Forme di vita intelligenti

di Kuruccha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il provino ***
Capitolo 2: *** Prima puntata ***
Capitolo 3: *** Seconda puntata - Parte 1 ***



Capitolo 1
*** Il provino ***


Forme di vita intelligenti, Capitolo 1
In cui un personaggio improbabile fa un provino e viene preso


 - Sì, sì, grazie, arrivederci. Le faremo sapere noi.
La donna - età indefinibile, un po' sovrappeso, labbra a canotto - si alzò dalla poltroncina, cogliendo l'occasione per dar sfoggio del suo abbondantissimo seno, sottolineato da una scollatura ancora più generosa di quanto lo era stata Madre Natura.
 - Ci conto - rispose all'intervistatore, porgendogli la mano. Mano che non venne stretta.
 - Sì, sì, certo, come no. Avanti il prossimo!

 - Quanti ne abbiamo ancora?
Dean, le gambe appoggiate sopra al tavolo e le braccia conserte, lanciò uno sguardo disperato al collega.
 - Vuoi un numero preciso?
 - Nah. Era tanto per avere un'idea.
 - Quattrocento. Centinaio più, centinaio meno.
 - Ah. Beh, abbiamo quasi finito, allora. Andiamo a mangiare cinese, più tardi?
 - Bah. Io passo. Lo sai che il cinese mi fa venire il mal di stomaco.
 - Giapponese? - propose.
 - Avanti il prossimo! - gridò verso la porta, evitando così di rispondere. Non che Dean non gli stesse simpatico, ma per la serata aveva progetti ben diversi dalle gite nei ristorantini etnici che l'amico gli proponeva.
 - Speriamo che questa sia gnocca, almeno. Bionda. Un bel pezzo di figa.
 - Ne hai mai vista una, in questo genere di provini? - lo rimbeccò Jim.
 - Nah. Ma la speranza è l'ultima a morire.
 - Ascolta me: quelle bionde e fighe vanno a fare le modelle. A loro non interessano i reality. Certo, a meno che non siano così grezze da non essere nemmeno capaci di camminare dritte.
 - O ignoranti come capre.
 - Ecco, sì. Rassegnati. Al massimo puoi trovarti una tettona.
 - Non mi piacciono le tettone. Non dopo un giorno intero trascorso a non vedere altro che seni giganteschi - rispose, mimando un inequivocabile movimento balzellante.
 - Come darti torto... - confermò, annuendo lentamente. - Ma cazzo, dov'è il prossimo? Avanti il prossimo, ho detto!
 - Il prossimo è già qui.
Quelle cinque parole - mormorate, quasi sussurrate da una vocina sottile quanto quella di un bambino, sembravano nascere da un punto imprecisato all'altezza del pavimento. I due uomini si sporsero oltre il tavolo, già pronti a fare una ramanzina agli uomini della security - che evidentemente, vista la qualità dei personaggi che erano arrivati fino a loro, dovevano aver trascorso tutto il tempo delle selezioni chiusi in un qualche bar a ingozzarsi di tramezzini - e a cacciare a calci quel poppante evidentemente fuori posto.
Non erano psicologicamente preparati a ciò che videro.

 - E quello che cazzo è?
I due, allibiti, indietreggiarono. Davanti a loro - o meglio, sotto di loro - c'era qualcosa di mai visto prima. Una via di mezzo tra un melone troppo verde e un ammasso gelatinoso e informe, con due minuscole orecchie ripiegate su loro stesse e un paio di terrificanti occhi neri.
 - Definire cazzo - sillabò la creatura.
 - Cazzo, ha parlato, Dean! Ha parlato!
 - L'ho sentito! L'ho sentito anch'io!
 - Definire cazzo, per cortesia - continuò.
 - Cosa cazzo sei?
 - Mame non capisce. Mame è venuto qui per un provino, ma forse ha sbagliato stanza.
La creatura abbassò gli occhi verso la spilletta con il proprio nome e numero identificativo.
 - Mame toglie il disturbo. Mame si scusa.
L'ammasso di materia non meglio identificata strisciò - o forse scivolò - verso la porta.
 - No, aspetta!
 - Dean, che cazzo stai facendo?
 - Aspetta, ho detto! Sei qui per i provini?
La creatura si voltò - o forse girò lentamente su se stessa - e si riavvicinò lentamente al tavolo.
 - Sì. Mame ha sentito dire che questo era il posto giusto.
 - E lo è - continuò Dean, tornando a sedersi sulla propria poltroncina e invitando l'amico a fare altrettanto.
 - Ti si è fottuto il cervello, forse? - gridò Jim, voltandosi verso di lui.
 - Cervello. Gnam. - si intromise la vocina. Il suo intervento venne ignorato.
 - Lasciami fare, ti dico - rispose a Jim. Poi si rivolse alla creatura. - Come hai detto che ti chiami?
 - Mame si chiama Mame.
 - Bene, allora, Mame. Che ne dici di sederti e rispondere alle nostre domande?
 - Mame lo farà.
Mentre la creatura scivolava - o forse si arrampicava - lungo la superficie metallica delle gambe della poltroncina di fronte ai due intervistatori, Jim collassò di fianco a Dean con le mani strette sotto le ascelle e cominciò ad inveire sottovoce.

 - Bene, Mame, cominciamo. Ah, scusa. Il tuo nome è Mame, ma il cognome...?
 - Mame non ha un cognome come lo intendete voi. Però Mame ha un numero identificativo.
 - Oh, bene. Puoi dircelo?
 - 8723BC0806.
 - Molto bene. Che dici, Jim, dove lo scrivo nel modulo? Nello spazio dove andrebbe inserito il cognome?
Come unica risposta ottenne solamente un grugnito.
 - Bene, Mame, e da dove hai detto che vieni?
 - Mame non l'ha detto.
 - Allora dillo adesso!
 - Mame viene da un pianeta nel quadrante Epsilon della Via Lattea.
 - Quadrante che? - intervenne Jim, riguadagnando improvvisamente l'uso della parola. - Aspetta, questo vuol dire che...
 - Quindi sei un alieno! - lo interruppe Dean.
 - Mame è un alieno. Mame è stato inviato sulla terra con una missione ben precisa. Mame dovrà mangiare gli appetitosi cervelli degli esseri umani - spiegò la creatura.
 - Ma questo è... - gridò Jim, inorridendo, e indietreggiò contro lo schienale della propria poltrona. - Ti prego, Dean, mandalo via. Chiama la Nasa, chiama la CIA, o CSI, chiama chi vuoi, ma mandalo via!
 - E quanti anni hai, Mame? - perseverò l'altro.
 - Mame non lo può dire. L'età di Mame è uno dei segreti di Fatima.
Dean sorrise. - Ma come sei simpatico, Mame. Questa era una bella battuta.
 - Mame non stava scherzando.
 - Oh - fece, deluso e imbarazzato. - Beh. Andiamo avanti. Mame, ora c'è una domanda un po' più personale, ma ci serve per l'organizzazione dello show. Dimmi, Mame... stai con qualcuno?
 - Mame sta con la sua allegra compagnia di alieni mangiacervelli, e si augura davvero che tu non abbia interesse a farne parte. Vorrebbe dire meno cervelli per tutti.
 - Vuoi dire che ce ne sono degli altri? - intervenne ancora Jim, impallidendo. Mame rivolse verso di lui i suoi occhietti neri.
 - Mame non è venuto da solo.
 - Oddio, ti prego, cazzo, Dean, chiama qualcuno! Sbattilo fuori!
 - Mame, scusaci un attimo - rispose l'altro, allungando il braccio sopra le spalle dell'amico. - Stammi a sentire - disse poi, rivolto verso di lui. - Questa è un'occasione grandiosa. Prova solo ad immaginartelo: saremmo i primi ad avere un alieno in un reality show! Te la immagini l'audience? Raggiungeremmo dei picchi incredibili! Altro che Miss Universo! Altro che le trasmissioni sui misteri... molto meglio! Noi avremmo un vero mistero, tutto per noi, nella nostra casa! - spiegò, con gli occhi che brillavano.
Anche nelle pupille di Jim si fece strada una scintilla di convinzione.
 - Senti. Questo reality è ormai alla quindicesima edizione. La gente è stufa di vedere sempre le stesse cose. Un alieno la rilancerebbe alla grande. Non possiamo farcelo sfuggire!
 - Sì, ma ha appena detto che mangia cervelli umani...
 - Quelli sono dettagli. Non dobbiamo mandare in onda ogni particolare di ciò che accade là dentro. Possiamo tranquillamente censurare le parti cruente, e poi inventarci che il concorrente tal-dei-tali è uscito dalla casa perchè è morta la nonna a cui era molto affezionato, o cose così.
 - E con la legge? Come faremo con le pratiche legali che verranno fuori?
 - Intestiamo la direzione del programma ad un qualche senzatetto. Basta una stecca di sigarette e sono disposti a firmare tutto.
L'ultima osservazione sembrò convincere Jim.
 - E allora?
Dean strinse più forte le spalle dell'amico.
 - Ci sto. Andiamo avanti con quest'intervista.

 - Eccoci, Mame. Scusa per l'attesa.
L'alieno rivolse loro il solito sguardo fisso.
 - Dicevo, Mame. Ora ti farò un'altra domanda. Forse è un po' imbarazzante, ma vorremmo che tu rispondessi lo stesso. Sai, ci servirà in futuro, se diventerai un concorrente, per montare un servizio speciale. Ma sto divagando. Mame, qual è la tua posizione preferita per fare sesso?
Mame osservò i due intervistatori con un'aria evidentemente perplessa.
 - Definire sesso. Mame immagina sia il corrispettivo umano dell'impollinazione. In tal caso, a cosa serve prendere una posizione precisa?
Gli occhi di Dean incontrarono quelli di Jim. Erano d'accordo: continuare su quell'argomento sarebbe stato inutile.
 - Va bene così, Mame. Non importa. E' stato un bellissimo provino! Sei davvero intelligente, sai? Ti faremo sicuramente sapere. Lascia il tuo indirizzo, numero di telefono e un campione di biancheria intima alla signora Pina, là all'ingresso.
 - Definire biancheria intima. Il vocabolario di Mame non prevede parole composte. Mame immagina che voi vogliate semplicemente il suo passaporto interspaziale. A Mame dispiace molto, ma non lo può mostrare. E' un altro dei segreti dei pastorelli di Fatima.
 - Oh, beh, è vero. Tu non indossi vestiti.
 - Sull'intelligenza di Mame, comunque, non è permesso sollevare alcun dubbio. Mame mangia cervelli.
Restarono entrambi senza parole. Dean fu il primo a riprendersi, e tese subito una mano verso l'alieno.
 - Grazie mille lo stesso, Mame. Siamo quasi sicuri che parteciperai al programma, comunque. Ti daremo la conferma entro questa sera, va bene?
La bocca della creatura si piegò in quello che aveva tutta l'aria di essere un sorriso.
 - Mame è molto felice. Mame aspetterà in un angolo del soffitto dell'ingresso, chiuso nel suo bozzolo. Mame vi ringrazia.
L'alieno osservò perplesso la mano tesa di fronte a lui.
 - Mame non sa cosa deve fare con quella.

La creatura uscì dalla stanza strisciando - o forse scivolando.
Jim e Dean si guardarono negli occhi.
 - Abbiamo il primo concorrente - dissero all'unisono.



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27.09.2011
E se ve lo state chiedendo: no, non sono pazza. E' solo che Mame ha mangiato il mio cervello.
Questa fanfiction è nata dagli scleri che ho creato per il Reality Challenge organizzato dalla community livejournal Maridichallenge.
... poi mi sono fatta prendere la mano. XD
Ringrazio Alister e Yumemi per il betaggio <3

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Capitolo 2
*** Prima puntata ***




Forme di vita intelligenti, Capitolo 2
In cui più di un concorrente manda in delirio il pubblico


Il suono assordante del jingle iniziale del programma invase l'intero studio, subito seguito dal rumore monotono degli applausi registrati. La telecamera inquadrò una parte del pubblico, zoomando poi su una bambina carina e sulla sua prosperosa madre.
 - Benvenuti, benvenuti, amici! Eccoci finalmente alla prima puntata della quindicesima edizione di Il mini gemello!
Ancora applausi preregistrati. Nel megaschermo dietro la donna, l'immagine di centinaia di persone immobili che parlottavano tra loro.
 - E a condurlo ci sono sempre io, la vostra Silvana Polare!
La donna sorrise, sfoggiando fiera il vestito rosso da sirena e il push-up che le sollevava il seno fino alla gola.
 - E per tutti gli episodi, fino alla conclusione di questo splendido show, sarò affiancata da due meravigliosi giovanotti! Oh, ma non serve che ve lo dica, ne sono certa. Voi tutti avrete già letto di loro e dei loro passatempi su riviste di alta cultura come Adamo Seimila e ComeDoveQuandoPerché, perciò... indugiare ancora è inutile! Facciamo un bell'applauso per Jim e Dean!
Le teste di un paio di individui - sesso femminile, quindici anni al massimo - si sollevarono dall'ammasso indistinto di persone sedute vicino al palcoscenico. I due uomini entrarono accompagnati dalla stessa musica di poco prima, le mani in tasca e poco entusiasmo addosso.
 - Ma c'è bisogno di fare tutta questa scena? E' la quindicesima edizione, e siamo qui dalla prima... - chiese Jim, con un tono di voce sufficientemente alto da potesse essere colto dai microfoni.
 - E dai, goditela! La prima puntata è sempre la migliore! Quando mai ti ricapita?
 - Al massimo l'anno prossimo, direi.
 - Sei incontentabile - gli rispose Dean, sollevando appena una mano per zittire l'ennesimo coro di applausi registrati. Una delle ragazzine urlò "Dean, sei un figo da pauraaa!!"; il diretto interessato si limitò a sorriderle e ad annuire.
 - Benvenuti, benvenuti, cari spettatori! Mi siete mancati tantissimo! Vi ho pensati continuamente, fin dalla conclusione della quattordicesima edizione! Eravate il mio primo pensiero al mattino appena sveglio, e l'ultimo appena prima di dormire.
"Dean, pensa a me invece che a questa gente!" gridò un'altra adolescente.
 - Ma soprattutto, la persona di cui ho più sentito la mancanza è lei, la mia carissima Silvana Polare - sviolinò Dean, afferrando la mano  che già lei gli stava porgendo, coperta dal guanto lungo fino al gomito. - Sono così contento di rivederti, Silvana!
Un gruppo di signore di mezz'età, nascoste in mezzo al pubblico, iniziarono a fare comunella e spettegolare. Si udirono distintamente un "Te l'avevo detto che lui non era gay!" e un "Ma Silvana non può, sarebbe il suo ottavo matrimonio... sarà un amore tormentato ma appassionato, di sicuro! Stanno così bene insieme!"
Dean sorrise. Prima parte del piano riuscita. I giornali - e forse anche Rotola l'annuncio, quel Tg che faceva satira, e magari pure Autenticissimo - il giorno seguente avrebbero parlato di loro e dello show. Era importante far scalpore fin da subito, per attirare l'attenzione su ciò che sarebbe venuto dopo e che li avrebbe definitivamente innalzati all'Olimpo dei programmi fondamentali al genere umano.
Per tutto il tempo, Silvana non aveva fatto altro che ridacchiare sotto i baffi, arrossendo e piegando la testa alternativamente a destra e a sinistra. Dean partì con il secondo baciamano.
 - Basta, ragazzi, basta - intervenne Jim.
"E' geloso! Guarda, è gelosooo!" disse lo stesso coro di prima. "Eh, Silvana è così bella... il loro amore sarà ancor più tormentato, già lo so!"
Jim afferrò saldamente la cartellina con il programma.
 - E' ora di cominciare! Si dia il via alla quindicesima edizione! Ecco i nostri concorrenti, i Gemelli!

Lo schermo alle sue spalle si divise in un centinaio di piccoli quadratini; ognuno racchiudeva un volto diverso.
 - Questi sono i finalisti. Solo alcuni di loro sono giunti fino all'ultima selezione. In questa edizione c'è però una novità: i Gemelli saranno meno numerosi che nelle altre, e il numero di puntate perciò sarà leggermente minore. Ma questa, ovviamente, è stata una precisa scelta della Produzione per venire incontro a voi, cari telespettatori! Il mini gemello si è solamente adeguato ai ritmi di vita frenetici di voi donne in carriera!
Un brusio si diffuse nella porzione di pubblico formata da signore in tailleur.
 - Non era per tagliare i costi? - bisbigliò Dean al collega.
 - No. E' che tutto funziona in maniera proporzionale alla dimensione dei cervelli dei telespettatori. Ma a proposito di cervelli... - cominciò l'altro, ma non fece in tempo a finire il discorso: le luci della sala si spensero.
 - E' venuto il momento! Conosciamo il primo Gemello!
Entrambi incrociarono le dita, augurandosi che la regia non avesse davvero deciso di iniziare con Mame.

I loro timori vennero immediatamente fugati. Sul megaschermo dello studio apparve il volto di una bella ragazza, occhi azzurrissimi e capelli scuri; l'inquadratura, però, non rimase a lungo centrata sul suo naso, ma scese inevitabilmente ad inquadrare un altro rotondo paio di doti molto caratteristiche.
 - Salve, signorina!
La ragazza continuò a sorridere, muta. Silvana Polare attese un paio di secondi, poi tentò un secondo approccio.
 - Salve, signorina! - ripeté ancora.
 - Eh? Parla con me?
 - Sì! Buonasera!
 - Oh. Buonasera a lei. Oh, ma lei è... Lei è Silvana Polare? Ommioddio, sono una sua grande fan! Oddio! Posso avere un suo autografo? La prego! La supplico! - gridò improvvisamente, alzandosi e dirigendosi verso la telecamera che la inquadrava, la cui lente centrò subito il suo seno prosperoso. Si udì solo la voce del cameraman che la rimandava a sedere.
Silvana Polare lanciò un'occhiata poco convinta ai due assistenti; Dean le rispose con un'alzata di pollici.
 - Sì, signorina, sono proprio io. Una volta uscita dalla casa, potrà avere tutti gli autografi che vuole. Ora, però, potrebbe rispondere alle mie domande? I telespettatori sono curiosi di conoscerla!
La figura intera della ragazza era di nuovo al centro dell'inquadratura; lei, però, sembrava non ascoltare. Era intenta ad osservare la copertina di un libro.
 - Signorina? - chiamò per l'ennesima volta la malcapitata Silvana.
 - Eh? Oh, sì, ma certo che posso offrirle un etto di prosciutto cotto!
 - Ma che cazzo dice? - bisbigliò Jim.
 - Non ti ricordi? Era un problema che aveva già ai provini. E' dura d'orecchi - gli ricordò Dean.
 - E mi può dire anche il suo nome? - continuò Silvana, sorridendo come se trovasse davvero divertente l'intera situazione.
 - Oh. Mi chiamo Grazia!
 - Benvenuta, Grazia! E dimmi, cos'è quel libro che tieni tra le mani? Un oggetto a cui sei molto affezionata? Il ricordo del tuo povero nonno venuto a mancare? Una copia del kamasutra?
 - No. E' un romanzo, si chiama "Guerra e Pace". E' di un tipo... russo, credo. Non ricordo il suo nome.
 - Oh, ma che brava, signorina! Pensi, è un titolo che non ho mai sentito nominare. Sono felice che lei vada controcorrente, mia cara. Ma lasciamo perdere questi argomenti così seri, in fondo non siamo certo a Mega Neutrino!
 - Signorina Silvana, non lo dica a me! Questo libro non mi piace nemmeno... pesa così tanto! E' solo che il mio papà pensa che forse, portandomelo sempre dietro, potrei diventare più intelligente.
 - E funziona?
 - Oh, questo non lo so proprio. Fino ad ora non ho notato nessun cambiamento...
 - Meglio così, signorina Grazia, altrimenti non sarebbe mai arrivata fino a qui!
Il suono delle risate di entrambe riempì lo studio come un boato. Il pubblico applaudì per la prima volta. Jim e Dean si scambiarono l'ennesima occhiata, tirando il primo sospiro di sollievo.
 - Grazie, Grazia, grazie! Oh, senta come suona bene! Un altro applauso per la nostra Grazia!
Il battere delle mani si fece più intenso. La ragazza continuò a sorridere, mentre la sua immagine sullo schermo si rimpiccioliva per tornare ad amalgamarsi con le mille facce che componevano il resto del mosaico già apparso prima.
 - Ora, gentile pubblico, Grazia verrà condotta all'interno della casa. E' lì che la incontreremo di nuovo per il saluto finale. E ora facciamo spazio al secondo concorrente!

Dal puzzle di volti emerse la figura di un uomo in giacca e cravatta.
 - Mi scusi, lei chi è? - chiese con voce profonda, prima ancora che la conduttrice potesse formulare la prima domanda di rito.
 - S... salve - rispose lei, intimorita. Si riprese dopo qualche secondo. - Buonasera, volevo dire! Lei è il signor...?
 - Gliel'ho chiesto prima io. Mi scusi, lei chi è? - ribadì l'uomo.
 - Sono Silvana Polare, e le parlo dalla diretta della prima puntata della quindicesima serie de Il mini gemello. Ora, per cortesia, mi dica il suo nome.
 - Oh. Adesso capisco. Deve sapere, signora, che per le questioni legate a questo programma io avevo sempre parlato con due uomini, e perciò mi chiedevo chi lei fosse. Riferisca alla produzione che non trovo corretto mettere i partecipanti davanti al fatto già compiuto. E se io avessi paura delle donne, per esempio? Perché non posso parlare di nuovo con quei due ragazzi?
 - Mi dica il suo nome e basta - concluse, lapidaria quanto esasperata.
 - Steve. Mi chiamo Steve.
 - E cosa fa nella vita, Steve?
 - Gestisco il reparto produzione e qualità di una grande azienda. Ne direi volentieri il nome, ma la vostra direzione me l'ha proibito sostenendo che si tratterebbe di pubblicità occulta. Visto che sono un tipo preciso e che ci tengo, però, dirò solamente che produce computer. Il suo nome inizia per Emme e finisce per aicrosoft.
 - Ah, la Emmeaicrosoft?
 - Esatto, sì. Oh, ora che lei l'ha detto, immagino di poterla nominare ancora come niente fosse, vero?
 - Chiudiamo subito il collegamento con il secondo concorrente per problemi di linee video e audio, siamo spiacenti - tirò corto Silvana Polare mentre lo schermo tornava a mostrare il mosaico, salvandola in corner dalla gaffe appena compiuta. - Incontreremo di nuovo Steve all'interno della casa, alla fine dell'episodio! Un applauso per il nostro Steve! - esclamò, battendo le mani per prima.
Nessuno seguì il suo esempio, nemmeno Jim e Dean.
 - Andiamo avanti! - gridò poi, continuando ad esibire il suo perenne sorriso.

Prima che l'immagine del terzo concorrente potesse emergere, dalle casse audio dell'intero studio televisivo si diffuse una canzone ben diversa da quella del jingle della sigla; sembrava canticchiata a denti stretti. Senza che la produzione potesse intervenire, l'intero pubblico - improvvisamente risvegliatisi del coma - cominciò ad intonare "when the moon hits your eyes like a big pizza pie, that's amore", sempre seguendo il misterioso tono guida. Al secondo "ting-a-ling-a-ling", lo schermo finalmente si accese e mostrò l'autore della sublime sviolinata.
 - Salve a tutti! - salutò, toccando la tesa del cappello di paglia che portava in testa.
Silvana Polare, presa in contropiede, arrivò di corsa dalla sala di ritocco del trucco.
 - Oh, buonasera a lei, caro concorrente! Come si chiama?
 - Come si chiama chi?
 - Come si chiama lei.
 - Lei chi?
 - Lei! Cioè, tu! Come ti chiami? - continuò, già esasperata.
 - Ah, ora capisco! Beh, insomma, parla chiaro, no? - le rispose. La strana inclinazione delle sue r provocò una serie di cinguettii tra le giovani ragazze del pubblico.
 - Oh, sì. Beh.
 - Mi chiamo Armando!
 - E... Da dove viene... cioè, da dove vieni, Armando?
 - Da Venezia, o meglio, da Marghera, che è lì vicino. Di mestiere faccio il gondoliere - aggiunse, indicando la propria maglia a righe blu orizzontali e ammiccando verso le adolescenti di poco prima.
 - Oh. E... cosa fai nella vita? - chiese Silvana, spiazzata, un attimo prima di realizzare che la sua domanda aveva già ottenuto risposta poco prima. Armando, nel frattempo, si era alzato in piedi e aveva ricominciato a cantare, questa volta a voce altissima e mimando il movimento di una remata laterale.
La produzione, per una volta, sembrò essere ben sintonizzata con le suppliche mute della povera presentatrice; il finto sipario dello schermo calò sull'immagine di un grandioso assolo d'ugola intonante "Hearts will play, tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay".
Dean e Jim, ben consci fin dal principio di ciò che ci sarebbero trovati davanti durante quella prima puntata, sembravano davvero soddisfatti del coro che il pubblico aveva formato per continuare la canzone anche dopo la prematura scomparsa di Armando.
Silvana Polare cercò di sovrastare il continuo vociare per poter riprendere in mano le redini della conduzione del reality; finalmente, dopo tre lunghissimi minuti di risolini per la strofa "Like a gay tarantella", il pubblico decise di tornare in uno stato semi-comatoso.
Lo show poteva continuare.

Silvana Polare infilò una mano nella propria scollatura, tentando di sistemarsi con ben poca eleganza il fastidioso push-up sotto il vestito strettissimo. Si accorse solo in seguito di essere inquadrata dalla telecamera, e tentò invano di dissimulare il proprio gesto.
 - Carissimi telespettatori! Allegria! - esclamò, rinverdendo una battuta ormai storica. - Andiamo a conoscere il nostro quarto partecipante! Ecco a voi la carissima Daisy!
Dal nulla, sullo schermo - senza gli innumerevoli passaggi del mosaico di piccole tessere - apparve il faccione di una ragazzina con le trecce. Sembrava molto più giovane dell'unica altra concorrente femminile apparsa fino a quel momento, forse solamente per l'assenza dell'ingombrante seno.
 - Salve, salve a tutti - disse, agitando la mano verso la telecamera. Piegò le spalle in avanti e, sospesa sullo sgabello delle interviste, cominciò ad agitare avanti e indietro le gambe.
 - Buonasera, Daisy! - esclamò Silvana, disapprovando il continuo movimento della bocca della ragazzina. Non era sicura che stesse masticando del semplice chewing-gum. - Da dove vieni?
 - Bah. Dalla campagna - rispose solamente, sistemandosi il gancio della salopette di jeans. Abbassò gli occhi e cominciò a fissare i propri stivaloni infangati.
 - Beh, benvenuta, Daisy!
 - Chi cazzo è questa? Mica me la ricordo, io - intervenne Dean.
Al suono di quella parola scurrile, la ragazza sussultò e sbarrò improvvisamente gli occhi, fissando un punto indistinto nell'inquadratura della telecamera; tornata composta e con la schiena perfettamente eretta, cominciò a recitare una preghiera dopo essersi fatta il segno della croce.
 - Ah, ora me la ricordo! Quella bigotta e vestita come un'educanda di un collegio di suore! - realizzò Dean.
 - Sì, lei. Quella che è venuta con sua madre. Gran pezzo di gnocca, la madre, tra l'altro!
Alle parole di Jim, Daisy congiunse di nuovo le mani e recitò una seconda preghiera.
 - E' un piacere avere tra noi una persona così... ehm... devota! Sei la benvenuta! - esclamò Silvana Polare, battendo per l'ennesima volta le mani. Il pubblico non accennò a muoversi; era semplicemente troppo allibito. Daisy continuò a bisbigliare le sue preghiere.
 - A dopo, Daisy! - continuò la conduttrice, mentre la figura della ragazza si faceva sempre più piccola. Il mosaico di volti riapparve per l'ennesima volta.
I due assistenti sentirono un brivido d'impazienza correre giù per la schiena; mancava poco, ormai. La scoperta del secolo era alle porte.

La regia non diede loro la soddisfazione tanto attesa. Una concorrente non aveva ancora fatto la sua apparizione.
Lo schermo si riaccese sull'immagine di un'arzilla vecchietta, capelli bianchissimi in testa e bastone alla mano. Il microfono captò immediatamente lo schioccare ritmico della sua dentiera.
 - Buonassssera, ssssignori - disse, educatissima, facendo sibilare le esse.
 - Buonasera a lei, signora. Posso sapere qual è il suo nome?
 - Ma Ssssilvana, cosa dici. Ssssono io, la tua nonna!
 - Scherza, signori, scherza! Queste vecchie signore e la loro memoria che fa acqua da tutte le parti... Signora Pina, quanti anni ha detto che ha?
 - Ottantassssei, nipotina cara.
 - Io non sono sua nipote, signora Pina...
 - Ssssì che lo ssssei, ti dico. Non vedi come ci ssssomigliamo? Hai lo sssstesssso naso di tua madre.
 - Signora Pina - intervenne Dean, avvicinandosi a Silvana Polare e prendendola per mano, con conseguente giubilo delle loro fan tra il pubblico, - è davvero un piacere conoscerla.
 - Oh, ma che bel giovanotto beneducato. Dimmi, di chi ssssei figlio?
 - Mia madre si chiama Rosanna, signora Pina.
 - Rossssanna, hai detto? Quella che lavora in latteria? Hai le ssssue sssstesssse ssssopracciglia - esclamò l'anziana signora, lusingata dalla serietà del ragazzo, battendo a terra ritmicamente il suo bastone.
 - Adesso è andata in pensione, però.
 - Eh, l'età arriva per tutti, caro mio. Io, invece, non ho ancora maturato abbasssstanza anni di contributi, perciò ssssono venuta a fare quessssto programma. Hanno detto che mi daranno da mangiare.
 - Ma certo, signora Pina! - riemerse Silvana, stringendo la mano di Dean.
 - Bene. Allora ci ssssto.
 - Benissimo, signora! Cari telespettatori, incontreremo di nuovo la nostra simpatica nonnina tra pochissimo tempo. E ora, facciamola accomodare all'interno della casa!
La signora Pina si alzò dallo sgabello e, una volta in piedi, dovette piegare la testa di lato per non andare a sbattere contro il soffitto. Nonostante la sua schiena fosse piegata dal peso degli anni, sembrava alta più di due metri.
I telespettatori non riuscirono a vedere altro; l'inquadratura si allargò di nuovo sul mosaico di facce.
Era il turno del sesto concorrente. L'ultimo. Silvana Polare afferrò anche la mano di Jim; i tre si piazzarono di fronte allo schermo, la schiena rivolta al pubblico. Era giunta l'ora.
 - Carissimi telespettatori! Ecco a voi il nostro ultimo partecipante! L'alieno Mame!

Lo schermo gigante dello studio mostrò subito, senza alcuna censura quadrettata, la figura rotondeggiante della strana creatura verde. Per lunghi, lunghissimi secondi, l'intero pubblico ammutolì - o, per meglio dire, smise di respirare.
Mame, immobile, fissò l'obiettivo della telecamera con i suoi occhietti neri.
"Sarà un pupazzo. Una marionetta", sussurrò qualcuno. L'idea sembrò diffondersi; alcune teste annuirono; gli spettatori ripresero vita.
 - Mame, ci senti? - domandò Dean, il meno inquieto tra i tre presentatori.
 - Mame ci sente benissimo. Mame ha due orecchie - rispose, lapidario, muovendo appena le due appendici ripiegate.
 - Benvenuto, Mame! Vuoi dire qualcosa al nostro pubblico?
 - Mame non ha niente da dire. Mame vorrebbe solo chiedere alla produzione dove sono quei cervelli che gli sono stati promessi.
 - Carissimi spettatori! Mame è un alieno venuto dallo spazio più profondo. E' arrivato fin qui per cercare gli esseri umani più intelligenti di tutti, a cui si riferisce con il termine "cervelli", per poterli portare con sé fino al proprio pianeta e permettere finalmente che il genere umano si evolva oltre i limiti che gli sono stati ingiustamente imposti! - spiegò Dean. - Non è vero, Mame?
L'alieno tentò di ribadire che il proprio desiderio era in realtà ben diverso; la regia aveva però ridotto al minimo il volume del suo microfono. Nessuno poté udire la scomoda verità che Mame voleva render nota.
 - E' un piacere averti con noi, Mame! E' un vero onore che tu abbia deciso di scegliere propria la quindicesima edizione di Il mini gemello per farti conoscere al mondo! Un applauso per il nostro primo concorrente extracomunitario... o meglio, extraplanetario! Un applauso! - esclamò Silvana Polare, battendo da sola le mani.
 - Anche Mame batterebbe le mani, se solo le avesse. Mame non capisce però l'utilità di questo gesto - continuò, con il microfono che finalmente funzionava di nuovo a dovere.
 - Imparerai tante cose, Mame, vedrai!
 - Mame vuole imparare. Ma Mame è qui per i cervelli. Gnam.
 - Perdona la freddezza del nostro pubblico, Mame. Gli esseri umani non sono abituati a trovarsi davanti delle creature del tuo stampo. Le loro menti sono semplici, e pensano solo alla biancheria intima - disse Jim.
 - "Biancheria intima". Mame pensa sia un termine molto interessante.
Nell'udire la sua affermazione, il pubblico esplose in un boato di gioia e applausi; chissà perché, tutti trovavano davvero buffo il fatto che un alieno in cerca di scienziati geniali avesse le stesse loro passioni. La biancheria intima sembrava essere il punto d'accordo tra tutte le razze planetarie dell'universo. Mame non era della stessa idea, ma la sua mente non riuscì a prender parte alla danza dei pensieri uniformi degli spettatori.
 - Definire 'biancheria intima'.
Non ottenne risposta; la sua richiesta si perse nel nulla.
 - Mame non capisce. Mame è però molto felice di poter vivere a stretto contatto con cinque appetitosi esseri umani. Gnam.
 - Un altro applauso per Mame!
Un altro boato si sollevò dal pubblico; il suono degli applausi, accompagnato per l'occasione dal jingle della sigla, coprì ogni altro rumore. L'alieno, nel frattempo, era uscito strisciando - o forse scivolando - lungo le pareti della stanza delle interviste.

Passò una mezz'ora abbondante di totale delirio - in cui alcune ragazzine si tinsero i capelli di verde, un paio di uomini cominciarono a parlare in terza persona e ben due donne si fecero tatuare appena sopra il bacino Definire 'biancheria intima' - prima che nello studio potesse tornare l'ordine.
Silvana Polare, Dean e Jim, al centro dello studio di registrazione, in piedi di fronte allo schermo gigante, sorrisero verso le telecamere.
Tutto era andato secondo i piani.
 - Carissimi telespettatori! E' con estremo orgoglio che vi presentiamo... il Gemellaggio, la gigantesca villa scelta per ospitare la quindicesima edizione di Il mini gemello!
Il pubblico esplose per l'ennesima volta in un boato di incontenibile gioia. La telecamera, dopo aver fatto una panoramica completa dell'enorme casa, inquadrò i sei concorrenti, tutti seduti - più o meno compostamente - sul divano del salotto. La figura della colossale signora Pina troneggiava su tutte le altre.
 - Diamo ufficialmente inizio al nostro programma! Gemelli, siete pronti?
Nessuno rispose. Cinque concorrenti sembrarono allibiti; il sesto continuò a cantare come nulla fosse.
La scena sfumò in nero sull'immagine di Armando che intonava "Scusa-mi, but you see, Back in old Napoli, that's amore".
Poi ci furono solo i titoli di coda e i ringraziamenti agli sponsor.



*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
16.10.2011
Penso di non aver mai scritto un capitolo così lungo in vita mia. Inutile dire che mi sono divertita come non mai. XD
La mia passione non troppo segreta va tutta ad Armando. :°D Anche se in realtà voglio bene a tutti i cinque concorrenti - e anche a Silvana Polare e agli altri due conduttori, sì. (E... piccola nota informativa totalmente inutile: non riesco assolutamente a riferirmi alla presentatrice chiamandola semplicemente "Silvana". Nella mia mente, lei è "Silvana Polare". :°D Punto. XD)
In questo capitolo ho inserito un SACCO di riferimenti che probabilmente colgo solo io, ma è stato un vero spasso infilarli qua e là. :°D
Ringrazio la produzione del Reality Challenge per avermi permesso di inserire la signora Pina tra i concorrenti (e... ve ne siete accorti? Lei era apparsa già durante il provino di Mame. Che sia davvero una parente di qualche pezzo grosso? XD)
Un grazie grande come una casa alla mia cara Scrapheap_sama per avermi betato il capitolo completo e corretto anche gli accenti (che sbaglio sempre XD), e ad Alister per il betaggio in corso d'opera <3
Chiedo scusa a tutti per non aver ancora risposto ai commenti al primo capitolo. Recupererò, lo giuro, ma questa è stata una settimana davvero intensa.
Buona domenica a tutti! :D
Kuruccha

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Capitolo 3
*** Seconda puntata - Parte 1 ***


Forme di vita intelligenti, Capitolo 3

In cui è necessario stabilire alcune responsabilità
 


Sullo schermo dello studio di registrazione apparve il logo de Il Mini Gemello. Appena sotto la scritta era stato aggiunto, con un carattere più piccolo, “Quindicesima edizione – Questa volta abbiamo gli alieni”. Anche se era già passata un’intera settimana dalla puntata precedente, la modifica del logo sembrava essere stata fatta in fretta e furia con un programma di grafica da quattro soldi.

Immediatamente partì il ben noto (ma non per questo meno assordante) jingle della sigla iniziale, le cui ultime note erano state cambiate con un fade che ricordava vagamente il suono di una di quelle astronavi aliene dei film degli anni settanta. Il jingle venne immediatamente seguito dagli applausi registrati, subito – incredibile! – rimpiazzati da applausi veri.

La telecamera fece una panoramica sul pubblico, questa volta numerosissimo e assai entusiasta. I primi schieramenti sembravano essersi già formati: un’intera zona degli spalti più in alto, del tutto tinta di verde acido, era piena di ragazzotti con in testa degli strani berrettini fatti con la carta stagnola. Contro di loro fischiava già uno dei gruppi avversari, i cui membri indossavano cappelli di paglia con due code di raso rosso e magliette a righe orizzontali.

Un manipolo di ragazze, dopo aver verificato quanto fosse inutile gridare contro gli altri due schieramenti per farli smettere, iniziò a chiamare a gran voce di nome di Silvana Polare e, nello scandire bene ogni singola lettera, ognuna di loro sventolava il libro che teneva in mano (per un curioso caso del destino erano tutti grandi classici: l’Odissea, I Promessi Sposi, Il Purgatorio).

Inutile dire che Silvana Polare non si fece certo attendere a lungo.

 

- Amici! Amiche! Persone venute da lontano e da vicino e da lontanissimo! – esclamò subito, enfatizzando l’ultima parola e provocando di conseguenza un boato tra i fan di Mame. – Sono felicissima di avervi qui anche questa sera!

Il pubblico applaudì all’unisono. Silvana Polare si inchinò verso gli spalti; il suo prosperoso seno, sempre fasciato dal push-up, tentò per l’ennesima volta la fuga dal vestito.

- Non siete ansiosi di scoprire cos’è successo in questa lunga settimana all’interno del Gemellaggio? – domandò poi, con un sorriso così ampio che gli angoli della bocca sembravano toccare le orecchie.

Il pubblico rispose con un roboante Sì!.

- Anch’io, amici miei, anch’io! Ma non vorrete certo che mandi avanti la baracca tutta da sola, no? Avanti, chiamiamo tutti insieme i miei aiutanti!

Dalla platea si sollevò l’ennesimo boato. La telecamera inquadrò un’adolescente che indossava una maglietta bianca con la stampa della faccia di Dean e, appena sotto, la scritta “Dean, t amo tnt, sn sl tua!!!!!!11”.

Partì ancora una volta il jingle del programma. Da dietro le quinte apparvero i due uomini, sul loro volto l’espressione misuratamente incredula di chi non si aspettava di certo così tanto affetto da parte degli spettatori.

Jim sorrise al pubblico agitando appena la mano. Dean sollevò le braccia verso il cielo, come a voler abbracciare tutte le persone sugli spalti. Un paio di ragazze, slanciandosi verso di lui, rotolarono dalle sedie delle file più alte.

- Amici miei! – esclamò Dean, e il suo affetto nel pronunciare quelle semplici parole sembrava addirittura più grande di quello già espresso da Silvana Polare. – Grazie per averci dato la possibilità di essere qui anche questa settimana! Se siamo ancora in onda lo dobbiamo solo a voi, che ci avete difeso contro quegli stupidi scienziati che volevano prelevare il nostro Mame per sezionarlo e scoprire il suo mistero! E un grazie anche alla rete televisiva, che si è battuta così strenuamente per riuscire a mantenere il possesso dell’alieno!

Il pubblico applaudì ancora. In sovraimpressione apparve la scritta “La rete televisiva ringrazia anche tutti i telespettatori che ci seguono da casa”.

- E poi – continuò, - Come non ringraziare la sempre magnifica Silvana Polare? Silvana, questa sera sei ancora più bella del solito, con tutto questo verde e queste paillettes! Ma come fai?

Un gruppo di signore di mezz’età – le stesse della puntata precedente, a voler essere precisi – iniziarono a commentare entusiasticamente il comportamento da gentiluomo di Dean verso la sua bella, sebbene corresse voce che lei si fosse nel frattempo già sistemata con il futuro ottavo marito.

- Basta, basta, ragazzi, certe sviolinate fatele in privato, per cortesia!

Questa volta fu il turno dei fan convinti della latente omosessualità di Jim e Dean di emettere un sonoro Woooo! che si poté tranquillamente udire da ogni angolo dello studio televisivo. Dean, imperterrito, dopo aver eseguito il più romantico dei baciamani sulla morbida pelle glitterata di Silvana Polare, avvolse un braccio attorno alle spalle di Jim e ammiccò verso il pubblico. I fan – anzi, sarebbe meglio dire le fan, visto che si trattava per la maggior parte di ragazze – sembrarono impazzire di nuovo.

- E ora vi chiediamo un attimo di silenzio, gentile pubblico! – intervenne di nuovo Jim. Chissà perché, sembrava che tra i tre fosse l’unico a voler svolgere il proprio lavoro, e la regia finiva sempre per affibbiare a lui il ruolo del bastiancontrario che deve intervenire per sedare l’entusiasmo altrui. – E’ infatti arrivato il tanto atteso momento di parlare nuovamente con i nostri cari Gemelli, finalmente con noi dopo un’intera settimana di isolamento trascorsa all’interno del Gemellaggio!

- Ma prima, per chi non avesse seguito la puntata scorsa (e lo sappiamo che siete in tanti visto che l’audience è stata un vero record negativo, anche se sicuramente sarete andati a recuperarvi tutto su TuTubo!), presentiamo brevemente i profili di tutti i partecipanti!

Le luci si abbassarono. Tutti tacquero. Lo studio si fece buio e silenzioso, proprio come se l’intero pubblico fosse stato improvvisamente rapito dagli alieni.

 

Dopo pochi secondi e nessuna trasmissione video, le luci si accesero nuovamente. Le telecamere inquadrarono i tre presentatori, uno più allibito dell’altro, che si guardavano a vicenda come a chiedersi “E ora come lo sistemiamo questo casino?”.

Silvana Polare provò ad interrogare con un’occhiata tagliente uno dei cameraman, ma l’uomo aveva stampato in faccia il migliore dei suoi sguardi vacui. Si sarebbe potuto quasi dubitare delle sue effettive funzioni cerebrali, se solo le sue mani non fossero state strette ai manubri della telecamera fissata a terra.

Fortunatamente furono Dean e la sua solita faccia tosta a prendere la parola.

- Carissimi amici, allegria! – disse, lanciando in aria la cartellina che aveva in mano.

Dal pubblico, dopo un breve momento di incertezza, si sollevarono i primi timidi applausi.

- I tempi di trasmissione ci hanno purtroppo costretti a tagliare questo video! Passiamo quindi finalmente al riassunto della settimana nel Gemellaggio, iniziando precisamente dal punto in cui ci eravamo interrotti la scorsa settimana! Linea alla regia!

Le luci si abbassarono di nuovo. Il pubblico tacque.

 

Sul maxischermo apparvero finalmente i partecipanti al Mini Gemello, tutti ancora seduti sul divano del salotto del Gemellaggio. Dai vestiti che indossavano, gli stessi della puntata precedente, si poteva facilmente intuire che le immagini fossero di una settimana prima, precisamente dell’attimo successivo alla fine della trasmissione del primo episodio. Nell’aria aleggiarono ancora le ultime note di "Scusa-mi, but you see, back in old Napoli, that's amore", poi tutto tacque.

Ci fu un attimo di silenzio, probabile figlio dello sbigottimento generale; poi, finalmente, qualcuno si decise a prendere la parola.

- Buonasera a tutti. Mi chiamo Steve, in precedenza ho lavorato per una ditta molto importante che opera nell’ambito dell’elettronica e che non posso nominare per vari motivi legati alla direzione. Sono felice di conoscervi e spero che potremo andare d’accordo, visto che ci troviamo costretti alla convivenza forzata, sebbene io non ricordi di aver firmato da nessuna parte per dare a chicchessia il permesso di rinchiudermi qui.

Nessuno rispose. Steve si sistemò meglio la cravatta all’interno della giacca.

- Tendo ad avere una mente sistematica e a catalogare le persone, perciò vi richiedo cortesemente una breve presentazione, in modo tale da poter meglio definire i ruoli che andremo ad occupare all’interno di questa azienda. A voi, prego.

La ragazza con le trecce, Daisy, alzò la mano. Steve le concesse la parola con un cenno del capo.

- Signore, mi scusi, ma non credo che questa sia un’azienda. Cioè, stando a quel che mi ha detto mamma, io sono venuta dalla campagna per fare un programma televisivo, non l’impiegata d’ufficio… Altrimenti sarei potuta rimanere anche dal commercialista di fianco al macellaio, eh.

Steve sembrò alquanto contrariato. Squadrò meglio gli altri presenti, poi si rivolse alla signora Pina.

- Buonasera, signora. Mi rivolgo a lei perché, vista l’età, e non me ne vogliano gli altri!, credo sia la persona con più esperienza qui dentro. Mi sa dire dove si trova l’ufficio della direzione?

- Credo proprio che qui dentro non ci sssia, giovanotto.

- In tal caso, è possibile parlare almeno con l’incaricato alla direzione? O con il responsabile di produzione? Avevo inviato il mio curriculum e, in seguito ad un colloquio, mi è stato detto di tornare per iniziare questo nuovo lavoro, ma da allora non sono più riuscito a contattare nessuno che potesse fornire delle risposte ad alcuni miei dubbi fondamentali, come ad esempio quello relativo al salario mensile netto e alle mie future responsabilità.

- Ehi, amico, non so come dirtelo, ma guarda che qui siamo dentro a un programma televisivo, non in una fabbrica… - commentò Armando, riprendendo il discorso di Daisy. Poi, come niente fosse, ricominciò a cantare.

Steve, con il pomo d’adamo che scivolava su e giù per la gola, si sistemò nuovamente la cravatta.

- Perciò lei, signorina – chiese, rivolgendosi a Grazia, - nonostante le due visibili doti, non è la segretaria del Direttore?

- No, signore, non ho l’orticaria né il bruciore – rispose lei candidamente, il migliore dei sorrisi stampato sul bel viso.

- Le giuro che dalla sua risposta avrei detto tutt’altro…

- Davvero?! Anch’io vengo da un luogo lontano sessanta chilometri da qui!

Steve decise di rinunciare a percorrere quella via. (A Grazia, d’altro canto, bastarono invece quel breve dialogo e il fraintendimento delle parole che l’uomo pronunciò poco dopo per innamorarsi perdutamente di lui.)

- Beh, sapete cosa vi dico? Questa potrà anche non essere un’azienda, ma non vedo il motivo per cui qui non debba essere applicato un sistema di gestione della qualità che ci prepari ad ogni evenienza.  Molte squadre di calcio sono certificate con delle norme ben precise, sebbene nessuno lo sappia. E se nessuno lo immagina è proprio perché le persone sono convinte che la gestione della qualità non serva a nulla… fino all’attimo in cui non succede un cataclisma, ed è sempre la gestione della qualità che ti para il culo.

Daisy sentì l’ultima parola e si fece il segno della croce, iniziando poi con la recita del rosario. La signora Pina, sebbene non fosse molto religiosa, era pur sempre una donna anziana, e non poté fare a meno di ripetere la seconda metà di tutti gli Ave Maria.

- Propongo quindi – continuò Steve – di creare un organigramma che permetta una definizione precisa dei ruoli assegnati ad ognuno di noi. Se qualcuno è contrario, alzi la mano.

Nessun braccio si sollevò. Questo si sarebbe potuto definire un vero successo della politica della qualità applicata alla vita comune, se non fosse che due tra le presenti stavano recitando l’Eterno Riposo, una faceva finta di leggere Guerra e Pace, e l’altro fosse intento a comporre una serenata d’amore.

Si sentì solamente una sottile vocina mormorare poche ma incisive parole.

- Mame non ha le braccia.

 

Tutti i partecipanti, nessuno escluso, sobbalzarono sul posto. Fino a quel momento avevano creduto che quella strana palla verde fosse solamente un peluche, o al massimo un cuscino dallo spiccato design moderno.

- Mi scusi, potrebbe ripetere? – chiese Steve, felice nonostante tutto del fatto che qualcuno avesse ascoltato i suoi discorsi.

- Mame non ha le braccia. Perciò Mame non riuscirebbe a sollevarle per un’obiezione.

- E chi sarebbe questo Mame, scusa? – aggiunse Armando, che nonostante le apparenze frivole era una persona ricca di senso pratico.

- Mame è Mame.

- Credo intenda dire che si chiama Mame. La cosa verde lì, cioè. Lui è Mame – si intromise Daisy, che aveva appena finito di intonare Al ciel andrò a vederla un dì.

- Ah. Signor Mame, quindi. Chiarissimo. Felice di conoscerla – continuò Steve, imperterrito. – Mi dica, lei è contrario all’idea della creazione di un organigramma con  i ruoli interni?

- Mame è favorevole a qualsiasi stratagemma mantenga l’ordine interno di una società. Mame è quindi molto felice all’idea di essere incluso in un organigramma. Mame si sente già parte della popolazione indigena, e questo non può che rendere Mame davvero grato a coloro che hanno deciso di accoglierlo così calorosamente.

- Come sarebbe a dire “popolazione indigena”, scusa?

- Magari intende dire che viene da fuori, no? Anch’io vengo da fuori – completò Daisy. – Perciò ai miei occhi voi siete indigeni e io un elemento alieno. Non è vero?

Gli occhi di Mame luccicarono per un momento.

- Mame è molto contento di sapere di non essere solo. Non immaginava nemmeno che altri elementi altamente evoluti potessero essere già giunti fino a qui. Mame è felice di fare la tua conoscenza, a tal punto che i suoi cuori battono all’unisono.

- Oh, non è carinissimo? Sembra un peluche! – intervenne Grazia. Mame avrebbe probabilmente voluto continuare il discorso, ma si ritrovò improvvisamente stretto tra le due grandi doti della donna e la sua voce fu (è proprio il caso di dirlo) soffocata.

- Poiché siamo tutti d’accordo, direi di iniziare subito con la costruzione dell’organigramma. Mi incaricherò personalmente di vagliare le doti attitudinali di ciascuno, in modo tale da assegnare il ruolo più consono a ognuno di noi. Mi riservo un tempo indicativo di sedici ore come tempo necessario per svolgere al meglio il mio compito.

La risposta generale fu un’alzata di spalle. Steve sembrò comunque soddisfatto e pescò dalla sua ventiquattr’ore un sobrio bloc-notes e una biro nera, cominciando a schematizzare.

 

- Ehi, gente, che ne dite se intanto noi esploriamo la casa?

Era stato Armando, già annoiato a morte dopo dieci secondi dalla fine del discorso di Steve, a proporre la mossa successiva (che, beninteso, sebbene lui non lo sospettasse nemmeno, era esattamente ciò che il pubblico della trasmissione si aspettava).

- Sssono d’accordo, inizio ad essssssere un po’ ssstanca, figlioli. Forssse è ora di posssare le mie ssstanche membra. Andiamo alla ricerca di un letto come sssi deve.

La signora Pina si sollevò con l’aiuto del bastone e, sebbene il salotto avesse un soffitto abbastanza alto, la sua testa sfiorò il lampadario. Daisy la seguì masticando qualcosa di non meglio definito e lo stesso fece Grazia, con Mame ancora stretto nell’abbraccio delle sue due migliori amiche. Steve rimase sul sofà, ancora preso dai suoi diagrammi di flusso.

 

- A quanto pare qui c’è una camera da letto, gente!

Armando non si sbagliava; quella stanza era inequivocabilmente stata preparata per ospitare la parte femminile del gruppo dei gemelli. Sebbene ciò fosse già lampante dalle pareti dipinte di un rosa shocking, la destinazione d’uso si poteva intuire anche da altri piccoli particolari: uno dei letti, tanto per cominciare, era lungo quasi il doppio degli altri, e sopra uno degli altri due troneggiava inesorabile un crocifisso. Il terzo letto sembrava normale, ma sopra il comodino abbinato era impilata una serie di grandi classici stampati in volumoni di almeno mille pagine ciascuno: proprio il genere di edizione che nessun amante della lettura avrebbe mai desiderato.

Di fronte alla prima stanza ce n’era un’altra, sicuramente destinata alla controparte maschile. Come nel migliore dei cliché, le pareti erano dipinte di un azzurro carico (colore che, tra l’altro, andava molto di moda quell’anno, accontentando così la parte più fashion del pubblico). Uno dei letti aveva un copriletto a righe bianche e nere, e i due pomoli accanto alla testiera erano a dir poco perfetti per appenderci un cappello di paglia: Armando ne prese immediatamente possesso. Immaginò che il letto a destra del suo fosse stato preparato per Steve, visto che c’era posato sopra un computer portatile di marca Eppol, il logo del melograno opportunamente coperto da un adesivo riportante quello de Il mini gemello.

Alla sua sinistra c’era invece una specie di culla. Se avesse avuto una migliore padronanza del proprio vocabolario, l’avrebbe piuttosto definito un bozzolo; a Venezia, tuttavia, di bozzoli non ce n’erano, e l’istruzione di Armando si era fermata alla seconda media, perciò continuò imperterrito a chiamarlo culla. Si immaginò fosse il posto per Mame, anche se (a onor del vero) si domandò anche che senso avesse predisporre un letto anche per i cuscini di design.

Mame, d’altro canto, sembrò felice di liberarsi dalle due appiccicose nuove conoscenti e si tuffò nel suo bozzolo filante. Lo sentirono emettere dei suoni abbastanza inquietanti mentre si rotolava là dentro, ma nessuno di loro aveva voglia di indagare oltre.

- Beh, se voi rimanete qui, andiamo a letto anche noi – disse Daisy. – La signora Pina è molto stanca e dobbiamo essere tutti belli freschi per domani, mi sa.

- Sssono d’accordo, tesssorino.

- Beh, allora noi andiamo, eh – confermò la ragazzina, afferrando il polso di Grazia che, per un motivo non meglio definito, si era già accomodata sul letto di Steve e stava accarezzando il computer portatile come se ne fosse perdutamente innamorata.

- Sì, sì. Ci si vede domani, ragazze! Per l’occasione vi canterò uno dei pezzi più belli del mio repertorio!

Iniziò poi ad intonare le prime note di Buona sera, Signorina, Buona sera con un discutibile arpeggio di erre. Daisy, senza alcun indugio, chiuse la porta e lo lasciò al suo destino.

Le Gemelle presero possesso della loro camera, si infilarono i rispettivi indumenti per la notte (un pigiama a quadri per Daisy, una camicia da notte per la signora Pina, un’improbabile quanto trasparente vestaglietta di pizzo per Grazia) e si misero a dormire senza proferire nemmeno una parola. L’unica eccezione fu una piccola parentesi voluta da Daisy, la quale insistette perché tutte recitassero in coro la preghiera della sera.

 

Steve trascorse la notte in bianco, seduto al tavolo della cucina, intento nella compilazione del suo organigramma. Ed è proprio così che lo trovò Daisy quando, alle quattro spaccate del mattino successivo, si alzò per preparare una sana e calorica colazione che le permettesse di accumulare energie sufficienti per poter svolgere tutti i suoi compiti quotidiani. (Fu molto dispiaciuta nello scoprire, in seguito, che all’interno del gemellaggio non ci fosse nemmeno una mucca da mungere.)

- Ehi, tu, scusa… Vuoi del caffè? – gli domandò.

Steve sollevò appena gli occhi dal suo bloc-notes, accorgendosi solo in quel momento della presenza di Daisy nella sua stessa stanza.

- Sì. Sì, grazie – rispose, sistemandosi la cravatta che si era leggermente allentata e stiracchiandosi poi contro la sedia. La sua colonna vertebrale emise una serie di scricchiolii che diedero ancor più l’impressione che avesse trascorso la notte piegato sul foglio.

- Ci vuoi del latte, dentro?

- Sì. Di capra, se ce n’è.

Daisy si voltò con la caffettiera ancora stretta tra le mani. Guardò Steve con la stessa espressione con la quale una persona osserva l’amico delle elementari per il quale aveva una cotta colossale e che è diventato mille volte più bello di quanto non lo fosse già da piccolo.

- Anch’io preferisco il latte di capra – riuscì solo rispondergli.

 

La scena si interruppe. Le telecamere fecero una panoramica dello studio televisivo.

Silvana Polare aveva già gli occhi lucidi per la tenerezza nel vedere un nuovo e genuino amore sbocciare in tal modo all’interno del suo programma. Dean aveva già opportunamente posato una mano sulla sua spalla, pronto a consolarla nel caso ce ne fosse stato il bisogno, mandando in brodo di giuggiole le sostenitrici del suo amore verso Silvana.

Il pubblico, ad ogni modo, non era certo da meno della presentatrice: molte delle quarantenni in tailleur sedute in platea  avevano una mano sul cuore o sulle labbra, un’espressione tenera stampata sul viso, e confabulavano tra loro ricordando questo o quell’episodio della loro giovinezza. (La loro era è tutti gli effetti l’età più critica per questo genere di cose, soprattutto per l’abbondante metà non sposata né fidanzata del gruppo).

Dopo la breve parentesi, lo schermo tornò a mostrare quel che succedeva all’interno del Gemellaggio.

 

- Controlliamo se c’è il latte di capra nel frigorifero, allora…

Steve si alzò in piedi e le sue ginocchia emisero un’altra serie decisamente inquietante di scricchiolii. Daisy sembrava essersi pietrificata contro il bancone della cucina, la caffettiera sempre stretta tra le dita. (In realtà Daisy era intenta nell’inventare una serie di fantasie che comprendessero lei e il suo nuovo amore; la sua immaginazione era fervida, bisogna ammetterlo, ma tutte le sue fantasticherie erano comunque molto caste e rispettose delle norme della Chiesa).

L’uomo, dopo averle gettato un’occhiata perplessa, allungò la mano verso la porta del frigorifero e la aprì. Su uno degli scaffali  gli sembrò di vedere appollaiato una strana palla verde con le sembianze di Mame, ma decise che doveva essere la mancanza di sonno che gli giocava brutti scherzi e chiuse lo sportello. (I telespettatori, invece, videro chiaramente che non si trattava di un’anguria ma di Mame, nel pieno delle sue viscide capacità scivolatorie.)

Niente latte di capra, in ogni caso.

- Niente da fare. Temo che dovremo accontentarci di quel che passa il convento.

- Nel mio convento c’era sempre il latte di capra. Le suore dicevano che le mammelle delle mucche ci avrebbero portate a formulare pensieri impuri, perciò la Madre Superiora ci permetteva di bere solo latte di capra – ribatté Daisy.

- Oh. Beh, comunque sia, qui non ce n’è – concluse Steve. – Anzi, aspetti, signorina, forse nella credenza…

L’uomo si allungò verso lo sportello sopra la testa di lei, sfiorandola leggermente con il braccio; Daisy trattenne il fiato, e lo stesso fecero tutti gli spettatori in studio (con gran gioia di Dean e Jim, che non avrebbero mai immaginato che un episodio così succulento potesse aver luogo già al primo giorno del programma. Si sa, le coppie attirano di più l’attenzione rispetto ai personaggi singoli, anche di quelli interessanti quanto gli alieni mangiacervelli).

- Oh, eccolo qui! Chi l’avrebbe detto, eh? – esultò poi l’uomo.

Solo allora abbassò lo sguardo e notò il viso paonazzo di Daisy a pochi centimetri dal suo. Si allontanò diplomaticamente, poi prese nuovamente la parola.

- Ecco il latte di capra. Mi rendo conto che il mio comportamento potrebbe essere frainteso, ma non intendo farmi complice né sostenitore delle molestie sessuali sul luogo di lavoro. La prego quindi di scusarmi per quanto accaduto, e le garantisco che non era certo nelle mie intenzioni offenderla.

- Nessuna offesa – rispose lei.

- Bene. Sono felice che la questione si sia risolta nell’immediato, senza portare avanti strascichi che avrebbero potuto incrinare i nostri rapporti lavorativi futuri. A scanso di equivoci – continuò, avvicinandosi nuovamente alla sua ventiquattrore – la prego di firmare questa delibera per quanto incresciosamente accaduto poco fa, in cui mi libera dalle responsabilità future per quel che riguarda eventuali infortuni o spiacevoli eventi futuri riconducibili alla nostra interazione della scorsa mezz’ora.

 

- …Ehi, secondo te gli è già capitato qualcosa del genere? Perché dovrebbe avere un modulo apposito già pronto, scusa? – bisbigliò Dean nell’orecchio di Jim.

- Ma sì, non ti ricordi? La sua ex moglie, quella che ha detto di essere rimasta incinta dopo aver bevuto dalla sua bottiglietta dell’acqua? Quella causa milionaria! Beh, a quanto ho capito ancora oggi deve pagarle gli alimenti e il mantenimento. Non ho dubbi sul perché sia così prevenuto, sinceramente…

- Zitti, voi due, che siamo al momento clou! – li interruppe Silvana, gli occhi costantemente lucidi. Tifava già per quei due, inutile dirlo.

 

- Ecco, una firma qui, e qui, e qui… e questa è per il trattamento dei dati sensibili e la garanzia della privacy.

- Ecco fatto! – concluse Daisy, dopo aver tracciato graziosamente il ricciolo dell’ultima lettera del suo nome.

- La ringrazio, la ringrazio. La nostra collaborazione la porterà lontano, posso garantirglielo.

L’espressione sul viso di Steve avrebbe quasi potuto definirsi dolce.

 

 

Jingle del programma, logo in sovrimpressione. Pausa pubblicitaria.

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