Pensieri su un tetto

di starliam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come si diventa Mangiamorte? ***
Capitolo 2: *** Una cosa che non ho mai capito ***
Capitolo 3: *** Come una bottiglia che rotola ***
Capitolo 4: *** Se mai avrò un figlio ***
Capitolo 5: *** Caro Sirius ***
Capitolo 6: *** Non lo capisce mai nessuno ***
Capitolo 7: *** A volte basta un piccolo gesto ***



Capitolo 1
*** Come si diventa Mangiamorte? ***


Com'è che si diventa Mangiamorte? Io non lo so. Eppure dovrei saperlo, dal momento che io stesso sono stato uno di loro. E ufficialmente, per loro lo sono ancora. Ma il meccanismo che può spingere un ragazzo intelligente, colto e con una sicura carriera davanti a buttare all'aria tutto per unirsi a un gruppo di criminali invasati, questo proprio non l'ho mai capito.
Ci sto provando ora, su questo tetto. Tutti sono convinti che vada matto per i sotterranei; ed è vero, perchè sono tranquilli e mi fanno sentire protetto. Ma spesso mi piace anche salire quassù: la vicinanza con il cielo stimola la riflessione.
E ora sto riflettendo su questo, sui motivi che possono spingere un ragazzo a rovinarsi la vita. E non ne vengo a capo, perchè non riesco a trovarne. O meglio, ne trovo tanti e nessuno.
Gli strizzacervelli, interrogati sul mio caso, saprebbero cosa dire: genitori violenti, quasi nessun legame con i compagni di scuola, stronzetti che mi prendono in giro, fidanzate che mi lasciano...
Certo, certo, anche io sarei tentato di pensarla così, perchè è sicuramente più facile scaricare la responsabilità sugli altri.
E invece penso che sarei diventato Mangiamorte comunque; perchè sono stato io a scegliere autonomamente di mandare a puttane la mia vita, nessuno mi ci ha costretto. E' quasi banale da quanto è semplice: conosci le persone sbagliate che ti promettono felicità, ricchezza e successo, e tu accetti di seguirli. Perchè non dovresti farlo, in fondo? Felicità, ricchezza e successo sono le cose che cerchi comunque, e perchè sforzarti di ottenerle con una faticosa carriera da studioso, quando puoi averle più facilmente?
Il giorno prima sei un giovane di belle speranze, intelligente e istruito, con tutte le strade che vuole aperte davanti a sè; il giorno dopo non hai più niente di tutto ciò, ma solo una maschera d'argento sul volto e un Marchio impresso a fuoco nel braccio, e il sospetto strisciante di aver fatto la Scelta Sbagliata. Non una scelta sbagliata qualunque, una di quelle che facciamo tutti i giorni: mettersi con la persona che si rivela non adatta, impelagarsi in un lavoro che non ci piace, scegliere un vestito leggero quando fuori fa freddo. Scelte sbagliate più o meno gravi, ma tutte rimediabili. No, io parlo della Scelta Sbagliata Definitiva, quella che non potrai mai rimediare, quella che ti lascerà profonde conseguenze per tutta la vita. Quella che distruggerà ogni tua speranza di costruirti una vita felice. E' abbastanza drammatico trovarsi ad avere appena vent'anni, e rendersi conto di essersi sputtanati per sempre. Qual giorno ho venduto l'anima, e sto ancora cercando di riacquistarla.
Ma i giovani trovano i modi più impensabili per rovinarsi. E sempre se ne ricercano le cause nell'infanzia e cose del genere. Spesso questo corrisponde a verità, ma a volte si tratta solo di un alibi; perchè se è comprensibile che un giovane disadattato, senza famiglia e istruzione possa trovare conforto nella droga o nell'alcool, o in quello che vi pare; è meno comprensibile che ciò lo faccia qualcuno che dalla vita sembra avere tutto. Così, nessuno si stupisce che io sia diventato Mangiamorte. Con tuttò ciò che ho passato da ragazzo, sembrava l'unica strada possibile.
E invece, cari esperti comportamentisti, ho una sorpresa per voi: si tratta solo di una questione di scelte. Vi posso fare centinaia di esempi. Prendete Neville Paciock: ha i genitori in ospedale perchè pazzi, quando va a trovarli neanche lo riconoscono, e vive con una nonna insopportabile: eppure non farebbe del male a una mosca, figuriamoci diventare Mangiamorte. Oppure Harry Potter: non ha una famiglia (perchè io non chiamo "famiglia" due zii che ti rinchiudono in un sottoscala), fino a pochi anni fa non aveva neanche degli amici, ma non ce lo vedo a mandare al diavolo l'intera esistenza (e se solo fa tanto di provarci, gli sbatto la testa contro il muro finchè non cambia idea, così poi di cicatrici ne ha due). Dall'altra parte c'è il caso di Bill Nonmiricordo cosa, che veniva a scuola con me. Ricco, bella famiglia, pieno di amici, una ragazza adorabile, e lo hanno arrestato per aver rubato per mesi nell'azienda del padre. risultato: reputazione e carriera distrutte. Quindi, è solo questione di scelte, indipendentemente da ciò che ti porti dietro: fai la scelta giusta, e ti trovi a ad essere felice (o, almeno, soddisfatto). Fai la scelta sbagliata, e ti trovi inculato a vita.
Semplice.

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Capitolo 2
*** Una cosa che non ho mai capito ***


Alexia, sono contenta che ti piaccia. Mi piaceva l'idea di un Piton che va a riflettere su un tetto. Spero di rimanere il più possibile fedele al personaggio, al quale sono affezionata, anche se qualche capitolo potrebbe non piacere. Ne ho già scritti diversi, e ancora non vedo una conclusione: non avendo una trama prestabilita, ma essendo solo pensieri sparsi, continuerò finchè avrò l'ispirazione, o finchè non uscirà il settimo libro, o chi lo sa. Un bacio a te e a tutti quelli che la leggono e la leggeranno.



Spesso mi capita di salire fin quassù, al tramonto, e di soffermarmi a pensare agli anni della scuola. Non so di preciso perchè proprio quelli; forse perchè era il periodo in cui ero ancora un ragazzino tutto sommato innocente, che non sapeva neanche cosa fossero i Mangiamorte e pregustava quello che avrebbe avuto di bello dal futuro.

I primi che mi tornano in mente, ovviamente, sono loro: i Malandrini. Non solo perchè hanno influenzato pesantemente la mia permanenza ad Hogwarts, ma soprattutto perchè hanno influenzato pesantemente il mio futuro. O, almeno, un paio di loro.
Erano in quattro, e me ne facevano di tutti i colori. Fin dai primi giorni mi hanno scelto come vittima designata per i loro scherzi. La storia più vecchia del mondo: da quando esistono le scuole esistono i gruppetti che se la prendono con i ragazzini dall'apparenza sfigata o semplicemente un po' diversi. Capita tutti i giorni anche fra i miei alunni, e spesso, come professore, mi trovo a intervenire.
Alla fin fine, alla luce di tutto quello che mi è successo dopo, non mi sembra più così terribile come mi sembrava da ragazzo. Allora, però, ci stavo male. E li odiavo. Cavolo se li odiavo. Ora so che non era odio vero: perchè l'odio vero, viscerale, è qualcosa che ti fa star male la notte, qualcosa ti fa venir voglia di uccidere, di causare le più atroci sofferenze: e io non ho mai voluto questo per nessuno di loro, anche se mi facevano incazzare. E ora so anche che non erano persone cattive. Mi correggo: uno di loro sicuramente lo era, e si trattava proprio dell'unico che non mi sarei mai aspettato (e non se lo aspettavano neanche loro, evidentemente). Ma gli altri tre erano semplicemente ragazzini arroganti e insopportabili, ma non "cattivi" nel vero senso della parola.

E poi, tutto è andato a puttane anche per loro.
All'inizio non volevo crederci: possibile che Sirius Black avesse condannato a morte il suo miglior amico James Potter? Che avesse fatto una strage di babbani? E avrei fatto bene a non crederci; e avrebbero fatto bene a non crederci neanche gli altri, dai gran giurati del Wizengamot in giù, perchè non era così. Non era lui il traditore, era Peter Minus. Chi avrebbe potuto pensarlo? Codaliscia era un inetto totale, il massimo che mi sarei aspettato da lui era che andasse a consegnare le pizze a domicilio per tutta la vita (ammesso e non concesso che imparasse a guidare il motorino e a non perdersi per strada), e, Bang! tutto d'un tratto è diventato Mangiamorte, ha consegnato uno dei suoi migliori amici a Voldemort e ne ha fatto finire un altro ad Azkaban.
Non mi arrischio a giudicare la scelta di James e Lily di affidarsi a un uomo senza spina dorsale come Codaliscia. E' stata un'altra Scelta Sbagliata. Come posso giudicarli, io che mi sono distrutto la vita diventando Mangiamorte? Evidentemente non ne immaginavano le conseguenze.
E nonostante lo stupore, non potevo immaginare che il Custode Segreto fosse lui e non Black. Certo, mi sembrava incredibile che Sirius avesse fatto una cosa del genere, ma chi può dirlo? Le persone cambiano. Se io ho potuto diventare Mangiamorte, niente impediva a Black di trasformarsi in traditore.
Ma non è così: per quanto non sopporti Sirius Balck, e per quanto cerchi di sedermi il più lontano possibile da lui durante le riunioni dell'Ordine, devo riconoscergli che è una persona leale. Non farebbe niente che possa mettere in pericolo le persone che ama, e non lo avrebbe fatto neanche allora. Si sarebbe fatto torturare a morte, piuttosto che passare quell'informazione a Voldemort. Eppure, un'evidenza così lampante, nessuno l'ha colta. Neanche io. Ma avrebbe fatto differenza, se anche l'avessi capito anni fa? Sarei potuto andare dal giudice e dirgli "Signor Giudice, nonostante disprezzi Sirius Black perchè a scuola mi faceva scherzi terribili, cercava di togliermi le mutande e mi ha quasi fatto sbranare da un lupo mannaro; le chiedo di liberarlo perchè so per certo che è innocente, è il tipo di persona che non tradirebbe mai un amico?"
Sarebbe servito a farlo uscire di prigione? No, naturalmente no. E allora, che differenza fa? Nessuna. E' solo un'altra cosa che non ho mai capito.

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Capitolo 3
*** Come una bottiglia che rotola ***


Un capitolo un po' più corto. Grazie Mixky della recensioni, mi fa piacere che trovi affascinanti queste riflessioni. Riflettere su un tetto credo sia una delle cose più rilassanti in assoluto, e mi piaceva l'idea di farlo fare a Piton!
Un grosso grazie anche a Nykyo, che ha letto e corretto i primi capitoli: spero che il seguito ti piaccia altrettanto!




Una delle prime volte che venivo quassù mi è rotolata giù una bottiglia di Whisky Incendiario. Per fortuna era ora di cena e non c'era nessuno in cortile. Ma la vista della bottiglia di vetro che rotolava giù dal tetto, e cadeva per metri e metri, mi ha fatto pensare: e se anche io avessi fatto lo stesso? Una lunga caduta nel vuoto, e tutto sarebbe finito. Sarebbe sembrato un incidente. Chi non ha mai pensato, almeno una volta nella vita, di fare una cosa del genere? Ma non sarebbe stato giusto. Non è questo il modo con cui ripagare i miei sbagli, non servirebbe a niente.
Quando sto quassù mi sento bene. Le prime volte avevo un po' le vertigini, dopo essere stato praticamente per tutta la vita al buio e al chiuso. Ma non ho mai pensato, neanche per un momento, di smettere di venire. Il tetto di Hogwarts è altissimo, facile da raggiungere tramite le scale delle soffitte e comodo. Specialmente nel punto dove mi metto io, un ripiano che sembra fatto apposta per una persona che voglia sdraiarsi a pensare di fronte al cielo.
Perchè il cielo è vicinissimo qua, sembra quasi di toccarlo. Il posto dove vivono gli angeli. La mia anima è nera come la notte, ma quassù mi sento come un angelo. Gli eventi stanno precipitando, lo so, lo sento. Un altro anno, forse due o poco più, e chissà se potrò tornare a sedermi qua di nuovo.
Mi sono sempre piaciuti i romanzi Babbani. Una cosa che Voldemort non ha mai capito (e non solo lui, veramente). Mi piacciono quelli in cui i protagonisti affrontano tante vicissitudini, ma il bene alla fine vince. E vissero tutti felici e contenti. Chissà se sarà questo il finale di questa storia. Chissà se qualcuno di noi arriverà a morire di vecchiaia. Io probabilmente no.
Ma non mi fanno paura questi pensieri adesso. Niente mi fa paura quando sono sul tetto. Perchè ho il cielo, e la luce rosa del tramonto, e le nuvole, e il panorama; e sono felice, perchè ho tutto questo e non ho bisogno di nient'altro.
Perchè sono sul tetto dell'unico posto che posso chiamare "casa", in comunione con gli angeli, e non vorrei essere da nessun'altra parte.

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Capitolo 4
*** Se mai avrò un figlio ***


Oggi Potter mi ha fatto incazzare. Come al solito. Solo che stavolta ho esagerato, e lui non aveva fatto niente. Mi ha "solo" guardato storto perchè l'ho preso in giro a proposito della sua pozione. Niente di diverso da ciò che accade ogni giorno, ma stavolta mi è scattato qualcosa dentro. A volte mi capita, di sentire improvviso il bisogno di gettare fuori tutta la rabbia e il dolore che posso provare in un determinato periodo. E di solito a farne le spese è la prima persona che mi capita a tiro e che me ne dà motivo, anche il più piccolo. Così sono partito con una tirata sulla sua arroganza, su quanto fosse orribile suo padre, su quanto lui gli assomigli, e così via. Alla fine mi sono fermato, perchè mi stavo facendo schifo da solo.
Mi aspettavo che desse fuori di matto (io al suo posto l'avrei fatto), e invece mi sono stupito nel vedere che teneva lo sguardo basso e aveva gli occhi lucidi. Probabilmente anche per lui era stata una brutta giornata, e una cosa che normalmente l'avrebbe fatto incazzare l'ha solo abbattuto. Certo è che mi sono sentito una merda: se mai avrò un figlio, non dovrà mai guardarmi come mi ha guardato Potter oggi. Perchè devo prendermela con un ragazzino, non ha certo colpa lui di essere figlio di James Potter. E, a parte l'aspetto fisico, non gli assomiglia neanche così tanto. Non l'ho mai visto fare a nessuno quello che James faceva a me. E comunque, non è questo il vero motivo per cui odio James e il suo ricordo. Ma devo nascondermi dietro gli scherzi che mi faceva a scuola, perchè non posso dire a nessuno il vero motivo del mio risentimento, tantomeno a suo figlio.
Non posso dirgli che mi ha portato via l'unica persona che abbia mai amato, e che mi abbia amato davvero. La mia ragione di vita, il mio giglio. La mia Lily, dagli occhi verdi e dai capelli rossi. Lily, che quando faceva l'amore piangeva di gioia.
Le persone dopo un po' si stancano di me. Le faccio impazzire, andare fuori di testa, e si allontanano. Ho fatto impazzire anche lei, e se n'è andata. Ma io la amavo, e credevo che sarei riuscita a riconquistarla. Non avevo però fatto i conti con Potter: anche lui la amva, e alla fine l'ha avuta.
Spero che siano stati felici, nei pochi anni che sono stati insieme. Lily meritava di essere felice.
A volte mi chiedo quanto abbia influito l'essermi lasciato con lei con la mia scelta di unirmi a Voldemort. Il fatto di essermi trovato solo come un cane, e disperatamente innamorato, potrebbe aver dato la spinta decisiva, in una sorta di impulso distruttivo e autodistruttivo. O forse no, avrei preso ugualmente quella strada perchè ero un cretino. Ma mi viene spesso da pensare che se le cose fossero andate come dovevano, adesso sarei felice, Lily sarebbe mia moglie, Harry Potter sarebbe mio figlio e si chiamerebbe Harry Piton.
Harry è un nome che mi piace, se vivo abbastanza da mettere al mondo un figlio lo chiamerò così. Mi manca il calore di una famiglia. Mi chiedo come faccia a mancarmi una cosa che non ho mai avuto, eppure sento che è così. Se tutta questa storia finirà bene, spero di riuscire a realizzare questo desiderio. Ora non posso, non con le cose in questo stato: una compagna e un figlio piccolo rischierebbero di diventare obiettivo di ritorsioni, se il mio tradimento venisse scoperto. Senza contare che basterebbe un'Occlumanzia un po' meno riuscita, un'Avada Kedavra dalla bacchetta di Voldemort, e li lascerei soli. No, è un rischio troppo grande. E oltre a questo, non mi sento pronto. Non sono ancora riuscito a fare i conti con il mio passato, come potrei essere di guida e di esempio per un figlio?
Ma se tutto finisce bene, allora conoscerò una donna dolce e buona, avrò un figlio e lo chiamerò Harry. E se è una femmina, Lily.



La storia della vita
è più veloce di un batter d'occhio.
La storia dell'amore è ciao
e arrivederci al prossimo incontro

(Jimi Hendrix)

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Capitolo 5
*** Caro Sirius ***


Come avrei potuto immaginare, Potter si è confidato con Black. E ti pareva. Così stasera alla riunione dell'Ordine ho trovato un gelo particolare da parte sua. Niente battutine, niente occhiatacce. Alla fine, quando stavo per andarmene, mi ha raggiunto fuori dalla casa e mi ha rovesciato addosso tutte le accuse. Che Harry poverino c'era rimasto male, e che merda che sono a trattare così dei ragazzini e bla bla bla.
Per un attimo sono stato quasi geloso: anche a me piacerebbe avere una persona con cui parlare e confidarmi quando qualcuno mi fa qualcosa di male. Non l'ho mai avuto, e forse questo è un altro dei miei problemi.
Ma di fronte alla rabbia e all'irruenza di Black stavolta non ho perso la calma come al solito.
Avevo voglia di rispondergli, sì, ma in maniera tranquilla. Di dirgli che se sapesse come stanno veramente le cose, se fosse a conoscenza di tutti i tasselli della vicenda, forse sarebbe geloso di quello che provo per quel ragazzo. Ho avuto davvero la tentazione di parlargli e dirgli come stanno veramente le cose, anche solo per il gusto di vedere la sua faccia.
Caro Sirius, tu non sai che non odio affatto quel ragazzino, così come non odio nessun altro. Non sai che ho giurato sui corpi ancora caldi dei suoi genitori che l'avrei protetto anche a costo della vita. Sei stato lontano 13 anni, non per volontà tua, certo; ma ora non puoi pensare di comprendere alla perfezione come stanno le cose, perchè molte sottigliezze non le sai, non le puoi sapere. Io c'ero per lui, quando nessun altro, neanche tu, c'era.
Obbedendo a un impulso istintivo, ho aperto la bocca per parlare.

E l'ho mandato a farsi fottere, ovviamente.

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Capitolo 6
*** Non lo capisce mai nessuno ***


Ho preso lo spunto questo capitolo da una battuta del film "Crush - contatto fisico". Non ha niente a che fare con la saga di Harry Potter e con Severus Piton, ma mi piaceva l'idea che le persone sentano così tanto la mancanza di un contatto con il prossimo da cercarlo anche tramite lo scontro.



Non è facile per me relazionarmi con gli altri. A molte persone sembra che sia per mancanza di sentimenti da parte mia, ma non è assolutamente così. Anzi, è tutto il contrario. Di sentimenti e emozioni ne provo in abbondanza; spesso contrastanti, quasi sempre talmente forti da non riuscire quasi a gestirle.
Ricordo quando una volta Minerva mi chiese "Perchè tieni tutti a distanza? Hai paura di provare qualcosa?" No. Io provo qualcosa. Provo tante cose, e tutte insieme. Il mio modo di fare scontroso è l'unico modo che riesco a utilizzare per entrare in contatto con le persone a cui tengo. Cerco lo scontro pur di avere un contatto. Perchè non sono in grado di comportarmi in maniera amichevole. E la gente non lo capisce, e in fondo è normale che sia così. Sono io quello strano, non gli altri. Da che esiste l'umanità, se qualcuno ti tratta male e ti prende in giro lo fa perchè ti odia, non per altro. Io invece lo faccio per altro. Se odio una persona la ignoro e basta, non mi sforzo neanche di infastidirla. Gli altri non lo capiscono, e io di certo non vado a spiegarlo. L'unico che lo ha capito è Albus, e senza bisogno di parlarne con me. Ha capito fin da subito il mio carattere complicato, il mio bisogno di solitudine e la mia paura di soffrire, io che ho sofferto fin troppo.
E questo è uno dei motivi per cui il "grande vecchio" avrà sempre il mio affetto e rispetto: è l'unico che si sia sforzato di capirmi senza fermarsi all'apparenza. E ci è riuscito benissimo, anche meglio di quanto ci sia mai riuscito io.
Perchè i sentimenti possono anche farti del male. Me ne hanno fatto tanto, in passato, e continuano a farmene anche adesso. Ma non posso anestetizzarmi, non posso impedirmi di provarne; e anche se potessi, che senso avrebbe? Diventerei la persona arida e senza cuore che ho giurato di non diventare quando bussai alla porta di Silente una notte di tanti anni fa.
Vorrei che lo capissero tutti quanti: studenti e professori, per esempio. E tutte le persone che conosco, almeno quelle a cui voglio bene. Perchè anche se a voi non sembra, io sono capace di volere bene.
E ve ne voglio. Non è così difficile da capire, se vi sforzaste di vedere oltre i miei modi rudi, oltre il mio sguardo freddo solo in apparenza. Capireste che il modo in cui mi comporto con voi è un tentativo di stabilire un contatto, di entrare in relazione. Lo dovrebbe capire la McGranitt, quando la prendo in giro sul Quidditch. Lo dovrebbe capire Potter quando lo punzecchio con battutine stupide, Lo dovrebbe capire Paciock, e anche gli altri studenti. Lo dovrebbero capire tutti, ma non lo capisce mai nessuno.

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Capitolo 7
*** A volte basta un piccolo gesto ***


Oggi una cosa mi ha sconvolto. Non vedo il perchè, dal momento che in fondo non è niente di così straordinario. Ma è stato il suo significato, che mi ha colpito come mai prima d'ora.
Ero nella foresta a cercare delle erbe. Un lavoro di routine, che faccio circa una volta ogni due settimane e che non mi porta via molto tempo: so esattamente dove andare per cercare quello che mi serve. Stavolta però, la banalità del lavoro è stata interrotta improvvisamente. Dei rumori ripetitivi, fruscii di foglie, gemiti. Ho pensato che qualcuno fosse stato aggredito da qualche creatura; così sono andato a vedere, stando attendo a non fare il minimo rumore. Ho sbirciato appena da dietro un albero, e ho visto. Due uniformi scolastiche abbandonate in un angolo, una cravatta Grifondoro lanciata da una parte, e un cespuglio che si muoveva. Due studenti stavano facendo l'amore, lì nella foresta, a pochi passi da me. Mi sono voltato e mi sono allontanato il più velocemente possibile.
Non sapevo chi fossero i due, e non mi interessava scoprirlo. Non era certo la prima volta che mi trovavo di fronte studenti in atteggiamenti intimi; e altre volte ho reagito duramente, punendo i malcapitati. Ma stavolta no. Mi metteva in imbarazzo la sola idea. Non riuscivo a capire perchè mi sentio stordito e sconvolto, e mi è tornato alla mente un altro episodio, di molti anni fa. Un episodio sicuramente diverso, sicuramente più importante, ma forse con un significato comune. E' successo 10 anni fa, ma me lo ricordo come se fosse ieri. Stavo attraversando un corridoio, e da un bagno delle ragazze ho sentito una voce femminile che chiedeva aiuto. Sono entrato a vedere, pensando a un normale malore, e mi sono trovato davanti una ragazza Grifondoro accasciata a terra, che stava inquivocabilmente per avere un bambino. Non mi aspettavo niente del genere, ma ho reagito prontamente: l'ho tirata su e portata in infermeria, dove io e Madama Chips l'abbiamo aiutata a dare alla luce una bellissima neonata. La ragazza era rimasta incinta di un ragazzo babbano, con il quale aveva avuto una breve relazione. Non aveva avuto il coraggio di parlarne con nessuno, neanche con i suoi genitori; che però presero bene la notizia, una volta avvisati da Preside, e si impegnarono ad aiutare la figlia con la bimba. Nessuno di noi insegnanti si era accorto di nulla, in quei mesi. Ricordo che l'episodio fece abbastanza scalpore, e finì anche sulla Gazzetta del Profeta "Studentessa di Hogwarts partorisce nell'infermeria della scuola".
Silente reagì con il solito ottimismo e buon umore, e organizzò una grande festa per dare il benvenuto a "Maureen, la prima streghetta nata all'interno di Hogwarts". Con questo semplice gesto trasformò quello che poteva diventare uno scandalo da nascondere in un bellissimo avvenimento di cui andare fieri, e fece sentire la giovane mamma un po' meno sola. Lo ammirai incondizionatamente, anche quella volta. Ricordo che mi disse questa frase, con il suo solito, bellissimo sorriso: "a volte basta un piccolo gesto per cambiare la visione delle cose". E come aveva ragione. Di mio ricordo che mi sentii fiero di me. Avevo fatto tante cose brutte nella mia vita, avevo fatto del male a tanta gente: adesso avevo aiutato una bimba a nascere. Al tempo stesso, però, c'era la tristezza di sentirmi escluso. Una cosa che non riuscivo a spiegare, ma adesso, dopo aver visto quei due fare sesso nel bosco, capisco appieno. La giovane mamma e quei due ragazzi stavano facendo la vita: non solo "vivendo", proprio "facendo la vita". Dare alla luce un figlio, fare sesso, sono cose che ci fanno vivere, portano avanti tutto quello che abbiamo cominciato, permettono al mondo di essere più bello. E io, invece, che cosa ho fatto? Da quant'è che non mi apro con una persona? Da quant'è che non faccio l'amore con una persona speciale, che amo e che mi ama? Da quant'è che non mi innamoro? Da quant'è che non sento la vita che scorre potente dentro di me?
Quei ragazzi così giovani hanno il coraggio di vivere, e lo fanno senza pensieri. Quella vita che io ho rifiutato e gettato via tanti anni fa, quando rifiutavo le amicizie, quando ho allontanato Lily, quando mi sono unito a Voldemort. E adesso forse è troppo tardi per riappropriarmene. La piccola Maureen dovrebbe avere 10 anni adesso, l'anno prossimo verrà ad Hogwarts. Sono proprio curioso di vedere come è cresciuta la bimba che ho aiutato a nascere, la bella azione tangibile che ho fatto. Mentre ero immerso in questi pensieri, ho visto uscire dalla foresta i due "colpevoli": uno dei gemelli Weasley (non so quale dei due, non sono maii stato capace di riconoscerli) e Marion Willow di Corvonero. Ridevano e si stringevano, ancora rossi in faccia. Erano così sereni e felici che non si sono rabbuiati neanche quando mi hanno visto, come di solito fanno tutti i miei studenti. Anzi, lei mi ha sorriso e mi ha augurato il buongiorno. Non ho avuto il coraggio di rispondere.

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