Le cronache delle Principesse Combattenti di bimbarossa (/viewuser.php?uid=150311)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'età dell'argento(Kathodos, discesa di Silver Millennium) ***
Capitolo 2: *** L'età dell'oro ***
Capitolo 3: *** L'età dell'acqua ***
Capitolo 4: *** L'età delle catene ***
Capitolo 5: *** L'età dei fuochi ***
Capitolo 6: *** L'età dei riflessi(o delle riflessioni) ***
Capitolo 7: *** L'età delle tempeste ***
Capitolo 8: *** L'età della spada ***
Capitolo 9: *** L'età della rosa(o del rosa) ***
Capitolo 10: *** L'età delle galassie ***
Capitolo 11: *** L'età della Terra ***
Capitolo 12: *** L'età delle lucciole ***
Capitolo 13: *** L'età del passaggio ***
Capitolo 14: *** L'età del Coniglio(Anodos, ascesa di Crystal Tokyo) ***
Capitolo 1 *** L'età dell'argento(Kathodos, discesa di Silver Millennium) ***
La
dama di compagnia di Queen Selene entrò silenziosamente
nella stanza
della sua padrona, e come ogni volta fu colpita dal candore delle
pareti di marmo bianco solo in parte interrotte da affreschi di
creature leggendarie di cui la mitologia di Silver Millennium
abbondava, come unicorni bianchi che volavano tra candide nuvole
rosa, o fiori che al posto dei petali possedevano invece corolle di
perle (lacrime delle principesse che avevano regnato nel passato); i
preferiti della sovrana però erano inspiegabilmente piccoli
e furbi
conigli argentati che,con le loro zampette agili e tozze si
rincorrevano per i giardini, dove scavavano buche profonde che
sarebbero magari potute arrivare dall'altra parte della Luna, la
parte oscura in cui era caldamente sconsigliato andare.
Pandia,
la dama di compagnia, ebbe un brivido ricordando una vecchia,
vecchissima storia, un racconto la cui trama e scia si perdevano, ma
non del tutto, oltre il buio stesso di una notte senza stelle, lo
stesso buio del cielo lunare.
Una
regina abitava, in quel regno oscuro, una regina che adesso era
dentro uno specchio per volere di Selene, poiché aveva
tentato di
invadere Silver Millennium per invidia e brama di potere, cercando un
fantomatico cristallo d'oro che si trovava sulla Terra.
La
Terra, quel pianeta azzurro che Pandia poteva osservare ogni volta
dal grande terrazzo della sala dei ricevimenti e a cui nessuno di
loro poteva accedere, ma il cui compito per ogni suddito lunare era
di proteggerla e guidarla sulla Retta Via.
Ovviamente
questo era il secondo dei loro doveri; il primo era tutelare il loro
preziosissimo Cristallo d'Argento. E pensando a quel gioiello fonte
di pace e prosperità, Pandia fece un gesto contro la
sfortuna perché
sapevano tutti che quelli non erano giorni felici per Silver
Millennium.
La
regina si trovava seduta al suo grande specchio sostenuto da una
cornice madreperlacea, quasi più luminosa di esso, cornice
che era
stata donata alla regina dal suo amato sposo.
"Mia
signora, dovreste mangiare e poi riposare," disse vedendo il
vassoio ancora pieno di cibo che era abbandonato sulla specchiera
della stessa tonalità iridescente," vostro marito non
avrebbe
mai voluto che voi vi lasciaste andare così, avete una
bambina da
crescere e condurre al Trono Lunare che le spetta.”
"La
mia piccola Serenity!" il gemito si spezzò e le lacrime,
già a
lungo versate, rigarono ancora il suo volto,"come farà a
crescere senza una guida paterna?"
"Voi
siete forte, siete una matriarca, e un po' della vostra tempra si
è
trasmessa anche a vostra figlia." Di questo Pandia non ne era
molto sicura. La principessa era certamente una delle bambine
più
dolci e buone che avesse mai visto, ma la sua dolcezza non serviva a
molto quando dovevi gestire un regno che era invidiato da tutti per
la sua tecnologia, la sua bellezza, la sua cultura e progresso.
Inoltre piangeva e frignava spesso, era pigra e sbadata; il suo
maestro di geopolitica del sistema solare si lamentava di lei di
continuo, e solo la sua insegnante di relazioni pubbliche con la
Terra la elogiava apertamente, affermando come la principessa avesse
una insopprimibile quanto mai inopportuna curiosità verso
quel
pianeta tanto primitivo.
"Già,
oggi è stata molto forte la mia bambina,"
continuò a parlare
Selene come in trace, "avresti dovuto vederla al Galaxy
Chauldron, non ha pianto quando le ho fatto vedere dove suo padre
è
morto per salvare tutti noi."
Anche
Pandia pensava che entrambe fossero state molto coraggiose ad andare
in un posto simile, dove si diceva si fosse liberato il male stesso.
In realtà le voci erano discordanti, in quanto le cronache
delle
Guerre Sante delle Sailor affermavano che Chaos, e qui Pandia fece un
altro gesto superstizioso, fosse stato sconfitto da un una Sailor
potentissima, la Guerriera Leggendaria che però dopo averlo
sconfitto era inspiegabilmente sparita. A ciò era seguito un
periodo
di insperata pace che era stato interrotto da qualcuno, qualcuno
legato a Chaos, o forse lui stesso che non era stato distrutto in
modo definitivo; entità che stava compiendo stragi su tutti
i
pianeti della galassia, uccidendo civili ma soprattutto braccando e
rubando l'anima cristallina delle guerriere che proteggevano quei
pianeti.
Il
terrore si era sparso anche lì, sulla Luna, e il loro amato
sovrano,
che riposi in pace, era partito per quel fulcro malefico da cui non
aveva mai fatto ritorno. La regina saputo della tragedia, pur
straziata dal dolore aveva condotto assieme ai dignitari di corte la
sua bambina in quel posto, forse per farle elaborare il lutto per il
padre producendo quel distacco necessario per andare avanti, ma
anche, e questa era l'ipotesi per cui protendeva Pandia, per
ricordarle la sfida ineluttabile che la piccola avrebbe dovuto
affrontare.
"Non
sarà da sola, mia regina, a combattere contro tutti i nostri
nemici,
ci saranno le Guerriere Sailor che la proteggeranno!" La regina
annuì ancora e i suoi occhi azzurro scuro adesso erano
asciutti.
Cominciò a spazzolarsi i lunghi capelli biondo cenere e
fissò
Pandia con fermezza.
"A
proposito delle guerriere Sailor, oggi ci sarà la loro
ufficiale
investitura, con la consegna dei loro castelli! Sono grandi ormai, e
sufficientemente responsabili per assolvere ai loro doveri di
nascita, non solo di guardiane di mia figlia ma, cosa ancora
più
importante, di protettrici dei loro pianeti e del sistema solare sia
dagli invasori interni, sia da quelli esterni provenienti dallo
spazio profondo e insondabile che sembra da lì fuori pronto
a
braccarci!"
Detto
questo con un tono di voce lieve e leggermente lugubre, posò,
con un
colpo che fece sobbalzare Pandia già spaventata e con i
brividi che
le solcavano tutto il corpo grassottello, la spazzola sulla
specchiera e si alzò, il voluminoso vestito di un bianco
accecante
che frusciava ad ogni suo movimento,come un sudario per una morte
annunciata,ma non ancora avvenuta.
La
sala delle cerimonie era affollata di gente e il brusio rendeva
indistinte le parole e le intenzioni; che cosa aveva in mente di fare
Queen Selene? Davvero voleva affidare la sicurezza di Silver
Millenium e quella del Sistema Solare a delle ragazzine? Il brusio
cessò quando entrarono nella sala vari personaggi con le
insegne di
vari colori e decorate con varie pietre; portavano degli strani
stendardi con strani simboli, diversi dalla onnipresente luna
nascente argentata che si trovava ovunque lì, dalle maniglie
delle
porte fino alla fronte di Queen Selene e di sua figlia.
Entrarono
poi sette fanciulle, di vario aspetto e altezza ma tutte con un'aria
nobile nel volto serio e con le loro uniformi militari che avrebbero
usato per combattere. Perché loro erano militari, anche se i
maligni
dicevano che fino al giorno prima scorrazzassero nei giardini del
palazzo con la principessa Serenity. Tre si distinguevano
perché
erano visibilmente più grandi e taciturne, se ne stavano in
disparte
e sembravano distanziarsi dalle altre quattro, gruppo composto da una
stangona, una minuta e timida, una altera e enigmatica e una
chiacchierona che seguiva con gli occhi tutti i bei ragazzi della
stanza. Quando la regina entrò il silenzio si fece grave e
assordante. Da un cuscino di velluto argento prese una spada di
cristallo e chiamò a se una per una le sette ragazze:
"Princess
Mercury, da oggi sarai chiamata ufficialmente l'Amica dell'Acqua,
perché tu possa trovarne dentro saggezza, lungimiranza e
pace!"
"Princess
Mars, da oggi tu sarai ufficialmente la Freccia di Fuoco che
illuminerà e difenderà con il suo fulgore e
precisione Marte e
Silver Millennium."
"Princess
Jupiter, da oggi diverrai ufficialmente il Seme da cui nasce la vita
e il Frutto da cui noi prendiamo sostentamento e protezione."
"Princess
Venus,piccola bambina dell'amore e della beltà, è
ufficialmente ora
che tu cresca e diventi il paradigma di tutti i tipi di amore, ti
auguro di conoscerli tutti; e di tutti i tipi di bellezza, non solo
quella fisica ma anche quella interiore."
"E
ora a voi, guardiane del sistema solare esterno," disse
rivolgendosi alle tre ragazze che se ne stavano isolate nell'ombra,
"voi siete speciali perché lo è il vostro
compito, ma il fatto
che sia speciale vuol dire che è anche più
pericoloso!” Le guardò
bene, gli occhi azzurro scuro preoccupati e sollevati come un faro
che sondava tutto e tutti in quella stanza. “Ogni
entità che
proviene dallo spazio solare esterno deve essere fermata, che sia
innocua o letale, non vi saranno concessi errori, il rischio
è
troppo alto. Per assolvere questo compito ho deciso di dotarvi di tre
talismani dal potere immenso. Vi sarete accorti tutti che sono
presenti nella stanza ufficiali dalle divise viola a cui non ho
affidato nessuna principessa perché ne facciano una
guerriera;
ebbene quello che sto per dirvi vi inquieterà e vi
riempirà di
terrore e paura, ma dovete ricordarvi che la speranza resiste sempre,
anche quando tutto il resto viene spazzato via."
Come
doveva essere difficile per una persona, per una regina, per una
donna dover usare quel tono fermo, lapidario, che
sapeva, che
prediceva cose inenarrabili e spaventose, ma senza tuttavia
rinunciare, e soprattutto far rinunciare loro dal credere, dall'avere
fiducia nel futuro e nei loro santi valori su cui Silver Millennium
si fondava.
"Se
questi tre talismani dovessero entrare in risonanza e voi vi doveste
riunire, allora quegli ufficiali avrebbero la loro principessa, ma
non potrebbero mai farne una guerriera; lei non combatte ma il suo
attacco è più distruttore di tutti i vostri, non
è ostile ma
pregherete che non si risvegli mai, lei non uccide ma azzera tutto
ciò che viene toccato dal suo potere," il suo tono divenne
più
ottimista e si concesse un piccolo sorriso.
"Sono
certa che questo non avverrà; noi siamo un regno
tecnologicamente
avanzato e predichiamo la pace e la tolleranza, siamo una guida per
gli altri popoli che ci rispettano e che noi rispettiamo,
perciò non
roviniamo un'occasione di festa! Adesso mangiate e bevete cittadini
di Silver Millennium, onorate queste nostre donne che combatteranno
per l'amore e la giustizia, onoriamo le nostre paladine della legge!"
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Capitolo 2 *** L'età dell'oro ***
So
che molte persone mi odiano, alcune, poche mi amano; Metallia tanto
tempo fa me lo aveva predetto, sarei stata considerata un'eroina o
una strega e il verdetto lo avrebbe emesso la storia.
La
guerra contro Silver Millennium si sta protraendo più del
previsto e
i risultati mancano, anzi alcuni soldati stanno disertando e il
malcontento serpeggia tra le nostre truppe. Alla fine non mi
rimarrà
altra scelta che liberare quelle sette creature mostruose di cui non
ho il pieno controllo.
Sono
nel mio accampamento, e alla luce di quella Luna che voglio
disperatamente distruggere sto scrivendo questo mio resoconto,
perché
i posteri possano valutare con obbiettività quello che
è successo,
affinché la sua versione,la versione di quell'intrigante dai
lunghi
capelli dorati non sia l'unica che circoli dopo la mia distruzione,
se è questo il volere del destino.
Ma
se tutto andrà come spero il nome di Serenity non
sarà più
pronunciato da nessuno e la Luna sarà solo un posto desolato
e
grigio e finalmente Endymion e il Cristallo d'Argento saranno miei.
Ho
sempre pensato, fin dalla fanciullezza, di essere destinata a grandi
gesta e anche se provengo da una umile famiglia terrestre e non sono
una discendente della stirpe lunare ti avrei reso felice, Endymion.
Lui
deve sapere che tutto quello che è stato fatto non
è stato fatto
per odio, per ragioni politiche e di controllo del Sistema Solare, o
almeno non solo per quello. Ho agito solo perché ti amavo
Endymion,
e ti amo ancora; e mi dilania vedere che invece di schierarti con il
tuo popolo difendi una smidollata principessa che non vuole saperne
di impugnare una spada, o di combattere ad armi pari in uno scontro
fisico. Segue i precetti di quella stupida di Selene; l'amore,la
fratellanza, il rispetto reciproco e la comprensione.............come
se loro ci amassero, ci rispettassero e ci comprendessero! Lo sanno
tutti che ci trattano e ci considerano come scimmie ammaestrate, da
guidare benevolmente e con condiscendenza verso la retta via. Via che
scelgono loro per noi, presuntuosi essere pallidi e artificiali,
demoni sotto sembianza di angeli! Almeno io sono vera,passionale,
lotto per i miei diritti, per la mia indipendenza e per il mio cuore.
Non mi arrenderò mai, MAI, dovessi torcere quel collo bianco
con le
mie stesse mani, se non in questa vita in un'altra. Io sono Beryl la
rivoluzionaria, la paladina dei terrestri oppressi dal dolce ma
spietatamente inflessibile chiarore di quell'astro, che se ne sta
lassù, appeso come un memento per me,per la sgualdrina
bionda, per
il mio amato e anche per te Metallia,anche per te.
So
che le devo tutto. Sarei solo una donna sedotta e abbandonata adesso
senza di lei, una fallita rifiutata perfino da quello sciocco di
Helios quando ho tentato di iniziare la mia carriera tra le sue
Menadi.
Sono
una persona ambiziosa, e come abitante di Golden Kingdom ero e ancora
lo sono una sostenitrice del potere del Cristallo d'Oro e di colui
che lo possiede, il mio adorato Endymion; ecco perché volevo
diventare una Menade e lavorare nel tempio di Helios su Elysion dove
il Cristallo d'Oro è custodito per proteggere il nostro
sovrano e
tutti i terrestri.
Elysion
è una dimensione onirica ma sempre legata alla Terra e
possono
raggiungerla solo chi ha un sogno meraviglioso. E io a quel tempo
avevo tanti sogni meravigliosi!
Anche
se adesso disprezzo profondamente il guardiano di Elysion la mia
storia è iniziata nel suo bianco e immacolato tempio, forse
troppo
immacolato tanto che per i suoi standard io non avevo un'anima
sufficientemente pura per lavorarvi e completare la mia istruzione.
"Non
è che tu non sia buona o che non meriti di diventare una
Menade,"
mi aveva detto Helios dopo il colloquio nel gazebo dove lui nutriva
le molte creature di quel regno surreale "ma la tua energia
spirituale non è costante"
Dovette
notare la mia espressione confusa perché riprese
imbarazzato:
"Davvero Beryl, tu sei una ragazza molto intelligente, e sento
che hai un grande potenziale ma quello che percepisco in te non
è il
sereno e ritmico battere di un cuore ma un frastuono seguito dal
silenzio più totale. Metti ordine nella tua anima, impara il
valore
della mitezza che non è codardia, della
solidarietà che non è
tirannia, del coraggio che non è temerarietà e
violenza." Si
interruppe come se volesse aggiungere altro ma la presenza di un
ospite vestito come un soldato, ma il cui mantello e la cui aria
nobile non avrebbero consentito di scambiarlo per un vile uomo
d'armi, si stagliava nel verde giardino.
Il
principe Endymion, signore di Golden Kingdom, la cui dorata anima
cristallina reggeva e governava la Terra, dai moti convettivi nel suo
nucleo esterno fino agli uragani che spazzavano la sua superficie,
era davanti a me in tutta la sua bellezza.
Alto
e prestante, con i capelli neri che luccicavano nella luce senza
fonte apparente di Elysion, mi guardava con i suoi occhi blu e a buon
ragione apprezzava quello che vedeva.
Sapevo
di essere bella anche nella mia povera veste grigia, i lunghi capelli
ramati che mi scendevano lungo le spalle in onde infuocate, il mio
incarnato perfetto e leggermente abbronzato, la mia altezza
considerevole. Non di certo una bionda ragazzina esile e pallida, ma
capisco che ad un uomo come lui sia piaciuto torreggiare sopra di lei
per proteggerla.
Sicuramente
però non poteva torreggiare sopra di me, ne glielo avrei
permesso,
anche se lo amavo dalla prima volta che lo avevo visto.
Però
nel giardino di Helios quel giorno nessuno poteva immaginare che
Endymion si sarebbe infatuato di quella, la cosa era talmente assurda
che se poco tempo dopo non gli avessi visti non ci avrei creduto.
Era
espressamente vietato ai terrestri di relazionare con gli abitanti di
Silver Millennium, le due stirpi non dovevano in alcun modo
intrecciarsi, sicuramente perché ci ritenevano inferiori e
perché
noi li ritenevamo dei presuntuosi iceberg che stabilivano anche il
clima tramite il loro Eternity Main System, o dove la sovrana poteva
procreare solo una figlia femmina. Vi lascio immaginare il lavoro
degli esperti di biotecnologia e astrologi di corte.
"Devo
andare Beryl, mi dispiace ancora per averti dovuto rifiutare."
La mia espressione adesso non era di confusione ne di vergogna, solo
di aperta sfida.
"Non
preoccuparti, saprò cavarmela anche senza il tuo aiuto. Ho
un enorme
potenziale!" Con un leggero inchino beffardo verso il custode
dal bianco vestito, e uno di esplicita civetteria verso il principe
che invece era completamente vestito di nero me ne andai dirigendomi
verso i giardini del tempio.
Aspettavo
di sentire su di me la confortante e benevola nebbiolina che mi
avrebbe indicato l'uscita da Elysion, quando invece vidi uscire da
una strana spaccatura in un terreno altrimenti curatissimo delle
bolle trasparenti dai riflessi verdognoli che mi attiravano come una
falena è attirata dalla luce.
Un
calore bellissimo e consolatorio mi avvolse, un calore che nessuno
mai mi aveva dato, e una voce dolcissima come cristalli di zucchero
mi chiamò:
"Ciao
Beryl, finalmente ti ho trovato!"
Rimasi
costernata dal fatto che sapesse il mio nome e non risposi.
"Ti
ho cercata a lungo e adesso non ti lascerò mai
più!"
"Ma
chi sei?" lo spavento e la curiosità si contendevano il mio
corpo e il mio cuore.
La
voce emise una breve risata argentina, infatti ne aveva la stessa
consistenza riflettente, brillante e opaca insieme.
"Tu
non puoi nemmeno immaginare chi sia ma puoi chiamarmi Metallia.
Vorrei che adesso che ci siamo presentate tu divenissi mia amica."
Adesso
il suo tono sembrava quello di una ragazzina che rivela un grande
segreto alla sua compagna di giochi. Infantile e suadente.
"Per
potere diventare tua amica dovrei almeno vedere il tuo volto. Da dove
provieni e soprattutto che cosa vuoi?"
"Il
mio aspetto dici? Sei una a cui l'aspetto di sicuro non manca,"
il tono era gelido ma non ostile, "percepisco la tua
fisicità
Beryl e credo che la percepiscano in molti, compreso il principe
Endymion".
Arrossii
profondamente. Riprese a parlare: "Sappi Beryl che l'involucro
di cui sono fatti gli essere viventi di questo sistema solare per
quanto sia appariscente, immediato e abbia una certa forza intrinseca
mi è completamente inutile. Inoltre soccombe alle leggi del
tempo e
dello spazio, è limitato e limitante, mentre io non ho leggi
a cui
obbedire, sono infinita e per arrivare qui, in questo pianeta
azzurro, ho viaggiato per milioni di anni luce in un tuo battito di
ciglia." Le bolle che uscivano dalla fenditura misteriosa si
diradarono e potei vedere un bagliore incandescente che illuminava il
terreno.
Anche
se quella visione mi aveva messo un terrore mai provato prima decisi
di non piegarmi davanti a quella manifestazione che aveva il chiaro
scopo di intimorirmi .
"Ma
allora se sei tanto potente perché hai bisogno di un'umile
terrestre
come me?"la provocai.
"Attualmente
non ho energia sufficiente per arrivare al mio scopo ma ho abbastanza
potere perchè tu lo faccia per me".
Avrei
dovuto essere sorpresa ma l'antica convinzione di essere speciale si
era risvegliata.
"Cosa
dovrei fare?"
"Devi
solo distruggere Silver Millennium!"
"Ma
come posso farlo? Non so niente di quel regno lontano e poi
perché
lo vuoi distruggere? E io potrei distruggerlo? Come faccio? Non sono
adatta neanche per fare la Menade."
"Non
dare ascolto a quello che dice quell'inetto di Helios, lui ha
già i
suoi guai con la Regina della Luna Morta che brama il suo prezioso
Cristallo d'Oro," sogghignò ferocemente. "Il mio padrone,
quello che mi ha creata ha partorito molte creature, più
forti e
motivate di me per spegnere la luce accecante del Cristallo
d'Argento," non capii cosa stava dicendo e a che si riferisse
con creatore, "scommetto che Zirconia starà svolgendo il suo
lavoro egregiamente sobillando Nehellenia e la sua naturale
malvagità."
Le
bolle che uscivano dalla fenditura incandescente adesso erano
talmente tante che mi spaventai ed mi sentii soffocare, caddi a terra
ma prima di svenire sentii la sua voce che diceva vicino al mio
orecchio:" Ancora non è il momento per te ma tieni gli occhi
aperti e spia il nemico."
Forse
quello che ho raccontato non verrà creduto da molti ma giuro
che le
cose andarono proprio così. Mi ritrovai nel mio letto con la
mente
lucida e con tutti i ricordi di quello che mi era successo. Quindi io
ero veramente speciale, non ero una fallita come diceva Helios!
ll
calore che avevo provato quando avevo incontrato Metallia non mi
abbandonò neanche nei mesi successivi, e quando camminavo
ora potevo
farlo con una nuova dignità e un senso nuovo di euforia che
aumentò
quando il principe mi mandò a chiamare.
Sapevo
che lo avrebbe fatto, tutti sapevano che Endymion era un cultore
della bellezza femminile, e lo sguardo che gli avevo lanciato era
abbastanza esplicito e lui non poteva rifiutare.
Divenni
la sua amante e andai con lui quando una delegazione terrestre fu
invitata a Silver Millennium per il rinnovo dei trattati di pace. Con
noi c'erano anche la sua guardia personale composta dai quattro suoi
migliori amici, che chiaramente disprezzavano che io fossi
così
vicina ad Endymion.
Ora
che avevo lui Metallia era caduta nell'oblio e se il ricordo non
fosse stato così chiaro e il senso di calore sempre presente
avrei
dubitato di quell'esperienza.
Arrivati
sulla Luna potemmo vedere la grandezza di Silver Millennium; il clima
artificiale prevedeva splendide giornate e il profumo di sandalo
pervadeva l'aria. Il mare della Serenitatis in cui il regno era sorto
era un bacino colmo di acqua limpidissima e di un azzurro corposo e
denso come sciroppo e non si vedeva il fondo, anche se ogni tanto
apparivano granchi argentati che vi nuotavano dentro.
Tutto
era splendente e del bianco più puro e l'accoglienza era
impeccabile
è cortese. Sapevo che il re era morto e Queen Selene regnava
in
attesa che la figlia diventasse abbastanza grande. Non avevo mai
visto quell'intrigante quindi non è vero quello che dicono
che l'ho
sempre odiata. Non avevo motivi per odiarla.
So
benissimo quando è iniziato il mio odio viscerale per lei.
Ricordo
tutto di quella sera. Volevo solo vedere di nuovo quell'acqua
così
strana e bella, così opaca e ambigua, sembrava una madre che
nasconde i figli perché li vuole proteggere o forse si
vergogna di
loro. Come mia madre che non si curava abbastanza di me neanche per
darmi un'istruzione decente.
Stavo
contemplando il cielo che sembrava uguale a quello sulla Terra, solo
che non diventava mai azzurro di giorno poiché non vi era
atmosfera
che circondasse quell'astro, così il blu dominava tutto e
tutti per
tutto il giorno lunare.
Sentii
un rumore che proveniva dalla terrazza che sovrastava il laghetto
interno collegato al Grande Mare. La vidi per la prima volta, una
figura vestita di bianco e con i lunghi codini dorati che
svolazzavano alla leggera brezza, che scendeva silenziosa da una
scala che non avevo notato perché coperta dall'edera
rampicante che
la copriva interamente. Pensavo che mi avesse visto e quindi mi
volesse raggiungere per parlarmi, ma non si diresse verso di me, anzi
non mi vide proprio perché i suoi occhi blu, potevo vederlo
anche da
qui dietro l'albero in cui mi ero involontariamente o forse no
nascosta, erano tutti per un'altra figura che si stava avvicinando.
Non
potevo credere che lui mi avesse tradito con quel fantoccio di
principessa, non potevo credere che mi avesse tradita per una non
terrestre. Lui, che si era sempre lamentato del ruolo di secondo
piano cui era costretto, poiché a volte la luce della Luna
poteva
anche oscurare quella del Sole.
"Sei
venuto amore mio," la sua voce era smodatamente gentile e piena
di quell'insulsa speranza che io avevo appena perso.
"Non
potevo non venire, da quanto ti ho vista a Elysion non ti ho potuto
più dimenticare!" I due si abbracciarono mentre io
riflettevo
con spietata e inopportuna razionalità su quella
informazione.
Quelli della Luna non potevano venire sulla Terra così come
noi non
potevamo mescolarci a loro. Quindi lei era venuta sulla Terra
probabilmente con la compiacenza di quello smidollato di Helios e
quei due si erano incontrati. Negli ultimi tempi infatti lo avevo
visto molto meno e aveva un'espressione di disagio ma come ricordai
amaramente non di colpa.
"Serenity,
dobbiamo stare attenti, non devono scoprirci o sarà la fine
di molti
mondi, il tuo, il mio e quello dell'intero Sistema Solare!"
"Ma
io ti amo Endymion e non posso più riuscire a nascondere il
mio
sentimento per te," le lacrime le rigarono il volto latteo,
"cosa faremo?"
"Niente
per ora, ci sono già abbastanza problemi che ho
già discusso con
tua madre. Una nuova minaccia arriva dal Sole, me lo ha detto Helios
che ha avvertito un cambiamento nella sua struttura, le macchie
solari stanno aumentando e l'energia delle particelle del vento
solare è mutevole.Non sappiamo cos'è ma
è negativa."
Metallia,
era Metallia. Ora il ricordo emergeva sommergendo tutto, e il calore
a cui l'associavo adesso era un fuoco che non si sarebbe estinto.
Sentivo la pelle bruciare e corsi nella mia stanza, mi guardai nello
specchio e notai che ero pallida e tremante. Qualcosa però
non
andava nel mio volto: gli occhi.
I
miei occhi erano sempre stati il mio punto di forza, cangianti, a
volte azzurri, a volte verdi o anche grigi.
Adesso
avevano una sfumatura rossa che non avevo mai visto e le mie unghie
si stavano allungando innaturalmente.
Decisi
di tenermi per me sia i cambiamenti nel mio corpo che quello che
avevo visto, e quando tornammo sulla Terrà non potei non
cercarla.
La
fenditura che bruciava come la mia anima era ancora lì come
una
ferita che non si rimargina e le bolle erano trasparenti ora.
"Sei
venuta finalmente ma adesso sei pronta!"
Non
risposi a parole ma il mio assenso era esplicito.
"Sai
Beryl ti racconterò una vecchia storia che tutti sulla Luna
sembrano
avere dimenticato, ma io so tutto come il Sole che illumina ogni
cosa, bella o brutta. La regina della Luna Morta quando la giovane
principessa nacque decise di presentarsi non invitata alla festa, e
come regalo per il nuovo membro reale le predisse che non sarebbe mai
diventata regina." Il silenzio era assordante ma pieno di
significati. Ormai tra noi le parole non erano più
necessarie.
"Queen Beryl, vuoi aiutarmi a fare avverare questa profezia?"
Io
accettai.
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Capitolo 3 *** L'età dell'acqua ***
Sono
immersa qui,nella Grande Madre, e come un neonato nel liquido
amniotico sento ogni cosa, ogni movimento,ogni vibrazione, ogni
pensiero. Le onde si propagano da me e attraverso di me, le sento
arrivare e le sento partire e il loro costante e lento rifluire
è
come una ninnananna che mi culla e mi aiuta a sopportare il difficile
compito che attende una principessa.
Lo
sento arrivare, ci speravo che lo facesse anche se la mia naturale e
odiata insicurezza mi faceva temere che non fosse abbastanza
interessato ad una ragazza timida come me. Ma adesso è qui,
dove
deve essere, dove devo essere io,finalmente.
Quando
decisi di partire per Mercurio mi ero autoconvinto che fosse solo per
ordine del mio Master, preoccupato per gli strani accadimenti che
avvenivano sul Sole ed essendo quel pianeta il più vicino
alla mia
meta era naturale e giustificato che mi recassi lì per
controllare.
Come
uno dei generali del potente Endymion, principe di Golden Kingdom
è
mio dovere perlustrare un territorio in cui si sta insidiando una
probabile minaccia, anche se devo dire che non ne ero molto convinto,
la giudicavo più una misura allarmista.
Accettai
per vedere lei.
Nessuno
avrebbe mai pensato che Zachar, uno dei dei più potenti
uomini sulla
Terra, comandante del settore europeo e uno dei più grandi
esperti
di mineralogia, si fosse infatuato di una donna. Non una donna
normale, ne una terrestre, ma della Signora di Mercurio in persona.
Anzi,
i miei soldati all'inizio della mia carriera militare ridevano di me
e mi sfottevano per la mia profonda amicizia con il mio mentore, Lord
Kaspar, a cui devo tutto e che insieme al mio Master rappresentavano
un tempo il mio mondo. L'esercito non perdona e ho dovuto subire
molte angherie mentre il grado e il prestigio di Kaspar lo hanno
protetto almeno da questo. Lo sapevo ed ero preparato ma tutto
ciò
mi aveva indurito, non nel senso che fossi duro o glaciale, anzi ai
motteggi e agli sberleffi avevo risposto con un'ironia pungente e un
certo bonario spirito sardonico che mi aveva poi salvato. I veri
soldati amano il cameratismo più di quanto odino
l'omosessualità.
Inoltre
il mio aspetto femminile, minuto, con un'ossatura gracile ma nobile,
i lunghi capelli color sabbia e le iridi verde acido non mi aiutava.
No,
la mia durezza era piuttosto una immensa capacità di
adattamento,
quella che ti spinge a tutto per raggiungere i tuoi obbiettivi, che
ti fa usare mezzi puliti e sporchi, sia per farti accettare dai tuoi
sottoposti, anche quelli che disprezzavo, o scavalcare un collega,e
decretarne la fine.
Ero
disposto a comportarmi così anche con lei e partii con
questa
convinzione. Devo dire che per un terrestre viaggiare fino a Mercurio
non è facile, anzi sono convinto che raggiunsi il suo
castello che
orbita attorno al suo pianeta solo per sua volontà.
La
navicella che mi trasportava recava il simbolo della Terra, un
cerchio diviso da una linea orizzontale, l'equatore, e una linea
verticale, quella che univa i due poli.
Potete
immaginare il mio stupore quando arrivai e non vidi altro che nebbia;
mi figuravo il Mariner Castle come una splendida fortezza di come se
ne vedono molte sul mio pianeta, invece qui c'era solo questa informe
palla di nebbia che si spandeva per centinaia di kilometri in
larghezza e in lunghezza e racchiudeva, invitante e filacciosa
chissà
quali meraviglie.
Il
mio luogotenente guardò sbalordito quella muraglia bianca e
non fece
cenno di seguirmi quando dalla mia navicella sbarcai direttamente ad
un molo sospeso nel vuoto costruito ed elegantemente lavorato, di un
azzurro acquamarina. Quando vi appoggiai i piedi però notai
che era
acquamarina e pensando che camminavo come un'ebete nello spazio sopra
Mercurio senza altro sostegno che un pontile di acquamarina ebbi il
profondo terrore che il molo non reggesse il mio peso e io avrei
vagato ininterrottamente in quel blu privo delle tre dimensioni.
Il
pontile però resse, e mi feci coraggio,guardai meglio
quell'ammasso
informe per vedere se c'era una porta, un passaggio ma inutilmente.
Evidentemente
non mi voleva e feci per tornare indietro, poi notai un bagliore
azzurro ghiaccio che prima era un puntolino che si ingrandì
come
dotato di vita propria, la sua vita; credevo che per qualche magia
sarebbe diventato un portale ma di nuovo dovevo essere stupito, le
logiche terrene qui non funzionavano perciò mi arresi e
aspettai. Il
punto che ormai era una nuvola azzurra all'interno della grande
nuvola bianca in un baleno si depositò per terra,
perché adesso
potevo vedere il suolo, e formò una strada di un azzurro
fluorescente che splendeva e si perdeva nelle vastità di
Mercurio.
Non potevo rimanere lì quindi feci un cenno al mio
luogotenente che
fu molto felice di ripartire.
Seguendo
il percorso che gentilmente mi era stato offerto, perché era
un'offerta, ne ero sicuro, mi ritrovai sulla riva di un lago che non
so neanche se definirlo lago. Posso solo dire che era talmente
cristallino che i fondali si sarebbero potuti vedere anche se fossero
stati in profondità; da lì non vedevo niente e
l'unica cosa che vi
si rifletteva era solo il cielo stellato di Mercurio, così
diverso
dal mio, con strane scie dorate che dalle informazioni raccolte
doveva essere il pulviscolo solare che raggiungeva con
facilità quel
pianeta, così che la superficie lacustre era anch'essa
dorata e
luminosa. Acqua di un oro luminoso. Cielo di un oro luminoso.
Così
sopra, così sotto.
Scrutai
la riva dove mi trovavo per vedere se vi era qualcuno che potesse
scortarmi al castello ma nel buio notai solo una barca, anche questa
proveniente da un unico blocco, che doveva essere immenso, di
acquamarina con decorazioni floreali che poi identificai come gigli.
Se
voleva farmi remare avrei remato.
La
scia azzurra proseguiva anche nell'acqua e risplendeva
nell'oscurità
come una guida; dalla barca mi sporsi per vedere i famosi fondali ma
tutto quello che vidi fu l'abisso. Di nuovo ero sospeso sopra
Mercurio e galleggiavo in quell'acqua che non si sapeva dove andasse
a finire, ormai però non temevo più di cadere e
decisi che per non
perdermi in quel mondo così strano dovevo fissare quella
azzurra
corrente serpentina, il mio appoggio che non mi lasciava mai,
così
non mi accorsi della montagna che mi sovrastava. Quando ne presi
coscienza cercai di vedere meglio che cosa fosse, se fosse davvero
una montagna, oppure era un'isola o pensai con un brivido una
creatura marina che infestava il lago. Per ora era solo un alto e
nero cumulo di massa sconosciuta che si ergeva in mezzo a quel
mercureo chiarore ma inspiegabilmente sentivo che era lì che
dovevo
fermarmi. Non c'era un approdo quindi con la preziosa barca
intrapresi il giro della massa,anche per soddisfare la mia
curiosità.
Lo
notai subito appeni lo vidi, la scia azzurra era sparita da un pezzo
ma ora la ritrovai anche se non aveva più la forma di un
serpente-guida. Adesso era un immenso ghiacciaio che si abbarbicava
nella parete nera e il contrasto tra quel nulla oscuro e la
fluorescenza azzurro ghiaccio rendeva le mie membra piene d timore
reverenziale e meraviglia assoluta.
Accostai
la barca ad un altro pontile che però era sormontato da due
colone
di marmo azzurro e il cui architrave raffigurava una lira sempre di
marmo azzurro. Mi avvicinai all'entrata del ghiacciaio, non c'era
nessun ostacolo che me ne impedisse l'accesso e percorsi corridoi di
ghiaccio che gettavano bagliori surreali intorno a me. Per quella che
sembrò un'eternità e senza che incontrassi
nessuno dei dignitari di
Princess Mercury, dovevo ricordarmi di chiamarla così, vagai
fino a
sbucare in un altro corridoio che però non aveva le pareti
di
ghiaccio bensì di semplice mamo con venature azzurre che lo
rendevano poroso. Mi avvicinai e vidi che dal muro uscivano ad
intermittenza piccole gocce d'acqua che colavano lungo il muro per
depositarsi in piccole cisterne che bordeggiavano tutte le pareti,
decorate con gigli argentati e azzurri. Seguii di nuovo quello che
oramai era il mio criterio, va dove ti porta l'azzurro.
Se
il silenzio rotto da un persistente gocciolio prima era stato
irritante e colpiva le mie orecchie fastidiosamente, ora era di
qualche conforto, mi stavo avvicinando a lei . Lo sentivo. Era
vicina.
Seguii
nuovamente l'azzurro quando una serie di biforcazioni mi costrinsero
ad una scelta, infatti mi si parò davanti una lunga serie di
scalini
ricoperti di un soffice velluto di quel colore famigliare che mi
portò alla più grande piscina che avessi mai
visto.
Endymion
ne aveva una e io e gli altri suoi tre generali nonché
migliori
amici ci eravamo trastullati spesso lì, ma non era
paragonabile a
quelle proporzioni. Guardando meglio mi accorsi che non era tanto
larga quanto profonda, ma niente vuoto in fondo come temevo, niente
sensazione di sprofondare nell'abisso ora. Il fondo c'era eccome solo
che era a parecchi metri al di sotto del livello di quell'acqua
chiarissima, un terrestre non avrebbe potuto raggiungerlo senza
bombole d'ossigeno.
Mi
avvicinai al bordo e guardai giù, sapevo che c'era qualcuno
ma quel
qualcuno non era dentro l'acqua.
Una
figura bianca e bassa, con corti capelli neri dai riflessi blu si
stagliava a pochi metri da me,spaventata e imbarazzata. Gli occhi di
un azzurro intenso si fissarono sui miei e le sue guance avvamparono.
Princess
Mercury, la Signora di Mariner Castle e del pianeta più
vicino al
Sole era davanti a me in tutta la sua nudità.
"Ti
stavo aspettando!" le sue parole erano smentite dalla sua
reazione. No, cara, tu non mi aspettavi affatto, o forse non
così
presto. Sfacciatamente posai lo sguardo sul suo corpo nudo e
bagnato e lei notandolo con un gesto fluido della mano fece
cristallizzare le goccioline che la ricoprivano, e queste,come rami
di un ghiaccio vivo la avvolsero tutta e con uno scoppio che mi fece
ritrarre apparve da sotto il ghiaccio, o forse era il ghiaccio
stesso, un regale abito azzurro.
"Non
credevo che giungessi al Terzo stadio così in fretta, ti ho
sottovalutato Zachar ma sono contenta che tu sia giunto fino a me!
"Terzo
Stadio?" le domandai per nascondere il piacere che mi avevano
provocato le sue parole. La dolce, timida e razionale Princess
Mercury era felice di vedermi!
Non
speravo di suscitare il suo interesse quando l'avevo vista la prima
volta su Silver Millennium qualche mese fa durante il rinnovo dei
trattati di pace. Io e lei siamo molti diversi e tutti sapevano che
le Sailor Guardiane sono inavvicinabili per i terrestri e questa
ninfa acquatica più di tutte. Abbiamo parlato solo
perché per un
capriccio mi ero messo a suonare il pianoforte, una delle mie grandi
passioni,me la ricordo anche adesso la melodia, A fabricated
forevermore, e lei si era avvicinata a me con sorpresa di tutti e mi
aveva accompagnato con la lira. Per tutta la durata della mia
permanenza sulla Luna avevamo parlato di musica, astronomia e
mineralogia; lei aveva affermato che i miei occhi erano uguali a
quelli della zoisite che portavo appuntata alla mia uniforme.
"Dov'è
la tua zoisite?"mi chiese inaspettatamente.
Ormai
i suoi poteri di chiaroveggenza non dovevano più
sorprendermi.
"L'ho
sostituita con questa pietra, il berillio che è il regalo di
un'amica". Beryl non era mia amica ma le dovevo un favore
perché
aveva convinto lei Endymion a mandare me su Mercurio.
La
mia risposta sembrò contrariala, forse era gelosa. L'idea mi
galvanizzò enormemente.
"Ti
stava meglio l'altra, si intonava ai tuoi occhi, sei sicuro che vuoi
tenere quella?" il suo tono era molto serio, anche troppo,mi
sentivo sotto esame.
"A
me piace e poi devi ancora rispondermi, cosa è il Terzo
Stadio?
Per
un attimo vidi delusione nei suoi occhi ma fu una sensazione
fuggevole subito sostituita dall'aria della professoressa che insegna
all'allievo testardo.
"L'acqua,
il mio elemento è presente in natura in tre stadi, allo
stato
aeriforme cioè la barriera di nebbia che hai visto quando
sei
arrivato, allo stato liquido rappresentato dal lago artificiale che
ho creato e allo stato solido, questo posto"e allargando il
candido braccio si rivolse a tutto ciò che ci circondava.
"Questi
tre stadi sono delle misure di sicurezza che devono proteggermi sia
da invasori umanoidi sia dal Sole che qui non è fonte di
vita come
sulla Terra ma di morte"concluse pensierosa.
"Se
vuoi comprendere le miei parole vieni con me e ti mostrerò
cosa
significa vivere su Mercurio!"
Avrei
voluto parlare ancora un po' di noi, avrei voluto avere io il
controllo della situazione, ma il mio fascino macchiavellico con lei
non funzionava. Come si può tenere l'acqua tra le mani?
La
seguii fuori dalla caverna di ghiaccio che era a quanto pare solo una
parte del castello, quella più interna, e insieme a lei
percorremmo
a ritroso il cammino che avevo fatto; quando arrivammo alla sponda
del grande lago trasparente dove iniziava la barriera di nebbia ci
fermammo e di nuovo con sinuosità lei con un movimento quasi
impercettibile smosse quella caligine azzurrina che si
diradò
lentamente fino a formare un vero e proprio buco sullo spazio
sconfinato. Ricordo come adesso che rimasi stupito di come fosse
labile il confine tra il terreno ricoperto di un'erba quasi blu e il
nulla. Se avessi fatto un altro passo sarei precipitato di sotto o
forse per la mancanza di gravità sarei volato via.
Mi
avvicinai a questo confine alzando le mani quasi aspettandomi un muro
invisibile che separasse i due mondi rendendoli come la mia mente,
funzionante a settori ben distinti ma lei mi fermò.
"Non
lo farei se fossi in te,l'unica cosa che non ti risucchia nel vuoto
è
la mia forza di volontà, l'unica cosa che sostiene il mio
rifugio è
il mio potere e lo sto consumando considerevolmente per mantenere
aperto questo varco", rabbrividii e mi allontanai con tutta la
dignità che ancora possedevo.
"Questa
nebbia proviene dal mio fiato ed è l'unico mezzo
affinché il mio
castello e le persone dentro non brucino all'istante per il calore
del Sole, l'acqua del lago è il mio sangue che permette a
tutti di
muoversi da Mercurio all'intero Sistema Solare, la caverna di
ghiaccio dove risiederai è il mio cuore che è
dove io mi rifugio e
dove accolgo pochi eletti,come te."
Non
mi diede il tempo di compiacermi di questa frase perché
proseguì:
"Se
abitassi su Mercurio potresti vedere sorgere il Sole due volte e
tramontare due volte, se stessi in un qualsiasi punto del mio pianeta
ammesso che resistessi a temperature di 300° potresti osservare
il
Sole nello stesso identico punto per 176 giorni, Sole che non
è quel
disco baluginante che vedi sulla Terra ma è quello"e mi
indicò
un punto"quella mostruosità è il Sole per noi!"
E
la vidi davvero quella mostruosità, perché
l'astro che a noi
terrestri da vita e tepore lì era immenso, una gigantesca
sfera
rossa, non gialla, e potevo vedere che in quella direzione il cielo
non era blu ma di un bagliore arancio, come se andasse a fuoco. Per
un attimo, e solo per un attimo che sarebbe però bastato a
sciogliermi senza la presenza di Mercury sentii sulla mia faccia una
folata di aria invisibile ma incandescente, poi la mercurea
protezione altrettanto invisibile si ricompose interamente e io potei
riprendermi da quell'esperienza.
"Sarai
molto stanco Zachar, dovresti riposarti, vieni, torniamo a casa, Maia
ti mostrerà la tua stanza!"
Non
potei fare altro che seguirla, di nuovo impotente, io che volevo e
che avevo sempre il controllo della situazione ero nelle sue mani. Le
mie mani non potevano afferrare l'acqua ma le sue mani potevano
consumare il mio spirito.
Mi
svegliai senza sapere quanti giorni, mesi o anni erano passati,
Mercurio aveva un giorno molto lungo ma il suo moto di rivoluzione
era veloce. Due albe e due tramonti,già.
Non
avevo dormito molto bene, avevo una strana agitazione,
un'inquietudine che mi pervadeva l'animo ma il pensiero di incontrare
Mercury mi fece dimenticare di cercarne le cause. Non era importante,
volevo solo godermi queste giornate con lei e magari chiederle
qualche informazione sulla minaccia proveniente dal Sole. Maia fu
l'unica altra persona che vidi, completamente vestita in azzurro con
il solo simbolo astronomico di Mercurio, il caduceo che ornava la sua
divisa. Mi accompagnò in una grande biblioteca dove
però c'era un
angolo allestito all'accoglienza degli ospiti, con varie sedie e un
tavolino di bambù intarsiato di venature di turchese; il
tavolo era
apparecchiato con vari piatti, una torta di un giallo vivo e piccoli
triangoli bianchi farciti con qualcosa di estremamente gustoso. Dopo
essermi servito, Mercury non aveva potere su tutto e di certo non sul
mio stomaco,mi annoiai e mi avvicinai allo scomparto di libri
più
vicino leggendo vari titoli.
La
storia del Cristallo d'Argento.............................rimanda
pag 458
a
Leggende dei Sette Malvagi
Non
so cosa mi avesse spinto verso quel libro, so solo che fu un impulso
che non mi apparteneva, un impulso malevolo che guidò la mia
mano e
i miei occhi su quella strana leggenda di sette mostri, creature del
Male, che erano legati a doppio filo a sette cristalli, i cristalli
dell'Arcobaleno che componevano il potente Cristallo d'Argento. Chi?
Chi mi aveva fatto notare che il bene è sempre legato al
male e che
è molto pericoloso cercare di dividerli? Ricordo solo dei
capelli
ramati, sono confuso e mi manca la mia zoisite, mi manca non poter
contattare il mio Master e chiedergli un consiglio. Un tonfo, il
libro che cade simultaneamente ad una porta che sbatte.
Mercury
è nella stanza e i suoi occhi ora sono azzurro ghiaccio, la
sua
statura e più imponente e non c'è traccia di
rossore o infantile
incertezza sul suo viso. Sono io che arrossisco.
"Stavo
solo cercando qualcosa da leggere"cercai di scusarmi.
"Vedo
che hai già mangiato!"i suoi occhi erano tornati subito
azzurro
intenso e non avevo più la sensazione di sfracellarmi contro
un
iceberg almeno. Ero tornato in me ed ero pronto a rimediare per il
mio comportamento maleducato. Ma ancora una volta lei mi sorprese:
"Vieni
con me, facciamo una passeggiata nel mio giardino".
Non
potei non accettare e poi ero curioso, chissà cosa aveva in
mente.
Avevo capito che ogni sua azione era solo la conclusione di una lunga
elaborazione di dati, analisi psicologica e intuizione. Se non avessi
sentito il suo profumo di gardenia che emanava, se non avessi toccato
la sua pelle morbida e se non avessi visto la tenerezza nei suoi
occhi quando arrossiva avrei ipotizzato che fosse un'automa.
Vagammo
per lunghi corridoi, di nuovo, fino ad arrivare ad un portale di
colonne di marmo azzurro che davano su un giardino senza piante ne
fiori o normali elementi che si trovano nei giardini.
"Non
è proprio un giardino, è più un luogo
in cui anche una principessa
può respirare liberamente!mi confidò. Il gelo di
poco prima era
scomparso.
Mentre
camminavamo in questo enorme spazio pieno di colonne che sembravano
messe lì a caso, la sensazione di estraneità che
avevo provato in
biblioteca si rimpadronì di me e io non seppi trattenere
questa
nuova emozione, di sfida,di competizione, di melliflua provocazione.
"Non
ho mai visto una biblioteca grande quanto la tua, nemmeno su Silver
Millennium"dissi con tono noncurante"ma loro non ne hanno
bisogno, si credono perfetti, invece chi ama i libri cerca la
perfezione e sa che non la troverà mai".
Non
rispose ma si limitò ad indicarmi il percorso da seguire
come il suo
serpente azzurro che mi aveva mandato per raggiungere il suo
castello. Il serpente!
"Ora
capisco cosa è il caduceo, è un serpente!"
"Il
caduceo è un bastone con due serpenti, come la terra e il
cielo, il
bene e il male, la malattia e la sua medicina, ecco cosa è
Mercurio,
ecco cosa sono io!"
“Ribadisci
la tua grande potenza ma sei ridotta a fare da balia ad una
principessa che preferisce flirtare con i terrestri piuttosto che
occuparsi del suo popolo. Ho sentito delle voci che stanno iniziando
a circolare sulla Terra anche se personalmente non ci credo, Queen
Selene non lo permetterebbe mai! Ma il malcontento sul mio pianeta e
l'insofferenza verso il Regno della Luna sta crescendo. Potresti
unirti a noi, con i tuoi poteri e la tua intelligenza potremmo
evolverci più rapidamente, potresti essere un contributo
molto
importante per gli umani". Non volevo pregare ma il mio tono
senza rendermene conto era una supplica. Le presi il volto tra le
mani e le baciai teneramente la guancia umida. Non volevo rinunciare
a lei.
"Perché
piangi?"
Non
rispose perché nel frattempo eravamo arrivati ad una fontana
piena
di quell'acqua cristallina che ora conoscevo bene. Non poteva essere
meno che pura, altrettanto il candore di Mercury era virgineo e
immacolato come la statua che si trovava al centro della fontana.
"La
Vergine di Mercurio, il simbolo della costellazione sotto la quale
sono nata"sussurrò.
Potei
notare infatti che nell'acqua era riflessa la costellazione della
Vergine che splendeva in cielo in quel momento. Così sopra,
così
sotto.
Mi
voltai di nuovo verso di lei ma questa volta il suo viso era
asciutto.
"Zachar,
non tradirò il mio popolo nemmeno per te, ti amo, te ne
sarai
accorto, e anche se stasera giacerò con te tradendo il mio
destino e
il mio dovere domani sarà tutto uguale a prima. Il ciclo
dell'acqua
non si interrompe, anche se per un momento questa si intorbidisce o
tentenna per gli ostacoli che le si parano davanti. Tu hai fatto la
tua scelta, io ho fatto la mia!".
Non
sapevo che cosa volesse dire, non mi sembrava di avere fatto una
scelta ne che il suo sacrificio fosse così grave ma non mi
importava. La volevo, l'irraggiungibile Signora di Mercurio e l'avrei
ottenuta. Avevo vinto di nuovo.
Se
ne andato, e io sono di nuovo qui, nella Grande Piscina che
è la
Grande Madre,di nuovo azzurra e limpida, da sola in questo gelo senza
macchia. Il 65% del mio corpo composto da acqua è felice di
questo,niente più tentazioni, niente più pietre,
anzi zoisiti che
possano increspare la tranquillità del mio cuore, ma il
resto del
mio corpo soffre perché lo amo e lui mi amava, anche se
presto mi
dimenticherà. Io so che non lo dimenticherò.
L'acqua non può
essere afferrata ma ti entra dentro perché essa ti ha dato
la vita e
la speranza.
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Capitolo 4 *** L'età delle catene ***
Appena
apro gli occhi lo vedo, scuro, muscoloso, che dorme al mio fianco e
io stretta a lui come se questo momento dovesse durare
un'eternità
anche se so che non è così. La mia mano passa tra
i peli ispidi del
suo torace e sento che si sta svegliando. Peccato perché
guardarlo
dormire e passare le mie dita tra i suoi lunghi capelli
prematuramente bianchi è uno dei grandi piaceri a cui
pensavo di
dover rinunciare. Ma a lui non rinuncio,qualunque cosa accada.
Mi
svegliai quando il mio corpo decise che era abbastanza riposato per
affrontare un'altra giornata. Su Venere le giornate erano molto
più
lunghe,i normali ritmi circadiani sballati; un giorno terrestre qui
equivaleva a circa un anno nel mio pianeta; non essendoci un costante
passaggio tra il giorno e la notte non sapevo quando dovevo dormire
ne quando dovevo alzarmi. Così nel periodo che passai qui mi
spogliai gradualmente di tutti gli anacronismi della Terra,di tutte
le vecchie abitudini,le quotidianità della mia vita e rimasi
puro
istinto.
Dormivo
quando ne avevo bisogno e mi alzavo per lo stesso motivo.
La
mia compagna non sembrava lamentarsi, anzi apprezzava che io
finalmente mettessi da parte tutte le responsabilità di
generale
dell'esercito, di perfetto soldato, di perfetto amico.
Non
fraintendetemi, sono molto legato ad Endymion, darei la vita per lui
e per il nostro popolo, e nessuno sa quanto Zachar sia come un
fratello per me, a volte anzi lo considero quasi un bambino
capriccioso di cui prendermi cura; ma spesso tutto questo mi pesa
come un fardello, vorrei essere semplicemente Kaspar, l'uomo che
sotto tutto quel gelo e freddezza ama con una passione quasi folle
una principessa.
Mi
giro lentamente per non svegliarla ma i suoi occhi azzurro chiaro
sono già aperti e il suo sorriso contagioso e birichino mi
da il
buongiorno.
Invece
di alzare la mano per accarezzarla come avrei voglia di fare guardo
con compiacimento evidente il suo corpo nudo, bianco e splendente, i
lunghi capelli biondi che la avvolgono,e penso che davvero è
la dea
dell'amore.
“Venus,non
sai neanche l'effetto che mi fa guardarti”le sussurrai.
“Invece
lo so”ridacchio divertita guardando la mia
virilità ergersi sotto
le lenzuola. Almeno avevo avuto il pudore di coprirmi mentre lei era
completamente disinibita.
Come
una gatta che fa le fusa si strusciò a me e per quel mattino
che non
era mattino non ci furono altre parole.
Mentre
ci rivestivano qualcuno bussò deciso alla porta:
“Avanti”adesso
era Princess Venus che parlava,autorevole e ferma.
Entrò
Noga,la sua cameriera personale che però non
guardò la sua padrona
anche se si rivolgeva a lei, stava osservando me.
“E'
arrivato questo per Lord Kaspar,mia signora”e con un inchino
sparì
come era entrata,silenziosa e precisa.
Venus
mi osservò mentre mi consegnava il plico che attendevo, i
quotidiani
rapporti che ricevevo dalla Terra.
Guardai
accigliato quello che vi era scritto e poi glielo passai quasi con
disgusto.
“Allora
le voci sono vere”disse in tono piatto, non mi sembrava
sorpresa
dalle notizie. Kaspar,quanto sei sciocco,lei sa benissimo che
è
tutto vero.
Mi
rivolsi a lei con rabbia:
“Certo
che è tutto vero,e tu ne eri al corrente da mesi. Sei quella
che le
sta più vicina quindi sapevi quello che faceva e con chi lo
faceva.”
Mi
voltai per afferrare la giacca della mia uniforme e feci per
andarmene ma lei mi fermò.
“Si,lo
sapevo ma non avrei potuto fare niente per
impedirlo”sospirò e io
aspettai che il senso di colpa affiorasse dal suo sguardo ma non fu
così. Questo mi fece infuriare ancora di più.
“Ammettilo
che l'hai aiutata nelle sue fughe sulla Terra,l'hai coperta con
Pandia, con sua madre e con le altre Guardiane. Sapevi che Serenity
si incontrava con Endymion di nascosto sul nostro pianeta,che si
erano innamorati. Bleah..........un principe terrestre con una
aspirante al trono della Luna.............è
inammissibile!”
“Non
credi nel potere dell'amore Kaspar?”aveva sopportato
umilmente la
mia predica furibonda ma adesso i suoi occhi erano ammiccanti come
nel nostro talamo, ora tutto il potere di Venere rifulgeva in lei e
io persi tutta la mia ira.
Sarei
caduto in ginocchio davanti a lei ma non potevo permettere che quella
fosse la mia risposta alla sua domanda.
Così
con un enorme sforzo mi voltai e con un tono permaloso continuai:
“L'amore
non è per tutti, alcune persone non se lo possono
permettere, ci
sono cose più importanti come gli ideali,i doveri di un
principe nei
riguardi del suo popolo, le tradizioni,il destino di milioni di
persone. Endymion sa benissimo che questo amore è
impossibile per
lui, non farà la sciocchezza di mettere a repentaglio
tutto,i
trattati di pace,il benessere delle persone di cui ha la
responsabilità..........”non riuscivo neanche ad
afferrare tutte
le implicazioni di quella situazione se la vicenda fosse stata di
dominio pubblico.
L'orrore
sulla mia faccia doveva essere evidente perché Venus si
avvicinò e
quando tornai al presente dopo avere visto uno spicchio di
futuro,vidi che la donna che mi stava davanti non era più la
Signora
di Venere ne la dea dell'amore, ma solo una faccia amica, la migliore
amica che avessi, la mia confidente, una compagna che mi stava alla
pari a cui non dovevo fare la guardia, a cui non dovevo dare
protezione ma solo fiducia. Una cosa difficilissima per me, per Lord
Kaspar.
“Nessuno
per ora sa di questa storia, Queen Selene non lo permetterà
e io
cercherò di convincere Serenity a
ragionare,però.............”il
suo tono era dubbioso”non posso chiederle di non
amare!”
Pensai
di sbagliarmi ma le sfuggì un singhiozzo anche se nulla poi
tradì
questa mia percezione.
“Io
non sono come Mercury, lei la rimprovera quando non si applica nei
suoi doveri, Mars trova sempre un motivo per criticarla ma so che le
vuole bene come nessun altro mentre Jupiter, beh, lei farebbe a pugni
con Chaos stesso se minacciasse l'incolumità di
Serenity”
“Ma
io........io e lei,non so come spiegarlo,siamo complici,a volte
abbiamo le stesse espressioni,le stesse idee bizzarre,io la
comprendo!”
Si
accasciò su una sedia, e io che l'avevo vista sempre vitale
e
dinamica mi spaventai, sembrava una rosa precocemente appassita; poi
un fruscio, qualcosa di morbido e peloso che si attorcigliava alle
mie gambe per poi dirigersi verso la donna con l'elegante abito
giallo che stringeva le mani a pugno.
“Artemis,sai
sempre quando ho bisogno di te!”
Il
buffo gatto bianco con la macchia a forma di luna crescente sulla
fronte miagolò di piacere quando lei lo prese al caldo tra
le sue
braccia.
Devo
ammettere che persino in quel frangente provai invidia per il felino
e desiderai essere al suo posto.
“Fortunatamente
per noi non ci sono le stesse restrizioni, tu sei una Guardiana, non
un membro della famiglia reale della Luna!”lo dissi con un
tono
leggero, per allentare quel clima di tensione ma mi accorsi che se
non fosse stato così, se lei ed io non ci saremmo potuti
frequentare, la mia integrità che vantavo tanto non mi
avrebbe
salvato da questo sentimento.
“Non
credere che i dignitari di Silver Millennium non disapprovassero,
all'inizio della nostra relazione scappavo per i nostri appuntamenti
di nascosto ,non sapevo come dirlo a Queen Selene, è stata
così
buona con me”
Il
gatto bianco, quello sbruffone avido di coccole che avrei dovuto
avere io, si era addormentato e Venus sembrava molto più
calma.
Si
alzò, appoggiò delicatamente la bestiola sul
letto e mi prese per
mano.
“Vieni,andiamo
a mangiare qualcosa. Poi ti condurrò nel cuore di Magellan
Castle!”
A
questo punto vorrei descrivervi il palazzo in cui risiedevo e dove
Princess Venus esercitava al livello massimo il suo potere; esso
ruotava attorno a Venere e quando ero arrivato qui poche settimane
fa?(il tempo è relativo) mi ero guardato attorno sbalordito.
Infatti
Venere è il pianeta più caldo del Sistema Solare
non perché si
trovi relativamente vicino a quella stella calda ma perché
è
avvolto da nubi di anidride carbonica e azoto che rendono l'aria
irrespirabile e creano un effetto serra spaventoso,con temperature di
500°, nuvole che non sono nuvole ma nebbia spessa e umida.
Oltre a
questo la pressione su Venere è 90 volte quella terrestre
quindi il
germogliare della vita è impossibile. Per proteggere la sua
dimora
dal caldo torrido che arrivava da Venere il castello era protetto da
una barriera arancio traslucida cristalliforme mentre il castello era
formato da due coni di dimensioni diverse apparentemente non uniti,
anche se percepivo una forza che li teneva insieme.
Quando
chiesi spiegazioni a colei che mi aveva ospitato ella mi condusse
nella parte superiore del secondo cono, quello più grande,
dove io
ero atterrato e che rappresentava l'entrata del palazzo che si
sviluppava in verticale verso il basso. Mi fece notare che nel punto
in cui i due coni si univano, in alto e ancora non so cosa li teneva
sospesi,si trovavano due rombi luminescenti, di un giallo brillante
che mandavano però un suono metallico.
“Quelli
sono le colonne di questo posto, si potrebbe dire che mantengono
stabile la mia casa”ridacchiò divertita.
“Questi
coni sembrano quasi una bilancia se non fosse che sono diversi, non
proprio una bilancia equilibrata!”
“E
mai quale bilancia lo è! Il simbolo della bilancia non
significa
equilibrio, come credono tutti, ma è l'opposto; raramente
nella
natura, nell'uomo o in ogni fenomeno tu puoi trovare equilibrio, il
piatto pende da una parte o da un'altra, deve farlo, la nostra stessa
sopravvivenza è data dal fatto che siamo più
forti degli animali,
che a loro volta mangiano le piante; la catena della vita prevede una
parte più forte e una più debole che si alternano
ma non sono mai
allo stesso livello. Sarebbe la società perfetta ma anche la
fine di
tutti noi.”
Un
bagliore viola mi attraversò, come qualcosa che ti appare
nella coda
dell'occhio, che cerchi di afferrare ma ti sfugge. Lo stesso
presentimento di quando avevo letto quel dispaccio segreto, un senso
di catastrofe imminente.
“I
due rombi luminosi sono il perno della bilancia della vita, che
alcuni chiamano destino, fato, provvidenza, o Dio, un giudice
supremo, qualcuno al di sopra di tutto e tutti, il punto di
riferimento che, si voglia o no, evita che un piatto prevali
totalmente sull'altro, anche se a volte sembra non esserci!”
Durante
il suo discorso ero stato in un silenzio sorpreso, non avevo mai
conosciuto il suo lato filosofico, o almeno non il lato filosofico
serio,perché a volte proclamava proverbi buffi che mi
facevano
inaspettatamente ridere.
A
questo pensavo mentre correvamo per i corridoi seguiti dal gatto
bianco, con lei che continuava a tenermi la mano mentre mi trascinava
sempre più in basso, e scendevamo molte scale, i nostri
passi che
rimbombavano su piastrelle luminescenti.
Quando
mi fermai per prendere fiato, notai che la luminescenza era dovuta a
piccole farfalle dorate che erano intrappolate dentro le piastrelle,
creature che sbattevano le ali, incatenate nel sottosuolo, calpestate
ma ostinatamente vive.
Quando
ero ormai sicuro che saremmo sbucati dall'altra parte del cono la mia
amabile guida invece mi condusse in una stanza immensa dove vi era un
trono, vi facemmo l'amore ricordo ma quello fu poi, degli oggetti
antichi e la cosa che mi colpì di più,una grande
statua a grandezza
naturale,che era eretta su un piedistallo pentacolare, e che
rappresentava una ragazza somigliante a Venus ma i cui capelli e il
pube erano di un magnifico rame dorato.
“Ehi,ma
tu non sei rossa!”ribattei ridendo, certamente non per
offenderla,
ma mi arrivò lo stesso un pugno scherzoso alla spalla.
“A
me piaci anche bionda e...............ma quello
cos'è?”
Nel
punto in cui doveva trovarsi il cuore c'era un foro e quando guardai
meglio vidi un bagliore arancione.
“Questa”disse
prendendo una grossa perla di quel colore che si trovava nel
bucoӏ
il Venus Droplet, la sostanza perlacea che è uscita dal mio
corpo
quando sono nata, è una reliquia dei venusiani.”
“Ma
è il Venus Cristal? Ho sentito di qualcosa del genere che
voi Sailor
custodite.”
“No,
il cristallo che racchiude il potere di Venere è la mia
anima,non il
mio cuore!”
“Quindi
questa perla rappresenta il tuo cuore?” Avrei tanto voluto
stringere quella reliquia tra le mani, solo per un attimo.
“Per
molto tempo l'ho pensato veramente, anche se ovviamente è
solo una
leggenda; mi sono infatuata di tanti uomini ma nessuno era arrivato
tanto vicino, non quanto te. Adesso so che il mio cuore l'ho sempre
avuto dentro di me, mi ostinavo a non usarlo, ma lui è qui,e
batte,
batte per te. Sono la Guerriera dell'amore ma non ho mai creduto alla
sciocchezza del “donare il cuore” a qualcuno. Il
mio cuore
resterà con me affinché ogni battito mi ricordi
del mio amore per
te!”
Per
un attimo mi aveva deluso con le sue parole poi la speranza e per la
prima volta nella mia vita la leggerezza mi invase, una sensazione di
totale libertà.
Dopo
il nostro incontro bollente sul trono ero fisicamente esausto, una
spossatezza innaturale che non mi spiegavo mi avvolgeva il corpo e
andai a riposare. Durante il sonno rivedevo la statua nella sala del
trono, i suoi capelli di quello strano rame dorato che si scurivano
fino a diventare un rosso acceso, parole che parlavano alla mia
anima, che non era certo cristallina come quella di Venus; la mia
anima che era la kunzite che portavo sempre attaccata alla mia divisa
adesso pulsava, la sentivo nel sogno.......tradimento.......principi
etici.....il nostro popolo verrà distrutto.....Endymion
è un
impostore........
Mi
svegliai sudato e circondato dal buio, guardandomi in giro per vedere
cosa mi aveva spaventato. Avrei giurato di avere sentito qualcosa di
morbido e peloso che mi balzava addosso ma il gatto bianco dormiva
tranquillo nella sua cesta dorata con topazi che mirabilmente la
decoravano.
Il
posto accanto a me era vuoto, lei si era stranamente alzata.
La
curiosità e l'inquietudine mi spinsero a cercarla seguendo
l'odore
di cannella che ormai mi era così famigliare e forse lo era
sempre
stato, fino a che arrivai ad un'ala del palazzo che non mi era
,questa, famigliare affatto.
Entrai
quasi con reverenza nella stanza che era illuminata da una luce
dorata strana e confortevole, e vidi tanti Kaspar che mi guardavano
sbalorditi.
La
sala era completamene ricoperta di specchi, anzi ora che guardavo
meglio era un unico specchio che circondava l'intero perimetro delle
pareti.
Siccome
tutta quella superficie riflettente mi confondeva e non sapevo dove
andare usai il mio naso; l'odore di cannella mi condusse ad una
figura in giallo,ingobbita e seduta su un pavimento lucido ma opaco;
provai una stretta al cuore a vederla accucciata lì per
terra, con
le ginocchia strette sotto il mento e il viso nascosto dai lunghi
capelli biondi che le ricadevano attorno.
“Venus,hai
freddo?” fu la prima cosa che mi venne in mente
perché tutto quel
vetro mi procurava una sensazione di gelo; nel sentirmi, tante
ragazze gialle sussultarono nello stesso momento.
“Mi
hai raggiunto Kaspar”mi accoccolai vicino a lei e cercai di
riscaldarla.
“Cosa
è tutto questo?”mi guardai in giro con soggezione
e incredulità.
“Questo
è lo Specchio di Venere, il luogo che rappresenta il mio
simbolo
astronomico”anche in quella luce soffusa potevo vedere la
prova
ancestrale delle sue parole presente nella sua fronte.
“Questo
specchio mostra la reale essenza di noi stessi e vengo qui
perché ho
bisogno di sapere che non sono lei!”
Anche
se non conoscevo niente del suo passato su Silver Millennium sapevo
di chi stava parlando.
“Ti
riferisci a Serenity!”
Annuì
piano e con vergogna.
“Sai,
da quando l'ho conosciuta le ho voluto bene, facevamo sempre le cose
insieme, ti ho già spiegato il rapporto che mi lega a lei.
Ma
guardami Kaspar..........guardami”si era alzata in piedi e
stava
quasi per piangere”siamo quasi identiche! Mi hanno persino
chiesto
di essere una sua sosia quando la situazione era troppo rischiosa,
hanno anche costruito un cristallo d'argento falso per me ma io sono
stanca di essere falsa”il suo tono era quasi isterico.
Cercai
di calmarla ma lei si divincolò e appoggiò la
fronte alla parete
riflettente e fredda.
“Sai
cosa temo maggiormente?Di morire impersonando lei. Non Voglio”
“Voglio
morire come Sailor Venus, neanche principessa di Venere, questo
titolo non mi ha mai dato tanto. Voglio dare la mia vita per lei ma
non essendo lei.”
“Tu
non morirai, sanno tutti che le Guardiane sono eterne come i loro
pianeti!”
Fece
una risata amara:
”Anche
il pianeta che si staglia bianco sotto di noi mentre vi ruotiamo
attorno un giorno verrà consumato dal suo stesso ruotare. E
poi con
tutte queste minacce e ribellioni sulla Terra le possibilità
di un
conflitto sono alte. Non sono una codarda, so quale è il mio
dovere
ma se un giorno, spero lontano, impugnerò le armi per
difendere la
mia principessa , lo voglio fare come la guerriera che sono, non una
copia fasulla, un semplice riflesso di dubbia sostanza.”
Un
rumore di qualcosa che si infrange la interruppe e un giovane dai
capelli biondi e corti, alto e muscoloso entrò in quel
sacrario
provocandomi un brivido di sommo fastidio.
“Adonis,
cosa vuoi?” era tornata la Princess Venus imperturbabile, la
faccia
che doveva mostrare a tutti i suoi sottoposti.
“Mia
Signora, ci sono alcuni problemi, dei funzionari provenienti da
Silver Millennium sono arrivati e vogliono parlarvi con
urgenza”.
Entrambi
sparirono e dopo poco non sentii più i loro passi per i
corridoi del
Magellan Castle.
Riflettei
sullo sfogo a cui avevo appena assistito paragonando la mia splendida
donna a quelle splendide farfalle racchiuse nel pavimento,a come
anche l'amore e l'abnegazione totale avessero delle catene,forse
dorate e cuoriformi ma sempre limitanti, e stavo per andarmene quando
un impulso mi spinse a guardarmi in quello specchio che doveva
rimandare la mia vera immagine.
Inizialmente
non trovai niente di diverso, ma poi, forse era un effetto ottico, ma
i tratti del mio volto si modificarono, presero una piega crudele, le
iridi azzurro ghiaccio senza traccia di pietà umana. Mi
spaventai e
fuggi lontano da quel tormento.
“Non
voglio crederci, Endymion non può avere agito
così stupidamente,
non può averlo fatto, non può”
Le
notizie da Silver Millennium che erano appena arrivate da corrieri
trafelati e anche spaventati erano pessime.
Il
principe Endymion aveva dichiarato ufficialmente il suo amore per la
principessa Serenity, figlia della sovrana del Regno della Luna e lei
con un comunicato che era subito seguito al primo aveva confermato la
sua inderogabile intenzione di sposarsi con il suo amato.
Camminavo
avanti e indietro come un animale in gabbia meditando di partire
immediatamente per la Terra e cercare di rimediare ma pensai con
amarezza che non c'era più niente che potessi fare. Ora la
guerra
era ineluttabile, tutti la volevano, soprattutto i terrestri che
già
non sopportavano il giogo di Silver Millennium. Io in questa contesa
avevo preferito rimanere neutrale,confidando che la pace si sarebbe
mantenuta se ognuno faceva la sua parte, ma anche se lungi dal
considerarlo un giogo, l'influenza del Regno della Luna mi irritava e
pensavo che Endymion si sarebbe dovuto imporre di più. Ma
questo!
Una resa totale!
Tutti
quei principi, tutte quelle regole nobili della cavalleria che mi
avevano insegnato fin da piccolo, la lealtà, l'appartenenza
ad un
popolo, il rispetto per le tradizioni che mi avevano fatto diventare
il generale che ero, vennero fuori e un moto di rancore, di speranze
mal riposte e fiducia tradita mi assalì.
Ricordai
i discorsi che faceva Beryl nell'ultimo periodo e che adesso si erano
rivelate profetiche.
Venus
non era ancora rientrata e io cominciai a preparare i miei bagagli.
Mettendomi
la giacca sentii qualcosa di duro che premeva e mettendo le mani in
tasca vidi il berillio che l'ex amante del mio Master mi aveva dato
prima che partissi come regalo per averle procurato una sfera di
cristallo, paccottiglia di scarso valore sicuramente.
Ora
quel berillio rappresentava molto di più, rappresentava una
fazione,l'illusione che tutto tornasse come prima, qualcuno a cui
credere di nuovo. Il traditore non ero io, cercai di rassicurarmi
mentre sostituivo la kunzite con la nuova pietra, era lui che aveva
preferito l'amore a tutti noi, a tutto quello che avevamo costruito.
L'amore!
Pensai
a Venus e al sacrificio che stavo per compiere ma tutto quello che le
avevo detto era vero, c'era qualcosa più importante
dell'amore.
L'ideale
in cui credevo era ancora possibile e anche se abbandonare,non
tradire,Endymion mi dilaniava non potevo fare altro. Lei aveva la sua
catena,io avevo la mia,ognuno ha le sue catene personali da cui non
si vuole ne ci si può sciogliere,si può solo
seguire quel destino
che è sopra ogni cosa,pregando che la bilancia non si
capovolga
sotto il peso di quelle stesse catene che ci stritolano ma che sono
la nostra ancora.
Appena
apro gli occhi spero sempre di vederlo ma incontro solo il nulla. So
perché lo ha fatto, ha questo assurdo concetto dell'onore al
di
sopra di tutto, ma è più grave tradire un popolo
o tradire un
sentimento? Almeno il calore di Artemis riscalda le mie notti
interiori mentre il suo ricordo si indurisce fino a diventare una
piccola perla, che non è il mio cuore, ne la mia anima ma
è la mia
speranza di incontrarlo ancora.
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Capitolo 5 *** L'età dei fuochi ***
Stanotte
ho fatto un sogno spaventoso. Mi trovavo sulla Terra e la Luna era
bianca e splendente nel cielo scuro. Non sono mai stata sul quel
pianeta quindi non può essere stato stato solo un incubo,
sento la
forza del destino che scorre sempre più rapida tra tutti
noi, in
tutti noi. Ciò che è già stato
stabilito sta per compiersi.
Il
cielo sulla Terra non è come quello su Marte; non sono una
persona
vanitosa ma assomiglia molto al colore dei miei capelli, una strana
sfumatura così scura da non essere più nera ma
viola.
L'astro
che ho giurato di proteggere con tutta me stessa era di un candore
abbacinante e feriva gli occhi. La Luna era piena, tonda , perfetta e
invitante, un concentrato di serenità e purezza. Poi dal
nulla un
rumore silenzioso, interno e sibilante mi fece sobbalzare e quando
alzai di nuovo gli occhi sulla Luna, la vidi tremare leggermente, e
apparvero tante vene rosse come crepe insanguinate. Con terrore volli
distogliere lo sguardo ma nel sogno non siamo mai padroni della
nostra volontà. Potei solo assistere impotente a quello
spettacolo
spietato e triste, con la mia patria che andava in pezzi, in pezzi!,
grandi e piccoli che cadevano su di me schiacciandomi fino a
togliermi il respiro. Mi sono svegliata sobbalzando, sudata e
affannata come se avessi corso cento, mille vite in un secondo, tutte
le dimensioni di quel destino che ormai incombe, in cerca di una
soluzione, ora che tutto sta per cambiare.
Mi
affacciai alla finestra della mia stanza per respirare l'aria pura di
quella primavera che tanto pura non sarebbe stata, e vidi la Luna
piena, bianca e splendente, beffarda e traditrice.
Mi
voltai e detti la schiena a quello spettacolo come mi ero voltato e
avevo dato la schiena al mio comandante.
Infatti
io Jadeite, generale del principe Endymion sono da ormai un giorno un
traditore.
Non
avrei mai pensato che avrei tradito il mio Master ne lo avevo
programmato. Anche se non gli ero affezionato come Lord Kaspar e
Zachar lo ammiravo e credevo in lui.
Infatti
sono entrato nell'esercito per fare carriera. I miei genitori mi
hanno sempre detto che la mia ambizione e sete di potere mi avrebbero
fatto perdere la retta via e ora posso dire che non si sbagliarono.
Devo
ammettere che però anche Endymion ha le sue colpe. Non
avrebbe mai
dovuto preferire a tutti noi quella. Una femmina.
Sapevo
della sua relazione con Serenity ma credevo che volesse solo
sfruttarla a suo vantaggio per ottenere migliori condizioni nei
trattati di pace. Invece pochi giorni fa quello stupido ha dichiarato
pubblicamente che intende sposarla violando tutte le leggi che ci
garantiscono la pace a lungo cercata.
Il
calore dentro la stanza riscaldata è bollente come lo
è stata
questa notte. Guardo il letto sfatto dove poche ore prima io e Beryl
abbiamo fatto l'amore. Insieme. Uniti nel corpo e negli obbiettivi di
conquista.
Lei
è ancora lì distesa, bellissima ed eccitante. I
lunghi capelli
ramati sono sparsi sul cuscino. Endymion è davvero uno
stupido.
Preferire quella insipida biondina a questa creatura selvaggia e
pericolosa come un'orchidea esotica.
La
osservo mentre si sveglia, si stira languida e mi guarda con quegli
strani occhi rossi. Quando l'ho conosciuta credevo avessero un altro
colore. Forse mi sono sbagliato.
“Jack,
sei stato magnifico stanotte!”
“Anche
tu lo sei stata ma sei anche pigra! Abbiamo molte cose da
preparare”.
“Già.
Con Endymion impegnato a reprimere le ribellioni che stanno
scoppiando in tutto il regno possiamo dedicarci al nostro ambizioso
progetto”.
“Molto
furba a spargere quelle voci sulla relazione del principe con
Serenity. Un lavoro lungo ma efficace.”
“Sono
mesi che sto pianificando nell'ombra la loro rovina e niente mi
potrà
distogliere dalla mia vendetta,” per un momento osservai con
un
misto di orrore e fascino le sue unghie lunghissime che brillavano
nella luce dell'alba come lame affilate.
“Anche
se siamo ben organizzati abbiamo bisogno di persone che sappiano
combattere, non solo con le armi umane........dimmi Jack, ti
piacerebbe avere dei poteri che ti permettano di succhiare l'energia
delle persone riducendole a semplici e avvizziti gusci vuoti?”
La
guardai con sospetto, non molto sicuro di cosa volesse dire. Sapevo
che odiava Endymion per come l'aveva trattata e sapevo dei complotti,
delle riunioni notturne con i facinorosi che odiavano Silver
Millennium; sapevo anche delle armi che si stavano accumulando in
depositi segreti, delle spie a palazzo. C'era un clima pesante e
opprimente che aleggiava su Golden Kingdom e dopo l'annuncio
ufficiale se osservavi bene le persone potevi capire chi erano i
ribelli. Non ti guardavano mai negli occhi, soprattutto se avevi una
divisa come me, e le labbra erano serrate in una piega amara d
disprezzo, come se pregustassero e temessero al tempo stesso la
rivoluzione che si aspettavano.
“Certo
che vorrei dei poteri Beryl ma come pensi di darmeli? Riflettendo
meglio come hai fatto ad organizzare tutto questo in pochi mesi senza
farti scoprire?”
“Jack,
non essere curioso! Piuttosto preparati a partire per Marte. So che
non sei entusiasta della missione che ti ho affidato ma dobbiamo
avere più alleati possibile quando dichiarerò
guerra a Silver
Millennium e una principessa guardiana sarebbe perfetta!”.
“Princess
Mars non tradirà mai Serenity! Andiamo Beryl, è
una follia! Sai
quello che si dice di lei. E' glaciale, spigolosa, non si avvicina
mai a nessuno, in particolare agli uomini. Ha persino fatto voto di
castità alla sua principessa.”
“Ecco
perché è la preda ideale. Se raccogliessi tutte
le informazioni
invece di essere così approssimativo sapresti anche che la
Signora
di Marte ha interrotto ogni rapporto con Silver Millennium da quando
è stato diffuso l'annuncio. Ha sempre scoraggiato la sua
protetta e
le altre guerriere da relazioni amorose e lei è intoccabile.
Credo
che sia rimasta molto delusa dal comportamento di quella
sgualdrinella bionda, non glielo perdonerà mai”la
risata di Beryl
era maligna come il sapore che avevo in bocca per la critica che mi
aveva appena fatto. Perché doveva sempre trovare qualche
difetto in
quello che facevo? Le donne! Tutte vipere, opportuniste e bugiarde!
Deboli creature che dovrebbero solo ringraziarci della nostra
benevolenza! Ma allora perché di fronte a Beryl mi sento io
il
debole? Perché mi affascina tanto?
“Dobbiamo
approfittare di questa situazione prima che Princess Mars ritrovi la
sua lealtà o che vi sia costretta dal suo affetto per la sua
piccola
principessa”e qui il suo tono si fece aspro come succo di
limone”devi andare su Marte e cercare di convincerla a
rinnegare il
compito che le hanno affidato alla sua nascita”.
Schioccai
la lingua esasperato. ”La missione non si prospetta semplice.
Se
odia gli uomini perché mandi me? Potresti andarci
tu.........e poi
non ho molto simpatia per il tuo sesso!”
“Quindi
non hai simpatia neanche per me?”
Corrucciò
le labbra in maniera infantile e magnifica.
“Tu
sei diversa!”. Già mi stavo spogliando, lentamente
per non farle
capire quanto lei fosse diversa per me”tu mi piaci
perché non
pensi come una donna. Tu non ami come una donna. Tu sei una guerriera
con tutti gli attributi anche se non li hai fisicamente e
fortunatamente”.
La
sua risata mi sorprese. Per la prima e l'ultima volta rise come la
ragazza terrestre che era e che non sarebbe mai più tornata
ad
essere.
Anche
se non ero molto sicuro del piano di Beryl partii subito per Marte.
Fu un viaggio relativamente breve, se pensavo a Nevius che oramai
doveva essere arrivato su Giove mi sentivo fortunato. Non mi piaceva
viaggiare e detestavo i velivoli che erano necessari per gli
spostamenti interplanetari. Beryl mi aveva assicurato che Nevius
sarebbe presto entrato nel nostro gruppo ma non ne ero certo. Quel
ragazzo non era cero malleabile come Zachar o dedito alla causa come
Lord Kaspar, era una mina vagante che seguiva un po' troppo i
sentimenti. In realtà si stava recando da Princess Jupiter
su ordine
di Endymion ma i poteri misteriosi di Beryl lo avrebbero raggiunto
anche in un pianeta lontano come Giove. Inavvertitamente guardai
oltre il finestrino della navicella e vidi Marte, avvolto nella sua
rossa aura ferrosa e poi un enorme palazzo che galleggiava nello
spazio, un palazzo che sembrava nella sua struttura verticalmente
digradante verso l'alto una fiamma che guizzava nel nulla freddo e
ostile, un riparo di calore e conforto.
“Benvenuto
a PhobosDeimos Castle, generale!”mi accolse un soldato
racchiuso in
una lucida armatura rossa tempestata di rubini. Guardai meglio e
notai che era un soldato ma un soldato donna.
Nel
mio percorso fino alla sala delle udienze vidi molte persone ma
nessun uomo che si aggirasse per il castello. Bene, sono in netta
minoranza! Se scoprono che non sono più un generale ma un
traditore
queste amazzoni mi castreranno e lo faranno con gioia.
Quando
mi ebbero condotto innanzi alla Signora di Marte potei vedere che era
davvero quella che tutti descrivevano come una delle più
belle donne
di Silver Millennium. Era in piedi vicino al trono con un mazzo di
margherite tra le mani di un biancore spettrale, l'aria nobile e
fiera con cui scrutava tutto e tutti, anche me, e che mi fece pensare
ad un laser di fuoco, ad un raggio di fuoco anzi, i capelli
lunghissimi, neri con i flessi viola del cielo notturno e quegli
occhi.........altrettanto scuri da sembrare neri ma anch'essi in
realtà di un viola profondo come l'abisso in cui stavo per
perdermi.
Avevo
giurato a me stesso che nessuna donna mi avrebbe intrappolato e ora
dovevo ricredermi per la seconda volta.
Il
lungo vestito rosso evidenziava la sua altezza notevole e il corpo
statuario, corpo che si mosse in modo fluido quando Princess Mars si
girò verso di me. Normalmente mi sarei aspettato che una
persona
altezzosa e cosciente del suo potere come lei mi guardasse fieramente
negli occhi ma non fu così. Gettò una lunga
occhiata inquietante
alle mie spalle come se dietro di me ci fosse qualcun altro e poi mi
fissò con sdegno.
“Jack,
ex generale di Golden Kingdom e reietto traditore della tua patria,
vedo che ti porti dietro l'ombra della tua corruttrice e
padrona!”
Sbiancai
visibilmente. Lei sapeva!
Avrei
dovuto ricordarmi che tutti nel Regno della Luna la temevano
credendola una specie di strega con strani poteri divinatori e di
preveggenza. Sicuramente poteri non paragonabili a quelli di Beryl,
sperai.
“E
così sai tutto! Almeno non dovrò spiegartelo, mia
signora!”mi
inchinai con finta aria deferente e fissai i suoi occhi spudorato.
“Sono
venuto qui per questo, per invitarti tra le file di noi gloriosi
rivoluzionari fedeli alla Terra contro il principe impostore che si
è
alleato con il Regno della Luna!”.
“Voi
terrestri potete fare quello che volete con il vostro principe! A me
non interessano le vostre faide quindi perché dovrei essere
coinvolta?”.
“Mi
permetto di dissentire Signora di Marte. Credo che non vi sia ancora
giunta la notizia. I Liberatori della Terra hanno dichiarato guerra a
Silver Millennium e hanno rinnegato il principe
Endymion”avevo
provato molte volte quella frase, volevo darle il maggior effetto
possibile per rendere il significato e questa guerra come qualcosa d
giusto e nobile ma quando le parole mi uscirono dalle labbra erano
pregne solo di vergogna e miseria, finte perle di saggezza e
orgoglio.
Nello
stesso momento si sentì un gran trambusto fuori dalla
stanza.
Evidentemente la notizia era appena arrivata su Marte.
Un
ghigno di di dolore piegò quella bella bocca che avrei
desiderato
baciare avidamente.
“Ma
bene, ora sono anche io una pedina di questo stupido gioco!”
Si
girò e mi trovai davanti la sua schiena. I lunghi capelli
ondeggiavano sempre di più come se scuotesse la testa, ed
era così.
Non
potevo vederla ma tutto il suo corpo era in tensione come un arco che
si prepara a scoccare una freccia mortale.
“Avrei
dovuto immaginarlo! Avrei dovuto controllarla di più! Venus,
questa
me la paghi! Sono sicura che lei sapeva tutto! Rinunciare ai suoi
privilegi per l'amore, rinunciare ad un intero regno per un uomo.
Come ha potuto farlo?”
Ascoltai
affascinato quello sfogo,fermo, impalato lì come un'idiota
mentre la
glaciale principessa cercava di trattenere la sua natura che non era
ghiaccio ma fuoco, che brucia e distrugge, ma che bruciando tutto
rinnova.
“Vedi
anche tu che non puoi più fidarti della Principessa Serenity
come io
non posso più fidarmi del mio Master. Siamo stati entrambi
traditi
dalle persone a cui tenevamo di più, a cui avevamo dato
tutta la
nostra obbedienza, lealtà e fiducia. Ora che la guerra
è una
realtà, l'unica realtà, devi schierarti! Potresti
mettere al nostro
servizio il grande potere che deriva dal quel pianeta che
laggiù
ruota incurante di noi e di tutte le alleanze che adesso si
formeranno”cercai di essere suadente senza essere lascivo.
Sarebbe
stato un errore letale con una come lei.
“Caro
mio ex generale,tu che corteggi senza pudore il mio potere! Non sai
neanche da dove deriva!”
“So
che ognuna di voi, Guerriere protettrici ha un seme di stella puro
che rappresenta il vostro pianeta e da cui traete energia dando
stabilità alla massa planetaria stessa!”.
Avevo
fatto molte ricerche su quelle Sante Guerriere e sulle loro
leggendarie battaglie che duravano ormai da secoli.
“Hai
detto bene. L'anima di tutte le persone e racchiusa, anzi no,
è un
cristallo che può essere impuro o puro. Quando l'universo si
è
formato le Galassie e i pianeti che contenevano non erano semplici
raggruppamenti di carbonio, o gas, o qualsiasi elemento tu voglia.
Erano delle forze, delle potenze che erano completamente fuori
controllo. Qualcuno, non si sa chi, alcuni dicono la Guerriera
Leggendaria ma non credo che sia stata lei, per poterle controllare
estrapolò dal nucleo stesso di ogni pianeta dell'universo la
sua
matrice originaria e la sintetizzò in cristallo
così puro, così
fragile ma così portentoso da dover essere custodito in un
contenitore adatto, fatto di carne e sangue, le Sailor Guerriere.
Solo loro possono mantenere stabili i pianeti così da
mantenere
stabili le Galassie e l'universo intero. Tu non sai quanto sia
difficile avere questa cosa dentro, il dovere e le
responsabilità
che ne derivano”trasse un profondo sospiro e poi mi
fissò con
rabbia e con invidia”tu sei qui e con un facilità
che mi spaventa
hai il coraggio di chiedermi di servirmi del mio potere come vorrei
senza curarmi degli altri!”.
“Ti
sto chiedendo proprio questo”.
“Così
farei come Serenity, per te dovrei abbandonare la mia famiglia, le
persone a cui voglio bene?Tu puoi averlo fatto ma io non lo
farò e
poi io non mi fido di te, non ti conosco e tu non conosci me. Sei
come tutti gli uomini, ambizioso e pronto a usare chiunque,
soprattutto le donne deboli e stupide!”.
Rise
piano, beffardamente.
“Almeno
io mi sottrarrò al destino di servire un Regno governato da
una
donna! Ricordati di quello che ti dico, Silver Millennium
andrà in
rovina indipendentemente dalla scelta che farai!”
Stavo
urlando, più per convincere me stesso che lei.
“Attento
a come parla generale!”
Adesso
stava urlando anche Princess Mars e una soldatessa irruppe nella
sala. Dopo un veloce controllo se ne andò silenziosamente.
“Credo
che dovresti andartene Jack, e riferisci a Beryl che non
otterrà mai
ciò che vuole!”.
“Almeno
lei è una donna, non un ghiacciolo!”.
Provocata
Mars si alzò in tutta la sua fierezza e furore dal trono in
cui si
era seduta durante la nostra conversazione, ma forse aveva calcolato
male lo scalino del soppalco,oppure come pensai più tardi,fu
tutto
architettato magistralmente, ma inciampò nel regale abito
rosso e
sarebbe caduta rovinosamente se l'istinto di salvare principesse in
pericolo che non sapevo di possedere mi permise di evitare quel
disastro e al tempo stesso di crearne un altro.
Non
appena entrai in contatto con il suo corpo una fiamma che non aveva
mai bruciato, neanche per Beryl e che non sarebbe mai bruciata per
nessuna mi invase, rimasero solo le ceneri del mio cuore, delle mie
convinzioni misogine, delle mie passate passioni, di Beryl stessa e
dei nostri progetti di conquista. Era rimasto solo lo scheletro di me
stesso, che non erano le ossa, anzi mi sentivo una gelatina!, ma
un'emozione primaria, così profonda e seppellita dentro di
me da non
essere mai riuscita a venire fuori.
Non
so come ma mi trovai abbracciato a lei e ci baciavamo con ardore.
Sentii che le mi guidava in una stanza, poi un letto morbido e
finalmente il buio della resa.
“Mars
Flame Sniper!”
Mi
svegliai di soprassalto con la sua voce che mi rimbombava dentro e
fuori di me e mi accorsi di avere una freccia di rosso fuoco solido
puntata alla gola.
“Ma
cosa stai facendo Mars?”
La
donna con cui avevo passato la notte più bella della mia
vita adesso
mi guardava con una tristezza tale che feci per alzarmi ma la punta
della freccia incandescente mi trafisse la carne e sobbalzai.
“Non
ti muovere Jack! Ti ucciderò se ti muovi”.
“Che
cosa stai facendo?”ripetei.
Le
lacrime le scendevano sulle guance e cadevano sul mio petto nudo.
“Ho
infranto il mio voto di castità per te, non ti conosco
eppure ho
infranto la promessa che avevo fatto a Serenity! Per questo stasera
partirò per Silver Millennium per rimediare al mio errore e
pagare
con la vita per salvare la mia principessa”si
asciugò una lacrima
che le era colata tra le labbra.
“Vieni
con me Jack e ti lascerò vivere! Non ti
permetterò di tornare da
lei, non voglio combattere contro di te! Butta il berillio che adesso
macchia la tua uniforme e rimetti la jadeite che onoravi
prima!”.
“Non
posso e non lo farò! Endymion è un perdente
ormai, ha voltato le
spalle al suo popolo. Dove credi che sia adesso? Sulla Terra a
proteggere quelli che ancora lo difendono rischiando la vita? No! E'
sulla Luna con lei, a proteggere lei. Uccidimi se vuoi ma io non mi
farò mai comandare da una donna!”.
Per
un momento pensai davvero che mi volesse uccidere ma lentamente i
suoi occhi smisero di versare lacrime che si asciugarono e si
indurirono, i suoi muscoli si rilassarono e il calore che la freccia
emanava smise di sfrigolare i peli sul mio petto.
“Vattene
allora, ci rincontremo sul campo di battaglia, ma ricordati che
questa freccia la prossima volta dilanierà il tuo di
cuore!
Per
molti notti ho fatto sempre lo stesso sogno, ma stanotte era diverso
e più spaventoso. Al posto della Luna c'era un'enorme
Princess Mars
appesa nel cielo notturno della Terra. Io, nuda come non ero mai
stata, esposta e vulnerabile splendevo bianca, i miei capelli la
volta celeste. Poi questo corpo perfetto venne squarciato da tante
ferite, che come fiumi di morte e sofferenza si facevano strada fino
al nucleo cristallino che proteggevo da eoni e un dolore lacerante mi
spaccava in tanti pezzi.
Non
so cosa possa significare ma io sono lo scudo che protegge e la
lancia che trafigge, qualunque ostacolo possa essere. Anche se
l'ostacolo sono io stessa.
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Capitolo 6 *** L'età dei riflessi(o delle riflessioni) ***
Avrei
voluto fare tante cose in questa vita. Dipingere. Suonare. Nuotare
fino a non avere più ossigeno nei polmoni e fino a che le
mie membra
non siano diventate talmente raggrinzite da sembrare squame di pesce.
Non voglio lamentarmi, essere la sovrana di Nettuno è
soddisfacente
per me ma sento di volere qualcosa di più. Sento di volere
qualcuno
in più nella mia esistenza. So chi sceglierei ma la mia
scelta
cozzerebbe con tutto quello che mi è stato insegnato ed
assegnato.
Fisso inutilmente l'universo dal mio Acquarium ed è talmente
immenso, insondabile e vivo che assomiglia al mare. Ma almeno il mare
lo conosco, non ho paura di scendere nella sua oscurità, di
toccare
quel nero e caldo punto di inizio. Tutti pensano che più si
scende
nelle profondità marine è più la
temperatura scende, ed in realtà
è così, ma io sento caldo quando finalmente vi
arrivò, sento il
calore dell'origine delle cose, l'esplosione accecante che
generò
l'universo stesso, un'esplosione accecante da essere priva di luce la
quale si deve arrendere a tale immensità, e penso che se
scendo
sempre più in basso arriverò al fulcro di questa
mia vita che
vorrei dividere con te, che sei fatta di quell'aria che qui sotto
è
così assente da essere indispensabile.
Ho
fatto tante cose in questa vita. Combattuto. Amato. Odiato. Non mi
sono mai lamentata e non lo farò adesso, anzi qui su Nettuno
ho
trovato la pace che cercavo da tempo. Triton Castle è
diventata la
mia casa, non un rifugio, quello è stato Silver Millennium,
ma non
voglio più pensare a quella vicenda. Non voglio provare
tristezza
mentre guardo lei.
Non
capita sempre di vedere un tale spettacolo e ho fatto uno sforzo
enorme per alzarmi in questo giorno nettuniano che dura 18 ore
terrestri per potere solo sbirciare la più bella creatura
che abbia
mai visto.
Nell'Aquarium
non è previsto che l'accesso sia per tutti ma io sono una
delle
fortunate a cui è consentito entrare. Di solito è
il suo
nascondiglio personale e infatti eccola che arriva con il suo
splendido abito verde acqua, l'incedere armonioso come quello delle
onde sulla piccola spiaggia ricreata in questa ala del castello,
spiaggia che è bagnata dall'acqua cristallina di un mare
verde
turchese; ho visto questo tipo di colore solo due volte. Una volta,
la seconda, nel Regno della Luna; acqua talmente densa da non essere
più trasparente ma sciropposa e vellutata. La prima volta,
beh la
prima volta è stata quando ho visto la Terra e non
potrò mai
scordare quel giorno. Un giorno perfetto, dove ho conquistato e perso
tutto.
Non
sto seguendo il mio proposito di godermi questo piccolo momento di
felicità. Non devo pensare al passato. Si potrebbe pensare
che
questo mare ricreato sulla punta superiore di Triton Castle, il quale
assomiglia ad una spada rivolta verso il basso, si espanda
nell'infinito e scivoli fuori per riversarsi nello spazio ma non
è
così. Una struttura trasparente circonda il tutto e se non
soffri di
vertigini puoi vedere il pianeta Nettuno
che
gira lentamente sotto di noi.
Ma
ecco che Princess Neptune si avvicina, anche lei lentamente e con la
stessa grazia del pianeta da cui trae la sua forza, e si immerge
nell'acqua.
Oh
Dea come è bella! Ho pensato che fosse strano che si
immergesse
vestita, si sarebbe rovinata il suo reale abito ma poi ho scoperto
che non c è barriera, che un semplice pezzo di stoffa non
può
niente contro il legame che c'è tra lei il mare. A contatto
con
quell'acqua strana i suoi vestiti si sono magicamente dissolti
creando una spuma bianchissima che l'ha avvolta. Per un attimo ho
avuto paura che quel liquido corrodesse anche lei come acido e forse
lo ha fatto veramente. Erano un tale tutt'uno, la donna e l'acqua che
la prima si era fusa con la seconda e ora capivo perché i
suoi
capelli avessero quel colore, semplicemente il mare era un
prolungamento del suo corpo o forse era lei ad essere un essere
fantastico partorito dal mare stesso.
La
osservavo nuotare pigramente, godendosi ogni bracciata, fendendo e
lottando contro ogni onda di quell'oceano artificiale(o forse sono i
vostri oceani terrestri ad essere una copia del suo, pensateci bene)e
mi persi in tutti i suoi gesti, io che avevo un senso
dell'orientamento addestratissimo che mi aveva permesso di trovare
questo Sistema Solare e così di trovare lei.
Non
mi sono ancora presentata, mi chiamo Larissa, cortigiana al servizio
di Princess Neptune e come avrete di certo capito non la servo solo
spinta dal dovere ma anche dall'amore.
Conobbi
Larissa molto tempo fa, il giorno in cui ufficialmente divenni la
Signora di Nettuno e Queen Selene mi spedì nel mio pianeta
con i
miei soldati e i miei dignitari. Fra coloro che mi servivano c'era
anche lei; la scorsi subito perché credo che sia la persona
esteticamente più affascinante che io abbia mai visto. E'
impossibile non notarla, con quella pelle pallida in cui dubito che
scorra il sangue, con quell'ossatura perfetta e soprattutto con quei
capelli.
Ieri
mentre le impartivo lezioni di disegno le ho chiesto se potevo farle
il ritratto perché come soggetto è un caso unico
in cui posso
sfidare i miei limiti; infatti riprodurre il colore dei suoi capelli
sarebbe una vera sfida per me essendo un miscuglio straordinario di
un biondo tendente al castano e un arancione quasi fluorescente,
acuito dal fatto che invece di essere splendenti e brillanti sembrano
possedere la speciale caratteristica di assorbire la luce e di
trasformarsi per mezzo di essa in una presenza viva e consistente .
Sentendo
la mia richiesta mi ha guardato con quegli occhi nocciola e il nodo
che avevo da anni serrato nello stomaco si è allentato. Ha
rifiutato
e subito si è dedicata al suo acquarello senza
più guardarmi, la
veste verdemare semplice senza un piega come il suo volto.
In
tutti questi anni non l'ho mai vista esprimere un'emozione, rabbia,
dolcezza o passione. Ci sono molti uomini che la guardano con
desiderio ma lei non ha mai ricambiato il loro sguardi come ieri non
ha ricambiato il mio.
Evidentemente
non è come me o forse lo è troppo.
Di
me si dice che sono altera, inavvicinabile e troppo dedita al mio
dovere ma non sospettano minimamente cosa c'è sotto la
superficie
del mio mare personale. Non sanno che quando sono preoccupata
dipingo, che ogni pennellata è una sublimazione di tutti i
gorghi e
di tutte le correnti turbinose che affliggono la mia anima.
E
in questo periodo dipingo spesso.
Solo
così riesco a non pensare a tutto quello che sta accadendo
su Silver
Millennium. Ormai la guerra è stata dichiarata e
già le prime
truppe terrestri stanno invadendo il Regno della Luna da est con al
comando niente meno che Zachar, uno dei generali di Endymion.
Nessuno
si aspettava il loro tradimento, poiché non solo lui ha
tradito
tutti noi. Le ultime informazioni portate da Proteo affermano che
solo Nevius non ha ancora posto il berillio sulla sua uniforme ma
solo perché è disperso su Giove e nessuno sa dove
sia finito.
Eppure nonostante tutte queste preoccupazioni so che dipingendo o
provando a dipingere Larissa queste verrebbero assorbite dalla sua
chioma, scontrandosi con la sua compostezza solida e rassicurante o
magari finalmente capaci di incrinarla e lascerebbero me libera, solo
per un attimo, quel piccolo e prezioso lasso di tempo da quando il
pennello tocca la carta a quando il disegno prende forma.
Ieri
quando Princess Neptune mi ha chiesto se poteva ritrarmi credo di
avere raggiunto il massimo livello di felicità e che non
provavo da
molti anni; ma è stata anche la prova più dura
della mia vita
rifiutare. Sembra che io non possa fare a meno di vincere per poi
dover perdere tutto quello che ho guadagnato.
Pensavo
che si fosse offesa ma poi oggi, e forse sono l'unica nel castello,
ho assistito ad una delle sue divinazioni.
In
realtà non credo che la Signora di Nettuno abbia poteri
divinatori
ma possiede uno dei più potenti e pericolosi oggetti in cui
mi sia
mai imbattuta, anche se lei non sa quanto il Deep Aqua Mirror sia
pericoloso per me.
Dopo
averle portato la colazione mi stavo dirigendo verso la porta ma lei
mi ha fermato e mi ha invitato a sedermi in una delle sedie di stagno
lavorate finemente e intarsiate di disegni marini raffiguranti pesci
e meduse cesellate in turchesi verdi.
Ero
preoccupata e pensavo di avere fatto un errore o di essermi tradita
ma poi lei ha innocentemente iniziato a mangiare delicatamente la sua
colazione senza degnarmi di uno sguardo.
Me
ne stavo lì a fissare le estremità a forma di
medusa che
sostenevano un tavolino quando il rumore di un suo
movimento(percepivo tutto di lei)mi fece alzare la testa.
“Sai
cosa è questo?”domandò mostrandomi uno
specchio nel cui retro
spiccava il simbolo di Nettuno.
Ebbi
un tremito ma evidentemente lei non si sorprese per la mia reazione
che scambiò per il solito timore che tutti avevano verso il
talismano.
“Non
devi preoccuparti, in questo periodo non lo uso spesso
dopo.......”mi
guardò con una strana espressione come se volesse confidarsi
ma non
sapesse se reputarmi all'altezza di ciò che doveva dirmi.
“Comunque
oggi non posso esimermi altrimenti Uranus si
arrabbierà”, e rise.
Non
l'avevo mai vista ridere! Chi era questa Uranus?
Prese
lo specchio delicatamente e vi immerse il suo spirito come stamattina
aveva immerso il suo corpo nel mare dell'Aquarium mentre io mi
smarrii nel suo profumo che identificai come glicine.
“Si,
è glicine!”
Sobbalzai
e se non mi alzai dalla sedia fu solo perché fin da piccola
mi era
stato inculcato il concetto di dignità ma sentivo il rossore
che
cominciava a diffondersi sul mio volto e lasciai che l'onda dei miei
capelli sciolti mi coprisse in parte.
Adesso
li tenevo sempre liberi ma ricordavo il periodo il cui li tenevo
legati in una treccia spessa che ricadeva sempre sulla mia spalla. I
primi tempi dopo la mia fuga e dopo che la treccia era sparita potevo
sentire ancora quel peso come un monito o come un pezzo della mia
vita che non voleva staccarsi da me. Ora no, non sentivo più
quel
peso sulla mia spalla ne sulle mie spalle. Non avevo più
rimpianti.
“Come
avete fatto mia signora a sapere quello che pensavo?”
“Se
vuoi saperlo no, non è stato lo specchio a rivelarmelo ma
solo le
tue narici dilatate. Non scomodo il mio talismano per queste
sciocchezze!”aveva un tono irritato la cui causa non riuscivo
a
comprendere.
“Mi
dispiace”non avevo chiesto scusa a molte persone nella mia
vita e
sicuramente ad ancora meno con quel tono umile e sottomesso.
Neptune
però neanche mi aveva ascoltato perché era
intenta a scrutare la
superficie riflettente di quell'aggeggio che ormai odiavo e poi lo
ripose con un sospiro.
“Tanto
materiale su cui riflettere e neanche una risposta
chiara!”sbuffò
delusa”puoi andare Larissa, hai il permesso di allenarti con
Proteo, poi se vuoi possiamo fare una gara di nuoto”.
“Certo
mia signora!”
Ma
l'entusiasmo che avrei provato non mi investì e percepii
solo una
sensazione di disagio come se fossi trasparente come una medusa.
Non
avrei voluto essere così brusca ma quello che avevo viso
nello
specchio mi aveva lasciato interdetta. Mi aspettavo immagini di
Silver Millennium ma ho capito che lo specchio mi fa vedere
ciò che
io temo, e mi vergogno a dirlo ma per ora più della normale
preoccupazione per la mia patria l'eco della guerra mi giunge
affievolito, come il rumore delle onde se appoggi una conchiglia
vicino all'orecchio, mentre tutta la mia attenzione è andata
sempre
verso un altro astro, più vicino al mio pianeta e al mio
cuore. Mi
manchi Uranus e vorrei che non ci fossero milioni di kilometri che ci
separano ma solo la distanza che il nostro corpo ci costringe a
rispettare.
Però
non ho visto Uranus nello specchio ma un'altra donna che se non
fisicamente almeno nello spirito le assomiglia.
Anche
adesso dalla mia finestra sul cortile interno posso vederla mentre si
allena con la spada insieme a Proteo. Lo fa tutti i giorni e il mio
attendente mi ha confidato che desidera, non appena lui la
riterrà
pronta, andare su Silver Millennium per combattere.
Non
avrei mai pensato a lei come una guerriera, è troppo esile e
delicata,ma guardandola attentamente mi sono dovuta ricredere, i suoi
muscoli sodi sono allenati e scattanti e possiede una forza latente
che attira chiunque.
Le
stesse caratteristiche che ho sempre amato in un'altra persona: una
mascolinità, un'androginia che se in Uranus è
presente anche nel
suo aspetto fisico in Larissa è totalmente mancante. Il suo
lato
femminile mi raggiunge con una forza tale che mi sento stringere il
ventre e un brivido di eccitazione
mi pervade.
Più
tardi mentre sono andata all'Aquarium per la gara mi sono sentita
bene come non ero stata da quando avevo saputo dello scoppio della
guerra.
Lei
era lì, ancora vestita con il suo abito inappuntabile e
senza pieghe
e mi è venuta la voglia di scuoterla. Mi sono accorta
pensando
questa frase che andava bene anche per me. Eravamo entrambe chiuse
nel nostro guscio.
“Togliti
i vestiti, non ti servono in acqua”
Ho
pensato che non l'avrebbe fatto ma poi si è tolta
ciò che indossava
e io ho trattenuto il fiato. Subito si è tuffata ed
è sparita nelle
profondità del liquido che adoravo e io l'ho seguita. Ho
vinto ma
non me ne importato. I suoi capelli essendo bagnati si erano scuriti
e io l'ho fissata affascinata mentre lei cercava di rivestirsi ma la
tunica si era attorcigliata. Mi sono avvicinata per aiutarla e lei si
è scostata come se l'avessi bruciata e mi sono resa conto
che lei
provava quello che provavo io. Ci siamo accarezzate piano e poi
sempre più velocemente,abbiamo tentato di prolungare quel
piacere ma
mi sono lasciata possedere e poi io possedei lei con una frenesia che
Uranus non avrebbe mai immaginato. Uranus! Sfinita e sudata me ne
sono stata lì a pensare a lei che era lontanissima da me e
per la
prima volta la sentii lontana davvero da me. Perché?
Perché avevamo
dovuto sacrificarci tanto?
Finalmente
avevamo fatto l'amore. Lo desideravo da quando l'avevo vista e ora
sapevo che non le ero indifferente.
Stavo
andando da lei il giorno dopo il nostro incontro quando mi fermai
fuori dalla sua porta. Qualcuno in quella stanza stava urlando ma non
era Neptune.
“Come
sarebbe che non sai chi è l'artefice? Dovresti saperlo!
Neptune, non
pensavo che fossi così occupata!” Entrai di
soppiatto nella stanza
e mi nascosi dietro una tenda. Vedevo un ologramma di una donna
vestita in blu minuta e alta che a fatica si dominava. Eppure il suo
tono non era arrabbiato ma solo impaziente. Tutto nel suo corpo e nel
suo atteggiamento era movimento perpetuo.
“Calmati
Uranus, non ho detto che non so niente, ho detto che non ho visto
niente. Sei sempre la solita ragazza impetuosa. Ti stavo dicendo che
prima di......insomma prima di sentire.......”
“Non
dirlo perché non è così. Non
c'è stata nessuna risonanza e lo
sai. La situazione non è così tragica. La guerra
è appena iniziata
e vinceremo”aveva urlato troppo forte come se cercasse di
convincere più se stessa che Neptune.
“Io
l'ho sentito, un fremito, un....non so come definirlo ma è
stato
terribile. Non ho più avuto il coraggio di toccare lo
specchio fino
a pochi giorni fa”.
Trattenni
il respiro. Parlava dell'occasione in cui ero presente io,
chissà
cosa aveva visto quella volta.
“Comunque
ho visto questa Beryl che ha generato tutto questo, è molto
potente
ma il male non proviene da lei. C'è qualcun' altro dietro,
una
presenza senza volto, ho visto solo.....bolle e una risata che mi ha
messo i brividi; emanava una sete di potere e distruzione che
è
estranea alle nostri menti e che non tento nemmeno di
decifrare”sospirò rassegnata.
“Non
demordere, cerca di vedere altro”tutta la vitalità
della donna in
blu la abbandonò ma lei non sospirò. Non la
conoscevo ma intuivo
che non era il tipo che si demoralizzava in fretta”possiamo
fare
solo questo, tu trovare la verità e io.....beh io posso solo
mandare
consigli su strategie militari. E pregare. Pregare ogni giorno per la
salvezza della nostra principessa”
La
conversazione con Uranus mi ha privato di tutte le mie forze. Succede
ogni volta, devo sorridere, rispondere con battute sardoniche e
leggere per smorzare il suo comportamento troppo serioso, fare finta
che sia solo un'amica per me. Lei non può provare niente per
me.
Sono una sciocca e dovrei concentrami di più sul mio dovere.
E poi
questo nuovo sentimento per Larissa che è arrivato in un
momento
della mia vita in cui non me lo aspettavo e non so come mi devo
comportare.
Poco
dopo che l'ologramma si è dissolto Larissa è
entrata nella stanza e
mi ha trovato con la faccia coperta
da una mano.
“Sarà
sempre così?
Ha
sorriso dolcemente e io ho sentito quel sorriso anche senza vederlo,
quel primo raggio di apertura nei confronti di qualcuno dopo anni di
isolamento volontario.
“Si,
è forse anche peggio. Sarà così in
tutte le vite che vivrai, fino
a quando i venti longitudinali di Nettuno spazzeranno la sua
superficie e il metano nella sua atmosfera gli darà quel
colore blu
così simile ai tuoi occhi. E' questo il prezzo di essere una
Sailor
guerriera, vivrai molte vite piene d'amore a anche di sofferenza,
ricordando quello che non hai potuto cambiare e commettendo gli
stessi errori che avrai già fatto. Conosco questa sensazione
e mi
manca!”.
“Sei
anche tu una Sailor guerriera.” Non era una domanda ma una
affermazione.
“Non
lo sono più da molto tempo mentre tu lo sei ancora e non
devi
dimenticarlo”.
“E
se nella prossima vita dovessi dimenticarlo, dimenticare tutto questo
e dimenticare te o......”
“Uranus?
So che sei innamorata di lei e ormai l'ho accettato. Se ti dovessi
dimenticare ci penserò io a ricordartelo! Ti
riporterò indietro
affinché tu vada avanti!”
Sono
molto triste ma anche molto serena. Tra poco sarò su Silver
Millennium per saldare un vecchio debito e forse morirò nel
tentativo. Tutte noi guerriere dobbiamo rinunciare a qualcosa.
Come
Mercury che ha donato la sua verginità non solo del corpo ma
anche
dello spirito a Zachar sapendo benissimo che il male gli stava
già
invadendo l'anima, gli ha aperto la mente che è la cosa
più
preziosa per lei mentre lo guardava scegliere e sbagliare.
Come
Venus che lotta strenuamente per amare un uomo di nobili principi ma
che per essi adesso calca il suolo lunare contro di lei.
Come
Mars che adesso si sta dirigendo sulla Luna dopo avere infranto tutto
quello che poteva essere infranto, dal suo voto di castità
al suo
cuore.
Nemmeno
io mi risparmierò ma adesso voglio solo godere del calore di
Neptune, del tepore del suo letto e del silenzio consolante che viene
dopo avere preso una decisione difficile.
Domani
lascerò questo posto e sorprendentemente ne sono felice. Di
nuovo
sulla breccia contro i cattivi per la libertà.
Amo
il buio che trovo nelle profondità del mare ma quello della
mia
camera mi aveva sempre fatto paura. Ma non più da quando ho
terminato la mia opera. Di solito dipingo quadri ma stavolta ho
scelto un pannello di legno in cui ho dipinto con colori fluorescenti
una creatura come quelle che proprio nel buio dell'oceano usano la
loro luce per attirare le prede.
Forse
il mio intento è lo stesso perché non posso fare
a meno di
guardarla prima di dormire, una figura con una divisa uguale alla mia
ma invece che il verdemare la gonna e il colletto sono di una
sfumatura simile a quella dei fiori di glicine mentre il fiocco
è di
un marrone della stessa tonalità dei suoi occhi. Una lunga
treccia
biondo-arancio a cui è intrecciato un nastro dello stesso
viola
glicine le scende sopra una spalla vicino alla scollatura che non
è
come quella famigliare a V che conosco bene ma è a forma di
cuore
che lascia intravedere un seno prosperoso, un seno materno. Infatti
un involto è racchiuso tra le sue braccia. Ne quando avevo
visto
questa immagine nello specchio quel giorno ne quando poi l'avevo
dipinta sapevo chi era quella bambina ma sapevo che era una femmina.
Non ho bisogno dello specchio ne dell'intuito che mi è
innato, così
come sono sicura che il suo destino si incrocerà con quello
di tutti
noi.
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Capitolo 7 *** L'età delle tempeste ***
Vorrei
poter dire che non mi aspettavo la guerra, vorrei poter dire che che
non volevo la guerra ma sarei una bugiarda. Una bugiarda spietata.
Perché a me la guerra piace, mi piace combattere, mi piace
sentire
il contatto fisico con il nemico e mi piace sentire tutti i miei
nervi che scattano. Ma questo mio desiderio insensato e condannabile
ha un prezzo che non sono pronta a pagare, anche se stare qui su il
mio pianeta a fare la Signora di Giove mi sta prosciugando
più di
una ferita, una lenta emorragia che corrode la mia moralità
e il mio
senso del dovere, perché io dovrei desiderare la pace per la
mia
principessina e per la mia patria lontana; sembrano avermi
dimenticato entrambi, il mio mondo è così lontano
dal loro e le
comunicazioni sono così difficili! Chiedo solo un piacevole
diversivo, un momentaneo cambiamento, l'emozione fugace non della
lotta ma di una dolce resa.
Quando
riaprii gli occhi non vidi niente. Sentii solo un tremendo dolore in
tutto il corpo e soprattutto alla testa. Mi sforzai di alzarmi ma non
ce la feci, sentivo freddo e un vento violentissimo smuoveva
l'abitacolo in cui ero come se fosse un barattolo pieno di caramelle,
e la caramella in questo caso ero io, che venivo sballottato
furiosamente. Tutto questo mi fece perdere di nuovo i sensi e quando
mi ripresi di nuovo almeno potevo mettere a fuoco gli oggetti e avere
la forza di alzare il braccio per tastarmi la ferita alla testa che
pulsava tanto quanto il vento, il cui ululato continuava imperterrito
a sfidare i miei nervi già provati dall'incidente con la
navicella.
Infatti
ero precipitato su Giove e non sapevo minimamente in che punto
dell'enorme pianeta fossi.
Dopo
essermi fasciato la testa mi voltai e scoprii il cadavere del pilota
che mi guardava con occhi vuoti e inespressivi. Mi scostai per quel
poco che lo spazio ridotto della navicella mi permetteva e
affannosamente tentai di aprire la mia portiera. Forse il fatto che
fosse bloccata mi salvò la vita perché se avessi
compiuto quel
gesto sconsiderato sarei certamente morto; l'atmosfera piena di
ammoniaca di Giove mi avrebbe ucciso o forse sarei stato spazzato via
dalla tempesta che si stava scatenando sopra di me. Sapevo che le
tempeste qui potevano durare giorni come anni ed erano tempeste
elettromagnetiche quindi se un fulmine avesse colpito il mio
abitacolo sarei stato fritto in modo veloce e brutale. Non potevo
fare altro che cercare di vincere la mia repulsione e avvicinarmi ai
comandi per vedere se il motore funzionava ancora ma quando lo feci
non ottenni risposta, solo il ventoso silenzio che mi opprimeva come
un macigno.
Così
attivai la mia unica speranza, il meccanismo di segnalazione che
sulla Terra funzionava benissimo in caso di avaria ma su Giove era
come giocare alla roulette russa cioè una questione di
probabilità
che non erano a mio favore. Con la tempesta ed essendo questo pianeta
un gigante avrebbero visto il puntolino giallo che si innalzava in
quell'atmosfera pregna di sostanza nocive?
Le
ore passavano lentamente e anche se la ferita non sanguinava
più il
freddo mi indeboliva e inoltre la spia del livello d'ossigeno
lampeggiava in maniera allarmante. Ero caduto in uno stato di torpore
in cui pensavo a Endymion che mi aveva mandato qui per chiedere
rinforzi a Princess Jupiter ora che la guerra era in pieno
svolgimento.
Per
raggiungere Io Castle che orbita attorno a questo maledetto astro ci
ho impiegato settimane, non so niente di quello che sta accadendo su
Silver Millenium, potrebbero già essere tutti morti o
più
probabilmente è già stata dichiarata la pace,
quindi ho intrapreso
questo viaggio per niente e morirò per niente!
Pensai
questo mentre, inconsapevole che mi stavano raggiungendo le squadre
gioviane di soccorso, stavo per forzare il mio sportello per morire
come un soldato, sul suolo di questo pianeta in cui ero stato
mandato. Poi dal finestrino vidi tantissime navicelle verdi con il
simbolo di Giove che spiccava dorato ma la cosa che mi fece dubitare
di avere delle lesioni al cervello fu che questi veicoli tecnologici
erano guidati da uno dei mezzi di trasporto più antichi: un
quadrupede cavalcava veloce con in groppa un'amazzone vestita di
verde, i capelli rosso ruggine stretti in una coda che sventolava
come una bandiera ribelle.
Come
potevano un animale ed una ragazza aspirare i fumi velenosi
dell'atmosfera gioviana?
Intanto
la creatura mitologica formata dai due esseri che parevano immortali
si avvicinò al rottame che mi racchiudeva e potei osservare
che il
quadrupede non era un cavallo o almeno non lo era interamente; pareva
più quello che i miti della Terra definivano centauro
sagittario e
la donna che scese con un guizzo di voluminose gonne color smeraldo
era nientemeno che la Signora di Giove in persona così come
la
ricordavo dai trattati di pace, in particolare dall'occasione in cui
l'avevo notata che pattinava durante i festeggiamenti per
intrattenere gli ospiti terrestri. Sapevo che il pattinaggio era lo
sport nazionale di Silver Millenium e a detta di tutte le persone che
avevano assistito come me allo spettacolo Jupiter era la migliore
pattinatrice di tutto il regno.
Non
era cambiata molto, i capelli tra il castano ramato e il rosso-bruno
erano naturalmente ricci e indomabili, gli occhi verde scuro
spiccavano di insolente sincerità,con sempre quell'altezza
considerevole e quella perenne andatura di chi sta andando in guerra,
la testa alta e le spalle dritte. Se non fosse stata così
alta
potevi scommettere che avresti sempre incrociato il suo sguardo, non
dovevi temere che sfuggisse codardamente o timidamente i tuoi occhi.
Fortunatamente io ero uno dei pochi che poteva guardarli quegli occhi
e lo feci attraverso il vetro e anche lei mi guardò. Sentii
un
formicolio nello stomaco, una sensazione inebriante che partiva dalla
testa e scendeva lungo la spina dorsale fino ad arrivare ai lombi,
una sensazione che provavo solo quando osservavo il cielo e le
stelle, la mia più grande passione.
Non
so se mi riconobbe ma a gesti mi fece capire che mi avrebbero tirato
fuori e che sapevano che avrebbero trovato un ferito ed un cadavere.
Lavorarono lei e i suoi soldati armati e dotati di mascherine per ore
e quando riuscirono a forare la corazza e respirai una minima
quantità di quel miasma malefico svenni per la seconda volta.
Un
nuovo doloroso risveglio, una nuova fatica di comprendere dove ero,
ma questa volta almeno il pilota morto non c'era e io ero su un
morbido letto in una specie di stanza circolare. Il vento non si era
ridotto ma la struttura sembrava resistente e anche comoda, piena di
cibo e servizi igienici. Dovevamo essere ancora su Giove ma non
sentivo rumore di altri essere umani. D'improvviso una porta si
aprì.
Doveva essere mimetizzata bene nella parete perché i miei
sensi
sviluppati di soldato non l'avevano notata. Ne entrò un
ufficiale
vestito con un armatura talmente verde da riflettersi sulle pareti
bianche, impreziosita da smeraldi grossi come uova di struzzo il cui
peso dava un'idea della forza dell'uomo che doveva sopportarlo. In
realtà non doveva essere difficile per lui essendo
gigantesco e con
un torace ampio e muscoloso, i capelli lunghi quanto i miei ma invece
che castani erano rosso acceso, le iridi non blu cobalto ma nere come
ossidiana, iridi che imprigionavano e proteggevano i pensieri del
loro proprietario affinché il temerario che avesse osato
guardarlo
dritto in faccia non poteva scorgervi niente se non la piega dura
della mascella e la lunga cicatrice che attraversava quasi tutta la
guancia destra.
Uno
sguardo ben diverso da quello della sua principessa e io avevo
sfidato entrambi tenendoli testa e forse ne avrei pagato le
conseguenze.
“Generale
Nevius, Princess Jupiter vi da il benvenuto,”e sorrise
malignamente
osservando la mia ferita alla testa,”e spera che accetterete
il suo
invito a pernottare su Io Castle, anche se attualmente non possiamo
ancora raggiungerlo.”
“Con
chi ho il piacere di parlare?”guardai la sua divisa cercando
mostrine che mi indicassero il suo grado ma non ce ne erano.
“Sono
il comandante Ganimede, capo dell'esercito della Signora di Giove, ai
vostri ordini!”detto questo si mise sull'attenti rispettando
la
gerarchia ma mi accorsi che la sua espressione invece che neutra come
quella dei miei sottoposti quando facevano il saluto militare era
quasi ironica.
Non
potevo tollerarlo!
“Comandante
Ganimede, ringrazio lei e la Signora di Giove per averi prestato
soccorso. Sa dirmi dove ci troviamo? Siamo ancora su Giove vero?
Vorrei che ci muovessimo in fretta per arrivare su Io Castle, devo
discutere di cose molto importanti con la principessa!”
Lo
guardai duramente e con la bocca atteggiata ad una leggera smorfietta
sardonica, avevo davvero fretta e non potevo stare a parlare con un
comandante di livello inferiore e per di più strafottente.
“Mi
dispiace ma non sarà ancora possibile muoversi,
l'anticiclone è
molto forte e sono sorpreso che la navicella dove vi trovavate non
sia stata spazzata via!”
“Non
mi importa, non mi farò certo intimidire da una
tempesta!”
“Su
Giove, generale non esistono tempeste! Quelle brezze le lasciamo a
voi sulla Terra! Qui esistono cicloni e anticicloni e la loro durata
non è prevedibile!”
Ero
esasperato e furioso dalla sua evidente mancanza di rispetto ma
cercai di mantenermi calmo perché sospettavo che le sue
parole
fossero drammaticamente vere, anzi che nascondessero una
realtà
ancora più penosa.
“Quanto
crede che durerà?”
Di
nuovo quel sorriso beffardo che mi innervosiva. Avrei scommesso che
lo facesse appositamente per irritarmi.
“Sono
di nuovo spiacente di arrecarvi pessime notizie ma questo non
è un
anticiclone normale ma è la Grande Macchia Rossa e sono
secoli che
le sue spire continuano ad avvolgere l'emisfero meridionale del
pianeta. Probabilmente non cesserà per altri secoli e anche
quando
sembrerà che sia finita si riformerà imperterrita
più furiosa di
prima. Solo Princess Jupiter può portarci fuori da questo
inferno
rosso e lei non tornerà prima di qualche giorno”.
“Cosa?
Qualche giorno? E che ci va a fare una donna in una
tempesta?”lo
sfidai con lo sguardo a contraddire il termine che avevo
usato,”e
perché i suoi uomini glielo hanno permesso?”
Ero
troppo sbalordito per essere arrabbiato e devo dire anche un po'
curioso.
“La
nostra Signora può fare quello che le aggrada.” La
sua voce era un
pezzo di ghiaccio acuminato, oppure una lama di spada appena
affilata.
Intuii
che mi ero spinto oltre i limiti tacitamente stabiliti, ero pur
sempre un ospite e loro mi avevano appena salvato la vita. Cambiai la
postura del mio corpo che fino a quel momento esprimeva rabbia
disperata e prepotente frustrazione e gli feci capire senza
parole(non mi sarei mai abbassato a scusarmi pubblicamente) che mi
spiaceva di averli superati quei confini ma che sarei comunque
rimasto sulla linea che separa l'educazione dall'ingratitudine, non
mi sarei fatto intimidire, non mi sarei tirato indietro, dovevo
trovare immediatamente Princess Jupiter e nessuno mi avrebbe fermato.
Lui
comprese tutto questo, eravamo entrambi dei soldati e soprattutto
eravamo uomini.
“Giove
è un pianeta enorme e voi siete riusciti ad atterrare
proprio nella
Grande Macchia Rossa!”il tono era ancora sarcastico ma non
c'era
più quella acida diffidenza di prima e anche io sorrisi
perché in
effetti le probabilità di finire nel più grosso
anticiclone del
pianeta erano davvero poche.
“Fortunatamente
eravamo in questa parte dell'emisfero meridionale perché
alcuni
nostri soldati si erano persi e li avevamo appena recuperati poco
lontano da qui quando abbiamo visto il vostro segnale. Lei è
subito
intervenuta ma non sapeva che il principe Endymion avrebbe mandato
voi; sono settimane che prepara le truppe e partiremo per Silver
Millennium tra poco!”
Ero
stupito dall'iniziativa di Jupiter. Non mi aspettavo di doverla
pregare ma almeno mi aspettavo, anzi volevo almeno parlarle e mi resi
conto con fastidio che dato che tutto era pronto non l'avrei neanche
vista.
“Devo
comunque avere un colloquio con lei, devo aggiornarla su quello che
sta accadendo; immagino che tutta l'elettricità che Giove
emette
nello spazio e che ha anche causato il mio incidente interferisca con
il vostro sistema di comunicazioni. Princess Jupiter è
ancora là
fuori a cercare qualcuno?”
Ci
doveva per forza essere una spiegazione logica al suo strano
comportamento!
“Non
sta cercando qualcuno, sta cercando qualcosa!”
Non
appena ero uscito dalla costruzione in cui mi avevano portato e
dotato di respiratore portatile fui scaraventato quasi per terra
dalla forza del vento. Vedevo aria che vorticava attorno a me e non
era trasparente, inconsistente; il vento qui aveva un colore ed era
dello stesso colore dei capelli di Jupiter, un rosso ruggine che mi
si infilò in gola, nel naso, negli occhi e io ero come una
candela
che si stava per spegnere, la ferita alla testa pulsava e non
riuscivo a stabilire da che parte dovessi andare.
Ganimede
mi aveva dato una bussola ma con tutte quelle scariche non mi fidavo
di quello strumento, e non potevo interpellare le mie amate stelle
perché non potevo neanche vederle. Mi affidai quindi solo al
mio
istinto, e anche se non posso spiegarlo razionalmente, in quel
momento o forse da quando avevo visto i suoi occhi la prima volta dal
vetro della mia navicella, mi sentivo legato a lei, sentivo una
scarica, una vibrazione che intercorreva tra noi e che mi avrebbe
guidato come un fulmine che sa dove schiantarsi, alla mia
destinazione.
Stavo
camminando da ore quasi quando sentii inaspettatamente profumo di
violetta. Mi voltai e vidi una luce verde che mi portò ad
uno
strapiombo. Lì, in mezzo a quel caos rosso, in quel rumore
che
assordava e perforava e scardinava ogni processo umano di
comprensione visivo-uditiva io vidi e udii una figura che se ne stava
ferma in cima a quella rupe, sorprendentemente ferma e stabile, come
ancorata nel terreno e anche lei mi guardava, sentivo quei suoi occhi
verdi che ancorarono anche me e io mi persi in lei, no anzi lei si
perse in me, entrò nella mia bocca, nel mio naso, nei miei
occhi.
Ed
ora che lei era in me e io ero in lei sentivo quello che provava,
quello che cercava.
Princess
Jupiter, regina delle tempeste, tu le cavalchi, ci passi attraverso,
cerchi emozioni forti che ti impediscano di impazzire in questa
gabbia lontano da tutto ciò che ami e difendi. Sei una
guerriera che
non combatte, sei un principe senza la sua amata da salvare, sei un
fulmine che non può scaricare la sua forza nel terreno, sei
un'azione incompiuta.
Tutto
questo lo capii in un istante e in quello stesso istante, quando il
nostro legame aveva permesso che si creasse un'incrinatura nella sua
corazza, lei percepì questo buco e la vidi vacillare. Una
raffica di
vento la fece cadere e la vidi sparire nello strapiombo.
Avevo
trovato una grotta in cui ci saremmo potuti rifugiare e fu nel
terreno duro al suo interno che deposi il corpo di Jupiter.
Ero
riuscito a trovarla, svenuta e ammaccata ma viva. La caduta non aveva
procurato danni seri perché si riprese molto velocemente e
potevo
vedere che il suo corpo sprigionava scintille intermittenti di
elettricità.
“Grazie
per avermi salvata generale Nevius. Tra poco mi riprenderò
del tutto
e potremo tornare alla base”faticava a respirare ma la sua
voce era
ferma e decisa.
“Lo
sa che lei è completamente pazza! Sarà anche la
Signora di Giove ma
il suo comportamento si è dimostrato sconsiderato e
illogico”la
mia ira repressa per l'incidente, per il mio incontro con il
comandante Ganimede e soprattutto e lo ammettevo per la prima volta,
per il comportamento del mio Master che aveva provocato una guerra
inutile, mi travolse.
“Chi
sei tu per dirmi quello che devo fare? Tu, un miserabile terrestre!
Tu che sei venuto a mendicare il mio esercito e il potere di Giove,
chi sei per dire a me quello che devo fare?”
Si
era alzata in tutta la sua altezza ma stavolta aveva trovato un degno
avversario altrettanto alto e notai con enorme soddisfazione che non
ci era abituata.
“Io
dico quello che voglio e non sono io che mendico il tuo esercito.
Endymion mendica il tuo esercito per colpa della tua principessa. Lo
ha circuito e adesso c'è una guerra....ma tu che ne sai qui
confinata su questo pianeta! I villaggi al confine del Mare Crisium
sono stati già spazzati via dalle truppe del neo stato, il
Regno
delle Tenebre, e così che si chiamano adesso i Liberatori
della
Terra e quelle stragi a est le ha fatte un mio amico, o almeno colui
che credevo mio amico!”tutta la rabbia si dissolse e rimase
solo
un'altra sensazione, informe e calda, leggera e consistente insieme,
era sollievo.
Anche
Jupiter che aveva subito il mio sfogo si rilassò di riflesso
e mi
guardò non con pietà ma con aperta invidia. Lei
non avrebbe mai
avuto sollievo dal suo desiderio. O forse si. Capii perché
le truppe
erano già pronte, lei non aspettava altro che questo, lo
aspettava e
lo temeva.
“Certo
per te questa guerra è una benedizione, almeno farai quello
per cui
sei nata invece che startene qui ad inseguire tempeste!”non
avevo
potuto fare a meno di provocarla ma mi bastò un occhiata al
suo viso
per pentirmene perché un violento pugno si abbatte sul mio
zigomo e
io barcollai.
“Non
azzardarti a ripetere mai più una frase
simile!”stava per
affibbiarmi un altro pugno ma questa volta parai il colpo e le
afferrai il braccio.
Lottammo
dandoci morsi e graffi fino a quando rotolammo per terra con lei
sotto di me che si divincolava come un serpente e come un serpente
era pronta a mordermi. Le immobilizzai le braccia, i nostri volti
talmente vicini che i respiri si fondevano, praticamente ci stavamo
baciando prima che le nostre bocche si unissero. E finalmente si
unirono, si unì tutto quello che di noi, del nostro corpo si
poteva
unire, perché le nostre anime lo erano già da
tempo e fare l'amore
con lei è stato solo l'ultima fase di una fusione che ormai
era
irreversibile.
Il
viaggio fino a Io Castle fu molto breve e quando arrivammo
nell'atmosfera di Giove vidi che una struttura tubolare lunga e
stretta galleggiava nello spazio. Era grigia e scura e quando ci
avvicinammo potei osservare che al suo interno era cava.
“Ma
questa è un'immensa folgorite!”avevo visto quei
mineraloidi sulla
Terra che si formavano quando un fulmine colpiva la sabbia,
soprattutto se questa era ricca di quarzo; il calore fondeva il
terreno cristallizzandolo.
“Questo
è il mio castello. Ganimede, porta la navicella al suo
interno.
Questa spedizione è stata interessante ma molto
faticosa!”
Il
suo sguardo cercò il mio e io arrossii perché la
sua sincerità la
rendeva spudorata ma anche molto desiderabile.
Non
si eravamo scambiati molte parole dopo quello che era successo e non
avrei saputo neanche cosa dirle.
Notai
con stupore che la navicella si diresse all'interno della
cavità e
quando fummo dentro il grande tubo poteri vedere che c'erano
più
livelli i cui accessi erano enormi porte di legno verde in cui
stazionavano guardie arcigne e attente.
Ci
fermammo ad un livello intermedio e Jupiter mi condusse un una stanza
così grande che temevo di perdermi. C'era un letto e
già speravo in
una ripetizione di quello che era accaduto nella grotta ma con mio
sommo disappunto nella stanza c'era anche un'altra persona.
“Forse
te lo sei dimenticato ma sei ferito. Lui è un ottimo medico,
viene
direttamente dal Regno della Luna quindi approfittane”mi
sfiorò la
mano delicatamente e se ne andò seguita da Ganimede che
prima di
sparire mi lanciò uno sguardo duro e apprensivo, lo sguardo
di un
padre preoccupato per una figlia. Intanto il medico mi stava
togliendo la fasciatura e quando l'ebbe tolta completamente sentii un
grido soffocato. Preoccupato che si fosse infettata e anche sorpreso
perché non sentivo dolore presi uno specchio lì
vicino e il mio
cuore smise per un attimo di battere.
La
ferita non era infetta ma ciò che rendeva mostruoso quello
spettacolo era che il sangue che usciva sporadicamente dallo squarcio
non era rosso ma verde, lo stesso verde di quella maledetta stanza
che si era fatta soffocante, lo stesso verde degli occhi della mia
amata.
Mi
alzai di scatto e fuggii. Correvo senza vedere nessuno così
mi
imbattei proprio in lei.
“Cosa
stai facendo qui? Non dovevi farti.........”con orrore
appuntò lo
sguardo su quel marchio d'infamia; sapevo cosa mi stava succedendo,
lo avevo visto nei miei amici, l'avevo sentito nella mia nephrite che
avevo perso nell'incidente.
Di
nuovo la mia antica rabbia, il mio antico impulso di prendermela con
la prima persona che mi capitava, la mia antica impulsività
unita a
qualcosa di completamente nuovo e malvagio mi investì e
sapevo che
stava per capitare qualcosa di terribile.
“E'
tutta colpa tua, è tutta colpa di voi guerriere,
è tutta colpa di
voi, soldati di Silver Millenium! Mi sto trasformando in un mostro a
causa di una guerra che non mi appartiene!”
La
presi per le spalle e la scossi violentemente. Strano che per quanto
fosse alta, robusta e potente nella mia stretta fosse così
vulnerabile e fragile. E questo non era un deterrente per me anzi mi
eccitava.
Tutto
quello che di buono e sacro in me era sparito insieme a ciò
che
rendeva rosso il mio sangue.
“Nevius
cerca di calmarti......lasciami, mi stai facendo
male.........lasciami.............cosa stai
facendo..........no...no........non lo
fare.......no......Nevius........no.........”
Prima
di commettere l'irreparabile o forse era già troppo
tardi(per me lo
era di sicuro ma almeno per lei speravo di no)Ganimede intervenne
colpendomi in testa.
Prima
di svenire sentivo solo la voce di Jupiter:
“E
' un mostro”E' diventato un mostro!” poi finalmente
il vuoto.
Un
un altro doloroso risveglio. Un altro faticoso tentativo di capire
dove fossi. Credo che fosse la terza volta da quando ero arrivato su
Giove. Un sorriso dovuto alla comicità del mio pensiero poi
una voce
che mi apostrofò:
“Cosa
hai da ridere bastardo terrestre! Sei fortunato che non ti ho ucciso
ma avrei tanta voglia di farlo! Se lei non mi avesse fermato
lo........”
“Ganimende,
adesso basta!”
Jupiter
era nella stanza e mi guardava con un furore tale che dalle mani
vedevo scintille crepitanti come piccoli schiocchi iracondi. Le vesti
erano lacerate e le le parti interne delle cosce erano piene di
lividi.
La
consapevolezza della nefandezza che stavo per compiere, il ricordo
dell'aberrazione che avrei potuto perpetrare contro la persona che
amavo mi annichilì più dei colpi che avevo
ricevuto e mi sentii un
guscio secco e amorfo, il mio corpo ormai ospitava solo l'essere che
aveva fatto quello scempio, l'essere che sarebbe partito presto per
unirsi alla schiera dei traditori.
“Per
quanto adesso io ti odi per quello che mi hai fatto non posso
dimenticare quello che è successo in quella grotta, non
posso
dimenticare quello che mi hai dato”.
“Io
non ti ho dato niente, quelli”e guardai i
lividi”sono l'unica
cosa che ti ho dato! E probabilmente finiremo per combattere uno
contra l'altra perché sai che è quello che
accadrà”.
Mi
alzai,Ganimede era uscito dalla stanza ma sentivo la sua presenza
lì
vicino. Stava per ribattere ma io la fermai.
“Stavo
per farti l'unica cosa che una donna come te, orgogliosa, e indomita,
e splendida non avrebbe mai sopportato. Ti amo Jupiter, ma non posso
starti accanto, non dopo quello.....tieni, prendili, sono un antico
cimelio di famiglia, erano di mia madre che era una sacerdotessa di
un'antica divinità terrestre, sono l'unica testimonianza di
quello
che ero, sono la testimonianza di quello che sento per te!”
Mi
voltai e uscendo passai accanto al soldato dalla corazza verde come
il mio nuovo sangue.
Arrivai
sulla Terra e mi diressi nell'unico luogo in cui potevo rifugiarmi,
con i miei simili, nella stanza del trono di Queen Beryl.
Zachar,
Lord Kaspar e Jack erano già lì.
“Bene,
ora che tutti i miei generali sono presenti possiamo finalmente
attaccare Silver Millenium. Dopo la prima incursione di Zachar si
aspetteranno che colpiremo da est ma noi li sorprenderemo da ovest,
voglio che vi posizionate nella piana di Sinus Lunicum. Partirete per
il Mare Imbrium stasera, il Regno della Luna deve essere spazzato
via!”
Non
l'ho visto andarsene. Non sono riuscita a farlo. Ganimede mi ha
curato le ferite ma io non sentivo dolore. Quelle non sono ferite.
Appena il mio fedele amico mi ha avvertito che aveva lasciato il
castello ho potuto aprire la mano che era stretta spasmodicamente
attorno al suo contenuto. Nell'incavo vi erano due rose, perfette e
brillanti ma i cui petali acuminati mi avevano ferito la pelle per
averle strette troppo. Chi ha detto che solo le spine pungono? Ora lo
so, non ti dimenticherò mai, paragonerò ogni uomo
che incontrerò a
te e ogni volta che sentirò nei miei lobi la presenza di
queste rose
saprò che posso sopportare la tua scelta.
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Capitolo 8 *** L'età della spada ***
Tutti,
prima o poi nella loro vita capiscono perchè esistono. Io ne
possiedo una lunghissima che molti potrebbero scambiare per eterna,
ma so che non lo è affatto, prima o poi anche io come il mio
pianeta
cesserò di girare, cesserò di dibattermi per
cercare di mantenere
un posto e a posto il mio piccolo universo, e quando gli atomi del
mio corpo minuto e mascolino, gli atomi del ghiaccioso Urano si
saranno trasformati in polvere di stelle e carbonio, allora, solo
allora forse, il vento che infuria in me e nella stratosfera del mio
azzurro astro smetterà di tormentare ed erodere e io
sarò libera di
volare, portata dall'aria direttamente verso la mia patria lontana,
mi depositerò sulle vie lastricate di Silver Millennium,
sentendomi
così più utile di adesso.
A
volte dubito di sapere il perché della mia esistenza. A cosa
servo?
A cosa posso mai servire confinata qui del mio castello come le
principesse di quelle vecchie fiabe? Loro almeno, prima o poi vengono
liberate da qualcuno, solitamente un cavaliere con un'armatura
luccicante, mentre io che sono sempre stata il cavaliere e la
protettrice di me stessa, come farò a liberarmi? Come si fa
quando
il prigioniero è il salvatore? La mia principessa
è da qualche
parte nel Regno della Luna e io non posso fare niente per aiutarla,
una forza che deve rimanere inerte mentre tutto ciò che ama
rischia
di essere spazzato via per sempre.
Tutti
pensano che portare un'armatura sia facilissimo. Un peso che ognuno
potrebbe tollerare, ma chiedetelo ad un soldato e vi
risponderà che
dentro quella corazza che lo ricopre, che lo difende, è un
vero
inferno.
Io
sono un soldato, per la precisione sono un soldato dell'esercito di
Princess Uranus ed il mio nome, e con mio intendo che me lo sono dato
io essendo orfano dalla nascita, è Setebos, e posso
affermare che è
un nome di tutto rispetto; non è per vanagloria che lo
sostengo ma
solo perché ho sempre fatto il mio dovere, conosco gli
ordini e
obbedisco alla mia comandante. Certo, la Signora di Urano non
interviene molto spesso e sicuramente non lo farà in questa
guerra
che ormai da mesi terrestri sta imperversando nella nostra patria ma
prima o poi il mio grande sogno, lo scopo della mia esistenza, quello
di sentire con timore e reverenza il mio nome sulle labbra dei
nemici, si avvererà e lei sarà orgogliosa di me.
Stamattina
andai come al solito a farle rapporto ma stavolta avevo pessime
notizie da portarle.
Lei
era sempre nella sala delle udienze, che camminava avanti e indietro,
con le mani che stringevano spasmodicamente un'enorme spada, la spada
notai, e quando mi vide per poco non mi aggredì.
"Era
ora che ti facessi vedere! Di solito sei sempre puntuale con le
informazioni che provengono dalla Luna. Non voglio sentire il
bollettino dei morti nelle nostre truppe, stamattina non potrei
sopportarlo, voglio solo sapere se abbiamo mantenuto il possesso dei
confini occidentali,”si avvicinò con uno svolazzo
di gonne,
impaziente e impetuosa.
"Mia
signora, dovete perdonarmi ma è successo quello che
temevamo. Nei
sei mesi terrestri che sono passati dalla presa della piana di Sinus
Lunicus i ribelli terrestri hanno perso uomini e mezzi come avevamo
calcolato. La loro artiglieria non è avanzata come la
nostra. Hanno
avuto parecchie diserzioni e hanno tentato l'ultima carta. Princess
Mercury ci aveva avvertito ma le conseguenze saranno
devastanti.”
Non
dovevo aggiungere altro. Princess Mercury era la miglior stratega del
regno e non solo. Involontariamente aveva dato ai nemici un'arma
quasi indistruttibile.
"Così
li hanno risvegliati!”tutta la frustrazione se ne
andò lasciando
una calma piatta come dopo il passaggio di un uragano.
"Si
mia signora, hanno risvegliato i sette malvagi!”
Ciò
che Setebos mi aveva riferito non mi avrebbe dovuto sorprendere ma
non posso negare che avevo provato un fremito di paura, un oscuro
presagio di morte, come quando hai il fianco scoperto durante un
combattimento e non puoi difenderti e parare bene i colpi.
Non
è una sensazione che mi piace e devo ammettere che non ci
sono più
abituata. Non da quando c'è Setebos con me.
Ovviamente
non essendo un tipo estroverso non faccio amicizia con tutti o molto
spesso. Forse perché
do troppo
valore al quel sentimento che unisce due persone e quindi voglio
preservalo per qualcuno di veramente importante.
Neanche
con colei che devo proteggere con la mia stessa vita ho mai provato
qualcosa di simile, Serenity non sarà mai mia amica ma
è il mio
tesoro da custodire, la mia perla bianca e preziosa, troppo
perché
una forza della natura come il vento non la corroda o la sporchi. Non
ho mai provato l'ebbrezza e la gioia di avere un compagno, di
qualcuno che mi copra il fianco durante la lotta fisica o le mie
guerre interiori, qualcuno pronto anche a sacrificare una vita,la
propria o quella di altri per un bene supremo, ma Setebos ci va molto
vicino.
Quando
parlo con lui sento un calore che si propaga dentro di me, come se
potessi dirgli tutto quello che provo o che penso, una sensazione
rara e appagante che trovo solo quando parlo con Neptune.
Neptune!
Strana ragazza! Come farà a sopportare il mio malumore, le
mie
crisi, il miei eccessi?Perchè quando durante i nostri
collegamenti
vedo la sua figura verde acqua la tensione si allenta, il vento cala
e diviene una brezza costante che lenisce il mio spirito?
Pensare
a lei ha un effetto calmante su di me e ora ne ho proprio bisogno.
Dopo
che avevo congedato Setebos mi sono affrettata infatti a rivolgermi a
quell'unico sostegno che non mi abbandonava mai, che non cedeva mai
neanche sotto le spinte della più potente tra le tempeste.
"Uranus,
che piacere sentirti!”il suo tono era davvero felice, senza
traccia
di affettazione o mieloso spirito di sopportazione.
"Ciao
Neptune, vedo che stai divinamente! Hai saputo ciò che
è successo?”
"Certo,”
ecco cosa apprezzavo di lei, pur essendo una vera signora non faceva
caso ai convenevoli di rito in una conversazione, ”e sono
molto
preoccupata. Credevo davvero che stessimo per respingerli
definitivamente ma ora.........ora hanno sette tra i più
temibili
guerrieri che si siano mai visti e non solo, ti rendi conto che se il
Cristallo d'Argento dovesse.......,” anche con tutte le
scariche
che rendevano difficile la comunicazione potevo vedere benissimo il
suo viso contorto in una smorfia di angoscia, ”se il
Cristallo
d'Argento dovesse frammentarsi nei sette cristalli dell'arcobaleno
come prevede la misura di sicurezza decisa dalla regina, ora quei
cristalli avrebbero i loro contenitori predestinati. Sarebbe
spaventoso!”
"Ma
chi cavolo ha stabilito che proprio in quei mostri dovessero essere
racchiusi i cristalli? E' contrario a ogni principio!”
"Ma
non a quello del libero arbitrio!”Neptune inaspettatamente
aveva
sorriso e le si era illuminato il volto pallido e bellissimo.
"Il
Cristallo d'Argento ha un immenso potere che può essere
usato per il
bene o per il male a seconda di chi lo usa. Da millenni appartiene
alla famiglia reale ma non è detto che continui ad essere
così.
Tutti hanno l'opportunità di tentare di trovarlo e usarlo,
anche i
nostri nemici. La leggenda dice che sette creature, non mostri
attenta, racchiudono i sette cristalli! Beryl ha convinto I Sette
Malvagi a lavorare per lei, ma in realtà loro non hanno una
malvagità innata, sono solo dei mercenari!”
"Sono
anche la chiave per distruggerci! Il libero arbitrio non dovrebbe
essere concesso a tutti!”ero furiosa e l'agitazione mi
impediva di
stare ferma.
"Uranus,
non fare la sciocca, sai anche tu che quello che è giusto
non sempre
è quello che vogliamo!”
"Ma
sarebbe molto più facile se fosse così! Le Sailor
Guerriere sono
tutte a Silver Millennium? I traditori che cosa stanno facendo? Ho
sentito che in molti stanno disertando ma ora con quelle malefiche
creature che Beryl ha a disposizione le adesioni ritorneranno
fiorenti più di prima!”
"Le
Sailor Guerriere sono da mesi posizionate con i loro eserciti ai
confini del Mare Serenitatis. Sai quanto è dura per loro
dover
combattere contro le persone che hanno imparato ad amare .E credo che
non sia facile neanche per Endymion....”
"Non
nominarlo quello lì! E' tutta colpa sua se la nostra
principessa
adesso rischia la vita, non poteva lasciarla stare? Gli uomini sono
tutti prepotenti, non riescono neanche a rispettare le regole che
loro stessi hanno creato. Se lo avessi qui lo prenderei a
pugni!”
"A
me invece piace!”una risata aveva trillato e via etere mi
aveva
raggiunta provocatoria e irritante. Non
sopportavo che a Neptune piacesse quel bellimbusto che aveva portato
tutti noi in guerra.
"Una
volta l'ho visto quando è venuto ai trattati di pace e noi
abbiamo
avuto uno dei pochi permessi a lasciare il nostro posto di guardia;
ha un'aria molto regale e sono sicura che ama molto Serenity.”
"Non
sapevo che fossi romantica,” avrei voluto suscitare la sua
ira come
lei aveva fatto con me ma Neptune era un pilastro di corallo
difficile da scalfire.
“A
proposito Uranus tu non hai sentito niente nella
tua..........ehm........spada?”
Sapevo
quello che mi stava per chiedere e non avevo avuto nessuna intenzione
di risponderle. Intanto tutti i peli che il mio corpo magro e glabro
possedeva si erano rizzati e se avessi guardato negli occhi Neptune
non avrei potuto mentire come invece spudoratamente avevo fatto.
“La
mia Space Sword è sempre affilata ed efficiente, non temere.
Adesso
devo andare, mi aspettano gli allenamenti con Setebos”.
Per
un attimo e forse la mia immaginazione mi aveva tradito,o forse il
collegamento era di nuovo disturbato, la voce di colei che mi stava
davanti si era affievolita ed era diventata flebile e monocorde, come
se fosse dispiaciuta per qualcosa che avevo detto.
“Va
bene,ti lascio al tuo allenatore. Non stancarti troppo!”
Stavo
per rispondere ma l'ologramma era già sparito.
L'allenamento
poche ore fa andò malissimo. Uranus fu molto distratta e ne
capivo
il motivo. La sua figura alta e slanciata fu meno dinamica del
solito, i suoi occhi di un blu molto scuro non riuscirono a
focalizzarsi al meglio sugli oggetti da colpire e le mani non
stettero mai ferme ma passarono dall'elsa della Space Sword ai corti
capelli di un castano chiarissimo da risultare biondo rendendoli una
massa scompigliata e arruffata.
“Devi
concentrarti di più!”le intimai ma il mio tono non
era di
rimprovero.
La
compresi. Se ne sta qui come tutti noi, ad aspettare, e l'attesa
è
peggio di sapere che Silver Millennium è stata spazzata via
o che
miracolosamente abbiamo vinto e la guerra è finita.
Però
la cosa che più ci fiacca e ci riduce i nervi a brandelli e
la
consapevolezza di non poter intervenire, noi non combattiamo le lotte
interne al Sistema Solare e per la mia Signora che è
dinamismo alla
stato puro deve essere un'agonia.
Io
tento di aiutarla per quello che posso, le sto vicino, facciamo delle
scorribande insieme su Urano, la consolo con il mio corpo quando mi
permette di avvicinarla tanto da avere un'intimità.
Non
mi illudo che provi qualcosa per me oltre il cameratismo tra militari
o tra allieva e maestro; è sempre la mia comandante e
Signora di
Urano e nessuno dei due si può permettere di dimenticarsene,
anche
se a volte ci lasciamo entrambi andare e ci confidiamo i nostri
pensieri, le nostre paure e le nostre speranze.
E
sicuramente tra le mie speranze non c'è quella di suscitare
amore
nel suo cuore. Ho amato solo una persona, mia moglie che è
morta
molto tempo fa e non intendo sostituirla.
Però
sia io che Princess Uranus siamo fatti di carne, siamo persone
avventate e impulsive e abbiamo degli istinti.
Se
abbiamo a volte fatto l'amore è stato solo come un atto di
condivisione, di conforto oppure un semplice scambiarsi piacere e
affetto.
Per
quanto la ammiri e si, la adori non amo Princess Uranus.
Possiede
troppo quegli attributi che dovrebbero essere una prerogativa di noi
maschi; gli uomini con lei si sentono sminuiti perchè vale
due volte
loro e non lo nasconde.
Ci
vuole coraggio ad indossare la sua armatura, anche se questa
è un
semplice e regale vestito blu che la fascia come quelle amazzoni
narrate nelle leggende terrestri.
Si,
la sua armatura è molto più pesante della nostra
di comuni soldati,
perchè non è fatta di ferro ma è
costituita e intrisa di
responsabilità, di rinunce e comandamenti che si desidera
disperatamente infrangere.
“Oggi
non sono particolarmente in forma e la mia spada non è
particolarmente affilata.”
Mentiva.
La Space Sword era affilatissima come un rasoio e brillava minacciosa
nella penombra della stanza.
“Ti
conosco abbastanza da sapere che le bugie non ti donano. Dimmi cosa
ti preoccupa.”
Quando
eravamo soli tutti i formalismi venivano accantonati e anche le
barriere che mi permettevano di capire la differenza tra le sue bugie
e le sue verità.
“Pensavo
che Neptune esagerasse ma ora lo sento anche io.......”
Sobbalzai
quando sentii nominare la Signora di Nettuno. Non volevo ammettere
che se c'era una persona che era vicina a Uranus più di me
era
sicuramente lei, e sospettavo che Uranus stessa non sapesse neanche
quanto ne fosse influenzata.
“Cosa
senti?”
Mi
guardò e percepii un gelo quale non ne avevo mai sentito.
“Sento
la fine, per tutti noi. Sento la risonanza in ogni fendente della mia
spada,” un grido strozzato le uscì dalle labbra
che tremarono
visibilmente, ”e questa presenza che incombe come una cappa
malefica si sta inspessendo e non riesco a respirare. Oh Dea, cosa
devo fare? Mi sento così impotente, come il personaggio di
una
storia che deve seguire un copione crudele e non può
sgarrare,
neanche se c'è la salvezza del proprio mondo in gioco.
Dannazione, è
tutto terribilmente difficile!”
Non
trovai parole abbastanza consolatorie per lei quindi le offrii il mio
corpo, nella quiete e nel silenzio del Miranda Castle.
Me
ne stavo raggomitolata su una sedia elegante e scomoda, completamente
di platino e piena zeppa di fiori che sembravano orchidee e che
certamente non avevo scelto io. Preferisco la tenda che io e Setebos
dividiamo quando pernottiamo su Urano, nei momenti in cui Setebos
è
la sola presenza che potrei tollerare.
Abbiamo
fatto l'amore poche ore fa, ma non è riuscito ad alleviare
le mie
pene.
Magari
avesse potuto! Magari potessi amarlo!
E'
un uomo molto piacente, alto quanto me, con capelli non molto corti,
lisci e neri, gli occhi a mandorla che risplendono gentili e fermi.
Alzo
lo sguardo e sul mio letto è adagiata, cruda e letale, la
mia spada
e sento d'istinto le mie dita che si flettono ma brandiscono solo il
vuoto.
In
quello stesso istante un colpo alla porta mi spaventò, io
che non mi
spaventavo mai.
Non
so come ma sapevo che quando quella porta si fosse aperta la mia vita
non sarebbe stata più come prima.
“Avanti!”speravo
che la mia voce reggesse ma la faccia di Setebos era terrea.
“Cosa
è successo?”ansimavo e l'aria, la mia aria, il mio
elemento, mi
aveva tradito fuggendo dai miei polmoni.
Setebos
sembrava spaesato e non mi guardava negli occhi.
"Cosa
è successo?”avevo chiesto di nuovo.
"Uranus,
meglio che ti siedi”.
"Non
voglio sedermi, voglio solo che parli!”
"Princess
Mars e Princess Jupiter sono morte!”
Non
sono mai svenuta e non capiterà adesso! ripetevo questa
frase come
un mantra mentre mi appoggiavo alle colonne del letto e cercavo il
fiato per continuare a parlare.
“Come?”non
riuscivo a pronunciare altro.
“In
battaglia ovvio, ”mi stava nascondendo qualcosa e lo odiavo
per
questo, evidentemente non mi giudicava abbastanza forte, ”ma
almeno
prima d morire sono riuscite ad uccidere Nevius e Jack”.
“Ho
detto come? Sono stanca di essere protetta, sarò anche una
donna ma
sono il tuo comandante. Voglio il rapporto completo di quello che
è
accaduto!”
La
rassegnazione aleggiava sul suo viso ma avevo vinto.
“Mars
e Jupiter erano nei territori a sud-ovest di Silver Millenniun.
Avremmo dovuto aspettarci che fossero le prime a cadere. Sempre in
prima linea e combattive come poche. Princess Mars ha impattato
contro i soldati di Jack presso il Lacus Doloris,” aveva
sospirato
perché il nome era proprio azzeccato, ”ha
combattuto come una
leonessa, glaciale e precisa e con una delle sue frecce ha trafitto
al cuore il traditore che poi è morto bruciato. Ne
è rimasto solo
lo scheletro. Non so perché dopo si sia distratta ma
è stata
circondata da troppi uomini che.......uomini che l'hanno tramortita,
stuprata a turno e poi uccisa, il suo corpo fatto a pezzi e
bruciato.”
Aveva
sputato quelle parole come se ardessero nella sua bocca come tizzoni
ardenti mentre io nella mia percepivo solo la bile che mi inacidiva
la lingua e me la incollava al palato.
Stringevo
il pomello del letto così tanto che pensavo di essermi rotta
qualche
dito, se fosse stata la mia spada avrei ucciso qualcuno, forse
Setebos, o Queen Selene per avermi imposto queste inammissibili
restrizioni, o me stessa per non dovere più sentire quegli
orrori.
Ma
non sono una che cede e così con un cenno, non potevo
parlare, non
più, lo avevo pregato di continuare.
“Tutto
questo è accaduto poche settimane fa. Per quanto riguarda
Nevius era
presente e ha prelevato lo scheletro del suo compagno e lo ha messo
in una bara di vetro che non si sa dove sia finita. Poi si è
diretto
a sud verso il Lacus Gaudii dove erano stanziate le truppe gioviane.
E' strano ma non ha opposto molta resistenza. Si dice che la presa
malefica di Beryl sul generale fosse solo fisica, che in
realtà
Nevius non fosse totalmente circuito dalle forza del male. Il suo
è
stato più un suicidio e personalmente penso che fosse
contento che
fosse stata Jupiter a.........”
“Non
mi interessa di quel traditore. Non mi interessa di come è
morto.
Voglio solo sapere quello che è successo a lei. Cosa
è successo a
Princess Jupiter?”
“Stava
tentando di sfondare la guardia nemica ma è stata colpita da
un
colpo a tradimento che l'ha decapitata. La sua testa ora è
esposta
come monito ai confini meridionali infilzata su una picca. I villaggi
a sud sono tutti distrutti e tutte le donne prima di essere uccise
sono state costrette a baciare quel macabro trofeo. Gli uomini e i
bambini non sono stati risparmiati mentre ancora nei boschi vicino al
Monte Heamus si sente il grido disperato di Ganimede per la morte
della sua Signora. Dicono che sia impazzito dal dolore......Devo
andare avanti?”
Avevo
fatto un segno di diniego. Per ora poteva bastare.
Un
filo di saliva mi colava sul mento e me lo ero pulito con una mano
tremante.
“Lasciami
sola!”
Fortunatamente
non aveva protestato,così avevo potuto vomitare in pace.
Avrei
fatto di tutto pur di non essere il latore di quelle notizie che
avevano sconvolto tutti. Il senso di perdita e di lutto aleggiava
come un'ombra sull'intero castello.
Avrei
fatto di tutto pur di non essere lì. In quei giorni avevo
maturato
una decisione irrevocabile ed ero deciso a perseguirla altrimenti
sarei impazzito come Ganimede.
Con
piglio deciso mi diressi nella stanza di Uranus in cui era chiusa da
giorni e la trovai accucciata sempre nello stesso posto, la spada che
giaceva abbandonata ancora sul letto.
“Che
conseguenze ci sarebbero se un soldato del tuo esercito andasse a
combattere a Silver Millennium?”
Mi
guardò con occhi stanchi ma sempre vigili e attenti.
“Direi
che ti aspetta la morte per tradimento”.
“Tu
cosa faresti?”
“Se
lo chiedi a Princess Uranus ti risponderei che io stessa eseguirei la
sentenza, se invece lo chiedi alla guerriera che sono ti direi che ti
seguirei, se solo potessi rescindere i legami con la principessa che
dovrei essere”.
Setebos
se ne andato portando con se un pezzo di me, avevo di nuovo il fianco
sguarnito e mi sentivo vulnerabile come non mai.
Oggi
dopo giorni ho contattato Neptune; per interi minuti ci siamo solo
guardate e nei suoi occhi limpidi ho trovato il balsamo per le mie
ferite, ferite non di una che è stata in guerra ma di una
vigliacca
che non ha avuto il coraggio di sfidare le regole e fregarsene degli
ordini impartiti.
Lei
non ha parlato, ha solo allungato la mano e in quel momento il
collegamento tra i due pianeti doveva essere perfetto perché
la sua
immagine era nitida come se fosse realmente davanti a me.
Quella
mano bianca era una sfida, aveva osato sfidare il vento, ma lei, con
la sua tranquillità e mestizia, poteva stare dietro al
turbine che
io ero?
Dovevo
fidarmi, allungare la mia mano e toccare la sua.
Ed
è quello che ho fatto, e anche se sapevo che il contatto non
era
reale giuro che ho sentito il suo tocco sulla punta delle mie dita,
un tepore ha sfiorato i miei polpastrelli e ha raggiunto la mia anima
regalandomi un frammento di visione che è andata dritta al
mio
cuore.
Due
donne che corrono insieme, l'una protegge il fianco dell'altra,
unite.
|
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Capitolo 9 *** L'età della rosa(o del rosa) ***
Anche
se le altre persone mi compiangono io sono convinta che la solitudine
sia mia amica, la mia fida alleata, l'unica emozione che io mi possa
permettere e che conosco, perché solo con quel senso di
struggente e
lucido distacco riesco a rimanere salda e stabile nel ruolo che mi
è
stata impartito e per cui sono nata. Nelle mie vene scorre il sangue
di Cronos, e io come sua figlia e discepola, come Signora di Plutone
e come umile servitrice di Queen Selene sono più che felice
di
assolverlo, non permettendo che colui che io comando e controllo,
l'irrazionale, l'ineluttabile e crudele Tempo prenda il sopravvento
su di me, usurandomi con il suo lento e implacabile progredire. Ogni
azione, ogni sensazione, ogni persona che interagisce con noi ci
matura, ci muta, ci permette di crescere e cambiare. Io come essere
fuori dal tempo e dallo spazio perciò devo rimanere sola,
immutabile, senza legami che possano anche solo scalfire la mia
nicchia, il mio guscio d'ambra. La prima e unica volta che l'ho
incontrato, lui mi ha paragonato infatti a quegli insetti antichi
come la Terra stessa che in un attimo della propria esistenza sono
stati intrappolati da quella sostanza vischiosa, simile al dolce
miele che poi si solidificata diventando più preziosa
dell'oro, più
preziosa della vita che contiene al suo interno e che se ne sta
lì,
immobile, serafica e inconsapevole(o invece perfettamente cosciente
nel mio caso)che in realtà il suo cuore non batte, che le
sue parole
non raggiungono chi lo osserva ammirato da fuori, magari invidiando
quella piccola creatura che ormai è diventata fredda,
più dura del
suo guscio, più dura di quella stessa volontà che
non le consente
di spaccare, di mandare in piccoli frantumi dorati ciò che
la
avvolge e la protegge. Rimanere fermi a guardare è
infinitamente più
sicuro che farsi travolgere, farsi conoscere, farsi amare e io non
sono stata creata per farlo, non sono pronta per farlo, non ancora.
Mi
piace passare attraverso la piccola folla che mi aspetta ogni volta,
mi piace toccare le persone e attraverso il tatto toccare le loro
anime e unirmi a loro nel grande legame che unisce ogni essere
vivente, sentire su di me la potenza della Dea che mi scorre nel
sangue e comunicare questa enorme energia a coloro che richiedono il
mio conforto.
Il
mio santuario è minuscolo, una piccola caverna che a noi
esuli
terrestri la signora di Plutone ha concesso per pregare le nostre
divinità, ma soprattutto per ritrovarci, per parlare
insieme, per
discutere di quello che sta succedendo, per non sentirci abbandonati.
Sappiamo
come quelli che vivono a Charon Castle ci considerano: dei nemici,
gente da cui diffidare perché potremmo essere delle spie,e
se
sapessero chi sono, se sapessero che Beryl, la loro nemesi è
mia
sorella, allora mi ucciderebbero all'istante e brucerebbero questo
posto, distruggerebbero la nostra santa reliquia e io non posso
permettere che accada. Non ho viaggiato per milioni di kilomentri
seguita dalle poche persone disposte a credere ad una dodicenne che
ha sentito la chiamata della Dea da infante e poi lasciare che tutto
si estingua in uno sbuffo di fiamme e pregiudizi.
Devo
proteggere il poco che sono riuscita a salvare della nostra stirpe
come la Dea mi ha ordinato, anche se dovessi pregare Princess Pluto,
anche se questo vuole dire umiliarsi con suoi dignitari, non
perché
io approvi ciò che mia sorella ha fatto, al contrario vorrei
che
questa guerra non ci fosse mai stata, vorrei che vivessimo in pace in
questo universo che può contenerci tutti, come la mia
Signora mi ha
insegnato. La fratellanza, la solidarietà, ecco i principi e
le
leggi che dovrebbero governare il nostro mondo, dove uomini e donne,
umani e dee convivano pacificamente, come era sulla Terra prima del
Regno delle Tenebre, prima di Golden Kingdom, prima che la
società
patriarcale relegasse le donne a schiave o mogli deboli e devote.
Il
mio culto è più antico di tutto ciò,
solo le femmine, e in
particolare le adolescenti più dotate come me possono
diventare
sacerdotesse della Rosa, e noi siamo resistite ai secoli, alle
prevaricazioni e alle nuove norme che sottomettono il nostro sesso.
Una
parte di me, quella scritta nel sangue e nel genere sessuale che
condividiamo, ammira Beryl per la sua ambizione, l'altra la disprezza
profondamente per il tradimento contro il nostro principe che
nonostante tutto rispetto, per averci messo in una situazione
compromettente in cui ci sono molte cose in gioco, tutto quello che
le mie antenate hanno costruito, per cui hanno lottato e che io cerco
faticosamente di preservare.
Appena
arrivata nella grotta sacra prendo i petali di rose che i fedeli al
culto hanno lasciato e le butto nel braciere dove arde un fuoco caldo
e inebriante.
Plutone
è un pianeta freddo, pieno di ghiaccio e oscuro. Tutto
ciò che è
calore e luce è come un miraggio, un piccolo paradiso in cui
è
difficile credere a meno che non lo si tocchi. Ho dovuto curare molte
bruciature perché la gente ci si avvicina troppo, desiderosa
di
scaldarsi e ripararsi da quel gelo perenne.
I
petali emettono un leggero sfrigolio mentre bruciano e nell'aria si
sente un profumo gradevole ma pur sempre con un retrogusto di
qualcosa di affumicato o in cenere.
Si
chiama Anenke ed è una sacerdotessa terrestre. La mia idea
di
ospitare alcuni profughi che avevano rinnegato il Regno delle Tenebre
non era ben vista dai miei dignitari ma sono stata inflessibile;
qualcosa in me mi aveva costretto a farlo.
In
questi mesi terrestri non me ne sono mai occupata, ero troppo
impegnata a sondare le nebbie del tempo nel tentavo di vedere quel
futuro che avevo finito per temere più del contatto con le
persone.
Essendo
la Guardiana del tempo tutti mi ritengono onnisciente ma non
è
proprio così; tuttavia faccio di tutto per fare permanere
questa
diceria, soprattutto in questi tempi così bui. Se mi sforzo
di non
essere preoccupata loro crederanno che andrà tutto bene e io
voglio
che continuino a crederlo.
Non
posso ammettere che neanche io so molto di ciò che
capiterà.
L'unica cosa che percepisco con certezza è che il mio Garnet
Rod, la
mia chiave scarlatta, vibra come se volesse essere usata per aprire
la porta sull'abisso, stride e geme per unirsi agli altri due
talismani, agli altri due arti che formano quel corpo di guerriera
che non deve essere mai risvegliata.
Da
quando ho saputo che Princess Mars e Princess Jupiter sono morte e in
quale modo questa tragedia è avvenuta sono sempre
più inquieta,la
mia imperturbabilità leggendaria sente le sue fondamenta
cedere,
vedo incrinature nel pendolo ambrato che mi fa oscillare tra la paura
e la rassegnazione.
Forse
perché ero in questo stato d'animo nervoso che non mi
è famigliare
che conobbi Anenke.
Il
mio castello mi sembrava soffocante, volevo uscire da lì,
così mi
recai sul mio piccolo pianeta e mi diressi verso il villaggio di
terrestri che si erano miracolosamente adattati al clima proibitivo
di Plutone che ha una atmosfera molto leggera quindi nella sua storia
ci sono stati molti impatti di asteroidi che hanno formato crateri
sormontati da collinette.
Il
villaggio sorgeva in uno di questi bacini mentre sul promontorio che
lo sovrastava sorgeva una delle formazioni naturali più
inquietanti
che avessi mai visto.
Una
roccia a forma di teschio in cui si apriva una cavità simile
ad una
bocca dentata e schernente era il loro tempio in cui praticavano la
loro misteriosa religione.
Poche
cose sono riuscite ad intimorirmi nella mia esistenza monotona
passata ad osservare guerre e lotte sanguinose, ma quel luogo
sembrava infestato da qualcosa di estraneo; il mio pianeta che
conoscevo come me stessa era stato invaso da una forza sconosciuta e
mi resi conto che dal piedistallo in in cui mi ero rintanata, dal mio
perfetto e trascendente punto di osservazione per scrutare nelle ere
passate e future lontane da me mi ero scordata di guardare quello che
succedeva sotto il mio naso, una negligenza imperdonabile.
Ricordavo
bene i giuramenti che avevo fatto a Queen Selene: quando ero molto
piccola, nel senso che il seme di stella era stato da poco racchiuso
dentro di me, la regina mi aveva imposto dei divieti; non potevo
viaggiare attraverso il tempo, non dovevo mai abbandonare le Sacre
Porte che custodivo e per nessuna ragione dovevo fermare il tempo. Se
avessi trasgredito a questi tre comandamenti sarei inesorabilmente
perita.
Certo
trascurare quello che avveniva su Plutone non mi esponeva ad un
rischio simile ma non potevo tollerare che qualcosa mi sfuggisse. Mi
diressi così verso il santuario con passo fermo e implacabile.
L'ho
notata subito. Alta, flessuosa e con un corpo dalle forme morbide ed
invitanti, Princess Pluto era riconoscibile anche per i suoi capelli
lunghi e scuri con riflessi verdi come il fondo di una palude
tenebrosa ed inquietante.
Non
mi fece paura, ero abituata a presenze più sinistre, fino a
quando
non la fissai negli occhi. Occhi color malva, occhi da sciamana, da
veggente, da colei che vede nelle e attraverso le cose. Quegli occhi
erano due stelle fisse, iridi che non sarebbero mai mutate anche se
il volto e il corpo da pantera di cui facevano parte si potevano
muovere alla velocità del lampo nelle tre dimensioni dello
spazio(lunghezza, altezza e larghezza),o potevano vedere alla
velocità dello sguardo o di una visione fugace attraverso le
tre
dimensioni del tempo(passato, presente e futuro).
Provai
un brivido riconoscendo in quella donna una potenza pari a quella
della divinità che servivo e a cui la mia vita era dedicata.
La
donna con l'elegante vestito nero era una Dea altrettanto potente.
Lei
poteva entrare. Lei doveva entrare.
Quando
l'avevo vista mi ero messa sulla porta del tempio per non farla
passare, come scudo per tutto quello che la grotta conteneva ma dopo
avere intravisto in lei quella sorta di lasciapassare spirituale mi
scostai in un gesto di invito, di diffidente tolleranza.
Mi
guardò, era alta e io dovevo essere una mocciosa ai suoi
occhi, ma
lo sguardo che si appuntò su di me non era uno sguardo tra
una donna
e una bambina, tra una Sailor guerriera ed una profuga terrestre.
Era
uno sguardo di riconoscimento, di percezione reciproca e fidandomi
del mio istinto e dal fatto che la Dea non mi avesse avvertito di
nessun pericolo imminente la condussi all'interno nel nostro
santuario.
“Sai
chi sono signora di Plutone?”lei mi seguiva per il corridoio
buio e
non mi voltai per parlarle. Sentii una risata fioca ma non era
divertita.
“So
che fai parte della stirpe di Beryl, la donna che si fatta manovrare
e che per sete di potere ha ucciso persone innocenti.”
Questa
volta per ribattere mi voltai di scatto fermandomi bruscamente.
”Non
lo ha fatto solo per questo! L'amore l'ha condotta sulla via
sbagliata ma non deve essere giudicata come una spregevole strega!
Lei non è questo, o almeno non è solo
questo!”
“Direi
un concetto d'amore molto distorto. Credimi Anenke, non giudico tua
sorella una perfida strega. E' il burattino di una creatura
più
subdola di lei che l'ha sfruttata e continuerà a sfruttarla
fino a
quando non le servirà più. Anche se l'esercito di
tua sorella
vincerà pensi che lei sopravviverà? Pensi che si
salverà dal male
che la divora?”
La
sua voce era dura e ostile.
“Puoi
prendertela con me quanto vuoi solo perché ho il suo stesso
sangue.
Mi stupisco che tu non ci abbia già fatto uccidere
tutti!”
L'ostilità
scomparve in un baleno e un'espressione colpevole invase quei suoi
strani occhi.
“Mi
dispiace, non volevo prendermela con te. Io non uccido degli
innocenti e voi lo siete. Tu lo sei. Vorrei solo che tutto questo non
fosse mai iniziato!”
Sospirò
mentre riprendevamo a camminare, questa volta una di fianco
all'altra.
Entrando
nel santuario non avevo nessuna idea di quello che vi avrei trovato.
Non conoscevo molto delle usanze dei terrestri, ma il ricordo
dell'unico esponente di quella strana razza che avevo conosciuto il
giorno dei trattati di pace era così vivo, dentro di me, da
spingermi a continuare a vedere come loro, come lui vivessero, in
cosa credessero, se fossero così primitivi e maschilisti.
La
bambina mi affascinava, anche se sapevo di chi era sorella. Avrei
dovuto provare diffidenza, ma davanti ai suoi chiari e saggi occhi
grigi che sembravano sapere così tanto della vita, e che mi
ricordavano me stessa, non ce la feci ad odiarla.
Finalmente
arrivammo alla nostra destinazione, un grande antro illuminato da
molti bracieri in cui ardevano fiamme arancioni come i suoi capelli.
Sentivo
che veniva da lì dentro l'emanazione di quella straordinaria
energia
che avevo percepito arrivando alla colonia terrestre.
Scrutai
nelle ombre create dalla luce soffusa, e vidi che nella parete
interna c'era un altare con tantissimi petali di rose sparsi ovunque,
lasciati lì come ex voto dai proseliti di quello strano
culto.
E
poi la vidi.
Era
una statua enorme, creata da un'abile mano che sapeva cosa stava
facendo, e dipinta con colori accesi, vividi, sicuramente scelti per
attirare l'attenzione.
La
scultura che stavo osservando avidamente era una ragazza dai
lineamenti delicati ma decisi, lunghi capelli di uno strano e
meraviglioso scuro arancio dorato, occhi marrone scuro che sembravano
fissarti, sondarti con il loro magnetismo innato.
Ma
ciò che più mi sconcertava era il fatto che la
divinità terrestre
avesse una divisa, una divisa di Sailor guerriera, una divisa che
però non era uguale alla mia ma molto simile.
Questa
era di un rosa acceso mentre il fiocco era marrone scuro come i suoi
occhi, e questo poteva passare; ma ciò che la
contraddistingueva era
la totale, quasi soffocante, profusione di rose che la decoravano.
Rose dipinte nei suoi capelli, nella gonna, e i suoi stivali rosa
acceso alti fino al ginocchio erano un'intricata e squisita trama
composta interamente da quei fiori delicati.
Dovevano
essere passati interminabili minuti di silenzio, in cui ero rimasta
sbigottita a fissare l'idolo che ci sovrastava, finché
Anenke mi
sussurrò:
“Lei
è la Nostra Signora, la Dea della Rosa. La veneriamo da
secoli sulla
Terra, ma è un culto strettamente femminile che il crescente
patriarcato vuole estirpare. Non posso affermare che il principe
Endymion ci abbia perseguitato ma suo padre e suo nonno prima di lui
hanno ucciso molte nostre sacerdotesse.”
Rimasi
in silenzio e aspirai il profumo dei petali di rose quando una
leggera brezza entrò chissà da dove e mi fece
accapponare la pelle.
La
ragazzina di fianco a me si irrigidì tutta, la sua postura
cambiò e
i suoi occhi divennero vitrei, grigie perle in cui ora risplendeva la
luce divina dell'essenza che si era appena palesata nella stanza.
Mi
voltai lentamente e Anenke, o meglio lo spirito che possedeva il suo
corpo mi sorrise acidamente.
“Princess
Pluto,la nera guardiana delle Sacre Porte. Sei venuta da me. Non lo
avevo previsto ma le cose non cambieranno per questo. Anzi, temo che
il fardello che già porti aumenterà con la
consapevolezza della
verità.”
La
voce che mi parlava era di una donna, non di una bambina ed era
incredibilmente suadente.
“Quale
verità? Chi sei?”scandii lentamente l'ultima
domanda.
“Ci
sono molte verità che devi sapere e te le dirò.
Chi sono invece
dovrai scoprirlo da sola, hai tutte le capacità per
farlo.”
“”Ma
cosa stai........”
“Ora
ascoltami figlia di Cronos. Nella tua patria sono accaduti fatti che
dovresti conoscere. I soldati terrestri sono arrivati al cuore di
Silver Millennium. Hanno distrutto il Moon Palace anche se il
traditore Zachar è perito per un colpo a sorpresa di
Princess Venus.
Come sciami di locuste voraci si sono riversate dal pianeta dove sono
nata tanto tempo fa fino alla Luna, e volevano penetrare
nell'Eternity Main System, ma hanno trovato Princess Mercury. Lei non
avrebbe mai permesso che insozzassero con la loro malvagità
la sua
creatura; ma non poteva fare niente. Erano in troppi e l'hanno
uccisa, il suo prezioso cervello spappolato sulla consolle che tanto
amava,”quelle parole così crudeli contrastavano
con la bocca
infantile che le pronunciava.
“Princess
Venus ha combattuto fino alla fine facendo fuggire la regina, sua
figlia e il suo amato principe, mentre lei manteneva la retroguardia.
Ha ucciso Lord Kaspar e poi si è scagliata contro Beryl con
la spada
forgiata nel cristallo trapassandole il cuore”.
Per
un attimo Anenke, quella vera tornò nel suo corpo ed un
lieve
singhiozzo si propagò nell'antro mentre una lacrima
solitaria le
scendeva lungo la guancia. Poi lo spirito riprese il suo spietato
possesso e continuò imperterrita il suo macabro resoconto di
quello
che non volevo sentire perché era una sentenza di morte, non
solo
per le mie compagne ma per noi tutti.
“La
guerriera dell'amore è morta come voleva. Sailor Venus ha
continuato
a combattere fino allo sfinimento, fino a che la spada non aveva
più
corpi da trafiggere”.
“Ma
allora.........”
“E'
morta di dolore. Il suo cuore non poteva sopportare la perdita di
tutte le persone a cui teneva. Si è semplicemente sdraiata
vicino al
corpo del traditore che amava e da cui era riamata e se ne
andata.”
Rise
sguaiatamente e nel sentire quella risata così dissacrante
una
sensazione che non mi aveva mai sfiorato, l'ira, mi invase e tentai
di schiaffeggiarla.
Con
una forza sorprendente per una bambina che non era più
bambina mi
fermò la mano inguantata.
“Allora
è proprio vero quello che pensavo di te! Tutti credono che
tu sia la
Guerriera dell'oltretomba, solitaria e nera ma è solo mera
illusione
esteriore, un involucro, una protezione. Al suo interno però
non vi
è ferma e passiva oscurità, non vi è
l'inerme accettazione del
semplice spettatore, della voce fuori campo, del narratore
onnisciente di questa triste storia. La tua anima cristallina non
è
nera, ma risplende di luce rosata. Tu non sei solo la Guardiana del
tempo, sei la guerriera della Rivoluzione, portatrice di cambiamenti
e di leggi scardinate, di affetto materno e custode dell'innocenza.
No, lasciami finire! Devi ascoltarmi! Non c'è più
tempo, non puoi
fare più niente in questa dimensione temporale. La tua
principessa è
morta! Si è suicidata dopo che il suo amato Endymion
è stato ucciso
dalle ultime truppe rimaste. Li hanno attaccati a nord di Silver
Millennium sul Lacus Mortis dove si erano rifugiati.”
Non
poteva essere vero! No! Non doveva succedere a lei, non doveva
succedere a noi!
Il
cuore dell'insetto chiuso nell'ambra cominciò
inaspettatamente a
battere. Le ali presero a vibrare, a frullare di disperazione e
rabbia e la voglia di spaccare tutto, la voglia di manipolare il
tempo, riannodare i fili di quel sanguinoso intreccio e tornare
indietro si fece schiacciante.
“Non
puoi tormentarti! Ora devi prepararti a quello che accadrà.
Puoi
farlo. Questa vita sta per finire anche se niente finisce. La pace
tornerà solo quando le due sorelle dai fulvi capelli si
ricongiungeranno. Ecco la mia profezia.”
Sentivo
nell'aria che si era fatta più fredda che lo spirito stava
per
andarsene ma prima dovevo chiederle una cosa. Dovevo farlo.
“Lui
ha sofferto? Che ne è stato del suo regno? Cosa
succederà ora a
Golden Kingdom?”
Mi
guardò con malizia e compassione e io abbassai gli occhi
imbarazzata.
“Il
principe Endymion non è per te e non lo sarà mai.
Rassegnati a
questa verità che è più certa del Sole
che sorge. Per quanto
riguarda il suo regno esso non esisterà più, le
sue macerie fanno
da contrappunto a quelle che sulla Luna ne deturpano la bellezza. Che
tale spreco! Due popoli che avrebbero potuto essere così
uniti.........”
Avvertii
una esitazione ,come se volesse dirmi altro ma già Anenke
stava
tornando mentre l'altra se ne era già andata.
Vorrei
che ci fosse un'altra soluzione ma la Dea è stata chiara
nella sua
sentenza.
Quando
la sua energia è entrata dentro di me non pensavo che
sarebbe stato
così devastante.
Lentamente
trituro le erbe che mi serviranno per l'infuso e ripenso a quello che
ha detto. Silver Millennium non esiste più, la mia patria
non esiste
più .Mia sorella non esiste più. Devo fare
cessare tutto questo e
c'è un solo modo.
La
pace ritornerà quando le due sorelle dai fulvi capelli si
ricongiungeranno......
Mi
presi una ciocca di capelli color fiamma e mi preparai al mio
compito,feci le abluzioni rituali e mi cosparsi di petali di rose.
Poi mi sdraiai sull'altare ,fissai la mia Signora e bevvi la pozione.
Mi
sarei ricongiunta a mia sorella e tutto sarebbe finito.
Il
giorno dopo riandai al santuario. Volevo delle spiegazioni ma una
strana inquietudine mi assillava. Stava per succedere qualcosa di
tremendo e avevo anche il vago sospetto di cosa si trattasse.
Vidi
un capannello di donne che sostavano all'entrata della grotta e il
timore si accentuò. Non mi fermarono mentre freneticamente
mi
dirigevo nella sala dove la statua dominava ogni cosa.
Anenke
era distesa sull'altare, bianca, piccola e fragile, le labbra
bluastre che tremavano mentre la vastità del suo folle gesto
si
ripercuoteva in me. Sentii per la prima volta le lacrime minacciare
di uscire dai miei occhi quando delicatamente la sollevai e le baciai
teneramente i suoi boccoli rossi.
“Perché?
Perché?”il mio era un urlo.
Princess
Pluto se ne era andata, eravamo sole lì, lo spirito morente
di
Anenke e la creatura appena nata che ero io, non diversa e cambiata
nella forma fisica ma nuova nella sua consapevolezza; un essere che
poteva piangere per una bambina che si era sacrificata per una
stupida profezia che neanche la riguardava perché, come
aveva detto
lo spirito, ora sapevo.
Avevo
quelle capacità per capire chi fosse colei rappresentata
nella
statua, adesso potevo vedere chiaramente cosa era avvenuto molto
tempo prima, e anche se il presente, il mio presente era distrutto e
annebbiato dalle mie lacrime, riuscivo a comprendere ogni scorcio del
passato e di conseguenza del futuro. Sapevo chi erano i protagonisti
della profezia, sapevo chi erano le due sorelle e con terrore mi
accorsi che tutto era iniziato con loro.
Volevo
imprimermi i volti di queste figure dimenticate nella memoria ma nel
momento esatto in cui Anenke esalò l'ultimo respiro anche
l'intero
universo, lo sentii chiaramente, sembrò fermarsi.
Un
tremito mi percosse le membra e il Garnet Orb si illuminò.
La
risonanza.
Un'energia
spaventosa e potente come mille esplosioni mi accecò
internamente,
tutto divenne buio e splendente e il mio corpo cominciò a
dissolversi per essere catapultato su un altro pianeta, sull'astro in
cui la distruzione sarebbe stata manifesta.
Una
distruzione che non era la conseguenza di ciò che era
accaduto su
Silver Millennium. I talismani entrano in risonanza quando la
speranza finisce e solo il nulla può permettere una
rinascita.
Qui,
in questa grotta a forma di teschio la speranza era morta con una
bambina che vedeva nella morte l'unica soluzione, qui tutti i valori
che avevano sostenuto il nostro mondo erano andati in cenere come i
petali delle rose.
Un
attimo prima che il mio corpo sparisse, un attimo prima che il cuore
fosse invaso dalla desolazione senza fine, il fumo del libero
arbitrio, delle variabili e del caso si dispersero e il futuro fu
chiaro e netto davanti ai miei occhi.
Sentii
una voce allegra e fanciullesca, che sapeva di zucchero filato rosa e
cappelli di paglia.
“Pu.....”
Una
bambina mi veniva incontro, un essere innocente a cui non avrei mai
permesso di sacrificarsi inutilmente, a cui non avrei mai permesso di
sentirsi emarginata o sopraffatta da fardelli troppo pesanti per lei.
Questo sarebbe stato il mio giuramento più sacro e non
l'avrei mai
infranto anche se voleva dire rompere gli altri provocando la mia
morte. Avrei avuto un'amica, un'amica vera che avrebbe scacciato
quella solitudine a cui mi ero appigliata come se potesse sostituire
un cuore che batte, una bocca che ride, mani che abbracciano. Avrei
avuto qualcuno da amare.
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Capitolo 10 *** L'età delle galassie ***
Probabilmente
nessuno mi conosce, la storia su di me ha avuto un effetto impietoso
relegandomi nell'oblio più assoluto e avevo accettato questo
non
come una punizione divina ma come un dono, perché volevo
essere
dimenticata, dovevo essere dimenticata.
Ma
ora qualcosa dentro di me mi impone di combattere questa deriva nella
dimenticanza e di lottare per farmi conoscere, non perché
voglia
degli onori, la Dea sa che non ne merito, ma perché la mia
vita, i
miei sbagli e i tentativi di porvi rimedio siano di monito e forse mi
azzardo a dire, di esempio per le giovane generazioni di guerriere
che verranno dopo di me.
Inizio
come sempre sono iniziate tutte le storie, tutte le biografie, con la
data e il luogo di nascita.
Beh
per quanto riguarda la data posso dirvi 13,7 miliardi di anni fa
mentre per il luogo è un po' più complicato.
Il
pianeta in cui sono nata è uno dei primi corpi celesti che
si sono
formati all'inizio dell'universo e gira tutt'ora attorno alla stella
più antica esistente, entrambi nella costellazione della
Bilancia,
circa 4000 anni luce distanti dalla Terra.
Come
tutte le cose più importanti anche il nome di questo pianeta
nessuno
se lo ricorda. Di certo vi posso dire che non ero la Sailor guerriera
di un pianeta prospero e ricco, se lo fosse stato di certo molti
avvenimenti non sarebbero successi. Anzi devo dire che era un posto
brullo, pieno di rovine, senza vegetazione e soprattutto senza
quell'azzurra distesa liquida che caratterizza il vostro astro.
Ma
vedete, era la mia casa, il posto in cui e per cui ero nata, le poche
persone che proteggevo mi amavano e io le amavo come una madre
affettuosa, come una figlia riconoscente, come una Sailor guerriera
conscia delle sue responsabilità.
Inoltre
ero abituata a molto peggio. Per miliardi di anni non avevo avuto
sulle mie spalle solo il peso di qualche centinaia di persone e di un
vecchio pianeta caduto in disgrazia. Un tempo ero la Signora della
Galassia,ero Sailor Galactos.
Un
tempo ero la Signora di Silver Millennium mentre adesso sono un
povero relitto umano, profanata nel corpo e nello spirito mentre
tento di conservare le poche energie rimaste per fare quello che
devo, per saldare un debito che grava sulle mie spalle nei confronti
del mio popolo, nei confronti di mia figlia e con mio grande
rammarico nei confronti di me stessa.
Non
posso morire adesso, è troppo presto ma il soldato terrestre
che mi
ferito con la sua spada imbrattata del sangue di coloro che dovevo
proteggere sapeva come usarla.
Accasciata
a terra con accanto il corpo dell'amante di mia figlia cerco di
trascinarmi al sicuro perché sento delle voci cattive e
aspre come
il sangue che ho in bocca avvicinarsi e non voglio che mi trovino
qui, completamente esposta nel padiglione costruito sopra il Lacus
Mortis dalle mie antenate. Le bianche colonne marmoree, perfette e di
una lucentezza spietata sono picchiettate qua e là del
sangue di
Endymion. Mi avvicino a lui e gli tasto delicatamente una mano e nel
farlo ci metto tutto il mo impegno ma ansimo come se avessi corso il
tempo di una vita, come se avessi corso il tempo di una morte.
E
lui è sicuramente morto, le iridi blu che guardano in alto,
i
capelli di un sublime e rivoltante nero ciliegia, contorno perfetto
per lo squarcio che gli ha spaccato il cranio e che
condannerà mia
figlia alla più dolorosa e inaccettabile delle morti.
Con
il residuo di fiato che mi rimane nella gola secca, in cui non vi
erano ne urla ne pianti nemmeno quando quello stesso soldato ha
violato il mio corpo per umiliare me e le donne della mia stirpe,
cerco di alzarmi il tanto che basta per vedere cosa sta succedendo
all'estremità del pontile dove sento rumori secchi, cozzare
di armi
e schiocchi quando le ossa e le cartilagini vengono tranciate.
Evidentemente
le guardie del corpo che mi sono rimaste, quelle che non sono fuggite
con la barca ormeggiata ad un lato del padiglione trascinando di peso
Serenity in lacrime, sono state sconfitte e ormai arriveranno a me
prima che io sia riuscita a portare a termine il mio compito.
Sento
dei passi sulle assi del pontile, sono in due e vanno di fretta.
Ormai non ho la forza neanche di alzare la testa quindi solo quando
sono sopra di me li riconosco e posso permettermi finalmente, forse
per la prima volta da quando è iniziata questa guerra, di
respirare
liberamente.
I
volti di colei che oggi si fa chiamare Larissa e di un soldato con un
improbabile quanto pericoloso ciondolo attaccato ad una catenina mi
osservano per un attimo con uno sguardo di timore e terrore, angoscia
e paura di toccarmi poi Larissa con la bocca distorta da una smorfia
di puro ribrezzo esclama:
“Cosa
vi hanno fatto Vostra Maestà!”poi la rabbia
sparisce dalle sue
iridi nocciola e si china su di me e sento un profumo di lavanda che
è una promessa di paradiso.
“Bastardi
terrestri, non hanno rispetto per le loro donne, figurarsi per la
nostra sovrana!ӏ il soldato con il simbolo di
Urano a parlare
adesso.
“Non.....dovete
preoccuparvi........per me....,”riesco a balbettare.
“Vi
porteremo via da qui e poi potremo curarvi....dovete solo resistere
Vostra maestà!”.
“Si....certo...ma
prima.....,”guardo Larissa e lei capisce.
Boforchia
qualcosa al soldato che si dilegua poco lontano
per”controllare se
arriva qualcuno”anche se sappiamo bene tutti e tre che non
è così.
“Ora
mia regina dovete rilassarvi, penserò io a
voi!”nel dire quelle
frasi con un tocco delicato copre il mio inguine ignominiosamente e
crudelmente esposto come un trofeo o come una cosa che ormai non vale
più niente. Sento male in ogni mia più piccola
parte ma so che
Larissa ha ragione. Se riuscissi a rilassarmi andrebbe sicuramente
meglio per il mio povero corpo.
Ogni
fibra del mio essere però si ribella, e i muscoli pelvici
ancora di
più ma devo farlo;così intraprendo questo
difficile proposito e
smetto di sanguinare. Avrei potuto usare il Cristallo d'Argento per
curarmi, e per un attimo sono stata tentata di farlo, mi sento sporca
e internamente spezzata,non più integra. La cosa che
più desidero è
un bagno di luce nello splendore e nella purezza, rimarginare le mie
ferite e magari fare finta che non sia successo niente, ma il
Cristallo d'Argento non è fatto per questo. Non si
può rimediare
all'irrimediabile, e inoltre il suo potere mi serve per uno scopo
più
giusto; in fondo dimenticare tutto sarebbe come se quell'uomo mi
avesse davvero ucciso più del colpo di spada che mi ha
inferto.
“Andrà
tutto bene mia regina, non è ancora finita!”e chi
meglio di lei
poteva capirmi? Chi può comprendere le conseguenze di uno
stupro se
non una persona che lo ha vissuto?
“Infine
sei venuta......combattendo per Silver Millennium; e permettendomi di
portare a termine il mio compito hai saldato il tuo
debito.....,”la
guardo, l'uniforme color viola glicine spiegazzata e con macchie di
sangue secco, la spessa treccia arancio-dorata lievemente disfatta e
le labbra contorte in una smorfia gentile che vuole nascondere una
feroce rabbia latente.
“Non
ditelo Vostra Maestà....non pronunciate quel nome, non sono
più.....”
“Si
che lo sei e lo sei sempre stata! E' ora che Larissa sparisca
perché
lei non può aiutarmi! Lei non può aiutarci! Ho
bisogno che ritorni
Sailor Galactos!”
Non
si può fuggire al passato per sempre, prima o poi ti
riacciufferà e
pretenderà lo scotto degli anni, anzi nel mio caso dei
secoli
dimenticati e la penale forse sarà la tua stessa vita.
Quando
ho visto Queen Selene in quelle condizioni, lì in quel
padiglione
degli orrori, con le gambe piene di lividi e il grembo violentato ma
con quella scintilla di dignità che non aveva mai
abbandonato la sua
persona, avrei voluto tornare indietro, avrei voluto mantenere anche
io un'anima candida anche quando la sozzura ti macchia il corpo.
Guardai
il ventre di Selene, doveva patire enormi sofferenze, chi aveva
compiuto quello scempio era davvero un mostro e mi augurai di averlo
tra le mani.
Almeno
a fare questo era stato un essere reale, tangibile mentre nel mio
caso come si fa a vendicarsi delle tenebre?
Appoggiai
istintivamente le mani sul mio di ventre e ricordai un'altra
sensazione, un movimento leggero, una creatura timida che esplora i
confini dello spazio carnoso che la racchiude.
A
quel tempo, cioè ormai tre secoli fa, consideravo mia figlia
come
una creatura timida ma poi si è rivelata ben altro.
Queen
Selene aveva ragione. Io ero stata Sailor Galactos.
Ma
dopo quello che era successo non mi reputavo più all'altezza
di
guidare la galassia, ormai ero corrotta. La Via Lattea aveva bisogno
di qualcuno di immacolato che la rappresentasse, così mi
ritirai sul
mio povero e anonimo pianeta per nascondere e crescere la mia
vergogna.
Purtroppo
però il Gruppo Locale non la pensava nello stesso modo. Mi
scovarono
nel mio rifugio proprio dopo il parto e ancora non avevo osservato
quell'essere nato da me che Sailor Andromeda era entrata nella mia
camera.
Il
portamento eretto e la divisa azzurro ghiaccio che contrastava con i
suoi capelli biondissimi si profilarono sulla soglia, e io sentii una
sensazione di gelo che mi attanagliò, una morsa di paura che
mi
portasse via quel fagotto caldo, quella bambina la cui nascita non
avevo programmato; ma insieme arrivò anche il sollievo
poiché ormai
non dovevo più vivere in clandestinità.
“Così
hai deciso di portare a termine la gravidanza Galactos........Io non
ne avrei avuto il coraggio!” la sua voce sottile ma
insolitamente
acuta mi accapponò la pelle ma fissai quelle iridi di un
pallido e
acquoso celeste che mi squadravano con palese disapprovazione.
“Tu
e Sailor Pinwhell potete anche non approvare ma sono io che devo
decidere. In fondo ho pagato per averla. Ho rinunciato al destino per
cui esisto, non sono più la protettrice della Galassia,
quindi la
tua presenza qui è inutile!”
“Ti
sbagli!” la sua voce era proprio di una tonalità
giallo limone
come quella del suo fiocco, e il suo sorrisetto una stilettata al
vetriolo, ”tu non puoi smettere di essere ciò che
sei anche se con
il tuo comportamento ostinato hai disonorato noi Antenate!Come puoi
essere un esempio per le guerriere che verranno? Ti rendi conto che
ci hai messo un bersaglio addosso facendo nascere
quella....quella....”
“E'
mia figlia e non ti permetto di parlare
così!”stavo tremando e la
debolezza del parto non mi aiutava.
“Ti
dico solo questo e poi me ne vado: prima o poi dovrai fare una
scelta, o lei”e indicò l'essere miagolante tra le
mie braccia”o
la salvezza dell'universo!”
“Smettila
Andromeda, se sei venuta per minacciare allora veditela con me e non
con una puerpera moribonda!”una figura famigliare e
splendente fece
il suo ingresso, un bagliore di furia repressa ma canzonatoria negli
occhi viola porpora.
“Ti
ci metti anche tu Silver? Non potrai difenderla a lungo ma dato che
sono in minoranza sono disposta a ritirarmi per ora!”
“Ecco
vattene e rassicura il Gruppo Locale che non ci saranno problemi,
come può una bambina così bella,” e
prese la piccola in braccio
facendole delle buffe moine, ”minacciare l'equilibrio
dell'intero
universo?”
Già,
come poteva un tale esserino essere così pericoloso?
Negli
anni seguenti sia io che Sailor Silver crescemmo la bambina secondo i
principi delle sante guerriere che difendevano i valori della
giustizia e dell'amore e nessuna ombra si profilava in
quell'orizzonte sterminato che potevo intravedere ogni giorno dal mio
balcone. Certo, non potevo offrirle molto, il mio palazzo non era
certo come quello del Regno della Luna ma Galaxia era una bambina
buonissima, di una dolcezza commovente a volte.
L'unica
cosa che stonava con questo idillio, e quando ve lo dirò
sicuramente
riderete ritenendomi una sciocca, erano i suoi capelli.
Non
assomigliavano ai miei anche se avrebbero potuto esserlo.
Sembrerà
strano ma erano di due colori, due colori ben distinti!
La
parte attaccata al cuoio capelluto era dorata mentre le ciocche
più
lunghe erano di un vivido rosso scuro.
Non
appena Silver aveva notato la cosa si era lasciata scappare:
“Ma
questa bambina sembra già essere spezzata in due!”
La
fulminai con un'occhiata e per un po' nei nostri dialoghi
permané
una freddezza scomoda e insidiosa. Di Silver mi ero sempre fidata,
era una mia alleata come guerriera di un altro pianeta del mio stesso
Sistema Solare; l'avevo anche mandata circa 4,6 miliardi di anni fa
in una zona che a quel tempo era remota, nel braccio chiamato dello
Sperone di Orione. Dovete sapere che la mia galassia, la Via Lattea
è
una spirale barrata, quindi ha molti bracci che si dipanano dal
centro galattico. Non mi piace pensare a quel posto, ma se devo
raccontare la mia storia sentirete molto spesso nominare questo
fulcro di negatività, l'origine della mia perdizione.
Comunque
in uno di questi bracci, appunto lo Sperone di Orione in quel periodo
ferveva un'attività particolare e nuovi potenti astri
stavano
vedendo la luce con nuove e giovani Sailor Guerriere che li avrebbero
protetti. Quindi avevo mandato Silver a controllare e lei si era
fermata in un pianeta molto vicino alla stella madre che voi chiamate
Sole, precisamente il pianeta Venere. Lì per alcuni secoli
vi si era
stabilita dando vita ad una comunità prospera che la
venerava. La
cosa non mi sorprese; erano esseri ancora non molto progrediti e la
loro Sailor guerriera non era neanche nata, in più
Silver è molto avvenente, con i suoi capelli biondo rame che
le
ricadevano lunghi e morbidi sulla sua divisa verde acido con il
fiocco viola porpora e la statura di una dea. Se io non avessi
portato i sandali alla schiava color glicine che completano la mia
uniforme sarei sembrata minuscola in confronto a lei.
Eravamo
cresciute insieme e avevamo smesso di crescere fisicamente insieme,
perché una guerriera rimane giovane e bella grazie
all'energia del
suo inestinguibile seme di stella.
Ecco
perché la morte non mi aveva mai spaventato tanto. Una
Sailor muore
solo in tre occasioni: quando il suo pianeta muore; in battaglia
contro i nemici(ma in quel caso tornerà certamente in vita se il
suo
nucleo cristallino è rimasto intatto) oppure se decide
liberamente
di porre fine alla sua vita. In quel caso la potenza del suo seme di
stella non può nulla, prevale e prevarrà sempre
la volontà. Noi
Guerriere possiamo fare tutto con la nostra volontà, con la
nostra
dedizione.
Perciò
io e Silver eravamo molto unite; guardavamo insieme quell'ammasso
nebuloso in formazione che sarebbe diventato il vostro Sistema
Solare. Ci mise milioni di anni a formarsi, prima il sole e poi i
vari pianeti.
Nelle
notti abbastanza fresche ci sdraiavamo sull'erba e scommettevamo su
in quali di quegli astri sarebbe nata la vita e io seppi subito su
chi avrei puntato. Infatti non appena avevo visto quella distesa
azzurra, quel colore così meraviglioso e denso in cui niente
poteva
perdersi davvero e in cui tutto poteva essere ritrovato sentii
un'urgenza di recarmici, esplorare quel nuovo mondo pieno di promesse
e anni più tardi sarei andata io al posto di Silver se non
avessi
avuto quel pesante fardello, il peso dell'intera Galassia che era la
mia priorità assoluta.
Potete
capire quindi benissimo come il raffreddamento dei nostri rapporti
fosse stato traumatico per me, ma non potevo permettere che anche lei
mettesse in dubbio la natura di mia figlia. Perciò mi
apprestai a
crescere Galaxia sfidando la diffidenza di tutti e più la
osservavo
e più mi dicevo che Silver e il Gruppo Locale si sbagliavamo
clamorosamente.
Un
giorno, dopo circa sette dei vostri anni terrestri Galaxia stava in
quello che noi chiamavamo giardino ma che era un spazio spoglio e
misero che circondava la mia dimora quando sentii un grido.
Corsi
fuori e vidi la mia bambina china per terra con qualcosa tra le mani.
“Guarda
mamma questo uccellino è ferito ad un ala e non
può più volare!
Dobbiamo curarlo!”
Controllai
il povero volatile che aveva non solo un'ala spezzata ma anche una
ferita alla testa e dubitavo che potesse sopravvivere.
“Mi
dispiace amore mio ma l'uccellino non credo che guarirà.
Spero solo
che non abbia una lunga agonia.”
“Allora
forse dovremmo aiutarlo!”e detto questo strinse ferocemente
l'esserino che pigolò straziato dal dolore e poi non
pigolò più.
Trattenni
un grido di orrore vedendo l'uccello schiacciato e la manina di
Galaxia piena di sangue e sostanze vischiose uscite dal corpo
letteralmente esploso.
“Adesso
non soffre più mammina!”e l'innocenza e il candore
di quelle
parole mi fecero tremare tanto da non riuscire a tirarmi in piedi. Me
ne stetti lì con una figlia che non conoscevo e che mi
faceva una
paura folle e la prima cosa che feci fu di chiamare Silver dopo tutti
gli anni che non ci eravamo viste.
Le
raccontai l'accaduto e la sua faccia inorridita mi spaventò.
“Non
dovresti stupirti Galactos .Per tutti questi anni hai sperato che la
tua parte prevalesse ma non puoi dimenticarti la sua parte. Quella
bimba è internamente e non solo divisa tra due estremi, uno
positivo
e uno negativo. Sai che è così. Puoi fare finta
di niente, puoi
solo sperare che prevalga il buono che c'è in
lei....”
“Quello
che mi chiedo Silver e se c'è del buono in lei......e se
invece
fosse davvero come dice Andromeda un pericolo per tutti noi e per se
stessa?”
“Non
è così. E' anche tua figlia e qualcosa dalla
Signora della Galassia
deve averlo pur preso .Deve solo essere guidata, deve essere
controllato il suo grande potere. Se pensi che il Gruppo Locale abbia
disapprovato la tua scelta solo perchè la reputa un pericolo
ti
sbagli. Loro sanno che Galaxia è potente, forse potrebbe
diventare
la Sailor guerriera più potente e la temono, la temono
molto.”
Dopo
quel colloquio in cui io e Silver eravamo tornate più amiche
che mai
non era successo niente di così clamoroso come l'episodio in
giardino.
Di
nuovo gli anni fecero il loro corso e Galaxia divenne una splendida
adolescente e come tutti gli adolescenti cominciò a voler
ottenere i
suoi spazi, sfidare i propri limiti, saggiare le sue
capacità e
sfidare l'orizzonte davanti a lei.
Non
sapevo che una di quelle sfide si sarebbe rivelata tragicamente
allettante, anzi quando mi si parò davanti neanche la
riconobbi per
ciò che era, vedevo solo un vecchio rattrappito con una
strana sfera
in mano che si presentò alla mia porta.
Non
potevo vedere il suo volto nascosto dal mantello scuro e quando si
palesò con la sua aura demoniaca era troppo tardi.
Mi
braccò nell'atrio dimesso che dava sul giardino .Non aveva
più
l'aria del mendicante ma sprigionava energia nera da tutto il suo
corpo.
“Signora
della Galassia, ti ringrazio per la tua ospitalità su questo
pianeta
misero e tetro. Ammetto che mi aspettavo di più da una delle
Antenate ma tu non sei colei che cerco, quindi non mi interessa
l'astro che hai scelto di proteggere, l'astro di cui ti sei
accontentata. Non avevi bisogno di scegliere, avevi l'intera Via
Lattea da conquistare mentre ora guardati attorno......questo posto
è
in rovina, non ci sono miniere di metalli pesanti e le poche persone
che ci vivono devono faticare e la loro salute è
cagionevole. Mi
domando perché, perché la potente Sailor
Galactos, membro del
Gruppo Locale e una delle prime Sailor guerriere a nascere, una delle
depositarie degli antichi segreti e conoscenze si sia volontariamente
relegata in questo rimasuglio di elio ed idrogeno che non interessa a
nessuno!”
“Interessa
a me! Questo è il luogo in cui sono nata e a te non deve
interessare. Ti riconosco e mi rendo conto che sono stata una stupida
a farmi avvicinare da te! Riferisci al tuo padrone che qui non
c'è
niente per lui e vattene!”ero furiosa e anche impaurita.
Stava per
accadere qualcosa di estremamente pericoloso e avevo la sensazione di
non potere fare niente per impedirlo.
“Ti
sbagli mia Signora del Nulla, qui c'è qualcosa, anzi
qualcuno di
molto prezioso per lui, tua figlia Galaxia.......adesso tu mia cara
consegnerai la tua bambina a me, il Supremo Fantasma nato da Chaos
stesso e suo messaggero. Obbedisci e forse ti risparmierò la
vita!”
“No,
tu non avrai Galaxia, lui non avrà mai Galaxia! Te lo
impedirò con
tutte le mie forze ed è meglio che te ne vai e forse io
risparmierò
la vita a te. Lei non gli apparterà mai!”
Il
Supremo Fantasma rise,e rise, come se si divertisse
immensamente:”Ma
lei gli appartiene già!”
Sailor
Galactos e il giovane soldato di Urano sono stati molto gentili
cercando di infliggermi il meno dolore possibile mentre mi stanno
trasportando via da lì, via da quel luogo di morte.
Tanto
tempo prima, le mie antenate hanno costruito quel padiglione sul
Lacus Mortis per placare le dee che vi dimoravano, infatti è
decorato con teschi di ossidiana con intarsi a forma di rose
argentate. E' molto bello, un vero capolavoro e sono contenta che sia
la tomba di Endymion.
Ci
stiamo dirigendo a est e per giunta a piedi. Mi sono accorta che
Sailor Galactos ha qualcosa che non va fisicamente ma sono troppo
stanca e troppo concentrata su quello che devo fare per approfondire
il problema. Voglio solo dormire per un tempo immemorabile e sognare
la mia infanzia, quando tutto era più bello,come la nascita
di
Serenity, che non so dove sia, o l'incoronazione delle mie prodi
guerriere. Ricordo così chiaramente! Quanta nostalgia ora
che tutto
sta per finire!
Questi
pensieri però non mi sono di nessun aiuto, non devo pensare
ai
fulgidi giorni del passato ma alle tristi ore che scandiscono il mio
futuro.
La
creatura malvagia che mi stava davanti aveva ragione. Per quanto io
avessi finto in questi anni che Galaxia fosse mia in realtà
lei non
lo era affatto.
Come
poteva esserlo se una metà di lei era oscurità?
Il
Supremo Fantasma se ne stava immobile di fronte a me e anche se non
gli vedevo il volto percepivo il suo ghigno di trionfo e osservai la
sua sfera che in quel momento brillò mostrandomi una scena
famigliare, una scena che apparteneva al mio passato.
Ero
in quella stesso porticato ma era notte e io stavo come sempre
guardando il cielo. Ero ancora Sailor Galactos e mai come allora ero
orgogliosa di rappresentare la Via Lattea. Ma non era la mia Galassia
che stavo osservando ora, quella scia bianca come una collana di
perle; era invece un piccolo pianeta, giovane e splendente, pieno di
speranza e potenzialità.
La
Terra. Oh Dea, adoravo osservarla, avevo un fascino magnetico che non
potrei spiegare. Silver mi canzonava per questa ossessione morbosa
verso quell'astro così lontano e poco sviluppato,
così prematuro da
non avere neanche una Sailor guerriera che lo proteggesse.
Comunque
non voglio dilungarmi; quella sera, nel preciso istante in cui
realizzai che era in quel pianeta il mio destino e una piacevole e
giovanile euforia mi pervadeva l'animo,beh in quel momento persi
tutto.
Forse
ero distratta ma non percepii che l'atmosfera stava cambiando, che le
ombre delle colonne non erano più confortevoli e un riparo
per le
mie emozioni ma erano diventate una trappola senza scampo.
Fino
ad allora non sapevo che l'oscurità fosse viva ma lo era. Lo
era!
Mi
sentii avvolgere da qualcosa di soffocante e nero, come una collana
di perle scure che mi strangolasse e un essere fatto di buio ed
incubi, di urla nella notte e tenebre mi invase.
Invase
il mio fisico stuprandomi il corpo e invase la mia anima
corrompendola.
Caddi
per terra, attorno a me Chaos, perché di lui si trattava, mi
aveva
completamente ricoperta come una nube,un miasma infernale e lo
sentivo ridere, dentro di me, fuori di me ma non vedevo bocche.
C'erano
solo tre occhi rossi che ammiccavano e il suo lurido corpo si
contorceva in spasimi disgustosi che mi stritolavano dolorosamente.
Nel
momento in cui le sue convulsioni raggiunsero il massimo avvenne una
cosa terribile e che ancora non riesco a spiegare.
All'apice
della nostra macabra unione quel mostro divenne debole, anzi divenne
la creatura più debole del creato. Se fossi stata coraggiosa
e se
avessi ricordato i valori delle Sailor guerriere io, che ero parte di
lui e lui di me come un solo essere, bene e male attorcigliati e fusi
insieme, io Sailor Galactos avrei potuto facilmente ucciderlo e con
lui perire io stessa.
Ma
non lo feci. L'istinto di conservazione fu più forte di
tutto, della
repulsione, dell'orgoglio, del dovere e dell'amore. Nell'attimo in
cui mia figlia fu concepita raggiunsi il punto più basso
della mia
esistenza perché anteposi la mia vita su tutti i miei
principi e non
mi curai delle conseguenze.
Conseguenze
che furono chiarissime alcuni mesi dopo. Non nascosi niente al Gruppo
Locale, mi ritirai sul mio pianeta e mi preparai a diventare madre.
La
visione terminò con la faccia di mia figlia ma questa non
era
un'immagine creata da quella perfida creatura.
Era
il viso riflesso di Galaxia che, nascosta dietro ad una colonna aveva
assistito alla ricostruzione di ciò che era accaduto e ora
sapeva la
verità sulle sue origini.
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Capitolo 11 *** L'età della Terra ***
A
volte non ti accorgi che la tua vita sta per cambiare, che sei
arrivato ad un bivio e che le cose non saranno mai come prima.
Non
so se avrei preferito saperlo; mantenere un'illusione di controllo
della propria esistenza ti aiuta a non impazzire ma può
anche
accecarti e quando il pericolo ti sbatte contro, dritto in faccia, il
colpo fa più male e ti ritrovi a terra prima di renderti
conto che
sei davvero caduta.
Perciò
quando vidi la mia piccola Galaxia impaurita e con gli occhioni
spalancati per le rivelazioni travolgenti della sua nascita che aveva
visto, che aveva PERCEPITO nella sfera di quel bastardo, il tirapiedi
di Chaos, non avvertii la minaccia incombente ma ero solo furiosa che
mia figlia avesse scoperto così quella verità che
avrei preferito
rivelarle io, in un altro momento, in un altro luogo, in un'altra
vita.
Dopo
che la sfera del Supremo Fantasma, il vecchio Saggio malefico venuto
qui direttamente da Sagittarius A per chissà quale malevolo
proposito, era tornata alla sua oscura normalità, Galaxia si
girò
lentamente verso di me, pregandomi con lo sguardo che tutto
ciò non
fosse vero.
Lei
non poteva essere la figlia di Chaos.
Lei
non poteva essere una creatura d'ombra per metà. Per
metà.
Si,
dovevo concentrami su quello, su quella parte che io le avevo dato,
un'eredità di luce e purezza che tentai di infonderle
attraverso i
miei di occhi, cercando di trasmetterle sicurezza,
tranquillità, che
niente era cambiato tra noi, in lei.
Mentre
ci fissavamo questo legame era fortissimo, sarei riuscita a
trattenerla, ne ero sicura, poi una risata cavernosa e raschiante si
intromise e io sentii il filo rosso che ci univa sfilacciarsi piano
piano fino a ridursi ad un sottile richiamo inconscio, quel residuo
di cordone ombelicale che nemmeno Chaos poteva spezzare.
“Vieni
con me piccola Galaxia, tuo padre ha un'enorme sorpresa per te! Se mi
seguirai potrai vedere un intero universo di meraviglie che neanche
puoi immaginare, pianeti così grandi e floridi in cui potrai
regnare
incontrastata. Finora tua madre, questa donna che ha rinunciato al
suo potere, che ha rinunciato all'intera Galassia ha dominato la tua
vita, ti ha relegato in questo sperduto astro, povero e marginale e
invece di crescerti ambiziosa e orgogliosa della tua nobile stirpe se
ne sta qui.....ad osservare un altro pianeta altrettanto misero e
altrettanto trascurabile. Vieni con me Galaxia e vedrai il centro
della vita!”
“Non
starlo ad ascoltare! E' un bugiardo e un impostore!”avrei
voluto
gridarle queste parole ma mi erano rimaste incastrate in gola. In
realtà una vocina dentro di me mi bisbigliava maligna che
non erano
tutte menzogne quello che diceva.
“Madre,
non voglio lasciarti! Ti prego, dammi una ragione per
restare!”
Tutto
mi sarei aspettata ma non questo. In quei pochi minuti in cui mi ero
ripresa mi attendevo un totale rifiuto o un'accettazione completa da
parte di mia figlia.
Quale
ragione? Quale ragione potevo darle per restare? Il mio pianeta era
davvero povero,non avevo niente da offrirle; Chaos era veramente suo
padre ed ero sicura che non le avrebbe fatto fisicamente del male ma
il reale motivo per cui stavo ancora nel mio vigliacco silenzio era
che io volevo che andasse.
Per
tutti questi anni le avevo voluto bene, le avevo dato la vita ma una
parte del mio cuore la odiava. Odiava il modo in cui era stata
concepita,odiava le conseguenze che la sua nascita mi aveva portato,
odiava il fatto che il fardello di sostenere e proteggere la Via
Lattea fosse stato sostituito da un peso ancora più
opprimente.
Volevo
solo essere libera, senza legami e doveri e magari raggiungere il
pianeta azzurro che adoravo.
Era
questo il prezzo? Era l'anima di Galaxia che dovevo vendere per il
mio destino sulla Terra?
Ripensandoci
ora dopo tre secoli saprei cosa fare e non ci penserei un attimo a
dire le parole giuste per evitare quello che successe .Ma la mia
bocca restò risolutamente chiusa mentre gli occhi di mia
figlia si
aprivano per fare uscire un'unica lacrima.
A
volte ti accorgi immediatamente che sei arrivata ad una svolta, ad
una lacerante biforcazione che si spezza in due, che ti spezza in
due. Mi volto indietro verso il Lacus Mortis che sparisce
nell'orizzonte grigio della mia patria.
Strano,
la mia percezione dei colori è cambiata radicalmente, il
suolo
lunare mi era sempre sembrato color argento mentre adesso lo vedo
cinereo e fumoso, pregno dei fuochi provenienti dai villaggi
bruciati, pregno dell'odore di ossa tritate e corpi in
decomposizione. Setebos e Sailor Galactos si stanno dirigendo verso
il Lacus Somniorum perché i ribelli terrestri non si sono
spinti
così lontano a sud-est e noi potremo essere al sicuro.
Se
il soldato di Urano mi sembra ancora in forze e risoluto ad andare
avanti non è così per Sailor Galactos che si
accascia al suolo
respirando affannosamente e si tiene una mano premuta sul fianco
destro.
“Che
succede?”Setebos mi posa delicatamente a terra e il contatto
con la
mia fredda Luna mi fa rabbrividire.
“Niente,
devo solo riposare! Non preoccuparti per me!”
Lo
sento imprecare. ”Sei ferita! Perché non me lo hai
detto? Non ti
avrei costretto a marciare per tutto questo tempo! Fammi
vedere!”
Li
sento trafficare, lui borbotta mentre lei minimizza. Se non fossi
così stanca e provata la aiuterei ma ormai il dolore fisico
e
mentale si impossessano di me rendendomi indifferente e passiva.
Voglio solo arrivare al tempio della Dea Argentata e tutto quello che
mi rallenta mi rende rabbiosa e ingrata.
Sailor
Galactos sembra capire il mio stato d'animo, la mia impazienza feroce
che è la mia sola scintilla di energia rimasta, quello che
mi spinge
a rimanere viva e non lasciarmi assorbire da questo terreno duro,
ferito, eppure famigliare come un grembo materno.
“Dobbiamo
andare, ormai non manca molto”nel dirlo si guarda intorno
come se
sentisse una minaccia che incombe, qualcosa di più
spaventoso della
guerra ,di più devastante dell'attacco del Regno delle
Tenebre, di
più terrificante del destino che ci attende.
Una
falce brilla violacea, pronta a calare su di noi, un sibilo che
sembra il respiro silenzioso e immenso dell'universo.
Non
mi aspettavo di rivederla. O di rivederla cosi immutata.
Forse
mi aspettavo un mostro con un solo occhio, o forse un essere deforme
che avesse preso il posto della mia dolce e bellissima bambina. Si
associa sempre la bruttezza alle cose cattive ma il fascino di quella
donna che mi stava di fronte dopo tanti anni che non la vedevo, la
pelle lattea, l'ossatura delicata e lo splendido ovale del volto che
incorniciava due occhi che brillavano di letale perfidia era
più
inquietante di qualsiasi mostruosità.
La
vera, cruda malvagità è nella perfezione.
Accanto
a lei con un sussulto vidi un'ombra nera, quell'ombra che è
ancora
nei miei incubi e il mio primo istinto fu di staccarla da Galaxia, di
separare quelle due creature che non potevano, non dovevano essere
unite.
Ma
ero stata io a permettere questo perciò strinsi i pugni e
inghiottii
rabbiosamente il bolo di saliva che mi si era formato in gola.
“Ciao
cara mammina, spero che tu stia bene! Sei sempre la stessa, non sei
invecchiata affatto e devo ammettere che sono un po' gelosa del tuo
aspetto fisico”.
Si
avvicinò con passi felpati, gli stivali d'oro che
ticchettavano nel
pavimento rovinato della sala principale del palazzo.
Non
credevo che mi potesse fare del male ma quando alzò la mano
per
toccarmi la pesante treccia che pendeva sulla mia spalla,
inavvertitamente mi scostai.
Galaxia
ghignò piano, godendo della mia reazione. C'era qualcosa di
felino,di latente e pronto a scattare in lei ma è difficile
credere
che tua figlia ti si possa rivoltare contro.
“Perché
lo hai portato qui? E cosa hai fatto in tutti questi anni?”a
mio
modo ero molto curiosa, volevo sapere l'origine di quel cambiamento
che insieme mi terrorizzava e mi affascinava.
“Mio
padre,” e si voltò verso l'essere-ombra in
famelica attesa, ”mi
ha dato un nuovo pianeta tutto per me, la Stella Zero. Devi vederlo,
è grande e ricco, la sua metallicità è
molto più elevata di
qualsiasi corpo celeste che abbia mai visto. Ma non sono qui per
elencarti le qualità del mio dominio. Anzi, mi sono stancata
di
possedere solo una stella. Le voglio tutte!”rise
sguaiatamente e la
sua armatura baluginava di dorati riflessi crudeli.
“Voglio
conquistare tutte le stelle di questa Galassia, voglio estirpare da
ogni singola guerriera il suo seme di stella......e indovina un po'
da chi inizierò?”
MI
guardò con tale spietatezza che il mio cuore smise per un
momento di
battere.
“Osi
alzare le mani su tua madre?”
“Mia
madre! Smettila di fare l'innocentina e piegati al mio volere. Tu hai
rinunciato al tuo potere, hai rinunciato a questo”e
indicò in alto
la polvere bianca come zucchero filato che era stato il mio fardello.
La mia ragione di vita.
“Ma
io non sarò così stupida, io diverrò
Sailor Galaxia!”il suo tono
stava diventando disgustosamente esaltato, ”ora mammina mi
darai il
tuo seme di stella......puoi consegnarmelo spontaneamente o te lo
strapperò con la forza!”
“Non
ci riuscirai!”feci un tentativo di allontanarmi ma sentii una
forza
tenebrosa che mi trascinava a terra, debole e inerme. Chaos.
Accucciata,
umiliata come non ero mai stata in vita mia vidi mia figlia che si
inginocchiava accanto a me con un sorrisino talmente falso da darmi
la nausea e un tono dolce come zucchero filato, come la Via Lattea
che splendeva sopra di noi, immota e distante.
“Me
lo darai, vero mammina?”la sua mano tocco il mio petto e
sentii il
mio cuore che batteva impazzito, un dolore sordo che mi esplodeva
dentro e la mia anima cristallina che si ribellava a quell'invasione.
“Ga....laxia.....ferma....ti!”non
riuscivo a respirare e la vista mi si era annebbiata.
La
donna, l'estranea che mi era di fronte parve esitare, la bambina che
piangeva per un animale ferito ritornò per un attimo a
guardami
stranita, con lo stesso stupore nel costatare di stritolare di nuovo
la forza vitale di un essere inerme riducendolo al suo volere.
“Non
tentennare figlia mia! Prendi il seme di stella di tua madre! Che
questo sia il primo della tua grande collezione!”c'era un
tale
trionfo nella voce lugubre e mefitica di Chaos che non dubitai che la
mia fine fosse vicina.
Eppure
il dolore si fece meno intenso e quando riaprii gli occhi accecata
dalle lacrime Galaxia si era alzata, e mi osservava come un gigante
che avesse graziato l'insetto che voleva disperatamene schiacciare.
Notai
allora che aveva con se una spada enorme e inaspettatamente la
rivolse contro suo padre.
“Perché
disturbarmi a prendere il suo seme di stella? Per una che ha
abbandonato sua figlia non ne vale neanche la pena e poi questo
lurido pianeta non mi interessa.....sai padre, non c'è gusto
a
battersi con una perdente, perché tu cara mammina SEI una
perdente”una occhiata di presuntuosa sufficienza
saettò verso di
me”voglio diventare potente, più potente di
qualsiasi Sailor
guerriera sia esistita e che esisterà. Tutti mi acclameranno
perché
avrò distrutto Chaos stesso, mio padre! Sarò la
Guerriera
Leggendaria e il mio mito si diffonderà in tutte le
Galassie!”
“Credi
davvero di potermi sconfiggere? Se vuoi davvero uno scontro epico,
questo pianeta è troppo piccolo; questo Sistema Solare
antico è
troppo piccolo. Raggiungimi nel Galaxy Chauldron e vedremo se la mia
progenie riuscirà a battermi!”
E
scomparve in frammenti oscuri che esplosero come schegge, con un
rumore di specchi e speranze infrante.
“Per
ora sei salva mammina, ma ti consiglio di non farti trovare qui
quando ritornerò. Perché io ritornerò,
sconfiggerò il mio stesso
padre e poi mi prenderò ogni seme di stella di questa
Galassia. Puoi
scappare, se fossi in te lo farei, magari sul quel pianeta, la tua
azzurra ossessione. Ma sappi che un giorno anche quell'astro che
adori più di me, più della missione per cui sei
nata sarà mio, e
tu non puoi fare niente per impedirlo!”
Abbiamo
viaggiato verso sud-est per cinque giorni. Le mie condizioni e quelle
di Sailor Galactos sono peggiorate ma io non recedo dal mio proposito
e confido troppo nel senso del dovere della mia compagna di viaggio
per scoraggiarmi. Lei deve molto a Silver Millennium, ha un debito
che deve pagare così come l'ho io nei confronti di tutti i
miei
sudditi, di tutte le mie ragazze, di mia figlia. E della Terra. Come
abbiamo fatto a ridurci così? Tre secoli sono ormai passati
eppure
ancora ci odiano mentre si sono dimenticati che sono stati loro a
rinunciare a noi, a rinunciare a lei, ad ucciderla senza alcuna
pietà
per poi relegarla nell'oblio. Se fosse ancora viva questa guerra non
ci sarebbe mai stata e forse Serenity avrebbe potuto amare
liberamente il suo Endymion. Ma il passato non si può
cambiare,
Sailor Earth non potrà tornare mai più.
Seguii
il consiglio e non appena Galaxia sparì in un turbine di
polvere
dorata mi sciolsi la mia lunga treccia, mi spogliai della mia
uniforme viola e me ne andai, abbandonai per sempre il pianeta in cui
ero nata.
Percorsi
4000 anni luce con un unico chiodo fisso. Dovevo raggiungere quel
pianeta azzurro che mi chiamava dalla prima volta che lo avevo visto.
So
che il vostro giudizio su di me sarà spietatamente negativo
ma non
appena lo raggiunsi fui veramente felice, persino più del
giorno in
cui nacque Galaxia.
Tutta
la passività, il nichilismo e la codardia che avevano
caratterizzato
gli ultimi anni se ne erano andati e tornai ad essere una guerriera
fiera e potente anche se paradossalmente non lo ero più.
Scoprii
che sul quel pianeta vivevano delle persone che non erano protette da
una paladina della giustizia ma erano sotto l'egida di diverse
tribù
molto popolose chiamate Regni.
Ne
esistevano molti ma il più grande era il Golden Kingdon,
governato
da un sovrano, un uomo! come appresi con sorpresa e il potere si
tramandava per linea maschile.
La
cosa non mi infastidiva finché potevo vivere liberamente
facendomi
gli affari miei.
Ma
il fatto che cambiò drasticamente la mia vita fu che per la
prima
volta mi innamorai.
Lui
era un ragazzo bellissimo, gentile e comprensivo. Si chiamava Tellus
e io lo adoravo. Gli raccontai del mio passato ma dubito che avesse
compreso appieno la mia origine o la portata dei fatti da me narrati.
Forse non ci credeva neanche del tutto, considerandole delle storie
un po' infiorettate a cui accondiscendere con bonario scetticismo.
Da
questa unione nacque una bambina e appena la vidi sapevo che lei era
destinata a cambiare questo pianeta.
Più
cresceva e più mi somigliava, una versione più
scura, con la sua
carnagione abbronzata, i capelli di uno scuro oro-rosso caramellato,
le iridi di un castano profondo e caldo.
Non
era una comune abitante di questo pianeta che non avevano poteri, o
almeno che si ostinavano a non cercarli nel profondo di se stessi.
Anzi,lei era una terrestre per metà.
Eppure
mi resi conto che era la PRIMA terrestre, la capostipite delle future
generazioni che avrebbero dominato questo astro poiché un
giorno che
lei tornò dalla sua passeggiata nelle grandi foreste
dell'emisfero
settentrionale in cui vivevamo circonfusa di una luce dorata
considerai l'ipotesi che anche lei fosse una Sailor guerriera.
Ma
non una guerriera qualsiasi, era proprio la protettrice della Terra,
era Sailor Earth.
Tutto
il mio percorso, tutta la mia sofferenza era servita a qualcosa. Io
dovevo arrivare qui perchè lei rivendicasse il suo potere e
il suo
destino. Una vita per una vita.
Il
cuore di Galaxia, la mia orgogliosa, superba e fulgida primogenita
per la salvezza della piccola, ostinata e determinata Earth.
Ma
ovviamente i problemi e i lutti non mi abbandonarono. Tellus fu
ucciso da uno dei soldati di Iperione, il principe di Golden Kingdom.
Io ed Earth non ci riprendemmo mai del tutto e mia figlia decise di
usare i suoi poteri per proteggere chi era tiranneggiato, chi subiva
abusi e soprattutto le donne che erano soggiogate ai loro uomini.
Nacque
un vero e proprio culto intorno a lei, alcune donne la veneravano e
la acclamavano, lasciavano davanti alla nostra porta cestini colmi di
petali di rose che profumavano la nostra casa per giorni.
Le
rose erano il suo simbolo. Infatti nei suoi capelli quando era nel
pieno del suo potere e la sua divisa rosa acceso la ammantava di
energia e carisma, le apparivano quei fiori come se vi fossero
tatuati sopra, il marchio della sua stirpe sicuramente.
La
leggenda della sua bellezza si diffuse fino ad arrivare ad Iperione
stesso che la volle incontrare.
Devo
dire in parziale discolpa di mia figlia che costui era piuttosto
belloccio e affascinante e lei era giovane ed ingenua. Non
contò
niente che lui fosse se non l'assassino materiale ma il responsabile
dell'omicidio del padre, non contò niente che lui fosse un
aperto
maschilista con idee misogine e retrograde. Contro il mio volere si
sposarono e lei divenne la principessa di Golden Kingdom.
Anche
se i primi anni furono felici e pieni di passione la situazione non
poteva durare a lungo, non per niente Earth era la Signora della
Terra nel senso più essenziale e primordiale del termine e
Iperione
poteva sbandierare i suoi muscoli e la sua forza bruta quanto voleva.
L'attrazione
che aveva provato per lei, della stessa labile sostanza di quella
provata dal cacciatore per il suo trofeo, si spense in fretta quando
comprese che lei non era la creatura malleabile che sperava.
Ben
presto le donne a corte seguirono le idee rivoluzionarie che le avevo
trasmesso, circolarono storie sulle misteriose combattenti dotate di
poteri immensi che dominavano interi pianeti e di conseguenza,
così
come i terrestri dovettero fare i conti con un universo sconfinato in
cui loro erano un puntino sperduto, così gli uomini rimasero
sbalorditi che delle donne detenessero tali incredibili magie.
Chiamarono
queste donne streghe,fattucchiere di cui bisognava diffidare e se
Earth era ancora al sicuro essendo incinta e quindi futura madre
dell'erede al trono, cominciò a spandersi il seme
dell'invidia verso
il mio sesso e Iperione e i suoi consiglieri utilizzarono questi
sentimenti per orchestrare una campagna diffamatoria verso un regno
lontano, governato proprio da una di quelle megere e che essendo
tecnologicamente più avanzato anche se privo di risorse
naturali
faceva gola al mio subdolo genero.
Di
Silver Millennium non conoscevo molto, sapevo però che
rispettava,
anzi si fondava sui principi con cui ero cresciuta e anche se le
regine che si succedevano al trono non erano delle guerriere esse
vivevano altrettanto a lungo grazie al potere di un antico gioiello,
il Cristallo d'Argento. Inoltre si avvalevano della collaborazione
delle Sailor protettrici dei pianeti che facevano parte di questo
Sistema Solare che proteggevano e vegliavano sulla principessa che
sarebbe succeduta al trono.
Dopo
pochi mesi mia figlia mi diede il mio primo nipote. Era un bambino
bellissimo, con folti capelli scuri e occhi blu che splendevano
allegri ogni volta che vedevano una rosa. Mi divertivo a fare giochi
di prestigio usando quei bellissimi fiori le rare volte che lo
vedevo, la maggioranza di nascosto. Come potevo spiegare a Iperione e
ai suoi bacchettoni sudditi la mancanza di rughe o del fatto che non
invecchiavo grazie al mio seme di stella?
Questo
strano fenomeno che non si spiegavano condanno però mia
figlia. La
sua bellezza e la sua eterna gioventù suscitarono scandalo e
paura.
Se avessi anche solo intuito quello che sarebbe accaduto avrei fatto
qualcosa. Di nuovo. Arrivavo sempre troppo tardi per le mie figlie.
Iperione
geloso della sua straordinaria moglie che non deperiva mentre lui era
sempre più afflitto dalla senilità e
dall'amarezza, decise che lei
non doveva più vivere.
Sono
sicura che sia stato lui a farla uccidere,noi guerriere non possiamo
morire, a meno che non siamo in guerra o sia un atto deliberato
contro se stessi. Ed era una guerra, silenziosa e per questo molto
più pericolosa quella che si stava generando e la prima
vittima fu
Earth. Una guerra che solo ora che è palese, riconosciuta,
può
finalmente cessare.
Alla
sua sepoltura, quando temevo di avere perso anche questa figlia
però
avvenne il miracolo. Stavamo vegliando io ed alcune donne che poi
diventarono le prime sacerdotesse del suo culto, quando arrivo il
piccolo Endymion.
Il
corpo della madre splendeva alla luce dei bracieri e il piccolo stava
assorto e concentrato in silenzio, gli occhi asciutti ma con un
leggero tremore infantile, come se stesse per scoppiare in lacrime.
Poi
un chiarore dorato mi fece alzare la testa dal mio doloroso torpore,
e vidi che dal corpo di Earth usciva un cristallo, il suo seme di
stella, dorato e meraviglioso.
Il
seme che rappresentava la Terra si avvicinò al bambino che
lo
fissava senza paura ne timore e con un dolce e soffice fruscio
entrò
dentro il figlio mentre la madre spariva in un turbine di luci
sfavillanti.
Ebbene,
quel bambino era il bis-bisnonno del cadavere che ci siamo lasciati
dietro e che non ho potuto neanche seppellire.
Lui
non saprà mai la verità così come non
saprà che dopo questo
evento mi recai nel Regno della Luna dove chiesi rifugio.
Non
potrà mai immaginare che dopo trecento anni sentendo le voci
che
qualcuno dal lontano Centro Galattico stava uccidendo e arraffando
anime cristalline avevo capito subito che Galaxia era tornata e
riferii tutto alla mia protettrice, Queen Selene, la quale mantiene
tuttora questo tremendo segreto perché è troppo
anche per lei, è
troppo per chiunque. Forse un giorno qualcuno riuscirà a
fermare
Galaxia, forse un giorno al mio errore sarà posto rimedio.
So
solo che quando ero ormai pronta a rassegnarmi a vivere il resto
della mia lunga vita da sola e con il gelo nel cuore è
arrivata
un'altra persona speciale. Appena l'ho vista durante la cerimonia di
investitura, con i suoi capelli così simili a questa vostra
acqua
che mi aveva tanto ossessionato e spinto a rinunciare a tutto pur di
raggiungerla, compresi che sarebbe stata l'ultimo essere che avrei
amato, la mia ultima meta, la mia ultima metà.
A
pensarci bene mi sono lamentata spesso durante questo riassunto della
mia esistenza.
Povera
patetica Signora della Galassia, non fa che lagnarsi e soccombere
agli eventi!
Invece
sono stata fortunata, ho conosciuto creature fantastiche, amori unici
e mi rimane solo un altro passo da compiere, un'altra sfida da
affrontare e poi finalmente il meritato riposo.
Finalmente
dopo questo viaggio estenuante il meritato riposo. Siamo arrivati al
tempio della Dea Argentata sul Lacus Somniorum e abbiamo scoperto che
le truppe terrestri hanno scardinato anche questo ultimo baluardo a
sud-est. La struttura è in rovina, le colonne finemente
scolpite
sono state buttate giù e la commozione e la rabbia repressa
mi
impongono di sdraiarmi su una di esse. Il mio ultimo letto dove
riposerò in eterno.
La
statua della Dea in marmo mi guarda dall'alto; è rimasta
sorprendentemente integra e non ci sono graffi nella sua smaltatura
in argento, il sorriso è sempre benevolo e sfuggente.
Respiro
piano per non consumare il poco ossigeno che mi rimane nei polmoni,
devo lasciare le mie ultime istruzioni alla piccola Luna che si era
nascosta quando i soldati sono venuti qui per distruggere tutto.
“Luna,
come custode del Tempio della Grande Dea Argentata, la nostra
Progenitrice, ti chiedo un ultimo favore e devi promettermi che mi
obbedirai ciecamente!”
“Si
Maestà ma non non parlate così, vi
prego!”le lacrime solcano il
musetto della gattina nera che un tempo era una donna potente e
temibile.
“Soldato
di Urano, Sailor Galactos, queste sono le mie ultime volontà
prima
di ricongiungermi con la Dea.....”sollevo lo Scettro Lunare
che è
sormontato dal Cristallo d'Argento e che avevo stretto per tutto quel
pellegrinaggio di sofferenza da Lacus Mortis, tanto che mi è
rimasta
la sua impronta stampata sulla mano pallida.
“Tra
poco il Silence Glaive della guerriera che non si sarebbe mai dovuta
risvegliare ci investirà e allora sarà la fine,
moriremo e non c'è
niente che possa evitarlo.....ma posso almeno riportarvi in vita. Non
posso impedire la nostra morte ma posso ridarvi la vostra
vita”un
colpo di tosse mi fa interrompere e con stizza mi asciugo il sangue
che mi esce dalla bocca.
“Con
il residuo di potere del Cristallo d'Argento permetterò la
vostra
resurrezione. Tutti coloro che sono periti in questa guerra avranno
un'altra possibilità, dai nostri alleati ai nostri nemici.
Le
guerriere ritorneranno, in un'altra forma; le mie potenti Dee si
reincarneranno in semplici e deboli terrestri. Per quanto riguardo
Beryl e Metallia anche volendo non potrei sigillarle per sempre ma
almeno le posso spedire nel più lontano”e sibilai
con disgusto”nel
più lontano ed estremo lembo di suolo che si trovi sulla
Terra!”
“E
la piccola Serenity?”Luna si toglie le gocce perlate che le
si
erano formate nella peluria e nei baffi.
“Oh
Luna,” rido piano per il suo aspetto buffo e sento le costole
incrinarmi e il dolore esplodere in ondate senza limite, ”mi
rimani
solo tu! Quando ti risveglierai, tra mille anni devi ritrovare la mia
bambina e proteggerla dalle forze del male. Ricordati che non
sarà
facile, lei sarà un'umana e magari non la riconoscerai.
Aveva una
vita quasi eterna e quando la rivedrai sarà una mortale che
non
ricorderà niente del suo passato. Così Endymion e
le Sailor
guerriere. Magari in quella vita che li sto offrendo come ultimo
sacrificio saranno felici. Non lo sarebbero mai stati in questo
tempo; lui sarebbe vissuto e invecchiato e lei lo avrebbe visto
morire mentre era ancora giovane e bella. Ma la mia più
grande
speranza”a quel punto sento la mia voce
tremareӏ che un giorno
magari tra duemila anni vivranno e si ameranno non come un
principessa e un terrestre, ne come due mortali, ma come due sovrani
saggi e lungimiranti, entrambi sotto la benedizione del Cristallo
d'Argento. Vorrei poterli vedere,vorrei poter......”
“Queen
Selene...,”subito Sailor Galactos che era rimasta in silenzio
si
avvicina, la mano insanguinata che si preme la ferita.
“Anche
tu potrai rivivere....”
“No,
non voglio un'altra esistenza, non voglio un'altra
possibilità! Ho
già dato, per ben due volte ho commesso due passi falsi e mi
sono
ostinata a continuare a vivere per rimediare. Ma ora basta. Il tempo
delle Antenate è finito, il mio tempo è finito e
adesso voglio solo
prendermi ciò che mi appartiene. Ho deciso poche cose
durante il mio
cammino ma questo lo decido io!”
Sembra
molto decisa e io non posso dire niente per convincerla.
“Ora
è il turno della Terra che si riprenderà e
prospererà. So che è
così, lo spirito di mia figlia non è ancora
sparito e magari nel
futuro i suoi discendenti vivranno nei suoi insegnamenti, magari
forse brandendo una rosa come arma piuttosto che spade e odio. Mi
azzardo anche a credere che quando l'altra giungerà, quando
la
Galassia e la Terra si incontreranno finalmente torni la
pace!”
Improvvisamente
una piccola scossa fa tremare la colonna su cui sono sdraiata. Ci
guardiamo negli occhi e poi li rivolgiamo al cielo buio sopra di noi.
Strisce viola lo decorano come veli di dei furiosi; un vento che
proviene dal nulla si alza e mi sento morire dentro.
Restiamo
ad attendere non sapendo bene cosa aspettarci,come
avverrà.
Il
silenzio viene però spezzato da Setebos che inaspettatamente
dice la
frase più lunga che gli ho sentito pronunciare da quando lo
conosco:
“Ritornerete
anche voi, vero Maestà?”
Sorrido
di sghembo perché è l'unico movimento che riesco
a fare.
“Ho
commesso molti sbagli. Di chi credi che sia la colpa di quello che
è
successo? Io, solo io mi sono ostinata nelle vecchie tradizioni,
nelle vecchi convinzioni che dopo la morte di Sailor Earth i
terrestri non fossero più affidabili, non fossero
più degni di
mischiarci a noi. Non posso permetterlo di nuovo. Non farò
questo di
nuovo a mia figlia!”
Un
urlo acuto che deve provenire dall'origine dallo spazio profondo ci
investe, non dal basso ma dall'alto, come se una creatura volante e
gigantesca si stia avvicinando alla Luna. Il terrore ormai ci pervade
per quanto il coraggio e il sapere che sarebbe successo ci abbia
preparato alla totale distruzione.
Poi
inaspettatamente fu invece totale amore.
Quando
le due sorelle dai fulvi capelli si ricongiungeranno tornerà
di
nuovo la pace. E' l'unico regalo che posso farvi bambine mie. Un
giorno vi ricorderete di me. Un giorno vi ricorderete di voi.
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Capitolo 12 *** L'età delle lucciole ***
Apocalisse.
Ragnarock.
Nemesi.
Ecpirosi.
Cataclisma
finale.
Ho
talmente tanti nomi e mi chiamano in talmente tanti modi che non so
più quale sia quello vero.
Ma
non credo che faccia differenza per una creatura che nasce per
morire.
Non
faccio in tempo neanche ad abituarmi al mio nuovo corpo, rivestimento
di carne e sangue così liquido ma al tempo stesso stabile e
caldo,
che devo autodistruggermi e portare con me nella mia scia, nastro
nero di morte che si avvita attorno al mio collo come un cappio,
tutti quelli che entrano in contatto con il mio Silenzio.
Sento
già le cellule che si duplicano, le ossa che si saldano, le
vene che
si riempiono di sangue vivo, percepisco un pulsare costante e
ritmico.
Saturno,
il pianeta che finora è stato inattivo ma mai placido,
tranquillo ma
mai innocuo, si sta risvegliando e dalla massa di gas di metano che
lo compongono sorge un essere la cui volontà non
è mai esistita
poiché è puro destino, perfetto mezzo e fine
ultimo che non conosce
pietà o compassione ma solo imparziale palingenesi.
Elisabetta.
L'Autrice.
Ho
solo questi nomi e per semplice rispetto della privacy non vi
menzionerò il mio cognome o gli altri due nomi che mi hanno
affibbiato come vuole la tradizione durante il battesimo.
Sono
una ragazza che ha sempre desiderato diventare scrittrice e sto
intraprendendo questo cammino che non so dove mi porterà.
Di
sicuro non avevo mai pensato di scrivere qualcosa su Sailor Moon, la
mia eroina preferita di quando ero piccola e di quando sono grande.
Ma
questa storia che da mesi sto pubblicando mi è stata imposta
dal
destino, non ho potuto farne a meno, qualcosa me lo imponeva e
continua a impormelo.
Tutto
ciò che scriverò non vuole e non vorrà
mai delegittimare la
proprietà dei personaggi che appartengono e apparteranno
solo a
Naoko Takeuchi ma voglio solo raccontare la mia esperienza e le
coincidenze che mi hanno portato a condividere questo racconto con
voi, specialmente con Miss_Writer che mi è sempre stata
vicina
incoraggiandomi quando vedevo che le recensioni non arrivavano e che
magari ciò che scrivevo poteva annoiare o non piacere.
Ma
scrivere è solo l'atto finale; forse dovrei cominciare
dall'inizio e
spiegarvi quello che trovai in soffitta quella calda mattina estiva
in cui ero rimasta a casa da sola, ignara della sensazionale scoperta che
mi aspettava.
Percepisco
un odore.
Il
mio primo atto fisico è dilatare la narici per afferrare
questa
piccola e fuggevole fragranza di caprifoglio che mi solletica il naso
fino a che essa diventa quasi inconsistente e poi sparisce del tutto.
Dietro
le palpebre chiuse vedo una luce viola intermittente.
Vorrei
aprirle ma ancora è troppo faticoso per me così
focalizzo la mia
attenzione sugli altri miei sensi.
La
lingua è secca e cerco di staccarla dal palato come se non
avessi
mai bevuto, ed in effetti è proprio così mentre
il tatto non posso
neanche usarlo. Galleggiò nel vuoto,o almeno penso di
galleggiare
perché non sento niente, niente mi tocca e questo senso di
sospensione che mi culla come un bambino appena nato è
tremendamente
soporifero.
Ma
non posso addormentarmi. Mi sono appena svegliata e non posso
deludere il mio pubblico.
Sento
la bocca arida che si piega in una smorfia ironica per il mio
pensiero perché i miei spettatori sono un ammasso di
scheletri
bianchi, di morti dimenticati, di anime tormentate.
Delle
voci.
Mi
volto nella direzione da cui viene questo suono così strano.
So che
stanno aspettando me, che sono qui per me ma io sono la Signora del
Silenzio, non sono abituata ad esercitare il senso dell'udito.
Ma
non sono nemica del suono.
Il
Silenzio ha un suono, a metà tra una vibrazione e un fischio
di un
fantasma.
No,
io sono l'antitesi della Parola, del suo potere che è pari
al mio ma
opposto poiché per mezzo di essa si creano principi, idee,
progresso, costruzione e distruzione. Attraverso la Parola
c'è
intermediazione mentre io sono Assoluta. Io sono Assoluta e Vuota.
Mi
giudicano la guerriera della morte e della rinascita ma non hanno
capito niente.
Princess
Saturn è la Regina del Nulla, una livella che non crea e non
uccide,
una tabula rasa che appiana ogni torto, ogni apparente ed effimera
vittoria per permettere di nuovo la Gioia e il Dolore. Il Bene e il
Male.
Perciò
queste voci mi infastidiscono alquanto ed è solo per
allontanare
questi molesti disturbatori che compio lo sforzo di aprire gli occhi.
Vedo
solo buio ma anche il buio è qualcosa. Il buio è
una coperta di
onice e velluto nero, è il velo di Maya ma anche un
paramento di
tenebrosa malvagità.
Questo
buio però non è totale. Tre figure, piccine
piccine si avvicinano
nel mio sconfinato e illimitato orizzonte fino ad arrivare vicino a
me, sotto di me e alzano la testa guardandomi.
“Si
è svegliata allora! Dovremmo ucciderla prima che prenda il
pieno
possesso dei suoi poteri!” una biondina nervosa e magra mi
osserva
come se fossi l'essere più repellente di questo universo.
“Non
possiamo ucciderla e lo sai! Ormai lei è la nostra unica
possibilità, è troppo tardi anche per un
omicidio!”la sua
compagna con il simbolo di Nettuno sulla fronte è lapidaria
nella
sua sentenza mentre la donna con negli occhi la Ruota del Tempo tace,
come se avesse paura di ferirmi con altre verità che
potrebbero
distruggere chiunque ma non me.
“Le
Guardiane dei Talismani! Dovrei ringraziarvi di avere interrotto il
mio lungo sonno...” le mie prime parole escono con fatica
poiché
è difficile tradurre dei concetti astratti, usare quei
sottili fili
di carne che sono le corde vocali e l'aria che inspiro e poi
sopportare quegli agglomerati senzienti di suoni che mi
infastidiscono tanto.
Parlare
è contro la mia natura ma per divertirmi con loro ne vale la
pena.
Voglio anche io ottenere qualcosa da questo straziante gioco.
“Sapete
quale è il suo vero nome?”domando sibillina.
Mi
guardano interdette, sempre con il naso all'insù nella loro
comica
impotenza.
“Il
nome di cosa?”scatta la bionda con il lungo vestito blu.
“Ma
come? Parlo dell'antico gioiello per cui questa guerra è
iniziata e
che tutti bramano. Il suo vero nome è Cristallo d'Argento
Illusorio,” rido con gusto nel pronunciare l'ultima parola
come per
assaporare meglio la prossima rivelazione, ”e quanto mai la
definizione fu più azzeccata! Il suo potere infatti non
conta
niente, non più! Non in confronto al mio, non in confronto a
questo,” e indico il mio pianeta, Saturno, che comincia a
bollire
sotto i nostri occhi mentre una patina violacea si alza da esso e si
propaga nello spazio circostante.
Non
sono mai stata una ragazza molto dedita allo sport. Le mie materie
preferite sono storia e letteratura e come ho già detto ho
sempre
desiderato essere una scrittrice.
Per
questo anche quel giorno, invece di uscire ero rimasta a casa da sola
a leggere uno dei romanzi femministi che sono la mia passione.
Poi
sentii un rumore che proveniva dalla soffitta e sono andata a
controllare. Lì c'erano solo i bauli di mia nonna che
nessuno apriva
da anni ma stranamente uno era semiaperto. Dubitavo che fosse stata
mia madre ma mi avvicinai perché dentro sembrava brillare
come se ci
fosse una torcia accesa al suo interno.
Mi
sporcai le dita di polvere che mi pulii nei pantaloni e poi guardai.
Un libro enorme se ne stava adagiato, solitario e sporco ma con
un'energia latente che potevo nettamente percepire.
Non
potevo resistere così lo aprii con fatica per non farne
rovesciare
le pagine che non erano tutte completamente attaccate alla costola
interna del volume.
Sembrava
molto vecchio e sfogliandolo notai che era stato scritto da diverse
mani. Sembrava una raccolta ingiallita dal tempo messa insieme da
più
persone.
Ovviamente
quando lo lessi non trovai mai il nome di Sailor Moon o la storia
inventata da Naoko Takeuchi ma solo delle cronache di donne aliene
che in un tempo molto lontano avevano affrontato una grande prova,
una guerra fisica e interiore.
Quello
che ho trovato l'ho trascritto in questa storia da me pubblicata e sono
sicura, anche se non ne ho le prove, che loro fossero proprio le
paladine della legge che tanto seguivo quando ero bambina, e volevo
condividere con voi la mia scoperta trascrivendone fedelmente il
contenuto .
Certo,
vi chiederete perché siano rimasti brevi spezzoni delle
Guardiane
del Sistema Solare Interno o come siano finiti i diari dei Generali
in questa raccolta.
Ho
fatto molte ipotesi e penso che i diari delle Quattro Guardiane per
la maggior parte siano stati distrutti nel conflitto che si
è svolto
in quel misterioso Regno della Luna.
Posso
vederlo dalle macchie di sangue che incrostano i fogli pieni della
grafia minuziosa e precisa della Guerriera dell'Acqua citata nel mio
libro che ho identificato arbitrariamente con Princess Mercury;
minuscole formule matematiche costellano i bordi, molto diversi dai
cuoricini e dalle facce buffe presenti nel diario della Guerriera
dell'Amore. La sua scrittura è piena e rotonda quasi a voler
riempire tutto il foglio con i suoi occhielli e le sue volute.
Assomiglia un po' a quella della mia guerriera preferita, la Signora
delle Tempeste, con la sua grafia a scatti, contornata da fiori che
fanno da cornice alle pagine. Ma la più elegante, la
più raffinata
è sicuramente quella della Principessa del Fuoco; anche
quando parla
degli incubi e delle paure non dimentica mai le regole della forma e
della sintassi. Niente orpelli o disegnini simpatici decorano le sue
memorie poiché le sue parole, le sue frasi elaborate ma
sentite
costituiscono il più importante e prezioso insegnamento che
è tutto
quello che ci è dato sapere di lei.
Sui
generali il fatto che i loro scritti si trovassero insieme a quelli
delle loro nemiche mi ha lasciato piuttosto perplessa, ma credo che
qualcuno e non chiedetemi chi, li abbia ritrovati, tra le rovine
polverose di Silver Millennium e abbia deciso di conservare queste
antiche testimonianze perché in un futuro lontano i posteri
sapessero cosa fosse realmente successo e potessero giudicare in
maniera obbiettiva entrambe le fazioni. Per quanto mi riguarda ho
trovato particolarmente affascinante il personaggio di Beryl, una
ragazza normale come chiunque di noi che per amore, o per odio dovrei
dire si è trasformata in una strega. Di certo non
è l'unica, ho
visto di peggio nella nostra realtà. La sua grafia
è
particolarmente minuta, come se avesse una mancanza di stima o avesse
un complesso di inferiorità mentre scarabocchi informi e
senza senso
si profilano nelle estremità inferiori delle pagine.
Queste
sono le cronache contenute nella prima parte del libro, quella messa
peggio e con più lacune. La seconda invece contiene i diari
delle
Guerriere del Sistema Solare Esterno con la scandalosa e sorprendente
parte riguardante Sailor Galactos, ma l'arrivo di mia madre mi aveva
interrotto e così tutto venne nascosto sotto strati di
polvere e
ragnatele.
Ogni
parte del mio corpo neonato è in perpetua connessione con
l'universo
circostante. Non mi è concesso neanche di avere
intimità con me
stessa, sono solo un conduttore, l'ultima pedina rimasta sulla
scacchiera. Ma sono stufa di arrivare per ultima ed andarmene per
prima. Per una volta vorrei combattere insieme a loro, stare al
fianco di qualcuno che possa reggere l'urto del mio terribile potere,
ma nessuna delle mie compagne può farcela.
Mi
sento debole, dal nucleo più profondo di me stessa, la mia
anima
cristallina, si propaga un tremore leggero ma è sufficiente
per
farmi temere che la Cosa stia per iniziare.
Non
posso chiamarla fine perché non lo è,
è solo un annullamento, uno
azzeramento di tutte le forze in capo, un momento di respiro e di
riflessione che ha come prezzo il mio sacrificio.
Dalla
mia posizione sopraelevata mi abbasso lentamente fino a toccare il
suolo e appena lo faccio il mio corpo nudo viene rivestito come un
guanto da un elegante abito viola e nelle mie mani appare lo scettro
con la Falce che lo sormonta.
Anche
questa è una falsa credenza. La Cosa non si
sprigionerà di certo da
questo bastone privo di potere intrinseco ma dal fulcro della mia
persona.
PERSONA.
Adesso
sono una persona, con una coscienza razionale, con un cuore che batte,
e ho paura.
Ho
paura della morte, non voglio morire!
Perché?
Perché devo farlo? Non voglio tornare nell'oblio, voglio
continuare
a sentire questa deliziosa aria che entra nei miei polmoni, voglio
usare i miei nuovi pollici opponibili non per bramare il mio nero
strumento falciforme ma per afferrare un altra mano. Forse la mano di
una delle tre donne che adesso sono alla mia stessa altezza
così che
io posso vedere nei loro occhi ora una scintilla di superstizioso
terrore e angosciosa rassegnazione.
“So
che vi sareste augurate che io non mi fossi mai svegliata ma sono la
vostra unica salvezza...quando i Talismani si uniscono si generano
due entità: Io che sono Totale Vacuità e la Coppa
Lunare, fonte di
estrema Speranza...ma voltatevi...quel mucchio di cenere sul
pavimento del Titan Castle è tutto quello che rimane di
quest'ultima,” la guerriera con gli occhi color del mare mi
osserva
e vedo che lei sa.
“Colei
che poteva brandirla è morta e quindi la Coppa Lunare si
è
disintegrata!” Princess Neptune afferra la mano (come la
invidio!)
della nervosa biondina che comincio a trovare inaspettatamente
simpatica, come se solo in questo momento la terribile
verità si
fosse affacciata alla sua mente e provo compassione per lei, per
tutte loro, per la ragazza che è tornata indietro sfidando i
soldati
di sua madre e si è suicidata accanto al corpo della persona
che
amava.
Una
parte di me si sente responsabile anche se io non sono la causa ma
l'effetto che tutti questi eventi hanno provocato. E una strana
sensazione di soffocamento mi si forma in gola, sento bruciare questi
occhi che hanno appena visto la luce, sento qualcosa che spinge per
uscire ma non non posso permetterlo, io non devo provare sofferenza o
felicità.
La
mia unica arma, la mia unica protezione da me stessa è la
neutralità.
“Non
è colpa tua Sailor Saturn, non devi ritenerti responsabile
ne devi
trattenerti! Fallo avanti, non puoi più aspettare, la nostra
realtà
come la conosciamo è finita e solo tu puoi farla
rinascere!” la
Nera Guardiana delle Sacre Porte contiene tutta la tristezza del
mondo nel suo sguardo immoto e senza tempo e io capisco che
è
inutile procrastinare.
“Solo
tu sarai immune dal mio potere Princess Pluto poiché
ciò che ti
costituisce è fuori dal mio controllo, ma ti conviene
tornare al tuo
ruolo di Custode poiché solo lì il mio potere non
ti raggiungerà e
anche così non sono sicura di non cancellare anche te. Il
Tempo è
una costante ma io sto per eliminare ogni forma di vita e di pensiero
esistente nel raggio di milioni di kilometri da qui per una distanza
non quantificabile”respiro velocemente perché
sarà un'azione che
smetterò di fare molto presto”quello che
rimarranno saranno solo i
ricordi. Quello è il tuo campo Pluto, non il mio. Io non
possiedo
ricordi perché non possiedo ne passato ne futuro. Ho solo
questo
straccio, questo brandello di presente, e per quello che vale sono
felice di avervi conosciute. Mi dispiace così tanto.”
“Fallo
ora, non si può più aspettare, ti
prego...”
Non
avrei mai pensato che qualcuno mi pregasse di distruggere tutto ma la
voce di Princess Pluto e il suo tono autoritario hanno ben ragione di
spronarmi.
La
pressione dietro le mie palpebre è diventata insopportabile
e posso
sentire che anche quella barometrica, di pressione, sul mio pianeta
sta vertiginosamente aumentando tanto che mi chiedo se il mio astro
non stia collassando, e allora il mio potere sarebbe niente in
confronto alla nascita di una supernova.
Finalmente
arriva, quel senso di struggente malinconia...tutti i
rimpianti, tutti i rimorsi, tutte le esistenze che avrei potuto
vivere e quelle che distruggerò mi si palesano davanti
rendendomi la
visuale appannata e liquefatta. Sento le lacrime che scendono, una,
due, poi sempre più copiose.
Sto
espiando gli errori di tutti, i fallimenti di tutti gli esseri del
creato, e soffrendo per tutti loro, attirando su di me questo peso
indescrivibile che non mi fa respirare, posso solo piangere, fino a
prosciugarmi, fino a diventare un guscio duro composto solo di
Silenzio e carbonio.
Le
parole, queste strabilianti latrici di mistico potere che io temevo
ora si fanno strada nella fessura che era la mia bocca ma adesso
è
solo una ferita, una faglia, una frattura nell'essere di pietra che
sono diventata.
“Death
ribbon revolution!
Come
un nodo disfatto di un fiocco che non si scioglieva mi sento spezzare
in tanti piccolissimi frammenti che in un esplosione di antimateria
enorme partono come razzi verso il centro del Sistema Solare, verso
Silver Millennium.
Non
so che pezzo sono, credo che il fegato abbia distrutto Miranda Castle
e tutti i suoi dignitari mentre il mio alluce sta raggiungendo
Mercurio.
Vedo
la mia patria che si avvicina, un faro che mi guida, che mi chiama e
per la prima volta mi sento Complementare a lei, io che sono sempre
stata Completa, un organismo unicellulare fine a se stesso.
Voglio
questa appartenenza, questa Comunione e mi preparo disperata a
schiantarmi su di essa.
Le
cronache delle Guerriere del Sistema Solare Esterno, forse
perché
non hanno partecipato al conflitto sono molto più estese e
con
maggior numero di dettagli su come era la loro vita prima della
distruzione del Regno della Luna.
Leggendo
quella della Signora del Mare si affacciava, anche se come
personaggio secondario una donna che non ha un riscontro nell'opera
di Naoko Takeuchi quindi non sapevo bene come interpretarla.
Ma
negli ultimi plichi che ho letto recanti il sigillo, della famiglia
reale presumo poiché è una falce di Luna
crescente, è di nuovo
venuto fuori il nome di Larissa e il suo diario era tra le pagine di
quello scritto dalla fantomatica sovrana di quel regno dimenticato.
Quindi ho dedotto che ci fosse uno stretto legame tra le due e che
essa fosse presente durante le ultime fasi della guerra.
I
fogli sono molto deteriorati e a volte le parole neanche sono
leggibili o sono sbavate, drammatico segno che chi scriveva stava
piangendo.
Non
so se crederete a tutto ciò, non voglio convincere nessuno.
Vi
chiederete inoltre perché sono intervenuta in prima persona,
perché
adesso.
La
risposta e che non potevo lasciarla sola. Nessuno avrebbe parlato di
lei o per lei, Princess Saturn si è immolata per salvare
tutto e
tutti e volevo che il suo gesto fosse raccontato. Perché le
Parole
hanno un enorme potere, le Parole rimangono, vangelo di speranza, di
fede nel futuro e nelle proprie capacità per rendere noi
stessi e il
mondo un posto migliore. Le parole permettono di andare avanti, di
progredire, di imparare dai nostri sbagli ed evitare che di nuovo
qualcuno intervenga per riportare indietro le lancette sullo zero.
Princess Saturn non è ne morte ne rinascita. E' tutto
ciò che sta
in mezzo: la mancanza di possibilità, di energia , di
evoluzione, di
rinnovamento eppure è una forza necessaria in quanto il
lavoro
sporco qualcuno deve pur farlo quando si raggiunge il punto di
rottura, di non ritorno.
In
ultimo per non tediarvi tanto con dissertazione filosofiche
risponderò alla domanda che qualcuno forse si
farà. Ma come ha
fatto il diario di Princess Saturn a salvarsi dalla distruzione?
Beh,
sfogliando tutto il libro era rimasta solo una pagina bianca,
immacolata e non mi spiegavo la sua presenza.
Poi
una sera in cui una brezza fresca anticipava l'autunno ma ancora si
sentivano i grilli frinire e le raganelle gracidare nel fiume davanti
a casa mia, mentre stavo cercando di addormentarmi con la pagina
vuota sul comodino, entrò una lucciola.
La
fissai mentre svolazzava per la stanza, e si posava per un attimo sul
foglio. Con mia somma costernazione apparvero degli sbaffi scuri e
non ero sicura neanche di avere visto bene.
Comunque
catturai l'insetto e alla sua luce nel foglio bianco apparvero delle
scritte, ultima e flebile testimonianza della guerriera che come le
lucciole brilla per poco e solo quando l'oscurità
è più totale.
Come le stelle. Come noi che in un universo freddo e incomprensibile
siamo un puntino luminoso e splendente.
Quando
ho deciso di pubblicare questa storia questo avrebbe dovuto essere il
capitolo conclusivo,e mi sarei tenuta il segreto per me. Ma ho
cambiato idea, non posso ancora lasciarla andare.
Perché
vicino alla scatola con questo libro ve ne era un'altra, ancora
più
misteriosa e pericolosa, i cui contenuti possono cambiare il corso di
tutti noi.
Avevo
pensato che impattando contro la Luna avrei distrutto lei e me. Ma, e
non so se sia una cosa positiva,
è stato più uno scontro spirituale, una fusione
di due anime che
erano state lontane troppo a lungo e che finalmente si siano
ritrovate.
Sento
il mio cuore, perché adesso so che è questo
frammento quello che si
è diretto qui, che smette piano di battere, le ossa si
stanno
sciogliendo, le cellule si dimezzano fino a che ne rimane solo una,
una minuscola particella di vita.
Perché
io sono viva e un giorno rinascerò per vivere, con tutto
quello che
comporta questo termine. Questa Parola.
E
anche questa. Aspettami.
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Capitolo 13 *** L'età del passaggio ***
“Ora
basta, avete risvegliato il mio lato più cattivo!”
E
il suono raspante che è uscito da quella bella bocca dorata
è
davvero crudele, come se si preparasse, e godesse, di qualcosa di
portentosamente orribile. Poi è un attimo, un battito di
ciglia, se
non fossi sempre attenta a quello che mi circonda neanche lo avrei
visto.
Un
lampo giallo-oro si propaga dai suoi polsi inanellati da quegli
strani braccialetti. Però mi sbaglio. Non è un
lampo, ma quattro,
che si dirigono inesorabilmente verso di noi.
Vorrei
correre da Usagi per proteggerla ma vedo che Sailor Star Fighter ci
ha già pensato frapponendosi tra quella tremenda onda di
energia e
la NOSTRA principessa. La MIA amica.
Ma
quelle luci malevoli non puntano lei. Vengono direttamente su di noi.
Su di me.
Strano,
non sento dolore; solo un contraccolpo che mi fa quasi cadere, una
violenta spinta che mi trapassa il corpo.
Ma
non riesco a cadere, almeno non subito, anzi sono
sospesa,
trattenuta in piedi da questa stessa energia che mi ha colpito e, ora
lo posso vedere chiaramente, che mi ha privato del mio seme di
stella, della mia vita.
Odo
la risata agghiacciante di Galaxia mentre tutto tremola davanti a me,
poi finalmente la sensazione di sospensione innaturale si estingue e
io posso accartocciarmi sul questo pavimento altrettanto innaturale e
ultra-dimensionale.
Istintivamente
allungo la mano per afferrare il mio computer portatile che tengo
sempre con me ma non ho abbastanza forza cinetica per compiere un
tale gesto, così mi sforzo di vedere cosa sia successo alle
altre
ragazze.
Intanto
sta diventando difficile attuare il processo di respirazione
polmonare ma posso ancora sentire delle voci concitate che gridano,
la sofferenza e l'angoscia che traspaiono in ogni parola.
“Oh
no! Perché? Perché? Perché volete
sacrificarvi per noi?
Sailor
Star Healer, spettinata e sudata(o forse sono lacrime?)si avvicina
all'ammasso che siamo noi, come se non volesse credere a ciò
che
vede, come se il suo dolore fosse troppo grande e non potesse
sopportarlo.
Non
posso lasciarla così, non posso non rispondere a quella
straziante
domanda. Deve sapere, farsene una ragione e andare avanti,
risollevarsi, per proteggere ciò che è rimasto da
proteggere.
“E'
facile sai,” respiro faticosamente, ”per proteggere
coloro a cui
vogliamo bene!”
Appena
pronuncio queste parole mi rendo conto che è vero,
stupendamente e
semplicemente vero.
Sono
cosciente che la mia vita sta per terminare, e che probabilmente non
proverò più la sensazione inebriante di toccare
la copertina di un
libro nuovo, o sentire quella pace che deriva dopo una nuotata, e che
non realizzerò il mio sogno di diventare un medico.
Ma
in fondo un po' lo sono già; un medico salva le persone e io
l'ho
fatto.
E
lo rifarei, rinuncerei a tutto questo pur di tutelare chi mi
è caro.
La
consapevolezza di questa brillante verità mi fa sentire
leggera
leggera, o più probabilmente è dovuto al fatto
che stia sparendo in
tante faville luminose.
Anche
ora, nei miei ultimi istanti non posso fare a meno che analizzare
tutto, monitorare la situazione, contare i battiti del mio cuore che
stanno decelerando e che sono sempre più difficili da
percepire.
All'inizio
non me ne rendo conto. Pensavo che fosse dovuto alla morte imminente
il mio strano battito cardiaco, invece sta davvero seguendo una
melodia. Una melodia antica di secoli, di ricordi, di vite spezzate e
amori delusi.
Mi
sento trasportare lontano, catapultata in un'altra dimensione, o
forse dalla dimensione in cui sono nata.
Il
mio cuore batte a tempo con quel suono, così forte che lo
sento nel
mio padiglione acustico, come il tonfo ritmico dei passi della
persona che stai aspettando e che si è decisa finalmente a
tornare.
Ed
è tornato.
Sapevo
che mi amava ancora, che nonostante il suo millenario tradimento
qualcosa in lui, poche note di una canzone canticchiata
involontariamente, era rimasto e che lo avrebbe riportato da me.
La
mia vita precedente adesso mi si palesa davanti con una chiarezza che
neanche la ricostruzione di Luna tanto tempo fa è riuscita
ad
ottenere.
Ci
vuole una morte per ricordarne un'altra.
Non
ero presente quando Zachar è morto, ucciso da Princess
Venus, da
Minako.
Di
certo non nutro rancore nei suoi confronti, era suo dovere farlo e
sono felice che lo abbia fatto.
Mi
domando invece se io ho peccato, nei suoi confronti per averle
imposto questo fardello, o nei confronti di Zachar per non averlo
amato abbastanza da ucciderlo, per aver preferito
salvaguardare la sicurezza dell'Eternity Main System, la mia sublime
creazione che è ridotta da secoli in bulloni arrugginiti e
pezzi di
acciaio ossidato.
Ho
sempre dato la precedenza a tutto ciò che potevo
controllare, a
tutto ciò che non aveva un'anima e mi chiedo se in questo io
non
abbia perduto la mia di anima.
Eppure
la musica continua a pulsare, questo sentimento è
sopravvissuto al
dominio di guerra, odio e razionalità per accompagnarmi nel
varcare
questa difficile soglia che separa ciò che è da
ciò che non è
più.
E
il mio amore per te è ancora.
Ho
cercato di scostarmi i capelli che mi ricadono sul viso ma vorrei non
averlo fatto.
Mi
sarei risparmiata l'atroce visione di Amy che si è dissolta
davanti
ai miei occhi inondandoli di lacrime. Ho fatto in tempo solo a
fissare i suoi di occhi e vedere una melodia che vi
nuotava
dentro di cui percepisco solo il pezzo finale e poi il silenzio.
Silenzio
rotto dai singhiozzi soffocati di Sailor Star Healer, del mio Yaten,
e poi la voce della sua compagna che chiede sorpresa ad una Amy che
è
già sparita:
“Davvero
ci volete bene? Sul serio?”
Nessuno
le risponderà quindi tocca a me farlo, mettere a nudo
qualcosa che
le Starlights hanno sempre diffidato, sempre temuto, sempre cercato
ma che per me ormai è scontato come il sorgere del Sole. Non
può
essere altrimenti se frequenti Usagi. Non può essere
altrimenti se
sei la guerriera dell'Amore.
“Certo,
vogliamo bene sia a Sailor Moon che a voi! La vostra vita è
preziosa, non avreste mai dovuto dubitarne!”
Io
non ne ho mai dubitato, per me l'Amore è tutto.
Sono
morta per Amore e a quanto pare continuo a farlo.
Ci
vuole una morte per ricordarne un'altra.
E
io mi ricordo di quel tragico momento, in cui mi sono accasciata
volontariamente vicino al tuo cadavere perché la voglia di
vivere mi
aveva completamente abbandonato.
Oh
Kaspar, anche adesso il tuo viso mi appare davanti e prende il posto
di quello sofferente di Yaten che non è più
Yaten(non lo è mai
stato, o forse si?), con gli stessi capelli lunghi e chiari, lo
stesso attaccamento al dovere e all'onore, anche se tu non hai mai
avuto quell'acidità mordace che lo contraddistingue.
No,
tu usasti il gelo e il silenzio impassibile per tenere lontano, per
tenermi lontano.
E'
stata l'ultima espressione che ho visto nei tuoi occhi prima che te
li facessi chiudere per sempre con la mia spada forgiata nel
cristallo.
Mi
ricordo il giorno in cui Queen Selene me ne fece assumere la
responsabilità, perché è anche il
giorno in cui ho capito di
amarti.
La
nostra è stata una storia clandestina vissuta all'ombra del
Moon
Palace, costellata di incontri fugaci e baci rubati mentre
controllavo che Serenity non facesse sciocchezze con il tuo amico
principe. Mi dispiace di non averti detto di loro ma avevo paura
della tua reazione, avevo paura che i tuoi principi tanto rigorosi
risorgessero spingendoti ad abbandonarmi, a rifiutarmi, ed infatti
è
questo ciò che è avvenuto.
Solo
adesso che guardo di nuovo in faccia il buio della morte posso
ammettere la rabbia, la delusione che ho provato e che
inaspettatamente continuo a provare per quello che mi hai fatto, che
ci hai fatto; posso accettare senza vergogna ne rimorso il sollievo
che ho provato quando ti ho ucciso.
Perché
questo senso di colpa ha ucciso anche me.
A
differenza delle mie compagne non sono perita in battaglia, non ho
avuto una morte onorevole come vuole la tradizione.
No,
io non potevo continuare a vivere con questo peso, non potevo
continuare vivere senza Amore, senza te.
Avrei
preferito un colpo di spada, magari come quello che ti ho inferto, o
bruciata come Mars, come Rei. Credimi, sarebbe stato un supplizio
meno sofferto, meno crudele.
Non
c'è niente di più orribile che sentire il proprio
cuore che
rallenta i battiti, spegnendosi volontariamente.
Non
c'è niente di più orribile che morire di dolore.
Sento
il nastro del mio fiocco che si sta sciogliendo; vorrei
aggiustarmelo, un ultimo gesto di affettata eleganza che può
avere
solo la guerriera della Bellezza, ma non ho più la mano. Al
suo
posto ci sono solo piccole scintille dorate che mi ricordano le
farfalle racchiuse nel pavimento del mio castello, e sento un perfido
senso di nostalgia che mi divora e prende il posto del vuoto lasciato
dal mio seme di stella che ora è racchiuso bramosamente
nella mano
di Galaxia.
Deve
essere per questo che il tuo viso si appanna un po' (ma non sparisce
mai del tutto)per lasciare spazio ad altre persone, altri uomini che
ho amato.
Vedo
Alan, con quel naso e quella riservatezza tipicamente inglesi; vedo
Adonis e la sua insicurezza, vedo un altro ragazzo, anche lui con i
capelli insolitamente chiari e con una falce di Luna dorata sulla
fronte e due occhi gentili e quasi felini.
Se
avessi saputo che eri così affascinante nella tua forma
umana
Artemis non ti avrei trattato così male e non ti avrei fatto
così
tanti dispetti.
Finalmente
la mia naturale allegria prende il posto di questa desolazione che
non mi è mai appartenuta.
Ora
posso anche morire, ma con il sorriso sul volto.
“Ma
in questo modo ora rischiate di perdere anche la vostra!”
Già,
lo puoi ben dire Sailor Star Fighter!
So
benissimo che la mia vita è in pericolo; non mi sono mai
sentita
così debole, così inerme, e lo detesto!
Non
sono mai stata tanto passiva in vita mia e vedere quelle tre che si
affliggono per noi come se avessimo fatto un errore salvandole mi fa
profondamente arrabbiare.
Possibile
che non comprendano? Vorrei potermi alzare e stampare un bel pugno
nel loro bel viso per farli capire quello che hanno davanti, chi
hanno davanti.
Ovviamente
la situazione è disperata, lo so e forse neanche Usagi
potrà
rimediare ora che è sola, senza Mamoru, senza di noi.
Pochi
mesi fa abbiamo vissuto un episodio simile con Nehellenia; Usagi era
irriconoscibile, sembrava totalmente sopraffatta e io sono stata
risucchiata in uno specchio. Ma poi, e questo mi è stato
raccontato
da lei dopo, qualcosa in lei è scattato, un ricordo,
un'emozione, un
simbolo. In questo caso è stato il mio orecchino. Non mi ero
accorta
di averlo perso mentre la difendevo da quella strega ma sono contenta
che abbia fatto da tramite, da conduttore, per farla tornare
indietro, da Mamoru, da noi.
Alzo
faticosamente una mano per togliermene uno. Devo farlo e non so
neanche perché. Forse perché vorrei che il
miracolo si ripetesse,
svegliarmi da questo incubo e ritrovare la mia antica fiamma verde
che mi ha sempre sostenuto da quando i miei genitori sono morti
nell'incidente aereo, tanti anni fa.
Una
rosa rossa, petali che pungono il palmo della mia mano chiusa a pugno
anche se non è diretto verso una faccia. O forse una faccia
c'è,
quella di un uomo dai capelli lunghi, un uomo che amava le stelle e
che amava me una volta, l'uomo a cui inconsciamente ho paragonato
tutti i ragazzi che mi si presentavano di fronte e che
invariabilmente non reggevano mai il confronto con lui.
Non
voglio piangere, non è da me, Makoto Kino non piange mai.
Ma
il destino è veramente ingiusto! Ti ho perso già
una volta, un
millennio fa e quando ci siamo reincarnati in questi corpi terrestri
neanche ti ho incontrato, eri già morto, sparito. Avevi dato
la vita
per un'altra, per cui nutrivi sicuramente un affetto sincero.
Devo
considerare il nostro legame spezzato per sempre? Allora
perché in
questo momento così triste per me e per le mie compagne
penso
soltanto a te, se mi ami ancora, se ci rivedremo di nuovo ,se mi
perdonerai mai per averti ucciso.
O
per averti liberato?
Una
parte di me crede, vuole credere, ha bisogno di credere che la tua
morte per mano mia sia stata una salvezza per te che non hai mai
sopportato forme di tirannia e di controllo mentale, a te che
è
sempre piaciuto guardare il cielo nella sua vastità, nel suo
contenere miriadi di stelle così immote e distanti. Non
avresti mai
tollerato il giogo di Metallia e quel nuovo sangue che ti aveva dato,
verde plasma che sa più di freddi smeraldi tritati che
fluido
portatore di vita.
Belle
parole! Smettila Makoto, cresci un buona volta, smettila di seguire
ogni ragazzo sperando di ritrovare Nevius! Smettila di creare
giustificazioni per quello che hai fatto così come crei
oggetti di
economia domestica o torte, per dolcificarti l'amara realtà
delle
cose.
No,
Nevius non voleva essere ucciso,tu non l'ho hai salvato, non l'ho hai
protetto.
Guerriera
della Protezione, che tremenda beffa!
Invece
io ho scelto.
Nella
mia vita passata ho scelto Usagi, i suoi errori, il mio dovere,
mentre in questa, di esistenza, che sta per abbandonarmi ho sempre e
solo cercato quello a cui avevo rinunciato.
Paradossalmente
invece non ho protetto Nevius, ne Usagi, anzi Serenity; e mi rendo
conto di quanto il suo passato suicidio mi ha fatto infuriare.
E
più odiavo inconsciamente questo suo estremo atto di
debolezza, di
cedimento, più il mio desiderio di salvaguardare la sua
incolumità,
il suo cuore, il cuore di Usagi di mille anni dopo, aumentava.
Perché
ho sempre e solo protetto me stessa.
Ho
voluto crearmi un bozzolo in cui rifugiarmi, in cui sentirmi al
sicuro perché a dispetto di quello che credevo, di quello
che
credono tutti io non sono forte. Ho paura. Ho paura della morte,
della sofferenza; così le vado incontro, con i pugni e con i
calci,
con le urla di battaglia chiamando il fulmine che con la sua carica,
la sua potenza, carica anche me e mi da quell'illusione di
imbattibilità necessaria ad affrontare le terribile sfide di
una
Sailor Guardiana codarda.
Improvvisamente
questa ritardata ammissione non mi sembra più
così in ritardo.
Ora
è il momento giusto per ammettere i propri limiti, i propri
fallimenti.
Ci
vuole una morte per ricordarne un'altra.
E
questa morte, la morte della mia arroganza, della mia tronfia forza
bruta mi serve perché ora ho capito che anche se io non ci
sarò a
proteggerla, la mia piccola Usagi può farcela, di nuovo, che
ci
proteggerà lei, che mi
proteggerà lei.
Adesso
che non ho quasi più un corpo fisico mi sento davvero forte.
Mi
rimane un'ultima raccomandazione, un'ultima preghiera.
“Ascoltate,
non pensate più a noi, pensate a Usagi! Dovete proteggere
questo
nostro mondo!”
“Su,
rispondimi Rei!”
Mi
sento sollevare, poi il profumo di Usagi mi raggiunge e capisco che
è
proprio finita.
Usagi
non avrebbe quegli occhi così tristi, non piangerebbe in
maniera
così disperata se non fosse davvero la fine. Ma lei piange
sempre,
anzi è la più grande frignona che conosca ma
è la mia
frignona e non vorrei che nessun altro piangesse per me se non lei.
Cerco
di aprire gli occhi per guardarla, quella bionda visione,
perché
appena li chiudo tremende immagini mi si affacciano alla mente e non
voglio ricordare,immagini della mia vita passata che si sovrappone
con l'attuale rendendomi la visuale sfuocata e incompleta.
Rivedo
le fiamme, non le mie ma quelle dei terrestri che fanno a pezzi e
bruciano il mio corpo dopo averlo ripetutamente violato senza che io
potessi fare niente per impedirlo.
Persino
con davanti il volto di Usagi, l'immagine della purezza, rivedo il
tuo corpo carbonizzato, stavolta dalle mie braci
ardenti
d'odio e umiliazione, e poi il tuo cadavere portato via da Nevius in
una bara di vetro.
Anche
dopo mille anni sono felicissima di averlo fatto anche se non lo
meritavi.
Non
lo meritavi poiché non ti ucciso perché eri una
minaccia per Silver
Millennium, ma solo perché mi avevi sedotto e abbandonato,
perché
per te ho tradito tutti i miei valori, il mio voto, e fatto vacillare
la mia abnegazione verso la mia principessa.
E'
incredibile quanto ti odi ancora dopo tutti questi anni, e questo
risentimento, questo rancore verso di te e verso tutto il genere
maschile per cui già non nutrivo tanta fiducia, ritengo che
sia il
motivo per cui non mi sono più permessa, neanche in questa
esistenza, di trovare l'amore o abbia preferito scappare se percepivo
che stavano nascendo in me simili stucchevoli emozioni.
Mi
sono allontanata infatti da Yuichiro proprio quando sembrava che
mancasse poco a quel passo che non ho nessuna intenzione di compiere.
E da come si mettono le cose non credo che lo compierò mai.
“Amiche
mie!”sento Usagi che grida, il suo corpo trema mentre guarda
in
alto la polvere che sono diventate le mie compagne. Polvere e cenere
come sarò io tra poco, come ero io da molto prima, da quando
tu,
maledetto Jack mi hai calpestato il cuore.”Aspetta Makoto,
Minako
dove vai? Piccola Amy! Non lasciatemi qui da sola, vi scongiuro, non
lasciatemi!”
Questo
sfogo inutile è proprio da Usagi! Mi viene voglia di
strapazzarla,
di odiarla come odio te. Perché lei ha tutto, ha dei
genitori che si
amano, un futuro luminoso e pieno di gioia e un uomo stupendo che non
la rinnegherebbe mai, un uomo che non saresti mai costretta ad
uccidere ma per cui ti uccideresti, ti immoleresti cento, mille
volte. Potrei contarle tutte, quelle di questa vita e quelle
dell'altra in cui Usagi si è sacrificata per lui.
Questa
sciocca non ha imparato niente, eppure mi domando se io potrei amare
in maniera così totale e irresponsabile.
“Non
piangere Usagi, non sei più una bambina!”devo
fermare quel
torrente e inculcarle le ultime regole per sopravvivere.
Perché lei
deve sopravvivere, non potrei sopportare un mondo senza Usagi anche
se io non dovessi farne più parte.
Ma
è irrefrenabile e commovente nella sua ostinazione.
“
Ma
no! Non è giusto Rei, non dovete lasciami sola, avete
promesso che
saremmo sempre state tutte insieme fino alla fine, invece mi lasciate
sola! Vi prego non andatevene!”
La
ricordo anche io quella promessa, fatta tanti anni fa prima di
partire per il Polo Nord, rinnovata ogni volta, in ogni battaglia. Ma
adesso sembra proprio che debba essere infranta come il legame che
percepisco con questa bizzarra ragazza bionda con gli occhi sempre
pieni di lacrime, così diversa da me da risultare il mio
negativo.
O
forse sono io il suo negativo, bruna guerriera colma di risentimento
e invidia, copia ottusa di una matrice acuta e consapevole della sua
positiva e splendente purezza.
Non
mi ero accorta di quanto avessi invidiato Usagi in questi anni, di
quanto mi fossi spinta nel suo cono d'ombra consapevolmente per
essere come lei, riuscendo però solo ad essere il suo doppio
oscuro,
l'altra metà della medaglia che nessuno sceglie,che nessuno
conosce.
Le
mie critiche, le mie provocazioni, il mio spingerla ad essere come
me, perfino il mio voto di castità fatto mille anni fa erano
solo il
rifiuto,o meglio il tentativo di nascondere la mia ammirazione,
l'ossessione di diventare come lei.
Quanto
mi sono affannata inutilmente! Tanto più perché
sono sicura che
Usagi sappia tutto ciò, ma invece di compiangermi, invece di
rinfacciarmi questa ipocrisia, mi ha costantemente impartito, e lo
sta facendo ancora con la sua testardaggine, quegli insegnamenti,
quelle regole per sopravvivere che sono il vero segreto, per la
vittoria, per il rispetto di se stessi, per la felicità.
“Ma
tu non sei sola! Ricordatelo Usagi, tu avrai accanto il tuo
Mamoru!”non so perché ma sto piangendo, sento che
tutto mi sta
sfuggendo tra le mani troppo velocemente, troppo intensamente per
afferrare in pieno la portata della mia scoperta.
Il
dolore si fa bruciante come una fiamma nera che divampa lentamente,
ma che è parimenti inestinguibile, per cui ho quasi fretta
di
bruciarmi, sento quasi l'urgenza di andarmene, con la speranza di
rinascere di nuovo come la Fenice di fuoco; e questa volta non per
brillare di luce riflessa ma per risplendere nel bagliore della mia
unicità.
“Perdonami
non posso più proteggerti, ma chissà forse presto
ci rivedremo!”
E
ci credo sul serio, anzi ripongo tutto in questa aspettativa luminosa
come un'alba.
E
la morte diventa uno strumento, il ricordo degli errori passati
diviene uno psicopompo dolce-amaro ma indispensabile se si vuole
andare avanti in una strada che è piena di incognite,
sorprese,
affanni ma che è sempre lì, il futuro
è sempre lì, a portata di
mano.
Devi
solo morire per afferrarlo di nuovo.
Perché
ci vuole una morte per ricordarne un'altra. Perché ci vuole
una
morte per ricordare la vita.
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Capitolo 14 *** L'età del Coniglio(Anodos, ascesa di Crystal Tokyo) ***
“Un
sognatore è uno che può solo trovare la sua
strada al chiaro di
Luna,e la sua punizione è che scorge l'alba prima del resto
del
mondo”Oscar Wilde
30
giugno 2000
Le
contrazioni si susseguono ad intervalli sempre più regolari
e sempre
più frequenti. Ormai respirare è diventato
più un modo per tenere
sotto controllo il dolore e la paura piuttosto che immettere aria nei
polmoni, anche perché credo che i miei di polmoni, insieme a
tutti
gli altri organi, si siano liquefatti nel brodo di sofferenza che
è
il mio corpo. Sento che qualcosa di oscuro e pesante dentro il mio
ventre spinge verso il basso, lottando per uscire ed affrancarsi da
me, per sempre.
Certo,
ogni madre agogna disperatamente vedere il viso del proprio figlio,
ed affronta la fatica immensa del parto solo facendo appello a questa
prospettiva. Invero io però conosco già il viso
della mia bambina,
ogni tratto, ogni espressione. Ma so anche che la ChibiUsa che
verrà
al mondo oggi non sarà mai la ChibiUsa che ho conosciuto e
amato
anni fa, di cui ero amica, di cui ero sorella.
Da
quando emetterà il suo primo vagito io sarò sua
MADRE e non potrò
più essere la sua confidente, la sua alleata.
Dovrò essere la sua
guida, il suo punto di riferimento, il suo sostegno, e un sostegno
deve essere inamovibile, rigido, sicuro.
Perciò
temo la separazione con questo piccolo bozzolo caldo che vuole farsi
strada fuori da me, perciò gioisco nel prolungamento di
questo
atroce dolore, io che mi lamentavo per un graffio al ginocchio la
prima volta che ho affrontato un mostro ben 8 anni fa. Ma il mostro
che devo fronteggiare adesso sono io stessa e le mie insicurezze.
Perché
tra poco io diverrò Queen Serenity.
Pur
sapendo già quando mia figlia sarebbe nata(un vantaggio di
conoscere
parte del proprio futuro)quando Usako si accasciò per terra
afferrandosi il ventre con le mani il mio cuore smise per un attimo
di battere e temetti che non ce l'avrei fatta a far fronte a quella
esperienza che di norma rende gli uomini impotenti e vulnerabili.
Inoltre sono un medico e proprio in virtù di questo le mie
preoccupazione erano decuplicate. Sono a conoscenza infatti di tutti
i rischi, di tutte le complicazioni che possono insorgere durante un
parto e benché Setsuna mi avesse assicurato che non c'erano
stati
grandi cambiamenti nel nostro avvenire ero pur sempre un futuro padre
molto, molto ansioso.
Quel
pomeriggio faceva abbastanza caldo, anche se un leggero venticello da
sud-ovest gonfiava le tende del nostro piccolo soggiorno. Pur
essendoci sposati da meno di un anno e pur sapendo che presto la
famiglia si sarebbe allargata avevamo deciso di non spostarci dal mio
appartamento da scapolo dove avevamo vissuto tanti momenti felici
insieme. Altro che regnanti del mondo! Altro che reggia principesca!
Usako appena trasferita aveva riempito l'armadio con i suoi vestiti,
la cucina con le pentole che le aveva regalato mia suocera, l'anta
del frigorifero era stracolma di colorati e vivaci conigli con tutte
le espressioni possibili; persino una piccola presina a forma di
mamma coniglio con il suo cucciolo mi faceva ridere ogni volta che la
vedevo mentre il soggiorno era invaso da piante lussureggianti
donataci con tanto calore da una sempre più indaffarata
Makoto.
Proprio
lei insieme alle altre ragazze quel giorno avevano dato una festa per
il compleanno di Usako che si sarebbe tenuta da noi poiché
mia
moglie non avrebbe potuto salire gli innumerevoli scalini che
portavano al tempio scintoista di Rei.
Alla
rumorosa festa parteciparono a sorpresa anche Haruka, Michiru,
Setsuna e Hotaru. Non che non fossero invitate ma tutti noi non ci
aspettavo che accettassero; quindi fu con notevole stupore che le
accogliemmo nel chiassoso gruppo che si era affollato
nell'appartamento. Prevedevo guai con i vicini del piano di sotto!
Intanto
io e Haruka ci eravamo sistemati davanti al televisore per assistere
alla gara di moto, una delle poche cose che avevamo in comune io e la
ragazza alta e bionda che se ne stava stravaccata a bere birra in una
poltrona troppo piccola per le sue lunghe gambe.
E
il sorpasso tra il compagno di scuderia della Signora dei Cieli e il
suo rivale nella classifica punti fu l'ultima cosa che ricordai prima
del grido di Usako.
Oggi
compio 22 anni. Ne sono passati ben 8 da quando ho preso
consapevolezza del mio passato e del mio futuro e in ogni giorno di
questi 8 anni mi sono chiesta come sarebbe andata se io non fossi la
reincarnazione di Serenity, se non fossi la prossima regina del mondo
intero. A volte vorrei essere solo una ragazza normalissima che vive
la sua vita, il suo amore, le sue amiche come fanno tutti gli altri.
Le
mie amiche!
“Ecco
Usagi, parlami di loro, devi pur distrarti tra una contrazione e
l'altra!”il sorriso fiducioso e materno della dottoressa
Akago, la
mia ginecologa nonché amica di Mamo-chan mi invita, mi
convince a
confidarmi, a pronunciare frasi che da 6 anni non mi sono mai
permessa di condividere con nessun altro, nemmeno con mio marito.
Ma
d'altronde sono completamente aperta, lì sul quel lettino
con le
gambe divaricate e con le parti intime esposte, che il senso di
avvilimento e vergogna sarebbe proprio fuori luogo, perciò
la mia
lingua si scioglie e ne escono pensieri che mi fanno più
paura del
travaglio.
“Le
ho già parlato di loro vero? Credo anche che le abbia
intraviste
qualche volta nelle varie visite mediche....ogni volta c'era una di
loro!”mi asciugo il sudore e penso al prossimo passo da fare.
“Si,
ho intravisto una mora con i capelli lunghi che è quella con
cui ti
vedevo più spesso, una biondina chiacchierona e una con una
riccioluta coda color ruggine. E poi non potrei dimenticarmi di Amy,
accompagnava spesso sua madre quando era piccola durante le visite e
faceva sempre un sacco di domande!”si ferma per guardarmi di
soppiatto come se le stessi nascondendo qualcosa,”avevamo
tutti
pensato che avrebbe fatto l'internato qui in Giappone ma a quanto
pare l'idea della Germania non l'ha mai abbandonata.” Il suo
tono è
sempre gentile ma l'occhiata che mi lancia mentre intanto osserva il
tracciato mi fa sentire come se fossi responsabile di qualcosa.
Forse
è il sollievo che ha appena seguito la fine di una
contrazione, ma
non resisto e sbotto:
“Anche
noi lo pensavamo, ma a quanto pare ognuna ha deciso la propria strada
che non include rimanere nel proprio paese!”
Soffoco
un singhiozzo secco,senza lacrime. Non volevo dirlo con tanta
amarezza ma mi sento molto sola in questo periodo. Avevo immaginato
che le mie amiche rimanessero sempre accanto a me, che ci fossero
sempre quando ne avrei avuto bisogno. Invece non sarà
così. Contro
ogni previsione dettata da un futuro già scritto.
“E'
normale che perseguano le loro aspirazioni! Non trovi che sia un po'
egoista avere la vita degli altri sempre a nostra disposizione? E poi
adesso sono qui, sono di là che aspettano con trepidazione
la
nascita della tua bambina, cosa vuoi ancora?”
Rivoglio
le mie amiche, rivoglio la complicità che ci legava prima,
prima di
Galaxia, prima che loro svanissero e io le riportassi in vita. Akago
ha ragione, non lo nego, e non voglio che loro stiano costantemente a
vegliare su di me. Ma sento che qualcosa si è spezzato, no,
non
spezzato, fortunatamente, ma congelato, qualcosa che è
accaduto
mentre erano polvere di stelle e scintille dorate.
Ma
questo ad Akago non posso proprio dirlo. Non so cosa ricordino gli
altri abitanti della città per quanto riguarda la lotta con
Galaxia,
i corpi affumicati dai fulmini neri che scendevano dal cielo oscuro
come tentacoli malefici di una medusa enorme. In quelle ore ero stata
troppo occupata a cercare di proteggere ChibiChibi, sopportare la
sparizione, una dopo l'altra, di tutte le persone a me più
care,
scoprire ciò che era accaduto a Mamo-chan e poi la
separazione da
Seiya. Troppe cose di cui preoccuparmi, troppe veramente, anche per
la paladina della giustizia!
Sento
il bip che proviene dalla macchina collegata al mio ventre, un suono
bellissimo, il cuore di ChibiUsa.
Intanto
Akago si accorge che non ho più voglia di parlare e, dopo
essersi
assicurata che l'intervallo tra le contrazioni sia sufficientemente
lungo, si toglie i guanti in lattice ed esce silenziosamente dalla
stanza.
Immediatamente
dopo il grido di Usako sia io che Haruka(anzi credo che lei mi abbia
battuto nell'alzasi dalla poltrona!)accorremmo in cucina. Lo
spettacolo che ci si presentò era così ordinario
nella mia testa,
chissà quante altre volte avevo visto un parto imminente,
che mi ci
volle qualche secondo per capire che quella era Usako, che la testa
dorata che si piegava per osservare piangendo il liquido amniotico
scivolarle tra le gambe era quella di mia moglie, che quelli erano i
codini dorati della ragazza sconosciuta da cui accorrevo sempre
chiamata Sailor Moon.
Perché
proprio in quel momento? Perché proprio allora tutti quei
ricordi
ritardavano i miei movimenti, i miei pensieri, le nozioni che
avrebbero potuto aiutarla?
Con
fatica quasi esaltante riuscii a liberarmi da quel torpore ovattato
che mi stringeva la gola e rendeva labili i suoni del mondo esterno;
con malcelata impazienza allontanai da lei tutte quelle persone che
stavano formando un capannello attorno e, a ripensarci ancora, non mi
ricordo neanche con che esatte parole ordinai ai presenti di
avvertire l'ospedale e in particolare di avvisare la mia collega
Akago che la sua paziente stava arrivando, in imminente stadio di
travaglio.
Di
quei minuti non ho una memoria precisa; Minako urlava eccitata e si
preoccupava che il bambino non uscisse fuori cadendo e sbattendo la
testa, Rei mormorava preghiere scintoiste in una strana lingua, Amy
aveva tirato fuori un libro non so da dove per scandire le fasi del
parto mentre Mako-chan e Haruka, una per lato portavano di peso una
Usako tremante e piangente.
Appena
arrivati all'ospedale Akago era già lì che ci
aspettava.
Feci
per entrare con mia moglie ma la mia amica, i corti e lisci capelli
neri a caschetto che oscillavano ad ogni parola come per
sottolinearla, me lo impedì recisamente.
“Che
cazzo fai Akago? Fatti da parte, devo entrare anche io!”
“Ho
detto no! Mamoru, lo so che ti chiedo tanto ma fidati di me.......sai
che in questi mesi mi sono affezionata moltissimo a tua moglie.
Proprio per questo ti dico che c'è qualcosa che non va in
lei.....qualcosa che tiene nascosto, che non le fa godere questo
periodo splendido che è la gravidanza, l'arrivo di un
figlio,
qualcosa così profondamente radicato in lei che non se ne
è nemmeno
accorta.”
Un
nome, puro distillato al veleno, apparve nella mia mente,
provocandomi una smorfia che fece sobbalzare Akago.
Seiya.
“Scoprirò
di cosa si tratta. Di solito le primipare ci mettono molto, durante
il suo lungo travaglio svelerò il mistero e
ridarò il sorriso a tua
moglie. Sarà una vera lezione di maieutica ,e
avrò finito giusto in
tempo per farti entrare nel momento in cui nascerà tua
figlia!”
Con
il dolore dell'ultima contrazione alle spalle posso respirare
liberamente. Mi guardo in giro come se, per l'ennesima volta quel
giorno, non riconoscessi la stanza in cui mi trovo.
Sono
davvero in ospedale per partorire? Davvero tra poco
diventerò MADRE?
Sento
il gelo della paura, dell'ignoto che mi attanaglia. Essere genitore
non è una passeggiata, non posso cavarmela buttandomi da una
sala
del trono galleggiante per salvare la mia ChibiUsa che precipitava
nel vuoto.
Akago
rientra, la voce dolce e melodiosa che scaccia il freddo che mi ha
invasa.
“Sapessi
le tue amiche come sono agitate! Ci ho appena parlato, stanno
occupando tutto il corridoio e fra loro ho visto anche la celebre
violinista Michiru Kaiou! Fantastico! Sei davvero fortunata
Usagi!”
Sospiro
affranta e mi viene in mente che sono davvero fortunata, anche se gli
ultimi anni mi sono scivolati addosso come colla vinilica.
All'inizio
le sensazioni che provavo erano state sollievo e felicità
per avere
salvato tutti, ma era solo apparenza. In realtà l'opera di
cristallizzazione, dentro di me, così come l'irrigidimento e
la
tensione che covavano sotto la superficie le mie amiche e Mamoru, si
stavano già ramificando, scavando come una talpa cieca,
ostinata e
insaziabile un buco nero, una trappola filamentosa e appiccicaticcia
che in 6 anni ha fatto scempio di legami che consideravo
inattaccabili.
“Ehi,
Usagi! Sei così persa nei tuoi pensieri che sto cominciando
a
dubitare di averti dato troppa morfina!”Akago si avvicina e
controlla il monitor alla mia destra.
“Allora,
visto che tu e io passeremo ancora un altro po' di tempo insieme,
parlami di queste fantomatiche amiche! Per esempio, la biondina che
stava flirtando con il mio assistente, Minako giusto, cosa fa? E la
stangona con l'aria di una sukeban? Non vorrei incontrarla quando
è
arrabbiata!”
Non
ho voglia di affrontare questo argomento eppure sento che una parte
di me esige, pretende di sentire i loro nomi sulle mie labbra, di
ridere delle loro disavventure come facevo un tempo, di parlare di
loro come solo una vera amica potrebbe fare.
Perciò
prendo un respiro profondo, come mi hanno insegnato al corso
prenatale ed espello le ferali parole,che sembrano uno scarno
sommario di anni di amicizie condivise:
“Ehhhhm,
Makoto(proprio non mi viene da dire Mako-chan)l'ho incontrata mentre
stava picchiando dei ragazzi che mi avevano importunata. Le piace
cucinare e il giardinaggio.....e ha anche dei bellissimi orecchini a
forma di rosa. Dopo le superiori si è dedicata alla cucina
entrando
in una prestigiosa accademia, qualcosa di stampo europeo, credo
francese......è diventata così brava che tra due
mesi partirà per
la Francia dove le hanno affidato un programma televisivo, ci credi?
Potrebbe fare concorrenza a Minako, che lavora sempre in questo
campo.....no, non la cucina,”mi affretto a spiegarmi davanti
alla
faccia sorpresa di Akago; evidentemente solo guardandola Minako
difficilmente passerebbe per una provetta cuoca,”mi riferivo
alla
televisione. Minako a 19 anni se ne è andata a Los Angeles,
ha
debuttato in una commedia e adesso credo che si stia preparando per
una grande sceneggiatura prodotta dalla Warner Bros. Non sembrava
molto contenta, forse perché le è toccato fare il
ruolo di una
principessa aliena con incredibili poteri ma che nonostante questi
perde il suo amore....già......”mi fermo,
perché ciò che ho
detto mi sembra in qualche modo la chiave per sbloccare
chissà quale
serratura, la soluzione a tutti i miei problemi degli ultimi anni.
Poi
sento arrivare un'altra contrazione e il lampo di intuizione passa e
fugge via dall'oscurità di sofferenza in cui sto di nuovo
riprecipitando. Con gioia.
Le
urla di Usako si facevano sempre più acute, ormai anche le
conversazioni tra le ragazze si erano tutte spente; eravamo tutti
protesi con le orecchie nell'altra stanza per udire il primo strillo
del neonato. Di ChibiUsa.
Anche
se Akago mi aveva promesso che mi avrebbe fatto entrare prima del
parto non ne ero molto sicuro. Ma la cosa che più mi dava
fastidio
era che ero sollevato. Non avrei potuto sopportare di non poter
aiutare Usako,di rimanere lì impalato e impotente mentre lei
soffriva. E soprattutto non avrei mai potuto stare di fronte a lei,
in quella situazione, con il nome di Seiya che ancora mi risuonava
nelle orecchie.
Cercai
di sforzarmi e togliermelo davanti, l'alta figura che si staglia nel
tramonto sul tetto del liceo prima di sparire insieme ai suoi
compagni in uno scintillio di stelle cadenti, ma niente.
Stavo
per diventare padre e l'unica cosa a cui pensavo era che quel
farabutto, o farabutta, era stato/a capace di incrinare il mio
millenario rapporto con Usako.
Mi
ingobbii nella già scomoda sediolina che rifilano in ogni
ospedale,
ma almeno quelle dell'Aiiku Hospital non erano di quella plastica
insopportabile che scricchiola ad ogni movimento che fai. Toccai il
sedile in pelle e sorprendentemente lo trovai caldo e confortante.
Poi
un'ombra e l'allegra voce di Minako(anche se non allegra come una
volta, mi ricordai)mi riscosse.
“Avanti
Mamoru, non essere nervoso! Diventerai presto papà, un
papà
meraviglioso!”
La
guardai, la guardai davvero.
Non
era più la ragazzina bionda e spensierata di 6 anni fa;
l'azzurro
dei suoi occhi non era più terso come un cielo estivo. Era
più
l'azzurro del cielo dopo che ha visto la tempesta e deve fare i conti
con i danni che ha provocato. E sapevo che il mio sguardo era
identico al suo.
“Capisco,
allora entrambe le tue amiche hanno fatto fortuna all'estero. Che
strano, anche Amy ha deciso inspiegabilmente di conseguire
l'internato a Stoccarda quando aveva già la strada spianata
qui.....”
“Non
solo, Rei da un anno lavora alla sede diplomatica giapponese a Mosca,
con suo padre, suo PADRE che ha sempre odiato per averla abbandonata.
Ha lasciato suo nonno e il tempio e ne se andata!”la rabbia
ancora
mi invade ogni volta che ci penso. La MIA Rei che non sento
più mia.
All'improvviso
una fitta più forte mi fa inarcare, il mio addome si tende e
lacrime
di fuoco mi colano sul naso. Non voglio piangere, ma mi sento
così
sola, così ostracizzata. I brutti pensieri si accavallano e
più mi
innervosisco più sento dolore.
Lo
sento. Il macigno che ho sul cuore e quello che preme per uscire si
fondono e io non posso più sopportarlo. Uno dei due deve
andarsene,
altrimenti morirò dilaniata in due.
Siccome
non sono ancora pronta per lasciare ChibiUsa, o il
ricordo(illusorio?)che mi è rimasto di lei, opto per l'altra
scelta.
“In
realtà io...in realtà io le odio,”
butto fuori tutta l'aria che
era rimasta compressa per mesi, anni, eoni”odio Minako e i
suoi
film, neanche li ho visti quando sono usciti in Giappone, odio Amy e
il suo corso propedeutico a Stoccarda, odio Rei e la sua nuova
passione per il balletto russo e soprattutto odio tutti i cibi
francesi. Rivoglio la mia Mako-chan, che ogni giorno nella sua
borsetta mi faceva trovare gli anpai, i taiyaki e i migliori daifuku
che abbia mai mangiato, mentre oggi cucina solo quei disgustosi dolci
dal nome impronunciabile,”mi sfogo come se tutte le
crème brulée
e Flaugnarde di questo mondo mi si fossero conficcati in gola e
qualcuno me le avesse tolte di botto, per miracolo o misericordia.
“So
che devono andare avanti nella loro vita, non ho mai preteso niente
ma le vedo, le sento e nello stesso tempo non le vedo e non le sento.
E ' come se ci fosse un muro trasparente e non so con quale materiale
è stato tirato su,”Akago mi mette una mano su una
spalla e io
sobbalzo a quel tocco.
“Sei
proprio sicura di non saperlo?”
“E
che io pensavo che fosse tutto a posto. Dopo averle salvate.....dopo
un periodo brutto in cui loro erano lontane pensavo di averle
ritrovate. Ma ora comincio a chiedermi quanto fossero andate lontano,
e quanto io sia rimasta indietro.”
“Hai
provato a parlare con loro? A spiegarti?”
“Fosse
facile! Sono scappate tutte,”mi muovo sul lettino per
sistemarmi
meglio, sembro un'enorme balena spiaggiata e
agonizzante,”sai,
quando pensi di avere tutto il tempo del mondo, quando sai che la tua
vita sarà lunga e meravigliosa, alcune cose, alcuni problemi
o
piccole incomprensioni le metti da parte. Ti dici che le risolverai
dopo, che non è il caso di aprire un vaso di cui non sai
bene il
contenuto!”
“Avevi
paura. E' normale temere di perdere delle persone importanti e per
questo tacere e fare finta di nulla. Ma se vuoi un consiglio, non
porta a niente di buono rimandare questo tipo di situazioni. Con
Mamoru ne hai parlato?”
Arrossisco
imbarazzata e sento un'improvvisa curiosità per il monitor
con il
battito fetale.
Tum-tum-tum-tum.
Il battito di ChibiUsa, rapido e veloce, si accorda con il mio e per
un momento si confondono all'interno di me stessa.
“A
dire il vero no! Infatti Mamoru è parte del problema! Ma se
con le
mie amiche è difficile sopportare questo distacco, con
Mamoru a
volte mi risulta quasi intollerabile! Solo una volta.....”mi
fermo,
il ricordo è troppo personale per esporlo così
con quella che a
tutti gli effetti è una perfetta estranea.
“E'
solo cosa Usagi? Devi dirlo, non tenerti tutto dentro! C'ero anche io
durante le tue crisi di pianto, durante le tue fughe, durante i tuoi
silenzi in questi mesi. Sputa fuori ciò che ti opprime o ne
diverrai
schiava, per tutta la tua vita."
Per
tutta la mia vita.
Penso
ai secoli che dovrò ancora vivere, penso a mio marito e
all'esistenza che condivideremo, penso all'amore che provavo per lui,
che provo per lui, di cui non ho mai dubitato ma che forse, in parte
per colpa mia, potrebbe apparire dubitabile agli occhi di un
fidanzato che ritorna dalla morte e trova la sua ragazza oggetto
d'amore di un altro.
Sento
l'urgenza di spiegarmi con lui, di vederlo, di toccarlo, di dirgli
che deve fidarsi di me, di noi ,di quello che siamo, che siamo sempre
stati e che saremo.
E
anche se la sua titubanza mi potrebbe ferire cercherò di
mettere
questo risentimento-sentimento sullo sfondo, di capire le sue
motivazioni, le sue paure.
Se
è il fantasma di Seiya la causa di tutti nostri problemi
coniugali
gli ricorderò come era bello amarci, sotto la Luna piena,
che
infondeva calore e luce bianca su tutti i suoi figli come quella
volta.....
“........solo
una volta, in questi 6 anni, da quando è tornato
dall'America(questa
è sempre stata la versione ufficiale per la sua
sparizione)ho
ritrovato il vecchio Mamoru di cui mi sono innamorata. E' stato
quando abbiamo concepito nostra figlia. Mi imbarazza un po' parlarne
ma è successo quando siamo andati in vacanza in un piccolo
villaggio
sul fiume Nagara nella prefettura di Gifu. C'era la Luna e il fiume
era così tranquillo, il vento autunnale ancora
così caldo, siamo
stati benissimo, a volte penso troppo bene,”mi esce un
sospiro che
si tramuta in una smorfia di dolore.
Qualcosa
si rompe, stavolta dentro di me, anzi sento una piccola esplosione
che sembra più un essere che sguizzi e fluttui dentro la
melassa
piuttosto che la rottura della placenta.
Poi
il bisogno di spingere diventa impellente, mi viene la nausea, voglio
la mia mamma o una botta in testa, a libera scelta di tutti gli dei
contemplati dallo scintoismo. Anche una siringa gigante di morfina, o
la mano di Mamoru(questa sarebbe la mia di scelta)sono comunque
graditi.
“Ti
pre...go Akago, chia....ma Mamo-chan! Lo voglio qui, ora!”
Dentro
la stanza non si sentì più urlare per parecchi
minuti, solo un
bisbigliare incomprensibile.
Mi
domandai cosa dannatamente volesse fare Akago; se non fosse stata lei
avrei già sfondato la porta.
“Mamoru,
hai già avvertito i genitori di Usagi?” Hotaru
stava seduta
composta sulla sediolina ma anche in lei vi era una fibrillazione,
l'aspettativa di rivedere ChibiUsa dopo tanto tempo.
“Si,
Ikuko e Kenji arriveranno tra poco mentre Shingo ci metterà
di più
da Osaka; inoltre in questi giorni aveva anche gli esami di fine
semestre.”
Sentii
dei tacchettini, poi il profumo di rododendro di Setsuna mi avvolse e
respinse l'onda rossa della gelosia che mi invadeva.
“Come
ho già detto non prevedo grandi cambiamenti nell'immediato
futuro.
Small Lady verrà alla luce, sana e regale nel suo ancestrale
retaggio della Luna Argentata. Ma come sento il dovere di rassicurati
sulle tue paure di padre e marito, sono anche costretta a ricordarti,
come futuro sovrano, e a voi come Guardiane Sailor, che qualcosa
potrebbe essere cambiato."
Tacque
per un lungo momento; io me stavo lì, ad osservarla,
imperturbabile
e immota nella sua compostezza, mentre mi offriva, mi prometteva
fasti e splendori di un futuro perfetto, in quel corridoio che
improvvisamente si era fatto misero e spoglio, in un presente
dominato dalla banalità e quotidianità.
Proprio
per questo sconcertante contrasto le sue parole, usate per rievocare
ciò che sarebbe accaduto in un'aura di leggenda e di portata
storica
talmente eccezionale da andare oltre la mia comprensione, oltre la
comprensione di chiunque,mi apparivano però vuote,e
inconsistenti,
con i nebulosi tratti indistinti tipici delle vecchie favole del
passato, o di racconti epici in cui eroi ed eroine salvavano il mondo
dai malvagi, non si sa a che prezzo.
Ma
anche se vuote e amorfe quelle parole mi raggelarono.
“Ciò
che è già scritto, ciò che
è già reale è presto detto; Queen
Serenity salverà il mondo da una tremenda glaciazione, per
questo
lei e il suo sposo saranno incoronati come Signori del Mondo e
faranno di Crystal Tokyo la loro capitale. Questo non può
essere
cambiato, da nessuno. Eppure Usagi ha commesso un terribile
errore,”si rivolse alle quattro ragazze che la guardavano,
stranite
e confuse,”voi, Guardiane del Sistema Solare Interno sapete a
cosa
mi riferisco, ne siete stati testimoni. Quando siete andati nel
futuro per combattere i discendenti di Black Moon avete assistito
alla più grande svolta storica che neanche io avevo
considerato."
Come
poteva essere? Di cosa parlava Setsuna? Rividi nella mente le
sequenze del nostro viaggio nel tempo, fino al nostro arrivo nel
30°
secolo e oltre, per capire cosa avesse potuto combinare Usako per
dare alla Signora del Tempo quello sguardo scuro e indecifrabile.
Passai in rassegna ogni azione, ogni parola e poi lo vidi, in tutta
la sua tragicità e bellezza.
Guardai
Setsuna e lei annuì, in silenzio.
“Usagi
ha commesso la folle imprudenza, o impudenza di vedere, di parlare
con la sua se stessa del
futuro,”continuò,”questo può
avere
ribaltato tutto ciò che era previsto, in modi che neanche
possiamo
immaginare!”
“Come?
Come un fatto talmente innocuo può sconvolgere il destino
per cui la
nostra principessa, e tutte noi siamo nate?” Haruka, sempre
indisponente e bastian contraria era già scattata in avanti,
pronta
alla battaglia. Ma questa volta nemmeno lei poteva fare nulla.
“Ti
spiego meglio Haruka,”proseguì, i lunghi capelli
dai riflessi
color delle alghe che si muovevano dolcemente nella brezza,
proveniente dalla finestra aperta di quel corridoio misero e spoglio,
dei venti di sud-ovest che annunciavano i monsoni di quella estate,ma
inaspettatamente molto più a nord e molto prima del
previsto, ”Usagi
non ha visto se stessa, ma quello che diventerà. Tutte noi
abbiamo
nella mente un'immagine di Queen Serenity, sapete come è. E'
perfetta. Tutto ciò che una donna, o un uomo, vorrebbe
essere.
Questo potrebbe scatenare in Usagi, ma in chiunque credo che si trovi
ad affrontare un fato,un destino simile, due risposte emotive.
Potrebbe aumentare in maniera esponenziale il suo ego, la sua
presunzione, la sua arroganza; oppure potrebbe fiaccarla,
demotivarla, nella consapevolezza dell'abisso che vi è tra
l'Usagi
di adesso e quella che diverrà nel futuro. E questo sarebbe
terribile, con conseguenze così esiziali, così
nefaste che
io......”
“Non
la mia Usako!”mi alzai in piedi, lentamente e guardai tutte
loro in
faccia perché non ci fossero dubbi in quello che
dicevo,”non la
mia Usako. Lei non si farà certo smontare, od esaltare dallo
spicchio di futuro che può avere intravisto. Certo, non
è facile
per nessuno portare questo peso, il peso di una profezia
così
assoluta e schiacciante. Ma lei può farcela, so che
può proprio
perché è la persona più
imperfettamente perfetta che conosca. Lei
non si farà certo scoraggiare dalla sua bella copia futura,
e sapete
perché? Perché Usako,”ed indicai con la
testa la stanza in cui
erano ripresi dei lamenti molto deboliӏ la bella
copia del
presente, è da lei che che tutto parte, è da lei
che tutto nasce”.
E
come a profetizzare le mie frasi in quel momento sbucò Akago
che con
un tono tra un sussurro e un grido mi disse:
“Svelto
Mamoru, tua figlia sta per nascere! Vieni a vederla!”
Non
sarei potuto essere più rapido neanche se ci fosse stata la
salvezza
del mondo in gioco.
Usako
era tutta rossa e accaldata, con un lenzuolo sopra il pancione e
numerosi assistenti con la mascherina e i guanti.
Non
mi disse niente anche se i suoi occhi lucidi e commossi erano pieni
di significati che non riuscivo, ne mi importava in quel momento
comprendere.
Dopo,
ci sarebbe stato tempo dopo. Avevamo secoli a disposizione per
chiarirci.
Ma
qualcun altro non poteva più aspettare.
“Avanti
Usagi, adesso devi dare una forte spinta e ci siamo. So che sei
stanca, ma è quasi finita”.
Akago
era tutta concentrata tra le gambe di Usako, il posto innominabile
che ogni uomo teme di vedere in questa situazione.
Poi
sentii un risucchio, una specie di fruscio e il silenzio che era
piombato, quasi automaticamente, nella stanza.
La
mia amica teneva tra le mani qualcosa di viscido e rosso a cui diede
dei colpetti leggeri, poi pulì il naso e la bocca e
finalmente.........finalmente il tanto sospirato vagito.
Fu
più simile all'eco lontana di un gattino che ad un vero e
proprio
pianto. Inoltre, vista la natura di quella nascita speciale, mi
aspettavo una luce divina che scendesse su di noi, benedicendoci.
Invece
fu tutto terribilmente, fantasticamente normale.
Sono
tornata a casa da pochi giorni e anche se Mamoru ha ferocemente
protestato che dovevo ancora riposare, Luna dice che non si
può più
attendere. La cerimonia deve avvenire stasera, e io sono d'accordo
con lei.
Lo
sento, in tutta me stessa, che il tempo è arrivato. La
fronte mi
pizzica e mi prude come se qualcosa dentro di me dovesse, premesse
per sbucare fuori,un po' come la sensazione che ho provato durante il
parto.
Ma
stavolta ciò che deve fuoriuscire sarà molto
più drastico, più
rivoluzionario, il ribaltamento stesso della mia anima. E se osservo
attentamente, tra la frangetta bionda posso intravedere uno spicchio
di Luna crescente che si staglia come un'immagine in controluce.
Stasera
quindi mi sono preparata con meticolosità, anche se sono un
po'
ingrassata con la gravidanza e Makoto mi ha promesso che mi
porterà
agli allenamenti sul monte Tsukuba.
Mi
infilo il mio vestito bianco con il corpetto decorato da tanti anelli
dorati. Credo di averlo già visto, o di avere già
sentito la
sensazione che mi dà indossarlo, ma il pianto di ChibiUsa e
il sonno
arretrato mi distraggono e lo ripongo sul letto.
L'appartamento
è buio, solo il nostro satellite inonda noi, tutti riuniti
nel
piccolo terrazzo, di luce bianca e pura.
Luna
mi guarda e vedo le lacrime che le scendono:
“Benedetta
ragazza, ne hai fatta di strada da quando ti ho incontrato la prima
volta. Adesso la luce lunare ti rivela per quello che sei, che sei
sempre stata,”guarda il mio marchio che decora in modo netto
e
chiaro la mia fronte(per ora solo quando è bagnato dalla
luce della
mia antica patria) come un monito e una promessa per tutti.
Mi
avvicino alle altre ragazze e sobbalzo costernata. Sono tutte
trasformate! “Cavolo Luna, avresti potuto dirmelo che dovevo
trasformarmi, non voglio sfigurare il giorno della mia
incoronazione!”borbotto con un pizzico di quell'antica vena
lamentosa che avevo a 14 anni.
“E'
inutile Usagi, anche se ci provassi, da questo momento in avanti non
potrai più trasformarti. Da oggi Sailor Moon
muore”fece una
piccola pausa, un crepitio di tensione ed eccitazione tra i
presenti”da oggi Queen Serenity nasce!”
E
così la cerimonia di incoronazione, che mi immaginavo in un
grandioso castello di cristallo pieno di dignitari e giornalisti da
ogni parte del mondo, si è svolta in un appartamentino di un
piccolo
quartiere di Tokyo, nel più completo anonimato, senza
nemmeno i miei
genitori che neanche si sognano il ruolo che avrà la loro
figlia nel
futuro di questo pianeta.
Siamo
ancora tutti qui, le Guerriere del Sistema Solare Esterno e le mie
quattro amiche, i volti pallidi e bianchi come spettri.
Ormai
non ci stiamo più nel balcone ma è troppo bello
guardare la Luna e
il suo chiarore così abbacinante.
Improvvisamente
però sento un rumore che proviene dal corridoio buio;
quattro figure
lentamente escono dall'ombra, le divise scure come macchie di catrame
e i volti altrettanto pallidi, altrettanti fantasmi, veri
però,
appena tornati dall'aldilà.
L'uomo
con i capelli chiari si fa avanti, con il passo marziale di un
generale esperto(mi rovinerà il tappeto nuovo con quegli
stivaloni!)
e per riflesso Minako indietreggia fino a schiacciarsi contro la
ringhiera.
“Eccoci
Master! Dopo mille anni in cui abbiamo aspettato, nel nostro limbo di
tradimento e rimorso, dopo che siamo rinati nel male e periti
nuovamente, siamo tornati in vita,adesso, come era scritto e
previsto. Per servirti, questa volta per morire per te. Concedici il
tuo perdono o la morte onorevole che nell'altra vita abbiamo
rifuggito!”
Il
mio Mamo-chan, anzi King Endymion li guarda, e senza un attimo di
rimpianto, o di esitazione annuisce.
E
loro si fanno avanti, si mescolano a noi, fino a formare quel cerchio
che prima non eravamo e non potevano essere, un cerchio qui, sulla
terra, un cerchio che è a immagine e somiglianza di un
altro,
stavolta nel cielo, non così distante, non così
freddo, non così
passivo come potrebbe apparire.
In
lei noi possiamo confidare, sperare, sognare nonostante tutto
ciò
abbia sempre un prezzo. Che sono anni, millenni che pago ma che
pagherei ancora e ancora.
Perché
un sognatore è uno che può solo trovare la sua
strada al chiaro di
Luna,e la sua punizione è che scorge l'alba prima del resto
del
mondo.
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