The Accident and What Followed di A_Dark_Fenner (/viewuser.php?uid=59852)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1: The Accident ***
Capitolo 2: *** #2: Beware of the Pterodactyl ***
Capitolo 3: *** #3: Do not touch ***
Capitolo 4: *** #4:Interlude ***
Capitolo 1 *** #1: The Accident ***
The Accident
and what Followed
Chapter #1: The Accident
Owen era intento alla dissezione di un alieno color malva che
avevano rinvenuto quella mattina presto vicino al porto, e che
attualmente giaceva steso sul tavolo delle autopsie di fronte a
sé.
E si stava annoiando a morte.
L’alieno non era davvero nulla di particolarmente
interessante: una specie di blob dotato di organi interni,
fondamentalmente una lumaca da un altro mondo, morta peraltro,
probabilmente di disidratazione; Jack però, per qualche
oscuro motivo, aveva insistito perché fosse sottoposta ad
un’analisi più approfondita. Owen
sbuffò, estraendo una massa giallastra che doveva essere
stato il fegato della creatura, e lo spostò in un
contenitore di metallo accanto al tavolo. Mentre stava iniziando ad
analizzarne un campione per rilevarne eventuali caratteristiche
sconosciute, la porta ad ingranaggio dell’Hub
rotolò da un lato, e l’allarme iniziò a
suonare, come ogni volta che qualcuno faceva il suo ingresso nella
struttura. Owen dedusse si trattasse di Jack e Ianto di
ritorno da una sessione di caccia al Weevil, pertanto non si
preoccupò nemmeno di alzare lo sguardo dalla sua attuale
occupazione.
Si concesse un momento per riflettere sulle cose alle quali lavorare
per Torchwood portasse ad accettare come assolutamente normali, ma
liquidò praticamente subito il pensiero con
un’indifferente alzata di spalle, e si preparò a
tornare alla routine di una giornata senza previsioni di
attività del Rift. O almeno così pensava.
“Ianto, aspetta!”
“Mi lasci in pace, signore.”
Quel breve scambio di parole portò allo spostamento
dell’attenzione di Owen dalla lumaca aliena ai suoi colleghi,
sbirciando dal basso della base medica verso il centro della sala
principale dell’Hub, dove i due erano attualmente in piedi,
uno di fronte all’altro.
“Signore?
Oh, avanti, è stato un incidente!”
Owen ridacchiò tra sé. Probabilmente il Capitano
aveva fatto qualcosa di estremamente stupido; flirtare con qualcuno era
in cima alla lista delle sue ipotesi, seguito dall’aver molestato Ianto in
luogo pubblico o dall’aver osato toccare la sua macchina per
il caffè.
Oh, lui odiava
quando qualcuno lo faceva. L'aveva imparato a sue spese.
“Non credo di poter classificare quello che è
successo come un semplice incidente, mi dispiace!”
La voce di Ianto era così scossa che quasi
preoccupò Owen. Quasi.
Vide Jack avvicinarsi all’altro, e lui evitarlo
allontanandosi velocemente, trascinandosi dietro il corpo svenuto del
Weevil.
“Mi troverà alle celle, e poi in archivio, se
dovesse aver bisogno di me.” Fece una pausa, poi vide la
bocca di Jack aprirsi per parlare. “Ed intendo davvero bisogno di
me, nel caso il mondo decida di finire -di nuovo- ad
esempio.” Precisò, interrompendo il
commento suggestivo che era certo sarebbe uscito dalle labbra del
Capitano.
Detto ciò, la figura di Ianto sparì nelle
profondità dell’Hub. Owen vide Jack abbassare il
capo e sospirare pesantemente, e decise che quello fosse un buon
momento per la sua studiatamente tempestiva apparizione.
Così magari avrebbe potuto infastidirlo un po’:
dopotutto il suo hobby era “torturare
coppie in relazioni felici”. Anche se, a
giudicare dalla scena appena consumatasi di fronte ai suoi occhi, "felici" sembrava
un aggettivo un tantino esagerato.
Salì velocemente le scale che portavano al punto nel quale
Jack sembrava fissato permanentemente, e gli diede una pacca sulla
spalla che lo fece sobbalzare. Strano, considerò: di solito
Jack avvertiva facilmente la presenza di qualcun altro in una stanza
assieme a lui. Non se ne preoccupò particolarmente, poteva
essere semplicemente stanco. Lo fissò, sogghignando.
“Perché teaboy
è così arrabbiato? Con quale specie aliena hai
deciso di provarci, quest’oggi?”
Jack non rispose, continuando a rivolgere lo sguardo verso la massiccia
porta di metallo, ormai chiusa, davanti a sé.
D’accordo, ora Owen iniziava davvero a preoccuparsi.
“Jack?”
“Mi ha ucciso.”
Un silenzio gelido cadde su di loro, la mascella di Owen che scendeva
in maniera assolutamente comica, e Jack ne avrebbe riso, fosse successo
in qualunque altro momento. Non era certo un’espressione
tipica, sul viso del giovane dottore, e non l’avrebbe
lasciato in pace al riguardo per giorni.
Ma al momento non era decisamente dell’umore.
“…Ucciso?” Riuscì finalmente
a chiedere Owen, il suo tono assolutamente incredulo.
Jack annuì.
“Ianto.” Iniziò Owen, convinto di aver
capito male, “Ianto Jones. Il nostro Ianto.
Quello che ti scopa con gli occhi e non solo ad ogni momento libero, ti
ha ucciso.”
Jack annuì ancora, sentendo un piccolo sorriso involontario
farsi strada sulle sue labbra alla definizione di Ianto del dottore.
Quest’ultimo ebbe la netta impressione di essersi perso
qualcosa di importante.
“D’accordo, io sono un dottore e non uno psicologo,
e non ci tengo particolarmente a sapere cosa passa per la testa del teaboy, soprattutto
non quello che riguarda te, ma perché diavolo
è lui quello arrabbiato e non tu?”
Jack staccò finalmente gli occhi da quel punto invisibile di
fronte a sé per voltarsi verso Owen, che non
mancò di notare subito la ferita non ancora del tutto
scomparsa sulla fronte del Capitano, chiaramente un foro di pallottola.
Jack sospirò.
“Il Weevil sembrava più grande e forte dei soliti,
e non riuscivamo ad avvicinarci abbastanza a lui da spruzzargli addosso
lo spray. Tu lo sai bene che i Weevil non muoiono con un semplice colpo
di pistola, ma abbiamo considerato che probabilmente
l’avrebbe stordito abbastanza da riportarlo qui senza
rischiare troppo. Lui era quello con la posizione più
favorevole per farlo, visto che era praticamente fuori dal suo campo
visivo: io ero troppo vicino a lui, e si sarebbe accorto di
me.” Fece una pausa, sospirando, “Purtroppo, quando
Ianto ha premuto il grilletto, io ero ancora esattamente nella
traiettoria della pallottola. Non mi sono spostato abbastanza in
fretta. Ma non l’ha fatto apposta, non ne poteva niente: non voleva uccidermi!”
Owen sogghignò.
“Ne sei sicuro?”
Jack gli lanciò un’occhiataccia, allontanandosi
dal medico per sedersi pesantemente sul divano accanto alle scrivanie
di Gwen e Tosh. Le due donne erano uscite a comprare il pranzo, e
sarebbero state di ritorno in una mezz’ora. Owen lo
seguì, piazzandosi in piedi di fronte a lui.
“Comunque non hai risposto alla mia domanda:
perché è così arrabbiato?”
Il Capitano prese a massaggiarsi le tempie, imprecando sottovoce.
“Non è arrabbiato, si sente in colpa. È convinto sia stata
colpa sua.”
Owen alzò un sopracciglio.
“E non lo è?”
Il medico ricevette la seconda occhiataccia della giornata, ed
alzò le mani in segno difensivo.
“Ehy, ehy: stavo solo dichiarando i fatti!”
Jack sbuffò.
“Piuttosto ipocrita da parte tua, considerando che, secondo i fatti,
Ianto non è il primo ad avermi sparato in questo team, se la
mia memoria non m’inganna.”
Owen si zittì, spostando nervosamente il peso da un piede
all’altro ed incrociando le braccia al petto.
“Non nego le mie responsabilità.”
Borbottò, evitando lo sguardo di Jack, “Ed ho
chiesto scusa.” Aggiunse sottovoce.
Il Capitano annuì, addolcendo la sua espressione.
“Sì, ed io ti ho perdonato.”
Owen annuì a sua volta, le braccia ancora incrociate al
petto ed il suo solito broncio dipinto in viso. Decise di cambiare
discorso, prima che il silenzio diventasse imbarazzante.
“Comunque, ché intendi fare con Ianto?”
Jack quasi si permise una mezza risata notando come la
“o” finale del nome del suo amante suonasse
estremamente buffa nell’accento londinese del giovane medico
che, come ogni inglese che si rispetti, tendeva ad aggiungere una
“u” and ogni vocale rotonda, rendendola quasi
palpabilmente più dolce.
A dirla tutta, un po’ gli ricordava Rose.
“Sinceramente, non ne ho idea: ho provato a farlo ragionare,
ma è più testardo di Gwen quando vuole, ed ha
preso questa storia molto sul serio.” Sospirò per
l’ennesima volta, “Suppongo che dovrò
aspettare che gli passi, che si senta di nuovo a suo agio con me
attorno. Non ho idea di quanto ci metterà.”
Owen emise uno sbuffo nervoso.
“Tipico del teaboy:
prendersi colpe e responsabilità inutili e che non
ha.”
Jack annuì, rassegnato.
“Ho cercato di fargli capire che sarebbe potuto succedere a
chiunque, ma non ho voluto sentir ragioni.”
Il silenzio che seguì quest’ultima affermazione
non durò che un minuto o due, perché Owen si
illuminò all’improvviso, apparentemente senza
motivo, schioccando le dita entusiasta.
“Jack…”
Il Capitano alzò gli occhi sul dottore, trovandogli stampato
in viso un sorriso vagamente inquietante.
“Owen?”
Il medico gli si avvicinò, piazzandosi davanti al divano a
gambe divaricate e mani sui fianchi.
“Ho la soluzione al tuo problema.”
Fissando il suo ghigno, Jack trovava difficile decidere se sentirsi
estremamente sollevato o estremamente terrorizzato.
ndA: E poi
boh, l’ispirazione chiama nell’ora di filosofia, e
tu non puoi far altro che rispondere.
Questa fic puo’ essere ambientata da qualche parte tra “To the last
man” e
“Meat”, ma non ci saranno grandi
spoiler per nessuno dei due episodi, o per la seconda stagione in
generale. Più avanti conterrà un po' più di introspettività, ma giuro che non sarà mai pesante.
Tanto per essere chiari, io guardo la serie in originale, e non posso
fare a meno di utilizzare alcuni termini inglesi, visto che secondo me
hanno molto più senso e carisma delle loro traduzioni in
italiano. In questo capitolo ho usato il termine Hub, che se non
sbaglio in italiano è tradotto come Nucleo, Rift, che in
italiano é tradotto con fessura,
e teaboy, che se non
sbaglio è tradotto come maggiordomo,
ma che non è propriamente esatto, essendo più che
altro un "soprannome" affibiatogli da Owen.
Mi pare più che evidente che il pairing principale
sarà Janto,
ma chissà, dentro potrebbero finirci anche un po’
di Towen e
Gwys.
Per ora è tutto.
Kisses and
‘til next time,
A_Dark_Fenner
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** #2: Beware of the Pterodactyl ***
TAAWF
Chapter
#2: Beware of the Pterodactyl
"Quindi questo é il tuo piano."
Non era una domanda, più che altro assomigliava ad un'
incredula affermazione.
"Esatto."
Dopo un momento di silenzio, un commento emerse spontaneo.
"Owen, questa é decisamente l'idea più
assurdamente stupida che tu abbia mai avuto."
Era stata Gwen a parlare; lei, Tosh, Jack e Owen sedevano attorno al
tavolo dei meeting, il pranzo cinese takeaway che si raffreddava nei
piccoli cartoni bianchi di fronte a loro. Di Ianto, nessuna traccia.
Owen sbuffò, infastidito.
"Se hai idee migliori, sweetheart,
prego, esponile."
Si era premurato di utilizzare il nomignolo che sapeva Gwen
disprezzasse con tutto il cuore. La suddetta aprì la bocca
per
ribattere, ma dovette richiuderla subito, rendendosi conto di non avere
in effetti idea di come smontare il piano del dottore.
Owen sogghignò, gustandosi la sua piccola vittoria, mentre
si
appoggiava meglio contro lo schienale della sedia imbottita.
"Come immaginavo."
Sul viso di Gwen si disegnò un broncio infantile, mentre
tamburellava le dita sulla superficie lucida del tavolo mugugnando tra
sé.
"Rimane comunque un piano stupido."
Tosh, accanto a lei, alzò le spalle sorridendo timidamente
in direzione di Owen.
"Io penso possa funzionare. Deve: odio vedere Ianto in quello stato..."
Dopo un momento di piacevole sorpresa, Owen la ringraziò con
un
cenno del capo e l'ombra di un minuscolo sorriso, che bastò
a
far colorare deliziosamente le guance della giapponese.
Gwen le scoccò un'occhiata incredula: possibile che fosse
l'unica a rendersi conto dell'assurdità della situazione? Si
voltò allora verso la sua ultima speranza di
comprensione, che
sedeva di fronte a lei con un'espressione indecifrabile in volto.
"Jack? Tu che ne pensi?"
Il Capitano non rispose subito, ma lanciò uno sguardo
attraverso
la vetrata che dava sul centro dell'Hub, in basso sotto di loro. Ianto,
di ritorno dall'archivio, stava mettendo in ordine dei documenti. O
almeno così sembrava: Jack aveva la certezza che quel lavoro
Ianto l'avesse finito ore prima, preciso ed efficente come sempre. Il
gallese alzò gli occhi verso la sala meeting, incrociando lo
sguardo di Jack. Li riabbassò un momento dopo, tornando alla
sua
-finta- occupazione. Il Capitano chiuse gli occhi, rassegnato: la
situazione era peggiore di quanto avesse immaginato.
Gli altri occupanti della stanza si guardarono tra loro, in attesa di
una risposta.
Gwen aprì bocca per di nuovo, ma prima che potesse dire
qualcosa
per attirarne l'attenzione, Jack si voltò verso di loro,
riaprendo gli occhi.
"Facciamolo."
Circa mezz'ora più tardi, quando ormai tutti avevano finito
di mangiare e stavano per uscire dalla sala meeting, Ianto fece la sua
comparsa, scusandosi per il ritardo causato, a detta di lui, da del
lavoro arretrato.
"Vuoi che resti a farti compagnia?" Chiese Jack, il suo tono vagamente
speranzoso.
Ianto si sedette, dandogli la schiena.
"La ringrazio, ma no. Le ho portato alcuni documenti da firmare, li
troverà sulla sua scrivania. Meglio non perda tempo, visto
che é già indietro di settimane sul
lavoro d'ufficio, al solito. E non finga che non sia così,
perché quella pila di documenti non puo' essere
composta completamente da coupon pubblicitari. Ancora mi chiedo come ci
arrivino
quì, comunque."
Jack quasi tremò, da quanto l'atmosfera era diventata gelida
tra loro. Persino le piccole battute pungenti di Ianto non riuscivano
ad scaldarla un po'. Era come essere tornati ad un anno e mezzo prima,
alle settimane dopo Lisa. Dopo un'altra morte.
Non era stato un periodo piacevole.
Tosh poggiò la sua mano sul braccio di Jack, muovendo le
labbra a formare la parola "andiamo",
e guidandolo verso la porta.
Ianto rimase solo nella stanza, ed aprì mestamente la sua
porzione di cinese, separando con un colpo secco le bacchette usa e
getta. Sospirò frustrato, iniziando a mangiare con scarso
entusiasmo. Le mani ancora gli tremavano un poco.
Stava sinceramente odiando quella situazione, ma non avrebbe potuto
sopportare di star vicino a Jack o a gli altri, al momento. Isolarsi
era il suo modo di reagire allo stress. E lui era decisamente
stressato.
Aveva visto il Capitano morire e tornare tante volte che quasi gli
riusciva difficile tenerne il conto, ormai; una volta aveva persino
temuto di non vederlo tornare affatto. E tutte quelle volte, quando
Jack aveva aperto gli occhi, lui era sempre stato lì ad
accoglierlo, a meno che non fosse impegnato a, beh, salvare il mondo in
attesa del suo ritorno.
Ma quella volta era diverso. Dannatamente diverso. La consapevolezza di
essere il responsabile del sangue che usciva copioso dalla sua fronte,
del tremendo vuoto che ironicamente riempiva per alcuni
minuti i suoi occhi azzurri e di quel respiro aspirato che
sembrava strappargli i polmoni dal petto quando la vita tornava,
prepotente, in lui... Era orrendo. Era come rivivere un incubo che
aveva tentato di dimenticare, di seppellire nei recessi inesplorati
della sua memoria.
Forse, se avesse odiato
Jack come si era prefissato di fare dopo quella sera, se non
gli avesse permesso di penetrare la sua inespugnabile facciata, se
avesse mantenuto le distanze tra loro, il suo mondo non si sarebbe
capovolto. Forse avrebbe fatto meno male.
Ma ormai era tardi per quello, considerò, con un sorriso
agrodolce sulle labbra.
Venne bruscamente distratto dalle sue riflessioni quando
sentì un rumore familiare provenire dall'alto del soffitto
dell'Hub. Alzò gli occhi dal suo pranzo, cercando con lo
sguardo la causa -molto preistorica- del verso soffocato che aveva
sentito un momento prima.
Myfanwy stava combinando qualcosa, anche se non aveva idea di cosa, visto che
dalla sua posizione non poteva vedere il nido dello pterodattilo.
Probabilmente era affamata, considerò, sperando vivamente
che il Capitano si ricordasse di darle da mangiare. Myfanwy non amava
ricevere visite che non fossero di Ianto: tollerava Jack ed aveva
iniziato a fidarsi di lui, ma degli altri tre membri del team non
voleva saperne. Avevano scoperto fosse una creatura molto testarda, in
effetti.
Ritornò al suo pranzo, anche se non per molto.
"Jack! NO!"
Fece appena in tempo a voltarsi verso la vetrata per vedere un
familiare cappotto della RAF,
con al suo interno un altrettanto familiare Capitano, cadere a corpo
morto dal soffitto dell'Hub, per schiantarsi dopo pochi secondi sulla
pavimentazione metallica, con un orrendo rumore secco. Gli occhi di
Ianto si dilatarono considerevolmente, mentre rimaneva immobile per
qualche secondo, pietrificato. Scattò in piedi un attimo
dopo, il pranzo completamente dimenticato. Corse fuori dalla
sala meeting, lungo il breve corridoio e giù per le scale,
arrivando ansimante ma composto al luogo della caduta. Il suo sguardo
incredulo incontrò quello vacuo di Jack, e lui
sentì il suo stomaco stringersi per la seconda volta in
quella giornata.
Dio, Ianto odiava il
lunedì.
Vide arrivare gli altri con la coda dell'occhio, mentre si avvicinava
al corpo senza vita di Jack. Cercò di ignorare le strane
posizioni che gli arti del Capitano avevano assunto a causa
dell'impatto e lo trascinò fuori dalla bassa vasca d'acqua
nella quale era scivolato. Almeno sarebbe stato all'asciutto, quando si
sarebbe svegliato. Owen fece qualche passo avanti, aiutando
l'archivista a spostare il peso morto di Jack, senza dire una parola.
L'espressione di Tosh era illeggibile, anche se sembrava vagamente
preoccupata mentre Gwen , accanto a lei, si mordicchiava nervosamente
le unghie. Solo quando ebbe appoggiato il più delicatamente
possibile Jack a terra, Ianto si rese conto che sulle sue mani c'era un
altro liquido oltre al sangue di Jack, più denso e scuro. A
quanto sembrava, tutto il cappotto del Capitano ne era macchiato.
Si annusò le mani, incredulo.
"É...É..."
"Sciroppo di cioccolato." Finì Gwen per lui, in un sussurro.
Ianto si voltò di scatto verso di lei, sorpresa e confusione
dipinti sul suo volto.
Lei sorrise debolmente in risposta, mostrandogli le proprie mani,
anch'esse sporche del liquido denso e scuro. Ianto sbatté le
palpebre, mentre iniziava a mettere insieme i pezzi.
"E perché c'é dello sciroppo di cioccolato sul
cappotto di Jack e sulle tue mani?"
Gwen non rispose, abbassando lo sguardo.
"Hai tentato di dare da mangiare a Myfanwy?"
"...Sì."
Il silenzio che seguì l'ammissione di Gwen parlò
più di qualunque commento che Ianto avesse potuto fare. La
situazione si sarebbe potuta dire comica, se non ci fosse stato un cadavere tra loro.
Ma dopotutto, quello era Torchwood.
Lei, comunque, ruppe quello stallo, sentendosi in dovere di
dare delle spiegazioni.
"Io... Ho proposto a Jack di andare a portare a Myfanwy la sua carne,
visto che tu stavi ancora pranzando. E, ecco... Siccome tu dici sempre
che lei adora il cioccolato, ho pensato di mettere un po' di quello
liquido che tu tieni vicino al caffé sul suo cibo, per farle
piacere. Pero', per errore, mentre lo aprivo, ne ho spruzzato sopra a
Jack. E... A quanto pare Myfanwy considera edibile qualunque cosa sia
coperta di cioccolato. Così si é lanciata su di
lui e..."
"Lui é caduto." Annuì Ianto, i suoi sospetti
confermati.
Gwen abbassò di nuovo lo sguardo, trovando improvvisamente i
suoi anfibi molto interessanti.
"Giuro che non l'ho fatto apposta!"
In quel momento, Jack spalancò gli occhi ed
aspirò avidamente la vita.
Ianto si voltò verso di lui, la maschera professionale che
mal copriva il suo reale interessamento.
"Si sente bene, signore?"
Jack annuì debolmente, cercando con gli occhi la faccia alla
quale apparteneva quel delizioso accento gallese. Ianto gli si
avvicinò di più, mettendo un suo braccio attorno
alle proprie spalle per aiutarlo ad alzarsi. Nel processo, tutte le
ossa fuori posto tornarono dove sarebbero dovute essere, originando
scricchiolii orrendi, e quelle rotte si aggiustarono
velocemente. Era ancora sporco di sangue, ma quando fu del tutto in
piedi non c'era altro indizio che desse ad intendere una caduta
così tragica. Gwen si lanciò su di lui,
sprofondando la faccia nel suo cappotto.
"Scusami, Jack. Scusami tanto..."
Jack le carezzò dolcemente la schiena, consolandola.
"Ssh, va tutto bene. Non é stata colpa tua: non l'hai fatto
apposta..."
Ianto osservò in silenzio la scena, un vago senso di
fastidio all'altezza del cuore a quella vista. Non che non ci
fosse abituato, era una semplice reazione inconscia. Fece per
sistemarsi la cravatta, ma si rese conto di avere le mani ancora
sporche di cioccolato e sangue. Allora, parlò.
"Se é sicuro di stare bene, io vado a pulirmi, e le
consiglio di fare altrettanto: se ci sono due cose che Myfanwy adora
sono il sangue ed il cioccolato. Una..." Si interruppe un momento, per
poi correggersi. "Due
morti in un giorno sono più che sufficienti, anche per lei."
Detto ciò, si voltò verso il corridoio che
portava ai bagni, lasciandosi alle spalle gli altri quattro. Quando la
sua figura scomparve definitivamente, Owen si rivolse a Gwen.
"Sei una pessima attrice."
Gwen sbuffò, tentando di colpire il braccio di Owen con un
pugno, che lui evitò senza problemi.
"Sentiamo, signor
Steven Spielberg, cosa c'era che non andava nella mia
recitazione?"
" 'Jack, mi dispiace
così tanto!' " Rispose Owen, imitando tono di
voce ed accento di Gwen. "Penoso."
L'ex-polizziotta assottigliò gli occhi, e gli si
avvicinò pericolosamente.
"Stai attento, perché qualcos'altro potrebbe diventare
penos-"
"Bambini, comportatevi bene." L'interruppe la voce di Jack, mentre il
Capitano faceva scrocchiare rumorosamente il suo collo ancora
leggermente lussato. Si piazzò dietro di loro, e
circondò le spalle di entrambi con un braccio, separandoli e
preventivando qualsiasi scontro fisico tra i due.
"Atteniamoci al piano. Continuiamo."
Owen sogghignò, facendo cadere il suo sguardo su Tosh, che
prontamente gli sorrise di rimando.
"Toshiko?"
"Sono pronta."
ndA (eterne ma, giuro, utili. Leggete! çwç):
Innanzitutto, chiedo venia per il ritardo nella pubblicazione di questo
capitolo. Il punto é che scrivo su un quadernino,
prevalentemente a scuola, ma poi devo copiare quello che scrivo al pc,
ed ultimamente sembra che io non ne abbia mai il tempo. Poi, non
é che a scuola possa scrivere costantemente.
Comunque, qualche breve nota sulla storia in sé, e
vedrò di andare con ordine (?):
- Lo
pterodattilo si chiama davvero
Myfanwy. John Barrowman dice nell'intervista di Torchwood Declassified dell'episodio
1x04 Cyberwoman,
che é questo il nome che il cast ha deciso di darle. Il nome
é gallese, naturalmente, e deriva da annwyl, che vuol
dire più o meno "adorata". Il nome é famoso per
una canzone
composta da Joseph Parry nel 1875. Probabilmente non vi interessava, ma
io ve l'ho detto comunque =w= ;
- Owen chiama Gwen sweetheart per
farla arrabbiare, nel mio personale headcanon (supportato dal seconod
episodio della prima serie, comunque);
- Ho tentato di rendere Ianto
meno "debole" possible, perché lo ritengo un personaggio con
una grande personalità, ma allo stesso tempo di far
trasparire il suo vissuto non sempre facile (Lisa in primis) e le
conseguenze che ha sulle sue emozioni, e spero vivamente di esserci
riuscita. Per quanto riguarda Gwen, ci tengo a sottolineare che questa
fic non é di
Gwen-bashing. C'é un motivo per cui si
é comportata così. E lo vedrete. :trollface:
Ammetto tranquillamente di non amare alla follia il personaggio,
diciamo pure che alle volte mi infastidisce. Ma ha anche lei le sue
qualità, e ritengo di poterci lavorare senza problemi,
magari "migliorandola" nella misura in cui lo ritengo necessario;
- Ianto tiene il cioccolato per
fare il mocaccino. Il suo delizioso,
fantastico,
orgasmico (?)
mocaccino. Altro che Starbucks.
Ed ora, ringraziamenti e risposte
alle recensioni:
Ringrazio immensamente chi ha messo la fic tra le seguite: spero di non
deludere le vostre aspettative!^^
Ringrazio quella pagliaccia di lolle_dancer,
anche conosciuta come la
mia vicina di banco e/o la mia ranocchia personale et
adorata che legge e che mi sprona a scrivere. Anche sotto
minaccia, ci tengo a sottolineare. Quindi, per ogni aggiornamento
"veloce", ringraziate lei. :heart:
@Rei
Hino: ti ringrazio davvero molto per i complimenti, e sono felice che
tu condivida la mia idea sulle parole originali!^^ Riguardo ai
personaggi: io tengo immensamente
all'IC, sono convinta che sia una delle prerogative
più importanti per la buona riuscita di una fic, sono felice
che si noti il mio impegno al riguardo! Di nuovo grazie, ed alla
prossima!^^
@Smee: non potrei mai dimenticarmene!
çwç Comunque, grazie mille per i complimenti,
spero di soddisfare le tue aspettative! Alla prossima!^^
@Noel: mille grazie per i complimenti, cercherò di mantener
fede alle tue aspettative!^^ Questa storia non sarà mai totalmente
malinconica, perché io credo che il senso di
Torchwood sia mischiare il comico, l'azione ed
l'introspettività, creando qualcosa di "innovativo",
quindi
tenterò di fare altrettanto!^^ Questo capitolo forse
é un
po' più introspettivo, ma il prossimo sarà
più
divertente, a parer mio!
Ancora grazie, ed alla prossima!^^
AVVISO IMPORTANTE: Domenica
prenderò allegramente il volo per Londra,
e ci resterò una settimana. A meno che non riesca a finire e
copiare al pc il prossimo capitolo, gli aggiornamenti saranno possibili
dal 10 ottobre in poi.
É tutto. Ho scritto un papiro, ma é tutto.
Kisses and 'til next
time,
A_Dark_Fenner
P.S.: Avete capito qual'é il piano ideato da Owen? Se
sì, non lo
dite. Perché lolle_dancer ancora
non lo sa. :evil:
P.P.S.: Se
siete interessati, ho aperto un contest Janto sul forum EFP. Ecco a voi
il link :heart:
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** #3: Do not touch ***
taawf2
Chapter
#3: Do not touch
Ianto fece scorrere l'acqua tiepida tra le sue dita macchiate di sangue
e di cioccolato. Voleva levarsi di dosso quella poltiglia il
più in
fretta possibile, sia per evitare di diventare il dessert di Myfanwy,
sia per eliminare dalla sua persona l'odore del sangue di Jack; anche
se, a ben pensarci, le due cose erano collegate.
Mentre si lavava le mani, iniziò a riflettere sui recenti
avvenimenti: c'era qualcosa di strano negli altri membri di Torchwood,
e questo era un fatto certo. Per prima cosa, Gwen non era una completa
stupida. Incosciente e impulsiva, certo, ma non stupida. Pero', quello
che aveva fatto era stato decisamente stupido. Inoltre,
Tosh ed Owen erano decisamente troppo accondiscendenti al riguardo,
avendo persino evitato qualunque tipo di commento riguardo le azioni di
Gwen.
Stava succedendo qualcosa, e lui lo sapeva.
Dopotutto, lui sapeva tutto.
Immerso nelle sue riflessioni, non realizzò l'avvicinarsi di
passi calmi dall'entrata del bagno. Solo quando un paio di braccia che
conosceva decisamente bene si fecero strada attorno ai suoi fianchi,
tornò in fretta alla relatà. Non aveva bisogno di
voltarsi per sapere chi fosse: il suo odore era più che
sufficiente.
Dannati ferormoni del cinquantunesimo secolo.
"Signore?"
Jack si avvicinò in modo studiatamente lento alla schiena di
Ianto,
mentre le sue mani andavano a poggiarsi al ferro del lavandino di
fronte all'altro, bloccandolo sul posto.
"Mh?"
"Che cosa sta facendo, esattamente?"
Ianto tentò di mantenere la sua voce neutra, riuscendoci
solo in
parte. Jack sorrise tra sé, non mancando di notare il suo
lieve
cambio di tono, seppur appena percettibile. Fece quasi combaciare i
loro corpi, mentre metteva le mani sotto il getto d'acqua che Ianto non
aveva fermato.
"Mi lavo le mani."
Ianto roteò gli occhi, anche se Jack, dalla sua attuale
posizione dietro di lui, non poteva vederlo. Il Capitano
continuò semplicemente a risciacquarsi le dita, come Ianto
aveva fatto prima di lui. Si prese il suo tempo, e quando cinque minuti
dopo ancora non dava cenno di volersi spostare, Ianto si
schiarì la gola.
"Signore, sono abbastanza certo che le sue mani siano pulite."
Jack sogghignò.
"Tu dici? Non so: l'igiene é importante."
Per tutta risposta, Ianto abbassò la leva dell'acqua
corrente e, con un movimento fluido, si liberò agilmente
dalla posizione in cui Jack lo stava al momento trattenendo. Il
Capitano fischiò ammirato.
"Sei diventato veloce."
"Faccio del mio meglio."
'Wow, deja-vu.' pensò
Jack, le immagini di una conversazione di poco meno di due anni prima
che gli tornavano alla mente. Una conversazione che aveva portato a
quelle esatte parole, la prima volta che Gwen Cooper aveva fatto la sua
apparizione nell'Hub. Un momento difficile da dimenticare, quello.
Jack si lasciò sfuggire un sorrisetto.
"Sai, stai ancora benissimo
con un completo."
"E queste sono ancora molestie
sul lavoro, signore."
Allora anche lui se n'era ricordato! Il Capitano sorrise speranzoso in
direzione di Ianto, persuaso per un momento che tutto si fosse
già risolto.
"Vado a fare il caffé: non ho alcuna intenzione di avere a
che fare con un Owen Harper in crisi d'astinenza. L'ultima volta non
é stato piacevole. A più tardi, signore."
... O forse no.
Jack annuì, facendogli cenno di andare tranquillamente.
Quando la porta del bagno di fu chiusa dietro la schiena di Ianto, il
Capitano si concesse uno sbuffo. C'era ancora molto da fare.
L'Hub era calmo. Solo il ritmico rumore dello scanner del Rift ed il
ronzare dei macchinari a spezzare l'altrimenti completo silenzio. E
ciò, inutile dirlo, era strano. Molto strano.
Generalmente, un silenzio del genere indicava la calma prima della
tempesta. Ianto, infatti, non riusciva a levarsi di dosso la sensazione
che presto sarebbe successo qualcosa, probabilmente non molto piacevole.
Nonostante il suo cattivo presentimento, ritenne un rischio
di accettabile entità il dirigersi alla cucinetta
dell'Hub e preparare con cura il caffé per sé e
per i suoi colleghi.
In tutta sincerità, quella parte del suo lavoro non gli
dispiaceva per niente. Aveva scoperto che un caffé poteva
dire molto di una persona, e si divertiva ad indovinare le
necessità giornaliere degli altri membri del team,
modificando leggermente i loro soliti peferiti: quello forte ma
estremamente zuccherato di Owen, quello al ginseng di Tosh, il
cappuccino con panna di Gwen, quello nero di Jack ed il proprio,
macchiato e con poco zucchero di canna.
Quel giorno, se ne concesse un cucchiaio in più.
Uscì dalla piccola stanza con un vassoio di metallo e con le
cinque tazze in bilico su di esso. Passò per primo da Owen,
che ringraziò con il suo solito grugnito di apprezzamento,
che sapeva essere il massimo che avrebbe potuto ottenere, quando il
medico era immerso nel suo lavoro. Si diresse poi verso la scrivania di
Gwen, che gli sorrise grata quando lui le porse la sua tazza,
cominciando a bere avidamente quel dono degli dei che rispondeva al
nome di caffé
di Ianto. Lui le sorrise di rimando, ma quando si
voltò verso la scivania di Tosh e la trovò vuota,
sul suo viso si dipinse un'espressione perplessa.
"Gwen? Tu sai dove sia Tosh?"
La donna scosse le spalle in risposta.
"Ha detto qualcosa riguardo al dover mostrare dei risultati parziali di
una ricerca a Jack, ma non ho colto i dettagli della cosa. Lo sai
com'é quando entra in modalità genio del computer.
Potrebbe parlare in aramaico e per me non farebbe differenza."
Con un tempismo quasi allarmante, la porta dell'ufficio di Jack si
aprì, e l'aria si riempì delle voci di Tosh e del
Capitano stesso.
"Quindi hai trovato un modo per decifrare quegli ideogrammi alieni?"
"Non del tutto, ma mi ci sto avvicinando. Non avendo un esperto di
lingue tra noi, dobbiamo affidarci quasi completamente ai software di
traduzione, e quello che sto progettando ha per base un algoritmo
che..."
Ed a quel punto Tosh si lanciò in un'animata ed entusiasta
descrizione del suo programma, che Jack sembrava capire alla
perfezione. Ianto aveva il netto sospetto che "sembrava" fosse
il termine giusto da usare: Jack poteva essere tecnologicamente
più avanzato di loro di tremila anni o giù di
lì, ma Tosh era insuperabile ed imbattibile nel suo campo,
divergenze temporali o meno.
Durante la spiegazione di Tosh, i due si erano avvicinati alla
scrivania della giapponese, davanti alla quale Ianto era ancora in
piedi con i loro caffé.
"...E quindi se queste nuove equazioni venissero inserite nel nostro
database- Ianto! Hai fatto il caffé! Sei un angelo!"
Ianto sorrise all'entusiasmo di Tosh, e le porse la sua tazza, dalla
quale la donna iniziò a bere a piccoli sorsi. Jack prese a
sua volta la propria, sorridendo nel riconoscere il sapore del suo
aroma preferito.
"Perfetto, come sempre."
Ianto tossicchiò, approfittandone per coprire il proprio
viso. Odiava quel suo riflesso condizionato di sorridere
così spesso attorno al Capitano: si faceva vivo nei momenti
meno opportuni. Poggiò il vassoio, e prese l'ultima tazza
rimasta, e si unì alla pausa generale.
Jack, nel frattempo, scambiò delle veloci occhiate furtive
con gli altri membri del team, che risposero a loro volta con sguardi
altrettanto criptici. Bevve ancora qualche sorso di caffé,
poi la sua attenzione venne catturata da un oggetto abbandonato sulla
scrivania di Tosh, proprio dietro al punto in cui aveva poggiato la
sua tazza. Sembrava un manubrio, sormontato da una scatoletta scura
dotata di display, che era bizzarramente illuminato. Senza pensare,
afferrò l'oggetto con entrambe le mani, allontanandosi di
qualche passo dalla scrivania.
L'avvertimento di Tosh arrivò troppo tardi.
"Jack non-!"
Il corpo del Capitano fu improvvisamente scosso da violente
convulsioni, piccole scintille che venivano a formarsi dove le mani
ancora tenevano stretto l'oggetto. Non durarono che pochi secondi
però, non lasciando nemmeno il tempo agli altri occupanti dell'Hub di
tentare di avvicinarsi e staccarlo da quella trappola. La scossa se ne
andò velocmente com'era arrivata, lasciando cadere il corpo
di Jack a terra, privato di stimoli elettrici che lo mantenessero su
due piedi.
Il silenzio cadde pesantemente su di loro ancora una volta.
"Cosa diavolo era
quello?"
Owen diede un cauto colpo con il proprio piede all'oggetto ora
apparentemente inerte, senza ottenere risultati eclatanti, o che almeno
sciogliessero i suoi dubbi sull'identità dell'artefatto.
"É... Un gioco." rispose piano Tosh.
Ianto alzò un sopracciglio.
"Un gioco?"
La giapponese annuì, avvicinandosi alla propria scrivania ed
estraendo un paio di guanti di plastica da un cassetto. Li
indossò ed afferrò l'oggetto da una sola
estremità, mostrandolo agli altri.
"Avete presente Lightning
Reaction?"
Owen annuì.
"Quel gioco in cui tutti afferrano un'estremità di una
piccola centralina elettrica e, dopo un tot di secondi, qualcuno prende
una scossa?"
"Esatto. Solo che, beh... Questa versione proviene da quattromila anni
nel futuro, e non é esattamente progettata per esseri umani, ma
é tarata su una specie di ibridi apparentemente quasi del
tutto cattivi conduttori di corrente elettrica. L'ho scoperto questa
mattina, riuscendo a tradurre con il mio software parte dell'iscrizione
sul retro della scatoletta nera. Avevo anche messo un cartello con la
scritta 'non toccare',
ma dev'essere scivolato via..."
"Jack non ha comunque mai compreso appieno il concetto di 'non toccare'..."
commentò Ianto, perfettamente serio, senza staccare gli
occhi da Jack. "Tornerà tra circa un minuto."
L'ultima affermazione di Ianto fece voltare verso di lui gli altri tre,
espressioni incredule sulle loro facce, alle quali lui rispose con
un'occhiata sfuggente ed una lieve alzata di spalle.
"Non é la prima volta che lo vedo morire
elettrificato."spiegò sbrigativo.
"Solo tu, Ianto. Solo tu potevi cronometrare
i tempi di Jack." commentò Owen, scuotendo la
testa.
Gwen trattenne un commento al riguardo, considerando che probabilmente
quello non era il momento più adatto per una battuta a sfondo
sessuale. Non poteva credere di averlo anche solo pensato. Passava
decisamente troppo
tempo sotto l'influenza di Jack, considerò. Se
su di lei aveva quell'effetto, poteva solo immaginare le conseguenze
che aveva su Ianto.
Il Capitano scelse quell'esatto istante per scattare a sedere con gli
occhi spalancati ed il solito respiro aspirato, confermando la teoria
di Ianto.
"D'accordo, teaboy,
ora inizi ad inquietarmi davvero."
L'interessato scelse di ignorare platealmente il commento del medico,
concentrando la sue attenzione su Jack, che si stava già
alzando.
Vide Tosh avvicinarsi a lui, per poi inchinarsi profondamente.
"Gomennasai."
disse "Avrei dovuto mettere quell'oggetto in un posto più
sicuro."
Evidentemente, in casi del genere tendeva ad emergere il suo spirito
prettamente giapponese di responsabilità e colpa.
Jack sorrise lievemente, toccato dal gesto di Tosh, e le
afferrò delicatamente le spalle, facendola subito tornare in
posizione eretta.
"Toshiko, non c'é alcun bisogno di essere così
formale. Comunque, é ad ogni modo in parte colpa mia. Quindi
niente musi lunghi." il suo sorriso si allargò, diventando
brillante come sempre, e prese a carezzarle piano entrambe le braccia.
"Ci siamo capiti?"
Tosh annuì piano, sorridendo lievemente di rimando.
Ianto osservò la scena in silenzio, sempre più
convinto che qualcosa non stesse decisamente andando per il verso
giusto. Un errore del genere da parte di Gwen, era quasi plausibile, ma
Tosh? Precisa, metodica Tosh?
Oh no, deicsamente no.
Incrociò lo sguardo di Jack per un momento, senza riuscire a
leggervi nulla. Era davvero snervante.
Ianto passò il resto del pomeriggio nell'Archivio,
interrotto occasionalmente dalle visite di Jack, che sosteneva di
dovergli consegnare oggetti da mettere in ordine su quegli
apparentemente infiniti scaffali. Più volte Ianto gli
ricordò che lui doveva finire di leggere, firmare e
sottoscrivere vari rapporti da inviare alla U.N.I.T. entro il giorno
seguente, e che il lavoro di consegna degli artefatti poteva
benissimo essere svolto da Gwen, ma il Capitano fece notare a Ianto
l'importanza del controllo diretto del capo su questi affari delicati,
la sua conoscenza superiore in campo alieno, la scarsa fiducia che
nutriva nella presa salda
dell'ex-polizziotta
su oggetti così pericolosi e via dicendo. Dopo la terza
consegna, Ianto smise di ribattere le sue motivazioni, non avendo
più la forza di rispondere agli attacchi verbali (ed
occasionalmente fisici) del Capitano. Erano le sei, e non voleva fare
altro che buttarsi a letto, dormire per quante ore gli sarebbe stato
concesso e tentare di dimenticare quell'assurda giornata.
Fortunatamente, Jack sembrò essere d'accordo con lui, ed
annunciò a gran voce la fine della giornata lavorativa.
"Bene ragazzi: il Rift sembra tranquillo, quindi potete andare.
Bastiamo io e Ianto a fare sorveglianza, questa notte. Ci vediamo
domani, puntuali alle 8:00."
Owen alzò un braccio in segno di assenso, e si
voltò verso Tosh, che stava chiudendo la valigetta del suo
portatile.
"Tosh! Ti va di andare a bere qualcosa? Non ho voglia di andare subito
a casa..."
La giapponese era impreparata ad una proposta del genere, e si
ritrovò a fissare Owen stupita per qualche secondo, salvo
poi ricomporsi ed annuire entusiasticamente.
"Sì, certo! Non vedo perché no!"
Owen accennò al suo cinico sorriso di rimando, voltandosi
poi alla propria sinistra.
"Ottimo! Oi, Cooper! Tu che piani hai? Ti unisci a noi?"
Gwen scosse la testa sorridendo, mentre estraeva il cellulare dalla
tasca della sua giacca di pelle.
"Mi dispiace, ma Rhys questa sera ha in programma una cena romantica, e
non ho intenzione di mancare!"
Jack le sorrise largamente, scendendo le scale che portavano all'atrio
principale dell'Hub.
"Ah, una cena romantica! Come v'invidio! Ianto, credi che potremmo
imitare l'esempio dei nostri due piccioncini?"
Ianto sbatté le palpebre, senza cambiare espressione.
"Credo che difficilmente la pizza a portar via possa rientrare nei
canoni di romanticismo, signore."
Owen trattenne una risata, formando con le labbra la frase 'sta sera vai in bianco'
in direzione di Jack, che aggrottò le sopracciglia in
risposta.
"Bene allora, ci vediamo domani!"
La porta ad ingranaggio si aprì e si richiuse, l'eco del
chiacchericcio dei tre membri di Torchwood uscenti che moriva con
l'allarme dell'entrata.
Ma la notte, certo, era appena iniziata.
ndA:
Lo so, sono un disastro. Ci ho messo un secolo ad
aggiornare, ma giuro che ho delle buone motivazioni: dopo che sono
tornata da Londra ho dovuto recuperare una settimana di studio
arretrato, compresi compiti ed interrogazioni seguenti, ed il fatto che
presto dovrò sostenere la pratica della patente non aiuta il
mio stato di perenne stress.
Ma giuro che tenterò di pubblicare in modo più
costante, d'ora in poi! ewe
Ora, passiamo alla storia. Solo alcuni punti:
- Nel
dialogo originale, Jack dice a Gwen (nel dialogo del primo episodio
della prima stagione a cui mi riferisco) di Ianto che "He looks good in
a suit.", mentre in italiano é stato reso con "Oggi sei uno
schianto.", che non c'entra assolutamente nulla. Inutile dire che io
preferisco la versione originale;
- Se conoscete
charlieissocoollike (aka Charlie McDonnell), probabilmente conoscete già anche Lightning Reaction.
In caso contrario, questo
video dovrebbe chiarirvi molte cose;
- In questo capitolo
ho voluto far emergere il lato più giapponese di Tosh verso
la fine, e spero condividiate con me questa scelta. Nell'estate 2010 ho
passato un mese e mezzo in Giappone in vacanza-studio, e penso di poter
affermare di conoscere abbastanza bene il loro modo di fare, ed anche
se Tosh é un'inglese d'adozione le sue radici sono pur
sempre lì, ed ho voluto farlo emergere un po'. Mi
farebbe piacere sapere cosa ne pensiate di questa mia scelta!^^
Ed ora, ringraziamenti e
risposte alle recensioni.
Un grazie immenso alle dieci
(OMFGDIECI *sclera*) persone che hanno aggiunto la storia alle seguite:
mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione sulla fic, sperando
di non deludere le vostre aspettative!^^
@Noel: Ti ringrazio davvero molto!^^ In questo capitolo ci sono piccoli
indizi ma, scuola permettendo, non dovrai attendere poi molto per
conoscere la verità! ^^
@Smee: Grazie davvero, davvero tanto! Non sai quanto é bello
per me sapere di aver catturato bene i personaggi!^^ E beh, vi voglio
tenere un po' sulle spine, ma spero che il prossimo aggiornamento
potrà essere più veloce di questo!
Il prossimo capitolo
sarà un po'... Particolare. Ma interessante, ve l'assicuro! owo
Per ora, kisses and 'till next time,
A_Dak_Fenner
Ricordo ancora il contest
Janto che ho aperto sul forum di EFP: passare a dare
un'occhiata, sì? :heart:
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** #4:Interlude ***
taawf3
Chapter
#4: Interlude
Jack poggiò con uno sbuffo sfinito l'ultimo documento della
giornata sulla pila pericolosamente in bilico sull'orlo della sua
scrivania, il più lontano possibile da sé, quasi
i fogli
potessero prendere vita all'improvviso ed attaccarlo. Non si sentiva
infatti di
scartare l'ipotesi di una possibile sensienza dei suddetti, in quanto
sembravano riprodursi ad un ritmo serrato, cercando di sopraffarlo.
Fece scrocchiare il collo, ancora un pò indolenzito dalla
morte
di quel primo pomeriggio. Morto tre volte in un giorno:
chissà,
magari se qualche dio avesse indetto una raccolta punti al riguardo,
avrebbe potuto vincere uno scolapasta o qualcosa del genere.
Ridacchiò tra sè, considerando come lo humour
tipico di
Ianto stesse iniziando a contagiarlo. La cosa non gli dispiaceva
affatto. Parlando di Ianto, dove era andato a finire? Sicuramente non
se n'era andato, avrebbe senito l'allarme suonare, quindi doveva essere
nei paraggi. Pigiò alcuni tasti del suo cinturino, e sullo
schermo del computer apparvero le schermate delle varie telecamere di
sicurezza. Gli ci vollero
poco meno di dieci secondi per individuare la figura seduta sul
divanetto di fronte alla scrivania di Tosh. Con un sorrisetto
soddisfatto, uscì dal suo ufficio, immergendosi nella
penombra
delle luci abbassate, verso il centro dell'Hub.
Quando giunse di fronte alla figura di Ianto, non poté
trattenere un sorriso divertito. Gli schermi dei pc illuminavano di un
pallido azzurrino il viso ed il collo del gallese, e formavano un
bizzarro gioco di luci ed ombre anche sulla camicia rossa che quel
giorno aveva indossato. Il suo petto si alzava e si abbassava in
maniera regolare, un documento di scarsa importanza stretto tra le
mani: si era addormentato.
Jack si abbassò sulla figura dormiente, sfilandogli il
foglio dalle mani. Poggiò il pezzo di carta sulla vicina
scrivania di Tosh, resistendo l'impulso di accartocciarlo e gettarlo
via senza rimpianti, consapevole che Ianto non avrebbe approvato
l'idea, quando si sarebbe svegliato.
Addocchiò il proprio cappotto, già lavato ed
asciugato, nessuna traccia di sangue su di esso, poggiato sul bordo del
divano. Si concesse un attimo di stupore, prima di rivolgere a Ianto un
sorriso che non poteva vedere.
Facendo attenzione a non svegliarlo, spostò il corpo di
Ianto in modo che fosse steso, anziché seduto. La sua
schiena l'avrebbe ringraziato senz'altro.
Jack afferrò il proprio cappotto, con l'intenzione di
portarlo con sè nel suo ufficio per appenderlo, ma
optò per una soluzione migliore.
Il locale era un tranquillo pub gallese tradizionale, nulla a che
vedere con le discoteche moderne e vagamente asettiche nelle quali Owen
era abituato a chiudersi il sabato sera, alla ricerca di compagnia per
la notte. Ma era un giovedì, ed il medico non era solo,
seduto al tavolo di legno chiaro. Bizzarramente per i suoi standard,
non se la sentiva di lamentarsi.
Alzò gli occhi su Tosh, che stava scorrendo la lista dei
toast. Avevano deciso di cenare al locale, per variare un po' la loro
dieta a base di takeaway, che avrebbe fatto inorridire qualunque
dietologo.
"Non pensi sia ironico? Cerchiamo di mangiare qualcosa che non sia
stato chiuso in una borsa di plastica o in un contenitore di
polistirolo, e finiamo per mangiare qualche schifezza riscaldata in un
bar."
Tosh ridacchiò, senza staccare gli occhi dal menù.
"Potremmo dire che il takeaway sia l'unico punto fisso della nostra
esistenza, non credi?"
Owen considerò la domanda, bevendo un sorso della birra che
avevano ordinato in precedenza.
"Nah, ci sono anche Myfanwy, Janet, i doppi sensi di Jack ed i completi
assurdamente eleganti di Ianto." obbiettò Owen, "Ah, e la
sindrome premestruale di Gwen!" concluse annuendo tra sé.
Tosh gli lanciò un'occhiataccia poco riuscita, visto come
stava lottando per non iniziare a ridere.
"Non é facile essere una donna." gli ricordò.
"E non é facile essere un timpano quando Miss Cooper ha
un livello di ormoni fuori dal normale."
Tosh non riuscì a trattenersi oltre, e si lasciò
andare ad una risata.
"É rumorosa, te lo concedo."
Owen alzò un sopracciglio.
"Rumorosa? Tosh, darling,
'rumorosa' sta a 'Gwen' come 'petardo' sta a 'bomba atomica'."
"Affascinante proporzione, ma ricordati che quello della matematica
é il mio
campo."
Owen sogghignò compiaciuto.
"Hey, non voglio rubarti il lavoro: tentavo di impressionarti!"
'Ah, per quello non ce
n'é bisogno...' pensò Tosh,
nascondendosi dietro un sorso di birra.
In quel momento, un cameriere si avvicinò al loro tavolo per
prendere le ordinazioni dei due. Tosh indicò sul
menù un toast semplice, mentre Owen ordinò solo
una piccola porzione di patatine fritte. Entrambi ordinarono un'altra
birra.
"Owen, sicuro di non voler prendere nient'altro? Bere a stomaco quasi
vuoto non fa particolarmente bene..."
Owen le puntò contro un indice accusatorio.
"Oi, quì il medico sono io! Chi é che sta
invadendo il campo dell'altro, ora?"
Tosh si lasciò scappare uno sbuffo divertito, pensando che,
alla fine, il takeaway non era l'unico puto fisso della sua vita, e di
certo non il suo preferito.
Gli occhi di Gwen riflettevano la debole luce delle candele poggiare al
centro del tavolo in sala da pranzo. Il resto della casa era immerso
nel buio, fatta eccezione per la luce del bagno, fatto che le diede
un'idea dell'attuale ubicazione del suo fidanzato. Poggiò
silenziosamente la borsa sul divano ed appese la sua giacca di pelle.
Scivolò fuori dai suoi stivali alti, che affiancò
alle scarpe da ginnastica di parecchie misure più grandi
delle sue, accanto alla porta. Si avvicinò al tavolo, e
sfiorò la fiamma delle candele con un dito, sorridendo tra
sé. Sentì una leggera pressione sulle spalle, ed
il suo sorriso si allargò considerevolmente. Delle labbra
posarono un bacio leggero sulla sua guancia, per poi sfiorarle
l'orecchio.
"Bentornata."
Gwen si voltò per guardare Rhys in viso, e lo
trovò a sorriderle di rimando. Lei gli circondò
la vita con le braccia, e si sistemò comodamente contro il
suo petto, aspirando profondamente, soddisfatta.
"Grazie."
Rhys prese a disegnare ghirigori dalle linee ondulate sulla schiena di
Gwen in risposta, ottenendo qualcosa di sospettosamente simile alle
fusa di un gatto di rimando.
Un sonoro ding
riverberò nella stanza, segnalando lo spegnimento del forno.
"La Sheperd's Pie é pronta!" annunciò
allegramente Rhys.
"M-Mh..." annuì Gwen, senza accennare ad alcun cambiamento
di posizione.
Rhys scosse la testa roteando gli occhi, ma le sue labbra erano curvate
in un sorriso; si abbassò lievemente per baciarle i capelli.
"In vena di coccole, sta sera?"
Gwen alzò gli occhi su di lui, il verde delle sue iridi che
brillava di una scintilla classificabile come maliziosa.
"Beh, questa é una cena romantica, no?"
"Sì, e vorrei ricordarti la presenza della parola cena nella frase."
Gwen si separò allora da lui, permettendogli di estrarre la
pietanza dal forno, non senza fargli una sentita linguaccia.
"Tu hai solo voglia di mangiare, altroché." lo
punzecchiò, "Prima o poi metterai su peso, sai?"
Rhys si voltò, la Sheperd's Pie tra le mani, e
lanciò un'occhiataccia a Gwen.
"Certo, io non sono un americano che si atteggia a grande eroe con il
suo cappotto retrò ed i suoi muscoli scolpiti..."
borbottò, poggiando la cena sul tavolo.
Gwen ridacchiò divertita.
"Per fortuna, altrimenti al momento staresti probabilmente pomiciando
con un certo archivista di mia conoscenza..."
Rhys si rianimò un poco a quell'affermazione, come se avesse
sentito le classiche parole magiche.
"Quindi..." iniziò tentativamente, "Posso stare
tranquillo...?"
Non era certo se quella fosse una domanda o un'affermazione:
lasciò la scelta alla sua fidanzata.
Gwen gli sorrise saputa, addentando una fetta di torta.
"To...Tosh?"
"Sì?"
"Penso che vomiterò."
Tosh sospirò, mentre sosteneva con la parte sinistra del suo
corpo il peso quasi morto di Owen, che rischiava di scontrarsi con
circa ogni palo della luce che incrociasse, malcapitato, il suo cammino
sbilenco.
"Non esattamente quello che mi piace sentirmi dire dopo una bella
serata." commentò a mezza voce.
La giapponese si trascinò dietro il medico fino all'entrata
del blocco di appartamenti dove lui risiedeva. Dopo qualche tentativo
fallito, Owen riuscì nell'epica impresa di infilare la
chiave nella serratura. Tosh ringraziò tutte le
divinità terrene ed aliene che l'ascensore fosse
funzionante: salire le scale sarebbe stato davvero troppo. Presto si
ritrovarono di fronte alla porta dell'appartamento di Owen, che vi si
appoggiò sopra come fosse una qualche ancora di salvezza.
"Bene, penso che da quì tu te la possa cavare da solo."
affermò Tosh dopo che la porta fu stata aperta, "A domani."
La donna fece per voltarsi verso le scale, ma la voce di Owen la
bloccò su posto.
"Hey, Tosh!"
Lei lo invitò con uno scguardo interrogativo a continuare,
anche se lui ci mise un pò a formulare le parole, nello
stato inebriato in cui si trovava.
"Tu... Tu sei... Speciale,
sai?"
Le parole, strascicate e balbettate nello stupore alcolico, non persero
abbastanza significato da impedire alla bocca di Tosh di aprirsi
leggermente, ed alle sue guance di arrossire abbondantemente.
Quando però la sua parte razionale entrò in funzione,
facendola tornare alla realtà, la donna si ricompose.
Sorrise amaramente.
"Lo dici perché sei ubriaco."
Owen scrollò le spalle.
"Ma lo direi anche da sobrio."
"Lo dici perché sei ubriaco."
"Ma lo direi anche da-"
La testarda ripicca del medico fu interrotta da un dito di Tosh sulle
sue labbra.
"Basta, così non ne usciamo."
Owen sbatté la palpebre in modo ridicolmente teatrale, e
quella fu l'ultima cosa della quale Tosh fu completamente consapevole.
In una frazione di secondo, il medico afferrò il polso della
giapponese, attirandola con forza a sé. Qualche attimo dopo,
Tosh era di fronte ad una porta appena maldestramente chiusa, la bocca
spalancata per la seconda volta in pochi minuti. Si sfiorò
le labbra, che ora avevano un vago sapore di alcool e patatine fritte,
gli angoli della bocca che tremolavano, andando a formare un sorriso
vagamente ebete.
Da dietro la porta dell'appartamento, poteva sentire distintamente il
rumore di qualcuno che vomitava, ma in quel momento non le sarebbe
potuto interessare in minor misura.
Si lasciò scappare una risata iniziando a scendere le scale,
leggera.
E non solo per la mancanza del peso aggiunto di uno stupido, adorabile,
idiota di un medico.
Gwen non negava di essere attratta da Jack. A dira tutta, strano
sarebbe stato il contrario. Il Capitano era un eroe, protettore della
Terra, amico del leggendario Dottore
ed ex-agente del tempo, come la visita del Capitano John Hart aveva
loro da poco rivelato. E, certo, era assurdamente affascinante.
Come non infatuarsi di lui?
Pero', lei sapeva che non era lui il suo destino. Non che Gwen fosse il
tipo di persona che crede agli oroscopi, oppure che é
convinta che il corso di una vita sia inciso nella roccia da una
qualche sovrannaturale entità extraterrena. Era consapevole
della fugacità degli eventi, e della loro
malleabilità. Il futuro del mondo poteva essere riscritto ad
ogni schiocco di dita, ad ogni scelta sbagliata, ad ogni promessa
tradita; migliaia di universi popolavano i reconditi recessi della
realtà conosciuta o meno, di questo era certa, visto quello
che il Rift si divertiva a gettare per le strade di Cardiff
giornalmente.
Eppure era certa che, in ognuna di queste infinite
possibilità ai limiti di spazio e tempo, lei avrebbe sempre
scelto Rhys, e non Jack.
Avrebbe sempre scelto lui.
Perché?
Perché lui aveva scelto lei. Nonostante il tradimento che
non poteva ricordare, nonostante le sue costanti assenze, nonostante le
serate passate da solo di fronte ad uno stupido programma tv da quattro
soldi dopo un appuntamento annullato, dopo tutte le volte che lui era
stato messo da parte per Torchwood,
lui aveva scelto lei.
Testardo, cieco, meraviglioso Rhys.
E Gwen, da parte sua, non poteva chiedere nient'altro, se non lui.
Quindi, la risposta alla domanda di Rhys uscì spontanea e
leggera, danzando come viva sulle sue labbra.
"Assolutamente."
Il sorriso di Rhys avrebbe potuto illuminare Cardiff per giorni.
Ianto si rigirò nel sonno, affondando inconsciamente nella
stoffa vagamente ruvida, ma così meravigliosamente
familiare, sopra di sé.
Jack sorrise e si allontanò, abbassando anche le ultime luci
in funzione, e facendo calare il sipario sulla notte di Torchwood.
Sperando in domani, un giorno migliore.
ndA:
Un mese. Sono lenta. Perché sono
così lenta?!
Giuro che questo capitolo era pronto da giorni, ma non mi
decidevo a riscriverlo al pc. Non so perché, lo giuro. Avete
il diritto di insultarmi. Non troppo pero'. éwè
Questo é un capitolo un po' particolare, un "intervallo"
nella storia (da cui il titolo), con una struttura narrativa spezzata
che volevo sperimentare da un po'. Sentitevi cavie da laboratorio.
:heart:
Non mi sembra ci sia nulla di oscuro da spiegare. Se invece
così non é, fatemelo sapere. LA SHEPERD'S PIE E' BUONA :D *random*
Non ho riletto molto bene, é possibile che ci siano errori
di battitura: appena avrò riacceso il cervello
provvederò a correggere.
Ed ora... *rullo di
tamburi incredibilmente chliché* ringraziamenti e risposte
alle recensioni:
Si ringrazia con tutto il cuore lolle_dancer per
avermi ricordato la parola "proporzione", che si era persa nei recessi
della mia mente non particolarmente matematica.
Si ringraziano e si abbracciano commossamente (é una parola?
Boh, vabbé, a me piace) le 15PERSONEOMIODDIOH che
hanno aggiunto la storia alle seguite.
@Rei Hino: Grazie
mille dei complimenti e della lunghissima recensione! *commossa* Faccio
del mio meglio per mantenere i dialoghi più credibili
possibile, e sono felice che l'idea di Tosh che parla giapponese ti sia
piaciuta!^^
Ah, e i bloopers di Torchwood: meraviglia per gli occhi! :heart:
@Noel: Non
so, sono in sintonia con Owen, per qualche strano motivo. Dici che mi
debba preoccupare?
Comunque, tenterò di fare capitoli più lunghi,
perché capisco che in effetti così sto
spezzettando un pochino troppo la storia e non rimane molto da leggere.
Grazie, e presto scoprirai se quello che avevi immaginato era vero
oppure no. ;)
Ah, per la cronaca: ho
già in lavorazione una specie di sequel-non sequel a questa
storia, fix-it del finale della seconda stagione, e di conseguenza
della terza. Lungo. Molto.
Preparatevi.
Kisses
and 'till next time,
A_Dark_Fenner
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=824013
|