Oggi si vola

di SweetTaiga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***





SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST “CHE GEMELLO SEI SENZA DI LUI, GEORGE?”




Frase scelta: Gli avevo dato tutto il mio cuore, e forse non lo avrei mai riavuto indietro. Ma a che serve avere un cuore se non si ha con chi condividerlo? {E. Jong}
Personaggio bonus: Lee Jordan
Note:essendo una mini-longfic di soli due capitoli, ero indecisa se inserirli insieme creando una One-Shot o se lasciarli divisi. Ho scelto la seconda opzione, quindi non scandalizzatevi per la scarsa lunghezza di entrambe le parti della storia : ) Inserirò i giudizi del contest alla fine del secondo capitolo.




Alle mie sorelle,
perché senza di loro mi sentirei persa.





Oggi si vola
Capitolo 1





« Non ho alcuna intenzione di ricominciare » borbottò George Weasley per l’ennesima volta, scompigliandosi i capelli rossi con la mano sinistra.
« Ma George… » tentò di replicare Lee Jordan.
Un cuscino gli sbatté in faccia, azzittendolo.
George sbadigliò con finta noncuranza dall’altro lato del letto – il letto di Fred – su cui ormai passava gran parte delle sue notti.
Lee alzò gli occhi al cielo, rilanciandogli il cuscino. « Perché dormi qui? », domandò, scorgendo il letto di George completamente in ordine e quello di Fred, su cui sedevano a gambe incrociate, con le lenzuola storte ed il piumone macchiato.
Il ragazzo dai capelli rossi sospirò, guardandosi intorno. Poi un sorriso incurvò le sue labbra.
« Per dispetto », replicò. « Lui non mi faceva mai dormire nel suo letto, ma si intrufolava sempre nel mio quando da bambino aveva gli incubi. E mamma mi sgridava perché il mio letto era sempre in disordine ».
« Degno di un Weasley, no? » aggiunse qualche secondo dopo.
« No, degno di un gemello Weasley », lo corresse Lee, esibendo un sorriso che sfiorava entrambe le orecchie.
George annuì, ricominciando a tormentare il bordo delle lenzuola, su cui stava disegnando qualcosa che somigliava solo vagamente ad una scopa.
« Un troll di montagna saprebbe disegnare meglio di te » esclamò Lee, senza curarsi di trattenere una risata.
Stavolta fu una rivista di Quidditch a volargli sul naso.
« Ehi! », esclamò, sbuffando rumorosamente.
« A Fred piacevano i miei disegni! », borbottò George, con una punta di orgoglio.
« Fred ti prendeva per il culo, amico », rispose l’altro, avvicinandosi per dargli una consolatoria pacca sulla spalla.
George parve pensieroso, ma dopo un attimo scoppiò a ridere, annuendo. « Già, forse hai ragione. Una volta mi disse che la scopa che avevo disegnato somigliava a uno Shiopodo Sparacoda », aggiunse, pensieroso. « Maforse non era un complimento ».
Lee Jordan scosse la testa. I gemelli Weasley avevano sempre avuto una strana percezione in fatto di complimenti e calunnie.
« Io penso che dovresti ricominciare », tentò nuovamente il ragazzo, dopo qualche minuto di silenzio durante il quale George aveva disegnato un boccino che somigliava vagamente alla testa spelacchiata di Mrs Purr.
« Non rompere, Lee, altrimenti sarai la prossima vittima su cui testerò le mie nuove Caccabombe extra-lusso ».
La minaccia sembrò fare effetto, perché Lee sbiancò all’istante, chiudendosi in un rassegnato mutismo per qualche minuto.
«Dovresti ricominciare, George ».
C’era qualcosa, nel tono di Lee Jordan, che costrinse il ragazzo a voltarsi.
Una nota di panico, apprensione e paura.
« Perché ci tieni così tanto, Lee? », domandò.
«Perché so che il Quidditch ti aiuterebbe a sfogarti », rispose scrollando le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Non ne ho bisogno », fu la secca risposta di George.
« Sì, certo, ed io mi eccito ogni volta che vedo Madame Maxime », sbuffò Lee, rabbrividendo.
« Ti ci vedo con lei, sai? Potrebbe portarti in braccio fino al letto, dopo il matrimonio, e… », iniziò a elencare George, senza nascondere il suo divertimento.
« Idiota, non cambiare discorso! », sbottò Lee, e George ammutolì all’istante. « E’ dalla morte di Fred che non piangi. Sono passati due anni, ed in questi due anni continui a comportarti come se non fosse successo nulla. Fred è morto, George. Non è partito per una vacanza, non tornerà. Non fingere », urlò, liberandosi dal peso che per due anni gli aveva premuto sul cuore.
Uno dei suoi migliori amici era morto, e l’altro si stava trasformando nell’ ombra di se stesso, chiuso nell’illusione che tutto fosse solo un brutto sogno dal quale prima o poi si sarebbe risvegliato.
« Fred è morto », ripeté Lee, per ricordare a se stesso tutto il dolore, per punirsi di non averlo salvato, per il terrore di perdere anche George.
« Esci da questa stanza ».
Lee Jordan guardò l’amico senza capire.
Gli occhi marroni del ragazzo erano fissi verso la finestra, il lenzuolo stretto in pugno.
« Esci », ripeté George.
Lee Jordan non si mosse.
« Non voglio perdere anche te, George. Svegliati, torna nella realtà ».
Detto questo, si alzò lentamente, lasciando il suo amico in quel dolore che per troppo tempo aveva tenuto nascosto, o che forse nemmeno si era accorto di provare.
Abbandonò la stanza scuotendo la testa, auto-convincendosi di aver fatto la cosa giusta.
Incontrò la signora Weasley, e la salutò con un rapido cenno del capo.
Molly gli posò una mano sulla spalla.
« Grazie, Lee. Qualcuno doveva dirglielo. Ma nessuno di noi ne era capace ».
Lee Jordan si allontano a passi svelti dalla Tana, e non si accorse che un paio di occhi marroni seguivano la sua figura attraverso spessi vetri appannati.
Affondò le mani nelle tasche.
L’inverno non era ancora finito. La neve rendeva silenzioso persino il suo cuore, e Lee si chiese se stesse davvero continuando a battere o se anche il suo, come quello di Fred, si fosse fermato per sempre.
« Addio, George », sussurrò al vento.
Sentiva di aver perso un’altra parte di se stesso.
Erano tre.
Adesso era solo.
Quando Lee Jordan aveva lasciato la sua stanza, qualcosa, nel cuore di George Weasley, si era mosso.
Qualcosa di grande, appuntito e doloroso.
George si alzò velocemente, senza curarsi di aver lasciato il pennarello aperto sulle lenzuola un tempo bianche del letto di Fred.
Fu allora che iniziò a realizzare.
Dormiva in quel letto per fare un dispetto a Fred.
Ma cosa gli aveva fatto Fred?
Controllò sotto il suo letto: nessuna Caccabomba nascosta.
Solleticò tutti i gufi della casa: nessuna lettera ricevuta.
Ruppe il suo salvadanaio a forma di Drago della Cornovaglia: i suoi soldi erano ancora lì.
Analizzò con cure tutte le sue scorte di dolciumi: nessuna caramella Mollelingua era nascosta tra esse.
Poi se ne accorse.
Fred non era tornato.
Diede un calcio al baule, ed il suo urlo risuonò in ogni angolo della Tana.
Ginny singhiozzò, nascosta tra le mura della sua stanza, e con mano tremante macchiò d’inchiostro la lettera che stava scrivendo per Harry.
Arthur Weasley, appena rientrato dal lavoro attraverso il camino, fece cadere i fogli che aveva portato a casa dall’ufficio. Sospirò, forse per rassegnazione, forse perché aspettava quel momento da due anni.
Molly Weasley sobbalzò, lasciando cadere la pentola che aveva in meno. Non si chinò a raccoglierla. Si accasciò su una sedia, in attesa che l’urlo finisse.
« Sapevamo che sarebbe successo », sussurrò Arthur alle spalle della signora Weasley.
Lei annuì.
Aspettarono in silenzio, avvolti dal dolore.
«Gli avevo dato tutto, e lui se n’è andato! Gli avevo dato tutto, e lui non è tornato! »
George Wealsey si accasciò al suolo, e per la prima volta nella sua vita si accorse di essere solo.









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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***






Oggi si vola
Capitolo 2





La pioggia scendeva copiosamente.
Lee Jordan continuava a guardare fuori dalla finestra, senza concentrarsi davvero sul paesaggio.
Sperava di vedere un’ombra, un barlume di capelli rossi, un mezzo sorriso.
Avrebbe accettato anche di essere preso a pugni da George, se questo fosse servito a farlo tornare.
Invece era solo da due mesi e, se la morte di Fred l’aveva addolorato, la perdita di George gli aveva completamente prosciugato le forze.
Si addormentò accanto alla finestra, con una tazza di Burrobirra in mano ed una Caccabomba stretta al petto.
Sognò di campi immensi, di vicoli bui intervallati da luci scarlatte. Si sentiva solo, tremendamente solo.
Furono dei colpi acuti a svegliarlo; battiti insistenti ed ostinati contro il vetro, più forti della pioggia, più evanescenti di un miraggio.
Credette di sognare, e decise di vivere quel sogno.
Aprì gli occhi e vide davanti a sé una figura scarlatta.
A dividerli, solo un freddo vetro offuscato dalla pioggia.
« Fred? », domandò stropicciandosi gli occhi, sempre più intenzionato a godersi quell’illusione.
La figura alzò la testa verso il cielo, poi tornò a guardare Lee e lentamente si avvicinò ancora di più alla finestra.
« Ehi, amico, qua fuori fa freddo. Smetti di fare l’idiota e lasciami entrare ».
Lee si alzò in maniera automatica, e con gesti calcolati e meccanici fece entrare il ragazzo.
E’ Fred. Sto sognando Fred, continuava a ripetersi.
Forse fu il sorriso beffardo del ragazzo, o forse il dolore che quel pugno in testa gli aveva provocato. Sicuramente furono quegli occhi a farlo svegliare, a fargli capire che non stava sognando.
Occhi decisi, occhi nuovi, occhi soli.
Solo due occhi, non quattro.
Di nuovo due occhi da guardare.
Lee Jordan guardò finalmente il ragazzo in volto, concentrandosi sui suoi lineamenti.
« George? », domandò, esitante.
« No, sono il Barone Sanguinario. Infilati la divisa, idiota. Oggi si vola », esclamò il gemello, uscendo di casa e lasciando Lee da solo, incapace di muoversi.
Fu con un tuffo al cuore che il ragazzo comprese quelle parole.
Oggi si vola.
George era pronto a ricominciare, finalmente.
Si vestì in fretta, rischiando di strozzarsi con il colletto della maglia, e raggiunse George nel campo a pochi passi dalla sua abitazione.
George gli dava le spalle.
Il vento continuava a fischiare e a brontolare, la pioggia rendeva difficile vedere persino la propria scopa.
« Sai perché avevo paura di ricominciare? », disse George improvvisamente.
Non attese che Lee rispondesse. « Non volevo accorgermi di essere solo. I Battitori sono in due. Non potrei giocare con un Battitore che non sia mio fratello », sussurrò stringendosi nelle spalle.
« O almeno.. Questo è ciò che pensavo. Ora invece penso che dovrei continuare. In fondo non sono solo. La squadra non è composta solo dai Battitori, giusto? ».
Si girò verso Lee, e finalmente esibì un sorriso vero.
« Prova a battermi, Lee Jordan! », esclamò, prima di alzarsi in volo.
Lee, stretto nella sua divisa bianca fatta in casa, partì pochi secondi dopo.
Giocare in due era difficile, l’allenamento sarebbe stato sicuramente più noioso, nessuno avrebbe potuto commentare le azioni.
« Ricomincerai a giocare? », domandò Lee, gridando per farsi sentire al di sopra del vento.
« Ricomincerai a commentare le partite? », ribatté George.
« Ora non potrai più sbagliare. Non dovrai più distinguere tra me e Fred », disse poi, fermando improvvisamente la scopa e posizionandosi davanti all’amico. « Ora ti basterà dire Weasley. Non Fred, non George, solo Weasley. Se accetti questo compromesso, ricomincerò a giocare »,
Lee Jordan capì solo metà delle parole.
Pensò di aver compreso male, credette che George lo stesse prendendo in giro.
Eppure l’amico era serio, e Lee annuì.
I Weasley avrebbero ricominciato a giocare. Fred non sarebbe più andato via.
Gli avevo dato tutto il mio cuore, e forse non lo avrei mai riavuto indietro. Ma a che serve avere un cuore se non si ha con chi condividerlo?, si chiese George planando lentamente e sfilandosi la sua vecchia divisa scarlatta di Quidditch.
Serve a ricordare, si rispose.
« Vivrò anche per te, Fred », sussurrò al vento.
Lee Jordan gli sorrise.
Camminarono fianco a fianco, fino a crollare sfiniti sull’erba bagnata.
« Io non me ne andrò, Lee. Non sono come quel bastardo di mio fratello. Io resterò, lo farò per entrambi », disse George.
Lee sorrise ancora.
Guardò il cielo, poi chiuse gli occhi: improvvisamente si accorse che erano sempre stati in tre, e che niente avrebbe potuto dividerli.
Nemmeno la morte.









Giudizio di Charme:

Grammatica: 9/10 
Sono stata puntigliosa in alcune occasioni. Una è la trascurabile dimenticanza di un ‘il’ quando dici che Fred lo prendeva… ehm… per i fondelli. Guarda, faccio addirittura finta di essere una persona corretta e non scurrile. In realtà l’unico vero errore è un ‘sì’ affermativo scritto senz’accento. La cosa mi ha fatta imbestialire non per te, ma perché praticamente tutte le fic hanno quest’errore. Pace. Le altre evidenziazioni sono dubbi più miei che tuoi. Avrei preferito, per esempio, che ‘Battitori’ fosse scritto con iniziale maiuscola, poiché si tratta di ruoli di Quidditch, comunque inventati dalla Row. Insomma, Portiere, Cercatore, Cacciatore… insomma, sennò sembra che i Battitori siano meno fighi degli altri. 
Ultima, ultimissima rottura, che comunque non ha inciso sul computo dei punti. Teoricamente, Fred e George hanno gli occhi azzurri. Non farmi cominciare a parlare dei Phelps, perché potrei mandare in crash il già provato computer. Comunque pace. Insomma, credo che la Row non abbia mai specificato, nei libri, il colore dei loro occhi, per cui sono liberi di averceli pure rosa a dadolini gialli. 

Stile: 5/5 
Qui non ho – come potrei? – niente da eccepire. La tua abilità nell’intervallare i momenti di introspezione e dramma a scemenze atroci e perfettamente in stile. Comunque, scrivi deliziosamente. Sappilo.

Originalità: 5/5 
Brava. Sei stata tra le pochissime a riuscire a trovare qualcosa di veramente originale e privo di cliché. Ho apprezzato particolarmente l’idea principale, il collegamento tra il Quidditch e la vita con Fred. 

Caratterizzazione Personaggio: 10/10 
Stupenda. Sia per quanto riguarda Lee che per quanto concerne George. In effetti, personalmente ritengo che le cose potrebbero essere andate in questo modo. Inoltre, ho sinceramente ammirato la tua abilità nel far sì che George e Lee non abbiano comunque perso la loro anima scherzosa e irriverente. 

Utilizzo frase: 10/10 
Il punteggio pieno parla da sé. Ottimo inserimento. 

Gradimento Personale: 5/5 
Nel caso – improbabile – in cui finora non mi sia dimostrata sufficientemente entusiasta, permettimi di continuare a sperticarmi in lodi per la tua storia. Mi è piaciuta veramente moltissimo, ci ho visto proprio George e Lee – e Fred, da lontano. Complimenti all’ennesima potenza! 

Valutazione finale: 44/45 



Giudizio di nausicca black 

Grammatica: 9/10 
Stile: 5/5 
Originalità: 5/5 
Caratterizzazione Personaggio: 10/10 
Utilizzo frase: 10/10 
Gradimento personale: 5/5 

Battirori con la minuscola?! ARGH. Il resto è futilità. 
Magnifica. Stile perfetto. Oserei dire Rowliniano. Fluido, temprato, scorrevole. E' tutto quello che deve esserci in una fiction. Comicità e dolore insieme, non lo credevo possibile. Evidentemente tu puoi tutto. I miei più sinceri e commossi complimenti. 
Chiaramente credo questa sia la fic più originale. C'è Lee e già questo è fantastico. Noi lo veneriamo. Tu l'hai usato in modo impeccabile. Noi veneriamo anche te da ora in poi. George è meraviglioso. Arrabbiato, triste, sarcastico. Come battibeccano scherzosamente tutti e due, per poi sfociare nel dramma e la ravveduta di G. è sublime. Sei un genio. 
Inutile anche dire che la frase è inserita perfettamente. C'è la paura, c'è la sofferenza. Ma lasci poi intravedera la speranza, ed io credo che sia stata quella la salvezza per entrambi. Brava. 
Vabbè, se non l'avessi mi sei piaciuta un sacco. Conosco altre tue fic e so il tuo potenziale e qui l'hai sfruttato al meglio. Rinnovo tutto il mio rispetto per te e mi complimento con inchino. 

Valutazione finale: 44/45 

Punteggio Unico: 88/90 

ECCEZIONALE 

 
 
NOTE:
Ringrazio immensamente sia Nausicaa Black che Charme per le loro parole e, in particolare, per aver scritto dei giudizi così precisi e “spietati”, ovviamente nel senso positivo del termine. Scrivere di Fred e George è stata una vera sfida, e sono felice che il mio impegno sia servito a qualcosa : )

A presto,
SweetT.

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