Monster di HarukaHikari (/viewuser.php?uid=121747)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuoco e Fiamme, Fuoco e Fiamme! ***
Capitolo 2: *** Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro ***
Capitolo 3: *** Una Ricerca Piuttosto Disperata ***
Capitolo 4: *** E Lacrime E Pioggia E Inchiostro Nero ***
Capitolo 5: *** Un Extra Momento Di Scazzo ***
Capitolo 1 *** Fuoco e Fiamme, Fuoco e Fiamme! ***
Monster
Prologo:
Fuoco
e Fiamme,
Fuoco
e Fiamme!
Erano giorni ormai che ogni
sera, ogni fottuta sera, faceva sempre quel dannato incubo.
Quell'incubo così intenso, così triste, così doloroso, così …
vero.
Suo padre, che veniva posseduto da Satana.
Ogni parola, ogni
atto, ogni minimo particolare si ripeteva, notte dopo notte.
E non
sapeva perché.
Ormai era passato un mese da quell'addio così
doloroso.
E dopo un mese, quando si stava abituando al ritmo di
quella vita così diversa e frenetica, un incubo ricorrente gli aveva
riaperto una ferita che non avrebbe mai voluto neanche vedere.
La
terza sera si sveglio nel cuore della notte.
Un urlo.
Ma non suo.
E
non nel buio.
Aprì gli occhi che subito dovette richiuderli.
Una
luce abbagliante, avvolgeva l'edificio.
Tutto sarebbe finito in
cenere.
Ogni cosa …
Si alzò e corse verso suo fratello.
Ma le
fiamme blu gli impedivano il passaggio, respingendolo.
"Perché ? Perché non
riesco ad oltrepassarle ?"
Un espressione di terrore si
dipinse sul suo volto.
Suo fratello si era alzato in piedi, urlando e
dibattendosi come un pazzo.
Le fiamme lo stavano corrodendo.
Lo stavano
ardendo vivo.
Per tutta risposta lui si buttò fuori dalla finestra,
cadendo dal diciottesimo piano.
Rin corse verso la finestra
-Yukiooooooooooooooooooooo- urlò disperato,
cercando il fratello, con la flebile speranza che fosse ancora vivo.
Ma ciò che vide lo fece cadere in ginocchio, privandolo di ogni
forza e speranza.
L'intera accademia della True
Cross era in fiamme.
"Sono tutti morti … ?" pensò Rin, lo
sguardo vacuo rivolto oltre quella finestra, sul quel mare di fiamme
blu.
Ed era solo colpa sua.
|
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Capitolo 2 *** Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro ***
Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro
Capitolo
1:
Una
Passeggiata
Sotto
Una Luna
Di
Vetro
Wake
Up– Three
Days Grace
Rin si svegliò
ansante nel cuore della notte, gli occhi sbarrati.
Il buio lo
circondava, silenzioso e rassicurante come non mai.
Tirò un sospiro
di sollievo.
“Era solo un
sogno...”
Allungò il
collo fuori dal letto e vide suo fratello dormire beato. Sorrise.
“Menomale”
Si mise a sedere
e controllò l'ora sul cellulare di Yukio.
Le 4 e
trentacinque.
“Perfetto, sai
come dormirò domani a lezione …”
Sbuffò.
Già non gli
andava a genio svegliarsi, figuriamoci nel bel mezzo della notte.
Ma ormai il
sonno gli era scivolato via dalle mani, quindi si alzò, travolgendo
l'inconsapevole Kuro, che dormiva acciambellato in fondo al letto.
Il piccolo
demone miagolò per lamentarsi di quel brusco risveglio, ma poi,
vedendo l'espressione afflitta del padrone, gli si arrampicò su una
spalla, strusciandosi contro la sua testa.
- Tutto bene
Rin ?- gli chiese, inclinando la testa.
Rin, per tutta
risposta, guardava il pavimento con aria assente.
Le mani che gli
coprivano il volto, tremavano ancora.
- Si. Stai
tranquillo Kuro, va tutto … benissimo- sussurrò, alzando lo
sguardo.
In fondo suo
fratello stava dormendo a pochi passi da lui, aveva un sonno
piuttosto leggero e l'ultima cosa che voleva era proprio quella di
svegliarlo.
- Piuttosto, ti
va di fare due passi ?- bisbigliò, con un sorriso stanco.
Kuro per tutta
risposta annuì entusiasta ed uscì balzando fuori dalla finestra con
Rin, diretti alla cima del campanile della True
Cross. L'atterraggio fu piuttosto brusco, ma non rumoroso. Era una
serata piuttosto calma e fredda. Sotto la luce fioca della luna, Rin
camminava guardando il cielo stellato, le mani in tasca. Nelle serate
fredde come quelle avrebbe voluto utilizzare le fiamme blu, perché
nonostante fossero le fiamme di Satana, sprigionavano un tepore di
una dolcezza assoluta. Ma non poteva perché avrebbe potuto attirare
l'attenzione. Sbuffò. Odiava quel segreto che si portava appresso.
Odiava il fatto di essere diverso. Di essere il figlio di Satana e
non di quel vecchiaccio. Odiava il fatto che quel vecchiaccio fosse
morto a causa sua.
“Padre …”
La notte che suo
padre era morto era uguale a quella. In cielo c'era una luna
insofferente e le stelle erano fottutamente luminose. Quel dannato
giorno aveva perso tutto. Suo padre, la sua vita da essere umano, …
e il controllo. Perdere di nuovo il controllo era stato orribile.
Anche se solo per un secondo, era stato un qualcosa di spaventoso e
terribile. Non riusciva neanche a trovare un aggettivo adatto a
descrivere quella situazione. L'incubo che aveva fatto quella stessa
notte era la prova che aveva una paura costante che quella situazione
potesse ripresentarsi e che potesse far del male a Yukio, ai suoi
compagni di classe e a Shiemi … già, Shiemi.
“Chissà come
reagirebbe se venisse a sapere che sono il figlio di Satana.” sorrise tristemente.
- Rin, a cosa
stai pensando ?-
Il demone gatto
era salito su un muretto, e lo guardava dall'alto.
- A nulla in
particolare … - rispose, con un tono poco convincente.
- Bugiardo!-
sentenziò secco il piccolo demone.
-Eh ?- rispose
sorpreso voltandosi verso il gatto, con tono irritato.
Kuro con un
balzo felino gli si appollaiò sulla spalla destra.
-So benissimo
che stavi pensando a qualcosa di triste… - disse preoccupato.
-Eh ?! Ma cosa
te lo fa pensare, ah ah ah - fu una risata di circostanza.
-Il tuo
sguardo.- Altra risposta secca da parte del felino.
Il ragazzo chinò
la testa, fissando un punto imprecisato davanti a se.
Kuro sbuffò.
- Senti Rin,
a qualsiasi cosa tu stia pensando non c'è motivo di essere triste.
Perché se è qualcosa che hai fatto, beh, in quel caso è inutile
preoccuparsi, perché ormai è fatta. Non si può tornare indietro,
ricordatelo-
Fece una pausa
d'effetto, poi continuò.
-E se è
qualcosa riguardo al futuro, non affliggerti, perché quello c'è lo
costruiamo noi, e se qualcosa non va, si cambierà, quindi metti via
quel broncio e sorridi, idiota! - disse quel demone gatto con
infinita saggezza.
Rin si fermò in
mezzo alla strada, davanti ad un muretto.
Poi fece un
gesto improvviso, prese il piccolo demone da sotto le zampe e lo
sollevò davanti alla sua faccia, per poi poggiarlo sul muretto.
- Ah-ah! Qui
qualcuno sta filosofeggiando, eh ? Beh te lo faccio vedere io un
sorriso, stupido gatto!- disse con un sorriso spavaldo, mentre gli
grattava la pancia, cosa che lo faceva letteralmente impazzire.
Appena smise si
rivolse a quello stesso gatto, che gli aveva fatto tornare il buon
umore, invitandolo ad andare a “giocare” sul campanile. Cosa che
poi avvenne per pochi minuti, dato che a Rin, mentre stava saltando
incontro a Kuro, con la spada di legno ancora in mano, venne un colpo
di sonno e cadde, fortunatamente, sopra l'incredulo Kuro, il quale
dovette poi portarlo a casa. In quel modo si concluse quella limpida
notte dalle stelle luminose.
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Capitolo 3 *** Una Ricerca Piuttosto Disperata ***
Capitolo
2:
Una
Ricerca
Piuttosto
Disperata
Quella
mattina
si svegliò tardi ed arrivò in ritardo a lezione.
Come al solito
insomma. Ma nessuno sapeva il vero motivo che si celava dietro a quei
costanti ritardi. Ogni dannata, fottuta sera aveva gli incubi. Ma
quella sera, nonostante avesse dormito poco, non ne aveva avuti. Una
volta in classe, lottò contro la voglia di chiudere gli
occhi.
Fallendo miseramente. Infatti dormì per tutta la durata
dell'ultima
ora, per poi essere svegliato bruscamente da una secchiata d'acqua
gelata. Il ragazzo per tutta risposta si stropicciò gli
occhi, si
asciugò il viso con la parte asciutta della camicia e se ne
andò a
cambiarsi, senza dire una parola. I compagni di classe rimasero
sbigottiti da quella sua reazione così passiva.
Così, rimasero in
classe a parlare dello strano comportamento di Rin negli ultimi
tempi.
- Secondo voi che sta succedendo ultimamente a Rin ? -
chiese Shiemi, preoccupata.
- È diventato passivo da morire, non
reagisce neanche più alle provocazioni di Bon –
constatò Shima
indicando col pollice il capellone alle sue spalle, che stava per
prenderlo a calci, trattenuto a stento da Konekomaru.
- Direi più
apatico, che passivo- lo corresse Izumo, sbuffando.
- Ah, e avete
notato le sue occhiaie ? Tra un po' ne avrà quante quel
pagliaccio
del preside – intervenne Bon.
Mephisto Pheles, all'interno del
suo ufficio, starnutì.
- Comunque sia, che possiamo fare noi per
lui ? - disse Konekomaru, lasciando Bon che si era calmato.
L'aula
cadde nel silenzio, mentre i cinque ragazzi si spremevano le
meningi.
- E se parlassimo col diretto interessato ? - propose
Izumo, guadagnando un occhiataccia generale da tutta la classe.
-Vedi
Kamiki, la soluzione più semplice, è sempre
quella più sbagliata-
la corresse Shima con un aria sapiente, mentre gli altri annuivano
come ebeti.
“Ma
questi sono tutti scemi!” pensò Izumo, confermando
il proprio
pensiero sul fatto che forse era l'unica sana di mente in quella
gabbia di matti.
-Ma ragazzi, pensateci! E se gli stesse
succedendo qualcosa di brutto ? O qualcosa del genere insomma. Non
pensate che sfogarsi con qualcuno possa fargli bene ?-
-O con
qualcosa …- rifletté ad alta voce Shiemi,
guadagnandosi uno
sguardo interrogativo da parte di tutta la classe. La ragazza
arrossì
e balbettò qualcosa a proposito di un diario.
-Un diario! Non
c'avevo pensato, buona idea Moriyama !- sorrise Konekomaru.
-Mi
sembra una buona idea, anche perché quel ragazzo
è troppo riservato
e non si aprirebbe mai con uno di noi- constatò Bon
scuotendo la
testa a braccia incrociate.
-Bon … - Shima gli pose entrambe le
mani sulle spalle – non ti facevo così preoccupato
... - disse
Shima in modo smieloso, tenero e moe*.
Il ragazzo arrossì e
bofonchiò qualcosa a sua difesa, mentre tutta la classe se
la
rideva.
-Allora è deciso, vada per un diario- disse infine
Izumo.
-Alla cartoleria più vicina!- disse Shima indicando la
porta con fare teatrale e dirigendosi insieme agli altri alla
cartoleria più vicina. Ahimè, in quella
cartoleria non c'era un
diario decente. C'erano solo quaderni con immagini di anime da
bambini e diari scolastici. Passarono alla cartoleria successiva. Un
buco nell'acqua anche stavolta. Così, passarono la giornata
a girare
tutte le edicole in cerca di una agenda decente. E in nessuna di esse
c'è ne era una. Al tramonto si fermarono esausti in un parco
in
periferia.
-Ragazzi, non so voi, ma io sono distrutto ...- si
lamentò Shima, sedendosi su una panchina.
-Non sei il solo!-
disse Izumo sedendosi accanto a lui sulla panchina.
Konekomaru
annuì e si sedette per terra davanti alla panchina.
- Allora che
si fa ?- chiese Bon, sedendosi a gambe incrociate accanto a
Konekomaru.
- Non ne ho la più pallida idea –
sbuffò
Izumo.
-L'unico diario/ quaderno decente che abbiamo trovato era
un Death Note, ma non credo che sia la stessa cosa- disse Shiemi
sedendosi accanto a Izumo.
-Ah!- Shima batté il pugno sulla mano
e disse tutto entusiasta – Potremmo prendere un quaderno e o
colorarlo o foderarlo affinché non si vedano quelle fantasie
orrende
di bambini o di anime da mocciosi, che ne dite ?- guardò le
facce
titubanti e anche un po' scettiche dei suoi compagni e si
rintanò in
un angolo borbottando depresso che le sue opinioni non importavano a
nessuno.
-Ragazzi, avete sete? o fame ? Perché ho visto un
piccolo bar qui vicino e stavo per andare a prendere una bottiglia
d'acqua- propose Shiemi, alzandosi.
Alla fine dovette comprare due
bottiglie di tè, tre di acqua, un pacchetto di patatine, due
gelati
ed un onighiri. Sulla via di ritorno dal bar vide un negozietto che
prima non aveva notato. Un negozietto di antiquariato. Vi
entrò,
vinta dalla curiosità. Un rumore di campanellini. Dentro il
piccolo
negozio, composto da una stanza, trovò un vecchietto , che
stava
spolverando un vaso su uno scaffale. La piccola stanza era piena di
ogni genere di cimelio, da un quadro enorme raffigurante un lord
occidentale a una vasta varietà di vasi cinesi. Il
vecchietto si
girò e le chiese se aveva bisogno di qualcosa. Portava gli
occhiali
e riusciva a metterti a tuo agio. Aveva un aria affabile insomma.
-Un
diario-rispose timidamente Shiemi.
Il vecchietto si accarezzò la
barba bianca e le disse di seguirlo al bancone.
Arrivata al
bancone la sua attenzione fu catturata da un fermacarte di vetro.
Aveva del corallo rosso all'interno. Sorrise. Riguardò il
vecchietto, che in quel momento aveva preso, da sotto la cassa, un
diario in pelle nera, con chiave e lucchetto, e una penna fatta a
piuma. Alla vista di quel diario, Shiemi si illuminò. Era
quello che
avevano cercato per tutto il giorno.
-Ecco qua, sono duemila yen-
disse sorridendo il vecchietto. La ragazza pagò,
ringraziò il
nonnino e corse dagli altri.
Erano tutti seduti sulla
panchina.
-Ragazzi!- urlò Shiemi, correndo verso di loro.
-Shiemi
! Ma quanto ci hai messo !?- disse Izumo incrociando le braccia.
-Già
avevi detto che il bar era … – si
lamentò Bon, ma subito si
interruppe alla vista di un diario di pelle nera, che Shiemi aveva
estratto da una busta di carta.
-Dove l'hai trovato ?!- Esplosero
tutti all'unisono, contemplando l'oggetto che avevano cercato per
tutto il pomeriggio.
-In un negozio di antiquariato, mentre
tornavo dal bar- sorrise tutta soddisfatta, mentre distribuiva i cibi
e le vivande agli altri.
-Bene, domani possiamo darlo a Okumura-
disse Konekomaru, dopo aver finito l'onighiri.
-Si, ce l'abbiamo
fatta finalmente !- esultò Shima, aprendo il pacchetto di
patatine.
Mangiarono e parlarono allegramente, mentre si
dirigevano verso l'accademia.
Nota
Dell'Autrice:
Ok,
questo capitolo non era in cantiere, però mi son fatta
prendere
dalla narrazione ed è spuntato fuori questo capitolo di
transizione.
Spero che non vi sia dispiaciuto e che qualcuno abbia trovato il mio
piccolo tributo ad Orwell del fermacarte di vetro con dentro il
corallo … ah e volevo scrivere onighiri (?) ma poi ho
pensato che
avrebbe perso serietà per quanta ce ne possa essere .-. )
Ah, e Moe
significa qualcosa di estremamente tenero, che sia una situazione, un
pupazzo o un animale, insomma, ogni cosa tenera che esista u.u
|
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Capitolo 4 *** E Lacrime E Pioggia E Inchiostro Nero ***
Capitolo
3:
E
Lacrime
E
Pioggia
E
Inchiostro
Nero
Un
regalo sulla
scrivania.
Una
penna e un
paesaggio piovoso.
Grigio.
La
prima parola che scrisse su quel regalo fu: grigio.
Rin
Okumura,
seduto alla sua scrivania, fissava quel diario di pelle nera, quel
regalo improvviso.
“Aaah che
stupidaggine”
Lo
chiuse e andò
sul tetto.
Un
leggero vento
freddo sibilava in quella giornata grigia, entrandoti nelle ossa.
Nella pelle.
Rin
osservava
l'accademia, il diario dietro la schiena, la penna poggiata
sull'orecchio.
Prese
la penna e
la osservò, agitandola di qua e di la. Sorrise e
iniziò a pensare a
quel regalo e all'arduo compito che i ragazzi gli avevano affidato:
scriverci sopra.
La
cosa che più
lo seccava era il fatto che non gli riuscisse neanche scriverci
più
di una parola.
Gli
altri glie
lo avevano regalato per sfogarsi. Che cosa inutile, una vera
stronzata. Uno spreco di soldi. Sfogarsi per cosa poi ? Per gli
incubi ? Per la carenza di sonno ? O per la mancanza del padre
biologico o di quello adottivo? Per il fatto che probabilmente suo
fratello lo odiava ? Per il fatto di essere stato all'oscuro di tutto
fino ad adesso ? Nah, non ne aveva bisogno.
Tsk,
e magari poi lui ci
scriveva dentro che era il figlio di Satana e magari
quelli si erano tenuti una chiave di scorta e … aaah, ma che
cosa
andava a pensare.
Si
sdraiò su
quel tetto a fissare quel cielo nuvoloso.
“ Troppe
nuvole. Il cielo dovrebbe sempre essere limpido, solo un cielo blu.
Già, blu …” un sorriso triste si
dipinse sul suo volto. Mah,
forse quel diario non era così inutile. Forse poteva
scriverci
qualcosina. Forse. Prese il diario da sotto la schiena. Lo
sollevò e
lo guardò, mettendolo a confronto con il cielo grigio. Era
proprio
un bell'oggetto.
“È un peccato
non scriverci nulla sopra …” si mise a sedere, poi
si affacciò e
guardò giù dal tetto, per vedere se c'era
qualcuno sotto. Per
fortuna il loro edificio era più isolato rispetto agli altri
dormitori. Si guardò un altro po' intorno, poi prese tre
candele
argentate che aveva comprato, così, per scazzo e se li mise
davanti
al diario. Lo aprì e intanto si erano accese tutte, partendo
da
destra verso sinistra, una alla volta, lentamente. Aveva dovuto
concentrarsi e gli sfuggì un sorrisetto di soddisfazione
alla vista
di quelle fiammelle azzurre tremolanti. Bene o male quelle fiamme
blu, non gli dispiacevano, anche se ogni volta, vederle gli metteva
addosso una malinconia mai vissuta prima. E vederle adesso, forse,
era proprio quel che gli ci voleva. Perché aveva preso la
piuma in
mano e aveva cominciato a scrivere in corsivo ed in inglese una sola
parola, la seconda parola di quel diario:
“Monster
...” A capo, la
precisazione.
“I
am a Monster.”
E
da li, le
parole iniziarono a scorrere lente sulla carta, una semplice e
dettagliata narrazione dei fatti: L'episodio al supermarket, i
piccoli demoni neri nell'aria, quel demone che aveva posseduto quel
teppista figlio di papà, lo stesso demone che lo stava per
sfregiare
a vita e che poco dopo lo chiamò: Signore.
Sulla
sua
faccia, che fino ad allora c'era stato un volto neutro e impassibile,
si manifestò una smorfia di disgusto, sostituita subito dopo
da un
espressione di infinita tristezza. Quello che lo aveva salvato era
stato … era stato …
“Padre …”
Si
alzò in
piedi.
Chinò
la testa.
Sull'accademia,
iniziò a piovere.
Il
ricordo del
primo funerale a cui aveva assistito lo investì con la forza
di un
tir.
“Padre ...”
Sul
tetto di
quel dormitorio abbandonato, iniziarono a cadere gocce d'acqua.
Dolci
e salate.
Lacrime
e
pioggia.
Le
parole
scritte velocemente, in preda ad uno stato mentale instabile,
iniziarono a contorcersi e ad espandersi, fino a diventare un'informe
agglomerato di inchiostro nero e acqua.
Le
pagine di
quel diario, le parole cominciarono a bagnarsi. Ma a Rin non
importava.
La
tempesta era
iniziata. E non solo quella esteriore, ma anche quella interiore di
quel ragazzo sul tetto. La consapevolezza di aver causato la morte
del padre, la consapevolezza dell'odio fin troppo razionale di suo
fratello e il fatto di essere il figlio di Satana, lo avevano
sovraccaricato in una maniera mostruosa di un fardello troppo pesante
da tenersi dentro. In quel momento, piangendo sotto la pioggia,
urlò
contro il cielo. Un urlo di rabbia, di disperazione. In quell'urlo
incontrollato, le fiamme blu esplosero in una vampata, liberando il
demone che era in lui.
In
un attimo,
tutto si fermò.
La
pioggia.
Le
fiamme che
fluttuavano sul tetto.
L'ultima
lacrima
sul volto del mezzo demone.
E
le pagine del
diario, che, come farfalle nere, stavano per volare, sollecitate
dalle fiamme blu.
E
la
consapevolezza si insinuò nel ragazzo.
La
consapevolezza che quella pioggia non era lì per punirlo, ma
per
purificarlo.
Ogni
cosa, in
quel momento, scivolò via.
Scivolarono
via
le lacrime dal suo viso.
Scivolarono
via
i suoi sensi di colpa.
Scivolavano
insieme alla pioggia.
Rin
apri le
braccia, come a voler abbracciare il cielo.
Alzò
la testa
verso le nuvole, che si stavano diradando, spinte dal vento.
E
rise.
Rise
e tutto
spariva.
Sparivano
le
macchie dal suo animo.
Sparivano
le
fiamme dal tetto.
Spariva
la
cenere di quel diario perfetto.
Spariva
tutto.
Rimaneva
solo la
pioggia.
Nota
Dell'Autrice:
Non
ci credo.
Sono riuscita a finire una fan fiction. Cavoli, mi sento realizzata
*___*. Comunque sia voglio ringraziare tutti quelli che l'hanno
seguita fino alla fine e spero che vi sia piaciuta. Se trovaste degli
errori di battitura o se avete dei consigli o dubbi o altro potete
dirmelo con un semplice commentino <3. Alla prossima fanfic !
P.S.
Dopo
c'è un
momento di cazzutaggine che mi era preso, se volete leggervelo, lo
metto come capitolo aggiuntivo. Alla prossima, SAYONARA <3!
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Capitolo 5 *** Un Extra Momento Di Scazzo ***
Extra:
Un
Extra Momento
Di
Scazzo
!
Yukio:
Okumura
Rin!- urlò tirando un gessetto al ragazzo che stava in
seconda fila.
Rin:
Uua! Che
succede!?!- il ragazzo si svegliò di soprassalto, cadendo
dalla
sedia.
Tutta
la classe
scoppiò a ridere e si ritrovò con un paio di
baffi da Messicano.
Yukio:
Vuoi
sapere che succede ? Succede che tu dormi in classe durante le
lezioni, ecco che succede !- rispose piuttosto irritato. Ma Rin non
lo ascoltava già più, si era messo a parlare con
Shiemi a proposito
di un incubo che aveva fatto e che aveva dei baffi piuttosto
graziosi.
Yukio:
Rin!
Prestare attenzione almeno quando qualcuno ti rimprovere è
il
minimo, non credi ?!- disse ancora più irritato il fratello,
con un
paio di baffi da Messicano sulla faccia ed un sombrero.
Rin:
Hai ragione
Yukio, sono stato riprovebole e mi scuso. Anzi, ti ringrazio, mi hai
svegliato da un incubo orribile, vedi c'era quel pagliaccio di
Mephisto che mi ri ...- inizia a blaterare, adesso in mutande.
Yukio:
A parte
il fatto che si dice riprovevole, non mi interessano i tuoi incubi
riguardanti il preside, voglio solo che tu segua la lezione- lo
interruppe con tono da professore in mutande pure lui, con un paio di
baffi da Messicano e con un sombrero in testa . In classe, tutti
erano in mutande, con baffi da Messicano e con un sombrero con
campanellini.
Il
ragazzo annuì
convinto. Da allora tutti andarono a vendere Taco in Messico.
FINE
Mephisto:
MA
PERCHÈ DIAVOLO OGNI VOLTA CHE VENGO MENZIONATO FACCIO LA
FIGURA
DELL'IDOTA è.é !- urla quello scemo aprendo a
forza lo spazio vuoto
finale.
Amaimon:
Perché
lo sei, fratello- dice tranquillo, finendo di mangiare un pezzo di
Saker.
Amaimon:
Poi
pensa a me, che fin'ora non ero neanche stato menzionato, eh!- dice,
mangiando anche il pezzo di Saker di quell'ebete di suo fratello.
Scemephisto:
Ecco, vedi ! L'autrice mi
odia … MA
CHE CAZZO è QUESTA CALLIGRAFIA DA SCEMO !?! E come mai mi
chiamo
Scemephisto !?! D: - inizia a urlare quel brutto
pagliaccio.
Shirou:
Su su ,
stai calmo, l'autrice non ti odia. Ti stuzzica semplicemente u.u-
dice dalla nuvola Speedy, con un aureola in testa.
Shura:
Ok, qui
la cosa sta degenerando- disse distogliendo lo sguardo dalla serie tv
Scrubs.
Amaimon:
Che
puntata è ?- chiede prendendo una coppetta di gelato
haagendats da
un chilo.
Amaimon
e Shura
iniziarono a parlare a proposito di Scrubs e di quanto fosse tenero
JD.
Autrice:
Scusate
… hic … ma, credo di aver bevuto trop
… blaaargh *vomita in un
angolo*
Shirou:
Ok, dato
che l'autrice non è in grado di intendere e di volere, do io
le
conclusioni.
L'autrice
ha
scritto quest'oscenità, perché gli dispiaceva di
non infilarci
tutti i personaggi.
Quindi
*Pof,
tutti in mutande, sombrero e baffi da Mexicano* Vi auguriamo un buon
anno!-
FINE
Mephisto:
Almeno
il nome e la calligrafia è normale adesso. Segno che l'autrice, oooh andiamo !
*
Pa Para-pa-pa
Pa!*
.FINE.
|
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