Third time.

di HeltenD_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #0 Prologo ***
Capitolo 2: *** #1 Sottile differenza in quegli occhi profondi come il mare ***
Capitolo 3: *** #2 Voglio solo giocare un altro po' con te ***
Capitolo 4: *** #3 but my heart knows you're wrong ***



Capitolo 1
*** #0 Prologo ***


School Allora, questa storia è uscita di getto all'improvviso, perché mi andava si.
Essenzialmente è una slash quindi don't like, don't read.
Mmm... dovrebbe iniziare introducendo tre dei cinque protagonisti, con annesso nucleo composto dai loro compagni di classe, per poi sviluppare la trama che essenzialmente dovrebbe reggersi su di loro. E' un terzo anno nella loro scuola, e non ho ancora dato una locazione precisa.
La prima Original che scrivo, per cui siate buoni °°



Diamine!- 
chiuse il frigorifero guardando in modo ansioso l'orologio che segnava le sette e venti precise.
Era in ritardo, un terribile ritardo.
Iniziava bene fin dal secondo giorno di scuola.
Corse in camera raccogliendo le ultime cose, tra cui il cellulare che segnava un paio di messaggi non letti;
pazienza, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo, una volta seduto sulla comoda poltroncina del bus, per leggerli e rispondere.
Tutto il tragitto da casa alla fermata lo trascorse aggiustandosi una manica della camicia blu arrotolata, che era girata in modo alquanto indecente e gli dava continuamente fastidio scendendo.
Finalmente.
Era seduto al suo posto, con le solite tendine gialle lì in alto, la tracolla sull'altro posto per tenerlo occupato, e la musica nelle orecchie.
Eccola che arrivava.
Sciatta e pacata con il telefono nero con annesso fodero in mano camminando con la lentezza tale di chi dovesse andare al patibolo.
Perché si sa, il secondo giorno di scuola è sempre così.
Salì lentamente i pochi gradini del pulman guardandosi attorno e riconoscendo la capigliatura familiare e camminando verso di lui.
Non appena fu abbastanza vicina un sorrisetto comparve sulle labbra dell'altro.
-hai abbinato i vestiti al pulman? spera che sia lo stesso anche al ritorno.
Esattamente, era lui, con il suo solito sarcasmo da quattro soldi, anche se aveva ragione:
Maglia, scarpe, frontino e bracciali gialli sembravano fin troppo poco casuali, ma parliamoci chiaro, nessuno abbina gli abiti ad un bus.
-tu come al solito vestito alla cazzo?
-certo tesoro, come sempre mi vesto al buio.

Tolse lo zaino dall'altro posto facendola sedere e dandogli poi un bacio sulla guancia.
Tra loro era sempre stato così.
Si conoscevano ormai da nove lunghi anni, e l'uno per l'altra, era il punto di base, il sostegno, questo insieme ad una seconda ragazza che però non aveva i loro stessi orari.
Scuole diverse, orari diversi, bus diversi.
-Dai che oggi sono più abbinato del solito: ho le scarpe blu!
Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi guardandolo con aria di sufficienza.
-Pura botta di culo.
-Vero.
La mattinata continuò tranquilla tra un messaggio e una chiacchiera fino a quando, alle otto quasi precise erano entrambi in classe, il primo ad armeggiare ancora con il telefono e la seconda a dondolare distrattamente le gambe seduta su un banco guardando le persone che passavano fuori la classe.
Li avevano spostati, gli altri due anni erano sempre stati ai piani superiori dove c'era comunque più traffico, mentre quel terzo anno, praticamente affianco all'entrata, che infinita tristezza.
"Che tristezza" abituatevi a questa affermazione che è quella che sentirete più spesso, almeno uscire dalla bocca di Andrew.
Circa una cinquantina di volte al giorno.
Ma non per questo è una persona triste o depressa, anzi, lo dice più per hobby che per altro.


Arrivò in classe tutta sparata, con i suoi ricci corvini svolazzanti e tesi come tante piccole molle.
Margaret era una persona abbastanza... intrigante ecco.
Non si sapeva mai da che parte stava, se mentiva o era la pura verità, in tutte le sue parole c'era un uno scopo preciso, o, semplicemente doveva dare fastidio.
-Ragà ma che abbiamo oggi?
-Onestamente? non ne ho proprio idea.
Ovvio, non puoi pretendere di conoscere già tutto l'orario il secondo giorno di scuola, inammisibile.
-Cioè, io ancora non riesco a credere che siamo in terza!
Jennifer distolse lo sguardo dalla porta guardando un ragazzo che oramai era in quarta.
-Non devi crederci, te ne accorgerai quando inizierai a vedere Stuart cinque giorni su sei.
Eccola nuovamente con la sua saccenza, anche se aveva sollevato un problema abbastanza rilevante: nove ore con il professore più sadico che esista.
Provate a chiedere a James che rimase 56 minuti precisi alla lavagna con le lacrime agli occhi perché non riusciva a risolvere un semplice calcolo percentuale.

La classe era praticamente piena, dire che fino all'anno precedente erano si e no una decina, mentre ora erano circa raddoppiati.
Aveva smesso da poco di rintoccare nelle sue orecchie il suono della campanella, mentre con calma dava un'ultima occhiata fuori appoggiato alla porta tornando dentro.
Non era passato.
Erano ormai tre mesi che non vedeva la persona che aveva rapito definitivamente il suo cuore.
Con quel sorriso, con quegli occhi, con tutto.
Uno strano motivetto gutturale iniziò a farsi poco a poco più forte dietro l'angolo: era ovviamente la prof di italiano, una persona alquanto... ignorante ecco.
La conosceva da nemmeno quarant'otto ore ma già, grazie alla sua reputazione, aveva potuto farsi un'idea di come fosse quella donna.
Tornarono velocemente ai loro posti lasciando che quell'ora passasse abbastanza velocemente tra uno sbadiglio e un altro, fin quando la campana non segnò il cambio.
Ora, parliamoci chiaramente: piano terra, a pochi metri dalla presidenza, appena dopo il locale adibito al bar, da quelle parti non passava praticamente nessuno apparte quelli che andavano in bagno.
-Mi manca quel cafone di George.
-Veramente dovrebbe mancare a me.
-Manca anche a me, lui e tutta la sua combricola di cafoni.

Si guardavano come due stupidi sbuffando.
I ragazzi di quinta erano andati, ed essendo ormai di terza avevano poco su cui spettegolare visto che le classi superiori si erano sempre più ridotte.
Michael corse in classe sistemando i suoi occhiali da vista firmati senza gradazioni -perché si, li portava per farsi figo- e tirando un enorme sospiro.
-Sta arrivando Stuart!
In pochi secondi tutti si sistemarono ai propri posti e quando il professore, abbastanza bassino, entrò in classe si alzarono tutti sedendosi ad un suo cenno.
Dietro l'uomo entrò anche un ragazzo.
Inutile dire che la testa di Andrew era andata in tilt.
Alto -almeno più di lui- con delle spalle ben scolpite, la mascella abbastanza squadrata, degli intensi occhi che erano una via di mezzo tra il blu e l'azzurro, avrebbe osato dire cobalto;
portava dei pantaloncini a vita bassa e tre quarti che gli arrivavano al ginocchio lasciando in bella vista le cosce abbronzate. Delle spalle abbastanza muscolose e un cappellino che nascondeva i suoi capelli abbastanza mossi e non troppo corti.
-Lui è Jason, è arrivato oggi e... e niente, dategli un cavolo di posto.
Il ragazzo si andò a sedere all'ultimo banco a destra vicino ad uno di quelli nuovi che stava sulle sue.
Si girò casualmente con la scusa di parlare con Robert per poter guardare verso destra e si, quello che vedeva gli piaceva, e anche tanto.
Cioè no, aveva quella mascella che vista bene non era decisamente bella, alcune irregolarità nella barba fatta, ma cosa importa?
Sappiamo tutti che non era lui a parlare, ma il suo lato morto di cazzo, perché ovviamente non aveva ancora visto Eric, e non avendolo visto non aveva modo di sfogare la sua frustrazione sessuale.



Era in ritardo? Solo un'oretta.
E il primo giorno di scuola gli avrebbe concesso questo ed altro vero?
Certo, il primo giorno in una nuova scuola, era stanco di stare in quello strano posto e non ci avrebbe passato il quarto anno consecutivo.
Aveva cambiato scuola dopo essere stato bocciato per le troppe assenze, come se qualche filone fosse qualcosa di esagerato.
Tirò su i pantaloni sistemandoli meglio e fissando poi quell uomo affatto alto che camminava davanti a lui.
Si vedeva lontanto un miglio che era un tipo tosto, bastavano i pantaloni e la giacca, per non parlare del cravattino e le scarpe da sala.
Evidentemente nelle sue ore avrebbe evitato di chiedere il permesso di uscire per andare a fumare, decisamente.
Entrò nell'aula lasciandosi annunciare ed individuando subito un posto abbastanza nascosto che sarebbe diventato presto suo.
Aveva tutti gli occhi addosso? Era normale: era il nuovo arrivato e in quanto tale dovevano squadrarlo come si deve.
Si lasciò scappare un sorrisetto.
Si guardò nuovamente attorno, era il suo turno di squadrare gli altri.
C'erano poche persone, doveva ammetterlo, e la maggior parte erano ragazzi affatto degni di nota.
Solo tre persone lo avevano solleticato:
Robert, che praticamente conosceva da quando erano bambini, e che dal giorno dopo gli avrebbe dato un passaggio obbligatorio.
Gabriel dall'altra parte dell'aula con la testa rasata, il cappellino e la forma delle sigarette nella tasca, sarebbero diventati amici, presto.
E infine Andrew, che lo stava osservando con curiosità.
Incrociò lo sguardò con il suo ridacchiando prima di chinarsi sulla borsa e cacciare il minimo occorrente.

Oh cielo.. aveva un sorriso davvero, davvero stupendo.

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Capitolo 2
*** #1 Sottile differenza in quegli occhi profondi come il mare ***


School 2 Stava morendo.
Continuava in modo convulsivo a portare l'indice sul colletto della maglia grigia con la speranza che allentandolo passasse più aria.
E la causa era una sola:
Jason.
Per un motivo a lui sconosciuto, Stuart lo aveva mandato alla lavagna con la scusa di "verificare le sue competenze in campo economico"
Ma lui lo sapeva bene, quell'uomo era semplicemente sadico, e voleva farlo soffire.
-Non si vede affatto che ti piace sai?
Con una pungente nota di sarcasmo Elizabeth gli diede una gomitata sul braccio.
Loro due erano compagno di banco già dall'anno precedente, e con il tempo avevano imparato a capire tutto dell'altro semplicemente guardandolo.
Girò il volto verso di lei mostrando gli occhi sbarrati.
-Che fine ha fatto Eric?
-Me lo domando anche io, è troppo che non lo vedo.
Ridacchiò guardandolo, non poteva davvero rendersi così ridicolo il secondo giorno di scuola, no, non poteva.

-Però, non è male il nuovo arrivato eh?
-Però, peccato che non ti si prenderà mai.
-Dubiti delle mie capacità persuasive?
-Non è questo Mar, è che secondo me è interessato ad altro
-Dici? Ma dai, è... mediamente carino, non può essere.
Lì, nell'ultimo banco affianco alla finestra avveniva una discussione abbastanza usuale tra Jennifer e Margaret.
Nonostante nessuno la sopportasse molto, Margaret in quella classe contava.
Perché si, era una dei pochi che componeva il nucleo originale, quello che si era preservato fin dal primo anno.
Erano rimasti in otto ormai, e detenevano -come era giusto che fosse- il controllo della classe.
Ma è il caso di tornare al nostro discorso e specificare un particolare: Jennifer non sbaglia mai quando parla di orientamenti, basta pensare a tutti gli attori di cui aveva predetto l'outing prima che questo avvenisse.
-Fammi capire, perché un ragazzo è carino non può essere... interessato ad altri ragazzi?
-Non dico questo, è che guardalo, è il tipico teppista e insomma, non ce lo vedo un teppista ad andare con un altro ragazzo.
Spostarono entrambe lo sguardo verso Elizabeth e Andrew quando quest'ultimo si alzò improvvisamente per uscire.
Lui non usciva mai.
Solitamente lo faceva solo per svolgere il suo ruolo da rappresentante o per controllare delle cose sul telefonino senza essere importunato.
Beth si girò verso le due compagne e, dopo aver poggiato la testa sulla mano sorrise farfugliando un "è cotto"
Al che, Michael davanti a lei si girò inarcando un sopracciglio
-Addio Eric?
-Chissà

Si era appoggiato al lavabo e sospirava guardando il proprio riflesso nello specchio.
-Che tristezza
Arrotolò ancora di più la camicia blu prendendo un po' d'acqua e buttandosela sul volto.
Era rosso e doveva sbollire.

Tutto quello che aveva capito fino a quel momento, era che quell'uomo non gli piaceva.
Insomma, cosa voleva da lui?
Era appena arrivato e già lo aveva mandato alla lavagna?
-Vabene ragazzo, come inizio non vai male, c'è di peggio in questa classe.
Con un cenno fece per mandarlo a posto, ma il ragazzo sorrise appena chiedendo il permesso di uscire.
Si era ripromesso di non chiederlo a quell'uomo, ma in quel momento doveva assicurarsi di una cosa.
Uscì silenziosamente cercando i bagni; aveva già adocchiato quella mattina l'uscita di emergenza dove c'erano dei ragazzi a fumare, presto avrebbe fatto la loro conoscenza, ma ora c'era una cosa che gli premeva di più.
Aprì la porta guardandosi attorno e trovandolo lì, fermo davanti ad uno specchio con la faccia chinata nel lavandino.
Si avvicinò molto lentamente e senza fare rumore.
Posò una mano sul suo sedere sentendolo squittire mentre alzava la testa.
Lo vide sbiancare lì per lì e non poté fare a meno di concedersi una piccola risata.
-Semba che tu abbia appena visto la morte
-n-No è che non-cioè, la gente non mi tocca il sedere così enza motivo.
-Beh, un motivo c'è: eri lì chinato, e non ho saputo resistere.
-Ah
Si maledì mentalmente più volte per essere arrossito.
Ma la cosa peggiore era il sorriso beffardo dell'altro.
Lo vide vicino, mentre lo prendeva per la camicia strattonandolo e avvicinandolo a se.
Gli lasciò un bacio sul collo, più che un bacio era un tocco, aveva posato leggermente le labbra sulla sua pelle ecco.
Dopo di ciò torno a sorridere e, dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, uscì da quella stanza lasciandolo solo.
-Ci sarà molto da divertirsi.

Ci vollero alcuni minuti per riprendersi da... da quella cosa insomma.
Quella giornata non era affatto iniziata bene: non aveva visto Eric, era arrossito come un barattolo di pelata per un ragazzo che non era nemmeno propriamente bello e, ora era rimasto in bagno a rimuginare sul perché quel ragazzo si fosse comportato in quel modo.
C'era una domanda che però risaltava più delle altre "è gay o lo ha fatto per prendersi totalmente gioco di me?"
E, una sola persona poteva risolvere quel suo dubbio, cioè, c'era anche il diretto interessato, ma queste sono sottigliezze.
Tornò in classe sedendosi al suo posto, senza proferire parola ne tantomento girarsi verso Jason.
Aspettò con impazienza il suonare della campanella che quei quindici minuti parvero un'eternità.
Di corsa scattò verso Jennifer
-Ho bisogno di te oracolo, cosa dici.
-Dico che hai il via libera; Margaret non è della stessa opinione, ma lei non conta.
-Non hai idea di che peso mi hai tolto.
Si sporse lasciandogli un bacio sulla guancia e correndo all'uscio della porta guardando sia fuori che dentro, assistendo ad una scenetta alquanto... strana ecco.
La ragazza dai capelli corvini si avvicinò a quello che, non sembrava deciso a muoversi da quel banco fino alla fine della giornata.
-Ciao, io sono Margaret
Sorrise sistemandosi quella maglia viola che, stonava tantissimo abbinata allo smalto sì viola, ma molto più scuro che portava.
-Jason.
Non aggiunse altro guardandola con un tono interrogativo che sembrava tanto gridare "ora sai il mio nome, sparisci".
Ma lei non era chiaramente tipo da arrendersi al primo tentativo.
Si sporse sedendosi sul banco del ragazzo e accavallando le gambe più lentamente possibile.
Alzò lo sguardò incrociando i suoi occhi, ma non proferendo comunque parola.
-Allora cosa ti porta qui?
-Le ragazze che ci provavano con me, erano fastidiose ed irritanti e ad un certo punto mi sono stancato.
-Ah...
-Già.
Si alzò sorridendo e sistemandosi i pantaloni prima di lasciarla lì a bocca aperta.
Arrivato alla porta evitò volontariamente lo sguardo di Andrew e si avvicinò a Gabriel.
-Tu fumi eh?
-Eccerto.
-Prestami l'accendino
Il ragazzo con lo smanicato infilò una mano nella tasca cacciando un accendino arancio che gli lanciò senza cambiare espressione.
-E così fumi? Qualcos'altro da sapere?
Jennifer si affiancò ad Andrew rivolgendo la parola a Jason che si girò molto pigramente verso di lei.
-Se c'è altro lo saprete via facendo.
Si limitò a quelle poche parole portando poi la sigaretta alla bocca e accendendola.
Con la coda dell'occhio guardò Andrew, completamente assorto nelle sue labbra.
Le inarcò appena tornando poi a poggiarle sul filtro.
Accarezzava quell'asticella... in modo rozzo ecco.
Ma agli occhi di Andrew era una cosa assolutamente... erotica.
Una risata si dipinse sul volto di Beth: dalle scale aveva intravisto i famosi "stivali a ciondoli" che la professoressa di scienze portava sempre e comunque.
Ne aveva una collezione enorme, tutti di colori diversi e con tanti gingilli appesi che facevano un rumore a dir poco fastidioso.
-Sarà meglio entrare, deve venire da noi.
Michael fece per far tornare tutti ai propri posti ma Jason, che non poteva lasciare così la sigaretta andò a sparire dietro un angolo.
-Buongiorno ragazzi
La donna, abbastanza alta e con dei corti capelli biondi entrò in classe preparandosi per fare l'appello.
-Ripagalo con la sua stessa moneta.
Beth si girò verso Andrew con un'espressione molto risolutiva.
-Cosa?
-Ho visto come lo guardavi mentre fumava e quindi, fai lo stesso con lui no?
-Continuo a non capire
-Sei o non sei il mio finocchio? Caccia fuori la lingua
La guardò spaesato mentre Jason rientrava.
Sbuffò prendendogli la penna e mettendogliela in mano.
-Davvero sei così stupido?
-...Ah! Cioè, io d-dovrei!?
-Esattamente.

Deglutì; insomma, era sempre stato molto esplicito sul suo vero essere -almeno a scuola- ma quello era leggermente eccessivo no?
Si portò la penna alla bocca iniziando a giocarci.
Ovvio, non doveva certo succhiare come fosse un attore porno, doveva semplicemente giocare e lasciar fare alla fantasia dell'altro tutto il resto.
-Esattamente, a cosa mi serve conoscere il contenuto di una cellula?
Beth sbuffò silenziosamente nel mentre della lezione attirando l'attenzione del compagno di banco che continuava a tenere quella penna tra le labbra e a mordicchiargli il tappo.
Scrollò le spalle abbastanza scocciato.

Ebbeh... ci sapeva fare.
Per sua fortuna -o sfortuna- scienze era una delle poche materie in cui andava bene alla vecchia scuola, quindi poteva benissimamente distrarsi durante la lezione.
Ma ovviamente l'unica persona che in quel momento catturava la sua attenzione era Andrew. Si stava davvero impegnando con quella penna, oppure no.
Probabilmente era lui che immaginava la sua lingua scorrete perfettamente sul contorno del tappo e seguire la linea in rilievo fino alla punta arrotondata.
Ridacchiò tra se e se aprendo un quaderno per strappare un mezzo foglio dopo averci scritto sopra.
Si alzò sistemandosi nuovamente i pantaloni e passando affianco al banco di Andrew, dove lasciò quel foglio, prima di buttare una gomma nel cestino.
"Se la penna è troppo poco c'è qualcos'altro che ti farei mettere in bocca volentieri"
Lessero entrambi insieme e si guardarono negli occhi prima che il maschio deglutisse.
-Posso passarlo a Jenny?
-Che? No, questo ora lo metto via, non voglio che nessuno lo veda.
Gli tolse il biglietto da mano buttandolo nello zaino senza molti preamboli.
Ma ovviamente, nascondere le prove non bastava per insabbiare il reato.
Infatti, non appena suonò la campanella, Elizabeth corse dalle altre due ragazze per dirgli tutto.
-No ma, io non ci credo!
Gli bruciava a Margaret, di non poter avere un ragazzo che si era prefissata di avere.
Con un cenno della mano Andrew la invitò ad avvicinarsi e aprì la cartella per fargli leggere il biglietto senza però toglierlo da lì dentro.
-Che peccato
-Ma sai che sei davvero insensibile?! Per una volta che il ragazzo come si deve può prenderselo Andrew!
Jennifer sbottò; lo aveva detto sì per difendere l'amico, ma soprattutto per attaccare Margaret, non perdeva un'occasione.
-Oh, ma che corri? che è questo "può prenderselo Andrew"? Io non ho intenzione di prendermi nessuno!
Ma proprio in quel momento alle sue spalle si affacciò Jason
-Era comprensibile il messaggio?
-Comprensibilissimo! Anche se vorremmo delle spiegazioni.
Mar si affrettò a rispondere beccandosi un'occhiata omicida dagli altri tre.
-Significa che il tuo amico
Si avvicinò a lei prendendole la mano e portandola all'altezza della cintura.
-Potrebbe essere abbastanza fortunato da vedere cosa c'è qui dentro, lui, non tu.
Detto ciò si allontanò dal gruppetto tornando fuori.
-Non so voi ma io ho caldo.
-Quel ragazzo è un maiale!
Margaret sbottò partendo come una scheggia verso la finestra
-Ma ti ha ammutolito!
Jennifer mosse soltanto le labbra per pronunciare quella frase senza però far uscire fiato.
-Ma tra Drew e il nuovo arrivato che sta succedendo?
Michael prese Beth da parte facendogli quella domanda.
-Beh, a quanto pare il nuovo arrivato gioca nel suo team e ha già fatto capire che vuole vedere quanto profonda è la sua gola.
Una leggera espressione di disgusto causata dall'immagine apparve sul volto del ragazzo che però subito andò dall'altro a poggiargli uno schiaffo sulla spalla
-Complimenti Drew, ci siamo già dimenticati di Eric eh!
-Che!? ma perché correte tanto? Io non ho ancora detto nulla!
Ma si, Michael aveva sollevato una questione molto importante: Eric.

Non aveva ancora ridato l'accendino a Gabriel, per il semplice motivo che se ne era completamente dimenticato.
E quindi ora era potuto semplicemente uscire per andare a fumare.
Finalmente aprì quella porta spessa che dava su una scalinata molto larga e tutta di ferro.
Era vagamente simile alle tipiche gradinate dei film americani, ma praticamente, rimaneva la solita scala di emergenza, soltanto con un design diverso.
Si appoggiò alla ringhiera cacciando il pacchetto di sigarette e notando con non poco stupore che era solo.
Anche se ragionandoci bene era abbastanza ovvio che a quell'ora si fossero concentrati tutti dentro il bar.
Ecco un paio di voci che si stavano avvicinando.
Sentì la porta riaprirsi alle sue spalle e non si girò, notando subito un ragazzo che si appoggiava vicino a lui con i gomiti sulla ringhiera e il volto rivolto verso l'amico che era fermo da parte.
I due continuavano a parlare e dal loro discorso Jason poté intuire che quello al suo fianco era stato bocciato ed ora non era più in classe con l'altro.
Capirai.
Si girò dopo aver spento la sigaretta sul freddo metallo notando altri segni di bruciature.
E quello che stava guardando gli piaceva.
Abbastanza alto, dei capelli biondi che aderivano perfettamente alla sua testa formando una specie di casco e due occhi persino più chiari e profondi dei suoi.
Lo guardò pochi secondi prima di rientrare dentro e cogliere al volo poche ultime parole.
Era fidanzato, davvero un gran peccato.
Quando aprì la porta della classe si ritrovò già un professore dentro.
Era un uomo con una pancia molto, molto ingombrante e la barba che ricordava quella di Santa Claus, tant'è che tutti lo chiamavano Sir Nicholas.
Il ragazzo si limitò a sorridere ed andare a sedersi al suo banco, sporgendosi poi in avanti verso Robert.
-E questo chi è?
-Dovrebbe insegnare grafica, quella cosa con le carte geografiche, le tabelle i dati e così via; dovrebbe, perché appunto in due anni non ci ha mai fatto aprire libro.
-Già mi è simpatico.


Quell'anno e in quella classe, tra i tanti volti nuovi spiccavano sicuramente i due gemelli che tanto gemelli non erano.
Vabene essere dizigoti, ma non fino a quel punto: altezze completamente diverse, corporatura e anche colore degli occhi.
Era solo il sangue a quel punto a renderli tali. Una cosa però li collegava, ed era la totale dipendenza di uno verso l'altro che, al contrario del fratello si mostrava molto più duro e deciso.
Ma torniamo al nostro filo discorsivo;
Nonostante l'irruenza di Edward, niente aveva impedito a Beth e Andrew di sfrattarli dai loro posti per sedersi davanti alle solite due per parlare indisturbati.
Esattamente, perché il professore gli lasciava fare tutto quello che volevano.
-Mi manca Eric
-E allora perché continui a scrivere 'George' ovunque?
E' inutile dilungare su chi sia George, basta soltanto sapere che Jennifer gli era andata dietro per due anni senza aver mai avuto il coraggio di parlargli.
-Eh perché ormai mi viene automatico.
Al gruppo si aggiunsero dopo pochi minuti anche Michael e Serena che da due anni a quella parte erano ormai diventati la loro famiglia.
Loro sei, Robert e Jack -che quel giorno era assente- costituivano il nucleo originale e ora stavano di nuovo parlando assieme come non facevano ormai da più di due mesi.
-Ma anche oggi facciamo solo quattro ore?
Michael spezzò il silenzio che si era venuto a creare, era la cosa che sapeva fare meglio, quando non era nervoso.
-..Si, per tutta la settimana.
Dopo avergli risposto, Andrew si alzò per andare a buttare una carta e, guardandosi attorno notò un gesto di Jason che gli fece segno di avvicinarsi.
Deglutì sistemandosi una manica della camicia e si avvicinò a lui.
-Non ho ricevuto alcuna risposta al biglietto di prima
Non aggiunse nient'altro limitandosi a sorridere beffardo mentre l'altro prendeva coraggio di risponderlo per tono.
Sfoggiò un mezzo sorriso e poggiò la mano sulla sua spalla
-Quando vorrò qualcosa di più grosso ci penserò io a provvedere, grazie per l'interessamento.
Dettò ciò si allontanò tornando dal gruppo e lasciando all'altro una buona visuale del suo sedere.
Sarai mio ragazzo, molto presto.


E anche questo capitolo è fatto, onestamente non credevo che sarei riuscito a trovare la forza per continuarlo, e invece, devo dire che mi soddisfa abbastanza.
Certo, non è molto, ed è ancora tutto confuso, ma come inizio non sta andando proprio male.
E nulla, se vi ha colpito -sia in positivo che negativo- sentitevi liberi di lasciare un commento :)

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Capitolo 3
*** #2 Voglio solo giocare un altro po' con te ***


School 3


Era appena il secondo giorno di scuola, e se ci si aggiunge anche la presenza dei nuovi elementi, non era proprio il caso di spiegare, o tantomeno assegnare compiti.

Proprio per questo motivo, quel pomeriggio Andrew aveva deciso di rimanere chiuso in casa a dormire.
Una vibrazione del telefono attirò la sua attenzione, costringendolo a scomodarsi.
"Scusami tanto, è che sentivo era la cosa giusta da fare, dovevo"
Jennifer era stata molto emblematica in quel messaggio ed era pronto a chiederle spiegazioni via un altro messaggio quando il telefono vibrò nuovamente.
"E' stata proprio gentile quella ragazza a darmi il tuo numero :D"
-Bene... e questa chi è?
Jennifer era solita dare il suo numero a destra e manca, si divertiva a vederlo mentre inventava sempre nuove scuse per defilare quelle ignare ragazze interessate a lui.
"Si gentilissima... e tu saresti?"
Si girò comodamente sul letto sbadigliando e aspettando una risposta mentre rimuginava sull'andazzo di quella giornata.
"Il tuo sedere era molto sodo stamattina ... :D"
Deglutì collegando quella risposta al messaggio di Jennifer.
Non era una ragazza, ma bensì era Jason.
"Ah, sei tu .."
Aveva riletto i due messaggi e, quella faccina alla fine della frase lo aveva disgustato, in quel momento lo immaginava con lo stesso identico sorriso sbarrato.
-Maledetto
Segnò il numero in rubrica molto velocemente prima di alzarsi e accendere il pc.
Un ennesimo messaggio.
"Mi sa che ho sbagliato, avrei dovuto farmi dare il tuo indirizzo, non mi sembri in vena di parlare :("
Inarcò un sopracciglio lasciando lì il telefono senza risponderlo.
Aveva bisogno della razione giornaliera di Social Network, che lo avevano salvato dal suicidio per tre mesi.
Passava incantato gli occhi sulle ultime foto di Eric fin quando l'occhio passò sul telefono facendogli ricordare di non aver risposto.
"Touché, non ho molta voglia di parlarti, per cui, telefono o indirizzo non vedo la differenza"
Non ebbe il tempo di cambiare album che una vibrazione scosse tutta la scrivania.
"Beh, se avessi il tuo indirizzo ora staremmo facendo tutt'altro che parlare :D"
Sbatté gli occhi un paio di volte perplesso, e imbarazzato.
Si grattò la nuca prima di premere nuovamente invio.
"Wow, che romanticismo. Una cosa: se continui così mi farai odiare quella faccina"
Contemporaneamente la finestra di una chat si aprì
#Jenxo: posso dargli il tuo indirizzo??? Ti prego!
#Dreh: no
#Jenxo: ti preeeeego!
#Dreh: ripeto: NO.
La conversazione andò avanti fin quando un'altra finestrella non lo catturò il suo interesse;
#Rocho: devo farti vedere una cosa, tra venti minuti in piazza.
#Rocho si è disconnesso.
Venti minuti per sistemare i capelli e arrivare in piazza...
Chiuse al volo il computer infilando il telefono in tasca senza controllare l'ultimo messaggio e correndo in bagno.

Ok, sembrava impossibile ma ci era riuscito: era in ritardo di soli dieci minuti e di Robert nemmeno l'ombra.
A quel punto decise di leggere il messaggio di prima.
"A mali estremi, estremi rimedi :D :D :D"
Qualcosa -o più propriamente qualcuno- si appoggiò alla sua schiena mentre si era discostato dalla piazza centrale camminando nei giardini con l'intenzione di andare in contro all'altro.
Nonostante il ragazzo non gli andasse particolarmente a genio, sperò con tutto il cuore che dietro di lui ci fosse Robert, ma quando respirò e l'odore di fumo gli arrivò fino al cervello realizzò che quello non poteva essere Robert, decisamente.
Due mani gli cinsero la vita mentre sulla spalla sentiva il peso di un mento.
-Era da tanto che ti stavo aspettando, pensavo non venissi.
-c-Che ci fai tu qui? e Robert?
-Gli ho chiesto io di inviarti quel messaggio.
-E' questo il tuo 'estremo rimedio'?
Si limitò a muovere la testa come per annuire, e, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno nei dintorni, la strofinò nel'incavo del suo collo facendo attenzione a scorrere le labbra sulla pelle scoperta da quel giubbetto bianco e leggero.
Strinse i pungi e si morse il labbro raccogliendo tutta la forza e sperando che le sue gambe non cedessero sotto quella carica di frustrazione che il ragazzo gli stava riversando dentro.
-C.. cosa vuoi da me?
Mugugnò rilassando le spalle che fino a quel momento erano rimaste in tensione.
-Cosa voglio? Non è chiaro?
-E non pensi di doverlo almeno guadagnare?
Sorrise dischiudendo la bocca e accarezzandogli il collo con i denti e in seguito con la punta della lingua.
-E tu pensi davvero di riuscire a resistermi?
Aveva ragione, non riusciva proprio a fare nulla in quel momento, era stregato da lui, dal suo tocco.
Probabilmente si sarebbe pentito tutta la vita di averlo fatto con lui, soprattutto quella prima volta, la sua prima volta.
-Dai accorciamo i tempi, non voglio che passi qualcuno.
Annuì sentendo finalmente la presa del più grande allentarsi.
Continuando a camminare dietro di lui lo condusse fino alla parte del parco dove i cespugli formavano dei disegni e nascosta tra le varie file c'era un asciugamano.
-Fammi capire, io dovrei... qui?
-E se mi piacerai, sappi che questo posto per te diventerà una cosa fin troppo scontata.
Lo spinse appena facendolo sedere sulla tela seguendolo poi subito dopo.
Gli prese le mani portandole dietro e facendolo così stendere.
Con il naso gli accarezzò il collo prima di baciarlo.
Quello sì che poteva essere considerato un bacio.
Jason era chinato sul suo collo e lo sentiva chiaramente continuare a lasciare baci bagnati su quest'ultimo.
Rimanere a guardare era davvero l'unica cosa che poteva fare? Almeno fin quando l'altro gli teneva le mani ferme sembrava l'unica opzione papabile.
Doveva trovare il modo di liberarsi di lui, in quel preciso momento, non poteva dargliela -anzi, darglielo- vinta così facilmente.
-f-Fermo
Alzò la testa dal suo collo guardandolo con quegli occhi maledettamente penetranti e con il solito ghigno.
Guardandolo negli occhi ebbe una specie di dejavù, che però lo convinse ancora di più nell'andare avanti nella sua decisione, ovvero respingere il ragazzo più figo che ci avesse mai provato con lui.
-Cosa c'è adesso?
-Non posso farlo. Forse tu sarai abituato ad andare con chiunque ti capiti a tiro ma io non sono come te, probabilmente me ne pentirò, oppure no. Ma ora come ora non ho intenzione di fare nulla, né con te, né qui, né da nessun'altra parte.
-Sai che così fai aumentare la voglia di farti mio?
Si alzò da lui porgendogli la mano che l'altro accettò dubitante.
-Per questa volta lascio correre, ma riuscirò a convincerti molto presto.
Scontrò il naso contro il suo girando la testa di lato e avvicinando le labbra.
-Beh, allora buona fortuna.
Sorrise allontanandosi da lui e sospirando.
Era davvero riuscito ad uscire da quella situazione?
-Ora mi sentono quei due!

#Hai aperto una conversazione con Rocho, Jenxo, Elsnooky(Occupato), Serenity, Mich the Hitch(Non al computer) e JackSparrow
#Dreh: giuro che se fate un'altra cazzata vi uccido.
#JackSparrow: ?
#Dreh: Non c'eri oggi, non puoi capire
#Jenxo: Oh, ma che sarà mai successo! Ha solo il tuo numero di cellulare!
#Rocho: ... ahahahahhaha cos'è successo?
#Dreh: tu. sei un uomo morto.
#Jenxo: che mi so' persa?
#Drew: questo demente mi aveva dato appuntamento prima e invece di venire lui ci trovo quello lì
#Jenxo: e che è successo?
#Dreh: Niente di che, cioè, tipo ci siamo stesi e mi ha dato qualche bacio, però poi sono andato via e non è successo nulla.
#Mitch the Hitch è passato da 'Non al computer' a 'Online'.
#Mitch the Hitch: praticamente, avete limonato?!
#Dreh: noooo! macchè! solo un paio di baci, da parte sua, io non ho mosso dito.
#JackSparrow: oh, ma io non le voglio sapé queste cose da finocchi
#Jenxo: sempre molto fine tu
-.-
#Rocho ha aggiunto MarThés alla conversazione
#Rocho: voi non potete immaginare quanto sto ridendo ahahahahha
#MarThés: ??? che mi so persa?
#Elsnooky(Occupato): feeeermi tutti baby, praticamente quei due hanno quasi limonato? AAAAAH che carini!
*w*
#Dreh: ...era meglio se ve ne parlavo domani
#Jenxo: ^^^^
#Drew: vabbè, ora vado a cena, ci vediamo domani
:D tanto amore.
#Hai abbandonato la conversazione.
Durante tutta la durata della conversazione l'espressione facciale del ragazzo non era mai cambiata.
Era scocciato, sfatto.
Non era trascorso nemmeno un giorno ed era successo già tutto quello.
Ci sarebbe davvero arrivato a fine anno?
Ma ecco il telefono che vibrava nuovamente.
No, non poteva essere di nuovo lui, sul serio.
"Oggi sei scomparso, tutto bene?
16.09.2011
7:47 p.m. Da: JH"

Tirò un sospiro di sollievo scrivendo la risposta.
"Sicuro! Ho solo avuto un po' da fare, domani vi racconto meglio, e dillo anche agli altri"
Posò il telefono sulla scrivania accendendo la televisione e rimettendosi sul letto.

-Buonasera, sono Dominic, c'è Jason?
-...
-Oh sei tu, scendi veloce!
Il ragazzo dall'altra parte del citofono sbuffò posando la cornetta e prendendosi pochi secondi per riflettere.
Perché? Perché era venuto a casa sua? Erano tre mesi che non lo vedeva e onestamente, stava molto bene senza di lui, non di lui in particolare, ma di quelle persone lì.
Tornò in camera per mettere le scarpe.
Non fece in tempo ad aprire la porta che il citofono squillò nuovamente per una frazione di secondo.
Evitò di rispondere precipitandosi giù per le scale.
-Era tantissimo tempo che non ci si vedeva!
Gli porse la mano semi-dischiusa che l'altro batté con poca volontà
-Vero... Cosa ti porta qui?
-Niente di che, mi servono alcune informazioni, che ho in testa una cosa e devo capire se si può fare o no.
-E... perché chiedi a me?
Sorrise battendogli una mano sul collo.
-Ora ti spiego.

-E quindi l'unico effetto che ha sorbito è eccitarlo di più?
-Beh, detto semplicemente, si, dalla padella alla brace.
-Perlomeno conservi ancora la grande V.
-Uuuh si, andiamone orgogliosi!
Aveva un brutto difetto -abbastanza tipico a dirla tutta- ovvero, quando era a telefono soleva farsi infinite passeggiate per tutta casa.
Mentre la ragazza, al contrario, era ferma lì con il ricevitore tra l'orecchio e la spalla e le mani impegnate in un accurato lavoro di manicure.
-Secondo te è normale che devo mettere lo smalto a sta nana? Aoh!
Ricevette un calcio dalla sorella minore facendo cadere il telefono che riprese subito dopo.
-Ok, ora devo andare davvero a mangiare, domani mattina ti chiamo o vai a sentimento?
-Chiama chiama.
Staccò la chiamata posando il cordless e andando in cucina.
-Allora, che ci racconta Drew?
La guardò perplessa prima di abbozzare un'espressione di sufficienza
-Ma cosa vuoi capirne tu? Sei ancora piccola.

Richiuse il tappo della bottiglia perdendosi nell'osservare il disegno che le mattonelle creavano sulla parete della cucina.
La discussione che aveva avuto poco prima con Dominic lo aveva lasciato alquanto scosso.
A dirla tutta non è che ci credeva del tutto, sembravano più parole messe lì per inquietarlo.
Ma se c'era anche una sola remota possibilità che qualcuno si mettesse tra lui e il suo vero essere... oh, non voleva pensarci, sarebbe stato tutto troppo triste.
E pensare che era "scappato" proprio per il motivo che quella sera si era presentato fuori la sua porta.
Scacciò via quegli ultimi pensieri dopo essere entrato in bagno.
Aveva lasciato l'asciugamano di quel pomeriggio sul cesto della biancheria, poi sarebbe toccato a sua madre decidere se era il caso di lavarla o no.
Si avvicinò accarezzandola e sorridendo.
Se le sue preoccupazioni avessero avuto fondamento non avrebbe potuto più giocare con quel ragazzo, sarebbe stato un gran peccato.



Oooh capitolo terminato a tempo record, sul serio :O
E nulla, ho l'impressione di star correndo troppo con alcuni dettagli e sto complicando la situazione, ma, se non seguo la linea temporale non mi trovo più.
Per cui nulla, alla prossima! :)

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Capitolo 4
*** #3 but my heart knows you're wrong ***


School 4

Si era svegliato di buon umore quella mattina? Decisamente.
Era rimasto tutta la serata a parlare a telefono con Claire, era il suo compito, da fidanzato modello.
Prese i pantaloni beige prima di chiudersi in bagno, ed uscire circa venti minuti dopo, con tutti i capelli al loro posto, la cintura stretta in vita e le labbra che raramente si curvavano in un sorriso.
I mezzi di trasporto pubblici non facevano per lui, decisamente, ma non perché era troppo sciatto o altezzoso, ma perché era troppo buono e puntualmente rimaneva alzato.
Arrivò fuori scuola con molta calma e pochissimi minuti di anticipo.
Dopo aver posato la moto entrò nell'istituto passando per la porta d'emergenza, -accorciava di molto.
In quell'angolo remoto di corridoio non c'era mai un'anima viva.
Camminando per raggiungere la rampa di scale, si trovò a passare davanti alle terze, e più precisamente fuori la classe di Jack che stava discutendo con due compagni di classe.
Si limitò ad alzare la mano e curvare un singolo angolo di bocca.
Odiava sorridere.

Ne era sicuro: Jason per lui non contava niente, soprattutto dopo quel fugace avvenimento.
Aveva sorriso, non a lui e non completamente; ma era bastato quello per ricordare a Andrew il perché, perché era definitivamente perso di quel ragazzo.
Il suo sorriso, insieme ai suoi occhi.
Era bastata un'occhiata veloce, ed erano due anni che non riusciva a togliersi dalla mente quel ragazzo e quell'espressione.
-Ma era mica Eric!?
Beth corse alla porta affacciandosi e facendo appena in tempo a intravedere le sue scarpe bianche sparire sulle scale.
Jack si avvicinò dandogli uno schiaffo dietro la nuca
-Ti sembra normale che ogni volta che lo vedi devi fa 'ste cose?
Ma nulla, ormai Andrew era andato e stava abbracciando Jennifer mugugnando lamenti incomprensibili contro la sua maglia.

Non era un bravo seduttore.
Semplicemente lui faceva colpo al primo incontro o comunque riusciva a convincerti senza dover faticare.
Ma quella volta no, era uno dei pochi ad avergli detto almeno una volta di no, solo che gli altri prima o poi cedevano.
Quella mattina aveva messo una tuta decisamente stretta e si apprestava soddisfatto ad entrare in classe.
Oh, ma eccoli già lì fuori ad aspettarlo, cioè, a guardare la gente che passava, ma faceva lo stesso.
Si fermò davanti alla porta osservando la scena che si stava consumando.
-... che gli è preso a quello?
Con gli occhi indicò Drew che stava ancora saltellando per la classe.
-Ha visto Eric.
La semplicità con cui Margaret rispose lo incuriosì non poco.
-Eee quindi?
-E quindi nulla, è normale che fa così quando vede Eric-
Michael si interpose tra i due pronto a spararne una delle sue
-La teoria più consolidata sostiene che gli arrivi troppo poco sangue al cervello perché confluisce tutto nelle parti basse.
Mar abbozzò un sorrisetto mentre Jason rimaneva serio: davvero questo ... Eric -era Eric?- lo riduceva in quello stato?
Doveva saperne di più.

La campanella stava suonando e lui era già seduto, su un banco ma seduto.
Sistemò il colletto dello strano pullover prima di guardarsi attorno.
Gli era capitata davvero un'aula molto carina. Certo, aveva un enorme buco nel muro di cartongesso tra le due finestre e le pareti tutte scritte fino all'altezza delle ginocchia, ma dava molto l'impressione di un luogo vissuto, ricco di passione e calore.
Eh?
Si chinò notando una scritta sul banco su cui era seduto, nonostante fossero stati lavati ultimamente, si notavano ancora le scritte fatte con i pennarelli indelebili.
-Eric
Poco più sotto si poteva notare anche un altro nome, ma decisamente più cancellato e con striature di matita, passata sopra per nascondere il misfatto.
-George...
Le osservò per pochi secondi... potevano essere riferite a lui?
Decise di non pensarci e scendendo dal banco gli diede un'ultima occhiata.
-Jimmy, ti ricordi quale classe c'era qui l'anno scorso?
-Mmm... se non erro... mi sembra una seconda, si, sicuramente una seconda, non le supplementari però.
Il cerchio si restringeva molto.
Contando che le "vecchie classi" erano soprannominate così perché nate prima del grande afflusso, da quando lui era lì a scuola, erano state solo 28, di cui al momento ne erano rimaste 13.
Dodici se si escludeva la sua stessa classe.
E, se quell'aula apparteneva alle seconde, cioè odierne terze, il cerchio si restringeva nuovamente attorno a solo quattro classi.
-Eric, ci sei?
Il professore lo destò da quei suoi pensieri facendo comparire un insolito ghigno.
Voleva davvero sapere chi era questa ragazza.

Doveva vederci chiaro in quella situazione, e se c'era una cosa che giocava a suo favore, era il 'fascino' che riusciva ad esercitare su Andrew.
-Passagli questo
Diede un foglio al suo anonimo compagno di banco che, a sua volta lo passò al vicino, fino a farlo arrivare a Drew che, stava tranquillamente disegnando rombi sul banco.
Lesse il foglio arrossendo di botto, accartocciandolo ed alzandosi per buttarlo.
Mentre tornava a posto poté notare l'espressione compiaciuta di Jason a cui ricambiò con uno sguardo distaccato.
Perché si, doveva semplicemente ignorarlo e forse, si sarebbe deciso a lasciarlo in pace.
-Che c'era scritto?
- ..Nulla, solite porcate
Sorrise smagliante tornando a fare i comodi suoi nonostante lo sguardo dubbioso di Beth.
Se c'era una cosa che aveva funzionato quella mattina, era stata la vista fugace di Eric e dei suoi occhi, e nessuna tentazione era più forte.
Doveva concentrarsi unicamente su di lui.
Perfetto.

Come appena suonò la campanella si fiondarono fuori come delle molle, tutti tranne Andrew.
Era stato Jason a trattenerlo, e a tirarselo sulle gambe.
-Allora, vuoi parlarmi di questo Eric?
Avvicinò la mano al suo volto accarezzandolo con l'indice.
-Sembra proprio che ti piaccia tanto eh?
Si limitò ad abbassare lo sguardo per non dargli soddisfazioni.
-E sentiamo, com'è il tuo rapporto con lui?
Gli prese il mento costringendolo ad alzare gli occhi che sembravano tanto tremare.
-Non... non ci ho mai parlato, cioè, non abbiamo mai fatto un discorso o ci siamo presentati
-Capisco, e quindi lui sa a malapena che esisti, e dimmi, potrebbe ricambiare questo tuo amore?
Una breve pausa portò Andrew a dire semplicemente la verità.
-Non penso: è fidanzato, con una ragazza
-Ah...
Sorrise nuovamente mostrando quell'espressione distaccata che tanto lo faceva odiare dall'altro.
-Quindi riassumendo, con lui non hai nemmeno mezza possibilità giusto?
Avvicinò il volto al suo fermandosi -come il giorno prima- a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Dovresti decisamente buttarti su qualcuno che possa ricambiare sai? Lo dico per te.
Spostò di molto la testa distanziandosi e sorridendo.
-So che le tue parole sono giuste, ma sarà capitato anche a te di innamorarti, sul serio. E in quel caso è lui a decidere ciò che è vero e ciò che non lo è. E lo ha scelto, non posso fare nient'altro che rassegnarmi e sperare in qualcosa che mai accadrà.
Teneva la mano all'altezza del cuore e nella sua voce si poteva leggere una certa sicurezza, ma anche un fondo di agonia.
Rise accarezzandogli la testa e avvicinando la bocca al suo orecchio.
-Corrodere l'amore che provi per lui, sostituirlo e farti mio, questa cosa sta diventando sempre più eccitante.
Lo lasciò andare alzandosi a sua volta e prendendo una sigaretta dalla tasca.
Quando lo vide sparire dietro l'enorme porta d'emergenza tirò un sospiro di sollievo avvicinandosi poi a Beth e Serena che erano tranquillamente appoggiate al calorifero, ormai avevano già prenotato il posto due mesi prima che venisse messo in funzione.
-Voi. Non dovete più lasciarmi solo con Jason, vi prego.
Risero entrambe.
-Altrimenti che succede? I tuoi ormoni ti sopprimono e si concedono a lui?
-Non è questo, è che... no, mi da fastidio stare da solo con lui, basta.
Annuirono poco convinte congedandolo e notando la porta che si chiudeva sotto un enorme anello viola.
-Italiano eh?
Andrew asserì tornando a posto.

Nonostante la premessa, quelle tre ore passarono molto, molto velocemente.
L'unico avvenimento degno di nota fu uno dei soliti litigi tra Jack e Michael, in realtà nessuno riusciva a capire dove Michael prendesse la forza per sopportarlo, e, perché nonostante tutto, non cambiava mai di posto.
Una volta arrivato all'autobus, si vide costretto, o meglio, invogliato, a raccontare tutto a Jennifer che non sembrava particolarmente colpita.
-Ma sai che ha ragione? Insomma, quel ragazzo trasuda sesso da ogni poro -quando non apre bocca ovvio- e tu che vuoi fare? Continuare ad andare dietro ad uno che mai e poi mai ti si filerà?
-Cosa hai fatto tu per due anni?
-Ma che c'entra, almeno George era etero.
-Questo lo dici tu.
-E io non sbaglio mai.

Quel pomeriggio si era seduto sulla solita panchina rossa del parco sotto casa di David aspettando con ansia la comparsa di JH.
Quella ragazza -o perché no- donna, era una sorta di guida spirituale in quel gruppo di... disadattati? no, non era la definizione esatta, diciamo che era un gruppo che racchiudeva varie etnie e situazioni sociali.
Camminò lentamente verso di lui sfoggiando un mirabile sorriso.
-Hai già bussato a...
Un portone verniciato da poco si aprì all'altro lato della strada.
David, decisamente il più alto dei tre terminò di abbottonare la camicia raggiungendo gli altri due che lo stavano aspettando al centro della piazzetta, il primo sulla panchina e la seconda seduta su un muretto che circondava la parte di terreno dove in inverno veniva collocato l'enorme pino addobbato e che i bambini usavano solitamente come punto di riferimento durante i loro giochi.
Si fermò tra i due guardandoli a turno e annaspando un sorriso.
-Buonasera!
JH, anzi, chiamiamola con il suo vero nome; Julie si sporse verso di lui lasciandogli un bacio sulla guancia tornando poi nella posizione precedente.
-Mmm Devh vieni qui
Guardò il più piccolo con ostinazione prima di roteare gli occhi e andare a sedersi vicino a lui, che subito gli si avvinghiò in vita abbracciandolo.
-Allora, sono due giorni che non ti fai sentire, come sta andando la scuola?
Si limitò a mugugnare stringendo la presa mentre David gli passava un braccio attorno alle spalle avvicinandolo con fare paterno, o comunque tipico di un fratello maggiore.
-Uno schifo, ho visto Eric una sola volta e in più c'è un ragazzo che tipo mi perseguita e ci prova spudoratamente con me.
-Uh, e com'è questo ragazzo?
Ci mise un po' per riflettere sulla risposta da dare
-Appetibile, anche tanto, però è più perverso di me e soprattutto è arrogante e malefico, preferirei farmi Dev se proprio dovessi scegliere
-Machec- non dire queste cose!
-Non lamentarti che ci staresti
-Con te no, sei come un piccolo fratellino per me
-Ebbene, tu sei il mio fratellone con cui pomicerei molto volentieri.
-Ma adesso non cambiare discorso, stavamo parlando di quel ragazzo.
David era decisamente il tipo cresciuto tra le storie della Disney, convinto nell'ideale del principe azzurro e fedelmente devoto al romanticismo.
E lo sapevano tutti, infatti per dargli fastidio bastava superare anche di poco il limite della decenza e tutti, tutti usavano questo trucco per scherzare con lui.
-Intanto non hai negato che anche tu ci staresti
Julie si lasciò andare a quel commento conquistando l'approvazione dell'altro ragazzo che annuì con decisione.
-Tanto con lui non sarebbe tradimento quindi basta che me lo chiede; e nulla, è da ieri che quel ragazzo continua a provarci con me, ieri pomeriggio non mi son fatto sentire perché mi hanno organizzato una trappola per lasciarmi solo con lui e alla fine eravamo anche sul punto di farlo, ma poi...
Si fermò per pensare bene a come rendere le sensazioni che aveva provato il pomeriggio precedente.
-Non me la son sentita, guardandolo ho pensato ad Eric e sono scappato via.
Un gemito di dolcezza trasparì dalle labbra di David che gli scombinò i capelli.
-Vedi che quando vuoi, puoi essere romantico anche tu!
Alzò lo sguardo inarcando le sopracciglia
-Pensa a coprirti il collo prima che mi venga voglia di succhiartelo.
Il suo sorrisetto ebete si trasformò in una smorfia, seguita dal rossore sul volto.
-Che maiale che sei
-Che idiota che sei tu
Spostò la testa di lato osservandoli alquanto... abituata? Insomma, si riducevano a scene del genere almeno un paio di volte al giorno eppure tra loro non c'era nulla.
-Mah, fortuna che c'è qualcuno d'accordo con me quando dico che dovreste mettervi insieme.
Nessuno dei due era d'accordo, uno per un motivo, e l'altro per un motivo diverso.
-Scordatelo, io sono destinato ad Eric e soltanto Eric
-Il mio fratellino è troppo perverso per i miei gusti e poi lui vuole già quel ragazzo etero lì, non potrei mai averlo.
Quella vena sarcastica non andò molto a genio al più piccolo che gli lasciò una testata sulle costole che aveva a portara di fronte.
-Non infierire
-No Drew, vedrai che prima o poi lo conquisterai
Gli lasciò un bacio tra i capelli continuando ad accarezzarglieli mentre Julie prendeva in mano la situazione raccontando gli sviluppi della sua storia che, sembrava una delle poche storie che potevano concretamente funzionare nel loro gruppo.

Erano le dieci passate e la macchina di David girava goffamente sull'asfalto fino a fermarsi davanti al portoncino di vetro con disegni in lamine di ferro color oro.
-Ci vediamo domani si?
-Mmh...
Anche se lui personalmente non giocava mai, osservare le partite di volley di Julie e Karen lo stancava sempre.
David ridacchiò allargando le braccia per abbracciarlo.
Lo guardò pochi secondi prima di sporgersi versi di lui prendere il suo viso tra le mani.
Aveva slacciato la cintura già all'entrata della via e quindi, una volta datogli un bacio abbastanza intenso poté staccarsi e correre subito via mentre David provava a prenderlo allungandosi sul sedile del passeggero.
-A domani
Si girò strizzando un occhio prima di prendere le chiavi dalla tasca e osservarlo andare via con un ghigno appena soddisfatto dipinto in volto.



Non ho fatto aspettare molto per questo capitolo, vero? e.e
e nulla, finalmente fa la sua entrata in scena Eric, e con lui altri due personaggi secondari della storia ... che dire, alla prossima!

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