Backup

di TheMask
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Camminava... ***
Capitolo 2: *** Il Wammy's Hause ***
Capitolo 3: *** Occhi rossi ***
Capitolo 4: *** Le imprecazioni di Mina ***
Capitolo 5: *** Sarebbe perfetto se non fosse che... ***
Capitolo 6: *** Musica è vita ***
Capitolo 7: *** Tre skyline grige e azzurre ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** L o non L? Questo è il dilemma... ***
Capitolo 10: *** Dove Light fa la fine che si merita...mhuahaha! ***
Capitolo 11: *** Fiducia e Morte ***
Capitolo 12: *** Di nuovo le imprecazioni di Mina... ***
Capitolo 13: *** Luce e Buio... ma il nome di questo chappy non sarà un po'troppo melanconico? ***
Capitolo 14: *** un risveglio movimentato! ***
Capitolo 15: *** Un nuovo rappresentante... ***
Capitolo 16: *** Non so come chiamare questo chappy... diciamo... Chiarimenti.... sì, mi piace! ***
Capitolo 17: *** L'ombra ***
Capitolo 18: *** Libertà ***
Capitolo 19: *** L'urlo ***
Capitolo 20: *** Puff! Ma perchè non mi vengono in mente che nomi per chappy da romanzi rosa shokking?!?! ***
Capitolo 21: *** Va tutto bene... ***
Capitolo 22: *** Chi diavolo è??? ***
Capitolo 23: *** Qual'è il femminile di Beyond Birthday? ***
Capitolo 24: *** Suspance ***
Capitolo 25: *** Dying ***
Capitolo 26: *** The End ***



Capitolo 1
*** Camminava... ***


Eccovi una nuova delirante ff, venutami così, tipo delirio. Siate clementi con una povera pazza...

Camminava da ore ormai.
Sotto la pioggia.
Sotto la grandine.
Di nuovo sotto la pioggia.
Camminava.
Non sapeva per dove.
Non voleva fermarsi.
Non più.
Le scarpe affondavano nelle pozzanghere, fradice.
I capelli erano attaccati al viso.
Camminava.
Incurante delle persone.
Incurante del mondo.
 
Al mattino una macchina si fermò di fianco a lui.
“Backup, Sali subito.”
No.
Non di nuovo.
Non più.
Non avrebbe smesso di camminare.
“Backup non fare il cretino, Sali in macchina!”
Non voleva.
Non doveva.
Non poteva.
Per se.
Per gli altri.
Per il suo orgoglio.
“Muoviti, guarda che ti vengo a prendere!”
Non si sarebbe lascato prendere.
Non questa volta.
Questa volta sarebbe scappato.
Non aveva più otto anni.
Ora ne aveva sedici.
Non avrebbe smesso di nuovo di camminare.
 
Un uomo scese dalla macchina, gli si avvicinò.
Tentò di fermarlo.
Lui cominciò a correre.
Non avrebbe smesso di andare avanti.
O almeno non per sua volontà.

Angolo autrice pazzoide

 Allora, che ve ne pare di un delirio che nel prossimo chappy si spera che sarà un po' meno stile "introspettivo-morte-depressione-traumi infantili-buuuu-me misero-me tapino"???

Siate clementi, stamattina avevo la febbre e mi annoiavo...

Così mi sono ricordata un sogno e eccovelo!!!
certo è un po' banale, ma dal prossimo chappy darò una svolta decisiva...curiosi????? Neanche un po'??? Beh ho una mannaia quindi vi conviene diventarlo....ci siamo capiti???
bene, spero in una qualche recensione, anche negativa, baci abbracci e alla prosiima!!!!

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Capitolo 2
*** Il Wammy's Hause ***


Ecco per voi un nuovo delirante capitolo, in cui la storia si originalizza un po'...
Backup era fuggito.
Non si parlava d’altro all’Wammy’s Hause. Qua e la si vedevano gruppetti di persone che bisbigliavano, ma non appena l’ombra di uno dei temuti e odiati sorveglianti spuntava, le persone si disperdevano, ostentando indifferenza.
Fra i più piccoli c’era la credenza che nessuno fosse mai uscito dall’edificio, e se si aggiunge il fatto che BB era uno dei ragazzi più scostanti e pericolosi che il luogo avesse mai conosciuto, si può capire perché i piccoli fossero così eccitati.
Io e i miei pochi amici eravamo gli unici a immaginare perché l’avesse fatto.
Tutti insieme, incluso il fuggitivo, formavamo il gruppo dei sedicenni più affiatati del posto. D’altra parte, se non si stava uniti, quel posto ti distruggeva dentro.
Al Wammy’s Hause erano rinchiusi tutti i ragazzi che avessero una qualche particolarità. Per spiegarmi, Backup aveva gli occhi rossi, io avevo due cuori… e potete immaginarvi il resto. Ci studiavano, e non con metodi che si possono definire… ortodossi. Un sedicenne può sopportare, ma un bambino di tre anni di solito non resiste che poche settimane.
Ma a loro non importa. Ne trovano altri e riprendono i loro schifosi esperimenti.
Avevamo inglobato B nel nostro gruppo, per salvarlo. Era troppo avventato, picchiava i ragazzini, ma anche quelli più grandi di lui. Ci andava pesante. Se avesse continuato così sarebbe morto, lo sapevamo bene. Così lo avevamo preso sotto la nostra ala protettrice e eravamo riusciti a fargli avere una cura maggiore della propria vita.
Ogni volta che vedevamo i suoi occhi tingersi di rosso lo bloccavamo e soffocavamo con la nostra amicizia i suoi istinti da killer.
Sì, B aveva ucciso. Ma non in quel posto. Prima. Ce lo aveva raccontato lui. Eravamo i soli a saperlo.
Ma non ne eravamo spaventati. Ormai eravamo amici.
E non era più un segreto che L fosse il suo ragazzo. E guai a chi lo toccava.
L.
Non si capiva perché fosse li. Ma c’era. E faceva parte del gruppo.
I due stavano insieme da anni, precisamente da quando avevano sette anni.
Per ragazzi con un QI di 250 anche una relazione a sette anni può essere seria.
E la loro lo era.
Un anno dopo, in 31 ottobre, L era scomparso.
Scoprimmo poi che lo volevano fare il più grande investigatore di tutti i tempi.
BB fuggì. Lo riportarono qui a forza.
Non furono leggeri con lui.
Anche se aveva un cervello più grande del loro, il suo corpo era quello di un ragazzino.
Ma non fu questo a risparmiargli otto costole rotte.
Non si arrese però.
Non si arrese finche non concessero loro di vedersi ogni settimana. Per un ora.
Era pochissimo, ma a loro bastava per essere felici.
Andò tutto bene, fino a ieri.
Backup è stato chiamato dal direttore.
Gli è stato detto che per L era giunto il momento di tagliare tutti i rapporti. A causa di un certo Kira.
Nessuno più doveva ricordare il suo volto. Noi ci eravamo dimenticati i suoi lineamenti anche se non il suo carattere. Non lo vedevamo da anni.
Ma BB lo vedeva ogni settimana. E non andava bene. Doveva dimenticarlo.
BB lottò con forza, ma non aveva speranze.
Lo sottoposero all’elettroschok.
Ma l’amore non si cancella così facilmente.
Finse di esserselo dimenticato, ma appena calò la notte scappò.
A cercare il suo L.
E ora?
Eravamo tutti riuniti, a chiederci cosa sarebbe successo.
Mello mordicchiava nervosamente una tavoletta di cioccolato.
Matt fumava come un turco.
Near componeva e scomponeva il suo puzzle alla velocità della luce.
Jennifer beveva sangue medico deformando la cannuccia.
Federica disegnava sul suo inseparabile album con un grosso pennarello nero.
Mina giochicchiava col suo cubo di Rubek.
Io, Alma, scrivevo piani di battaglia su un consunto quablok.
Eravamo tutti preoccupati per BB, e credo che saremmo rimasti lo tutta la notte, a parlare sommessamente, chiedendoci dove fosse in quel momento, se non fosse che Luca, il sorvegliante ci spedì  in camera con una bella ramanzina.
Dov’era BB?
Ce lo chiedemmo per tutta la notte, senza riuscire a prender sonno.
Dov’era BB?

Angolo dell'autrice febbrata e pazzoideAllora che ve ne pare??? 
Spero che abbiate un solo momentino di pazienza, perchè se vi sorbite qualche frase ancora, potrete affermare di aver veramente finito il chappy!
volevo solo ringraziare coloro che mi hanno recensito ovvero:
-Nemia
-riuga hideki
-Tigre Bianca
-Lulosky
spero di non avervi depresso troppo...
al prossimo chappy!!!
*sventola la mannaia in aria con un sorrisino sadico stile BB*
perchè lo leggerete, VERO???
adios!!!

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Capitolo 3
*** Occhi rossi ***


Ecomi di nuovo con un altro delirante e febbricitante chappy!!!
pe la prima parte vi consiglio questa canzone.
 http://www.youtube.com/watch?v=LxEuQjE50LQ
lo so che è un po' lunga per quel poco di roba, però ci sta bene.
per la parte in cui parla Alma, non ho canzoni da consigliarvi, ma di sicuro non quella.
buona lettura!!!


Backup aveva iniziato a correre.
L’uomo era risalito in macchina e l’aveva seguito con quella.
Backup non conosceva le vie.
L’uomo sì.
Backup non sapeva dov’era.
L’uomo sì.
Backup correva.
L’uomo gli era di fianco senza alcuno sforzo con la macchina.
Backup non conosceva le vie.
E imboccò un vicolo ceco.
L’uomo scese nuovamente dalla macchina e impugnò la pistola.
Sapeva che il ragazzo con cui aveva a che fare poteva diventare pericoloso anche per lui se colpito da attacchi di rabbia.
Avanzò, alla fioca luce dei lampioni.
Sentiva un sordo ansimare, amplificato dal vicolo.
Arrivò alla fine del vicolo, e vide Backup accucciato contro il muro, con la testa fra le braccia.
Gli puntò contro la pistola.
Sentiva il pericolo emanato da quell’esile ragazzo nell’aria.
Fece qualche passo.
BB alzò la testa.
I suoi occhi splendevano nella semioscurità.
Ed erano rossi.
L’uomo si fermò.
BB continuò a fissarlo.
Vedeva numeri inequivocabili sulla fronte dell’uomo.
L’uomo era immobilizzato dalla paura.
Sapeva cosa significava quel colore.
Morte.
Era il colore della morte.
 
Quella mattina mi svegliai ancora più presto del solito.
Ero ancora preoccupata per BB.
Acciuffai il mio già citato qua block da sotto il cuscino e rilessi gli appunti del giorno prima.
Dopodiché mi sporsi a prendere la mia adorata penna a sfera nera con un dragone rosso disegnato sopra.
E ricominciai a scrivere.
Era da anni ormai che scrivevo quella storia.
Avevo riempito diversi qua block, allineati ora sulla scrivania.
Scrivevo di noi in un altro posto. In una confortevole casa, intenti a vivere la nostra vita come meglio pensavamo.
Come una famiglia.
Visto che dopo una mezzoretta l’ispirazione mi fece ciao-ciao e se ne volò fuori dalla finestra per fare visita a qualcun altro, mi alzai, e mi vestii con le prime cose che mi capitarono in mano.
Un paio di jeans con delle catene, una maglietta nera e i miei inseparabili guanti a mezze dita neri e verdi.
Dopodiché andai a vedere se gli altri erano già in piedi.
Matt e Mello stavano naturalmente dormendo, e per evitare cuscinate indesiderate preferii passare oltre.
Lo stesso vale per Mina.
Near  era già uscito.
Jennifer invece era sveglia, e si unì a me nel tentare di svegliare Federica.
Dopo un paio di cuscinate e urla in death voice, Federica apparì da un groviglio di coperte con sguardo assassino.
Ci lanciammo dunque in una lotta di cuscini all’ultima piuma, finché non cademmo nelle lenzuola rotolandoci come deficienti.
Dopo aver recuperato un briciolo di contegno e dopo che Federica si mise addosso qualcosa, uscimmo in giardino.
Near era già li, seduto sotto un albero con il suo inseparabile puzzle.
Ci sedemmo intorno a lui e cominciammo a chiacchierare.
Near è qui perché… principalmente perché non parla.
Ha le corde vocali a posto, ma non dice una parola.
E non è neanche un voto di silenzio.
Non parla dalla nascita.
Io e Federica ci mettemmo a disegnare un accurata mappa dell’edificio per capire com’è fuggito BB e per seguirlo a ruota. Come se non ci avessimo mai provato.
Jennifer calò nel silenzio e si mise a fissare la gola di Near leccandosi le labbra.
Io me ne accorsi.
“Jennifer! Ma hai fatto colazione?”
“Come? Cosa? ”
“Vatti a prendere del sangue medico in infermeria, o finisce che il povero Near non parlerà più per davvero!”
Lei si alzò scuotendo la testa e si allontanò.
In quel momento arrivò Mina, e si buttò di fianco a noi.
“Eilà, gente, come va la vita?”
Mina è la più ottimista e socievole di questo gruppo.
Indossava come al solito pantaloni pieni di tasche, una maglia nera con uno scorpione e il collare con le borchie. Aveva  i capelli verdi fosforescenti, con qualche ciocca nera. Quei capelli sono il tripudio del disordine.
I suoi occhi cambiano a seconda del tempo, ma hanno sempre un luccichio speciale all’interno.
Vederla mette allegria.
Tirò fuori da una delle tasche il suo cubo di Rubek e cominciò a giocarci, mentre parlava fittamente raccontandoci di un suo sogno.
Passammo il tempo finché tutti non furono arrivati, e fu allora che calò un silenzio imbarazzato.
Si notava la mancanza di un componente.
La situazione della sera prima si ripeté. Tutti alle prese con qualcosa che li distraesse da quella domanda a cui non sapevamo rispondere.
Alzai lo sguardo, e vidi un uccellino caduto dal nido. Chiamava la madre, piangendo.
Perso. Era perso.
Così pensavo, ma la madre arrivò e lo portò in salvo.
Anche gli altri l’avevano visto.
 Ci guardammo negli occhi, in silenzio.
“Dovunque sia, ha bisogno di noi.” Dissi.
“E allora andiamo a cercarlo!”
Fu quell’esclamazione, lanciata da Mina, a svegliarci veramente dalla catalessi dei nostri pensieri.
“in ott..in sette si ragiona meglio che da soli!”
“Giusto!”
“Alma abbiamo bisogno di un foglio”
“Sì, così se o trovano siamo fritti”
“Ah, già… allora terremo a mente!”
Cominciammo a discutere su come uscire, su come arrivare a lui e ciascuno esponeva il frutto dei suoi ragionamenti notturni.            
Dovunque tu sia, BB, stiamo arrivando. Sempre che riusciremo ad essere abbastanza veloci.
Più veloci di loro.
Più veloci di te.


Angolino della pazzoide febbricitante autrice con collaborazione della mannaia Manny

ciao! sono ancora io!
Mi state odiando perchè continuo a scrivere questa storia e a voi non ve ne può fregare di meno ma siete costretti a  leggerla dalla mia cara amica Manny(ndManny: muahahahaha!!!!*volteggiando in aria e uccidendo qualche macapitato passante*)???
Credo di sì, ma temo di non poterci fare molto!
In qualsiasi caso, domani dovrei tornare a scuola(buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu), quindi gli aggiornamenti saranno meno frequenti.
Ma dimenticavo:  il week-end è alle porte!!!!
felici?????
Comunque, non sono qui per annoiarvi(o almeno non troppo), ma per ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito o messo fra i preferiti: non credevo che qualcuno avrebbe letto questa storia quando l'ho pubblicata !
-Beyond_Birthday
-Lulosky
-riuga hideki
grrrrraziiiieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!(e immaginatevelo con la mia erre moscia...)
Al prosiimo chappy!!!

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Capitolo 4
*** Le imprecazioni di Mina ***


 
Siiii, avete capito bene: questo è un altro capitolo che vi dovrete sorbire fino alla fine!!!!

Da un vicolo ceco dimenticato dal mondo, un ragazzo uscì.

La pioggia stava finendo, ma lui era fradicio.
Sembrava un ragazzo normale, a prima vista.
Ma c’era qualcosa  che non andava in quella persona.
Qualcosa…
Le sue mani.
Erano impiastricciate di una sostanza rossa.
Rossa come il sangue.
Rossa come i suoi occhi.
Rossa come la morte.
Ma gli ultimi minuti di vita della pioggia, cancellarono ogni traccia di quel rosso.
Sia dalle mani che dagli occhi.
Il ragazzo sorrideva.
Non erano riusciti a fermarlo.
E ora poteva andare da L.
Dal suo L.
Non sapeva dov’era.
Ma l’avrebbe trovato.
E insieme sarebbero scappati.
E  insieme sarebbero vissuti.
Insieme.
Sempre.
Per sempre.

“Cioè, se ho capito bene, noi siamo stati qui tre ore a scervellarci su come uscire da questa merendina di posto e tu ora mi dici che lasciano il portone aperto?????”
“ecco… più o meno…”
“MA PORCO DI UN MAIALE CEREBOLESE!!!!”
“Mina datti una calmata!”
“PER TUTTI I CIUFOLI DI QUESTO MONDO!!!”
“E dai!”
“CHE QUESTO SCHIFO DI POSTO POSSA ESSERE COLPITO DALLA MALEDIZIONE DI CESARE!!!!”
“Questa è nuova!”
“A me sembra una cosa buna, almeno ci risparmiamo quel casino di piano, no?”
“GRRRRRRRR…”
“In attesa che tu finisca di imprecare, noi cerchiamo di capire come forzare le porte, ok?”
“Ma non sono aperte?”
“Mello, chiariscimi una cosa: quanto sei cretino da uno a dieci?”
“Undici!”
“L’importante è che tu lo sappia!”
“Intendeva le porte delle camere. Qualcuno di voi è capace di forzare la serratura?”
“L’ultima volta abbiamo tutti provato con delle graffette, ma non ci siamo riusciti… qualche idea?”
“…”
“Perfetto!”
Calò il silenzio.
“CI SONO!!!”
“Mi sa che Mina ha trovato una nuova imprecazione…”
“Deficiente! Intendo per le porte!!!”
“?”
Ora tutti la stavano guardando con gli occhi sgranati.
“Useremo le finestre!”
Un momento. Nella mia camera non ci sono finestre.
E a giudicare dalle facce neanche in quelle degli altri.
…?
“Mina nelle nostre camere non ci sono le finestre…”
“Strano, nella mia si… chissà come mai…”
“Secondo me ti considerano innocua.”
“Ok, questa è la volta che mi scappa… BRUTTI FIGLI DELLA LORO MADRE, IO NON SONO INNOCUA!!! CLARO???”
“Mina piantala di urlare!”
“HO IL FONDATO SOSPETTO CHE VOSTRA MADRE SIA UNA GRANDE, GRANDISSIMA…”
Non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò atterrata da sei ragazzi.
“Ok, ok, sono calma, mollatemi,MOLLATEMI!!”
Dopo non meno di una decina di minuti tornò tutto alla “normalità”, e potemmo ricominciare a pensare con un briciolo di cervello.
“Resta il fatto che tu hai la finestra e noi no. Propongo che tu scappi da quella, e poi ci apri.”
“Mi sembra fattibile ma come faccio ad aprirvi?
Passammo il resto della giornata a pensare, seduti sotto quell’albero.
Alla sera, tutto era pronto.
Nascosta sotto sorrisi rassicuranti e battutine stupide, la paura si faceva avanti.
Sapevamo cosa toccava a chi scappava.
E noi stavamo per farlo.
 
Backup camminava.
Aveva sentito alla radio del ritrovamento di un cadavere vicino a uno dei grattaceli più misteriosi della città.
Allora era vicino…
Vicino a L.
E lo vide.
Una cosa colossale.
Agenti in borghese da tutte le parti.
Telecamere da tutte le parti.
Ma non era tipo da darsi per vinto facilmente.
Tempo di pensare a un piano ed era dentro.
Non gli ci volle molto a trovare la camera di L.
Ma in quel momento lui non era li.
Vide Watari con un vassoio di dolci e lo seguì.
Conosceva bene la passione del suo L.
Arrivò a una stanza piena di computer, con alcuni agenti che lavoravano.
E poi c’era lui.
L.
Accucciato sulla sedia, fissava il cucchiaino della cioccolata come se potesse svelargli il significato della vita.
Ma cosa aveva al polso?
Perché quella manetta?
E dove arrivava?
Un giovane, alto come lui, coi capelli castani e la faccia arrogante era seduto di fianco al SUO L, e lo guardava con un sorriso sulla faccia.
Cosa voleva dire?
Lo avrebbe presto scoperto.
Irruppe nella stanza, contando sull’effetto a sorpresa, prese L e gli puntò una lama alla gola.
“Una mossa ed è morto.”
Il ragazzo cui L era incatenato era caduto per terra, e lo stava fissando con la bocca spalancata.
In effetti lo stavano facendo tutti.
L non tradiva alcuna emozione.
Non avevano ancora impugnato le pistole, che idioti.
Ne approfittò, e con un abile mossa del pugnale, aprì quelle misteriose manette.
Si accorse troppo tardi che uno degli agenti aveva premuto un bottoncino rosso sulla scrivania.
L’allarme risuonò in tutto l’edificio.
Non ci fu tempo.
Gli agenti arrivarono subito.
Pistole ovunque.
Ma aveva ancora L in ostaggio.
Alzò lo sguardo, pensando velocemente.
Sentì un dolore sordo dalla gamba destra, e cadde.
Quel ragazzo, quello delle manette, gli aveva tirato un calcio a tradimento.
Brutto figlio di una grandissima bagascia!
In un attimo gli furono addosso, e in un altro attimo si ritrovò con le manette, tenuto da due agenti per le braccia.
Uno degli agenti guardò L e gli chiese:
“Sai chi è questo qua?”
Backup lo guardò intensamente.
Magari non l’aveva ancora riconosciuto.
L lo guardò freddamente negli occhi.
Avrebbe detto con disprezzo, ma non era possibile.
“Non l’ho mai visto in vita mia.”
Backup sentì qualcosa dentro di se che andava a pezzi.
L lo guardò ancora, e questa volta era evidente che lo considerava peggio che un verme, ma poi gli agenti lo portarono via.
In una macchina.
Li vide fare alcune telefonate.
Gli chiesero il suo nome.
Non rispose.
Ci arrivarono lo stesso.
Lo stavano riportando indietro.
Dopo tutti quegli sforzi.
Lo stavano riportando indietro.

Angolo dell'autrice un po' meno febbrata e sempre più pazzoide
allora, cosa posso dire....
sono quasi guarita, quindi gli aggiornamenti si faranno un filo più radi, ma ce la metterò tutta a rompervi le scatole con questa storia il più frequente possibile!
spero che ne sarete felici!!!
Oltre a ciò, volevo come sempre ringraziare tutti coloro che inaspettatamente anno aperto questa storia per sbaglio e sono stati  obbligati, cioè volevo dire invitati da una dolce e simpatica mannaia a leggere fino alla fine e recensire!
-Beyond_Birthday
-Tigre Bianca
-Lulosky
-riuga hideki
-kiki 98
baci e al prossimo chappy!!!

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Capitolo 5
*** Sarebbe perfetto se non fosse che... ***


ok ok.. leggete e odiatemi...




La notte era calata, ed eravamo tutti svegli ad aspettare che Mina arrivasse.
Se tutto andava bene, saremo riusciti a scappare senza farci vedere da nessuno.
Troppa ansia.
Non la tengo io l’ansia.
Non sapete cosa vuol dire avere due cuori ansiosi che pulsano veloci come una Harley Davidson a 250 all’ora.
Da rimanerci secchi.
Per sfogare la mia ansia, afferro il mio(ormai famoso) qua block e comincio a scrivere.
 
Camera di Matt e Mello (thinks of Mello)
Vado su e giu per la stanza da mezzora.
Ma come cavolo fa quello la a essere così calmo!!!
Insomma… stiamo per evadere!!!
E quello la, come se niente fosse che impreca contro la wii!!!
Io non so…
No, dico, io qui che mi straccio il cervellino per non pensare a cosa ci fanno se ci beccano e questo che gioca alla wii!!!
Bah…
Apro il cassetto della scrivania a cui, a insaputa dei sorveglianti, ho installato un meccanismo che tiene fresche le mie tavolette di cioccolato, e ne prendo una.
Ho bisogno di zuccheri.
Cristo santo che stress.
Tutto perché quel cretino d’un deficiente di BB non può stare senza il suo gatto morto di L!
Ripeto: io non lo so…
Ma dico io, proprio a me doveva capitare di finire in un gruppo di sfigati che non si sentono realizzati se non tentano di farsi uccidere con un qualsiasi scusa?
Non è che potevo finire in un orfanotrofio normale?
Sempre che questo possa considerarsi un orfanotrofio.
Oddio, qui nessuno ha i genitori, ma non è il solo criterio per il quale siamo qui.
Comunque quel neonerd di Matt mi ha veramente frantumato le scatole (per non dire altro) quindi se non smette subito di urlare come un indemoniato in preda a una crisi epilettica lo prendo e lo appendo a testa in giù sull’antenna parabolica.
Guardo l’ora: le undici…
Ma dov’è finita Mina, a raccogliere cavoli in mezzo all’oceano*???
Bah…
Camera di Mina(thinks of Mina)
Cristo, fosse facile scassinare una finestra.
Porco di un doppio vetro di Murano!
È da mezzora che cerco di aprirla.
Di solito la lasciano aperta.
Ma stasera nono venuti qui dicendo che visto che c’era stata una fuga (BB!) aumentavano la sicurezza.
E hanno chiuso la finestra.
Maledetti avvoltoi con le ali a rovescio!
Ma li sistemo io quei fiori carnivori a pois rosa e blu!!!
Vedi come te li sistemo!!!
Se continuo così ridurrò questa serratura in purè, e addio fuga.
Quindi, calma e metodo.
CLACK!
Ahaaa!!!!!
Ce l’ho fatta in barba a quelle lettiere da gatto sporche che non sono altro!!!
Fortuna che sono al primo piano: le lenzuola arrivano benissimo a terra.
Dopo essermi calata (e vi risparmio i dettagli), entro nell’edificio, e prendo le chiavi al guardiano. Abbiamo messo del sonnifero nella sua zuppa stasera(Jennifer può entrare in infermeria più o meno sempre)
Mi avvio verso le camere dei miei compagni.
Liberi tutti!!!
Mello è talmente nervoso che per poco non mi ammazza Matt inciampando sopra la sua wii e facendogliela cadere addosso(cosa che tra l’altro Matt non smetterà di rinfacciargli probabilmente per il resto della vita)
Nelle altre camere ce la caviamo meglio.
Dopo una decina di minuti tutto il gruppo è riunito.
Parliamo facendo gesti con le mani, e insieme ci dirigiamo a passo felpato verso la porta.
Ciascuno di noi ha nascosto sotto la felpa/giacca/maglietta la cosa a cui tiene di più e che lo aiuta ad allentare lo stress.
Mello sembra aver portato una scorta di cioccolato per un mese, Matt si è infilato in tasca un pacchetto di sigarette e il suo accendino preferito.
Near stringe in mano il suo puzzle bianco.
Jennifer una foto di famiglia e una borsetta piena di confezioni di sangue medico(sarebbe un po’strano chiederla in farmacia)
Federica  con la sua inseparabile cartelletta da disegno piena di album, disegni e l’astuccio.
Alma sembra aver deciso di portare tutti i suoi qua block, e compie evoluzioni degne del circo per non farli cadere tutti, più naturalmente la sua penna nera col drago.
Io ho uno zainetto con tutti cubi di Rubek un mio possesso, e un paio di accessori tipo braccialetti con le borchie e catene(che non ho messo per non farli tintinnare e svegliare tutti).
Quasi tutti hanno in spalla il proprio strumento:
Io porto sulle spalle il mio basso verde come i miei capelli con degli scorpioni aerografi sopra.
Mello ha il suo, nero e blu.
Federica si è dovuta separare dalla batteria, e non ne sembra molto felice.
Jennifer stringe il suo microfono personale, scarlatto con tanti ragnetti neri.
Alma tiene a tracolla la chitarra elettrica di qui è gelosissima e orgogliosa, una coda di rondine nera come l’inchiostro,  con una rosa che forma la lettera A intrecciata con una J.
Le abbiamo più volte chiesto cosa significhi, ma lei liquida la domanda con scuse tutt’altro che credibili.
Bah.
Ormai siamo al portone.
È il momento decisivo.
Federica si fa avanti e apre quella barriera fra noi e la libertà.
Fra noi e BB.
Ecco, siamo usciti.
Da ora siamo ufficialmente in fuga.
E se ci beccano siamo ufficialmente nei coproliti.
Sentiamo il rombo di una macchina che sta per svoltare l’angolo, e ci nascondiamo dietro dei cestini.
È una lunga limousine nera.
Si ferma davanti al cancello.
Ne scendono dei tipi dell’FBI.
…?
In mezzo a loro c’è qualcuno.
Qualcuno con le manette.
Qualcuno con dei capelli neri lunghi fino alle spalle.
Qualcuno con gli occhi rossi.
Qualcuno di nome Beyond Birthday
O cavolo.



Angolo autrice guarita e sclerata

ecco, per darvi un idea: mi trovo alle prese con una massa di ventisei personalità sulle ventisette che ho, che mi imprecano contro alla maniera di mina...
Vi prego non odiatemi anche voi per questo capitolo....pleaseeeeeeee!!!!
oltre a questo volevo ringraziare i recensori, che tra l'altro il più delle volte mi fanno morire dalle risate:
-riuga hideki
-Beyond_Birthday
-kiki98
-Lulosky
grrrrrrrrrrrrrrrrrrrazie (e non dimenticate la erre moscia che mi offendo!)
un saluto anche dalla mannai Manny, al momento è occupata (è andata a comprare un lubrificante per la lama... comicia ad avere la ua età... AI!!! SCUSA!!! OKOKOK SEI GIOVANISSIMA!!! SCHERZAVO!!!)

Q.P.S.(quella pazza sclerata)


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Capitolo 6
*** Musica è vita ***


E rieccomi qui, solo per voi!!!
godetevi il chappy, che domani ricomicia la scuola (buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!)


Thinks of Alma
E ora?
“Porca la… miseria… cavoli…”
Ok, questo non è un buon segno.
Mina che impreca come i comuni mortali non è un buon segno.
Ci fissiamo a vicenda senza sapere cosa dire.
Il primo a parlare fu Matt.
“E ora?”
Silenzio.
“Ho un’idea”
Silenzio.
“Innanzitutto dobbiamo trovare un posto dove passare la notte. Mica possiamo stare qui. E dev’essere un posto qui vicino.”
“Così ci trovano prima? E poi scusa perché non possiamo tornare dentro e far finta di non essere mai usciti?”
“Perché Mina ha scassinato la finestra. Non sono idioti, e potrebbero capire qualcosa. Se invece restiamo nei paraggi possiamo pensare comodamente a cosa fare, dormire in un letto e cose così. E non ci puniranno.”
“E cosa pensi di fare poi, quale sarebbe il tuo piano per cosa fare dopo?”
“Se avete qualcosa di meglio da proporre… se tornassimo sarebbe come condannare Mina, poiché anche se non capissero tutto ha comunque forzato una finestra. ”
Silenzio.
“Bene, allora facciamo un giro qua intorno, dobbiamo trovare un hotel il più possibile vicino.”
Iniziammo a camminare.
“Tiratevi su il cappuccio”
“Perché?”
“Telecamere.”
“Che?”
“Ci sono delle telecamere che danno sull’esterno al Wammi’s”
“E tu come cavolo fai a saperlo?”
“Lascia stare.”
Arrivammo davanti a un hotel a tre stelle: “Hotel Vienna”
Poteva andare.
“Aspettatemi qui”
“perché?”
“I soldi.”
“E dove li vai a prendere i soldi?”
“Lascia stare.”
Il gruppo si sedette sui gradini dell’hotel, mentre mi allontanavo.
Ritornai cinque minuti dopo.
Con i soldi.
“Dove li hai presi?”
“Lascia stare.”
“No. Dove li hai presi?”
Entrai senza guardare Mello.
Mi seguirono.
“Ha una camera per sette?”
“Sì ragazzi, siete fortunati. Eccovi la chiave. ”
“Grazie.”
Era una stanza al terzo piano. Grande, spaziosa, ben arredata, ma eravamo troppo stanchi e tristi per accorgercene.
Ciascuno si scelse un letto.
Tirai fuori Rose’s hell, la mia chitarra, e la indossai.
Se c’è una cosa che mi può tirare su è le musica.
Comincio a suonare senza l’amplificatore.
Anche Mello e Mina tirano fuori gli strumenti, e cominciamo a improvvisare qualcosa con Jennifer che canta e Federica che tira fuori le sue bacchette preferite(da cui non si è potuta separare) e comincia a costruire e suonare  un improvvisata batteria.
Siamo in perfetta sincronia.
Matt che di solito stava alla console, nota che nella camera c’è un piccolo computer e in due secondi ci scarica un non so che cosa per il quale può suonare anche lui.
Near come al solito risolveva il suo puzzle, ma a tempo di musica e con un sorriso sul viso.
A un tratto Matt passò e prese dalle custodie i cavetti che collegò al povero computer,  e amplificò tutto.
Il che non fu un problema per Federica visto che ci metteva così tanta forza con quelle bacchette che rischiava di rompere qualcosa, e si sentiva anche con l’amplificatore.
Andarono avanti così per un quarto dora. Poi uno a uno, si staccarono.
Prima Jennifer a cui faceva male la gola.
Poi  Mello che andò in bagno
Poi  Mina, che aveva notato un’ammaccatura.
Matt smise di suonare, ma lasciò attaccata al computer la mia chitarra.
Federica ruppe la batteria usando le bacchette con troppa forza, e si allontanò imprecando a bassa voce.
Ma io continuai a suonare.
Quando suonavo non mi accorgevo di niente.
Thinks of Matt
Quella ragazza è un mostro.
È da mezzora che suona senza fermarsi un secondo.
Sembra un tutt’uno con la sua chitarra.
E non sta mai ferma.
Va su e giù, salta, sale sui letti…
È un mostro.
Non puoi fare a meno di fissare quelle mani che corrono sulla chitarra a una velocità imbarazzante.
Solo Federica potrebbe tenerle dietro, ma h rotto la batteria improvvisata.
No, però dico sul serio. Sembra un energia inesauribile quella ragazza.
Come fa?
Fa degli assoli che…
Bah…
È davvero impossibile non fissarla.
Ti prende così tanto con queste note in distorsione…
Non vedi altro.
È come un ipnosi, una calamita.
Tira fuori un assolo incredibile, cosi veloce che non le vedi le dita.
Ecco, ha finito.
Tiro fuori una sigaretta, osservandola mentre stacca il cavo.
Lei mi vede, si avvicina e prende la sigaretta.
Poi si allontana, e esce in terrazzo (sì, c’è pure un terrazzo)
“Cosa fa?”
La luna è dietro di lei.
Avvicina il manico della chitarra alla sigaretta.
No serio, che cavolo sta facendo?
Matt si siede di fianco a me sul divano, insieme a Jennifer e a Federica.
“Che fa Alma?”
“è quello che cercavo di capire…”
Vediamo una scintilla quando le corde toccano la sigaretta.
Non ci credo…
Si è accesa la sigaretta con le corde calde!
Ci fissiamo allibiti, finche Mello decide di voler anche lui una sigaretta e me ne scrocca una…
Federica ci guarda con odio (odia il fumo la droga e l’alcool, e effettivamente ha ragione)
Invece Jennifer ci segue in terrazza.
Ci fumiamo una sigaretta in silenzio fissando la luna.
Sapete della serie i momenti magici?
Speriamo di riuscire a uscire da questa m***a di situazione…
Certo, senza ds sarà difficile, ma sono pronto a scommettere che ce la faremo, in un modo o nell’altro…

Angolino dell'autrice esaltata e così fuori che al confronto un balcone è in una cassaforte in mezzo alla terra...
allora, in quelsto chappy non sono andata molto avanti con la storia, ma voleva far capire come la musica sia importante per questo gruppo di "di sfigati che non si sentono realizzati se non tentano di farsi uccidere con un qualsiasi scusa"...
parole di Mello...
in qualsiasi caso, rieccovi i ringraziamenti!!!
-kiki98
-Beyond-Birthday
-Tigre Bianca
-Lulosky
arrivederci alla prossima puntata!!!
kiss/baci come uno vuole!

 

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Capitolo 7
*** Tre skyline grige e azzurre ***


Scusate tantissimo il ritardo, ma la verifica di tedesco e latino mi hanno rallentato... perdono!


Sapeva che gli avrebbero fatto male.
Ma non pensava così tanto.
Non sapeva che ci fosse una camera delle torture.
Ma Wammi in persona ce lo aveva scortato.
Era legato.
Non poteva muoversi.
Odiava quella sensazione di impotenza.
Non vedeva nulla.
Non lo sopportava.
Ma non poteva fare assolutamente niente.
Stava impazzendo di rabbia.
Stava impazzendo di dolore.
Come sarebbe andata a finire?
Sarebbe morto?
Giunse a sperare che la fine giungesse in fretta.
Per non soffrire più.
Per non pensare più.
A quella cavolo di situazione.
Al fatto che non si poteva muovere.
A L.
Soprattutto L.
L.
L.
L.
L.
L.
L.
Stava impazzendo.
Stava impazzendo.
L.
Stava impazzendo.
Non si poteva muovere.
Stava impazzendo.
L.
Non vedeva nulla.
L.
Stava impazzendo.
Non si poteva muovere.
Non vedeva nulla.
L.
L.
Stava impazzendo.
Voleva sangue.
Voleva morte.
Voleva L.
L.
L.
Morte.
Sangue.
Stava impazzendo.
L.
 
Quella mattina ci svegliò il sole.
Non è che fossimo un grande spettacolo da vedere.
Mello si era addormentato sul divano col cioccolato in mano, che gli era colato dappertutto.
Matt era crollato dopo ore di computer sul suddetto.
Federica era abbarbicata alle sue bacchette, e borbottava qualcosa come: se non mi molli te le rompo in testa…
Jennifer la guardava come se fosse un banchetto.
Mina imprecava nel sonno (e le sue imprecazioni nel sonno sono ancora peggio di quelle che usa da sveglia)
Near era ancora seduto davanti al puzzle, ma aveva gli occhi chiusi, e stava fermo immobile.
Io mi ero svegliata a testa in giù sul letto, avvolta nelle coperte tipo baco da seta.
Dopo una mezzora, cioè quando tutti si furono svegliati, ci ritrovammo a decidere cosa pifferi fare.
Jennifer cominciò:
“Abbiamo due possibilità: possiamo cercare di liberare BB, ma ci sono molti contro. Intanto sarà sicuramente in punizione e se è dove penso che sia non abbiamo molte speranze.”
“Perché dove pensi che sia?”
“Avete presente quando arrivai, che non mi controllavo ancora bene?”
“Figurati se non ho presente, mi hai morso!”
“Sì, beh, a Elena è andata peggio.”
“Già… Elena”
“Morì dissanguata, e io non fui più vista per due settimane. Non vi dissi dov’ero stata. Mi portarono in una camera di torture.”
“COSA????????”
“Penso che BB sia li.”
“Ommioddio.”
“Quindi, la possibilità di salvarlo è una su mille!”
“Già. Ma possiamo fare anche un’altra cosa…”
“Cioè?”
“Potremmo andare a prendere L. Lui potrebbe farlo uscire.”
“E come scusa?”
“Mello, ma allora sei cretino sul serio! Non hai letto il giornale?”
“E quello da dove spunta?”
“è passata prima una tipa che me l’ha dato, con la colazione.”
“COLAZIONE???”
In un nano secondo ci stavamo accapigliando per le brioche più grandi, e la discussione dovette aspettare un paio di minuti.
“Bene, stavamo dicendo?”
“”Che potremmo andare da L. Sul giornale c’era scritto che è stato riconosciuto come più grande investigatore del mondo. Non gli possono negare niente ormai.
“E allora perché non ha fatto chiudere il Wammi’s hause?”
“E io che ne so? Comunque la mia proposta è andare da lui il più in fretta possibile, avvertirlo e farci salvare in massa!”
“Mi sembra una buona idea, ma come ci arriviamo?”
“Questo lo so io!” Esclamai. “Piuttosto, dove sarà lui?”
“Sul giornale c’era scritto che è in corso la costruzione di un grattacelo megagalattico, ma che c’è già qualcuno dentro. Ci sono molti agenti in borghese li intorno. Non è un granché come pista, ma vale la pena provare, no?”
“Ci sto!”
“Anche io!”
“Mi sembra sensato”
“Ok”
“Mi sta bene”
Near come al solito non parlò, ma annui.
Fu così che mezzora dopo eravamo fuori.
“Ripeto, come ci arriviamo li?”
“Ci penso io.”
Mi allontanai di nuovo, e tornai con molti soldi.
Guidai il gruppo in un negozio di moto.
Ne uscimmo venti minuti dopo, accompagnati da sei Harley Davidson nuove di zecca, un venditore al settimo celo, il portafoglio alleggerito e Mello che sfoggiava la sua miglior faccia perplessa.
Non capivano dove avessi trovato i soldi, era naturale.
Ma non potevo dirglielo.
Non ancora.
Salimmo sulle moto (Near era dietro a Matt) e partimmo.
Jennifer si era informata sul luogo, e ci apriva la strada.
Andavamo circa a 290km orari, quando passammo davanti a un incidente autostradale pieno di macchine della polizia.
Mi si accostò Mello.
“Non è che ci inseguono?” Mi urlò attraverso il casco.
“Ma va, quelle macchine non ci vanno a 290! Non ci proveranno neanche!”
“Non parlavo delle macchine della polizia… ma delle tre skyline!”
“Oh cazzo…”
“ACCELLERATE!!!”


Scattammo.
Io chiudevo la fila.
Vedevo le tre macchine grigie e blu avvicinarsi sempre di più.
Una delle tre mi si accostò, e abbassò il finestrino.
Una ragazza con una cascata di capelli rossi e neri.
“Vi conviene accostare belli!”
Io ritornai a guardare la strada, e a mostrai il dito medio.
Cominciò il vero inseguimento.
Non avevamo possibilità, e lo sapevamo, ma non ci arrendemmo.
Ma dovemmo fermarci quando le tre skyline ci saltarono e ci atterrarono davanti con una sgommata pazzesca.
Ci fermammo, lasciando strisce sull’asfalto.
Cavolo.
Scesi dalla moto, e così fecero gli altri.
Ci togliemmo i caschi.
Tre portiere si aprirono contemporaneamente.
Erano tutte ragazze.
Quella coi capelli rossi.
Una con i capelli normali, vestita però da punk e piena di piercing.
E una ragazza con la carnagione scura, una cascata di treccine, e un sorriso trionfante sul volto.
Ci fissò uno a uno, prima di dire:
“Siete in arresto, e avete perso.”
Parlammo all’unisono:
“Oh cavolo…”
Solo Mina si distinse dicendo:
“Per il caffè senza zucchero…”

Fu un attimo.
Io e la “tereccinata” ci fissammo.
“Cleo?”
“Alma?”

angolo autrice completamente sfasata
ripeto scusissima per il ritardo, ma la scuola ci sta pressando un casino e una settimana di assenza non ha per così dire gioviato...
vi chiedo venia...
ecco i ringraziamenti:
-Beyond Birthday
-kiki98
-riuga hideki
-Tigre Bianca
-Lulosky
grazie e ancora scusa...
(Manny vi invia una roteata d'affetto... che pazza...)

adios, e alla prossima!

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Capitolo 8
*** Rivelazioni ***


lo so che mi starete odiando perchè non aggiorno da un pezzo...


Ci fissammo a lungo.
Non ci potevo credere.
Era veramente…?
Dopo tutto questo tempo…
Il primo a rompere il silenzio fu Matt, che fino a quel momento aveva fatto scorrere lo sguardo da me a Cleo.
“Mi sa che mi sono perso un pezzo…”
Cleo mi si avvicinò.
“Ma perché ogni volta che ci incontriamo stai superando i limiti di velocità?”
“è una bella domanda… ma posso risponderti esaurientemente questa volta.”
“Non abbiamo più avuto notizie da quando…”
“Cominciavano a sospettare qualcosa, ho dovuto tagliare i contatti… come va alla base?”
“Abbiamo trovato nuove reclute: gente incontrata sul drift… sono tipi buffi, è vero, ma sono bravi, e sanno come entrare a far parte dei gruppi.”
“Tipo queste due?”
La rossa si avvicinò.
“Mi chiamo Vibekè, piacere.”
Anche l’altra si avvicinò.
“Ciao, sono Hellion.”
Fu a quel punto che Mello se ne uscì con una delle sue:
“No scusa.. un momento… mi sa che stanno ipnotizzando Alma per farla passare dalla loro parte: guardate gli occhi di quella la!”
Quella la era Vibekè, che indossava della lenti a contatto rosse e nere.
Lanciò un’occhiataccia a Mello che lo fulminò, e si rivolse a me:
“Chi sono questi ragazzini?”
Ok che sono più grandi di noi, però ragazzini…
“Cleo, tu puoi immaginarlo. Che ne dite di bere un caffè e chiarire tutto… credo che in questo momento i miei compagni siano parecchio confusi: devo loro delle spiegazioni”
“Non ti ricordavo così leale… se non sbaglio eri considerata la più grande doppiogiochista dell’ambiente?”
“Loro sono miei amici. E come sai, ai miei amici non mento spesso.”
Ci avviammo verso il primo bar, dopo aver parcheggiato macchine e moto(grazie al celo eravamo in un vicolo sperduto, e quasi nessuno aveva seguito la scena)
Dopo esserci seduti cominciarono come previsto le domande.
“Come fate a conoscervi?”
“Perché non ci hai mai detto che conoscevi gente dell’FBI?”
“Centra con la misteriosa comparsa di valanghe di soldi?”
“Spiega.”
E così spiegai.
“Come sapete arrivai al Wammi’s Hause quando avevo undici anni. Non vi raccontai cosa facevo prima…”
“Andavi a scuola?”
“Mello stai zitto.”
“Era una domanda pertinente!”
“Mello stai zitto.”
“Bene… è giunto il momento che io vi racconti la mia storia. Vi ricorderete senz’altro, che io già sapevo chi foste, come vi chiamaste, che disturbo aveste… ”
Aspettammo il tipico commento di Mello, che però, stranamente non venne.
“Comunque… prima… molto prima… quando avevo sette anni… una banda mi prese con se… vivevo in strada allora… avevano colto il potenziale intellettivo che avevo, e si impegnarono a istruirmi… diventai la loro arma… prevedevo le mosse della polizia, organizzavo rapine infallibili, e loro mi adoravano… non sembra, ma quelle bande possono essere molto affettive. Furono la mia famiglia. Ma un giorno qualcosa andò storto. Fu tutta colpa mia. Avrei dovuto capirlo. Ma avevamo urgente bisogno di soldi. Realizzai un piano in fretta… morirono tutti. Rimasi alla base, ad aspettarli, illudendomi che andasse tutto bene… non mi perdonai mai quell’errore. Un errore che costò la vita a sette persone. Un errore che doveva pesare solo su di me. Dopo una settimana, la polizia scovò la base. Mi trovarono. Mi volevano mandare in un orfanotrofio. Ma poi incontrai Cleo. Una ragazza volitiva, forte, grintosa. Raggiungeva sempre quello che voleva. Era entrata nell’FBI a soli quattordici anni. Mi prese sotto la sua protezione. Aveva anche lei capito che avevo un intelligenza superiore alla media. Completò la mia istruzione. Insieme, lavoravamo per smascherare il Wammi’s Hause. Avevamo capito che la facciata era solo una maschera. ”
“Ed ecco come facevi a sapere della telecamere!”
“Esatto. Dopo anni di infruttuoso lavoro, mi decisi. Mi sarei infiltrata. E una volta raccolte abbastanza informazioni, sarei scappata. Ma non andò così. Quando arrivai ero piena di cimici. Fui però costretta a toglierle: sospettavano di me. Non potei più uscirne. Il resto lo sapete.”
“Ma i soldi?”
“Ecco… ho sempre conservato la mia carta, avevo un conto corrente. E avevo un bel po’ di soldi. Anche se ora sono quasi al verde… ma mi rifarò…”
“Bene, e ora potreste gentilmente chiarirci perché stavate andando a 300 all’ora nelle strade del centro?”
Raccontammo loro tutta la storia.
Cleo si indignò a morte sentendo che usavano l’elettroshock, e vi lascio immaginare la sua faccia quando Jennifer parlò delle torture, o quando seppe dei bambini di tre anni, che morivano continuamente.
Alla fine, acconsenti di accompagnarci da L.
Avrebbe inoltre potuto aiutarci a entrare senza destare sospetti.
 
Non ce la faceva più.
Non capiva più niente.
Non sapeva più chi era.
Non sapeva più dov’era.
Plic.
Non sapeva più perché soffriva.
Non sapeva più perché resisteva.
Ma sapeva una cosa.
Ploc.
Sapeva che L l’aveva tradito, e la sua rabbia cresceva sempre di più.
Sentiva una goccia d’acqua cadere sulla sua fronte, a regolari battiti.
Aveva sete.
Aveva fame.
Plic.
Non ce la faceva più.
Non capiva più niente.
I suoi arti erano immobilizzati.
Niente in lui poteva muoversi se non il diaframma.
Ploc.
Aveva la gola in fiamme.
Aveva sete.
La goccia continuava a cadere, scandendo la sua rabbia crescente.
Plic.
Dopo un’ora la sua rabbia giunse al culmine.
Dopo un’ora, il sangue si scaldò nelle vene.
Dopo un’ora i suoi occhi si fecero rossi.
Dopo un’ora scatto.
Pl… SBANG!
Aveva rotto i cerchi di metallo che tenevano fermi i suoi polsi.
Con le mani si tolse la fascia che gli impediva di vedere.
Una camera bianca.
Completamente bianca.
Solo bianca.
Bianca come il latte.
Bianca come L.
Troppo bianca.
Un solo altro lettino.
Un solo altro mostro.
Una sola via per colorare di rosso quel bianco.
angolo che orami saltate a pie pari uniti
scusartemi ancora!
farò un commento breve che senò mia mamma mi fucila.
ringrazio:
-kiki98
-Tigre Bianca
- Gatta blu
-riuga hideki
alla prossima e perdonatemi ancora!!!

una ferita da Manny

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Capitolo 9
*** L o non L? Questo è il dilemma... ***


ed eccovi un altro rimbambente-sonniferante-esustiente-allucinane-delirante capitolo!!!!!
buona lettura!

Ci avviammo verso le moto e le macchine.
Mi sembrava strano che Matt non ci avesse ancora provato con nessuna delle tre ragazze, poiché lui era proprio il tipico fighetto stupido.... e infatti eccolo!
Si avvicinò a Vibèke e le sussurrò:
“Quella macchina mi sembra un po’grande per una ragazza come te… non è che ti senti più sicura a stare con me sulla moto?”
Lei lo guardò dall’alto al basso.
“A me veramente sembra che sia la moto a essere troppo potente per un ragazzino sfigato che vuole fare il figo… non è che ti senti più sicuro sul sedile posteriore della mia macchina con la cintura allacciata?”
Lo squadrò ancora per qualche secondo, girò i tacchi e salì in macchina.
Matt era rimasto a bocca aperta.
In quel momento passò Mello che, staccando un pezzo di cioccolato, gli disse solennemente:
“Ti ha fregato, bello!”
Matt rimase li ancora un paio di secondi e poi mormorò:
“Temo di essermi innamorato…”
Mina esclamò:
“Per tutti i bantha, sarebbe circa la settecentoottantesima volta che ti capita!”
Dopo questo breve slash partimmo, scortati dalle macchine alla volta del palazzo di L.
Chissà cosa sarebbe successo…
 
Lo aveva fatto di nuovo.
Aveva ucciso.
Il sangue era dappertutto.
Sulle sue mani, sulle pareti, sul pavimento.
Tutto era colorato di rosso.
E sopra il suo letto una lettera.
Una lettera che spiegava tutto.
Un segno tracciato con sicurezza nel sangue.
Una lettera.
Una L.
Ma ora si sentiva libero.
Libero.
Aveva soddisfatto il suo desiderio di sangue.
Di morte.
E ora si sentiva libero.
Era libero.
Libero.
La sua rabbia non aveva smesso di crescere.
Per il mondo.
Per il dolore.
Per la fame.
Per la sete.
Per L.
Il suo L.
L.
Traditore.
Che andava punito.
E lo avrebbe fatto.
Lo avrebbe punito.
La sua mente distorta vedeva tutto così chiaramente.
Ora.
Lui.
Lo.
Avrebbe.
Punito.
L.
“Sto.
Arrivando.”
 
Siamo arrivati.
Sgommando come pazzi, è vero, ma siamo arrivati.
Questo palazzo è l’imponenza in persona.
Ipercontrollato.
Gigantesco.
Mamma mia (Mina in realtà avrebbe detto “Gelsomina mucca birichina!”).
Non so come avremmo fatto ad entrare senza Cleo.
Ci avviciniamo alle porte con nonchalance.
“Chi siete?”
Cleo fece loro vedere il distintivo.
“Avete un appuntamento?”
“No, ma abbiamo urgenza di parlare con Ryuzaki”
“Passate”
In un atrio gigantesco venimmo fermati dala segretaria, la tipica vecchina scassa-avete-capito-cosa, che non si fidava di noi perché… vallo a capire perché.
Ma il distintivo ci salvò ancora una volta.
Ci indicò sgarbatamente un corridoio.
“Seconda porta a sinistra. L sarà li fra un attimo”
Entrammo in un confortevole salotto, pieno di divani, poltrone e sedie, con al cetro un tavolo di vetro circolare.
I dolci erano sparsi un po’ dappertutto.
Piattini pieni di dolcetti, caraffe di cioccolata fumante, sacchetti di caramelle, barrette di cioccolato e lecca-lecca giganti.
Era un paradiso.
Ci sedemmo tutti.
Cleo e io ci impossessammo di un divanetto sprofondoso e ci mettemmo a chiacchierare a tutto spiano cin l’intento di recuperare anni di lontananza.
Mina si trovava molto in sintonia con Hellion, e si mise gareggiare a colpi di esclamazioni con la suddetta, accoccolata su una sedia.
Federica e Jennifer discutevano su come procurarsi una batteria nuova, e Near le osservava da un puff, per una volta senza puzzle davanti.
Mello occupava un intero divano, sdraiato, mentre si strafogava di barrette al cioccolato fondente... inquietante.
Vibèke si sedette a gambe incrociate su una poltrona nera, e Matt rimase imbambolato a fissarla.
Poi, con l’intenzione di sedersi su una sedia, la mancò e cadde a terra, scatenando risa irrefrenabili alle quali lui stesso si unì.
Quando riuscimmo ad assumere un aspetto dignitoso (quanto sono illusa?), l’unica poltrona libera era quella più vicina a una porta interna.
Come immaginavamo, L entrò da li.
Socchiuse la porta, e si affacciò.
Notai subito qualcosa di strano.
I suoi occhi.
non erano…
come li ricordavo.
Non così neri.
In qualsiasi caso non ci vedevamo da anni, probabilmente era cambiato.
Entrò, insicuro.
Ci squadrò uno per uno.
“Emmm….cosa desiderate da me?”
Non si ricordava dunque di noi?
Non aveva riconosciuto nessuno?
Eppure quando lo avevo visto molti ricordi erano tornati alla mia memoria.
“Ryuzaki… non ti ricordi di noi?”
Lui spostò il peso sull’altra gamba.
Calò un silenzio imbarazzato.
“Emm…. I tuoi amici del Wammi’s Hause…”
Inclinò la testa.
“Ti ricorderai almeno di BB, no? Fino a poco fa ancora vi vedevate!”
Notai solo allora che aveva una manetta al polso, e il capo di questa, andava verso la porta.
“L, a chi sei legato?”
Dall’ombra uscì un ragazzo.
Alto, castano.
Ammetto che pensai male.
“Buongiorno, sono Light Yagami, il principale sospettato di L. Spero che almeno voi capirete che non è così. E comunque anche Ryuzaki fra poco lo capirà spero.”
L non lo guardò neanche.
Si setette sulla poltrona, e una sola esclamazione si levò da tutti noi:
“Elle!!!!!”
Lui… non ci potevo credere… si era… seduto…. Normalmente!!!

angolino autrice che dovrebbe studiare come una pazza...
E rieccomi con un nuovo capitolo, solo per voui!!!
felici???
nNooo????
Vi conviene esserlo, giusto Manny?
bene, prima di lasciarvi andare rimbambiti dai miei deliri, ringrazio tantissimo chiunque mi abbia recensito, ovvero:
-riuga hideki
-kiki98
-Lulosky
grazie mille!!!
anche se ritardo spesso spero che continuerete a leggere questa storia!
kissoni, kissini e kiss!!!
Mina la sclerata

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Capitolo 10
*** Dove Light fa la fine che si merita...mhuahaha! ***


ed eccovi un nuovo triste, ma comico chappy!!!

“No…
Non era possibile…
Era tutto un sogno…
Cosa…
Non…
Ma….
Che…”
Questo era più o meno ciò che tutti noi pensavamo in quel momento.
Ok non riconoscerci.
Ok cambiare.
Ok tutto.
Ma sedersi normalmente no!!!!
Ci saremo stupiti di meno se si fosse messo a ballare la samba con un costume da tele tubbies stringendo la coda di un cane bagnato a mo’ di microfono e cantando in dinosauresco antico!
È strano come in momenti come questi (di puro terrore-stupore-non-raccapezzamento-pazzia-follia-strabuzzismo-occhi-lingua-penzolante-mascella-al-nucleo-della-terra-cervello-in-palla-demenzialità), si notino le cose più strane che non fanno che peggiorare il già citato e confuso stato d’animo.
Ovvero: come mai Yagami stava lanciando una serie di occhiate a L peggio di un bazooka?
E come mai il diretto interessato (a parte essere saltato in piedi) sembrava terrorizzato dal lanciatore di occhiatacce??
Strano…
Molto strano…
Sembrava quasi che L si stesse scusando con Yagami per essersi seduto così… ma perché?
E se…
No…
Non è possibile…
“L? per un circo ambulante ripieno di merendine alla nocciola… L cosa hai fatto?”
 (come si sarà capito a parlare era stata Mina)
“Io… io non… emm… ecco…. nel senso… ”
“Ho un terribile sospetto, ragazzi…” dissi.
“E se non fosse L? insomma, pensateci bene… non è un po’ troppo… alto? Ok crescere, però BB ci ha sempre detto di essere alto come lui, e ora che lo vedo… a me sembra più alto…”
“Hai ragione!”
“No… io…”
“Tu stai zitto!”
“Ma…”
“ZITTO!”
“Beh, c’è un solo modo per scoprirlo: chiedendogli qualcosa che solo lui può sapere, no?”
“Giusto!”
“C’è una stanza in cui parlare in privato?”
“Ci sarebbe, ma se è legato a quello la…”
“Ci penso io!”
Detto questo Cleo estrasse una pistola con silenziatore.
“Scusa la domanda Cleo ma… cosa vuoi fare?”
“Tranquilli, apro semplicemente le manette!”
Nessuno udì il colpo grazie al silenziatore.
“Ok, allora… qualcuno dovrà restare con questo qua!”
“Ci penso io” si offrì Vibèke
Hellion la seguì a ruota e così Matt, che non aveva staccato gli occhi da Vibèke tutto il tempo e probabilmente non aveva capito assolutamente niente di ciò che era successo.
Dopo la porta interna c’era una scrivania con un paio di sedie e un computer acceso, con lo screen-saver.
L si sedette questa volta per bene, mentre noi restammo in piedi.
“cosa  potremmo chiedergli?”
“Lo so io!”
Detto ciò Federica si avvicinò a L, che parve terrorizzato, e gli mostrò un pugno.
“Federica!!! Noi siamo pacifisti! Niente violenza!”
“No, mi avete frainteso! Volevo solo giocare a morra cinese! Non vi ricordate? Ci batteva tutti perché prevedeva le nostre mosse! Solo lui in persona ci riesce!”
“Grande!”
L non sembrava molto… felice.
“Dai!”
“Uno… due… tre…!”
Mina scoppiò.
“Ma per l’aringa indigesta del frigorifero di mia suocera!!! Per tutti i peli di babbuino presenti da qui a tre metri!!!!! Per le cimici di sua maestà il ragno imperiale!!!! Per un panino di plastica e ceramica vittoriana!!!! Aggghw9fdfadfqerigqogegqyfgfuygvu (?) !!!!!!”
“Mina, stai esagerando, e l’ultima non si è capita!”
“GENNARINO IL CANARINO ARANCIO LIMONE!!! TERESA LA PUZZOLENTE SARACENA!!!! ASGIBILDO IL CESTO DI ANTILOPI FRITTE!!! PER TUTTE LE VERTEBRE!!!!”
“Cominciamo coi nomi…”
“SARABANDA IN PERù!!!  E con questo ho finito!”
“E alleluia…”
Insomma, per farla breve, L aveva perso al primo colpo.
Federica era ancora ferma immobile, e si fissava le mani come se fossero un miracolo divino.
Il presunto L era ancora più spaventato, e tutti noi ancora più scioccati.
Sentimmo qualcuno (leggasi: Yagami) gridare una cosa tipo:
“NON CEDERE L, SONO SOLO UNA MASSA DI…AUCH!”
Evidentemente qualcuno (provate a immaginare chi!) lo aveva messo a tacere.
“Ora…. Dicci perché fingi di essere L e dov’è quello vero!”
Si ritirò ancora di più.
“ORA!!!” gridò un infuriata batterista con evidenti tendenze sadiche.
La cosa parve convincere il sosia che era decisamente meglio parlare.
“Non è stata un’idea mia. Light… si era accorto che L lo stava per incastrare… così lo ha rapito, e mi ha chiamato… sono un suo vecchio amico… e mi ha convinto a forza di soldi e lusinghe… e soldi…e… beh… io da allora ho recitato questa parte e… ecco… oggi mi sono sbagliato… ecco… tutto qua…”
“TUTTO QUA????” urlò Jennifer tirandogli un grosso e a opinione pubblica meritato ceffone in pieno viso.
“Tu non hai un minimo senso dell’umanità!”
Il sosia sembrava sul punto di dire “Parla lei!”, ma evidentemente decise che non era il caso e rimase zitto.
“E ora L dov’è?”
Visto che ogni volta che parlava scatenava reazioni poco chiare, il sosia si decise per un semplice gesto: indicò il computer, e ci osservò in attesa di una nuova esplosione di ira da parte di uno di quelli che stimava evasi da un manicomio (e effettivamente un po’ aveva ragione)
Mi lanciai sul computer, mossi il mouse e mi preparai a chiamare Matt e la sua buona attinenza all’hakeraggio, ma quando vidi lo schermo mi  resi conto che non ce n’era bisogno.
Si vedeva una stanzina minuscola, con appena un materasso, e niente finestre. Una lampadina illuminava fiocamente l’ambiente.
E poi L.
Dimagrito oltre ogni misura immaginabile, tremante e impaurito.
Ca..voli.
Rabbia.
Due cuori che battono all’impazzata.
Non so come mi trovai a tirare un pugno sul naso del malcapitato sosia con tutta la mia forza.
Ma fortunatamente per lui mi trattennero.
“Scusate…”
“Dove? Dov’è quella stanza?”
“Giu…” sussurrò il sosia traumatizzato.
“Scantinato… Light… casa…”
“Nello scantinato di pasto di un bar in fallimento?” (Leggasi: Light Yagami)
“sì…”
“Andiamo”
Uscimmo tutti dalla stanza, con Cleo dietro che teneva il sosia ammanettato.
Quando Light ci vide capì che lo avevamo scoperto e tentò di fuggire, ma non aveva fatto i conti con Hellion, che lo bloccò senza alcuno sforzo e mise le manette anche a lui.
Quando uscimmo naturalmente tentarono di fermarci, ma spiegammo loro tutto e dopo che ebbero visto il computer ci lasciarono andare, credendo che lo scantinato fosse quello del palazzo, che, a detta loro ne aveva uno labirintico.
Presero i due prigionieri togliendoci un peso, e ci raccomandarono prudenza.
Partimmo, naturalmente superando i limiti di velocità consentiti , e arrivammo a casa di Light(ci eravamo fatti dire dov’era), in circa dieci minuti.
Suonammo al campanello.
Ad aprire venne una ragazzina che quando ci vide chiamò sua madre mezza morta di paura.
Dopo, però che facemmo vedere alla suddetta il distintivo ci lasciò entrare tempestandoci di domande.
Quasi non ci degnammo di rispondere.
“C’è uno scantinato in questa casa?”
“Oh, si, ma non ci va mai nessuno. Venite vi faccio vedere. Ma perché siete qui, eh?”
“Si tratta di L e non ci faccia altre domande per favore. Probabilmente saprà tutto fra un po’. ”
Naturalmente la porta era chiusa a chiave.
Mi chiesi perché Light avesse corso un rischio così grande.
Non ci volle molto a buttare giù la porta, sotto lo sguardo stupidissimo di quella donna.
Un corridoio bianco.
Lungo, con una serie di porte in metallo.
Tutte aperte tranne una.
Quella in fondo.
Ci avvicinammo.
La chiave era appesa li di fianco.
La presi.
La infilai nella toppa.
E girai.
La porta si aprì, rivelandoci la scena già vista dal computer.
“L!”
Non capivamo se dormisse o fosse svenuto.
Si scosse.
“Lasciami in pace… per favore lasciami… in pace…” sussurrò, così piano che quasi non lo sentimmo.
“L siamo noi! ”
Mi avvicinai, ma quando lo sfiorai si girò di scatto e scalciò, per allontanarsi terrorizzato da me.
“Avrei preferito che fosse non ci ricordasse, non che non ci riconoscesse dalla paura.”
“L… guardaci… siamo i tuoi amici… non temere… Light non c’è più… ci siamo noi ora.”
Lui alzò lentamente lo sguardo, uno sguardo pieno di paura.
Ci avrebbe riconosciuti?
 
Voleva fuggire.
Voleva correre.
Voleva punire L.
Ma non poteva.
Era chiuso dentro.
Rabbia.
Rabbia.
Frustrazione.
Ma perché?
Perché era sempre ostacolato?
Rabbia.
Rabbia,
frustrazione.
Che fare?

Angolino autrice esaltata e saltellante (in poche parole pazza)
Dunque dunque!!!
Mi sento realizzata!!!
ho trovato una soluzione che nessuno si aspettava!!!

L non è L!!!
muahahahaha!!!!!
ok, basta Mina, datti una calmata e movite che saranno già tutti abbastanza annoiati dalle tue ciance!
Bene, allora, volevo ringraziare tantissimo tutti coloro che mi hanno recensito, e che spero continueranno a farlo (ndManny:perchè se no li trucido, chiaro?)
-kiki98
-Kiba_E (ovvero K_E, o almeno così si firma!)
-riuga hideki
-Gatta blu
-Lulosky
evviva il mondo!!!!!
Cìè gente che legge le mie cavolate!!!
muahahahaahaaahahahaahahahahahaha!!!
e qui vi saluto!

adios e au revoire!!!

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Capitolo 11
*** Fiducia e Morte ***


scusate per il ritardo, ma in questi giorni mia madre è una vera palla al piede.

in più nel weeck non avevo il portatile e non ho potutto scrivere (buuuu!)

in qualsiasi caso questo chappy è su B e L.

buona lectura!

Ci era riuscito.

Aveva sfondato la porta di metallo.

Era fuori.

O perlomeno, fuori da quella camera di sangue.

Un corridoio.

Lo percorse.

Tre deviazioni.

Scelse.

Un altro corridoio.

Lo percorse.

Sei diramazioni.

Si fermò.

Labirinto.

Una voce nella testa.

“Usa il cervello, Backup, pensa”

La voce di L.

Lo perseguitava anche se non c’era, adesso?

Rabbia che saliva.

“Calmati, BB. Io sono già arrivato alla conclusione. Tu?”

Rabbia.

Cominciò a correre.

Per sfogare la rabbia.

Rabbia.

Morte.

Ma non si può sfogare la morte senza altra morte.

Correre.

Sempre più veloce.

Ma la voce di L è nella testa.

Non si può scappare dalla propria testa.

L.

Vaffanculo stai zitto!

Zitto!

Dodici diramazioni.

Si fermò col fiatone.

“Pensa! Hahaha! Sei proprio buffo! Non puoi scappare da me B, sono nella tua testa! Hahaha!”

Quella risata.

Era da tanto che non la sentiva.

Troppo.

Non la sentiva quasi nessuno.

L era un ragazzo molto diffidente.

Ma a lui aveva dato fiducia.

A lui.

Ma perché a lui?

Perché?

Cosa aveva di diverso dagli altri?

“Eri solo il… meno simile a me”

Cosa?

Meno simile?

Ma se venivano sempre scambiati!

“Simile dentro B”

Effettivamente…

Ma non in tutto.

Erano tutti e due scontrosi e permalosi.

Scontrosi in modo diverso però.

Permalosi in modo diverso.

Se lui balzava su e tirava si ribellava, L teneva tutto dentro.

Se lui finiva in punizione perché aveva picchiato qualcuno, L stava sempre chiuso in camera, a bollire nella rabbia e nella frustrazione.

Perché eri li, L?

Cosa avevi di diverso?

Non ne aveva mai parlato.

Neanche a lui.

Perché?

“Non  questo l’importante. L’importante è che ci siamo incontrati. E che tu mi hai… lo ammetto, mi hai aiutato. Senza di te, sarei ancora un essere privo di affetto. Inumano. Robotico. Grazie al tuo amore, sono rinato. Grazie a te.”

Si.

Grazie a lui.

Ma a quanto pare non era stato sufficiente.

“Perché dici così?”

Tu mi disprezzi.

Lo so.

L’ho visto.

Ti ho visto.

Nei tuoi occhi.

Nella tua voce.

Il disprezzo.

Per me.

Rabbia.

Odio.

Morte.

L.

“No! BB ascolta! Non è così! Ti sbagli!”

Ah,mi sbaglio.

Rabbia.

Odio.

Rabbia.

Morte.

Sangue.

Ne ho bisogno.

Subito.

Ora.

Rosso.

“BB, per favore! Non ero io! Ora sto male, ho bisogno di te!”

No

Non è possibile.

Ti ho visto.

Con questi occhi.

Con la mia condanna.

Col sangue.

Con la morte che fa parte di me.

“BB, la morte non è molto affidabile, no?”

La morte.

La morte è affidabile.

Non mi ha mai tradito.

A contrario tuo.

Se una persona è morta lo è per sempre.

“Ma i tuoi occhi ti hanno tradito. Come lo spieghi?”

Come lo so?

“Fiducia. È il momento di rendermela. Non lo hai mai fatto. Non so nulla di te. So che hai ucciso. So che mi ami. So che ti amo. Stop. Tu sai tutto di me. Fiducia, BB, fiducia.”

Fiducia, dici.

E va bene.

Fidiamoci.

Se andrà tutto bene ti racconterò la mia storia.

Tutta.

Se no ucciderò.

Ucciderò.

Fino a morire.

“Ci sto. Proviamo. Vedrai.”

Angolino autrice condannata al trucidio da Manny per il ritardo

eccomi qua!!!

Speravate di esservi liberati di me... e invece eccovi alla fine di un altro chappy!!!!!

allora... che ve ne è parso??????

e come al solito ringrazio tantissimo (anche da parte di Manny)

-kiki98
-riuga hideki
-Beyond_Birthday
-Tigra Bianca
- Lulosky
-Gatta blu

arivedersci!!!!
Minaminosamenteminosaminosantellataminoforme

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Capitolo 12
*** Di nuovo le imprecazioni di Mina... ***


ecco un nuovo capitolo!

mi spiace per voi, ma non è ancora quello conclusivo!

hahaha!!!! (risata assatanata)

“L, PORCA PUPAZZOLA!!!!!”

“…”

“Ha aperto gli occhi!”

“…?”

“L è VIVO! L è VIVO!!!!! PER LA NARICE DESTRA DI MIA ZIA, L’HO SEMPRE SAPUTO!”

“Grazie tante, mica ha smesso di respirare!”

“No però… vabbè insomma, dai, darmi un po’ di soddisfazione mai , eh?”

“Ragazzi, novità?”

“Ha aperto gli occhi!”

“E NON MI AVETE CHIAMATO?!?!?!?! IO VI SPARAFLESCIO!”

“Calmati Alma, è successo tre secondi fa!”

“LEVATEVI! Che me lo soffocate!”

Il povero ragazzo era nel letto degli ospiti della casa di Cleo, dove lo avevamo portato in fretta e furia senza peraltro fornire molte spiegazioni alla donna che ci aveva aperto la casa di Yagami (strofinaccio!).

Il fatto era che tre secondi dopo che lo avevamo trovato era svenuto o una cosa simile, e continuava a borbottare frasi senza senso.

Ci siamo parecchio preoccupati.

Sono passate due ore, e finalmente ha aperto gli occhi.

Non ricordavo quanto fossero neri.

Profondi.

Pesanti.

Sento che mi sta scrutando.

“L, dimmi che ti ricordi chi siamo!”

“emm… dunque, mi ricordo che siete stati miei amici Al Wammy’s Hause. Però non mi ricordo benissimo i nomi… ”

“Se ti serve da aiuto Mina è quella che imprecava (e impreca tutt’ora) in modo strano!”

“Ei! Parla il cioccolato-mane! ”

“Ragazzi, scusate se interrompo le frecciatine degli sposi ma..”

“”COS’HAI DETTO???? SOTTOSPECIE DI CALENDARIO POMPOSO!!!”

“STUPIDO NEONERD NEONERDOSO!!!”

“Su Mello un po’ più di fantasia! Tipo: TU, BRUTTO ORNITORINCO DAL BECCO BLU! Questo era originale, okey? Su prova!”

“allora… FRAFALLA PIROMANE CON LE ANTENNE DA RADIOLINA SVIZZERA!”

“Bravo! Così’!”

“….????”

“Okey, okey scusate! Non lo dirò mai più! Comunque stavo dicendo che L potrebbe avere fame o sete, per questo avevo portato un vassoio … EI DOV’è FINITO???”

“emm… temo di aver già mangiato tutto…”

“STUPIDO CIOCCOLATO-MANE!”

“Ragazzi, ripeto che mancate di originalità!”

“Grrrrr….”

“SALVADANAIO VUOTO! CIOCCOLATO AL SAPORE DI SALATINO!”

“COOOOSA???? QUSTO NON LO DOVEVI DIRE, TELEVISIONE IN CORTO CIRCUITO!!!”

“Bene ragazzi, vedo che imparate in fretta!”

“TU ZITTA!”

“NON SI DICE A MINA DI STARE ZITTA SENZA ESSERE PUNITI, PIPISTRELLO BAFFUTO!!!!”

“oh-oh…”

“ISFSODHBUISRBHWQEIRUBHQEPUBHQDòVHQEPU!!!!!”

Urlò un’agguerritissima Mina mentre si lanciava contro i malcapitati urlando a squarciagola incomprensibili imprecazioni.

“DHFRHRLEOPARDO-SMACCHIATODHDDVGFGHOTEL-SENZA-LETTIFSIHFUVHFDUFHCANARINO-STONATOFDFJ!!!!!!!!!!!”

“Ha ha ha!”

Tutti i fermarono di colpo.

“L?”

“Hai parlato?”

“emm… non dovevo?”

Tutti fermi immobili.

“L è TORNATO!!!! UAHAHAHAAHAAAA!!!!”

A quel punto tutti si lanciarono sul povero ragazzo, che stava per venire sommerso.

Solo l’immediato intervento di due ragazze dell’FBI pronte a tutto lo salvò dalla morte di soffocamento sotto amici.

“Ragazzi, credo che il vostro amico abbia fame, andate pure a fare la spesa!”

“Okey, ma tenetelo bene d’occhio!”

“Non ti preoccupare!”

Quando si udì il CLACK della porta, Cleo e Hellion (Vibèke aveva accompagnato la banda di ragazzi pazzi) si sedettero davanti a L.

“E quindi sei tu il famoso L! ti immaginavo… esattamente così!”

“Io invece pensavo fossi un tipo più grande.”

L le osservò un momento,, poi si sedette alla sua maniera solita (grazie al celo!) e si mordicchiò l’unghia del pollice.

“Deduco che lei sia quella con più esperienza, probabilmente entrata nell’FBI da piccola.”

“Dammi del tu, ti prego! Comunque io sono Cleo Bissong, forse si ricorda di me, l’ho aiutata in un caso, anche se indirettamente.”

“Credo di avere un vago ricordo, anche se la mia… permanenza in quella cantina ha fatto si che la mia mente cancellasse alcuni ricordi.”

“Beh, non avrei mai pensato di conoscerti, di vederti sul serio! Sai, sei quasi una leggenda!”

“Sì beh… era inevitabile che lo diventassi.”

Hellion era piuttosto stupita dal detective, e ancora non dava segno di dire una parola.

Invece Cleo e L se la intendevano alla perfezione, e chiacchieravano usando parole presenti solo sui vocabolari intitolati “Vocabolario per coloro che si vogliono ammazzare di sapere tanto che alla fine nessun essere umano normale li capirà!”

Certo, L non era proprio in forma, ma riusciva perfettamente a sostenere la conversazione.

Quando i ragazzi tornarono, L poté finalmente mangiare, e dopodiché fu costretto a dormire ancora un po’ da Mina e Jennifer, oltre ogni dire premurose.

Decidemmo di andare l’indomani al palazzo di L, e da li di svelare tutti i misteri.

Intanto avremmo aspettato.

Con ansia avremmo aspettato.

E con noi avrebbe aspettato B.

Aspetta B.

Presto arriveremo.

 

 

In quel momento B non era esattamente in procinto di aspettare qualcosa.

Dopo aver passato il labirinto si era ritrovato un’enorme porta di ferro davanti.

Aveva controllato, ma fortunatamente non c’era nessuna telecamera.

Se avesse potuto ascoltare il suo istinto…

Ma no.

Avevano scommesso.

Non si poteva tirare indietro.

Avrebbe dimostrato che la morte vince.

Purtroppo.

Strano come l’oscurità possa temere il buio una volta ammirata la potenza della luce.

Strano.

Ma vero.

Purtroppo.

Uff…!

Ma come era finito li!

Se solo non avesse conosciuto L.

No.

Senza L non sarebbe stato completo.

Il buio necessita della luce per esistere.

B necessita di L.

E viceversa.

Ma… L is after B.

Così è se l’alfabeto si pronuncia dalla A alla Z.

Ma non viceversa.

 

Angolino ormai famoso

erieccomi!

in questo capitolo ridevo mentre scrivevo... è normale? no...

grazie a 

-kiki9

-Gatta blu

-riuga hideki

-Lulosky

grazie mille per aver letto fin qui!!!

kiss!

Mina

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Capitolo 13
*** Luce e Buio... ma il nome di questo chappy non sarà un po'troppo melanconico? ***


Ciao cari lettori!!!

ecco un altro chappy di ragionamenti.

il punto è che se scrivo dei 7 pazzi senza ispirazione mi viene una schifezza.

bah, in quasiasi caso leggete! 

L pensava intensamente.

Era stato un sogno?

Oppure…

Era veramente entrato in contatto con lui?

La sua mente razionale si rifiutava di credergli.

Però…

Non era la prima volta che… comunicavano a distanza.

O meglio… ogni tanto, quando B era molto, ma molto arrabbiato ciò che pensava, anche se erano lontani.

Da sempre.

Da prima di conoscerlo.

Anche questo lo aveva incuriosito di B.

Perché sentiva i suoi pensieri?

Era per lui una domanda ricorrente.

Ma ora…

Avevano addirittura parlato.

E L lo aveva visto.

In quel corridoio.

Come ci era arrivato in quel corridoio?

Non gli avevano mica fatto del male?

Sapeva dove portava quel corridoio.

Fin troppo bene.

Ma B era forte.

E non sembrava, da quel che aveva visto, che si fosse fatto qualcosa.

Ma perché era li?

Perché?

Cavolo!

Il legame affettivo gli impediva di concentrarsi come gli si confaceva.

Ed eccoli.

I ricordi.

Quelli che quel pervertito di Kira non era riuscito a strappargli.

Quelli con B.

Loro due insieme.

Nel giardino del Wammi’s.

Nevicava quel giorno.

E nevicava forte.

Loro erano solo amici.

Migliori amici.

E si conoscevano da due giorni.

La neve cadeva inesorabile su di loro, e sul mondo intorno.

Neve bianca.

Il bianco.

Era il colore che apparteneva loro.

Bianco che di giorno risplende.

Bianco che di notte diventa nero.

Nero.

Un colore che apparteneva a B.

Ma non pensava a questo quella mattina.

Pensava… a cosa pensava?

A loro due.

Come sempre.

Da prima di conoscerlo.

Forse da prima della nascita.

Perché lui era il suo contrario.

Bianco e Nero.

A spasso insieme nella neve.

Il colore che muta per adattarsi, e il colore che ostinato rimane com’è.

Da prima della nascita.

Beyond Birthday.

Il Nero.

Che aveva tanto pensato.

Che aveva tanto cercato.

Che aveva tanto temuto.

Senza grandi ragioni.

È normale che la luce tema il buio prima di vederlo.

Lo immagina più forte.

Quando invece la più forte è e sarà sempre la luce.

Bianco e Nero.

Luce e Buio.

E insieme cos’erano?

Cos’erano se non la forza che fa girare il modo?

Insieme nella neve.

La neve fredda.

La neve ostinata.

La neve bianca.

La neve.

Camminavano come in un sogno, in mezzo a tutto quel bianco.

Uguali.

Ma ugualmente diversi.

Non parlavano.

Non c’era niente da dire.

Strano come la Luce possa amare il modo in cui il Buio la infranga.

La Luce così pura.

Il Buio così ribelle.

L e B.

Luce e Buio.

E poi quel suo sguardo.

Quasi cauto.

Strano che il Buio sia cauto.

Lo è solo con la Luce.

Perché non può conoscerla.

Perché in tutto il resto una parte di Buio c’è.

Ma non nella Luce vera.

Quello sguardo.

Un concentrato di lui.

Un concentrato di B.

Ma con la cautela.

Ne era rimasto stupito.

Si erano fermati.

E si erano abbracciati.

B e L.

Uniti chi erano?

Chi erano?

 

 

B in quel momento era gasato.

Gasato e tutt’altro che melanconico.

Ma, si sa, il Buio è imprevedibile.

In qualsiasi caso, B sospettava di avere dalla sua la dea bendata.

Infatti dopo un’ora di tentativi con la porta di ferro, aveva sentito un rumore di passi.

Si era subito nascosto dietro la porta, e quando l’aveva vista aprirsi era balzato fuori e aveva stordito il tipo così sfortunato da averla aperta.

E cioè un guardiano.

Era uscito.

Non aveva incontrato nessuno.

In giardino aveva dovuto scansare parecchi gruppi di ragazzi, ma a parte ciò era andato decisamente tutto bene.

Era fuggito dal portone, grazie al mazzo di chiavi e la divisa del guardiano atterrato, senza destare troppi sospetti.

Era fuori.

Non erano riusciti a fermarlo.

Neanche stavolta.

Gli veniva quasi da ridere.

Che incompetenti!

E ora, L, sto arrivando.

E la vedremo.

Buio contro Luce.

Vedremo chi ha ragione.

E temo che se avrai ragione tu il Buio dovrà scegliersi un nuovo rappresentante.

Perché sarò troppo impegnato.

Ad amarti.

Ad amare.

 E non si addice al Buio l’amare esplicitamente la luce.

Ma chi lo sa se il Buio può rinnegare se stesso.

Chi lo sa se il Buio non si ribelli.

Chi lo sa se per B sarebbe stato meglio saperlo.

Angolino dell'autrice che ascolta musica da sola in casa cantando a squarciagola come una deficente...

allora, cosa ve ne pare di questo nuovo chappy???
i'm curiossaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!

ok, mi devo calmare!

passiamo ai ringraziamenti che se no qua mi faccio nuovi nemici...

-Beyond Birthay

-Gatta blu

-Lulosky

-riuga hideki

alla prossima!!!
Mina!

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Capitolo 14
*** un risveglio movimentato! ***


so che questo chappy è un po' corto, ma la scuola pesa... 


Backup aveva sonno.
Era notte fonda, e non dormiva da… già, da quanto non dormiva.
Aveva le palpebre pesanti come mattoni, e cosi le membra, forzate al massimo per allontanarsi il più possibile da dove era fuggito.
D’un tratto vide un hotel.
Era un hotel a una sola stella, ma poco importava, perché tanto non aveva soldi.
Però…
Si scrollò un po’, per mandare al diavolo quella stupida sonnolenza.
Guardò meglio l’edificio.
E perché non provare?
Era folle, ma d’altra parte lui stesso era folle.
Prese un po’ di rincorsa e si lanciò.
si aggrappò alla grondaia.
Controllò che nessuno potesse vederlo e cominciò la scalata.
Non è che la grondaia fosse molto sicura.
Sentiva degli scricchiolii decisamente poco allettanti…
Ma continuò.
Si issò sul primo balcone che aveva davanti, deviando la grondaia e causando un rumore stridente che rimbombò per tutto il vicolo
Fortunatamente però, non c’era nessuno a sentirlo.
B sbirciò nella camera, e vide che era vuota.
Forzò la porta e, stando attento a eventuali allarmi entrò.
Sembrava confortevole.
Il sonno lo riprese e si buttò senza pensare più, sul letto.
Sa addormentò quasi subito.
Non sognò.
O meglio, sogno il nero.
Come sempre.
De sempre.
Per sempre.
 
“Sveglia ciciberiti fornellosi!!! Oggi è un grande giorno!!! Il sole splende, il celo è azzurro, e la vita è bella! ”
“Grunf…ruriur…bubbubi….olilili….diddadiada…”
“Che?”
“…zzzz”
“Ei! Ho detto sveglia!”
“…”
“Ho capito: SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!
“AIUTO!!! IL MOSTRO DI LOCH NESS MI HA RUBATO LA CHITARRA!! RESISTI PICCOLA ARRIVO!!!!!!!”
“”AGGGHHHHH!!! IL MIO CIOCCOLATO!!!!!!NOOOOOOOOOOOOO!!!”
“DS NON SCOMAPRIRE!!! NO, NON CI PROVARE!!! GUARDA CHE… NOOOOOOOOO!!!!”
“CHI MI HA RUBATO IL SANGUE???? A ME, CHE LO TRUCIDO!!! GRRRRRRR!!!”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGHH!!!!!!! NOOOOOOOOOOOOO!!!! NON TOCCARE LE MIE BACCHETTE!!!!!!NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”
“LA MIA MACCHINA NO, CAGNA!!!!”
“E NEANCHE LA MIA, GATTA!!!”
“L’FBI è CROLLATO??? NOOOOOOOOOOOOOO!!!!!”
“Ragazzi, calma, niente di tutto ciò, vi dovete semplicemente alzare!”
“A, vabbè… allora vado a dormire…”
“NO!!!! VOLEVO DIRE CHE… beh… LA CHITARRA DI ALMA è STATA COSPARSA DELL’ULTIMA TAVOLETTA DI CIOCCOLATO DI MELLO, E DEL SNGUE DI JENNIFER, IN Più è STATA MESSA INSIEME ALLE BACCHETTE DI FEDERICA IN UNA MACCHINA CHE FRA POCO ESPLODERà  , CHE è QUELLA DI VIBèKE, MENTRE LA MACCHINA DI HELLION STA PER ANDARE ADDOSSO ALLA PRIMA A TUTTA VELOCITà, E TUTTO Ciò E STATO CAUSATO DALL’FBI CON L’AIUTO DI UN MISTERIOSO DS!!!!! PRESTO!!!!!!”
L’urlo fu unanime:
AGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
In men che non si dica, tutti erano in piedi, pronti e scattanti.
“sono in cucina! Fate presto!”
Ci fu un fuggi-fuggi generale.
Solo dopo un po’, si resero conto di ciò che stavano facendo.
“Ei!”
“Io che ci faccio qui?”
“..?????”
Mina comparve come se niente fosse e disse:
“Bene gente! Oggi è un nuovo importante giorno! Che ne dite di una buona colazione, che tra l’altro vi ho preparato con le mie manine???”

“Ma..”
“Eppure mi sembrava che…”
“Vabbè! Io ho fame!”
Il cibo sparì in poco tempo.
“E ora dovremmo svegliare L!”
“Come? A noi ci hai svegliato alle otto e lui dopo?? Non è giusto!”
“Lui è l’ospite, e poi aveva bisogno di riposo!”
“Bah!”
 
 
BB dormiva profondamente.
La luce del sole non era riuscita a svegliarlo.
Strano: di solito gli dava molto fastidio.
Il silenzio era padrone, ma a un tratto:
“AAAAAA!!!! PADRONA!!!! UN ESTRANEO NELLA STANZA!!! AIUTOOOOOOO!!!”

In ciò che la luce non era stata capace, l’acuto strillo della donna riuscì.
B si svegliò di colpo.
Aprì gli occhi ed era già completamente sveglio.
Saltò giu dal letto, contando sul fattore a sorpresa, usci sul balcone.
Salì sulla ringhiera e guardò giu.
Un’altra volta folle…
Si lanciò.
Secondi di adrenalina.
L’urlo sempre più acuto nelle orecchie.
L’aria sferzante, tagliente.
Il suolo.
L’impatto.
Non si fece troppo male.
Rotolò in strada, ma si rialzò subito.
Cominciò a correre.
E non smise per molto, molto tempo


angolino autrice totalmente persa
ciaooooo!!!!
come va, gente?
so che è da un po' che non scrivo, e so che di questo siete felici, ma purtroppo per voi sono di nuovo qua!!!! muahahaha!!!!
ringrazio tantissimo coloro che mi hanno seguito tutto questo tempo!
-Beyond_Birthday
-Gatta blu
-riuga hideki
-kiki98


un saluto rotante da Manny!!!
alla prossima!

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Capitolo 15
*** Un nuovo rappresentante... ***


Ecco un nuovo capitolo, alla fine del quale.... beh... non voglio rovinare la sorpresa!
sempre che la troverete una bella sorpresa... 


Finalmente erano tutti pronti.
Mello aveva trovato il suo cioccolato.
Jennifer il suo sangue.
Near aveva in mano il suo puzzle.
Mina aveva scovato gli anfibi sotto due letti differenti.
Federica aveva una bacchetta per mano e tamburellava con esse su tutto.
Matt aveva un DS preso da Cleo in mano.
Io la mia chitarra sulle spalle.
Si poteva andare.
Uscimmo e saltammo sui rispettivi mezzi.
L salì sulla macchina di Cleo, non tanto perché le volesse più bene, ma sulle moto non poteva sedersi a modo suo senza cadere.
Partimmo.
Sfrecciammo per le vie della città, godendoci l’aria frizzantina che penetrava nei caschi.
Quando arrivammo notammo che gli agenti in borghese erano aumentati.
Parcheggiammo proprio davanti alle porte.
Prima però, che L scendesse, Mello gi diede una felpa con cui coprirsi il volto.
Dopotutto, era sempre L.
Entrammo, e venimmo subito accolti da alcuni agenti che ci scortarono in una stanza mai vista.
Li erano radunati tutti.
Intravidi Watari.
“Avete trovato Ryuzaki?”
“Io sono Ryuzaki”
Un brusio si alzò.
L aveva ancora il viso coperto, era naturale che non si fidassero.
“Per dimostrarvi che è veramente lui” esordì Mello “Useremo il metodo che ci ha permesso di smascherare il suo sosia con certezza.”
Nuovo brusio, più curioso.
“Morra cinese”
“Cosa? Solo giocando a morra cinese voi..?”
“Sì. Problemi?”
“No,no, era una domanda…”
“Bene”
Jennifer e L giocarono un bel po’, ma vinse sempre lui.
Vollero provare anche gli agenti, con lo stesso risultato.
Non si capacitavano del fatto che ci riuscisse così facilmente.
Infine si convinsero.
“E va bene, sei realmente Ryuzaki. Ti crediamo. Ma loro chi sono?”
Chiese un agente indicando noi sette.
“Miei amici. Vi diranno tutto quel che c’è da dire. Ora abbiamo un ì’urgenza. Dobbiamo assolutamente andare alla Wammy’hause. E liberare tutti.”
“Come liberare? Quello è un rispettabile orfanotrofio per geni. ”
“Che sia un orfanotrofio per geni è vero, ma non userei l’aggettivo rispettabile se fossi in lei. Io e loro veniamo da la. Siamo pronti a testimoniare contro quella casa. Ma c’è una priorità. I ragazzi al suo interno sono sfruttati, addirittura torturati. Dobbiamo andare a salvarli.”
“Ok, ci fideremo, ma vogliamo spiegazioni. Non possiamo irrompere così.”
“Se io vi do il permesso si.”
“Ma…”
“Niente obiezioni. Dobbiamo andare. Non è forse il vostro lavoro salvare vite umane?”
“Certo ma…”
“Allora andiamo. Ora.”
 
Qualche ora dopo
“Come, lui non c’è?”
“Abbiamo setacciato tutto, compreso il labirinto e tutte le sue stanze, ma non l’abbiamo trovato. Una cosa però c’è.”
“Cosa???”
“Ecco… in una delle camere del labirinto… un lettino era vuoto e… nell’altro… c’era un… cadavere… era un macello tutto pieno di sangue… e c’era una L.”
“Come?”
“Grande, sul muro. Scritta col sangue…”
“Torniamo al palazzo. Che siano forniti alloggi ai ragazzi liberati.”
“Ma L… BB?”
“Non c’è da preoccuparsi. Avevo pensato a quest’eventualità.”
“E cosa facciamo? Andiamo a cercarlo? ”
“No. Non ce n’è bisogno.”
“?“
“Sarà lui a venire da noi”
Abbassò la voce
“A venire da me.”
 
Qualche ora dopo (sì, ancora..)
“L ormai è buio. Siouro che verrà?”
“Sì”
“Guarda che abbiamo tutto l’FBI per cercarlo.”
“Vi ripeto che non c’è bisogno. Dategli tempo. Dopotutto… è a piedi.”
“Sei in tempo sempre, per cambiare idea.”
“Lo so”
“Non ricordavo tutta questa testardaggine!”
“Io sì!”
“Dai, è tardi. Andate a dormire. Vi chiamerò io se arriverà”
“Il nostro premurosone, veh? Comunque scordatelo: aspetteremo con te!”
“Non eri tu quella che aveva sempre sonno… Federica?”
“Ei!”
“Hahaha!”
 
 
 
BB camminava.
Era notte fonda.
C’era veramente poca luce.
Si infilò in un vicolo che ricordava di aver preso la scorsa fuga (ndLupa: ma che memoria hai???)
Un vicolo stretto, abbastanza buio.
Non un lampione.
Ok che ci vedeva abbastanza al buio, ma neanche lui aveva i super poteri.
Distingueva a malapena i contorni delle case.
I suoi passi risuonavano distorti.
Aveva un brutto presentimento.
Fu tentato dal cercare un’altra strada.
Ma cosa diceva?
Lui e il buio andavano d’accordo, no?
Era ancora il suo rappresentante.
Non per molto, ma lo era ancora.
Un giovane sbucò dal nulla.
Un ragazzo alto come lui.
Con una chioma di capelli neri.
Con una maglia nera e dei jeans.
Con un pugnale in mano.
 
Con gli occhi rossi.
 
Rossi.
 
Rossi.
Angolino autrice tutta felice per il ponte!
 Buongiur, mie lettrici e miei lettori (sempre che ce ne siano...) spero che questo chappy vi sia piaciuto anche se in realtà mi sono praticamente tirata la zappa sui piedi...
come faccio ora????
bah...
in qualsiasi caso, grazie mille ( e ripeto che se non vi ricordate la erre moscia mi offendo e vi mando Manny) a:
-kiki98
-Gatta blu
-riuga hideki

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Capitolo 16
*** Non so come chiamare questo chappy... diciamo... Chiarimenti.... sì, mi piace! ***


Ciauuuuuuuuuu!!!!
come va gente?

Allora, sappiate che con questo chappy è probabile che mia madre decida definitivamente di diseredarmi.
teoricamente in fatti dovrei essere a tacola, ma le ho chiesto (sncora) cinque minutini-ini-ini.
comq, spero che il chappy vi soddisfi, anche se avrei voluto scriver un po' di più, ma come già spiegato... meglio non arrischiarsi troppo.Stava li.
Fermo.
Impressionantemente fermo.
Sembrava non respirasse.
Bakup credeva che, tirando a sua volta fuori il pugnale l’altro gli sarebbe saltato addosso.
Ma non era questo che lo preoccupava.
Erano i suoi occhi che lo preoccupavano.
E anche molto.
Cosa voleva dire?
Occhi rossi.
Statura uguale.
Capelli identici.
Perfino lo stesso pugnale.
Che cosa voleva dire?
L’altro continuava a stare fermo.
Fermo.
Che fare?
Poi.
Un solo movimento.
Uno solo, davvero.
Che gli fece capire.
Tutto.
Che lo fece agire.
Con tutta la sua forza.
Un movimento.
Insignificante.
L’altro, che prima guardava davanti a se…
Lo guardò negli occhi.
Occhi rossi contro occhi rossi.
Buio conto buio.
Buio che ama contro buio che odia.
Buio che segue l’amore contro buio che si ribella ad esso.
Rosso nel rosso.
Rosso uguale.
Rosso diverso.
Com’era possibile?
In quel rosso.
Una pupilla nera.
Nera come l’ombra che lambisce i morti.
L’ombra della paura.
Più nera.
Più nera di tutto.
E la pupilla.
Era una L spezzata.
E capì.
L’altro voleva L come lo voleva lui.
Ma lo voleva morto.
Morto.
Morte= la cessazione di vita. Il modo di morire.  Pena di morte. Fine, distruzione. Transito, decesso, trapasso. Fato.
Ecco cos’era lui.
Morte.
Ecco cos’erano entrambi.
Ma erano la morte in diversi aspetti.
In quel momento non c’era però il tempo di elucubrare.
Bisognava agire.
Perché?
Per la vita di L.
La morte che combatte per la vita.
“Penoso” sussurrò.
Ma agì.
Nel momento in cui si mosse, l’altro fece altrettanto.
Lottarono.
Per la vita.
Per la loro vita.
Ancora penoso.
La morte che lotta per la vita è un insulto.
Infine.
B si ritrovò a terra.
L’altro sopra.
Uguali, si sarebbe potuto dire.
Ma non c’erano due creature così diverse.
L’altro lo guardò di nuovo negli occhi.
“Tu non vali più nulla. Ora ci sono io. Tu devi morire. Ora. E ti caverò gli occhi. Farà male. Molto. Ma credo che tu lo sappia.”
Lo disse senza fretta, godendosi a fondo le parole, con una punta di ironia nella voce.
Bakup lo guardò a sua volta.
“No. Non lo farai. Non morirò. Sarai tu a morire, infine.”
Lo disse con la stessa inesorabile calma.
Sapeva bene come mascherare quella paura che lo stuzzicava.
E poi la risata.
Quella risata.
La sua risata.
La loro risata.
Così crudele da far rizzare i capelli.
No.
Non era loro la risata.
Non era sua.
Ne era dell’altro.
Era del buio.
Solo sua.
Angolino autrice la cui madre le sta per spiaccicare una lasagna in faccia...
Riciauu amori miei!!!
allora, cosa ve ne pare di questo chappino?

spero di essere riuscita a chiarire almeno un pochiiiino il mistero del misterioso figuro!
Consiglio anche di rileggere... anzi, eccovi la parte chiarimentosa (si fa per dire):

"Vedremo chi ha ragione.
E temo che se avrai ragione tu il Buio dovrà scegliersi un nuovo rappresentante.
Perché sarò troppo impegnato.
Ad amarti.
Ad amare.
 E non si addice al Buio l’amare esplicitamente la luce.
Ma chi lo sa se il Buio può rinnegare se stesso.
Chi lo sa se il Buio non si ribelli.
Chi lo sa se per B sarebbe stato meglio saperlo."

e ora i tici e immancabili perchè importanti ringraziamenti a:
-Gatta blu

-riuga hideki
-Cristy_
-Luloski
-Tigre Bianca 
adieuuuu!!!
Mina (e non dimenticate Manny.. non so come potrebbe reagire... e effettivamente non lo voglio sapere..)

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Capitolo 17
*** L'ombra ***


Questo chappy è un po' strano...
non sono convinta...
ditemi voi...
Ormai è mattina.
E lui ancora non arriva.
Le nostre faccie esprimono meglio delle parole il comune stato d’animo.
A, già.
Non le potete vedere.
Figuratevi un gruppo di ragazzi che la sera prima erano pieni di speranze, e se le sono viste sfumare davanti durante la notte.
Figuratevi che queste speranze riguardassero uno dei loro migliori amici di cui non sanno niente da troppo tempo.
Figuratevi che uno di questi ragazzi fosse il suo fidanzato.
Figuratevi questa situazione.
E avrete approssimativamente la nostra situazione.
Una situazione di merda se non si è troppo schizzinosi sul termine.
Che fare?
L è fermo immobile da ieri sera.
Tutti noi siamo fermi immobili da ieri sera.
Ad aspettarlo.
Ma non è venuto.
Se vi aspettate frasi a effetto, scordatevele.
Non è il momento.
Perché?
Perché il mio migliore amico non c’è.
Non c’è.
Ed è inutile chiedersi dov’è.
Non c’è.
E non verrà.
Merda.
 
Thinks of Mello
Cazzo.
E mo’?
“L, che facciamo?”
Ho la gola secca.
Non si può più mascherare i propri sentimenti dietro una voce arrogante.
Non dopo una notte passata così.
Ad aspettare.
Lui.
Che non è arrivato.
“Avevo calcolato quest’eventualità”
La solita voce inespressiva.
So che non vuol dire che non ha sentimenti, ho che non gli interessi la cosa.
Il fatto è che fa irritare.
Ma calmi.
“E cosa hai intenzione di fare, ora?”
“Lo andrò a cercare. Io.”
“Cosa? Non sei il suo solo amico. Hai bisogno anche di noi. Ha bisogno anche di noi. Lo sai.”
“No.”
“NO UN CAVOLO! Io ci vado, a cercarlo, con o senza il tuo permesso!”
“Scusa. Credevo che aveste corso già abbastanza rischi rispetto a me. Ma se volete rischiare la vita.”
“Sai qualcosa che non sappiamo?”
“So solo che è in pericolo di vita.”
“E come?”
Si alzò, uscì.
“Dai, prepariamoci anche noi, fra poco andiamo.”
“Jennifer, quindi andiamo?”
“C’erano dubbi?”
 
 
Di qualsiasi fosse quella risata, se non si muoveva sarebbe stato l’ultimo rumore che avrebbe sentito.
Puntò per il prendere tempo a parole, in attesa di una lampadina.
“Chi sei?”
“Lo sai benissimo chi sono. Io sono te.”
“NO! Non è vero! Io no sono come te!”
“Ma lo eri.”
“Usando l’imperfetto. Ma ora è l’importante.”
“Proprio così. Se tu fossi come allora io non ti ucciderei.”
“Ma tu non mi ucciderai.”
“è una sfida?”
“In un certo senso…”
Cazzo a quella risata!
“Come puoi sfidare il buio?”
“Essendolo”
“Tu non sei più il buio”
“Non è vero. Il buio non se ne va, una volta arrivato.”
“A meno che non si muoia”
“Ma io non morirò. Non oggi.”
“Vedremo”
L’altro alzò il pugnale.
Backup non  si poteva muovere.
Cosa fare?
“Qual è il tuo nome?”
“Cosa?”
Perché gli interessava sapere qual’era il suo nome?
“Forza, dimmelo!”
“Perché?”
“Sai… ho intenzione di divertirmi un po’, dopo averti ucciso… so bene che è per l’amore che rinneghi te stesso… scoprirò chi è lei, o lui, e… giocherò con esso… allo stesso modo in cui dovevi giocare tu…”
“NO!”
“Ora dimmi il tuo nome!”
“Mai!”
Il pugnale si abbassò.
Puntava al suo braccio.
Sentì il tocco freddo della punta della lama contro l’interno di esso.
“Sicuro?”
Non rispose neanche.
Il pugnale penetrò con facilità nella carne.
Di tre centimetri.
Si fermò un momento.
Ciò equivaleva ad un’altra domanda.
Ma anche questa rimase sospesa nel vuoto della risoluzione.
E il pugnale andò avanti.
Fino all’interno del gomito.
Non gli diede la soddisfazione di un gemito.
Il sangue scorreva.
Rosso e puro come non mai.
Bello e lucente come non mai.
Doloroso e presente come non mai.
Backup serrò gli occhi.
Attese.
Aveva un piano.
Non era un granché, e era basato sul fatto che il suo braccio sarebbe stato completamente segnato di li a poco, ma era sempre un piano.
Infatti il coltello scese ancora.
Con forza perversa.
Si avvicinò pericolosamente alle vene del polso.
Poi si fermò.
La lama, non più fredda uscì dal suo corpo, e si fermò a mezz’aria, grondante di sangue.
L’altro alzò l’altra mano, per toccare quel sangue, cos’ allettante, così odoroso di sofferenza.
E Bakup non si lasciò sfuggire l’occasione.
Il dolore era molto, ed era su questo che l’altro contava.
Ma non aveva idea di cosa può fare l’amore.
L’amore non può essere ferito.
E così, Bakup raccolse le forze e, con il braccio ferito nonché libero, tirò un pugno all’avversario.
No,  non all’avversario.
Meglio dire… all’altro.
Comunque sia, quest’ultimo cadde all’indietro, sorpreso da una mossa tanto inaspettata.
Bakup si era liberato del peso.
Appoggiandosi all’altro braccio si alzò.
La sua figura si stagliava contro la tenue luce emanata dalla strada verso la quale si stava dirigendo prima di essere aggredito.
Aveva ancora qualche secondo.
Tirò fuori il suo coltello.
L’altro era in piedi.
Bakup capì che non poteva vincere.
E fuggì.
Il buio fuggì davanti a se stesso.
Davanti alla sua ombra.
E la sua ombra lo seguì.
Silenziosi come gatti.
Bakup stava per arrivare alla strada.
Sentiva l’ombra dietro di se.
Si voltò all’improvviso.
Col coltello inferse la sua stessa ferita all’ombra.
Lungo tutto il braccio destro.
E l’ombra urlò di stupore e di dolore.
Ne approfittò.
La ferì ancora, sul petto.
Ma non riuscì nell’intento di ucciderla.
Perché l’ombra si scostò.
Bakup riprese a correre.
Era certo di aver messo l’ombra in condizioni da non seguirlo ancora.
Sbagliava.
L’ombra era dietro di lui.
Dietro.
A due passi.
Un poco più vicina.
Il coltello stretto in mano.
Il coltello che ferì BB alla schiena.
O meglio, rimase conficcato nella sua schiena, alla sinistra della spina dorsale.
Per un momento non sentì che gelo.
Il momento che bastò per sfuggire all’ombra, il momento che bastò per tirarle un pugno ferte da farla svenire.
Ma i momenti passano.
Passò anche quello.
E il dolore arrivò.
Più forte.
Più forte.
Di tutto ciò che aveva passato.
Il coltello freddo ancora li.
BB urlò il suo dolore alla luna.
Ma la luna è distante, fredda, crudele.
Bianca.
Bianca come il latte.
Troppo bianca.
Bianca come L.
 


Angolino autrice inpaurita da latino e scienze....
 ciao raggazzi miei!!!
so che dovevo aggiornare ieri, ma non ci sono riuscita...

scommetto che stavate belzando di gioia, deh?
e invece eccomi qua, come al solito a rompere le scatoline a voi, poveri innocenti EFPiani che hanno aperto una storia per sbaglio e si sono trovati costretti a leggere...
vabbò...
non so che scrivere...
ringrazio molto:
-Gatta blu

-Lulosky
-Tigre Bianca
-riuga hideki

arivedersci!!!
Mina!

nutellenutellanutellanutellanutellanutellanutella... sono pazza

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Capitolo 18
*** Libertà ***


 

ecco un altro chappy...
sicuri di non esservi dimenticati niente... o meglio, nessuno?



Beyond Birthday cadde in ginocchio.
Il dolore era troppo.
Non aveva più percezione di ciò che gli stava attorno.
Non sentiva il sangue caldo impregnare la sua maglietta.
Non sentiva l’asfalto sgretolato sotto di se.
Ne la leggera brezza della notte.
Non sentiva l’odore del sangue.
Del suo sangue.
Ne sentiva l’odore di quel vicolo sporco.
Ne sentiva l’odore della notte.
Non vedeva le sue mani appoggiarsi a terra, rosse di sangue non suo.
Ne vedeva le case, alte e strette.
Non vedeva che il buio.
Il nero.
L’oscuro.
E il dolore.
Quello lo sentiva eccome.
Troppo dolore.
Troppo per potergli resistere.
Ma non doveva lasciarsi andare.
Non doveva.
Per L.
Ancora uno sforzo.
Sapeva che aveva sentito.
Le sue urla.
Il suo dolore.
O almeno lo sperava.
Se non fosse stato così.
Sarebbe morto.
Morto.
 
 
 
 
Ci eravamo divisi.
Ciascuno esplorava la città per conto suo.
In particolare, le macchine le strade ampie, le moto i vicoli.
Avremmo stacciato tutta la città pur di trovarlo.
Questo era sicuro.
Eravamo  in contatto attraverso alcuni microfoni.
Inoltre, L ci aveva dotati di un dispositivo che segnalava in rosso le vie già percorse da tutto il gruppo, per evitare di ripassarci.  
Sfrecciavo per le strade più strette, dove le macchine non possono passare.
Non belle strade.
 
Thinks of Near
Si, alla fine avevano dato una moto anche a me.
Più piccola delle altre.
Come me.
Bianca.
Come me.
Silenziosa.
Come me.
Vi eravate dimenticati di me, vero?
Tutti si dimenticano di me.
Tranne lei.
Quella ragazza speciale che mi ha fatto entrare in questo gruppo speciale.
Che ha creato questo gruppo speciale.
Mina.
Neanche sa che cosa è.
Ma io sì.
Come so chi sono L e B.
Luce e Buio.
Impensabile, ma vero.
E lei.
Con il suo ottimismo, la sua allegra esuberanza.
Il suo modo di esprimersi, con la sua goffaggine.
Si accorge subito se qualcuno ha qualcosa che non va.
Fa di tutto per aiutarlo.
Ostinata, irremovibile.
Niente e nessuno può impedirle di fare quello che le va.
Lei ha ottenuto il permesso di tingersi i capelli.
Lei ha ottenuto il permesso di vestirsi come ci pareva.
E tante altre cose.
Piccole cose.
Ma a loro modo importanti.
Per la felicità di tutti.
Perché nessuno può imprigionare la Libertà.
Nessuno.
E io.
Silenzioso.
Non ho mai parlato.
Neanche una volta.
Perché?.
È ciò che mi chiedo anch’io.
Un altro vicolo.
Altre case sinistre, mezze crollate.
Altre buche nell’asfalto.
E ancora uno.
E un altro.
E un altro.
Qual è quello giusto?
Dove troveremo B?
Sicuramente sarà intento a camminare, per raggiungere L.
Noi ci saremo preoccupati per nulla.
Oppure…
Il Buio sa.
In questo caso, B è in pericolo.
Pericolo mortale.
L’amore è proibito al buio.
Finchè si tratta di lussuria o di di affetto, può andare bene, ma l’amore.
L’amore è pericoloso per il buoi come per la luce.
Li spinge a lottare uno per l’altro.
E il Buio lo sa.
E il buio è crudele.
Un altro vicolo.
certo che faceva freddino alle sei di mattina.
Un altro vicolo.
Sentii  un odore strano.
Mi fermai.
Conoscevo quell’odore.
Era l’odore del sangue.
Angolino autrice di fretta che scrive clandestinamente
ciauuuu amici miei!
come va la vita?
spero bene, così sarete in vena di recensire (muhahaahahah).
scherzavo, dai, spero davvero che stiate bene, senza doppi fini!
:)
anche se in una rec. anche negativa ci spero!
lasciamo perdere che qua, vi faccio addormentare tutti!
ringrazio molto:
-Holidaylove
-kiki98
e tutti coloro che mi seguono!
adieu!
Mina

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Capitolo 19
*** L'urlo ***


Ciaoooo!
Allora, ceh dire?

Dunque.....boh!

leggete che è meglio...

 

Non ce la poteva fare.

Quel coltello era forte.

Più forte di lui.

Troppo forte.

Ma doveva opporre resistenza.

Perché ogni suo respiro era per L.

E per L avrebbe fatto tutto.

Sarebbe morto per lui.

Ma morire adesso sarebbe significato morire per nulla.

Morire adesso sarebbe significato darla vinta all’ombra.

Quell’ombra con cui aveva scommesso se stesso.

E non avrebbe perso.

Lui non aveva mai perso.

In ginocchio davanti alla luna.

Davanti alla luce della purezza.

Davanti a L.

Bakup mosse il braccio sinistro.

La sua mano strinse convulsivamente sul manico del coltello.

Quella leggera pressione gli causò una fitta di dolore inimmaginabile.

Ebbe un fremito.

Ma ce l’avebbe fatto.

Doveva farcela.

Per L.

Per lui.

Pensa solo a lui, B.

E lui arriverà.

Per te.

Non pensare al tuo dolore.

La mano si serrò attorno al manico.

Traesti un respiro profondo.

Guardasti la luna.

Solo lei, B.

Solo lei.

E lo facesti.

Un movimento unico, sicuro.

E il coltello era nella tua mano.

E il sangue scendeva inesorabile.

E il dolore ti colpì più forte di ogni altra cosa.

Ma la luna c’era sempre.

Davanti a te.

Testimone impotente del tuo dolore.

Dolore.

Una parola poco realistica per quel che provasti.

impossibile che un dolore sia così forte.

Era qualosa di… inumano.

Che uscì da te attraverso un urlo.

Un unico urlo.

Forte.

Non credevi che ci fosse qualcosa di più forte del dolore.

Ma c’era.

Eri tu.

Il tuo urlo.

La tua vita, pulsante ancora.

Il tuo vermiglio sangue.

E nessuno potè spiegarsi come, ma quell’urlo lo sentirono tutti.

Dentro di se.

Un urlo prolungato, di dolore inconcepibile per chi non lo ha provato.

Potenza.

Ecco ciò che trasmetteva.

Testardaggine.

Volontà.

Trasmetteva te, Beyond.

 

 

Near conosceva fin troppo bene quell’odore.

L’odore che imperava nel loro orfanotrofio.

Sangue.

Si immobilizzò.

E se fosse stato lui?

Beyond?

Il Buio.

Near fece qualche passo.

Inclinò la testa.

Esplorò il vicolo con gli occhi.

E la vide.

Una figura, riversa a terra.

Ogni tanto aveva un sussulto.

Ma non era questo che lo terrorizzò.

La figura giaceva nel sangue.

Il suo sangue.

Sangue.

Era la cosa che faceva più paura a N.

Il sangue.

E ad aggiungersi a questo, c’erano buone probabilità che B fosse li.

Near si fece coraggio.

Si avvicinò ancora un poco.

Si, era lui.

Cazzo.

E ora?

Lui non poteva parlare!

Poi vide l’espressione di B.

un… sorriso?
Si, era un sorriso!

Si avvicinò ancora un po’.

Non era un ghigno.

Era proprio un sorriso.

Uno dei primi  di B.

Ma il più importante.

Un sorriso fiducioso.

Trasmetteva ingenua sicurezza.

Ma per cosa?

In cosa il Buio nutre sicurezza?

Della presenza della luce.

Near capì.

Sapeva che L l’avrebbe sentito.

E chi non laveva sentito?

Quell’urlo.

Un urlo proveniente da dentro.

Era il principale motivo della loro preoccupazione.

Era stato lui.

B.

Aveva urlato.

Ad L.

E ora lo aspettava.

Ma ti ho trovato io, B.

Il piccolo, basso, ingenuo, silenzioso, inutile Near.

Perché so che non ci riuscirò.

Non riuscirò mai a parlare.

Perché?

Perché?

Si era fatto tante volte quella domanda.

Sembrava ormai una litania.

Ma solo ora trovò la risposta.

Sono il silenzio.

In un primo momento la cosa gli parve tanto ovvia che si mandò a quel paese.

Ma poi gli si accese la lampadina.

E perché no?

Se c’era gente che si poteva dire Buio, Luce, Libertà, perché non ci poteva essere il Silenzio?

Il Silenzio.

Si spiegavano molte cose.

Ma non c’era tempo di pensare.

B moriva davanti a lui.

Corse alla moto.

Prese il microfono.

Lo picchiettò contro il manubrio.

“Near, che fai?”

“Aia!”

“Che cos’è?”

 

Solo Mina aveva, come al solito, riconosciuto non si sa come che era lui.

Ed ecco!

Linguaggio morse!
picchiò il microfono sul manubrio in modo misurato e preciso.

“Aih! Piantala!”

“No zitti! Lui non può parlare, se avesse trovato B!?”

“Hai ragione… Near, se l’hai trovato, batti il microfono 5 vole, ok?

Era stato più facile del previsto.

“Arriviamo Nearrrrrrrrrr!!!!!!”

Non restava che aspettare.

Arriveranno presto B.

Non temere.

 

Angolino autrice la cui madre ancora una volta rompe la scatoline

Ciaaaao gente, come va la vita?

dunque, spero che il chappy vi sia piaciuto, ma ora devo scappare che mia madre mi lincia.

vi starete chiedendo perchè mia madre è sempre presente e rompina nei miei capitoli.

Non fatelo, perchè non saprei rispondere!

bene, grazie milli a :
-kiki98

-Lulosky

-Beyond_Birthday

-Tigre Bianca

Mina!:)

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Capitolo 20
*** Puff! Ma perchè non mi vengono in mente che nomi per chappy da romanzi rosa shokking?!?! ***


Lo so, lo so, che non aggiorno da un sacco di tempo, ma purtroppo per voi, sono ancora qui, con un nuovo delirante chappy.
Nel prossimo, non preoccupatevi, avremmo molte... sorprese...
:)



 
Tutti.
Tutti.
Vedevo le linee rosse che convergevano in un’unica direzione.
Tutti.
A salvarlo.
A salvare B.
Tutti.
Il perché del mio stupore?
In tutti i casi che ho risolto, in tutte le avventure che ho vissuto, un traditore c’era sempre.
Un traditore, un bugiardo, un perdente.
Stavolta invece, tutti erano uniti, in un sol uomo.
Potenti.
Uniti.
E io?
Io cosa stavo facendo?
Io andavo da lui.
Da B.
Ma non stavo andando a salvarlo.
Non servirebbe.
Dal suo urlo temo che salvarlo non sarà sufficiente per farlo vivere.
Andai  da lui.
Ad amarlo.
E il più veloce possibile.
Sentivo il tempo che gli rimaneva scandirsi inesorabili ticchettii dentro di me.
Sentivo che mi stava aspettando.
Sentivo che aveva fiducia in me.
Tutti contano sempre su di me.
Per risolvere casi, per indovinare enigmi.
Al primo colpo.
Al primo colpo.
Anormalmente.
E io ci riesco sempre.
Sempre.
Ma ci riuscirò ora, B?
Riuscirò a salvarti?
Riuscirò ad amarti?
Perché tutti questi dubbi?
Non ne ho mai avuti troppi.
Perché, B?
Perché è tutto così complicato?
Perché non possiamo semplicemente vivere?
Una vita normale, non chiedo tanto.
Una vita normale con te?
Effettivamente mi rendo conto che sarebbe tantissimo, invece.
Tantissimo.
Ma è giusto definirlo “troppo”?
L’amore lo chiedono tutti.
Perché per noi è così complicato?
Troppe domande.
Alcuna risposta.
Sembra un romanzo rosa.
Arrivo, B.
Arrivo.
Finalmente ti vedrò.
Quante volte ti ho detto: sto arrivando?
quante volte sono arrivato davvero?
ma questa volta.
Questa volta arriverò, B.
Fosse l’ultima cosa che faccio.
Arriverò.
Ti amerò.
E vivremo insieme.
Sempre.
Per sempre.
Giuro.
 
 
 
Per primo arrivò lui.
L.
Occhiaie profonde.
Sguardo perso.
Scese lentamente dalla macchina, quasi temesse cosa avrebbe trovato.
Mi si avvicinò.
“Dov’è?”
Una voce spaventosa.
Spaventosa.
Stanca.
Triste.
Terrorizzata.
Speranzosa.
Gli feci un cenno.
Alzò lo sguardo.
E lo vide.
Spalancò gli occhi.
Lo fissò con forza.
Non voleva crederci.
Si vedeva lontano un miglio.
Dietro di lui c’erano Vibèke e Hellion.
Una mano sulla sua spalla.
Lui.
Sconvolto.
Corse.
Da B.
Luce che corre dal Buio.
Amore che li separa.
 
 
L.
Mio amato L.
Cosa sarà ora di me?
Morirò?
Ti prego dimmelo.
Rispondimi.
Non rispondesti.
Mi fissasti.
Fissasti il mio corpo.
Fissasti la vita che lo lasciava.
L.
Povero amato L.
Cosa farai ora?
Verrai da me?
Fuggirai?
urlerai?
non ti ho mai visto mostrare sentimenti.
Solo a volte quel tuo timido sorriso, quella tua timida risata.
Ma cosa farai ora?
Cosa farai?
Corresti.
Corresti.
Da me.
Sempre più vicino.
Sempre più vicino.
Mi prendesti.
Piangevi.
Piangevi?
Quindi…
Quindi io valgo le tue lacrime?
Solo io?
L.
Cosa ne sarà di me?
Vivrò?
Si, L, sto morendo.
Ma cos’è la morte a confronto della Luce?
Cosa a confronto dell’Amore?
L.
Non piangere.
Ti prego.
Non riuscirai a lavare via il sangue con le tue lacrime innocenti.
L.
Non piangere.
Ridi.
Per favore.
Ridi con me.
Per il gusto di ridere.
Per ricordarci così.
Ridenti.
Portami via, L.
Non voglio morire qui.
Portami lontano.
In un prato magari.
Oppure davanti al mare.
L’importante, però, è che tu stia con me.
Non lascarmi, L.
Non lasciarmi.
Ho bisogno di te.
L.
Ti prego.
Rispondimi.
Ridi.
Resta con me.
 
 
 
“L! L calmo! Ora lo portiamo via, d’accordo? Lo portiamo subito all’ospedale, ok?”
“No, no, no. Nel mio palazzo ci sono strutture mediche più avanzate. Per favore.”
Per favore?
L che chiede per favore?
“Va bene, va bene. Ora spostati che lo portiamo in macchina.”
Straziante.
Più del corpo di B.
Il suo pianto.
La sua disperazione.
Caricammo B in macchina, con tutte le cure necessarie.
L si sedette di fianco a lui.
Non vedeva nessun altro.
Sembrava quasi che cercasse di guarirlo a forza di telecinesi.
Siamo tutti qui.
Tutti.
E siamo tutti confusi, tristi, arrabbiati.
Chi può avergli fatto questo?
Chi può averlo fatto urlare?
Ripartimmo in tutta fretta.
Lasciammo quel luogo di sangue.
Di morte.
Portandoci via B.
Senza notare una figura, nell’ombra.
Una figura mischiata all’ombra.
Che ci spiava.
E rideva.
Rideva di gusto, ma silenziosamente.
L’ombra.
Avrebbe presto avuto il divertimento che sperava.

Angolino autrice che deve fare un disegno di arte, ma non è capace e preferisce perdere tempo scrivendo cavolate.
allora gente, come vi è parso il chappy?
Ho una domanda per voi: L=B esteticamente?
pensate bene alla risposta...
e scoprirete i miei subdoli progetti per il prossimo chppyyyy!!!
grazias muchos a :
-kiki98
-Tigre Bianca
-Gatta blu


au revoires (probabilmente è scritto sbaglito, ma voi fate finta di niente che se nò Manny si offende: l'ha scritto lei!)
Mina

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Capitolo 21
*** Va tutto bene... ***


Ok, ok, lo so che non aggiorno da mooooolto tempo... ma esisto ancora purtroppo per voi!!!!
Felici?

Ok, non rispondetemi, andate pure al bagno...

 


Beyond aprì lentamente gli occhi.
Vedeva tutto sfocato, tutto biancognolo.
Qualcosa si mosse sopra di lui.
Che diamine?
Sbatté un po’ gli occhi, e visualizzò un ragazzo sopra di lui.
Era… era L!
tentò di tirarsi su a sedere, ma il tentativo fallì miseramente.
L’altro gli posò preoccupato una mano sulla fronte, ammonendolo dolcemente
“Stai tranquillo! Hai la febbre, devi riposare!”
Poi un sorriso gli balenò in viso.
“Sono felice di rivederti vivo, B. mi sei mancato.”
Anche lui sorrise stancamente.
“Ma hai ancora molte cose da spiegare”
Riuscì a esclamare, sorridendo, prima di addormentarsi sotto lo sguardo premuroso di L.
 
L era al settimo celo: B si era svegliato! Aveva parlato!! Era vivo!!!
Afferrò il cellulare, e chiamò Alma.
Visto che non poteva allontanarsi da B, infatti, aveva munito tutti di cellulari all’ultimo grido.
In un minuto scarso tutti erano stati avvertiti.
La prima ad arrivare fu Mina.
Con la sua  solita delicatezza degna di uno scaricatore di porto, per poco non sfondò la porta, si precipitò su L e lo abbracciò, alzandolo da terra, tanto entusiasmo aveva in corpo.
Dopodiché lo rimise giù, si fermò e trasse un respiro profondo.
Accortosi che la ragazza stava per esplodere in un mare di insolite esclamazioni che avrebbero svegliato oserei dire bruscamente B, le tappò prontamente la bocca.
Poi la portò fuori mentre lei lo guardava con aria incavolata.
Chiuse accuratamente la porta e si preparò alla valanga con aria rassegnata.
“COME OSI TAPPARE LA BOCCA A MINA???? TU NON PUOI TAPPARE LA BOCCA A MINA!!!! E DOVE LA METTI LA LIBERTà DI PAROLA, SANA SANA NEL MURO LA METTI, VEH???? NON TI PERMETTERò DI VANIFICARE LA MIA LOTTA CONTRO I MONARCHI ASSOLUTI!!! A NO, NON CI SPERARE!!!! PUOI SCORDARTELO, MEZZO PINO ARROSTITO ALLO SPIEDO!!!! CILIEGIA ASSASSINA FORMATO CUBICO CON UNA FORTE TENDENZA ALLA FRAGOLITE ACUTA!!!! NESSUNO, RIPETO NESSUNO, Può ANHE SOLO PENSARE DI TAPPARMI LA BOCCA!!! CLARO AMIGO??? NON CI PROVARE MAI Più INDECENTE PANDA OCCHIALOIDOFORME!!!! POTRESTI NON PASSARLA LISCIA, INTESI???? O SI, LA PASSERESTI PIUTTOSTO RUVIDA, COME UNA GRATTUGIA PER FORMAGGIO STAGIONATO DEL 76!!!!”
Mina si fermò un momento per riprendere fiato e L approfittò.
“Non è per tapparti la bocca, Mina, è solo che B dorme, e avresti potuto disturbarlo.”
Mina era giunta alla massima capienza di aria, e stava per ricominciare a urlare, quando recepì il messaggio.
Si fermò un momento e poi si espirò.
“Potevi pure dirlo prima, no? Bah… ”
In quel momento arrivarono gli altri.
“Dunque sta bene?”
“Si, ha aperto gli occhi, ha anche parlato, ma ora sta dormendo.”
In un momento L si trovò sepolto in un abbraccio complessivo.
“Bene, ora che ci siamo accertati che stia bene… potremo pensare alla colazione, no?”
“Solo a questo pensi, Mello!?”
“Io ho fame!”
“Che gente!”
“Va bene, andiamo a mangià!”
“L, vieni?”
“No, resto con lui”
“Ok, poi ti portiamo qualche etto di torta!”
“Hahaha!”
“Ciao cervellone!”
“Adieu!”
Poco a poco tutti andarono a fare colazione, mentre L ritornava da Beyond.
Sorrise, sussultando a un’esclamazione di Mina particolarmente pepata, probabilmente diretta a Mello, udibile attraverso i muri, a proposito di un australopiteco ceco.
Sembrava proprio che tutto fosse sistemato per il meglio.
La Wammi’s era indagata, mancava poco e sarebbe stata chiusa.
Tutti i ragazzi erano salvi, felici.
Lui era coi suoi amici, col suo amato, finalmente sereno.
Dopotutto aveva vinto.
Non vedeva l’ora di conoscere la storia Beyond.
Andava tutto bene.
 
Troppo bene.
Presto qualcosa sarebbe giunto.
L’ombra di un passato dimenticato.
E avrebbe rotto quella pace.
Attento L.
Attento.
Angolino autrice ritardataria (o ritardata) chiedente indulgenza
Ciao, mie lettirici (si sono femminista!)!!!
Allora, che ne dite di ste due righe che non sarebbe rispettoso chiamare capitolo???
Spero in qualche rec, anche di insulti!
Grazie a tutti  i puffoli (non vi preoccupate: è un complimento) che hanno recensito la storia e cioèèèè:::
-Gatta Blu

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Capitolo 22
*** Chi diavolo è??? ***


Si, lo so, è corto anche stavolta...
perdono!
:)
L andò a fare due passi.
Dopotutto erano tre giorni che vegliava su Beyond.
Aveva lasciato Federica di guardia al ragazzo dormiente.
Non ce la faceva proprio più a stare fermo.
Scese le scale per 24 piani.
Si, c’era ascensore, ma aveva bisogno di muoversi.
Arrivò in cortile.
Cominciò a camminare, per il gusto di farlo.
Si avvicinò a un albero.
Una quercia.
A un angolo del cortile.
Lui non lo sapeva, ma quella quercia gli avrebbe causato molti problemi.
Si avvicinava sempre di più.
Curioso come al solito.
Gli era sembrato di vedere qualcosa.
Da dietro l’albero sbucò una figura.
Un ragazzo quasi uguale a lui.
“Beyond!” esclamò, fiondandosi ad abbracciarlo, a sorreggerlo.
“Cosa ci fai qui? Sei ferito, devi tornare in infermeria subito!”
L’altro ricambiò l’abbraccio.
L sentì che c’era qualcosa che non andava.
Per cominciare, l’odore di Beyond non era così…  così forte.
Non così prepotente.
E poi… quell’abbraccio.
Troppo… violento, possessivo.
Quello non era Beyond.
Ma se ne accorse troppo tardi.
Tentò di divincolarsi da quell’abbraccio, ma l’altro lo strinse tanto forte da togliergli il respiro.
“Bene” sussurrò- “mi sei venuto da solo fra le braccia, molto bravo, ti sei evitato scontri dolorosi… ora ascolta: ho una pistola puntata contro di te, non ti conviene fare movimenti sospetti. Ora ce ne andiamo fuori, che ne dici? A fare una bella passeggiatina! Hahaha!”
 
L’ombra entrò nell’infermeria, vestito come L, ingobbito come L.
“Grazie, resto io ora” disse a Federica, che dopo averlo salutato uscì dalla stanza saltellando.
L’ombra si avvicinò indisturbata al letto di Beyond.
Lo osservò: stava guarendo in fretta.
Tipico del Buio.
Ghigno in modo orribile, si sedette al posto di L e continuò a fissarlo.
Pensando a ciò che aveva fatto scoppiò in una terribile risata, una risata non di questo mondo, o fin troppo sua.
 
 
L  era stato sbattuto in una piccola cella, chissà dove.
Si alzò, dolorante.
Niente finestre, una porta in ferro battuto e scarse possibilità di fuga.
Era messo proprio male.
“Ci risiamo! Ma chissà perché devo sempre essere rapito da qualcuno! Bah! Cosa ci troveranno di tanto interessante in me?!”
Scosse la testa.
Dopotutto lo sapeva benissimo cosa ci trovavano in lui.
O almeno, se le sue deduzioni erano esatte, stavolta l’avevano rapito per fare del male a B.
Quel ragazzo era veramente uguale!
Esternamente..
Però era troppo… troppo!
Boh, comunque non era ne lui ne Beyond.
Almeno non era troppo interessato a lui!
No, perché un altro rapimento in stile Light non l’avrebbe tenuto, ne era sicuro.
Rabbrividì solo al pensiero.
Quel.. pervertito malato mentale!
Si sforzò di pensare ad altro.
Come uscire, per prima cosa?
Perché doveva ASSOLUTAMENTE uscire, Beyond era in pericolo!
Sospirò, e si accinse a fare il giro della stanza, cercando vie d’uscita.
Niente.
Credeva di aver guardato dappertutto.
Ma non aveva notato una zona completamente in ombra, scura.
Si accucciò, per pensare meglio.
“Dunque… se non posso uscire, devo almeno poter avvertire qualcuno... se ci fosse una parete più sottile potrei provare a urlare, anche se non credo che a una mente così organizzata sfuggirebbe una così banale soluzione… mmmh… ”
A un tratto, qualcosa si posò sulla sua spalla.
Sobbalzò, sicuro, fino a poco prima di essere solo.
Si voltò di scatto, e ciò che vide gli fece spalancare gli occhi dallo stupore.
Una ragazza, vestita principalmente di nero e con qualche borchia qua e la, un piercing al labbro inferiore e con una cicatrice sul collo.
Ma non era questo l’importante.
Il fatto era un altro.
Lo guardava allo stesso modo in cui lo aveva guardato Beyond la prima volta che si erano visti, un po’ più su della testa.
E aveva gli occhi rossi.
Non rossi come il suo assalitore: nel suo caso a prima vista erano rossi, ma uno sguardo più attento svelava pagliette nere, al contrario di Beyond, che li aveva completamente rossi.(nota autrice: l’ombra può ereditare il potere degli occhi solo uccidendo B, e lo stesso vale per diventare il Buio)
Al contrario di quella ragazza.
“Che casino” fu l’ultimo pensiero di L, prima che la misteriosa ragazza gli tirasse un pugno in faccia, con una cortesia sconcertante.

Angolo autrice felice che dovrebbe essere scoraggiata da voti poco raccomandabili, ma che è pimpante non si capisce bene perchè...
ditemelo: vi ho stupiti!
hahahahahh!
beh, a parte gli sproloqui un grazie a :
-kiki98

-Beyond_Birthday


adieu
Mina

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Capitolo 23
*** Qual'è il femminile di Beyond Birthday? ***


Ciao gente!
lo so che non aggiorno da un sacco ma.. beh, eccomi qua!
visto che nello scorso chappy non sono stata molto chiara, ecco:
Beyond: occhi rossi e potere

Tipa misteriosa: occhi rossi e potere
Ombra stron.. pardon, Ombra: occhi rossastri, niente potere




L si risvegliò con un forte dolore alla fronte.
Aprì lentamente gli occhi, e si ritrovò appoggiato a una parete, con, davanti a se, la misteriosa ragazza di prima.
“Scusami per prima”
L si alzò di scatto.
Non era possibile!
“Ehi calma, mica mordo!”
Aveva la stessa identica voce dei Beyond, le stesse inclinazioni, le stesse occhiate.
La osservò a lungo senza proferire verbo.
Ma chi era?
Aveva la forma di Beyond, Beyond aveva le sue forme, lei viveva in lui e lui viveva in lei.
Gli stessi lineamenti, la stessa diafana pelle, gli stessi occhi.
Rossi.
Penetranti.
Posati su di lui.
Per niente rassicuranti.
“Chi sei?” le chiese, cercando di non lasciar trasparire il suo choc.
Lei sorrise al suo indirizzo.
“Chi sono io?”
Chinò indietro il capo e rise.
In modo disumano.
Peggio ancora di Beyond.
In effetti Beyond non aveva mai voluto spaventare L.
Ma lei… lei si divertiva così tanto.
Lei non aveva mai amato nessuno.
Era Buio allo stato più puro.
Lei.
Lei era il vero Buio.
Ne Beyond, ne l’Ombra, con lei in giro, potevano aspirare a quel ruolo.
D’un tratto divenne seria.
“Chi sono io?”
Inclinò la testa di lato, e per un attimo a L parve di vedere Beyond, che lo fissava.
“Io.”
Si avvicinò.
“Io sono.”
Prese le spalle di L e lo guardò negli occhi, sadica.
“Il Buio. E tu, Lawliet? Che sei? ”
Lui non chiese come sapeva il suo nome.
Poi lo mollò, dandogli una spinta all’indietro.
E riprese a ridere.
A farsi beffe del mondo, che si era divertita a spaventare.
L la guardava con tanto d’occhi.
Uguale. Uguale a B.
La stessa mente distorta.
Ma lei era… a suo modo diversa. Era cattiva. Era ancora meno sana mentalmente.
Chissà se anche lei sognava, come B, di vedere la data vitale del mondo.
La ragazza si sedette, appoggiata a un muro.
L si avvicinò cautamente.
Si sedette di fianco a lei.
“Tu.. conosci per caso… Beyond Birthday?”
Lei si voltò a fissarlo ancora, mettendo a dura prova il suo sguardo.
“Beyond Birthday… si, lo conosco. ”
“Già.. emm... siete proprio simili.”
“Ma davvero? ”
Sembrava seria.
“Ma.. tu invece… che ci fai qui?”
“Hai presente quel ragazzo che ti ha così cortesemente rapito? Ecco, lui! Lui vuole… gli occhi miei e di Beyond. E per averli mi ha rinchiuso qua, a farmi morire di fame, visto che sa bene che in altri modi gli sfuggirei, e adesso dovrebbe avere la porta aperta per uccidere Beyond. Ora che tu sei fuori campo. Sai… siete proprio simili… per questo prima ti  ho colpito. Ma poi ho capito che non potevi essere tu: nessuno per quanto stupido si imprigionerebbe da solo.”
“Cosa?”
“Hai sentito.”
“Dobbiamo uscire! Assolutamente.”
“Si, sono d’accordo con te. Sai, in realtà sono appena arrivata, non ho avuto modo di andarmene, ma ora provvederemo.”
“Si… ma… emm… da dove pensi di fuggire?”
“Io non fuggo. Io esco. E da dove si esce genio? Dalla porta.”
L la guardava come se fosse un alieno.
Lei si alzò, e si avvicinò alla porta, esaminandola.
“Si può fare. ”
Detto ciò si inginocchiò, e dagli anfibi, estrasse una piccola rotellina di metallo seghettata.
Si rialzò, e cominciò a segare i cardini.
L si avvicinò.
In pochi minuti il primo cardine era saltato.
“Tieni, renditi utile Lawliet”
L non era molto abituato a ricevere ordini, ma non discusse.
Intanto, la ragazza controllò ancora una volta la porta.
Una volta che L ebbe finito, si fece rendere la rotellina, che si infilò in tasca.
Si allontanò di qualche passo, e senza attendere che L si scostasse diede un mirato calcio alla porta, che cedette con uno schianto assordante.
L fece un salto indietro.
Lei uscì, senza badare a lui, che la seguì.
C’erano delle scale, che portavano sia giù che su.
L stava per salire, quando vide che lei invece scendeva.
Incuriosito la seguì.
“Dunque… dovrebbero essere… qui!”
Un tavolo.
Ricoperti di armi.
“Si, eccola, la mia piccola!”
Così dicendo il Buio prese una mannaia, più grande del normale, rilucente di una strana luce.
La infilò sotto la giacca, e risalì le scale, con L che la fissava, chiedendosi in che cavolo di casino si era cacciato, nella vita.
Riuscirono a uscire senza altre difficoltà.
Erano in campagna.
Lei cominciò a camminare.
“Ma.. dove andiamo? Come fai a orientarti”
“Se vuoi seguirmi fallo. Se no trovati un’altra strada, chiaro? Non ti ho chiesto di venirmi dietro come una pecora.”
Nonostante la risposta brusca L non si offese, e continuò a seguirla.
Dopo un paio di kilometri, quando già L stava per farle altre domande che probabilmente non le sarebbero piaciute affatto, scorse… una moto.
La prima parola che gli venne in mente fu: gigantesca.
Un mostro nero.
Lei si avvicinò, e montò in sella.
“Allora, vieni, o no?”
“Emm.. io non so andare in moto.”
“Allora arrangiati.”
“Beh, posso provare, aspetta”
L era conscio che quella era la sua unica possibilità per uscirne.
Salì, accuciandosi dietro.
Dopotutto c’era un sacco di spazio.
Certo, non era molto sicuro, ma o così, o niente.
L deglutì.
“Parti pure”
“Non sto aspettando te” rispose lei con una freddezza inumana.
Ad un tratto, un gigantesco falco nero si posò su un ramo li vicino.
Lei sorrise.
“Lui è il mio falco. Lo trovai da pulcino. Era diverso dagli altri, come me. E mi ha sempre seguito da allora. Non pensare mica a strani riti satanici.”
Detto questo scoppiò nuovamente in una risata, per poi accendere il motore e partire, seguita da un falco, che volteggiava sopra di lei.
Nel vento, L aveva un dubbio.
“COME FAI A CONOSCERE BEYOND?” urlò alla velocità.
La sentì ridere più forte.
“BEYOND… è IL MIO CARO FRATELLINO! ”
Ancora una risata echeggiò nell’aria.







Angolino autrice che deve ANCORA finire i compiti....
Ehilà, gente!
felici che io sia finalmente tornata a aggiornare (pensate a Manny)???
Braviiiiiiiiii!!!!!
E allora Manny si aspetta tante tante tante recensioni!
:D
dai scherzo! Però se avete voglia... insomma, non mi fa mica schifo un commentino, vhe?
vabbè, non vi annio oltre!
Kiss
Mina

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Capitolo 24
*** Suspance ***


Come già detto nella ff "Rivali", lo so che non ho scritto per un sacco di tempo rispetto ai miei standard, perdonatemi!

Comunque sia, questo chappy è più che altro intermediario, giusto per lasciarvi con un po' di suspance... 

buona lettura!

Beyond Birthday si svegliò con un brutto presentimento.
Aprì velocemente gli occhi, e si trovò a pochi centimetri dal volto di un ragazzo.
Dal volto dell’Ombra.
“Oh porca putt..”
“Ben svegliato Beyond”
“Che cazzo ci fai qui? Ma non sei morto?”
“Gentile da parte tua chiedermelo. Comunque no, non sono morto anche se non ho avuto le cure mediche che hai avuto tu.”
Beyond si accorse di non potersi alzare: era legato al letto.
“Oh, si, una piccola precauzione. Stavolta non fuggirai da me. ” disse l’Ombra sorridendo.
“Dov’è L?”
“Oh, L. non lo rivedrai più.”
“Co-cosa? Perché?”
Beyond non si era preoccupato troppo per se stesso, ma intuendo quel che sarebbe potuto succedere a L si spaventò tantissimo.
“Non mi preoccuperei di questo. Non puoi fare niente per lui. Almeno prova a salvare te stesso.”
“NO!”
Una lacrima scese dagli occhi di Beyond Birthday.
“Oh, Beyondino non piangere. Non rovinarmi gli occhi, mi serviranno quando sarai morto.”
“VAFFANCULO!”
“Silenzio! Ho sarò costretto a imbavagliarti!”
“Che paura!”
“Non sei nella condizione di fare sarcasmo Beyond. Proprio no. Bene. Ora ci divertiremmo un po’, ti va? Hahaha!”
La risata maligna riecheggiò nell’aria, lasciando presagire niente di buono.
Beyond, con gli occhi dilatati dal terrore, attendeva la fine.
Era rassegnato.
Se anche si fosse salvato, senza L che vita sarebbe stata?
Ormai non voleva più reagire.
Era stanco di lottare.
Smise di divincolarsi, chiuse gli occhi.
Che facessero di lui quello che volevano.
Ormai era già morto.
Morto dentro.
 
 
Intanto, un L scioccato e una matta da legare con catene moooolto resistenti, correvano come pazzi per la campagna, seguiti da un uccello nero che faceva comiche evoluzioni per aria, col solo scopo di divertirsi.
L era seriamente sconcertato.
Cosa voleva dire “è il mio caro fratellino”?
Era in senso metaforico?
No, eh?
No.
Una parte della sua mente gli urlava: “Illuditi! Illuditi! Illuditi!”
Mentre quella razionale dissentiva con calore.
Insomma, un delirio.
Invece, la cosiddetta matta, si divertiva come una pazza ( perché c’è una differenza enorme fra pazza e matta, e dico seriamente ) intuendo ciò che l’altro pensava.
Un trio di casi persi, in parole povere.
“DOVE STIAMO ANDANDO?” chiese infine L.
“A SALVARE MIO FRATELLO NATURALMENTE! ”
“Oh” disse semplicemente l’altro.
E poi: “OH CAZZO!”
“LAWLIET, CHE FAI, MI IMPRECHI?”
“BEYOND!”
“NO, LUI è MIO FRATELLO, FAI CONFUSIONE!”
“NO, DICO… BEYOND!!! IL TIPO STRANO… BEYOND!”
“OH, DICI CHE SI STANNO AMMAZZANDO? ANCHE SECONDO ME, PER QUESTO VADO COSì VELOCE!”
“PERCHè DI SOLITO VAI PIANO?”
“… IN EFFETTI NO… ”
“MA NON PUOI ANDARE Più VELOCE??”
“CICCNO STA A SENTIRE: TUTTO HA UN LIMITE! STIAMO ANDANDO A 350 ALL’ORA!!”
“oh mamma santa… PENSA A GUIDARE ALLORA, CHE STAI A CHIACCHIERARE!?”
“VERAMENTE SEI TU CHE… lasciamo perdere va…”
L, conscio della velocità alla quale andavano, si tenne stretto, e cominciò a mormorare fra se delle strane equazioni incomprensibili per distrarsi.
Entrarono dopo poco nella città vera e propria.
Fu allora che per L cominciarono le vere difficoltà.
A ogni curva rischiava di morire spappolato, tanto che poi, visto l’alto suo contenuto di zucchero, avrebbero potuto raccoglierlo come un nuovo tipo di marmellata!
Passarono un pio di auto della polizia, ma non provarono neanche a inseguirli tanto andavano veloci.
Causarono un paio di incidenti, ma L non se ne accorse neanche, troppo preso a tentare di stare sulla sella.
La ragazza invece, era perfettamente a suo agio, anzi, era di buon umore.
Le piaceva la velocità.
Certo, suo fratello stava probabilmente morendo agonizzante, ma insomma, se non ci si diverte da vivi poi che si fa? Di vita ce n’è una sola!
Stavano per arrivare.
Fra poco avrebbe avuto modo di usare la sua mannaia, la sua “piccola”, ma non pensate che la cosa la facesse ridere.
Neanche a lei piaceva uccidere la gente, neanche una come lei provava gusto a causare dolore.
Ne era capace e senza troppi sforzi, non è cosa che si possa negare, ma nemmeno lei era così crudele da troncare una vita, una qualsiasi vita, senza motivo valido.
Ma perché allora, c’era gente che invece lo faceva?
 
L’ombra intanto, si divertiva a stuzzicare Beyond, a prenderlo in giro.
“Povero Beyondino, sei tanto triste? Cosa farai senza più Elluccio? Non lo sai? Te lo dico io, non temere! Non farai proprio niente! Hahaha! Non puoi fare assolutamente nulla! Oh, che peccato, non trovi? Ma che ci vuoi fare, son cose che capitano! Non è così? E dove sono i tuoi amichetti, ora? Dove sono? Dai dimmelo! Sinceramente, non lo so! Su, hai perso la lingua? O la vuoi perdere? Ma moriresti subito, mio caro! E noi non lo vogliamo, vero? ”
Beyond non lo ascoltava.
Chiusi gli occhi stava ripensando alla sua vita, passo per passo.
Non sentiva i deliri dell’Ombra, non avvertiva il dolore delle ferite infertegli per farlo reagire.
Non ebbe che un fremito, quando il piatto freddo della lama gli si posò sul collo, facendo scorrere brividi lungo la sua schiena.
Non aprì gli occhi neanche quando venne slegato, buttato a terra.
L’Ombra era sempre più arrabbiata.
Non si stava divertendo.
Beyond non reagiva.
Non urlava di dolore, non si divincolava, non tentava di fuggire, nulla!
Ne minacce, ne insulti, ne sarcasmo lo colpivano.
Era come un diamante, inscalfibile.
Lo prese a calci, lo ferì, ma non servì a nulla.
Infine, dopo che anche volendo Beyond non avrebbe potuto più fare niente, l’Ombra si stancò.
“Bene, è così. Allora morirai subito. ”
Beyond era riverso a terra, non disse nulla, non fece nulla.
Come una bambola di pezza si lasciò porre sul letto scompostamente.
L’Ombra alzò il coltello.




Angolino autrice ritardataria e forse anceh ritardata (io: ehi!  titolo: scrivo quello che mi va! io: o.o non ho più autorità neanche suoi miei titoli...)
Hola gente! rieccomi qua finalmente, anceh se credo che voi vi siate goduti molto questo periodo, rieccomi qui! :)
Spero non mi vogliate mettere al rogo per aver ricominciato a intasare di schifezze EFP!
In qualsiasi caso, passo ai ringraziamenti così non vi tedio troppo:
-Gatta Blu
-Beyond_Birthday
-Lulosky
-kiki98_fabray

grazie a tutti!
Mina

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Capitolo 25
*** Dying ***


L’aria era fresca quel giorno. Il sole aveva una luce che si riversava dappertutto, rendendo visibili i minuscoli granellini di polvere, che svolazzavano in aria senza meta. Poche nuvole interrompevano la continuità monotona dell’azzurro cielo. Nelle case di periferia, i bambini giocavano in strada. In alcuni punti si sentivano voci femminili limpide, alzare forte al mondo la loro canzone preferita. Era domenica.
Alcuni guardando fuori dalla finestra si trovavano a pensare che la vita era, dopotutto, una bella cosa.
In una parte della città. Quella dei grattaceli, le persone non si vedevano in strada. Solo ogni tanto, si poteva incontrare qualcuno col proprio cane al guinzaglio. In quella parte di città, qualcosa arrivò a turbare il silenzio compiaciuto della bella giornata offerta. Un rombo sempre più forte, aumentava d’intensità molto velocemente. Un rombo raschiante, potente. Di una moto, sembrava. Una di quelle moto che non si vedono in giro molto spesso. E infatti una passò, una moto molto grande, nera, e lasciò dietro di se una scia di smog che si disperse nell’aria. Nessuno ci fece caso.
In uno di quei palazzi, uno sorto da poco, però, qualcuno c’era. In un cucinotto, alcuni ragazzi tentavano di fare un risotto con la cipolla, altri si impegnavano in un bel pollo con contorno di patate. Ragazzi allegri, che andavano d’accordo. Strani, non c’è che dire. Ma chi non è un po’ matto, dopotutto?
Una ragazza, però, non era in cucina.
Già, era uscita, avendo udito alcuni strani rumori sopra le voci degli amici.
Era davanti a una porta in quel momento, incuriosita appunto da quei rumori. L’ombra di una risata aleggiava intorno a lei. Dietro quella porta, il giorno ridente, la serenità conseguente, l’odore forte delle cipolle, il rombo della moto non giungevano.
In quella stanza non c’era spazio per essi.
Ma la ragazza non ne aveva idea, naturalmente.
In quel momento, il destino giocò la sua ultima carta. La più difficile da giocare.
Nello stesso momento in cui l’ombra, alzò il coltello, sul corpo inerme di Beyond Birthday, nello stesso momento in cui L e la strana ragazza che aveva conosciuto scendevano dalla moto e correvano nell’edificio, incuranti delle guardie che tentavano di fermarli, la ragazza abbassò la semplice maniglia della porta, distraendo l’Ombra dal suo intento, e trovandola chiusa a chiave.
L’Ombra si avvicinò alla porta, guardinga.
“Chi è? ” ringhiò all’indirizzo della porta.
La ragazza si immobilizzò. Quella voce non l’aveva mai sentita. Indietreggiò di un passo, senza rispondere, e in un secondo diede un forte calcio alla porta, che si schiantò, rivelandole uno spettacolo che non avrebbe mai dovuto vedere. In un luccichio poco rassicurante, la ragazza allegra scomparve, e chi si trovò davanti l’Ombra fu un demone nero assetato di vendetta.
Intanto, L saliva le scale, ancora inseguito dalle proprie guardie.
La ragazza fece un passo avanti. L’Ombra era immobilizzata con un ghigno su volto e il coltello insanguinato  stretto in mano, mascherando la sorpresa.
“Tu” disse semplicemente lei, avvicinandosi ancora, fino ad arrivare a un passo.
“Non sei L”
Lui soffocò a stento una risata.
“No,nient’affatto! E tu, invece, chi sei?”
“L’unica cosa che devi sapere di me, è che ti farò molto male, figlio di puttana” rispose lei, con aria minacciosa.
I suoi occhi brillavano nel buio, incutendo timore a chiunque li guardasse.
Gli tirò un calcio, facendolo cadere, ma lui la portò con se nella caduta, e con pochi veloci movimenti, si portò su di lei, che però gli tirò un pugno tale da rivoltarlo. Si alzarono in fretta, fissandosi.
L correva, ma lo stavano per prendere, tutte quelle scale lo sfiancavano.
Ora, i due si erano invertiti: la ragazza era vicina a B e l’Ombra vicina alla porta. Lei indietreggiò, e prese il polso di B, per cercare di capire se fosse vivo, tenendo d’occhio l’Ombra. Quest’ultima, arrabbiata per la piega che la situazione stava prendendo, avanzò, con il coltello alto, pronta a usarlo. La ragazza lasciò B, rassicurata, e si erse in tutta la sua statura: sapeva di non poter battere quello strano inquietante sosia, ma le sue parole cariche d’odio, furono comunque in grado di fermarlo per un momento dal suo avanzare incalzante.
“Saranno parole da film… ma dovrai passare sul mio cadavere se vuoi lui. ”
L’Ombra si rese conto del rischio che stava correndo: la ragazza aveva degli amici, che non vedendola tornare, avrebbero potuto insospettirsi. Fece un altro passo avanti.
“Levati, dai!” esclamò scocciato. Lui non era li per fare stragi, doveva solo ammazzare quel ragazzo.
Ma lei determinata, lo aspettava, pronta a ogni sua mossa.
Fu circa in quel momento che l’Ombra capì che doveva fare in fretta, e decise che l’avrebbe uccisa.
Il coltello baluginò, e la ragazza capì che era in gioco la sua vita.
Accolse il suo attacco con un calcio nelle parti basse, che lo fece cadere in avanti. Con una rauca risata, nonostante il dolore, allungò il braccio, e grazie alla spinta della caduta, le finì addosso, con il coltello puntato sul petto, e l’altra mano che correva al suo collo.
Non c’era più nulla da fare, questo lo sapevano tutti e due.
E mentre cadeva la ragazza, che si era sacrificata senza pensarci due volte, sorrise. Sorrise davvero.
Perché aveva sentito un urlo, una voce che l’aveva rassicurata.
Nella sua testa risuonava ovattato.
“STO ARRIVANDO BB!”
Non era nessuno che conoscesse, ma  non le importava.
Senza vedere la figura che non è giusto chiamare persona, che la stava uccidendo lentamente, ignorando 30 centimetri di corpo estraneo che le penetravano nel cuore con lentezza esasperante, la ragazza rivolse un ultimo pensiero alla sua vita, e sorrise di nuovo.
Nonostante non fosse stata una vita facile, i suoi amici erano capaci di provocarle felicità anche a distanza, anche senza saperlo. Li sentiva vicini anche se erano lontani. Poi vide la sua chitarra, come se fosse li davanti a se. Senza un’imperfezione, tranne quei tre piccoli graffietti che solo lei sapeva identificare, e che la rendevano sua, come la corda del re, consunta, marroncina.
Sopra di le non c’era più nessuno, l’Ombra era stata spostata, calciata via, con un urlo da parte di una ragazza della sua età, ma questo lei non lo sapeva. Ne sapeva che una mannaia stava sfilandosi da una cintura, una mannaia presto rossa di sangue. Non sapeva che L fra poco sarebbe stato li, l’avrebbe vista, e avrebbe visto BB.
Chiuse gli occhi, ma ancora era viva.
Ecco, L era arrivato.
E aveva visto l’Ombra squartata a terra, la mannaia a terra, e la strana ragazza col falco sulla spalla, chinata sul fratello.
E l’aveva vista.
“No!” aveva sussurrato, sopraffatto dal dolore.
Ed era corso da lei, le sue mani l’avevano scrollata forte, facendole aprire gli occhi ancora una volta.
“Guardami. Guardami!” le aveva detto, fissandola freneticamente negli occhi.
“No, L. calmo. Vai da lui. È li che devi stare” sussurrò lei.
“No, io non ti lascio, io non ti lascio. Dimmi qualcosa, parlami!”
“L., promettimi una cosa”
“Cosa? ”
“Promettimi che veglierai tu sui miei amici… e BB… non abbandonarlo mai… e… L…”
“Te lo prometto! Ma ora guardami! E dimmi che non morirai!”
Lei non lo esaudì.
“L… la mia chitarra… cremala con me… e poi… in Norvegia… sarà bello viaggiare ancora come con Cleo… ma sarò polvere… e ci sarà la mia piccola con me. Mi piacerà. ”
“NO! NO! Stai qui, guardami!”
“L… addio. Ci rivedremo, vedrai… hey! Non piangere, non è da te! ” le forze la stavano lasciando.
“Salutami tutti, e di loro che mi dispiace non averli potuti aiutare a finire il pollo… ” non ebbe più forza di continuare, richiuse gli occhi.
“NO! MI DEVI GUARDARE! APRI QUEGLI OCCHI!”
Ma lei non lo sentiva più. E mai più l’avrebbe sentito.
La ragazza era morta.
La ragazza ero io.



Angolino autrice ascoltante musica punk tutto il giorno
E
bbene eccoci agli ultimi capitoli... che dire...
Grazie a tutti, davvero, per avermi seguito fin qui.
-Beyond_Birthday
-Gatta Blu
-Lulosky
-MaryElle54
Al prossimo, ultimo, capitolo.
Mina

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Capitolo 26
*** The End ***



Eccovi l'ultimo capitolo. Ci vediamo alla fine.





L guardò quel corpo senza vita, e si rese razionalmente conto della situazione. Si alzò, e uscì, alla ricerca degli amici. Ripercorse le ultime parole di Alma, e dedusse che si trovavano in cucina. Vi andò, correndo. Spalancò la porta e osservò per un secondo l’allegra scena. Poi, Near lo notò. Sgranò gli occhi alla vista del sangue fresco sulla sua maglietta, e prese la mano di Mina, di fianco a lui, per attirare l’attenzione. Allora anche lei lo vide e anche lei sgranò gli occhi.
“OMMIODDIO! L CHE è SUCCESSO?” esclamò avvicinandosi a lui. Simultaneamente, tutti gli altri lo notarono, e lo circondarono, facendogli domande.
“Ragazzi…. Ragazzi… RAGAZZI!” urlò infine L.
Tutti si fermarono, per ascoltarlo.
“Alma è morta”
Neanche lui sapeva come aveva fatto a dirlo, così, con la solita freddezza. Ora gli occhi di tutti erano su di lui, nessuno si muoveva, e Matt aveva ancora un sorriso pietrificato sul viso. Fu come sempre Mina a rompere il silenzio.
“Ma che dici L… non può essere…” tentò di contraddirlo, con poca convinzione, mentre tentava di afferrare il significato di quella frase.
“è morta” ripeté il detective, apparentemente distaccato. E fu la volta di Mello.
“COSA CAZZO DICI?! NO!” urlò prendendolo per il colletto.
“Mi dispiace Mello.” Disse semplicemente lui, e Mello lo lasciò guardandolo in cagnesco. Come sempre, reagiva al dolore con la rabbia.
Un paio di lacrime spuntarono negli occhi di Cleo. “D-dove…”
L uscì, facendo cenno di seguirlo. Si rese conto che erano tutti talmente schokati che non riuscivano a spiccicare parola. Ancora non ci credevano veramente, ma tutti lo seguirono. Si diresse all’infermeria, fermandosi davanti alla porta, senza riuscire a proseguire.
“Ragazzi…” disse con un filo di voce.
“Non entrate. Davvero. Aspettatemi qua.”
Nessuno protestò, ma Mina, fece un passo avanti. Niente solcava il suo viso così espressivo se non consapevolezza e decisone. Poggiò una mano su L, di spalle, e gentilmente lo girò.
“L. Fammi passare. Ora.”
Lui non osò contraddirla, se non con un tenue sospiro.
Mina fissò intensamente la porta, poggiò una mano sulla maniglia e si fermò, esitante, restia a credere a ciò che le era messo davanti. Trasse un respiro profondo, e con un gesto veloce, abbassò la maniglia e spalancò la porta.
Tutti videro.
Cleo urlò, correndo a fianco dell’amica.
Vibèke e Hellion seguirono la ragazza, con un’espressione incredula e profondamente triste sul viso
Near spalancò gli occhi, e alcune lacrime gli solcarono il viso, mentre si avvicinava alla figura nel sangue.
Mello aveva provato ad arrabbiarsi, ma l’abbraccio di Matt, lo aveva fermato, e ora piangevano tutti e due, chinati su di lei. Mello mise la mano sulla spalla di Near.
Federica e Jennifer, erano vicine a L, appoggiate a lui, a pochi passi da lei.
Mina.
Mina non si era mossa. Niente era comparso sul suo volto.
Il suo sguardo si spostò sul cadavere dell’Ombra a terra, squartato. E poi sulla branda di BB.
“Dov’è?”  sussurrò Mina , guardando verso la branda dove stava BB, senza vedere alcun corpo.
In quel momento il rombo di una potente moto si levò nell’aria. il ragazzo chiuse gli occhi, mentre Mina si avvicinava a L.
“Sua sorella… lei…”
“L che cazzo è successo? Perché non eri QUI!?” chiese secca Mina. Gli sguardi degli altri si fissarono su L.
“Perché quello li mi aveva rapito” disse indicando il cadavere a terra.
“E chi è?”
“Io… non so precisamente, ci devo pensare…”
“Intanto che pensi io chiamo le tue guardie. Tra parentesi, molto efficienti.” Commentò Mina sarcasticamente.
Gli altri erano esterrefatti da tanta freddezza.
“Mina non essere cattiva con L, non credo che sia colpa sua!” esclamò Federica.
La ragazza punk, si limitò a fissarla intensamente, per poi uscire sbattendo la porta.
“Ma… non ha fatto una piega… cos’ha?”
“Tutti reagiamo al dolore in modo diverso Matt… ”
 
Successe che il cadavere dell’Ombra fu seppellito, per non finire nell’aria con Alma.
Successe che Mina ascoltò in silenzio le parole di L, e da allora non disse più una parola. Una cosa simile a un voto di silenzio. Successe che si fissò un viaggio per la Norvegia di li a breve, per compiere le volontà di Alma. Successe che BB ancora non si vedeva, ma L sentiva che stava bene, insieme alla sorella. Successe che il pollo si era bruciato.
Orami era la notte prima della partenza. Nessuno dormiva.
L era fuori, nel cortile in cui era stato rapito, e ripensava all’avventura vissuta. Avrebbe preferito rimanere alla Wammi’s House piuttosto che finire così: nessuno che mostrasse altro che dolore e rabbia, Alma morta, e BB scomparso.
La luna emanava la tipica luce tenue, a dire la verità in quel momento meno del solito perché non piena, e in un cielo nuvoloso.  Il detective camminava, pensieroso. Si sentiva così… solo. Così perso. Sapeva risolvere i più difficili casi della storia, ma non sapeva fare sorridere i suoi amici. Sentì dei passi sul marciapiede, ma non se ne curò. Si chinò a osservare gli innumerevoli fili d’erba resi plumbei dalla notte. La leggera brezza notturna li scosse, causando un leggero fruscio. Sentiva. Il rumore attenuato delle macchine che nella città andavano avanti e indietro per le vie. Un aereo che passò sopra la sua testa, nel celo scuro.
L era triste.
Sentiva l’odore profondo della notte, dell’asfalto, della freschezza di quella leggera brezza a singhiozzi. Sentiva l’odore della spaziosità del cortile. Dello smog.
Alzò lo sguardo. Il celo era violaceo e cupo, un colore strano, per la notte.
Ancora, L pensava a Beyond Birthday.
I passi risuonavano ancora nella strada che L sapeva solitaria e buia. Quando si fermarono, L non stava più ascoltandoli: di nuovo, i suoi pensieri erano rivolti altrove. Fra le cose di Alma, aveva trovato i suoi qua-bolck, e li stava leggendo, cosa che lei non permetteva mai a nessuno. Ogni tanto, mentre li sfogliava, si scopriva a sorridere.  In quei quaderni c’erano loro, e riusciva a figurarsi perfettamente ciò che trovava scritto. Si perse nei pensieri con facilità, quella sera.
 
 
I passi erano di una coppia di persone: un uomo e una donna. Avanzavano in silenzio: avevano passato molto tempo insieme in quel periodo, scherzando, ridendo e ritrovandosi dopo tanti anni, e ora, si stavano per separare di nuovo. Ma almeno ora, sapevano di poter contare l’uno sull’altro.
A quanto pareva non avevano bisogno di parole nella pesante notte. Camminare fianco a fianco ancora una volta li faceva sentire nel posto giusto. A casa.
Si fermarono davanti alla porta di un palazzo, e si guardarono negli occhi per un paio di secondi. Dopodiché, la lei di quella coppia continuò il suo cammino, senza produrre suono, e scomparendo nell’oscurità
Lui estrasse delle chiavi dalla tasca dei jeans, e le infilò cautamente nella serratura, facendole girare con lentezza. Le estrasse, e aprì la porticina del retro di un enorme palazzo. Scivolò dentro, occultandosi nell’ombra. Sospirò, uscendo in cortile, dove sapeva di trovare lui. L.
E infatti era li, seduto sotto un alto albero, una magnolia, le cui foglie cadevano di tanto in tanto danzando, e i cui rami si protendevano più in alto di tutte le altre piante che si scorgevano nel cortile.
Si avvicinò lentamente, aspettando che si accorgesse di lui. Ma ciò non accadde.  Fu allora, che sentì un leggero senso di colpa: l’aveva lasciato solo in un momento difficile, in cui sicuramente non aveva saputo destreggiarsi con la solita disinvoltura.
Gli fu di fianco, e chinandosi leggermente gli poggiò una mano sulla spalla, con un tocco gentile e prudente.
Il detective non sobbalzò, ma voltò la testa, pensando di trovare uno dei suoi amici nel tentativo di tirarlo su, di farlo rientrare.
Quando lo vide, i suoi occhi si illuminarono, prendendo coscienza.
“Sei tornato?”
“Già” rispose l’altro, accennando un sorriso, e facendo alzare L.
Si guardarono negli occhi.
“Come stai?” chiese L, scorgendo una cicatrice lungo il braccio di Beyond. Alla domanda, l’altro ebbe una specie di brivido, ma subito si riprese.
“Bene ora. Come va qua?”
“I nostri amici sono naturalmente molto depressi. Cleo è andata a organizzare il funerale in Norvegia E Mina non parla.”
Beyond sospirò, chinando leggermente il volto.
“Sono così stupido L. Dovreste odiarmi tutti.”
“Perché?” chiese l’altro, conoscendo la risposta.
“Perché!? Ma ti sei rimbambito? Se non fosse stato per me Alma non sarebbe morta, lo sai!” lo aggredì B.
“No, non è vero. Già quando arrivò, eri in cattive condizioni, figuriamoci in quel momento! se solo io fossi arrivato in tempo. Un attimo prima… ”
“Non attribuirti colpe che non hai. Più veloce di 350km orari non potevi andare.”
“Me se…”
L’interlocutore lo interruppe con un abbraccio dapprima dolce, ma poi sempre più forte, voluttuoso.
L si sentì protetto da Beyond, e ricambiò l’abbraccio, risentendo quell’odore dolce-amaro che caratterizzava Beyond. Lo sentì ancora magro, ma forte.
“Non devi avere rimorso L.” sussurrò B nelle orecchie del detective.
“Neanche tu, B.” rispose lui.
 
 
La mattina dopo, visto che nessuno aveva chiuso occhio, le occhiaie in stile L non si videro sui volti delle ragazze, solo grazie all’invenzione del correttore. Sui ragazzi… beh, sembravano tutti dei panda.
L e B avevano passato la notte a parlare, cercando di recuperare il tempo perso, e quando gli altri scesero in cucina, trovarono che  la colazione era già stata preparata proprio da loro due.
Matt e Mello, sorridendo gli diedero una pacca sulla spalla,ancora mezzi addormentati.
Jennifer e Federica lo abbracciarono, mentre bevevano il caffè ancora caldo, e gli chiesero dov’era stato.
Lui rispose, dicendo la verità: sua sorella l’aveva portato con se in America, ma non disse di più. Ciò che avevano fatto restò un mistero. Ma si sa che l’affetto fra due fratelli non è spiegabile.
Mina si limitò a guardarlo e a sedersi a tavola, imburrando una fetta di pane.
Subito dopo aver fatto colazione, i ragazzi salirono chi su moto e chi su macchine, e si diressero a un aeroporto ove avevano appuntamento con un aereo privato di L che li avrebbe portati in Norvegia.
Saliti che furono, ciascuno si accomodò secondo le amicizie.
Mina si sedette in fondo all’aereo, nonostante Federica l’avesse invitata di fianco a lei, si mise le cuffie, e si chiuse in se stessa.
Per il resto dell’aereo, l’atmosfera era melanconica, e nessuno si sentiva in vena di parlare, tranne i due spettinati, che fittamente discutevano su dove atterrare con precisione.
Ma dopo poco anche loro si zittirono e L entrò nella cabina del pilota.
Ma per allora, quasi tutti avevano già trovato un’occupazione: Mello leggeva fumetti, mentre Matt dormiva; Near ascoltava la musica ricomponendo il suo puzzle;  Federica e Jennifer guardavano mediante computer, una serie televisiva, senza molta convinzione.
Beyond notò Mina, seduta da sola mentre osservava il paesaggio. Si, osservava… B lo sapeva meglio di tutti che non erano certo le montagne che stavano sorvolando, che Mina fissava. Lo si vedeva, come al solito, anche dal suo aspetto. Difatti, la maggior parte delle volte, la ragazza indossava abiti colorati, allegri, che delineavano il suo umore e la sua personalità. Quel giorno invece, era vestita di nero. Nero e basta.
B si alzò, e si sedette di fianco a lei. Sapeva di non essere particolarmente bravo a trattare i sentimenti delle persone, ma sentiva di doverci provare con Mina, sentiva che quella persona era stata creata per sorridere, mentre ora era costretta, o si costringeva, a piangere, a rinchiudere tutto in se stessa.
La ragazza non lo notò, o finse, e non distolse lo sguardo dal finestrino.
“Mina… ”
L’interpellata spostò gli occhi in quelli dell’interlocutore, e quell’occhiata gli fece venire i brividi.
Gli occhi grigi della ragazza erano seri, profondi, e quella pupilla nera era innaturalmente ferma. Era una tacita domanda. Gli stava chiedendo cosa voleva. Incredibile come anche da silente fosse così esplicita, espressiva. Fu uno sguardo così strano che non si accorse per un pezzo, che intanto lei si era tolta le cuffie, e attendeva che lui parlasse con un velo di impazienza.
“Ecco… io volevo parlarti.”
B pensò per un momento che il cambiamento completo dello sguardo di lei fosse dovuto in parte al pesante eye-liner e in parte alla sua soggezione. D’improvviso, nonostante gli occhi fossero sempre puntati su di lui, l’interesse si era volatilizzato. La capiva. Probabile che si aspettasse il tipico discorsetto da amico. Devi tirarti su... Passerà… è la vita…
“No, io non voglio dirti quelle cose” disse B automaticamente, quasi gli fosse stata posta una domanda vera e propria.
“Lo so che sono cavolate. Io per primo alzerei gli occhi al celo al sentirmi dire in un momento come questo che il dolore passerà, che sarà presto tutto passato, che…”
Si accorse che non lo stava più ascoltando.
“Hey! Quello che volevo dirti è che.. che ti capisco. Io.. credo che Alma ci abbia unito sin dal principio… e che per questo fosse il pezzo più importante di noi.”
Non aveva riottenuto la sua attenzione.
“Mina! Ascoltami!” esclamò, prendendole il braccio.
Lei gli scoccò un’occhiata piena d’odio, liberandosi il braccio e ricominciando a prestargli ascolto.
“Senti… Alma non era solo la tua migliore amica, era importante anche per me. Era l’unica che mi conoscesse veramente bene, ok? Mi conosceva meglio di quanto non mi conosca L stesso! Non sentirti sola nel tuo dolore. Ci sono anche io. Ci sono anche loro. Lo so a cosa pensavi prima, guardando fuori. Pensavi che la morte è una soluzione. Ti prego di non fare stupidate! Fallo per loro, o forse non ti meritano? E se ti senti lo stesso sola, ricordati che io ci sono. Ti posso capire meglio di chiunque altro, perciò, se e quando vorrai di nuovo usufruire del tuo diritto di parola, fammi un fischio, va bene?”
Beyond la guardò negli occhi, e lei mosse la mano smaltata di nero e piena di anelli verso la sua.
 
Near era accucciato su uno dei sedili a mezz’altezza dell’aereo, e muoveva lentamente i pezzi del suo puzzle, automaticamente, nonostante stesse pensando a tutt’altro. Pensava a Mina, ed era triste per lei. Sapeva quale legame la legasse ad Alma, ogni tanto sembravano la stessa persona tanto erano in sintonia. Naturalmente gli dispiaceva che si fosse dovuta sacrificare per Beyond, ma non poteva far a meno di desiderare che nessuno ci pensasse più. Specie lei, Mina. L’aveva osservata di nascosto, sotto l’eye-liner scuro e l’ombretto nero, e aveva concluso che la “vera lei” non era affatto morta, bensì era cambiata drasticamente, in una versione più cinica, realistica, arrabbiata. 
Avrebbe voluto farle capire che le era vicino, che la capiva. E che voleva, quasi inconsciamente pretendeva, che lei fosse felice come prima. Si sentiva un po’ in colpa per questo: gli sembrava di essere egoista e ottuso, a volere che dopo la morte della migliore amica, in Mina non ci fosse alcun cambiamento. A rigor di logica (o almeno, la sua logica), se fosse successo, avrebbe avuto la prova di superficialità, immaturità e ipocrisia, dalla ragazza. E continuava ad essere combattuto. Si ritrovava a pensare che era colpa di Alma. Poi pensava che era colpa di L. poi che era colpa di Mina. Poi che era colpa sua. Ma in verità non era colpa di nessuno. Era così e basta, anche se era il tormento peggiore del mondo.
Near sentiva di dover fare qualcosa per risolvere tale situazione, ma per prima cosa, era una persona abituata a stare semplicemente a osservare il corso degli eventi senza particolari manifestazione di gradire che la sua vita, e quella di chi lo circondava prendesse una particolare piega. E poi… non aveva idea di come fare a comunicare con lei senza parlarle. Certo, poteva scrivere. Però… diciamo che non era proprio un grande talento. E aveva bisogno di qualcosa di forte, come Mina stessa.
Si insomma, detto in parole povere, era nella cacca.
Fu un viaggio intriso di una strana atmosfera, creata da contorti ragionamenti, arzigogolati pensieri, tristezza, rievocazione di ricordi e simulazioni di un prossimo futuro.
Nessuno espresse apertamente i suoi pensieri, ma tutti sentivano una sorta di solidarietà unirli in qualcosa aldilà dell’amicizia.
Erano quasi arrivati.

http://www.youtube.com/watch?v=R6VF8LEytQ4
 
Era un enorme parallelepipedo, alto un kilometro circa, di roccia ostile, ma bellissima. La cima era una specie di circonferenza, piana, dal diametro di 50 metri circa. Era cosparsa di rocce frantumante, di piccola steppa che moriva al sole dopo aver tentato l’impresa di corruzione della grande cima, e polvere che scivolava alla brezza costante e abbastanza forte. A sporgersi, si vedeva il mare, racchiuso in un grande fiordo che si abbatteva sui suoi imponenti e scolpiti fianchi senza punto levigare più di tanto tale superficie.
Un elicottero si avvicinò, e si abbassò, sollevando un’enorme nuvola di terra rossastra, ma quando atterrò definitivamente, la quiete era di nuovo abissale, e per un paio di minuti gli occupanti del velivolo non la turbarono.
Tuttavia, ad un tratto, scesero, in silenzio dei ragazzi. Cleo portava le ceneri, e le mise in mezzo all’altura.
Tutti si disposero in cerchio, come centro le ceneri, come limite, il limite della cima.
L’elicottero, volò più lontano, per non disturbare il dolore, e tutti chiusero gli occhi. Una radio, di fianco al vaso funereo diffondeva una canzone dolce.  
Pensavano tutti a cosa, per loro, era stata Alma.
Tutti che era stata un’amica.
Uno a uno, fecero un passo avanti: erano pronti. La canzone andava avanti, alcuni piangevano.
La polvere si alzava, sotto le loro scarpe. Coloro che avanzavano, prendevano per mano i vicini già avanti, formando un cerchio di amicizia. Si sentivano vicini, in tutti i sensi, si volevano bene più intensamente di tutti i momenti passati. Fra le loro mani, fra le loro teste, riecheggiava il suono della canzone.
Ora tutti erano uniti, tranne quella strana ragazza, che stringeva i pugni e non voleva fare un passo avanti.
Non voleva andare avanti.
Fu così che andò indietro. Un passo. Un passo nel vuoto. L’aria sferzò, accarezzò, scivolò. E vi furono urla che  quella nera ragazza non sentì.
Tutti si sporsero verso di lei, in un disperato tentativo di trattenerla fra loro.
Ma ciò che Beyond Birthday lesse nei suoi occhi grigi era drastico: io non stavo vivendo. Io stavo morendo.
Ma ciò che Near lesse nel suo silenzio era decisivo: lo volevo.
Si, all’imperfetto. Perché ora era morta davvero.
Il vuoto l’aveva già inghiottita, in così pochi secondi, l’aveva spezzata, aveva tratto a se tutti i suoi pensieri, tutti i suoi ricordi, tutta lei.
Scomparve.
Il mare s’increspò, si alzò, si chetò. Si prese carico di lei.
E allora, ancora urla.
Urla vane di vana speranza, sulle ultime note di una strana canzone.



Che tristezza chiudere questa storia, che mi ha accompagnato in tanti cambiamenti di stile e di persona. Spero di non avervi tediato con questo lungo capitolo, e spero che l'abbiate trovato di vostro gradimento.
GRAZIE A TUTTI!!!
Davvero, senza di te, te che stai leggendo, io non avrei scritto questa fan-fiction.
GRAZIE.
Scusate se non vi nomino tutti, ma sapete chi siete immagino.
Alla prossima, grazie anzora e per sempre!

Mina

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