Io mi rivolgo a te perchè tu sei il mio privilegio.

di Shizuka Grape
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questo sentimento d'angoscia cos'è? ***
Capitolo 2: *** Questo senso di vuoto cos'è? ***
Capitolo 3: *** Questa voglia di accettarsi cos'è? ***
Capitolo 4: *** Questo sguardo pieno d'amore cos'è? ***



Capitolo 1
*** Questo sentimento d'angoscia cos'è? ***


FANSERVICE FF 1
Questa fanfiction ha come protagonisti Ninomiya Kazunari e Ohno Satoshi del gruppo giapponese Arashi.
Il punto di vista è quello di Ninomiya.

Buona lettura,
Shizuka.
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"Ohno, Ninomiya, potete accomodarvi nel mio ufficio solo per un momento?"

Il produttore di 'Arashi ni Shiyagare' ha chiamato me e Satoshi proprio qualche minuto dopo la fine delle registrazioni.
Siamo costretti a lasciare gli altri - che intanto vedo dirigersi nei camerini - e ad accomodarci in ufficio.
La stanza è semplice e piuttosto spoglia. Il produttore si posiziona in piedi vicino alla scrivania di fronte a noi.

Per quanto mi riguarda, mi sento piuttosto tranquillo: penso che io e il leader riceveremo  solo qualche appunto tecnico, e il volto rilassato del produttore avvalla la mia ipotesi.

"Avete appena finito di registrare una puntata e la settimana prossima, conclusosi il Waku Waku Gakkou*, ne registreremo un'altra."
Con un esordio così penosamente  inutile e un produttore così poco stupido, inizio a pensare a quella  ovvietà come premessa a un discorso di ben altro spessore.

Improvvisamente il produttore si stampa sulla faccia un sorriso sornione.
"Abbiamo appena ricevuto dei risultati statistici riguardo al gradimento delle fan nei confronti degli Arashi, ma soprattutto riguardo a ciò che loro vorrebbero vedere di più da voi.
Sono risultati indicativi, ma ci servono per indirizzarvi in strade che accolgano i favori del nostro pubblico."

Vedo Satoshi annuire incuriosito, mentre io vengo scosso da un brivido a causa del timore di aver finalmente capito il perchè della nostra presenza lì.
 
"In base a tali sondaggi..." -si blocca prendendo in mano dei fogli e facendo finta di leggerli - "Beh... in fondo non c'è neanche bisogno di quelli.. In ogni caso, le ragazze trovano molto piacevole il vostro copione."
 
'Copione'
'Copione'
Quella parola comincia a rimbombarmi nel cervello, causandomi un lancinante mal di testa. Devo ripeterla a me stesso più e più volte per assimilarla e abituarmici, proprio come succede quando qualcosa ti provoca dolore.
Quella parola a noi solitamente così familiare, adesso mi ha fatto male.

Sento un crampo allo stomaco. Lo sento distintamente. E ne deduco anche la radice.
Rabbia. Nervosismo. Riluttanza nel voler ascoltare il proseguo di quel discorso.
 
"Insomma" - riprende però a dire, assumendo un'espressione maliziosa - "Volevo complimentarmi con voi per il rapporto profondo che avete mostrato al pubblico sin ora: le ragazze amano la vostra coppia, adesso siamo convinti di stare seguendo la strada giusta."
 
Ho Satoshi seduto a mezzo metro da me, ma ne percepisco solo il respiro calmo e regolare.

Io invece mi sento a disagio: trovo quella situazione assurda, quel sorriso ipocrita e quel complimento freddo come una foglia ghiacciata d'inverno.

"In passato eravate più giovani e poco conoscevate di queste dinamiche. Ma avete messo in pratica il consiglio dei produttori, avete preso dimestichezza, e infatti il risultato è stato  positivo in crescendo. Molto bene."
Senza una parola dalla bocca mia o di Satoshi, quell'uomo continuava a sputare le sue idiozie.

Me lo ricordo. Me lo ricordo bene il discorso ambiguo fattoci dai produttori anni fa.
Dopo aver visto i primi concerti e programmi televisivi, ci avevano esortati a continuare a lavorare con entusiasmo e con 'sempre maggiore complicità'.
Già allora colsi perfettamente il senso di quelle parole accompagnato dagli sguardi allusivi che facevano l'altalena tra me e Satoshi.
E, effettivamente, così come desideravano, misi in pratica il loro 'consiglio' e fui il primo a dare adito alla complicità pseudo-amorosa tra tutti noi cinque, sottolineando ulteriormente quella tra me e il leader.

Ma...
Il tempo, proprio il passare del tempo, mi dette la risposta più chiara.

Col passare degli anni,infatti, mi resi gradualmente conto che  quella stessa complicità così agognata dagli addetti ai lavori noi la stavamo già costruendo nell'intima sfera della nostra amicizia privata.
Devo dire con onestà che fu una certezza acquisita con lentezza e una buona dose di diffidenza: tuttavia, a un certo punto mi parve totalmente evidente che io, Sho, Masaki, Jun e Satoshi  eravamo cinque petali di un fiore che stava sbocciando al calore del sole, senza dover essere contaminato da nessun contadino.
Appena ebbi la certezza di questo, mi si alleggerì il cuore e la mia gratitudine verso ognuno di loro divenne immensa: ricordo che fui pervaso da un tiepidissimo senso di protezione che, inconsciamente, fece scivolare via dietro le mie spalle il 'suggerimento' dei produttori.

"Mi rivolgo specialmente a te, Ninomiya."
 Le reminescenze di quando ero più giovane sfumano sentendo chiamare il mio nome.

 "Il tuo ormai famoso stereotipo di membro che elargisce abbracci e gesti ambigui nei riguardi del tuo compagno è diventato un fattore determinante per tenere alti gli ascolti del pubblico femminile. Poichè il leader è meno attento a queste dinamiche, chiediamo ad entrambi - certo - ma specialmente a te, Ninomiya, di continuare con questa linea, fondamentale per gli ascolti."
 
Ecco che mi si raggela il sangue nelle vene.
Quella frase sortisce un effetto lancinante e soprattutto inaspettato: per via di un conato di vomito comprendo che il mio stomaco si sta ribellando a quella situazione prima che il cervello ne abbia  le forze.

Ora che quella bocca finalmente ha taciuto, mi sembra di essere appena stato violentato dalle parole, parole che paradossalmente stavano elogiando un mio comportamento.
Ora che quella bocca finalmente ha taciuto, fulminee ma penetranti riflessioni mi martellano nel cervello, facendomi accapponare la pelle.
Ecco cosa ero stato capace di fare:  avevo commesso l'imperdonabile errore di esporre sulla pubblica piazza uno dei pochi sentimenti più veri e profondi della mia vita;  avevo osato gettare un sentimento d'amore in una spazzatura stracolma di copioni televisivi in base ai quali dovevamo interpretare personaggi tanto sfaccettati quanto lontani da noi; ero stato talmente cieco e idiota da continuare continuare continuare e continuare, ancora, sempre, incessantemente, a denudarmi, senza mettere in conto che persino il mio cuore sarebbe stato mercificato.

E' così.
Ora che quella bocca finalmente ha taciuto, ho provato l'orribile esperienza del freddo vuoto che ti lascia il fraintendimento, l'essere scambiato per qualcosa che non sei, la confusione del  limbo tra il tuo ruolo e la realtà.

Col minimo di attenzione che mi è rimasta, noto che il produttore ci sta congedando.

Leader è il primo ad alzarsi e io imito meccanicamente i suoi gesti, ichinandomi con educazione e lasciando la stanza.

Io e Satoshi camminiamo fianco a fianco nel silenzio più assoluto.
Percorrere accanto a lui quel lungo corridoio che ci separa dai camerini placa leggermente la mia emicrania, e il senso di nervosismo si acquieta.
Mentre raggiungiamo il camerino, giro leggermente la testa per poter scorgere qualche sua reazione, ma il suo volto è sorprendentemente inespressivo: gli occhi color nocciola - visibilmente stanchi ma sempre luminosi e tondi - guardano fisso davanti, le braccia gli scendono sui fianchi oscillando, il passo regolare e non troppo lento.

E' stato uno sguardo fugace il mio, e dubito che se ne sia accorto.
Dubito, in realtà, che si sia mai accorto dei miei sguardi fugaci.
 
Ma non mi importa: stavolta cercavo nella sua espressione semplicemente un supporto alla mia frustrazione, supporto che però non è arrivato.

Entrati nei camerini, noto che Masaki, Jun e Sho si sono ormai cambiati: incontro gli occhi di quest'ultimo e subito mi viene una voglia ansiosa di sfogarmi con il mio migliore amico.
Improvvisamente però, è un'altra voce a parlare:
"Era qualcosa che riguarda il gruppo?"
Jun è di una dolcezza e discrezione disarmanti.
Ho capito il senso di quella domanda.
Lui è preoccupato del perchè il produttore abbia chiamato solo me e Satoshi. E' realmente preoccupato, glielo leggo in faccia.
Per non sembrare invadente, tuttavia, ha camuffato la domanda affinchè io possa rispondere liberamente.

"No." - Satoshi prende la parola anticipandomi - "Il produttore ci ha chiesto di stare appiccicati perchè fa ascolti. Ha detto a Ninomiya che dovrà toccarmi di più durante le registrazioni."

Mentre apro la mia borsa, ho un sussulto.

Quel ragazzo ha capito tutto. Il produttore non è stato esplicito neanche la metà, ma  Satoshi ha centrato il bersaglio.
Forse allora anche il suo silenzio in ufficio e lo sguardo imbambolato in corridoio erano sintomi di una tacita riflessione? Che anche lui trovi umiliante quella pretesa assurda?

"E quindi?" - Jun continua a chiedere.

"E quindi va bene. Dalla prossima registrazione staremo più attenti a fare così. Non possiamo farci niente, è il lavoro."

Non credo alle mie orecchie.
Riesco a percepire lo sguardo di Sho su di me, ma io resto ammutolito di fronte a quell'agghiacciante indifferenza, all'impietoso piattume della sua voce.

Nessuno dei tre ha osato chiedegli oltre. Nessuno dei tre ha osato controbattere a quella risposta. Tutti e tre sistemano le proprie cose mentre Ohno va a cambiarsi.
Io faccio altrettanto.
Poi, con il morale ormai a terra, prendo la mia borsa, saluto educatamente tutti, e anche se sostanzialmente libero torno in appartamento, senza alcun commento per ciò che ho sentito e con solo tanta voglia di dimenticare questa serata il più velocemente possibile.













*Il Waku Waku Gakkou (Scuola Waku Waku) è un concerto-seminario tenuto dagli Arashi nel Giugno 2011, i cui proventi sono stati devoluti in favore delle vittime del terremoto che ha colpito il Tōhoku lo stesso anno. Interessante è notare che per tale concerto è stata utilizzata una minima quantità di energia al fine di  diminuire gli sprechi.


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Capitolo 2
*** Questo senso di vuoto cos'è? ***


FANSERVICE FF 2
E' stata una settimana molto intensa.
Il concerto di beneficenza è ormai vicino, e ognuno degli Arashi deve studiare la propria parte.
Questa mattina ci hanno tutti riuniti in una stanza per discutere della scaletta.
Non dobbiamo registrare alcun programma televisivo fino alla prima dell'evento, dovendoci concentrare completamente sulla buona riuscita dell'iniziativa.
Sono contento che ci abbiano affidato questo lavoro: è una tipologia molto particolare di live, basata molto sulla conversazione, sulla comunicazione verbale.
Credo sarà interessante.

A riunione finita, mi viene in mente che potrei sfruttare questa serata libera: è bene che coltivi maggiormente la mia vita privata.

"Ragazzi, visto che è ora di cena, perchè non andiamo a mangiare qualcosa tutti insieme?"
Non si può certo dire che Aiba Masaki mi legga nel pensiero.

Sho e Jun annuiscono con un sorriso entusiasta ma visibilmente stanco, quindi Masaki rivolge il suo sguardo a me.

"Grazie mille"  - gli rispondo -  "ma stasera passo. Ho un appuntamento e non penso dormirò a casa."
 
"Dai Nino!" - Masaki ha assunto l'espressione di un bambino al quale viene tolto un giocattolo - "Potrebbe essere l'ultima cena di noi cinque prima del concerto!"
 
"E allora?" - rido. Questo ragazzo ha dei poteri di persuasione praticamente inesistenti - "Sicuramente ne faremo una dopo il concerto. Lì certamente ci sarò. Dai, comprendimi Masaki!"
 
Quasi volendo un suo permesso, mi fermo in piedi vicino all'uscita del camerino e  aspetto una sua qualche reazione che non tarda ad arrivare: infatti dopo qualche secondo mi sorride e annuisce, così come Jun e Sho, e io mi sento più sollevato e pronto finalmente ad andare.

 In tutto questo, una figura pseudo-fantasma era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
Ohno non mi aveva guardato, non aveva atteso una mia risposta, non aveva cercato di convincermi in alcun modo. Era appoggiato a degli scaffali, la sua espressione indecifrabile. Guardava nel vuoto.

So che non avrebbe mai cercato di convincermi.
Ohno possiede quell'innata tolleranza - così rara in un qualsiasi essere umano ma così spontanea in lui - grazie alla quale senti quanto sia superfluo davanti a lui giustificarti, accampare scuse,  camuffare le tue intenzioni.
Le sue orecchie ascoltano solo se captano voce. Se una bocca non vuole parlare, lui non pretenderà che quella stessa bocca parli. Se non c'è la voglia di scherzare, lui non pretenderà di costruire dal nulla quella voglia. Se ci sono intenzioni differenti dalle sue, lui non pretenderà di persuaderti per essere seguito.
E' un tipo di sensibilità, quella di Satoshi, al confine estremo con la superficialità: il limite tra le due cose è davvero sottilissimo, ma la sua intelligenza e raffinatezza consistono  proprio nel concedere a tutti una reale libertà, attiva e passiva, una libertà che ha come sola condizione il rispetto altrui.

Consapevole di tutto questo, saluto tutti educatamente e vado via.

Uscendo dagli studi un pensiero però mi attanaglia.
E' da qualche giorno ormai che percepisco dentro di me un senso di apatia, di inedia, di menefreghismo. Sto per incontrare una donna e la cosa non mi entusiasma neanche la metà di quanto dovrebbe; ho concluso una durissima giornata di lavoro e non ne sono pienamente soddisfatto; ho persino rifiutato di passare la serata con i ragazzi, ma non mi sento particolarmente in colpa.

Mentre entro in auto, un sorriso amaro mi esce spontaneo: in momenti simili arrivo alla conclusione di essere diventato una macchina, un robot senza un cuore, un uomo con un'anima prosciugata.
Sento il cuore ghiacciato, ma non riesco a ricondurne il motivo.
A volte,come adesso, non ci riesco.
E quando, come adesso, non ci riesco, penso che un motivo semplicemente non c'è, penso che il ghiaccio sia diventato la mia natura, la materia con cui io stesso sono fatto.
E quando, come adesso, non ci riesco, dico a me stesso che posso solo andare avanti, vivendo la mia vita, dedicandomi al mio lavoro con la sicurezza che per lo meno non potrò mai essere scalfito più di tanto da niente...
E quando, come adesso, penso a tutto questo...
ho tanta, tanta paura.
 

 

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Capitolo 3
*** Questa voglia di accettarsi cos'è? ***


FANSERVICE FF 3

Anche oggi, a parte qualche photo-shoot, il lavoro prinicipale riguarderà l'organizzazione del concerto.

Salgo nella macchina messa a disposizione dall'ufficio che è venuta a prendermi. Prima di accende la DS, apro il cellulare e controllo le mail.

[Nino, visto che stasera ho ricevuto una chiamata improvvisa e ho dovuto lasciare gli altri anch'io, che ne dici di andare io e te da qualche parte domani? Non parliamo insieme da un pò.. Intanto ti auguro la buona notte. A domani!] - FROM MATSUMOTO JUN, 00:43

Spengo il cellulare e accendo la DS.

Improvvisamente, penso che non mi interessa più il perchè ieri sera mi sentivo così, non mi interessa se in futuro mi sentirò di nuovo così.

Fino a quando avrò loro che si prendono cura di me, fino a quando loro saranno gentili con me, io potrò sconfiggere il mio costante senso di angoscia ogni volta che si ripresenterà.
Con questa convinzione nel cuore e con una gratitudine ancora nuova, inizio la mia giornata lavorativa.






"Grazie per l'ottimo lavoro! Dopodomani sarà un grande successo. Ora possiamo fare una pausa fino al primo pomeriggio. Prego."

E' stata l'ultima riunione prima della prova generale. La tensione nell'aria si sente, ma c'è anche un grande entusiasmo.

"J!" - mi avvicino a Jun con passo svelto.
"Mh?"
"Ho letto la mail di ieri sera. Dove potremmo andare?"

Lui resta per qualche secondo in silenzio ma mi regala uno sguardo così dolce che vale più di ogni risposta.

"Ti porto in un bel posto. Vedrai. Finiamo il lavoro e poi ti spiego."
"Bene!"

Improvvisamente sento toccarmi il palmo della mano.

E' un tocco delicato, fugace. So bene a chi appartengono quelle dita che mi stanno sfiorando.

"Nino..."

La voce calda e profonda di Ohno che chiama il mio nome penetra nelle mie orecchie.

Provo la strana sensazione che sia passata un'eternità da quando ho sentito l'ultima volta la voce di Satoshi chiamarmi.
Cosa sarà questa stranissima nostalgia?

"Ah, leader! Ho proposto a Nino di uscire stasera.Vuoi unirti a noi?"

Finalmente mi giro verso Satoshi che ha ancora la sua mano vicinissima alla mia, e tutto ciò che mi viene in mente guardandolo è che spero accetti l'invito.

"Si, certo. Jun,mi dispiace che tu sia andato via ieri sera." - risponde lui. Sembra davvero amareggiato.

Per quel che mi riguarda questi due potrebbero continuare a parlare per ore. A me basta soltanto che anche Satoshi ci sia stasera.
Paradossalmente solo adesso mi sento asfissiato dalla sua mancanza.
Paradossalmente solo adesso che lui è qui, che le sue dita stanno ancora accarezzando le mie, in silenzio. Con discrezione. Come ogni cosa di lui.

"Dispiace a me di essermene andato." - prosegue intanto Jun - "Per questo volevo recuperare stasera. Allora è deciso."

Vedo il leader annuire e sorridere, e Jun ricambiare il sorriso.

Sembrerebbe un momento tutto loro se non fosse per il corpo di Satoshi attaccato al mio e che mi sta cercando.
Sento il suo calore quasi proteggermi -anche se è da imbecilli provare una cosa simile in un semplice corridoio degli studi -  e mi sento invaso da un senso di tranquillità, come quella che percepisci ogni volta che ritorni a casa.

"Visto che siamo in pausa, vado a fumare una sigaretta. Ci vediamo dopo, dentro!"

Non era solo una mia impressione allora: quel momento era mio e di Satoshi, e la discrezione di Jun ha reagito di conseguenza.
Cosa sarà, cosa sarà mai questa nostalgia che sento aumentare?

"Nino..."
Il mio nome pronunciato questa volta ha un tono più basso, quasi di rimprovero. Sento che allontana il suo braccio dal mio e io istintivamente lo guardo negli occhi.
Una sua espressione decisa lascia subito spazio ad un viso davvero triste, proprio appena i miei occhi si posano sui suoi.


"Perchè.. non mi tocchi più?"

Sento mancarmi un battito.
 
Non è la prima volta che mi fa questa domanda. In altre occasioni però l'atmosfera in cui mi veniva posta era divertente e rilassata. Di solito gli davo del pervertito o dell'idiota e tutti insieme scoppiavamo in una grossa risata.
Stavolta invece l'aria è completamente differente. E' evidente la serietà con cui me lo ha chiesto, e io da parte mia non ho la benchè minima voglia di fare battute.
Come siamo arrivati a questo?

I suoi occhi sono profondissimi e le labbra serrate, anche se sempre piccole e carnose.
Continua a fissarmi, sembra quasi in angosciosa attesa.

"Ma che domanda mi fai?" - cerco di esibire saccenza, per prendere tempo.

Non mi arriva alcuna risposta dall'altra parte: sempre e solo quello sguardo determinato,  desideroso di una mia spiegazione.
Mi concedo qualche secondo, mentre Satoshi continua a guardarmi. Sono sicuro che mi lascerà tutto il tempo per riflettere.

Ripercorro nella mia mente i giorni passati. I giorni pieni di lavoro per la scaletta della lezione, i giorni in cui mi sono addormentato esausto sul mio letto e quelli in cui invece non sono tornato a casa.

E poi improvvisamente mi rendo conto di una cosa.

Un filo rosso ha accompagnato tutti questi giorni. Fino ad ora.
Quel senso di angoscia, di indifferenza, di indolenza. Quel senso di vuoto. Il mio cuore freddo e la mia passività di fronte a qualsiasi cosa. Il mio entusiasmo prosciugato.
Tutti quei sentimenti così devastanti a cui io nonostante tutto stavo facendo l'abitudine, erano stati sempre presenti.

Ma quegli stessi sentimenti avevano una causa.
E la causa è proprio qui di fronte a me.
Lui è la causa della nascita di quei sentimenti proprio perchè di solito è la soluzione per distruggerli.


" Tsk, non stiamo registrando, perchè dovrei toccarti?" -  il tono della mia voce è incredibilmente acido, ho detto quella frase istintivamente.
 
I suoi occhi si spalancano. Li ho notati. E' stato uno stupore così grande da essere evidente, però si ricompone in fretta, assumendo nuovamente un'espressione serafica.

La frecciatina allusiva sputata dalla mia stessa bocca mi fa dedurre che, a causa del dolore provocatomi, avevo razionalmente rimosso la crudele risposta di Ohno dopo il discorso del produttore di Shiyagare, una settimana fa; nonostante questo, la mia inconscia reazione è stata allontanarmi progressivamente da lui proprio fuori dalle telecamere, proprio al di fuori del lavoro che ci imponeva di stare appiccicati.

"Ma..cosa significa.." - mi dice. La sua voce tentenna.

Quindi mi fa cenno di entrare in una saletta e di sederci.
Io lo seguo e mi accomodo su un divanetto, mentre lui si lascia cadere su un pouff di fronte a me.

"Quindi..." -  alza la testa per guardarmi - "..perchè non mi tocchi più da una settimana?"

"Hai contato anche i secondi?" - rido, ma non c'è allegria nella mia risata. Solo una sadica voglia di fargli capire ciò che provo ferendolo con parole taglienti.

"No, quelli no..."
Lui abbassa la testa, e io mi sento improvvisamente un verme.
La voglia di fare della violenza verbale è scomparsa nel giro di pochi secondi, al solo vedere Satoshi così abbattutto per colpa mia.

Non posso permetterlo. Mi fa male il cuore.

Si, sento dolore.
Il mio cuore allora non è di ghiaccio.
Il dolore che sento davanti alla tristezza sincera di Satoshi è la dimostrazione che il mio cuore non è ancora di ghiaccio. Lui lo riscalda.
Lui mi riscalda il cuore.

Pensando a questo, si genera in me un senso di colpa immenso, che mi spinge anche a parlare, finalmente.

"Perchè hai risposto in quel modo la settimana scorsa?" - la mia voce è pacata però volgo lo sguardo altrove, non voglio guardarlo negli occhi.

"Io..."

" 'OH OH, NON C'E' NIENTE DA FARE, E' PER LAVORO, NON C'E' NIENTE DA FARE!' " - faccio una sua imitazione molto poco divertente.

"Ma..."

"Se è il copione che dobbiamo seguire, l'importante è che io faccia l'imbecille in Shiyagare,no? Quindi ora cosa vuoi?"

"Nino..."

Si, non gli permetto di parlare.
In realtà ho il terrore di ascoltare la risposta che sta per darmi.

Lui lascia passare qualche secondo di silenzio che a me sembra un'eternità.
Poi sospira, si alza, e va a chiudere la porta della saletta.
I rumori dei passanti nel corridoio scompaiono.
Adesso ci siamo io e lui, faccia a faccia. Ci circonda solo il silenzio.

Quando si risiede, sento l'inquietudine aumentare.

"Cosa c'entra il discorso del produttore?"

Non ho la forza nè la voglia di ribattere.

"Nino, tu perchè non hai risposto quando Jun ha fatto quella domanda? Guardava te mi pare."

Incredibile, ricorda la scena nei particolari. Anche lui.
Sono sinceramente stupito dalla chiarezza dei suoi ricordi, non me l'aspettavo. Ma non è il momento di lasciare spazio all'ammirazione.

"No? La domanda era rivolta a te, mi pare. Giusto?" - incalza, però sempre con molta calma.

"Non ho detto niente perchè tu mi hai preceduto, ovvio. E con quella bella risposta per giunta."

"Tu che avresti risposto, Nino?"
Il suo tono di voce si è leggermente alzato, anche se il leader con me non si è mai realmente arrabbiato. E non deisdero certo che sia questa la prima volta.

"Non è un copione...il mio..." - dico quella frase quasi sospirando, in un soffio...Dubito che sia riuscita a sentirla.
A dire la verità, mi è costato parecchia forza dire una frase simile, e quel sussurro per il mio coraggio è più che sufficiente.

"Nino, stiamo parlando dei tuoi dubbi su di me? Cosa significa adesso questa diffidenza?"

"No! Che diavolo dici?" - io non ho alcun dubbio su di lui, perchè ha la testa così bacata? Cosa gli salta in mente?

" Il tuo 'non è un copione' e il mio si? E' di questo che stiamo parlando?"

Io sono sicuro di non avere alcun dubbio su di lui.Per quel che ricordo non l'ho mai avuto.Per quel ricordo mi sono sempre e inconsciamente appoggiato a lui.
Fin dall'adolescenza sono lentamente scivolato su di lui, attratto dal calore che mi trasmetteva, ammirato dalla sua professionalità, intenerito dai suoi modi pacati, innamorato delle sue premure e della sua gentilezza.
Nonostante ciò, il motivo per cui mi sono allontanato in questi giorni è stato proprio il sentire dalla sua bocca che il nostro affetto fa parte del lavoro, e come tale dobbiamo farlo crescere al fine di aumentare lo share dei programmi.
Me lo ricordo ancora il senso di pesantezza alla bocca dello stomaco  che la sua risposta mi ha provocato: è lo stesso che sento ora che sto rivivendo quel momento.

Satoshi intanto non ha mai smesso di guardarmi. Decido finalmente di girare la testa, e con grande terrore noto che ha un'espressione arrabbiata sul volto.
No, peggio, sembra deluso.

"Nino, insomma, devo spiegartelo adesso che il lavoro e la vita privata sono due cose diverse?"

"Appunto."

"Ehi, guarda che sei stato tu a voler rendere pubblico quello che siamo. Io ti avevo consigliato di non esagerare, ricordi? Io all'inizio cercavo di non dare adito alle tue fusa, ricordi? E lo facevo perchè poi avrebbero potuto sfruttare noi e soprattutto te, e tu saresti stato male per questo. Te l'avevo detto fin dall'inizio che avrebbero messo carne a cuocere, non è vero? E invece tu hai fatto di testa tua."

"Ah, è colpa mia? Oh no, è stata violentata, la povera Satoko-chan!*"

" Proprio perchè a me dei produttori che ci incitano non me ne frega niente..." -  Ohno che è a differenza mia è davvero maturo ha ignorato la mia assurda battutaccia - "..proprio perchè non me ne importa un accidenti ho pensato che siccome avevi deciso tu di seguire questa linea, anche di fronte alle telecamere, a me andava bene. Andava bene a me perchè a TE andava bene.
Per me era sufficiente che tu, Nino, fossi consapevole del limite tra televisione e vita privata. Ma questo tuo comportamento da idiota mi dimostra che sei stato proprio tu a non saper gestire più il limite. Anzi, direi che lo hai proprio perso di vista."

La testa inizia a girarmi per il tremendo imbarazzo.
Ha ragione. Ha perfettamente ragione.
Riesco a vedere me stesso piccolissimo di fronte alla mia immensa e stupida immaturità, mentre Ohno mi ha fatto un discorso di una coerenza inattaccabile.
Me la merito questa ramanzina. Anche se a dirla tutta il tono della sua voce è un misto di delusione, preoccupazione e premura, io la prendo come una ramanzina. E me la merito.
Voglio che continui. Voglio che continui a parlarmi. Come solo lui sa fare con me.

"Noi ci vogliamo bene fuori dalle telecamere, non è così, Nino? Il lavoro è il lavoro. E  quando il produttore ha detto che dobbiamo stare più appiccicati io ho pensato che fosse una richiesta così ridicola..."

"L'ho pensato anch'io, Satoshi." - mi sento incredibilmente confortato da questa sua ultima frase.

"Lo so. Ho visto la tua faccia. Eri disgustato. Avevi la stessa faccia di quando ce l'hanno chiesto la prima volta una decina di anni fa."

Di scatto lo guardo di nuovo negli occhi. Non mi aspettavo fosse così attento ai miei sentimenti al punto da ricordare anche le mie vecchie reazioni.
Non me ne ero accorto.
Non avevo capito nulla.
Io avevo badato solo alle apparenze, alla sua risposta superficiale, e ho finito per perdere fiducia nei suoi sentimenti. Io non l'avevo capito abbastanza.
E invece lui ha pensato a me fin dall'inizio.

Inconsapevolmente sorrido, divertito dalla mia da pseudo-invincibile diffidenza sconfitta da Satoshi: dal suo amore silenzioso e  costante di questi lunghi anni che adesso sta affiorando in tutta la sua forza.
Questa presa di coscienza mi fa accrescere la vergogna ma allo stesso tempo sento il cuore alleggerirsi.
E' come vedere dei timidi raggi di sole dopo la tempesta.

Probabilmente però lui nota il mio sorriso amaro stampato, perchè prende il pouff e si avvicina a me.

"...L'ho ritenuta una richiesta ridicola, ma ho pensato 'Finchè Nino riesce a sopportare e soprattutto discerne i limiti, per me va bene.' Questo è l'unico motivo per cui ho risposto serenamente che in fondo si tratta di lavoro. "
 
Così silenziosamente che neanche io sono riuscito ad accorgermene, lui ha accettato me e i miei modi di fare, e in qualche modo mi ha seguito accondiscendendo ai miei gesti per tutti questi anni.
Ha ignorato le sue ritrosie riguardo al voler teatralizzare una parte della nostra amicizia, ha ignorato i suoi dubbi, ha ignorato la sua naturale timidezza e insieme a me ha iniziato a mostrare davanti alle telecamere qualcosa che lui sapeva essere un dono prezioso e privato forse ancora prima di me.
 
E anche adesso che mi sono perso vengo risvegliato da lui: lui che al contrario mio è stato sempre vigile e attento a dividere il lavoro dal privato, con una dimestichezza che io evidentemente non ho avuto e che lui ha dovuto tirar fuori anche per me.
 
 
Spinto da una forza conosciuta, mi alzo in piedi e mi tuffo sulle sue gambe lasciandomi andare completamente a mo' di peso morto.
 
Sento Satoshi sbuffare, ma poi - come mi aspettavo - sistemandosi meglio riesce a tenermi saldamente in braccio.
 
Con  la sua testa quasi come protezione, appoggio il mio viso sul suo petto e chiudo gli occhi.
Sento i battiti di Satoshi accellerare, così come ogni volta in cui abbiamo un forte contatto fisico. Stavolta però non c'è solo quella strana attrazione da cui siamo sempre stati invasi: c'è dolcezza, nostalgia, c'è la serenità dei nostri sentimenti finalmente chiariti.
 
Io mi sento come riscaldato, come da quei grandi focolari nelle baite mentre fuori imperversa una tempesta di neve:  a far aumentare anche i miei di battiti ci pensa Satoshi, che mi circonda con le sue braccia e mi stringe, quasi fossi un neonato in grembo a suo padre.
Adesso sento che potrei affrontare qualsiasi cosa: qualsiasi produttore, il lavoro più estenuante, la donna più crudele.
 
E contemporaneamente, Satoshi non sa di avermi fatto un altro grande regalo: questi sentimenti di dolcezza e tenerezza che sto provando adesso mi hanno dato finalmente la prova che anch'io ho ancora umanità in me, che riesco ancora a commuovermi, che il mio cuore sa ancora pulsare.
 
Vengo assalito dalla sdolcinatissima ma assai vera consapevolezza che ho bisogno di Satoshi per tutta la vita, perchè senza di lui ritornerei nel ghiaccio della grigia indifferenza in cui stavo sguazzando fno a questa notte, per sempre.
 
"Grazie..." - la mia voce esce fuori come un lamento.
Sento che mi sta venendo da piangere e di scatto stringo un suo capezzolo da sopra alla maglietta.
Anche questo è un gesto ormai abitudinario, ma dentro di me ho sempre saputo che una confidenza simile nasconde significati molto più profondi di quanto io stesso non voglia ammettere.
 
D'altra parte sento Satoshi accarezzarmi le braccia con le dita. Io amo questa cosa di lui: Satoshi è di un romanticismo e di una dolcezza indescrivibili ma, a differenza mia, preferisce non essere sfrontato.
Ha assolutamente bisogno del contatto fisico, però cerca di trasmettere la sua voglia in modo così discreto che può  accorgersene solo la persona a cui il silenzioso gesto è indirizzato.
 
Sento che mi stringe ancora più forte e improvvisamente vengo di nuovo attaccato dal senso di colpa per essergli stato lontano così tanti giorni. Deve esserci stato davvero male, ancora di più considerando che è arrivato a farmi quella domanda.
Nonostante la sua tristezza ha avuto la maturità di concedermi un chiarimento, e dalla gentilezza con cui mi sta accarezzando sono sicuro che mi ha già perdonato.
 
Credo che Satoshi sia davvero l'unico essere umano che conosco a provare un amore così puro da accettare qualsiasi cosa. E sono contento di essere io la persona che lui accetta incondzionatamente.
Pensando questo, mi sento davvero una sorta di privilegiato. Mi stringo ancora di più a lui, e stringo più forte il suo capezzolo.
 
Lui sa quanto in fondo io abbia bisogno di queste coccole, quindi mi permette di rimanere così, in silenzio, ancora per qualche minuto. 
Approfitto del fatto che siamo soli per smontare il mio ruolo di uomo acido: Satoshi conosce il vero me stesso, è a conoscenza delle mie paure, motivo per cui  non ho freni nel mostrarmi debole davanti a lui.
Debole.... sono davvero così debole se ho l'amore e il rispetto da parte di Ohno Satoshi?
 
"Satoko-chan..."
Sento un suo sospiro solleticarmi l'orecchio

 "Eh?"
 
"Satoko-chan... non è male. Se deciderò di diventare una new half** userò questo nome. E' stato eccitante quando mi hai chiamato ' Satoko-chan'. Mh.... ci penserò."
 
"Ma che schifo! Mi fai venire i brividi!"
Qusto idiota rimarrà pur sempre un idiota pure se vuole far finta di non essere l'idiota che è.
 
Gli do uno schiaffetto sulla testa. In realtà ne approfitto per toccare finalmente dopo tanto tempo i suoi morbidi capelli.
 
Lui ride, e i suoi occhi si stringono diventando solo due fessure. Continua abbassando leggermente la testa, e io non riesco a distogliere le mie attenzioni da quella risata che per me è ogni volta una visione rasserenante.
 
"Andiamo a mangiare, ho fame." - dice a un certo punto con voce piatta.
 
"Sono appiccicato al tuo stomaco e non sento brontolare neanche un pò. E' un modo per staccarti da me?" -
la mia esprssione stavolta esprime solo allegria, un'allegria ritrovata dopo tanti giorni.
 
" Non sei una piuma! E poi se non mangio adesso sarò a digiuno fino a questo pomeriggio. Ho fame. Su."
Sento che fa forza sulle gambe per alzarsi nonostante abbia me addosso.
 
Io però mi poggio meglio e faccio peso su di lui, rendnedogli difficile l'operazione.
 
Satoshi capisce le mie intenzioni perchè lo vedo sorridere mentre si dimena, eppure mi sembra che non si stia impegnando così tanto per scacciarmi via.
 
Io intanto resto comodamente, fin troppo comodamente, seduto su di lui.
 
" SATOKO-CHAN AMA KAZU-CHAN! SE KAZU-CHAN CONTINUA COSì, SATOKO-CHAN RIVELERA' A KAZU-CHAN IL SEGRETO DELLA FELICITA'!" - mi dice quella frase con una fastidiosissima vocina acuta.
 
"Mi fai venire la pelle d'oca, sei disgustoso!"
Mi alzo di scatto e vado ad aprire la porta.

Mentre mi allontano, noto che Satoshi si è eccitato davvero. Forse è anche per questo che ha cercato di allontanarmi.
Tuttavia ritengo opportuno non commentare, perchè rovinerei un momento dolcissimo tutto nostro. E, in fondo, anche perchè mi sento lusingato da quella reazione.
 
 
Uscendo dalla sala, vedo Jun avvicinarsi, mentre Aiba e Sho si stanno già avviando nell'altro studio.
 
Io raggiungo Jun e lui mi abbraccia sorridendomi di nuovo con quella sua bellezza incantatrice.
 "Adesso è tutto ok Nino?"
 
"Si." - lo abbraccio anch'io - "Adesso è tutto ok."








* Il suffisso -KO in Giappone è tipico dei nomi di persona femminili. Qui  Ninomiya storpia il nome Satoshi(maschile) cambiandolo in Sato-ko(femminile).

** Per NEW HALF in Giappone si intendono quelle persone di sesso maschile alla nascita che hanno però deciso, sentendosi e ritenendosi donne, di cambiare sesso        chirurgicamente.
 

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Capitolo 4
*** Questo sguardo pieno d'amore cos'è? ***


FANSERVICE FF 4

Completamente circondato dal buio della mia camera da letto, mi sveglio senza troppe difficoltà e vado a farmi un bagno caldo.


Questa notte è stata molto diversa da tutte le notti precedenti di questa settimana.

Ho dormito di un sonno profondo, senza sogni, e mi sono risvegliato poco fa con un piacevolissimo senso di pace interiore.

Ieri sera, come promesso, Jun mi ha portato in un bellissimo ristorante, piccolo ma molto elegante. E c'era anche Satoshi con noi.

Sebbene fossimo nel dopo lavoro e sebbene io e Satoshi avessimo già affrontato un importante chiarimento quel pomeriggio, la serietà di MatsuJun ha portato i nostri dscorsi a confluire su argomenti  piuttosto seri.

Abbiamo parlato di futuro, di lavoro, di amore.

Discutere con Jun su questi argomenti mi lascia sempre con una grande determinazione detro le ossa: quel ragazzo è entusiasta, caparbio, sognatore; riesce a convincerti che puoi sempre farcela, che tutto prima o poi si sistema, che l'eternità in fondo esiste, e ha un rispetto per noi quattro e per il progetto Arashi davvero sconfinato.

Mi conforta parlare con lui, soprattutto perchè crede in una continuità, in una durata infinita di alcuni valori che mi fa sempre sperare un pò che quella stessa infinità sia possibile davvero.
Il tutto accompagnato da quel sorriso brillante, di cui tanto si è invaghito Satoshi, e che effettivamente rasserena anche me.


Oggi è la vigilia del Waku Waku Gakkou: abbiamo delle prove generali e una breve riunione.
Esco dal mio appartamento e noto che il sole splende alto nel cielo. Sarà una giornata piena e domani ancora di più, ma mi sento allegro, finalmente, e pronto per affrontarla.



"OK, ABBIAMO FINITO PER OGGI. GRAZIE A TUTTI PER L'OTTIMO LAVORO E CHE DOMANI SIA UN GRANDE SUCCESSO!"

Le ultime prove e la riunione finale si sono appena concluse. E' quasi sera ormai, e dalle vetrate degli studi all'ottavo piano riesco a vedere il sole tramontare dietro i grattacieli di Tokyo.


Ad un tratto mi viene in mente che potrei chiedere a Satoshi di farci accompagnare a casa dallo stesso autista, così da stare insieme per qualche altro minuto.
Esco dalla stanza e vedo che si sta dirigendo nell'area fumatori.

"Ohno!"
Richiamo la sua attenzione e lui si volta verso di me, con quello sguardo un pò vacuo.

"Chiedo all'autista di accompagnare entrambi?" - mentre gli parlo stringo il suo braccio.
Non riesco a fare a meno di avere un contatto con lui, anche minimo, ogni volta che ne ho l'occasione.

"Si, va bene. Fumo questa e andiamo." - mi sorride, ma noto che la sua è una risposta meccanica, d'educazione. Sembra molto stanco.


Dopo qualche minuto scendiamo nel seminterrato ed entriamo nell'automobile dell'agenzia.

Ohno entra dopo di me: vedo che dice qualcosa all'autista, poi finalmente apre lo sportello e si siede vicinissimo a me stiracchiandosi varie volte.
Sento il suo profumo propagarsi nell'abitacolo... in qualche modo quella fragranza, unita al suo braccio caldo vicino al mio, mi rilassa.

I vetri oscurati non mi permettono di osservare fuori, e dentro l'automobile c'è solo silenzio. Non che mi dispiaccia a dire la verità, ma trovo strano che l'automobile si fermi più e più volte, probabilmente ai semafori. Di solito le strade che portano ai nostri appartamenti sono pressocchè isolate e lontane dal centro, quindi l'automobile non ha troppi problemi.

"Grazie, va bene qui."

Forse non ho sentito bene la frase di Ohno.

"Scendiamo adesso."

E invece l'ho sentita bene, perchè l'automobile rallenta e parcheggia proprio come richiesto da lui.

Mi giro verso Satoshi in cerca di una spiegazione ma lui mi ignora completamente, apre lo sportello ed esce.

Io lo imito, del tutto confuso e soprattutto curioso di capire dove siamo. Sono quasi certo che non c'è stato il tempo materiale neanche di uscire dal centro di Tokyo.

E infatti ci siamo fermati in una strada piuttosto anonima di Shibuya, circondata da piccoli negozi di abbigliamento ormai in chiusura, da luccicanti karaoke bar e da rumorosissimi locali di pachinko.

Ormai sono completamente entrato nel pallone e non so neanche se stavolta il leader mi potrà degnare di una sua cortese spiegazione.

Mi avvicino a lui che è in piedi all'imbocco di una stradina più stretta delle altre, e aspetto un suo qualsiasi segnale.

"Ecco."

Guardo prima lui e poi ciò che ho davanti.

"Lì."

Vedo che alza l'indice della mano destra in avanti verso la stradina di fronte a noi. In realtà non sta indicando un bel niente.

"Vuoi spiegarti meglio o devo tradurre i tuoi monosillabi?"

"Il locale è in questa strada."

Improvvisamente una speranza mi folgora.
No, non posso crederci. E' impossibile.
Una cena?

"Ohno..?"

Lui non fa una piega, semplicemente mi posa con gentilezza  una mano dietro la spalla invitandomi a camminare.

Percorriamo questa lunga via un pò più al buio rispetto a quella centrale.
Sento una strana tensione aumentare, tensione che raramente provo quando sono vicino a Satoshi.
Lui accanto a me sembra tranquillissimo, eppure sappiamo entrambi che di lì a poco sarà esaudita una richiesta che io gli faccio da anni: una cena noi due, da soli.
Finalmente.

"Sono contento che oggi tu abbia ripreso a toccarmi."

Questa frase mi fa sussultare ma anche mi mortifica. Me l'ha detta di nuovo con un tono serio, lo stesso di ieri pomeriggio, e io mi sento di nuovo in colpa.
Il fatto che l'abbia ripetuta mi dà la conferma che deve aver sentito forte la mia mancanza nei giorni scorsi.

"Mh." - annuisco - "Continuerò a farlo. Anche se mi viene mentre stiamo registrando. Grazie a quello che mi hai detto, adesso è tutto a posto.Quindi continuiamo pure ad accontentare  il produttore. Sono tranquillo adesso." - pronuncio quelle parole con calma e con lentezza perchè voglio essere sicuro che le ascolti, che capisca quanto gli sono grato per avermi rassicurato.

Nel buio di quella strada noto che abbassa leggermente la testa e sorride

"Alla fine va bene anche se non seguiamo le indicazioni del produttore."

"Eh? Perchè adesso dici così?"

"Perchè tanto tu mi tocchi in altri modi."

Ecco, siamo giunti al punto a cui arriviamo a proposito di quasi tutti i discorsi seri.

Arriva un punto in cui Satoshi dice una sua opinione, emette una sua sentenza, spara una frase enigmatica, e io non lo comprendo.
Lo invito col mio silenzio a proseguire il suo discorso.

"Per esempio mi tocchi quando sai che c'è un ospite che mi piace e allora mi guardi e sorridi. Mi tocchi quando c'è un argomento che sai che mi interessa e ti avvicini a me per vedere come reagisco. Mi tocchi quando sai che c'è qualcosa che mi irrita e cerchi di metterti in mostra per distogliere l'attenzione di tutti da me. Poi, fin dai tempi di Shukudai, mi tocchi quando c'è qualche piatto che mi piace e fai in modo che io possa assaggiarlo subito. Anche in VS Arashi, o quando giriamo un video, o quando parliamo per un'intervista... sempre... il tuo sguardo è sempre dolcemente posato su di me. Sei sempre attento a me. Ti prendi costantemente cura di me. Prima ancora che possa rendermene conto, tu sei già al mio fianco.* E sono dei gesti che nessun produttore noterà perchè sono televisivamente inutili. Ma per me sono la quotidianità."

...il mio cuore...

"Io credo di non potere più fare a meno di questo tuo 'toccarmi'. Se tu non lo facessi più, sono sicuro che diventerei immensamente triste. Si, sono stato triste quando non hai toccato il mio corpo per una settimana, ma... se non mi guardassi più, se non mi cercassi più con lo sguardo starei davvero male. Starei molto peggio. Io ti amo perchè sei tu. Però... sinceramente ti amo anche perchè sei gentile con me. Perchè per te non è facile denudarti, eppure con me ti sei aperto. E poi ti amo perchè, come ho detto, mi guardi sempre. Beh... questo l'ho già detto. L'ho già detto che mi sento protetto quando mi guardi? Beh, comunque l'ho detto adesso. ....Oh. Siamo arrivati."


Prima che facesse qualsiasi stupido passo verso quello stupidissimo ristorante, gli stringo forte la mano, lo tiro verso di me, e lo abbraccio con tutte le forze che ho.
Una mia mano circonda stretta la sua schiena mentre l'altra gli accarezza i capelli.
Ho le palpitazioni a mille.
Poi mi viene da piangere, e stavolta non mi trattengo.
Poche volte Satoshi riesce ad essere così logorroico. E se mi ha parlato per più di due minuti di fila ininterrottamente, vuol dire che ci teneva a dirmi ciò che pensa e soprattutto gli deve essere costato tanta fatica per superare l'imbarazzo.

Queste sono dimostrazioni d'amore più grandi di qualsiasi poesia, di qualsiasi canzone, di qualsiasi notte di sesso. E sono dimostrazioni che ci scambiamo reciprocamente, di cui siamo gelosi entrambi perchè appartengono solo a noi, ai nostri momenti e ai nostri giorni insieme.

Un singhiozzo mi esce involontario, per cui Satoshi si accorge che sto piangendo, non potendomi guardare perchè schiacchiato contro il suo omero.
Ma in fondo non mi interessa. Se si tratta della sua spalla, posso mostrare qualsiasi lato di Kazunari.

"Non piangere." - mi dice con una dolcezza infinita - "Doveva essere una serata bella..."

"Lo è." - lo rassicuro. Le mie lacrime non sono certo di tristezza - "E' una serata straordinaria."

"SATOKO-CHAN NON VUOLE VEDERE KAZU-KUN CHE PIANGE PERCHE' SATOKO-CHAN AMA KAZU-KUN!" - abbracciati stretti come siamo, quella vocina irritante mi entra ancora di più nei timpani.
Ho il vago e terribile sospetto che c'abbia preso gusto a impersonare Satoko.

"....Anche Kazu-kun ama Satoko-chan..." - gli faccio quella dichiarazione usando la mia voce normale. A dire la verità, gli ho solo espresso un sentimento che provo realmente.

Credo sia schifato perchè cerca di staccarsi da me.
"Se lo dici così è imbarazzante però."
 

Rido sonoramente.
"E' imbarazzante,vero? Te l'avevo detto ieri. La finiamo?"

"Finiamola."

"Finiamola finiamola."

"Meglio entrare."

I nostri sguardi si incrociano nella penombra della strada, e ad un tratto sento la sua mano accarezzarmi la guancia: Satoshi mi asciuga l'ultima lacrima solitaria con infinita premura.
Poi mi invita ad entrare e mi stringe la mano: il suo palmo grande e caldo aderisce al mio, e le nostre dita si intrecciano.
In un primo momento sono imbarazzato ad entrare così nel ristorante. Poi la solita sensazione di protezione e serenità mi invade, quindi cedo come sempre a questo benessere ignorando il resto..


Il locale è semivuoto, ma nonostante questo chiediamo di accomodarci in un angolo in fondo.

La tensione tra di noi è del tutto svanita.
Ordiniamo da bere, da mangiare, e intanto ci guardiamo negli occhi.
Non c'è imbarazzo, non c'è stranezza. Io dimentico persino che questo è il mio primo vero appuntamento con lui.
Abbiamo entrambi dei sorrisi da ebeti stampati in faccia, ma nessuno dei due smette di guardare l'altro. Probabilmente entrambi riceviamo una sensazione di tranquillità guardando l'altro, e adesso che possiamo goderci la nostra reciproca presenza, vogliamo approfittarne.

La cameriera ci porta le ordinazioni, e dopo qualche commento sulla bontà dei piatti, catapultiamo in un silenzio assoluto.

Solo i rumori delle bacchette e del brodo nella ciotola fa da sottofondo alla nostra serata, una serata dalle tinte lievi ma straordinariamente intensa.
 Anche stasera infatti, abbiamo avuto la conferma d'amarci l'uno l'altro, per cui sia io che lui non abbiamo bisogno di dirci più nulla.
Sono convinto che lui la sta pensando come me. 

Nella mia vita, Satoshi è l'unico con il quale riesco a stare in silenzio senza che l'atmosfera si appesantisca per questo, senza essere costretto a dover obbligatoriamente dire qualcosa.
E' per questo che - ho finalmente capito - quando sto con lui sento il cuore leggero: io mi impongo quotidianamente, con tutti, di recitare un ruolo. Anche un ruolo positivo, anche con persone che amo, anche con le persone da cui voglio essere amato recito un ruolo. O meglio, sono sempre vigile affinchè io riesca a non lasciarmi completamente andare, a mantenere il controllo della situazione. Ad essere oggettivo. Ad essere in un certo senso distaccato.

Con Satoshi invece ho abbandonato queste difese da un sacco di tempo. E lui mi accetta e mi ama proprio perchè con lui non ho barriere.
Ed è per questo che entrambi possiamo semplicemente essere noi stessi: il silenzio non ci dà fastidio, nè ci fa paura. Il silenzio, come il silenzio di ora, è anch'esso un modo per dichiarare i nostri sentimenti.

Intanto finisco di mangiare e la mia attenzione si rifocalizza nuovamente su Satoshi.

Vedo che sta fissando la ciotola ormai vuota e ha assunto quello sguardo imbambolato che è tanto tipico suo.

Accortosi probabilmente del mio sguardo, alza la testa, e ci guardiamo per altri, lunghissimi, istanti.

"Nino.."

"Mh?"

"Sei carino mentre mangi." - non so per quale collegamento il suo cervello abbia partorito un pensiero simile.

"Io sono sempre carino, non solo quando mangio."

"Vero."

Sento le mie guance andare in fiamme per quella conferma detta con una disinvoltura disarmante.

"Nino.."

"Che c'è ancora?"

"Ci baciamo?"
Sospiro un attimo. Mi fa paura che i miei battiti siano diventati più sonori. Ma cerco di non badarci.

Dal suo sugardo speranzoso capisco che Satoshi prende la mia pausa come preludio all'assenso.

"Sii grato del fatto che domani abbiamo il concerto e quindi non posso picchiarti."

Realmente dispiaciuto, Ohno abbassa la testa.
Poi entrambi sorridiamo, e ci guardiamo ancora, con dolcezza.

Alla fine decidiamo di andare a saldare il conto e mentre mi alzo realizzo che quel bacio mi avrebbe fatto felice, che forse ho sbagliato e avrei dovuto accondiscendere alla sua richiesta.

Scaccio di nuovo questi pensieri, e usciamo dal locale.

Sebbene sia giugno, un venticello serale si fa sentire generandomi dei leggeri brividi.

"Hai freddo?"
Eccoli.
Eccoli di nuovo quegli occhi grandi e luminosi su di me.
Ancora,come sempre, quegli occhi sono preoccupati per me, attenti solo a me.
Improvvisamente decido che il mio istinto e le mie palpitazioni non possono più aspettare.

"Vieni qui.."
Lo prendo per il mento, quel mento che tanto mi eccita, ma sto attento a non essere brusco.
A volte Satoshi mi sembra così fragile che ho paura di fargli del male. Ancora di più stasera, in cui i nostri sentimenti sembrano ad entrambi così profondi da renderci deboli.
Con delicatezza, poso le mie labbra sulle sue.
Sento che all'inizio è un pò restìo, forse stupito, ma poi mi cinge con le braccia e si lascia andare.

Il nostro è un bacio che ha il sapore di romanticismo e di possessione, di amicizia decennale e d'amore, di premure che ci regaliamo e di un'assurda attrazione che sentiamo l'uno per l'altro.
Quando ci stacchiamo, vedo che Satoshi non riesce a guardarmi negli occhi. Ma sta sorridendo e subito mi prende la mano.
Io rispondo altrettanto velocemente, in un'intreccio di dita che ormai è una nsotra meravigliosa abitudine.

Stiamo ora ripercorrendo la stradina che porta alla via principale, dove ci sta aspettando l'auto dell'agenzia.

"L'ho fatto solo perchè avevo freddo." - gli dico.
Vedo che gira la testa verso di me e annuisce. Entrambi sorridiamo.

Domani sarà una bella giornata, daremo il concerto.
L'unica cosa a cui penso in momenti simili, è che sono davvero un privilegiato.
La mia vita è impregnata di lavoro, ma il mio lavoro lo faccio con quattro splendidi amici.
E, uno di loro, è l'amore.





[A Ohno-san.

Conosco Ohno da quindici anni ormai, dai tempi dei Johnny's Juniors. E sono passati dodici anni dalla formazione degli Arashi.
Anche se ti ho invitato più volte a cena, tu non hai accettato di venire neanche una volta.
Però abbiamo avuto l'opportunità di andare fuori a cena l'altro giorno insieme a Jun, giusto? Abbiamo parlato di futuro, del nostro lavoro, del presente. E dopo quella volta, siamo andati di nuovo a cena, soltanto noi due. In tutta la mia vita è stata la prima volta che sono uscito con te per due giorni consecutivi.
Ma... quando eravamo noi due da soli, non abbiamo parlato di niente.
Io penso sia perchè avevamo già parlato di tutto. Per esempio durante le ore di pausa al lavoro noi abbiamo già parlato di qualsiasi cosa, per cui ormai ci comprendiamo a vicenda e non abbiamo più nulla di cui parlare.
E' semplice dire di avere un'amicizia simile con una persona che trova difficile esprimersi a parole, ma in realtà trovo che un'amicizia del genere sia realmente complicata. E io con te ho proprio questa amicizia così estremamente preziosa.
Penso che la nostra prossima cena insieme sarà tra altri dodici anni a partire da adesso, ma quando accadrà facciamo sì che, di nuovo, non diciamo neanche una parola.
Satopi, Grazie.]


NINOMIYA KAZUNARI, durante il WAKU WAKU GAKKOU, Giugno 2011 **

*"Prima ancora che possa rendermene conto, lui è già al mio fianco" è una frase detta realmente da Ohno Satoshi (riferendosi ovviamente a Ninomiya) nel 2008  durante un'intervista per un programma-manifestazione giapponese chiamato 24Jikan Terebi

** La traduzione del discorso realmente fatto da Ninomiya Kazunari durante la 'lezione' tenuta da Ohno per il WakuWaku Gakkou.

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