Monster

di HarukaHikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuoco e Fiamme, Fuoco e Fiamme! ***
Capitolo 2: *** Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro ***
Capitolo 3: *** Una Ricerca Piuttosto Disperata ***
Capitolo 4: *** E Lacrime E Pioggia E Inchiostro Nero ***
Capitolo 5: *** Un Extra Momento Di Scazzo ***



Capitolo 1
*** Fuoco e Fiamme, Fuoco e Fiamme! ***



Monster



Prologo:

Fuoco e Fiamme, Fuoco e Fiamme!


Erano giorni ormai che ogni sera, ogni fottuta sera, faceva sempre quel dannato incubo. 

Quell'incubo così intenso, così triste, così doloroso, così … vero.

Suo padre, che veniva posseduto da Satana.

Ogni parola, ogni atto, ogni minimo particolare si ripeteva, notte dopo notte.

E non sapeva perché.

Ormai era passato un mese da quell'addio così doloroso.

E dopo un mese, quando si stava abituando al ritmo di quella vita così diversa e frenetica, un incubo ricorrente gli aveva riaperto una ferita che non avrebbe mai voluto neanche vedere.

La terza sera si sveglio nel cuore della notte.

Un urlo.

Ma non suo.

E non nel buio.

Aprì gli occhi che subito dovette richiuderli.

Una luce abbagliante, avvolgeva l'edificio.

Tutto sarebbe finito in cenere.

Ogni cosa … 

Si alzò e corse verso suo fratello.

Ma le fiamme blu gli impedivano il passaggio, respingendolo.

"Perché ? Perché non riesco ad oltrepassarle ?"

Un espressione di terrore si dipinse sul suo volto.

Suo fratello si era alzato in piedi, urlando e dibattendosi come un pazzo.

Le fiamme lo stavano corrodendo.

Lo stavano ardendo vivo.

Per tutta risposta lui si buttò fuori dalla finestra, cadendo dal diciottesimo piano.

Rin corse verso la finestra

-Yukiooooooooooooooooooooo- urlò disperato, cercando il fratello, con la flebile speranza che fosse ancora vivo.

Ma ciò che vide lo fece cadere in ginocchio, privandolo di ogni forza e speranza.

L'intera accademia della True Cross era in fiamme.

"Sono tutti morti … ?" pensò Rin, lo sguardo vacuo rivolto oltre quella finestra, sul quel mare di fiamme blu.

Ed era solo colpa sua.

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Capitolo 2
*** Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro ***


Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro

Capitolo 1:


Una Passeggiata Sotto Una Luna Di Vetro

Wake Up– Three Days Grace


Rin si svegliò ansante nel cuore della notte, gli occhi sbarrati.

Il buio lo circondava, silenzioso e rassicurante come non mai.

Tirò un sospiro di sollievo.

Era solo un sogno...”

Allungò il collo fuori dal letto e vide suo fratello dormire beato. Sorrise.

Menomale”

Si mise a sedere e controllò l'ora sul cellulare di Yukio.

Le 4 e trentacinque.

Perfetto, sai come dormirò domani a lezione …”

Sbuffò.

Già non gli andava a genio svegliarsi, figuriamoci nel bel mezzo della notte.

Ma ormai il sonno gli era scivolato via dalle mani, quindi si alzò, travolgendo l'inconsapevole Kuro, che dormiva acciambellato in fondo al letto.

Il piccolo demone miagolò per lamentarsi di quel brusco risveglio, ma poi, vedendo l'espressione afflitta del padrone, gli si arrampicò su una spalla, strusciandosi contro la sua testa.

- Tutto bene Rin ?- gli chiese, inclinando la testa.

Rin, per tutta risposta, guardava il pavimento con aria assente.

Le mani che gli coprivano il volto, tremavano ancora.

- Si. Stai tranquillo Kuro, va tutto … benissimo- sussurrò, alzando lo sguardo.

In fondo suo fratello stava dormendo a pochi passi da lui, aveva un sonno piuttosto leggero e l'ultima cosa che voleva era proprio quella di svegliarlo.

- Piuttosto, ti va di fare due passi ?- bisbigliò, con un sorriso stanco.

Kuro per tutta risposta annuì entusiasta ed uscì balzando fuori dalla finestra con Rin, diretti alla cima del campanile della True Cross. L'atterraggio fu piuttosto brusco, ma non rumoroso. Era una serata piuttosto calma e fredda. Sotto la luce fioca della luna, Rin camminava guardando il cielo stellato, le mani in tasca. Nelle serate fredde come quelle avrebbe voluto utilizzare le fiamme blu, perché nonostante fossero le fiamme di Satana, sprigionavano un tepore di una dolcezza assoluta. Ma non poteva perché avrebbe potuto attirare l'attenzione. Sbuffò. Odiava quel segreto che si portava appresso. Odiava il fatto di essere diverso. Di essere il figlio di Satana e non di quel vecchiaccio. Odiava il fatto che quel vecchiaccio fosse morto a causa sua.

Padre …”

La notte che suo padre era morto era uguale a quella. In cielo c'era una luna insofferente e le stelle erano fottutamente luminose. Quel dannato giorno aveva perso tutto. Suo padre, la sua vita da essere umano, … e il controllo. Perdere di nuovo il controllo era stato orribile. Anche se solo per un secondo, era stato un qualcosa di spaventoso e terribile. Non riusciva neanche a trovare un aggettivo adatto a descrivere quella situazione. L'incubo che aveva fatto quella stessa notte era la prova che aveva una paura costante che quella situazione potesse ripresentarsi e che potesse far del male a Yukio, ai suoi compagni di classe e a Shiemi … già, Shiemi.

Chissà come reagirebbe se venisse a sapere che sono il figlio di Satana.” sorrise tristemente.

- Rin, a cosa stai pensando ?-

Il demone gatto era salito su un muretto, e lo guardava dall'alto.

- A nulla in particolare … - rispose, con un tono poco convincente.

- Bugiardo!- sentenziò secco il piccolo demone.

-Eh ?- rispose sorpreso voltandosi verso il gatto, con tono irritato.

Kuro con un balzo felino gli si appollaiò sulla spalla destra.

-So benissimo che stavi pensando a qualcosa di triste… - disse preoccupato.

-Eh ?! Ma cosa te lo fa pensare, ah ah ah - fu una risata di circostanza.

-Il tuo sguardo.- Altra risposta secca da parte del felino.

Il ragazzo chinò la testa, fissando un punto imprecisato davanti a se.

Kuro sbuffò.

- Senti Rin, a qualsiasi cosa tu stia pensando non c'è motivo di essere triste. Perché se è qualcosa che hai fatto, beh, in quel caso è inutile preoccuparsi, perché ormai è fatta. Non si può tornare indietro, ricordatelo-

Fece una pausa d'effetto, poi continuò.

-E se è qualcosa riguardo al futuro, non affliggerti, perché quello c'è lo costruiamo noi, e se qualcosa non va, si cambierà, quindi metti via quel broncio e sorridi, idiota! - disse quel demone gatto con infinita saggezza.

Rin si fermò in mezzo alla strada, davanti ad un muretto.

Poi fece un gesto improvviso, prese il piccolo demone da sotto le zampe e lo sollevò davanti alla sua faccia, per poi poggiarlo sul muretto.

- Ah-ah! Qui qualcuno sta filosofeggiando, eh ? Beh te lo faccio vedere io un sorriso, stupido gatto!- disse con un sorriso spavaldo, mentre gli grattava la pancia, cosa che lo faceva letteralmente impazzire.

Appena smise si rivolse a quello stesso gatto, che gli aveva fatto tornare il buon umore, invitandolo ad andare a “giocare” sul campanile. Cosa che poi avvenne per pochi minuti, dato che a Rin, mentre stava saltando incontro a Kuro, con la spada di legno ancora in mano, venne un colpo di sonno e cadde, fortunatamente, sopra l'incredulo Kuro, il quale dovette poi portarlo a casa. In quel modo si concluse quella limpida notte dalle stelle luminose.

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Capitolo 3
*** Una Ricerca Piuttosto Disperata ***


Capitolo 2:

Una Ricerca Piuttosto Disperata


Quella mattina si svegliò tardi ed arrivò in ritardo a lezione. Come al solito insomma. Ma nessuno sapeva il vero motivo che si celava dietro a quei costanti ritardi. Ogni dannata, fottuta sera aveva gli incubi. Ma quella sera, nonostante avesse dormito poco, non ne aveva avuti. Una volta in classe, lottò contro la voglia di chiudere gli occhi. Fallendo miseramente. Infatti dormì per tutta la durata dell'ultima ora, per poi essere svegliato bruscamente da una secchiata d'acqua gelata. Il ragazzo per tutta risposta si stropicciò gli occhi, si asciugò il viso con la parte asciutta della camicia e se ne andò a cambiarsi, senza dire una parola. I compagni di classe rimasero sbigottiti da quella sua reazione così passiva. Così, rimasero in classe a parlare dello strano comportamento di Rin negli ultimi tempi.
- Secondo voi che sta succedendo ultimamente a Rin ? - chiese Shiemi, preoccupata.
- È diventato passivo da morire, non reagisce neanche più alle provocazioni di Bon – constatò Shima indicando col pollice il capellone alle sue spalle, che stava per prenderlo a calci, trattenuto a stento da Konekomaru.
- Direi più apatico, che passivo- lo corresse Izumo, sbuffando.
- Ah, e avete notato le sue occhiaie ? Tra un po' ne avrà quante quel pagliaccio del preside – intervenne Bon.
Mephisto Pheles, all'interno del suo ufficio, starnutì.
- Comunque sia, che possiamo fare noi per lui ? - disse Konekomaru, lasciando Bon che si era calmato.
L'aula cadde nel silenzio, mentre i cinque ragazzi si spremevano le meningi.
- E se parlassimo col diretto interessato ? - propose Izumo, guadagnando un occhiataccia generale da tutta la classe.
-Vedi Kamiki, la soluzione più semplice, è sempre quella più sbagliata- la corresse Shima con un aria sapiente, mentre gli altri annuivano come ebeti.

Ma questi sono tutti scemi!” pensò Izumo, confermando il proprio pensiero sul fatto che forse era l'unica sana di mente in quella gabbia di matti.
-Ma ragazzi, pensateci! E se gli stesse succedendo qualcosa di brutto ? O qualcosa del genere insomma. Non pensate che sfogarsi con qualcuno possa fargli bene ?-
-O con qualcosa …- rifletté ad alta voce Shiemi, guadagnandosi uno sguardo interrogativo da parte di tutta la classe. La ragazza arrossì e balbettò qualcosa a proposito di un diario.
-Un diario! Non c'avevo pensato, buona idea Moriyama !- sorrise Konekomaru.
-Mi sembra una buona idea, anche perché quel ragazzo è troppo riservato e non si aprirebbe mai con uno di noi- constatò Bon scuotendo la testa a braccia incrociate.
-Bon … - Shima gli pose entrambe le mani sulle spalle – non ti facevo così preoccupato ... - disse Shima in modo smieloso, tenero e moe*.
Il ragazzo arrossì e bofonchiò qualcosa a sua difesa, mentre tutta la classe se la rideva.
-Allora è deciso, vada per un diario- disse infine Izumo.
-Alla cartoleria più vicina!- disse Shima indicando la porta con fare teatrale e dirigendosi insieme agli altri alla cartoleria più vicina. Ahimè, in quella cartoleria non c'era un diario decente. C'erano solo quaderni con immagini di anime da bambini e diari scolastici. Passarono alla cartoleria successiva. Un buco nell'acqua anche stavolta. Così, passarono la giornata a girare tutte le edicole in cerca di una agenda decente. E in nessuna di esse c'è ne era una. Al tramonto si fermarono esausti in un parco in periferia.
-Ragazzi, non so voi, ma io sono distrutto ...- si lamentò Shima, sedendosi su una panchina.
-Non sei il solo!- disse Izumo sedendosi accanto a lui sulla panchina.
Konekomaru annuì e si sedette per terra davanti alla panchina.
- Allora che si fa ?- chiese Bon, sedendosi a gambe incrociate accanto a Konekomaru.
- Non ne ho la più pallida idea – sbuffò Izumo.
-L'unico diario/ quaderno decente che abbiamo trovato era un Death Note, ma non credo che sia la stessa cosa- disse Shiemi sedendosi accanto a Izumo.
-Ah!- Shima batté il pugno sulla mano e disse tutto entusiasta – Potremmo prendere un quaderno e o colorarlo o foderarlo affinché non si vedano quelle fantasie orrende di bambini o di anime da mocciosi, che ne dite ?- guardò le facce titubanti e anche un po' scettiche dei suoi compagni e si rintanò in un angolo borbottando depresso che le sue opinioni non importavano a nessuno.
-Ragazzi, avete sete? o fame ? Perché ho visto un piccolo bar qui vicino e stavo per andare a prendere una bottiglia d'acqua- propose Shiemi, alzandosi.
Alla fine dovette comprare due bottiglie di tè, tre di acqua, un pacchetto di patatine, due gelati ed un onighiri. Sulla via di ritorno dal bar vide un negozietto che prima non aveva notato. Un negozietto di antiquariato. Vi entrò, vinta dalla curiosità. Un rumore di campanellini. Dentro il piccolo negozio, composto da una stanza, trovò un vecchietto , che stava spolverando un vaso su uno scaffale. La piccola stanza era piena di ogni genere di cimelio, da un quadro enorme raffigurante un lord occidentale a una vasta varietà di vasi cinesi. Il vecchietto si girò e le chiese se aveva bisogno di qualcosa. Portava gli occhiali e riusciva a metterti a tuo agio. Aveva un aria affabile insomma.
-Un diario-rispose timidamente Shiemi.
Il vecchietto si accarezzò la barba bianca e le disse di seguirlo al bancone.
Arrivata al bancone la sua attenzione fu catturata da un fermacarte di vetro. Aveva del corallo rosso all'interno. Sorrise. Riguardò il vecchietto, che in quel momento aveva preso, da sotto la cassa, un diario in pelle nera, con chiave e lucchetto, e una penna fatta a piuma. Alla vista di quel diario, Shiemi si illuminò. Era quello che avevano cercato per tutto il giorno.
-Ecco qua, sono duemila yen- disse sorridendo il vecchietto. La ragazza pagò, ringraziò il nonnino e corse dagli altri.
Erano tutti seduti sulla panchina.
-Ragazzi!- urlò Shiemi, correndo verso di loro.
-Shiemi ! Ma quanto ci hai messo !?- disse Izumo incrociando le braccia.
-Già avevi detto che il bar era … – si lamentò Bon, ma subito si interruppe alla vista di un diario di pelle nera, che Shiemi aveva estratto da una busta di carta.
-Dove l'hai trovato ?!- Esplosero tutti all'unisono, contemplando l'oggetto che avevano cercato per tutto il pomeriggio.
-In un negozio di antiquariato, mentre tornavo dal bar- sorrise tutta soddisfatta, mentre distribuiva i cibi e le vivande agli altri.
-Bene, domani possiamo darlo a Okumura- disse Konekomaru, dopo aver finito l'onighiri.
-Si, ce l'abbiamo fatta finalmente !- esultò Shima, aprendo il pacchetto di patatine.
Mangiarono e parlarono allegramente, mentre si dirigevano verso l'accademia.









Nota Dell'Autrice:


Ok, questo capitolo non era in cantiere, però mi son fatta prendere dalla narrazione ed è spuntato fuori questo capitolo di transizione. Spero che non vi sia dispiaciuto e che qualcuno abbia trovato il mio piccolo tributo ad Orwell del fermacarte di vetro con dentro il corallo … ah e volevo scrivere onighiri (?) ma poi ho pensato che avrebbe perso serietà per quanta ce ne possa essere .-. ) Ah, e Moe significa qualcosa di estremamente tenero, che sia una situazione, un pupazzo o un animale, insomma, ogni cosa tenera che esista u.u

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Capitolo 4
*** E Lacrime E Pioggia E Inchiostro Nero ***


Capitolo 3:

E Lacrime E Pioggia E Inchiostro Nero


Un regalo sulla scrivania.

Una penna e un paesaggio piovoso.

Grigio.

La prima parola che scrisse su quel regalo fu: grigio.

Rin Okumura, seduto alla sua scrivania, fissava quel diario di pelle nera, quel regalo improvviso.

Aaah che stupidaggine”

Lo chiuse e andò sul tetto.

Un leggero vento freddo sibilava in quella giornata grigia, entrandoti nelle ossa. Nella pelle.

Rin osservava l'accademia, il diario dietro la schiena, la penna poggiata sull'orecchio.

Prese la penna e la osservò, agitandola di qua e di la. Sorrise e iniziò a pensare a quel regalo e all'arduo compito che i ragazzi gli avevano affidato: scriverci sopra.

La cosa che più lo seccava era il fatto che non gli riuscisse neanche scriverci più di una parola.

Gli altri glie lo avevano regalato per sfogarsi. Che cosa inutile, una vera stronzata. Uno spreco di soldi. Sfogarsi per cosa poi ? Per gli incubi ? Per la carenza di sonno ? O per la mancanza del padre biologico o di quello adottivo? Per il fatto che probabilmente suo fratello lo odiava ? Per il fatto di essere stato all'oscuro di tutto fino ad adesso ? Nah, non ne aveva bisogno.

Tsk, e magari poi lui ci scriveva dentro che era il figlio di Satana e magari quelli si erano tenuti una chiave di scorta e … aaah, ma che cosa andava a pensare.

Si sdraiò su quel tetto a fissare quel cielo nuvoloso.

Troppe nuvole. Il cielo dovrebbe sempre essere limpido, solo un cielo blu. Già, blu …” un sorriso triste si dipinse sul suo volto. Mah, forse quel diario non era così inutile. Forse poteva scriverci qualcosina. Forse. Prese il diario da sotto la schiena. Lo sollevò e lo guardò, mettendolo a confronto con il cielo grigio. Era proprio un bell'oggetto.

È un peccato non scriverci nulla sopra …” si mise a sedere, poi si affacciò e guardò giù dal tetto, per vedere se c'era qualcuno sotto. Per fortuna il loro edificio era più isolato rispetto agli altri dormitori. Si guardò un altro po' intorno, poi prese tre candele argentate che aveva comprato, così, per scazzo e se li mise davanti al diario. Lo aprì e intanto si erano accese tutte, partendo da destra verso sinistra, una alla volta, lentamente. Aveva dovuto concentrarsi e gli sfuggì un sorrisetto di soddisfazione alla vista di quelle fiammelle azzurre tremolanti. Bene o male quelle fiamme blu, non gli dispiacevano, anche se ogni volta, vederle gli metteva addosso una malinconia mai vissuta prima. E vederle adesso, forse, era proprio quel che gli ci voleva. Perché aveva preso la piuma in mano e aveva cominciato a scrivere in corsivo ed in inglese una sola parola, la seconda parola di quel diario:

Monster ...” A capo, la precisazione.

I am a Monster.

E da li, le parole iniziarono a scorrere lente sulla carta, una semplice e dettagliata narrazione dei fatti: L'episodio al supermarket, i piccoli demoni neri nell'aria, quel demone che aveva posseduto quel teppista figlio di papà, lo stesso demone che lo stava per sfregiare a vita e che poco dopo lo chiamò: Signore.

Sulla sua faccia, che fino ad allora c'era stato un volto neutro e impassibile, si manifestò una smorfia di disgusto, sostituita subito dopo da un espressione di infinita tristezza. Quello che lo aveva salvato era stato … era stato …

Padre …”

Si alzò in piedi.

Chinò la testa.

Sull'accademia, iniziò a piovere.

Il ricordo del primo funerale a cui aveva assistito lo investì con la forza di un tir.

Padre ...”

Sul tetto di quel dormitorio abbandonato, iniziarono a cadere gocce d'acqua.

Dolci e salate.

Lacrime e pioggia.

Le parole scritte velocemente, in preda ad uno stato mentale instabile, iniziarono a contorcersi e ad espandersi, fino a diventare un'informe agglomerato di inchiostro nero e acqua.

Le pagine di quel diario, le parole cominciarono a bagnarsi. Ma a Rin non importava.

La tempesta era iniziata. E non solo quella esteriore, ma anche quella interiore di quel ragazzo sul tetto. La consapevolezza di aver causato la morte del padre, la consapevolezza dell'odio fin troppo razionale di suo fratello e il fatto di essere il figlio di Satana, lo avevano sovraccaricato in una maniera mostruosa di un fardello troppo pesante da tenersi dentro. In quel momento, piangendo sotto la pioggia, urlò contro il cielo. Un urlo di rabbia, di disperazione. In quell'urlo incontrollato, le fiamme blu esplosero in una vampata, liberando il demone che era in lui.

In un attimo, tutto si fermò.

La pioggia.

Le fiamme che fluttuavano sul tetto.

L'ultima lacrima sul volto del mezzo demone.

E le pagine del diario, che, come farfalle nere, stavano per volare, sollecitate dalle fiamme blu.

E la consapevolezza si insinuò nel ragazzo.

La consapevolezza che quella pioggia non era lì per punirlo, ma per purificarlo.

Ogni cosa, in quel momento, scivolò via.

Scivolarono via le lacrime dal suo viso.

Scivolarono via i suoi sensi di colpa.

Scivolavano insieme alla pioggia.

Rin apri le braccia, come a voler abbracciare il cielo.

Alzò la testa verso le nuvole, che si stavano diradando, spinte dal vento.

E rise.

Rise e tutto spariva.

Sparivano le macchie dal suo animo.

Sparivano le fiamme dal tetto.

Spariva la cenere di quel diario perfetto.

Spariva tutto.

Rimaneva solo la pioggia.













Nota Dell'Autrice:


Non ci credo. Sono riuscita a finire una fan fiction. Cavoli, mi sento realizzata *___*. Comunque sia voglio ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita fino alla fine e spero che vi sia piaciuta. Se trovaste degli errori di battitura o se avete dei consigli o dubbi o altro potete dirmelo con un semplice commentino <3. Alla prossima fanfic !


P.S.


Dopo c'è un momento di cazzutaggine che mi era preso, se volete leggervelo, lo metto come capitolo aggiuntivo. Alla prossima, SAYONARA <3!

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Capitolo 5
*** Un Extra Momento Di Scazzo ***


Extra:


Un Extra Momento Di Scazzo !



Yukio: Okumura Rin!- urlò tirando un gessetto al ragazzo che stava in seconda fila.

Rin: Uua! Che succede!?!- il ragazzo si svegliò di soprassalto, cadendo dalla sedia.

Tutta la classe scoppiò a ridere e si ritrovò con un paio di baffi da Messicano.

Yukio: Vuoi sapere che succede ? Succede che tu dormi in classe durante le lezioni, ecco che succede !- rispose piuttosto irritato. Ma Rin non lo ascoltava già più, si era messo a parlare con Shiemi a proposito di un incubo che aveva fatto e che aveva dei baffi piuttosto graziosi.

Yukio: Rin! Prestare attenzione almeno quando qualcuno ti rimprovere è il minimo, non credi ?!- disse ancora più irritato il fratello, con un paio di baffi da Messicano sulla faccia ed un sombrero.

Rin: Hai ragione Yukio, sono stato riprovebole e mi scuso. Anzi, ti ringrazio, mi hai svegliato da un incubo orribile, vedi c'era quel pagliaccio di Mephisto che mi ri ...- inizia a blaterare, adesso in mutande.

Yukio: A parte il fatto che si dice riprovevole, non mi interessano i tuoi incubi riguardanti il preside, voglio solo che tu segua la lezione- lo interruppe con tono da professore in mutande pure lui, con un paio di baffi da Messicano e con un sombrero in testa . In classe, tutti erano in mutande, con baffi da Messicano e con un sombrero con campanellini.

Il ragazzo annuì convinto. Da allora tutti andarono a vendere Taco in Messico.


FINE


Mephisto: MA PERCHÈ DIAVOLO OGNI VOLTA CHE VENGO MENZIONATO FACCIO LA FIGURA DELL'IDOTA è.é !- urla quello scemo aprendo a forza lo spazio vuoto finale.

Amaimon: Perché lo sei, fratello- dice tranquillo, finendo di mangiare un pezzo di Saker.

Amaimon: Poi pensa a me, che fin'ora non ero neanche stato menzionato, eh!- dice, mangiando anche il pezzo di Saker di quell'ebete di suo fratello.

Scemephisto: Ecco, vedi ! L'autrice mi odia … MA CHE CAZZO è QUESTA CALLIGRAFIA DA SCEMO !?! E come mai mi chiamo Scemephisto !?! D: - inizia a urlare quel brutto pagliaccio.

Shirou: Su su , stai calmo, l'autrice non ti odia. Ti stuzzica semplicemente u.u- dice dalla nuvola Speedy, con un aureola in testa.

Shura: Ok, qui la cosa sta degenerando- disse distogliendo lo sguardo dalla serie tv Scrubs.

Amaimon: Che puntata è ?- chiede prendendo una coppetta di gelato haagendats da un chilo.

Amaimon e Shura iniziarono a parlare a proposito di Scrubs e di quanto fosse tenero JD.

Autrice: Scusate … hic … ma, credo di aver bevuto trop … blaaargh *vomita in un angolo*

Shirou: Ok, dato che l'autrice non è in grado di intendere e di volere, do io le conclusioni.

L'autrice ha scritto quest'oscenità, perché gli dispiaceva di non infilarci tutti i personaggi.

Quindi *Pof, tutti in mutande, sombrero e baffi da Mexicano* Vi auguriamo un buon anno!-


FINE


Mephisto: Almeno il nome e la calligrafia è normale adesso. Segno che l'autrice, oooh andiamo !

* Pa Para-pa-pa Pa!*


.FINE.

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