Ravenclaw

di nigatsu no yuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** E se non gli piacessi? ***
Capitolo 3: *** Sono felice di averti conosciuto ***
Capitolo 4: *** Io sono anomala, ricordi? ***
Capitolo 5: *** Lui non ti odia ***
Capitolo 6: *** Potresti farmi una promessa ***
Capitolo 7: *** Tutti continuavano a mentirmi ***
Capitolo 8: *** Un Expelliarmus lo sa fare anche un ragazzino senza bacchetta ***
Capitolo 9: *** Tu e mamma siete uguali ***
Capitolo 10: *** Sei ancora amica con il figlio di Mocciosus ***
Capitolo 11: *** Non gli avrei più rivolto parola ***
Capitolo 12: *** Stupidissimo ballo... ***
Capitolo 13: *** Sono sempre stato io a dirti che avresti volato ***
Capitolo 14: *** Dobby farà tutto il possibile per aiutare Evelyn ed Harry Potter ***
Capitolo 15: *** Perché Lui era tornato ***
Capitolo 16: *** Spesse nubi all'orizzonte ***
Capitolo 17: *** Inutile serbar troppo rancore ***
Capitolo 18: *** La colpa era mia ***
Capitolo 19: *** Quella logorante storia ***
Capitolo 20: *** Serpeverde ***
Capitolo 21: *** Pieno di gratitudine ***
Capitolo 22: *** Piangere su quella maledetta notte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



La mia storia è davvero complicata: un misto tra bugia e leggenda, tra bene e male, nascosta nella anonimità che era nel tempo diventata parte di me.
Non che la cosa mi dispiacesse in fondo, il centro dell’attenzione non era qualcosa con cui andavo d’accordo e alla fine passare inosservata mi aveva salvato la vita troppe volte, più di quante potessi o volessi ricordare.
Non si poteva di certo dire che abbia passato il meglio nella mia giovinezza: vivevo nelle campagne londinesi, insieme al mio vecchio tutore che mi aveva adottata all’età di due anni, quando i miei genitori erano stati uccisi lasciando me e il mio fratellino orfani.
Pensare a lui lasciava soltanto dentro me un grandissimo senso di rimorso, che molto spesso accompagnava le mie serate prima che il sonno mi prendesse e mi portasse con sè dove finalmente i miei pensieri si spegnevano per un po’.
Da quella notte non avevo più visto mio fratello, quella notte che tutti ricordano e che nessuno mai potrà dimenticare, la notte nella quale Colui-che-non-deve-essere-nominato uccise James e Lily Potter e cercò di assassinare il mio fratellino Harry, di come non ci riuscì perdendo i suoi poteri e sparendo nel nulla. La notte in cui il Signore Oscuro non arrivò ad entrambi i fratelli Potter perché mi trovavo al sicuro, nascosta in un piccolo pub di Londra.
È da quella notte che la mia vita cambiò, da quella notte sento su di me il peso di non aver condiviso la sorte dei miei genitori, di non essere riuscita a rimanere con Harry, di averlo lasciato con i miei zii. Da quella notte che io odio il resto del mondo che continua a mentirgli su ciò che lui era davvero: non sapeva nulla del mondo dei maghi, non sapeva nulla della morte dei nostri genitori e non sapeva nulla di me.
Era qualcosa che mi aveva tenuta sveglia le notti d’autunno, quando ricordavo tutto ciò che era successo, troppo agitata per prendere sonno, troppo in colpa per poter anche sentire la sua mancanza o quella dei miei genitori.
Voldemort aveva distrutto la mia famiglia e mi aveva divisa da tutta quella che mi rimaneva, lo odiavo da quando ne ho ricordo fino ad oggi, quando so che non ce ne sarebbe più alcun bisogno. Ho dovuto vivere nelle menzogne che in qualche modo mi hanno sempre fatta sentire diversa, mi hanno fatto affezionare meno alle persone; per i maghi io ero morta con i miei genitori quella notte: era stato Silente, il preside di Hogwarts, a volermi tenere nascosta in quella piccola casetta fuori mano con un suo caro amico che mi avrebbe protetta. Per il mondo io ero Evelyn Smith, dodici anni, pronta per il suo secondo anno alla famosa scuola di Magia e Stregoneria, Corvonero; ma in realtà io sono Evelyn Potter e questa è la mia storia.











Angolo autrice

Se stai leggendo queste righe vuol dire che hai anche letto tutto il prologo e ti ringrazio per questo.
Ti informo dicendo che questa è la mia prima fan fiction su Harry Potter e ora tutto ciò di cui ho bisogno è sapere se non fa completamente schifo quindi che aspetti fammi sapere cosa ne pensi ;)

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Capitolo 2
*** E se non gli piacessi? ***


Capitolo 1- E se non gli piacessi?
 
 
-1991



Quella mattina si era presentata fredda e nuvolosa nonostante fosse l'inizio di agosto; mi ero svegliata presto per colpa di Vrail, il mio piccolo gattino tigrato, che cercando di richiamare la mia attenzione in tutti i modi aveva ottenuto come risultato solo quello di cadere dal mio letto con un tonfo, e di farmi svegliare di soprassalto. L'avevo raccolto ancora assonnata e avevo cominciato ad accarezzarlo distrattamente, intanto fissavo le nuvole al di là del vetro: mancava meno di un mese e sarei tornata ad Hogwarts per il mio secondo anno, ma non era principalmente quello l'evento che attendevo con ansia; infatti l'unica cosa che volevo era conoscere Harry.
Non ricordavo assolutamente nulla di lui e quello faceva solo crescere la mia agitazione; mi alzai uscendo dalla mia camera e andando di sotto.
E se non gli piacessi  mi chiesi, ma subito scacciai quel pensiero sorridendo, ero sua sorella e mi avrebbe voluto bene.
Scesi le scale arrivai in cucina dove trovai Godfrey che armeggiava con la bacchetta. Quel basso vecchietto dai lunghi capelli bianchi e gli occhiali spessi era il mio tutore e anche grande amico di Silente: vivevo con lui da quando ne avevo memoria e gli dovevo tutto.
-Oh sei sveglia Evelyn- disse sorridendo -volevo andare proprio oggi a Diagon Alley a comprati i nuovi libri- borbottò facendo cadere con un ampio movimento della bacchetta il pane tostato nel piatto vuoto di fronte alla mia sedia vuota.
Sbadigliai ancora raggiungendola e lasciandomici cadere sopra, mentre Vrail mi saltava in braccio.
Sorrisi -Va benissimo- approvai -mangio qualcosa e vado subito a prepararmi- detto questo iniziai a concentrarmi su quello che c’era nel mio piatto lasciando la mente vagare libera, al di là di quella casa, lontano verso nord dove, arrampicato su una rupe a picco su un lago profondo, c’era il castello che già consideravo come la mia seconda casa. Ripensai alle sue alte torri, alle sue scale infinite che si snodavano libere al suo interno, felici di cambiare la loro posizione e far arrivare in ritardo qualche povero studente, all’enorme parco dove avevo passato interi pomeriggi di Giugno l’anno prima cercando di scappare dalle lezioni diventate orami già un ricordo lontano.
Non mi ero accorta di essere rimasta a fissare il vuoto un po’ troppo così addentai il pane e dopo averlo finito tutto mi lanciai al piano di sopra per prepararmi.
 
Diagon Alley era uno dei miei posti preferiti; nel lungo viale principale c'era un grande via vai di maghi che correvano dentro i negozi o che inseguivano bambini troppo curiosi che si erano allontanati dai genitori. Mentre camminavamo rimasi incantata ad osservare le innumerevoli vetrine piene d’oggetti di ogni tipo.
Quella mattina però la nostra meta sembrava il Paiolo Magico e infatti non mi sbagliavo quando scoprii che ad attenerci al suo interno c'era il preside di Hogwarts.
-Buongiorno Evelyn- disse Silente sorridendo attraverso la folta barba argentata.
-Bene Albus la lascio nelle tue mani- disse Godfrey salutando il preside –vado a comprare i libri e il resto- continuò per poi allontanarsi da noi.
Rimasi un attimo incerta nel guardare Silente: sicuramente voleva parlare di qualcosa di davvero importante; mi sorrise mentre i suoi occhi brillavano attraverso gli occhiali a mezza luna.
-Allora Evelyn desiderosa di incominciare il nuovo anno?- chiese il preside.
-Tantissimo signore- risposi.
Lui sorrise -E sono anche sicuro che tu sappia bene cosa accadrà quest'anno- continuò.
Annuii vigorosamente, cercando di dire quanto ero impaziente di conoscere Harry, ma Silente non me lo permise.
-Quindi immagino che tu possa immaginare quanto cambierà la vita del giovane Harry- disse e a quel punto rimasi un attimo interdetta.
-Ti sto per chiedere un grande sacrificio- continuò il vecchio mago -Harry non sa nulla sul nostro mondo e quindi non sa come andarono le cose quella sera, non sa di te. Preferirei che rimanesse all'oscuro della tua identità fino a quando non sarà pronto per accettarla-
Lo fissai a lungo cercando inutilmente parole che potessero fargli cambiare idea -Ma signore... Harry è mio fratello...- borbottai.
-Evelyn ti ho mai dato modo di non fidarti di me?- domandò guardandomi.
No avrei dovuto rispondere subito, Silente mi aveva protetta in tutti quegli anni, mi aveva dato una casa, mi aveva affidata a qualcuno che mi trattava come una figlia.
-No signore, ma...- borbottai.
-Mantieni basso il tuo profilo, come Harry anche il mondo deve prepararsi per sapere di te- continuò.
Annuii abbassando il capo. Erano pochi i maghi e le streghe a sapere che io ero la primogenita dei Potter; a parte il preside e Godfrey sapevano il mio segreto il Ministro della Magia, la professoressa McGranitt, vicepreside e insegnante di Trasfigurazione, il professor Piton, insegnante di Pozioni e Hagrid guardiacaccia che viveva nel parco del castello.
-Quindi non posso neanche parlargli?- domandai rassegnata mentre tutti i sogni che avevo fatto su Hogwarts in compagnia di Harry crollavano pian piano.
Silente sorrise -Ma certo che no mia cara, non ti vieterei mai una cosa simile però sappi che è sempre difficile perdonare gli amici quando ci tengono nascosta la verità-
Annuii capendo dove il preside voleva andare a parare e mi risparmia di controbattere ancora; immaginavo che la nostra conversazione fosse finita perché in quel momento tornò Godfrey che dopo aver salutato il vecchio mago mi portò via con sè.
-Allora Silente ti ha parlato...- disse lui.
Annuii senza voler parlare ancora di quella faccenda mentre percorrevamo la via principale di Diagon Alley.
-Su Evey non essere arrabbiata con lui- cercò di dire, mentre io continuavo ad annuire persa nei miei pensieri quando, sulla via per il Ghirigoro, notai qualcuno di familiare. In effetti mi chiedevo come avessi fatto a non accorgermene prima: un omone alto almeno il doppio di un semplice uomo, con la faccia barbuta e i capelli scuri veniva dritto verso di noi immerso in una conversazione con qualcuno che non riuscivo a scorgere all'interno della numerosa folla. Hagrid si accorse di me poco dopo e al posto di salutarmi vidi il suo faccione perdere improvvisamente colore mentre io sventolavo la mano.
Quando mi staccai dai Godfrey e lo raggiunsi capii il suo disagio; probabilmente Silente aveva informato il suo guardia caccia della faccenda da lui discussa con me poco prima, perché vicino a lui c'era un ragazzino che riconobbi subito anche se non avevo più visto negli ultimi dieci anni. Era Harry quello che in quel momento mi guardava attraverso i suoi occhiali rotondi, nascosto dalla possente ombra di Hagrid e con negli occhi ancora il luccichio di chi è appena entrato nel mondo della magia, anche se ne ha sempre fatto parte.









Angolo autrice

Eccomi qui al fondo che vi aspetto.
Bene che ne pensate di questo nuovo capitolo? So che per ora non sono ancora molto entusiasmanti questi capitoli, ma devo presentarvi al meglio la storia, sennò poi non ci capiamo nulla u.ù
Beh detto questo un grazie speciale a chi sta seguendo la storia e anche a mi ha fatto sapere che ne pensa :D
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Sono felice di averti conosciuto ***


Capitolo 2 - Sono felice di averti conosciuto 




Rimasi parecchi secondi a fissarlo, mentre Godfrey ci raggiungeva; i pensieri si stavano accavallando veloci nella mia mente cercando di sopraffarsi l’uno sull’altro, senza che nessuno ci riuscisse. Così ero lì immobile senza saper cosa dire, mentre dentro me oltre alla felicità cresceva anche un po’ di paura.
Immaginai che il vecchio mago mi volesse portare via di lì, lontano da Harry così agii d'impulso. Non riuscii neanche a capire dove trovai la forza di parlare e tirai fuori un sorriso cercando di rimediare alla faccia sconvolta di pochi attimi prima -Ciao Hagrid- dissi riposando lo sguardo sull'omone che sembrava estremamente interdetto -Ehm... ciao Evelyn- borbottò -anche tu oggi a Diagon Alley?-
Immaginai il motivo dell’espressione del guardiacaccia, il preside dove aver affidato al suo uomo di fiducia il compito di scortare Harry per il suo primo giro a Diagon Alley, d’altronde potevo capire quali fossero i suoi ordini se mi avesse visto: scappare via per evitare che mi rivelassi, ma si sbagliava, non avrei fatto nulla di così sciocco anche se ne avevo una voglia matta, mi era rimasto un po’ di buon senso.
-Si- affermai -dovevo parlare con Silente- continuai mettendo in chiaro le cose; allora vidi Hagrid rilassarsi un po', non avevo intenzione di rompere il mio patto con il preside.
-Oh beh.. bene- farfugliò il guardiacaccia -Comunque questo è Harry, Harry Potter- continuò indicando il ragazzino che mi sorrise debolmente.
Gli porsi la mano e lui me la strinse -Piacere- dissi trattenendo ogni espressione che potesse in qualche modo tradirmi: dovevo fidarmi di Silente, se quello era il bene di Harry dovevo attenermi al giudizio del preside; nonostante quanto tutto quello potesse pesarmi, nonostante mi trovassi di nuovo vicino a lui dopo dieci anni con l’unica grande voglia di abbracciarlo.
-Beh ora noi dobbiamo andare- disse Hagrid -dobbiamo ancora andare al Ghirigoro e da Olivander... e poi dovevo anche passare a perdere una cosa che...-
In quel momento intervenni, capendo che forse potevo passare un po' di tempo con Harry.
-Perché non vai subito a fare la tua commissione Hagrid? Lo accompagno io Harry al Ghirigoro e da Olivander, mentre Godfrey va a prendermi una medicina per Vrail- proposi.
Entrambi gli uomini mi guardarono sbalorditi, ma acconsentirono notando il mio sguardo: mai avrei disubbidito ad un ordine di Silente, soprattutto se in ballo c'era Harry.
Così insieme di nuovo, dopo troppi anni, io e il ragazzino ci dirigemmo verso il Ghirigoro al fondo della strada.
Harry era incredibilmente timido e per un po' non alzò lo sguardo su di me, nessuno dei due parlò quindi, io avevo troppo paura di dire qualcosa di sbagliato. Poi però la curiosità vinse il suo disagio -Chi è Vrail?- domandò piano.
Sorrisi -È il mio gattino- spiegai -sai a Hogwarts è possibile portarsi un gufo, un gatto o un rospo- spiegai.
Lui annuì assimilando l'informazione -E la scuola com'è?- domandò ancora.
-Descriverla è impossibile, bisogna vederla- risposi ridendo -ne rimarrai stupito-
Continuò con le domande per tutto il tempo che passammo insieme, ed io riuscii a sciogliermi di più con lui: mi chiese della magia, degli incantesimi, ma soprattutto voleva sapere tutto su Hogwarts e non potevo dargli torto, qualunque mago ci si sarebbe sentito come in una seconda cosa, forse per l’atmosfera che si respirava all’interno della mura, forse perché sapevi che non avevi bisogno di nasconderti, come eri sempre stato abituato a fare. Era entusiasta di andare a Hogwarts, di conoscere nuovi maghi e streghe, voleva cambiare la vita che gli era sempre appartenuta in quegli anni.
-Sono felice di averti conosciuto- disse Harry sorridendo mentre uscivamo dal Ghirigoro e stringevamo i grandi libri che aveva dovuto comprare –almeno ad Hogwarts avrò qualcuno con cui parlare-
Solo a quel punto capii appieno le parole di Silente: se io ed Harry fossimo diventati amici come avrebbe potuto perdonarmi sapendo che gli avevo mentito sulla mia identità?
Sorrisi ugualmente –Certo- assicurai –ma non pensarlo un posto così terribile, anche io il primo anno non conoscevo nessuno eppure ora ho tanti amici- anche quella era una mezza bugia, ma evitai di badarci troppo, volevo solo che arrivasse il primo settembre al Binario Nove e Tre Quarti il più sereno possibile.
Sorrise amaramente –Non ho mai avuto amici- disse abbassando lo sguardo, non prima che potessi notare una grande tristezza pervaderlo e allontanarlo un attimo dalla realtà.
Immaginavo che quando sarebbe incominciato il suo primo anno si sarebbe riscattato, insomma stavamo parlano di Hogwarts, una scuola piena di maghi e streghe e non il mondo dei Babbani dove eravamo considerati strani; forse capivo perché Harry non aveva mai avuto amici.
Dopo pochi minuti dovetti salutarlo, Hagrid venne a riprenderselo e Godfrey portò via me, con l’unico risultato di rendere ancora peggiore l’attesa del primo di settembre e le mie notti ancora più tormentate.
 
Avrei potuto fare un incantesimo per accelerare il tempo che sembrava essersi fossilizzato, ma poi mi ricordai che non conoscevo un incantesimo del genere e che se anche l’avessi conosciuto e quindi usato mi avrebbero come minimo espulso.
Era la sera del 31 agosto e come unico svago stavo leggendo Storia di Hogwarts, libro che avevo già letto l’anno prima, ma che comunque mi era piaciuto moltissimo, quando Ewaph, il gufo di Godfrey, atterrò sulla mia scrivania  portando nel becco una lettera e puntando i suoi occhietti gialli su di me.
Mi alzai prendendo la lettera –Grazie- dissi al gufo che gracchiò quando gli lisciai le piume sul capo.
Mi sedetti sul letto e nello stesso istante Vrail mi balzò in braccio, lo afferrai guardandolo –Sei egocentrico Vrail, non posso prestare sempre attenzione a te- gli dissi.
Quello miagolò insoddisfatto poi si liberò dalla mia stretta e se andò offeso. Risi divertita poi mi concentrai sulla lettera, la aprii e riconobbi subito la calligrafia
 
Ehi Evey
Spero che il gufo arrivi in tempo sennò domani mattina dovrò cercarti per tutto il Binario Nove e Tre Quarti e finiremo quasi per perdere il treno, come l’anno scorso…

 
Sorrisi divertita: la lettera era di Daniel, un mio amico che viveva con sua madre dall’altra parte del paesino, ci conoscevamo da una vita e insieme ne avevamo combinate così tante che l’intero villaggio si lamentava ancora delle nostre bravate di quando eravamo bambini.
 
… sarei dovuto venire a dirtelo di persona, ma mia madre ha avuto la bella idea di rimanere anche oggi a Londra con mio zio, quindi domani ultima carrozza primo scompartimento e vedi di essere puntuale.
A domani, Dan

 
La lettera finiva così, allora presi una pergamena e scarabocchiai una risposta che lasciai subito al gufo il quale decollò immediatamente.
Mi lasciai cadere sul letto, ricordando l’episodio dell’anno prima quando avevamo rischiato di perdere il nostro primo treno per Hogwarts e di come ovviamente non era stata colpa mia.
Risi: ci eravamo beccati una sgridata dalla signora che con il carrello che serviva dolci sul treno, perché l’avevamo quasi travolta correndo per i corridoi stretti delle carrozze, cercando un posto libero dove poterci sedere anche se l’eccitazione per quello che ci stava aspettando ce lo avrebbe evitato per il resto del viaggio, nel grande treno vermiglio.
L’unico lato negativo del mio primo anno era stato lo Smistamento, infatti io ero finita in Corvonero mentre Dan in Serpeverde, cosa che aveva detestato da subito dicendo che non voleva somigliare a suo padre anche in quello.









Angolo Autrice

Buona sera, ormai ho preso l'abitudine di aggiornare nel week-end, spero di poter continuare così, anche se dubito che la scuola me lo permetterà.
Bene che ve ne pare di questo nuovo capitolo? Volevo solo informarvi che il nuovo personaggio di questo capitolo ovvero Daniel è molto importante, quindi mi raccomando tenetelo d'occhio u_u
Per finire ringrazio tutti voi miei lettori e ora potete dare il via alle recensioni (sempre graditissime)

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Capitolo 4
*** Io sono anomala, ricordi? ***


Capitolo 3 - Io sono anomala, ricordi?




-E quindi la conclusione di questa storia è?- chiese Daniel guardandomi e cercando di capire.
Il treno sfrecciava veloce nelle campagne inglesi. Ci eravamo lasciati Londra alle spalle da troppo tempo, mi sembrava che il viaggio per la scuola l’anno prima fosse durato molto meno, forse in quel momento ero solo più impaziente di rivedere le alte mura di pietra arrampicate sulla montagna che si specchiava nel Lago Nero.
-Oh forza Dan sai com’è fatto Silente, io continuerò ad essere Evelyn Smith, ma non è questo l’importante- continuai.
Il discorso era iniziato da quando l’espresso per Hogwarts aveva lasciato il Binario Nove e Tre Quarti e sembrava non voler ancora finire.
-Non posso dire la verità ad Harry- conclusi sbuffando.
Lui mi guardò pensando –Non puoi neanche parlargli?- domandò.
Gli ripetei le stesse parole che mi aveva riferito Silente quel giorno a Diagon Alley.
-Ha molto senso in effetti- concordò appoggiandosi allo schienale e cominciando ad aprire la sua busta di Gelatine Tutti i Gusti +1, la signora con i dolci era appena andata via.
Rimasi in silenzio fissando in basso dove Vrail stava inseguendo una Cioccorana senza trovare una soluzione al mio problema che in fondo un problema neanche era.
-Beh sai bene cosa penso di Silente- disse dopo un po’ Daniel –quello è completamente pazzo però in fondo sa il fatto suo Evey, se dice che è saggio aspettare mi fiderei-
 -Vorrei solo sapere il perché- dissi impaziente sapendo bene che non l’avrei mai saputo, quella delle “troppe notizie per il giovane Harry” non mi sembrava una buona scusa e quello riusciva solo a tormentarmi di più.
Ridacchiò –Sempre impaziente- borbottò.
Non gli diedi corda e addentai una Cioccorana prima che mi sfuggisse quando sentii uno scoppio provenire dalla fine della carrozza.
Alzai la testa sorpresa proprio mentre facevano irruzione nel nostro scompartimento praticamente vuoto tre ragazzi ridendo.
Due erano praticamente identici con i capelli rossi e l’espressione furba, l’altro con la pelle scura quanto i capelli lunghi: erano i fratelli Weasley, Fred e George e il terzo il loro amico Lee Jordan nonché commentatore ufficiale della partite di Quidditch ad Hogwarts.
-Cosa avete appena fatto esplodere?- domandai curiosa.
Si voltarono tutti e tre di soprassalto, credendo probabilmente di esser finiti un uno scompartimento vuoto, ma ricredendosi trovandosi davanti me e Dan che li guardavamo stupiti.
 -Guarda un po’ chi abbiamo qui- disse Fred sedendosi accanto a Daniel tenendo d’occhi Vrail per non rischiare di pestarlo.
-Pensavamo fosse vuoto qui e invece troviamo la Smith- continuò George.
-E anche McWood ovviamente- riprese Lee rivolto a Dan; quasi tutti usavano il cognome di sua madre, lui non voleva essere chiamato con quello del padre.
-Mah nulla di così grave- disse Fred rispondendo alla mia domanda –un po’ di gas puzzolente nella carrozza di qualche idiota Serpeverde del terzo anno- spiegò.
-Senza offesa- disse Lee rivolto a Dan, che alzò le spalle noncurante.
Io e Daniel avevamo conosciuto i gemelli e Lee l’anno prima, quando girovagavamo per il castello di notte dopo aver curiosato per la foresta Proibita stavamo cercando di nasconderci da Gazza, loro tre stavano mettendo delle Caccabombe nell’ufficio del custode quando quest’ultimo ci aveva scoperti tutti e cinque: una settimana di punizione. Da allora eravamo diventati abbastanza amici, o almeno compagni di scherzi anche se io e Dan evitavamo le catastrofi che preparavano, soprattutto i gemelli.
-Non immaginerete mai chi abbiamo incontrato io e Fred prima sul treno- disse George distraendomi dai miei pensieri.
-Chi?- domandò Dan curioso.
-Harry Potter- disse Fred piano per paura di essere sentito.
-Avevano ragione le voci che dicevano che sarebbe arrivato quest’anno- disse Lee.
-Ma davvero?- commentò Daniel per nulla sorpreso, ma guardandomi trattenendo le risate.
I tre annuirono.
-Era da solo?- domandai ricordandomi come Harry avesse quella paura e sentendomi subito in colpa per non essere andata a cercarlo nel treno, ma subito sparì ricoperta dalle parole Silente che sembravano distruggere tutti i miei piani che includevano un avvicinamento al mio fratellino.
 -No, abbiamo lasciato con lui nostro fratello Ron- disse George.
-Sì, sono tutti e due al primo anno, magari faranno amicizia- riprese Fred.
Annuii assente, pensando a Harry poco distante da me che finalmente poteva dire di non sentirsi più solo.
-Beh è meglio se andiamo a mettere le divise- disse Lee, poi tutti e tre si alzarono e uscirono.
Daniel li guardò andare via, mentre si chiudevano alle spalle la porta dello scompartimento –Quelli non arriveranno al quarto anno se continuano così- disse ridendo.
Mi unii a lui, aveva ragione per essere solo al terzo anno avevano già una loro reputazione a scuola, non che fosse una della migliori per intenderci; erano diventati i nemici giurati di Gazza nonché una grandissima delusione per la nobilissima casata di Godric Grifondoro, come ripeteva incessantemente la McGranitt ogni volta che li incontrava nei corridoi della scuola.
Infilai la mia divisa aspettando che il treno si fermasse, doveva mancare davvero poco ormai, il buio era già sceso da un po’ e non vedevo l’ora di fiondarmi sul banchetto di inizio anno.
-Che ne dici se andiamo a salutare Harry?- chiese Dan.
-Non scherzare- replicai scoccandogli un’occhiataccia.
Lui sorrise –Su andiamo, voglio vedere se ti somiglia- detto quello mi trascinò fuori dallo scompartimento.
-No Dan non voglio- iniziai a lamentarmi quando andammo a sbattere contro qualcuno che si sporgeva verso il corridoio.
-Evelyn?- chiese una voce che riconobbi subito.
-Harry…- dissi –ehm… scusa non guardavo dove andavo- continuai cercando di trovare parole carine mentre dietro di me Dan sghignazzava e si becco una mia gomitata nello stomaco.
-No figurati- disse sorridendo –speravo di incontrarti per salutarti-
Era così dolce che a stento trattenni la voglia di abbracciarlo, dannate regole di Silente. Mi accorsi che non aveva ancora presentato Dan così parlai –Ah questo è Daniel un mio amico- dissi ad Harry che gli strinse la mano, poi aprì la porta dello scompartimento mentre un altro ragazzino si alzava venendo verso di noi, era impossibile non capire che fosse il fratello dei gemelli, erano tutti uguali i Weasley d’altronde.
-Lui è Ron l’ho conosciuto sul treno- disse Harry, così sia io che Dan gli stringemmo la mano.
Forse Harry aveva già parlato al suo nuovo amico di me perché non chiese nulla ma disse solo –Hanno già le divise Harry forse dovremmo sbrigarci anche noi- ricordò.
-Giusto- acconsentì per poi fermarsi a fissare gli stemmi sulle nostre divise –un attimo, credo che mi abbiano venduto la divisa sbagliata, la mia non ha quei colori- disse.
-Devono ancora smistarvi- spiegai semplicemente anche se il ragazzino sembrava non capire di cosa stavo parlando.
-Beh ci sono quattro Case a Hogwarts- spiegò Ron –ci sarà una prova per decidere in quale metterci… Fred mi ha detto che è difficilissima- disse con sguardo preoccupato.
Trattenni le risate, immaginando Fred e George che spaventavano il fratellino con storie assurde su una presunta prova per lo Smistamento.
-Oh…- disse semplicemente Harry abbassando gli occhi apparentemente terrorizzato: provenendo da un mondo Babbano potevo immagine cosa stesse pensando in quel momento e, qualunque cosa questa fosse stata, lo spaventava enormemente.
-Le Case sono- continuò Ron –Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde- lanciando una stana occhiata al serpente avvolto dal verde e dall’argento sulla divisa di Daniel –Loro sono in Corvonero e Serpeverde- disse indicando prima me e poi il mio amico.
In quel momento il treno si fermò bruscamente, ci eravamo attardati troppo –Noi dobbiamo andare Harry ci vediamo poi al castello- disse incominciando a tornare indietro –Ciao… Ron- salutai i due ragazzini e mi trascinai dietro Dan: scendemmo alla fine del treno evitando la confusione, mentre Hagrid chiamava a sè quelli del primo anno.
Arrivammo presto alle carrozze, prima di salirci lanciali la solita occhiata al Thestral che aspettava noi per partite; avevo scoperto quelle strane creature l’anno prima un giorno che pioveva a dirotto ed ero andata a trovare Hagrid, lui mi aveva detto che ce n’erano un bel po’ nella foresta Proibita, che erano usati nel tirare le carrozze e che quindi il avrei visti ancora l’anno dopo. Mi spiegò anche perché alcune persone riuscivano a vederle e altre no. Scossi la testa scacciando quei pensieri, sedendomi e stingendo la sciarpa intorno al collo dato che la notte sembrava essersi raffreddata troppo.
-Ti somiglia un bel po’ Evey, avete gli occhi identici- disse Dan. Annuii l’avevo notato anche io, insomma io ero identica a mia madre avevo anche i suoi stessi capelli ramati, mentre Harry li aveva scuri come quelli di nostro padre.
-Si insomma è mio fratello…- borbottai.
-Lo vorrei anche io un fratello- disse lui come se parlasse tra sè e sè.
Provai a immaginarmi suo fratello, ma non potei fare a meno di pensare a lui solo quando era più piccolo i capelli scuri tenuti un po’ lunghi e gli occhi azzurri.
-Allora secondo te dove lo metteranno?- chiese lui una volta che la carrozza partì.
-Grifondoro sicuramente come i miei, di solito la cosa è ereditaria- borbottai.
-Ma tu sei Corvonero- mi fece notare.
-Io sono anomala- sentenziai mentre lui rideva.
-Beh se fosse ereditario mi sarebbe molto di più piaciuto Tassorosso come mia madre che Serpeverde- disse lui.
Risi anche io mentre ci avvicinavamo alla scuola, poco dopo avrei saputo di aver ragione, proprio mentre il Cappello Parlante postato sul capo di Harry avrebbe urlato Grifondoro.






Angolo Autrice

Come promesso eccomi qui nel week-end ad aggiornare :)
Oltretutto oggi è esattamente da anno che il mio profilo, qui su efp, è stato creato, voglio gli auguri u.u
Ma torniamo al nostro capitolo, prima di tutto grazie per averlo letto, mi fa tantissimo piacere; e grazie infinite a chi trova il tempo per recensire, per me è molto importate sapere cosa ne pensate :D
Debs che aspetta impaziente altre recensioni ^__^

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Capitolo 5
*** Lui non ti odia ***


Capitolo 4 - Lui non ti odia




Il mio secondo anno ad Hogwarts iniziò lentamente: le lezioni sembravano rallentare, il tempo e i momenti liberi al contrario volavano via troppo velocemente, le materie non erano cambiate e il livello di difficoltà non aumentò, come avevano assicurato i gemelli e Lee, anche se in fondo mi aspettavo che mentissero.
Ma ovviamente l’arrivo di Harry aveva tenuto contro di lui gli occhi puntati da parte di tutta la scuola. Dopo poche settimane fu eletto nuovo Cercatore della squadra di Quidditch di Grifondoro con lo stupore di tutti, e il mio: sapevo che nostro padre era stato un giocatore di Quidditch incredibile, ma Harry era diventato il più giovane che avesse preso parte della squadra, da un secolo.
-E’ incredibile, davvero- esclamò quella mattina Daniel a lezione di Erbologia, che Corvonero e Serpeverde tenevano insieme così come Pozioni il pomeriggio stesso.
-Beh credo che anche questo sia ereditario- dissi facendo finta di ascoltare la professoressa Sprite che spiegava le proprietà della mandragola.
-Non farmi ridere, tu sei quasi caduta dalla scopa l’anno scorso- disse.
Lo fulminai –Anomala, ricordi?- borbottai.
-Smettila con questa storia- ribatté lui iniziando a tagliuzzare le radici che ognuno di noi aveva davanti –sei tra le migliori del nostro anno-
-Sai che bello- ribattei –la secchiona di turno- raccolsi in un barattolo le radici tagliuzzate e lo chiusi bene.
-E oltretutto anche così polemica- bisbigliò Dan prima di ridacchiare, lo lasciai perdere.
Alla fine dell’ora tornammo nella Sala Grande per pranzo e io presi posto nel mio tavolo vicina a Cho e Peggy, due ragazze del mio stesso anno con cui condividevo il dormitorio.
-Avete sentito del nuovo acquisto della squadra di Grifondoro?- chiese Peggy.
-Già- dissi –dicono che sia bravissimo… ehi Cho non volevi provare ad entrare in squadra anche tu?- domandai.
-Ci proverò, però non è detto, sai al secondo anno…- iniziò.
-Ma per favore, voli in modo incredibile! Non avrai problemi secondo me- assicurò Peggy, mentre io annuivo. 
L’abilità nel volare era una cosa sottovalutata nei ragazzini e la bravura di Harry, che ancora non conoscevo, e quella di Cho ne erano la prova; tutti i giocatori di Quidditch entravano in squadra dal terzo anno, se erano particolarmente dotati. Cosa che non era di certo un mio problema dato che non avevo intenzione di salire su una scopa mai più, nella mia vita.
Quando l’ora di pranzo finì, mi alzai insieme alle altre due ragazze che parlavano animatamente e le seguii verso i sotterranei, i corridoi là sotto erano bui anche in pieno giorno, tanto che le torce rimanevano accese perennemente e nessun quadro aveva voglia di rimanere appeso in quell’eterno finto giorno. Quando iniziarono le scale, che scendevano sempre più sottoterra, mi si avvicinò Daniel, che prima seguiva un gruppetto di Serpeverde.
Cho e Peggy gli rivolsero un mezzo sorriso, per poi allontanarsi da noi.
Quel trattamento non mi toccava neanche più, ameno non quanto l’anno prima; non riuscivo a capire perché ogni ragazzo in quella scuola, dai ragazzini di dieci anni, agli adolescenti di diciotto, continuavano a comportarsi come se esistesse una guerra aperta tra le Case, o almeno una guerra squilibrata che pendeva vertiginosamente contro la Casa verde-argento.
Per Daniel avevano ragione tutti ad odiar Serpeverde, ma io dalle sue parole riuscivo sempre a sorridere e a rispondergli “Per il semplice fatto che lo dici tu, significa che non è vero”.
Bene e male, la storia era sempre la stessa e io ero sempre più convinta che nel tempo ci fossero stati maghi Oscuri di Serpeverde come di tutte le altre tre Case.
Scoccai un’occhiataccia alle due ragazze che si allontanavano mentre l’oscurità aumentava, Dan era la persona migliore che conoscevo e loro lo trattavano in quel modo solo per lo stemma che portava cucito sulla divisa.
-Ancora con questa storia?- borbottò rivolto a me.
-Che c’è?- chiesi.
-Smettila con questa storia dell’odio verso chi odia questo- disse indicandosi il petto dove portava i colori della sua Casa.
Lo guardai male –Pensavo fosse un paese libero- dissi chiudendo lì il discorso mentre entravamo nell’aula di Pozioni dalla quale usciva il solito odoraccio di pozioni finite male e di bruciato.
Prendemmo posto vicini, mentre io iniziavo ad estrarre il libro dalla borsa fece il suo ingresso nell’aula il professor Piton.
I pochi mormorii presenti nella alula tetra cessarono all’istante, solo qualche coraggioso ragazzo di Serpeverde si concesse qualche parola in più, almeno loro potevano osarla.
Piton si poteva descrivere come uno dei professori più severi, in effetti lui e la McGranitt se la giocavano alla pari, ma almeno la professoressa di Trasfigurazione, non aveva una preferenza schiacciante per gli allievi della sua Casa, difetto che purtroppo caratterizzava l’insegnante di Pozioni.
Dopo essere entrato lanciò uno sguardo a tutta la classe, nessuno ricambiò l’occhiata e tutti si misero a cercare convulsamente i loro libri e a mettere sul tavolo il calderone assicurandosi che tutto fosse al proprio posto.
Il professore sventolò la bacchetta e subito apparirono sulla lavagna le istruzioni per la pozione che avremmo dovuto preparare quel pomeriggio.
-Voglio un fiala di pozione alla fine delle due ore- ordinò con voce piatta –cominciate!-
Iniziai a tirare fuori gli ingredienti che mi servivano, mentre Piton girava per la classe lasciandosi scappare i soliti commenti sprezzanti contro i Corvonero.
Mi concentrai sulla mia pozione cercando di dare il meglio di me; cominciai a mescolare il liquido rosso-arancio che si era formato nel mio calderone.
A metà lezione alzai gli occhi: la pozione Soporifera a quel punto doveva essere quasi finita così accesi il fuoco e mi concessi uno sguardo nel calderone di Dan che non sembrava al mio stesso punto, mentre il liquido marrone e putrido dal calderone di Peggy stava ribollendo in maniera alquanto allarmante.
Il professore puntava verso il nostro tavolo: appena arrivato lanciò uno sguardo disgustato alla pozione della ragazza –Se avessi voluto della melma signorina Stevens, le avrei ordinato di raccogliermela dal Lago Nero- disse –Cinque punti in meno a Corvonero- sentenziò per poi passare oltre e dirigersi verso Daniel che accese il fuoco come io avevo fatto qualche minuto prima, la sua pozione però non sembrava del tutto riuscita.
-La tua pozione non sembra per niente riuscita McWood, pensavo te ne accorgessi da solo- puntualizzò –sembra proprio che manchi un ingrediente-
Al contrario di tutti quelli presenti nella stanza, Dan non rimase con il capo chino nel suo calderone, lui alzò la testa puntando gli occhi pieni di odio contro Piton.
-Cerca di mostrare più attenzione le prossime volte, o forse dovremo chiedere a madama Chips di controllare la tua vista, dato che sembra che tu non sappia più leggere- concluse il professore dandogli le spalle e venendo verso di me; commentò il mio lavoro con un misero “Può andare” per poi tornare verso la sua scrivania.
Chinai la testa sospirando e stappando una fila; perché quella storia continuava a ripetersi? Pensavo che con il nuovo anno qualcosa sarebbe cambiato.
-Non so proprio come tu ci riesca- commentò Cho dopo che ogni fiala fu stata consegnata –insomma abbiamo fatto lo stesso lavoro-
-Forse pensa che io sia di Serpeverde- commentai: c’era un grande mistero che riempiva le ore di pozioni, il modo in cui venivo trattata.
“Sai non credo che qualcuno possa stare simpatico a Piton, ma se esiste qualcosa che gli si avvicina, quella sei tu” questo era l’unica spiegazione che era venuta in mente a Peggy alla fine dell’anno prima.
Cho alzò le spalle concentrandosi su Peggy che ci aveva raggiunte, mi allontanai da loro con le orecchie che fischiavano fastidiosamente percorrendo il sotterraneo buio finché non incrociai Dan che camminava a testa bassa.
Mi affiancai a lui senza dir nulla, non in quella situazione, aspettai che fosse lui a parlare, ad esprimere quello che quasi sempre era sotterrato dentro di lui.
-Faceva così schifo quella pozione?- mi chiese.
-Hai solo saltato un ingrediente…- iniziai.
-Già, solo…- borbottò, eravamo ormai arrivati nella Sala d’Ingresso e gli altri ragazzi si stavano diradando diretti alla rispettive Sale Comuni, prima della cena.
Cercai il suo sguardo, ma aveva ancora la testa bassa, non riuscivo ad immaginare come si sentisse; sapevo che era qualcosa al di là delle mie possibilità.
-Senti Dan…- iniziai, ma mi interruppi quando puntò i suoi occhi azzurri su di me.
Prese fiato –Non mi importa nulla di quella stupida materia, non dovrei neanche starci male- sputò fuori quelle parole con rabbia, ma sapevo bene che lo stavano ferendo, erano una lama che continuava a corroderlo dentro, che lasciava nei suoi occhi sempre un velo di profonda tristezza.
-E non mi importa nulla di lui, può odiarmi quanto vuole!- urlò.
Feci l’unico passo che ci divideva e lo abbracciai, appoggiando la testa sulla sua spalla –Non dire così- bisbigliai, mentre sentivo il suo corpo ancora fremere di rabbia; pensavo che qualcosa sarebbe cambiato, ci avevo sperato troppo, ora ero soltanto delusa e lui sempre più profondamente attratto da quell’abisso –è tuo padre Dan, lui non ti odia- sussurrai.
Sapevo che non credeva a quelle parole, aveva smesso di farlo troppo tempo fa, nonostante tutto strinse le braccia intorno ai miei fianchi –Dovrebbe- rispose –perché io già lo faccio-









Angolo Autrice

Immagino che la maggior parte di voi sia rimasta scioccata da questo finale ahahahah per chi voleva saperne di più su Daniel eccolo accontentato u.u
Avviso che Peggy è un personaggio totalmente inventato (come Godfrey d'altro canto) mi servirà più avanti, ma comunque avrà un ruolo prettamente marginale.
Ringrazio molto chi continua a recensire, siamo già a 15 recensioni e ne sono felicissima *--* ma anche tutti quelli che seguono la storia :D
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Potresti farmi una promessa ***


Capitolo 5 - Potresti farmi una promessa




La storia di Daniel non era qualcosa che amavo raccontare o anche solo pensare, diciamo che potevamo considerarci entrambi sfortunati in ambito familiare.
Io per il semplice fatto che non avevo più ricordo dei miei genitori, lui perché viveva solo con sua madre, profondamente convinto dell’odio del padre verso di sè.
Eravamo ancora dei bambini quando mi aveva raccontato la sua storia, di come sua madre, Charlotte, avesse sempre amato suo padre e di come, per quest’altro invece, quel sentimento non fosse mai esistito.
“Si conoscevano dalla scuola” mi aveva detto “lui l’ha cercata solo quando ne aveva avuto bisogno”
Ricordavo ogni singola sera, quando avevamo appena dieci anni, e io cercavo invano di consolarlo; perché, anche se per sua madre quel bambino era la cosa più importante del mondo, lui si era sempre sentito solo un errore.
Nonostante tutto però, non avevo mai sentito da Charlotte una parola contro Piton, mai.
Daniel diceva che per lei nulla era cambiato.
Entrambi quindi non avevamo avuto un’infanzia che si potesse definire felice, a volte i fantasmi ci seguivano ancora, alle soglie della nostra adolescenza e insieme ci eravamo stati vicini; perché sapevamo che i fantasmi non potevano scomparire, anche se era tutto ciò che volevamo.
 

Dopo quel giorno non tornammo su quell’argomento troppo delicato e già troppo vecchio per poterci ancora passar su le notti insonni. Così l’autunno andò avanti trascinando nel castello qualcosa di nuovo e di sospetto: diciamo che il primo indizio me lo diede il Troll di montagna che era riuscito ad intrufolarsi in un posto come Hogwarts, il resto successe in un pomeriggio di metà Dicembre, dopo che anche la prima partita di campionato di Quidditch passò rivelando che le mie congetture su Harry erano esatte.
Era sabato e avevo fatto assolutamente nulla tutto il giorno, così almeno per iniziare i compiti, mi ero chiusa in biblioteca quella sera: dovevo finire una pergamena per Storia della Magia, ma data la materia, era molto più interessante guardare la neve cadere lenta, ma incessante fuori dalla finestra.
Tornai a fissare i due grandi libri aperti davanti a me non riuscendo neanche a mettere a fuoco le lettere minuscole sampateci sopra, sospirai sconsolata prendendo la piuma e iniziai a scrivere qualcosa che potesse avere anche minimamente un senso.
Corvonero implicava l’intelligenza, beh quella non mi mancava, ma se c’era una cosa che non sopportavo era proprio Storia della Magia, colpa del professor Ruf, soporifero oltre ogni aspettativa umana, forse perché lui di umano conservava solo la forma evanescente.
-Sempre a studiare?- feci un balzo spaventata e girandomi trovai Daniel che sbirciava la pergamena ancora bianca, al di sopra della mia spalla.
-Mi hai spaventato- sbottai e con un colpo di bacchetta feci richiudere i pesanti tomi che tornarono galleggiando al loro posto sugli alti e impolverati scaffali.
-Scusami tanto- fece lui ridendo –ero solo venuto a dirti che mi è arrivata una lettera da mia madre, ha detto che torniamo a casa tutti e due a Natale-
Infilai il resto della mia roba nella borsa e annuii –Si vorrà vendicare per l’anno scorso- ipotizzai, ricordando che l’anno prima eravamo voluti rimanere al castello durante le feste natalizie.
Alzò le spalle –Immagino di sì, quindi preparati, tu e Godfrey sarete da noi a cena- disse.
La biblioteca era ormai vuota a quell’ora e così non passarono inosservate le voci un po’ troppo alte che si stavano avvicinando a noi; da dietro una scrivania apparve Harry insieme a Ron e ad un’altra ragazzina dai lunghi capelli castani e mossi, era proprio lei che parlava a voce alta e sembrava anche abbastanza arrabbiata.
-Ciao Evelyn- mi salutò Harry sorridendo.
Sorrisi anche io di rimando –Ciao, come va?- chiesi davvero desiderosa di saperlo, il divieto di Silente continuava a tenermi lontana da lui contro il mio volere, tanto che a volte rimanevo nella Sala Grande più del previsto solo per sbirciare le sue normalissime giornate, lì a scuola.
-Tutto bene, senti…- si bloccò un attimo fissando prima l’amico e poi la ragazzina che scosse la testa così Harry si rivolse a lei –Andiamo Hermione può aiutarci- disse all’amica.
-Pensavo non volessi raccontarlo a tutto il castello- replicò l’altra.
-Mica loro sono tutto il castello- disse Ron.
Guardai tutti e tre molto confusa e Daniel aveva la mia stessa espressione –Cosa dovresti dirmi?- chiesi improvvisamente spaventata, poteva anche darsi che quei tre avessero combinato un guaio, e data la presenza del fratello dei gemelli lo ritenevo più che ovvio.
-Conosci un certo Nicholas Flamel?- chiese Harry.
Dato che mi aspettavo qualcosa di molto peggio, la domanda mi colse un po’ alla sprovvista, poi ci pensai un attimo: Nicholas Flamel, quel nome mi sembrava familiare, ma non ricordavo dove l’avevo già sentito così scossi la testa –Mi dispiace- dissi poi mi voltai verso Daniel, lui alzò le spalle –Mai sentito, o forse a lezione da qualche parte, però non ricordo- continuò lui.
Harry sospirò sconsolato, anche Ron sembrava abbastanza deluso dalla risposta ricevuta.
Però c’era qualcosa di strano in quella faccenda –Ma vi serve per un compito o qualcosa di simile?- chiesi cercando di rimaner vaga, era sicura che il loro obbiettivo non era quello, date le parole di Hermione.
I tre si guardarono, poi Harry alzò lo sguardo su di me e iniziò a raccontare –Il giorno che ci siamo incontrati a Diagon Alley, Hagrid mi ha anche portato alla Gringott dove ha ritirato qualcosa e il giorno dopo la stessa camera blindata è stata forzata, poi arriviamo qui e ci siamo persi al terzo piano e cosa troviamo, un enorme cane a tre teste; quel cane fa la guardia a qualcosa ed è quello che Hagrid ha ritirato quel giorno solo che Piton sta cercando di rubarlo, ecco perché ha fatto entrare il Troll ad Halloween, Hagrid ci ha detto che questa cosa è un affare di Silente con questo Nicholas Flamel… dobbiamo sapere di cosa si tratta- si fermò per riprendere fiato e mi fissò.
Forse rimasi a guardarlo con gli occhi spalancati troppo a lungo, cercai di assimilare ogni sua parola dandole un significato –Voi… come avete fatto… il terzo piano è sorvegliato- borbottai.
-Infatti- puntualizzò Hermione –questi due hanno rischiato di farci espellere-
-Oh piantala- sbottò Ron.
Sbirciai verso Daniel che guardava i ragazzini altrettanto stupito, ma sembrava che il nome di Piton non l’avesse scosso più di tanto.
-Ascoltami Harry- dissi avvicinandomi a lui –Hogwarts è piena di segreti, anche se ammetto che il cane a tre teste mi è nuovo, qualunque cosa sia dubito che il professor Piton voglia rubare una proprietà del castello- spiegai cercando ancora di dare un significato alle parole di mio fratello.
-Anche io lo pensavo- disse Hermione –ma mi sono ricreduta, è così per forza-
-E poi Piton lo odia- disse Ron, che però sembrò pentirsene subito dato che lanciò a Daniel un’occhiata timorosa, ma dal parte del ragazzo non ci fu nessuna reazione anzi disse –Odia tutti-
-Ma lui lo odia di più- replicò Hermione indicando Harry che continuava a tenere gli occhi fissi su di me, come se fosse in cerca di appoggio, ma io lì su due piedi, sapendo benissimo di doverglielo, non riuscii a darglielo e maledissi me e la mia dannata cocciutaggine.
 

-Forse avresti dovuto credergli- l’espresso per Hogwarts stava percorrendo veloce il paesaggio bianchissimo della Scozia diretto verso Londra, era stato Daniel a parlare, eravamo in uno scompartimento del treno e stavamo tornando a casa per Natale.
Lo fissai sapendo bene a cosa si stava riferendo –Non può essere la verità- dissi.
-Perché no? Sappiamo bene… lui com’è- borbottò.
-Silente si fida di lui- replicai.
-Silente può sbagliarsi- continuò.
-Anche tu- chiusi lì il discorso mangiando uno zenzerotto e tornando a fissare la neve al di là del finestrino.
Lui sbuffò e prese in braccio Vrail che attivava la sua attenzione sul sedile, poi cominciò ad accarezzarlo; quel gatto aveva seri problemi di egocentrismo, ne ero più che sicura.
-Beh è comunque il tuo fratellino perduto, avresti dovuto dargli ragione a prescindere- continuò lui.
Alzai gli occhi al cielo –Te l’ho detto, si saranno sbagliati- conclusi.
Lui borbottò –Va bene come vuoi, ma la storia del cane, quella potrebbe essere la verità, in fondo conosciamo bene Hagrid- riprese.
Diciamo che quello era l’unico mio dilemma, avevo sentito del furto alla Gringott, ma mai l’avrei potuto ricollegare ad Hogwarts; le parole di Harry volevano dire una sola cosa: Silente stava nascondendo dentro il castello qualcosa di molto importante se permetteva a un cane del genere di farci la guardia.
Appoggiai la fronte al vetro freddo e appannato sospirando, l’alone sul vetro era quasi invisibile dato il bianco dei prati che stavamo attraversando.
-Va bene te lo concedo, andremo a parlare con Hagrid quando torneremo- acconsentii, sapendo che Daniel aveva perfettamente ragione.
 

-Evelyn scendi siamo in ritardo!-
Mi precipitai giù dalle scale sapendo che Charlotte si sarebbe molto arrabbiata se fossimo arrivati tardi anche la sera di Natale.
Davanti alla porta Godfrey era avvolto in un lungo mantello grigio, lo guardai scettica –Non puoi uscire così- gli dissi –già destiamo troppi sospetti in città, a questo punto fai prima a Smaterializzarti nella piazza il giorno del mercato-
Diciamo solo che, nonostante ci sapessimo mimetizzare in mezzo alla gente comune, qualcuno notava sempre qualcosa di strano.
Lui brontolò –Non devo farmi dare lezioni di vita da una ragazzina, ai miei tempi non ci importava il giudizio dei Babbani-
Risi –Non eravamo in ritardo?- domandai.
-Giusto!- esclamò –muoviamoci o quella donna mi trasformerà in un orologio, almeno una volta sarò in orario-
Uscendo di casa potevo assaporare l’aria del Natale: le ghirlande alle porte, le luci che si stagliavano contro il cielo sfocato che continuava inesorabile a far scendere su di noi la sua bianca neve.
Camminando lasciavamo sulla strada le nostre impronte, stavo dietro a Godfrey mentre lui quasi correva, facendo svolazzare il suo mantello, ad un certo punto tiro fuori un cappello a punta e se lo mise in testa coprendo i suoi corti capelli grigi. Risi, fortunatamente tutti i Babbani erano chiusi nelle loro case, almeno non avrebbero sospettato nulla.
Impiegammo dieci minuti, poi apparve alla fine della strada, una piccola casetta scura, illuminata solo dalle luci interne e con una ghirlanda alla porta, il giardino incredibilmente curato non si poteva vedere sotto il manto spesso di neve.
Sulla veranda Godfrey busso piano, ma subito venne ad aprirci una donna con tanto di grembiule rosso macchiato in due punti: sotto indossava un vestito verde il che le donava un aspetto natalizio forse un po' esagerato, aveva i capelli rossicci e corti, forse più di quanto si addicesse ad una signora; non era molto alta, ma aveva un fisico asciutto e un viso simpatico. Beh di solito lo aveva, in quel momento sembrava alquanto irritata.
-Accidenti Godfrey, mai una volta puntuale- puntualizzò –sei impossibile-
-Scusa Charlotte, sai come è smemorato questo vecchio- si scuso il mago.
-Ogni mago o strega nell’arco di dieci miglia lo sa- replicò lei –su non stare lì, entra-
Quello entrò dopo essersi scrollato di dosso la neve, poi mi feci avanti anche io.
-Evelyn!- esclamò la donna abbracciandomi o meglio stritolandomi –sono così felice di vederti-
La abbracciai sorridendo –Anche io Charlotte- dissi sinceramente.
-Bene- disse -venite a sedervi che è già tutto in tavola-
Godfrey si avviò dietro la strega io aspettai lì, proprio davanti alla porta, sbirciando verso la sommità delle scale, ma Daniel non c’era.
-Guardi dalla parte sbagliata- apparve davanti a me, arrivava dalla cucina.
Gli sorrisi e lo abbracciai –Siete in ritardo- mi disse.
Sbuffai –Non è stata colpa mia- mi giustificai.
-Come punizione ti farà mangiare di tutto- disse ridendo indicando la madre che nella sala da pranzo aveva fatto apparire con un colpo di bacchetta, ogni genere di prelibatezza sul tavolo già apparecchiato.
 

Avevo mangiato così tanto che mi sentivo esplodere; ero seduta sulle scale che portavano al piano di sopra, ipotizzando quando avrei di nuovo avuto la forza di ingoiare anche solo un goccio di succo di zucca. Daniel arrivò da me, si sedette e mi porse un piccolo boccale, lo guardai sconcertata –Ti prego stai scherzando, non ce la faccio più- dissi.
-Non fare storie, perché se mia madre si accorge che ne ho presa un po’ mi uccide- sussurrò ridacchiando.
Curiosa presi il boccale e vi fissai il liquido giallognolo dentro –Cos’è?- domandai titubante.
-Burrobirra, attenta è un po’ alcolica- mi avvisò.
La assaggia, era davvero buona e mentre scendeva dolce nello stomaco, mi riscaldava e insieme sembrava intorpidire i sensi.
-Non bertela tutta di un colpo o ti ubriachi- mi disse.
-Smettila- sbottai –non ho otto anni, so controllarmi- dissi sicura.
–Si certo- cominciò a ridere, mentre io lo guardavo male.
A quel punto sentimmo bussare alla porta, lui smise subito di ridere e entrambi ci guardammo curiosi, chi poteva essere?
Charlotte arrivò subito ed andò ad aprire, immaginai che sapeva chi doveva essere perché non si meravigliò per niente quando sulla soglia vide che c’era il professor Piton.
-Oh Severus, ti aspettavamo più tardi, entra- disse la donna facendosi da parte permettendo così all’altro di entrare, il quale rivolse alla strega un’occhiata poi la sua attenzione fu tutta per noi seduti là vicino.
-Ho fatto più in fretta del previsto- disse lui con voce piatta tornando a fissare Charlotte –Silente mi informa di dirvi che non riuscirà a venire questa sera- continuò.
-Certo, capisco, non importa- disse la strega –Godfrey è di la, possiamo parlare, loro rimarranno qui-
Questa volta anche lei si girò verso di noi con un sorriso, io annuii sapendo che Daniel non stava neanche ascoltando le parole della madre, poi entrambi varcarono la porta del salotto e se la richiusero alle spalle.
Rimasi immobile senza il coraggio di girarmi verso il mio amico, mentre una domanda si faceva largo nella mia mente già abbastanza sconvolta per quella apparizione proprio il giorno di Natale; di cosa stavano parlando nella stanza accanto?
Presi un respiro, dato che avevo quasi trattenuto il fiato in quel minuto, quando sentii Daniel alzarsi, saltare i due gradini che lo separavano dal pavimento e uscire di casa sbattendo la porta.
Subito mi tirai sù velocemente riaprendola: era in mezzo al vialetto sotto la neve. Titubante sulla soglia mi richiusi la porta alle spalle e lo seguii sentendo il freddo pungermi violentemente la pelle sotto i vestiti e la neve che mi cadeva sui capelli, bagnandoli.
Mi dava le spalle, lo conoscevo abbastanza bene da sapere che dovevo aspettare qualche minuto e lasciarlo solo in quella sua tristezza prima di poter fare qualcosa; cominciai a tremare, nonostante tutto attesi mentre dalla mia bocca uscivano nuvolette di vapore che si dissolvevano velocemente.
Dopo un po’ non ce la feci più ad aspettare, lo aggirai mettendomi davanti a lui, stava guardando un punto fisso con occhi spenti; quando mi vide mi fissò, ma faceva paura il vuoto che c’era nei suoi occhi blu.
Ad un certo punto sospirò e abbassò la testa –Scusa- disse –sono ancora un bambino, quando mi comporto così-
Noi eravamo ancora bambini e quello che stava passando lui da tutta una vita non era giusto per nessuno, perché nessuno avrebbe potuto sopportarlo.
-Fa freddo vieni- gli dissi, lui si riscosse e mi seguì sotto la veranda dove il freddo ci raggiungeva ancora, ma almeno la neve si limitava a cadere inesorabile sul giardino già immacolato.
Lui stava fissando la porta di casa, quasi con rabbia –Perché è qui?- sbottò.
-Possiamo andare ad origliare- ipotizzai.
Il suo sguardo non si mosse da dov’era –No- disse –tanto… non mi importa-
-Dan io…- cominciai, ma lui mi fermò –No Evey non importa, non parliamone- si sedette con le spalle chine.
Gli andai vicino –Non posso dire di capirti perché è una bugia, io so che tu lo odi, ma credo che lui ti voglia bene, a modo suo; sei sempre suo figlio- cercai di dire, ma il risultato di quelle parole non mi piaceva per niente: erano vecchie, già sentite, parole che avevano giustificato Piton per dodici anni.
Fece una smorfia –Io sono un egoista- sbottò –sono qui a raccontare i miei problemi mentre tu…- si bloccò e deglutì –insomma non dovrei lamentarmi dei miei genitori, non con te-
Capii dove voleva arrivare e scossi la testa con un sorriso amaro –Voglio che tu mi parli, a volte ti vedo così lontano che ho quasi paura che tu non possa tornare- dissi –voglio sapere tutto, davvero-
-Allora vorrei un altro sorso di Burrobirra- esclamò strappandomi un sorriso, era stupefacente la sua abilità nel cambiare discorso in meglio.
Risi –Puoi andarne a prende altra dopo o posso andarci io- gli assicurai.
Sorrise poi tornò serio e mi fissò –Grazie- disse –dovrò ripagarti un giorno o l’altro per tutto quello che fai-
Sorrisi poi ci pensai su –Beh sai potresti farmi una promessa- iniziai.
-Quello che vuoi- assicurò.
Non potevo dire di riuscire a sentire la neve che cadeva, nè il freddo inesorabile; ma lì insieme sembrava essersi creata una piccola bolla calda, la nostra bolla; lui doveva solo rimanere lì con me e non abbandonarla, cosa che succedeva quando vedevo farsi largo nel sua animo quella tristezza corrosiva.
-Al settimo anno voglio andare a cercare un unicorno nella foresta, ho sempre voluto vederne uno- ripresi dopo qualche attimo di silenzio con un sorriso.
Mi guardo stupito –Allora è vero che tutti i Corvonero sono pazzi- borbottò.
Lo colpii –Non è uno scherzo, sono seria, so che Hagrid li fa studiare, ma io voglio vederne uno libero- ero davvero convinta, come una ragazzina di dodici anni poteva esserlo.
Lui alzò le spalle –Mah finché sei contenta Lily, sì dai si può fare- disse con un sorriso beffardo.
-Non chiamarmi così- intimai, odiavo quando usavano il mio secondo nome.
-Ehi tu stessa hai detto che sono l’unico che può- riprese orgoglioso.
Scossi la testa, ridendo però e lui si unì a me.
L’amico dell’infanzia quello a cui confidi tutto, dubito che strega, mago o babbano possano affermare di non aver avuto qualcuno del genere. Sei un bambino, il mondo per te è perfetto; forse per me non lo era, ma avevo qualcuno su cui contare e quello mi bastava, un fratello era tutto ciò che Daniel era per me. In quel momento non potei non pensare ad Harry, mi ripromisi di stargli più vicino, di convincere Silente che il suo obbligo mi stava solo facendo soffrire.
In quel momento la porta si aprì di nuovo e insieme ci alzammo.
-Ehi voi due cosa ci fate qui fuori?- disse Charlotte –per tutti i folletti siete fradici entrate, ora- ordinò.
La seguimmo dentro, sulla porta della cucina c’era però Piton, appena Daniel lo vide si bloccò i due si fissarono per un lunghissimo istante, li interruppe allora la voce di Charlotte.
-Grazie di tutto Severus- disse.
Lui annuì poi si diresse verso la porta, prima di uscire si voltò e con una strana occhiata, molto diversa da quelle che lanciava agli studenti nel sotterraneo quando insegnava Pozioni, fissò prima me poi il figlio, sembrava anche sul punto di dire qualcosa, ma alla fine si voltò e se ne andò richiudendosi la porta alle spalle.






Angolo Autrice

Mamma mia questo capitolo è davvero più lungo di quanto mi aspettassi, beh spero vi faccia piacere!
Allora dopo lo scorso capitolo shock questo non è particolarmente interessante lo so, l'unica cosa è che mi ha fatto venire un incredibile voglia di neve o.o
Allora per chi voleva sapere l'identità della mamma di Daniel eccolo accontentato; anche Charlotte personaggio assolutamente inventato, spero di averlo descitto abbastanza bene, comunque sarà presente anche nei prossimi capitoli.
Sì come potete notare ho inventato tanti nuovi personaggi tanto che per ora Harry sta avendo un ruolo marginale, ma non temete appena Silente si deciderà a dirgli che Evey è sua sorella diventerà importante come lo è nei libri. Ovviamente la storia è centrata su Evelyn che... ok la smetto di blaterare che è meglio, ringrazio chi continua a recensire e tutti voi che seguite e leggete *--*
Ho finito promesso, mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima ^_^ 

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Capitolo 7
*** Tutti continuavano a mentirmi ***


Capitolo 7 - Tutti continuavano a mentirmi


 
-1992

L’anno nuovo si era affacciato su quello trascorso troppo velocemente per i miei gusti e così da un giorno all’altro mi ritrovai di nuovo ad Hogwarts, mentre le giornate tornavano a susseguirsi in quel modo così normale che diventò quasi noioso.
Fu proprio durante uno di questi interminabili identici giorni, che uscendo dall’aula di Incantesimi mi fermò il professor Vitious, tra le piccole braccia teneva una montagna di libri; vidi il resto della classe allontanarsi in fretta, intanto il professore posò i tomi e mi si avvicinò –Ah Smith… ho solo una comunicazione per te- disse.
Annuii facendomi attenta, forse anche un po’ spaventata, ma non avevo combinato nulla di male negli ultimi tempi, insomma correndo per un corridoio la settimana prima di Natale io e Dan avevamo distrutto una vecchia armatura, ma nessuno lo sapeva.
Mi morsi il labbro timorosa.
-Il professor Silente ti vuole nel suo ufficio dopo cena- continuò Vitious interrompendo il filo sottile dei miei pensieri.
Lo guardai allarmata, forse un po’ troppo –Cosa… cos’è successo?- chiesi titubante.
-Questo non lo so- riprese il mago –non sono stato informato dei dettagli dal preside, beh ora credo che dovresti andare a cena insieme ai tuoi compagni-
Sapevo che era un modo per congedarsi, così presi la mia borsa e lasciai l’aula sentendo nascere nel profondo dello stomaco una immensa paura: un’armatura distrutta poteva farmi finire direttamente dal preside? Non mi era mai capitato di aver commesso qualcosa che concepisse una punizione da Silente in persona.
Mi affrettai per i corridoi già vuoti, mi era completamente passata la fame, ma andai ugualmente verso la sala grande; riuscii ad intercettare Dan appena in tempo, gli ordinai di seguirmi senza che si lamentasse.
-Smettila di darmi ordini- borbottò spazientito, immaginavo che l’unica cosa che volesse fare in quel momento era abbuffarsi.
-Smettila di pensare al cibo e dammi ascolto un attimo- intimai –c’è un grandissimo problema-
Forse vide la mia espressione leggermente agitata e sembrò farsi più attento –Che è successo?- chiese allora.
-Ti ricordi l’armatura del corridoio al quarto piano?- domandai a quel punto si fece ancora più attento.
-Ci hanno scoperti?- disse incredulo.
-Shhh- lo zittì perché stava urlando attirando l’attenzione di qualche Grifondoro del quinto anno –Vitious ha detto che Silente vuole vedermi dopo cena-
Lui rimase per un attimo a fissare il vuoto –A me non hanno detto proprio nulla- ammise –e poi pensavo che il tuo incantesimo di Disillusione funzionasse- incrociò le braccia e mi guardò dubbioso.
Spalancai la bocca –Quell’incantesimo è di livello M.A.G.O. ringrazia solo che sia riuscita a far sì che non si notasse molto- dissi stizzita, Godfrey mi aveva parlato di quella magia e io avevo voluto provarla sapendo che era al di sopra delle mie capacità.
Lui ridacchiò divertito –Metti in cattiva luce tutta la casata di Corvonero- non finì la frase che scoppiò a ridere, lo colpii per farlo tacere.
-Rischio una punizione!- sbottai, lo odiavo quando faceva così.
Sospirò poi mi mise un braccio intorno alle spalle e insieme ci incamminammo verso la Sala Grande –Impossibile sono passato lì davanti sta mattina e l’armatura era ancora nascosta- disse con un gran sorriso.
-Mi stavi prendendo in giro quindi?- domandai con un’occhiataccia.
Il suo sorriso divenne ancora più ampio poi scappò via verso il suo tavolo e io mi diressi borbottando verso il mio, sedendomi di fronte a Cho e Peggy, iniziando a mangiare.
 


Dopo aver detto la parola d’ordine al gargoyle, bussando entrai nell’ufficio del preside.
Dopo essermi richiusa la porta alle spalle feci qualche passo in avanti, il vecchio mago stava fissando qualcosa al di là della finestra, pareva molto interessato e quasi non si accorse che ero entrata.
-Grazie per essere venuta Evelyn- disse facendomi segno di avanzare.
Smise di fissare la notte la fuori e si concentrò su di me; i suoi occhi azzurri mi fissavano al di là dei suoi occhiali a mezzaluna appoggiati sul lungo naso, schioccò le dita e apparve una sedia –Prego- disse indicandola.
-Grazie signore- dissi sedendomi; mi ero chiesta durante tutta la cena di cosa avrebbe voluto parlarmi, tanto che non avevo aperto bocca con le mie amiche e loro già abituate a quel mio carattere a volte solitario non si erano scomodate a chiedermi niente.
-Ti starai chiedendo perché sei qui sta sera- continuò il preside.
Annui –Si signore… non è per una punizione vero?- domandai titubante.
Silente sorrise –Perché dovrei punirti hai fatto qualcosa di male?- domandò a sua volta scrutandomi abbastanza divertito.
-No certo che no- dissi sicura pentendomi della mia precedente domanda.
-Bene- continuò lui aggiustandosi gli occhiali –volevo solo sapere come sta procedendo questo tuo anno scolastico-
Era realmente interessato a quello?
–Oh benissimo signore- incominciai –non è difficile come mi avevano detto-
Lui sorrise –E per quanto riguarda Harry?- chiese.
Dopo quella domanda capii che proprio di quello avremmo discusso quella sera, abbassai gli occhi cercando di mettere insieme una risposta che non suonasse troppo come un’accusa nei confronti del preside –Io beh… ho parlato con lui alcune volte…- iniziai titubate ma lui mi interruppe –So bene cosa ti sto chiedendo Evelyn, ma credimi non lo sto facendo senza motivo-
Annuii evitando di chiedergli quale fosse quel suo motivo, tanto non mi avrebbe detto niente.
-Tuttavia- rialzai lo sguardo su di lui –dovrai attendere ancora poco, poi insieme, diremo la verità ad Harry-
Mi si illuminarono gli occhi più di quanto volessi mostrare –Davvero signore?- chiesi.
-Ma certo- rispose lui con un sorriso –beh credo di averti dato una buona notizia e si è anche fatto tardi, gradirei che tu andassi a dormire ora-
-Certo e grazie ancora signore- mi stavo ripetendo ma poco mi importava, augurai la buona notte al preside, uscii dal suo ufficio e mi diressi veloce verso la torre Ovest desiderosa di infilarmi sotto le calde coperte e che il tempo cominciasse a velocizzare il suo ritmo perché ora tutto quello che volevo era dire la verità ad Harry.
 


-Hagrid non è servito a nulla, provarci che cambierebbe?- io e Daniel eravamo nel grande parco del castello, le giornate stavano diventando più calde ora che l’inverno le aveva lasciate, i fine settimana si potevano passare tranquillamente fuori all’aperto.
-Voglio anche andargli a chiedere perché Harry è finito nei guai- ripresi il discorso voltandomi verso di lui.
-Non puoi andarlo a chiedere direttamente ad Harry?- domandò come se non fosse ovvio.
Sospirai, erano quasi passati già dei mesi da quella sera quando Silente mi aveva assicurato che presto Harry avrebbe saputo la verità, immaginavo che per lui il significato di presto fosse molto diverso dal mio. Nonostante tutto avevo aspettato, e intanto avevo cercato di parlare il meno possibile con il mio fratellino, solo perché ogni volta che gli rivolgevo la parola mi sembrava di raccontare solo troppe bugie.
-Va bene ho capito- disse Dan, come li capiva lui i miei silenzi non li capiva nessuno –dai andiamo da Hagrid-
Annuii e mi alzai in piedi pronta a seguirlo: la casetta del guardiacaccia era proprio al limitare della Foreste Proibita, davanti a questa c’era l’orto che in quella soleggiata giornata primaverile era in fiore. Bussai forte alla porta e come unica risposta ottenni il latrato forte di Thor che proveniva al di la della porta.
-Evelyn, Daniel sono qui- una voce fece girare tutti e due, Hagrid arrivava direttamente dalla foresta oscura.
-Ciao Hagrid- salutai io mentre Dan si limitò ad un cenno con la mano –da dove arrivi?- chiesi curiosa.
-Ehm… davo da mangiare agli Ippogrifi e poi sono passato anche dai Thestral… come al solito dunque- spiego togliendosi degli spessi guanti di pelle di drago.
-Senti Hagrid volevo chiederti se sai perché Harry è stato messo in punizione…- incominciai.
-Ecco- iniziò lui poi si sedette su un grande masso proprio davanti ai gradini della sua casetta –è stato trovato in giro di notte, sai Gazza è molto severo-
Annuii, ma non riuscivo a capire perché Hagrid sembrava nascondermi qualcosa.
-Hanno passato la notte nella foresta, dovevamo cercare degli unicorni, invece abbiamo trovato solo centauri- fece un mezzo sorriso rimanendo comunque sul vago, poi si fermò non volendo aggiungere altro.
-Ok grazie mille Hagrid- ripresi dopo qualche istante di riflessione, si mi nascondeva qualcosa, perché cercava di sfuggire al mio sguardo e perché non era minimamente capace di mentire.
-Volete una tazza di té?- chiese allora.
-Oh no- dissi voltandomi anche verso Daniel che era rimasto in silenzio –dobbiamo andare-
-Va bene, grazie ragazzi per la visita- concluse alzandosi ed entrando in casa.
Mi voltai e mi incamminai verso il castello, Daniel mi seguiva silenzioso evidentemente pensav,a poi mi disse –Sembrava nascondere qualcosa-
-Si- dissi –ne sono sicura anche io-
Camminammo vicini fino alla Sala d’Ingresso, era quasi ora di cena, ma volevo passare in dormitorio per posare la tracolla con i libri. Mi soffermai a fissare le grandi clessidre che tenevano i punti delle case. Quella di Serpeverde era quasi piena, seguita da quella di Corvonero, poi Tassorosso e infine Grifondoro.
-Gli hanno tolto tantissimi punti- sussurrai.
-E ammetto che ne sono abbastanza felice, loro erano primi- disse Dan con un sorriso.
Roteai gli occhi, poi notai qualcosa che brillava ai piedi delle enormi clessidre, mi avvicinai e notai che era solo una figurina delle Cioccorane, qualcuno doveva averla persa. La raccolsi, era quella di Silente e io ne avevo già due o tre ma qualcos’altro attirò di più la mia attenzione …e per i suoi esperimenti di alchimia con l’amico Nicholas Flamel… feci quasi un balzo e la figurina scivolò dalle mie mani.
-Che succede?- chiese Daniel avvicinandosi.
-So chi è Nicholas Flamel- dissi semplicemente.
 


Era domenica e dopo aver passato un tempo incredibilmente lungo a meditare su tutto le mie informazioni su quella strana storia ero giunta all’unica conclusione possibile: avevo fatto delle ricerche sull’alchimia che mi portava ad una sola cosa ovvero la pietra filosofale, che tramutava il metallo in oro, ma che poteva concedere la vita eterna; questo stava proteggendo quel cane nel corridoio del terzo piano, ma cosa centrava Piton in tutto quello? Non avevo creduto alle parole di Harry, quindi dovevo andare a cercarlo e parlargli.
Fui molto fortunata a trovare lui, Ron ed Hermione fuori dall’aula di Trasfigurazione, stavano parlando animatamente, ma sottovoce come se avessero paura di essere sentiti da qualcuno.
Mi annunciai schiarendomi la voce, odiavo intromettermi, ma dovevo parlargli –Ehm ciao…- dissi titubate.
I tre si zittirono subito –Ciao- dissero in coro.
Ci fu un lungo attimo di silenzio così con un sospiro parlai –Allora senza giri di parole, so della pietra che il cane sorveglia- dissi.
Tutti e tre spalancarono la bocca sorpresi, sembravano incredibilmente sincronizzati, la cosa mi fece quasi paura.
-Come fai a saperlo?- chiese Ron che fu il primo a riprendersi.
Feci un gesto con la mano –Lunga storia, il problema è voi pensavate che Piton voglia rubarla, ma ho capito che è impossibile- dissi.
-Perché scusa?- chiese Hermione incrociando le braccia al petto.
-Silente ha voluto lì quella pietra e lui si fida di Piton, molto più di quanto voi possiate credere, quindi non ci sono problemi davvero- assicurai.
I tre si guardarono, i loro sguardi erano davvero difficili da interpretare, alla fine Harry alzò lo sguardo su di me –Va bene- disse, ma non era affatto convinto –ora noi dobbiamo andare- mi superarono ma io li fermai, tutti continuavano a mentirmi.
-Vi prego ragazzi non fate sciocchezze, questa storia non è affar nostro- pregai i ragazzini.
-Va bene- assicurò di nuovo Harry questa volta con un sorriso, ma dal suo sguardo non riuscii a credergli; quei tre si sarebbero messi nei guai ne ero sicura.








 
Angolo autrice
Nuovo capiolo, nuovo anno :)
Spero sia piaciuto a tutti voi ^-^
Ricordatevi di farmi saper cosa ne pensate!
Alla prossima

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Capitolo 8
*** Un Expelliarmus lo sa fare anche un ragazzino senza bacchetta ***


Capitolo 7 - Un Expelliarmus lo sa fare anche un ragazzino senza bacchetta




C’erano due motivi principali per i quali ero sicura che quei tre ragazzini si sarebbero messi in un mare di guai: primo sembrava che nessuno di loro fosse capace a mentire, lo avevo letto troppo bene nei loro sguardi quando avevo fatto prometter loro che non avrebbero fatto assolutamente nulla; e secondo, se Harry era anche solo minimamente uguale a nostro padre, il mare di guai sarebbe sicuramente dilagato in un oceano.
Chissà perché pensando a cosa avrebbero combinato non mi ero neanche lontanamente immaginata quello che in verità accadde.
 
-Proprio p-p-per questo l’incantesimo Expelliarmus può risultare d-difficile da eseguire in modo c-c-completo- il professor Raptor ormai stava parlando da due ore ed essendo un caldo pomeriggio di fine anno, la metà della classe aveva smesso di seguirlo già da un po’ o per addormentarsi sul banco o per fissare qualcosa fuori dalla finestra sperando di abbandonare al più presto l’aula.
-Bene a-aprite i libri a pagina 456 e iniziamo a l-l-leggere- continuò il professore con la sua solita vocina incerta.
Svogliatamente aprii il mio libro facendo sbattere la copertina e più della metà delle pagine sul banco, Daniel vicino a me sobbalzò spaventato, ero sicurissima che si fosse addormentato.
-Ehi dovresti fare più piano- sussurrò.
Roteai gli occhi –Tu non dovresti dormire in classe- replicai.
Lui sbuffò –Un Expelliarmus lo sa fare anche un ragazzino senza bacchetta- disse.
In effetti aveva ragione, così mi concessi un sorriso.
In quel momento finì la lezione e tutti si alzarono velocemente dalle loro sedie e scapparono via, io d’altro canto dovevo consegnare al professore un compito così i trattenni in classe.
-Vorrai scusarmi Smith- disse il professore –ma sta sera sono d-d-davvero di fretta, puoi consegnarmi il tuo c-compito domani- detto quello sparì fuori dall’aula di gran corsa.
Rimasi a fissare il punto dove il suo mantello era sparito, confusa; sembrava un comportamento troppo strano per Raptor, insomma era un uomo davvero stano, ma certamente non andava mai di fretta, era sempre calmo e rilassato; facile da spaventare certo, ma mai uno che si sarebbe messo a correre perché era in ritardo.
-Evey muoviti- mi urlò Dan fuori dall’aula, così presi il mio compito, lo rimisi in borsa e corsi fuori, senza farmi altre domande su quello strano insegnate di Difesa contro le Arti Oscure.
 

Subito dopo l’ultima lezione di quel pomeriggio era salita alla gufiera, dovevo infatti rispondere ad una lettera di Godfrey; odiava se non gli rispondevo subito, come se lui fosse il mago più puntuale del mondo!
-Vuoi rallentare queste scale sono ripide- stava urlando Daniel.
Ridacchiai –Sei fuori allenamento caro mio- spiegai.
-Ha parlato lei- sbottò lui raggiungendomi.
-Sarebbe un modo per dire che sono grassa?- dissi fulminandolo.
-Non oserei mai- disse fingendo un inchino.
-Idiota- dissi colpendolo su una spalla, ma sorridendo.
Eravamo intanto arrivati, la maggior parte dei gufi stava sonnecchiando tranquilli; fu davvero difficile rintracciare Ewaph tra tutti i volatili, quando fintamente lo localizzai quello mi lanciò un’occhiata felice e aprì le ali facendo schioccare il becco.
Sorrisi e gli accarezzai il capo, poi gli diedi la lettera –Portalo a Godfrey, va bene?- quello in tutta risposta si lanciò fuori da una delle piccole aperture nella torre e sparì ben presto all’orizzonte.
-Ti prego andiamo via- disse Daniel che indugiava sulla porta, lui non amava particolarmente i gufi, ridacchiai e lo seguii fuori –Pensavo che questa strana paura ti fosse passata- commentai.
Lui sbuffò mettendosi le mani in tasca –Sono stato traumatizzato- disse –quel maledetto uccello mi ha quasi cavato un occhio-
Quell’episodio della sua infanzia era particolarmente divertente: un giorno una civetta aveva portato una lettera per Charlotte, lui aveva all’incirca cinque anni e aveva pensato che tirare le penne della coda dell’animale non comportasse nessun rischio, ma evidentemente si sbagliava.
-Sei stato tu a provocarlo- gli ricordai.
-Ero un moccioso- ribadì –quindi è più colpa del gufo-
Eravamo ormai nel corridoio del quarto piano quando sentimmo qualcuno che correva proprio vicino a noi: passò come un fulmine e quasi non ce ne accorgemmo.
-Ma quello era Raptor?- domandò Daniel visibilmente stupito.
Annuii, cosa stava succedendo? Insomma, prima la fretta di quel pomeriggio ora quello.
-Sta succedendo qualcosa di strano- dissi, ne ero più che certa –potremmo seguirlo- proposi.
-Scodatelo adesso c’è la cena- disse Dan, lo guardai malissimo, ma alla fine dovetti seguirlo.
-Spiegami il tuo trucco perché credimi non ci arrivo- dissi –mangi come una fogna e sei pigro come pochi, allora come fai ad essere così magro- era davvero un mistero per me.
Lui alzò le spalle –Questo neanche la magia può spiegarlo- poi rise e io mi unii a lui.
Arrivati in Sala Grande capii che i miei sospetti di tutto il giorno erano fondati, il professor Raptor infatti non si presentò a cena, era quasi svanito nel nulla.
 

Quella sera andai a dormire con uno stano brutto presentimento, non riuscivo a prendere sonno e continuavo a rigirarmi nel letto cercando una posizione che conciliasse il sonno che non voleva arrivare.
-Ev smetti di fare questo casino- borbottò Peggy dal letto vicino al mio mettendo la testa sotto il cuscino per tapparsi le orecchie e trovare un po’ di pace.
-Scusa- sussurrai, alla fine rimasi supina a fissare l’apice del letto a baldacchino quasi perdendomi dentro i fantasiosi ghirigori del legno.
Il brutto presentimento si trasformò presto in una strana ansia che mi logorava lo stomaco, mi alzai a sedere sospirando, poi afferrai un libro e mi diressi nella Sala Comune, vuota all'una di notte.
Il fuoco scoppiettava ancora allegro e così mi sedetti sulla poltrona più vicina alle fiamme rossicce che diffondevano un piacevole calore.
Aprii il libro iniziando a leggere sperando di distrarmi, ma al posto di riuscirci ben preso crollai stanca con il libro ancora aperto in grembo, ma quella sensazione sgradevole non se ne andò, anzi agitò i miei sogni per tutta la notte.
 

 -Evelyn, cavolo svegliati!- una voce mi stava chiamando, mi ero addormentata sulla poltrona, il freddo era tagliante forse perché il fuoco era completamente spento nel camino accanto a me. Mi stropicciai gli occhi e notai che due figure mi stavano guardando –Ma perché sei qui?- il primo che riuscii a mettere a fuoco fu Daniel che con poco tatto, poco prima mi aveva svegliata; dietro di lui però c’era la professoressa McGranitt.
-Cosa succede professoressa?- chiesi; non mi ero neanche minimamente chiesta perché Daniel che era di Serpeverde o l’insegnante di Trasfigurazione, direttore della casa di Grifondoro fossero nella sala comune di Corvonero.
-La questione è urgente signorina Potter venga con me adesso- disse la vicepreside.
Il suo tono insieme al modo in cui mi aveva chiamato, dato che tutti usavano il cognome Smith, mi fece capire che era successo qualcosa di grave.
-Io… sì, certo- balbettai così mi alzai e iniziai a seguirla mentre lasciavamo il dormitorio, Daniel era dietro di me.
-Cosa è successo?- gli domandai in un sussurro.
Lui alzò le spalle –Non ne ho idea- bisbigliò.
-Per fartela breve signorina Potter- disse la McGranitt che sicuramente aveva sentito le nostre parole nonostante il rumore dei nostri passi sulle scale stesse rimbombando per il castello deserto a quella ora della mattina –si tratta di tuo fratello-
Sentii la pesante pietra da sotto i miei piedi quasi svanire –Cosa è successo?- domandai impaurita.
-Le spiegherà tutto il preside, ora muovetevi tutti e due- la professoressa mi rispose solo questo e quelle poche parole non mi bastarono.
Cominciai a correre più veloce quando capii che la strada che stavamo prendendo portava all’infermeria: ora capivo cos’era quel bruttissimo presentimento della sera prima. Dovevo vedere Harry e dovevo vederlo in quell’istante perché la mia mente stava divagando in tantissime fantasiose ipotesi su cosa fosse accaduto, speravo solo con tutta me stessa che non c'entrasse nulla il cane a tre teste.
Pensandoci rabbrividii e chiusi gli occhi scacciando via quell’immagine tremenda; ormai eravamo arrivati davanti all’infermeria, io che non resistevo più feci per entrare quando sentii una voce familiare –Grazie professoressa- era Silente.
Mi voltai verso il preside, non era lui che volevo ascoltare quella sera, non dopo le parole che mi erano state dette poco prima.
Feci per aprire la porta ma questa era chiusa, mi voltai –Qualcuno mi spieghi cosa succede- dissi quasi con rabbia.
-Ti prego Evelyn vieni con me- disse Silente –e anche tu Daniel, da questa parte per favore-
-No, basta così voglio la verità- stavo puntando i piedi come una bambina capricciosa, non lo facevo per un giocattolo o per dei dolci, no ora in ballo sembrava esserci qualcosa di molto più importante.
-Ti spiegherò tutto, ora venite- il tono del preside non ammetteva repliche.
Entrai nella stanza che Silente stava indicando, silenziosamente seguita da Daniel, questa era piccola, ornata con una grande finestra qualche banco e una panca, ce n’erano a centinai come quelle sale nel castello.
Il vecchio mago si richiuse silenziosamente la porta alle spalle poi si voltò: i suoi profondi occhi azzurri sembravano volermi leggere l’anima.
Sostenni quello sguardo quasi con aria di sfida, avevo seguito i suoi ordini per tutto l’anno, ma ora era successo qualcosa ad Harry e la mia pazienza stava svanendo pian piano, come quella notte che stava lasciando posto all’aurora.
-Che cosa sta succedendo?- chiesi convinta senza girarci troppo intorno.
-Infatti signor preside, insomma ci ha fatti svegliare all’alba per cosa?- continuò Dan.
Gli occhi di Silente guizzarono sul ragazzino alle mie spalle –La professoressa McGranitt di ha assicurato che non c’è stato bisogno di svegliarti- disse il preside.
Tipico di Daniel, si era sicuramente fatto beccare a girare per i corridoi di mattina presto, il  vecchio mago lo guardò divertito giusto con un pizzico di severità negli occhi, Dan allora abbassò lo sguardo e si lasciò cadere sulla panca di legno.
-Nessuno ha risposto alla mia domanda- feci notare.
Silente mi fissò –Ho anche io una domanda per te Evelyn- disse –sai niente riguardo una certa pietra filosofale?-
Rimasi a guardarlo senza lasciar trapelare niente, socchiusi appena gli occhi –Mi dica solo che quel cane a tre teste non gli ha fatto nulla…- pregai, lo sguardo supplichevole.
-Quindi questo è un sì?- domandò ancora lui.
Lo guardai spaesata, ma annuii.
Quello sorrise –Il cane è stata una passeggiata per quei tre ragazzini- disse e così capii che coinvolti c’erano anche Ron ed Hermione –il problema si è presentato più tardi-
-Mi dica tutto la prego- supplicai avvicinandomi.
-Bene- disse Silente, poi fu interrotto dall’aprirsi della porta con un cigolio, nella piccola stanza entrò il professor Piton.
-Grazie per essere venuto Severus- disse il preside girandosi appena verso l’altro che annuì.
Silente si voltò nuovamente verso di noi e sono sicura che notò la tensione che aveva portato l’entrata di Piton, soprattutto su Daniel, ma riprese a parlare –Ho avuto in giro tutto l’anno per il castello un enorme minaccia per tutti gli studenti e in modo particolare per Harry- continuò.
Lo fissai mentre arrivavano alla mia mente pensieri troppo diversi: qualcuno di molto pericoloso per Harry… sentii un brivido risalirmi la schiena –Chi voleva quella pietra?- domandai sperando di sbagliarmi.
-Oh Evelyn tu sai già la risposta- disse il preside con un sorriso.
Abbassai gli occhi invasa da un’agghiacciante paura –Non può essere- dissi.
-Lo pensavo eppure è così- disse lui –Voldemort non è mai stato sconfitto, ha continuato a vivere in questi dieci anni, cercando disperatamente un modo per rituffarsi nel suo vecchio potere, ma non ci è riuscito neanche ieri sera quando poteva coronare due dei sogni che lo perseguitano da allora: riavere un corpo tutto suo e uccidere chi lo aveva sconfitto-
Rimasi zitta e immobile; com’era possibile? Voldemort nella scuola per tutto l’anno e la sera prima Harry lo aveva combattuto. Non riuscivo a pensare, una sola convinzione salda nella mia mente mi stava impedendo di crollare: Silente mi aveva assicurato che Harry stava bene, nonostante tutto quello che avesse passato.
-Ma cosa vuole dire con riavere un corpo tutto suo?- Daniel parlò facendomi ricadere nella realtà di quella piccola stanza.
-Sono sicuro che in questi ultimi anni abbia vissuto come un parassita, alle spese di un altro, ammetto povero sventurato- disse il preside.
-E chi è questo?- continuò Daniel.
Silente fissò entrambi poi sospirò –Il professor Raptor- disse.
Era sicuramente l’ultima cosa che potessi aspettarmi in quel momento, poi velocemente i frammenti distorti del giorno prima sembrarono trovare posto: ecco spiegato quello strano comportamento.
In quel momento però i miei occhi guizzarono sul professor Piton, ancora in piedi dietro a Silente, perché allora Harry, Ron ed Hermione avevano sospettato di lui?
-Questo è tutto ragazzi- concluse il preside –ora vi consiglio di tornare ai vostri dormitori-
-Aspetti- scattai in avanti –io voglio vederlo-
-Mia cara- rispose lui –questo va oltre il mio potere, Madama Chips ha vietato persino a me di far visita ad Harry e comunque lui ora sta tranquillamente riposando, ti prometto che sarai la prima a vederlo appena si sveglierà-
Detto quello aprì la porta e sia lui che l’insegnate di pozioni se ne andarono.
Rimasi lì mentre la porta si richiudeva piano, le rivelazioni di quella mattina erano troppe; presi un profondo respiro solo allora mi accorsi di avere gli occhi umidi; me li strofinai forte, non volevo piangere, odiavo farlo.
Daniel si alzò e mi venne vicino –Evey non fare quella faccia, lo hai sentito Silente, lui sta bene- cercò di consolarmi.
Mi strofinai ancora gli occhi, lui sospirò –Guarda che se per una volta quello forte dei due sono io non è che mi lamento- disse.
Sorrisi, diceva sempre che quella con il carattere più forte ero io, mentre lui si lagnava troppo; lo abbracciai –Mi sento in colpa- ammisi.
-Perché scusa?- rispose lui –è abile a mettersi nei guai il ragazzino, una cosa di famiglia in fondo-
Sorrisi, aveva ragione non dovevo preoccuparmi, lui stava bene e presto me ne sarei accertata io stessa.
 

In fondo non passò troppo tempo da quella mattina, appena due giorni prima quando stavo uscendo dalla torre Ovest diretta alla Sala Grande per il pranzo quando trovai Silente che fissava con interesse l’aquila di pietra a guardia della Sala Comune di Corvonero.
-Professor Silente?- domandai, non sembrava quasi lui, incredibilmente concentrato sull’aquila: una profonda ruga gli divideva le sopracciglia e sembrava quasi che i suoi occhi volessero incenerire la pietra di cui era fatto il rapace; appena sentita la mia voce sembrò ridestarsi.
-Buongiorno Evelyn- salutò con un sorriso, poi lanciò un’altra occhiata alla porta –quest’aquila non ha mai voluto farmi entrare, sospetto che ce l’abbia con me da quando al secondo anno ho cercato di imbrogliarla- sorrise ripensandoci e anche io lo feci, gli aneddoti del preside erano davvero ambigui, ma anche divertenti.
-Poi i suoi indovinelli richiedono davvero una mente eccellente- sembrò ridestarsi da quella specie di monologo –ma non sono qui per questo, oggi voglio che tu venga con me per fare visita ad Harry-
I miei occhi si illuminarono –Si è svegliato?- domandai.
-Oh beh credo che non mancherà molto- assicurò –prego andiamo-
Lo seguii attraverso il castello con ansia crescente, poi arrivati davanti alla porta dell’infermeria mi bloccai –Aspetti signore- dissi –io… ecco… quando potremmo dire la verità ad Harry?- chiesi titubante.
Lui mi guardò con un sorriso –Sono sicuro che i tempi siano maturi, mia cara- disse –gli diremo tutto oggi-








Angolo autrice

Lo so sono di nuovo in un ritardo pazzesco perdonatemi (consiglio spassionato per tutti vuoi il quarto anno allo scientifico uccide è provato)
Bene questo capitolo è un po' lungo, pensavo di riuscire a mettere anche la parte in cu Silente dice finalmente la vertià ad Harry, ma credetemi sarebbe diventato davvero chilometrico, quindi ho rimandato al prossimo.
Beh ricordatevi di farmi sapere che ne pensate ;)
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Tu e mamma siete uguali ***


Capitolo 8 - Tu e mamma siete uguali


 

L’infermeria era completamente vuota, a parte l’ultimo letto verso il fondo, illuminato dai raggi ancora deboli del sole.
Riconobbi subito la minuta figura di Harry distesa tra le bianche lenzuola, i suoi occhiali erano posati sul comodino che affiancava il letto, poi notai subito la sua mano, che non era coperta, fasciata da bende pulite.
Mi avvicinai con passo più svelto di quello di Silente, quando però fui davanti al letto mi bloccai: avevo improvvisamente paura, quando si fosse svegliato e il preside gli avrebbe detto tutto, come Harry avrebbe potuto reagire?
Gli avevo mentito per un anno intero, come potevo aspettarmi un atteggiamento positivo da parte sua?
-Qualcosa ti turba Evelyn?- chiese il preside.
Sospirai lasciandomi cadere su una sedia dietro di me, ora i raggi del sole colpivano anche il mio viso, alzai lo sguardo sul vecchio mago –Sì signore- dissi –stavo pensando alle parole che mi disse quel giorno a Diagon Alley- ammisi.
Lui sorrise poi si sedette accanto a me –Credo che troverai sorprendente il modo semplice con il quale i ragazzini perdonano- spiegò poi rialzò lo sguardo –oh beh, giusto in tempo, buongiorno Harry-
Rialzai anche io lo sguardo: Harry si strofinò gli occhi, prese gli occhiali e dopo esserseli appoggiati sul naso fece un mezzo sorriso.
-Buongiorno signore- disse, solo allora sembrò accorgersi di me –oh ciao Evelyn-
Sventolai appena la mano in segno di saluto poi abbassai subito il viso, chissà perché in quel momento avevo solo voglia di andarmene da lì.
-Sono felice di vedere che stai meglio ragazzo- continuò Silente –hai dormito per tre giorni-
L’espressione di Harry si fece improvvisamente seria –E Ron ed Hermione… loro…- incominciò.
-Stanno tutti bene- lo anticipò il preside –anzi erano molto in pensiero per te- poi indicò un carrello pieno di dolci lasciato ai piedi del letto del ragazzino che sorrise felice.
Poi però tornò serio nuovamente –Signore la pietra, non sono riuscito a proteggerla- cominciò.
-Tutt’altro direi- replicò Silente –la pietra è al sicuro, ho provveduto a riconsegnarla al signor Flamel e lui la distruggerà-
Harry spalancò gli occhi –Distruggerla? Ma così lui morirà- disse.
-Lui e sua moglie hanno abbastanza Elisir per mettere a posto i loro affari, poi sì, moriranno-
Il ragazzino sembrò pensarci su, io fissavo la discussione tra i due senza aprire bocca, volevo lasciar fare tutto a Silente, sapevo che io non potevo esserne in grado.
-Mi chiedevo signore- riprese Harry –Voldemort non è sconfitto?-
-No Harry- rispose il preside –ma lo hai combattuto con grande coraggio-
-Eppure il professo Raptor… che tipo di magia era quella?- continuò il ragazzino fissandosi le mani.
-Una delle più potenti che esista- spiegò Silente –quella notte di dieci anni fa, quando Voldemort cercò di ucciderti, tua madre, Lily si frappose tra voi; lei morì, tu invece no. Queste magie non si vedono, ma sono le più potenti Harry-
Cercai di abbassare ancora di più la testa, non volevo altri ricordi sulla morte dei miei genitori, era una scena che non avevo mai vissuto, ma che qualche notte riuscivo a sognare svegliandomi piangendo.
-E qual è questa magia professore?- domandò Harry anche lui dopo qualche secondo di silenzio.
-L’amore Harry, l’amore- spiegò semplicemente Silente con un sorriso.
Il ragazzino sembrò soppesare per bene quelle parole mentre nei suoi occhi appariva una scintilla di felicità.
-Ora Harry vorrei che tu mi ascoltassi attentamente- continuò il preside, e così capii che di lì a poco mi avrebbe tirata in causa, presi un profondo respiro.
-Quella notte fu Hagrid a portati e lasciarti dai tuoi zii, in quella occasione c’ero anche io- disse Silente –ti ho lasciato lì, insieme a tutta la famiglia che ti rimaneva, ma non è questa esattamente la verità-
-Che significa signore?- domandò Harry alquanto confuso.
-Non mi pento di quella decisione, è giusto che tu stia con i tuoi zii, ma loro non sono tutta la famiglia che ti è rimasta, c’è qualcun altro di cui tu non hai memoria, di cui io ti ho sempre tenuta nascosta l’identità-
Il preside non aggiunse altro e si appoggiò allo schienale della sua sedia aspettando che il ragazzino capisse da solo, forse; io alzai un po’ il viso e lo vidi fissare il preside curioso, poi il suo sguardo si spostò su di me.
Sicuramente lesse dentro i miei occhi la verità, dato che avevo smesso di mentire appena varcata la porta dell’infermeria.
-Tu…?- domandò incerto, nel suo tono c’era anche un minimo di risentimento.
Sicuramente se ne accorse anche Silente –Ti prego Harry, ti spiegherò ogni cosa, ma non devi prendertela con Evelyn-
Gli occhi di Harry non si staccavano dai miei –Sei mia sorella?- chiese titubante il ragazzino.
Distolsi un attimo lo sguardo poi annuii.
-Ma com’è possibile, insomma- balbettò Harry –io non mi ricordo assolutamente nulla e poi questo significa che mi avete mentito-
-Come su tutto il resto d’altronde- intervenne il preside –ti ho tenuta nascosta la tua vera natura, l’ingiusta morte dei tuoi genitori e l’esistenza di tua sorella, ma io e solo io sono l’artefice di questo. E se vorrai odiarmi per questo potrai farlo, ma voglio che tu sappia che ho cercato di tenerti lontano da tutto questo per proteggerti Harry-
Quello abbassò lo sguardo e rifletté su quelle parole –Non sono arrabbiato signore sono solo stupito, pensavo che le sorprese fossero finite- borbottò.
Mi scappò un sorriso, se Silente era salvo forse lo ero anche io.
Il preside sorrise compiaciuto.
-Ma c’è ancora una cosa che vorrei sapere: perché Voldemort vuole uccidere proprio me? Cos’ho di speciale?- domandò Harry.
Silente lo fissò poi posò lo sguardo su di me –Mi dispiace Harry, ma non posso ancora rispondere a questa tua domanda- ammise.
Quella era la stessa risposta che rifilava a me ogni volta che gli chiedevo come mai solo una manciata di persone sapeva il mio vero nome; il preside infatti sembrò strizzare l’occhio nella mia direzione.
-Ora che tu sai la verità Harry temo che lo verrà a sapere tutto il castello, successivamente la Gazzetta del Profeta e per finire l’intera Inghilterra, ma sono sicuro che Evelyn apprezzerà adesso essere chiamata con il suo vero nome, vero signorina Potter?- disse Silente poi si alzò andando verso la porta –beh avete tutta la mattina per chiarirvi, io cercherò di tenere occupata Poppy- detto quello sparì dietro il grande portone di legno.
Spostai lo sguardo su Harry, anche lui mi fissava –Ti aveva ordinato di non dirmi nulla?- chiese, sembrava voler la conferma che io non c'entrassi nulla con tutta quella farsa del preside.
-Sì, proprio quel giorno che ci siamo incontrati a Diagon Alley- spiegai –e mi dispiace, non sai quanto avrei voluto dirti tutto- ammisi con lo sguardo basso.
-Non è stata colpa tua- disse con un sorriso che rese il mio cuore più leggero.
Si alzò in piedi mettendosi di fronte a me, osservandomi con attenzione –Forse avrei dovuto capirlo da solo, sai ho una foto di mia… di mamma e siete uguali- disse.
Il mio sguardo si addolcì e sorrisi –Tu sei identico a papà, stessa testardaggine e capacità di finire nei guai- replicai.
Lui rise –Già lo dicono tutti- disse.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, poi sapendo benissimo quanto fosse una mossa azzardata lo abbracciai: ero stanca di quelle bugie, stanca dei metodi di Silente.
Anche lui mi abbracciò: era tutta la famiglia che mi era rimasta, tutto ciò che volevo fargli sapere era quanto gli volessi bene, nonostante me lo ricordassi a malapena quel bambino con le guance piene e gli occhi verdi, che sfrecciava per casa con una scopa volante giocattolo.
Sapevo che ora tutto sarebbe cambiato, lo speravo anche se le vacanze si avvicinavano e questo voleva dire separarmi da lui dopo averlo appena ritrovato, ma in fondo mi dicevo che se erano passati dieci anni potevo benissimo aspettare due mesi.
 

L’espresso era partito dalla stazione di Hogsmeade in perfetto orario, sembrava una saetta rossa che sfregiava il verde paesaggio allontanandosi sempre più da Hogwarts.
Tornare a casa metteva sempre un po’ di malinconia, la scuola poteva risultare pesante, stressante e tutto il resto, ma alla fine chiunque riusciva a considerarla una seconda casa.
-Sembrerà come se non fosse mai finita- stava borbottando Dan.
Smisi di guardare fuori dal finestrino e mi concentrai su di lui, guardandolo con aria interrogativa.
-Ci hanno riempiti di compiti- sbottò giocherellando con qualche figurina appena trovata nelle Cioccorane scartate.
-Trovi sempre un modo per lamentarti- gli dissi e lui mi lanciò un’occhiataccia.
-Sei insopportabile quando sei di buon umore sai- disse.
Risi, neanche quello poteva togliermi la felicità che avevo addosso e dentro me.
In quel momento sentii bussare alla porta dello scompartimento: era Harry seguito da Ron ed Hermione; feci segno ai tre di entrare.
-Non vi dispiace, vero?- chiese come per scusarsi Harry.
-Certo che no, venite- dissi, poi presero posto insieme a noi.
Sicuramente quello fu il viaggio di ritorno da Hogwarts migliore che io abbia vissuto, ogni cosa sembrava essersi aggiustata, l’incantesimo da compiere non era stato difficile da eseguire ho dovuto solo aspettare il momento giusto per poterlo vedere realizzato.
 

Sarebbe inutile narrare cosa successe di lì a due anni, diciamo solo che il mio terzo e quarto anno ad Hogwarts non furono dei più normali, almeno per gli standard della scuola.
La storia la conoscono tutti nel mondo dei maghi: la prima di come la Camera dei Segreti fu riaperta nella scuola seminando il panico tra tutti i nati babbani, la seconda parla della mente criminale di Sirius Black, riuscito ad evadere da Azkaban.
Durante quei due anni capii quanto univa Harry e Voldemort quando scoprii che lui poteva parlare Serpentese, ma anche di come il suo coraggio uccise un basilisco e salvò Ginny, la sorellina di Ron.
Capii come erano forti i legami di amicizia tra mio padre e i suoi amici, di come si riesca a salvare un uomo innocente da un destino orribile e di quanto sia pericoloso il tempo, persino per un mago.
Furono due anni che rafforzarono sempre di più il mio rapporto con Harry, gli anni che ci fecero conoscere altri due membri della nostra famiglia, di come Harry vide il suo padrino quasi morire sotto l’attacco dei Dissennatori, di come io vidi il mio trasformarsi in un mostro al sorgere della luna piena. 
Li ricordo benissimo, ma ricordo ancora meglio il mio quinto anno ad Hogwarts, l’anno che cambiò la storia e cambiò me in modo troppo radicale, mi fece conoscere una tristezza e uno smarrimento che speravo di non poter sperimentare mai.
Tutto iniziò nell’estate del 1994, quando le vacanze erano iniziate da poco più di un mese e in quel momento il mio unico pensiero era rivolto alla Coppa del Mondo di Quidditch. 







Angolo Autrice

Buona sera a tutti.
Lo so non ci sono scuse per questo enorme ritardo, ve ne riflilo solo una: completa mancanza di ispirazione che mi ha assalito durante le vacanze di Natale.
Poi speravo di farmi perdonare con un bel capitolo e non ci sono riuscita; questo non mi piace per nulla è corto e davvero poco riuscito.
Però come avrete capito dal prossimo si vola direttamente al quarto anno di Harry, ossia il quinto per Evelyn, quindi aspettatevi di rivivere il Torneo Tre Maghi :D
Beh detto questo mi dileguo che è meglio, con la promessa di rifarmi viva presto, quindi ora tocca a voi dirmi cosa ne pensate!!

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Capitolo 10
*** Sei ancora amica con il figlio di Mocciosus ***


Capitolo 9 - Sei ancora amica con il figlio di Mocciosus? 

 
-1994

-Regina in C3- dissi.
-Non lo farei fossi in te- mi avvertì Daniel.
-Questa è la mia mossa vincente- dissi sicura –Scacco Matto-
La regina bianca, con ben poca grazia, infilzò il re nero spezzandolo in due; avevo vinto ancora.
Feci un sorriso soddisfatto, diciamo che giocare a scacchi in una bella serata estiva era un po’ deprimente, ma nessuno dei due aveva intenzione di fare altro.
Daniel sospirò sconfortato –Non è divertente giocare contro di te- disse.
-Non sai perdere, ammettilo- replicai io.
Lui fece un smorfia –Ricorda che potrei lasciarti qui a casa domani, così per te niente Coppa del Mondo- disse.
-Non lo faresti mai, o almeno Charlotte non lo farebbe mai- risposi io sicura.
Lui alzò le spalle poi si tirò su e cominciò a fissare qualcosa al di là della mia finestra con la fronte corrugata; poi si spostò dall'apertura facendo spazio a Ewaph, che atterrò dolcemente sul davanzale.
Prima di concentrarmi sul gufo guardai il mio amico e risi, Daniel mi fulminò –Smetti di deridermi- sbottò.
Alzai le mani in segno di resa, sempre ridendo –Va bene, va bene- acconsentii, poi presi del becco di Ewaph la lettera che mi aveva portato, lessi il mio nome sopra la busta e riconobbi subito la scrittura, era di Harry.
Sorrisi –E’ da parte di Harry- dissi cominciando ad aprirla, quando sentii dal piano di sotto Godfrey che mi chiamava.
Mi alzai lasciando la lettera sul letto –Che succede?- chiesi.
Daniel che era più vicino alla porta della mia camera guardò giù dalle scale –Mi sa che è arrivato qualcuno- disse.
Lo superai e scesi al piano di sotto, lui mi seguiva a poca distanza; arrivata nel salotto trovai Godfrey in compagnia di due uomini che mi davano le spalle, ma che riconobbi subito.
-Remus, Sirius!- urlai con un sorriso correndo incontro ai due e abbracciandoli; poi mi fermai a guardare entrambi felicissima di rivederli.
-Aspetta un attimo, Sirius tu non dovresti andare in giro così riconoscibile- dissi ad un certo punto.
L’uomo sbuffò –Tu ragazzina, sei proprio uguale a Remus, entrambi noiosissimi- disse ridendo e sedendosi sul divano –non possono chiudermi da qualche parte, ho già sopportato abbastanza-
Remus mi passò un braccio sulla spalla –La mia figlioccia dovrà pur aver preso qualcosa da me- disse con un sorriso che io ricambiai subito.
-Lo ammetto però, sono felicissima che siate venuti- dissi davvero grata, immaginando quanto quello fosse pericoloso, soprattutto per Sirius.
-Da Harry non siete andati?- chiesi curiosa.
Sirius accarezzò i braccioli della poltrona corrugando la fronte pensieroso, fu Remus a rispondere –Ci ho litigato per più di un’ora, ti prego non ricordarglielo- pregò.
-Sta tranquillo Luna Storta ho capito, sarebbe troppo pericoloso- ammise Sirius.
Sia io che Remus lo guardammo sbalorditi.
-Evitate quella faccia voi due- sbottò Sirius poi ci voltò le spalle rivolgendosi a Godfrey –posso chiederti un bicchiere d’acqua Godfrey?-
-Oh certo, ma che scortese, vi porto anche qualcosa da mangiare- farfugliò il vecchio mago traballando fino in cucina.
Remus che si stava guardando intorno notò solo allora Daniel che si era quasi nascosto all’ombra della grande credenza di legno scuro affiancata al muro che divideva il salotto dalla cucina.
-Ciao Daniel- disse Remus.
Lui sembrò ridestarsi –Buonasera Professore- rispose accennando un sorriso.
Sirius invece lo guardò e accennò un saluto piegando il capo, ricambiato da Daniel più o meno nello stesso modo –Ehm…- disse –io devo tornare a casa Evey, ci vediamo domani- disse il ragazzo.
-Certo a domani- dissi con un sorriso, poi lui dopo aver salutato gli altri si voltò ed andò via.
Godfrey era tornato con un vassoio strapieno che appoggiò proprio davanti a Sirius, ma lui quasi non se ne accorse, stava fissando me, poi sbuffò –Sei ancora amica con il figlio di Mocciosus?- domandò quasi schifato.
Alzai gli occhi al cielo –Smettila Sirius- dissi ridendo e sedendomi accanto a lui.
-Stai diventando pesante Felpato- continuò Remus.
-Bah che ne vuoi sapere tu- borbottò l’uomo.
-E’ un ragazzo molto intelligente ed anche simpatico Sirius, smetti di generalizzare- commentò Remus mentre io annuivo.
Sirius si concentrò su di me –Si certo, ma tu –disse indicandomi –gli piaci troppo-
Lo guardai prima scettica, poi curiosa –Che vuoi dire con questo?- chiesi.
Lui roteò gli occhi –Andiamo, sei abbastanza grande per capirlo senza che te lo spieghi- fece appoggiandosi allo schienale prima compiaciuto, poi di nuovo teso –te lo terrò lontano-
-Ok andiamo smettila Felpato- sbottò Remus.
Le parole di quella sera mi fecero dormire molto male, dopo che i due se ne andarono, riuscendo a farmi svegliare la mattina dopo per la Coppa del Mondo assonnata e abbastanza nervosa.
 

-Ecco la nostra tenda ragazzi- disse Charlotte.
La mattina della partenza, avendo dormito poco, dovetti comunque svegliarmi presto, farmi trasportare da una Passaporta per chilometri, e cercare per un enorme campeggio di maghi la nostra tenda, erano le undici del mattino ed io ero stanchissima.
-Allora Evelyn vuoi entrare?- continuò la strega; mi riscossi e la seguii dentro.
Lo spazio era diviso in una cucina, un grande salotto e tre camere: ovviamente quella tenda vista da fuori avrebbe potuto ospitare al massimo due persone, ma in fondo quello era il bello della magia; l’interno sembrava molto accogliente, la luce che penetrava dall’alto non rendendo buio l’ambiente come si poteva pensare.
Mi guardai intorno un po’ troppo a lungo, di nuovo.
-Io prendo questo letto- disse Daniel lanciando il suo zaino sul letto più lontano dall’entrata, così io mi diressi su quello dall’altra parte della cucina iniziando a sistemare le poche cose che ero riuscita a far entrare nello zaino, ripromettendomi che avrei imparato al più presto un incantesimo espansivo da poter applicare sul mio baule.
Sistemato tutto mi lanciai sul letto chiudendo gli occhi, cercando un po’ di pace.
-Seriamente? Siamo alla Coppa del Mondo di Quidditch e tu vuoi dormire?-
Aprii solo un occhio, Dan era ai piedi del letto che mi guardava scettico.
Sbuffai –Sono stanca, sta notte ho dormito malissimo- spiegai.
-Questo non toglie nulla al fatto che siamo alla Coppa del Mondo di Quidditch e non staremo chiusi in questa tenda- ripeté lui.
-Hai intenzione di dirlo un’altra volta?- domandai.
-Coppa del Mondo di Quidditch- disse, per poi tirare via il cuscino che avevo sotto la testa ridacchiando.
-Quanto sei insistente- sbuffai ancora, alzandomi alla fine e seguendolo fuori dalla tenda.
Il campeggio era composto interamente da maghi che cercavano di non esserlo, il che rendeva lo scenario davvero esilarante: tutti vestiti in abiti Babbani che si comportavano in modo troppo innaturale per poter esser presi anche minimamente sul serio, e a loro si mischiava la famiglia del proprietario del campeggio che guardava quella strana combriccola di svitati forse più con paura che ilarità.
-Pensavo che il Ministero non volesse far sapere a tutta l’Inghilterra che qui c’è un raduno di maghi e streghe- commentai vedendo due ragazzini sfrecciare su due Ninbus 2000, pochi metri sopra le nostre teste.
Anche Daniel si fermò un attimo a fissarli –Bah lo pensavo anche io- disse lui.
-Ehi guarda un po’ chi c’è!-
Entrambi ci voltammo in direzione di quella voce –Evelyn, Daniel anche voi qui- apparirono quasi all’improvviso davanti a noi muniti del solito sorriso e dei capelli fiammeggianti.
-Fred, George!- esclamai vedendo i gemelli.
-Tutti qui a quanto pare- disse Dan.
-Ben detto McWood- disse il primo.
-Chi si perderebbe la finale?- continuò l’altro –comunque forse ti conviene venire con noi Evelyn, c’è qualcuno che ti farà sicuramente piacere vedere-
-Oh giusto, giusto- riprese Fred –forza venite con noi-
Seguimmo i due Weasley attraverso quell’ammasso confuso di tende giungendo infine ad una; davanti ad esse c’era qualcuno che appena mi vide mi corse incontro abbracciandomi.
-Evey sono così felice di vederti- disse Harry –perché non mi hai detto che saresti venuta?-
-Neanche tu mi hai detto nulla fratellino- lo rimbeccai io ridendo.
 

-Spiegami il motivo della tua presenza qui, se odi così tanto il Quidditch- stavo chiedendo a Daniel, la partita era appena finita ed eravamo già tornati alla tenda, Charlotte stava ridacchiando del nostro battibecco.
-Io non odio il Quidditch, lui odia me- disse indicandosi con forza.
Scossi la testa e mi sedetti –Ma per favore- dissi.
-Quel bolide ha cercato di uccidermi!- continuò.
-E’ stato solo un caso- dissi –e poi…- mi bloccai perché da fuori un grido agghiacciante interruppe il silenzio, lacerandolo.
-Che succede?- chiesi allarmata mentre Charlotte usciva dalla tenda.
Rimase fuori solo per qualche istante, che però sembrò quasi non passare; poi rientrò con un’espressione tetra.
-Prendete la vostra roba ragazzi, immediatamente e voglio che torniate alla Passaporta- ordinò la strega seriamente.
-Che succede?- ripeté Daniel alzandosi in piedi.
-Ubbidite e niente storie, veloci!- continuò andando verso la sua camera, mettendo alla rinfusa tutta la poca roba che si era portata dietro e consegnando lo zaino al figlio.
Non riuscivo a capire e stavo per chiedere altre informazioni quando altre grida si alzarono al di fuori della nostra tenda.
-Veloci non c’è tempo!- continuò Charlotte impaziente e preoccupata.
Senza domandare altro, forse solo perché iniziavano a spaventarmi quelle urla là fuori, ubbidii e preparai il mio zaino.
Passarono solo pochi minuti poi fui pronta insieme a Daniel davanti alla tenda: fuori non si riusciva bene a capire cosa fosse successo, sembrava solo che alcune tende avessero preso fuoco e la gente, spintonandosi, cercava di scappare da qualcosa.
-C’è un incendio?- chiesi allora.
-No- disse Charlotte –io devo andare ad aiutare il Ministero… voi tornate a casa ragazzi-
-Mamma che sta succedendo?- Daniel posò una mano sul braccio di sua madre che lo guardò.
-Ci sono… ci sono dei Mangiamorte, ora voglio che andiate, forza!- detto quello si voltò e andò via direttamente verso l’incendio, dalla parte dove tutti cercavano di scappare.
Rimasi immobile, Mangiamorte, i suoi seguaci, perché erano lì?
Che cosa significava quello?
Che forse Lui era tornato?
Alzai il viso fissando un punto lontano… Harry pensai.
Feci per seguire Charlotte, perché la tenda di Harry era in quella direzione, dovevo avvertirlo e portarlo via con me al sicuro, lontano da quel posto lacerato dal male.
Daniel mi bloccò, stringendomi un braccio, prima che potessi fare un passo –Che diavolo stai facendo?- domandò –dobbiamo andarcene! Hai sentito ci sono i Mangiamorte se dovessero vederti…-
Dopo il primo anno ad Hogwarts di Harry tutti avevano capito chi ero, e sicuramente anche quei Mangiamorte lo sapevano bene.
-Harry, lo devo andare ad avvisare, devo portarlo vai- dissi cercando di divincolarmi dalla sua stretta, senza riuscirci.
-Hai sentito cosa ha detto mia madre dobbiamo andare!- continuò lui.
-Non posso abbandonare qui mio fratello- replicai io.
-A quest’ora sarà già scappato- disse lui –era insieme ai Weasley, lo avranno portato al sicuro-
Scossi la testa; non me ne potevo andare da lì senza Harry –No- dissi mentre il panico cominciava ad impossessarsi di me.
Lui comunque non mi lasciò andare –O ti muovi a venir via o ti carico in spalle, decidi tu- disse con tono duro, fissandomi.
Mi guardai attorno: il caos era aumentato, allora abbassai la testa e lo seguii fuori dal campeggio, diretti alla Passaporta che ci avrebbe portati molto lontano da lì, e in cuor mio speravo solo che Harry fosse scappato in tempo.









Angolo Autrice


Eccomi tornata con un enorme e imbarazzante ritardo *si va a nascondere*
Perdonatemi, ma la mancanza di ispirazione si è ancora fatta sentire e, sommata alla scuola, mi ha dato ovviamente zero tempo per mettermi al computer e scrivere in santa pace.
Alloooora diciamo che se non l'aveste notato sono passati tre anni dall'ultimo capitolo, avete appena letto tutto il gran casino della Coppa del Mondo di Quidditch, ma non disperate questo è nulla in confronto a quello che succederà quest'anno *Povera Evey*
Ok la smetto di blaterare, fatemi sapere che ne pensate!!

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Capitolo 11
*** Non gli avrei più rivolto parola ***


Capitolo 10 -  Non gli avrei più rivolto parola

 


I giorni che seguirono la coppa del mondo di Quidditch furono dominatati dalla paura, o almeno da quella che lasciava trasparire la Gazzetta del Profeta.
Ricevetti comunque una lettera da parte di Harry, che voleva assicurarsi che stessi bene dopo quei fatti, ma per me fu molto più importante sapere che era lui a stare bene; nella sua lettera aggiungeva che appena saliti sul treno per il castello mi avrebbe detto ogni cosa.
Così il primo Settembre alle undici in punto l’espresso, partendo dal Binario Nove e Tre Quarti, lasciò Londra diretto al castello: fu allora che Harry mi raccontò dello strano sogno che aveva fatto e dell’uomo che aveva lanciato il Marchio Nero alla Coppa del Mondo; chissà perché le due cose mi sembravano spaventosamente collegate, nonostante questo non gli dissi proprio niente, non avevo nessuna intenzione di farlo preoccupare più del solito.
Sembrava però che dopo tutto ciò che era successo in quei giorni l’arrivo ad Hogwarts volesse riservare per noi tutti studenti una piacevole novità. La nostra scuola avrebbe ospitato il Torneo Tre Maghi, il che aveva portato urla di gioia che avevano accompagnato l’intero banchetto di inizio anno e alla sua fine Silente si era dilungato, forse anche un po’ troppo, sulla descrizione dell’evento e raccomandandoci di fare una buona figura come scuola ospitante, anche perché di lì ad una settimana sarebbero arrivate ad Hogwarts le altre due scuole che gareggiavano nel torneo.
Tutto quello sembrò scacciare via le ansie create da quel Marchio Nero nel cielo dell’Inghilterra, non le mie comunque; avevo un bruttissimo presentimento che mi aveva tenuta sveglia le prime notti al castello e che avevo cercato di mandar via senza riuscirci.
 

-Beh sai il fatto che tu sia un po’ paranoica è risaputo- ne avevo parlato a Dan quella mattina a lezione di Incantesimi, incurante del professor Vitious anche se sapevo che quell’anno i G.U.F.O. non sarebbero stati una passeggiata.
-E tu invece sei sempre più simpatico- sbottai di rimando.
Lui alzò le spalle facendo un sorrisetto –Lo so bene-
Alzai gli occhi al cielo –Quindi?- chiesi.
Mi guardò pensandoci su –Credo che comunque, dopo quello che è successo alla Coppa del Mondo, dovremmo stare più attenti, ma la tua paranoia mi sembra troppa-
-Preoccuparsi per gli altri è una buona cosa- replicai.
-Già, ma tu ti preoccupi troppo- a quel punto si zittì perché Vitious stava passando vicino a noi, entrambi facemmo finta si continuare a scrivere la nostra pergamena.
-E’ un bene preoccuparsi- borbottai di nuovo appena il professore si fu allontanato.
Daniel rise, ma non rispose più alla mia provocazione ed in silenzio finimmo i nostri compiti per poi lasciare, un’ora dopo, l’aula di Incantesimi.
-Arrivano stasera giusto?- mi chiese, mentre tornavamo alla Sala Grande per il pranzo.
Annuii –Sì- risposi –e sono curiosa di vedere questi studenti, insomma da stasera il torneo è davvero aperto-
Dan annuì pensieroso, negli ultimi giorni lo vedevo un po’ distante, ma non avevo voluto dirgli nulla; sapeva fin troppo bene che poteva parlarmi di ogni cosa, quindi non lo avrei obbligato a farlo se non se la sentiva, anche se il suo silenzio mi stava giusto un po’ preoccupando.
-Dimmi una cosa…- disse ad un certo punto lui –perché mi odia tanto Black?-
Mi fermai davanti all’entrata della Sala Grande ancora semivuota, lo fissai poi risi –Lascia stare Dan, Sirius è sempre esagerato- spiegai.
Lui annuì evitando di fissarmi –Sai non mi sembra di avergli fatto nulla-
-Infatti- dissi –tu non hai fatto nulla; lui e tuo padre… diciamo che non correva, e anche tutt’ora, buon sangue-
Daniel sbuffò –Sono stanco di essere paragonato a lui-
-Lasciagli pensare quello che vuole- dissi io –a me non è mai importato-
-Sì certo, perché ora tu sei il centro del mio mondo- disse serio, poi scoppiò a ridere mentre io lo fissavo malissimo.
-Bene allora ciao- dissi poi me ne andai, voltandogli le spalle.
-Dai Lily non ti arrabbiare- disse lui rincorrendomi.
Mi voltai –Non devi chiamarmi così- sbottai.
Rise –Ok va bene- acconsentì, poi mi fissò ridendo sotto i baffi.
Lo colpii –Sei proprio insopportabile lo sai?-
-Già ma tu mi vuoi bene lo stesso- cantilenò.
Scossi la testa poi lo abbracciai –E poi sono io quella che si fa troppi problemi- borbottai.
Lui non mi rispose, mi strinse solo a sè; qualcosa in quel gesto mi fece crescere dentro lo stomaco una strana ansia.
 

-Potrei avere la vostra attenzione?-
La Sala Grande si ammutolì immediatamente; Silente era pronto quella sera per estrarre i nomi dei tre vincitori, appena una settimana dopo l’arrivo degli studenti di Beauxbatons e Durmstrang.
Questi erano mischiati tra di noi nella Sala e aspettavano trepidanti i nomi dei Campioni.
Guardai i volti di tutti i ragazzi che mi circondavano tutti ansiosi di sentire quei tre nomi, forse in qualcuno di loro vi era anche paura, Silente l’aveva detto il torneo non era qualcosa da prendere sottogamba; ma tutti gli iscritti sapevano che non potevano più tirarsi indietro, a quel punto solo il Calice di Fuoco avrebbe deciso.
La grande coppa al centro della Sala, nella quale brillavano delle fiamme blu, tremò e le lingue di fuoco presto diventarono rosso vivo, quasi accecante.
Dopo pochi istanti il Calice sputò fuori il primo foglietto che fu preso al volo dal Preside.
-Il campione di Beauxbatons è… Fleur Delacour!- disse Silente.
Tra gli studenti della scuola francese si alzò un boato, mentre una ragazza di almeno diciassette anni si alzava, facendo sventolare i suoi lunghi capelli biondi, e si dirigeva verso il centro della Sala.
Il Calice prese vita nuovamente consegnando il secondo nome.
-Il campione di Durmstrang è… Victor Krum!- riprese Silente.
Il frastuono questa volta fu più assordante perché non solo i ragazzi di Durmstrang applaudirono il cacciatore di Quidditch, ma anche molti studenti delle altre due scuole.
-E per finire- concluse Silente –il campione di Hogwarts è… Cedric Diggory!-
L’intero tavolo di Tassorosso scattò in piedi ululando, mentre vedevo anche Diggory sorridente andare verso il preside.
-Smettila di fare quella faccia Cho- ridacchiò Peggy, colpendo l’amica che alzò le spalle facendo finta di niente; anche io mi unii alla sua risata.
Ma proprio in quel momento accadde qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, qualcosa che cambiò radicalmente tutto l’andamento di quell’anno così sbagliato.
Vidi per la quarta volta le fiamme del Calice tingersi di rosso scuro finché un altro fogliettino emerse da queste, rimanendo sospeso un po’ in aria, prima di essere afferrato dal preside.
Anche se ero abbastanza lontana da dove si trovava Silente vidi il suo volto sbiancare nel leggere quel nome, poi bisbigliò due parole che ripeté subito dopo ad alta voce –Harry Potter-
I miei occhi corsero subito al tavolo dei Grifondoro dove Harry con sguardo terrorizzato fissava il centro della Sala Grande.
Non poteva essere, continuavo a ripetermi, doveva essere solo uno scherzo assurdo.
Harry continuava a non muoversi era paralizzato al suo posto, si smosse solo quando Silente lo chiamò di nuovo –Harry vieni qui… per favore!- era un ordine quello.
Vidi la professoressa McGranitt andare spedita verso il preside con sguardo spaventato, ma Silente non la ascoltò perché proprio in quel momento iniziarono ad alzarsi i primi brusii da parte dell’intera Sala.
Harry intanto era arrivato davanti al preside che gli disse qualcosa e lo vidi avviarsi dov’erano anche spariti gli altri campioni.
Il brusio si trasformò in frastuono, gli studenti cominciarono ad alzarsi e a chiedere spiegazione ed io senza pensarci due volte mi feci largo tra tutti raggiungendo Silente.
-Signore- cercai di chiamarlo, ma visto che non si fermava lo seguii.
Arrivati davanti ad una sala si fermò forse accorgendosi di me –Evelyn- disse.
-Signore, questo deve essere uno sbaglio, Harry… lui non può- incominciai sentendo da dentro la stanza la voce di Ludo Bagman, direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, che parlava con voce estasiata di Harry.
-Evelyn ti prego di ritornare nella Sala Grande- disse il preside.
Lo guardai sbalordita, la sorpresa stava facendo largo alla paura ed alla rabbia, che sapevo fin troppo bene, avrei scatenato incurante anche contro Silente, se non mi avesse dato subito una spiegazione logica.
-Com’è minimamente possibile una cosa simile?- continuai ignorando le sue parole di poco prima –doveva esserci un incantesimo contro chi cercava di aggirare il Calice! E poi chi mai può aver messo là dentro il nome di Harry?-
Silente non mi stava minimamente ascoltando, anzi fissava qualcosa al di là delle mie spalle, stavo per alzare la voce ancora di più quando fu lui a parlare –Signor McWood posso chiederle di accompagnare la signorina Potter nella Sala Grande?-
Mi voltai appena notando che Daniel mi aveva seguita e che annuì alle parole del preside.
Mi voltai di nuovo verso Silente –Voglio delle risposte!- dissi.
-Sarò felice di dartele Evelyn- ripose il preside –appena le avrò- fece per andarsene, ma lo fermai.
-No- dissi –aspetti, io voglio andare da Harry-
-Questo non è possibile, ora come ora preferisco che tu possa tornare di là- spiegò, a quel punto sentii Dan che mi stringeva una mano e, quando feci per seguire il preside oltre quella porta, dove sapevo fin troppo bene di poter trovare le risposte che sia che Harry stavamo cercando, lui mi trattenne.
–Aspetta Evey- disse –torniamo indietro-
Cercai di divincolarmi –No- sbottai –devo entrare là dentro- detto quello sfuggii alla sua stretta andando spedita verso la porta e cercando di aprirla; ma ovviamente le serratura era bloccata –No- urlai.
Daniel mi raggiunse –Dobbiamo andare- mi disse.
Io non alzai lo sguardo e rimasi lì dov’ero cercando di mettere ordine nella mia mente: prima il Marchio Nero alla Coppa del Mondo ora quello, cosa stava succedendo?
-Evey- mi chiamò il ragazzo –forza vieni-
Erano prove crudeli, fatte apposta per ragazzi abili nella magia, ragazzi che come minimo dovevano aver preso una decina di G.U.F.O., ma Harry era solo al quarto anno… la gente può rimetterci le penne in quel torneo.
Sentii le lacrime salirmi agli occhi, non potevo permettere una cosa del genere!
Daniel venne verso di me e mi abbracciò –Non fare quella faccia- sussurrò –Silente aggiusterà questa cosa, non gli permetterà di gareggiare-
Annuii anche se non ci credevo, il Calice non poteva essere superato dalle decisioni del preside e sapevo fin troppo bene che in gioco c’era anche il volere del Ministero.
Scossi la testa –Scusa- dissi –andiamo di là- mi divincolai dalla sua stretta e mi diressi verso la Sala Grande sentendo su di me lo sguardo preoccupato di Daniel.
 

Quella notte non chiusi occhio, rimasi tutto il tempo sotto le coperte ascoltando i respiri di Cho e Peggy, che dividevano il dormitorio con me, senza pensare minimamente di addormentarmi.
Poi solo verso le sei del mattino, quando mi alzai, decisi che dovevo informare qualcuno di quella storia e, presa carta e penna, scrissi una lettera per Remus, sapendo bene che avrebbe provveduto lui ad informare Sirius.
Subito dopo corsi giù nella Sala Grande per riuscire a parlare con Harry e quello che mi disse non calmò per nulla la mia preoccupazione.
Passai le settimane seguenti solamente con mio fratello: primo perché sembrava che l’intero castello ce l’avesse a morte con lui, secondo perché stando più del previsto con Harry, Dan sembrò allontanarsi da me.
Ed io troppo occupata a preoccuparmi di quel torneo non mi stavo accorgendo della voragine che si stava creando tra noi e delle persone con cui lui cominciava a passare il tempo.
Intanto la Prima Prova si avvicinava sempre più, Harry continuava ad aver litigato con Ron e la mia ansia da sorella maggiore/mamma apprensiva saliva di giorno in giorno tanto che io stessa stentavo a sopportarmi.
-Stasera andrò a parlare con Hagrid- mi disse Harry un pomeriggio –ha detto che voleva vedermi, credo riguardi la prova-
Alzai gli occhi dalla mia pergamena di Pozioni, la Sala Grande era quasi vuota, e comunque intorno a noi non sembrava voler avvicinarsi nessuno.
-Vuoi che venga con te?- domandai.
Lui sembrò pensarci su, poi scosse la testa –Ha detto che devo andare da solo e con il mantello, ma tranquilla ti racconterò tutto domattina- assicurò cercando di sorridere.
Concedendomi una pausa dai compiti rimasi a guardarlo, era distrutto e io non riuscivo a trovare un rimedio a tutto ciò, non riuscivo a trovare qualcosa che potesse allontanarlo da tutto quello che stava passando.
Quasi dal nulla apparve Hermione che si sedette vicina ad Harry, ma si concentrò su di me –Ho portato la tua spilla- disse porgendosi una spilla troppo grande, dove sopra spiccava a grandi lettere la scritta C.R.E.P.A.
Vidi Harry ridacchiare divertito, non mi ricordavo neanche come la ragazza fosse riuscita a convincermi ad accettare di unirmi a quell’associazione.
Dopo un attimo di incertezza afferrai la spilla e la nascosi in borsa –Ehm… grazie mille- dissi con un sorriso.
Lei mi guardò un attimo scettica poi tirò fuori dalla borsa una pergamena che consegnò ad Harry –Ho corretto il tuo compito di Astronomia Harry- disse –ora scusatemi ma devo andare- e così com’era apparsa scappò via dopo aver gettato un’occhiata ad un tavolo con degli studenti di Durmstrang.
-Perché ti sei iscritta a questa C.R.E.P.A.?- chiese Harry curioso.
Scossi la testa sospirando –Mi assillava giorno e notte con questa storia- spiegai –ho dovuto cedere-
Harry rise poi il suo sguardo si fece serio, concentrandosi su qualcosa al di là delle mie spalle.
Quando mi voltai notai che stava fissando il tavolo di Serpeverde dove Daniel e altri ragazzi, tra qui Malfoy e i due armadi che si trascinava sempre dietro, sembravano discutere con particolare audacia con alcuni ragazzini di Tassorosso che dopo poco si allontanarono scuri in volto.
-Che ci fa Daniel con quelli?- domandò Harry.
Ma ovviamente io non avevo una risposta a quella domanda e dopo aver fissato i due ragazzini di Tassorosso scappare via, mi concentrai di nuovo su Dan che a quel punto si accorse che lo stavo guardando e dopo aver detto due parole agli altri venne verso di noi.
Arrivato si sedette di fronte a me con uno strano sorriso sul volto –Ehi- salutò.
Harry ancora intento a fulminare con lo sguardo Malfoy non si voltò verso di lui.
-Che è successo?- chiesi preoccupata.
Daniel alzò le spalle –Passo solo un po’ di tempo con i ragazzi della mia casa, tutto qui- spiegò.
-Non mi riferivo a quello- replicai –cosa hanno detto a quei ragazzini?-
Dan mi guardò un po’ sospettoso –Nulla- rispose.
-A me non sembrava- dissi fissandolo.
A quel punto Harry si alzò –Io devo andare…- detto quello si dileguò, senza che potessi replicare.
-Perché stai facendo questo dramma?- chiese Daniel senza curarsi di Harry.
Lo guardai sbalordita –Non sto facendo nessun dramma- sbottai, poi presi la mia borsa alzandomi –ma quelli là passano la loro vita a terrorizzare i ragazzi più piccoli e pensavo non ti piacesse questo tipo di persone-
Anche lui si alzò –Pensavo mi fosse permesso avere amici- disse.
Lo guardai senza capire –Non sto affatto dicendo questo- mi incamminai verso la Sala d’Ingresso e lui mi seguì –quelli non mi piacciono-
Lui rise –Beh però se sono amici miei, me li devo scegliere io- disse.
Rimasi a bocca aperta dopo quelle parole e lo sguardo che vedevo dentro i suoi occhi azzurri mi spaventava –Che diavolo ti prende?- domandai.
-Proprio nulla, a te che prende? Sai pensavo non giudicassi le persone per la loro Casa di appartenenza- replicò schietto.
Scossi la testa, perché mi stava parlando in quel modo? Era freddo e distante quasi come sentisse il dovere di parlarmi, non perché lo volesse davvero.
-Perché mi stai attaccando in questo modo?- sbottai –che cosa ti hanno fatto?- sussurrai più piano.
Questa volta ridacchiò –Proprio nulla- disse, poi in quel momento vidi il gruppetto di Serpeverde di prima sbucare dalla Sala Grande e accorgersi di noi due.
-Guarda un po’ chi c’è qui- disse Malfoy sghignazzando.
-Evita i tuoi giochetti Malfoy, non mi farai scappare come con quei ragazzini- risposi sprezzante fissando il biondino.
-No nessun giochetto, non ne vale neanche la pena per una Mezzosangue come te- replicò con un ghigno.
Sentii la rabbia pervadermi e lanciai un’occhiata a Daniel sapendo che avrebbe detto qualcosa, ma lui non mi degnò di uno sguardo e se ne andò insieme agli altri trasportando via anche tutte le risatine malefiche.


Rimasi in piedi in mezzo alla Sala mentre non riuscivo a capire tutte le emozioni che cercavano di emergere da dentro me. Strinsi i pugni con rabbia: non aveva detto nulla, era stato zitto e ora probabilmente se la stava ridendo alla grande con i suoi nuovi amichetti dopo che questi mi avevano chiamata Mezzosangue.
Strinsi gli occhi, come aveva potuto?
Quando li riaprii sentii che le lacrime premevano per uscire, ma le ricacciai giù e mi diressi verso la mia Sala Comune.
Il solco che aveva diviso me e Daniel era diventato in meno di un minuto una voragine di cui non riuscivo a vedere il fondo, e lui lo sapeva bene; sapeva che potevo sopportare ogni genere di insulto tranne quello perché voleva solo infangare la memoria di mia madre, che come unica "colpa" aveva quella di essere una Nata Babbana e di aver amato così tanto i suoi figli da morire per loro.
Lo sapevo bene, ed ero fiera di essere figlia sua, di essere una Mezzosangue, ma mentre Malfoy me lo sputava in faccia come un insulto, Dan era rimasto lì fermo a guardare, senza difendermi, senza dire una parola.
Salii velocemente nel dormitorio e mi sedetti sul letto accorgendomi di avere il fiatone per la corsa fino alla torre Ovest, ora le lacrime, che premevano con più insistenza, furono libere di scendere e rigarmi le guance.
Non lo avevo considerato per quelle settimane ed ecco cos’era successo, era finito con quel gruppo.
Strinsi il cuscino con rabbia, ciò non toglieva quello che aveva fatto, avrebbe potuto anche benissimo essere stato lui a dirmi quella parola, mi sarei sentita nello stesso modo.
Vrail saltò sul mio letto guardandomi curioso e miagolando.
Bene, se era quello che aveva deciso, orami non mi importava più; ero anche disposta a riportarlo a ragionare, ma dopo quello che aveva fatto non gli avrei più rivolto parola.









Angolo Autrice

Prima di pubblicare ho controllato una cosa, lo scorso capitolo l'ho pubblicato il 25 febbraio... ok mi faccio schifo da sola, perdonatemi, ma l'assenza di ispirazione si fa sentire sempre più D:
Beh comunque eccoci qui con un nuovo capitolo *alleluiaaaa*
Che ne pensate? Lo ammetto secondo me era molto importate e quindi l'ho revisionato un bel po' prima di proporlo, spero di aver fatto un buon lavoro!
Quindi direi che lascio a voi giudicare e ancora perdono per l'enorme ritardo ^///^

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Capitolo 12
*** Stupidissimo ballo... ***


Capitolo 11 - Stupidissimo ballo...

 



Passai l’intero giorno seguente chiusa nella Sala Comune senza la forza di uscirci, il perché non lo sapevo bene neanche io.
Rimasi tutta la mattina sul mio letto dicendo a Cho e Peggy che stavo poco bene, e l’intero pomeriggio facendo avanti ed indietro per la Sala Comune, sedendomi di tanto in tanto davanti al fuoco per cercare di mettere ordine nella mia mente.
Che poi non c’era nulla da mettere in ordine: sapevo benissimo cosa avrei fatto, il problema era solo che non volevo affrontarlo.
Solo quando fu sera tarda mi ricordai che Harry era andato a parlare con Hagrid, ma ormai era troppo tardi per poterlo raggiungere in Sala Grande e decisi di aspettare il giorno dopo, ripromettendomi di evitare tutta quella codardia e di riuscire ad uscire dal quel piccolo rifugio sicuro.
 

-Moody ha ragione Harry- gli dissi convinta –andiamo, sono sicurissima che qualunque drago non potrebbe mai essere più veloce del tuo manico di scopa-
Lui sospiro –Non lo so Evey- dissi –e poi questo incantesimo non mi riesce ancora bene-
Era passata una settimana e chissà perché non avevo più incontrato Dan per i corridoi, a lezione evitavo semplicemente di guardarlo, continuando a sentirlo ridere con Jack, un ragazzo del nostro anno, Serpeverde, anche lui nella cerchia di Malfoy.
Inoltre Harry mi aveva riferito ciò che Hagrid gli aveva detto riguardo la prima prova: draghi.
Il professor Moody era stato così gentile da proporgli anche una soluzione, anche se non ero del tutto sicura che gli fosse permesso, ed in quel momento a meno di un giorno dalla prova io ed Harry stavamo lavorando sull’incantesimo di Appello, brillante idea di Hermione.
-Avrei fatto prima ad imparare uno dei tuoi incantesimi- disse lui ad un certo punto.
-I miei incantesimi erano molto difficili, a stento riesco io a farli- spiegai –e poi ci sei quasi, riprova-
Harry sospirò poi alzò la bacchetta e l’agitò –Accio scopa-
Guardai giù dalla finestra dove nel prato del parco era postato un manico di scopa: quello si alzò in volo deciso dirigendosi verso la finestra aperta, vicina a quella dove io osservavo il tutto. La scopa arrivò fino al varco e vi entrò dentro senza però arrivare ad Harry, infatti superata l’apertura cadde sul pavimento.
Il ragazzo sospirò sconsolato.
Presi il manico di scopa –Ci sei quasi- gli assicurai –devi solamente non perdere la concentrazione alla fine-
Lui annuì poi si aggiustò gli occhiali sul naso –Va bene, riproviamo-
Rimanemmo dentro l’aula che ci aveva lasciato la professoressa McGranitt fino alle undici di sera poi entrambi esausti decidemmo di tornare ognuno nella propria Sala Comune, aspettando con ansia e paura il giorno dopo.
 

-Sicura di non voler scommettere su nessuno?-
Il giorno dopo stavo scendendo fino al campo dove si sarebbe tenuta la prova con Fred e George che, estremamente entusiasti, stavano prendendo le scommesse per la Prima Prova, incuranti che se la McGranitt li avesse scoperti, avrebbe rifilato loro una di quelle punizioni con i controfiocchi.
A parlare era stato Fred che come unica risposta si beccò un’occhiataccia da parte mia.
-Su Fred un po’ di tatto- disse George –immagina se ci fosse Ron al posto di Harry, tu come la prenderesti?-
-Beh io punterei sul drago- sussurrò Fred dando il cinque al gemello che rideva con lui.
Mi concessi un piccolo sorriso anche io, solo per cacciar via la tensione.
-Ehi voi- disse ad un certo punto Fred correndo incontro quattro ragazzi di Tassorosso –non volete scommettere?-
George rise guardando l’altro inseguire i ragazzi con i biglietti delle scommesse stretti in mano poi si concentrò su di me –Pensavo non durasse troppo la tua litigata con McWood ed invece…- disse.
Lo guardai spalancando gli occhi –Tu come fai a sapere?- domandai.
-Oh beh sai le notizie corrono veloci- rispose –e poi credimi la Sala Comune di Grifondoro piena di ragazze riesce a fornire informazioni perfino sul colore dei mutandoni di Silente-
Scoppiai a ridere immaginando la scena, poi però tornai seria sospirando –Quindi potrebbe saperlo l’intero castello?- chiesi.
-Probabile- rispose lui –ma sappi che i tre quarti degli studenti sono dalla tua parte, e di questo ne sono sicuro-
Capivo perché lo stava dicendo e annuii mentre Fred tornava indietro con le tasche che tintinnavano, probabilmente piene di monete appena ricevute dalla vendita delle scommesse.
Eravamo ormai arrivati allo stadio quando i gemelli presero una strada diversa dalla mia, io mi incamminai per le gradinate trovando posto vicino ad Hermione che sembrava essersi ripresa da una lunga corsa; feci appena in tempo perché appena mi sedette il colpo di cannone diede inizio alla Prima Prova.
 

La prova sembrò durare anni o forse ero solo io che, tesa come una corda di violino, avevo osservato ogni singolo movimento di Harry con più apprensione di quanta ne potessi minimamente immaginare.
Ma nonostante tutto andò bene, Harry sconfisse il suo drago e riuscì a recuperare l’uovo che questo custodiva, e io non potevo che sentirmi immensamente fiera e sollevata.
Dopo la vittoria i gemelli organizzarono una festa per Harry nella Sala Comune di Grifondoro, così io dopo cena decisi di andarmene a dormire, sicura che avrei potuto parlare con mio fratello il giorno dopo quando si fosse liberato della miriade di ragazzi che ora lo inneggiavano.
Avevo mangiato anche troppo, forse perché era da più di un giorno che non toccavo cibo; Cho e Peggy erano già salite in Sala Comune così decisi di raggiungerle.
La Sala d’Ingresso era ancora animata di studenti restii a prendere la via per di dormitori, troppo eccitati, che ancora si raccontavano gli avvenimenti della prova; mi avviai per le scale e quando era quasi davanti all’aquila di bronzo che controllava l’entrata della mia Sala Comune sentii che c’era qualcuno che mi stava seguendo.
Mi voltai capendo di chi si trattava; rimasi un attimo sorpresa, ma lo sorpresa fu subito rimpiazzata dalla rabbia –Che vuoi Daniel?- sbottai.
Lui alzò le spalle con un sorriso –Sei particolarmente sfuggente negli ultimi tempi- disse.
Che diavolo voleva dire quello?
-Beh vedi di fartene una ragione- replicai riprendendo la mia strada, ma lui continuava a seguirmi.
-Oh andiamo non dirmi che ce l’hai ancora con me?- chiese ridendo.
Mi bloccai di colpo voltandomi e trovandomelo di fronte –Sì- ringhiai –e adesso vedi di lasciarmi in pace e torna dai tuoi amichetti-
-Ah quindi sei gelosa- disse con un sorrisetto che mai avevo visto sul suo volto.
Lo fulminai con rabbia –Fai quello che ti pare a me non importa-
Sbuffò –Per una cosa così stupida…- iniziò, ma non finì la frase perché io lo colpii con rabbia.
Mi guardò senza battere ciglio –Con me hai chiuso- dissi –non voglio parlarti mai più-
Detto quello mi voltai e feci per andarmene, ma lui mi afferrò un braccio costringendomi a voltarmi ed a guardarlo negli occhi ormai vuoti, con dentro solo sarcasmo e un pizzico di curiosità; mi sorrise –Buonanotte Lily ci vediamo domani- detto quello lasciò il mio braccio e voltandosi se ne andò.
Rimasi immobile forse un po’ più del dovuto poi scossi la testa e ripresi la mia strada, superando la porta della Sala Comune e andando subito nel dormitorio con, come unico volere, quello di addormentarmi.
 

-Voglio che prendiate tutti in grande considerazione tutto ciò che ho spiegato oggi dato che vi sarà sicuramente chiesto ai G.U.F.O.- la professoressa McGranitt aveva quasi finito la sua lezione e io stavo cercando di prendere gli ultimi appunti sentendo degli occhi insistenti che mi perforavano la schiena.
Erano passati due giorni dalla Prima Prova e Daniel, dopo il teatrino di quella sera, sembrava trovare molto divertente stuzzicarmi sempre più spesso. E tutto faceva solo crescere la mia rabbia e una dilaniante tristezza, segregata sul fondo dello stomaco, per paura di affrontarla, per evitare di capire cosa era diventato in meno di un mese.
La lezione finì e feci per seguire Cho e Peggy, ma la McGranitt mi fermò –Signorina Potter dovrei parlare un attimo- disse semplicemente aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Aspettai che tutta la classe si fu svuotata poi andai verso la cattedra –Di che si tratta professoressa?- chiesi.
Lei prese un respiro –Capisco che il quinto anno sia abbastanza difficile senza che vi sia aggiunta anche questa cosa, ma dati i suoi voti più che eccellenti e una sollecitazione da parte del preside- incominciò la professoressa –devo porle una domanda-
La ascoltai attentamente, annuendo.
-So che ha espresso l’anno scorso la volontà di diventare un Animagus, quindi sarei disposta ad insegnarglielo, sempre se crede sia possibile conciliare questo con il suo studio per i G.U.F.O.- concluse la McGranitt.
Rimasi un attimo stupita, pensavo che Silente non avesse preso sul serio la mia richiesta dell’anno prima, invece sembrava aver convinto la vicepreside a darmi perfino lezioni private; sorrisi felice –Certo professoressa, desidero davvero tanto imparare questo incantesimo- dissi.
La strega annuì poi prese un libro che aveva sulla cattedra –Bene inizieremo appena avrai finito di leggere questo libro, ci vedremo per due ore tutti i mercoledì dopo cena- spiegò.
Annuì prendendo il libro, immaginando che, nonostante fosse abbastanza corposo, avrei potuto finirlo nel giro di una settimana.
-Grazie mille professoressa- continuai.
Una strana espressione si delineò sul volto severo della McGranitt che annuì –Spero che comunque non trascurerai il resto per queste lezioni aggiuntive-
-Non lo farò- assicurai.
La professoressa annuì nuovamente aggiustandosi ancora gli occhiali sul naso –Bene ora puoi andare-
Salutai ancora, poi stringendo convulsamente il libro al petto, quasi con paura di perderlo, lasciai l’aula di Trasfigurazione con tutta l’intenzione di leggere almeno i primi capitoli prima di cena.
Da quando avevo scoperto cosa avevano fatto mio padre e i suoi amici per stare vicini a Remus durante le notti di luna piena, avevo deciso di documentarmi al meglio su cosa fosse un Animagus, e avevo sviluppato pian piano il desiderio di poter praticare quella formula anche io; così che ne avevo parlato con il preside alla fine dell’anno precedente.
Ora non potevo quasi credere che mi aveva presa sul serio; mi sarei impegnata al massimo, volevo farlo soprattutto per Remus, volevo stargli vicina quanto più mi fosse stato possibile, poi sicuramente ero curiosa di sapere di quale animale avrei preso la forma e…
-Sei per caso finita in punizione?-
Mi voltai quasi spaventata, Daniel all’ombra di una colonna sembrava avermi aspettato.
Il mio sguardo curioso divenne presto indifferente, mi rivoltai riprendendo il mio cammino senza degnarlo di altre attenzioni, ma lui mi seguì con un ghigno divertito dipinto sul volto.
-E’ qualcosa di così terribile?- chiese ancora.
Feci di nuovo finta di non ascoltarlo e a quel punto si parò davanti a me tagliandomi la strada e costringendomi a fermarmi.
-Ora hai anche smesso di parlarmi?-
-In realtà sì- risposi fredda –quindi ti saluto-
Feci per andarmene, ma lui non me lo permise –Andiamo Lily, non mi sembra per nulla carino- sbuffò ridendo.
Lo guardai malissimo –Non chiamarmi in quel modo- sibilai.
Un sorrisetto divertito gli dipinse il volto, facendo illuminare per un attimo i suoi occhi blu spenti.
-Vedo che almeno questo non è cambiato- disse.
Lo fissai cercando di leggere la sua espressione; cosa gli avevano fatto? Dov’era finito il mio migliore amico? Sentii gli occhi pizzicarmi, non potevo continuare così; ogni volta che rimanevo con lui vedevo solo un ghigno beffardo e quella parola, Mezzosangue, aleggiare nell’aria spessa ed inconsistente.
-Ti ho detto di lasciarmi in pace- sbottai sperando che non sentisse nulla che potesse tradirmi, nella mia voce.
Lui sorrise –D’accordo- disse e fece per lasciarmi libero il passaggio poi però si voltò di nuovo verso di me –poi però voglio sapere in cosa ti trasformerai- detto quello si dileguò.
Lo fissai sparire verso le scale che portavano al sotterraneo; non potevo continuare in quel modo; non sapendo che ogni volta sarei potuta crollare davanti a lui, non volevo dargli quella soddisfazione. Mi ripresi e percorsi velocemente le scale che portavano nella direzione inversa, in alto verso la mia Sala Comune.
 

-Esattamente perché siamo qui?- chiese per la quinta volta Peggy.
Era arrivato un avviso quel pomeriggio: tutti i Corvonero dovevano ritrovarsi nell’aula di Incantesimi dopo cena per un importante annuncio del professor Vitious; ed infatti eravamo tutti lì, ormai da quasi un quarto d’ora, che aspettavamo il professore che sembrava essersi perso nel castello.
-L’hai già chiesto troppe volte Peggy- rispose Cho –non ne abbiamo idea-
-Se andiamo avanti così qui si fa notte- sbuffai.
La porta della classe si aprì di colpo ed arrivò Vitious trafelato che si trascinava dietro una borsa troppo pesante.
-Bene- disse arrivando alla cattedra –un po’ di silenzio per favore-
I pochi sussurri rimasti si spensero, e il direttore di Corvonero, con un movimento della bacchetta fece sparire tutti i banchi lasciando posto a quattro file di panche, due per lato.
-Prendete posto veloci- disse Vitious –i ragazzi a destra e le ragazze a sinistra-
Tutti obbedirono e dopo essersi seduti cominciarono a volare i primi sguardi sospettosi e qualche commento, che subito furono calmati quando il professore batté la bacchetta sulla cattedra per chiedere il silenzio.
-Il Torneo Tre Maghi è sempre stato accompagnato da una ricorrenza che si svolgerà la notte di Natale, questo è il Ballo del Ceppo- spiegò Vitious.
Un mormorio attraversò tutta la sala.
-Durante il Ballo del Ceppo, appunto si balla; ecco perché vi è stato chiesto di portare un abito da cerimonia all’inizio di quest’anno- continuò il mago –ora ho deciso di prendere un po’ del vostro tempo questa sera, per non farvi presentare male al ballo, voglio che ognuno di voi- si voltò verso i ragazzi –sappia cosa fare ed evitiate figuracce o dicerie, che vogliono i Corvonero incapaci di ballare perché troppo secchioni-
-Signore per me non cambia nulla- disse un ragazzo del sesto anno –posso benissimo essere un intelligentone e non saper ballare-
Si alzarono parecchie risate, soprattutto da parte dei ragazzi.
-Mi dispiace signor Jones, ma voi tutti imparerete a ballare- replicò il professore –non ho intenzione di sfigurare, non dopo che la professoressa McGranitt vanta un passato così lindo per i Grifondoro, mi aspetto uno sforzo da tutti voi-
Quindi quella si riduceva ad una gara contro Grifondoro, sorrisi divertita.
-Deve essere così romantico- fantasticò Peggy.
Alzai gli occhi al cielo –Guarda, già immagino- replicai.
-Andiamo non fare così Evey- disse Cho –magari ti inviterà un ragazzo speciale-
-Sì proprio…- borbottai, senza però farmi sentire da loro; facevano bene ad essere felici, insomma Cho con ogni probabilità ci sarebbe andata con Cedric e Peggy con John, un amico del campione di Tassorosso, l’unica che non aveva nessuno con cui andare ero io.
Scossi la testa: mi stavo facendo dei problemi per quello stupido ballo? Stentavo a riconoscermi.
-Silenzio, tutti voi- urlò Vitious –saranno due ore intense, il primo che non ci metterà impegno finirà in punizione-
Il professore la stava prendendo troppo sul serio e la cosa iniziava seriamente a spaventarmi, sospirai sconfortata preparandomi a quella che si prospettava una lunghissima serata.
 

-Questo dannatissimo ballo sta facendo impazzire il castello- sbottai frustrata.
Oramai mancavano meno di tre settimane al Ballo del Ceppo, un po’ di meno alla fine delle lezioni per il Natale; quella sera a cena c'era il solito fermento, forse un po’ più accentuato dato l’avvicinarsi delle vacanze.
-Non ci credo che nessuno ti abbia invitato- disse Peggy strabuzzando gli occhi.
Roteai i miei –Beh credici è la verità- dissi.
-Dai in fondo la vera notizia è arrivata solo una settimana fa, hai ancora tempo- assicurò Cho.
Sprofondai nel piatto, non avevano ascoltato le mie lamentele degli ultimi giorni: non volevo andare a quello stupido ballo, avevo altro a cui pensare, per esempio come risolvere il dilemma dell’uovo d’oro dato che Harry non aveva la minima idea di come venire a capo del problema.
Guardai proprio verso il tavolo di Grifondoro, mio fratello sembrava sconfortato quanto me, anzi forse quello più giù di morale sembrava Ron che, seduto accanto a lui, rimescolava la brodaglia senza prestargli attenzione.
Era colpa di quello stupido ballo, ne ero sicura!
Quasi senza pensarci il mio sguardo corse al di là del tavolo di Grifondoro fino a quello di Serpeverde: mi accorsi che Daniel mi stava fissando. Appena ricambiai il suo sguardo lui fece un sorrisetto ironico a mo’ di saluto, saluto che ignorai completamente tornando a mangiare, fingendo di prestare attenzione a Cho che ripeteva ancora del modo romantico con cui Cedric l’aveva invitata al ballo.
Mi presi qualche secondo per riflettere, solo perché fino a due mesi prima mai avrei potuto immaginare una scena del genere. Non avevo mai litigato con lui, o meglio, tutte le “litigate” erano durate non più di sei ore e per argomenti assolutamente futili. Quello non lo era, e lui sembrava prendere la cosa come un gioco, come se non gli importasse davvero; quel suo sorriso ironico e quegli occhi vuoti riuscivano solo farmi arrabbiare di più, oltre che distruggermi. Non si stava accorgendo di quello che mi stava facendo e pian piano mi avrebbe persa, per sempre.
-Ehi Evey, ma ci sei?!-
Peggy doveva avermi chiamata per la terza volta quando finalmente le prestai attenzione –Sì scusa, ero sovrappensiero- dissi.
-L’avevo notato, dai se è per questa storia del ballo non devi darti pena- mi assicurò.
Stupidissimo ballo…pensai di nuovo.
-No stai tranquilla, sto bene- mentii.
-Non vieni su in Sala Comune con noi?- chiese.
Guardai la Sala Grande che andava svuotandosi –Vi raggiungo subito- risposi, avevo bisogno di qualche minuto di pace e di silenzio da sola.
Quando se ne furono andate tirai fuori il libro che mi aveva dato la McGranitt, ormai mi mancavano una cinquantina di pagine e contavo di finirlo per il giorno dopo che era appunto un mercoledì; sfiorai la copertina ruvida, ma prima che potessi incominciare a leggere qualcuno si sedette accanto a me, nel tavolo ormai vuoto.
-Cos’è quel libro?- chiese, era Harry.
Lo nascosi subito –Una sorpresa- dissi, non gli avevo ancora detto niente –dimmi che hai risolto il problema dell’uovo e potrei cambiare idea-
Ron, che lo aveva seguito si sedette anche lui sulla panca sbuffando –Abbiamo avuto altre cose per la testa negli ultimi giorni- spiegò.
Guardai entrambi con eloquenza –Fatemi indovinare, il ballo?- chiesi anche se sapevo già la risposta.
-Questo e sfuggire ad Hermione con il suo C.R.E.P.A.- aggiunse Ron.
-Oh andiamo- dissi –non pensavo che avreste avuto problemi-
-Infatti lui sconfigge draghi, ma non riesce ad invitare una ragazza- confessò Ron e io risi, mentre Harry fulminò l’amico.
-Ok lo ammetto ho messo un po’ da parte il torneo, ma ti prometto che appena passato Natale non penserò ad altro- mi assicurò Harry.
-Non se ne parla, dopo Natale potremmo non avere abbastanza tempo, in più…- mi bloccai perché Neville stava chiamando i due a gran voce.
-Stai tranquilla- mi disse Harry –ci vediamo!- detto quello i due seguirono l’amico fuori, probabilmente verso la loro Sala Comune.
Data l’ora capii che forse era il caso che anche io tornassi alla mia; rimisi il libro in borsa e mi avviai verso la torre Ovest. Ero al secondo piano quando sentii uno stano rumore che mi incuriosii: percorsi uno dei corridoi che portavano verso il bagno delle ragazze quando vidi ruzzolare giù dalle scale l’elmo di un armatura che fece un rumore infernale, capace di svegliare anche i fantasmi. Mi nascosi dietro una colonna, tutto quel baccano avrebbe di sicuro attirato Mrs. Purr o peggio Pix.
Sentii un vociare provenire dalla sommità delle scale e poi di nuovo rumore di ferro trascinato sul pavimento; il resto dell’armatura era caduta giù dalle scale: mi sporsi appena per controllare di avere la via libera per poter tornare alla Sala Comune.
Mi trovai davanti i gemelli Weasley tanto che urlai dallo spavento.
-Shhhh Evey ci farai scoprire!- sibilò Fred.
Altri passi sulle scale –Lo so che siete qui, venite fuori!- era Gazza.
-Oh no- continuò quello poi si prese qualcosa dalla tasca –al mio tre correte-
Aveva tirato fuori della Povere Buiopesto peruviana.
-Vi troverò e vi metterò in punizione fino a Natale- continuò Gazza.
-Non ho tempo per le punizioni- sussurrai ai due e mentre Fred mi fece segno di tacere, George mi spinse davanti a lui –Allora vedi di correre in fretta- mi disse.
-Uno-
Sentii Gazza avvicinarsi verso il nostro nascondiglio.
-Due-
Il muso schiacciato di Mrs. Purr apparve da dietro la colonna e ci fissò con i suoi occhi rossi, pronta a miagolare, ma prima che potesse farlo Fred le lanciò addosso la pietra che esplose in una nube nerissima che ricoprì l’intero corridoio.
Corsi via seguita dai due gemelli che ridevano così tanto da far risuonare le loro voci per i corridoi; arrivati al quinto piano ci fermammo, io cercavo di riprendere fiato, loro continuavano a sghignazzare.
-Non riuscite a rimanere più di ventiquattr’ore senza combinare un casino?- domandai ai due.
-Andiamo Evey una volta persino tu le facevi queste cose- disse George.
-Già, ma avevo tredici anni…- mi giustificai.
-E non avevi ancora litigato con McWood- concluse Fred.
Gli lanciai un’occhiataccia, com’era possibile che tutti sapessero quella storia, era ancora un mistero.
-Andiamo non te la prendere…- si fermò perché tutti sentimmo un miagolio provenire dall’inizio del corridoio.
-Oh fantastico- ringhiai frustrata, non volevo farmi inseguire da Gazza per tutto il castello, volevo tornare nella mia Sala Comune!
-Beh fratello sei stato tu a far esplodere l’armatura quindi ora ti tocca fare da esca- disse George –io riporto Evey alla torre di Corvonero sennò chi la sente più-
-Ehi io sono ancora qui- sbuffai.
-Ok andate, ma in fretta- acconsentì Fred e così George mi trascinò via mentre il fratello rimaneva ad aspettare la gatta del Custode.
Percorremmo silenziosi due piani fino alla base della scala a chiocciola che portava alla porta con l’aquila di bronzo.
-Ok grazie per la serata spericolata- dissi pronta ad andare su fino alla porta –ti conviene tornare indietro alla tua Sala Comune non vorrei mai che finissi in punizione a causa mia-
Lui rise –Tanto una punizione in più o una in meno non fa differenza, e poi sicuramente Gazza avrà preso Fred dovrò pur fargli compagnia- disse.
Risi anche –Voi due siete pazzi-
-Si lo dicono tutti- replicò George sempre sorridendo.
-Beh ora vado, buonanotte- dissi salendo i primi due gradini prima che lui mi fermasse.
-Ehi aspetta Evey, senti…- cominciò –vai con qualcuno al ballo?-
Sbuffai –Perché tutti continuano a parlare di questo ballo?- chiesi –è passata una settimana e già non ne posso più-
-Quindi non vai con nessuno?- chiese ancora lui.
In quel momento capii dove forse voleva andare a parare l’intero discorso, scossi la testa.
-Ti piacerebbe andarci con me?-
Era incredibilmente serio, e io mi stavo già aspettando una battuta che invece non arrivò.
Ci misi forse un po’ troppo a rispondere, ma poi sorrisi ed annuii –Certo- dissi.
 

Non concessi alla mia mente di pensare a quello che era appena successo, dovevo avere addosso il pigiama e trovarmi sotto le coperte prima di farlo. Percorsi veloce tutta la scala a chiocciola fino ad arrivare davanti all’aquila di bronzo.
E sicuramente non ne avrei fatto parola con Cho o Peggy, non se volevo che l’intera sala Comune lo sapesse il giorno dopo; sospirai, quello era sicuramente l’avvenimento più inaspettato che potessi immaginare.
Feci per aprire la porta, ma l’aquila si animò: sbuffai, perché doveva cambiare l’indovinello a quell’ora di notte?! Sembrava che quella sera mi fosse impossibile andare a dormire.
La sua testa lucida sembrò fissarmi poi disse
–In una casa ci son tre fratelli a volte son brutti e a volte son belli. 
Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo non c'è perché sta venendo, c'è solo il terzo, il più piccolo dei tre, ma quando manca lui, nessuno degli altri due c'è.
Chi sono?
-
Rimasi ferma a pensare, anche se sembrava impossibile.
-Ci hai messo una vita a tornare, pensavo ti fossi persa-
Cavolo… pensai.
-Vattene Daniel, non ho intenzione di fare il solito teatrino perché sono stanca- risposi senza neanche girami avendo riconosciuto la sua voce, che proveniva da qualche parte alle mie spalle.
-In una casa ci son tre fratelli a volte son brutti e a volte son belli. Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo non c'è perché sta venendo, c'è solo il terzo, il più piccolo dei tre, ma quando manca lui, nessuno degli altri due c'è…- ripeté lui –una volta erano più facili questi indovinelli- commentò affiancandosi a me.
-Che vuoi?- sbuffai perché non avevo voglia di stare ai suoi giochetti, era tardi, ero stanca, non potevo crollare davanti ai suoi occhi ormai spenti.
-Non ti credo sai- disse –questa maschera di odio, ti conosco troppo bene, stai fingendo- finì con un sorrisetto.
Continuai a fissarlo, non male, malissimo –Pensa quello che vuoi, ti ho detto che a me non importa più!- sibilai.
-E io non ti credo- sussurrò lui con un ghigno.
Stavo seriamente perdendo la pazienza, afferrai la maniglia, ma invece che farmi entrare l’aquila ripeté la domanda.
-Beh visto che sei bloccata qui fuori potresti ascoltami un attimo- disse lui ridendo del mio tentativo.
-No- risposi senza pensarci due volte.
Rise poi mi prese una mano; subito cercai di divincolarmi –Lasciami andare- ringhiai.
-Ci vieni al ballo con me?- chiese lui con un sorrisetto vittorioso dipinto sul volto che fece illuminare i suoi occhi nella penombra.
 










Angolo Autrice

Lo so non potete crederci: aggiorno dopo appena tre settimane, è un record ahahahahahah
Allora lo ammetto questo capitolo è forse il mio preferito fino ad adesso, spero che sia riuscito anche bene, ma questo sarà un vostro giudizio ;)
Ringrazio come sempre chi trova ogni volta la voglia di recensire e faccio un appello a chi invece non lo fa: vi chiedo due minuti in più del vostro tempo, solo perché ho davvero bisogno di sapere cosa ne pensate, è ben accetto qualsiasi parere anche brutto, se non vi piace qualcosa ditelo, mi aiuterete a migliorare :3
Appello finito uù in più do un premio a chi risolve l'indovinello dell'aquila (non vale farsi aiutare) e fate vedere il Corvonero che c'è in voi!

Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Sono sempre stato io a dirti che avresti volato ***


Capitolo 12 - Sono sempre stato io a dirti che avresti volato


 


Rimasi a fissare i suoi occhi indecisa sul da farsi: non rispondergli o scoppiare a ridere?
Ovviamente quelle erano le due opzioni pensate dalla mia mente diabolica, opzioni che arrivarono comunque troppo in ritardo perché la prima cosa che avevo fatto era stata spalancare la bocca e sbottare –Cosa?-
Il silenzio era calato poco dopo, forse perché lui era un po’ sorpreso.
-Andiamo- disse dopo qualche attimo –non vorrai mica andarci da sola- concluse con un sorrisetto.
Lo avrei colpito di nuovo come poco tempo prima, ma chissà cosa mi trattenne, poi capii una cosa; mi stava chiedendo quello per prendersi gioco di me, ma mi ero stancata dei suoi giochetti –Se ti può interessare non ci vado da sola- replicai –e poi con te non ci verrei mai, quindi ora che hai la tua risposta puoi benissimo andartene-
Per un singolo secondo vidi qualcosa nel suo sguardo cambiare, vidi i suoi occhi di ghiaccio sciogliersi quel poco che mi permettesse di vedervici dentro, il vecchio lui insieme al rimpianto.
Sparì però tutto com’era apparso, tanto che pensai di aver visto solo qualcosa che volessi, e nel contempo qualcosa che non era accaduto davvero.
Lui rimase in silenzio a guardarmi per un altro attimo poi fissò qualcosa alla mie spalle, probabilmente l’aquila di bronzo –Il passato, il futuro e il presente- disse.
-Risposta esatta- disse l’aquila incantata prima di aprire la porta con un sommesso cigolio.
-Buonanotte- disse ancora prima di girarsi e andarsene.
Rimasi a fissarlo finché il buio del castello non lo inghiottì, solo allora entrai in sala Comune cercando di riflettere su tutto quello che era successo quella sera, prima George, poi Daniel.
Mentre salivo le scale pestai qualcosa e sentii un miagolio rauco, notai che sotto il mio piede c’era la coda di Vrail che mi guardava indignato, mi chinai e lo presi in braccio, incominciando ad accarezzarlo sotto il mento.
Non sapevo cosa pensare e non avevo voglia di farlo: sarei andata al ballo con George dato che con Daniel avevo chiuso, l’unica cosa che mi preoccupava era quel briciolo di senno che avevo visto nei suoi occhi, accompagnato da una profonda tristezza.
 

-Quindi non posso ancora provare a trasformarmi?-
-Le ricordo signorina Potter che l’incantesimo svolto nel modo sbagliato, ha conseguenze gravissime, quindi fossi in lei mi applicherei e non sarei così impaziente-
La McGranitt mi bacchettava da ormai un’ora, voleva solo concentrazione e silenzio, non mi aveva rivelato nessuna formula, nulla; era ancora troppo presto a parer suo.
Sospirai poi chiusi gli occhi: l’animale di cui un mago prendeva la forma era qualcosa che lo rispecchiava profondamente, e così la professoressa di Trasfigurazione voleva che io indagassi nel mio profondo cercando quello che mi sarebbe servito.
Non mi aveva detto di cosa si trattava quindi io non avevo la minima idea di cosa cercare, e cominciavo a spazientirmi e perdere la concentrazione dato che l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era il ballo della sera dopo. Sbuffai mi sentivo come una ragazzina di undici anni che riceve il primo libro a Diagon Alley, euforica nello stesso modo, e chissà perché quell’euforia mi stava spaventando un po’.
In più non avevo smesso di pensare a quello che era successo proprio davanti alla Sala Comune di Corvonero, a Daniel; era così sicuro da aspettarsi un si da parte mia, che forse ci era rimasto male? No, era una spiegazione che non reggeva, non dopo tutto quello che mi aveva fatto passare, no perché dentro me la rabbia mi divorava e la tristezza mi stava quasi facendo annegare.
Avrei voluto sentirmi più libera, libera com’ero prima che tutta quella assurdità iniziasse, leggera; era quasi come volare.
Socchiusi gli occhi, Daniel mi aveva sempre detto che avrei potuto volare, se non avessi avuto paura delle scope; eravamo piccoli e io non avevo capito subito le sue parole; ora, dopo tutto quello che era successo sembravano aver preso una vera consistenza, forse aveva ragione lui.
-Credo possa bastare per oggi- la McGranitt interruppe il filo dei miei pensieri –ci è molto vicina signorina Potter vorrei rivederla prima che torni a casa per le vacanze-
Annuii –Partirò il 27 con tutti gli altri- spiegai.
La strega si aggiustò gli occhiali sul naso –Il giorno prima dovrà venire- disse –forse potremmo fare un tentativo-
La salutai ed andai via, improvvisamente più felice, era il mio traguardo riuscire a trasformarmi, prima ci sarei riuscita meglio sarebbe stato.
 

Mi stavo finendo di preparare con un’ansia crescente che mi attanagliava lo stomaco.
Vrail sul letto mi guardava interessato tanto che mi voltai verso di lui –Allora come sto?- chiesi.
Il gatto in risposta inclinò la testa da un lato miagolando, per poi girarsi e mettersi con la pancia all’aria; non sapevo se interpretarlo come una risposta negativa o positiva, così sospirai tornando a fissare la mia immagine riflessa allo specchio.
Avevo lasciato i capelli ramati sciolti sulle spalle; il vestito era lungo, legato dietro il collo e lasciava scoperta un po’ la schiena e completamente le braccia, era blu scuro, reso uguale da un incantesimo, al blu che decorava il mio letto a baldacchino.
Non ero soddisfatta per il semplice fatto che neanche al mio matrimonio mi sarei voluta vestire in quel modo patetico; sbuffai proprio mentre entravano nel dormitorio Cho e Peggy, anch’esse già pronte.
-Per la barba di Merlino- disse Peggy –Evey sei davvero tu?!-
Roteai gli occhi –Niente battute, ti prego- dissi –fosse per me sarei andata in pigiama-
Cho scosse la testa venendomi incontro –Scherzi vero?- chiese –stai benissimo- assicurò.
Storsi la bocca, io non ero per nulla sicura, ma non avevo voglia di parlarne –Ah comunque dovrei dirti una cosa- continuò lei abbassando lo sguardo, gesto che mi fece preoccupare.
-Che succede?- chiesi allarmata.
-L’altro giorno dovevo consegnare una lettera, sono andata alla gufiera e ho incontrato per strada tuo fratello…- si fermò guardandomi imbarazzata.
La fissai ancora più stupita –E quindi?- chiesi.
-Senti non ti arrabbiare ok?- disse –ma mi ha chiesto di andare al ballo con lui, ma come sai io devo già andarci con Cedric e insomma un po’ mi dispiace…-
Ci misi qualche secondo per elaborare la cosa: quindi Harry era interessato a Cho, il che mi sembrava un po’ strano, ma non così tanto in fondo.
Alzai le spalle -E perché dovrei arrabbiarmi?- domandai.
Peggy si intromise –Visto ti avevo detto che non c’era nulla di male-
-Si ma è suo fratello- disse Cho.
-Avrà trovato qualcun altro- tagliai corto, forse avrei dovuto parlarne ad Harry perché pensandoci davvero bene, Cho non era per niente il suo tipo, ma evitai comunque di dirlo.
-Mi sa che dovremmo andare, è già tardi- disse Peggy interrompendo il filo dei miei pensieri; infilai di corsa le scarpe e mi preparai ad andare giù insieme a loro due.
Più scendevamo verso la Sala Grande più sentivo il cuore correre veloce, non sapevo perché, ma non avevo intenzione di prestarci troppa attenzione, in fondo era solo un dannatissimo ballo.
La Sala d’Ingesso era piena come non mai: ricolma di ragazzi e ragazze vestiti elegantissimi, alcuni molto più spaesati di me, altri che si salutavano tra di loro a gran voce; molti stavano già prendendo posto nella Sala Grande; non volevo neanche immaginare in quale modo osceno l’avessero conciata.
Ero rimasta impalata sulla sommità delle scale, non mi ero accorta che Cho e Peggy erano scese dai loro accompagnatori, improvvisamente avevo voglia di andarmene da lì, avrei volentieri lasciato fare ai miei piedi, me ne sarei tornata in Sala Comune, avrei tolto quell’assurdo vestito e le scarpe che già mi facevano male.
-Cosa guardi con tanto interesse?- ma non potei dato che George era apparso alle mie spalle spaventandomi.
-Scusa- disse ridendo –non pensavo ti impaurissi per così poco-
Gli lanciai un’occhiataccia –Ero beatamente immersa a fissare il vuoto e tu arrivi in questo modo, ovvio che mi hai spaventato- spiegai, nonostante la mia frase non avesse alcun senso.
George mi guardò un attimo poi sorrise –Cosa c’è di interessante nel vuoto?- domandò.
Sbuffai –Queste domande idiote da dove le tiri fuori sta sera?-
Rise –Non so, sarà l’atmosfera-
Feci una smorfia concentrandomi un altro po’ sulla folla sottostante, già troppo caotica.
-Non sembri particolarmente felice- disse lui ad un certo punto.
-Infatti non so come tu abbia potuto convincermi ad infilarmi in un vestito talmente ridicolo- gli rinfacciai.
-In realtà stai benissimo con questo vestito ridicolo, se proprio vuoi saperlo- disse lui con un sorriso.
Stavo per ribattere, poi elaborai meglio le sue parole e lo guardai inarcando un sopracciglio sorpresa.
George continuava a guardarmi, poi scoppiò a ridere –Per tutti i folletti, non ti si può neanche fare un complimento- disse.
Alzai le spalle e cominciai a scendere le scale –Se fai solo complimenti ed eviti di farmi finire in punizione anche sta sera, te ne concedo quanti ne vuoi- assicurai.
-Non mi tentare- ridacchiò, mentre passavamo vicino al fratello che gli faceva un gesto di assenso con un sorrisetto furbo.
-Avete riempito di Caccabombe la Sala Grande?- domandai spaventata.
-Nah- rispose –sarebbe troppo prevedibile-
Scossi la testa entrando nella Sala addobbata come non mai.
-Ok non fare quella faccia Evey, nessun casino promesso- mi assicurò lui.
Sospirai –Ti crederò solo quando alla fine della serata non sarà esploso nulla- replicai.
Lui sorrise, ma non aggiunse altro: ci eravamo fermati più o meno a metà della Sala Grande, quasi non riuscivo a muovermi dalla folla che mi opprimeva; vicino a noi notai Fred che prendeva due bicchieri pieni dal tavolo delle bibite e poco più in la Ron, vestito nel modo più assurdo che potessi pensare.
Calò il silenzio e non capii perché –Che succede?- chiesi a George che essendo più alto di me vedeva al di là delle teste che bloccavano la mia visuale.
-I campioni apriranno le danze a quanto pare- spiegò.
Mi immaginai la scena e subito ridacchiai divertita –Oh mio fratello che balla non me lo voglio perdere- dissi.
Mi feci largo tra la folla, appena in tempo per vedere il via delle danze.
-Come sei cattiva- disse George –ridi troppo di lui-
Alzai le spalle –Non è proprio capace a ballare- sorrisi divertita.
Altre coppie scesero in pista, aggiungendosi ai Campioni.
-Ah e quindi tu saresti più brava di lui?- chiese.
-Ci vuole poco- replicai.
-Forza fammi vedere- disse lui porgendomi una mano.
Cavolo…pensai, non volevo ballare, non volevo farlo per nessuna ragione al mondo.
-Ok smetto di prenderlo in giro-
George rise –Ecco brava, ma vieni comunque a ballare con me- disse.
Feci una smorfia –Per forza?- domandai.
Lui annuì poi mi prese per mano trascinandomi in pista, non opposi neanche resistenza; iniziammo così a ballare, ma chissà perché la mia attenzione fu catturata e trattenuta da quello che vidi alle spalle di George: avevo fissato la folla senza neanche guardarla, ma poi avevo notato un volto più familiare degli altri.
Daniel mi stava guardando, il viso dipinto con un’espressione che non riconobbi; lo fissai di rimando, gli avevo detto che al ballo non ci sarei andata da sola, avevo vinto io.
 

Era tardi, ero stanca e cominciavo ad odiare quel ballo, più di quanto non l’avessi odiato nell’ultimo mese.
Ero uscita dalla Sala Grande, lasciando George dicendo che avevo bisogno di un po’ di aria, lui ne aveva approfittato per cercare Fred e comunicargli che non avrebbero fatto nessuno scherzo, dato che me l’aveva promesso.
Uscii fuori; il cambio di temperatura fu repentino, non mi spinsi troppo oltre nel cortile, rimasi a guardare la foresta offuscata dal vapore che usciva dalla mia bocca.
Il freddo mi fece bene, dannatamente bene; guardandomi intorno però notai qualcosa che da subito non aveva attirato la mia attenzione: ai piedi dei gradini, dei quali io occupavo la sommità, c’era seduto Daniel.
Mi dava le spalle e io non riuscivo a capire come non me ne fossi accorta prima; feci un passo indietro dato che non avevo alcuna intenzione di parlargli e rovinarmi quella serata.
-George Weasley eh?- disse lui votandosi.
Alzai gli occhi al cielo, sarei dovuta andarmene prima.
-Pensavo avessi mentito l’altro giorno ed invece…- si alzò venendomi di fronte.
Alzai le spalle –Io non mento mai- dissi –ed ora scusami, ma torno dentro- mi voltai ritornando nel caos che regnava nella Sala Grande.
Non sarei riuscita a ritrovare George lì in mezzo così rimasi ferma sulla porta; poco lontano da me vidi Harry e Ron seduti su due sedie con l’aria sconfortata.
Daniel mi aveva seguita e prima che potessi fare un altro passo mi si parò davanti con un sorrisetto divertito dipinto sul volto –Allora il tuo ragazzo mi permette un ballo con te?- chiese.
Lo guardai spalancando gli occhi –Primo- sillabai –io non ho nessun ragazzo; secondo scordatelo, non ballerò con te-
-Dai Lily non ti costa nulla- replicò.
-Ti ho detto di non chiamarmi così- sibilai.
-Bene- rispose lui –allora balla con me-
Gli lanciai un’occhiata omicida –No- dissi.
Lui scosse la testa –Tutto questo odio ti sta facendo davvero male- mi disse.
Mi avvicinai con fare minaccioso –Prova un po’ a chiederti da dove sia nato tutto questo odio- ringhiai.
Mi fissò curioso –Non è cambiato nulla Evey- disse lui facendosi serio, sembrava volesse davvero convincermi di quelle sue parole, che andavano contro al suo comportamento dall’inizio dell’anno.
-Ti sbagli- sbottai –è cambiato tutto- lo aggirai e raggiunsi Harry, sicura che almeno per il resto della serata non mi avrebbe più rivolto la parola.
 

-Evey è pronta la cena-
Saltai giù dal letto facendo sobbalzare Vrail che dormicchiava tranquillo.
Ero tornata a casa il giorno prima per le vacanze di Natale, sarei rimasta a casa fino ai primi di Gennaio, dato che le lezioni sarebbero riprese la prima settimana dell’anno nuovo.
Era la prima volta in cinque anni di scuola che ero felice di lasciare Hogwarts, avevo bisogno di allontanarmi dal castello per quella settimana scarsa, volevo non pensare a nulla; e la tranquillità di casa mi avrebbe dato quell’opportunità.
In più avevo deciso di dedicare tutta me stessa in un unico scopo: prima di tornare a casa ero riuscita a trasformarmi per la prima volta, e la McGranitt si era detta estremamente soddisfatta di come avessi appreso presto quell’incantesimo così difficile; aveva aggiunto che potevo esercitarmi da sola durante le vacanze, ma solo se lo avessi fatto con tanta prudenza se non volevo finire l’anno scolastico al San Mungo invece che al castello.
Mi sedetti a tavola mentre un piatto pieno volteggiava verso di me; quella sera avrei provato a trasformarmi da sola, ero abbastanza sicura di riuscirci.
-Ehm…- biascicò Godfrey fissandomi –non mi hai ancora spiegato bene perché sei voluta tornare a casa-
Bloccai la forchetta a mezz’aria; per quanto ne sapeva lui perché sarei dovuta tornare a casa se al castello erano rimasti sia Harry che Daniel?
Non gli avevo detto che con l’ultimo avevo litigato da ormai tre mesi e che Harry, comprensivo, aveva capito che più lontano dal castello stavo e più sarei stata meglio.
Alzai le spalle riprendendo a mangiare –Avevo solo bisogno di un po’ di pace- mentii –insomma, quest’anno è davvero pesante…-
Lui mi fissò, non mi aveva creduto, ma fece un sorriso e lasciò perdere, sapeva che gliene avrei parlato quando me la sarei sentita.
Ritornata in camera mia dopo cena spalancai la finestra guardando il piccolo giardino sotto di me, la neve lo aveva ricoperto completamente: si notava a malapena la panchina di legno e l’altalena che amavo tantissimo da bambina.
Mi sedetti per terra sentendo il freddo che pian piano entrava con prepotenza nella stanza, chiusi gli occhi eliminando tutti i pensieri, focalizzandomi solo sul mio corpo.
Non successe nulla, rimasi immobile per quasi un quarto d’ora poi sentii tutti i pensieri abbandonarmi per pochi secondi e dopo ritornare velocemente; aprii gli occhi, ero di nuovo me stessa, ma la mia forma  era diversa.
Mi alzai in piedi; la vista era più acuta e con un balzo saltai sul davanzale fissando la notte davanti a me e le migliaia di luci che ornavano la cittadina.
Guardai in basso e poi mi lasciai cadere; sapevo che era rischioso perché non ci avevo mai provato, ma prima che il terreno fosse troppo vicino rallentai di colpo; l’atterraggio fu abbastanza maldestro, finii lunga distesa nella neve.
Mi rialzai ed andai fino all’altalena e con un altro balzo saltai su, quella dondolò appena poi si fermò.
La neve continuava a cadere; quello era l’unico suono, o almeno così mi parve all’inizio; iniziai a sentire il rumore di un respiro che non era il mio, individuai subito da che parte veniva: dalla staccionata, nascosta dall’angolo che formavano i muri del salotto, che dalla mia stanza non si vedeva.
Spalancai gli occhi, anche se non sono sicura che accadde davvero.
-Wow, allora ecco qui la famosa Animagus-
Perché non sapevo che anche lui era tornato a casa?
Me ne sarei rimasta volentieri al castello, ero lì perché non volevo vederlo e ora lo scoprivo spiarmi di notte sopra la mia staccionata?
Daniel scese da dove era seduto e venne verso di me guardandomi curioso –Quindi sarebbe un’aquila?- chiese.
Avevo perso la concentrazione e quasi senza farlo apposta, mi trasfigurai ritrovando il mio aspetto.
-Che diavolo ci fai qui?- sbottai, dato che ora era tornata anche la parola.
-Vacanze invernali sai com’è- rispose.
Lo fissai male –Che ci fai qui, di notte, a casa mia?- riformulai senza battere ciglio.
-Oh nulla ero curioso di tutta questa storia dell’Animagus e dato che sembra che tu non voglia più parlarmi, sono venuto a controllare- spiegò semplicemente con un sorriso.
Continuai a guardarlo, poi senza aprire di nuovo bocca mi voltai, volevo tornarmene in casa.
Mi raggiunse prendendomi per un braccio, mi voltai divincolandomi –Vattene- sbottai.
-Ok, questa storia inizia a stancare- disse lui rimanendo di fronte a me.
Socchiusi gli occhi, ripetendomi di non crollare, non li davanti a lui –Non mi importa, vattene-
Inclinò la testa guardandomi e non accennando a spostarsi, sapevo che se avessi provato ad aggirarlo mi avrebbe fermata di nuovo, rimasi lì a fissare i suoi occhi vuoti, fino a non poterne più.
-Dimmi cosa diavolo vuoi- esplosi poco dopo –e dopo vattene!- sentii una lacrima rigarmi una guancia, la odiai ed odiai me stessa, perché alla fine aveva vinto la debolezza.
Continuò a fissarmi, ma non disse nulla e mi era vicino, troppo, tento che riuscivo a sentire il suo respiro caldo sfiorarmi il volto.
Non capivo perché quella distanza non aumentava, semmai il contrario, stava diminuendo e non riuscivo a non guardare i suoi occhi.
-Evelyn!-
Riconobbi subito la voce di Godfrey che mi chiamava probabilmente dalla porta d’ingresso, ma non mi mossi e neanche Daniel lo fece.
Lo vidi sorridere, se fino a qualche secondo prima sembrava che tutta l’ironia nei suoi gesti fosse sparita, riapparve subito, portando via gli occhi che fino a poco prima mi guardavano.
Il solito sguardo, il solito sorriso degli ultimi mesi erano tornati troppo velocemente, così tanto che non avrei neanche potuto sentire la loro assenza.
Si allontanò e poi mi disse –Ricordati che sono sempre stato io a dirti che avresti volato- poi si voltò tornando verso casa sua.













Angolo autrice

Buona sera a tutti!
In ritardo, come sempre, ecco a voi il nuovo capitolo, non dei migliori, e scritto sul finire della scuola quindi non è garantito questo gran risultato D:
Come sempre vi pregherei di farmi sapere cosa ne pensate, mi rendereste davvero felice!
Grazie a chi legge e a chi recensisce :3
Con le vacanze pubblicherò con più frequenza lo prometto ;)

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Capitolo 14
*** Dobby farà tutto il possibile per aiutare Evelyn ed Harry Potter ***


Capitolo 13 - Dobby farà tutto il possibile per aiutare Evelyn ed Harry Potter 

 
-1995

L’espresso aveva lasciato la stazione di King’s Cross da parecchie ore ormai e la neve non si era ancora stancata di cadere, continuava ad imbiancare le campagne indisturbata.
Cercai una posizione più comoda continuando ad appoggiare la testa al finestrino, ma non riuscendoci per niente: lo scompartimento dove mi trovavo era completamente vuoto, l’avevo scelto apposta, volevo stare da sola, dato che negli ultimi tempi non mi sentivo particolarmente socievole e così se mai avessi dovuto arrabbiarmi con qualcuno, quelli sarebbero stati i miei pensieri che non la smettevano di tormentarmi da quella sera.
Vrail mi saltò in grembo e cominciai ad accarezzarlo distrattamente chiudendo gli occhi.
Mi sarebbe stato utile un bel incantesimo della memoria, avrei potuto dimenticare quella dannata sera; e con lei perfino Daniel dato che sembrava essere diventato il mio problema principale, precedeva sia il Torneo Tre Maghi che l’apparizione del Marchio Nero alla Coppa del Mondo.
Sbuffai, ero arrivata a quel punto, a desiderare di non ricordare nulla di lui, neanche pochi mesi prima quando tutto non era ancora cambiato, quando niente era stato distrutto? Quei ricordi facevano quasi più male di quelli nuovi che avevo di lui; erano intrisi di una malinconia opprimente.
Ripensai al mese appena trascorso, a tutto quello che aveva fatto, a tutto ciò che mi aveva detto. Mi tornarono anche in mente quegli attimi sfuggenti quando nei suoi occhi mi sembrava di aver rivisto il vecchio lui: prima del Ballo del Ceppo poi quella sera di cinque giorni prima.
Riaprii gli occhi subito, l’oscurità riportava alla mente immagini che non volevo rivedere; non avevo idea del perché si divertisse tanto a spiarmi e sospettavo che fosse tornato a casa nelle vacanze solo per prendersi gioco di me, come tanto sembrava divertirlo.
Allora se davvero si divertiva ad irritarmi perché dirmi quelle ultime parole? Perché quello sguardo negli occhi? Perché mi sembrava terribilmente che si fosse avvicinato a me in quel modo per baciarmi?
La porta dello scompartimento si aprì di colpo facendomi sobbalzare, chiunque fosse gli fui immensamente grata, aveva fatto sparire da me tutti quegli assurdi pensieri.
-Scusami, non pensavo fosse occupato-
Sulla porta si era affacciata una ragazzina dei lunghi capelli biondi e da grandi occhi spalancati, aveva un paio di orecchini bizzarrissimi e stingeva in mano una rivista al contrario; il suo tono come il suo sguardo sembravano quasi sognanti.
-Oh ma sei tu Evey- mi disse con un sorriso.
-Ciao Luna- risposi sorridendo di rimando –vieni pure comunque-
Lei annuì poi prese posto di fronte a me, smise di prestarmi attenzione e tornò a concentrarsi sul giornale che pareva aver già letto per metà. Non riuscivo a capire di cosa si trattasse, ma immaginai fosse il Cavillo.
Luna Lovegood era nella mia stessa casa, ma la terzo anno; diciamo che era conosciuta molto nel castello e le voci che giravano su di lei erano abbastanza meschine, molti la chiamavano Lunatica o prendevano le sue cose e le facevano sparire.
Ad un occhio poco attento in effetti potrebbe sembrare una con qualche rotella fuori posto, io avevo capito solo che era molto originale, non parlava alle spalle di nessuno e nel suo modo di fare era anche molto simpatica.
Molti non lo capivano, poi essere di Corvonero la faceva sembrare una pazzoide senza precedenti, ma ormai alle generalizzazioni sulle case ci era abituato chiunque, solo pochi, compresa me, sembravano odiarle.
Tornai a concentrarmi su Luna e notai che aveva smesso di sfogliare la rivista e mi fissava curiosa –Sembri davvero persa nei tuoi pensieri- disse –sicura che nessun Gorgosprizzo ti abbia aggrovigliato il cervello?-
Non avevo la minima idea di cosa fosse un Gorgosprizzo così scossi la testa –Vacanze difficili- ammisi.
-Anche le mie- replicò lei –pensa che ieri mattina dormivo tranquilla quando ho sentito un boato e io e mio papà abbiamo scoperto che una uccellino aveva toccato le Prugnedirigibile e le aveva fatte esplodere-
Non potei che sorridere, conoscevo quegli strani oggetti: Godfrey e il padre di Luna si conoscevano bene e due anni prima eravamo andati a far loro visita –Chissà che spavento- dissi.
Lei alzò le spalle –Mi dispiace per le prugne- ammise poi tornò a leggere il Cavillo, ma il silenzio non durò a lungo.
-Sai, penso che tu sia triste negli ultimi tempi- disse senza staccare il naso dalle pagine.
Mi irrigidii, ero solita passare il tempo con Luna, ci intendevamo a meraviglia, molto di più di quanto non facessi con Peggy, peggio ancora con Cho; ma non immaginavo avesse notato il cambiamento.
Sospirai –Già il motivo è di opinione comune a quanto pare- dissi ripensando alle parole dei gemelli Weasley.
-Mi dispiace- continuò lei –non so cosa significhi perdere un amico perché io non ne ho mai avuti-
Aggrottai le sopracciglia –Io sono tua amica- dissi.
Alzò lo sguardo dal giornale con un sorriso.
-Oh che carina- disse poi ritornò a leggere e capii che non avrebbe più aperto bocca.
Guardai di nuovo fuori, dovevamo quasi esserci; improvvisamente mi sentii stanchissima, forse sarei riuscita a dormire almeno un’oretta.
Mi voltai appena verso i corridoio in tempo per vedere il solito gruppetto di Serpeverde passare chiassoso, Daniel era l’ultimo e prima di sparire con gli altri si concesse uno sguardo verso di me, non lo riuscii a leggere, ma mi spaventò perché tutta la spavalderia sembrava essere scomparsa.
 

-Quindi sei rimasto qui al castello e non hai ancora trovato una soluzione?-
Le lezioni erano cominciate da qualche settimana, Harry aveva sempre detto che aveva risolto il problema dell’uovo, ma avevo scoperto che mi aveva mentito.
Eravamo in biblioteca e lui sbuffò sonoramente –Ho scoperto il messaggio, è già qualcosa- protestò.
-Già, ma come credi di riuscire in questa prova?- chiese Ron –insomma stiamo parlando probabilmente del Lago Nero-
-Stiamo parlando sicuramente del Lago Nero- disse Hermione arrivando e facendo cadere davanti a noi due tomi pesantissimi –il problema è trovare un incantesimo che lo faccia respirare sott’acqua-
Harry si voltò verso di me con sguardo supplichevole, ma prima che potesse aprire bocca lo anticipai –Ti ho già spiegato che quell’incantesimo è di livello M.A.G.O. neanche io so farlo!- dissi per la seconda volta sprofondando nella sedia sfinita.
-Penseremo a qualcos’altro- disse Hermione mentre Ron annuiva.
Harry scosse la testa –E’ finita, mancano due settimane alla prova e a malapena so cosa mi aspetterà- si sedette accanto a me –sono finito-
-Te lo puoi scordare- scattai su –non puoi tirarti indietro, non te lo permetteranno, lasciatemi pensare ad una soluzione- conclusi alzandomi –stasera in Sala Grande vi dirò qualcosa-
Li lasciai nella biblioteca decisa ad impegnarmi a fondo per trovare una soluzione, una qualsiasi, l’importante era che Harry non corresse alcun pericolo.
Risalii verso la mia Sala Comune velocemente; che idea potevo farmi venire? Un incantesimo per respirare sott’acqua era fuori dalle mie possibilità e se avessi chiesto a qualche professore scommettevo non avrebbe aperto bocca, intuendo che si trattava della prova.
Spalancai la porta del dormitorio; pensavo che fosse deserto, ma mi sbagliavo: un elfo stava trafficando cercando di mettere in ordine il gran disordine che regnava lì dentro.
Non volevo disturbarlo, ma quando lui si voltò verso di me lo riconobbi –Dobby!- esclamai.
Lui fece un sorriso e poi un inchino –Evelyn Potter, Dobby è felice di incontravi ancora- squittì lui contento.
Mi concessi un sorriso neanche troppo convinto mentre i pensieri che mi ronzavano in testa sembravano non volermi abbandonare.
-Dobby si chiedeva- disse l’elfo arrivando davanti a me –se c’è qualcosa che vi turba-
L’illuminazione arrivò folgorandomi e mi voltai con un sorrisone verso Dobby –Puoi aiutarmi Dobby? Ho bisogno di un incantesimo o una pozione, qualsiasi cosa, che mi permetta di rimanere per un’ora sott’acqua-
L’elfo mi guardò curioso, sicuramente non capiva perché gli stavo chiedendo tutto ciò, ma nonostante tutto il suo sguardo si fece distante, come se volesse far tornare alla mente un ricordo lontano.
-Dobby non è sicuro, ma potrebbe sempre cercare qualcosa per aiutarvi- disse l’elfo ancora concentrato.
Mi trattenni dall’abbracciarlo, reputandola un’azione troppo azzardata –Grazie, grazie mille- dissi al settimo cielo –però Dobby se mai trovassi qualcosa devi portarla ad Harry e devi trovare qualcosa prima della prova capito?-
Dobby annuì vigorosamente –Dobby farà tutto il possibile per aiutare Evelyn ed Harry Potter- trillò poi schioccò le dita scomparendo.
Scesi in Sala Grande in un lampo, correndo per i corridoi sapendo bene che se un professore mi avesse vista mi avrebbe rifilato una bella punizione.
Arrivai al tavolo di Grifondoro ancora semivuoto; Harry, Ron, Hermione e qualche altro ragazzo, nessun altro.
I primi tre si stavano stingendo attorno ad una copia della Gazzetta del Profeta.
-Ragazzi potrei aver trovato una soluzione- incominciai –ehi ragazzi ma cosa state guardando…- mi avvicinai alle loro teste chine sul tavolo fino a leggere il titolo dell’articolo tanto interessante.
-Non ci credo- borbottai con gli occhi spalancati.
-Come credi sia riuscita a saperlo?- sussurrò Hermione arrabbiata.
Harry e Ron scossero la testa entrambi visibilmente scossi: Rita Skeeter aveva scoperto la verità su Hagrid, ora l’intera Inghilterra avrebbe scoperto che lui era un Mezzogigante e che Silente era solito circondarsi di questi “strani individui”, l’articolo citava anche Remus rifedendosi all’anno prima.
Strinsi i pugni facendomi male; come si permetteva quella donna di sputare sentenze in quel modo? Ero riuscita a sorvolare il suo operato, ma adesso aveva sorpassato il limite.
Mi voltai lasciando da soli gli altri, dimenticandomi della mia chiacchierata con Dobby: volevo tornare in Sala Comune e scrivere a Remus e se ci fossi riuscita, anche a parlare con Silente.
Ma in fondo a cosa sarebbe servito? La sua autorità non arrivava alla direzione della Gazzetta del Profeta, oltretutto i suoi contatti con il Ministero non sembravano dei migliori; Caramell cercava di ostacolare l’operato del preside da un po’ di tempo ormai e sapere che questo cercava di infiltrarsi nella testata principale del Ministero non sarebbe stata un’idea grandiosa.
Era arrivata al terzo piano quando andai quasi a sbattere contro qualcuno, troppo presa nei miei pensieri; lo evitai all’ultimo istante e solo allora mi accorsi che si trattava di Daniel.
Mi bloccai fissandolo: non avevo voglia di stare ad ascoltare il suo teatrino, non quella sera, così feci finta di nulla e tornai sulla mia strada.
-Ho letto l’articolo sul Profeta- disse lui, mi bloccai voltandomi –non capisco dove quella Skeeter trovi le sue informazioni-
Non avevo bisogno di interpretare male le sue parole –Può darsi che qualcuno abbia cantato- sbottai fissandolo con uno sguardo accusatore.
Lui sorrise, ma era un sorriso spento, quasi distante –Sai che non lo farei mai- disse.
-No- replicai –tutto ciò che sapevo su di te si è rivelata una grandissima bugia- detto quello mi voltai e me ne andai, lui non fece nulla per fermarmi, ma lo sentii dire –E’ meglio se la pensi così-
 

La fine di Febbraio arrivò velocemente portando con se la Seconda Prova; sapevo che Dobby non era riuscito a trovare nulla, perché Harry non mi disse di aver scovato uno soluzione, anzi era sicuro che si sarebbe ritirato al suono che decretava l’inizio della prova e io mi ero trovata completamente d’accordo con lui; era il modo migliore perché non gli succedesse nulla di brutto.
La mattina della prova arrivò la risposta di Remus, era in ritardo, ma la sua lettera spiegava che negli ultimi tempi non aveva avuto molto tempo libero, ma che era stato molto felice di leggere che nonostante tutto la vita al castello sembrava trascinarsi uguale, Torneo Tre Maghi a parte.
Non mi spiegava perché era stato impegnato negli ultimi mesi, ma una sola frase mi fece preoccupare…Sirius è diventato intrattabile, cerca in ogni momento di evadere e un po’ lo capisco, non posso però permettergli di mettersi in pericolo…
Conoscendo Sirius si sarebbe sicuramente messo nei guai.
-Ciao Evelyn-
Ero seduta al tavolo di Corvonero in Sala Grande da sola, almeno fino ad un attimo prima: Luna di era seduta di fronte a me; i capelli sciolti e scompigliati e il solito sguardo sognante.
-Oh ciao Luna- risposi con un cenno.
Lei mi guardò a fondo –Sembra che sia tu uno dei Campioni, sembri più tesa di ognuno di loro- borbottò.
Feci una smorfia –Sono preoccupata per Harry- ammisi, anche se immaginavo già lo sospettasse.
-Beh ha già sconfitto un drago, non credo che nulla possa intimorirlo adesso- continuò concentrandosi sulla sua colazione –comunque farò il tifo per lui oggi-
Sorrisi grata per quelle poche parole quando sentii dei passi correre veloci verso di me, Harry si fermò di colpo prima di travolgermi –Vieni Evey ora- mi pregò e dal suo tono capii che si trattava di qualcosa di importante.
Lo seguii fino alla Sala d’Ingresso completamente vuota, si assicurò che non ci fosse davvero nessuno in giro, poi sorrise –Ho trovato la soluzione per la prova- bisbigliò poi fece vedere qualcosa di viscido e verde dentro la sua tasca –me l’ha portata Dobby cinque minuti fa, ha detto che si chiama Algabranchia-
-Quindi Dobby ha trovato qualcosa!- esultai.
Lui mi guardò curioso e io sorrisi –Gli avevo chiesto se poteva aiutarmi, quasi due settimane fa e lui ha finalmente trovato qualcosa, gli regalerò un bel maglione appena lo vedrò- dissi contenta.
-C’è un problema però- riprese Harry rabbuiandosi –non trovo da nessuna parte né Ron né Hermione, non li vedo da ieri sera-
Feci per rispondergli quando la voce di Silente risuonò per tutto il castello –I campioni e il resto degli studenti sono invitati ad avvicinarsi al Lago Nero in vista della Seconda Prova-
Lo guardai sospirando poi scossi la testa –Sarà meglio se incominciamo ad andare- dissi, mentre lui annuiva.
 

La Seconda Prova durò un’ora, ma sembrò portarsi molto più a lungo in quel freddo mattino di Febbraio e contro ogni previsione che avevo fatto Harry se la cavò alla grande, riuscendo ad arrivare al secondo posto.
La storia fu comunque largamente descritta da tutti per la successiva settimana e diventò quasi insopportabile alle mie orecchie e alla mia mente già proiettata all’ultima prova.
Ovviamente erano tutti ragionamenti che preferivo tenere per me, non avevo voglia di assillare Harry così presto; volevo che si godesse la sua meritata vittoria e il riposo che derivava da questa.
In compenso ripresi le mie lezioni con la professoressa McGranitt e la vicepreside si trovò molto felice del mio netto miglioramento, tanto che mi propose di fare l’esame quell’estate, appena fosse finita la scuola. Quelle lezioni, sommate all’ansia per i G.U.F.O. fecero in modo che la mia mente fosse distratta, che non si insinuasse in pensieri più tristi, che mi facesse pensare che ero quasi da sola, senza contare Harry e Luna passavo le mie giornate studiando, forse troppo, per il semplice motivo che la persona con cui passavo di più il mio tempo era diventata l’idiota più gigante di tutto il mondo magico.
-… e le voglio entro due giorni- concluse il professor Ruf, non avevo idea di cosa stesse parlando e non mi disturbai a chiederlo a Cho seduta accanto a me.
Mi alzai ritirando i miei libri e uscendo dall’aula di Storia della Magia più annoiata che mai, prendendo la via per la Sala Comune prima di scendere a cena.
Incrociai Harry da solo che girovagava per i corridoi e lo raggiunsi –Che ci fai qui?- chiesi arrivando alle sue spalle.
Lui si spaventò, ma scosse la testa evasivo –Niente, una passeggiate prima di cena- rispose.
Sapeva che non me la sarei mai bevuta, ma ad un certo punto sentimmo delle voci nel corridoio vuoto.
Prima che potessi fermarlo lui si mise a seguire quelle voci arrivando davanti ad una porta chiusa; quando la riconobbi cercai di trascinarlo via, ma senza riuscirci.
-… è un segno Severus e tu l’hai avvertito quanto me!-
 La porta si spalancò immediatamente rivelando al suo interno il professor Piton e il preside di Durmstrang; quest’ultimo mostrava all’altro il suo avambraccio, il simbolo che vi vidi sopra mi fece rabbrividire: sapevo che l’uomo era stato un Mangiamorte, non pensavo però che mostrasse il simbolo del male tatuato sulla sua pelle così, senza pensarci due volte.
Io ed Harry rimanemmo immobili a fissarli, poi Karkaroff se ne andò dopo averci lanciato un’occhiataccia; volevo portare via di li Harry, quella storia non mi piaceva per nulla, fu Piton a fermarci –Non così in fretta signor Potter- sibilò.
Mio fratello si voltò verso il professore facendo un passo avanti mentre io rimanevo un metro dietro di lui osservando la scena.
-Una prestazione ammirevole, quella della Seconda Prova, devo ammettere- riprese il professore –Algabranchia non è vero?-
Harry annuì –Sì signore-
Piton lanciò uno sguardo a me –Ingegnoso, forse un po’ troppo- commentò.
Sicuramente pensava che io l’avessi aiutato e io sapevo bene che quello andava contro tutte le regole del torneo, nonostante tutto il professore non disse nulla, anzi entrò dentro il suo magazzino delle scorte senza smettere di parlare –Non è comune l’Algabranchia, vero? Ma neanche questo lo è…- riapparve stringendo una boccettina scura, la riconobbi, ce ne aveva parlato appena un mese prima.
-Sai cos’è?- domandò ad Harry che alzò le spalle fissandolo male e rispondendo con noncuranza –Succo di zucca?-
Piton lo fulminò, poi si voltò verso di me aspettando una risposta –Veritaserum- dissi io.
Quello abbozzò un sorriso compiaciuto –Il siero della verità più potente, ora signor Potter non è lecito usarlo su uno studente, ma credimi non mi farò scrupoli se ti scoprirò ancora rubare tra le mie scorte…-
Harry cercò di controbattere –Io no ho rubato nulla…-
-Non mentire con me- sibilò Piton poi chiuse la porta del magazzino davanti ad Harry.
Lo trascinai via da lì verso la Sala Grande –Dobby avrà rubato dalle sue scorte- disse Harry.
-Non mi preoccupa quello- dissi –hai visto Karkarof, lui era un Mangiamorte Harry e chiunque abbia messo il tuo nome in quel calice non voleva farti un favore- dissi.
Lui mi fissò capendo le mie parole –Credi sia stato lui?- domandò.
Alzai le spalle –Non ne ho idea, ma dobbiamo stare attenti- iniziai –dimmi solo che non farai niente che possa metterti in pericolo o nei guai come al solito-
Lui sbuffò, ma poi si concesse un sorriso –Va bene, te lo prometto-
 

La primavera non tardò ad arrivare, accompagnata da un sempre più difficile carico di lavoro per quelli del quinto anno che ora vedevano la fine della scuola e dei G.U.F.O. come un miraggio lontano. Io cercavo di non perdermi d’animo, il troppo lavoro non mi spaventava più di tanto, inoltre oltre alle mie lezioni normali e a quelle supplementari per l’esame di Animagus aggiungevo a tutto ciò l’ansia per l’ultima prova: volevo aiutare Harry, al massimo delle mie possibilità.
Nonostante questo avevo fatto in modo di concedermi i week-end per andare a Hogsmeade, rimasti il mio unico svago.
Uno di questi però si rivelò più entusiasmate del solito: la mattina Harry era venuto ad avvertirmi che nascosto sulle montagne vicino al villaggio si nascondeva Sirius e che aveva mandato una lettera a mio fratello dicendogli che gli avrebbe davvero fatto piacere incontrarci, anche perché aveva bisogno di parlarci.
Quel pomeriggio quindi scesi insieme agli altri ragazzi rallegrata e allo stesso tempo ansiosa; certo ero felice di rivedere Sirius, ma non volevo neanche pensare a quanto stesse rischiando, nascosto lì, così vicino al castello.
Senza accorgermene ero arrivata nella via principale, avevo camminato da sola tutto il tempo e ora, sempre da sola, mi ero seduta davanti ai Tre Manici di Scopa, su quelle panchine appena di fronte al locale.
Mi guardai un po’ intorno sentendo una strana malinconia prendermi la gola; non mi ero mai sentita così sola, come quell’anno.
Feci finta di ignorarne la causa, sentendomi ancora più patetica; volevo trovare un modo per aggiustare le cose in fondo, non sapevo in che modo avrei potuto perdonarlo, perché niente mi sembrava abbastanza.
Però lui è il mio migliore amico…pensai, poi scossi la testa, lui era il mio migliore amico e non sapevo se avrebbe potuto tornare ad esserlo.
Delle voci attirarono la mia attenzione, distraendomi dai miei pensieri; alla fine della strada, proprio davanti a Zonko, Fred, George e Lee parlavano animatamente ridendo con le borse dei libri strapiene.
Immaginai che non fossero riempite con il manuale di Pozioni o quello di Trasfigurazione, così sorrisi.
Mi soffermai su George: non avevamo parlato molto dopo il Ballo del Ceppo, forse solo perché io ero stata super-impegnata a cercare una soluzione alla prova degli abissi; ma alla fine ero giunta alla conclusione che forse mi aveva invitata al ballo per cortesia, non perché gli importasse seriamente.
Scossi la testa, non che importasse seriamente anche a me, ovviamente.
Ad un certo punto Fred si accorse di me e mi salutò da lontano, imitato subito dagli altri due; ricambiai i saluti con un sorriso e con un cenno del capo, costringendomi a guardare altrove.
Non ci riuscii per molto, sbirciando di nuovo verso i tre, vidi Fred e Lee, con un sorrisone stampato sui loro volti, discutere con George.
Quello sembrò rispondere male ad entrambi, che continuavano a sghignazzare, voltarsi e venire dalla mia parte.
-Ciao- disse quando arrivò davanti a me.
Io continuai a guardare gli altri due sospettosa, che quando si accorsero del mio sguardo sorrisero e scapparono via.
-Ehi, ma che succede?- chiesi.
George si sedette vicino a me –Oh nulla, mi hanno sfidato, credono che non sia capace di andare da solo nell’ufficio di Gazza e metterlo in disordine senza farmi beccare- spiegò ridendo.
-E questo è un insulto grave- gli diedi corda io.
-Ovviamente- sorrise lui –allora che ci fai qui tutta sola?-
Alzai le spalle –Fra un po’ devo andare con Harry a… farci un’idea sulla Terza Prova sai- inventai la prima cosa che mi venne in mente mentre lui annuiva –intanto me ne sto qui e mi rilasso un po’-
-Colpa dei G.U.F.O.?- chiese.
-Non so…- ammisi abbassando lo sguardo.
-Ah giusto ho toccato il tasto sbagliato, vero?- domandò.
Stavamo entrambi parlando della stessa persona, non c’era bisogno di nessuna conferma.
-Su non fare così- cercò di tirarmi su lui –per farti sparire questo broncio posso offrirti una Burrobirra?-
Sorrisi alzandomi in piedi –Sì, va bene-
Rimanemmo dentro i Tre Manici di Scopa per più di un’ora a sorseggiare la bevanda, parlando un po’ di tutto; quasi mi ero dimenticata cosa volesse dire passare un piacevole pomeriggio con un amico.
Quando mi accorsi di essere in ritardo per l’appuntamento con Harry, Ron ed Hermione, per poi andare da Sirius, salutai di fretta George e uscii dal locale dirigendomi all’uscita di Hogsmeade.
Avevo quasi svoltato l’angolo della Testa di Porco quando una voce mi frenò.
-Perché tanto di fretta?-
Mi bloccai, appoggiato al muro della locanda c’era Daniel che mi fissava, nel suo sguardo niente di tutto quello che ero abituata a vedere negli ultimi mesi, solo un pizzico di curiosità.
Feci la mia espressione indifferente –Non te ne importa- risposi.
Lui fece un sorriso amaro venendomi incontro –Giusto, ormai non siamo più amici, vero?- era una domanda retorica, di cui sapeva già la risposta, o forse voleva solo sentirlo dire da me.
Non mi scomposi, era diverso dal solito, non cercava di farmi arrabbiare, e io di rimando ero calma, molto più calma di quanto non lo fossi stata con lui negli ultimi tempi.
-Allora che vuoi?- sbottai alla fine, infastidita dal silenzio e dai suoi occhi puntati su di me.
Fece un altro passo verso di me e io ne feci uno indietro mentre le immagini di quella sera delle vacanze di Natale ritornavano veloci a galla.
-Questa storia andrà avanti ancora tanto?- chiese –sai è passato quasi l’intero anno-
Gli lanciai un’occhiataccia –Dovevi pensarci prima- dissi piatta –è tardi ormai-
-Tutto questo perché ora ho dei nuovi amici?-
-No- ringhiai –dei tuoi amici non mi importa nulla, ma loro mi hanno insultata, hanno insultato mia mamma e tu… sei rimasto a guardare-
Continuò a guardarmi –Non era un insulto- disse semplicemente.
Quelle sue parole mi colpirono, erano le stesse che avevo sempre detto io; chi mi chiamava Mezzosangue non l’avevo mai attaccato, l’avevo sempre e solo considerato un dato di fatto; non era un insulto come “Sanguesporco” o altro.
Lo fissai con rabbia; no non era mai stato un insulto, ma per come lo sputava in faccia Malfoy sì, perché infrangeva anche il ricordo di mia madre –Giusto, mi ero scordata di quanto fosse carino il tuo nuovo migliore amico con questo genere di complimenti- replicai ironica.
Lui alzò le spalle –Draco è un Purosangue- disse, sembrava quasi una giustificazione, che gli permettesse tutto ciò che faceva.
Continuai a guardarlo senza capire, quei discorsi mi facevano rabbrividire, lui non aveva mai pensato quelle cose –Cosa ti hanno fatto?- sussurrai proprio come alcuni mesi prima quando tutto era cominciato.
Non rispose alla mia domanda –Se ti chiedessi scusa, la finiresti con questo finto odio verso di me?-
Rimasi zitta, mentre la rabbia tornava a galla; strinsi i pugni –No- sbottai –non le voglio le tue scuse-
Vidi qualcosa di strano attraversare il suo sguardo, poi sorrise amaramente –Immaginavo- rispose –ci vediamo- detto quello si voltò e andò via.
Rimasi immobile in mezzo alla strada sentendo la malinconia schiacciarmi il petto; non volevo sentire più ciò che aveva da dirmi, ero stanca di quella situazione e dei suoi cambi di umore repentini. Perché mi era sembrato come intrappolato dalle sue stesse parole?
Volevo smettere di pensare, mi guardai intorno, la via era completamente vuota e senza pensarci due volte mi trasformai: fissai la mia immagine trasfigurata un una delle pozzanghere in mezzo alla strada, piene dall’acquazzone del giorno prima.
Le ali erano molto ampie, il becco acuminato, gli occhi sembravano essere rimasti quasi gli stessi, intelligenti, umani.
Con un balzo presi il volo; l’avevo già fatto una volta, anche se la McGranitt non se sapeva nulla.
Sapevo di avere ancora qualche minuto per me stessa, avrei sorvolato indisturbata il villaggio cercando di non pensare e solo dopo sarei andata dove dovevo incontrarmi con Harry, Ron ed Hermione.














Angolo autrice

Lo so in ritardo come al solito, ma tra il viaggio a Londra e il mare ho avuto poco tempo, e mi dispisce molto.
Vi annuncio che questo è il penultimo capitolo di questo quinto anno di Evelyn, fra due ci tufferemo nell'Ordine della Fenice :D
Come sempre vi pregherei di lasciarmi un piccolo parere, mi fareste davvero, davvero piacere :3
Un grazie speciale a chi segue e rescensisce sempre :)

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Capitolo 15
*** Perché Lui era tornato ***


Capitolo 14 - Perché Lui era tornato 

 



-Ho fatto di nuovo quel sogno Evey-
Urtai il calamaio che riversò tutto il suo inchiostro su una pergamena vuota, mi affrettai a limitare il danno con un colpo di bacchetta, poi alzai lo sguardo guardandomi intorno: la biblioteca sembrava del tutto vuota, solo alla fine mi concentrai su Harry.
-Quando?- chiesi.
-Una settimana fa, quando ci hanno detto tutti i dettagli sulla Terza Prova- ammise mesto, i suoi occhi verdi sfuggivano dai miei –lo so, avrei dovuto dirtelo prima-
Spalancai la bocca senza dir nulla, la richiusi prendendo un respiro –Perché me lo stai dicendo solo adesso?- chiesi stizzita.
-Perché sei già troppo preoccupata, ho paura che dicendoti altro ti vedrò esplodere come i calderoni di Neville durante Pozioni- replicò Harry –e poi è solo un sogno-
Non sapevo se essergli grata perché si preoccupava per me o arrabbiata per avermi paragonata ad un calderone.
-Sai, credo che tu debba parlarne con Silente- continuai io dopo un istante di silenzio.
Lui alzò le spalle –Mi ha già rinchiuso dentro il castello, non vorrei che ora assumesse anche una balia- sussurrò.
-Sei stato aggredito!- replicai io; era successo qualche giorno prima: Harry aveva trovato Barty Crouch delirante per la Foresta Oscura e qualche minuto dopo Krum, probabilmente sotto quella che sembrava una maledizione Imperius, lo aveva attaccato.
Ovviamente Silente aveva provveduto a rinchiuderlo nel castello e io non potevo che essere più d’accordo con il preside.
-Comunque- riprese Harry –vuole vedermi stasera nel suo ufficio-
Annuii riprendendo a scrivere, dovevo finire quel compito di Erbologia entro la serata –Raccontagli del sogno- gli ricordai.
-Va bene, va bene- acconsentì lui ritirando le sue cose –Ora vado, devo andare a cercare Ron-
Lo vidi sparire tra gli alti scaffali, poi tornai a chinare la testa sulla pergamena scritta fittamente, sperando di riuscire a concentrarmi ancora.
 

-Insomma, secondo te ho qualche possibilità?- chiese ancora Peggy.
Sbuffai –Andiamo Peg, non sei stupida, ti stai solo facendo prendere dal panico per questi dannati G.U.F.O.!- le dissi cercando di spronarla.
Il pomeriggio dopo la discussione con Harry in biblioteca ero con la ragazza nel parco, era domenica ed entrambe avevamo già finito i compiti, in quel momento stavo cercando inutilmente di tirarle su il morale.
-Guarda me per esempio- continuai –non passerò di sicuro Storia della Magia, ma non ne sto facendo un dramma-
Lei si voltò verso di me –Sì, ma tu solo quella- replicò –io rischio Pozioni, Rune ed Erbologia- ricominciò tristemente.
Mi guardai intorno, eravamo sulle sponde del lago, una leggera brezza mi stava scompigliando i capelli e mi sentii impotente, non ero brava a consolare, non lo ero mai stata; forse era per quello che non avevo tante amiche, molte delle ragazze che conoscevo amavano piangersi addosso e se qualcuno non le consolava, lo trattavano come un "senza-cuore", peggio di un Dissennatore.
Sospirai guardando di nuovo Peggy, il suo caschetto biondo le copriva quasi tutto il viso, poi alzò la testa di scatto –Mi sono ricordata che dovevo incontrare John- detto quello scappò via non prima di avermi urlato –grazie per avermi tirato su il morale-
-Oh ma figurati- borbottai, mi distesi sull’erba fissando dietro di me i rami cadenti di un salice piangente; amavo alla follia quegli alberi, ne avevamo anche uno nel nostro giardino, Godfrey lo aveva piantato due anni prima dato che mi piacevano tanto.
Una strana malinconia mi assalì all’improvviso, era quella malinconia con cui aveva fatto i conti tutto l’anno, scacciarla? No, ci avevo provato e la mia forza di volontà non era abbastanza forte.
Chiusi gli occhi inspirando l’aria fresca che emanava la foresta mischiata all’umidità piacevole che arrivava dal lago.
-Quindi questo posto ti piace ancora?-
Feci un balzo spaventata, tirandomi su a sedere; sdraiato accanto a me c’era Daniel che mi guardava curioso. Non avevo idea di come fosse arrivato senza farsi notare ed ero più che sicura che non sapesse Smaterializzarsi.
-Ah scusa, non volevo spaventarti- continuò con voce piatta.
-Che cosa fai qui?- ringhiai.
-Beh questo posto l’ho scoperto io e quindi mi piace tornarci, tu piuttosto cosa fai qui?- chiese.
Lo guardai truce, ovvio in quel posto andavamo sempre insieme e inconsapevolmente, nelle giornate che si facevano sempre più piacevolmente calde, girovagavo lì intorno sempre più spesso, compreso quello capii anche il perché di quella dannata malinconia.
-Si da il caso che comunque c’ero prima io quindi sei pregato di andartene- continuai dopo aver cercato invano una frase che potesse scacciarlo da lì.
Mi fissò con i suoi occhi vuoti poi tornò a sdraiarsi, senza nessuna intenzione di muoversi.
Ero fumante dalla rabbia, perché continuava a girami attorno? Voleva davvero chiedermi scusa?
No, non voleva, era cambiato, loro lo avevano distrutto, non era più il mio migliore amico; detto ciò restava il fato che non gliel’avrei data vinta, sicuramente si aspettava che me ne andassi, ma non lo feci, rimasi seduta a fissare il lago, cercando di ignorarlo.
Gli davo le spalle, ma sentivo i suoi occhi fissi su di me; era insopportabile e io cosa potevo fare? Pestare i piedi, urlare, implorargli di andarsene? Tanto non l’avrebbe fatto, ciò che lo divertiva di più, oltre a stare con i suoi nuovi amici, era torturarmi. Si perché quella era una tortura, perché mi stava mostrando cosa era diventato, dopo tutto ciò che era stato per me.
Digrignai i denti, frustrata come non mai.
-Fai ancora discorsi tutti tuoi nella tua mente?- si mise a sedere.
Non gli risposi, non potevo dargli la soddisfazione di quello, mi conosceva troppo bene nonostante tutto.
Lo sentii alzarsi, venne a sedersi accanto a me, nel farlo la sua mano sfiorò la mia e io mi ritrassi subito.
Mi fissò –Quindi ora oltre che odiarmi, ti disgusto anche?- chiese.
Non gli risposi voltai la testa dall’altra parte cercando di non sentire il suo sguardo fisso su di me, forse in attesa di qualcosa.
-Hai proprio deciso di non perdonarmi, vero?- continuò.
Incassai il colpo, chiusi appena gli occhi sentendo le lacrime bruciare, ma impedii loro di uscire; una mi aveva già tradita alcuni mesi prima, non avrei permesso che accadesse di nuovo.
-Evey… -cominciò lui, ma ormai io non ne potevo più; mi alzai di scatto andando via con passo veloce, mettendo più distanza che potevo tra me e lui.
Non aspettai di arrivare alla Sala Comune per piangere, non mi chiesi neanche il motivo di quelle lacrime, mentre ancora sentivo i suoi occhi puntati sulla mia figura che si allontanava nel parco, verso il castello.
 

Il resto dell’anno mi scivolò addosso velocemente; quello che accadde però rimase nelle menti di ogni strega o mago di Hogwarts, indipendentemente da ciò che il Ministero volesse far credere.
All’inizio vidi solo Harry e gli altri tre campioni entrare in un labirinto per scontrarsi con potenti creature magiche; vidi due di loro ritirarsi per l’asprezza della prova; vidi Harry riportare indietro da un oscuro cimitero il cadavere di un amico, vidi la disperazione negli occhi di ogni singolo studente o professore e vidi la verità sfumare via per colpa di un bacio del Dissennatore.
Niente verità allora, eravamo di nuovo tutti in pericolo, Harry più di tutti, perché Lui era tornato.
 

-Qualcosa dal carrello care?-
Mi riscossi dai miei pensieri –No grazie- risposi all’anziana signora che spingeva il carrello sull’espresso.
-Oh neanche io grazie- disse Luna, intenta a leggere il Cavillo.
Vidi la signora sparire nel corridoio e tornai a fissare il vuoto al di là del finestrino.
-Guarda Evey- Luna mi chiamò indicandomi una pagina del suo strano quotidiano.
Lessi solo i caratteri principali “Il ritorno di Voi-Sapete-Chi; il Ministero trema e nega” aggrottai la fronte –Tuo padre ci crede?- domandai.
Lei annuì –Ovviamente- rispose –conosce Silente, sa che su questo non potrebbe mai mentire-
Sospirai –Vorrei che anche il Ministero lo capisse- ammisi.
-Lo capiranno, forse servirà loro solo una dimostrazione- detto quello tornò a concentrarsi sul Cavillo.
Vrail mi saltò in braccio miagolando, lo guardai e lui ricambiò il mio sguardo appoggiando la testa e sfregandola contro la mia mano; sorrisi e lo accarezzai, congelando i miei pensieri, per non sentirli più urlare e scontrarsi tra loro nella mia mente.
Alla fine però dovetti abbandonarmi ad essi: era stato l’anno peggiore di tutti, era passato troppo lentamente quasi volesse farmi ricordare quanto avevo perso, e quanto mi aspettava.
Pensai ad Harry a qualche carrozza dalla mia; come avrebbe sopportato quell’estate sapendo chi si nascondeva nell’ombra?
Avrei scritto a Silente, lo avrei pregato perché concedesse a mio fratello di venire a stare da noi.
In quel modo l’avrei avuto vicino e non avrei passato l’estate completamente da sola come immaginavo sarebbe accaduto.
Sono passati mesi non credi che se lo meriti il tuo perdono?
Scacciai quella domanda dalla mia mente, non volevo pensarci, c’era altro in ballo quell’estate, qualcosa di più importante, qualcosa che temevo e che avrei cercato di affrontare nel migliore dei modi; Daniel doveva diventare l’ultimo dei miei problemi, era l’unica opzione o avrei continuato ad annegare nei ricordi che avevo di lui e a distruggermi vedendo ciò che era diventato.









Angolo Autrice

Inizio chiedendo umilmente perdono c.c 
Sono stata al mare tutto Agosto e non ho avuto un minuto per scrivere, oltretutto questo capitolo è corto e schifosissimo, ma è la fine del nostro 5° anno per Evey. Dato che questo nella storia è l'anno in cui cambia ogni cosa ho deciso di far precipitare le cose tra Evey e Dan come avrete visto in questi ultimi capitoli; il prossimo invece incominceremo con il 6° anno della protagonista, 5° per Harry, e se volete un piccolo spoiler vi dirò che non mi dilungherò molto su questo anno, tre capitoli massimo, poi passeremo al Principe Mezzosangue, che voglio approfondire meglio :)
Beh anche se come ho detto il capitolo non è nulla di che, lasciatemi una recensione ;D
Al prossimo capitolo

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Capitolo 16
*** Spesse nubi all'orizzonte ***


Capitolo 15 - Spesse nubi all'orizzonte





Quelle vacanze furono strane.
Non avevo un altro modo per descriverle, molti avvenimenti si erano accavallati l’uno sull’altro, molte abitudini erano sparite piano, molte novità mi avevano lasciata vuota e piena di timore.
Inoltre non avevo passato l’estata a casa, bensì Godfrey ci aveva fatti trasferire a Londra al numero 12 di Grimmauld Place, nella casa di Sirius, nella base segreta dell’Ordine della Fenice.
Sarebbe inutile dilungarsi sulla storia dell’Ordine, ogni mago la conosce, ogni mago la odia o la ammira, i pareri sono comunque contrastanti; io la vedevo come un piccolo raggio di sole che squarciava le nuvole tempestose che si erano formate sulle nostre vite negli ultimi mesi.
-Ehi Evey guarda che è quasi pronto, la signora Weasley ci uccide se arriviamo in ritardo a tavola- Hermione mi chiamava dal corridoio che conduceva alla camera che condividevo con lei e Ginny.
-Arrivo subito- risposi, alzandomi e attraversando la camera continuando a rimuginare su ciò che mi frullava per la testa: non mi avevano permesso di fare realmente parte dell’Ordine, non avevo ancora diciassette anni, in più era arrivata qualche settimana prima una muta richiesta di Silente, richiesta a cui dovevo ubbidire come quattro anni prima.
Per le tortuose scale incontrai solo Grattastinchi che sembrava inseguire qualcosa, non indagai su cosa potesse essere; quella casa era abbandonata da anni, perlomeno abbandonata da umani, molte altre creature l’avevano infestata.
Ma forse un lato positivo c’era in tutto quello: avevo passato quelle settimane con Sirius e Remus, il che aveva mandato via un po’ della preoccupazione che incombeva su tutti quanti.
Ero quasi arrivata al piano terra quando incrociai Fred e George –E’ pronta la cena ragazzi- dissi loro.
-Oh si andiamo, sto morendo di fame!- Fred si Smaterializzò proprio davanti ai miei occhi mentre George si voltò verso di me con sguardo curioso –Tutto bene?- chiese.
Aspettai un attimo prima di annuire –Sono preoccupata per Harry- dissi –i grandiosi piani di Silente fanno sì che debba sempre mentirgli-
-Beh secondo me è meglio che non sappia cosa pensa il Ministero di lui adesso- replicò George.
Sospirai –Forse hai ragione- ammisi poi calò il silenzio.
-Quindi è questo il motivo per cui sei così giù di morale?- domandò ancora.
C’erano altri infiniti motivi per i quali ero giù di morale; ero diventata così triste e musona che mi davo fastidio da sola, ma nonostante tutto sembrava che mi divertissi a crogiolarmi in quella malinconia.
-Non solo- risposi, poi alzai gli occhi su di lui –ma non ne voglio parlare-
Lui annuì con un sorriso –Va bene- disse –allora andiamo a mangiare-
Mi fece passare e poi mi seguì giù per le scale fino alla cucina.
 

-Non voglio essere convinta in qualche altro assurdo modo che questa cosa sia ingiusta- sbottai –voglio Harry qui, adesso-
-Evey…- Godfrey stava cercando di calmarmi.
-No- dissi –sono stanca di tutto questo, non possono farlo-
-Silente sistemerà tutto Evey, dobbiamo fidarci di lui- anche Remus stava cercando di farmi ragionare.
-Ha ragione lei- s’intromise Sirius –e tu lo sai Lunastorta, non credo che il potere di Silente possa arrivare a tanto-
Presi un respiro mentre le parole “Espulso da Hogwarts” e “Udienza” risuonavano nella mia mente.
-Mi preoccuperei di altro- disse a quel punto il signor Weasley –ora Tu-Sai-Chi controlla i Dissenatori, se questi hanno attaccato Harry-
Quella notizia mi colpii in pieno petto, non era qualcosa a cui avevo pensato.
-Abbiamo due nemici questo è ovvio- riprese Godfrey –e dico a tutti voi di fidarvi di Silente, lo conosco da tanto, e non abbandonerà il ragazzo a questa ingiustizia-
Il vecchio mago cercava di rincuorarmi e gliene fui enormemente grata.
Gli altri uomini nella stanza annuirono poi tutti sentimmo la porta che si spalancava; non aspettai un attimo balzai in piedi attraversai la cucina e arrivata nello stretto ingresso, abbracciai con foga Harry che era appena arrivato.
Anche lui strinse le braccia attorno alle mie spalle: era diventato alto in quel poco tempo che non ci eravamo visti.
-Mi dispiace Harry- sussurrai.
Lui non rispose subito, guardai i suoi occhi uguali ai miei e ci vidi dentro uno strano risentimento –Cosa succede Evey?- chiese.
Come potevo spiegargli tutto quello?
-Sistemerò ogni cosa, te lo prometto- sussurrai prima di abbracciarlo di nuovo.
 

In realtà tutto si sistemò da solo, in parte.
La cosa più importante almeno, perché Harry poté tornare ad Hogwarts, la sua udienza andò bene, ma se avevo pensato per un attimo che il Ministero avrebbe smesso di mettere i bastoni tra le ruote a Silente, smesso di far credere che Harry fosse un bugiardo, smettere di negare al mondo magico la verità sul ritorno di Voldemort, mi sbagliavo.
-Evey le carrozze non ci aspettano- Luna mi stava tirando per un braccio, l’espresso per Hogwarts era appena arrivato alla stazione di Hogsmeade, l’aria era fredda e umida e verso nord si erano addensate spesse nubi che lasciavano presagire che di lì a poco avrebbe piovuto.
Seguii la ragazza fino alla carrozza, dove avevano già preso posto Ron ed Hermione, entrambi rientrati da un giro di controllo dato che erano diventati Prefetti, e Neville che stingeva in mano Oscar, il suo rospo.
Harry era immobile davanti alla carrozza, solo dopo qualche istante mi accorsi che stava fissando il Thestral che aspettava impaziente di partire.
Quando io e Luna fummo abbastanza vicine, la creatura partì prima che mio fratello potesse salire sulla carrozza –Ci vediamo al castello- urlò agli amici, solo allora si accorse di me votandosi –eccovi- disse.
Lo raggiungemmo mentre un altro Thestral si faceva avanti –Tu lo vedi questo cavallo?- chiese.
-Oh certo, li vedo dal primo anno, tranquillo non stai impazzendo- rispose Luna sedendosi sul cocchio.
Harry non sembrava essere rassicurato e guardò me; gli feci segno di salire e quando la creatura magica incominciò a muoversi, gli dissi –Sì li vedo anche io-
-Ma Ron e gli altri non lo vedevano- disse Harry.
Non risposi, non volevo fargli tornare in mentre brutti pensieri, ma Luna, che diceva sempre quello che pensava, mi precedette –Possono essere visti solo da chi ha visto la morte- spiegò.
A quel punto Harry mi lanciò un’occhiata e abbassò la testa.
-Non pensavo li vedessi anche tu Evey- disse Luna rivolgendosi a me.
Non mi chiese altro, sicuramente non voleva saperne il motivo ed io gliene fui grata, non avevo voglia di raccontarlo
…avevo due anni e ricordavo giusto qualche immagine confusa, quella taverna buia e fumosa, nascosta chissà dove a Londra. La mia mamma mi aveva abbracciata e mi aveva lasciata con Godfrey, lui mi aveva portata lì, ma io non sapevo che l’aveva fatto per proteggermi; in quella taverna ci stava aspettando May, sua moglie, ma lei non era l’unica. Ricordo un lampo verde partito da chissà quale bacchetta, forse diretto a me, forse diretto verso Godfrey, che però non trovò noi, ma solo la vecchia strega che senza un suono si era accasciata a terra. Ricordo l’urlo di Godfrey e quell’uomo con il mantello nero che scappava, e dentro di me non sapevo ancora che la donna era morta davanti ai miei occhi solo per salvare la mia vita…
 

I voti che avevo preso con i G.U.F.O. dell’anno prima mi avrebbero permesso di continuare tutte le materie nel sesto anno, ma non volevo proseguirne alcune sapendo bene di non poterle portare poi ai M.A.G.O.
Così abbandonai Storia della Magia e Divinazione, trovando nel nuovo anno alcune ore senza lezione, che mi fecero solo bene.
Quando avevo pensato che il Ministero non sarebbe stato a guardare il lento trascorrere della vita ad Hogwarts, non mi sbagliavo.
Dolores Umbridge fu presentata come la nuova professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, ma dopo che Harry mi disse che aveva assistito e votato per la sua espulsione all’udienza, capii che era solo una pedina di Caramel per tenere d’occhio Silente.
Sebbene mi aspettassi qualcosa di davvero spaventoso dalla sua figura rosa con la faccia da rospo, ciò che fece sconvolse l’intero castello, senza lasciare indenni neanche gli altri professori o lo stesso preside.
-Ok credo sia la cosa più assurda che io abbia mai sentito!- sbottai.
La Sala Grande era quasi vuota quel tardo pomeriggio, Settembre era scivolato via senza farsi sentire e Ottobre stava arrivando frenetico alle porte di Hogwarts.
Harry, Ron ed Hermione mi stavano raccontando della loro chiacchierata avvenuta la sera prima, nel camino della Sala Comune di Grifondoro con Sirius.
-Lo so è assurdo- disse Hermione battendo la mano sul tavolo –ma cosa possiamo farci?-
-Se lo dice Sirius- continuò Harry a voce bassissima –credo che sia l’opinione comune dell’Ordine-
Annuii –Invece la tua mano come sta?- chiesi afferrandogli un braccio.
Lui lo ritrasse subito –Meglio- rispose evasivo.
-Harry…- dissi, ma lui mi anticipò –E’ tutto a posto Evey, non devi preoccuparti-
-Quella donna ti tortura, fa bene a preoccuparsi- si intromise Ron che fu zittito da un’occhiataccia da parte dell’amico.
Sospirai –Magari scriverò a Remus in questi giorni- dissi.
I tre annuirono, Hermione persa nei suoi pensieri, forse stava architettando qualcosa per risolvere tutto quello; sperai solo che ci riuscisse, perché se il tutto fosse rimasto sotto il controllo della Umbridge, quell’anno non avremmo imparato proprio nulla.
Sentimmo qualcuno schiarirsi la voce alle nostre spalle, ci voltammo trovando proprio la strega che ci guardava con i suoi malefici occhietti neri –Sono sicura che i ragazzi del quinto anno hanno molti compiti da svolgere e non possono permettersi così tanto svago- iniziò –consiglierei a voi tre di seguire il mio consiglio-
Guardai la donna con odio che si accorse del mio sguardo, montando sul suo volto da rospo un’espressione da rospo –Sì, signorina Potter- chiese –vorrebbe dire qualcosa?-
Mi trattenni sul risponderle a tono, quando un’esplosione proveniente dalla Sala d’Ingresso fece voltare la professoressa con gli occhi che lanciavano lampi d’ira; non ci degnò più di uno sguardo dirigendosi verso la tremenda esplosione che iniziava a lasciare anche un odore putrido che si stava espandendo per la Sala Grande.
-Fred e George?- chiese Harry a Ron che annuì sospirando –Se li scopre saranno nei guai, e la mamma s’infurierà- borbottò il rosso.
In quel momento ci si avvicinò Ginny che mi porse un foglio di pergamena ben piegato –Per te Evey- mi disse, dopo aver salutato gli altri scappò per via, diretta chissà dove.
Lo aprii leggendo attentamente.
-Chi è?- chiese Harry curioso.
-La McGranitt- dissi –il mio esame per certificarmi come Animagus è stato sospeso, Silente non vuole che il Ministero sappia- questo era il riassunto del messaggio.
-Credo sia un’idea abbastanza intelligente- spiegò Hermione –ora fai quasi parte dell’Ordine, meno cose sa su di te il Ministero, meno te ne può ritorcere contro-
Sospirai infilandomi il foglietto tra le pieghe del mantello –Ora vado in Sala Comune, se scoprite altro fatemi sapere, anche se vi viene un’idea brillante per faccia di rospo-
Me ne andai lasciandoli che sghignazzavano per la battuta sulla Umbridge; uscita nella Sala d’Ingresso l’odore era più forte, non ci badai e cominciai a salire verso la torre Ovest; all’incrocio con i sotterranei notai un gruppetto di Serpeverde: le due figure massicce dei gorilla che si portava dietro Malfoy, seguite appunto dal biondino che ridacchiava lucidando la sua spilla da Prefetto; c’erano altri ragazzi e due ragazze, tra gli ultimi notai chi stava cercando il mio sguardo, lo fissai giusto un attimo per poi tornare sulla mia strada diretta alla torre di Corvonero.
 

-Volevo ricordarti che io sono un pazzo, chi mi darebbe ascolto?- Harry si stava lamentando da quando erano arrivati al villaggio di Hogsmeade, quel secondo fine settimana di Ottobre.
-Sai che posso sempre sorprenderti- replicò Hermione guidandoli nella parte più esterna del villaggio.
La brillante idea che era venuta alla ragazza, era stata subito appoggiata da me e anche da Ron: Harry ci avrebbe insegnato una vera Difesa Contro le Arti Oscure, e non le inutilità che dovevamo sorbirci ogni giorno dalla Umbridge.
Lui però non sembrava tanto convinto di quella nuova situazione, più che altro sapendo bene quali fossero le voci che giravano su di lui nel castello e immaginando cosa stavamo rischiando, non voleva spingersi troppo oltre.
-Potrei insegnare a voi tre- cercò di dire mio fratello.
-Andiamo, dobbiamo incontrare solo un paio di persone- lo liquidò Hermione, affrettando il passo seguita da tutti noi.
L’aria fredda e carica di umidità che si respirava al villaggio era mescolata ai vari odori di questo: quello dolciastro che usciva da Mielandia; la puzza di fumo che si alzava da Zonko che portava anche un po’ di polvere scura; un altro profumo aspro e forte dai Tre Manici di Scopa.
-Qui?- chiese Ron dopo che fummo arrivati davanti ad una bettola che si chiamava Alla testa di Porco.
-Meglio essere in un luogo un po’ riservato- spiegò Hermione, poi tutti e quattro entrammo.
Dopo che ci fummo sistemati e abituati al pungente odore acre che emanava la taverna, iniziarono ad arrivare i primi ragazzi, alla fine se n’erano raggruppati una ventina.
-Un paio di persone?- ringhiò Harry ad Hermione che invece si alzò in piedi prendendo la parola.
-Beh… ciao, sapete tutti perché siamo qui, abbiamo bisogno di un insegnante che ci prepari a difenderci dalle Arti Oscure, e il motivo lo sapete tutti… Voldemort è tornato-
La reazione fu generale, qualcuno emise un gridolino, mentre la maggior parte dei ragazzi s’irrigidì.
-Questo è ciò che ci ha detto Silente, ma Silente lo sostiene perché lui lo dice, nessuno ci ha raccontato come è morto Cedric- a parlare era stato un ragazzo di Tassorosso che non conoscevo.
-Non siamo qui per parlare della morte di Cedric- tagliò corto Harry –se non siete interessati, potete benissimo andarvene-
-E’ anche vero però, che quest’anno non stiamo imparando proprio nulla- disse Neville.
-Ovvio- disse Ron –il Ministro crede che potremmo formare l’esercito personale di Silente, per questo ha inviato quella megera come insegnate-
Un mormorio percorse i presenti, molti sembravano ancora molto scettici, quando prese la parola una ragazzina di Tassorosso –E’ vero che sai produrre un patronus corporeo?- chiese.
Quando tutti si voltarono verso di lei, arrossì violentemente –Mia mamma era alla tua udienza- bisbigliò poco dopo.
-Wow io non ne sapevo nulla- disse Fred mentre un mormorio, questa volta curioso, attraversò l’intera locanda, anche l’uomo al di là del bancone sembrava molto attento.
-Beh sì è vero- ammise Harry.
-E a primo anno ha soffiato la pietra filosofale a voi-sapete-chi in persona- aggiunse Neville.
-E con la spada che c’è nell’ufficio di Silente, non avevi ucciso un Basilisco?- continuò Luna.
-In più ci sono le prove che ha affrontato l’anno scorso per il torneo- anche Cho voleva fare la sua parte, Harry guardandola arrossì.
-Ok quindi siamo tutti d’accordo, prenderemo lezioni da Harry?- chiese Hermione, chi più chi meno convinto accettò, rimaneva solo il luogo da scegliere e la frequenza con la quale si sarebbero incontrati, ma ormai era tardi e il gruppo si sciolse.
Andai via insieme a Luna lasciando da solo Harry con Ron ed Hermione.
Io e la ragazza tornammo su verso il castello –Immagino che sarà divertente- disse Luna –poi Harry sembra un bravo insegnate-
Annuii –Impareremo qualcosa, ne sono sicura- dissi convinta mentre ci lasciavamo alle spalle il villaggio e davanti a noi appariva il profilo del castello, scuro in contrasto con il cielo che cominciava a tingersi di rosso, dato l’arrivo della sera.
 

Nella settimana successiva avevo cercato ogni posto che potesse essere utile dove allenarsi, ma non ero arrivata ad alcuna soluzione.
Fu Harry a contattarmi qualche tempo dopo, dicendomi di andare al settimo piano quella sera per le otto e mezza e così feci.
-Avevo sentito parlare di questa stanza- ammisi guardandomi intorno sorpresa –l’avevo letto su un libro, credo-
-Beh è perfetta e fra poco arriveranno anche gli altri- tagliò corto Hermione troppo presa a divorare un libro trovato lì dentro, per prestare attenzione agli altri.
Un grande camino illuminava la sala, era abbastanza spaziosa per premettere di allenarci in duelli, da una parte vi erano anche Detector Oscuri, dall’altri libri, nei quali Hermione si era immersa estasiata.
-Come hai fatto a trovarla?- chiesi ad Harry.
-E’ stato Dobby a parlarmene- spiegò lui –ha avuto un’idea geniale-
Dobby era famoso per quelle; ricordavo, per esempio, come avesse salvato la Seconda Prova di Harry l’anno precedente.
Quando furono arrivati tutti, la lezione iniziò: Harry volle concentrarsi sull’incantesimo di disarmo, l’Expelliarmus.
Un inizio facile quindi; mi misi in coppia con Luna e provammo per un’ora, fino al termine della lezione, quando Harry congedò tutti.
Sempre insieme alla ragazzina tornai verso la Sala Comune cercando di fare il meno rumore possibile, a quelli del sesto anno era permesso rimanere alzati fino a tardi, ma Luna era solo al quarto e immaginavo che se fossimo state scoperte dalle persone sbagliate saremmo finite in un bel guaio.
-Sai penso che dei Nargilli abbiano fatto un nido sotto la stufa del mio dormitorio, è meglio se stasera prima di dormire control…- prima che potesse finire la frase, la tirai per un braccio nascondendoci dietro ad un arazzo, il muro era scavato così da permetterci di essere invisibili; mi poggiai un dito sulle labbra facendo segno a Luna di tacere proprio mentre dove poco prima camminavamo tranquille passavano Malfoy, i suoi gorilla e Daniel.
Trattenni il respiro stringendo i pugni: era la prima volta dalla fine dell’anno prima che vedevo di nuovo il suo volto così da vicino, non avendo passato l’estate a casa ed evitandolo da un mese abbondante, quella era stata la prima occasione.
Non era cambiato di molto, il volto più squadrato, aveva perso gli ultimi accenni da ragazzino, un accenno di barba sfatta gli ricopriva le guance, lo sguardo annoiato e gli occhi azzurri spenti. Un tempo erano solo tristi, e io ero abituata a combattere quella tristezza, ma era passato già un anno, ormai eravamo cambiati, forse anche cresciuti, separati.
Malfoy stava raccontando ai due, ai suoi fianchi, di come avesse messo in punizione due ragazzini di Corvonero del terzo anno, risero e anche Daniel si concesse un sorriso.
-Strano mi era sembrato di sentire qualcosa- disse il biondo ad un certo punto.
-Anche a me- disse uno dei due, voltandosi proprio dalla nostra parte.
Mi appiattii ancora di più contro il muro, imitata subito da Luna.
-Ti sarai sbagliato- rispose Daniel –o forse si saranno nascosti più avanti-
Malfoy ghignò –Oh posso benissimo punire qualcun altro, prima di tornare nella Sala Comune- sfiorò soddisfatto la sua spilla da Prefetto, poi rise e i gorilla si unirono a lui.
Avevano quasi lasciato il corridoio quando mi sporsi dall’arazzo per assicurarmi che se ne fossero andati, solo allora vidi Daniel che si voltava verso di me, mi guardava con la solita espressione vuota che ormai non lo abbandonava più, e poi tornava sulla sua strada seguendo i tre compagni di casa.












Angolo autrice

Ok, il mega-ritardo c'è sempre ormai, quindi avrete capito che più di una volta al mese proprio non ce la faccio ad aggiornare D:
Spero che il capitolo vi soddisfi in ogni caso, è un po' più lungo del precedente perché, come vi ho già detto, sto cercando di condensare questo anno dell'Ordine in pochi capitoli, solo per dare più spazio poi al Principe Mezzosangue e ai Doni.
Non voglio anticipare nulla quindi mi dileguo in silenzio, ma prima un enorme grazie a chi recensisce e a chi continua a seguire la storia, vi sono davvero, davvero grata c:
Al prossimo capitolo quindi!

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Capitolo 17
*** Inutile serbar troppo rancore ***


Capitolo 16 - Inutile serbar troppo rancore

 


-Quindi tornerai a casa per Natale?-
Io e Luna eravamo sedute nella nostra Sala Comune, un fuoco scoppiettante ed allegro illuminava quella sera la torre Ovest, molti studenti erano inabissati tra i compiti, due ragazzi del quinto anno giocavano a scacchi, una ragazzina del primo era immersa in un libro enorme. La neve cadeva lentamente fuori dalla finestra, anche Dicembre era arrivato e stava trascorrendo dentro il castello lasciando il solito freddo, la solita neve e la solita voglia delle vacanze imminenti.
Annuii alla domanda della ragazzina -Si, Godfrey è sempre contento quando torno a casa- spiegai.
-Anche io tornerò- continuò lei, stava scrivendo un compito di Pozioni, ma non sembrava molto concentrata -sai stavo ripensando alla nostra prima lezione con...- abbassò il tono -l'E.S.-
Proprio due giorni prima, Harry aveva deciso di interrompere le lezioni, in vista delle vacanze che si avvicinavano.
Alzai la testa curiosa -A cosa precisamente?- chiesi.
-Beh sai pensavo avessi fatto pace con il tuo amico, dato che quel giorno ci ha coperte- spiegò -immagino che Malfoy ci avrebbe messo in punizione, tu non credi?-
Abbassai subito gli occhi -No- borbottai -non abbiamo fatto pace-
Lei inclinò di lato la testa -Oh- disse, a quel punto facendo apparire nel suo sguardo un po' di tristezza -mi dispiace-
-Non importa, davvero- mentii.
Continuò a fissarmi -Sai credo sia inutile serbare troppo rancore- spiegò -pensa tre anni fa avevo litigato con il mio gatto, lui era scappato di casa e non è mai tornato, il che mi dispiace molto, forse non lo vedrò più e mi manca- detto quello mi fece un sorriso e andò via portando con se anche il suo compito di Pozioni.
Rimasi immobile a meditare: perché Luna riusciva a farmi pensare come nessun altro?
Sospirai fissando il fuoco.
“Inutile serbar troppo rancore“
Forse ha ragione... feci tacere quella voce nella mia testa, solo perché mi aveva coperta, evitandomi una punizione, non voleva dire che sarei andata da lui perdonandolo e facendo finta che nulla fosse accaduto. Ero troppo orgogliosa. E anche troppo ferita.
Mi alzai dalla poltrona e salii fino al dormitorio, non avevo fame e volevo solo andare a dormire e sperare che quei giorni passassero in fretta, volendo rivedere al più presto Sirius e Remus.

 
-Signorina Potter si svegli! Mi ha sentito? Evelyn!- mi tirai su a sedere, mettendo a fuoco la McGranitt a fianco del mio letto, nel mio dormitorio.
-Si alzi e mi segua subito- ordinò.
Perché quella situazione mi era immensamente familiare? Perché mi faceva tornare indietro di quattro anni?
Scossi la testa risvegliandomi del tutto -Che succede?- chiesi allarmata dal tono che aveva usato, dal fatto che si trovasse nel mio dormitorio, a chissà quale ora della notte.
-Mi segua subito-
E senza fare altre domande la seguii per i corridoi, finché mi condusse nell'ufficio del Preside: al suo interno vi trovai i Weasley al completo ed Harry; non riuscivo a capire cosa fosse accaduto.
-Non c'è tempo per spiegare Evelyn- disse subito Silente -sappi questa sera il Signor Weasley è stato aggredito, ora vi spedirò tutti a Grimmauld Place da Sirius, prima che la Umbridge ci scopra, prego c'è una Passaporta-
Guardai spaesata tutti quanti, mentre la McGranitt abbandonava l'ufficio del preside.
Mi avvicinai insieme agli altri alla Passaporta -Via!- disse Silente prima che lo vedessi sparire.
La Passaporta provocava la stessa sensazione dello Smaterializzarsi, cosa che avevo cominciato a provare, dato che la scuola teneva i corsi per quelli del sesto anno.
Dopo che lo strappo all'altezza dell'ombelico si ricucì riaprii gli occhi riconoscendo il corridoio che portava alla cucina della casa di Sirius; lui era proprio sulla porta di questa e ci venne in contro.
-Come è accaduto?- chiese subito l'uomo.
-Harry ha avuto una... visione- spiegò piano Ron.
Mi voltai verso Harry che fissava un punto indefinito davanti a sè, perso.
-Dobbiamo andare al San Mungo ora- disse Fred.
-Scordatevelo, aspetteremo qui vostra madre, non potete presentarvi lì- replicò Sirius.
-Perché no?- sbottò George.
Non ascoltai la conversazione che seguii, ma mi trovai ad aspettare l'alba seduta al tavolo della cucina, con una Burrobirra in mano, sperando che arrivassero buone notizie e continuando a sbirciare verso Harry, cercando di interpretare il suo sguardo distrutto.
La signora Weasley arrivò la mattina presto, portando con sè le buone notizie dal San Mungo che tutti volevamo sentire.
-Evey, Sirius potreste venire un attimo?- chiamò Harry, costringendoci a lasciare la famiglia ai loro festeggiamenti per il tutto risolto al meglio.
-Cos'è successo Harry?- chiesi subito.
-Non lo so...- ammise con lo sguardo basso.
-Il signor Weasley è vivo grazie a te- disse Sirius.
-No voi non capite, nel sogno io ero il serpente, e poi nell'ufficio di Silente, mi sentivo strano... arrabbiato... come se volessi attaccarlo, come se fossi il serpente...- borbottò piano.
-Sarai solo stanco Harry- cercò di rassicurarlo Sirius, ma lui scosse la testa, non riuscendo a credergli -ora è meglio se andate entrambi a dormire- ci lasciò soli tornando nella cucina.
Nella penombra cercai di indagare gli occhi di mio fratello, vedendoci dentro solo smarrimento, rabbia e paura, una terribile paura che mi spiazzò.
-Harry- lui alzò lo sguardo su di me, allora non riuscii a continuare e lo abbracciai -si risolverà tutto- cercai di rassicurarlo.
Ma non riuscii neanche a tranquillizzare me stessa: un attacco a un membro dell'Ordine, da parte di un serpente... un brivido mi percorse la schiena, quello voleva dire una sola cosa.
-Non permetterò che ti faccia del male- sapeva a chi mi riferivo.
A quel punto strinse le braccia attorno alle mie spalle -No, io non permetterò che ti faccia del male, sei l'unica famiglia che mi è rimasta-
C'eravamo solo noi due, due sopravvissuti, mentre l'ombra del Signore Oscuro sembrava crescere sempre più.
 
-1996
 
Il ritorno ad Hogwarts fu pieno di sorprese, purtroppo tutte spiacevoli.
-Prima devi finire di raccontarmi della lezione di Occlumanzia di ieri sera, poi potremo dilungarci sulla stupidità del Ministero e di Caramell-
Quella mattina mi ero seduta al tavolo dei Grifoni senza aspettare un invito formale, volendo solo sapere come se l'era cavata Harry con Piton.
La prima pagina della Gazzetta del Profeta mi aveva già distratta mentre scendevo nella Sala Grande per la colazione, ma ormai non mi sorprendevo di ciò che riusciva ad esserci scritto la sopra.
-Silente crede sia utile per impedire a Voldemort- sentire quel nome fece storcere il naso a Ron -di potersi collegare con la mia mente- spiegò Harry alzando gli occhi su di me.
-Ma non ha funzionato- continuò Hermione -ieri sera l'ha sentito comunque-
-Era felice...- riprese Harry.
-Ed ecco spiegato il perché- concluse Ron, riscuotendosi ed indicando il giornale che come grande titolo riportava “Fuga di massa da Azkaban”
Sospirai -Sirius lo saprà?- chiesi.
-Probabilmente, ma chi altri potevano incolpare?- disse Hermione -anche se Silente aveva avvertito Caramell che questo sarebbe successo-
-Ma ovviamente lui non gli ha dato ascolto- dissi io tra me e me.
Calò il silenzio interrotto solo poco dopo da Harry -Tu hai idea di cosa ci sia nell'Ufficio Misteri?- domandò.
Scossi la testa -Ne ho sentito parlare, ma non so nulla al riguardo- spezzai così le speranze, già flebili, di Harry.
Poi mi alzai decisa di tornare nella Sala Comune prima delle lezioni, salutai i ragazzi, sperando che quella situazione già tragica non peggiorasse di più; ovviamente non andò come speravo.

 
Gennaio passò lasciando posto a Febbraio, fu durante il secondo week-end che Hermione mi venne a cercare nella torre di Corvonero dicendo che aveva bisogno del mio aiuto per qualcosa; non mi rivelò nulla finché non arrivammo ad Hogsmeade, ma anche a quel punto dovemmo aspettare Harry, che aveva deciso di passare il giorno di San Valentino con Cho.
Non avevo voglia di commentare il tutto, Harry qualcosa mi aveva accennato, ma Cho, che si presupponeva fosse mia amica, non mi aveva detto proprio nulla.
Arrivai ai Tre Manici di Scopa arrabbiata e preparando già il discorso che avrei fatto la sera alla ragazza.
Ti stai sentendo? Lui è libero di uscire con chi vuole, non sei mica sua madre.
Scacciai quella voce dalla testa, non ero arrabbiata con Harry, ma con Cho; e avrei fatto una scenata di gelosia, poco mi importava... poi Cho non era per nulla il tipo per Harry.
-Perché quell'espressione?- mi chiese Hermione, non riuscendo a comprendere il mio silenzio.
Mi riscossi -No nulla- tagliai corto, proprio mentre arrivava Luna, che si sedette accanto a me salutandomi.
-Non è ancora arrivata?- chiese.
Hermione scosse la testa -E' in ritardo!- disse sbuffando.
Ma alla fine l'ospite speciale, voluto da Hermione, fece io suo ingresso ai Tre Manici di Scopa poco prima di Harry.
-Un articolo?- chiese sbigottita Rita Skeeter fissando prima Hermione, poi me e infine Luna, che però non sembrava molto attenta a tutto quel discorso; anche Harry sembrava parecchio spaesato, ma non aprì bocca.
-Certo- confermò Hermione -un articolo su Voldemort, sul suo ritorno, completamente raccontato da Harry, dirà i nomi di tutti i Mangiamorte presenti quella sera, e spiegherà meglio la grande fuga da Azkaban-
-Tu sei pazza ragazzina- sibilò Rita -il Profeta non lo pubblicherà mai!-
-Non pubblicheremo sul Profeta infatti- spiegai io attirando l'attenzione della giornalista -ma sul Cavillo, Luna ha detto che suo padre sarebbe onorato di avere un articolo simile-
Rita spalancò la bocca, senza parole.
-In realtà- si intromise Luna -tu dovresti essere onorata di scrivere per il Cavillo-
-Per quella spazzatura!- scoppiò Skeeter, ma vedendo lo sguardo omicida di Luna e poi di Hermione si bloccò -non lo leggerà nessuno, è uno spreco di tempo-
-Staremo a vedere- tagliai corto io -quindi ora iniziamo-
Rimanemmo ai Tre Manici di Scopa per tutto il pomeriggio, la Penna Prendiappunti di Rita scriveva ogni parola uscita dalla bocca di Harry, poi l'intervista completa fu data a Luna che corse ad inviarla a suo padre.
Hermione corse via, dicendo che doveva andare in biblioteca e io rimasi sola con Harry, così non persi tempo e domandai -Com'è andato l'appuntamento con Cho?-
Lui mi fissò sbalordito, poi arrossì -Beh...- cominciò -per niente bene- mi raccontò brevemente ogni cosa e quel punto non potei non scoppiare a ridere.
-Ehi cosa c'è di così divertente?- domandò senza capire.
-Non avresti dovuto dirle che ti saresti visto con Hermione- risposi semplicemente.
-Perché? E' una mia amica- incominciò.
-Avrà inteso male, roba da ragazze sai- ridacchiai.
Eravamo arrivati davanti a Mielandia, dal suo interno arrivava un odore dolciastro che impregnava l'aria fredda che sapeva anche un po' di neve.
-Volevo incominciare a far studiare i patroni, sai per l'E.S.- cambiò discorso Harry -credi sia una buona idea?-
Ci pensai su, il livello della classe non era male, così alzai le spalle -Proviamoci- dissi -è davvero un incantesimo che mi incuriosisce-
Lui annuì poi mi fisso corrugando le sopracciglia -Tu sei un Animagus da quasi un anno, ma io non ti ho mai vista trasformata- disse.
Risi -Sono un Animagus illegale e sconosciuto al Ministero, non posso fare nulla qui-
avevamo ripreso a camminare verso il castello, e lui stava sbuffando -Beh avresti potuto farmi vedere quest'estate-
-Tu avresti potuto chiedermelo- replicai io ridendo.
Sbuffò ancora, allora guardai dietro di me: non vedevo nessuno e poi la neve aveva cominciato a cadere forte e decisa, nonostante fosse Febbraio. Il cielo diventava sempre più scuro, dato l'avvicinarsi della sera; neanche davanti a noi c'era nessuno.
Il sorriso sulle mie labbra divenne ancora più ampio; svuotai la mente e mi bloccai.
-Su Evey muoviti, si muore di freddo e...- disse Harry voltandosi.
-Ci vediamo al castello- dissi prima di trasformarmi, feci un salto e mi alzai in volo nella bufera, mentre sentivo ancora la sua risata e il suo “Grazie” gridato un po' a me, un po' alla neve che mi aveva inghiottita.

 
-Dovete pensare ad un ricordo felice, il migliore che avete- stava spiegando Harry quella sera alla lezione, nella Stanza delle Necessità, al settimo piano -focalizzatevi su di questo, lasciate che vi riempa la mente e poi fate l'incantesimo così-
Vidi che mio fratello chiudeva appena gli occhi, per poi riaprirli e dire -Expecto Patronum- un cervo scalpitante si delineò dagli sbuffi argentati che scaturirono dalla sua bacchetta, fece un giro per la grande sala, sotto lo sguardo ammirato di tutti, poi tornò vicino ad Harry e dopo alcuni istanti scomparve.
Mi misi vicina a Luna ed entrambe incominciammo a provare.
Prima di tutto mi concentrai su un ricordo felice; per prima cosa pensai a quattro anni prima quando avevo detto la verità ad Harry, quando lo avevo abbracciato in infermeria, capendo di aver ritrovato la famiglia che per tutti quegli anni mi era mancata.
Pronunciai l'incantesimo e vidi gli sbuffi argentati divampare dalla bacchetta e radunarsi davanti a me.
Poi però altri ricordi mi affollarono la mente: Godfrey che faceva volteggiare un enorme torta di compleanno verso di me, sorridendo; l'estate prima quando io ed Harry avevamo ascoltato i racconti di Sirius e Remus sui loro giorni a scuola; una foto dei miei genitori che si abbracciavano felici, io in braccio a mio padre e mia madre con la pancia tonda che già si vedeva da sotto il cappotto; la faccia sorridente di Luna che mi parlava del suo gatto in Sala Comune; io e Daniel abbracciati nella Sala d'Ingresso e lui che ridendo mi diceva -Tu mi vuoi bene lo stesso-
Chiusi gli occhi e li riaprii di scatto, il fumo argenteo scomparve; mi maledissi da sola per quell'ultimo pensiero, non tanto perché mi era venuto in mente, ma perché in quel momento era catalogato nella mia testa come ricordo felice; scossi la testa frustrata.
-Ehi Evey guarda- mi chiamò Luna.
Mi voltai verso di lei notando una lepre grigiastra che le saltellava allegra intorno, la guardai rapita -Carina vero?- chiese.
Sorrisi -Aspetta- le dissi -devo riuscirci anche io- pronunciai di nuovo l'incanto e questa volta non mi distrassi, mi fissai su un unico ricordo.
I lampi argentati si raggrupparono fino a formare quella che sembrava proprio una cerva; la guardai sorridendo.
-Brava Evey!- disse Harry arrivando vicino a me -e anche tu Luna!-
Non riuscii a dire altro perché la porta della Stanza delle Necessità si aprì e chiuse di botto, facendo scomparire tutti i patroni e facendo concentrare tutti sul nuovo arrivato.
-Harry Potter- era Dobby.
Harry corse verso l'elfo -Che succede Dobby?-
La creatura teneva qualcosa in mano e continuava a colpirsi -Dobby non può parlare, signore; Dobby ha detto che non l'avrebbe fatto, ma lei... lei...- cercò di colpirsi ancora, ma fu fermato da Harry.
-Lei... lei chi?- chiese.
-La Umbridge?- chiesi a quel punto io; l'elfo mi guardò ed annuì -Dovete andare...- disse.
-Tutti fuori, veloci!- disse Hermione.
Ci fu una fuga generale verso la porta, gli spintoni e i gridi soffocati riempirono il corridoio, rivelandoci; io mi stavo tirando dietro Harry, quando questo cadde e a raggiungerlo fu Malfoy.
-Non così in fretta Potter- sibilò tirandolo su e puntando la bacchetta verso di me -tutti e due con me- ordinò.
Il caos mi fu d'aiuto in quella occasione perché un gruppo di Tassorosso, cercando di scappare urtarono Malfoy, e mi allontanarono da lui e da Harry.
Il primo allora trascinò via mio fratello seguito da altri Serpeverde, verso il fondo del corridoio dove si stagliava la figura rosa della Umbridge, sulla sua faccia da rospo un sorrisetto vittorioso, da laggiù non poteva vedermi, ma poco mi importava.
Sfoderai la bacchetta, per un attimo incurante di cosa quello comportasse, diretta verso l'Inquisitore Supremo e il suo gruppo di tirapiedi quando sentii qualcuno afferrarmi e trascinarmi via.
Provai a parlare, ma la bocca non rispondeva ai miei comandi Un incantesimo pensai subito.
Chi mi aveva trascinata via, mi aveva portata in un'aula; la porta si era richiusa lasciandomi giusto il tempo di vedere Malfoy che portava Harry di fronte alla Umbridge che sorrideva vittoriosa -Nell'ufficio del preside, ora- aveva detto, poi la porta si era chiusa piano.
Dovevo raggiungere Harry, quella megera lo avrebbe espulso se avesse scoperto dell'E.S.
Mi voltai verso chiunque mi avesse trascinato lì ed indietreggiai istintivamente: era Daniel.
L'incantesimo che mi impediva di parlare si sciolse solo quando non sentii più nessuno voce provenire dal corridoio e ne approfittai subito -Che diavolo avete fatto?- sbottai.
Lui non batté ciglio -Qualcuno dei vostri ha fatto la spia- spiegò.
Feci per ribattere, ma mi bloccai: qualcuno ci aveva traditi?
-E tu come lo sai?- chiesi.
Alzò le spalle, sfuggendo al mio sguardo -La Umbridge ha chiamato la Squadra d'Inquisizione, me l'hanno detto loro- senza guardarmi mi aggirò fino ad arrivare alla porta che aprì.
Solo allora si fermò e si decise a guardarmi sul serio: la sua espressione era illeggibile, forse solo un pizzico di curiosità negli occhi blu -Tuo fratello rischia l'espulsione- disse -ma non devi ringraziarmi se ho evitato lo stesso per te- mi fissò per un altro secondo poi sparì nel corridoio, lasciandomi da sola in quell'aula buia.
 
 
PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
Dolores Jane Umbridge sostituirà Albus Silente in qualità di Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Fissavo quell'avviso, appeso davanti alla Sala Grande da ormai dieci minuti buoni.
Avevo dormito davvero poco quella notte; troppo in pensiero per Harry, troppo arrabbiata con me stessa per essermi permessa di farmi coprire una seconda volta da Daniel.
-Quindi non sai dove sia Silente?- chiesi ad Harry, vicino a me.
Scosse la testa -Si è preso tutta la colpa ed è sparito- spiegò -mi ha solo detto che è di vitale importanza che continui Occlumanzia-
-Ha ragione- dissi -Lui non può arrivare a te così facilmente-
Sospirò -Lo so bene- si voltò a guardarmi -ma se al fondo di quel corridoio, nell'Ufficio Misteri, ci fosse qualcosa di utile per combatterlo, l'arma di cui parlava Sirius...-
-Non dovresti sognare quel corridoio, Harry- dissi apprensiva, avevo paura che quella connessione potesse metterlo in pericolo, era vicino a Voldemort, troppo vicino.
-Forse invece dovrei- sussurrò, fissò ancora l'avviso -ho un brutto presentimento-











Angolo Autrice

Salve gente eccomi qui al fondo che vi aspetto come sempre ^_^
Penultimo capitolo per questo sesto anno di Evey, e quindi per finire l'Ordine della Fenice.
Ammetto che questi capitoli mi risultano difficili da scrivere e, a opera finita, mi convincono poco; forse perché ora sto mettendo come personaggio principale anche Harry, e non solo Evey. Ma la storia di Harry l'hanno già raccontata, quindi mi sento inutile e ripetitiva D:
Vabbè con il Principe Mezzosangue, si cambia registro u.u
Ok ho finito un grazie speciale a chi recensisce sempre (si Ciu parlo di te u.u), ma anche a chi continua a seguire questa storia e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Alla prossima

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Capitolo 18
*** La colpa era mia ***


Capitolo 17 - La colpa era mia




 

-Non è possibile- continuavo a bisbigliare, senza riuscire a capire davvero le parole di Harry.
-Cosa?- chiese lui -che papà probabilmente era borioso e pieno di sè, e si comportava peggio di Malfoy?-
Mi voltai verso di lui con gli occhi sgranati -Harry!-
Lui sospirò -Quello che ho visto dev'essere per forza la verità-
Stavamo ragionando quel pomeriggio scendendo verso la Sala Grande; pochi minuti prima mi aveva spiegato perché non stava più andando ad Occlumanzia.
Piton lo aveva minacciato perché non ne parlasse con nessuno, dei suoi ricordi, che Harry aveva spiato. Il mio fratellino però aveva ritenuto giusto raccontarmi ogni cosa, dato che erano presenti i nostri genitori.
-E hai detto che ha insultato la mamma...- continuai.
Harry fremette -Ho un altro motivo per odiarlo-
Qualcun altro aveva detto di odiare Piton, proprio lì nella Sala d'Ingresso, alcuni anni prima... ma perché diavolo ci stavo pensando? Smettila mi ordinai.
-Sembrava si conoscessero comunque- continuò Harry -e poi a quanto pare lei odiava papà all'inizio-
-Potremmo chiedere a Sirius o a Remus- dissi -per far chiarezza su tutta questa storia-
Harry annuì -Devo andare a cercare Ron e...- incominciò.
Lo fermai prima che scappasse via -Promettimi solo che continuerai ad esercitarti per schermare la mente- dissi.
Lui sbuffò -Non ti assicuro nulla, ma ci proverò-

 
-E' l'idea più assurda che abbia mai sentito!- borbottai.
-Oh grazie, almeno qualcuno che possiede ancora un po' di buon senso- sbottò Hermione.
Ron alzò gli occhi al cielo -Harry deve scegliere- disse.
Harry fece per rivolgermi a me, ma lo anticipai -Io vengo con te-
-No- disse -non farò rischiare anche te, se mi scopriranno sarò solo-
Feci per controbattere, ma non ci riuscii -Io vado- disse lui correndo verso le scale.
Dannazione a Fred, George e le loro idee brillanti, lo avrebbero fatto espellere se la Umbridge lo avesse trovato nel suo ufficio, mentre cercava di comunicare con Sirius.
Sospirai sconsolata, ormai non potevo più fermarlo così salutai Ron ed Hermione andando verso la mia Sala Comune prima di cena.
Non ci arrivai però, ero al secondo piano quando intercettai proprio i gemelli che furtivi scendevano verso la Sala d'Ingresso sghignazzando.
Avevo il dannato bisogno di fare una sfuriata a qualcuno e chi meglio dei due artefici della probabile espulsione di Harry?
-Voi due- urlai raggiungendoli.
Quelli si voltarono insieme sibilando -Shhh-
-Dannazione Evey- iniziò Fred.
-Così ci farai scoprire- concluse George.
Lui guardai malissimo -Per colpa vostra Harry sta rischiando l'espulsione- sbottai irritata.
I due si guardarono poi scoppiarono a ridere, cercando di trattenersi per non fare troppo rumore.
-Cosa c'è di così divertente?- sbuffai.
Fred, che fu il primo a riprendersi, mi posò una mano sulla spalla -Tranquilla Evey, non l'avremmo mandato nella tana del lupo mannaro senza un diversivo-
Inarcai le sopracciglia -Che vuoi dire?- chiesi.
Lui guardò il gemello -George a te l'onore, io passo in Sala Grande ci vediamo qui tra due minuti- detto quello sparì.
-Ok cosa sta succedendo?- chiesi questa volta a George.
-In poche parole- disse -abbandoniamo la scuola in grande stile per aprire ufficialmente i Tiri Vispi Weasley, Diagon Alley-
Il mio stupore raggiunse le stelle -Voi... abbandonare la scuola... vostra madre vi ucciderà- balbettai.
Lui alzò gli occhi al cielo -Ormai siamo grandi- si giustificò.
Scossi la testa -In che senso in grande stile?- chiesi ancora.
-Oh beh lo vedrai appena tornerà Fred- spiegò -quindi ho il grande onore di salutarti prima della mia fantastica fuga?-
Questa volta alzai io gli occhi al cielo -Anche perché potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo, dato che appena vostra madre vi scopre siete morti- dissi ragionandoci su, non faceva una piega.
Lui rise -Giusto, giusto, devo inventare qualcosa per farci sfuggire dalle fatture che ci lancerà-
Scossi la testa sorridendo ancora, mentre lui fece qualcosa che mi sorprese: si chinò verso di me dandomi un bacio sulla guancia.
Rimasi spiazzata, invece lui mi fece l'occhiolino e raggiunse il fratello che lo aspettava ai piedi della scalinata ed entrambi si diressero verso la Sala d'Ingresso.
Perché l'aveva fatto? Mi accorsi che stavo fissando il vuoto e, stranamente con la mente sgombra, senza ben capire perché, mi diressi verso la Sala Grande, sedendomi al mio tavolo, con in testa troppe domande che vorticavano furiose, sembravano i sintomi peggiori di un incanto Confundos.
Il boato che arrivò alla Sala d'Ingresso seguito da un fetido odore, non sembrò preoccuparmi per nulla, non mi unii neanche alla folla che si riversava verso la porta cercando di vedere cosa fosse accaduto; rimasi seduta, con la mente assente.

 
Due settimane dopo per i ragazzi del quinto anno cominciarono i G.U.F.O.
Ripensando a me stessa l'anno precedente, trovai tutti quei ragazzi davvero troppo preoccupati; non ricordavo bene perché non avessi vissuto gli esami con quell'ansia che si espandeva tra i corridoi.
Per alcuni del sesto anno ci furono invece le ultime sessioni per l'esame di Smaterializzazione, esame che io avevo già passato. Mi ritrovavo quindi senza nulla da fare, in quelle ultime settimane a Hogwarts; il tempo lo impiegavo appena per lo studio degli esami del sesto anno, di cui ero davvero poco preoccupata, per il resto me ne rimanevo in Sala Comune, dove la mia compagnia più ricorrente era Luna.
La notizia della fuga di Hagrid e “dell'incidente” della McGranitt giunse nella Sala Comune sulla torre Ovest quasi timorosa ed ovattata, portata da qualche ragazzo del quinto anno che aveva assistito a tutta la scena. Avevo bisogno di chiedere ad Harry chiarimenti su quella situazione, ma si trovava occupato con gli esami fino al giorno dopo.
Così aspettai quel mercoledì e poi decisi di andargli a parlare; se anche Hagrid era sparito e la McGranitt era stata trasportata probabilmente al San Mungo, allora nel castello non rimaneva più nessuno in grado di contrastare la Umbridge.
-Ti accompagno- disse Luna quel pomeriggio dopo che le dissi che dovevo cercare mio fratello -questa Sala Comune diventa più stretta di giorno in giorno, non ho idea di cosa stia causando tutto ciò- continuò con sguardo pensoso.
Sorrisi ed insieme scendemmo verso la Sala Grande dove si tenevano gli esami, al secondo piano incontrammo Ginny; io e Luna stavamo per salutarla quando delle urla attirarono la nostra attenzione, forse di più la mia, dato che una delle voci apparteneva di sicuro ad Harry.
Ma che succede? Pensai e senza minimamente aspettare aprii la porta: dentro un'aula vuota Harry ed Hermione sembravano litigare e Ron tentava di tenersi fuori dal discorso in tutti i modi.
-Cosa succede?- chiesi, come per introdurre il mio arrivo.
Harry che stava lanciando un'occhiataccia ad Hermione si voltò verso di me; alle mie spalle Ginny e Luna si stavano chiudendo la porta alle spalle.
-Urli davvero tanto sai?- disse la prima.
-Urlo per un motivo- tagliò corto Harry per poi concentrarsi su di me -Sirius, Voldemort l'ha preso e lo sta torturando nell'Ufficio Misteri-
Spalancai la bocca e sgranai gli occhi -Tu... cosa?- domandai.
-L'ho sognato, ed è stato un sogno come quello del signor Weasley- spiegò -devo andare a Londra, adesso-
Il mio cervello aveva smesso di funzionare correttamente e persi il discorso che ne seguì, Hermione disse qualcosa a mio fratello che lo fece infuriare e i due ricominciarono a litigare, ma io non sentivo le loro voci. L'immagine di Sirius torturato al Ministero della Magia si era impossessata della mia mente e questa non riusciva ad accettare l'idea: una parte era bloccata dalla paura, perché non avrei potuto salvare Sirius, paura perché io non ero come Harry, io non avevo mai affrontato il Signore Oscuro, non possedevo il suo coraggio; un'altra da una rabbia cieca, perché la storia sembrava ripetersi, Voldemort riusciva ad arrivare a tutte le persone che amavo, a portarmele via, e io sapevo di non poterlo permettere.
-Harry non pensi che prima convenga controllare che Sirius sia a casa?- tentò di dire Hermione.
-Per perdere altro tempo? Non è a casa Hermione, non mi importa se non mi vuoi aiutare, ma io devo salvarlo-
-Non ha mai detto questo-
-Litigare non serve a nulla- si intromise Ginny.
-Si, lei ha ragione- concordò Ron.
-Non capisco chi sia questo Sirius...- Luna sembrava quasi parlare tra sè e sè.
-Silenzio!- urlai ad un certo punto, mentre questo piombava nella sala e tutti si voltavano a fissarmi: non dovevo avere uno sguardo gentile in quel momento, il misto tra rabbia e paura doveva di sicuro averlo deformato -sarò la prima a volare a Londra Harry e lo sai, ma Hermione potrebbe avere ragione, Voldemort potrebbe averti fatto vedere qualcosa che non esiste solo per attirarti da lui, quindi ora controlleremo Grimmauld Place, se Sirius non c'è andremo subito all'Ufficio Misteri-
Due minuti dopo ero insieme a Luna e Ginny a fare la guardia nel corridoio dell'ufficio della Umbridge per assicurarsi che nessuno si avvicinasse, mentre Harry ed Hermione contattavano Sirius e Ron distraeva la nuova Preside.

 
-Il corridoio è pieno di Gas Strozzante, non è uno scherzo, ma se volete provare prego, almeno gli altri ci crederanno vedendo i cadaveri- stava urlando Ginny a qualche metro da me fermando un gruppo di Tassorosso dell'ultimo anno, che borbottarono per poi ritornare sui loro passi.
-E quindi sarebbe questa la scusa per tenere tutti lontani dal mio ufficio?-
La voce della Umbridge colse entrambe di sorpresa, io che ero a metà del corridoio ebbi il tempo di nascondermi dietro una colonna, mentre una ragazza di Serpeverde afferrava la bacchetta di Ginny. Dall'altra parte del corridoio uno dei gorilla di Malfoy, seguito appunto da questo, stringeva un braccio a Luna trascinandola dalla preside. Avevano catturato anche Ron, che ora cercava inutilmente di dimenarsi.
Dovevo avvertire Harry subito, o sarebbe stato scoperto, e l'unica cosa che potevo fare era inviare un Patronus. Mi appiattii contro la parete fredda e socchiusi un attimo gli occhi, pensai al ritorno di Silente che sbatteva fuori dal castello quel rospo rosa, poi iniziai a sussurrare -Expecto... -
Qualcuno afferrò la mano che stringeva la bacchetta costringendomi a fare un passo indietro verso l'angolo più buio del corridoio. Sicuramente ora la Umbridge non mi avrebbe vista, ma chi era stato a fermarmi? Mi voltai e non mi sorpresi più di tanto trovando Daniel.
Quell'anno era diventato la mia personale guardia del corpo contro le punizioni? Pensare tutto quello fece salire la rabbia dentro di me, perché non si limitava a lasciarmi in pace? Era così difficile farlo?
-Sparisci- sibilai per poi tendere di nuovo la bacchetta.
-Ti scoprirà se farai quell'incantesimo- disse.
-Credi che mi importi?- replicai voltandomi verso di lui -devo avvisare Harry...-
La Umbridge però aveva già percorso il corridoio verso la sua aula, seguita dalla Squadra d'Inquisizione, e si era chiusa la porta alle spalle.
Guardai Daniel ancora più arrabbiata -Non devi metterti in mezzo- gli dissi.
-Sarebbe un ringraziamento questo?- chiese calmo.
-Senti- ringhiai -devi smetterla con tutto questo-
-Perché se invece fossimo ancora amici potrei continuare?- chiese senza smettere di guardarmi, continuando ad avere una voce piatta e vuota -ma questo dipende da te Ev-
Cosa? Adesso la colpa era mia? Dopo tutto quello che lui mi aveva fatto? Ripensai all'anno precedente, a quel giorno da cui era partito tutto, quello era diventato un ricordo lontano e quasi indistinto, una parte di me si chiedeva ancora perché non l'avessi rimosso del tutto. Perché, come diceva Luna, continuavo a serbare troppo rancore? E perché non trovavo una risposta a tutto questo?
Con gli anni non ero cambiata, continuavo ad essere irrimediabilmente cocciuta, non riuscivo a dargli ragione, perché non volevo ammettere di avere torto. E mi odiavo per questo.
La porta dell'ufficio si aprì di scatto e si richiuse, qualcuno era uscito correndo diretto chissà dove.
Cercai di rimettere insieme il mio sarcasmo, poi rialzai lo sguardo su Daniel -Beh tutto questo è molto divertente, ma ora devo andare- dissi.
-Hai paura di rispondermi?- chiese.
Mi voltai di scatto -Primo io non ho paura di nulla- bugia, avevo una paura matta che Sirius stesse rischiando la vita in quel momento, avevo paura di affrontare Voldemort e avevo paura di non riuscire ad aiutare mio fratello -secondo, non ti devo proprio nulla, che sia anche una semplice risposta-
Stava per controbattere quando nel corridoio apparve Piton che si diresse a grandi falcate verso l'ufficio della preside. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, ma feci un passo in avanti uscendo dal cono d'ombra che mi offriva la grande colonna nel corridoio, sentii anche i passi di Daniel, segno che mi aveva seguita.
Passò forse un minuto poi la porta si aprì nuovamente e Piton uscì, questa volta mi vide.
Mi lanciò un'occhiata gelida -Cosa ci fa qui signorina Potter?- chiese.
-Io... ero qui per mio fratello signore- dissi piano.
-Ah, ho notato il grande pasticcio in cui si è cacciato- continuò lui -c'era da aspettarselo in fondo- rimase un attimo in silenzio -ti consiglierei di non seguire il suo esempio-
Un consiglio da Piton? Inoltre non sembrava più tanto formale in quell'ultima frase; era sempre stato strano il suo non-odio nei miei confronti, notando quanto detestasse papà ed Harry. Harry che forse ora stava rischiando grosso, e che io dovevo salvare, insieme a Sirius e... improvvisamente mi si accese la lampadina, mentre Piton aveva chiamato Daniel, ordinandogli di seguirlo.
I due avevano fatto pochi passi -Contatti l'Ordine signore- dissi -Sirius potrebbe essere in pericolo-
Piton si voltò verso di me scrutandomi a fondo, poi non disse una parola ed andò via, portando con sè Daniel.

 
Rimasi immobile a pensare, all'ombra della colonna. Non sapevo cosa fare: entrare in quell'aula cercando di Schiantare tutti e liberare i miei amici o aspettare? Aspettare cosa poi?
Muoviti devi entrare lì dentro disse una vocina nella mia testa, ma prima che potessi pensare altro dall'ufficio uscirono la Umbridge, Harry ed Hermione.
-Gli altri non devono muoversi, intesi?- urlò la preside alla Squadra d'Inquisizione rimasta dentro l'ufficio, poi trascinò via mio fratello e la sua amica.
Non mi diedi il tempo per pensare, sfoderai la bacchetta ed entrai dentro l'aula. Prima che qualcuno di loro potesse considerarsi sorpreso urlai -Stupeficium!- contro uno dei gorilla di Malfoy che fu sbalzato indietro andando a colpire una ragazza di Serpeverde che teneva imprigionata Ginny.
Io e il resto dell'E.S. ci mettemmo poco a mettere fuori gioco gli altri.
-Dobbiamo seguire Harry- dissi, gli altri annuirono e correndo tra i corridoi raggiungemmo la preside e i suoi ostaggi.
-Non possiamo attaccarla così- disse Ginny intuendo ciò che avevo intenzione di fare.
-Seguiamoli- propose Ron, e tutti ci apprestammo a seguirli proprio mentre si immergevano nella Foresta Proibita.

 
Non passò molto, ma riuscimmo a liberarci della Umbridge senza scomodarci più di tanto; ovvero fu Grop, il fratellastro di Hagrid, che viveva nella foresta a sbarazzarsi dei centauri che avevano prima rapito la preside.
Dopo non lasciai il tempo ad Harry per contestare, a cavallo dei Thestral, volammo tutti e sette in direzione di Londra, dovevamo salvare Sirius.
Poi ciò che successe al Ministero della Magia, nei meandri più oscuri dell'Ufficio Misteri, di sicuro cambiò volto all'intera visone che il mondo magico aveva di Harry, da un anno a quella parte.
Per noi però quel viaggio a Londra significò molto di più, ci fece perdere molto di più.
Quella sera i Mangiamorte si lasciarono scappare la profezia che cercavano da quattordici anni, Voldemort stesso si lasciò scappare l'opportunità di uccidere Silente, io ed Harry perdemmo Sirius.
Ho ancora davanti agli occhi l'immagine del suo ultimo sorriso, prima che il suo corpo si dissolvesse nel nulla; e ogni volta che ci penso oltre ad aprirsi e pulsare, l'enorme voragine che avevo nel petto, mi riempiva una furia cieca nei miei confronti: non avevo fatto nulla per aiutarlo.
Ero rimasta lì e lo avevo visto morire senza poter intervenire in alcun modo.
Era colpa mia.
Quando l'avevo confessato ad Harry, lui aveva detto di sentirsi nel mio stesso modo, oltre che arrabbiato e triste. E l'impotenza di quel momento ci aveva accomunati, dopo avevamo pianto, ma io ormai mi trovavo a piangere ogni giorno.
Voldemort mi aveva portato via tutta la mia famiglia, ora mi rimaneva solo Harry, ed era Harry che avrei protetto fino alle fine, nonostante la magia oscura che ora incombeva su di noi, nonostante la profezia che lo aveva delineato come il Prescelto, nonostante la profezia che per un attimo aveva toccato anche me.
Era vero: la profezia che i Mangiamorte cercavano con disperazione, l'arma di cui Sirius, in una sera di fine estate ci aveva parlato, riguardava Harry, perché solo lui avrebbe potuto distruggere l'Oscuro Signore, ed era per questo che aveva tentato di uccidere quando era solo un neonato.
Allora perché io ero stata nascosta al mondo magico? Silente mi doveva quella risposta, come aveva dato ad Harry la sua.
E così fu: il preside mi raccontò che c'era stata un'altra profezia, precedente a quella di Harry. Una profezia che era un monito per Voldemort, che aveva annunciato che sarebbe arrivato chi lo avrebbe sconfitto, e questo sarebbe nato in seno allo schieramento che aveva sempre tentato di ostacolarlo.
Quando quella profezia fu fatta, mia madre aveva appena saputo di essere incinta di me; e Silente aveva intuito una cosa: la profezia si riferiva all'Ordine, era l'unico gruppo di lotta aperta al Signore Oscuro, e l'unica coppia in attesa di un figlio erano i miei genitori.
Per quel motivo solo alcuni membri dell'Ordine avevano saputo della mia esistenza, per il resto del mondo i Potter non avevano ancora figli.
La seconda profezia, quella definitiva, arrivò quando Harry era già nato, quando ormai era troppo tardi.
E saputo questo passai l'inizio dell'estate, lontana da Hogwarts, nel modo peggiore: corrosa da un senso di colpa sempre più grande. Ora ne ero sicura, se i miei genitori erano morti, la colpa era anche mia, come mia era la colpa per la morte di May, la moglie di Godfrey, e per quella di Sirius.
E se io pensavo quello di me, immaginavo cosa pensasse Harry; perché se io mi sentivo così in colpa, lui pensava lo stesso nei suoi confronti.
Ma io non volevo che quello accadesse, mi ero ripromessa che lo avrei protetto, in qualunque caso, e così avrei fatto.
Voldemort poteva anche essere tornato, ma non sarebbe arrivato a mio fratello, se Harry aveva quella battaglia da vincere, io sarei stata al suo fianco, avrei vinto insieme a lui.











Angolo autrice

Partiamo dal presupposto che questo capitolo è stato un parto gemellare triplo: torno dopo quasi due mesi... mamma mia mi sono davvero superata D: e credetemi nonostante la mia incostanza, unita ai blocchi frequenti, non mi aspettavo di arrivare a tanto!
Però c'è una bella notiza :D
Davvero?
Si davvero abbiamo finito il quinto anno!

Ora ci sta la precisazione finale, il quinto libro è tra tutti quello che mi ha entusiasmato meno, forse perché leggendolo la prima volta a 10-11 anni (non l'ho letto appena uscito, perché dovevo finire il quarto) e affezionata tantissimo a Sirius dal terzo libro; beh non è stato bello vederlo morire, soprattutto a 11 anni. In più all'inizio di questo libro avevo trovato Harry antipatico, e da piccola bimba ingenua, me l'ero legata al dito.
Ok ho finito di spiegarvi esperienze personali, comunque in questa potete trovare il perché di questa "compressione" del quinto libro in tre ben miseri capitoli.

Detto questo spero che questo squallido capitolo non vi abbia schifati più di tanto, beh se vi ha fatto schifo o se vi è piaciuto (dubito) datemi il vostro parere ;)
Il prossimo capitolo a breve, spero ^__^
Un saluto a tutti 

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Capitolo 19
*** Quella logorante storia ***


Capitolo 18 - Quella logorante storia
 

 
 
L'estate era passata anche troppo velocemente per i miei gusti.
Da un giorno all'altro poi Godfrey era diventato sempre più apprensivo, quasi asfissiante; non mi permetteva di mettere piede fuori da casa. Non che ne sentissi il bisogno dopotutto: crogiolarmi in quel dolore opprimete sembrava davvero divertirmi.
Era ormai Agosto quando Godfrey mi annunciò che avrei passato il resto dell'estate dai Weasley.
-Tu non resterai con me?- gli avevo chiesto.
Lui aveva scosso la testa -Silente mi ha affidato lavori importanti per conto dell'Ordine- spiegò e nel vedere il mio sguardo rabbuiarsi, sembrò capire che la cosa non mi piaceva affatto.
Certo, negli ultimi tempi era quasi diventato impossibile uscire di casa, ma avere Godfrey lontano mi stonava sempre un po', soprattutto sapendo che avrebbe svolto dei compiti per l'Ordine dato che la gente continuava a sparire. Lui era stato come un nonno per me, e non avevo tanta voglia di immaginarmelo in uno scontro con dei Mangiamorte; non potevo perdere anche lui.
-Tranquilla Ev- mi rassicurò -questo vecchio non è uno sprovveduto, e ti verrò a trovare nei week end d'accordo?- sorrise benevolo e io insieme a lui, rincuorata.
Così ero partita per la Tana; lì la Signora Weasley, molto felice di vedermi, mi sistemò nella stanza con Ginny ed Hermione e quando le chiesi quando sarebbe arrivato Harry, mi disse che due giorni ancora e Silente in persona l'avrebbe accompagnato in quello che ora era diventato il nuovo quartier generale dell'Ordine.

 
Il pomeriggio di due settimane dopo ero comodamente seduta sul divano di casa Weasley, intenta a leggere un libro e a rimuginare su ciò che mi aveva raccontato Harry quella mattina, ovvero su quello che aveva visto da Magie Sinister il giorno prima: Malfoy in compagnia della madre e di alcuni Mangiamorte.
Mi ero principalmente dilungata chiedendogli per quale motivo avesse dovuto seguire Malfoy, ma dopo una sua occhiataccia, avevo ascoltato il resto della storia; e così mi ritrovavo a ripensarci su proprio in quel momento. Harry pensava che si sarebbe unito ai Mangiamorte, ma io ne dubitavo, in fondo aveva solo sedici anni.
Un sonoro crac proveniente dal giardino mi distrasse dai miei pensieri: Harry, Ron, Hermione e Ginny erano nel giardino sul retro a giocare a Quidditch, ma ora sembrava essere arrivato qualcuno.
La porta si aprii da sola e dopo qualche istante apparvero Fred e George, con addosso ancora i vestiti da lavoro che utilizzavano ai Tiri Vispi, che proprio il giorno prima avevamo visitato per la prima volta.
-Oh eccovi ragazzi- la signora Weasley arrivò dalla cucina, in mano una padella e il grembiule attorno al collo -siete in anticipo- continuò tornando però verso l'altra stanza.
I due gemelli allora si accorsero di me -Ciao Evey- dissero insieme e io li salutai con un sorriso.
Fred sparì quasi subito nella cucina con la madre, mentre George venne a sedersi accanto a me; così posai il libro a cui stavo prestando attenzione per concederla a lui.
-Sicura di non voler ordinare uno scatolone di Pasticche Vomitose?- chiese -meglio quelle che tutto lo studio per i M.A.G.O.- assicurò ridendo.
Mi unii alla sua risata -Ho bisogno di studiare, credimi- risposi.
-Attenta- mi disse -non vorrai mica diventare come Hermione? Un tempo ti sapevi divertire Evey, e credo che tu adesso ne abbia davvero bisogno...-
Mi ero persa il filo conduttore che aveva portato l'argomento dalle Pasticche Vomitose a Sirius.
-Insomma so come ti senti per Sirius- avevo indovinato allora -e che probabilmente ti stai dando la colpa per tutto- beh in effetti sì... -ma non dovresti- concluse George fissandomi preoccupato.
Abbassai lo sguardo -Non posso farci nulla- sussurrai -anche se volessi...-
-Sono sicuro che lui non ti vorrebbe vedere così- assicurò ritrovando un sorriso.
Si aveva ragione, Sirius non avrebbe mai voluto vedere dove mi aveva portata la tristezza per la sua perdita, eppure...
Un altro crac, proveniente dal giardino, forse era il signor Weasley; anche George spostò appena lo sguardo verso l'esterno.
Stava poi per dirmi qualcos'altro quando la porta di casa si spalancò, rivelandoci che non si trattava affatto di Arthur Weasley.
Mi irrigidii all'istante vedendo chi aveva fatto il suo ingrasso nella Tana.
La signora Weasley apparve di nuovo dalla cucina -Oh, pensavo che Silente mandasse Tonks...- disse la donna.
-Neanche per me è un piacere spingermi fino quaggiù, credimi- rispose Piton facendo il suo ingresso nella casa -quindi risolviamo subito la questione e non avremo più bisogno di preoccuparci-
-Certo- rispose quella facendo segno all'uomo di seguirla in cucina -George vieni anche tu-
Il ragazzo però prima di muoversi mi lanciò un'occhiata di conferma ed io annuii impercettibilmente, sicura che avrei potuto affrontare da sola la situazione.
Quando la porta della cucina si fu chiusa anche Daniel si apprestò ad entrare in casa, dopo aver guardato il padre e avendo inteso che lui doveva rimanere lì, in quella stanza.
Fece due passi avanti arrivando di fronte a me; mi soffermai a fissarlo forse un po' troppo, ma fu lui a rompere il silenzio -Perché sei qui?- chiese.
-Godfrey deve lavorare per l'Ordine- risposi subito meravigliandomi di me stessa; davvero non avevo in serbo per lui frasi taglienti e dure? -tu perché non sei a casa?-
-Anche mia madre deve lavorare per l'Ordine- rispose, senza quasi lasciar trapelare nulla dalla sua voce.
Poi tornò a fissarmi, e i suoi occhi sembravano guardarmi diversamente. Era sempre stato abile a leggermi, e ora forse tutto quello che avrebbe trovato dentro di me sarebbe stata tristezza, mista a quella malinconia che ormai da due anni accompagnava la sua assenza. Ma io non volevo permettergli di vedere quello, non poteva capire quanto nonostante tutto mi mancasse.
Così abbassai gli occhi, mi alzai e mi diressi verso le scale, ma fu la sua voce a fermarmi -Mi dispiace per Black- disse.
Mi voltai di scatto: che significava quello? A lui Sirius non era mai piaciuto, il che era reciproco, e ora mi diceva che gli dispiaceva?
Tornai indietro guardandolo con rabbia -Stai mentendo- dissi.
-Già, forse mi sono espresso male- sembrò ripensarci -in effetti non mi dispiace per lui-
La rabbia dentro me sembrò moltiplicarsi, e guardandolo con odio feci un altro passo verso di lui, lo avrei colpito ancora, come quasi due anni prima, quando tutto era iniziato.
-Mi dispiace che tu sia stata così male per quello che è successo, che tu abbia sofferto-
La rabbia svanì in un istante, come il fumo racchiuso in cucina, quando si cuoce troppo, apri la finestra e quello scompare non lasciando più traccia di sè.
Perché non riuscivo più a capirlo? Cosa volevano dire quelle parole?
-Questo è tutto- disse Piton uscendo dalla cucina -andiamo!- continuò rivolto a Daniel che dopo avermi lasciato un ultimo sguardo, seguì il padre nel giardino fino a Smaterializzarsi con lui.

 
-Mi piace molto sai?- Luna stava accarezzando la pancia di Vrail che si era allungato sui sedili del vagone in cui ci trovavamo.
-Attenta così riesci solo a far aumentare il suo ego- la avvertii, mentre il gatto cominciava a fare le fusa felice.
Luna mi sorrise e io non potei non alzare gli occhi al cielo, ma poi ridere.
Ecco come stavo passando il mio ultimo viaggio per Hogwarts, pensarci faceva solo crescere dentro di me un'enorme malinconia: quei sette anni passati all'interno del castello sarebbero forse stati i migliori della mia vita, nonostante tutto quello che era successo.
Sospirai sconfortata guardando brevemente il paesaggio fuori dal finestrino che cambiava, mentre il treno procedeva verso nord.
Il silenzio fu interrotto poco dopo quando sentii la porta dello scompartimento aprirsi scricchiolando, mentre un ragazzino della mia casa, forse del secondo o del terzo anno, con scompigliati capelli biondi e lo sguardo un po' imbarazzato faceva il suo ingresso.
-Ehm...- cominciò -il professor Lumacorno mi ha chiesto di consegnarti questo- il ragazzino mi porse un foglietto ripiegato in quattro parti.
Lo guardai curiosa, poi alzai lo sguardo su di lui -Grazie mille- dissi.
Quello fece un sorrisetto timido prima di fuggire via.
Aprii cautamente il bigliettino e lo lessi con attenzione, mentre aggrottavo le sopracciglia.
-Sei già nei guai prima di arrivare al castello?- chiese Luna.
Ridacchiai divertita -No- risposi -in realtà sono invitata nello scompartimento del professore, che sarebbe felice di conoscermi-
Luna alzò lo sguardo da Vrail per posarlo su di me -Strano- disse.
Lo pensavo anche io, ma dato che a chiedermelo era un professore non potevo certo rifiutarmi, o sarei davvero finita nei guai prima di arrivare al castello.
-Vrail può rimanere con me, vero?- mi chiese Luna.
Mi alzai e prima di lasciarli lanciai uno sguardo ad entrambi -Non lo viziare troppo, mi raccomando- ridacchiai per poi perdermi nei meandri del treno cercando di raggiungere il nuovo professor Lumacorno.
Arrivata davanti allo scompartimento indicato nel bigliettino bussai piano e quando la porta di aprii da sola mi maledissi mentalmente per aver acconsentito a tutto quello.
-Ah signorina Potter benvenuta, benvenuta- il professore si alzò e venne a stringermi la mano -è un piacere per me conoscerla-
-Anche per me- sussurrai, concentrandomi quel poco che bastasse su Lumacorno per non sembrare scortese.
-Prenda posto la prego, presto arriverà anche suo fratello- mi avvisò il professore.
Mi accodai vicina ad una ragazza di Tassorosso fissando un'ultima volta l'altro lato dello scompartimento dove Daniel, seduto vicino a Blaise Zabini mi stava guardando interessato.

 
-Il fatto che tu mi abbia tenuta all'oscuro di tutti questi avvenimenti rischia di farmi arrabbiare davvero-
Harry sbuffò -Ti sto raccontando tutto ora, e poi non sono un bambino so badare a me stesso-
-Sei entrato con il volto coperto di sangue già al banchetto di inizio anno, poi non dovrei preoccuparmi- borbottai.
Hermione di concesse un sorriso, al contrario di Ron che sembrava parecchio teso.
Il fatto che trovassi qualche momento libero in quel mio settimo anno, che non mi fosse utile per studiare, mi aveva davvero stupita.
Avevo raggiunto i tre ragazzi quel pomeriggio prima di cena nella Sala Grande ancora semi deserta, avevamo solo visto la professoressa Cooman entrare un attimo nella sala, borbottando qualcosa contro un vento funesto ed avverso; vento che in effetti spirava dal giorno prima, impedendo di godersi il parco del castello, prima che il freddo arrivasse definitivamente a ghermirlo.
Per il resto si aggirava solo qualche ragazzino del terzo anno e altri studenti del sesto, che avevano già terminato le lezioni.
-Ti ho già spiegato la storia del treno- rispose Harry -c'è davvero qualcosa di sospetto in Malfoy-
Alzai gli occhi al cielo, mentre Hermione mi anticipava -Stai diventando paranoico Harry!-
Lui lanciò un'occhiataccia ad entrambe -Pensatela come volete- disse -comunque hai scoperto qualcosa su questo Principe Mezzosangue Evey?-
Scossi la testa -Nulla, in biblioteca non c'era niente di interessante-
-Quel libro mi spaventa Harry- bisbigliò Hermione.
-Solo perché è più bravo di te in Pozioni?- Ron si rianimò solo per essere fulminato da Hermione.
-Non importa- disse Harry cercando di calmare le acque e facendo segno a Ron di seguirlo -noi andiamo ad allenarci prima di cena-
Ron si rabbuiò ancora di più, pronto a seguire l'amico, stringendo la sua scopa.
-Prima dimmi se ci sono novità con le lezioni di Silente- fermai Harry prima che prendesse la via per la Sala d'Ingresso.
-Nulla- ora sembrava impaziente di uscire, per saltare in groppa alla sua Firebolt, cosa che i non capivo per niente -ma appena saprò qualcosa ti farò sapere-
Corse via trascinandosi dietro Ron.
-Salterà anche stasera la cenetta al Lumaclub- mi disse Hermione.
-Beato lui- sussurrai facendo ridere la ragazza che mi salutò per tornare nella sua Sala Comune.

 
-Ancora mi chiedo perché continuo a venirci? Potrei inventare una scusa come Harry- sussurrai ad Hermione seduta accanto a me, mentre Lumacorno si perdeva in uno dei suoi soliti monologhi, su come avesse avuto gli allievi migliori, quelli che erano diventati “qualcuno” e di come probabilmente “qualcuno” lo saremo diventati anche noi.
-Ma altri lo sono già, voi che dite?- concluse il professore lanciandomi un'occhiata e un sorriso incoraggiante, mentre tutto quello che volevo fare io era sprofondare nella sedia, o tirare fuori il Mantello dell'Invisibilità di mio padre, calarmelo addosso e andare via di lì.
Tutti si voltarono a guardarmi, chi con occhi pieni di ammirazione, altri che contraevano la mascella gelosi di quelle attenzioni che io non avevo mai chiesto.
Quella serata sarebbe stata più lunga del previsto.
Quando finalmente la luna fece il suo corso nel cielo e il professore si accorse che era davvero tardi e decise di lasciarci tornare nei dormitori, esultai mentalmente ringraziando Merlino e dopo aver salutato Hermione ero uscita quasi per prima dall'aula vicina ai Sotterranei, dove Lumacorno credeva davvero passassimo piacevoli serate.
Essendo nei Sotterranei non mi stupii più di tanto quando incrociai Daniel e Zabini, loro scendevano verso la loro Sala Comune, mentre io andavo verso la Sala d'Ingresso.
Ovviamente cercai di evitarli, ma Dan si accorse di me e dopo aver detto qualcosa all'altro lo vidi venire verso di me e pararmisi davanti.
Incrociai le braccia al petto cercando di mascherare quella tristezza ormai sempre presente in me, soffocata a qualche parte nel profondo del mio petto.
-Devo parlarti- mi disse, sul volto gli apparve un mezzo sorrisetto, uno di quelli che mi ricordavano tanto le scene di due anni prima, quando irritarmi sembrava il suo passatempo preferito, come quello di Harry era il Quidditch o per i gemelli cercare di demolire il castello con un esplosione grandiosa.
Tutto l'anno precedente era rimasto completamente indifferente nei miei confronti, a parte quando mi evitava le punizioni con il rospo rosa, ma quel ghigno non lo vedevo da un bel po'. Perché era così lunatico?
-Cosa c'è?- chiesi, come sempre desiderosa di limitare al minimo le mie conversazioni con lui.
-Cinque anni fa ti ho fatto una promessa, ma probabilmente tu non ricordi- cominciò -hai presente gli unicorni?-
Evitai di spalancare la bocca per lo stupore.
Per Corvonero! Cosa diavolo gli passava per la testa? Come faceva a ricordarsi quello? Perché gli importava ancora?
-Co...Cosa?- riuscii solo a domandare stupita.
-Erano le vacanze di Natale sai- continuò calmo -tu e Godfrey eravate...-
-Si, lo so- tagliai corto, facendogli capire che avevo inteso.
-Bene quindi, domani sera alla Foresta Proibita ok?- chiese.
Sta scherzando! E' quello che disse una vocina nella mia testa, ma io cercai di ricompormi in modo adeguato per non lasciare che la sorpresa deformasse di più la mia espressione -Perché?- chiesi solo guardandolo attentamente, mi stava prendendo in giro, quello era certo, e volevo trovare una falla in quella sua maschera di indifferenza e finta innocenza, doveva esserci.
-Sei stata tu a chiedermelo ricordi?- rispose lui.
Aprii la bocca per parlare, ma la richiusi subito senza sapere come replicare.
-Credo che tutto questo sia durato abbastanza Evey- riprese abbassando un attimo lo sguardo per poi rialzarlo -insomma sono passati due anni e...-
-Va bene alla Foresta, domani sera- lo interruppi voltandomi ed andando via, non volevo sentire altre scuse su quella logorante storia, se aveva voglia di mettere una pietra sopra tutto, ne avremmo parlato il giorno dopo. Non volevo un altro motivo che mi ricordasse quanto la mia testardaggine mi avesse tenuta lontana dal mio migliore amico.

 
Te ne pentirai Evey, e lo sai bene.
Iniziai a fischiettare impaziente, almeno così la vocina che ronzava insistente nella mia testa non si sarebbe sentita.
Svoltai al primo piano, scendendo le scale ed arrivando fino alla Sala d'Ingresso.
Era giusto risolvere tutto quello, l'unica cosa che mi tratteneva era il mio dannato orgoglio, e quella testardaggine con cui ormai convivevo da sempre.
Attraversai velocemente il ponte di legno ricoperto dirigendomi verso la casetta di Hagrid; a metà strana girai verso il lago.
Non avresti dovuto accettare!
Si lo sapevo bene, ma ora tanto valeva concludere; ero incredibilmente testarda, ma non ero una fifona, non potevo scappare davanti a quello.
Perché questo problema sta diventando peggiore che il ritorno di Voldemort?
Sbuffai e smisi di darmi ascolto arrivando al limitare della Foresta Proibita, ad aspettarmi non c'era nessuno.
Un'idea mi balzò in mente, forse ero stata ingannata, proprio come i ragazzini che arrivano al primo anno a scuola pensando che lo Smistamento sia un prova che preveda l'uccisione di un drago.
Si era di nuovo preso gioco di me e...
-Sei in anticipo- la sua voce arrivò alle mie spalle, non mi voltai per dargli il benvenuto.
-Tu sei in ritardo- replicai e senza aspettarmi una risposta entrai dentro la foresta.
Lui mi seguii tenendosi al mio fianco, ma senza aprir bocca.
-Aspetta- disse ad un certo punto e così fui costretta a voltarmi; stava indicando un altro sentiero -andiamo di qui, ieri ho visto delle tracce-
Ieri? Mi chiesi, questa cosa se l'era preparata?
A quel punto dovetti seguirlo, perché si mise davanti facendo strada. E mentre ci addentravamo sempre più nella foresta, il sole calava lento dietro le creste delle basse montagne e il freddo diventava sempre più pungente accompagnato da un lontano ululato.
Camminammo per una decina di minuti sempre tenendoci al limitare dell'area più selvaggia ed intricata.
Ero sovrappensiero che per poco non andai a sbattere addosso a Daniel che si era improvvisamente fermato.
Con un gesto del capo indicò poco davanti a noi dove c'erano ben due unicorni: uno bianco splendente, sicuramente una femmina, dato che al suo fianco aveva un cucciolo color paglia.
Proprio quest'ultimo vedendoci si fece avanti per primo un po' titubante; si vedeva subito che era abituato alla presenza di studenti.
Io però mi avvicinai subito all'altro unicorno, dato che gli adulti si facevano toccare solo da ragazze: lisciai le lunghe crine argentate sul suo collo e quello nitrii scuotendo la testa e facendo ondeggiare il lungo corno che gli ornava la fronte. Erano davvero bellissimi.
Passò solo qualche minuto poi con un acuto richiamo la madre attirò l'attenzione del cucciolo e i due scomparvero nella Foresta Oscura, facendomi ripiombare improvvisamente alla realtà, facendomi capire che era arrivato il tempo di chiarire tutto.
-Non pensavi che mi sarei ricordato questo, vero?- chiese Daniel.
Mi voltai verso di lui, scrutando a fondo il suo volto, cercando una falla a quella maschera che indossava perennemente da troppo tempo.
-Pensavo che i tuoi amici avessero messo altro tra le tue priorità- risposi.
Un sorrisetto gli dipinse il volto -Allora avevo ragione- disse -non vuoi che abbia altri amici-
-No- replicai cercando di non perdere la calma -ma il Daniel che conoscevo io non avrebbe mai avuto amici come quelli-
-Sono cresciuto Ev- disse -non abbiamo più tredici anni-
-Lo so bene- risposi -ma io non sono cambiata crescendo-
-Sì lo vedo- continuò dopo un attimo di pausa -sempre testarda e orgogliosa, e troppe volte indecisa, immagino che non volevi venire con me stasera-
Digrignai i denti, aveva ragione io non ero cambiata e lui poteva leggermi benissimo, cosa che non potevo fare io con lui dato che si era completamente trasformato in un'altra persona.
-E forse un po' ti sono mancato in questi anni- fece un passo verso di me con fare sicuro.
-Ti piacerebbe vero?- rimbeccai -da dove salta fuori tutto questo ego?-
-Non sviare la domanda, sai che è così-
Ecco mi stava di nuovo ingannando, era una sfida forse quella? Io di sicuro non avrei ceduto.
Tirai fuori il sorriso più falso che avrei potuto inventare -Beh ti sbagli anche io sono cambiata- avrei voluto mentire meglio.
Fece un altro passo avanti -Ah davvero, quindi le ore passate da sola in biblioteca o nel parco come dovrei interpretarle-
Sentii la rabbia ribollirmi dentro -Sono solita circondarmi di stupidi, traditori, odiosi Serpeverde, alla fine ho capito che me ne sto meglio da sola- replicai tra i denti.
-Cadi nella tua stessa trappola Evey, tu odi chi generalizza sulle Case, e odi chi odia questo- si indicò lo stemma sul petto.
Il mio sguardo truce avrebbe potuto incendiare l'intera foresta; cosa credeva che per me in quegli anni nulla fosse cambiato?
Era cambiata ogni cosa e se potevo dare la colpa a Voldemort da un lato, dall'altra potevo darla a lui.
E poi perché doveva starmi così vicino?
Metabolizzai piano l'ultimo pensiero, mentre la rabbia scemava pian piano e il mio cervello si concentrava su quello.
Sicuramente si accorse del mio cambio repentino d'espressione perché fece un sorrisetto avvicinandosi ancora, i suoi occhi guardavano i miei distanziati da poco.
-Quindi ho ragione io- continuò -ti tradisci da sola, solo perché sei troppo orgogliosa per ammettere che ti sono mancato-
Lui non mi era solo mancato, avevo sofferto terribilmente a vederlo così lontano da me... ovviamente questo non lo doveva assolutamente sapere.
-Non sei brava a mentire Evey, non a me almeno- continuò.
Alzò piano una mano fino a sfiorarmi un guancia, fu allora che vidi nei suoi occhi qualcosa di diverso: una strana tristezza, un muto fiume di scuse.
Perché quello sguardo? Non riuscii a rispondermi perché sparì in un istante.
Arrivarono altre domande ad affollarmi la mente: che diavolo mi prendeva, perché non riuscivo a muovere un muscolo? Rimanevo lì, immobile sotto il suo sguardo troppo vicino.
E quella distanza diminuiva, proprio come quasi due anni prima, quando nel giardino di casa mia cadeva ancora la neve a testimoniare l'avanzata delle feste natalizie.
Proprio come quella volta non mi mossi, ma diversamente da quella volta lì, nella Foresta Proibita non c'era Godfrey ad interrompere quell'attimo.
La sua fronte sfiorò la mia mentre i respiri si fondevano tra loro; solo allora sul suo volto apparve un sorrisetto strafottente.
-Ma alla fine ti faresti baciare da uno stupido, traditore, odioso Serpeverde?- chiese, poi si voltò andando via senza lasciarmi il tempo di pensare.
La rabbia tornò a galla gradualmente, crescendo così sempre più, strinsi i pugni fino a farmi male chiedendomi come avessi fatto a trovarmi di nuovo in quella dannata situazione.















Angolo Autrice


Salve a tutti :)
Da persona altamente inutile e asociale aggiorno il sabato pomeriggio, mentre le persone normali escono... eh vabbè una scusa ce l'avrei, qui si muore di freddo e forse verrà a nevicare.
Ma sto divagando.
Non è passato così tanto dall'aggiornamento vedete ^///^ solo un mesetto.
E spero di andare più veloce d'ora in poi (dovrei preparare una tesina, ma direi che mi importa poco ahahah)
Allora che ne pensate di questo capitolo? Questo sesto anno vi piace com'è cominciato?
Io spero di si ^__^

Solo una precisazione dato che nelle recensioni me l'hanno fatto notare: lo scorso capitolo si è concluso con un'altra profezia; ora per quanto ci abbia lavorato su per farla sembrare "credibile" il risultato non mi ha convinto così tanto, purtroppo ho duvuto infilarcela lo stesso per spiegare per quale motivo l'esistenza di Evey fosse conosciuta da così pochi. La profezia secondo me è l'anima centrale dei primi sei libri e sconvolgerla per farci rientrare Evey, beh l'ho trovato complessissimo D:

Ok ho finito di straparlare, come sempre ringrazio tantissimo chi continua a seguire questa storia :3
Beh io vi saluto, alla prossima ^__^

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Capitolo 20
*** Serpeverde ***


Capitolo 19 - Serpeverde
 
 

 
-Il tuo intento di non farti notare è fallito miseramente-
Una voce che aveva riconosciuto subito, aveva fatto bloccare Daniel, a metà strada nei sotterranei.
Il ragazzo non si era concesso il lusso di sospirare, come per far capire che era stato davvero colto sul fatto.
Si voltò appena, aspettando prima di rispondere -Non cerco mai di nascondermi- disse con voce piatta.
Il professor Piton ridusse gli occhi a due fessure -Seguimi- sibilò, poi si voltò facendo svolazzare il mantello che gli copriva le spalle e sparendo nella luce soffusa dei sotterranei.
Il ragazzo si trovò costretto a seguirlo fino al suo ufficio. Arrivato il professore chiuse la porta e tornò a guardare il figlio.
-Pensavo di essere stato chiaro- incominciò.
-Lo sei stato infatti- rispose Daniel senza abbassare gli occhi.
Piton fece un passo avanti -Non credo tu abbia recepito bene in questo caso- sussurrò -sto cercando di proteggerti Daniel, questo complica tutto-
Negli occhi del ragazzo passò un lampo di rabbia -Non ho bisogno del tuo aiuto, pensa a Malfoy più che altro- sbottò -so cosa devo fare e lo farò-
-E sai bene che per farlo dovrai dire addio a tutto ciò che appartiene alla tua vita passata, non sei più un ragazzino- riprese il professore -e intendo, dire addio proprio a tutto-
Daniel sapeva dove voleva andare a parare, era qualcosa che il professore aveva capito bene su di lui, era qualcosa che la sua Occlumanzia non era riuscita a schermare agli occhi del padre, e sicuramente non solo ai suoi.
-Non c'è bisogno di essere ripetitivo- disse il ragazzo facendo un passo indietro e raggiungendo la porta -non fallirò-
-Lo so- disse Piton -ma puoi contare sul mio aiuto-
E' troppo tardi per cominciare a comportarti da padre pensò Daniel girando piano la maniglia della porta.
-So che può sembrarti una missione ingrata ragazzo, ma lui è fiero di te- concluse l'uomo.
Daniel, che non voleva ascoltare altro, sparì dietro la porta, richiudendola con un tonfo, impedì alla sua mente di concentrarsi su pensieri fissi, mentre un vuoto ormai diventato abituale riempiva il suo corpo.
Si concesse una piccola scintilla di rabbia e gelosia, poi prese la via della Sala Comune di Serpeverde.

 
§ § §
 
 
La piuma correva veloce sulla pergamena, senza quasi che me ne accorgessi.
Concentrarsi su quel complicato tema di Rune stava riuscendo nel suo intento principale. E no, non mi riferivo a prendere un Eccezionale a fine anno, ma a tenere la mente occupata e lontana da pensieri dannatamente fastidiosi, ormai all'ordine del giorno.
L'altra sera per la rabbia e l'agitazione avevo aperto una finestra nella Sala Comune deserta e dopo essermi trasformata, avevo preso il volo. Ovviamente la mia decisione di dimenticare tutto per un po' era miseramente fallita, anzi sospettavo di essere passata troppo vicina all'ufficio della McGranitt ancora illuminato a tarda notte.
Capii di essermi bloccata quando notai che la macchia sotto il sottile pennino si stava allargando troppo, smisi di far pressione sul foglio e posai la piuma.
-E' più difficile di quanto immaginassi- stava dicendo Peggy seduta accanto a me, completamente concentrata sulla sua pergamena, probabilmente la sua mente era più libera della mia.
Mi fermai qualche istante fissandola: l'anno prima ci eravamo allontanate quasi senza accorgercene. Forse per la mia nuova voglia di rimanere sola il più possibile, forse anche perché cominciavo a sopportare sempre meno Cho, che viaggiava di pari passo con lei.
Ma da quanto mi aveva racconta ad inizio anno, ora le due non sembravano più sulla stessa lunghezza d'onda, Peg sembrava essere tornata da me.
Non sapevo ancora come interpretare tutto quello: se sentirmi un ripiego, oppure felice per il ritorno di un'amica.
Optai per la seconda, avevo perso fin troppi amici.
Quando l'ora di lezione finì ci incamminammo entrambe verso la Sala Grande per la cena. Dopo esserci sedute il mio sguardo corse, quasi senza volerlo, al tavolo dei Serpeverde. Daniel mi stava già guardando, ebbi il tempo ricambiare quell'occhiata per due secondi, poi affondai di nuovo la testa nel piatto, stringendo i pugni con forza. Non avevo voglia di interrogarmi sul perché di tutte quelle sensazioni che mi attraversavano, ma ero arrabbiata, tremendamente arrabbiata.
Quando la cena finì Harry si avvicinò al nostro tavolo -Devo chiederti una cosa- mi spiegò.
-Che succede?- chiesi preoccupata.
-Ehm... io ti aspetto in Sala Comune Evey- mi disse Peggy prima di sparire con una buona metà dei Corvonero, seguii tutti loro con lo sguardo finché non sparirono oltre l'alto portone di pietra.
Mi concentrai di nuovo su mio fratello -Riguarda le lezioni con Silente?- chiesi subito.
-No, veramente...- incominciò.
-Non dirmi che hai ancora questa fissa per Malfoy, non è un Mangiamorte, ha solo sedici anni- lo interruppi io.
-Volevo parlare di te Evey- disse prima che potessi interromperlo di nuovo.
Lo guardai sorpresa -Di me in che senso?- chiesi.
Lui si guardò un attimo attorno, forse c'era ancora troppa gente per i suoi gusti in Sala Grande, rimase voltato più del dovuto verso il tavolo che prima anche io avevo fissato, poi si alzò in piedi -Vieni- disse e così fui costretta a seguirlo.
Solo al terzo piano si fermò finalmente, proprio davanti ad una grande finestra che dava sul Lago Nero.
-Ok mi stai seriamente spaventando- gli dissi dato che stentavo a capire tutto quello -cosa succede?-
Sfuggì al mio sguardo -Senti è passato fin troppo tempo- iniziò -e io non ho mai voluto essere invadente o altro perché so che sai badare a te stessa-
Lo guardai ancora più confusa.
-Da quello che so avete litigato due anni fa- riprese.
A quel punto la mia espressione mutò di colpo; tutta la sorpresa scomparve immediatamente, mentre abbassavo gli occhi, indecisa se essere furiosa o dannatamente triste.
-Io non ho mai detto nulla perché non mi volevo mettere in mezzo, perché non c'entro proprio nulla, però tu sei sempre più malinconica Evey- continuò -e se da un lato posso dare la colpa a tutto quello che è successo in questi anni, a Sirius...- si fermò prendendo un respiro -beh so che rimanere senza il tuo migliore amico non ti ha aiutata a superate tutto-
Non riuscivo a capire come avessi fatto a non pensarci: se l'avevano saputo appena un mese dopo l'accaduto i gemelli, com'era possibile invece che Harry ne fosse all'oscuro?
Mi appoggiai al muro di pietra continuando a tenere gli occhi bassi.
-E non mi piace per nulla come sta procedendo il tutto: tu stai sempre peggio e Daniel è sempre più vicino alla cerchia di Malfoy, dammi pure del paranoico, ma ho un bruttissimo presentimento- finì e quelle sue parole mi fecero alzare la testa di scatto. Non avevo mai preso sul serio i suoi sospetti su Malfoy, forse voleva dire che dovevo cominciare a preoccuparmi?
-Cos'è successo due anni fa?- mi chiese -perché avete litigato?-
Fissai lo sguardo su di lui scuotendo la testa -Gli ho permesso di avvicinarsi troppo a quelli- sussurrai -l'ho lasciato andare- forse alla fine, oltre ad essere stata così testarda, ero stata anche egoista, perché avevo sempre visto quelle tenebre, quella malinconia nei suoi occhi che lo attiravano in un oblio nero e senza fine e non avevo fatto niente.
-Si è preso gioco di me- continuai nonostante tutto -ha lasciato che insultassero la mamma, non ha fatto nulla- che scusa vecchia e sciocca.
Ma forse è stata anche colpa mia.
-Pensavo non fosse come loro- disse Harry.
Non era mai stato come loro.
-Ma forse alla fine è meglio così- riprese -non mi fido di Piton e non mi fido di lui, quindi fai bene a stargli lontana-
Mi abbracciò, voleva confortarmi, ma quelle ultime sue parole ci riuscirono per nulla.

 
L'inverno arrivò in fretta al castello, accompagnato dalla solita coltre bianca di neve, dai camini nelle Sale Comuni sempre in piena attività e dai ragazzi che per i corridoi già parlavano di feste e regali natalizi.
L'autunno però non era trascorso così inosservato: Katie Bell era viva per miracolo, dopo aver toccato una collana con una potente maledizione al suo interno. La notizia aveva fatto il giro del castello, si era capito che Katie era sotto incantesimo quando aveva ricevuto la collana e che questa era diretta a Silente. Alla fine comunque il colpevole non si era trovato, anche se secondo Harry doveva essere per forza Malfoy.
Ovviamente non avevo tenuto in conto più di tanto la sua paranoia verso il Serpeverde, ma qualche sospetto, certo non verso di lui, ce l'avevo.
Chi poteva volere Silente morto? E perché ricorrere a questi trucchetti che, oltre ad essere estremamente banali, rischiavano di mettere in in mezzo studenti innocenti?
Insieme a tutto questo si erano susseguite le difficili lezioni dell'ultimo anno, accompagnate, in un fine settimana, da una delle più belle partite che Grifondoro avesse disputato da troppo tempo; non che il Quidditch mi interessasse più di molto.
Io e Peggy sembravamo essere tornate quelle di un tempo, ma questo non mi aveva allontanata da Luna e per la prima volta da due anni, potevo dirmi abbastanza soddisfatta degli amici che mi circondavano.

 
Raggiunsi Harry al tavolo di Grifondoro dopo la cena: Ron era stato trascinato via da Lavanda Brown ed Hermione, dopo aver assistito alla scena se n'era andata infuriata.
-Non si parlando ancora?- chiesi sedendomi accanto a mio fratello che scosse la testa sconsolato.
-Comunque, davvero hai chiesto a Luna di venire con te alla festa di Lumacorno?- continuai.
Harry annuì -Ho pensato di invitare un'amica- spiegò.
Lo scrutai a fondo -Quindi...tu...- iniziai, ma lui intuendo le mie parole mi anticipò.
-Non è assolutamente come pensi- si affrettò a dire.
Trattenni una risata per il suo imbarazzo -Ero solo curiosa- spiegai.
Lui annuì poi si alzò e io lo imitai -Tu invece chi porti?- chiese mentre prendevamo la via delle scale.
-Sai tutto questo mi ricorda vagamente il Ballo del Ceppo e io ho odiato il Ballo del Ceppo- borbottai -quindi ci vado da sola-
Mi guardò spaesato -Non hai davvero nessuno da portare?-
-Per tutti i folletti, io neanche ci voglio venire, ma l'ho promesso a Luna- spiegai con il broncio tanto che lui scoppiò a ridere.
Ridevamo entrambi quando, nel corridoio del secondo piano, incontrammo Malfoy. Il ragazzo passò vicino a noi lanciando un'occhiata velenosa ad Harry che replicò più o meno nello stesso modo.
-Ti serve qualcosa Sfregiato?- chiese Malfoy fermandosi come per fronteggiare mio fratello.
A quel punto anche Harry si fermò -Non so Malfoy, magari potresti dirmi perché hai cercato di rifilare una maledizione a Silente usando un'inutile collana- ringhiò Harry -se tu non l'avessi notato, ci è andata di mezzo un'innocente-
-Oh certo, sempre a sputare sentenze Potter, ovviamente chi sospetterebbe mai, invece, del Prescelto sfregiato?-replicò Malfoy facendo un passo avanti e impugnando la bacchetta.
Capendo come sarebbe finita mi frapposi tra i due, pensando solo successivamente che il Serpeverde si sarebbe fatto pochi problemi a colpirmi. Harry invece, anche lui con la bacchetta alla mano, fu costretto ad abbassarla.
-Vedete di piantarla- sbottai.
-Da solo non ce la fai a proteggerti, Potter?- continuò Malfoy senza calcolarmi minimamente.
Harry era sul punto di rispondere quando dei passi verso l'inizio del corridoio, troppo silenzioso quella sera, fecero girare tutti e tre.
Fortunatamente non si trattava di nessun professore, ma di Daniel, probabilmente in cerca del compagno di casa, che si trovò di fronte ad una scena inattesa che lo lasciò interdetto. Malfoy con la bacchetta puntata contro Harry, il quale si era apprestato a riposizionarsi in guardia, il tutto con me in mezzo ai due.
-Se sei qui per darmi una mano, va bene- fu Malfoy il primo a parlare, riferendosi a Daniel -sennò puoi benissimo andar via-
Perché sembrava esserci astio tra i due? Insomma ora non erano migliori amici?
Stai diventando patetica Evey.
Misi a tacere la vocina che mi ronzava in testa, tornando a concentrarmi sui due Serpeverde.
-Veramente Zabini ti stava cercando- riferì Daniel -sembrava importante-
I due si scrutarono per un lungo istante poi Malfoy abbassò la bacchetta -Ti è andata bene Potter- sputò tra i denti andando via.
-La prossima volta sarò felice di schiantarti Malfoy se punti ancora quella bacchetta contro mia sorella- urlò Harry al ragazzo che ormai era sparito, probabilmente diretto al suo dormitorio.
-Andiamo- si apprestò a dire Harry dopo aver guardato di sfuggita Dan, che rimaneva fermo all'inizio del corridoio.
Annuii cercando di evitare lo sguardo di Daniel ancora fisso su di noi.
Riuscimmo solo a fare qualche passo verso le scale, alla fine.
-Evey, devo parlarti-
Mi bloccai subito, mentre Harry fece qualche passo in più per poi voltarsi, il suo viso esprimeva anche troppa rabbia -Sono stato volutamente fuori da questa storia, ma ora ne ho abbastanza- incominciò -vedi di starle alla larga-
Da quando era diventato così protettivo nei miei confronti? Pensavo sapesse bene che ero capace a cavarmela da sola -Harry- iniziai, ma fui interrotta dalla voce di Daniel -Non devo rendere conto a nessuno- spiegò -e di sicuro non a te Potter-
Potter? Quando mai aveva chiamato Harry con il suo cognome?
Ti dimentichi troppo spesso che lui non è più il ragazzino che conoscevi.
-Voi Serpeverde non mi fate paura- continuò Harry -ma io non scherzo-
-Neanche io- replicò l'altro con voce piatta e sguardo vuoto.
Mio fratello strinse con forza la sua bacchetta, abbassata lungo il fianco, a quel punto decisi mi muovermi.
Strinsi il braccio ad Harry -Ehi va tutto bene- gli dissi -so badare a me stessa, starò ad ascoltare tutte le scuse inutili che avrà da dirmi e poi me ne andrò a dormire-
-Scuse?- chiese lui non capendo.
Scossi la testa, non avevo proprio voglia di raccontargli della mia ultima chiacchierata con Daniel alle porte della Foresta Proibita -Tranquillo Harry, ci vediamo domani a colazione- lo rassicurai con un sorriso.
Il fatto che si preoccupasse tanto per me era qualcosa di davvero dolce, ma dovevo chiarire la questione “Daniel”, era aperta da ben due anni e io ne avevo abbastanza. Sembra quasi che continuassimo a dirci le stesse cose, che i litigi fossero sempre uguali: le scene si riavvolgevano e tornavano a scorrere, e io non potevo non soffrire per tutto quello, vedendo come avevo perso il mio migliore amico.
Harry annuì, anche se non era per nulla convinto, poi andò via non prima di aver scoccato un'occhiataccia di fuoco a Daniel.
Lui non si fece impressionare, si concentrò su di me percorrendo i pochi passi che ci dividevano.
La rabbia tornò a galla, ma non era dirompente come quella di qualche giorno prima; adesso ero solo stanca. Di quella situazione, dei suoi occhi vuoti e di quelle litigate.
-Questo è il tuo ultimo teatrino, giocatelo bene- dissi -perché mi sono stancata di tutto questo e non ti darò più ascolto d'ora in poi-
Lui continuò a fissarmi -In realtà avrei qualcosa di importante da dirti- spiegò -ma non questa sera-
Lo guardai senza capire -I tuoi giochetti mi hanno stancata...- sbottai.
-Nessun giochetto, non sta volta- disse piatto -devo parlarti e voglio farlo quando ci sarà la festa di Natale di Lumacorno-
Inarcai le sopracciglia -E perché mai?- chiesi.
-Stasera non è la sera giusta- si limitò a spiegare.
-Beh mi dispiace- risposi -ma sei riuscito a farmi passare per stupida una volta, e io non ci ricasco-
Mi guardò interessato -Hai fatto tutto da sola Evey- disse -ma...- si arrestò a ricominciare subito notando che lo volevo interrompere -ora stiamo parlando d'altro-
Lo guardai davvero male, la volta prima avevo lasciato che si prendesse gioco di me, mentre forse dentro di me c'era davvero la convinzione di perdonarlo, di far finire quell'inutile farsa. Ma ora no, il tutto era tornato come prima: volevo che mi lasciasse in pace e volevo che la smettesse di essere così dannatamente lunatico.
-Quindi- ricominciò -mi accompagneresti alla festa di Lumacorno?-
Spalancai gli occhi per la sorpresa.
Cosa non gli era chiaro del fatto che non volevo più avere niente a che fare con lui? Quanto non capiva quanto tutto quello mi facesse male?
Maledizione perché è così stupido!
Inspirai profondamente, mi prudevano le mani, lo avrei volentieri picchiato o Schiantato, sfortunatamente avevo lasciato la mia bacchetta nel dormitorio.
Aspettava ancora una mia risposta, la sua espressione sempre la stessa, incredibilmente vuota.
-Scordatelo- ringhiai -ti ho già detto che ne ho abbastanza di voi Serpeverde- lo superai dandogli le spalle, non prima di vedere quasi l'ombra di un sorriso sul suo volto, prima che tornasse serio.
-Allora verrò a cercarti alla festa e parleremo comunque- mi disse anche se udii la sua voce da lontano, mentre imboccavo le scale, cercando di lasciarmi alla spalle tutta la sua stupidità.

 
-Oh Evey stai davvero bene con questo vestito- Luna era apparsa alle mie spalle di soppiatto e mi fece sobbalzare.
-Grazie Luna, anche tu stai molto bene- ammisi.
Lei fece un sorriso e un giro su se stessa, facendo gonfiare la gonna -Papà dice che questo è il suo vestito preferito- ammise quasi con imbarazzo.
Sorrisi, almeno quella serata non era stata così male: immaginavo che Luna sarebbe rimasta con me, mentre avevo passato la precedente mezz'ora cercando di tenere occupata Hermione sotto suo ordine, a quanto pareva stava cercando di scappare da qualcuno.
-Ma Harry dov'è?- le chiesi.
-Oh è arrivata Hermione e l'ha trascinato via, sembrava importante- spiegò, lo sguardo puntato sul tavolo del buffet.
Ridacchiai, a quanto pare Hermione aveva trovato qualcun altro da torturare.
Il mio sguardo vagò per tutta la sala: Lumacorno era impegnato in una conversazione con due ragazzi di Tassorosso e Grifondoro, Gazza si aggirava ancora confondendosi davvero poco con gli invitati, Harry ed Hermione invece erano in angolo, la ragazza si guardava attorno circospetta.
-Credo che andrò a prendermi del budino- disse ad un certo punto Luna dirigendosi verso il tavolo imbandito, ricolmo di ogni prelibatezza.
Annuii mettendomi a fissare la gelatina arancione che traballava, quasi a ritmo con le chiacchere di quella sera.
Quasi non mi accorsi di una presenza, di cui mi aspettavo benissimo l'arrivo da un momento all'altro; sembrò come Materializzarsi al mio fianco.
Sospirai, avevo provato ad evitalo tutta la sera, a quanto pareva non ero proprio brava a tenere le persone indesiderate il più lontano possibile.
-Ti ascolterò- dissi -ma poi sei pregato di lasciarmi in pace, una volta per tutte-
Si voltò appena verso di me -Non qui- sussurrò, poi cominciò a camminare verso l'uscita della sala.
Sbuffando dovetti seguirlo; si fermò poco lontano alla fine di un corridoio, illuminato unicamente dalla luna che sbucava al di là di una grande finestra.
Notai che mi stava fissando, così puntai il mio sguardo sul suo. Cercava di leggermi, ne ero più che sicura, com'ero sicura del fatto che ci riuscisse benissimo.
-Allora?- chiesi spazientita, quasi a disagio sotto i suoi occhi blu.
-Ho una domanda per te- disse Daniel dopo qualche secondo.
Lo guardai sorpresa -Pensavo dovessi parlarmi tu- dissi meccanicamente.
Fece un passo avanti, quasi ignorando ciò che avevo detto -Hai mai pensato di finirla con tutto questo?- chiese -Di tornare di nuovo amici?-
Era la domanda più stupida che mi avessero mai fatto.
Lo guardai spaesata, perché continuava a stupirmi? Perché quello che diceva non aveva un minimo di senso?
-Cosa...?- iniziai a dire.
-Andiamo Evey non è difficile- riprese.
Per tutti i folletti, il suo tono completamente distaccato mi faceva saltare i nervi.
-Perché ti interessa?- chiesi di rimando.
Rimase zitto fissando un punto indefinito al di là delle mie spalle, poi chinò appena la testa per rialzarla, sul suo volto si dipinse uno strano sorriso -Ti sembrerà stano, ma voglio sapere fino a che punto devo sentirmi in colpa-
Perché quello che diceva non aveva un minimo di senso?
Questo lo hai già detto Evey.
Scossi la testa come per liberarmi dei miei pensieri -E' un altro scherzo dei tuoi?- chiesi, perché davvero, non riuscivo ad interpretare tutto quello in altro modo -ti ho detto che ti avrei ascoltata, ma devi smetterla con questi assurdi giochetti-
Non rispose alla mia domanda, continuò a fissarmi, il che mi fece solo più arrabbiare e quindi, di conseguenza, cominciai a parlare a sproposito -Credi davvero che questi due anni siano stati un gioco? Magari per te lo sono stati, ma non hai idea di come io mi sia sentita!-
No, cavolo, sta zitta!
-Ho cercato per tutto il tempo il mio migliore amico, quello che a quanto pare tu non sei più, e sono stanca di questa storia, volevo metterci una pietra sopra perché anche io sono stata troppo testarda. Ma a quanto pare a te non importa e non è mai importato nulla!-
Per le mutande di Merlino, tappati la bocca!
Questa volta ascoltai quella vocina insistente nella mia mente e mi fermai senza aggiungere altro, il fiato corto e un dolore sordo nel profondo del petto.
Potevo quasi vedere sorpresa nella sua espressione, ovvero qualcosa che non mi aspettavo minimamente.
Abbassò lo sguardo, quindi non si aspettava quella mia risposta?
Poi fece un passo avanti puntando i suoi occhi sui miei; avrei tanto voluto fare un passo indietro, ma sentivo le gambe bloccate.
-C'è un motivo a tutto- mi disse -ma forse sono stato uno stronzo due anni fa, quando Malfoy ti ha detto quella cosa, avrei dovuto fare qualcosa-
Non riuscii a manifestare appieno la mia sorpresa, si stava davvero scusando?
-Ma non so qui proprio per scusarmi- continuò -in realtà non lo so neanche io... e solo che volevo fare una cosa-
Era in difficoltà, non lo vedevo così da tantissimo tempo, forse da quella sera nella Sala d'Ingresso quando mi aveva chiesto perché non piaceva a Sirius.
-Ma non posso- riprese -e... rispetterò ciò che mi hai chiesto, non ti rivolgerò più la parola, dato che è ciò che vuoi- fece un sorriso stanco -non volevo rovinarti questi ultimi anni di scuola Evey, credimi, ma sono successe cose più grandi di me-
Le ultime parole quasi non le sentii, non diedi loro l'importanza che meritavano, mi fermai alle precedenti.
Non capivo cosa dovesse essere quella rivelazione, mi sentivo una stupida; era sempre stato abbastanza facile capire cosa gli passava per la testa, ora non più. Sembrava aver alzato un muro che lo isolasse da tutto e da tutti, solo allora riuscii a vederlo davvero.
Che ti è successo Dan?
-Beh buonanotte- concluse con un mezzo sorriso, allontanandosi da me e dandomi le spalle.
Non poteva farlo, non poteva pensare che quelle sarebbero state le ultime parole che ci saremmo scambiati. Non mi aveva spiegato nulla, anzi aveva fatto sorgere altre mille domande e io odiavo non sapere, mi odiavo perché non capivo più quel che stava succedendo.
Fece solo qualche passo poi si bloccò, lo guardai senza capire.
Si voltò appena, ora i suoi occhi sembravano quasi essere tornati gli stessi, riuscivo a riconoscerli; e al loro interno vedevo che era come combattuto. Mi guardava come se non sapesse cosa fare.
Avrei voluto tanto anche io una risposta, perché me ne rimanevo lì, le gambe immobili e non riuscivo neanche a metabolizzare bene le sue ultime parole.
Rimase a guardarmi per un tempo che mi parve indefinito, infatti, alla fine, quasi non mi accorsi quando, ritornando indietro verso di me, mi prese il viso tra le mani appoggiando le sue labbra sulle mie.
Anche la vocina nella mia testa non ebbe nulla da dire, completamente sconcertata, sia lei che me; completamente immobile, incapace di reagire in qualsiasi modo.
Una parte di me ancora non capiva cosa stava succedendo, l'altra voleva spingerlo via, mentre l'ultima quella più piccola, che ironicamente stava dicendo, mi diceva di rimanere lì e di ricambiare quel bacio.
Dannazione mi sta davvero baciando.
Appena un attimo dopo, o un minuto, non lo sapevo con certezza, Dan si allontanò da me, giusto il tempo di far incontrare ancora i nostri sguardi, poi si voltò di nuovo e questa volta andò via davvero.
Con gli occhi spalancati per lo stupore, l'unica cosa che riuscii a fare fu abbassare un momento lo sguardo, fare un traballante passo indietro e sfiorarmi le labbra con le dita.
















Angolo Autrice


[Lungo ed inutile pippozzo in arrivo...]

... davvero non so con quale coraggio mi faccio rivedere, dopo ben cinque mesi d'assenza... mi faccio pena da sola.
Chiudo umilmente perdono a tutti voi carissimi tanti pochi lettori, scrivere una storia vuol dire prendersi un impegno, che in questi tempi non ho molto rispettato e la cosa mi dispiace molto. Potrei incolpare la fine della scuola e la maturità, ma oltre a loro ho avuto davvero pochissimo tempo per mettermi seduta davanti al computer, facendo uscire buone idee.
E ovviamente tutto questo mi è riuscito in un ritardo immane, a anche male T__T

Parlando di questo capitolo, sono poco soddisfatta. Immaginavo di riuscire a scriverlo meglio, ma benché io abbia cercato di migliorarlo, questo è il massimo che posso offrirvi.
E' un capitolo che si concentra principalmente sul rapporto Evey-Dan (ma dai?!) ho lasciato da parte un po' la vera storia: ricordi su Voldy, paranoie da Draco-Mangiamorte, dramma Ron-Hermione etc...
E' un capitolo sentimentale, beh almeno ci ho provato; ed è anche un capitolo che lascia presagire qualcosa, ovviamente questo qualcosa è uno spoiler gigantesco, quindi me ne rimarrò zitta c:
Spero che Harry non risulti troppo OOC in questo capitolo: il fatto che sia così protettivo verso Evey magari non è propriamente suo, ma pensando che lei è l'ultimo membro della famiglia che gli rimane, immagino voglia vederla solo felice :)

Quindi ora possono partire i vostri insulti, me li merito tutti ç__ç se il capitolo non vi ha completamente delusi fatemelo sapere, mi raccomando!
Alla prossima ^__^

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Capitolo 21
*** Pieno di gratitudine ***


Capitolo 20 – Pieno di gratitudine
 
 

 
Riaprii gli occhi ispirando profondamente. Quando mi mossi una fitta di dolore al collo mi fece risvegliare del tutto: mi ero addormentata su una poltrona in Sala Comune.
Il posto migliore per dormire pensai ironicamente stiracchiandomi e lasciando vagare il mio sguardo per la Sala, completamente deserta. Doveva essere notte fonda, la luna ancora alta nel cielo me lo confermava, oltre al silenzio che regnava indiscusso. Mi rannicchiai sulla poltrona stringendo con le braccia le ginocchia e chiudendo gli occhi; di salire in dormitorio ne avevo proprio la forza, come improvvisamente era anche passato il sonno.
Il problema era che non avevo nessuna voglia di pensare a cosa era accaduto alla cenetta di Natale di Lumacorno, conclusa probabilmente qualche ora prima e che io avevo lasciato prima del tempo. Ma se il sonno era riuscito nell'intento di dare un po' di pace ai miei pensieri, sospettavo che ora non sarei più riuscita ad addormentarmi tanto facilmente.
Come si può essere così dannatamente idioti?
Continuavo a chiedermelo e il soggetto per la frase includeva sia me che Daniel.
Perché aveva fatto quella cosa?
Beh in questo caso c'è un'unica spiegazione mi riferì una vocina insistente, alla quale reagii stringendo di più occhi già chiusi.
No, non aveva senso. Aveva passato due anni ad ignorarmi e prendersi gioco di me, oltretutto lui era stato il mio migliore amico, nulla di più.
Il migliore amico che hai lasciato andare via.
Sì l'idiota alla fine ero anche io; avrei dovuto fare qualcosa, smetterla di chiudermi nel mio orgoglio, capire cosa gli stava succedendo.
Perché aveva aspettato così tanto per venirsi a scusare? E credeva davvero che dopo tutto ciò che mi aveva detto non ci saremo più parlati?
Mi aveva fatto chiaramente capire che era successo qualcosa in quegli anni.
“... sono successe cose più grandi di me”
Cosa significava quello? E perché lo vedevo risucchiato verso un abisso senza fine?
Sei sempre stata tu quella forte tra i due, era tuo compito aiutarlo, proteggerlo.
Scossi la testa, no era stato lui a non permettermelo.
No sei tu! Solo una grandissima testarda.
Riaprii gli occhi lasciando le gambe ed abbandonando la mia posizione rannicchiata.
A lui non importava più nulla, perché avrei dovuto continuare a farlo io? Mi ero arresa forse, ma non avevo potuto fare altrimenti.
No a lui importava, ne hai avuto la prova l'anno scorso, ne hai avuto la prova stasera.
Mi alzai in piedi di scatto, la testa girò troppo in fretta ma non mi fermai: imboccai le scale andando dritta in dormitorio. Dovevo dormire o quei pensieri mi avrebbero lentamente uccisa quella sera.
 
 
-E' semplice- spiegai -infrangi il voto e muori-
Hermione vicino a me annuì convinta, mentre Harry fissava un punto davanti a sé, tremendamente concentrato.
-Sei sicuro di aver sentito bene?- chiesi di nuovo conferma.
Lui annuì -Sì, e questa storia non mi piace per nulla- borbottò.
Un Voto Infrangibile tra il professor Piton e la signora Malfoy, sinceramente neanche io sapevo che pensare. Sapevo che Harry ricollegava quello alla sua profonda convinzione che Malfoy fosse entrato tra i Mangiamorte, il fatto che avesse bisogno dell'aiuto di Piton lo trovava giustificato. Ma io no, sapevo che mi fratello non si fidava del professore di Pozioni, ma io mi fidavo del giudizio di Silente, che non mi aveva mai tradita. Se il preside si fidava di lui, lo dovevo fare anche io.
-Io devo andare a finire di preparare le valige, ci vediamo ragazzi- disse Hermione prima di imboccare le scale che portavano alla torre Est.
No, quella storia cominciava a non convincere neanche me, nonostante tutto.
-Torni a casa anche tu Evey?- mi chiese Harry distraendomi dai miei pensieri.
Annuii -Voglio rivedere Godfrey, ma credo che verremo anche alla Tana- spiegai.
Lui mi guardò e prima di seguire Hermione verso la sua Sala Comune si voltò verso di me -Comunque... va tutto bene, vero? Hai risolto tutto?- domandò.
La mia espressione cambiò radicalmente, anche se cercai di mascherarlo il più possibile; cosa potevo rispondergli adesso?
Sapevo bene a cosa si stava riferendo, sapevo che non gli piaceva la piega che aveva preso tutta quella storia, perché in fondo voleva solo proteggermi.
Sospirai -Non importa Harry, davvero... io posso gestirlo da sola- non ne ero neanche più tanto convinta.
Lui continuò a fissarmi -Se vorrai parlarne con me, cercherò di consigliarti il meglio Evey-
Lo ringraziai, anche se sapevo che il suo giudizio in quel caso, era molto di parte. Io stessa volevo uscirne da sola, ora più che mai dovevo trovare una soluzione. Se all'inizio era stata furiosa con Daniel, poi triste, poi completamente indifferente, il tutto condito da quel dannato orgoglio, ora mi sentivo solo in colpa.
E avrei dovuto affrontare quella faccenda in qualche modo, avrei dovuto trovare quel coraggio già due anni prima. In cuor mio speravo solo non fosse troppo tardi.
 
 
Stavo infilando gli ultimi libri nel baule, cercando di non prestare attenzione a Vrail che invece sembrava richiederne troppa da parte mia.
-Dai Vrail, devo finire questo baule, ti presterò attenzione dopo- sbuffai.
Il gatto mi fissò per poi darmi le spalle ed abbandonare la mia camera, probabilmente si era offeso.
Avevo passato delle vacanze tranquille, Godfrey era rimasto a casa tutto il tempo, mai richiamato da qualche missione per conto dell'Ordine. Stavano proprio per terminare, ma sapevo che avrei passato gli ultimi due giorni alla Tana, i preparativi erano fatti, la signora Weasley mi aspettava a braccia aperte e mi aveva assicurato una cena con i controfiocchi.
Chiusi il baule ricontrollando la mia stanza, qualche secondo dopo scesi verso il salotto. Rimasi piacevolmente colpita da chi vi trovai.
-Charlotte!- dissi stupita.
La donna mi sorrise, anche se i suoi occhi blu erano spenti. Non la vedevo dal Giugno precedente, quando avevo passato qualche settimana a casa, prima di trasferirmi alla Tana. Anche allora mi era sembrata molto stanca, ma in quel momento quasi non la riconobbi: il suo solito viso solare era segnato da scure occhiaie, tutta la sua vitalità sembrava essere scomparsa.
-Ciao Evey, come va?- mi chiese stirando la sua espressione in un mezzo sorriso.
-Tutto bene- risposi titubante -sto per andare alla Tana-
Lei annuì -Godfrey mi ha detto già tutto- indicò con la testa la cucina, dove ora probabilmente il vecchio mago stava preparando il tè.
Mi sedetti sulla poltrona accanto alla strega fissandola attentamente -Tu invece come stai?- le chiesi, anche se riuscivo benissimo ad intuirlo da sola.
Lei fece un sorriso amaro -Il lavoro al Ministero non è nel suo momento migliore, come quello per l'Ordine d'altronde- spiego, lo sguardo puntato sul pavimento.
Calò il silenzio mentre sembrava che lei continuasse a concentrarsi su un ricordo lontano; quando rialzò lo sguardo su di me doveva essere passato qualche minuto, sembrò fissarmi a fondo -Volevo chiederti una cosa- disse a quel punto -... su Daniel-
Il fatto che me l'aspettassi non fece diminuire la mia sorpresa, sfuggii subito al suo sguardo, ma fui costretta ad annuire per farla continuare.
-Lo so che è successo qualcosa tra voi, che avete litigato- continuò -so che è successo tempo fa e questo l'ha cambiato-
Lo sapevo bene anche io, tutto era cambiato dopo quello.
-E lo vedo dannatamente lontano, da me, da ogni cosa e tutto questo mi spaventa, perché so il giro di amici in cui è entrato, ma non voglio incolpare quei ragazzini, di più l'influenza che i genitori hanno su loro- sospirò profondamente -tu so che non puoi immaginarti quegli anni Evey, ho visto tante di quelle persone cambiare solo per la ricerca del potere-
A quel punto riposai lo sguardo su di lei; allora quel sospetto non era solo di Harry, non c'era altro sotto?
-Parli dei Mangiamorte?- chiesi quasi con paura.
Lei fece una smorfia -So cosa è stato Lucius Malfoy, so che le vecchie abitudini non muoiono e il Ministero è debole, fin troppo- si stava torturando le mani mentre mi parlava -so che Daniel non è mai stato tanto forte, lo eri tu per lui. Magari è solo un mio brutto presentimento, ma quasi non mi parla più, e non averti più accanto immagino quanto abbia potuto rendergli tutto più difficile, perché lui ti vuole molto bene...-
Si dovette interrompere perché mi alzai di scatto dalla poltrona scura dov'ero rimasta rigida per tutta quella conversazione. Quelle parole mi avevano fatto male e mi avevano spaventata terribilmente, come poteva il senso di colpa arrivare così, all'improvviso? Come avevo potuto permettere al mio orgoglio e alla testardaggine di farmi arrivare a tanto?
-So che non dovrei mettermi in mezzo Evey- mi richiamò la strega forse immaginando che avrei abbandonato a metà quel discorso -ma ti prego, non potreste parlarne? Io ho così paura di perderlo-
Il suo sguardo supplichevole mi spezzò il fiato in gola, non ero abituata a vederla reagire in quel modo, anche se quella era l'ennesima dimostrazione di quanto amasse il figlio.
E' colpa tua, devi fare qualcosa.
Mi avvicinai a Charlotte -Ci proverò...- sussurrai piano guardandola -e... mi dispiace così tanto-
Era vero, dovevo provare a rimediare a tutto quello.
 
-1997
 
Continuavo a guardare Harry nello sconcerto più totale.
Ne avevo viste e sentite davvero tante di cose in quella manciata di anni, cose che avrei preferito non sapere o semplicemente dimenticare, proprio come quella.
La primavera era arrivata gentilmente al castello, le lezioni erano tornare con irruenza, gli esami erano fin troppo vicini. Dovevano essere quelli i miei problemi principali, invece mi trovavo di fronte tutta un'altra realtà che mi spaventava terribilmente.
-Silente non ha mai sospettato nulla?- chiesi ritrovando la voce e dando alla luce uno dei troppi pensieri che ora mi affollavano la mente.
Harry portò lo sguardo su di me -Mi ha detto che sospettava qualcosa, e che questa era la conferma che gli serviva- spiegò -continuo a chiedermi perché il professor Lumacorno non abbia mai detto nulla-
-Avrà avuto paura- ipotizzai con un sospiro -si può cercare di capirlo-
-Silente ha detto più o meno la stessa cosa- disse lui, poi calò il silenzio.
Come poteva esistere una magia di quel tipo? Dividere la propria stessa anima in pezzi per sfuggire alla morte, non riuscivo a comprendere una tale scelta, sembrava abominevole anche per Voldemort.
-E adesso?- chiesi alla fine.
-Lo sappiamo in cinque, nessun'altro può conoscere tutto questo- spiegò Harry -li cercheremo tutti, cercheremo questi Horcrux e li distruggeremo-
Lui era deciso, molto più di quanto io non lo fossi mai stata. E coraggioso.
Sapeva di avere accanto a sé Silente e che questo l'avrebbe protetto, Harry sembrava molto più pronto di me nella nostra battaglia contro il Signore Oscuro, ma d'altronde lui era sempre stato dieci passi davanti a me.
Rendermene sempre più conto oltre a rendermi orgogliosa di lui mi faceva un po' di paura, Sarei stata alla sua altezza? Sarei stata capace di proteggerlo, nonostante tutto?
 
 
...ma ti prego, non potreste parlarne? Io ho così paura di perderlo.
Scossi la testa con forza, stringendo i pugni dentro le tasche del mantello, uno di questi intorno alla mia bacchetta.
Aumentai il passo senza però lasciare alla mie spalle quei pensieri.
Avevo promesso a Charlotte che avrei parlato con Daniel, ma perché ora sembrava tutto così impossibile?
Svoltai a sinistra imboccando le scale, una ragazza in un quadro, che si dondolava su un'altalena di edera con un Jarvey* in grembo, attorniata da Fate svolazzanti, ridacchiava tranquilla e mi salutò con un mano quando le passai accanto. Ricambiai il suo saluto con un gesto veloce per poi salire di corsa le scale, diretta all'ufficio del preside.
Ci avevo provato in tutti i modi, nell'ultima settimana, ad avvicinare Daniel, ma sembrava volatilizzarsi ogni volta che posavo lo sguardo su di lui.
L'avevo bloccato alla fine dell'ora di Erbologia due giorni prima, ma il mio tentativo era stato inutile.

-Ti ho già detto tutto ciò che dovevi sapere Evey- mi aveva sussurrato quando mi ero frapposta tra lui e l'uscita della serra 6 -sto rispettando ciò che volevi e non ti sto più infastidendo-
Detto quello, complice la mia poca forza di volontà, mi aveva aggirata ed era sparito.

Il vero problema era che non avevo idea di come affrontarlo, non dopo che ogni volta che lo guardavo mi tornava in mente quella sera prima di Natale e quel bacio rubato nel corridoio.
Mi cedeva lo sguardo e lo lasciavo andare via.
Digrignai i denti, mi odiavo troppo. Odiavo quella mia debolezza, quel sentimento di impotenza e quella mente che si svuotava.
Percorsi il corridoio fino al gargoyle, a quel punto mi fermai.
Ok, un problema alla volta Evey, prima scopri cosa vuole Silente, poi capirai come affrontare la tua dannata paura mi dissi cercando sempre quel coraggio che ormai mancava troppo spesso.
Dissi la parola d'ordine alla grande statua, leggendola sul biglietto che mi era stato fatto recapitare dal preside in persona e poi salii la scala a chiocciola.
Quando entrai nello studio trovai Silente chino su un grande libro -Prego Evey, accomodati- mi disse indicando la sedia di fronte alla sua scrivania, senza però alzare lo guardo.
Mi accomodai e dovetti aspettare ancora qualche minuto prima di avere l'attenzione del preside per me.
-Vorrai scusarmi Evey- disse chiudendo il libro con un colpo di bacchetta -ma dovevo controllare una cosa molto importante-
Si mise a fissarmi a fondo, attraverso le lenti a mezzaluna -Perdonerai il fatto che non posso perdermi nei convenevoli- disse -ma ci sono questioni molto urgenti da discutere per noi-
-Lo capisco benissimo signore- risposi pronta.
Il vecchio preside sorrise lisciandosi la manica destra della tunica, ma nascondendo la mano sotto la spessa scrivania intagliata.
-Immagino che Harry abbia avuto modo di raccontarti tutto- iniziò.
-Lo ha fatto- assicurai, poi mi accigliai -non doveva forse?-
-Oh certo che no mia cara, diciamo che a questo punto dipende tutto da te- sorrise Silente.
Lo guardai aggrottando la fonte -Da me?-
-Precisamente dalla risposta che mi darai adesso- specificò.
Annuii esortandolo a continuare.
-Come ben sai i fatti dell'anno scorso, sommati ai delicati rapporti che abbiamo avuto con il Ministero- iniziò il preside -hanno fatto in modo che tu non abbia fatto un esame vero e proprio per il titolo di Animagus e che quindi non sei segnata nei registri del Ministero-
Ripensai all'anno precedente allontanando appena lo sguardo da Silente, non avevo pensato fino a quel momento di essere un Animagus non registrato, erano successe troppe cose, tanti eventi si erano accavallati tra loro dandomi ben altre priorità.
Ora scoprivo che si aggiungeva questa alle mie attività illecite per cui il Ministero non avrebbe continuato a chiudere un occhio.
Sospirai rassegnata -Vuole dirmi che hanno trovato il movente per mandarmi ad Azkaban?- chiesi con un sorrisetto nervoso.
Il vecchio mago rise -Non credo mia cara, anche perché il Ministero non sa proprio nulla- spiegò -con il tuo consenso ovviamente vorrei mantenere il tutto segreto, e te lo chiedo per un motivo davvero egoistico-
-Quale motivo?- domandai.
Silente prese un altro sospiro, Fanny sistemata vicino alla finestra pigolò piano; doveva essere da poco rinata.
-Immagino aspirassi a qualche bel lavoro dopo la scuola, vero Evey?- chiese -hai voti alti in molte materie e non faresti fatica a fare nulla, ma come ben sai le cose non sono così semplici. Purtroppo abbiamo una battaglia da affrontare, tutti noi-
-In ogni caso signore- dissi approfittando del suo silenzio -avrei aiutato l'Ordine e tutti voi, è ciò che per me viene prima di tutto-
Il preside sorrise, la luce morente del sole si rispecchiò nei suoi occhiali quando si voltò verso la finestra -Hai già fatto diciotto anni, sei maggiorenne da uno, quindi puoi scegliere cosa è più giusto per te, ma io avrei un favore da chiederti, o forse in questo caso è più giusto dire che ho un lavoro da proporti-
-Farò ciò che vuole signore- dissi subito convinta.
Lui fece un sorriso amaro -Sei un Animagus adesso, e pochi sanno di te, quindi potresti raggiungere luoghi a noi preclusi, e senza essere vista- iniziò -anche per un buon mago è difficile rendersi conto della differenza tra un animale e un Animagus-
-Vuole che diventi una specie di spia per l'Ordine?-
-Vorrei che tu mettessi a rischio la tua vita- mi rispose -e credimi mi costa tanto farlo, ma è l'unica scelta che ho-
Rimase in silenzio, lasciandomi capire quanto la situazione fosse brutta. Non che già non lo sapessi, le persone continuavano a sparire, il Ministero era troppo debole per impedirlo e Voldemort troppo forte.
-Questo non è un ordine Evey, puoi benissimo rifiutare- mi spiegò.
Scossi la testa -Io devo molto... troppo all'Ordine, c'è chi ha dato la sua vita per proteggermi e ho bisogno di sentirmi utile- dissi piano -immagino che vorrà chiedere ad Harry di cercare con lei quegli Horcrux e a me sarebbe piaciuto accompagnarvi, ma se sono più utile altrove, farò come lei vuole signore-
Silente mi guardò, poi annuì, nel suo sguardo capivo che era d'accordo con me, che forse era fiero di cos'ero diventata -Bene allora, perdonerai questo vecchio e il suo poco potere che non riesce a proteggere appieno i suoi allievi-
Sorrisi, quello non era affatto vero, dovevo la mia vita a quell'uomo, gli dovevo anche la vita di Harry.
-Se quindi hai deciso di accettare dovrei sottoporti ad un incantesimo di Memoria- spiegò.
Lo guardai confusa -Come? E perché?-
-Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggerti, ma questo lavoro che ti ho assegnato ha purtroppo rischi alti- spiegò -e nessuno deve sapere a cosa stiamo dando la caccia-
Capii subito -Gli Horcrux-
Silente annuì -Gli incantesimi della Memoria sono difficili e pericolosi, e farò la figura di un vecchio arrogante- strizzò l'occhio -ma credo di cavarmela ancora-
-Vuole rimuovere i miei ricordi sugli Horcrux?-
-No intendo solo bloccarli, in modo che non siano più accessibili a nessuno, neanche a te, ma quando sarà il momento potranno ritornarti-
Annuii alla sua spiegazione, quella era solo una precauzione, se mi avessero catturata, se avessero tentato di farmi parlare... rabbrividii, avevo troppa paura, ma non potevo tirarmi indietro, l'Ordine aveva bisogno del mio aiuto e per loro, per mio fratello, avrei dovuto incominciare a convivere con la paura. E poi sconfiggerla.
Il preside si alzò fino ad arrivare vicino alla mia sedia -Mi dispiace addossarti questo peso Evey-
-Sono pronta a fare qualsiasi cosa per sconfiggere Voldemort- dissi convinta, pronta a distruggere le mie paure.
Silente sorrise -Prima di questo però, chi è a conoscenza del tuo essere Animagus?- chiese.
Feci mente locale pensandoci bene -Credo tutto l'Ordine, più Harry e quindi anche Ron ed Hermione- spiegai poi mi rabbuiai capendo che c'era qualcuno al di fuori dell'Ordine che sapeva -e anche Daniel, signore- sussurrai alla fine.
Il preside annuì -Bene è un segreto detto alle persone giuste allora- concesse.
Il mio pensiero si era fermato quel poco su Daniel, e poi era tornato alle parole di Charlotte. Sospirai, dovevo fare assolutamente qualcosa.
-Bene, iniziamo?- chiese il vecchio mago distraendomi dai miei pensieri.
-Io conserverò la memoria degli Horcrux?- domandai.
Annuì -Per ora sì, poi pian piano i ricordi verranno bloccati, capirai poi da sola come fare a sbloccarli, ricordati solo che dovrai farlo quando te lo dirò io- spiegò.
Non indagai su quella spiegazione che invece che appianarmi le idee mi aveva solo confusa di più, purtroppo conoscevo bene Silente e sapevo che non avrebbe detto altro, così dissi solo -Bene, allora iniziamo-
Silente estrasse la bacchetta per poi puntarla verso di me -Oblivion, memoriam dolor**-
Non sentii nulla di diverso infatti fissai il preside confusa dopo qualche minuto, nel quale arrivò definitivamente il buio sul castello -Ha funzionato?-
-Ma certo mia cara, i suoi effetti arriveranno, ci metteranno un po' per emergere- sorrise -ho già chiesto troppo del tuo tempo Evey, puoi andare a cena adesso-
Capii che era un modo per congedarsi, così mi alzai e mi diressi verso la grande porta di legno scuro, poi mi voltai -Grazie signore- dissi e lui mi rispose con un semplice sorriso pieno anch'esso di gratitudine.
 
 
 
 
 
 
* Una specie di grande furetto in grado di parlare, per saperne di più potete cercarlo su “Gli animali fantastici: dove trovarli”
** Spero si sia capito, comunque mi sono presa una “licenza poetica” sia perché ho inventato una variante del solito Oblivion, il classico incantesimo della memoria, sia perché ho storpiato alla grande il latino e spero che Seneca, Cicerone e compagnia mi perdoneranno per questo.
La frase voleva essere “bloccare il ricordo”, ma dopo ricerche ho scoperto che è una frase fatta, veniva lunga e brutta per un incantesimo.
Quindi Oblivion deriva dal deponente “Obliviscor” che vuol dire dimenticarsi, memoriam è accusativo singolare di “Memoria” che vuol dire ricordo, dolor è un verbo, vuol dire bloccare e l'ho lasciato all'infinito. La sintassi di questo incantesimo è davvero discutibile, mi dispiace molto ^///^









Angolo Autrice

Ehm... è in arrivo una lunghissima nota alla fine di questo capitolo *io vi ho avvisati*
Salve mondo, spero che in questo mio lungo periodo di assenza vi siano successe tante bellissime cose, che lo vostra vita sia bellissima etc etc...
Ora con che coraggio mi faccio rivedere? Boh non lo so neanche io davvero, parole di scuse sono sprecate, in ogni caso... mi dispiace davvero tanto per questa mia assenza, dovuta a cause di forza maggiore.
E queste cause quali saranno mai se non il primo anno di università, gli esami, il blocco dello scrittore? Beh non o voglia di star a scrivere tutte le scuse possibili anche perché vi frega nulla, lo so.

Bene quindi questo è tutto quello che è riuscito alla mia mente stanchissima in quasi un anno, ammetto che lo avevo pronto da una settimana, ma mi sono voluta portare avanti con il capitolo successivo dato che nei prossimi quattro giorni ho tre esami D:
In ogni caso stiamo giungendo alla fine dell'ultimo anno per la nostra Evey che inizia a farsi tante domande sui "vecchi tempi", sul suo rapporto con Daniel (bacio di fine capitolo 19 compreso e.e) e sul futuro. Starete a vedere insomma, cosa accadrà fra poco, per i pochi di voi che mi seguiranno ancora ^_^

In ogni caso il prossimo aggiornamento è previsto per la fine del mese, esami permettendo, comunque sulla mia bio troverete i vari cambiamenti che spero proprio non ci saranno!
Ringrazio i pochi fedeli che mi continuano a seguire, non temete gente siamo quasi alla fine, poi finalmente vi lasccerò in pace :P
In più ringraziamenti super-speciali a chi mi fa sapere ogni volta la propria opinione :3

Qui passo e chiudo, a presto ^_^

 




p.s. non credo importi molto ma in ogni caso ho deciso di cancellare l'altra long che avevo in corso, i pochi motivi li trovate sempre nella mia pagina.

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Capitolo 22
*** Piangere su quella maledetta notte ***


Capitolo 21 - Piangere su quella maledetta notte


 
 
-È un bel pasticcio, non credi anche tu Vrail?-
Era un pomeriggio piovoso di Giugno al castello; già dalla sera prima spesse nubi avevano coperto il cielo cariche di pioggia. Tutto quello aveva distrutto i buoni propositi degli studenti del quinto e del settimo anno che avevano voglia di festeggiare la fine dei G.U.F.O. e dei M.A.G.O.
Da quel che sapevo i Grifondoro del mio stesso anno avevano organizzato una festa la sera prima, me l'aveva accennato Peggy quando ancora si trovava nel dormitorio con me.
Si era preparata in tutta fretta quel pomeriggio, dicendomi che doveva vedere un ragazzo di Tassorosso (di cui non mi aveva voluto svelare il nome) che proprio la sera prima aveva preso coraggio per chiederle un appuntamento. La sua euforia travolgente aveva quindi gettato all'aria mezzo dormitorio; mi aveva persino promesso un resoconto dettagliato appena sarebbe tornata.
Presi un profondo respiro.
Sai Evey chiederò a Ja... volevo dire, al ragazzo che vedo oggi se magari ti può presentare un amico, insomma avresti bisogno di svagarti un po' questo mi aveva detto la mia amica prima di lasciare di dormitorio.
Probabilmente non si era accorta dell'occhiataccia che le avevo riservato dopo quelle parole.
Sbuffai, non avevo tempo per uscire con qualcuno e poi...
E poi... cosa? Sembrò chiedere una vocina dentro la mia testa.
Scossi la testa con vigore, non avevo tempo per quei pensieri, erano proprio gli ultimi sulla mia lista infinita di preoccupazioni.
Ero ancora sdraiata sul mio letto quando qualcosa balzò sul mio stomaco, chiedendo con un miagolio, in modo inequivocabile la mia attenzione. Vrail puntò i suoi occhi gialli su di me, poi si accucciò proprio dove si trovava, muovendo pigramente la coda.
Con una mano gli accarezzai il capo -Ti ho già raccontato tutto, egocentrico di un gatto, aspettavo la tua opinione mentre ero assorta nei miei pensieri- spiegai.
Quello si posizionò meglio, lanciandomi quasi un'occhiataccia, ma cercando con la testa altre carezze.
Sorrisi -Sarà molto pericoloso- dissi -e ti dovrò lasciare da solo a casa-
Era passata già una settimana dal mio discorso con il Preside, Vrail come sempre amava sparire, l'avevo ritrovato al bordo del mio letto solo quella mattina. Lui non sapeva della mia nuova missione, come non sapeva nulla Harry, e io avevo bisogno di parlarne con qualcuno.
-Tra l'altro Remus non l'ha presa benissimo sai- continuai ricordando la lettera a toni furiosi mandata dal mio padrino, dopo che gli avevo spiegato il volere di Silente.
Vrail miagolò -Sì lo so, neanche a te va giù quest'idea, ma ormai ho deciso- spiegai anche se il gatto allungò una zampa verso il mio petto -tutto questo deve finire, e io ho un modo in cui posso aiutare l'Ordine- continuai convinta.
Se il fatto che fossi un'Animagus non registrato poteva aiutare, avrei aiutato, ero grande abbastanza per prendere quelle decisioni, anche se Remus non era per nulla d'accordo.
Vuole proteggerti non è ovvio?
Sì, sapevo che si comportava così solo per quello, ma io mi sentivo già troppo inutile. Era Harry quello coraggioso, quello che aveva affrontato Voldemort in persona, il Prescelto. Io a volte gli ero più di impiccio che altro, non potevo continuare così, anche io avrei fatto qualcosa per la causa, lo dovevo all'Ordine.
-Non mi è molto chiaro come funziona l'incantesimo di Silente in ogni caso- continuai guardando di nuovo Vrail -per ora ricordo tutto, ma lui ha detto che ci metterà tempo ad attivarsi-
Vrail mosse la coda, poi si alzò scendendo dal mio ventre dove era stato sdraiato per tutto quel tempo, sedendosi sul letto.
Mi alzai a sedere anche io fissando un punto davanti a me -Che vuol dire che ricorderò quando me lo dirà lui?- chiesi a me stessa.
Vrail sembrava concentrato sulla porta del dormitorio, infatti balzò giù dal letto posizionandosi vicino a questa. Qualche secondo dopo la porta si aprì e lui schizzò fuori diretto alla Sala Comune.
-È proprio veloce quel gattino!- sulla porta c'era Luna che ora fissava il fondo delle scale, quando si voltò verso di me sorrise -ciao Evey-
Mi alzai dal letto -Ciao Luna- risposi.
-Ho incontrato Harry qui fuori sai, mi ha chiesto se ti potevo chiamare- iniziò la ragazzina -tra l'altro sembrava un po' fuori di sé, non ha voluto prendere il Cavillo di questo mese che avevo tenuto da parte per lui-
Perfetto pensai, ora mi sarei subita una sfuriata.
-Grazie Luna, vado subito a vedere cosa è successo- le dissi.
-Buona fortuna- sussurrò lei prima si sparire saltellando verso il suo dormitorio.
 
 
 
-Si può saper cosa diavolo ti è saltato in mente? Perché non mi hai avvertito di una cosa simile?-
Come immaginavo Harry era davvero arrabbiato con me, i suoi occhi verdi sembravano fiammeggiare dietro agli occhiali tondi, presi un respiro profondo prima di rispondere, anche perché sapevo bene che aveva ragione lui.
-Scusami avrei dovuto dirtelo prima, hai ragione... - iniziai.
-Tu non farai qualcosa di così pericoloso- mi interruppe subito -non so neanche con che logica Silente abbia potuto proportelo-
-Anche tu fai qualcosa di pericoloso Harry- precisai fissandolo -andare in giro a distruggere quei...- mi bloccai mentre vicino a noi passava un gruppetto di Corvonero del terzo anno, diretti alla Sala Comune sulla sommità delle scale a chiocciola.
Un lampo illuminò la mia espressione triste, ma decisa -Io non posso continuare a stare con le mani in mano- spiegai -ho bisogno di sentirmi utile, di continuare ciò che hanno fatto mamma e papà e di aiutare te-
-Ma così è troppo Evey- replicò lui, riuscivo a vedere la paura nel suo sguardo -e se ti succedesse qualcosa?-
-Non mi succederà nulla, non sono una sprovveduta- cercai di alleggerire la tensione sforzando un sorriso.
-Ma io non posso perdere anche te- aveva sussurrato lui.
Fissai i suoi occhi identici ai miei e non mi trattenni dall'abbracciarlo; capivo fin troppo bene la sua paura, dato che apparteneva anche a me.
Mi strinse lui invece, dicendomi -Prometti che farai attenzione-
Annuii -Certo, per chi mi hai preso?-
 
 
La notizia della vittoria di Grifondoro, nell'ultima partita di Quidditch, mi aveva raggiunta senza sollevare ovviamente il mio entusiasmo. Cosa che invece aveva fatto, la nuova notizia che era serpeggiata nel castello proprio dopo la finale.
Harry e Ginny si erano messi insieme.
Ovviamente tutto questo aveva scombussolato parecchio la casa di Grifondoro, e forse anche il resto degli studenti; Dean Thomas era furioso, insieme a Romilda Vane, Hermione davvero troppo felice, mentre non avevo captato appieno lo stato d'animo di Ron.
Io ovviamente ero felicissima, solo successivamente all'accaduto però, mi ero quasi offesa con mio fratello per essere venuta a conoscenza di quella storia da una voce di corridoio.
-Cosa avrei dovuto dirti Evey?- mi aveva chiesto lui una sera, abbastanza imbarazzato.
-Avresti dovuto dirmi che lei ti piaceva-
-Beh neanche tu mi hai detto chi ti piace- si era giustificato lui.
Non avevo fatto in tempo ad arrossire o ribattere perché era arrivato Ron ad interrompere il nostro discorso.
Che poi cosa mai avrei potuto rispondergli? Non mi capivo da sola, figuriamoci doverlo spiegare ad Harry.
Inevitabilmente ritornò alla mente quella sera dopo il party di Lumacorno e lo sguardo indecifrabile di Daniel, insieme ad esso il ballo del Ceppo di due anni prima, a come ero stata bene insieme a George.
Scossi la testa, dannazione non avevo proprio tempo per quei pensieri.
 
 
Quel giorno, rincontrai mio fratello al settimo piano insieme alla professoressa Cooman, mai avrei immaginato cosa sarebbe successo quella sera, come tutto sarebbe cambiato di nuovo, lasciando cadere tutti noi in un baratro sempre più profondo.
-Harry?- lo raggiunsi, mentre anche la professoressa di Divinazione si voltava verso di me guardandomi attraverso i suoi occhiali tondi e spessi -che succede?- avevo sentito la sua voce fino dall'inizio del corridoio, sembrava sconvolto ed arrabbiato.
-Evey, che ci fai qui?- chiese lui.
-La stanza ragazzo- si intromise la Cooman -la userai dopo, io sono di fretta, devo nasconderlo...- si avviò verso quella che era entrata della Stanza delle Necessità.
Mi voltai nuovamente verso mio fratello -Tu cosa fai nella Stanza delle Necessità?- chiesi con sguardo inquisitorio.
-Cerco di mettere nel sacco Malfoy- disse tra i denti -ma ora non è questo l'importante, so chi è stato!-
Non mi soffermai troppo sulla sua, ormai abituale, paranoia per Malfoy, mi incuriosirono di più quelle ultime parole condite di un'insolita rabbia.
-Che vuoi dire?-
-È stato Piton- ringhiò -lui ha detto a Voldemort della Profezia, è per causa sua che mamma e papà sono morti-
Spalancai la bocca anche se non vi uscì nessun suono, rivolgendo uno sguardo sconcertato ad Harry -Co... Come?- sussurrai.
-La professoressa Cooman era presente... Io... Devo parlare a Silente- la sua rabbia repressa stava per uscire, proprio nei confronti di chi sempre aveva difeso Piton.
-Harry- lo chiamai cercando di fermarlo, ma lui era già marciato via, il passo pesante.
Mi portai una mano davanti alla bocca cercando di metabolizzare quelle parole.
Io non ero fatta per la rabbia come Harry, io non sapevo mai come reagire, in un caso come quello ben che meno; a chi credere? A Silente? All'ovvietà di quei fatti?
Harry non aveva mai creduto alle parole del preside sul professore di Difesa contro le Arti Oscure, io invece mi ero sempre fidata di Silente. Perché dovevo molto a quel mago, e perché mai mi aveva delusa, mai avevo avuto modo di dubitare del suo giudizio.
Sarà la verità? Mi chiesi sentendo le gambe tremarmi appena.
Harry aveva visto i ricordi di Piton, lui e nostro padre si odiavano, ma potevo pensare che il professore sarebbe mai arrivato a tanto?
Non so come facciate tu o la mamma a credere ancora in lui ricordai quelle vecchissime parole di Daniel sussurrare in una notte decorata dalla neve.
Fissai il fondo del corridoio dove Harry era sparito pochi minuti prima, se aveva intenzione di parlare a Silente, volevo sentire cosa avrebbe detto questa volta per discolpare Severus Piton.
 
 
-Oh Evey, immaginavo saresti arrivata prima- così mi accolse il preside quando intercettai lui ed Harry poco fuori dal suo studio, entrami davano le spalle al gargoyle. Non riuscii a decifrare lo sguardo di Harry, che in ogni caso sfuggì al mio.
-Professore, io...- incominciai, ma Silente non mi lasciò continuare.
-So che hai parecchie domande per me- disse -probabilmente le stesse che urlava tuo fratello poco prima di raggiungermi nel mio ufficio, ma temo che dovremmo rimandare a più tardi le spiegazioni-
-Lei lo sapeva?- chiesi solo stringendo i pugni, nascosti dal mantello, e abbassando lo sguardo.
Vidi Harry fremere al suo fianco -I fatti non sono così semplici- iniziò il preside -ma credo che il professor Piton abbia pagato caro ciò che ha fatto-
-Come può...?-
-Evey non possiamo parlarne ora- mi interruppe Harry -dobbiamo andare, ne abbiamo trovato uno-
Presi un respiro profondo, soffocando in qualche modo la rabbia, riuscendoci anche meglio di quanto mi aspettassi -Cosa avete trovato?-
-Un Horcrux- mi rispose lui.
Horcrux... rimasi un attimo confusa davanti a quella affermazione ma certo un Horcrux, quelli che Silente ed Harry vogliono distruggere!
-Il mio incantesimo sta funzionando- sentii sussurrare il preside, a quel punto mi ricordai dell'incantesimo della memoria modificato.
-Verrò con voi- dissi facendo un passo avanti.
-Neanche per sogno!- mise subito in chiaro Harry -non posso coinvolgerti anche in questo-
-Sono già coinvolta Harry, tutti lo siamo-
-No, è troppo pericoloso-
-Mi spiace Evey, ma tu dovrai rimanere qui- si intromise a quel punto il preside.
Lo guardai sbalordita -Ma signore!- cercai di oppormi.
-Ti ho tenuta fuori da questa storia, lo sai- continuò -in più perché l'incantesimo continui a funzionare è di vitale importanza che tutto ciò ti rimanga estraneo-
-Lei non mi ha ancora spiegato con quale logica preside, ha deciso di affidare ad Evelyn una missione da spia che è quasi più pericolosa di ciò che stimo per fare noi- Harry si voltò verso Silente, lo stesso sguardo furioso che avevo visto diversi minuti prima,
-Perché confido nelle sue capacità Harry- disse semplicemente in preside -e so che corre meno pericoli in questo modo, piuttosto che in quello che la potrebbe avvicinare di più a Voldemort, dato che credo che lei sia il tuo vero punto debole-
-Mandarla in un covo di Mangiamorte è meno rischioso?!- sbottò mio fratello.
Silente sorrise -Comprendo le tue parole, ma ora non è il momento giusto per affrontare il problema- si voltò verso di me -mi dispiace Evey, ma vorrei che tu tornassi nel tuo dormitorio-
Mi sorrise un'ultima volta, mentre io lanciavo ad entrambi uno sguardo preoccupato; alla fine abbracciai Harry -Fate attenzione-
 
 
Seguire quell'ordine da parte di Silente non fu difficile, ma cercare di fare quello che mi ero auto-imposta quella sera, fallì miseramente.
A cena rimasi tutto il tempo con Peggy, chiacchierando con lei riuscii quasi a distrarmi. Ma l'effetto di tutte le sue parole sparì quando lei si addormentò nel suo letto, ed io continuai a rigirarmi senza sosta nel mio, cosa che Vrail non prese troppo bene, continuando a miagolare e graffiandomi i piedi.
Era quasi mezzanotte quando frustrata mi misi a sedere fissando nel buio la finestra che lasciava vedere uno splendido cielo stellato. Acchiappai Vrail prima che potesse scapparmi, infilai le pantofole e scesi nella Sala Comune; arrivata davanti al camino il gatto si dimenò dalla mia stretta per avvicinarsi il più possibile al fuoco morente, io mi sedetti su una delle poltrone.
-Non ce la faccio a rimanere qui con le mani in mano- sussurrai -chissà se sono in pericolo, chissà cosa starà succedendo...-
Vrail miagolò minaccioso.
Sospirai -C'è Silente con lui questo lo so, ma sono terribilmente in ansia-
Lui continuò a guardarmi muovendo la coda, poi mi balzò in braccio, appoggiò il muso sul mio braccio cominciando a far le fusa, sorrisi accarezzandogli la testa -Amo quando cerchi di tirarmi su di morale- dissi davvero riconoscente.
Rimase lì con me ed i miei pensieri; quando però il grande orologio del castello suonò la mezzanotte la mia preoccupazione riprese a travolgermi come un fiume in piena: perché ci stavano mettendo così tanto?
Per tutti i draghi Evey è insieme al mago più potente del mondo, perché ti preoccupi in questo modo? Mi chiese una vocina nella mia testa, quando mi alzai, lasciando Vrail sulla poltrona, e cominciando a fare avanti e indietro per tutta la Sala Comune.
Perché dovevo sempre preoccuparmi in quel modo? Non era la poca fiducia negli altri, Harry lo aveva chiamato un incredibile sesto senso per i guai.
Sospirai avvicinandomi alla porta ornata in bronzo scuro, che era l'uscita per la Sala Comune; Vrail a quel punto mi richiamò con un miagolio.
Feci qualche passo indietro giusto per agguantare il mantello lasciato sulla poltrona e lanciarmelo sulle spalle -Vado a fare un giro- borbottai quella specie di giustificazione lasciando l'ampia sala e richiudendomi alle spalle la pesante porta; sembrò quasi che l'aquila scolpita sopra mi lanciasse un'occhiataccia.
Pensavo fosse abituata alle mie uscite notturne, insomma negli ultimi anni non erano più così frequenti, ma ricordavo bene come amassi girovagare per il castello buio, anni addietro. Rallentai appena il passo lungo la scala a chiocciola, stringendo più forte il corrimano di metallo, cercando di arginare i miei ricordi di quel periodo, di non ricordare il volto sorridente, con profondi occhi blu, che accompagnava quelle mie bravate.
Hai ancora una promessa da mantenere, per Charlotte non mi ero dimenticata di quello, solo che non riuscivo davvero a fare qualcosa, continuavo ad affondare in quella dannata situazione che si era creata in quegli ultimi anni, intrappolata dall'orgoglio e dal rimpianto di aver fatto in modo che proprio questo mi portasse via il mio migliore amico.
Ripresi a fare le scale di corsa, dovevo mettere come priorità quella sera Harry e Silente, o non sarei riuscita a sopportare tutte quelle cose insieme, rischiavo di crollare.
 
 
Accadde tutto prima che potessi realmente fare qualsiasi cosa, che fosse stata correre a chiedere aiuto, intervenire o disperarmi.
Ero al quarto piano di fronte ad una grande finestra lasciata aperta; avevo pensato che in qualche modo fosse colpa di Gazza, e che quindi fosse ancora nei paraggi, in ogni caso non era il caso di farsi beccare lì a quell'ora di notte, quando la sentii.
Una risata isterica e liberatoria.
Mi ero affacciata dalla finestra, per quanto mi fosse possibile, voltandomi a sinistra verso la torre di Astronomia, che dava sul cortile principale del castello. Ero abbastanza lontana, ma riuscii comunque a vedere qualcuno là sopra.
Avevo aggrottato le sopracciglia, quella risata l'avevo già sentita da qualche parte, era legata a qualcosa che preferivo non ricordare.
Vidi lo svolazzare di un mantello e poi un lampo verde.
Spalancai gli occhi pietrificata, quella risata che risuonava ancora, il Marchio Nero lanciato sopra gli alti tetti di Hogwarts.
E qualcosa, anzi qualcuno, che cadeva dalla torre, in un vortice di vesti chiare, che risaltavano troppo sullo sfondo scuro della notte.
Mi sporsi ancora di più da quella finestra, incurante del pericolo, guardando giù; mi portai una mano alla bocca trattenendo un singhiozzo strozzato, la vista che mi appannò all'istante.
Ancora urla e il boato di qualcosa di pesante che si infrangeva al suolo.
Non può essere, non può essere...
Continuavo a ripetermelo senza staccare gli occhi da quella figura che non si muoveva, lì nel cortile interno del castello.
Poi voci e passi che si avvicinavano veloci, mi voltai piano solo per vedere due uomini in abiti neri correre al fondo del corridoio dove mi trovavo, poco dietro loro c'era una donna dalla disordinata capigliatura corvina e un ghigno divertito a dipingerle il volto.
Bellatrix Lestrange.
-Ma guardate un po'- trillò nel vedermi -Evelyn Potter- rise alzando la sua bacchetta verso di me.
Io non potevo difendermi, non potevo fare nulla, non ero stata abbastanza veloce da tirar fuori la mia bacchetta. Tutto ciò che riuscii a fare fu riempire d'odio la mia espressione, trovando un coraggio che non mi apparteneva.
Ma prima che altro potesse accadere una mano le fece abbassare il braccio diretto verso di me.
-Non abbiamo tempo per questo, in più lei non può essere una tua vittima, come neanche l'altro Potter-
Riconobbi subito la voce, ancor prima che il professor di Difesa Contro le Arti Oscure entrò nel mio campo visivo.
Sentii le gambe tremare prepotentemente, quando lui si voltò verso di me rivolgendomi uno sguardo sprezzante -Via di qui- disse a quelli che lo stavano seguendo, che io non vidi perché chiusi gli occhi appoggiandomi al muro dietro di me.
Mangiamorte nel castello, Piton con loro e Silente... Silente... Tutto questo è un sogno!
Mi portai le mani agli occhi già chiusi sperando che le urla che serpeggiavano per i corridoio decidessero di tacere e spegnarsi, non poteva essere vero, non poteva la disperazione risucchiarmi come stava facendo in quel momento.
Una voce sopra le altre mi fece riaprire di scatto gli occhi: Harry, bacchetta in pugno, uno sguardo che non gli apparteneva correva per quello stesso corridoio dove poco prima erano spariti i Mangiamorte e Piton.
Lo chiamai e la mia voce mi risultò impossibile da riconoscere.
Lui si fermò venendomi incontro -Evey cosa ci fai tu qui?- chiese, la voce interrotta e spezzata, stava correndo dietro ai Mangiamorte, perché lo stava facendo?
-Io...- sussurrai trattenendo il respiro -ero qui, vi stavo aspettando... Poi quella risata, il Marchio Nero e Silente... lui...-
Harry si rialzò in piedi.
Non mi ero accorta di essermi accasciata contro il muro.
-Lo ucciderò!- ringhiò Harry -lui ha ucciso Silente, dopo tutto quello... Lo ucciderò- si voltò tornando sui suoi passi, riprendendo a correre.
-Harry!!- e io mi trovai a correre dietro di lui, lasciandomi alla spalle i corridoi del castello fino al parco davanti alla Foresta Oscura.
 
-Piton!- urlò Harry arrivati ormai in prossimità dei primi alti alberi.
Io quasi non riuscivo a stargli dietro, ero inciampata più di una volta, le gambe si facevo più pesanti dopo ogni passo, quasi stessi arrancando nel fango.
-Lui si fidava di lei!- continuò Harry, questa volta accompagnando il grido con un incantesimo che però non raggiunse mai il professore, infrangendosi sul Protego che aveva abilmente evocato; decise così di voltarsi verso mio fratello.
Mi bloccai di colpo, rivedendo davanti agli occhi quel raggio verde, quel corpo che cadeva.
-È stato lei?- sussurrai più a me stessa -perché...?- le gambe stavano per cedermi.
Continuavo a non poter credere a tutto quello che stava succedendo negli ultimi minuti, volevo solo chiudere gli occhi e vedere quella realtà sparire, come fumo sottile. Perché tutto quello rimarcava soltanto il fatto che io non ero abbastanza forte per cambiare le cose, per proteggere le persone a cui volevo bene.
-Combatti codardo!- Harry lanciò un altro incantesimo che venne respinto, e lui colpito e scaraventato a pochi passi da me.
-Andate- ordinò Piton a Bellatrix Lastrange che aveva lanciato quell'incanto su Harry -tutti, ora!- continuò lui rivolgendosi a due figure al suo fianco.
A quel punto caddi in ginocchio trattenendo un grido.
Vidi Malfoy lanciare uno sguardo al professore, voltarsi per seguire gli altri. Vidi Daniel rimanere immobile al suo posto, lì accanto al padre continuando a non staccare il suo sguardo dal mio.
Improvvisamente tutto il resto era sparito, riuscivo a vedere solo lui.
Stavo tremando e stavo anche evitando di nasconderlo -No...- fu tutto quello che uscii dalle mie labbra.
-Lo sapevo- sibilò Harry -anche tu...-
-Ho detto via di qua- la voce di Piton sovrastò quella di Harry, quando si rivolse al figlio.
Daniel si voltò appena verso il professore e fece per dire qualcosa.
-So cosa mi hai chiesto- lo anticipò -e manterrò la promessa, ma ora devi andare via-
Daniel a quel punto mi guardò ancora, il suo sguardo distantissimo, come mai lo era stato. Quegli occhi che mi guardavano senza lasciar trapelare proprio nulla fecero offuscare la mia vista, finché non sentii una lacrima rigarmi la guancia.
Ero lì, a terra e completamente inerme quando lui si voltò per andarsene.
-No ti prego, ti prego, non prenderti anche lui- incomiciai a sussurrare, la voce spezzata -ti prego... mi dispiace-
Si bloccò e in quel momento Harry lanciò un altro incantesimo, prontamente deviato da Piton.
Mi portai le mani sugli occhi e tutto ciò che ricordai fu un altro scambio di incantesimi, parole velenose sputate da Piton su Harry e proprio mio fratello che dopo un tempo che pareva infinito si era chinato su di me, cingendomi le spalle con un braccio chiedendomi di alzarmi, anche se tutto quello che ero riuscita a fare era stato aggrapparmi disperatamente a lui e piangere su quella maledetta notte.
 
 
Avevo pensato sarebbe stato più facile dopo.
Era ciò che mi ripetevo un po' troppo spesso in quegli anni, di sopportare, di andare avanti, che il dolore sparirà, che quelli che abbiamo amato non ci lasceranno mai.
Ero andata avanti attraverso quegli anni, quegli ultimi due specialmente, come una mosca che cerca di camminare sul miele, mi sentivo solamente affondare. Ogni passo in avanti mi gettava solo più in basso, mi bloccava, mi lasciava sola e senza la forza di continuare.
Avrei ricordato sempre come quel giorno, davanti a quella tomba bianca, con il canto di una fenice a riscaldare quei cuori congelati ed impauriti, avevo stretto una mano di Harry fissando lo sguardo verso l'orizzonte, dove il cielo si mescolava con il Lago Nero, chiedendomi solamente perché avevo lasciato che tutto quello accadesse. 












Angolo Autrice

Salve a tutti voi lettori!
Sono tornata con un nuovo capitolo ;)
Un pochino in ritardo rispetto a quanto pensassi, ma ho avuto problemi con la sessione di esami di Luglio ma a voi questo non vi importa ^///^
Bene con questo capitolo chiudiamo definitivamente il Principe Mezzosangue (nonché il mio libro preferito della saga) che ne pensate?
Forse avrete notato "qualcosa di strano" nella parte della morte di Silente, ma ho deciso questa volta di rifarmi più al film... solo perché amo quella scena! Perdonatemelo ^////^

Beh a questo punto direi che ci rivedremo nel prossimo capitolo :D
Dato che ad Agosto sarò al mare, il prossimo capitolo arriverà per la fine del mese (ormai ho capito che riesco ad aggiornare solo una volta al mese -___-")
Se ci saranno vari ritardi o altri potete andare a controllare sulla mia pagina autore qui su efp, al fondo tra le "Informazioni di servizio" aggiornerò le fasi di scrittura per tutti i prossimi capitoli, quindi se avete dubbi andate pure a controllare lì ^_^

Ora vi saluto davvero, un grazie gigante gigante a chi mi fa sapere ogni volta il suo parere :*
Alla prossima


 

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