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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Camminava... ***
Capitolo 2: *** Il Wammy's Hause ***
Capitolo 3: *** Occhi rossi ***
Capitolo 4: *** Le imprecazioni di Mina ***
Capitolo 5: *** Sarebbe perfetto se non fosse che... ***
Capitolo 6: *** Musica è vita ***
Capitolo 7: *** Tre skyline grige e azzurre ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** L o non L? Questo è il dilemma... ***
Capitolo 10: *** Dove Light fa la fine che si merita...mhuahaha! ***
Capitolo 11: *** Fiducia e Morte ***
Capitolo 12: *** Di nuovo le imprecazioni di Mina... ***
Capitolo 13: *** Luce e Buio... ma il nome di questo chappy non sarà un po'troppo melanconico? ***
Capitolo 14: *** un risveglio movimentato! ***
Capitolo 15: *** Un nuovo rappresentante... ***
Capitolo 16: *** Non so come chiamare questo chappy... diciamo... Chiarimenti.... sì, mi piace! ***
Capitolo 17: *** L'ombra ***
Capitolo 18: *** Libertà ***
Capitolo 19: *** L'urlo ***
Capitolo 20: *** Puff! Ma perchè non mi vengono in mente che nomi per chappy da romanzi rosa shokking?!?! ***
Capitolo 21: *** Va tutto bene... ***
Capitolo 22: *** Chi diavolo è??? ***
Capitolo 23: *** Qual'è il femminile di Beyond Birthday? ***
Capitolo 24: *** Suspance ***
Capitolo 25: *** Dying ***
Capitolo 26: *** The End ***
Capitolo 1 *** Camminava... ***
Eccovi una nuova delirante ff, venutami così,
tipo delirio. Siate clementi con una povera pazza...
Camminava da ore ormai.
Sotto la pioggia.
Sotto la grandine.
Di nuovo sotto la pioggia.
Camminava.
Non sapeva per dove.
Non voleva fermarsi.
Non più.
Le scarpe affondavano nelle pozzanghere, fradice.
I capelli erano attaccati al viso.
Camminava.
Incurante delle persone.
Incurante del mondo.
Al mattino una macchina si fermò di fianco a lui.
“Backup, Sali subito.”
No.
Non di nuovo.
Non più.
Non avrebbe smesso di camminare.
“Backup non fare il cretino, Sali in macchina!”
Non voleva.
Non doveva.
Non poteva.
Per se.
Per gli altri.
Per il suo orgoglio.
“Muoviti, guarda che ti vengo a prendere!”
Non si sarebbe lascato prendere.
Non questa volta.
Questa volta sarebbe scappato.
Non aveva più otto anni.
Ora ne aveva sedici.
Non avrebbe smesso di nuovo di camminare.
Un uomo scese dalla macchina, gli si avvicinò.
Tentò di fermarlo.
Lui cominciò a correre.
Non avrebbe smesso di andare avanti.
O almeno non per sua volontà.
Angolo autrice pazzoide
Allora,
che ve ne pare di un delirio che nel prossimo chappy si spera che
sarà un po' meno stile
"introspettivo-morte-depressione-traumi infantili-buuuu-me misero-me
tapino"???
Siate clementi,
stamattina avevo la febbre e mi annoiavo...
Così mi sono ricordata un sogno e eccovelo!!!
certo è un po' banale, ma dal prossimo chappy
darò una svolta decisiva...curiosi????? Neanche un po'???
Beh ho una mannaia quindi vi conviene diventarlo....ci siamo capiti???
bene, spero in una qualche recensione, anche negativa, baci abbracci e
alla prosiima!!!!
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Capitolo 2 *** Il Wammy's Hause ***
Ecco per voi un nuovo delirante capitolo, in cui la storia
si originalizza un po'...
Backup era fuggito.
Non si parlava d’altro all’Wammy’s Hause.
Qua e la si
vedevano gruppetti di persone che bisbigliavano, ma non appena
l’ombra di uno
dei temuti e odiati sorveglianti spuntava, le persone si disperdevano,
ostentando
indifferenza.
Fra i più piccoli c’era la credenza che nessuno
fosse mai
uscito dall’edificio, e se si aggiunge il fatto che BB era
uno dei ragazzi più
scostanti e pericolosi che il luogo avesse mai conosciuto, si
può capire perché
i piccoli fossero così eccitati.
Io e i miei pochi amici eravamo gli unici a immaginare
perché
l’avesse fatto.
Tutti insieme, incluso il fuggitivo, formavamo il gruppo dei
sedicenni più affiatati del posto. D’altra parte,
se non si stava uniti, quel
posto ti distruggeva dentro.
Al Wammy’s Hause erano rinchiusi tutti i ragazzi che
avessero una qualche particolarità. Per spiegarmi, Backup
aveva gli occhi
rossi, io avevo due cuori… e potete immaginarvi il resto. Ci
studiavano, e non
con metodi che si possono definire… ortodossi. Un sedicenne
può sopportare, ma
un bambino di tre anni di solito non resiste che poche settimane.
Ma a loro non importa. Ne trovano altri e riprendono i loro
schifosi esperimenti.
Avevamo inglobato B nel nostro gruppo, per salvarlo. Era troppo
avventato, picchiava i ragazzini, ma anche quelli più grandi
di lui. Ci andava
pesante. Se avesse continuato così sarebbe morto, lo
sapevamo bene. Così lo
avevamo preso sotto la nostra ala protettrice e eravamo riusciti a
fargli avere
una cura maggiore della propria vita.
Ogni volta che vedevamo i suoi occhi tingersi di rosso lo
bloccavamo e soffocavamo con la nostra amicizia i suoi istinti da
killer.
Sì, B aveva ucciso. Ma non in quel posto. Prima. Ce lo aveva
raccontato lui. Eravamo i soli a saperlo.
Ma non ne eravamo spaventati. Ormai eravamo amici.
E non era più un segreto che L fosse il suo ragazzo. E guai
a chi lo toccava.
L.
Non si capiva perché fosse li. Ma c’era. E faceva
parte del
gruppo.
I due stavano insieme da anni, precisamente da quando
avevano sette anni.
Per ragazzi con un QI di 250 anche una relazione a sette
anni può essere seria.
E la loro lo era.
Un anno dopo, in 31 ottobre, L era scomparso.
Scoprimmo poi che lo volevano fare il più grande
investigatore di tutti i tempi.
BB fuggì. Lo riportarono qui a forza.
Non furono leggeri con lui.
Anche se aveva un cervello più grande del loro, il suo corpo
era quello di un ragazzino.
Ma non fu questo a risparmiargli otto costole rotte.
Non si arrese però.
Non si arrese finche non concessero loro di vedersi ogni
settimana. Per un ora.
Era pochissimo, ma a loro bastava per essere felici.
Andò tutto bene, fino a ieri.
Backup è stato chiamato dal direttore.
Gli è stato detto che per L era giunto il momento di
tagliare tutti i rapporti. A causa di un certo Kira.
Nessuno più doveva ricordare il suo volto. Noi ci eravamo
dimenticati i suoi lineamenti anche se non il suo carattere. Non lo
vedevamo da
anni.
Ma BB lo vedeva ogni settimana. E non andava bene. Doveva dimenticarlo.
BB lottò con forza, ma non aveva speranze.
Lo sottoposero all’elettroschok.
Ma l’amore non si cancella così facilmente.
Finse di esserselo dimenticato, ma appena calò la notte
scappò.
A cercare il suo L.
E ora?
Eravamo tutti riuniti, a chiederci cosa sarebbe successo.
Mello mordicchiava nervosamente una tavoletta di cioccolato.
Matt fumava come un turco.
Near componeva e scomponeva il suo puzzle alla velocità
della luce.
Jennifer beveva sangue medico deformando la cannuccia.
Federica disegnava sul suo inseparabile album con un grosso
pennarello nero.
Mina giochicchiava col suo cubo di Rubek.
Io, Alma, scrivevo piani di battaglia su un consunto
quablok.
Eravamo tutti preoccupati per BB, e credo che saremmo
rimasti lo tutta la notte, a parlare sommessamente, chiedendoci dove
fosse in
quel momento, se non fosse che Luca, il sorvegliante ci spedì in camera con una bella
ramanzina.
Dov’era BB?
Ce lo chiedemmo per tutta la notte, senza riuscire a prender
sonno.
Dov’era BB?
Angolo
dell'autrice febbrata e pazzoideAllora che ve ne
pare???
Spero che abbiate un solo momentino di pazienza, perchè se
vi sorbite qualche frase ancora, potrete affermare di aver veramente
finito il chappy!
volevo solo ringraziare coloro che mi hanno recensito ovvero:
-Nemia
-riuga hideki
-Tigre Bianca
-Lulosky
spero di non avervi depresso troppo...
al prossimo chappy!!!
*sventola la mannaia in aria con un sorrisino sadico stile BB*
perchè lo leggerete, VERO???
adios!!!
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Capitolo 3 *** Occhi rossi ***
Ecomi di nuovo con un altro delirante e febbricitante
chappy!!!
pe la prima parte vi consiglio questa canzone.
http://www.youtube.com/watch?v=LxEuQjE50LQ
lo so che è un po' lunga per quel poco di roba,
però ci sta bene.
per la parte in cui parla Alma, non ho canzoni da consigliarvi, ma di
sicuro non quella.
buona lettura!!!
Backup aveva iniziato a correre.
L’uomo era risalito in macchina e l’aveva seguito
con
quella.
Backup non conosceva le vie.
L’uomo sì.
Backup non sapeva dov’era.
L’uomo sì.
Backup correva.
L’uomo gli era di fianco senza alcuno sforzo con la
macchina.
Backup non conosceva le vie.
E imboccò un vicolo ceco.
L’uomo scese nuovamente dalla macchina e impugnò
la pistola.
Sapeva che il ragazzo con cui aveva a che fare poteva
diventare pericoloso anche per lui se colpito da attacchi di rabbia.
Avanzò, alla fioca luce dei lampioni.
Sentiva un sordo ansimare, amplificato dal vicolo.
Arrivò alla fine del vicolo, e vide Backup accucciato contro
il muro, con la testa fra le braccia.
Gli puntò contro la pistola.
Sentiva il pericolo emanato da quell’esile ragazzo
nell’aria.
Fece qualche passo.
BB alzò la testa.
I suoi occhi splendevano nella semioscurità.
Ed erano rossi.
L’uomo si fermò.
BB continuò a fissarlo.
Vedeva numeri inequivocabili sulla fronte dell’uomo.
L’uomo era immobilizzato dalla paura.
Sapeva cosa significava quel colore.
Morte.
Era il colore della morte.
Quella mattina mi svegliai ancora più presto del solito.
Ero ancora preoccupata per BB.
Acciuffai il mio già citato qua block da sotto il cuscino e
rilessi gli appunti del giorno prima.
Dopodiché mi sporsi a prendere la mia adorata penna a sfera
nera con un dragone rosso disegnato sopra.
E ricominciai a scrivere.
Era da anni ormai che scrivevo quella storia.
Avevo riempito diversi qua block, allineati ora sulla scrivania.
Scrivevo di noi in un altro posto. In una confortevole casa,
intenti a vivere la nostra vita come meglio pensavamo.
Come una famiglia.
Visto che dopo una mezzoretta l’ispirazione mi fece
ciao-ciao e se ne volò fuori dalla finestra per fare visita
a qualcun altro, mi
alzai, e mi vestii con le prime cose che mi capitarono in mano.
Un paio di jeans con delle catene, una maglietta nera e i
miei inseparabili guanti a mezze dita neri e verdi.
Dopodiché andai a vedere se gli altri erano già
in piedi.
Matt e Mello stavano naturalmente dormendo, e per evitare
cuscinate indesiderate preferii passare oltre.
Lo stesso vale per Mina.
Near era
già uscito.
Jennifer invece era sveglia, e si unì a me nel tentare di
svegliare Federica.
Dopo un paio di cuscinate e urla in death
voice, Federica apparì da un groviglio di
coperte con sguardo assassino.
Ci lanciammo
dunque in una lotta di cuscini all’ultima piuma,
finché non cademmo nelle
lenzuola rotolandoci come deficienti.
Dopo aver
recuperato un briciolo di contegno e dopo che Federica si mise addosso
qualcosa, uscimmo in giardino.
Near era già
li, seduto sotto un albero con il suo inseparabile puzzle.
Ci sedemmo
intorno a lui e cominciammo a chiacchierare.
Near è qui
perché…
principalmente perché non parla.
Ha le corde
vocali a posto, ma non dice una parola.
E non è
neanche un voto di silenzio.
Non parla
dalla nascita.
Io e Federica
ci mettemmo a disegnare un accurata mappa dell’edificio per
capire com’è
fuggito BB e per seguirlo a ruota. Come se non ci avessimo mai provato.
Jennifer calò
nel silenzio e si mise a fissare la gola di Near leccandosi le labbra.
Io me ne
accorsi.
“Jennifer! Ma
hai fatto colazione?”
“Come? Cosa?
”
“Vatti a
prendere del sangue medico in infermeria, o finisce che il povero Near
non
parlerà più per davvero!”
Lei si alzò
scuotendo
la testa e si allontanò.
In quel
momento arrivò Mina, e si buttò di fianco a noi.
“Eilà,
gente,
come va la vita?”
Mina è la
più
ottimista e socievole di questo gruppo.
Indossava come
al solito pantaloni pieni di tasche, una maglia nera con uno scorpione
e il
collare con le borchie. Aveva i
capelli
verdi fosforescenti, con qualche ciocca nera. Quei capelli sono il
tripudio del
disordine.
I suoi occhi
cambiano a seconda del tempo, ma hanno sempre un luccichio speciale
all’interno.
Vederla mette
allegria.
Tirò fuori da
una delle tasche il suo cubo di Rubek e cominciò a giocarci,
mentre parlava
fittamente raccontandoci di un suo sogno.
Passammo il
tempo finché tutti non furono arrivati, e fu allora che
calò un silenzio
imbarazzato.
Si notava la
mancanza di un componente.
La situazione
della sera prima si ripeté. Tutti alle prese con qualcosa
che li distraesse da
quella domanda a cui non sapevamo rispondere.
Alzai lo
sguardo, e vidi un uccellino caduto dal nido. Chiamava la madre,
piangendo.
Perso. Era perso.
Così pensavo,
ma la madre arrivò e lo portò in salvo.
Anche gli
altri l’avevano visto.
Ci
guardammo negli occhi, in silenzio.
“Dovunque
sia, ha bisogno di noi.” Dissi.
“E allora
andiamo a cercarlo!”
Fu
quell’esclamazione,
lanciata da Mina, a svegliarci veramente dalla catalessi dei nostri
pensieri.
“in ott..in
sette si ragiona meglio che da soli!”
“Giusto!”
“Alma abbiamo
bisogno di un foglio”
“Sì,
così se
o trovano siamo fritti”
“Ah,
già…
allora terremo a mente!”
Cominciammo a
discutere su come uscire, su come arrivare a lui e ciascuno esponeva il
frutto
dei suoi ragionamenti notturni.
Dovunque tu
sia, BB, stiamo arrivando. Sempre che riusciremo ad essere abbastanza
veloci.
Più veloci di
loro.
Più veloci di
te.
Angolino della
pazzoide febbricitante autrice con collaborazione della mannaia Manny
ciao! sono ancora io!
Mi state odiando perchè continuo a scrivere questa storia e
a voi non ve ne può fregare di meno ma siete costretti a
leggerla dalla mia cara amica Manny(ndManny:
muahahahaha!!!!*volteggiando in aria e uccidendo qualche macapitato
passante*)???
Credo di sì, ma temo di non poterci fare molto!
In qualsiasi caso, domani dovrei tornare a
scuola(buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu), quindi gli aggiornamenti saranno meno
frequenti.
Ma dimenticavo: il week-end è alle porte!!!!
felici?????
Comunque, non sono qui per annoiarvi(o almeno non troppo), ma per
ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito o messo fra i
preferiti: non credevo che qualcuno avrebbe letto questa storia quando
l'ho pubblicata !
-Beyond_Birthday
-Lulosky
-riuga hideki
grrrrraziiiieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!(e
immaginatevelo con la mia erre moscia...)
Al prosiimo chappy!!!
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Capitolo 4 *** Le imprecazioni di Mina ***
Siiii, avete capito
bene: questo è un altro capitolo che vi dovrete sorbire fino
alla fine!!!!
Da un vicolo
ceco dimenticato dal mondo, un ragazzo uscì.
La pioggia
stava finendo, ma lui era fradicio.
Sembrava un
ragazzo normale, a prima vista.
Ma c’era
qualcosa che non
andava in quella
persona.
Qualcosa…
Le sue mani.
Erano
impiastricciate di una sostanza rossa.
Rossa come il
sangue.
Rossa come i
suoi occhi.
Rossa come la
morte.
Ma gli ultimi
minuti di vita della pioggia, cancellarono ogni traccia di quel rosso.
Sia dalle
mani che dagli occhi.
Il ragazzo
sorrideva.
Non erano
riusciti a fermarlo.
E ora poteva
andare da L.
Dal suo L.
Non sapeva
dov’era.
Ma l’avrebbe
trovato.
E insieme
sarebbero scappati.
E
insieme sarebbero vissuti.
Insieme.
Sempre.
Per sempre.
“Cioè, se
ho
capito bene, noi siamo stati qui tre ore a scervellarci su come uscire
da
questa merendina di posto e tu ora mi dici che lasciano il portone
aperto?????”
“ecco…
più o
meno…”
“MA PORCO DI
UN MAIALE CEREBOLESE!!!!”
“Mina datti
una calmata!”
“PER TUTTI I
CIUFOLI DI QUESTO MONDO!!!”
“E dai!”
“CHE QUESTO
SCHIFO DI POSTO POSSA ESSERE COLPITO DALLA MALEDIZIONE DI
CESARE!!!!”
“Questa è
nuova!”
“A me sembra
una cosa buna, almeno ci risparmiamo quel casino di piano,
no?”
“GRRRRRRRR…”
“In attesa
che tu finisca di imprecare, noi cerchiamo di capire come forzare le
porte,
ok?”
“Ma non sono
aperte?”
“Mello,
chiariscimi una cosa: quanto sei cretino da uno a dieci?”
“Undici!”
“L’importante
è che tu lo sappia!”
“Intendeva le
porte delle camere. Qualcuno di voi è capace di forzare la
serratura?”
“L’ultima
volta abbiamo tutti provato con delle graffette, ma non ci siamo
riusciti…
qualche idea?”
“…”
“Perfetto!”
Calò il
silenzio.
“CI
SONO!!!”
“Mi sa che
Mina ha trovato una nuova imprecazione…”
“Deficiente!
Intendo per le porte!!!”
“?”
Ora tutti la
stavano guardando con gli occhi sgranati.
“Useremo le
finestre!”
Un momento.
Nella mia camera non ci sono finestre.
E a giudicare
dalle facce neanche in quelle degli altri.
…?
“Mina nelle
nostre camere non ci sono le finestre…”
“Strano,
nella mia si… chissà come
mai…”
“Secondo me
ti considerano innocua.”
“Ok, questa
è
la volta che mi scappa… BRUTTI FIGLI DELLA LORO MADRE, IO
NON SONO INNOCUA!!!
CLARO???”
“Mina
piantala di urlare!”
“HO IL
FONDATO SOSPETTO CHE VOSTRA MADRE SIA UNA GRANDE,
GRANDISSIMA…”
Non fece in
tempo a finire la frase che si ritrovò atterrata da sei
ragazzi.
“Ok, ok, sono
calma, mollatemi,MOLLATEMI!!”
Dopo non meno
di una decina di minuti tornò tutto alla
“normalità”, e potemmo ricominciare a
pensare con un briciolo di cervello.
“Resta il
fatto che tu hai la finestra e noi no. Propongo che tu scappi da
quella, e poi
ci apri.”
“Mi sembra
fattibile ma come faccio ad aprirvi?
Passammo il
resto della giornata a pensare, seduti sotto quell’albero.
Alla sera,
tutto era pronto.
Nascosta
sotto sorrisi rassicuranti e battutine stupide, la paura si faceva
avanti.
Sapevamo cosa
toccava a chi scappava.
E noi stavamo
per farlo.
Backup
camminava.
Aveva sentito
alla radio del ritrovamento di un cadavere vicino a uno dei grattaceli
più
misteriosi della città.
Allora era
vicino…
Vicino a L.
E lo vide.
Una cosa
colossale.
Agenti in
borghese da tutte le parti.
Telecamere da
tutte le parti.
Ma non era
tipo da darsi per vinto facilmente.
Tempo di
pensare a un piano ed era dentro.
Non gli ci
volle molto a trovare la camera di L.
Ma in quel
momento lui non era li.
Vide Watari
con un vassoio di dolci e lo seguì.
Conosceva
bene la passione del suo L.
Arrivò a una
stanza piena di computer, con alcuni agenti che lavoravano.
E poi c’era
lui.
L.
Accucciato
sulla sedia, fissava il cucchiaino della cioccolata come se potesse
svelargli
il significato della vita.
Ma cosa aveva
al polso?
Perché quella
manetta?
E dove
arrivava?
Un giovane,
alto come lui, coi capelli castani e la faccia arrogante era seduto di
fianco al
SUO L, e lo guardava con un sorriso sulla faccia.
Cosa voleva
dire?
Lo avrebbe
presto scoperto.
Irruppe nella
stanza, contando sull’effetto a sorpresa, prese L e gli
puntò una lama alla
gola.
“Una mossa ed
è morto.”
Il ragazzo
cui L era incatenato era caduto per terra, e lo stava fissando con la
bocca
spalancata.
In effetti lo
stavano facendo tutti.
L non tradiva
alcuna emozione.
Non avevano
ancora impugnato le pistole, che idioti.
Ne
approfittò, e con un abile mossa del pugnale,
aprì quelle misteriose manette.
Si accorse
troppo tardi che uno degli agenti aveva premuto un bottoncino rosso
sulla
scrivania.
L’allarme
risuonò in tutto l’edificio.
Non ci fu
tempo.
Gli agenti
arrivarono subito.
Pistole
ovunque.
Ma aveva
ancora L in ostaggio.
Alzò lo
sguardo, pensando velocemente.
Sentì un
dolore sordo dalla gamba destra, e cadde.
Quel ragazzo,
quello delle manette, gli aveva tirato un calcio a tradimento.
Brutto figlio
di una grandissima bagascia!
In un attimo
gli furono addosso, e in un altro attimo si ritrovò con le
manette, tenuto da
due agenti per le braccia.
Uno degli
agenti guardò L e gli chiese:
“Sai chi
è
questo qua?”
Backup lo
guardò intensamente.
Magari non
l’aveva ancora riconosciuto.
L lo guardò
freddamente negli occhi.
Avrebbe detto
con disprezzo, ma non era possibile.
“Non l’ho
mai
visto in vita mia.”
Backup sentì
qualcosa dentro di se che andava a pezzi.
L lo guardò
ancora, e questa volta era evidente che lo considerava peggio che un
verme, ma
poi gli agenti lo portarono via.
In una
macchina.
Li vide fare
alcune telefonate.
Gli chiesero
il suo nome.
Non rispose.
Ci arrivarono
lo stesso.
Lo stavano
riportando indietro.
Dopo tutti
quegli sforzi.
Lo stavano
riportando indietro.
Angolo dell'autrice un
po' meno febbrata e sempre più pazzoide
allora, cosa posso dire....
sono quasi guarita, quindi gli aggiornamenti si faranno un filo
più radi, ma ce la metterò tutta a rompervi le
scatole con questa storia il più frequente possibile!
spero che ne sarete felici!!!
Oltre a ciò, volevo come sempre ringraziare tutti coloro che
inaspettatamente anno aperto questa storia per sbaglio e sono stati
obbligati, cioè volevo dire invitati da una dolce e simpatica mannaia
a leggere fino alla fine e recensire!
-Beyond_Birthday
-Tigre Bianca
-Lulosky
-riuga hideki
-kiki 98
baci e al prossimo chappy!!!
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Capitolo 5 *** Sarebbe perfetto se non fosse che... ***
ok ok.. leggete e
odiatemi...
La notte era
calata, ed eravamo tutti svegli ad aspettare che Mina arrivasse.
Se tutto
andava bene, saremo riusciti a scappare senza farci vedere da nessuno.
Troppa ansia.
Non la tengo
io l’ansia.
Non sapete
cosa vuol dire avere due cuori ansiosi che pulsano veloci come una
Harley
Davidson a 250 all’ora.
Da rimanerci
secchi.
Per sfogare
la mia ansia, afferro il mio(ormai famoso) qua block e comincio a
scrivere.
Camera
di Matt e Mello (thinks of
Mello)
Vado su e giu
per la stanza da mezzora.
Ma come
cavolo fa quello la a essere così calmo!!!
Insomma…
stiamo per evadere!!!
E quello la,
come se niente fosse che impreca contro la wii!!!
Io non so…
No, dico, io
qui che mi straccio il cervellino per non pensare a cosa ci fanno se ci
beccano
e questo che gioca alla wii!!!
Bah…
Apro il
cassetto della scrivania a cui, a insaputa dei sorveglianti, ho
installato un
meccanismo che tiene fresche le mie tavolette di cioccolato, e ne
prendo una.
Ho bisogno di
zuccheri.
Cristo santo
che stress.
Tutto perché
quel cretino d’un deficiente di BB non può stare
senza il suo gatto morto di L!
Ripeto: io
non lo so…
Ma dico io,
proprio a me doveva capitare di finire in un gruppo di sfigati che non
si
sentono realizzati se non tentano di farsi uccidere con un qualsiasi
scusa?
Non è che
potevo finire in un orfanotrofio normale?
Sempre che
questo possa considerarsi un orfanotrofio.
Oddio, qui
nessuno ha i genitori, ma non è il solo criterio per il
quale siamo qui.
Comunque quel
neonerd di Matt mi ha veramente frantumato le scatole (per non dire
altro)
quindi se non smette subito di urlare come un indemoniato in preda a
una crisi
epilettica lo prendo e lo appendo a testa in giù
sull’antenna parabolica.
Guardo l’ora:
le undici…
Ma dov’è
finita Mina, a raccogliere cavoli in mezzo all’oceano*???
Bah…
Camera
di Mina(thinks of Mina)
Cristo, fosse
facile scassinare una finestra.
Porco di un
doppio vetro di Murano!
È da mezzora
che cerco di aprirla.
Di solito la
lasciano aperta.
Ma stasera
nono venuti qui dicendo che visto che c’era stata una fuga
(BB!) aumentavano la
sicurezza.
E hanno
chiuso la finestra.
Maledetti avvoltoi
con le ali a rovescio!
Ma li sistemo
io quei fiori carnivori a pois rosa e blu!!!
Vedi come te
li sistemo!!!
Se continuo
così ridurrò questa serratura in purè,
e addio fuga.
Quindi, calma
e metodo.
CLACK!
Ahaaa!!!!!
Ce l’ho fatta
in barba a quelle lettiere da gatto sporche che non sono altro!!!
Fortuna che
sono al primo piano: le lenzuola arrivano benissimo a terra.
Dopo essermi
calata (e vi risparmio i dettagli), entro nell’edificio, e
prendo le chiavi al
guardiano. Abbiamo messo del sonnifero nella sua zuppa stasera(Jennifer
può
entrare in infermeria più o meno sempre)
Mi avvio
verso le camere dei miei compagni.
Liberi
tutti!!!
Mello è
talmente nervoso che per poco non mi ammazza Matt inciampando sopra la
sua wii
e facendogliela cadere addosso(cosa che tra l’altro Matt non
smetterà di
rinfacciargli probabilmente per il resto della vita)
Nelle altre
camere ce la caviamo meglio.
Dopo una
decina di minuti tutto il gruppo è riunito.
Parliamo facendo
gesti con le mani, e insieme ci dirigiamo a passo felpato verso la
porta.
Ciascuno di
noi ha nascosto sotto la felpa/giacca/maglietta la cosa a cui tiene di
più e
che lo aiuta ad allentare lo stress.
Mello sembra
aver portato una scorta di cioccolato per un mese, Matt si è
infilato in tasca
un pacchetto di sigarette e il suo accendino preferito.
Near stringe
in mano il suo puzzle bianco.
Jennifer una
foto di famiglia e una borsetta piena di confezioni di sangue
medico(sarebbe un
po’strano chiederla in farmacia)
Federica
con la sua inseparabile cartelletta da
disegno piena di album, disegni e l’astuccio.
Alma sembra
aver deciso di portare tutti i suoi qua block, e compie evoluzioni
degne del
circo per non farli cadere tutti, più naturalmente la sua
penna nera col drago.
Io ho uno
zainetto con tutti cubi di Rubek un mio possesso, e un paio di
accessori tipo
braccialetti con le borchie e catene(che non ho messo per non farli
tintinnare
e svegliare tutti).
Quasi tutti
hanno in spalla il proprio strumento:
Io porto
sulle spalle il mio basso verde come i miei capelli con degli scorpioni
aerografi
sopra.
Mello ha il
suo, nero e blu.
Federica si è
dovuta separare dalla batteria, e non ne sembra molto felice.
Jennifer
stringe il suo microfono personale, scarlatto con tanti ragnetti neri.
Alma tiene a tracolla
la chitarra elettrica di qui è gelosissima e orgogliosa, una
coda di rondine
nera come l’inchiostro,
con una rosa che
forma la lettera A intrecciata con una J.
Le abbiamo
più volte chiesto cosa significhi, ma lei liquida la domanda
con scuse tutt’altro
che credibili.
Bah.
Ormai siamo
al portone.
È il momento
decisivo.
Federica si
fa avanti e apre quella barriera fra noi e la libertà.
Fra noi e BB.
Ecco, siamo
usciti.
Da ora siamo
ufficialmente in fuga.
E se ci
beccano siamo ufficialmente nei coproliti.
Sentiamo il
rombo di una macchina che sta per svoltare l’angolo, e ci
nascondiamo dietro
dei cestini.
È una lunga
limousine
nera.
Si ferma
davanti al cancello.
Ne scendono
dei tipi dell’FBI.
…?
In mezzo a
loro c’è qualcuno.
Qualcuno con
le manette.
Qualcuno con
dei capelli neri lunghi fino alle spalle.
Qualcuno con
gli occhi rossi.
Qualcuno di
nome Beyond Birthday
O cavolo.
Angolo autrice guarita e sclerata
ecco, per darvi un idea: mi trovo alle prese con una massa di ventisei
personalità sulle ventisette che ho, che mi imprecano contro
alla maniera di mina...
Vi prego non odiatemi anche voi per questo capitolo....pleaseeeeeeee!!!!
oltre a questo volevo ringraziare i recensori, che tra l'altro il
più delle volte mi fanno morire dalle risate:
-riuga hideki
-Beyond_Birthday
-kiki98
-Lulosky
grrrrrrrrrrrrrrrrrrrazie (e non dimenticate la erre moscia che mi
offendo!)
un saluto anche dalla mannai Manny, al momento è occupata
(è andata a comprare un lubrificante per la lama... comicia
ad avere la ua età... AI!!! SCUSA!!! OKOKOK SEI
GIOVANISSIMA!!! SCHERZAVO!!!)
Q.P.S.(quella pazza sclerata)
|
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Capitolo 6 *** Musica è vita ***
E rieccomi qui, solo per voi!!!
godetevi il chappy, che domani
ricomicia la scuola
(buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!)
Thinks
of Alma
E ora?
“Porca
la…
miseria… cavoli…”
Ok, questo
non è un buon segno.
Mina che
impreca come i comuni mortali non è un buon segno.
Ci fissiamo a
vicenda senza sapere cosa dire.
Il primo a
parlare fu Matt.
“E ora?”
Silenzio.
“Ho
un’idea”
Silenzio.
“Innanzitutto
dobbiamo trovare un posto dove passare la notte. Mica possiamo stare
qui. E dev’essere
un posto qui vicino.”
“Così ci
trovano prima? E poi scusa perché non possiamo tornare
dentro e far finta di
non essere mai usciti?”
“Perché
Mina
ha scassinato la finestra. Non sono idioti, e potrebbero capire
qualcosa. Se invece
restiamo nei paraggi possiamo pensare comodamente a cosa fare, dormire
in un
letto e cose così. E non ci puniranno.”
“E cosa pensi
di fare poi, quale sarebbe il tuo piano per cosa fare dopo?”
“Se avete
qualcosa di meglio da proporre… se tornassimo sarebbe come
condannare Mina, poiché
anche se non capissero tutto ha comunque forzato una finestra.
”
Silenzio.
“Bene, allora
facciamo un giro qua intorno, dobbiamo trovare un hotel il
più possibile
vicino.”
Iniziammo a
camminare.
“Tiratevi su
il cappuccio”
“Perché?”
“Telecamere.”
“Che?”
“Ci sono
delle telecamere che danno sull’esterno al
Wammi’s”
“E tu come
cavolo fai a saperlo?”
“Lascia
stare.”
Arrivammo davanti
a un hotel a tre stelle: “Hotel Vienna”
Poteva andare.
“Aspettatemi
qui”
“perché?”
“I soldi.”
“E dove li
vai a prendere i soldi?”
“Lascia
stare.”
Il gruppo si
sedette sui gradini dell’hotel, mentre mi allontanavo.
Ritornai cinque
minuti dopo.
Con i soldi.
“Dove li hai
presi?”
“Lascia
stare.”
“No. Dove li
hai presi?”
Entrai senza
guardare Mello.
Mi seguirono.
“Ha una
camera per sette?”
“Sì
ragazzi,
siete fortunati. Eccovi la chiave. ”
“Grazie.”
Era una
stanza al terzo piano. Grande, spaziosa, ben arredata, ma eravamo
troppo
stanchi e tristi per accorgercene.
Ciascuno si
scelse un letto.
Tirai fuori
Rose’s hell, la mia chitarra, e la indossai.
Se c’è
una
cosa che mi può tirare su è le musica.
Comincio a
suonare senza l’amplificatore.
Anche Mello e
Mina tirano fuori gli strumenti, e cominciamo a improvvisare qualcosa
con
Jennifer che canta e Federica che tira fuori le sue bacchette
preferite(da cui
non si è potuta separare) e comincia a costruire e suonare un improvvisata batteria.
Siamo in
perfetta sincronia.
Matt che di
solito stava alla console, nota che nella camera
c’è un piccolo computer e in
due secondi ci scarica un non so che cosa per il quale può
suonare anche lui.
Near come al
solito risolveva il suo puzzle, ma a tempo di musica e con un sorriso
sul viso.
A un tratto
Matt passò e prese dalle custodie i cavetti che
collegò al povero
computer, e
amplificò tutto.
Il che non fu
un problema per Federica visto che ci metteva così tanta
forza con quelle
bacchette che rischiava di rompere qualcosa, e si sentiva anche con
l’amplificatore.
Andarono avanti
così per un quarto dora. Poi uno a uno, si staccarono.
Prima Jennifer
a cui faceva male la gola.
Poi Mello
che andò in bagno
Poi Mina,
che aveva notato un’ammaccatura.
Matt smise di
suonare, ma lasciò attaccata al computer la mia chitarra.
Federica
ruppe la batteria usando le bacchette con troppa forza, e si
allontanò
imprecando a bassa voce.
Ma io
continuai a suonare.
Quando suonavo
non mi accorgevo di niente.
Thinks
of Matt
Quella ragazza
è un mostro.
È da mezzora
che suona senza fermarsi un secondo.
Sembra un
tutt’uno con la sua chitarra.
E non sta mai
ferma.
Va su e giù,
salta, sale sui letti…
È un mostro.
Non puoi fare
a meno di fissare quelle mani che corrono sulla chitarra a una
velocità
imbarazzante.
Solo Federica
potrebbe tenerle dietro, ma h rotto la batteria improvvisata.
No, però dico
sul serio. Sembra un energia inesauribile quella ragazza.
Come fa?
Fa degli
assoli che…
Bah…
È davvero
impossibile non fissarla.
Ti prende
così tanto con queste note in distorsione…
Non vedi
altro.
È come un
ipnosi, una calamita.
Tira fuori un
assolo incredibile, cosi veloce che non le vedi le dita.
Ecco, ha
finito.
Tiro fuori
una sigaretta, osservandola mentre stacca il cavo.
Lei mi vede,
si avvicina e prende la sigaretta.
Poi si
allontana, e esce in terrazzo (sì, c’è
pure un terrazzo)
“Cosa fa?”
La luna è
dietro di lei.
Avvicina il
manico della chitarra alla sigaretta.
No serio, che
cavolo sta facendo?
Matt si siede
di fianco a me sul divano, insieme a Jennifer e a Federica.
“Che fa
Alma?”
“è quello
che
cercavo di capire…”
Vediamo una
scintilla quando le corde toccano la sigaretta.
Non ci credo…
Si è accesa
la sigaretta con le corde calde!
Ci fissiamo
allibiti, finche Mello decide di voler anche lui una sigaretta e me ne
scrocca
una…
Federica ci
guarda con odio (odia il fumo la droga e l’alcool, e
effettivamente ha ragione)
Invece Jennifer
ci segue in terrazza.
Ci fumiamo
una sigaretta in silenzio fissando la luna.
Sapete della
serie i momenti magici?
Speriamo di
riuscire a uscire da questa m***a di situazione…
Certo, senza
ds sarà difficile, ma sono pronto a scommettere che ce la
faremo, in un modo o
nell’altro…
Angolino dell'autrice
esaltata e così fuori che al confronto un balcone
è in una cassaforte in mezzo alla terra...
allora,
in quelsto chappy non sono andata molto avanti con la storia, ma voleva
far capire come la musica sia importante per questo gruppo di "di
sfigati che non si sentono realizzati se non
tentano di farsi uccidere con un qualsiasi scusa"...
parole di Mello...
in qualsiasi caso, rieccovi i ringraziamenti!!!
-kiki98
-Beyond-Birthday
-Tigre Bianca
-Lulosky
arrivederci alla prossima puntata!!!
kiss/baci come uno vuole!
|
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Capitolo 7 *** Tre skyline grige e azzurre ***
Scusate tantissimo
il ritardo, ma la verifica di tedesco e latino mi hanno rallentato...
perdono!
Sapeva che
gli avrebbero fatto male.
Ma non
pensava così tanto.
Non sapeva
che ci fosse una camera delle torture.
Ma Wammi in
persona ce lo aveva scortato.
Era legato.
Non poteva
muoversi.
Odiava quella
sensazione di impotenza.
Non vedeva
nulla.
Non lo sopportava.
Ma non poteva
fare assolutamente niente.
Stava impazzendo
di rabbia.
Stava impazzendo
di dolore.
Come sarebbe
andata a finire?
Sarebbe morto?
Giunse a
sperare che la fine giungesse in fretta.
Per non
soffrire più.
Per non
pensare più.
A quella
cavolo di situazione.
Al fatto che
non si poteva muovere.
A L.
Soprattutto L.
L.
L.
L.
L.
L.
L.
Stava impazzendo.
Stava impazzendo.
L.
Stava
impazzendo.
Non si poteva
muovere.
Stava
impazzendo.
L.
Non vedeva
nulla.
L.
Stava
impazzendo.
Non si poteva
muovere.
Non vedeva
nulla.
L.
L.
Stava
impazzendo.
Voleva
sangue.
Voleva morte.
Voleva L.
L.
L.
Morte.
Sangue.
Stava
impazzendo.
L.
Quella
mattina ci svegliò il sole.
Non è che
fossimo un grande spettacolo da vedere.
Mello si era
addormentato sul divano col cioccolato in mano, che gli era colato
dappertutto.
Matt era
crollato dopo ore di computer sul suddetto.
Federica era
abbarbicata alle sue bacchette, e borbottava qualcosa come: se non mi
molli te
le rompo in testa…
Jennifer la
guardava come se fosse un banchetto.
Mina
imprecava nel sonno (e le sue imprecazioni nel sonno sono ancora peggio
di
quelle che usa da sveglia)
Near era
ancora seduto davanti al puzzle, ma aveva gli occhi chiusi, e stava
fermo
immobile.
Io mi ero
svegliata a testa in giù sul letto, avvolta nelle coperte
tipo baco da seta.
Dopo una
mezzora, cioè quando tutti si furono svegliati, ci
ritrovammo a decidere cosa
pifferi fare.
Jennifer
cominciò:
“Abbiamo due
possibilità: possiamo cercare di liberare BB, ma ci sono
molti contro. Intanto sarà
sicuramente in punizione e se è dove penso che sia non
abbiamo molte speranze.”
“Perché
dove
pensi che sia?”
“Avete
presente quando arrivai, che non mi controllavo ancora bene?”
“Figurati se
non ho presente, mi hai morso!”
“Sì, beh,
a
Elena è andata peggio.”
“Già…
Elena”
“Morì
dissanguata, e io non fui più vista per due settimane. Non
vi dissi dov’ero
stata. Mi portarono in una camera di torture.”
“COSA????????”
“Penso che BB
sia li.”
“Ommioddio.”
“Quindi, la
possibilità di salvarlo è una su mille!”
“Già. Ma
possiamo
fare anche un’altra cosa…”
“Cioè?”
“Potremmo
andare a prendere L. Lui potrebbe farlo uscire.”
“E come
scusa?”
“Mello, ma
allora sei cretino sul serio! Non hai letto il giornale?”
“E quello da
dove spunta?”
“è
passata
prima una tipa che me l’ha dato, con la colazione.”
“COLAZIONE???”
In un nano
secondo ci stavamo accapigliando per le brioche più grandi,
e la discussione
dovette aspettare un paio di minuti.
“Bene,
stavamo dicendo?”
“”Che
potremmo
andare da L. Sul giornale c’era scritto che è
stato riconosciuto come più
grande investigatore del mondo. Non gli possono negare niente ormai.
“E allora
perché
non ha fatto chiudere il Wammi’s hause?”
“E io che ne so?
Comunque la mia proposta è andare da lui
il più in fretta possibile, avvertirlo e farci salvare in
massa!”
“Mi sembra una buona
idea, ma come ci arriviamo?”
“Questo lo so
io!” Esclamai. “Piuttosto, dove sarà
lui?”
“Sul giornale
c’era scritto che è in corso la costruzione
di un grattacelo megagalattico, ma che c’è
già qualcuno dentro. Ci sono molti
agenti in borghese li intorno. Non è un granché
come pista, ma vale la pena
provare, no?”
“Ci sto!”
“Anche io!”
“Mi sembra
sensato”
“Ok”
“Mi sta
bene”
Near come al solito non
parlò, ma annui.
Fu così che mezzora
dopo eravamo fuori.
“Ripeto, come ci
arriviamo li?”
“Ci penso
io.”
Mi allontanai di nuovo, e
tornai con molti soldi.
Guidai il gruppo in un negozio
di moto.
Ne uscimmo venti minuti dopo,
accompagnati da sei Harley
Davidson nuove di zecca, un venditore al settimo celo, il portafoglio
alleggerito e Mello che sfoggiava la sua miglior faccia perplessa.
Non capivano dove avessi
trovato i soldi, era naturale.
Ma non potevo dirglielo.
Non ancora.
Salimmo sulle moto (Near era
dietro a Matt) e partimmo.
Jennifer si era informata sul
luogo, e ci apriva la
strada.
Andavamo circa a 290km orari,
quando passammo davanti a
un incidente autostradale pieno di macchine della polizia.
Mi si accostò Mello.
“Non è
che ci inseguono?” Mi urlò attraverso il casco.
“Ma va, quelle
macchine non ci vanno a 290! Non ci proveranno
neanche!”
“Non parlavo delle
macchine della polizia… ma delle tre
skyline!”
“Oh
cazzo…”
“ACCELLERATE!!!”
Scattammo.
Io chiudevo la fila.
Vedevo le tre macchine grigie
e blu avvicinarsi sempre di
più.
Una delle tre mi si
accostò, e abbassò il finestrino.
Una ragazza con una cascata di
capelli rossi e neri.
“Vi conviene
accostare belli!”
Io ritornai a guardare la
strada, e a mostrai il dito
medio.
Cominciò il vero
inseguimento.
Non avevamo
possibilità, e lo sapevamo, ma non ci
arrendemmo.
Ma dovemmo fermarci quando le
tre skyline ci saltarono
e ci atterrarono davanti con una sgommata pazzesca.
Ci fermammo, lasciando strisce
sull’asfalto.
Cavolo.
Scesi dalla moto, e
così fecero gli altri.
Ci togliemmo i caschi.
Tre portiere si aprirono
contemporaneamente.
Erano tutte ragazze.
Quella coi capelli rossi.
Una con i capelli normali,
vestita però da punk e piena
di piercing.
E una ragazza con la
carnagione scura, una cascata di
treccine, e un sorriso trionfante sul volto.
Ci fissò uno a uno,
prima di dire:
“Siete in arresto, e
avete perso.”
Parlammo all’unisono:
“Oh
cavolo…”
Solo Mina si distinse dicendo:
“Per il caffè senza zucchero…”
Fu un attimo.
Io e la
“tereccinata” ci fissammo.
“Cleo?”
“Alma?”
angolo autrice
completamente sfasata
ripeto scusissima per il ritardo, ma la scuola ci sta
pressando un casino e una settimana di assenza non ha per
così dire gioviato...
vi chiedo venia...
ecco i ringraziamenti:
-Beyond Birthday
-kiki98
-riuga hideki
-Tigre Bianca
-Lulosky
grazie e ancora scusa...
(Manny vi invia una roteata d'affetto... che pazza...)
adios,
e alla prossima!
|
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Capitolo 8 *** Rivelazioni ***
lo so che mi
starete odiando perchè non aggiorno da un pezzo...
Ci fissammo a lungo.
Non ci potevo credere.
Era veramente…?
Dopo tutto questo
tempo…
Il primo a rompere il silenzio
fu Matt, che fino a quel
momento aveva fatto scorrere lo sguardo da me a Cleo.
“Mi sa che mi sono
perso un pezzo…”
Cleo mi si avvicinò.
“Ma
perché ogni volta che ci incontriamo stai superando i
limiti di velocità?”
“è una
bella domanda… ma posso risponderti
esaurientemente questa volta.”
“Non abbiamo
più avuto notizie da quando…”
“Cominciavano a
sospettare qualcosa, ho dovuto tagliare i
contatti… come va alla base?”
“Abbiamo trovato
nuove reclute: gente incontrata sul
drift… sono tipi buffi, è vero, ma sono bravi, e
sanno come entrare a far parte
dei gruppi.”
“Tipo queste
due?”
La rossa si
avvicinò.
“Mi chiamo
Vibekè, piacere.”
Anche l’altra si
avvicinò.
“Ciao, sono
Hellion.”
Fu a quel punto che Mello se
ne uscì con una delle sue:
“No scusa.. un
momento… mi sa che stanno ipnotizzando
Alma per farla passare dalla loro parte: guardate gli occhi di quella
la!”
Quella
la era
Vibekè, che indossava della lenti
a contatto rosse e nere.
Lanciò
un’occhiataccia a Mello che lo fulminò, e si
rivolse a me:
“Chi sono questi
ragazzini?”
Ok che sono più
grandi di noi, però ragazzini…
“Cleo, tu puoi
immaginarlo. Che ne dite di bere un caffè
e chiarire tutto… credo che in questo momento i miei
compagni siano parecchio
confusi: devo loro delle spiegazioni”
“Non ti ricordavo
così leale… se non sbaglio eri
considerata la più grande doppiogiochista
dell’ambiente?”
“Loro sono miei
amici. E come sai, ai miei amici non
mento spesso.”
Ci avviammo verso il primo
bar, dopo aver parcheggiato
macchine e moto(grazie al celo eravamo in un vicolo sperduto, e quasi
nessuno
aveva seguito la scena)
Dopo esserci seduti
cominciarono come previsto le
domande.
“Come fate a
conoscervi?”
“Perché
non ci hai mai detto che conoscevi gente dell’FBI?”
“Centra con la
misteriosa comparsa di valanghe di soldi?”
“Spiega.”
E così spiegai.
“Come sapete arrivai
al Wammi’s Hause quando avevo undici
anni. Non vi raccontai cosa facevo prima…”
“Andavi a
scuola?”
“Mello stai
zitto.”
“Era una domanda
pertinente!”
“Mello stai
zitto.”
“Bene…
è giunto il momento che io vi racconti la mia
storia. Vi ricorderete senz’altro, che io già
sapevo chi foste, come vi
chiamaste, che disturbo aveste… ”
Aspettammo il tipico commento
di Mello, che però,
stranamente non venne.
“Comunque…
prima… molto prima… quando avevo sette
anni…
una banda mi prese con se… vivevo in strada
allora… avevano colto il potenziale
intellettivo che avevo, e si impegnarono a istruirmi…
diventai la loro arma… prevedevo
le mosse della polizia, organizzavo rapine infallibili, e loro mi
adoravano…
non sembra, ma quelle bande possono essere molto affettive. Furono la
mia
famiglia. Ma un giorno qualcosa andò storto. Fu tutta colpa
mia. Avrei dovuto
capirlo. Ma avevamo urgente bisogno di soldi. Realizzai un piano in
fretta…
morirono tutti. Rimasi alla base, ad aspettarli, illudendomi che
andasse tutto
bene… non mi perdonai mai quell’errore. Un errore
che costò la vita a sette
persone. Un errore che doveva pesare solo su di me. Dopo una settimana,
la
polizia scovò la base. Mi trovarono. Mi volevano mandare in
un orfanotrofio. Ma
poi incontrai Cleo. Una ragazza volitiva, forte, grintosa. Raggiungeva
sempre
quello che voleva. Era entrata nell’FBI a soli quattordici
anni. Mi prese sotto
la sua protezione. Aveva anche lei capito che avevo un intelligenza
superiore
alla media. Completò la mia istruzione. Insieme, lavoravamo
per smascherare il
Wammi’s Hause. Avevamo capito che la facciata era solo una
maschera. ”
“Ed ecco come facevi
a sapere della telecamere!”
“Esatto. Dopo anni
di infruttuoso lavoro, mi decisi. Mi sarei
infiltrata. E una volta raccolte abbastanza informazioni, sarei
scappata. Ma non
andò così. Quando arrivai ero piena di cimici.
Fui però costretta a toglierle:
sospettavano di me. Non potei più uscirne. Il resto lo
sapete.”
“Ma i
soldi?”
“Ecco… ho
sempre conservato la mia carta, avevo un conto
corrente. E avevo un bel po’ di soldi. Anche se ora sono
quasi al verde… ma mi
rifarò…”
“Bene, e ora
potreste gentilmente chiarirci perché stavate
andando a 300 all’ora nelle strade del centro?”
Raccontammo loro tutta la
storia.
Cleo si indignò a
morte sentendo che usavano l’elettroshock,
e vi lascio immaginare la sua faccia quando Jennifer parlò
delle torture, o
quando seppe dei bambini di tre anni, che morivano continuamente.
Alla fine, acconsenti di
accompagnarci da L.
Avrebbe inoltre potuto
aiutarci a entrare senza destare
sospetti.
Non ce la faceva
più.
Non capiva più
niente.
Non sapeva più chi
era.
Non sapeva più
dov’era.
Plic.
Non sapeva più
perché soffriva.
Non sapeva più
perché resisteva.
Ma sapeva una cosa.
Ploc.
Sapeva che L l’aveva
tradito, e la sua rabbia cresceva
sempre di più.
Sentiva una goccia
d’acqua cadere sulla sua fronte, a
regolari battiti.
Aveva sete.
Aveva fame.
Plic.
Non ce la faceva
più.
Non capiva più
niente.
I suoi arti erano
immobilizzati.
Niente in lui poteva muoversi
se non il diaframma.
Ploc.
Aveva la gola in fiamme.
Aveva sete.
La goccia continuava a cadere,
scandendo la sua rabbia
crescente.
Plic.
Dopo un’ora la sua
rabbia giunse al culmine.
Dopo un’ora, il
sangue si scaldò nelle vene.
Dopo un’ora i suoi
occhi si fecero rossi.
Dopo un’ora scatto.
Pl… SBANG!
Aveva rotto i cerchi di
metallo che tenevano fermi i suoi
polsi.
Con le mani si tolse la fascia
che gli impediva di
vedere.
Una camera bianca.
Completamente bianca.
Solo bianca.
Bianca come il latte.
Bianca come L.
Troppo bianca.
Un solo altro lettino.
Un solo altro mostro.
Una sola via per colorare di
rosso quel bianco.
angolo che
orami saltate a pie pari uniti
scusartemi ancora!
farò un commento breve che senò mia
mamma mi fucila.
ringrazio:
-kiki98
-Tigre Bianca
- Gatta blu
-riuga hideki
alla prossima e perdonatemi ancora!!!
una
ferita da Manny
|
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Capitolo 9 *** L o non L? Questo è il dilemma... ***
ed eccovi un altro
rimbambente-sonniferante-esustiente-allucinane-delirante capitolo!!!!!
buona
lettura!
Ci avviammo verso le moto e le
macchine.
Mi sembrava strano che Matt
non ci avesse ancora provato
con nessuna delle tre ragazze, poiché lui era proprio il
tipico fighetto
stupido.... e infatti eccolo!
Si avvicinò a
Vibèke e le sussurrò:
“Quella macchina mi
sembra un po’grande per una ragazza
come te… non è che ti senti più sicura
a stare con me sulla moto?”
Lei lo guardò
dall’alto al basso.
“A me veramente
sembra che sia la moto a essere troppo
potente per un ragazzino sfigato che vuole fare il figo… non
è che ti senti più
sicuro sul sedile posteriore della mia macchina con la cintura
allacciata?”
Lo squadrò ancora
per qualche secondo, girò i tacchi e
salì in macchina.
Matt era rimasto a bocca
aperta.
In quel momento
passò Mello che, staccando un pezzo di
cioccolato, gli disse solennemente:
“Ti ha fregato,
bello!”
Matt rimase li ancora un paio
di secondi e poi mormorò:
“Temo di essermi
innamorato…”
Mina esclamò:
“Per tutti i bantha,
sarebbe circa la
settecentoottantesima volta che ti capita!”
Dopo questo breve slash
partimmo, scortati dalle macchine
alla volta del palazzo di L.
Chissà cosa sarebbe
successo…
Lo aveva fatto di nuovo.
Aveva ucciso.
Il sangue era dappertutto.
Sulle sue mani, sulle pareti,
sul pavimento.
Tutto era colorato di rosso.
E sopra il suo letto una
lettera.
Una lettera che spiegava tutto.
Un segno tracciato con
sicurezza nel sangue.
Una lettera.
Una L.
Ma ora si sentiva libero.
Libero.
Aveva soddisfatto il suo
desiderio di sangue.
Di morte.
E ora si sentiva libero.
Era libero.
Libero.
La sua rabbia non aveva smesso
di crescere.
Per il mondo.
Per il dolore.
Per la fame.
Per la sete.
Per L.
Il suo L.
L.
Traditore.
Che andava punito.
E lo avrebbe fatto.
Lo avrebbe punito.
La sua mente distorta vedeva
tutto così chiaramente.
Ora.
Lui.
Lo.
Avrebbe.
Punito.
L.
“Sto.
Arrivando.”
Siamo arrivati.
Sgommando come pazzi,
è vero, ma siamo arrivati.
Questo palazzo è
l’imponenza in persona.
Ipercontrollato.
Gigantesco.
Mamma mia (Mina in
realtà avrebbe detto “Gelsomina mucca
birichina!”).
Non so come avremmo fatto ad
entrare senza Cleo.
Ci avviciniamo alle porte con
nonchalance.
“Chi
siete?”
Cleo fece loro vedere il
distintivo.
“Avete un
appuntamento?”
“No, ma abbiamo
urgenza di parlare con Ryuzaki”
“Passate”
In un atrio gigantesco venimmo
fermati dala segretaria,
la tipica vecchina scassa-avete-capito-cosa, che non si fidava di noi
perché…
vallo a capire perché.
Ma il distintivo ci
salvò ancora una volta.
Ci indicò
sgarbatamente un corridoio.
“Seconda porta a
sinistra. L sarà li fra un attimo”
Entrammo in un confortevole
salotto, pieno di divani,
poltrone e sedie, con al cetro un tavolo di vetro circolare.
I dolci erano sparsi un
po’ dappertutto.
Piattini pieni di dolcetti,
caraffe di cioccolata
fumante, sacchetti di caramelle, barrette di cioccolato e lecca-lecca
giganti.
Era un paradiso.
Ci sedemmo tutti.
Cleo e io ci impossessammo di
un divanetto sprofondoso e
ci mettemmo a chiacchierare a tutto spiano cin l’intento di
recuperare anni di
lontananza.
Mina si trovava molto in
sintonia con Hellion, e si mise
gareggiare a colpi di esclamazioni con la suddetta, accoccolata su una
sedia.
Federica e Jennifer
discutevano su come procurarsi una
batteria nuova, e Near le osservava da un puff, per una volta senza
puzzle
davanti.
Mello occupava un intero
divano, sdraiato, mentre si
strafogava di barrette al cioccolato fondente... inquietante.
Vibèke si sedette a
gambe incrociate su una poltrona
nera, e Matt rimase imbambolato a fissarla.
Poi, con
l’intenzione di sedersi su una sedia, la mancò e
cadde a terra, scatenando risa irrefrenabili alle quali lui stesso si
unì.
Quando riuscimmo ad assumere
un aspetto dignitoso (quanto
sono illusa?), l’unica poltrona libera era quella
più vicina a una porta
interna.
Come immaginavamo, L
entrò da li.
Socchiuse la porta, e si
affacciò.
Notai subito qualcosa di
strano.
I suoi occhi.
non erano…
come li ricordavo.
Non così neri.
In qualsiasi caso non ci
vedevamo da anni, probabilmente
era cambiato.
Entrò, insicuro.
Ci squadrò uno per
uno.
“Emmm….cosa
desiderate da me?”
Non si ricordava dunque di noi?
Non aveva riconosciuto nessuno?
Eppure quando lo avevo visto
molti ricordi erano tornati
alla mia memoria.
“Ryuzaki…
non ti ricordi di noi?”
Lui spostò il peso
sull’altra gamba.
Calò un silenzio
imbarazzato.
“Emm…. I
tuoi amici del Wammi’s Hause…”
Inclinò la testa.
“Ti ricorderai
almeno di BB, no? Fino a poco fa ancora vi
vedevate!”
Notai solo allora che aveva
una manetta al polso, e il
capo di questa, andava verso la porta.
“L, a chi sei
legato?”
Dall’ombra
uscì un ragazzo.
Alto, castano.
Ammetto che pensai male.
“Buongiorno, sono
Light Yagami, il principale sospettato
di L. Spero che almeno voi capirete che
non è così. E comunque anche Ryuzaki
fra poco lo capirà spero.”
L non lo guardò
neanche.
Si setette sulla poltrona, e
una sola esclamazione si
levò da tutti noi:
“Elle!!!!!”
Lui… non ci potevo
credere… si era… seduto….
Normalmente!!!
angolino
autrice che dovrebbe studiare come una pazza...
E rieccomi con un nuovo capitolo, solo per voui!!!
felici???
nNooo????
Vi conviene esserlo, giusto Manny?
bene, prima di lasciarvi andare rimbambiti dai miei deliri, ringrazio
tantissimo chiunque mi abbia recensito, ovvero:
-riuga hideki
-kiki98
-Lulosky
grazie mille!!!
anche se ritardo spesso spero che continuerete a leggere questa storia!
kissoni, kissini e kiss!!!
Mina la sclerata
|
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Capitolo 10 *** Dove Light fa la fine che si merita...mhuahaha! ***
ed eccovi un nuovo
triste, ma comico chappy!!!
“No…
Non era possibile…
Era tutto un sogno…
Cosa…
Non…
Ma….
Che…”
Questo era più o
meno ciò che tutti noi pensavamo in quel
momento.
Ok non riconoscerci.
Ok cambiare.
Ok tutto.
Ma sedersi normalmente no!!!!
Ci saremo stupiti di meno se
si fosse messo a ballare la
samba con un costume da tele tubbies stringendo la coda di un cane
bagnato a
mo’ di microfono e cantando in dinosauresco antico!
È strano come in
momenti come questi (di puro
terrore-stupore-non-raccapezzamento-pazzia-follia-strabuzzismo-occhi-lingua-penzolante-mascella-al-nucleo-della-terra-cervello-in-palla-demenzialità),
si notino le cose più strane che non fanno che peggiorare il
già citato e
confuso stato d’animo.
Ovvero: come mai Yagami stava
lanciando una serie di
occhiate a L peggio di un bazooka?
E come mai il diretto
interessato (a parte essere saltato
in piedi) sembrava terrorizzato dal lanciatore di occhiatacce??
Strano…
Molto strano…
Sembrava quasi che L si stesse
scusando con Yagami per
essersi seduto così… ma perché?
E se…
No…
Non è
possibile…
“L? per un circo
ambulante ripieno di merendine alla
nocciola… L cosa hai fatto?”
(come
si sarà
capito a parlare era stata Mina)
“Io… io
non… emm… ecco…. nel senso…
”
“Ho un terribile
sospetto, ragazzi…” dissi.
“E se non fosse L?
insomma, pensateci bene… non è un po’
troppo… alto? Ok crescere, però BB ci ha sempre
detto di essere alto come lui,
e ora che lo vedo… a me sembra più
alto…”
“Hai
ragione!”
“No…
io…”
“Tu stai
zitto!”
“Ma…”
“ZITTO!”
“Beh,
c’è un solo modo per scoprirlo: chiedendogli
qualcosa che solo lui può sapere, no?”
“Giusto!”
“C’è
una stanza in cui parlare in privato?”
“Ci sarebbe, ma se
è legato a quello la…”
“Ci penso
io!”
Detto questo Cleo estrasse una
pistola con silenziatore.
“Scusa la domanda
Cleo ma… cosa vuoi fare?”
“Tranquilli, apro
semplicemente le manette!”
Nessuno udì il
colpo grazie al silenziatore.
“Ok,
allora… qualcuno dovrà restare con questo
qua!”
“Ci penso
io” si offrì Vibèke
Hellion la seguì a
ruota e così Matt, che non aveva
staccato gli occhi da Vibèke tutto il tempo e probabilmente
non aveva capito
assolutamente niente di ciò che era successo.
Dopo la porta interna
c’era una scrivania con un paio di
sedie e un computer acceso, con lo screen-saver.
L si sedette questa volta per
bene, mentre noi restammo
in piedi.
“cosa potremmo
chiedergli?”
“Lo so io!”
Detto ciò Federica
si avvicinò a L, che parve
terrorizzato, e gli mostrò un pugno.
“Federica!!! Noi
siamo pacifisti! Niente violenza!”
“No, mi avete
frainteso! Volevo solo giocare a morra
cinese! Non vi ricordate? Ci batteva tutti perché prevedeva
le nostre mosse! Solo
lui in persona ci riesce!”
“Grande!”
L non sembrava
molto… felice.
“Dai!”
“Uno…
due… tre…!”
Mina scoppiò.
“Ma per
l’aringa indigesta del frigorifero di mia
suocera!!! Per tutti i peli di babbuino presenti da qui a tre
metri!!!!! Per le
cimici di sua maestà il ragno imperiale!!!! Per un panino di
plastica e
ceramica vittoriana!!!! Aggghw9fdfadfqerigqogegqyfgfuygvu (?)
!!!!!!”
“Mina, stai
esagerando, e l’ultima non si è capita!”
“GENNARINO IL
CANARINO ARANCIO LIMONE!!! TERESA LA
PUZZOLENTE SARACENA!!!! ASGIBILDO IL CESTO DI ANTILOPI FRITTE!!! PER
TUTTE LE
VERTEBRE!!!!”
“Cominciamo coi
nomi…”
“SARABANDA IN
PERù!!!
E con questo ho finito!”
“E
alleluia…”
Insomma, per farla breve, L
aveva perso al primo colpo.
Federica era ancora ferma
immobile, e si fissava le mani
come se fossero un miracolo divino.
Il presunto L era ancora
più spaventato, e tutti noi
ancora più scioccati.
Sentimmo qualcuno (leggasi:
Yagami) gridare una cosa
tipo:
“NON CEDERE L, SONO
SOLO UNA MASSA DI…AUCH!”
Evidentemente qualcuno
(provate a immaginare chi!) lo
aveva messo a tacere.
“Ora….
Dicci perché fingi di essere L e dov’è
quello
vero!”
Si ritirò ancora di
più.
“ORA!!!”
gridò un infuriata batterista con evidenti
tendenze sadiche.
La cosa parve convincere il
sosia che era decisamente
meglio parlare.
“Non è
stata un’idea mia. Light… si era accorto che L lo
stava per incastrare… così lo ha rapito, e mi ha
chiamato… sono un suo vecchio
amico… e mi ha convinto a forza di soldi e
lusinghe… e soldi…e… beh…
io da
allora ho recitato questa parte e… ecco… oggi mi
sono sbagliato… ecco… tutto
qua…”
“TUTTO
QUA????” urlò Jennifer tirandogli un grosso e a
opinione pubblica meritato ceffone in pieno viso.
“Tu non hai un
minimo senso dell’umanità!”
Il sosia sembrava sul punto di
dire “Parla lei!”, ma
evidentemente decise che non era il caso e rimase zitto.
“E ora L
dov’è?”
Visto che ogni volta che
parlava scatenava reazioni poco
chiare, il sosia si decise per un semplice gesto: indicò il
computer, e ci
osservò in attesa di una nuova esplosione di ira da parte di
uno di quelli che
stimava evasi da un manicomio (e effettivamente un po’ aveva
ragione)
Mi lanciai sul computer, mossi
il mouse e mi preparai a
chiamare Matt e la sua buona attinenza all’hakeraggio, ma
quando vidi lo
schermo mi resi
conto che non ce n’era
bisogno.
Si vedeva una stanzina
minuscola, con appena un
materasso, e niente finestre. Una lampadina illuminava fiocamente
l’ambiente.
E poi L.
Dimagrito oltre ogni misura
immaginabile, tremante e
impaurito.
Ca..voli.
Rabbia.
Due cuori che battono
all’impazzata.
Non so come mi trovai a tirare
un pugno sul naso del
malcapitato sosia con tutta la mia forza.
Ma fortunatamente per lui mi
trattennero.
“Scusate…”
“Dove?
Dov’è quella stanza?”
“Giu…”
sussurrò il sosia traumatizzato.
“Scantinato…
Light… casa…”
“Nello scantinato di
pasto di un bar in fallimento?” (Leggasi:
Light Yagami)
“sì…”
“Andiamo”
Uscimmo tutti dalla stanza,
con Cleo dietro che teneva il
sosia ammanettato.
Quando Light ci vide
capì che lo avevamo scoperto e tentò
di fuggire, ma non aveva fatto i conti con Hellion, che lo
bloccò senza alcuno
sforzo e mise le manette anche a lui.
Quando uscimmo naturalmente
tentarono di fermarci, ma
spiegammo loro tutto e dopo che ebbero visto il computer ci lasciarono
andare,
credendo che lo scantinato fosse quello del palazzo, che, a detta loro
ne aveva
uno labirintico.
Presero i due prigionieri
togliendoci un peso, e ci
raccomandarono prudenza.
Partimmo, naturalmente
superando i limiti di velocità
consentiti , e arrivammo a casa di Light(ci eravamo fatti dire
dov’era), in
circa dieci minuti.
Suonammo al campanello.
Ad aprire venne una ragazzina
che quando ci vide chiamò
sua madre mezza morta di paura.
Dopo, però che
facemmo vedere alla suddetta il distintivo
ci lasciò entrare tempestandoci di domande.
Quasi non ci degnammo di
rispondere.
“C’è
uno scantinato in questa casa?”
“Oh, si, ma non ci
va mai nessuno. Venite vi faccio
vedere. Ma perché siete qui, eh?”
“Si tratta di L e
non ci faccia altre domande per favore.
Probabilmente saprà tutto fra un po’. ”
Naturalmente la porta era
chiusa a chiave.
Mi chiesi perché
Light avesse corso un rischio così
grande.
Non ci volle molto a buttare
giù la porta, sotto lo
sguardo stupidissimo di quella donna.
Un corridoio bianco.
Lungo, con una serie di porte
in metallo.
Tutte aperte tranne una.
Quella in fondo.
Ci avvicinammo.
La chiave era appesa li di
fianco.
La presi.
La infilai nella toppa.
E girai.
La porta si aprì,
rivelandoci la scena già vista dal
computer.
“L!”
Non capivamo se dormisse o
fosse svenuto.
Si scosse.
“Lasciami in
pace… per favore lasciami… in
pace…”
sussurrò, così piano che quasi non lo sentimmo.
“L siamo noi!
”
Mi avvicinai, ma quando lo
sfiorai si girò di scatto e
scalciò, per allontanarsi terrorizzato da me.
“Avrei preferito che
fosse non ci ricordasse, non che non
ci riconoscesse dalla paura.”
“L…
guardaci… siamo i tuoi amici… non
temere… Light non c’è
più… ci siamo noi ora.”
Lui alzò lentamente
lo sguardo, uno sguardo pieno di
paura.
Ci avrebbe riconosciuti?
Voleva fuggire.
Voleva correre.
Voleva punire L.
Ma non poteva.
Era chiuso dentro.
Rabbia.
Rabbia.
Frustrazione.
Ma perché?
Perché era sempre
ostacolato?
Rabbia.
Rabbia,
frustrazione.
Che fare?
Angolino autrice esaltata e saltellante (in poche parole
pazza)
Dunque dunque!!!
Mi sento realizzata!!!
ho trovato una soluzione che nessuno si aspettava!!!
L non è L!!!
muahahahaha!!!!!
ok, basta Mina, datti una calmata e movite che saranno
già tutti abbastanza annoiati dalle tue ciance!
Bene, allora, volevo ringraziare tantissimo tutti coloro che
mi hanno recensito, e che spero continueranno a farlo
(ndManny:perchè se no li trucido, chiaro?)
-kiki98
-Kiba_E (ovvero K_E, o almeno così si firma!)
-riuga hideki
-Gatta blu
-Lulosky
evviva il mondo!!!!!
Cìè gente che legge le mie cavolate!!!
muahahahaahaaahahahaahahahahahaha!!!
e qui vi saluto!
adios
e au revoire!!!
|
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Capitolo 11 *** Fiducia e Morte ***
scusate per il ritardo, ma in questi
giorni mia madre è una vera palla al piede.
in più nel weeck non avevo
il portatile e non ho potutto scrivere (buuuu!)
in qualsiasi caso questo chappy
è su B e L.
buona lectura!
Ci era riuscito.
Aveva sfondato la porta di metallo.
Era fuori.
O perlomeno, fuori da quella camera di
sangue.
Un corridoio.
Lo percorse.
Tre deviazioni.
Scelse.
Un altro corridoio.
Lo percorse.
Sei diramazioni.
Si fermò.
Labirinto.
Una voce nella testa.
“Usa il cervello, Backup,
pensa”
La voce di L.
Lo perseguitava anche se non
c’era, adesso?
Rabbia che saliva.
“Calmati, BB. Io sono
già arrivato alla conclusione. Tu?”
Rabbia.
Cominciò a correre.
Per sfogare la rabbia.
Rabbia.
Morte.
Ma non si può sfogare la
morte senza altra morte.
Correre.
Sempre più veloce.
Ma la voce di L è nella
testa.
Non si può scappare dalla
propria testa.
L.
Vaffanculo stai zitto!
Zitto!
Dodici diramazioni.
Si fermò col fiatone.
“Pensa! Hahaha! Sei proprio
buffo! Non puoi scappare da
me B, sono nella tua testa! Hahaha!”
Quella risata.
Era da tanto che non la sentiva.
Troppo.
Non la sentiva quasi nessuno.
L era un ragazzo molto diffidente.
Ma a lui aveva dato fiducia.
A lui.
Ma perché a lui?
Perché?
Cosa aveva di diverso dagli altri?
“Eri solo il…
meno simile a me”
Cosa?
Meno simile?
Ma se venivano sempre scambiati!
“Simile dentro B”
Effettivamente…
Ma non in tutto.
Erano tutti e due scontrosi e
permalosi.
Scontrosi in modo diverso
però.
Permalosi in modo diverso.
Se lui balzava su e tirava si
ribellava, L teneva tutto
dentro.
Se lui finiva in punizione
perché aveva picchiato
qualcuno, L stava sempre chiuso in camera, a bollire nella rabbia e
nella
frustrazione.
Perché eri li, L?
Cosa avevi di diverso?
Non ne aveva mai parlato.
Neanche a lui.
Perché?
“Non
questo l’importante.
L’importante è che ci siamo incontrati. E che tu
mi hai… lo ammetto, mi hai
aiutato. Senza di te, sarei ancora un essere privo di affetto. Inumano.
Robotico.
Grazie al tuo amore, sono rinato. Grazie a te.”
Si.
Grazie a lui.
Ma a quanto pare non era stato
sufficiente.
“Perché dici
così?”
Tu mi disprezzi.
Lo so.
L’ho visto.
Ti ho visto.
Nei tuoi occhi.
Nella tua voce.
Il disprezzo.
Per me.
Rabbia.
Odio.
Morte.
L.
“No! BB ascolta! Non
è così! Ti sbagli!”
Ah,mi sbaglio.
Rabbia.
Odio.
Rabbia.
Morte.
Sangue.
Ne ho bisogno.
Subito.
Ora.
Rosso.
“BB, per favore! Non ero io!
Ora sto male, ho bisogno di
te!”
No
Non è possibile.
Ti ho visto.
Con questi occhi.
Con la mia condanna.
Col sangue.
Con la morte che fa parte di me.
“BB, la morte non
è molto affidabile, no?”
La morte.
La morte è affidabile.
Non mi ha mai tradito.
A contrario tuo.
Se una persona è morta lo
è per sempre.
“Ma i tuoi occhi ti hanno
tradito. Come lo spieghi?”
Come lo so?
“Fiducia. È il
momento di rendermela. Non lo hai mai
fatto. Non so nulla di te. So che hai ucciso. So che mi ami. So che ti
amo. Stop.
Tu sai tutto di me. Fiducia, BB, fiducia.”
Fiducia, dici.
E va bene.
Fidiamoci.
Se andrà tutto bene ti
racconterò la mia storia.
Tutta.
Se no ucciderò.
Ucciderò.
Fino a morire.
“Ci sto. Proviamo.
Vedrai.”
Angolino autrice condannata al
trucidio da Manny per il ritardo
eccomi qua!!!
Speravate
di esservi liberati di me... e invece eccovi alla fine di un altro
chappy!!!!!
allora...
che ve ne è parso??????
e come al solito ringrazio tantissimo (anche da parte di
Manny)
-kiki98
-riuga hideki
-Beyond_Birthday
-Tigra Bianca
- Lulosky
-Gatta blu
arivedersci!!!!
Minaminosamenteminosaminosantellataminoforme
|
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Capitolo 12 *** Di nuovo le imprecazioni di Mina... ***
ecco un nuovo capitolo!
mi spiace per voi, ma non è
ancora quello conclusivo!
hahaha!!!! (risata assatanata)
“L, PORCA
PUPAZZOLA!!!!!”
“…”
“Ha aperto gli
occhi!”
“…?”
“L è VIVO! L
è VIVO!!!!! PER LA NARICE DESTRA DI MIA ZIA,
L’HO SEMPRE SAPUTO!”
“Grazie tante, mica ha
smesso di respirare!”
“No
però… vabbè insomma, dai, darmi un
po’ di
soddisfazione mai , eh?”
“Ragazzi,
novità?”
“Ha aperto gli
occhi!”
“E NON MI AVETE
CHIAMATO?!?!?!?! IO VI SPARAFLESCIO!”
“Calmati Alma, è
successo tre secondi fa!”
“LEVATEVI! Che me lo
soffocate!”
Il povero ragazzo era nel letto degli
ospiti della casa
di Cleo, dove lo avevamo portato in fretta e furia senza peraltro
fornire molte
spiegazioni alla donna che ci aveva aperto la casa di Yagami
(strofinaccio!).
Il fatto era che tre secondi dopo che
lo avevamo trovato
era svenuto o una cosa simile, e continuava a borbottare frasi senza
senso.
Ci siamo parecchio preoccupati.
Sono passate due ore, e finalmente ha
aperto gli occhi.
Non ricordavo quanto fossero neri.
Profondi.
Pesanti.
Sento che mi sta scrutando.
“L, dimmi che ti ricordi chi
siamo!”
“emm… dunque, mi
ricordo che siete stati miei amici Al
Wammy’s Hause. Però non mi ricordo benissimo i
nomi… ”
“Se ti serve da aiuto Mina
è quella che imprecava (e
impreca tutt’ora) in modo strano!”
“Ei! Parla il
cioccolato-mane! ”
“Ragazzi, scusate se
interrompo le frecciatine degli
sposi ma..”
“”COS’HAI
DETTO???? SOTTOSPECIE DI CALENDARIO POMPOSO!!!”
“STUPIDO NEONERD
NEONERDOSO!!!”
“Su Mello un po’
più di fantasia! Tipo: TU, BRUTTO
ORNITORINCO DAL BECCO BLU! Questo era originale, okey? Su
prova!”
“allora… FRAFALLA
PIROMANE CON LE ANTENNE DA RADIOLINA
SVIZZERA!”
“Bravo!
Così’!”
“….????”
“Okey, okey scusate! Non lo
dirò mai più! Comunque stavo
dicendo che L potrebbe avere fame o sete, per questo avevo portato un
vassoio …
EI DOV’è FINITO???”
“emm… temo di
aver già mangiato tutto…”
“STUPIDO
CIOCCOLATO-MANE!”
“Ragazzi, ripeto che mancate
di originalità!”
“Grrrrr….”
“SALVADANAIO VUOTO!
CIOCCOLATO AL SAPORE DI SALATINO!”
“COOOOSA???? QUSTO NON LO
DOVEVI DIRE, TELEVISIONE IN
CORTO CIRCUITO!!!”
“Bene ragazzi, vedo che
imparate in fretta!”
“TU ZITTA!”
“NON SI DICE A MINA DI STARE
ZITTA SENZA ESSERE PUNITI,
PIPISTRELLO BAFFUTO!!!!”
“oh-oh…”
“ISFSODHBUISRBHWQEIRUBHQEPUBHQDòVHQEPU!!!!!”
Urlò
un’agguerritissima Mina mentre si lanciava contro i
malcapitati urlando a squarciagola incomprensibili imprecazioni.
“DHFRHRLEOPARDO-SMACCHIATODHDDVGFGHOTEL-SENZA-LETTIFSIHFUVHFDUFHCANARINO-STONATOFDFJ!!!!!!!!!!!”
“Ha ha ha!”
Tutti i fermarono di colpo.
“L?”
“Hai parlato?”
“emm… non
dovevo?”
Tutti fermi immobili.
“L è TORNATO!!!!
UAHAHAHAAHAAAA!!!!”
A quel punto tutti si lanciarono sul
povero ragazzo, che
stava per venire sommerso.
Solo l’immediato intervento
di due ragazze dell’FBI
pronte a tutto lo salvò dalla morte di soffocamento sotto
amici.
“Ragazzi, credo che il
vostro amico abbia fame, andate
pure a fare la spesa!”
“Okey, ma tenetelo bene
d’occhio!”
“Non ti
preoccupare!”
Quando si udì il CLACK
della porta, Cleo e Hellion (Vibèke
aveva accompagnato la banda di ragazzi pazzi) si sedettero davanti a L.
“E quindi sei tu il famoso
L! ti immaginavo… esattamente
così!”
“Io invece pensavo fossi un
tipo più grande.”
L le osservò un momento,,
poi si sedette alla sua maniera
solita (grazie al celo!) e si mordicchiò l’unghia
del pollice.
“Deduco che lei sia quella
con più esperienza,
probabilmente entrata nell’FBI da piccola.”
“Dammi del tu, ti prego!
Comunque io sono Cleo Bissong,
forse si ricorda di me, l’ho aiutata in un caso, anche se
indirettamente.”
“Credo di avere un vago
ricordo, anche se la mia…
permanenza in quella cantina ha fatto si che la mia mente cancellasse
alcuni
ricordi.”
“Beh, non avrei mai pensato
di conoscerti, di vederti sul
serio! Sai, sei quasi una leggenda!”
“Sì
beh… era inevitabile che lo diventassi.”
Hellion era piuttosto stupita dal
detective, e ancora non
dava segno di dire una parola.
Invece Cleo e L se la intendevano alla
perfezione, e
chiacchieravano usando parole presenti solo sui vocabolari intitolati
“Vocabolario
per coloro che si vogliono ammazzare di sapere tanto che alla fine
nessun
essere umano normale li capirà!”
Certo, L non era proprio in forma, ma
riusciva
perfettamente a sostenere la conversazione.
Quando i ragazzi tornarono, L
poté finalmente mangiare, e
dopodiché fu costretto a dormire ancora un po’ da
Mina e Jennifer, oltre ogni
dire premurose.
Decidemmo di andare
l’indomani al palazzo di L, e da li
di svelare tutti i misteri.
Intanto avremmo aspettato.
Con ansia avremmo aspettato.
E con noi avrebbe aspettato B.
Aspetta B.
Presto arriveremo.
In quel momento B non era esattamente
in procinto di
aspettare qualcosa.
Dopo aver passato il labirinto si era
ritrovato un’enorme
porta di ferro davanti.
Aveva controllato, ma fortunatamente
non c’era nessuna
telecamera.
Se avesse potuto ascoltare il suo
istinto…
Ma no.
Avevano scommesso.
Non si poteva tirare indietro.
Avrebbe dimostrato che la morte vince.
Purtroppo.
Strano come
l’oscurità possa temere il buio una volta
ammirata la potenza della luce.
Strano.
Ma vero.
Purtroppo.
Uff…!
Ma come era finito li!
Se solo non avesse conosciuto L.
No.
Senza L non sarebbe stato completo.
Il buio necessita della luce per
esistere.
B necessita di L.
E viceversa.
Ma… L
is after B.
Così è se
l’alfabeto si pronuncia dalla A alla Z.
Ma non viceversa.
Angolino ormai famoso
erieccomi!
in questo capitolo ridevo
mentre scrivevo... è normale? no...
grazie a
-kiki9
-Gatta blu
-riuga hideki
-Lulosky
grazie mille per aver letto
fin qui!!!
kiss!
Mina
|
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Capitolo 13 *** Luce e Buio... ma il nome di questo chappy non sarà un po'troppo melanconico? ***
Ciao cari lettori!!!
ecco un altro chappy di
ragionamenti.
il punto è che
se scrivo dei 7 pazzi senza ispirazione mi viene una schifezza.
bah, in quasiasi caso
leggete!
L pensava intensamente.
Era stato un sogno?
Oppure…
Era veramente entrato in contatto con
lui?
La sua mente razionale si rifiutava di
credergli.
Però…
Non era la prima volta che…
comunicavano a distanza.
O meglio… ogni tanto,
quando B era molto, ma molto
arrabbiato ciò che pensava, anche se erano lontani.
Da sempre.
Da prima di conoscerlo.
Anche questo lo aveva incuriosito di B.
Perché sentiva i suoi
pensieri?
Era per lui una domanda ricorrente.
Ma ora…
Avevano addirittura parlato.
E L lo aveva visto.
In quel corridoio.
Come ci era arrivato in quel corridoio?
Non gli avevano mica fatto del male?
Sapeva dove portava quel corridoio.
Fin troppo bene.
Ma B era forte.
E non sembrava, da quel che aveva
visto, che si fosse
fatto qualcosa.
Ma perché era li?
Perché?
Cavolo!
Il legame affettivo gli impediva di
concentrarsi come gli
si confaceva.
Ed eccoli.
I ricordi.
Quelli che quel pervertito di Kira non
era riuscito a
strappargli.
Quelli con B.
Loro due insieme.
Nel giardino del Wammi’s.
Nevicava quel giorno.
E nevicava forte.
Loro erano solo amici.
Migliori amici.
E si conoscevano da due giorni.
La neve cadeva inesorabile su di loro,
e sul mondo
intorno.
Neve bianca.
Il bianco.
Era il colore che apparteneva loro.
Bianco che di giorno risplende.
Bianco che di notte diventa nero.
Nero.
Un colore che apparteneva a B.
Ma non pensava a questo quella mattina.
Pensava… a cosa pensava?
A loro due.
Come sempre.
Da prima di conoscerlo.
Forse da prima della nascita.
Perché lui era il suo
contrario.
Bianco e Nero.
A spasso insieme nella neve.
Il colore che muta per adattarsi, e il
colore che
ostinato rimane com’è.
Da prima della nascita.
Beyond Birthday.
Il Nero.
Che aveva tanto pensato.
Che aveva tanto cercato.
Che aveva tanto temuto.
Senza grandi ragioni.
È normale che la luce tema
il buio prima di vederlo.
Lo immagina più forte.
Quando invece la più forte
è e sarà sempre la luce.
Bianco e Nero.
Luce e Buio.
E insieme cos’erano?
Cos’erano se non la forza
che fa girare il modo?
Insieme nella neve.
La neve fredda.
La neve ostinata.
La neve bianca.
La neve.
Camminavano come in un sogno, in mezzo
a tutto quel
bianco.
Uguali.
Ma ugualmente diversi.
Non parlavano.
Non c’era niente da dire.
Strano come la Luce possa amare il
modo in cui il Buio la
infranga.
La Luce così pura.
Il Buio così ribelle.
L e B.
Luce e Buio.
E poi quel suo sguardo.
Quasi cauto.
Strano che il Buio sia cauto.
Lo è solo con la Luce.
Perché non può
conoscerla.
Perché in tutto il resto
una parte di Buio c’è.
Ma non nella Luce vera.
Quello sguardo.
Un concentrato di lui.
Un concentrato di B.
Ma con la cautela.
Ne era rimasto stupito.
Si erano fermati.
E si erano abbracciati.
B e L.
Uniti chi erano?
Chi erano?
B in quel momento era gasato.
Gasato e tutt’altro che
melanconico.
Ma, si sa, il Buio è
imprevedibile.
In qualsiasi caso, B sospettava di
avere dalla sua la dea
bendata.
Infatti dopo un’ora di
tentativi con la porta di ferro,
aveva sentito un rumore di passi.
Si era subito nascosto dietro la
porta, e quando l’aveva
vista aprirsi era balzato fuori e aveva stordito il tipo
così sfortunato da
averla aperta.
E cioè un guardiano.
Era uscito.
Non aveva incontrato nessuno.
In giardino aveva dovuto scansare
parecchi gruppi di
ragazzi, ma a parte ciò era andato decisamente tutto bene.
Era fuggito dal portone, grazie al
mazzo di chiavi e la
divisa del guardiano atterrato, senza destare troppi sospetti.
Era fuori.
Non erano riusciti a fermarlo.
Neanche stavolta.
Gli veniva quasi da ridere.
Che incompetenti!
E ora, L, sto arrivando.
E la vedremo.
Buio contro Luce.
Vedremo chi ha ragione.
E temo che se avrai ragione tu il Buio
dovrà scegliersi
un nuovo rappresentante.
Perché sarò
troppo impegnato.
Ad amarti.
Ad amare.
E
non si addice al
Buio l’amare esplicitamente la luce.
Ma chi lo sa se il Buio può
rinnegare se stesso.
Chi lo sa se il Buio non si ribelli.
Chi lo sa se per B sarebbe stato
meglio saperlo.
Angolino
dell'autrice che ascolta musica da sola in casa cantando a squarciagola
come una deficente...
allora,
cosa ve ne pare di questo nuovo chappy???
i'm curiossaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
ok,
mi devo calmare!
passiamo
ai ringraziamenti che se no qua mi faccio nuovi nemici...
-Beyond
Birthay
-Gatta
blu
-Lulosky
-riuga
hideki
alla prossima!!!
Mina!
|
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Capitolo 14 *** un risveglio movimentato! ***
so che questo
chappy è un po' corto, ma la scuola pesa...
Backup aveva sonno.
Era notte fonda, e non dormiva
da… già, da quanto non
dormiva.
Aveva le palpebre pesanti come
mattoni, e cosi le membra,
forzate al massimo per allontanarsi il più possibile da dove
era fuggito.
D’un tratto vide un
hotel.
Era un hotel a una sola
stella, ma poco importava, perché
tanto non aveva soldi.
Però…
Si scrollò un
po’, per mandare al diavolo quella stupida
sonnolenza.
Guardò meglio
l’edificio.
E perché non
provare?
Era folle, ma
d’altra parte lui stesso era folle.
Prese un po’ di
rincorsa e si lanciò.
si aggrappò alla
grondaia.
Controllò che
nessuno potesse vederlo e cominciò la
scalata.
Non è che la
grondaia fosse molto sicura.
Sentiva degli scricchiolii
decisamente poco allettanti…
Ma continuò.
Si issò sul primo
balcone che aveva davanti, deviando la
grondaia e causando un rumore stridente che rimbombò per
tutto il vicolo
Fortunatamente
però, non c’era nessuno a sentirlo.
B sbirciò nella
camera, e vide che era vuota.
Forzò la porta e,
stando attento a eventuali allarmi
entrò.
Sembrava confortevole.
Il sonno lo riprese e si
buttò senza pensare più, sul
letto.
Sa addormentò quasi
subito.
Non sognò.
O meglio, sogno il nero.
Come sempre.
De sempre.
Per sempre.
“Sveglia ciciberiti
fornellosi!!! Oggi è un grande
giorno!!! Il sole splende, il celo è azzurro, e la vita
è bella! ”
“Grunf…ruriur…bubbubi….olilili….diddadiada…”
“Che?”
“…zzzz”
“Ei! Ho detto
sveglia!”
“…”
“Ho capito: SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!”
“AIUTO!!! IL MOSTRO
DI LOCH NESS MI HA RUBATO LA
CHITARRA!! RESISTI PICCOLA ARRIVO!!!!!!!”
“”AGGGHHHHH!!!
IL MIO CIOCCOLATO!!!!!!NOOOOOOOOOOOOO!!!”
“DS NON
SCOMAPRIRE!!! NO, NON CI PROVARE!!! GUARDA CHE…
NOOOOOOOOO!!!!”
“CHI MI HA RUBATO IL
SANGUE???? A ME, CHE LO TRUCIDO!!!
GRRRRRRR!!!”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGHH!!!!!!!
NOOOOOOOOOOOOO!!!! NON TOCCARE LE MIE
BACCHETTE!!!!!!NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”
“LA MIA MACCHINA NO,
CAGNA!!!!”
“E NEANCHE LA MIA,
GATTA!!!”
“L’FBI
è CROLLATO??? NOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”
“Ragazzi, calma,
niente di tutto ciò, vi dovete
semplicemente alzare!”
“A,
vabbè… allora vado a
dormire…”
“NO!!!! VOLEVO DIRE
CHE… beh… LA CHITARRA DI ALMA è STATA
COSPARSA DELL’ULTIMA TAVOLETTA DI CIOCCOLATO DI MELLO, E DEL
SNGUE DI JENNIFER,
IN Più è STATA MESSA INSIEME ALLE BACCHETTE DI
FEDERICA IN UNA MACCHINA CHE FRA
POCO ESPLODERà ,
CHE è QUELLA DI VIBèKE,
MENTRE LA MACCHINA DI HELLION STA PER ANDARE ADDOSSO ALLA PRIMA A TUTTA
VELOCITà, E TUTTO Ciò E STATO CAUSATO
DALL’FBI CON L’AIUTO DI UN MISTERIOSO
DS!!!!! PRESTO!!!!!!”
L’urlo fu unanime:
“AGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
In men che non si dica, tutti
erano in piedi, pronti e
scattanti.
“sono in cucina!
Fate presto!”
Ci fu un fuggi-fuggi generale.
Solo dopo un po’, si
resero conto di ciò che stavano
facendo.
“Ei!”
“Io che ci faccio
qui?”
“..?????”
Mina comparve come se niente
fosse e disse:
“Bene gente! Oggi è un nuovo importante giorno!
Che ne dite di una buona
colazione, che tra l’altro vi ho preparato con le mie
manine???”
“Ma..”
“Eppure mi sembrava
che…”
“Vabbè!
Io ho fame!”
Il cibo sparì in
poco tempo.
“E ora dovremmo
svegliare L!”
“Come? A noi ci hai
svegliato alle otto e lui dopo?? Non è
giusto!”
“Lui è
l’ospite, e poi aveva bisogno di riposo!”
“Bah!”
BB dormiva profondamente.
La luce del sole non era
riuscita a svegliarlo.
Strano: di solito gli dava
molto fastidio.
Il silenzio era padrone, ma a
un tratto:
“AAAAAA!!!! PADRONA!!!! UN ESTRANEO NELLA STANZA!!!
AIUTOOOOOOO!!!”
In ciò che la luce
non era stata capace, l’acuto strillo
della donna riuscì.
B si svegliò di
colpo.
Aprì gli occhi ed
era già completamente sveglio.
Saltò giu dal
letto, contando sul fattore a sorpresa,
usci sul balcone.
Salì sulla
ringhiera e guardò giu.
Un’altra volta
folle…
Si lanciò.
Secondi di adrenalina.
L’urlo sempre
più acuto nelle orecchie.
L’aria sferzante,
tagliente.
Il suolo.
L’impatto.
Non si fece troppo male.
Rotolò in strada,
ma si rialzò subito.
Cominciò a correre.
E
non smise per molto,
molto tempo
angolino
autrice totalmente persa
ciaooooo!!!!
come
va, gente?
so
che è da un po' che non scrivo, e so che di questo siete
felici, ma purtroppo per voi sono di nuovo qua!!!! muahahaha!!!!
ringrazio
tantissimo coloro che mi hanno seguito tutto questo tempo!
-Beyond_Birthday
-Gatta
blu
-riuga
hideki
-kiki98
un
saluto rotante da Manny!!!
alla
prossima!
|
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Capitolo 15 *** Un nuovo rappresentante... ***
Ecco un
nuovo capitolo, alla fine del quale.... beh... non voglio rovinare la
sorpresa!
sempre
che la troverete una bella sorpresa...
Finalmente erano tutti pronti.
Mello aveva trovato il suo
cioccolato.
Jennifer il suo sangue.
Near aveva in mano il suo
puzzle.
Mina aveva scovato gli anfibi
sotto due letti differenti.
Federica aveva una bacchetta
per mano e tamburellava con
esse su tutto.
Matt aveva un DS preso da Cleo
in mano.
Io la mia chitarra sulle
spalle.
Si poteva andare.
Uscimmo e saltammo sui
rispettivi mezzi.
L salì sulla
macchina di Cleo, non tanto perché le
volesse più bene, ma sulle moto non poteva sedersi a modo
suo senza cadere.
Partimmo.
Sfrecciammo per le vie della
città, godendoci l’aria
frizzantina che penetrava nei caschi.
Quando arrivammo notammo che
gli agenti in borghese erano
aumentati.
Parcheggiammo proprio davanti
alle porte.
Prima però, che L
scendesse, Mello gi diede una felpa con
cui coprirsi il volto.
Dopotutto, era sempre L.
Entrammo, e venimmo subito
accolti da alcuni agenti che
ci scortarono in una stanza mai vista.
Li erano radunati tutti.
Intravidi Watari.
“Avete trovato
Ryuzaki?”
“Io sono
Ryuzaki”
Un brusio si alzò.
L aveva ancora il viso
coperto, era naturale che non si
fidassero.
“Per dimostrarvi che
è veramente lui” esordì Mello
“Useremo
il metodo che ci ha permesso di smascherare il suo sosia con
certezza.”
Nuovo brusio, più
curioso.
“Morra
cinese”
“Cosa? Solo giocando
a morra cinese voi..?”
“Sì.
Problemi?”
“No,no, era una
domanda…”
“Bene”
Jennifer e L giocarono un bel
po’, ma vinse sempre lui.
Vollero provare anche gli
agenti, con lo stesso
risultato.
Non si capacitavano del fatto
che ci riuscisse così
facilmente.
Infine si convinsero.
“E va bene, sei
realmente Ryuzaki. Ti crediamo. Ma loro
chi sono?”
Chiese un agente indicando noi
sette.
“Miei amici. Vi
diranno tutto quel che c’è da dire. Ora abbiamo
un ì’urgenza. Dobbiamo assolutamente andare alla
Wammy’hause. E liberare tutti.”
“Come liberare?
Quello è un rispettabile orfanotrofio per
geni. ”
“Che sia un
orfanotrofio per geni è vero, ma non userei
l’aggettivo
rispettabile se fossi in lei. Io e loro veniamo da la. Siamo pronti a
testimoniare contro quella casa. Ma c’è una
priorità. I ragazzi al suo interno
sono sfruttati, addirittura torturati. Dobbiamo andare a
salvarli.”
“Ok, ci fideremo, ma
vogliamo spiegazioni. Non possiamo
irrompere così.”
“Se io vi do il
permesso si.”
“Ma…”
“Niente obiezioni.
Dobbiamo andare. Non è forse il vostro
lavoro salvare vite umane?”
“Certo
ma…”
“Allora andiamo.
Ora.”
Qualche
ora dopo
“Come, lui non
c’è?”
“Abbiamo setacciato
tutto, compreso il labirinto e tutte
le sue stanze, ma non l’abbiamo trovato. Una cosa
però c’è.”
“Cosa???”
“Ecco… in
una delle camere del labirinto… un lettino era
vuoto e… nell’altro… c’era
un… cadavere… era un macello tutto pieno di
sangue…
e c’era una L.”
“Come?”
“Grande, sul muro.
Scritta col sangue…”
“Torniamo al
palazzo. Che siano forniti alloggi ai
ragazzi liberati.”
“Ma L…
BB?”
“Non
c’è da preoccuparsi. Avevo pensato a
quest’eventualità.”
“E cosa facciamo?
Andiamo a cercarlo? ”
“No. Non ce
n’è bisogno.”
“?“
“Sarà lui
a venire da noi”
Abbassò la voce
“A venire da
me.”
Qualche
ora dopo (sì,
ancora..)
“L ormai
è buio. Siouro che verrà?”
“Sì”
“Guarda che abbiamo
tutto l’FBI per cercarlo.”
“Vi ripeto che non
c’è bisogno. Dategli tempo. Dopotutto…
è a piedi.”
“Sei in tempo
sempre, per cambiare idea.”
“Lo so”
“Non ricordavo tutta
questa testardaggine!”
“Io
sì!”
“Dai, è
tardi. Andate a dormire. Vi chiamerò io se
arriverà”
“Il nostro
premurosone, veh? Comunque scordatelo:
aspetteremo con te!”
“Non eri tu quella
che aveva sempre sonno… Federica?”
“Ei!”
“Hahaha!”
BB camminava.
Era notte fonda.
C’era veramente poca
luce.
Si infilò in un
vicolo che ricordava di aver preso la
scorsa fuga (ndLupa: ma che memoria hai???)
Un vicolo stretto, abbastanza
buio.
Non un lampione.
Ok che ci vedeva abbastanza al
buio, ma neanche lui aveva
i super poteri.
Distingueva a malapena i
contorni delle case.
I suoi passi risuonavano
distorti.
Aveva un brutto presentimento.
Fu tentato dal cercare
un’altra strada.
Ma cosa diceva?
Lui e il buio andavano
d’accordo, no?
Era ancora il suo
rappresentante.
Non per molto, ma lo era
ancora.
Un giovane sbucò
dal nulla.
Un ragazzo alto come lui.
Con una chioma di capelli neri.
Con una maglia nera e dei
jeans.
Con un pugnale in mano.
Con gli occhi rossi.
Rossi.
Rossi.
Angolino
autrice tutta felice per il ponte!
Buongiur,
mie lettrici e miei lettori (sempre che ce ne siano...) spero che
questo chappy vi sia piaciuto anche se in realtà mi sono
praticamente tirata la zappa sui piedi...
come
faccio ora????
bah...
in
qualsiasi caso, grazie mille ( e ripeto che se non vi ricordate la erre
moscia mi offendo e vi mando Manny) a:
-kiki98
-Gatta
blu
-riuga
hideki
|
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Capitolo 16 *** Non so come chiamare questo chappy... diciamo... Chiarimenti.... sì, mi piace! ***
Ciauuuuuuuuuu!!!!
come va gente?
Allora, sappiate che con questo chappy è
probabile che mia madre decida definitivamente di diseredarmi.
teoricamente in fatti dovrei essere a tacola, ma le ho
chiesto (sncora) cinque minutini-ini-ini.
comq, spero che il chappy vi soddisfi, anche se avrei voluto
scriver un po' di più, ma come già spiegato...
meglio non arrischiarsi troppo.Stava li.
Fermo.
Impressionantemente fermo.
Sembrava non respirasse.
Bakup credeva che, tirando a sua volta fuori il pugnale
l’altro
gli sarebbe saltato addosso.
Ma non era questo che lo preoccupava.
Erano i suoi occhi che lo preoccupavano.
E anche molto.
Cosa voleva dire?
Occhi rossi.
Statura uguale.
Capelli identici.
Perfino lo stesso pugnale.
Che cosa voleva dire?
L’altro continuava a stare fermo.
Fermo.
Che fare?
Poi.
Un solo movimento.
Uno solo, davvero.
Che gli fece capire.
Tutto.
Che lo fece agire.
Con tutta la sua forza.
Un movimento.
Insignificante.
L’altro, che prima guardava davanti a se…
Lo guardò negli occhi.
Occhi rossi contro occhi rossi.
Buio conto buio.
Buio che ama contro buio che odia.
Buio che segue l’amore contro buio che si ribella ad esso.
Rosso nel rosso.
Rosso uguale.
Rosso diverso.
Com’era possibile?
In quel rosso.
Una pupilla nera.
Nera come l’ombra che lambisce i morti.
L’ombra della paura.
Più nera.
Più nera di tutto.
E la pupilla.
Era una L spezzata.
E capì.
L’altro voleva L come lo voleva lui.
Ma lo voleva morto.
Morto.
Morte= la cessazione di vita. Il modo di morire. Pena
di morte. Fine, distruzione. Transito,
decesso, trapasso. Fato.
Ecco cos’era lui.
Morte.
Ecco cos’erano entrambi.
Ma erano la morte in diversi aspetti.
In quel momento non c’era però il tempo di
elucubrare.
Bisognava agire.
Perché?
Per la vita di L.
La morte che combatte per la vita.
“Penoso” sussurrò.
Ma agì.
Nel momento in cui si mosse, l’altro fece altrettanto.
Lottarono.
Per la vita.
Per la loro vita.
Ancora penoso.
La morte che lotta per la vita è un insulto.
Infine.
B si ritrovò a terra.
L’altro sopra.
Uguali, si sarebbe potuto dire.
Ma non c’erano due creature così diverse.
L’altro lo guardò di nuovo negli occhi.
“Tu non vali più nulla. Ora ci sono io. Tu devi
morire. Ora.
E ti caverò gli occhi. Farà male. Molto. Ma credo
che tu lo sappia.”
Lo disse senza fretta, godendosi a fondo le parole, con una
punta di ironia nella voce.
Bakup lo guardò a sua volta.
“No. Non lo farai. Non morirò. Sarai tu a morire,
infine.”
Lo disse con la stessa inesorabile calma.
Sapeva bene come mascherare quella paura che lo stuzzicava.
E poi la risata.
Quella risata.
La sua risata.
La loro risata.
Così crudele da far rizzare i capelli.
No.
Non era loro la risata.
Non era sua.
Ne era dell’altro.
Era del buio.
Solo sua.
Angolino autrice la cui madre le sta per spiaccicare una
lasagna in faccia...
Riciauu amori miei!!!
allora, cosa ve ne pare di questo chappino?
spero di essere riuscita a chiarire almeno un pochiiiino il
mistero del misterioso figuro!
Consiglio anche di rileggere... anzi, eccovi la parte
chiarimentosa (si fa per dire):
"Vedremo chi ha
ragione.
E temo che se avrai
ragione tu il Buio dovrà scegliersi
un nuovo rappresentante.
Perché
sarò troppo impegnato.
Ad amarti.
Ad amare.
E
non si addice al
Buio l’amare esplicitamente la luce.
Ma chi lo sa se il
Buio può rinnegare se stesso.
Chi lo sa se il
Buio non si ribelli.
Chi lo sa se per B
sarebbe stato meglio saperlo."
e ora i tici e immancabili perchè importanti
ringraziamenti a:
-Gatta blu
-riuga hideki
-Cristy_
-Luloski
-Tigre Bianca
adieuuuu!!!
Mina (e non dimenticate Manny.. non so come potrebbe
reagire... e effettivamente non lo voglio sapere..)
|
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Capitolo 17 *** L'ombra ***
Questo chappy è un po' strano...
non sono convinta...
ditemi voi...
Ormai è mattina.
E lui ancora non arriva.
Le nostre faccie esprimono meglio delle parole il comune
stato d’animo.
A, già.
Non le potete vedere.
Figuratevi un gruppo di ragazzi che la sera prima erano
pieni di speranze, e se le sono viste sfumare davanti durante la notte.
Figuratevi che queste speranze riguardassero uno dei loro
migliori amici di cui non sanno niente da troppo tempo.
Figuratevi che uno di questi ragazzi fosse il suo fidanzato.
Figuratevi questa situazione.
E avrete approssimativamente la nostra situazione.
Una situazione di merda se non si è troppo schizzinosi sul
termine.
Che fare?
L è fermo immobile da ieri sera.
Tutti noi siamo fermi immobili da ieri sera.
Ad aspettarlo.
Ma non è venuto.
Se vi aspettate frasi a effetto, scordatevele.
Non è il momento.
Perché?
Perché il mio migliore amico non c’è.
Non c’è.
Ed è inutile chiedersi dov’è.
Non c’è.
E non verrà.
Merda.
Thinks of Mello
Cazzo.
E mo’?
“L, che facciamo?”
Ho la gola secca.
Non si può più mascherare i propri sentimenti
dietro una
voce arrogante.
Non dopo una notte passata così.
Ad aspettare.
Lui.
Che non è arrivato.
“Avevo calcolato
quest’eventualità”
La solita voce inespressiva.
So che non vuol dire che non ha sentimenti, ho che non gli
interessi la cosa.
Il fatto è che fa irritare.
Ma calmi.
“E cosa hai intenzione di fare, ora?”
“Lo andrò a cercare. Io.”
“Cosa? Non sei il suo solo amico. Hai bisogno anche di noi.
Ha bisogno anche di noi. Lo sai.”
“No.”
“NO UN CAVOLO! Io ci vado, a cercarlo, con o senza il tuo
permesso!”
“Scusa. Credevo che aveste corso già abbastanza
rischi
rispetto a me. Ma se volete rischiare la vita.”
“Sai qualcosa che non sappiamo?”
“So solo che è in pericolo di vita.”
“E come?”
Si alzò, uscì.
“Dai, prepariamoci anche noi, fra poco andiamo.”
“Jennifer, quindi andiamo?”
“C’erano dubbi?”
Di qualsiasi fosse quella risata, se non si muoveva sarebbe
stato l’ultimo rumore che avrebbe sentito.
Puntò per il prendere tempo a parole, in attesa di una
lampadina.
“Chi sei?”
“Lo sai benissimo chi sono. Io sono te.”
“NO! Non è vero! Io no sono come te!”
“Ma lo eri.”
“Usando l’imperfetto. Ma ora è
l’importante.”
“Proprio così. Se tu fossi come allora io non ti
ucciderei.”
“Ma tu non mi ucciderai.”
“è una sfida?”
“In un certo senso…”
Cazzo a quella risata!
“Come puoi sfidare il buio?”
“Essendolo”
“Tu non sei più il buio”
“Non è vero. Il buio non se ne va, una volta
arrivato.”
“A meno che non si muoia”
“Ma io non morirò. Non oggi.”
“Vedremo”
L’altro alzò il pugnale.
Backup non si
poteva
muovere.
Cosa fare?
“Qual è il tuo nome?”
“Cosa?”
Perché gli interessava sapere qual’era il suo nome?
“Forza, dimmelo!”
“Perché?”
“Sai… ho intenzione di divertirmi un
po’, dopo averti ucciso…
so bene che è per l’amore che rinneghi te
stesso… scoprirò chi è lei, o lui,
e…
giocherò con esso… allo stesso modo in cui dovevi
giocare tu…”
“NO!”
“Ora dimmi il tuo nome!”
“Mai!”
Il pugnale si abbassò.
Puntava al suo braccio.
Sentì il tocco freddo della punta della lama contro
l’interno
di esso.
“Sicuro?”
Non rispose neanche.
Il pugnale penetrò con facilità nella carne.
Di tre centimetri.
Si fermò un momento.
Ciò equivaleva ad un’altra domanda.
Ma anche questa rimase sospesa nel vuoto della risoluzione.
E il pugnale andò avanti.
Fino all’interno del gomito.
Non gli diede la soddisfazione di un gemito.
Il sangue scorreva.
Rosso e puro come non mai.
Bello e lucente come non mai.
Doloroso e presente come non mai.
Backup serrò gli occhi.
Attese.
Aveva un piano.
Non era un granché, e era basato sul fatto che il suo
braccio sarebbe stato completamente segnato di li a poco, ma era sempre
un
piano.
Infatti il coltello scese ancora.
Con forza perversa.
Si avvicinò pericolosamente alle vene del polso.
Poi si fermò.
La lama, non più fredda uscì dal suo corpo, e si
fermò a mezz’aria,
grondante di sangue.
L’altro alzò l’altra mano, per toccare
quel sangue, cos’
allettante, così odoroso di sofferenza.
E Bakup non si lasciò sfuggire l’occasione.
Il dolore era molto, ed era su questo che l’altro contava.
Ma non aveva idea di cosa può fare l’amore.
L’amore non può essere ferito.
E così, Bakup raccolse le forze e, con il braccio ferito
nonché
libero, tirò un pugno all’avversario.
No, non
all’avversario.
Meglio dire… all’altro.
Comunque sia, quest’ultimo cadde all’indietro,
sorpreso da
una mossa tanto inaspettata.
Bakup si era liberato del peso.
Appoggiandosi all’altro braccio si alzò.
La sua figura si stagliava contro la tenue luce emanata
dalla strada verso la quale si stava dirigendo prima di essere
aggredito.
Aveva ancora qualche secondo.
Tirò fuori il suo coltello.
L’altro era in piedi.
Bakup capì che non poteva vincere.
E fuggì.
Il buio fuggì davanti a se stesso.
Davanti alla sua ombra.
E la sua ombra lo seguì.
Silenziosi come gatti.
Bakup stava per arrivare alla strada.
Sentiva l’ombra dietro di se.
Si voltò all’improvviso.
Col coltello inferse la sua stessa ferita all’ombra.
Lungo tutto il braccio destro.
E l’ombra urlò di stupore e di dolore.
Ne approfittò.
La ferì ancora, sul petto.
Ma non riuscì nell’intento di ucciderla.
Perché l’ombra si scostò.
Bakup riprese a correre.
Era certo di aver messo l’ombra in condizioni da non
seguirlo ancora.
Sbagliava.
L’ombra era dietro di lui.
Dietro.
A due passi.
Un poco più vicina.
Il coltello stretto in mano.
Il coltello che ferì BB alla schiena.
O meglio, rimase conficcato nella sua schiena, alla sinistra
della spina dorsale.
Per un momento non sentì che gelo.
Il momento che bastò per sfuggire all’ombra, il
momento che
bastò per tirarle un pugno ferte da farla svenire.
Ma i momenti passano.
Passò anche quello.
E il dolore arrivò.
Più forte.
Più forte.
Di tutto ciò che aveva passato.
Il coltello freddo ancora li.
BB urlò il suo dolore alla luna.
Ma la luna è distante, fredda, crudele.
Bianca.
Bianca come il latte.
Troppo bianca.
Bianca come L.
Angolino
autrice inpaurita da latino e scienze....
ciao raggazzi miei!!!
so che dovevo aggiornare ieri, ma non ci sono riuscita...
scommetto che stavate belzando di gioia, deh?
e invece eccomi qua, come al solito a rompere le
scatoline a voi, poveri innocenti EFPiani che hanno aperto una storia
per sbaglio e si sono trovati costretti a leggere...
vabbò...
non so che scrivere...
ringrazio molto:
-Gatta blu
-Lulosky
-Tigre Bianca
-riuga hideki
arivedersci!!!
Mina!
nutellenutellanutellanutellanutellanutellanutella...
sono pazza
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Capitolo 18 *** Libertà ***
ecco un
altro chappy...
sicuri di
non esservi dimenticati niente... o meglio, nessuno?
Beyond
Birthday cadde in ginocchio.
Il dolore era troppo.
Non aveva più percezione di ciò che gli stava
attorno.
Non sentiva il sangue caldo impregnare la sua maglietta.
Non sentiva l’asfalto sgretolato sotto di se.
Ne la leggera brezza della notte.
Non sentiva l’odore del sangue.
Del suo sangue.
Ne sentiva l’odore di quel vicolo sporco.
Ne sentiva l’odore della notte.
Non vedeva le sue mani appoggiarsi a terra, rosse di sangue
non suo.
Ne vedeva le case, alte e strette.
Non vedeva che il buio.
Il nero.
L’oscuro.
E il dolore.
Quello lo sentiva eccome.
Troppo dolore.
Troppo per potergli resistere.
Ma non doveva lasciarsi andare.
Non doveva.
Per L.
Ancora uno sforzo.
Sapeva che aveva sentito.
Le sue urla.
Il suo dolore.
O almeno lo sperava.
Se non fosse stato così.
Sarebbe morto.
Morto.
Ci eravamo divisi.
Ciascuno esplorava la città per conto suo.
In particolare, le macchine le strade ampie, le moto i
vicoli.
Avremmo stacciato tutta la città pur di trovarlo.
Questo era sicuro.
Eravamo in contatto
attraverso alcuni microfoni.
Inoltre, L ci aveva dotati di un dispositivo che segnalava
in rosso le vie già percorse da tutto il gruppo, per evitare
di ripassarci.
Sfrecciavo per le strade più strette, dove le macchine non
possono passare.
Non belle strade.
Thinks of Near
Si, alla fine avevano dato una moto anche a me.
Più piccola delle altre.
Come me.
Bianca.
Come me.
Silenziosa.
Come me.
Vi eravate dimenticati di me, vero?
Tutti si dimenticano di me.
Tranne lei.
Quella ragazza speciale che mi ha fatto entrare in questo
gruppo speciale.
Che ha creato questo gruppo speciale.
Mina.
Neanche sa che cosa è.
Ma io sì.
Come so chi sono L e B.
Luce e Buio.
Impensabile, ma vero.
E lei.
Con il suo ottimismo, la sua allegra esuberanza.
Il suo modo di esprimersi, con la sua goffaggine.
Si accorge subito se qualcuno ha qualcosa che non va.
Fa di tutto per aiutarlo.
Ostinata, irremovibile.
Niente e nessuno può impedirle di fare quello che le va.
Lei ha ottenuto il permesso di tingersi i capelli.
Lei ha ottenuto il permesso di vestirsi come ci pareva.
E tante altre cose.
Piccole cose.
Ma a loro modo importanti.
Per la felicità di tutti.
Perché nessuno può imprigionare la
Libertà.
Nessuno.
E io.
Silenzioso.
Non ho mai parlato.
Neanche una volta.
Perché?.
È ciò che mi chiedo anch’io.
Un altro vicolo.
Altre case sinistre, mezze crollate.
Altre buche nell’asfalto.
E ancora uno.
E un altro.
E un altro.
Qual è quello giusto?
Dove troveremo B?
Sicuramente sarà intento a camminare, per raggiungere L.
Noi ci saremo preoccupati per nulla.
Oppure…
Il Buio sa.
In questo caso, B è in pericolo.
Pericolo mortale.
L’amore è proibito al buio.
Finchè si tratta di lussuria o di di affetto, può
andare
bene, ma l’amore.
L’amore è pericoloso per il buoi come per la luce.
Li spinge a lottare uno per l’altro.
E il Buio lo sa.
E il buio è crudele.
Un altro vicolo.
certo che faceva freddino alle sei di mattina.
Un altro vicolo.
Sentii un odore
strano.
Mi fermai.
Conoscevo quell’odore.
Era l’odore del sangue.
Angolino autrice di fretta che scrive clandestinamente
ciauuuu amici miei!
come va la vita?
spero bene, così sarete in vena di recensire
(muhahaahahah).
scherzavo, dai, spero davvero che stiate bene, senza doppi
fini!
:)
anche se in una rec. anche negativa ci spero!
lasciamo perdere che qua, vi faccio addormentare tutti!
ringrazio molto:
-Holidaylove
-kiki98
e tutti coloro che mi seguono!
adieu!
Mina
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Capitolo 19 *** L'urlo ***
Ciaoooo!
Allora, ceh dire?
Dunque.....boh!
leggete che
è meglio...
Non ce la poteva fare.
Quel coltello era forte.
Più forte di lui.
Troppo forte.
Ma doveva opporre resistenza.
Perché ogni suo respiro
era per L.
E per L avrebbe fatto tutto.
Sarebbe morto per lui.
Ma morire adesso sarebbe significato
morire per nulla.
Morire adesso sarebbe significato
darla vinta all’ombra.
Quell’ombra con cui aveva
scommesso se stesso.
E non avrebbe perso.
Lui non aveva mai perso.
In ginocchio davanti alla luna.
Davanti alla luce della purezza.
Davanti a L.
Bakup mosse il braccio sinistro.
La sua mano strinse convulsivamente
sul manico del coltello.
Quella leggera pressione gli
causò una fitta di dolore
inimmaginabile.
Ebbe un fremito.
Ma ce l’avebbe fatto.
Doveva farcela.
Per L.
Per lui.
Pensa solo a lui, B.
E lui arriverà.
Per te.
Non pensare al tuo dolore.
La mano si serrò attorno
al manico.
Traesti un respiro profondo.
Guardasti la luna.
Solo lei, B.
Solo lei.
E lo facesti.
Un movimento unico, sicuro.
E il coltello era nella tua mano.
E il sangue scendeva inesorabile.
E il dolore ti colpì
più forte di ogni altra cosa.
Ma la luna c’era sempre.
Davanti a te.
Testimone impotente del tuo dolore.
Dolore.
Una parola poco realistica per quel
che provasti.
impossibile che un dolore sia
così forte.
Era qualosa di… inumano.
Che uscì da te attraverso
un urlo.
Un unico urlo.
Forte.
Non credevi che ci fosse qualcosa di
più forte del dolore.
Ma c’era.
Eri tu.
Il tuo urlo.
La tua vita, pulsante ancora.
Il tuo vermiglio sangue.
E nessuno potè spiegarsi
come, ma quell’urlo lo sentirono
tutti.
Dentro di se.
Un urlo prolungato, di dolore
inconcepibile per chi non lo
ha provato.
Potenza.
Ecco ciò che trasmetteva.
Testardaggine.
Volontà.
Trasmetteva te, Beyond.
Near conosceva fin troppo bene
quell’odore.
L’odore che imperava nel
loro orfanotrofio.
Sangue.
Si immobilizzò.
E se fosse stato lui?
Beyond?
Il Buio.
Near fece qualche passo.
Inclinò la testa.
Esplorò il vicolo con gli
occhi.
E la vide.
Una figura, riversa a terra.
Ogni tanto aveva un sussulto.
Ma non era questo che lo
terrorizzò.
La figura giaceva nel sangue.
Il suo sangue.
Sangue.
Era la cosa che faceva più
paura a N.
Il sangue.
E ad aggiungersi a questo,
c’erano buone probabilità che B
fosse li.
Near si fece coraggio.
Si avvicinò ancora un poco.
Si, era lui.
Cazzo.
E ora?
Lui non poteva parlare!
Poi vide l’espressione di B.
un… sorriso?
Si, era un sorriso!
Si avvicinò ancora un
po’.
Non era un ghigno.
Era proprio un sorriso.
Uno dei primi
di B.
Ma il più importante.
Un sorriso fiducioso.
Trasmetteva ingenua sicurezza.
Ma per cosa?
In cosa il Buio nutre sicurezza?
Della presenza della luce.
Near capì.
Sapeva che L l’avrebbe
sentito.
E chi non laveva sentito?
Quell’urlo.
Un urlo proveniente da dentro.
Era il principale motivo della loro
preoccupazione.
Era stato lui.
B.
Aveva urlato.
Ad L.
E ora lo aspettava.
Ma ti ho trovato io, B.
Il piccolo, basso, ingenuo,
silenzioso, inutile Near.
Perché so che non ci
riuscirò.
Non riuscirò mai a parlare.
Perché?
Perché?
Si era fatto tante volte quella
domanda.
Sembrava ormai una litania.
Ma solo ora trovò la
risposta.
Sono il silenzio.
In un primo momento la cosa gli parve
tanto ovvia che si mandò
a quel paese.
Ma poi gli si accese la lampadina.
E perché no?
Se c’era gente che si
poteva dire Buio, Luce, Libertà, perché
non ci poteva essere il Silenzio?
Il Silenzio.
Si spiegavano molte cose.
Ma non c’era tempo di
pensare.
B moriva davanti a lui.
Corse alla moto.
Prese il microfono.
Lo picchiettò contro il
manubrio.
“Near, che fai?”
“Aia!”
“Che
cos’è?”
Solo Mina aveva, come al solito,
riconosciuto non si sa come
che era lui.
Ed ecco!
Linguaggio morse!
picchiò il microfono sul manubrio in modo misurato e preciso.
“Aih! Piantala!”
“No zitti! Lui non
può parlare, se avesse trovato B!?”
“Hai ragione…
Near, se l’hai trovato, batti il microfono 5
vole, ok?
Era stato più facile del
previsto.
“Arriviamo
Nearrrrrrrrrr!!!!!!”
Non restava che aspettare.
Arriveranno presto B.
Non temere.
Angolino
autrice la cui madre ancora una volta rompe la scatoline
Ciaaaao gente,
come va la vita?
dunque, spero
che il chappy vi sia piaciuto, ma ora devo scappare che mia madre mi
lincia.
vi starete
chiedendo perchè mia madre è sempre presente e
rompina nei miei capitoli.
Non fatelo,
perchè non saprei rispondere!
bene, grazie
milli a :
-kiki98
-Lulosky
-Beyond_Birthday
-Tigre Bianca
Mina!:)
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Capitolo 20 *** Puff! Ma perchè non mi vengono in mente che nomi per chappy da romanzi rosa shokking?!?! ***
Lo so, lo so, che non aggiorno da un sacco di
tempo, ma purtroppo per voi, sono ancora qui, con un nuovo delirante
chappy.
Nel prossimo, non preoccupatevi, avremmo molte...
sorprese...
:)
Tutti.
Tutti.
Vedevo le linee rosse che convergevano in un’unica
direzione.
Tutti.
A salvarlo.
A salvare B.
Tutti.
Il perché del mio stupore?
In tutti i casi che ho risolto, in tutte le avventure che ho
vissuto, un traditore c’era sempre.
Un traditore, un bugiardo, un perdente.
Stavolta invece, tutti erano uniti, in un sol uomo.
Potenti.
Uniti.
E io?
Io cosa stavo facendo?
Io andavo da lui.
Da B.
Ma non stavo andando a salvarlo.
Non servirebbe.
Dal suo urlo temo che salvarlo non sarà sufficiente per
farlo vivere.
Andai da lui.
Ad amarlo.
E il più veloce possibile.
Sentivo il tempo che gli rimaneva scandirsi inesorabili
ticchettii dentro di me.
Sentivo che mi stava aspettando.
Sentivo che aveva fiducia in me.
Tutti contano sempre su di me.
Per risolvere casi, per indovinare enigmi.
Al primo colpo.
Al primo colpo.
Anormalmente.
E io ci riesco sempre.
Sempre.
Ma ci riuscirò ora, B?
Riuscirò a salvarti?
Riuscirò ad amarti?
Perché tutti questi dubbi?
Non ne ho mai avuti troppi.
Perché, B?
Perché è tutto così complicato?
Perché non possiamo semplicemente vivere?
Una vita normale, non chiedo tanto.
Una vita normale con te?
Effettivamente mi rendo conto che sarebbe tantissimo,
invece.
Tantissimo.
Ma è giusto definirlo “troppo”?
L’amore lo chiedono tutti.
Perché per noi è così complicato?
Troppe domande.
Alcuna risposta.
Sembra un romanzo rosa.
Arrivo, B.
Arrivo.
Finalmente ti vedrò.
Quante volte ti ho detto: sto arrivando?
quante volte sono arrivato davvero?
ma questa volta.
Questa volta arriverò, B.
Fosse l’ultima cosa che faccio.
Arriverò.
Ti amerò.
E vivremo insieme.
Sempre.
Per sempre.
Giuro.
Per primo arrivò lui.
L.
Occhiaie profonde.
Sguardo perso.
Scese lentamente dalla macchina, quasi temesse cosa avrebbe
trovato.
Mi si avvicinò.
“Dov’è?”
Una voce spaventosa.
Spaventosa.
Stanca.
Triste.
Terrorizzata.
Speranzosa.
Gli feci un cenno.
Alzò lo sguardo.
E lo vide.
Spalancò gli occhi.
Lo fissò con forza.
Non voleva crederci.
Si vedeva lontano un miglio.
Dietro di lui c’erano Vibèke e Hellion.
Una mano sulla sua spalla.
Lui.
Sconvolto.
Corse.
Da B.
Luce che corre dal Buio.
Amore che li separa.
L.
Mio amato L.
Cosa sarà ora di me?
Morirò?
Ti prego dimmelo.
Rispondimi.
Non rispondesti.
Mi fissasti.
Fissasti il mio corpo.
Fissasti la vita che lo lasciava.
L.
Povero amato L.
Cosa farai ora?
Verrai da me?
Fuggirai?
urlerai?
non ti ho mai visto mostrare sentimenti.
Solo a volte quel tuo timido sorriso, quella tua timida
risata.
Ma cosa farai ora?
Cosa farai?
Corresti.
Corresti.
Da me.
Sempre più vicino.
Sempre più vicino.
Mi prendesti.
Piangevi.
Piangevi?
Quindi…
Quindi io valgo le tue lacrime?
Solo io?
L.
Cosa ne sarà di me?
Vivrò?
Si, L, sto morendo.
Ma cos’è la morte a confronto della Luce?
Cosa a confronto dell’Amore?
L.
Non piangere.
Ti prego.
Non riuscirai a lavare via il sangue con le tue lacrime
innocenti.
L.
Non piangere.
Ridi.
Per favore.
Ridi con me.
Per il gusto di ridere.
Per ricordarci così.
Ridenti.
Portami via, L.
Non voglio morire qui.
Portami lontano.
In un prato magari.
Oppure davanti al mare.
L’importante, però, è che tu stia con
me.
Non lascarmi, L.
Non lasciarmi.
Ho bisogno di te.
L.
Ti prego.
Rispondimi.
Ridi.
Resta con me.
“L! L calmo! Ora lo portiamo via, d’accordo? Lo
portiamo
subito all’ospedale, ok?”
“No, no, no. Nel mio palazzo ci sono strutture mediche
più
avanzate. Per favore.”
Per favore?
L che chiede per favore?
“Va bene, va bene. Ora spostati che lo portiamo in
macchina.”
Straziante.
Più del corpo di B.
Il suo pianto.
La sua disperazione.
Caricammo B in macchina, con tutte le cure necessarie.
L si sedette di fianco a lui.
Non vedeva nessun altro.
Sembrava quasi che cercasse di guarirlo a forza di
telecinesi.
Siamo tutti qui.
Tutti.
E siamo tutti confusi, tristi, arrabbiati.
Chi può avergli fatto questo?
Chi può averlo fatto urlare?
Ripartimmo in tutta fretta.
Lasciammo quel luogo di sangue.
Di morte.
Portandoci via B.
Senza notare una figura, nell’ombra.
Una figura mischiata all’ombra.
Che ci spiava.
E rideva.
Rideva di gusto, ma silenziosamente.
L’ombra.
Avrebbe presto avuto il divertimento che sperava.
Angolino
autrice che deve fare un disegno di arte, ma non è capace e
preferisce perdere tempo scrivendo cavolate.
allora
gente, come vi è parso il chappy?
Ho una domanda per voi: L=B esteticamente?
pensate bene alla risposta...
e scoprirete i miei subdoli progetti per il prossimo
chppyyyy!!!
grazias muchos a :
-kiki98
-Tigre Bianca
-Gatta blu
au revoires (probabilmente è scritto sbaglito, ma
voi fate finta di niente che se nò Manny si offende: l'ha
scritto lei!)
Mina
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Capitolo 21 *** Va tutto bene... ***
Ok, ok, lo so che non aggiorno da mooooolto
tempo... ma esisto ancora purtroppo per voi!!!!
Felici?
Ok, non rispondetemi, andate pure al bagno...
Beyond aprì lentamente gli occhi.
Vedeva tutto sfocato, tutto biancognolo.
Qualcosa si mosse sopra di lui.
Che diamine?
Sbatté un po’ gli occhi, e visualizzò
un ragazzo sopra di
lui.
Era… era L!
tentò di tirarsi su a sedere, ma il tentativo
fallì miseramente.
L’altro gli posò preoccupato una mano sulla
fronte,
ammonendolo dolcemente
“Stai tranquillo! Hai la febbre, devi riposare!”
Poi un sorriso gli balenò in viso.
“Sono felice di rivederti vivo, B. mi sei mancato.”
Anche lui sorrise stancamente.
“Ma hai ancora molte cose da spiegare”
Riuscì a esclamare, sorridendo, prima di addormentarsi sotto
lo sguardo premuroso di L.
L era al settimo celo: B si era svegliato! Aveva parlato!!
Era vivo!!!
Afferrò il cellulare, e chiamò Alma.
Visto che non poteva allontanarsi da B, infatti, aveva
munito tutti di cellulari all’ultimo grido.
In un minuto scarso tutti erano stati avvertiti.
La prima ad arrivare fu Mina.
Con la sua solita
delicatezza degna di uno scaricatore di porto, per poco non
sfondò la porta, si
precipitò su L e lo abbracciò, alzandolo da
terra, tanto entusiasmo aveva in
corpo.
Dopodiché lo rimise giù, si fermò e
trasse un respiro
profondo.
Accortosi che la ragazza stava per esplodere in un mare di
insolite esclamazioni che avrebbero svegliato oserei dire bruscamente
B, le
tappò prontamente la bocca.
Poi la portò fuori mentre lei lo guardava con aria
incavolata.
Chiuse accuratamente la porta e si preparò alla valanga con
aria rassegnata.
“COME OSI TAPPARE LA BOCCA A MINA???? TU NON PUOI
TAPPARE LA BOCCA A MINA!!!! E DOVE
LA METTI LA LIBERTà DI PAROLA, SANA SANA NEL MURO LA METTI,
VEH???? NON TI
PERMETTERò DI VANIFICARE LA MIA LOTTA CONTRO I MONARCHI
ASSOLUTI!!! A NO, NON
CI SPERARE!!!! PUOI SCORDARTELO, MEZZO PINO ARROSTITO ALLO SPIEDO!!!!
CILIEGIA
ASSASSINA FORMATO CUBICO CON UNA FORTE TENDENZA ALLA FRAGOLITE
ACUTA!!!!
NESSUNO, RIPETO NESSUNO,
Può ANHE
SOLO PENSARE DI TAPPARMI LA BOCCA!!! CLARO AMIGO??? NON CI PROVARE MAI
Più
INDECENTE PANDA OCCHIALOIDOFORME!!!! POTRESTI NON PASSARLA LISCIA,
INTESI???? O
SI, LA PASSERESTI PIUTTOSTO RUVIDA, COME UNA GRATTUGIA PER FORMAGGIO
STAGIONATO
DEL 76!!!!”
Mina si fermò un momento per riprendere fiato e L
approfittò.
“Non è per tapparti la bocca, Mina, è
solo che B dorme, e
avresti potuto disturbarlo.”
Mina era giunta alla massima capienza di aria, e stava per
ricominciare a urlare, quando recepì il messaggio.
Si fermò un momento e poi si espirò.
“Potevi pure dirlo prima, no? Bah… ”
In quel momento arrivarono gli altri.
“Dunque sta bene?”
“Si, ha aperto gli occhi, ha anche parlato, ma ora sta
dormendo.”
In un momento L si trovò sepolto in un abbraccio complessivo.
“Bene, ora che ci siamo accertati che stia bene…
potremo
pensare alla colazione, no?”
“Solo a questo pensi, Mello!?”
“Io ho fame!”
“Che gente!”
“Va bene, andiamo a mangià!”
“L, vieni?”
“No, resto con lui”
“Ok, poi ti portiamo qualche etto di torta!”
“Hahaha!”
“Ciao cervellone!”
“Adieu!”
Poco a poco tutti andarono a fare colazione, mentre L
ritornava da Beyond.
Sorrise, sussultando a un’esclamazione di Mina
particolarmente pepata, probabilmente diretta a Mello, udibile
attraverso i
muri, a proposito di un australopiteco ceco.
Sembrava proprio che tutto fosse sistemato per il meglio.
La Wammi’s era indagata, mancava poco e sarebbe stata
chiusa.
Tutti i ragazzi erano salvi, felici.
Lui era coi suoi amici, col suo amato, finalmente sereno.
Dopotutto aveva vinto.
Non vedeva l’ora di conoscere la storia Beyond.
Andava tutto bene.
Troppo bene.
Presto qualcosa sarebbe giunto.
L’ombra di un passato dimenticato.
E avrebbe rotto quella pace.
Attento L.
Attento.
Angolino
autrice ritardataria (o ritardata) chiedente indulgenza
Ciao, mie lettirici (si sono femminista!)!!!
Allora, che ne dite di ste due righe che non sarebbe rispettoso
chiamare capitolo???
Spero in qualche rec, anche di insulti!
Grazie a tutti i puffoli (non vi preoccupate: è un
complimento) che hanno recensito la storia e
cioèèèè:::
-Gatta Blu
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Capitolo 22 *** Chi diavolo è??? ***
Si, lo so, è corto anche stavolta...
perdono!
:)
L andò a fare due passi.
Dopotutto erano tre giorni che vegliava su Beyond.
Aveva lasciato Federica di guardia al ragazzo dormiente.
Non ce la faceva proprio più a stare fermo.
Scese le scale per 24 piani.
Si, c’era ascensore, ma aveva bisogno di muoversi.
Arrivò in cortile.
Cominciò a camminare, per il gusto di farlo.
Si avvicinò a un albero.
Una quercia.
A un angolo del cortile.
Lui non lo sapeva, ma quella quercia gli avrebbe causato
molti problemi.
Si avvicinava sempre di più.
Curioso come al solito.
Gli era sembrato di vedere qualcosa.
Da dietro l’albero sbucò una figura.
Un ragazzo quasi uguale a lui.
“Beyond!” esclamò, fiondandosi ad
abbracciarlo, a
sorreggerlo.
“Cosa ci fai qui? Sei ferito, devi tornare in infermeria
subito!”
L’altro ricambiò l’abbraccio.
L sentì che c’era qualcosa che non andava.
Per cominciare, l’odore di Beyond non era
così… così
forte.
Non così prepotente.
E poi… quell’abbraccio.
Troppo… violento, possessivo.
Quello non era Beyond.
Ma se ne accorse troppo tardi.
Tentò di divincolarsi da quell’abbraccio,
ma l’altro lo strinse tanto forte da togliergli il respiro.
“Bene” sussurrò- “mi sei
venuto
da solo fra le braccia, molto bravo, ti sei evitato scontri
dolorosi… ora
ascolta: ho una pistola puntata contro di te, non ti conviene fare
movimenti
sospetti. Ora ce ne andiamo fuori, che ne dici? A fare una bella
passeggiatina!
Hahaha!”
L’ombra entrò nell’infermeria, vestito
come L, ingobbito come L.
“Grazie, resto io ora” disse a
Federica, che dopo averlo salutato uscì dalla stanza
saltellando.
L’ombra si avvicinò indisturbata
al letto di Beyond.
Lo osservò: stava guarendo in
fretta.
Tipico del Buio.
Ghigno in modo orribile, si
sedette al posto di L e continuò a fissarlo.
Pensando a ciò che aveva fatto
scoppiò in una terribile risata, una risata non di questo
mondo, o fin troppo
sua.
L
era stato sbattuto in una piccola cella, chissà
dove.
Si alzò, dolorante.
Niente finestre, una porta in
ferro battuto e scarse possibilità di fuga.
Era messo proprio male.
“Ci risiamo! Ma chissà perché devo
sempre essere rapito da qualcuno! Bah! Cosa ci troveranno di tanto
interessante
in me?!”
Scosse la testa.
Dopotutto lo sapeva benissimo
cosa ci trovavano in lui.
O almeno, se le sue deduzioni
erano esatte, stavolta l’avevano rapito per fare del male a B.
Quel ragazzo era veramente
uguale!
Esternamente..
Però era troppo… troppo!
Boh, comunque non era ne lui ne
Beyond.
Almeno non era troppo interessato
a lui!
No, perché un altro rapimento in
stile Light non l’avrebbe tenuto, ne era sicuro.
Rabbrividì solo al pensiero.
Quel.. pervertito malato mentale!
Si sforzò di pensare ad altro.
Come uscire, per prima cosa?
Perché doveva ASSOLUTAMENTE
uscire, Beyond era in pericolo!
Sospirò, e si accinse a fare il
giro della stanza, cercando vie d’uscita.
Niente.
Credeva di aver guardato
dappertutto.
Ma non aveva notato una zona
completamente in ombra, scura.
Si accucciò, per pensare meglio.
“Dunque… se non posso uscire,
devo almeno poter avvertire qualcuno... se ci fosse una parete
più sottile potrei
provare a urlare, anche se non credo che a una mente così
organizzata
sfuggirebbe una così banale soluzione…
mmmh… ”
A un tratto, qualcosa si posò
sulla sua spalla.
Sobbalzò, sicuro, fino a poco
prima di essere solo.
Si voltò di scatto, e ciò che
vide gli fece spalancare gli occhi dallo stupore.
Una ragazza, vestita principalmente
di nero e con qualche borchia qua e la, un piercing al labbro inferiore
e con
una cicatrice sul collo.
Ma non era questo l’importante.
Il fatto era un altro.
Lo guardava allo stesso modo in
cui lo aveva guardato Beyond la prima volta che si erano visti, un
po’ più su
della testa.
E aveva gli occhi rossi.
Non rossi come il suo assalitore:
nel suo caso a prima vista erano rossi, ma uno sguardo più
attento svelava
pagliette nere, al contrario di Beyond, che li aveva completamente
rossi.(nota
autrice: l’ombra può ereditare il potere degli
occhi solo uccidendo B, e lo stesso
vale per diventare il Buio)
Al contrario di quella ragazza.
“Che casino” fu l’ultimo pensiero
di L, prima che la misteriosa ragazza gli tirasse un pugno in faccia,
con una
cortesia sconcertante.
Angolo autrice felice che dovrebbe essere scoraggiata da
voti poco raccomandabili, ma che è pimpante non si capisce
bene perchè...
ditemelo: vi ho stupiti!
hahahahahh!
beh, a parte gli sproloqui un grazie a :
-kiki98
-Beyond_Birthday
adieu
Mina
|
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Capitolo 23 *** Qual'è il femminile di Beyond Birthday? ***
Ciao gente!
lo so che non aggiorno da un sacco ma.. beh, eccomi qua!
visto che nello scorso chappy non sono stata molto chiara,
ecco:
Beyond: occhi rossi e potere
Tipa misteriosa: occhi rossi e potere
Ombra stron.. pardon, Ombra: occhi rossastri,
niente potere
L si risvegliò con un forte
dolore alla fronte.
Aprì lentamente gli occhi, e si
ritrovò appoggiato a una parete, con, davanti a se, la
misteriosa ragazza di
prima.
“Scusami per prima”
L si alzò di scatto.
Non era possibile!
“Ehi calma, mica mordo!”
Aveva la stessa identica voce dei
Beyond, le stesse inclinazioni, le stesse occhiate.
La osservò a lungo senza
proferire verbo.
Ma chi era?
Aveva la forma di Beyond, Beyond
aveva le sue forme, lei viveva in lui e lui viveva in lei.
Gli stessi lineamenti, la stessa
diafana pelle, gli stessi occhi.
Rossi.
Penetranti.
Posati su di lui.
Per niente rassicuranti.
“Chi sei?” le chiese, cercando di
non lasciar trasparire il suo choc.
Lei sorrise al suo indirizzo.
“Chi sono io?”
Chinò indietro il capo e rise.
In modo disumano.
Peggio ancora di Beyond.
In effetti Beyond non aveva mai
voluto spaventare L.
Ma lei… lei si divertiva così
tanto.
Lei non aveva mai amato nessuno.
Era Buio allo stato più puro.
Lei.
Lei era il vero Buio.
Ne Beyond, ne l’Ombra, con lei in
giro, potevano aspirare a quel ruolo.
D’un tratto divenne seria.
“Chi sono io?”
Inclinò la testa di lato, e per
un attimo a L parve di vedere Beyond, che lo fissava.
“Io.”
Si avvicinò.
“Io sono.”
Prese le spalle di L e lo guardò
negli occhi, sadica.
“Il Buio. E tu, Lawliet? Che sei?
”
Lui non chiese come sapeva il suo
nome.
Poi lo mollò, dandogli una spinta
all’indietro.
E riprese a ridere.
A farsi beffe del mondo, che si
era divertita a spaventare.
L la guardava con tanto d’occhi.
Uguale. Uguale a B.
La stessa mente distorta.
Ma lei era… a suo modo diversa. Era
cattiva. Era ancora meno sana mentalmente.
Chissà se anche lei sognava, come
B, di vedere la data vitale del mondo.
La ragazza si sedette, appoggiata
a un muro.
L si avvicinò cautamente.
Si sedette di fianco a lei.
“Tu.. conosci per caso… Beyond
Birthday?”
Lei si voltò a fissarlo ancora,
mettendo a dura prova il suo sguardo.
“Beyond Birthday… si, lo conosco.
”
“Già.. emm... siete proprio
simili.”
“Ma davvero? ”
Sembrava seria.
“Ma.. tu invece… che ci fai qui?”
“Hai presente quel ragazzo che ti
ha così cortesemente rapito? Ecco, lui! Lui
vuole… gli occhi miei e di Beyond. E
per averli mi ha rinchiuso qua, a farmi morire di fame, visto che sa
bene che
in altri modi gli sfuggirei, e adesso dovrebbe avere la porta aperta
per
uccidere Beyond. Ora che tu sei fuori campo. Sai… siete
proprio simili… per
questo prima ti ho
colpito. Ma poi ho
capito che non potevi essere tu: nessuno per quanto stupido si
imprigionerebbe
da solo.”
“Cosa?”
“Hai sentito.”
“Dobbiamo uscire! Assolutamente.”
“Si, sono d’accordo con te. Sai,
in realtà sono appena arrivata, non ho avuto modo di
andarmene, ma ora
provvederemo.”
“Si… ma… emm… da dove pensi
di
fuggire?”
“Io non fuggo. Io esco. E da dove
si esce genio? Dalla porta.”
L la guardava come se fosse un
alieno.
Lei si alzò, e si avvicinò alla
porta, esaminandola.
“Si può fare. ”
Detto ciò si inginocchiò, e dagli
anfibi, estrasse una piccola rotellina di metallo seghettata.
Si rialzò, e cominciò a segare i
cardini.
L si avvicinò.
In pochi minuti il primo cardine
era saltato.
“Tieni, renditi utile Lawliet”
L non era molto abituato a
ricevere ordini, ma non discusse.
Intanto, la ragazza controllò
ancora una volta la porta.
Una volta che L ebbe finito, si
fece rendere la rotellina, che si infilò in tasca.
Si allontanò di qualche passo, e
senza attendere che L si scostasse diede un mirato calcio alla porta,
che cedette
con uno schianto assordante.
L fece un salto indietro.
Lei uscì, senza badare a lui, che
la seguì.
C’erano delle scale, che
portavano sia giù che su.
L stava per salire, quando vide
che lei invece scendeva.
Incuriosito la seguì.
“Dunque… dovrebbero essere…
qui!”
Un tavolo.
Ricoperti di armi.
“Si, eccola, la mia piccola!”
Così dicendo il Buio prese una
mannaia, più grande del normale, rilucente di una strana
luce.
La infilò sotto la giacca, e
risalì le scale, con L che la fissava, chiedendosi in che
cavolo di casino si
era cacciato, nella vita.
Riuscirono a uscire senza altre
difficoltà.
Erano in campagna.
Lei cominciò a camminare.
“Ma.. dove andiamo? Come fai a
orientarti”
“Se vuoi seguirmi fallo. Se no
trovati un’altra strada, chiaro? Non ti ho chiesto di venirmi
dietro come una
pecora.”
Nonostante la risposta brusca L
non si offese, e continuò a seguirla.
Dopo un paio di kilometri, quando
già L stava per farle altre domande che probabilmente non le
sarebbero piaciute
affatto, scorse… una moto.
La prima parola che gli venne in
mente fu: gigantesca.
Un mostro nero.
Lei si avvicinò, e montò in
sella.
“Allora, vieni, o no?”
“Emm.. io non so andare in moto.”
“Allora arrangiati.”
“Beh, posso provare, aspetta”
L era conscio che quella era la
sua unica possibilità per uscirne.
Salì, accuciandosi dietro.
Dopotutto c’era un sacco di
spazio.
Certo, non era molto sicuro, ma o
così, o niente.
L deglutì.
“Parti pure”
“Non sto aspettando te” rispose
lei con una freddezza inumana.
Ad un tratto, un gigantesco falco
nero si posò su un ramo li vicino.
Lei sorrise.
“Lui è il mio falco. Lo trovai da
pulcino. Era diverso dagli altri, come me. E mi ha sempre seguito da
allora. Non
pensare mica a strani riti satanici.”
Detto questo scoppiò nuovamente
in una risata, per poi accendere il motore e partire, seguita da un
falco, che
volteggiava sopra di lei.
Nel vento, L aveva un dubbio.
“COME FAI A CONOSCERE BEYOND?”
urlò alla velocità.
La sentì ridere più forte.
“BEYOND… è IL MIO CARO
FRATELLINO! ”
Ancora una risata echeggiò nell’aria.
Angolino autrice che deve
ANCORA finire i compiti....
Ehilà, gente!
felici che io sia finalmente tornata a aggiornare (pensate a Manny)???
Braviiiiiiiiii!!!!!
E allora Manny si aspetta tante tante tante recensioni!
:D
dai scherzo! Però se avete voglia... insomma, non mi fa mica
schifo un commentino, vhe?
vabbè, non vi annio oltre!
Kiss
Mina
|
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Capitolo 24 *** Suspance ***
Come
già detto nella ff "Rivali", lo so che non ho scritto per un
sacco di tempo rispetto ai miei standard, perdonatemi!
Comunque
sia, questo chappy è più che altro intermediario,
giusto per lasciarvi con un po' di suspance...
buona
lettura!
Beyond Birthday si svegliò con un
brutto presentimento.
Aprì velocemente gli occhi, e si
trovò a pochi centimetri dal volto di un ragazzo.
Dal volto dell’Ombra.
“Oh porca putt..”
“Ben svegliato Beyond”
“Che cazzo ci fai qui? Ma non sei
morto?”
“Gentile da parte tua
chiedermelo. Comunque no, non sono morto anche se non ho avuto le cure
mediche
che hai avuto tu.”
Beyond si accorse di non potersi
alzare: era legato al letto.
“Oh, si, una piccola precauzione.
Stavolta non fuggirai da me. ” disse l’Ombra
sorridendo.
“Dov’è L?”
“Oh, L. non lo rivedrai più.”
“Co-cosa? Perché?”
Beyond non si era preoccupato
troppo per se stesso, ma intuendo quel che sarebbe potuto succedere a L
si
spaventò tantissimo.
“Non mi preoccuperei di questo.
Non puoi fare niente per lui. Almeno prova a salvare te
stesso.”
“NO!”
Una lacrima scese dagli occhi di
Beyond Birthday.
“Oh, Beyondino non piangere. Non
rovinarmi gli occhi, mi serviranno quando sarai morto.”
“VAFFANCULO!”
“Silenzio! Ho sarò costretto a
imbavagliarti!”
“Che paura!”
“Non sei nella condizione di fare
sarcasmo Beyond. Proprio no. Bene. Ora ci divertiremmo un
po’, ti va? Hahaha!”
La risata maligna riecheggiò nell’aria,
lasciando presagire niente di buono.
Beyond, con gli occhi dilatati
dal terrore, attendeva la fine.
Era rassegnato.
Se anche si fosse salvato, senza
L che vita sarebbe stata?
Ormai non voleva più reagire.
Era stanco di lottare.
Smise di divincolarsi, chiuse gli
occhi.
Che facessero di lui quello che
volevano.
Ormai era già morto.
Morto dentro.
Intanto, un L scioccato e una
matta da legare con catene moooolto resistenti, correvano come pazzi
per la
campagna, seguiti da un uccello nero che faceva comiche evoluzioni per
aria,
col solo scopo di divertirsi.
L era seriamente sconcertato.
Cosa voleva dire “è il mio caro
fratellino”?
Era in senso metaforico?
No, eh?
No.
Una parte della sua mente gli
urlava: “Illuditi! Illuditi! Illuditi!”
Mentre quella razionale
dissentiva con calore.
Insomma, un delirio.
Invece, la cosiddetta matta, si
divertiva come una pazza ( perché c’è
una differenza enorme fra pazza e matta,
e dico seriamente ) intuendo ciò che l’altro
pensava.
Un trio di casi persi, in parole
povere.
“DOVE STIAMO ANDANDO?” chiese
infine L.
“A SALVARE MIO FRATELLO
NATURALMENTE! ”
“Oh” disse semplicemente l’altro.
E poi: “OH CAZZO!”
“LAWLIET, CHE FAI, MI IMPRECHI?”
“BEYOND!”
“NO, LUI è MIO FRATELLO, FAI
CONFUSIONE!”
“NO, DICO… BEYOND!!! IL TIPO
STRANO… BEYOND!”
“OH, DICI CHE SI STANNO
AMMAZZANDO? ANCHE SECONDO ME, PER QUESTO VADO COSì
VELOCE!”
“PERCHè DI SOLITO VAI PIANO?”
“… IN EFFETTI NO… ”
“MA NON PUOI ANDARE Più VELOCE??”
“CICCNO STA A SENTIRE: TUTTO HA
UN LIMITE! STIAMO ANDANDO A 350 ALL’ORA!!”
“oh mamma santa… PENSA A GUIDARE
ALLORA, CHE STAI A CHIACCHIERARE!?”
“VERAMENTE SEI TU CHE… lasciamo
perdere va…”
L, conscio della velocità alla
quale andavano, si tenne stretto, e cominciò a mormorare fra
se delle strane
equazioni incomprensibili per distrarsi.
Entrarono dopo poco nella città
vera e propria.
Fu allora che per L cominciarono
le vere difficoltà.
A ogni curva rischiava di morire
spappolato, tanto che poi, visto l’alto suo contenuto di
zucchero, avrebbero
potuto raccoglierlo come un nuovo tipo di marmellata!
Passarono un pio di auto della
polizia, ma non provarono neanche a inseguirli tanto andavano veloci.
Causarono un paio di incidenti,
ma L non se ne accorse neanche, troppo preso a tentare di stare sulla
sella.
La ragazza invece, era
perfettamente a suo agio, anzi, era di buon umore.
Le piaceva la velocità.
Certo, suo fratello stava
probabilmente morendo agonizzante, ma insomma, se non ci si diverte da
vivi poi
che si fa? Di vita ce n’è una sola!
Stavano per arrivare.
Fra poco avrebbe avuto modo di
usare la sua mannaia, la sua “piccola”, ma non
pensate che la cosa la facesse
ridere.
Neanche a lei piaceva uccidere la
gente, neanche una come lei provava gusto a causare dolore.
Ne era capace e senza troppi
sforzi, non è cosa che si possa negare, ma nemmeno lei era
così crudele da
troncare una vita, una qualsiasi vita, senza motivo valido.
Ma perché allora, c’era gente che
invece lo faceva?
L’ombra intanto, si divertiva a
stuzzicare Beyond, a prenderlo in giro.
“Povero Beyondino, sei tanto
triste? Cosa farai senza più Elluccio? Non lo sai? Te lo
dico io, non temere! Non
farai proprio niente! Hahaha! Non puoi fare assolutamente nulla! Oh,
che
peccato, non trovi? Ma che ci vuoi fare, son cose che capitano! Non
è così? E dove
sono i tuoi amichetti, ora? Dove sono? Dai dimmelo! Sinceramente, non
lo so! Su,
hai perso la lingua? O la vuoi perdere? Ma moriresti subito, mio caro!
E noi
non lo vogliamo, vero? ”
Beyond non lo ascoltava.
Chiusi gli occhi stava ripensando
alla sua vita, passo per passo.
Non sentiva i deliri dell’Ombra,
non avvertiva il dolore delle ferite infertegli per farlo reagire.
Non ebbe che un fremito, quando
il piatto freddo della lama gli si posò sul collo, facendo
scorrere brividi
lungo la sua schiena.
Non aprì gli occhi neanche quando
venne slegato, buttato a terra.
L’Ombra era sempre più
arrabbiata.
Non si stava divertendo.
Beyond non reagiva.
Non urlava di dolore, non si
divincolava, non tentava di fuggire, nulla!
Ne minacce, ne insulti, ne sarcasmo
lo colpivano.
Era come un diamante,
inscalfibile.
Lo prese a calci, lo ferì, ma non
servì a nulla.
Infine, dopo che anche volendo
Beyond non avrebbe potuto più fare niente, l’Ombra
si stancò.
“Bene, è così. Allora morirai
subito. ”
Beyond era riverso a terra, non
disse nulla, non fece nulla.
Come una bambola di pezza si
lasciò porre sul letto scompostamente.
L’Ombra alzò il coltello.
Angolino
autrice ritardataria e forse anceh ritardata (io: ehi!
titolo: scrivo quello che mi va! io: o.o non ho
più autorità neanche suoi miei titoli...)
Hola gente! rieccomi qua finalmente, anceh se credo che voi vi siate
goduti molto questo periodo, rieccomi qui! :)
Spero non mi vogliate mettere al rogo per aver ricominciato a intasare
di schifezze EFP!
In qualsiasi caso, passo ai ringraziamenti così non vi tedio
troppo:
-Gatta Blu
-Beyond_Birthday
-Lulosky
-kiki98_fabray
grazie a tutti!
Mina
|
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Capitolo 25 *** Dying ***
L’aria era fresca quel giorno. Il
sole aveva una luce che si riversava dappertutto, rendendo visibili i
minuscoli
granellini di polvere, che svolazzavano in aria senza meta. Poche
nuvole
interrompevano la continuità monotona dell’azzurro
cielo. Nelle case di
periferia, i bambini giocavano in strada. In alcuni punti si sentivano
voci
femminili limpide, alzare forte al mondo la loro canzone preferita. Era
domenica.
Alcuni guardando fuori dalla
finestra si trovavano a pensare che la vita era, dopotutto, una bella
cosa.
In una parte della città. Quella
dei grattaceli, le persone non si vedevano in strada. Solo ogni tanto,
si
poteva incontrare qualcuno col proprio cane al guinzaglio. In quella
parte di
città, qualcosa arrivò a turbare il silenzio
compiaciuto della bella giornata
offerta. Un rombo sempre più forte, aumentava
d’intensità molto velocemente. Un
rombo raschiante, potente. Di una moto, sembrava. Una di quelle moto
che non si
vedono in giro molto spesso. E infatti una passò, una moto
molto grande, nera,
e lasciò dietro di se una scia di smog che si disperse
nell’aria. Nessuno ci
fece caso.
In uno di quei palazzi, uno sorto
da poco, però, qualcuno c’era. In un cucinotto,
alcuni ragazzi tentavano di
fare un risotto con la cipolla, altri si impegnavano in un bel pollo
con
contorno di patate. Ragazzi allegri, che andavano d’accordo.
Strani, non c’è
che dire. Ma chi non è un po’ matto, dopotutto?
Una ragazza, però, non era in
cucina.
Già, era uscita, avendo udito
alcuni strani rumori sopra le voci degli amici.
Era davanti a una porta in quel
momento, incuriosita appunto da quei rumori. L’ombra di una
risata aleggiava
intorno a lei. Dietro quella porta, il giorno ridente, la
serenità conseguente,
l’odore forte delle cipolle, il rombo della moto non
giungevano.
In quella stanza non c’era spazio
per essi.
Ma la ragazza non ne aveva idea,
naturalmente.
In quel momento, il destino giocò
la sua ultima carta. La più difficile da giocare.
Nello stesso momento in cui
l’ombra, alzò il coltello, sul corpo inerme di
Beyond Birthday, nello stesso
momento in cui L e la strana ragazza che aveva conosciuto scendevano
dalla moto
e correvano nell’edificio, incuranti delle guardie che
tentavano di fermarli,
la ragazza abbassò la semplice maniglia della porta,
distraendo l’Ombra dal suo
intento, e trovandola chiusa a chiave.
L’Ombra si avvicinò alla porta,
guardinga.
“Chi è? ” ringhiò
all’indirizzo
della porta.
La ragazza si immobilizzò. Quella
voce non l’aveva mai sentita. Indietreggiò di un
passo, senza rispondere, e in
un secondo diede un forte calcio alla porta, che si
schiantò, rivelandole uno
spettacolo che non avrebbe mai dovuto vedere. In un luccichio poco
rassicurante, la ragazza allegra scomparve, e chi si trovò
davanti l’Ombra fu
un demone nero assetato di vendetta.
Intanto, L saliva le scale,
ancora inseguito dalle proprie guardie.
La ragazza fece un passo avanti.
L’Ombra era immobilizzata con un ghigno su volto e il
coltello
insanguinato stretto
in mano,
mascherando la sorpresa.
“Tu” disse semplicemente lei,
avvicinandosi ancora, fino ad arrivare a un passo.
“Non sei L”
Lui soffocò a stento una risata.
“No,nient’affatto! E tu, invece,
chi sei?”
“L’unica cosa che devi sapere di
me, è che ti farò molto male, figlio di
puttana” rispose lei, con aria
minacciosa.
I suoi occhi brillavano nel buio,
incutendo timore a chiunque li guardasse.
Gli tirò un calcio, facendolo
cadere, ma lui la portò con se nella caduta, e con pochi
veloci movimenti, si
portò su di lei, che però gli tirò un
pugno tale da rivoltarlo. Si alzarono in
fretta, fissandosi.
L correva, ma lo stavano per
prendere, tutte quelle scale lo sfiancavano.
Ora, i due si erano invertiti: la
ragazza era vicina a B e l’Ombra vicina alla porta. Lei
indietreggiò, e prese
il polso di B, per cercare di capire se fosse vivo, tenendo
d’occhio l’Ombra.
Quest’ultima, arrabbiata per la piega che la situazione stava
prendendo,
avanzò, con il coltello alto, pronta a usarlo. La ragazza
lasciò B,
rassicurata, e si erse in tutta la sua statura: sapeva di non poter
battere
quello strano inquietante sosia, ma le sue parole cariche
d’odio, furono
comunque in grado di fermarlo per un momento dal suo avanzare
incalzante.
“Saranno parole da film… ma
dovrai passare sul mio cadavere se vuoi lui. ”
L’Ombra si rese conto del rischio
che stava correndo: la ragazza aveva degli amici, che non vedendola
tornare,
avrebbero potuto insospettirsi. Fece un altro passo avanti.
“Levati, dai!” esclamò scocciato.
Lui non era li per fare stragi, doveva solo ammazzare quel ragazzo.
Ma lei determinata, lo aspettava,
pronta a ogni sua mossa.
Fu circa in quel momento che
l’Ombra capì che doveva fare in fretta, e decise
che l’avrebbe uccisa.
Il coltello baluginò, e la
ragazza capì che era in gioco la sua vita.
Accolse il suo attacco con un
calcio nelle parti basse, che lo fece cadere in avanti. Con una rauca
risata,
nonostante il dolore, allungò il braccio, e grazie alla
spinta della caduta, le
finì addosso, con il coltello puntato sul petto, e
l’altra mano che correva al
suo collo.
Non c’era più nulla da fare,
questo lo sapevano tutti e due.
E mentre cadeva la ragazza, che
si era sacrificata senza pensarci due volte, sorrise. Sorrise davvero.
Perché aveva sentito un urlo, una
voce che l’aveva rassicurata.
Nella sua testa risuonava
ovattato.
“STO ARRIVANDO BB!”
Non era nessuno che conoscesse,
ma non le importava.
Senza vedere la figura che non è
giusto chiamare persona, che la stava uccidendo lentamente, ignorando
30
centimetri di corpo estraneo che le penetravano nel cuore con lentezza
esasperante, la ragazza rivolse un ultimo pensiero alla sua vita, e
sorrise di
nuovo.
Nonostante non fosse stata una
vita facile, i suoi amici erano capaci di provocarle
felicità anche a distanza,
anche senza saperlo. Li sentiva vicini anche se erano lontani. Poi vide
la sua
chitarra, come se fosse li davanti a se. Senza
un’imperfezione, tranne quei tre
piccoli graffietti che solo lei sapeva identificare, e che la rendevano
sua,
come la corda del re, consunta, marroncina.
Sopra di le non c’era più
nessuno, l’Ombra era stata spostata, calciata via, con un
urlo da parte di una
ragazza della sua età, ma questo lei non lo sapeva. Ne
sapeva che una mannaia
stava sfilandosi da una cintura, una mannaia presto rossa di sangue.
Non sapeva
che L fra poco sarebbe stato li, l’avrebbe vista, e avrebbe
visto BB.
Chiuse gli occhi, ma ancora era
viva.
Ecco, L era arrivato.
E aveva visto l’Ombra squartata a
terra, la mannaia a terra, e la strana ragazza col falco sulla spalla,
chinata
sul fratello.
E l’aveva vista.
“No!” aveva sussurrato,
sopraffatto dal dolore.
Ed era corso da lei, le sue mani
l’avevano scrollata forte, facendole aprire gli occhi ancora
una volta.
“Guardami. Guardami!” le aveva
detto, fissandola freneticamente negli occhi.
“No, L. calmo. Vai da lui. È li
che devi stare” sussurrò lei.
“No, io non ti lascio, io non ti
lascio. Dimmi qualcosa, parlami!”
“L., promettimi una cosa”
“Cosa? ”
“Promettimi che veglierai tu sui
miei amici… e BB… non abbandonarlo
mai… e… L…”
“Te lo prometto! Ma ora guardami! E dimmi che non
morirai!”
Lei non lo esaudì.
“L… la mia chitarra… cremala con
me… e poi… in Norvegia…
sarà bello viaggiare ancora come con Cleo… ma
sarò
polvere… e ci sarà la mia piccola con me. Mi
piacerà. ”
“NO! NO! Stai qui, guardami!”
“L… addio. Ci rivedremo, vedrai…
hey! Non piangere, non è da te! ” le forze la
stavano lasciando.
“Salutami tutti, e di loro che mi
dispiace non averli potuti aiutare a finire il pollo…
” non ebbe più forza di
continuare, richiuse gli occhi.
“NO! MI DEVI GUARDARE! APRI QUEGLI OCCHI!”
Ma lei non lo sentiva più. E mai
più l’avrebbe sentito.
La ragazza era morta.
La ragazza ero io.
Angolino autrice
ascoltante musica punk tutto il giorno
Ebbene eccoci agli ultimi capitoli... che dire...
Grazie a tutti, davvero, per avermi seguito fin qui.
-Beyond_Birthday
-Gatta Blu
-Lulosky
-MaryElle54
Al prossimo, ultimo, capitolo.
Mina
|
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Capitolo 26 *** The End ***
Eccovi l'ultimo capitolo. Ci vediamo alla fine.
L guardò quel corpo senza vita, e
si rese razionalmente conto della situazione. Si alzò, e
uscì, alla ricerca
degli amici. Ripercorse le ultime parole di Alma, e dedusse che si
trovavano in
cucina. Vi andò, correndo. Spalancò la porta e
osservò per un secondo l’allegra
scena. Poi, Near lo notò. Sgranò gli occhi alla
vista del sangue fresco sulla
sua maglietta, e prese la mano di Mina, di fianco a lui, per attirare
l’attenzione. Allora anche lei lo vide e anche lei
sgranò gli occhi.
“OMMIODDIO! L CHE è SUCCESSO?”
esclamò avvicinandosi a lui. Simultaneamente, tutti gli
altri lo notarono, e lo
circondarono, facendogli domande.
“Ragazzi…. Ragazzi… RAGAZZI!”
urlò infine L.
Tutti si fermarono, per
ascoltarlo.
“Alma è morta”
Neanche lui sapeva come aveva
fatto a dirlo, così, con la solita freddezza. Ora gli occhi
di tutti erano su
di lui, nessuno si muoveva, e Matt aveva ancora un sorriso pietrificato
sul
viso. Fu come sempre Mina a rompere il silenzio.
“Ma che dici L… non può
essere…”
tentò di contraddirlo, con poca convinzione, mentre tentava
di afferrare il
significato di quella frase.
“è morta” ripeté il
detective,
apparentemente distaccato. E fu la volta di Mello.
“COSA CAZZO DICI?! NO!” urlò
prendendolo per il colletto.
“Mi dispiace Mello.” Disse
semplicemente lui, e Mello lo lasciò guardandolo in
cagnesco. Come sempre,
reagiva al dolore con la rabbia.
Un paio di lacrime spuntarono
negli occhi di Cleo. “D-dove…”
L uscì, facendo cenno di
seguirlo. Si rese conto che erano tutti talmente schokati che non
riuscivano a
spiccicare parola. Ancora non ci credevano veramente, ma tutti lo
seguirono. Si
diresse all’infermeria, fermandosi davanti alla porta, senza
riuscire a
proseguire.
“Ragazzi…” disse con un filo di
voce.
“Non entrate. Davvero.
Aspettatemi qua.”
Nessuno protestò, ma Mina, fece
un passo avanti. Niente solcava il suo viso così espressivo
se non
consapevolezza e decisone. Poggiò una mano su L, di spalle,
e gentilmente lo
girò.
“L. Fammi passare. Ora.”
Lui non osò contraddirla, se non
con un tenue sospiro.
Mina fissò intensamente la porta,
poggiò una mano sulla maniglia e si fermò,
esitante, restia a credere a ciò che
le era messo davanti. Trasse un respiro profondo, e con un gesto
veloce,
abbassò la maniglia e spalancò la porta.
Tutti videro.
Cleo urlò, correndo a fianco
dell’amica.
Vibèke e Hellion seguirono la
ragazza, con un’espressione incredula e profondamente triste
sul viso
Near spalancò gli occhi, e alcune
lacrime gli solcarono il viso, mentre si avvicinava alla figura nel
sangue.
Mello aveva provato ad
arrabbiarsi, ma l’abbraccio di Matt, lo aveva fermato, e ora
piangevano tutti e
due, chinati su di lei. Mello mise la mano sulla spalla di Near.
Federica e Jennifer, erano vicine
a L, appoggiate a lui, a pochi passi da lei.
Mina.
Mina non si era mossa. Niente era
comparso sul suo volto.
Il suo sguardo si spostò sul cadavere
dell’Ombra a terra, squartato. E poi sulla branda di BB.
“Dov’è?” sussurrò
Mina , guardando verso la branda dove
stava BB, senza vedere alcun corpo.
In quel momento il rombo di una
potente moto si levò nell’aria. il ragazzo chiuse
gli occhi, mentre Mina si
avvicinava a L.
“Sua sorella… lei…”
“L che cazzo è successo? Perché
non eri QUI!?” chiese secca Mina. Gli sguardi degli altri si
fissarono su L.
“Perché quello li mi aveva
rapito” disse indicando il cadavere a terra.
“E chi è?”
“Io… non so precisamente, ci devo
pensare…”
“Intanto che pensi io chiamo le
tue guardie. Tra parentesi, molto efficienti.”
Commentò Mina sarcasticamente.
Gli altri erano esterrefatti da
tanta freddezza.
“Mina non essere cattiva con L,
non credo che sia colpa sua!” esclamò Federica.
La ragazza punk, si limitò a
fissarla intensamente, per poi uscire sbattendo la porta.
“Ma… non ha fatto una piega…
cos’ha?”
“Tutti reagiamo al dolore in modo
diverso Matt… ”
Successe che il cadavere
dell’Ombra fu seppellito, per non finire nell’aria
con Alma.
Successe che Mina ascoltò in
silenzio le parole di L, e da allora non disse più una
parola. Una cosa simile
a un voto di silenzio. Successe che si fissò un viaggio per
la Norvegia di li a
breve, per compiere le volontà di Alma. Successe che BB
ancora non si vedeva,
ma L sentiva che stava bene, insieme alla sorella. Successe che il
pollo si era
bruciato.
Orami era la notte prima della
partenza. Nessuno dormiva.
L era fuori, nel cortile in cui
era stato rapito, e ripensava all’avventura vissuta. Avrebbe
preferito rimanere
alla Wammi’s House piuttosto che finire così:
nessuno che mostrasse altro che
dolore e rabbia, Alma morta, e BB scomparso.
La luna emanava la tipica luce
tenue, a dire la verità in quel momento meno del solito
perché non piena, e in
un cielo nuvoloso. Il
detective
camminava, pensieroso. Si sentiva così… solo.
Così perso. Sapeva risolvere i
più difficili casi della storia, ma non sapeva fare
sorridere i suoi amici.
Sentì dei passi sul marciapiede, ma non se ne
curò. Si chinò a osservare gli
innumerevoli fili d’erba resi plumbei dalla notte. La leggera
brezza notturna
li scosse, causando un leggero fruscio. Sentiva. Il rumore attenuato
delle
macchine che nella città andavano avanti e indietro per le
vie. Un aereo che
passò sopra la sua testa, nel celo scuro.
L era triste.
Sentiva l’odore profondo della
notte, dell’asfalto, della freschezza di quella leggera
brezza a singhiozzi.
Sentiva l’odore della spaziosità del cortile.
Dello smog.
Alzò lo sguardo. Il celo era
violaceo e cupo, un colore strano, per la notte.
Ancora, L pensava a Beyond
Birthday.
I passi risuonavano ancora nella
strada che L sapeva solitaria e buia. Quando si fermarono, L non stava
più
ascoltandoli: di nuovo, i suoi pensieri erano rivolti altrove. Fra le
cose di
Alma, aveva trovato i suoi qua-bolck, e li stava leggendo, cosa che lei
non
permetteva mai a nessuno. Ogni tanto, mentre li sfogliava, si scopriva
a
sorridere. In quei
quaderni c’erano loro,
e riusciva a figurarsi perfettamente ciò che trovava
scritto. Si perse nei
pensieri con facilità, quella sera.
I passi erano di una coppia di
persone: un uomo e una donna. Avanzavano in silenzio: avevano passato
molto
tempo insieme in quel periodo, scherzando, ridendo e ritrovandosi dopo
tanti
anni, e ora, si stavano per separare di nuovo. Ma almeno ora, sapevano
di poter
contare l’uno sull’altro.
A quanto pareva non avevano bisogno di parole nella pesante notte.
Camminare
fianco a fianco ancora una volta li faceva sentire nel posto giusto. A
casa.
Si fermarono davanti alla porta
di un palazzo, e si guardarono negli occhi per un paio di secondi.
Dopodiché,
la lei di quella coppia continuò il suo cammino, senza
produrre suono, e
scomparendo nell’oscurità
Lui estrasse delle chiavi dalla
tasca dei jeans, e le infilò cautamente nella serratura,
facendole girare con
lentezza. Le estrasse, e aprì la porticina del retro di un
enorme palazzo.
Scivolò dentro, occultandosi nell’ombra.
Sospirò, uscendo in cortile, dove
sapeva di trovare lui. L.
E infatti era li, seduto sotto un
alto albero, una magnolia, le cui foglie cadevano di tanto in tanto
danzando, e
i cui rami si protendevano più in alto di tutte le altre
piante che si
scorgevano nel cortile.
Si avvicinò lentamente,
aspettando che si accorgesse di lui. Ma ciò non accadde. Fu allora, che
sentì un leggero senso di
colpa: l’aveva lasciato solo in un momento difficile, in cui
sicuramente non
aveva saputo destreggiarsi con la solita disinvoltura.
Gli fu di fianco, e chinandosi
leggermente gli poggiò una mano sulla spalla, con un tocco
gentile e prudente.
Il detective non sobbalzò, ma
voltò la testa, pensando di trovare uno dei suoi amici nel
tentativo di tirarlo
su, di farlo rientrare.
Quando lo vide, i suoi occhi si
illuminarono, prendendo coscienza.
“Sei tornato?”
“Già” rispose l’altro,
accennando
un sorriso, e facendo alzare L.
Si guardarono negli occhi.
“Come stai?” chiese L, scorgendo
una cicatrice lungo il braccio di Beyond. Alla domanda,
l’altro ebbe una specie
di brivido, ma subito si riprese.
“Bene ora. Come va qua?”
“I nostri amici sono naturalmente
molto depressi. Cleo è andata a organizzare il funerale in
Norvegia E Mina non
parla.”
Beyond sospirò, chinando
leggermente il volto.
“Sono così stupido L. Dovreste
odiarmi tutti.”
“Perché?” chiese l’altro,
conoscendo la risposta.
“Perché!? Ma ti sei rimbambito? Se
non fosse stato per me Alma non sarebbe morta, lo sai!” lo
aggredì B.
“No, non è vero. Già quando
arrivò, eri in cattive condizioni, figuriamoci in quel
momento! se solo io
fossi arrivato in tempo. Un attimo prima… ”
“Non attribuirti colpe che non
hai. Più veloce di 350km orari non potevi andare.”
“Me se…”
L’interlocutore lo interruppe con
un abbraccio dapprima dolce, ma poi sempre più forte,
voluttuoso.
L si sentì protetto da Beyond, e
ricambiò l’abbraccio, risentendo
quell’odore dolce-amaro che caratterizzava
Beyond. Lo sentì ancora magro, ma forte.
“Non devi avere rimorso L.”
sussurrò B nelle orecchie del detective.
“Neanche tu, B.” rispose lui.
La mattina dopo, visto che
nessuno aveva chiuso occhio, le occhiaie in stile L non si videro sui
volti
delle ragazze, solo grazie all’invenzione del correttore. Sui
ragazzi… beh,
sembravano tutti dei panda.
L e B avevano passato la notte a
parlare, cercando di recuperare il tempo perso, e quando gli altri
scesero in
cucina, trovarono che la
colazione era
già stata preparata proprio da loro due.
Matt e Mello, sorridendo gli
diedero una pacca sulla spalla,ancora mezzi addormentati.
Jennifer e Federica lo
abbracciarono, mentre bevevano il caffè ancora caldo, e gli
chiesero dov’era
stato.
Lui rispose, dicendo la verità:
sua sorella l’aveva portato con se in America, ma non disse
di più. Ciò che
avevano fatto restò un mistero. Ma si sa che
l’affetto fra due fratelli non è
spiegabile.
Mina si limitò a guardarlo e a
sedersi a tavola, imburrando una fetta di pane.
Subito dopo aver fatto colazione,
i ragazzi salirono chi su moto e chi su macchine, e si diressero a un
aeroporto
ove avevano appuntamento con un aereo privato di L che li avrebbe
portati in
Norvegia.
Saliti che furono, ciascuno si
accomodò secondo le amicizie.
Mina si sedette in fondo
all’aereo, nonostante Federica l’avesse invitata di
fianco a lei, si mise le
cuffie, e si chiuse in se stessa.
Per il resto dell’aereo,
l’atmosfera era melanconica, e nessuno si sentiva in vena di
parlare, tranne i
due spettinati, che fittamente discutevano su dove atterrare con
precisione.
Ma dopo poco anche loro si
zittirono e L entrò nella cabina del pilota.
Ma per allora, quasi tutti
avevano già trovato un’occupazione: Mello leggeva
fumetti, mentre Matt dormiva;
Near ascoltava la musica ricomponendo il suo puzzle;
Federica e Jennifer guardavano mediante
computer, una serie televisiva, senza molta convinzione.
Beyond notò Mina, seduta da sola
mentre osservava il paesaggio. Si, osservava… B lo sapeva
meglio di tutti che
non erano certo le montagne che stavano sorvolando, che Mina fissava.
Lo si
vedeva, come al solito, anche dal suo aspetto. Difatti, la maggior
parte delle
volte, la ragazza indossava abiti colorati, allegri, che delineavano il
suo
umore e la sua personalità. Quel giorno invece, era vestita
di nero. Nero e
basta.
B si alzò, e si sedette di fianco
a lei. Sapeva di non essere particolarmente bravo a trattare i
sentimenti delle
persone, ma sentiva di doverci provare con Mina, sentiva che quella
persona era
stata creata per sorridere, mentre ora era costretta, o si costringeva,
a
piangere, a rinchiudere tutto in se stessa.
La ragazza non lo notò, o finse,
e non distolse lo sguardo dal finestrino.
“Mina… ”
L’interpellata spostò gli occhi
in quelli dell’interlocutore, e quell’occhiata gli
fece venire i brividi.
Gli occhi grigi della ragazza
erano seri, profondi, e quella pupilla nera era innaturalmente ferma.
Era una
tacita domanda. Gli stava chiedendo cosa voleva. Incredibile come anche
da
silente fosse così esplicita, espressiva. Fu uno sguardo
così strano che non si
accorse per un pezzo, che intanto lei si era tolta le cuffie, e
attendeva che
lui parlasse con un velo di impazienza.
“Ecco… io volevo parlarti.”
B pensò per un momento che il
cambiamento completo dello sguardo di lei fosse dovuto in parte al
pesante
eye-liner e in parte alla sua soggezione. D’improvviso,
nonostante gli occhi
fossero sempre puntati su di lui, l’interesse si era
volatilizzato. La capiva.
Probabile che si aspettasse il tipico discorsetto da amico. Devi
tirarti su...
Passerà… è la vita…
“No, io non voglio dirti quelle
cose” disse B automaticamente, quasi gli fosse stata posta
una domanda vera e
propria.
“Lo so che sono cavolate. Io per
primo alzerei gli occhi al celo al sentirmi dire in un momento come
questo che
il dolore passerà, che sarà presto tutto passato,
che…”
Si accorse che non lo stava più
ascoltando.
“Hey! Quello che volevo dirti è
che.. che ti capisco. Io.. credo che Alma ci abbia unito sin dal
principio… e
che per questo fosse il pezzo più importante di
noi.”
Non aveva riottenuto la sua
attenzione.
“Mina! Ascoltami!” esclamò,
prendendole il braccio.
Lei gli scoccò un’occhiata piena
d’odio, liberandosi il braccio e ricominciando a prestargli
ascolto.
“Senti… Alma non era solo la tua
migliore amica, era importante anche per me. Era l’unica che
mi conoscesse
veramente bene, ok? Mi conosceva meglio di quanto non mi conosca L
stesso! Non
sentirti sola nel tuo dolore. Ci sono anche io. Ci sono anche loro. Lo
so a
cosa pensavi prima, guardando fuori. Pensavi che la morte è
una soluzione. Ti
prego di non fare stupidate! Fallo per loro, o forse non ti meritano? E
se ti
senti lo stesso sola, ricordati che io ci sono. Ti posso capire meglio
di
chiunque altro, perciò, se e quando vorrai di nuovo
usufruire del tuo diritto
di parola, fammi un fischio, va bene?”
Beyond la guardò negli occhi, e
lei mosse la mano smaltata di nero e piena di anelli verso la sua.
Near era accucciato su uno dei
sedili a mezz’altezza dell’aereo, e muoveva
lentamente i pezzi del suo puzzle,
automaticamente, nonostante stesse pensando a tutt’altro.
Pensava a Mina, ed
era triste per lei. Sapeva quale legame la legasse ad Alma, ogni tanto
sembravano la stessa persona tanto erano in sintonia. Naturalmente gli
dispiaceva che si fosse dovuta sacrificare per Beyond, ma non poteva
far a meno
di desiderare che nessuno ci pensasse più. Specie lei, Mina.
L’aveva osservata
di nascosto, sotto l’eye-liner scuro e l’ombretto
nero, e aveva concluso che la
“vera lei” non era affatto morta, bensì
era cambiata drasticamente, in una
versione più cinica, realistica, arrabbiata.
Avrebbe voluto farle capire che
le era vicino, che la capiva. E che voleva, quasi inconsciamente
pretendeva,
che lei fosse felice come prima. Si sentiva un po’ in colpa
per questo: gli
sembrava di essere egoista e ottuso, a volere che dopo la morte della
migliore
amica, in Mina non ci fosse alcun cambiamento. A rigor di logica (o
almeno, la
sua logica), se fosse successo, avrebbe avuto la prova di
superficialità,
immaturità e ipocrisia, dalla ragazza. E continuava ad
essere combattuto. Si
ritrovava a pensare che era colpa di Alma. Poi pensava che era colpa di
L. poi
che era colpa di Mina. Poi che era colpa sua. Ma in verità
non era colpa di
nessuno. Era così e basta, anche se era il tormento peggiore
del mondo.
Near sentiva di dover fare
qualcosa per risolvere tale situazione, ma per prima cosa, era una
persona
abituata a stare semplicemente a osservare il corso degli eventi senza
particolari manifestazione di gradire che la sua vita, e quella di chi
lo
circondava prendesse una particolare piega. E poi… non aveva
idea di come fare
a comunicare con lei senza parlarle. Certo, poteva scrivere.
Però… diciamo che
non era proprio un grande talento. E aveva bisogno di qualcosa di
forte, come
Mina stessa.
Si insomma, detto in parole
povere, era nella cacca.
Fu un viaggio intriso di una
strana atmosfera, creata da contorti ragionamenti, arzigogolati
pensieri, tristezza,
rievocazione di ricordi e simulazioni di un prossimo futuro.
Nessuno espresse apertamente i
suoi pensieri, ma tutti sentivano una sorta di solidarietà
unirli in qualcosa
aldilà dell’amicizia.
Erano quasi arrivati.
http://www.youtube.com/watch?v=R6VF8LEytQ4
Era un enorme parallelepipedo,
alto un kilometro circa, di roccia ostile, ma bellissima. La cima era
una
specie di circonferenza, piana, dal diametro di 50 metri circa. Era
cosparsa di
rocce frantumante, di piccola steppa che moriva al sole dopo aver
tentato
l’impresa di corruzione della grande cima, e polvere che
scivolava alla brezza
costante e abbastanza forte. A sporgersi, si vedeva il mare, racchiuso
in un
grande fiordo che si abbatteva sui suoi imponenti e scolpiti fianchi
senza
punto levigare più di tanto tale superficie.
Un elicottero si avvicinò, e si
abbassò, sollevando un’enorme nuvola di terra
rossastra, ma quando atterrò
definitivamente, la quiete era di nuovo abissale, e per un paio di
minuti gli
occupanti del velivolo non la turbarono.
Tuttavia, ad un tratto, scesero,
in silenzio dei ragazzi. Cleo portava le ceneri, e le mise in mezzo
all’altura.
Tutti si disposero in cerchio,
come centro le ceneri, come limite, il limite della cima.
L’elicottero, volò più lontano,
per non disturbare il dolore, e tutti chiusero gli occhi. Una radio, di
fianco
al vaso funereo diffondeva una canzone dolce.
Pensavano tutti a cosa, per loro,
era stata Alma.
Tutti che era stata un’amica.
Uno a uno, fecero un passo
avanti: erano pronti. La canzone andava avanti, alcuni piangevano.
La polvere si alzava, sotto le
loro scarpe. Coloro che avanzavano, prendevano per mano i vicini
già avanti, formando
un cerchio di amicizia. Si sentivano vicini, in tutti i sensi, si
volevano bene
più intensamente di tutti i momenti passati. Fra le loro
mani, fra le loro
teste, riecheggiava il suono della canzone.
Ora tutti erano uniti, tranne
quella strana ragazza, che stringeva i pugni e non voleva fare un passo
avanti.
Non voleva andare avanti.
Fu così che andò indietro. Un passo.
Un passo nel vuoto. L’aria sferzò,
accarezzò, scivolò. E vi furono urla che quella nera ragazza non
sentì.
Tutti si sporsero verso di lei,
in un disperato tentativo di trattenerla fra loro.
Ma ciò che Beyond Birthday lesse
nei suoi occhi grigi era drastico: io non stavo vivendo. Io stavo
morendo.
Ma ciò che Near lesse nel suo silenzio
era decisivo: lo volevo.
Si, all’imperfetto. Perché ora
era morta davvero.
Il vuoto l’aveva già inghiottita,
in così pochi secondi, l’aveva spezzata, aveva
tratto a se tutti i suoi
pensieri, tutti i suoi ricordi, tutta lei.
Scomparve.
Il mare s’increspò, si alzò, si
chetò. Si prese carico di lei.
E allora, ancora urla.
Urla vane di vana speranza, sulle
ultime note di una strana canzone.
Che tristezza chiudere
questa storia, che mi ha accompagnato in tanti cambiamenti di stile e
di persona. Spero di non avervi tediato con questo lungo capitolo, e
spero che l'abbiate trovato di vostro gradimento.
GRAZIE A TUTTI!!!
Davvero, senza di te, te
che stai leggendo, io non avrei scritto questa fan-fiction.
GRAZIE.
Scusate se non vi nomino
tutti, ma sapete chi siete immagino.
Alla prossima, grazie
anzora e per sempre!
Mina
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