Thank you, Cupid di Shoreline (/viewuser.php?uid=140267)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** 1. Love can do everything ***
Capitolo 3: *** 2.In the past, now, in the future ***
Capitolo 4: *** 3. A gift from the snow ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
Thank you, Cupid
-Introduzione
Oggi ho deciso di ispezionare le vie di Toronto. Questa
città canadese piena di vita significa un sacco di lavoro
per me: piena di vita vuol dire stracolma di gente, quindi traboccante
di sentimenti, inevitabilmente bisognosa d’amore.
Mentre cammino un uomo mi passa attraverso. Quanto odio questa
sensazione!! E’ un grande inconveniente dell’essere
Cupido: aiuti gli esseri umani a incontrare la loro anima gemella, a
costruirsi una vita sentimentale e loro ti ripagano attraversandoti il
corpo! Detesto anche il modo con cui la gente mi rappresenta: ma da
dove l’hanno tirata fuori che sono un neonato con tanto di
pannolino che scaglia frecce a forma di cuore per far innamorare?
Dopo quest’ultimo pensiero la mia attenzione viene attirata
da una ragazza castana con gli occhi color ambra, che passeggia con
aria triste lungo il marciapiede. La riconosco subito: è
Courtney Austen. Questa diciassettenne mi ha dato non pochi problemi
negli ultimi tempi. Fino a poco più di un anno fa era felice
e totalmente innamorata del suo ragazzo Duncan Ford, completamente il
suo opposto visto che lui è un punk e lei punta alla
perfezione in tutto quello che fa. Ma tutto è cambiato
quando Duncan l’ha tradita con la sua migliore amica Gwen
Burke: dopo un periodo di feroce rabbia iniziale, Courtney ha deciso di
chiudere le porte all’amore, e probabilmente ha anche buttato
via la chiave. Crede che il miglior modo per cessare di soffrire sia
quello di smettere di amare. Per esperienza personale, posso dire che
non c’è sbaglio più grande.
Un’anima priva di questo grande e misterioso sentimento
è un’anima soggetta a perdersi in pensieri troppo
razionali e rigorosi.
L’amore è indispensabile e alla fine rende felici,
basta saper aspettare. Il dolore è una tappa fondamentale e
spesso inevitabile, ma alla fine ne vale la pena. E questo Courtney
deve capirlo. Ma per farlo deve anche lasciarsi andare, mettere da
parte l’orgoglio una volta tanto. Non lascerò che
la sua smania di perfezione la opprima. La aiuterò a
togliere il lucchetto che le chiude il cuore, e se non
troverò la chiave sarò disposto anche a romperlo.
Tenterò di tutto. In fondo sono quì per questo.
Angolo dell'autrice
Eccomi sono tornata, questa volta con una storia a capitoli.
Beh, visto che in questo periodo sembra che Cupido si sia dimenticato
di me, ho deciso di impersonificarlo in una storia.
So che come inizio è molto corto, ma questa è
solo l'introduzione, i prossimi saranno più lunghi.
Alla prossima :)
Baci
LittleShadow
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Capitolo 2 *** 1. Love can do everything ***
Thank you,
Cupid
-1. Love can do everything
Sono più determinato che mai a portare a buon fine questa
impresa. Insomma, Courtney è un soggetto decisamente
difficile, e riuscire nel suo caso sarà come avere la
certezza di poter compiere qualunque missione amorosa. E poi tutti
meritano di essere felici.
Osservo attentamente come cammina la ragazza: i passi sono sicuri e la
testa è alta, uno sguardo fiero nei grandi occhi scuri. Ma
quella fierezza è solo un guscio esteriore che nasconde una
ferita troppo dolorosa da far vedere apertamente. Quegli stessi occhi
sono anche velati dalla tristezza di chi vuol dimenticare.
Seguo la diciassettenne fino ad un grande palazzo color mattone, dove
Courtney citofona un appartamento.
-Sì, chi è?- chiede una voce gracchiante
proveniente dall’apparecchio.
-Signora Littleton, sono Courtney!-
-Oh, sali pure tesoro-.
Così ci incamminiamo lungo una serie apparentemente infinita
di rampe di scale. Per fortuna sono un angelo: oltre ad essere
invisibile agli occhi umani posso anche volare, evitando faticacce del
genere. Sono sicuro che in questo momento anche Courtney vorrebbe
questa possibilità: dopo una decina di rampe le sue gote da
ambrate sono diventate rosse, e posso sentire che il suo respiro si
è fatto più affannoso.
Finalmente si ferma su un pianerottolo e bussa ad una porta marrone. Ad
aprire è una ragazza bionda con grandi occhi verdi. La
riconosco subito, è Bridgette Littleton. Non si
può dire che lei e il suo fidanzato Geoff Pace mi abbiano
dato molti problemi. Da quando si sono incontrati ci hanno messo poco a
capire da soli che il loro era vero amore e da quel momento non hanno
fatto altro che limonare, i litigi sono stati davvero pochi.
-Court! Come va?-
-Bene, ma starei meglio se metteste un ascensore in questo condominio!!-
-Ti capisco, pensa a me che devo fare questa fatica più
volte al giorno!- Detto questo le due ragazze entrano. Inutile dire che
le seguo. Non per essere uno stalker, ma se voglio aiutare Court devo
soppesare ogni suo minimo comportamento e capire ciò che
sente veramente, sotto quella scorza dura da perfettina con cui si
ricopre.
Nell’arco di tempo che stanno insieme le due ragazze
chiacchierano del più e del meno. Beh, in realtà
è Bridgette che chiacchiera, Courtney si limita ad annuire e
a dare qualche breve risposta. Posso notare dai suoi occhi che non sta
veramente ascoltando, ha un’espressione assente. Andiamo
ragazza, non essere così apatica! Capisco che non sei
più davvero interessata a niente da quando Duncan ti ha
tradita, ma con questa tua indifferenza stai quasi per far bestemmiare
me, Cupido! Insomma, sono un angelo!!
Mi fermo con questi pensieri quando noto che l’espressione
della castana è cambiata: da persa nel vuoto è
diventata improvvisamente attenta e sofferente. Ah, capisco. Bridgette
ha iniziato a parlare della sua relazione con Geoff. Ma non sono
l’unico ad aver notato questo cambiamento, anche la bionda se
n’è accorta.
-Tutto bene Court? Hai un’aria strana, stai male?-
- No sto bene, non preoccuparti!-
Bugiarda. E nemmeno brava. Anche Bridgette si è accorta che
menti.
-Courtney, siamo amiche. Se hai un problema dovremmo parlarne insieme!-
-Bridgette sto bene, davvero. Non c’è nulla di cui
preoccuparsi. Ah senti, ricordi quegli appunti di Storia? Avrei bisogno
di riaverli e…-
Che fai mora, cambi discorso? Per aiutarti ho bisogno che tu le
affronti, queste conversazioni!
-Ho capito. Ti fa male che io parli di me e Geoff-
Brava Bridgette, così ti voglio, esplicita!!
-Ma cosa dici Bridg? Non mi fa assolutamente male! Perché
dovrebbe? Anzi sono contenta che tu sia felice con lui, davvero!-
- E’ perché… perché ti piace
ancora Duncan, vero?- Se non ci fosse la pelle nel mezzo, potrei vedere
il sangue di Courtney raggelarsi nelle sue vene.
-Ma… ma cosa stai dicendo? Io non amo quello stupido punk
con la testa verde e la faccia bucata come il suo cervello!! Sei pazza?
Ma come ti è venuto in mente?!-
-Scusa Court, non volevo. E’ che mi pareva…-
-Ti pareva male, Bridg. E ora scusami, ma devo andare.-
Detto questo la ragazza si precipita fuori dall’appartamento,
fa di corsa le scale e esce dal condominio. Con un fiatone che non
finisce più continua a ripetere:
-Io non amo lo stupido punk! Non amo lo stupido punk!-
Mi dispiace Court, ma sappiamo tutti e due che non è
così.
E ora che so che la Principessa rivuole il suo stupido punk, vediamo se
anche lo stupido punk rivuole la sua Principessa.
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Mi è bastato uno schiocco di dita per ritrovarmi nella
piccola casa in cui abita Duncan. Lui e Gwen si sono lasciati da un
mesetto circa, perché entrambi avevano capito che erano
fatti per essere amici, e non di più. All’inizio
hanno un po’ sofferto tutti e due, ma poi hanno superato la
cosa. La dark ha ricominciato a vedersi con il suo ex, Trent. E siccome
di amore me ne intendo, sono convinto che basterà poco
perché si rimettano insieme. Come so tutto questo? Beh, sono
o non sono Cupido? Conosco ogni minimo dettaglio sulle vite
sentimentali di ogni persona presente sulla faccia della Terra.
Sì, ogni tanto nella mia testa si crea un po’ di
confusione.
Ho seguito Duncan per tutta la sera, ma finora non ho trovato nessun
indizio prezioso. E’ stato fino a tarda notte in discoteca
provandoci con un paio di ragazze, senza sembrare particolarmente
dispiaciuto dei loro rifiuti. Ora è in camera sua e sta per
andare a dormire. Credo che andrò da Courtney e
tornerò qui domani per cercare di capire qualcosa.
Sto per andarmene quando sento che Duncan sta aprendo un cassetto. Mi
giro e lo vedo seduto sul letto con una foto in mano. Mi avvicino per
guardarla e… lo sapevo! E’ una foto con lui e
Courtney sulla spiaggia di Wawanakwa!
-Buonanotte Principessa. Mi manchi- dice Duncan con un sospiro. Senza
pensarci un attimo comincio a gridargli nelle orecchie con tutta la
forza che ho:
-Perché non le parli? Perché non le dici che sei
ancora innamorato di lei?-
E’ un trucchetto che ho imparato dopo tanto tempo di
esperienza. Ho scoperto che in questo modo riesco a comunicare con gli
umani. Io urlo una domanda e loro per qualche strana ragione sentono
l’impulso di rispondere.
Grido nelle orecchie di Duncan finché non mi fa male la
gola, lui assume un’espressione confusa e assente e
finalmente parla:
-Non le parlo per colpa del suo orgoglio. Sono convinto che non
tornerebbe mai con me dopo quello che le ho fatto. E’ colpa
del suo orgoglio-.
Dovevo immaginarmelo. Courtney ha davvero un caratteraccio e si
danneggerebbe pur di mantenersi orgogliosa e forte agli occhi degli
altri.
Ma l’amore può cambiare. L’amore
può migliorare. L’amore può tutto.
Angolo dell'autrice
Ecco a voi il primo capitolo della storia.
Devo dire che l'ho scritto veramente di getto, in poco più
di un'ora l'ho finito.
Spero solo che il risultato meriti!
Mi raccomando recensite, voglio sapere cosa ne pensate!!!
Alla prossima :)
Baci
LittleShadow
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Capitolo 3 *** 2.In the past, now, in the future ***
Thank you, Cupid
-2.In the past, now, in the future.
Non avrei mai pensato che una lezione di Storia potesse essere
così noiosa. Sono nella classe di Courtney, ed è
quasi un’ora che quel professore basso e mingherlino con due
piccole fessure nere al posto degli occhi si ostina a spiegare. Intanto
per la classe volano bigliettini e piccoli aeroplani di carta. Si
vedono persone che usano il cellulare, ripassano altre materie o
semplicemente non riescono a tenere gli occhi aperti. Perfino Courtney
sta parlando a bassa voce con Bridgette!
La voce stridula e monotona dell’uomo mi penetra nelle
orecchie:
-E fu così che nel 1533 Enrico VIII sposò in
segreto Anna Bolena…
Sì, ricordo perfettamente quel matrimonio! Anche se, visto
come è finito, non posso certo dire che sia stato uno dei
miei lavori migliori. Beh, anche Cupido ogni tanto sbaglia! Ma non
questa volta; Court e Duncan torneranno insieme, e sarà
merito mio.
Dopo un’altra estenuante mezz’ora finalmente la
lezione finisce e Courtney s’incammina verso la fermata del
pullman. Sono un paio di giorni che seguo le sue mosse e quelle di
Duncan, ormai potrei fare un dettagliatissimo quadro della loro tipica
giornata.
Dopo scuola lei fa i suoi compiti ed esce con Bridgette oppure rimane
in casa.
Lui getta in un angolo remoto della sua camera i libri ed esce.
Lei sta andando a prendere il bus in Kennedy Road.
Lui sta andando a prendere il bus in High Street.
Ma se fossero costretti a salire sullo stesso mezzo di trasporto?
In un battito di ciglia mi “teletrasporto” da
Duncan. Il punk dall’inconfondibile cresta verde sta
camminando con aria annoiata verso la fermata, tirando un calcio a
qualche sasso ogni tanto. Dopo pochi minuti arriviamo a destinazione e
osservo il ragazzo mettersi a sedere su una panchina ad aspettare.
Nell’attesa tira fuori dal suo zaino un mp3 e si mette le
cuffie nelle orecchie. Il volume è così alto che
riesco a sentire anche io la batteria che tiene il tempo.
Appena vedo arrivare il lontananza il pullman schiocco le dita, e in
men che non si dica sul display del mezzo appare la scritta
“fuori servizio”. Il ragazzo dagli occhi cerulei si
accorge dell’avviso e, alzatosi dalla sua postazione, si
limita a sbuffare e a dirigersi verso la fermata più vicina.
Ma non ho certo intenzione di rendergli la vita così facile.
Dopo pochi minuti vediamo arrivare l’autobus e il punk si
avvicina al ciglio della strada per farsi notare dal
conducente. Invece a me basta un battito di mani per far
sì che quest’ultimo non si fermi e lasci a piedi
un ormai sorpreso e furente Duncan.
-Ehi fermo! Torna indietro brutto stronzo!!
Dopo una serie di pesanti insulti mi sento quasi in colpa nei confronti
del povero autista e credo che, se mi potesse vedere, Duncan mi avrebbe
squartato volentieri.
Il diciassettenne si toglie violentemente le cuffie dalle orecchie e si
avvia con un’espressione adirata verso l’ennesima
fermata. Arrivati guardo il cartello all’inizio della strada.
Kennedy road. Perfetto.
Giuro che, se potessi, mi sentirei male. Questo pullman è
pieno di gente e c’è una vomitevole puzza di
sudore che impregna l’aria. Duncan non ha trovato posto a
sedere e si è rassegnato a stare in piedi.
Ma dov’è lei? Dovrebbe essere qui! Mi guardo
freneticamente intorno e finalmente la vedo: anche lei in piedi, i
capelli leggermente arruffati e i grandi occhi che guardano in questa
direzione, che guardano quelli del suo ex. Grandi occhi color
dell’ambra pieni di ricordi, frustrazione, sofferenza e di un
amore che non è stato cancellato. Il suo sguardo
è ricambiato da due iridi color del ghiaccio ricolme di
rimorso, che sembrano chiedere scusa, piene di un amore ancora
indelebile.
Tutto ad un tratto Duncan si riscuote e si stampa sulla faccia un
suadente, quanto falso, sorrisetto strafottente, dopo di che si dirige
verso Courtney facendosi largo tra la gente con qualche spallata.
-Principessa! Quanto tempo!
-Non osare più chiamarmi così, brutto punk
traditore da strapazzo, e spostati che voglio stare il più
lontano possibile da te!!
-Andiamo Courtney è passato più di un anno, non
sarai ancora arrabbiata con me!?
- No guarda mi sono buttata tutto alle spalle e ora non vedo
l’ora di fare da damigella al tuo matrimonio con Gwen!!
-Io e Gwen non stiamo più insieme, Principessa.
Courtney spalanca per un attimo gli occhi sorpresa, poi si ricompone
velocemente:
-Beh… non m’interessa!! E ti ho già
detto di non chiamarmi Principessa!
No, così non va. A mali estremi, estremi rimedi. Schiocco le
dita e il bus subisce una scossa abbastanza violenta perché
Courtney si ritrovi tra le braccia di Duncan, i visi vicinissimi
l’uno all’altro.
-Principessa, non ti ricordavo così intraprendente- dice il
punk maliziosamente, le mani posate sui fianchi della ragazza
nell’atto di sorreggerla.
-Ti ricordavi male, mio caro- la ragazza ha adottato un tono suadente e
con la mano scarruffa leggermente la cresta verde di lui.
I due si avvicinano ancora di più, ad una distanza molto
pericolosa. Io chiudo gli occhi orgoglioso, complimentandomi
mentalmente; non avrei mai pensato che sarebbe stato così
facile, avevo paura che il caratteraccio di Court avesse il sopravvento.
I miei pensieri vengono interrotti dalla voce di Duncan:
-Ahi!!
Ah, questa è musica per le mie… no, un attimo.
Ahi? Non ditemelo. Apro gli occhi lentamente, quasi a voler rimandare
la scena che mi si presenta davanti: il ragazzo si sta massaggiando con
aria sofferente la guancia sinistra arrossata, mentre
l’ispanica sta scendendo dal pullman con aria compiaciuta:
-Ciao ciao Duncan! E’ stato bello rivederti!
Decido di seguire la ragazza lasciando il punk visibilmente deluso.
Dopo qualche passo, l’espressione divertita e menefreghista
di Courtney lascia spazio ad una faccia triste e sofferente. La sento
sospirare e vedo scendere sulla sua guancia una lacrima solitaria, una
delle tante che ha pianto per quel ragazzo, una delle tante gocce che
formano una tempesta.
Ma questa volta la colpa è sua. Deve assolutamente lasciarsi
andare. Altrimenti io sarò impotente davanti a questi due
cuori che fanno di tutto per rifiutarsi, anche se così
complici di quel legame che li ha legati e che li lega
tutt’ora. E che probabilmente li legherà in futuro.
Angolo dell'autrice
Lo so, sono in ritardo epico!!
Scusatemi tanto, ma un po' la scuola, un po' gli impegni... e un grosso
blocco d'idee che si è messo a rompere le scatole.
Comunque questo è il secondo capitolo, spero vi piaccia!
Recensite!!!
Baci
LittleShadow
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Capitolo 4 *** 3. A gift from the snow ***
Thank you,
Cupid.
-3. A gift from the snow.
Noia. Una pagina dietro l’altra, sfogliate con la
più grande noncuranza da qualcuno che sta studiando, o
almeno si sta autoconvincendo di farlo. La noia che ti assale in una
giornata d’inverno come questa, mentre il paesaggio innevato
all’esterno offre un luogo più che adeguato per i
confusionari giochi dei bambini.
Quanti amori ho visto sbocciare sotto la neve; non mi è mai
stato chiaro il motivo, ma questi soffici e candidi fiocchi che cadono
morbidamente a terra sembrano immettere nell’animo degli
umani un senso di innaturale tranquillità, rendendo
più facile e suggestivo il nascere di una nuova passione.
Tutti alzano la testa verso il cielo quando nevica -persino io, che
vengo proprio da lassù- per contemplare, anche solo per un
momento, questo affascinante fenomeno.
Beh, tutti tranne Courtney. L’ispanica è china da
ore sui libri -attualmente su quello di filosofia-, senza essersi mai
concessa una minima pausa. Ha spento il cellulare per evitare
telefonate e le è presa una mezza crisi isterica quando sua
madre le ha proposto di svagarsi un attimo, continuando a ripetere che
non sarebbe mai potuta diventare la miglior avvocatessa del Canada se
veniva interrotta durante lo studio.
Credo proprio che tutto questo stress sia la conseguenza
dell’incontro con Duncan sul pullman. La ragazza non
l’ha presa bene, e non voglio nemmeno pensare a cosa potrebbe
farmi se sapesse che sono io il responsabile dell’accaduto!
Comunque io lo faccio solo per il suo bene e quello del punk, e non
sono assolutamente disposto a mollare. Anzi, ho già in mente
un’idea per farli incontrare di nuovo, anche se
più discreta della precedente e più soggetta a
non funzionare. Sì, perché io non
potrò fare altro che dare un input, starà a loro
decidere se seguirlo o meno.
Dopo il mio consueto schiocco di dita, mi ritrovo in un quartiere non
troppo affollato della città, davanti ad una casa color
mattone già vista. La neve continua imperterrita ad
imbiancare le strade. Non mi resta che sperare che continui, mentre mi
trovo costretto ad aspettare che una familiare figura esca da
quell’edificio.
E’ passata un’oretta, e finalmente vedo il portone
aprirsi; chiudo gli occhi nella speranza di trovarmi davanti chi spero,
quando li avrò riaperti. Dischiudo piano le palpebre e
lancio un grido di gioia quando la vedo. Quella ragazza dai lunghi
capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e i grandi occhi
celesti, che si sta rinvolgendo in un caldo piumino, mi è
fondamentale.
Apro la mano rivolgendo il palmo verso il cielo, cosicché un
piccolo oggetto, ma di vitale importanza, appaia su di esso. Niente di
magico, straordinario o quantomeno raro. Solo un semplice ed innocente
foglietto di carta.
Comincio a sollevarmi in alto, fino a portarmi qualche metro sopra la
testa della ragazza. Da questa posizione, mi lascio scivolare dalle
mani il bigliettino. Lo osservo fluttuare nell’aria fredda
candido come i fiocchi di neve, come se volesse confondersi a loro, e
così paurosamente soggetto ad essere portato lontano, fino a
scomparire nell’etere. Non senza il mio aiuto, il piccolo
oggetto si posa proprio sulla spalla della diciassettenne.
-Che cos’ è?- la bionda si è accorta
della piccola cosa cadutale addosso.
Visibilmente esitante la prende e comincia ad aprirla lentamente,
sgranando sempre più gli occhi leggendo la scritta ordinata
e vermiglia:
Aiutali.
Delle indicazioni e le giuste parole dovrebbero bastare.
Sento il cuore salirmi in gola mentre aspetto una qualsiasi reazione da
parte della ragazza, rimasta come pietrificata a causa di quel
foglietto apparentemente innocuo. Deve assolutamente capire e agire di
conseguenza, altrimenti vedrò la speranza svanire nel nulla.
Si scioglierà sotto i miei occhi come la neve che tocca un
terreno troppo caldo, senza modo di riportarla indietro.
-Le feste sono alle
porte, e i corsi e le piazze addobbate sono affollati da una
moltitudine di persone che visitano i negozi per fare acquisti. Ma
sentiamo quali sono i prodotti più venduti in questo periodo
dell’anno…
-Non. Me. Ne. Frega. Niente!- scandisce furente Duncan lasciandosi
andare sui morbidi cuscini, dopo aver spento in malo modo la
televisione. Il punk dagli occhi color del ghiaccio è
intento a bere una lattina di birra, stravaccato comodamente sul divano
e con i piedi appoggiati sul tavolino di fronte.
Non ho mai visto nessuno tanto disordinato: il salotto, se è
ancora possibile chiamarlo così, è cosparso di
lattine, Cd e riviste, mentre i cuscini del divano sono pieni di
briciole. E non sembra proprio che lui abbia intenzione di riordinare e
tantomeno pulire.
Dopo aver finito la sua bibita, Duncan si alza e sta per avviarsi verso
la cucina, quando la sua attenzione viene attirata da qualcuno che
bussa alla porta.
-Chi è che disturba ed è così idiota
da venire qui con questo tempo maledetto!?-
Di malavoglia va ad aprire. Vedo la rabbia dipingersi sul suo volto
quando si accorge che fuori non c’è nessuno, ma
qualcosa lo blocca dal cominciare a lanciare imprecazioni: ai suoi
piedi si trova una lettera bianca, con il suo nome sopra. Visibilmente
sorpreso la raccoglie e rientra in casa. Dal canto mio, so bene chi
è il mittente; in fondo c’ero quando è
stata scritta, poche ore prima.
Duncan strappa impazientemente la busta e apre il foglio che si trova
all’interno. La sua sorpresa aumenta quando il suo sguardo si
posa sull’angolo inferiore destro, andando a leggere la firma
di una persona a lui familiare: Bridgette.
Angolo dell'autrice
Eccomi, eccomi!! Non sono andati via tutti, vero? Se qualcuno
è rimasto, spero che abbia apprezzato questo capitolo. Ok,
mi rendo conto che è particolarmente noioso (e, come dire...
bruttino?) ma è essenziale per lo sviluppo della storia.
L'ispirazione mi è venuta ascoltando quella meraviglia di
Somebody to love. Per carità, NON quella di Justin Bieber,
quella dei Queen (oddio, li ho messi nella stessa frase D:)!!!!
Vabbè finisco il momento di sclero e mi nebulizzo
(nebulizzati, by Fiorello :D)
Recensite!!
Baci
Shoreline
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