi sfiorarle l'orecchio.
"Bentornata."
Gwen si voltò per guardare Rhys in viso, e lo trovò a sorriderle di rimando. Lei gli circondò la vita con le braccia, e si sistemò comodamente contro il suo petto, aspirando profondamente, soddisfatta.
"Grazie."
Rhys prese a disegnare ghirigori dalle linee ondulate sulla schiena di Gwen in risposta, ottenendo qualcosa di sospettosamente simile alle fusa di un gatto di rimando.
Un sonoro ding riverberò nella stanza, segnalando lo spegnimento del forno.
"La Sheperd's Pie é pronta!" annunciò allegramente Rhys.
"M-Mh..." annuì Gwen, senza accennare ad alcun cambiamento di posizione.
Rhys scosse la testa roteando gli occhi, ma le sue labbra erano curvate in un sorriso; si abbassò lievemente per baciarle i capelli.
"In vena di coccole, sta sera?"
Gwen alzò gli occhi su di lui, il verde delle sue iridi che brillava di una scintilla classificabile come maliziosa.
"Beh, questa é una cena romantica, no?"
"Sì, e vorrei ricordarti la presenza della parola cena nella frase."
Gwen si separò allora da lui, permettendogli di estrarre la pietanza dal forno, non senza fargli una sentita linguaccia.
"Tu hai solo voglia di mangiare, altroché." lo punzecchiò, "Prima o poi metterai su peso, sai?"
Rhys si voltò, la Sheperd's Pie tra le mani, e lanciò un'occhiataccia a Gwen.
"Certo, io non sono un americano che si atteggia a grande eroe con il suo cappotto retrò ed i suoi muscoli scolpiti..." borbottò, poggiando la cena sul tavolo.
Gwen ridacchiò divertita.
"Per fortuna, altrimenti al momento staresti probabilmente pomiciando con un certo archivista di mia conoscenza..."
Rhys si rianimò un poco a quell'affermazione, come se avesse sentito le classiche parole magiche.
"Quindi..." iniziò tentativamente, "Posso stare tranquillo...?"
Non era certo se quella fosse una domanda o un'affermazione: lasciò la scelta alla sua fidanzata.
Gwen gli sorrise saputa, addentando una fetta di torta.


"To...Tosh?"
"Sì?"
"Penso che vomiterò."
Tosh sospirò, mentre sosteneva con la parte sinistra del suo corpo il peso quasi morto di Owen, che rischiava di scontrarsi con circa ogni palo della luce che incrociasse, malcapitato, il suo cammino sbilenco.
"Non esattamente quello che mi piace sentirmi dire dopo una bella serata." commentò a mezza voce.
La giapponese si trascinò dietro il medico fino all'entrata del blocco di appartamenti dove lui risiedeva. Dopo qualche tentativo fallito, Owen riuscì nell'epica impresa di infilare la chiave nella serratura. Tosh ringraziò tutte le divinità terrene ed aliene che l'ascensore fosse funzionante: salire le scale sarebbe stato davvero troppo. Presto si ritrovarono di fronte alla porta dell'appartamento di Owen, che vi si appoggiò sopra come fosse una qualche ancora di salvezza.
"Bene, penso che da quì tu te la possa cavare da solo." affermò Tosh dopo che la porta fu stata aperta, "A domani."
La donna fece per voltarsi verso le scale, ma la voce di Owen la bloccò su posto.
"Hey, Tosh!"
Lei lo invitò con uno scguardo interrogativo a continuare, anche se lui ci mise un pò a formulare le parole, nello stato inebriato in cui si trovava.
"Tu... Tu sei... Speciale, sai?"
Le parole, strascicate e balbettate nello stupore alcolico, non persero abbastanza significato da impedire alla bocca di Tosh di aprirsi leggermente, ed alle sue guance di arrossire abbondantemente.
Quando però la sua parte razionale entrò in funzione, facendola tornare alla realtà, la donna si ricompose. Sorrise amaramente.
"Lo dici perché sei ubriaco."
Owen scrollò le spalle.
"Ma lo direi anche da sobrio."
"Lo dici perché sei ubriaco."
"Ma lo direi anche da-"
La testarda ripicca del medico fu interrotta da un dito di Tosh sulle sue labbra.
"Basta, così non ne usciamo."
Owen sbatté la palpebre in modo ridicolmente teatrale, e quella fu l'ultima cosa della quale Tosh fu completamente consapevole. In una frazione di secondo, il medico afferrò il polso della giapponese, attirandola con forza a sé. Qualche attimo dopo, Tosh era di fronte ad una porta appena maldestramente chiusa, la bocca spalancata per la seconda volta in pochi minuti. Si sfiorò le labbra, che ora avevano un vago sapore di alcool e patatine fritte, gli angoli della bocca che tremolavano, andando a formare un sorriso vagamente ebete.
Da dietro la porta dell'appartamento, poteva sentire distintamente il rumore di qualcuno che vomitava, ma in quel momento non le sarebbe potuto interessare in minor misura.
Si lasciò scappare una risata iniziando a scendere le scale, leggera.
E non solo per la mancanza del peso aggiunto di uno stupido, adorabile, idiota di un medico.


Gwen non negava di essere attratta da Jack. A dira tutta, strano sarebbe stato il contrario. Il Capitano era un eroe, protettore della Terra, amico del leggendario Dottore ed ex-agente del tempo, come la visita del Capitano John Hart aveva loro da poco rivelato. E, certo, era assurdamente affascinante.
Come non infatuarsi di lui?
Pero', lei sapeva che non era lui il suo destino. Non che Gwen fosse il tipo di persona che crede agli oroscopi, oppure che é convinta che il corso di una vita sia inciso nella roccia da una qualche sovrannaturale entità extraterrena. Era consapevole della fugacità degli eventi, e della loro malleabilità. Il futuro del mondo poteva essere riscritto ad ogni schiocco di dita, ad ogni scelta sbagliata, ad ogni promessa tradita; migliaia di universi popolavano i reconditi recessi della realtà conosciuta o meno, di questo era certa, visto quello che il Rift si divertiva a gettare per le strade di Cardiff giornalmente.
Eppure era certa che, in ognuna di queste infinite possibilità ai limiti di spazio e tempo, lei avrebbe sempre scelto Rhys, e non Jack.
Avrebbe sempre scelto lui.
Perché?
Perché lui aveva scelto lei. Nonostante il tradimento che non poteva ricordare, nonostante le sue costanti assenze, nonostante le serate passate da solo di fronte ad uno stupido programma tv da quattro soldi dopo un appuntamento annullato, dopo tutte le volte che lui era stato messo da parte per Torchwood, lui aveva scelto lei.
Testardo, cieco, meraviglioso Rhys.
E Gwen, da parte sua, non poteva chiedere nient'altro, se non lui.
Quindi, la risposta alla domanda di Rhys uscì spontanea e leggera, danzando come viva sulle sue labbra.
"Assolutamente."
Il sorriso di Rhys avrebbe potuto illuminare Cardiff per giorni.


Ianto si rigirò nel sonno, affondando inconsciamente nella stoffa vagamente ruvida, ma così meravigliosamente familiare, sopra di sé.
Jack sorrise e si allontanò, abbassando anche le ultime luci in funzione, e facendo calare il sipario sulla notte di Torchwood.
Sperando in domani, un giorno migliore.




ndA:
Un mese. Sono lenta. Perché sono così lenta?!
Giuro che questo capitolo era pronto da giorni, ma non mi decidevo a riscriverlo al pc. Non so perché, lo giuro. Avete il diritto di insultarmi. Non troppo pero'. éwè
Questo é un capitolo un po' particolare, un "intervallo" nella storia (da cui il titolo), con una struttura narrativa spezzata che volevo sperimentare da un po'. Sentitevi cavie da laboratorio. :heart:
Non mi sembra ci sia nulla di oscuro da spiegare. Se invece così non é, fatemelo sapere. LA SHEPERD'S PIE E' BUONA :D *random*
Non ho riletto molto bene, é possibile che ci siano errori di battitura: appena avrò riacceso il cervello provvederò a correggere.

Ed ora... *rullo di tamburi incredibilmente chliché* ringraziamenti e risposte alle recensioni:

Si ringrazia con tutto il cuore lolle_dancer per avermi ricordato la parola "proporzione", che si era persa nei recessi della mia mente non particolarmente matematica.

Si ringraziano e si abbracciano commossamente (é una parola? Boh, vabbé, a me piace) le 15PERSONEOMIODDIOH che hanno aggiunto la storia alle seguite.

@Rei Hino: Grazie mille dei complimenti e della lunghissima recensione! *commossa* Faccio del mio meglio per mantenere i dialoghi più credibili possibile, e sono felice che l'idea di Tosh che parla giapponese ti sia piaciuta!^^
Ah, e i bloopers di Torchwood: meraviglia per gli occhi! :heart:

@Noel: Non so, sono in sintonia con Owen, per qualche strano motivo. Dici che mi debba preoccupare? 
Comunque, tenterò di fare capitoli più lunghi, perché capisco che in effetti così sto spezzettando un pochino troppo la storia e non rimane molto da leggere.
Grazie, e presto scoprirai se quello che avevi immaginato era vero oppure no. ;)

Ah, per la cronaca: ho già in lavorazione una specie di sequel-non sequel a questa storia, fix-it del finale della seconda stagione, e di conseguenza della terza. Lungo. Molto.
Preparatevi.

Kisses and 'till next time,

A_Dark_Fenner

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