Third time. di HeltenD_ (/viewuser.php?uid=131195)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #0 Prologo ***
Capitolo 2: *** #1 Sottile differenza in quegli occhi profondi come il mare ***
Capitolo 3: *** #2 Voglio solo giocare un altro po' con te ***
Capitolo 4: *** #3 but my heart knows you're wrong ***
Capitolo 1 *** #0 Prologo ***
School
Allora,
questa storia è uscita di getto all'improvviso,
perché mi andava si.
Essenzialmente è una slash quindi don't like, don't read.
Mmm... dovrebbe iniziare introducendo tre dei cinque protagonisti, con
annesso nucleo composto dai loro compagni di classe, per poi sviluppare
la trama che essenzialmente dovrebbe reggersi su di loro. E' un terzo
anno nella loro scuola, e non ho ancora dato una locazione precisa.
La prima Original che scrivo, per cui siate buoni °°
Diamine!- chiuse
il frigorifero guardando in modo ansioso l'orologio che segnava le
sette e venti precise.
Era in ritardo, un terribile ritardo.
Iniziava bene fin dal secondo giorno di scuola.
Corse in camera raccogliendo le ultime cose, tra cui il cellulare che
segnava un paio di messaggi non letti;
pazienza, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo, una volta seduto
sulla comoda poltroncina del bus, per leggerli e rispondere.
Tutto il tragitto da casa alla fermata lo trascorse aggiustandosi una
manica della camicia blu arrotolata, che era girata in modo alquanto
indecente e gli dava continuamente fastidio scendendo.
Finalmente.
Era seduto al suo posto, con le solite tendine gialle lì in
alto, la tracolla sull'altro posto per tenerlo occupato, e la musica
nelle orecchie.
Eccola che
arrivava.
Sciatta e pacata con il telefono nero con annesso fodero in mano
camminando con la lentezza tale di chi dovesse andare al patibolo.
Perché si sa, il secondo giorno di scuola è
sempre così.
Salì lentamente i pochi gradini del pulman guardandosi
attorno e
riconoscendo la capigliatura familiare e camminando verso di lui.
Non appena fu abbastanza vicina un sorrisetto comparve sulle labbra
dell'altro.
-hai abbinato i vestiti
al pulman? spera che sia lo stesso anche al ritorno.
Esattamente, era lui, con il suo solito sarcasmo da
quattro soldi, anche se aveva ragione:
Maglia, scarpe, frontino e bracciali gialli sembravano fin troppo poco
casuali, ma parliamoci chiaro, nessuno abbina gli abiti ad un bus.
-tu come al solito
vestito alla cazzo?
-certo tesoro, come sempre mi vesto al buio.
Tolse lo zaino dall'altro posto facendola sedere e dandogli poi un
bacio sulla guancia.
Tra loro era sempre stato così.
Si conoscevano ormai da nove lunghi anni, e l'uno per l'altra, era il
punto di base, il sostegno, questo insieme ad una seconda ragazza che
però non aveva i loro stessi orari.
Scuole diverse, orari diversi, bus diversi.
-Dai che oggi sono
più abbinato del solito: ho le scarpe blu!
Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi
guardandolo con aria di sufficienza.
-Pura botta di culo.
-Vero.
La mattinata continuò tranquilla tra un messaggio e una
chiacchiera fino a quando, alle otto quasi precise erano entrambi in
classe, il primo ad armeggiare ancora con il telefono e la seconda a
dondolare distrattamente le gambe seduta su un banco guardando le
persone che passavano fuori la classe.
Li avevano spostati, gli altri due anni erano sempre stati ai piani
superiori dove c'era comunque più traffico, mentre quel
terzo
anno, praticamente affianco all'entrata, che infinita tristezza.
"Che tristezza" abituatevi a questa affermazione che è
quella
che sentirete più spesso, almeno uscire dalla bocca di
Andrew.
Circa una cinquantina di volte al giorno.
Ma non per questo è una persona triste o depressa, anzi, lo
dice più per hobby che per altro.
Arrivò in classe tutta sparata, con i suoi ricci corvini
svolazzanti e tesi come tante piccole molle.
Margaret era una persona abbastanza... intrigante ecco.
Non si sapeva mai da che parte stava, se mentiva o era la pura
verità, in tutte le sue parole c'era un uno scopo preciso,
o,
semplicemente doveva dare fastidio.
-Ragà ma che
abbiamo oggi?
-Onestamente? non ne ho
proprio idea.
Ovvio, non puoi pretendere di conoscere già
tutto l'orario il secondo giorno di scuola, inammisibile.
-Cioè, io
ancora non riesco a credere che siamo in terza!
Jennifer distolse lo sguardo dalla porta guardando un
ragazzo che oramai era in quarta.
-Non devi crederci, te
ne accorgerai quando inizierai a vedere Stuart cinque giorni su sei.
Eccola nuovamente con la sua saccenza, anche se aveva
sollevato
un problema abbastanza rilevante: nove ore con il professore
più
sadico che esista.
Provate a chiedere a James che rimase 56 minuti precisi alla lavagna
con le lacrime agli occhi perché non riusciva a risolvere un
semplice calcolo percentuale.
La classe era praticamente piena, dire che fino all'anno precedente
erano si e no una decina, mentre ora erano circa raddoppiati.
Aveva smesso da poco di rintoccare nelle sue orecchie il suono della
campanella, mentre con calma dava un'ultima occhiata fuori appoggiato
alla porta tornando dentro.
Non era passato.
Erano ormai tre mesi che non vedeva la persona che aveva rapito
definitivamente il suo cuore.
Con quel sorriso, con quegli occhi, con tutto.
Uno strano motivetto gutturale iniziò a farsi poco a poco
più forte dietro l'angolo: era ovviamente la prof di
italiano,
una persona alquanto... ignorante ecco.
La conosceva da nemmeno quarant'otto ore ma già, grazie alla
sua
reputazione, aveva potuto farsi un'idea di come fosse quella donna.
Tornarono velocemente ai loro posti lasciando che quell'ora passasse
abbastanza velocemente tra uno sbadiglio e un altro, fin quando la
campana non segnò il cambio.
Ora, parliamoci chiaramente: piano terra, a pochi metri dalla
presidenza, appena dopo il locale adibito al bar, da quelle parti non
passava praticamente nessuno apparte quelli che andavano in bagno.
-Mi manca quel cafone di
George.
-Veramente dovrebbe mancare a me.
-Manca anche a me, lui e tutta la sua combricola di cafoni.
Si guardavano come due stupidi sbuffando.
I ragazzi di quinta erano andati, ed essendo ormai di terza avevano
poco su cui spettegolare visto che le classi superiori si erano sempre
più ridotte.
Michael corse in classe sistemando i suoi occhiali da vista firmati
senza gradazioni -perché si, li portava per farsi figo- e
tirando un enorme sospiro.
-Sta arrivando Stuart!
In pochi secondi tutti si sistemarono ai propri posti e quando il
professore, abbastanza bassino, entrò in classe si alzarono
tutti sedendosi ad un suo cenno.
Dietro l'uomo entrò anche un ragazzo.
Inutile dire che la testa di Andrew era andata in tilt.
Alto -almeno più di lui- con delle spalle ben scolpite, la
mascella abbastanza squadrata, degli intensi occhi che erano una via di
mezzo tra il blu e l'azzurro, avrebbe osato dire cobalto;
portava dei pantaloncini a vita bassa e tre quarti che gli arrivavano
al ginocchio
lasciando in bella vista le cosce abbronzate. Delle spalle abbastanza
muscolose e un cappellino che nascondeva i suoi capelli abbastanza
mossi e non troppo corti.
-Lui è Jason,
è arrivato oggi e... e niente, dategli un cavolo di posto.
Il ragazzo si andò a sedere all'ultimo banco a destra vicino
ad uno di quelli nuovi che stava sulle sue.
Si girò casualmente con la scusa di parlare con Robert per
poter
guardare verso destra e si, quello che vedeva gli piaceva, e anche
tanto.
Cioè no, aveva quella mascella che vista bene non era
decisamente bella, alcune irregolarità nella barba fatta, ma
cosa importa?
Sappiamo tutti che non era lui a parlare, ma il suo lato morto di
cazzo, perché ovviamente non aveva ancora visto Eric, e non
avendolo visto non aveva modo di sfogare la sua frustrazione sessuale.
Era in ritardo? Solo un'oretta.
E il primo giorno di scuola gli avrebbe concesso questo ed altro vero?
Certo, il primo giorno in una nuova scuola, era stanco di stare in
quello strano posto e non ci avrebbe passato il quarto anno consecutivo.
Aveva cambiato scuola dopo essere stato bocciato per le troppe assenze,
come se qualche filone fosse qualcosa di esagerato.
Tirò su i pantaloni sistemandoli meglio e fissando poi quell
uomo affatto alto che camminava davanti a lui.
Si vedeva lontanto un miglio che era un tipo tosto, bastavano i
pantaloni e la giacca, per non parlare del cravattino e le scarpe da
sala.
Evidentemente nelle sue ore avrebbe evitato di chiedere il permesso di
uscire per andare a fumare, decisamente.
Entrò nell'aula lasciandosi annunciare ed individuando
subito un
posto abbastanza nascosto che sarebbe diventato presto suo.
Aveva tutti gli occhi addosso? Era normale: era il nuovo arrivato e in
quanto tale dovevano squadrarlo come si deve.
Si lasciò scappare un sorrisetto.
Si guardò nuovamente attorno, era il suo turno di squadrare
gli altri.
C'erano poche persone, doveva ammetterlo, e la maggior parte erano
ragazzi affatto degni di nota.
Solo tre persone lo avevano solleticato:
Robert, che praticamente conosceva da quando erano bambini, e che dal
giorno dopo gli avrebbe dato un passaggio obbligatorio.
Gabriel dall'altra parte dell'aula con la testa rasata, il cappellino e
la forma delle sigarette nella tasca, sarebbero diventati amici, presto.
E infine Andrew, che lo stava osservando con curiosità.
Incrociò lo sguardò con il suo ridacchiando prima
di chinarsi sulla borsa e cacciare il minimo occorrente.
Oh cielo.. aveva un sorriso davvero, davvero stupendo.
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Capitolo 2 *** #1 Sottile differenza in quegli occhi profondi come il mare ***
School 2
Stava morendo.
Continuava in modo convulsivo a portare l'indice sul colletto della
maglia grigia con la speranza che allentandolo passasse più
aria.
E la causa era una sola:
Jason.
Per un motivo a lui sconosciuto, Stuart lo aveva mandato alla lavagna
con la scusa di "verificare le sue competenze in campo economico"
Ma lui lo sapeva bene, quell'uomo era semplicemente sadico, e voleva
farlo soffire.
-Non si vede affatto che
ti piace sai?
Con una pungente nota di sarcasmo Elizabeth gli diede una gomitata sul
braccio.
Loro due erano compagno di banco già dall'anno precedente, e
con
il tempo avevano imparato a capire tutto dell'altro semplicemente
guardandolo.
Girò il volto verso di lei mostrando gli occhi sbarrati.
-Che fine ha fatto Eric?
-Me lo domando anche io,
è troppo che non lo vedo.
Ridacchiò guardandolo, non poteva davvero rendersi
così ridicolo il secondo giorno di scuola, no, non poteva.
-Però,
non è male il nuovo arrivato eh?
-Però,
peccato che non ti si prenderà mai.
-Dubiti delle mie
capacità persuasive?
-Non è questo
Mar, è che secondo me è interessato ad altro
-Dici? Ma dai,
è... mediamente carino, non può essere.
Lì, nell'ultimo banco affianco alla finestra avveniva una
discussione abbastanza usuale tra Jennifer e Margaret.
Nonostante nessuno la sopportasse molto, Margaret in quella classe
contava.
Perché si, era una dei pochi che componeva il nucleo
originale, quello che si era preservato fin dal primo anno.
Erano rimasti in otto ormai, e detenevano -come era giusto che fosse-
il controllo della classe.
Ma è il caso di tornare al nostro discorso e specificare un
particolare: Jennifer non sbaglia mai quando parla di orientamenti,
basta pensare a tutti gli attori di cui aveva predetto l'outing prima
che questo avvenisse.
-Fammi capire,
perché un ragazzo è carino non può
essere... interessato ad altri ragazzi?
-Non dico questo,
è che
guardalo, è il tipico teppista e insomma, non ce lo vedo un
teppista ad andare con un altro ragazzo.
Spostarono entrambe lo sguardo verso Elizabeth e Andrew quando
quest'ultimo si alzò improvvisamente per uscire.
Lui non usciva mai.
Solitamente lo faceva solo per svolgere il suo ruolo da rappresentante
o per controllare delle cose sul telefonino senza essere importunato.
Beth si girò verso le due compagne e, dopo aver poggiato la
testa sulla mano sorrise farfugliando un "è cotto"
Al che, Michael davanti a lei si girò inarcando un
sopracciglio
-Addio Eric?
-Chissà
Si era appoggiato al lavabo e sospirava guardando il proprio riflesso
nello specchio.
-Che tristezza
Arrotolò ancora di più la camicia blu prendendo
un po' d'acqua e buttandosela sul volto.
Era rosso e doveva sbollire.
Tutto quello che aveva capito fino a quel momento, era che quell'uomo
non gli piaceva.
Insomma, cosa voleva da lui?
Era appena arrivato e già lo aveva mandato alla lavagna?
-Vabene ragazzo, come
inizio non vai male, c'è di peggio in questa classe.
Con un cenno fece per mandarlo a posto, ma il ragazzo sorrise appena
chiedendo il permesso di uscire.
Si era ripromesso di non chiederlo a quell'uomo, ma in quel momento
doveva assicurarsi di una cosa.
Uscì silenziosamente cercando i bagni; aveva già
adocchiato quella mattina l'uscita di emergenza dove c'erano dei
ragazzi a fumare, presto avrebbe fatto la loro conoscenza, ma ora c'era
una cosa che gli premeva di più.
Aprì la porta guardandosi attorno e trovandolo
lì, fermo
davanti ad uno specchio con la faccia chinata nel lavandino.
Si avvicinò molto lentamente e senza fare rumore.
Posò una mano sul suo sedere sentendolo squittire mentre
alzava la testa.
Lo vide sbiancare lì per lì e non poté
fare a meno di concedersi una piccola risata.
-Semba che tu abbia
appena visto la morte
-n-No è che non-cioè, la gente non mi
tocca il sedere così enza motivo.
-Beh, un motivo c'è: eri lì chinato, e non ho
saputo resistere.
-Ah
Si maledì mentalmente più volte per
essere arrossito.
Ma la cosa peggiore era il sorriso beffardo dell'altro.
Lo vide vicino, mentre lo prendeva per la camicia strattonandolo e avvicinandolo
a se.
Gli lasciò un bacio sul collo, più che un bacio
era un
tocco, aveva posato leggermente le labbra sulla sua pelle ecco.
Dopo di ciò torno a sorridere e, dopo avergli lanciato
un'ultima occhiata, uscì da quella stanza lasciandolo solo.
-Ci sarà
molto da divertirsi.
Ci vollero alcuni minuti per riprendersi da... da quella cosa insomma.
Quella giornata non era affatto iniziata bene: non aveva visto Eric,
era arrossito come un barattolo di pelata per un ragazzo che non era
nemmeno propriamente bello e, ora era rimasto in bagno a rimuginare sul
perché quel ragazzo si fosse comportato in quel modo.
C'era una domanda che però risaltava più delle altre "è gay o lo ha fatto
per prendersi totalmente gioco di me?"
E, una sola persona poteva risolvere quel suo dubbio, cioè,
c'era anche il diretto interessato, ma queste sono sottigliezze.
Tornò in classe sedendosi al suo posto, senza proferire
parola ne tantomento girarsi verso Jason.
Aspettò con impazienza il suonare della campanella che quei
quindici minuti parvero un'eternità.
Di corsa scattò verso Jennifer
-Ho bisogno di te
oracolo, cosa dici.
-Dico che hai il via
libera; Margaret non è della stessa opinione, ma lei non
conta.
-Non hai idea di che
peso mi hai tolto.
Si sporse lasciandogli un bacio sulla guancia e correndo all'uscio
della porta guardando sia fuori che dentro, assistendo ad una scenetta
alquanto... strana ecco.
La ragazza dai capelli corvini si avvicinò a quello che, non
sembrava deciso a muoversi da quel banco fino alla fine della giornata.
-Ciao, io sono Margaret
Sorrise sistemandosi quella maglia viola che, stonava tantissimo
abbinata allo smalto sì viola, ma molto più scuro
che
portava.
-Jason.
Non aggiunse altro guardandola con un tono interrogativo che sembrava
tanto gridare "ora sai
il mio nome, sparisci".
Ma lei non era chiaramente tipo da arrendersi al primo tentativo.
Si sporse sedendosi sul banco del ragazzo e accavallando le gambe
più lentamente possibile.
Alzò lo sguardò incrociando i suoi occhi, ma non
proferendo comunque parola.
-Allora cosa ti porta
qui?
-Le ragazze che ci
provavano con me, erano fastidiose ed irritanti e ad un certo punto mi
sono stancato.
-Ah...
-Già.
Si alzò sorridendo e sistemandosi i pantaloni prima di
lasciarla lì a bocca aperta.
Arrivato alla porta evitò volontariamente lo sguardo di
Andrew e si avvicinò a Gabriel.
-Tu fumi eh?
-Eccerto.
-Prestami l'accendino
Il ragazzo con lo smanicato infilò una mano nella tasca cacciando
un
accendino arancio che gli lanciò senza cambiare espressione.
-E così fumi? Qualcos'altro da sapere?
Jennifer si affiancò ad Andrew rivolgendo la parola a Jason
che si girò molto pigramente verso di lei.
-Se c'è altro lo saprete via facendo.
Si limitò a quelle poche parole portando poi la sigaretta
alla bocca e accendendola.
Con la coda dell'occhio guardò Andrew, completamente assorto
nelle sue labbra.
Le inarcò appena tornando poi a poggiarle sul filtro.
Accarezzava quell'asticella... in modo rozzo ecco.
Ma agli occhi di Andrew era una cosa assolutamente... erotica.
Una risata si dipinse sul volto di Beth: dalle scale aveva intravisto i
famosi "stivali a ciondoli" che la professoressa di scienze portava
sempre e comunque.
Ne aveva una collezione enorme, tutti di colori diversi e con tanti
gingilli appesi che facevano un rumore a dir poco fastidioso.
-Sarà meglio
entrare, deve venire da noi.
Michael fece per far tornare tutti ai propri posti ma Jason, che non
poteva lasciare così la sigaretta andò a sparire
dietro
un angolo.
-Buongiorno ragazzi
La donna, abbastanza alta e con dei corti capelli biondi
entrò in classe preparandosi per fare l'appello.
-Ripagalo con la sua
stessa moneta.
Beth si girò verso Andrew con un'espressione molto
risolutiva.
-Cosa?
-Ho visto come lo
guardavi mentre fumava e quindi, fai lo stesso con lui no?
-Continuo a non capire
-Sei o non sei il mio
finocchio? Caccia fuori la lingua
La guardò spaesato mentre Jason rientrava.
Sbuffò prendendogli la penna e mettendogliela in mano.
-Davvero sei
così stupido?
-...Ah! Cioè,
io d-dovrei!?
-Esattamente.
Deglutì; insomma, era sempre stato molto esplicito sul suo
vero
essere -almeno a scuola- ma quello era leggermente eccessivo no?
Si portò la penna alla bocca iniziando a giocarci.
Ovvio, non doveva certo succhiare come fosse un attore porno, doveva
semplicemente giocare e lasciar fare alla fantasia dell'altro tutto il
resto.
-Esattamente, a cosa mi
serve conoscere il contenuto di una cellula?
Beth sbuffò silenziosamente nel mentre della lezione
attirando
l'attenzione del compagno di banco che continuava a tenere quella penna
tra le labbra e a mordicchiargli il tappo.
Scrollò le spalle abbastanza scocciato.
Ebbeh... ci sapeva fare.
Per sua fortuna -o sfortuna- scienze era una delle poche materie in cui
andava bene alla vecchia scuola, quindi poteva benissimamente distrarsi
durante la lezione.
Ma ovviamente l'unica persona che in quel momento catturava la sua
attenzione era Andrew. Si stava davvero impegnando con quella penna,
oppure no.
Probabilmente era lui che immaginava la sua lingua scorrete
perfettamente sul contorno del tappo e seguire la linea in rilievo fino
alla punta arrotondata.
Ridacchiò tra se e se aprendo un quaderno per strappare un
mezzo foglio dopo averci scritto sopra.
Si alzò sistemandosi nuovamente i pantaloni e passando
affianco
al banco di Andrew, dove lasciò quel foglio, prima di
buttare
una gomma nel cestino.
"Se la penna
è troppo poco c'è qualcos'altro che ti farei
mettere in bocca volentieri"
Lessero entrambi insieme e si guardarono negli occhi prima che il
maschio deglutisse.
-Posso passarlo a Jenny?
-Che? No, questo ora lo
metto via, non voglio che nessuno lo veda.
Gli tolse il biglietto da mano buttandolo nello zaino senza molti
preamboli.
Ma ovviamente, nascondere le prove non bastava per insabbiare il reato.
Infatti, non appena suonò la campanella, Elizabeth corse
dalle altre due ragazze per dirgli tutto.
-No ma, io non ci credo!
Gli bruciava a Margaret, di non poter avere un ragazzo che si era
prefissata di avere.
Con un cenno della mano Andrew la invitò ad avvicinarsi e
aprì la cartella per fargli leggere il biglietto senza
però toglierlo da lì dentro.
-Che peccato
-Ma sai che sei davvero
insensibile?! Per una volta che il ragazzo come si deve può
prenderselo Andrew!
Jennifer sbottò; lo aveva detto sì per difendere
l'amico,
ma soprattutto per attaccare Margaret, non perdeva un'occasione.
-Oh, ma che corri? che
è questo "può prenderselo Andrew"? Io non ho
intenzione di prendermi nessuno!
Ma proprio in quel momento alle sue spalle si affacciò Jason
-Era comprensibile il
messaggio?
-Comprensibilissimo!
Anche se vorremmo delle spiegazioni.
Mar si affrettò a rispondere beccandosi un'occhiata omicida
dagli altri tre.
-Significa che il tuo
amico
Si avvicinò a lei prendendole la mano e portandola
all'altezza della cintura.
-Potrebbe essere
abbastanza fortunato da vedere cosa c'è qui dentro, lui, non
tu.
Detto ciò si allontanò dal gruppetto tornando
fuori.
-Non so voi ma io ho caldo.
-Quel ragazzo
è un maiale!
Margaret sbottò partendo come una scheggia verso la finestra
-Ma ti ha ammutolito!
Jennifer mosse soltanto le labbra per pronunciare quella frase senza
però far uscire fiato.
-Ma tra Drew e
il nuovo arrivato che sta succedendo?
Michael prese Beth da parte facendogli quella domanda.
-Beh, a quanto pare il
nuovo arrivato
gioca nel suo team e ha già fatto capire che vuole vedere
quanto
profonda è la sua gola.
Una leggera espressione di disgusto causata dall'immagine apparve sul
volto del ragazzo che però subito andò dall'altro
a
poggiargli uno schiaffo sulla spalla
-Complimenti Drew, ci
siamo già dimenticati di Eric eh!
-Che!? ma
perché correte tanto? Io non ho ancora detto nulla!
Ma si, Michael aveva sollevato una questione molto importante: Eric.
Non aveva ancora ridato l'accendino a Gabriel, per il semplice motivo
che se ne era completamente dimenticato.
E quindi ora era potuto semplicemente uscire per andare a fumare.
Finalmente aprì quella porta spessa che dava su una
scalinata molto larga e tutta di ferro.
Era vagamente simile alle tipiche gradinate dei film americani, ma
praticamente, rimaneva la solita scala di emergenza, soltanto con un
design diverso.
Si appoggiò alla ringhiera cacciando il pacchetto di
sigarette e notando con non poco stupore che era solo.
Anche se ragionandoci bene era abbastanza ovvio che a quell'ora si fossero
concentrati tutti dentro il bar.
Ecco un paio di voci che si stavano avvicinando.
Sentì la porta riaprirsi alle sue spalle e non si
girò, notando subito un ragazzo che si appoggiava vicino a
lui con i gomiti sulla ringhiera e il volto rivolto verso l'amico che
era fermo da parte.
I due continuavano a parlare e dal loro discorso Jason poté
intuire che quello al suo fianco era stato bocciato ed ora non era
più in classe con l'altro.
Capirai.
Si girò dopo aver spento la sigaretta sul freddo metallo
notando altri segni di bruciature.
E quello che stava guardando gli piaceva.
Abbastanza alto, dei capelli biondi che aderivano perfettamente alla
sua testa formando una specie di casco e due occhi persino
più chiari e profondi dei suoi.
Lo guardò pochi secondi prima di rientrare dentro e cogliere
al volo poche ultime parole.
Era fidanzato, davvero un gran peccato.
Quando aprì la porta della classe si ritrovò
già un professore dentro.
Era un uomo con una pancia molto, molto ingombrante e la barba che
ricordava quella di Santa Claus, tant'è che tutti lo
chiamavano Sir Nicholas.
Il ragazzo si limitò a sorridere ed andare a sedersi al suo
banco, sporgendosi poi in avanti verso Robert.
-E questo chi è?
-Dovrebbe insegnare grafica, quella cosa con le carte geografiche, le
tabelle i dati e così via; dovrebbe, perché
appunto in due anni non ci ha mai fatto aprire libro.
-Già mi è simpatico.
Quell'anno e in quella classe, tra i tanti volti nuovi spiccavano
sicuramente i due gemelli che tanto gemelli non erano.
Vabene essere dizigoti, ma non fino a quel punto: altezze completamente
diverse, corporatura e anche colore degli occhi.
Era solo il sangue a quel punto a renderli tali. Una cosa però li
collegava, ed era la totale dipendenza di uno verso l'altro che, al
contrario del fratello si mostrava molto più duro e deciso.
Ma torniamo al nostro filo discorsivo;
Nonostante l'irruenza di Edward, niente aveva impedito a Beth
e Andrew di sfrattarli dai loro posti per sedersi davanti alle solite
due per parlare indisturbati.
Esattamente, perché il professore gli lasciava fare tutto
quello che volevano.
-Mi manca Eric
-E allora
perché continui a scrivere 'George' ovunque?
E' inutile dilungare su chi sia George, basta soltanto sapere che
Jennifer gli era andata dietro per due anni senza aver mai avuto il
coraggio di parlargli.
-Eh perché
ormai mi viene automatico.
Al gruppo si aggiunsero dopo pochi minuti anche Michael e Serena che da
due anni a quella parte erano ormai diventati la loro famiglia.
Loro sei, Robert e Jack -che quel giorno era assente- costituivano il
nucleo originale e ora stavano di nuovo parlando assieme come non
facevano ormai da più di due mesi.
-Ma anche oggi facciamo
solo quattro ore?
Michael spezzò il silenzio che si era venuto a creare, era
la cosa che sapeva fare meglio, quando non era nervoso.
-..Si, per tutta la
settimana.
Dopo avergli risposto, Andrew si alzò per andare a buttare
una carta e, guardandosi attorno notò un gesto di Jason che
gli fece segno di avvicinarsi.
Deglutì sistemandosi una manica della camicia e si
avvicinò a lui.
-Non ho ricevuto alcuna
risposta al biglietto di prima
Non aggiunse nient'altro limitandosi a sorridere beffardo mentre
l'altro prendeva coraggio di risponderlo per tono.
Sfoggiò un mezzo sorriso e poggiò la mano sulla
sua spalla
-Quando vorrò qualcosa di più grosso ci
penserò io a provvedere, grazie per l'interessamento.
Dettò ciò si allontanò
tornando dal gruppo e lasciando all'altro una buona visuale del suo
sedere.
Sarai mio ragazzo, molto presto.
E anche questo capitolo è fatto, onestamente non credevo che
sarei riuscito a trovare la forza per continuarlo, e invece, devo dire
che mi soddisfa abbastanza.
Certo, non è molto, ed è ancora tutto confuso, ma
come inizio non sta andando proprio male.
E nulla, se vi ha colpito -sia in positivo che negativo- sentitevi
liberi di lasciare un commento :)
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Capitolo 3 *** #2 Voglio solo giocare un altro po' con te ***
School 3
Era appena il secondo giorno di scuola, e se ci si aggiunge
anche
la presenza dei nuovi elementi, non era proprio il caso di spiegare, o
tantomeno assegnare compiti.
Proprio per questo motivo, quel pomeriggio Andrew aveva
deciso di rimanere chiuso in casa a dormire.
Una vibrazione del telefono attirò la sua attenzione,
costringendolo a scomodarsi.
"Scusami tanto,
è che sentivo era la cosa giusta da fare, dovevo"
Jennifer era stata molto emblematica in quel messaggio ed era pronto a
chiederle spiegazioni via un altro messaggio quando il telefono
vibrò nuovamente.
"E' stata proprio
gentile quella ragazza a darmi il tuo numero :D"
-Bene... e questa chi
è?
Jennifer era solita dare il suo numero a destra e manca, si divertiva
a vederlo mentre inventava sempre nuove scuse per defilare quelle
ignare
ragazze interessate a lui.
"Si gentilissima... e tu
saresti?"
Si girò comodamente sul letto sbadigliando e aspettando una
risposta mentre rimuginava sull'andazzo di quella giornata.
"Il tuo sedere era molto
sodo stamattina ... :D"
Deglutì collegando quella risposta al messaggio di Jennifer.
Non era una ragazza, ma bensì era Jason.
"Ah, sei tu .."
Aveva riletto i due messaggi e, quella faccina alla fine della frase lo
aveva disgustato, in quel momento lo immaginava con lo stesso identico
sorriso sbarrato.
-Maledetto
Segnò il numero in rubrica molto velocemente prima di
alzarsi e accendere il pc.
Un ennesimo messaggio.
"Mi sa che ho sbagliato,
avrei dovuto farmi dare il tuo indirizzo, non mi sembri in vena di
parlare :("
Inarcò un sopracciglio lasciando lì il telefono
senza risponderlo.
Aveva bisogno della razione giornaliera di Social Network, che lo
avevano salvato dal suicidio per tre mesi.
Passava incantato gli occhi sulle ultime foto di Eric fin quando
l'occhio passò sul telefono facendogli ricordare di non aver
risposto.
"Touché, non
ho molta voglia di parlarti, per cui, telefono o indirizzo non vedo la
differenza"
Non ebbe il tempo di cambiare album che una vibrazione scosse tutta la
scrivania.
"Beh, se avessi il tuo
indirizzo ora staremmo facendo tutt'altro che parlare :D"
Sbatté gli occhi un paio di volte perplesso, e imbarazzato.
Si grattò la nuca prima di premere nuovamente invio.
"Wow, che romanticismo.
Una cosa: se continui così mi farai odiare quella faccina"
Contemporaneamente la finestra di una chat si aprì
#Jenxo: posso dargli il
tuo indirizzo??? Ti prego!
#Dreh: no
#Jenxo: ti preeeeego!
#Dreh: ripeto: NO.
La conversazione andò avanti fin quando un'altra finestrella
non lo catturò il suo interesse;
#Rocho: devo farti vedere
una cosa, tra venti minuti in piazza.
#Rocho si è
disconnesso.
Venti minuti per sistemare i capelli e arrivare in
piazza...
Chiuse al volo il computer infilando il telefono in tasca senza
controllare l'ultimo messaggio e correndo in bagno.
Ok, sembrava impossibile ma ci era riuscito: era in ritardo di soli
dieci minuti e di Robert nemmeno l'ombra.
A quel punto decise di leggere il messaggio di prima.
"A mali estremi, estremi
rimedi :D :D :D"
Qualcosa -o più propriamente qualcuno- si
appoggiò alla
sua schiena mentre si era discostato dalla piazza centrale camminando
nei giardini con l'intenzione di andare in contro all'altro.
Nonostante il ragazzo non gli andasse particolarmente a genio,
sperò con tutto il cuore che dietro di lui ci fosse Robert,
ma
quando respirò e l'odore di fumo gli arrivò fino
al
cervello realizzò che quello non poteva essere Robert,
decisamente.
Due mani gli cinsero la vita mentre sulla spalla sentiva il peso di un
mento.
-Era da tanto che ti
stavo aspettando, pensavo non venissi.
-c-Che ci fai tu qui? e Robert?
-Gli ho chiesto io di
inviarti quel messaggio.
-E' questo il tuo
'estremo rimedio'?
Si limitò a muovere la testa come per annuire, e, dopo
essersi
assicurato che non ci fosse nessuno nei dintorni, la
strofinò
nel'incavo del suo collo facendo attenzione a scorrere le labbra sulla
pelle scoperta da quel giubbetto bianco e leggero.
Strinse i pungi e si morse il labbro raccogliendo tutta la forza e
sperando che le sue gambe non cedessero sotto quella carica di
frustrazione che il ragazzo gli stava riversando dentro.
-C.. cosa vuoi da me?
Mugugnò rilassando le spalle che fino a quel momento erano
rimaste in tensione.
-Cosa voglio? Non
è chiaro?
-E non pensi di doverlo
almeno guadagnare?
Sorrise dischiudendo la bocca e accarezzandogli il collo con i denti e
in seguito con la punta della lingua.
-E tu pensi davvero di
riuscire a resistermi?
Aveva ragione, non riusciva proprio a fare nulla in quel momento, era
stregato da lui, dal suo tocco.
Probabilmente si sarebbe pentito tutta la vita di averlo fatto con lui,
soprattutto quella prima volta, la sua prima volta.
-Dai accorciamo i tempi,
non voglio che passi qualcuno.
Annuì sentendo finalmente la presa del più grande
allentarsi.
Continuando a camminare dietro di lui lo condusse fino alla parte del
parco dove i cespugli formavano dei disegni e nascosta tra le varie
file
c'era un asciugamano.
-Fammi capire, io
dovrei... qui?
-E se mi piacerai, sappi
che questo posto per te diventerà una cosa fin troppo
scontata.
Lo spinse appena facendolo sedere sulla tela seguendolo poi subito dopo.
Gli prese le mani portandole dietro e facendolo così
stendere.
Con il naso gli accarezzò il collo prima di baciarlo.
Quello sì che poteva essere considerato un bacio.
Jason era chinato sul suo collo e lo sentiva chiaramente continuare a
lasciare baci bagnati su quest'ultimo.
Rimanere a guardare era davvero l'unica cosa che poteva fare? Almeno
fin quando l'altro gli teneva le mani ferme sembrava l'unica opzione
papabile.
Doveva trovare il modo di liberarsi di lui, in quel preciso momento,
non poteva dargliela -anzi, darglielo- vinta così facilmente.
-f-Fermo
Alzò la testa dal suo collo guardandolo con quegli occhi
maledettamente penetranti e con il solito ghigno.
Guardandolo negli occhi ebbe una specie di dejavù, che
però lo convinse ancora di più nell'andare avanti
nella
sua decisione, ovvero respingere il ragazzo più figo che ci
avesse mai provato con lui.
-Cosa c'è
adesso?
-Non posso farlo. Forse
tu sarai
abituato ad andare con chiunque ti capiti a tiro ma io non sono come
te, probabilmente me ne pentirò, oppure no. Ma ora come ora
non
ho intenzione di fare nulla, né con te, né qui,
né
da nessun'altra parte.
-Sai che così
fai aumentare la voglia di farti mio?
Si alzò da lui porgendogli la mano che l'altro
accettò dubitante.
-Per questa volta lascio
correre, ma riuscirò a convincerti molto presto.
Scontrò il naso contro il suo girando la testa di lato e
avvicinando le labbra.
-Beh, allora buona
fortuna.
Sorrise allontanandosi da lui e sospirando.
Era davvero riuscito ad uscire da quella situazione?
-Ora mi sentono quei due!
#Hai aperto una
conversazione con Rocho, Jenxo, Elsnooky(Occupato), Serenity, Mich the
Hitch(Non al computer) e JackSparrow
#Dreh: giuro che se fate
un'altra cazzata vi uccido.
#JackSparrow: ?
#Dreh: Non c'eri oggi, non puoi capire
#Jenxo: Oh, ma che sarà mai successo! Ha solo il tuo numero
di cellulare!
#Rocho: ... ahahahahhaha cos'è successo?
#Dreh: tu. sei un uomo morto.
#Jenxo: che mi so' persa?
#Drew: questo demente mi aveva dato appuntamento prima e invece di
venire lui ci trovo quello lì
#Jenxo: e che è successo?
#Dreh: Niente di che, cioè, tipo ci siamo stesi e mi ha dato
qualche bacio, però poi sono andato via e non è
successo nulla.
#Mitch the Hitch è passato da 'Non al computer' a 'Online'.
#Mitch the Hitch: praticamente, avete limonato?!
#Dreh: noooo! macchè! solo un paio di baci, da parte sua, io
non ho mosso dito.
#JackSparrow: oh, ma io non le voglio sapé queste cose da
finocchi
#Jenxo: sempre molto fine tu -.-
#Rocho ha aggiunto MarThés alla conversazione
#Rocho: voi non potete immaginare quanto sto ridendo ahahahahha
#MarThés: ??? che mi so persa?
#Elsnooky(Occupato): feeeermi tutti baby, praticamente quei due hanno
quasi limonato? AAAAAH che carini! *w*
#Dreh: ...era meglio se ve ne parlavo domani
#Jenxo: ^^^^
#Drew: vabbè, ora vado a cena, ci vediamo domani :D tanto amore.
#Hai abbandonato la conversazione.
Durante tutta la durata della conversazione l'espressione
facciale del ragazzo non era mai cambiata.
Era scocciato, sfatto.
Non era trascorso nemmeno un giorno ed era successo già
tutto quello.
Ci sarebbe davvero arrivato a fine anno?
Ma ecco il telefono che vibrava nuovamente.
No, non poteva essere di nuovo lui, sul serio.
"Oggi sei scomparso,
tutto bene?
16.09.2011
7:47 p.m. Da: JH"
Tirò un sospiro di sollievo scrivendo la risposta.
"Sicuro! Ho solo avuto
un po' da fare, domani vi racconto meglio, e dillo anche agli altri"
Posò il telefono sulla scrivania accendendo la televisione e
rimettendosi sul letto.
-Buonasera, sono
Dominic, c'è Jason?
-...
-Oh sei tu, scendi
veloce!
Il ragazzo dall'altra parte del citofono sbuffò posando la
cornetta e prendendosi pochi secondi per riflettere.
Perché? Perché era venuto a casa sua? Erano tre
mesi che non lo vedeva e onestamente, stava molto bene senza di lui,
non di lui in particolare, ma di quelle persone lì.
Tornò in camera per mettere le scarpe.
Non fece in tempo ad aprire la porta che il citofono squillò
nuovamente per una frazione di secondo.
Evitò di rispondere precipitandosi giù per le
scale.
-Era tantissimo tempo
che non ci si vedeva!
Gli porse la mano semi-dischiusa che l'altro batté con poca
volontà
-Vero... Cosa ti porta
qui?
-Niente di che, mi
servono alcune informazioni, che ho in testa una cosa e devo capire se
si può fare o no.
-E... perché
chiedi a me?
Sorrise battendogli una mano sul collo.
-Ora ti spiego.
-E quindi l'unico
effetto che ha sorbito è eccitarlo di più?
-Beh, detto
semplicemente, si, dalla padella alla brace.
-Perlomeno conservi
ancora la grande V.
-Uuuh si, andiamone
orgogliosi!
Aveva un brutto difetto -abbastanza tipico a dirla tutta- ovvero,
quando era a telefono soleva farsi infinite passeggiate per tutta casa.
Mentre la ragazza, al contrario, era ferma lì con il
ricevitore tra l'orecchio e la spalla e le mani impegnate in un
accurato lavoro di manicure.
-Secondo te è
normale che devo mettere lo smalto a sta nana? Aoh!
Ricevette un calcio dalla sorella minore facendo cadere il telefono che
riprese subito dopo.
-Ok, ora devo andare
davvero a mangiare, domani mattina ti chiamo o vai a sentimento?
-Chiama chiama.
Staccò la chiamata posando il cordless e andando in cucina.
-Allora, che ci racconta
Drew?
La guardò perplessa prima di abbozzare un'espressione di
sufficienza
-Ma cosa vuoi capirne
tu? Sei ancora piccola.
Richiuse il tappo della bottiglia perdendosi nell'osservare il disegno
che le mattonelle creavano sulla parete della cucina.
La discussione che aveva avuto poco prima con Dominic lo aveva lasciato
alquanto scosso.
A dirla tutta non è che ci credeva del tutto, sembravano
più parole messe lì per inquietarlo.
Ma se c'era anche una sola remota possibilità che qualcuno
si mettesse tra lui e il suo vero essere... oh, non voleva pensarci,
sarebbe stato tutto troppo triste.
E pensare che era "scappato" proprio per il motivo che quella sera si
era presentato fuori la sua porta.
Scacciò via quegli ultimi pensieri dopo essere entrato in
bagno.
Aveva lasciato l'asciugamano di quel pomeriggio sul cesto della
biancheria, poi sarebbe toccato a sua madre decidere se era il caso di
lavarla o no.
Si avvicinò accarezzandola e sorridendo.
Se le sue preoccupazioni avessero avuto fondamento non avrebbe potuto
più giocare con quel ragazzo, sarebbe stato un gran peccato.
Oooh capitolo terminato a tempo record, sul serio :O
E nulla, ho l'impressione di star correndo troppo con alcuni dettagli e
sto complicando la situazione, ma, se non seguo la linea temporale non
mi trovo più.
Per cui nulla, alla prossima! :)
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Capitolo 4 *** #3 but my heart knows you're wrong ***
School 4
Si era svegliato di buon umore quella mattina? Decisamente.
Era rimasto tutta la serata a parlare a telefono con Claire, era il suo
compito, da fidanzato modello.
Prese i pantaloni beige prima di chiudersi in bagno, ed uscire circa
venti minuti dopo, con tutti i capelli al loro posto, la cintura
stretta in vita e le labbra che raramente si curvavano in un sorriso.
I mezzi di trasporto pubblici non facevano per lui, decisamente, ma non
perché era troppo sciatto o altezzoso, ma perché
era
troppo buono e puntualmente rimaneva alzato.
Arrivò fuori scuola con molta calma e pochissimi minuti di
anticipo.
Dopo aver posato la moto entrò nell'istituto passando per la
porta d'emergenza, -accorciava di molto.
In quell'angolo remoto di corridoio non c'era mai un'anima viva.
Camminando per raggiungere la rampa di scale, si trovò a
passare
davanti alle terze, e più precisamente fuori la classe di
Jack
che stava discutendo con due compagni di classe.
Si limitò ad alzare la mano e curvare un singolo angolo di
bocca.
Odiava sorridere.
Ne era sicuro: Jason per lui non contava niente, soprattutto dopo quel
fugace avvenimento.
Aveva sorriso, non a lui e non completamente; ma era bastato quello per
ricordare a Andrew il perché, perché era
definitivamente
perso di quel ragazzo.
Il suo sorriso, insieme ai suoi occhi.
Era bastata un'occhiata veloce, ed erano due anni che non riusciva a
togliersi dalla mente quel ragazzo e quell'espressione.
-Ma era mica Eric!?
Beth corse alla porta affacciandosi e facendo appena in tempo a
intravedere le sue scarpe bianche sparire sulle scale.
Jack si avvicinò dandogli uno schiaffo dietro la nuca
-Ti sembra normale che
ogni volta che lo vedi devi fa 'ste cose?
Ma nulla, ormai Andrew era andato e stava abbracciando Jennifer
mugugnando lamenti incomprensibili contro la sua maglia.
Non era un bravo seduttore.
Semplicemente lui faceva colpo al primo incontro o comunque riusciva a
convincerti senza dover faticare.
Ma quella volta no, era uno dei pochi ad avergli detto almeno una volta
di no, solo che gli altri prima o poi cedevano.
Quella mattina aveva messo una tuta decisamente stretta e si apprestava
soddisfatto ad entrare in classe.
Oh, ma eccoli già lì fuori ad aspettarlo,
cioè, a guardare la gente che passava, ma faceva lo stesso.
Si fermò davanti alla porta osservando la scena che si stava
consumando.
-... che gli
è preso a quello?
Con gli occhi indicò Drew che stava ancora saltellando per
la classe.
-Ha visto Eric.
La semplicità con cui Margaret rispose lo
incuriosì non poco.
-Eee quindi?
-E quindi nulla,
è normale che fa così quando vede Eric-
Michael si interpose tra i due pronto a spararne una delle sue
-La teoria
più consolidata
sostiene che gli arrivi troppo poco sangue al cervello
perché
confluisce tutto nelle parti basse.
Mar abbozzò un sorrisetto mentre Jason rimaneva serio:
davvero questo ... Eric -era Eric?- lo riduceva in quello stato?
Doveva saperne di più.
La campanella stava suonando e lui era già seduto, su un
banco ma seduto.
Sistemò il colletto dello strano pullover prima di guardarsi
attorno.
Gli era capitata davvero un'aula molto carina. Certo, aveva un enorme
buco nel muro di cartongesso tra le due finestre e le pareti tutte
scritte fino all'altezza delle ginocchia, ma dava molto l'impressione
di un luogo vissuto, ricco di passione e calore.
Eh?
Si chinò notando una scritta sul banco su cui era seduto,
nonostante fossero stati lavati ultimamente, si notavano ancora le
scritte fatte con i pennarelli indelebili.
-Eric
Poco più sotto si poteva notare anche un altro nome, ma
decisamente più cancellato e con striature di matita,
passata
sopra per nascondere il misfatto.
-George...
Le osservò per pochi secondi... potevano essere riferite a
lui?
Decise di non pensarci e scendendo dal banco gli diede un'ultima
occhiata.
-Jimmy, ti ricordi quale
classe c'era qui l'anno scorso?
-Mmm... se non erro...
mi sembra una seconda, si, sicuramente una seconda, non le
supplementari però.
Il cerchio si restringeva molto.
Contando che le "vecchie classi" erano soprannominate così
perché nate prima del grande afflusso, da quando lui era
lì a scuola, erano state solo 28, di cui al momento ne erano
rimaste 13.
Dodici se si escludeva la sua stessa classe.
E, se quell'aula apparteneva alle seconde, cioè odierne
terze,
il cerchio si restringeva nuovamente attorno a solo quattro classi.
-Eric, ci sei?
Il professore lo destò da quei suoi pensieri facendo
comparire un insolito ghigno.
Voleva davvero sapere chi era questa ragazza.
Doveva vederci chiaro in quella situazione, e se c'era una cosa che
giocava a suo favore, era il 'fascino' che riusciva ad esercitare su
Andrew.
-Passagli questo
Diede un foglio al suo anonimo compagno di banco che, a sua volta lo
passò al vicino, fino a farlo arrivare a Drew che, stava
tranquillamente disegnando rombi sul banco.
Lesse il foglio arrossendo di botto, accartocciandolo ed alzandosi per
buttarlo.
Mentre tornava a posto poté notare l'espressione compiaciuta
di Jason a cui ricambiò con uno sguardo distaccato.
Perché si, doveva semplicemente ignorarlo e forse, si
sarebbe deciso a lasciarlo in pace.
-Che c'era scritto?
- ..Nulla, solite porcate
Sorrise smagliante tornando a fare i comodi suoi nonostante lo sguardo
dubbioso di Beth.
Se c'era una cosa che aveva funzionato quella mattina, era stata la
vista fugace di Eric e dei suoi occhi, e nessuna tentazione era
più forte.
Doveva concentrarsi unicamente su di lui.
Perfetto.
Come appena suonò la campanella si fiondarono fuori come
delle molle, tutti tranne Andrew.
Era stato Jason a trattenerlo, e a tirarselo sulle gambe.
-Allora, vuoi parlarmi
di questo Eric?
Avvicinò la mano al suo volto accarezzandolo con l'indice.
-Sembra proprio che ti
piaccia tanto eh?
Si limitò ad abbassare lo sguardo per non dargli
soddisfazioni.
-E sentiamo,
com'è il tuo rapporto con lui?
Gli prese il mento costringendolo ad alzare gli occhi che sembravano
tanto tremare.
-Non... non ci ho mai
parlato, cioè, non abbiamo mai fatto un discorso o ci siamo
presentati
-Capisco, e quindi lui
sa a malapena che esisti, e dimmi, potrebbe ricambiare questo tuo amore?
Una breve pausa portò Andrew a dire semplicemente la
verità.
-Non penso: è
fidanzato, con una ragazza
-Ah...
Sorrise nuovamente mostrando quell'espressione distaccata che tanto lo
faceva odiare dall'altro.
-Quindi riassumendo, con
lui non hai nemmeno mezza possibilità giusto?
Avvicinò il volto al suo fermandosi -come il giorno prima- a
pochi centimetri dalle sue labbra.
-Dovresti decisamente
buttarti su qualcuno che possa ricambiare sai? Lo dico per te.
Spostò di molto la testa distanziandosi e sorridendo.
-So che le tue parole
sono giuste, ma
sarà capitato anche a te di innamorarti, sul serio. E in
quel
caso è lui a decidere ciò che è vero e
ciò
che non lo è. E lo ha scelto, non posso fare nient'altro che
rassegnarmi e sperare in qualcosa che mai accadrà.
Teneva la mano all'altezza del cuore e nella sua voce si poteva leggere
una certa sicurezza, ma anche un fondo di agonia.
Rise accarezzandogli la testa e avvicinando la bocca al suo orecchio.
-Corrodere l'amore che provi per lui, sostituirlo e farti mio, questa
cosa sta diventando sempre più eccitante.
Lo lasciò andare alzandosi a sua volta e prendendo una
sigaretta dalla tasca.
Quando lo vide sparire dietro l'enorme porta d'emergenza
tirò un
sospiro di sollievo avvicinandosi poi a Beth e Serena che erano
tranquillamente appoggiate al calorifero, ormai avevano già
prenotato il posto due mesi prima che venisse messo in funzione.
-Voi. Non dovete
più lasciarmi solo con Jason, vi prego.
Risero entrambe.
-Altrimenti che succede?
I tuoi ormoni ti sopprimono e si concedono a lui?
-Non è
questo, è che... no, mi da fastidio stare da solo con lui,
basta.
Annuirono poco convinte congedandolo e notando la porta che si chiudeva
sotto un enorme anello viola.
-Italiano eh?
Andrew asserì tornando a posto.
Nonostante la premessa, quelle tre ore passarono molto, molto
velocemente.
L'unico avvenimento degno di nota fu uno dei soliti litigi tra Jack e
Michael, in realtà nessuno riusciva a capire dove Michael
prendesse la forza per sopportarlo, e, perché nonostante
tutto,
non cambiava mai di posto.
Una volta arrivato all'autobus, si vide costretto, o meglio,
invogliato, a raccontare tutto a Jennifer che non sembrava
particolarmente colpita.
-Ma sai che ha ragione?
Insomma, quel
ragazzo trasuda sesso da ogni poro -quando non apre bocca ovvio- e tu
che vuoi fare? Continuare ad andare dietro ad uno che mai e poi mai ti
si filerà?
-Cosa hai fatto tu per
due anni?
-Ma che c'entra, almeno
George era etero.
-Questo lo dici tu.
-E io non sbaglio mai.
Quel pomeriggio si era seduto sulla solita panchina rossa del parco
sotto casa di David aspettando con ansia la comparsa di JH.
Quella ragazza -o perché no- donna, era una sorta di guida
spirituale in quel gruppo di... disadattati? no, non era la definizione
esatta, diciamo che era un gruppo che racchiudeva varie etnie e
situazioni sociali.
Camminò lentamente verso di lui sfoggiando un mirabile
sorriso.
-Hai già
bussato a...
Un portone verniciato da poco si aprì all'altro lato della
strada.
David, decisamente il più alto dei tre terminò di
abbottonare la camicia raggiungendo gli altri due che lo stavano
aspettando al centro della piazzetta, il primo sulla panchina e la
seconda seduta su un muretto che circondava la parte di terreno dove in
inverno veniva collocato l'enorme pino addobbato e che i bambini
usavano solitamente come punto di riferimento durante i loro giochi.
Si fermò tra i due guardandoli a turno e annaspando un
sorriso.
-Buonasera!
JH, anzi, chiamiamola con il suo vero nome; Julie si sporse verso di
lui lasciandogli un bacio sulla guancia tornando poi nella posizione
precedente.
-Mmm Devh vieni qui
Guardò il più piccolo con ostinazione prima di
roteare gli occhi e andare a sedersi vicino a lui, che subito gli si
avvinghiò in vita abbracciandolo.
-Allora, sono due giorni
che non ti fai sentire, come sta andando la scuola?
Si limitò a mugugnare stringendo la presa mentre David gli
passava un braccio attorno alle spalle avvicinandolo con fare paterno,
o comunque tipico di un fratello maggiore.
-Uno schifo, ho visto
Eric una sola volta e in più c'è un ragazzo che
tipo mi perseguita e ci prova spudoratamente con me.
-Uh, e com'è
questo ragazzo?
Ci mise un po' per riflettere sulla risposta da dare
-Appetibile, anche
tanto, però è più perverso di me e
soprattutto è arrogante e malefico, preferirei farmi Dev se
proprio dovessi scegliere
-Machec- non dire queste cose!
-Non lamentarti che ci
staresti
-Con te no, sei come un
piccolo fratellino per me
-Ebbene, tu sei il mio
fratellone con cui pomicerei molto volentieri.
-Ma adesso non cambiare
discorso, stavamo parlando di quel ragazzo.
David era decisamente il tipo cresciuto tra le storie della Disney,
convinto nell'ideale del principe azzurro e fedelmente devoto al
romanticismo.
E lo sapevano tutti, infatti per dargli fastidio bastava superare anche
di poco il limite della decenza e tutti, tutti usavano
questo trucco per scherzare con lui.
-Intanto non hai negato
che anche tu ci staresti
Julie si lasciò andare a quel commento conquistando
l'approvazione dell'altro ragazzo che annuì con decisione.
-Tanto con lui non
sarebbe tradimento quindi basta che me lo chiede; e nulla, è
da ieri che quel ragazzo continua a provarci con me, ieri pomeriggio
non mi son fatto sentire perché mi hanno organizzato una
trappola per lasciarmi solo con lui e alla fine eravamo anche sul punto
di farlo, ma poi...
Si fermò per pensare bene a come rendere le sensazioni che
aveva provato il pomeriggio precedente.
-Non me la son sentita,
guardandolo ho pensato ad Eric e sono scappato via.
Un gemito di dolcezza trasparì dalle labbra di David che gli
scombinò i capelli.
-Vedi che quando vuoi,
puoi essere romantico anche tu!
Alzò lo sguardo inarcando le sopracciglia
-Pensa a coprirti il
collo prima che mi venga voglia di succhiartelo.
Il suo sorrisetto ebete si trasformò in una smorfia, seguita
dal rossore sul volto.
-Che maiale che sei
-Che idiota che sei tu
Spostò la testa di lato osservandoli alquanto... abituata?
Insomma, si riducevano a scene del genere almeno un paio di volte al
giorno eppure tra loro non c'era nulla.
-Mah, fortuna che
c'è qualcuno d'accordo con me quando dico che dovreste
mettervi insieme.
Nessuno dei due era d'accordo, uno per un motivo, e l'altro per un
motivo diverso.
-Scordatelo, io sono
destinato ad Eric e soltanto Eric
-Il mio fratellino
è troppo perverso per i miei gusti e poi lui vuole
già quel ragazzo etero lì, non potrei mai averlo.
Quella vena sarcastica non andò molto a genio al
più piccolo che gli lasciò una testata sulle
costole che aveva a portara di fronte.
-Non infierire
-No Drew, vedrai che
prima o poi lo conquisterai
Gli lasciò un bacio tra i capelli continuando ad
accarezzarglieli mentre Julie prendeva in mano la situazione
raccontando gli sviluppi della sua storia che, sembrava una delle poche
storie che potevano concretamente funzionare nel loro gruppo.
Erano le dieci passate e la macchina di David girava goffamente
sull'asfalto fino a fermarsi davanti al portoncino di vetro con disegni
in lamine di ferro color oro.
-Ci vediamo domani si?
-Mmh...
Anche se lui personalmente non giocava mai, osservare le partite di
volley di Julie e Karen lo stancava sempre.
David ridacchiò allargando le braccia per abbracciarlo.
Lo guardò pochi secondi prima di sporgersi versi di lui
prendere il suo viso tra le mani.
Aveva slacciato la cintura già all'entrata della via e
quindi, una volta datogli un bacio abbastanza intenso poté
staccarsi e correre subito via mentre David provava a prenderlo
allungandosi sul sedile del passeggero.
-A domani
Si girò strizzando un occhio prima di prendere le chiavi
dalla tasca e osservarlo andare via con un ghigno appena soddisfatto
dipinto in volto.
Non ho fatto aspettare molto per questo capitolo, vero? e.e
e nulla, finalmente fa la sua entrata in scena Eric, e con lui altri
due personaggi secondari della storia ... che dire, alla prossima!
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