Ho imparato a guardare

di SanjiReachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Da subito amici ***
Capitolo 2: *** Dimmi “buona notte” ***
Capitolo 3: *** Tra prigionia e giochi ***
Capitolo 4: *** La giornata delle coppie ***
Capitolo 5: *** Una promessa è una promessa ***
Capitolo 6: *** Sole dopo la tempesta ***
Capitolo 7: *** Baby, you're a firework ***
Capitolo 8: *** Questo (non) è un addio ***
Capitolo 9: *** Naufragio ***
Capitolo 10: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 11: *** Attacco alla città ***
Capitolo 12: *** Atti di coraggio ***
Capitolo 13: *** La battaglia ha inizio! ***



Capitolo 1
*** Da subito amici ***


Ho imparato a guardare:
 

 Capitolo 1: Da subito amici

-Ehi vecchio… chi è quello laggiù?- il bambino guardò con occhi curiosi la faccia dell’uomo che gli dava la mano.
Dalla prospettiva in cui si trovava poteva vedere gli enormi baffi di Zeff legati in due lunghe treccine bionde esitare prima di iniziare a muoversi.
-Moccioso… sai che non è mio solito dirti chi frequentare o cosa fare… ma quel bambino è entrato da poco in città e già girano brutte cose sul suo conto.- rispose questi calcando la prima parola della frase, ma poi tornando a parlare in tono normale e serio.
-Ma a me sembra così triste...-
Di tutta risposta Sanji, corse verso il punto in cui lo sguardo dell’anziano chef si era fermato mentre stava parlando.
- E ti pareva, sempre tutto il contrario di quello che gli dico.- Sospirò l’uomo prima di scuotere la testa e riprendere il suo cammino.
Il cuoco stava correndo, col cuore che si faceva sempre più pesante mentre si avvicinava, tra la gente, a quello strano individuo.
Quando la sua testa bionda, finalmente raggiunse il luogo desiderato si fermò ad osservare la scena: un bambino, probabilmente della sua età, era accovacciato sull’estremo del marciapiede, con la schiena appoggiata al muricciolo di pietre e, la cosa più curiosa, aveva una strana spada fatta di legno al suo fianco.
-Ehi!- lo chiamò il biondo.
Quando non ebbe nessuna risposta avvicinò la faccia a quella del ragazzo. Portava degli stranissimi capelli verdi, che lo facevano assomigliare a una strana pianta, questo fu il primo pensiero nella testa del piccolo.
-Ehi…- ripeté a due centimetri dal suo naso.
All’improvviso lo vide: uno sguardo profondo che avrebbe potuto abbattere un recinto tanto che sembrava penetrante.
Il piccolo cuoco saltò letteralmente mettendo un metro di distanza tra lui e quel ragazzo.
Il bambino dai capelli verdi, dal canto suo, continuò a guardarlo, senza batter ciglio.
-Mi hai spaventato!- disse Sanji cadendo in imbarazzo.
-Rispetta i miei spazi.-
“Rispetta i miei spazi”? Ma quanti anni aveva, venti?
-Non dovresti rivolgerti così agli amici, si spaventano!-
-Sei amico mio? Ma se è la prima volta che ti vedo!- ribatté il verde.
-E di amici non ne vedrai mai, se fai così lo scontroso!-
Finalmente l’espressione del bambino variò un poco, alzando un sopracciglio con fare scettico.
Sanji si sedette accanto a lui incrociando le gambe, e continuò a fissarlo.
-Il tuo sguardo… è questo che non va.- mormorò quasi tra sé fissandolo.
-Il mio sguardo non ha niente che non va. Così ho sempre guardato, così mi hanno insegnato a guardare.-
A quel punto il biondo scoppiò in una risata. Ma non era di scherno, al contrario, era dolce e allegra e giunse alle orecchie dell’altro più forte di richiamo.
-Guarda, che non si insegna a guardare, si impara e basta! Un po’ come la cucina. Le prime cose si imparano osservando.-
-Non credo di aver ordinato una guida di “come relazionarsi con gli altri passo per passo”.-
Ancora una volta quelle parole stupirono il piccolo cuoco per quanto elaborate e pungenti che fossero. Ma siamo sicuri che quello lì era un bambino di otto anni?
Il ragazzo dai capelli verdi tornò a chiudere gli occhi, la testa che ricadeva pesantemente sul petto. Quando per più di 2 minuti non sentì il biondo protestare riaprì un solo occhio per vedere quale miracolo fosse accaduto.
Il giovane cuoco era rimasto lì, imperterrito a guardarlo con un broncio da bambino, estremamente azzeccato per la sua età.
-Non ti sarai mica offeso… Sopracciglio?- disse non sapendo in che altro modo chiamarlo.
-Se tu offendi, io mi arrabbio… Marimo- rispose Sanji dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente guardando quei capelli.
-E dimmi come ti chiami, altrimenti sarò costretto a darti del Marimo per tutta la vita.-
-Hai intenzione di starmi tra i piedi per così tanto tempo? E comunque non è buona educazione fare un domanda senza prima presentarsi.-
-Hai ragione! Mi chiamo Sanji! E sono uno dei cuochi del ristorante più famoso in questa zona di mare!- disse il ragazzo con un sorriso vivace.
Certo che quando sorrideva… non sembrava più lui, soprattutto mentre parlava del lavoro che faceva.
-Io invece sono Zoro… piacere.-
Un’altra risata, un altro fremito all’altezza del petto.
-Sanji! Muoviti! Tra poco devo essere al ristorante!-
Una voce giunse alle orecchie dei due ragazzi da lontano.
-Uff… proprio adesso? Ti dispiace se porto un amico?-
-Basta che ti sbrighi!-
Un vecchio molto robusto e con dei baffi lunghissimi si avvicinò ai ragazzi.
-Asp… io non…!- cercò di controbattere Zoro, ma ormai era troppo tardi.
Sanji afferrò una delle manine del compagno e vennero trascinati dalla forza delle braccia dell’uomo dall’altro lato della strada.
-Zoro, lui è Zeff… Vecchio, lui è Zoro… un mio nuovo amico.-cercò di dire Sanji con la voce rotta dall’affanno della corsa.
La risposta di Zeff arrivò sotto forma di grugnito mentre faceva oscillare la testa energicamente.
Amico… era così semplice diventare amici?
Zoro guardò ancora una volta la faccia del biondino che gli sorrideva solare, ogni quando riusciva a girare la testa per guardarlo.
Forse, tra loro due era così.

***
Vi piace? Ho preso l'idea da un'immagine, però sembra divertente  :P
Fatemi sapere!!!
à biantot!
By Rea (o Clody =3).

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Capitolo 2
*** Dimmi “buona notte” ***


Ho imparato a guardare:
 

Capitolo 2: Dimmi “buona notte”

La permanenza di Zoro a casa di Sanji durò più del previsto. Anzi… non si poteva nemmeno più chiamare “permanenza” dato che Zeff aveva deciso di usare la stanza vuota dove mettevano le cianfrusaglie come stanzetta provvisoria del piccolo.
L’idea non andò giù a Sanji, che pensava che il suo amico dovesse rimanere con qualcuno la notte dato che soffriva di incubi e si ritrovava perfino a parlare nel sonno.
Una volta mentre i bambini dormivano (ognuno nel proprio letto in camera del cuoco) il piccolo dai capelli verdi lo aveva svegliato mettendosi a urlare come un matto:
-Kuina! Devi credermi! Farò di tutto per mantenere la nostra promessa!-
Ma quando il giorno dopo il biondino provò solamente ad accennare il nome di Kuina, Zoro si era rabbuiato urlando imbarazzato che quelli non erano affari suoi.
E se di solito Sanji rispondeva a tono ogni volta che si accendeva una discussione con l’altro, questa volta corse in silenzio fuori dalla stanza colpito nell’orgoglio.
Non disse nulla nemmeno quando l’amico, parecchie ore dopo, gli chiese scusa per svegliarlo sempre durante la notte.
Non ostante questo, il piccolo cuoco inveì contro Zeff per quasi un’ora e mezza quando quest’ultimo gli propose l’idea delle stanze separate.
-Cerca solo di mantenere la bocca chiusa! Per Zoro deve essere una sorpresa!- gli urlò alla fine uscendo e sbattendo la porta dietro di sé, rimanendo così Zeff da solo.
Non era solo la questione degli incubi a preoccupare il biondino, ma anche perché (e di questo ne era sicuro) gli sarebbe mancato non dormire più con l’amico.
Passarono così anche gli ultimi giorni d’estate, e settembre portò con sé il clima freddo pre-invernale oltre che l’inizio della scuola.
-Vedrai, l’asilo ti piacerà! Ci sono tanti ragazzi simpatici, e anche tanti giochi da fare!- aveva detto un giorno Sanji.
La reazione di Zoro fu quella di pietrificarlo con lo sguardo facendo crollare tutto il suo entusiasmo.
A Zoro non è che eccitasse tanto l’idea di andare in un asilo. A casa di Sanji gli piaceva, stava sempre buttato da qualche parte a dormire, o quando non lo faceva era perché doveva dare una mano a lavare i piatti nel ristorante “Baratie” al piano di sotto (per ordine di Zeff, più che altro) o per uscire e stare un po’ da solo ad allenarsi.
Riusciva anche a sopportare un po’ di più quel rompiscatole del piccolo cuoco così, che oltre a garantirgli vitto e alloggio, quando se ne andava a zonzo da solo poteva tornare a qualunque ora senza che gli dicessero niente.
Zeff sapeva bene che quel bambino era diverso, riusciva badare a sé stesso e anche se non gradiva ancora il fatto che rimanesse a vivere in casa sua, gli piaceva vedere Sanji così felice e sereno. Pregava appunto il piccolo di non chiedere niente, quando Zoro tornava stanco e tutto sporco, reduce da un altro allenamento con la spada. Ormai Sanji si era anche abituato e aveva preso l’abitudine di preparargli qualcosa ogni volta che rincasava.
Non è che Zoro avesse “paura” di andare in un asilo ma per uno come lui, era come mettere un freno alla sua libertà. Non sapeva ancora perché lo stesse facendo, però acconsentì ad andare a vedere di persona di cosa si trattasse.
-Zoro… puoi venire un attimo?-
La voce di Sanji fece svanire in un attimo i pensieri dello spadaccino. Adesso che cosa voleva?
Si alzò un po’ contrariato andando incontro al ragazzo. Quest’ultimo non aspettò e, afferratogli il braccio, lo condusse dietro la porta in fondo al corridoio.
-Ti piace? Sarà la tua stanza.-
Zoro si guardò in torno: al centro della stanza c’era un letto rivestito da una trapunta bianca candida e lungo i muri c’erano varie mensole con sopra alcuni libri e pupazzi, che di certo non avrebbe usato, ma che davano un tocco moderno alle pareti blu. In più, alcune spade di legno erano appoggiate in un angolo della camera, sopra a un vasto tappeto morbido.
In sostanza non era molto grande, ma da come erano stati posti gli oggetti lo sembrava. Quello che attirò di più l’attenzione di Zoro fu una finestra che si affacciava sulla spiaggia da dove si poteva vedere un bellissimo panorama.
-Sanji… ma è per me?-
-Certo! Di chi altro? Allora ti piace?-
Sanji non si sarebbe aspettato nessuna parola di ringraziamento da parte del ragazzo, lo sapeva, ma quando vide lo sguardo che il piccolo gli regalò, fu sicuro che non esisteva ringraziamento migliore.
-Mi dispiace solo che non dormiremo più insieme… Mi raccomando, se volessi un po’ di compagnia, o non riuscissi a dormire, vieni a chiamarmi.- detto questo il piccolo uscì dalla stanza, rimanendo Zoro da solo, a contemplare il suo regalo.
Era notte ormai quando il piccolo spadaccino, seduto sul suo nuovo letto, fissava i raggi di luna che filtravano dalla finestra aperta.
Non riusciva proprio a dormire. Più volte ebbe l’impulso di correre alla porta e chiamare Sanji, ma l’idea si era subito fermata pensando al fastidio che gli avrebbe recato.
All’improvviso un rumore attirò la sua attenzione verso il lato più oscuro della stanza.
-Tu non dovresti dormire? Domani ci aspetta il primo giorno di scuola.-
-Avevi detto che se avresti avuto problemi mi avresti chiamato…- mi rispose il cuoco facendo un passo avanti con aria colpevole.
Zoro tirò un sospiro prima di invitarlo ad entrare.
Sanji saltò sul letto sedendosi accanto allo spadaccino.
-A che pensi?-
-Penso ad un moccioso con la testa gialla di mia conoscenza.-
-Ah-ah, spiritoso!- gli rispose il bambino con una smorfia.
Il piccolo dai capelli verdi gli mostrò un sorriso divertito.
-Non riesci a dormire, eh?-
-Che intuito…-
-Vuol dire che dovrò aiutarti io.-
-Che?!-
Troppo tardi. Sanji si stese di fianco all’amico chiudendo gli occhi.
-Aspetta che fai?- domandò Zoro imbarazzato.
-Faccio compagnia a un amico. Cosa c’è di male, Marimo?-
Lo spadaccino deglutì. Costatando che le intenzioni di Sanji erano serie si arrese e si stese a sua volta dandogli le spalle. Prima di sentirlo aggrapparsi alla schiena ed affacciarsi in modo che potesse guardarlo in faccia.
-Marimo.-
-Che c’è adesso?-
-Io non dormo senza la buona notte.-
-Eh?-
Ma allora non voleva proprio lasciarlo in pace! Quasi un mese a dormire insieme e adesso voleva la buona notte!
-Ma quanti anni hai?-
-Otto, e anche tu se non ricordi. Dai!! Dimmi: Buona notte Sanji! Dimmelo, dimmelo, dimmelo!-
Meglio assecondarlo? Zoro fece un sonoro sbuffo e calò un profondo silenzio.Poi, sperando che l'orgoglio gli perdonasse questo torto, prese coraggio e disse:
-Buona notte cuocastro.-
In risposta ottenne una risata compiaciuta.
-Buona notte testa d’alga..-
E con un ultimo gesto Sanji tornò a stendersi passando un braccio intorno alla schiena dell’amico che gli dava le spalle, per poi cadere tutt’e due in un sonno profondo.







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Capitolo 3
*** Tra prigionia e giochi ***


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Capitolo 3: Tra prigionia e giochi

Zeff entrò in camera per svegliare Sanji. Il letto vuoto e le coperte intatte gli suggerirono di cercare altrove. Entrando in camera di Zoro li vide tutti e due addormentati pesantemente. Sanji dormiva accovacciato stringendo il braccio dell’altro come se fosse un pupazzo, Zoro dal canto suo era sdraiato a pancia in giù con il viso rivolto verso l’amico.
La scena fece rimanere il vecchio cuoco sulla soglia della camera per almeno due minuti buoni ad osservare prima che, con uno scappellotto, colpisse la nuca del bambino biondo facendolo saltare. Questo fece svegliare a sua volta Zoro che guardava insonnolito Sanji mentre sbraitava contro lo sguardo duro e irremovibile di Zeff. Anche se avrebbe giurato di averlo visto sorridere divertito prima di uscire dalla camera.
Dopo una buona oretta e mezza passata a fare colazione, lavarsi e vestirsi si dissero pronti ad andare.
-Agitato?- chiese Sanji a Zoro scendendo le scale a chiocciola che portavano al Baratie.
-E perché dovrei?- rispose questi iniziando però a sentire strane vibrazioni allo stomaco.
Passarono per la cucina, dove molti cuochi salutarono allegramente i due ragazzi scortati da Zeff.
Attraversato l’enorme sala da pranzo, ancora piuttosto vuota per via dell’ora, uscirono dalla porta laterale e si avviarono verso la scuola.

Benvenuti all’asilo Thousand Sunny.

Un cartello decorato da strisce colorate mostrava questo nome. All’entrata si poteva vedere un enorme distesa di piantagioni di mandarini, ai lati di un corridoio in pietra che portava all’edificio.
La scuola aveva pareti bianche all’’esterno, ma all’interno il colore diventava arancione, rosa o blu, a seconda del luogo. Zoro non capì subito il perché, quindi provò a chiedere spiegazioni. Sanji gli disse che l’istituto era diviso in più piani, al piano terra c’erano i bambini dell’asilo, e al primo e al secondo i bambini delle elementari. I corridoi e le classi erano sfumati di più colori perché la direttrice pensava che fosse importante avere stimoli di questo tipo.
La direttrice Bell-mère, non era per niente come ci si aspettava che fosse. Aveva l’aspetto duro, e fumava ogni quando si trovava lontano dai bambini. Eppure non era la classica preside di scuola. Non faceva studiare più di tanto i ragazzi e, la maggior parte della giornata scolastica la si passava nel cortile a giocare. Bell-mère era fermamente convinta che non servissero i libri per imparare, ma la vita all’aria aperta, quella si che serviva. Soprattutto in questo periodo, che i pirati facevano i loro comodi in giro per i mari.
Non la vedeva allo stesso modo la collaboratrice della preside, Nico Olvia, la responsabile della grande biblioteca della scuola. Faceva sempre, infatti, durante i pomeriggi, lezioni di approfondimento agli alunni più grandi.
Per quanto riguarda il nome, Bell-mère aveva deciso “Asilo” poiché aveva adottato le sue due figlie in tenera età, e l’idea originale era quella di un asilo. Mentre “Thousand Sunny” gli venne suggerito da uno dei professori, Tom, che aveva preso l’idea dal figlio.
La direttrice convocò tutti gli alunni nel cortile principale, per il discorso di inizio anno.
Era strano, ma a Zoro non piaceva proprio quel luogo. Stava guardando le alte mura dietro agli alberi di mandarino colpiti da raggi di sole. Agli altri ragazzi probabilmente poteva sembrare uno spettacolo rasserenante, ma a lui dava solo il nervoso. Si sentiva come in prigione, circondato da molti altri bambini, e non riusciva a non sentirsi a disagio.
Strinse la felpa nera di Sanji, che si trovava accanto a lui intento ad ascoltare. Come previsto si girò di scatto guardando Zoro con aria interrogativa.
-C’è troppa gente per i miei gusti…- affermò il ragazzo guardando in un punto a caso.
Era un po’ imbarazzato e avrebbe fatto di tutto per non guardare l’amico.
Dopo poco si senti stringere la mano e tirare: Sanji lo stava portando per mano in un posto lontano da lì.
Finalmente si decise di guardarlo negli occhi e l’altro rispose mettendo l’indice sulle labbra e facendo segno di non fare rumore.
Svoltarono un paio di aiuole (per fortuna c’era Sanji, da solo si sarebbe sicuramente perso) alla fine arrivarono a quello che sembrava il retro del cortile. Era più piccolo e c’erano delle giostre sparse qua e là. Scoprirono ben presto di non essere soli.
-Oh no, ci sono i ragazzi…- mormorò il biondino prima di voltarsi verso Zoro e stringersi nelle spalle con fare rassegnato.
Lo spadaccino contò sei persone in tutto: due bambine sull’altalena, una con i capelli arancioni e l’altra con una coda blu, che parlavano animatamente. Un ragazzo con un ciuffo blu reggeva un vassoio di toast con una mano, mentre con l’altra teneva a bada altri due con lo sguardo assatanato che cercavano di prenderglielo. In più, una ragazzina che sembrava un po’ più grande, ed era mezza nascosta dietro al palo dell’altalena, che all’inizio non si era fatta notare.
Si fermarono quando videro i nuovi arrivati. I tre che stavano lottando per il vassoio di toast, smisero per un momento, rimasti fermi a guardarli.
Poi, il più piccolo che portava un cappello di paglia, forse un po’ troppo grande per la sua testa, corse incontro a Sanji facendo cadere il ragazzo col vassoio mentre l’altro si dava da fare per cercare di raccogliere tutto.
-Sanji!!- urlò saltandogli addosso e facendolo quasi cadere.
-E questo chi è? Piacere, sono Rufy!- disse il bambino con un sorriso a trentadue denti, porgendo la mano al nuovo ragazzo.
Zoro lo guardava un po’ tra lo sconcertato e il divertito. Fece per stringergli la mano quando vide qualcosa di molto strano. I due ragazzi di prima erano entrambi per terra con in mano un bel po’ di panini, mentre un ultimo toast, che probabilmente non erano riusciti a prendere, era sorretto da un braccio che spuntava da terra.
Una voce lo smosse.
-Si chiama Zoro. Ah, grazie Robin, odio lo spreco di cibo.-
Sanji andò a prendere il panino e lo lanciò alle spalle dello spadaccino, dove Rufy spalancando la bocca lo prese al volo (il che lo fece assomigliare tanto ad un cane).
Dopo di che la mano sparì in alcuni petali di fiori. La ragazza con i capelli arancioni parlò facendolo sobbalzare.
-La nostra Robin ha mangiato un frutto del mare… li avrai sentiti. Anche Rufy ne ha mangiato uno.- disse indicandolo.
Di tutta risposta il ragazzo prese una guancia e se la tirò a dismisura ridacchiando.
Zoro lo guardò un attimo incredulo. Tutti aspettavano la sua reazione.
-Ahahah! Sei buffo!- disse il ragazzo dai capelli verdi piegato in due dalle risate.
Scoppiarono tutti a ridere.
Il resto della giornata lo passarono tranquillamente, ad inventare un bel po’ di giochi (Rufy propose tre o quattro volte il gioco “Prepariamo una torta per Rufy”, ma la proposta non venne appoggiata, ovviamente).
La cosa più strana fu quando il ragazzo di gomma disse a Sanji che qualche volta sarebbe venuto a sgraffignare qualcosa nella cucina del ristorante, dato che il biondino lo aveva invitato a fare un salto a casa sua insieme agli altri ogni tanto. Il piccolo cuoco non ci fece caso più di tanto, mettendosi a ridere alla battuta.
-Dì un po’, ti piace la scuola?- domandò Sanji.
Era sera, e stavano seduti sul divano a vedere la televisione.
-Si…- rispose Zoro con gli occhi fissi sullo schermo.
-Non mi stai ascoltando… ci sei?!-
Il piccolo cuoco passò una mano davanti agli occhi del ragazzo, ancora incollati alla TV.
Decise di prenderlo un po’ in giro.
-Sei una stupida testa d’alga, fai così il timido. Che c’è, il grande, piccolo spadaccino ha paura di fare amicizia?-
Sanji sentì un cuscino colpirlo dritto in faccia.
-Che hai detto? Allora vuoi la guerra?-
I due si bersagliarono di cuscinate. In pochi minuti riempirono il divano di piume.
Pochi istanti dopo, la porta si aprì rivelando Rufy con una torta gigante in mano.
-Oh ciao, Sanji! Ciao Zoro!-
L’atmosfera si ruppe come un disco interrotto. Sapete quando si sta facendo una cosa, e si è in completa sintonia, si crea tutt’intorno un’aria magica, e poi finisce tutto all’improvviso nel modo più violento? Ecco, proprio così.
Parvero anche sentire una frenata di automobile. Rimasero a guardarsi per un bel po’, finché delle urla irritate riportarono i tre ragazzi alla realtà.
Zeff correva con un coltello urlando:
-Vieni qui, tu! Come osi rubare il cibo??-
-Oh, scusatemi.- disse Rufy prima di correre come un razzo per tutta la casa.
Continuarono ad inseguirsi, nella corsa il bambino mangiò tutta la torta in un sol boccone.
Zoro e Sanji si guardarono prima di scoppiare a ridere sul divano.
Intanto Zeff teneva Rufy per le caviglie cercando di fargli sputare il dolce mentre quello ripeteva che era troppo tardi ormai.
Sanji guardò Zoro steso accanto a lui mentre si teneva un fianco. Non lo aveva mai visto così allegro, ma gli piaceva. Decise poi di ricomporsi, sapendo che dopo avrebbe dovuto fare i conti con il vecchio decrepito.

 

*** ***
Salve, sono io ^^". Allora, vi è piaciuto questo capitolo? *le tirano le cartaccie appresso in un coro di "Buuuuh"*
Okkey, scherzi a parte (coro: e chi scherza? .__.), vorrei fare un piccolo ringraziamento a tutte le persone che stanno seguendo la mia fan fiction (lettori e recensori). Spero che la storia vi piaccia, io continuerò a scrivere, voi fatemelo sapere!!! ^^
With love, Rea-chan x3

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Capitolo 4
*** La giornata delle coppie ***


Spazio all'autore:
Salve, sono sempre io ^^". Volevo fare un ringraziamento (come al solito) a voi che leggete e recensite questa storia. Grazie per le recensioni, tutte positive, e spero che continuerete a leggere ed avere un buon giudizio <3
Detto questo vi lascio al nuovo capitolo =)
By Rea-chan x3

 

Capitolo 4: La giornata delle coppie
 


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Faceva abbastanza freddo, e il vento tirava prepotentemente lasciando attimi di tregua piuttosto brevi fra una folata e l’altra.
Zoro non sapeva esattamente perché si trovassero lì, fissava solo Sanji in attesa di una risposta.
Un remoto pensiero si infilò rapido nella sua testa, per ricordargli che quella era “la giornata delle coppie”, una parata in cui tutte le coppie di fidanzati scendevano per le strade della città a festeggiare.
La tradizione voleva che le due persone si tenessero per mano durante la “passeggiata”. La passeggiata era un rito, che si teneva tutti gli anni in questo periodo. Durante questi giorni il sole al tramonto si posizionava dietro alle case in modo tale che tutta la città potesse vederlo. Inoltre il cielo diventava tutto arancione, creando un’atmosfera speciale. Ovviamente Zoro non aveva mai assistito a questo fenomeno, dato che era in città da solo pochi mesi, ma ne aveva sentito parlare da Nami e Bibi il giorno prima.
Zoro era stato attirato dalle loro vocine eccitate, anche se non era un tipo curioso, preferiva farsi i fatti suoi, ma quella sembrava il tipo di cose che piacevano a Sanji.
Non che gli interessasse comunque, se piaceva a Sanji o no…
Il  piccolo cuoco fissò Zoro completamente immerso nei suoi pensieri. Sorrise. Voleva passarci più tempo possibile insieme, per lui provava qualcosa di inspiegabile. Qualcosa di più forte persino dei sentimenti che provava per Nami, Bibi o Robin.
Giorni addietro Zoro lo aveva visto nel cortile mentre faceva delle “avance” alle tre ragazze.
Un’ora dopo, mentre erano sull’altalena, Sanji aveva notato lo strano comportamento dell’amico.
Dopo una lunga discussione il cuoco aveva intuito quello che stava succedendo: Zoro era geloso.
Così Sanji era sceso dall’altalena, si era messo di fronte allo spadaccino e gli aveva spiegato che per lui le ragazze erano importanti, è vero, ma l’amore era un’altra cosa.
Non si poteva dire per certo se Zoro avesse capito o no, ma di sicuro si era tranquillizzato e si era sentito abbastanza audace da chiedergli se provava per qualcuno in particolare quel sentimento.
Sanji si era seduto accanto a lui, appoggiandoci la guancia contro la spalla e aveva risposto con un “chissà…” appena sussurrato, che fece imbarazzare di brutto lo spadaccino facendolo scivolare dall’altalena.
Un rumore improvviso fece distogliere i due ragazzi da quei pensieri.
Sicuramente avevano iniziato i primi festeggiamenti
Sanji sussultò curioso. Di solito questo di solito era il giorno più tranquillo dell’anno, non c’era musica frastornante, ne sfilate o concerti, ma solo qualche bancarella qua e là. Allora che stava succedendo?
-Andiamo a dare un’occhiata?-
Zoro non aveva molta voglia di andarci. Tutte quelle coppie, quei palloncini a forma di cuore o i negozi di dolciumi, tutte quelle… sdolcinatezze, gli davano la nausea. Pur di non andarci sarebbe stato disposto a passare tutta la giornata con Sanji.
-No.- rispose secco.
Sanji corrucciò le sopracciglia e replicò.
-Come, scusa?-
-Ho detto di no.-
-E perché no?-
Ora il bambino biondo aveva assunto un’espressione imbronciata.
-Sanji, lo sai che mi fanno voltare lo stomaco queste cose.-
-Eddai! Che ti costa scusa? Dì la verità, non vuoi andarci con me, non è così? Stupido Marimo.-
-Cosa? No, non è per questo! Sanji, ho detto di no. No! Non farmi quell’espressione da cucciolo bastonato, ho detto no ed è no!-
Cinque minuti dopo Sanji passeggiava trascinando dietro di sé un Zoro scocciato che tirava solo occhiatacce qua e là.
La strada era un po’ affollata, piena di coppie che si davano la mano, passeggiavano e ridacchiavano. Le più si davano in abbracci e baci sul collo.
Sanji iniziava ad essere imbarazzato. Voleva prendere la mano di Zoro e stringerla forte, ma da una parte sapeva che non avrebbe potuto.
Gli era stato sempre insegnato che era sbagliato quel tipo di rapporto con un altro ragazzo. Non da Zeff, certo, per lui non c’erano molti problemi al riguardo. Ma la gente ti guardava e diceva cose…
Non che glie ne importasse più di tanto, ma le ragazze?
Perché dovevano esserci tutti questi problemi?
Sanji guardò più volte Zoro e l’impulso di afferrare la sua mano si fece più forte. Scacciò questo pensiero concentrandosi a guardare la strada che stava percorrendo, e non si accorse intanto, di essere arrossito violentemente.
Ai lati delle strade, le prime bancarelle erano state montate. I proprietari, sorridenti, invitavano le persone a comprare.
Le macchine da zucchero filato e le caramelle a forma di cuore riempivano le strade di un dolce odore, che stuzzicava e arrivava alle narici portato dal vento.
-Bleah.- esclamò Zoro.
Sanji lo condusse su un marciapiede, proprio di fronte alla strada che conduceva al porto. A parte i pochi tetti che spuntavano in lontananza, quello era il luogo perfetto per assistere al tramonto.
-Cos’è quest’odore?-
In effetti c’era un odore particolarmente dolce. Di fronte ai due ragazzi c’era un edificio in mattoni rossi che dalla vetrina, in cui erano esposte mele caramellate, sembrava un negozio di dolciumi.
-Ne vuoi una?- disse Sanji con la faccia che tratteneva un sorriso divertito mentre si fingeva interessato.
Zoro sbuffò sonoramente facendolo ridere.
Intanto, due coppie da lontano, stavano camminando nella loro direzione.
Erano due ragazzi accompagnati da due belle signore. Quando si avvicinarono Sanji salutò educatamente le due ragazze, mentre Zoro stava squadrando i loro accompagnatori, fulminandoli con lo sguardo.
Forse fu per quel gesto che uno dei due gli si avvicinò ridendo.
-Ehi guardali! Ma buon giorno, bambini!- detto questo si scambiò uno sguardo di intesa con l’amico.
-Scommetto che siete qui per vedere il tramonto, vero? Ma che cosa romantica! Perché non vi date la mano come tutte le altre coppie?- disse l’altro.
A quella frase Zoro si alzò di scatto e li guardò con aria mostruosamente arrabbiata. Sanji gli afferrò d’istinto la manica rimanendo seduto.
-Lasciateli stare.- la voce era giunta da una delle due ragazze dai capelli rossi.
Però quando lo sguardo dello spadaccino gli si posò addosso, la donna sorrise con fare colpevole.
-Cosa c’è, credi di poterci spaventare moccioso?- domandò il primo uomo che aveva parlato.
Zoro fece un passo verso quello con espressione impassibile.
-Zoro, no! Sono degli idioti.- pregò Sanji, che aveva intuito le intenzioni dell’amico.
-Avanti lasciali stare. Non hanno fatto niente di male!- disse l’altra ragazza dai capelli biondi e lunghi.
Non c’era ironia nelle sue parole, a differenza della compagna, lei era sincera.
-Ha ragione, lasciamoli perdere, tanto diventeranno anche loro degli ubriaconi con due splendide ragazze.- disse l’uomo posando una mano sul sedere della rossa.
Sanji non aveva capito se quell’ultimo commento fosse un altro insulto, o solo un modo per ingraziarsi le due donne, fatto sta che quel gesto gli diede fastidio.
I quattro si allontanarono scherzando e ridendo, ma prima la ragazza bionda si avvicinò ai due bambini.
-Li dovete scusare… sono due idioti.- disse facendo l’occhiolino.
Sanji gli mostrò un bel sorriso in rimando, mentre Zoro continuava a guardarla sospettoso.
Si allontanò anche lei, lasciandoli soli, mentre il cuoco si chiedeva come mai una ragazza così gentile girasse insieme a certe persone.
Lo spadaccino, invece, non aveva detto una parola per tutto il tempo. Chissà quali pensieri gli stavano girando nella testa.
Appena quei fastidiosi individui sparirono dalla visuale, Zoro si girò e inchiodò con violenza le spalle di Sanji al muro. Poi gli si avvicinò così tanto da far sfiorare i loro nasi.
-Ma cosa?!-
-Devi promettermi una cosa.-
-Zoro, mi stai spaventando…-
-Sanji, promettimelo!-
Lo spadaccino inchiodò la fronte a quella dell’altro.
-Promettimi che non prenderai mai sul serio parole come quelle. Qualunque cosa facciano queste persone, non permettergli di spaventarti.-
Quelle parole lasciavano trapelare qualcosa di più, ma Sanji non volle indagare oltre.
-Te lo prometto.- disse con voce ferma.
Poi Zoro si alzò appena per abbracciare il cuoco e tenerlo stretto contro il suo petto.
Sanji rimase ad occhi sbarrati per quel gesto. Lo spadaccino si appoggiò sulla sua testa rimanendo fermo, prima che ogni cosa si tingesse di arancione.
Il tramonto stava passando, portando il suo colore per strade e case.
Non l’avrebbero mai visto, ma quello che importava era che erano insieme, e che quella, era stata probabilmente la giornata delle coppie più bella che potessero mai passare.

Fine 4° capitolo.

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Capitolo 5
*** Una promessa è una promessa ***


Capitolo 5: Una promessa è una promessa

Qualunque cosa facciano… qualunque cosa.
Sanji continuava a ripetersi questa frase mentre camminava. Muoveva passi incerti nella direzione da cui provenivano affanni e sferzate di spada. Aveva lo sguardo basso sul terreno che le suole delle sue scarpe stavano calpestando, ma nella sua testa non c’era altro che l’espressione di Zoro quando gli aveva detto quelle parole. Cosa significavano?
Forse non era quello il momento adatto per pensarci, avrebbe dovuto piuttosto pensare a che cosa raccontare a Zeff, quando sarebbe venuto a sapere della sua scappatella notturna.
Se gli avrebbe detto la verità, ci sarebbe andato di mezzo sicuramente anche lo spadaccino… e non voleva che accadesse.
Immerso nei suoi pensieri, Sanji non si accorse nemmeno del gradino che separava la terra dalla distesa sabbiosa della spiaggia.
-Ma cosa…?-
Si ritrovò a quattro zampe nella sabbia, senza sapere come ci era finito.
-Imbranato.- la voce veniva dal ragazzo girato di spalle a parecchi metri da lui.
-Uff…-
Con un sospiro Sanji si alzò e si spolverò i vestiti sporchi di sabbia. Si diresse poi, verso quella figura in riva all’acqua.
-Ciao anche a te Marimo.- disse sedendosi nuovamente e mettendo in bocca uno stuzzicadenti.
-Che cosa ci fai con quello?- chiese lo spadaccino buttando un occhio al bastoncino che teneva in bocca.
-Non so, lo faccio quando sono nervoso, senza mi sembra che manchi qualcosa.- disse Sanji rigirando il pezzo di legno tra le dita, quasi come per trasformarlo in qualcosa di più consistente.
-E perché sei nervoso?- chiese nuovamente Zoro.
Sanji fissò per un attimo le sue spalle mentre continuavano a muoversi scagliando con forza la spada di legno, come a voler tagliare l’aria a metà.
Da quando gli avevano detto che nella scuola c’era un clan di kendo, sembrava aver intensificato ancora di più i suoi allenamenti, per quanto fosse possibile intensificare degli allenamenti già così faticosi e impegnativi.
Il torneo era appena iniziato ed era già il primo in classifica, aveva sconfitto perfino gli allievi più grandi di lui!
Il cuoco non aveva capito a cosa stesse mirando, ne glielo aveva mai chiesto.
-Non so, forse sono nervoso perché quando torneremo a casa ci prenderemo una bella strigliata da quel vecchio decrepito? Tutto per venirti a cercare, dato che sono le quattro di notte e tu sei qui ad allenarti invece di dormire come le persone normali.- rispose distogliendo l’attenzione da tutti quei pensieri che erano passati veloci, forse in meno di un secondo, nella sua mente.
-Nessuno te l’ha chiesto, no?- rispose prontamente Zoro.
-Lo so… tanto non riuscivo a prendere sonno.- sbuffò Sanji, che si aspettava almeno un po’ più di gratitudine.
Lo spadaccino gli mostrò un bel sorriso schernitore, che al cuoco suonava tanto come un “senza di me non riesci nemmeno ad addormentarti”.
Per questo motivo gli diede un poderoso calcio sulle caviglie, facendolo scivolare sulla sabbia accanto a lui.
Il ragazzo dai capelli verdi rise per un po’, il che fece sorridere Sanji, che subito dopo gli si buttò addosso appoggiando di scatto la testa sul suo stomaco.
Un lamento arrivò dalla gola di Zoro sentendosi quel peso sulle costole.
-Cosa c’è, la signorina non può sporcarsi i capelli di sabbia?-
-Esattamente.- rispose Sanji cercando una posizione un po’ più comoda.
Con lo sguardo rivolto al cielo, potevano entrambi guardare le stelle, che quella notte parevano particolarmente luminose. Si persero per un po’ in quel mare di luci sperando quasi di poterci cadere dentro, o essere risucchiati da quella pace, da quella atmosfera notturna con in sottofondo il rumore delle onde che si rompevano sugli scogli.
Dopo un bel po’ Sanji si rimise in piedi e prese poi a parlare con l’altro, rimasto steso.
-Oi, meglio muoverci, se siamo fortunati starà ancora dormendo.-
Detto questo, si mise le mani nelle tasche, e si incamminò nella direzione da dove era arrivato.
Zoro rimase ancora un po’ a guardare il cielo. Aveva una bruttissima sensazione. Qualcosa di lì a poco sarebbe successo, e non era niente di buono.
Si rialzò in silenzio per seguire le impronte del cuoco.
Il sole era ormai sorto da un pezzo, e come ogni mattina Zoro e Sanji erano nel cortile della scuola con tutti gli altri.
-Vi abbiamo raccontato di come ieri ce la siamo cavata per un pelo con Zeff?-
-Zeff arrabbiato non è un bello spettacolo, parlo per esperienza personale…- disse Rufy con lo sguardo perso nel vuoto.
Forse stava ricordando l’episodio della torta…
-Ehi ragazzi!- un urlo li fece girare.
Un ragazzo si stava avvicinando di corsa. Una volta raggiunto il gruppetto si fermò, iniziò a parlare con voce rotta per i continui respiri affannati.
-Ciao Brook, qualcosa che non va?- chiese Franky.
Brook era un ragazzo nuovo che avevano conosciuto da poco. Era uno degli allievi più grandi, insieme a Franky e a Nico Robin, tutti e tre figli di alcuni degli insegnanti della scuola.
Oltre a Brook, avevano incontrato anche l’aiutante del medico dell’asilo, un certo Chopper… ma finora lo avevano incontrato di rado, essendo una persona un po’ timida… ma molto intelligente.

-Ragazzi… ho… una… notizia da darvi.- disse Brook.
Nami e Bibi si scambiarono delle occhiate preoccupate, e Robin distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo per guardare incuriosita la scena.
-Dei pirati… sono appena approdati nel porto!-
Questa frase provocò molte reazioni contemporaneamente: Rufy iniziò a saltellare come un pazzo urlando: “che bello!”; Usopp era completamente terrorizzato ed era diventato così bianco da far invidia a un lenzuolo; Nami e Bibi cominciarono a sbuffare sonoramente.
-Andiamo a dare un’occhiata!- disse subito il ragazzo di gomma.
-Ma sei impazzito? Io non vengo nemmeno se mi costringi!- diceva Usopp.
Anche le ragazze la pensavano allo stesso modo, anzi, forse lo sapevano già, ma non volevano dare la notizia per evitare quello che era appena accaduto.
Rufy ci mise pochissimo (anche per i suoi standard) a convincere tutti quanti, compreso Usopp, ad andare a vedere chi fossero i nuovi arrivati.
Dopo la scuola, tutti e nove si recarono al porto. Da lontano si poteva già scorgere la sagoma di un grande veliero, il che fece andare su di giri Rufy, che era già fin troppo agitato.
In giro non c’era nessuno, nessuno dell’isola. C’erano solo alcuni pirati che erano scesi e che stavano chiacchierando tra loro.
Uno era alto, con una bandana rossa e i capelli bianchi, l’altro era più basso, moro, e corpulento.
Parlavano animatamente, e sembrava non si fossero accorti della presenza dei ragazzi.
Dall’aspetto sembravano molto pericolosi.
Si erano nascosti dietro dei barili, non volevano farsi vedere. Cioè, Rufy si era fiondato verso la nave, ma gli altri lo avevano trascinato via con la forza.
L’imbarcazione era davvero enorme, forse avevano più mille uomini abbordo. Sull’albero maestro sventolava una grande bandiera, con sopra un teschio a tre teste e un coltello conficcata in quella centrale.
-Che originalità.- borbottò Nami.
-Io lo trovo orribile.- disse Bibi a bassa voce.
-Io invece me la sto facendo sotto! Vi prego ragazzi, andiamo via!- sussurrò Usopp pregandoli.
Sanji stava guardando quel simbolo, ne era come incuriosito, non riusciva a capire che cosa significasse. Un brivido freddo gli percosse tutta la schiena, tanto che non sia accorse di quello che stava succedendo.
Rufy, stava tremando, e poi con un salto, allungò le braccia e disse:
-Ragazzi! Vi devo dire una cosa!!-
Da quella reazione, una persona qualunque avrebbe pensato che quel ragazzino stava per avere una crisi, invece era sorridente, anzi, era come se stesse per esplodere dalla gioia.
Tutti lo guardarono, alcuni incuriositi, altri, come Brook e Usopp, pregavano di abbassare la voce.
Il ragazzo dal cappello di paglia prese a correre verso il bosco. Lo seguirono tutti, sperando che non avesse in mente qualcuna delle sue.
Zoro dovette prendere Sanji per un braccio, che non si era accorto di niente.
Corsero, finché non si ritrovarono all’inizio del bosco, appena dopo la spiaggia.
Quel luogo era bellissimo, ma un po’ pericoloso.
Rufy si fermò di colpo tenendo lo sguardo basso. Sanji si chiedeva cosa fosse successo.
-Ragazzi, sapete che il mio sogno è quello di diventare il re dei pirati…- iniziò il ragazzo.
-Come non saperlo… ce lo dici praticamente ogni secondo.- mormorò Nami a Bibi.
Rufy si girò e li guardò tutti, uno per uno, con lo sguardo che luccicava.
-Voi… sarete con me quel giorno?-
Come rispondergli di no?
-Tu sei il nostro capitano.- iniziò Brook.
-Come abbandonarti in un momento simile?- continuò Usopp.
Perfino Zoro, disse la sua:
-Noi siamo una squadra.-
In quel momento erano tutti uniti, come una vera ciurma. La ciurma di Cappello di Paglia.
Dopo qualche ora tornarono a casa.
Entrando, Sanji vide un biglietto sul tavolo: era da parte di Zeff.
-Ehi, Zoro! C’è qualcosa qui!-
-Ah, già… è Zeff.Dice che si deve assentare per qualche giorno, e che se abbiamo bisogno dobbiamo rivolgerci ai cuochi in cucina.- disse con non curanza, mentre si andava a stendere sul divano. Anzi, buttare, è la parola giusta. Si era praticamente buttato sul divano.
Sanji guardò incredulo quella testa di rapa. Come poteva importarsene così poco?
Nervoso, mise le mani nelle tasche cercando i suoi stuzzicadenti. Non c’erano.
Dove potevano essere? Forse al porto, gli erano caduti quando erano andati le bosco. Anzi, sicuramente erano lì.
Sbuffò, e si avviò a grossi passi verso il divano.
-Ehi, Zoro, io vado a cercare i miei stuzzicaden…-
Lo spadaccino era addormentato profondamente. Ti pareva se non dormiva in ogni momento.
-Va bene, io vado… se non ti trovo quando torno, probabilmente starai fuori ad allenarti.- disse alla fine un po’ addolcito.
Avvicinò il suo viso a quello del Marimo per sfiorarlo con le labbra. Si fermò a due millimetri dalla fronte, rendendosi conto di cosa stesse per fare.
-Ma che mi salta in mente?-
Confuso, si rigirò e si avviò verso l’uscita, sperando che lo spadaccino non stesse solo facendo finta di dormire.
Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Zoro aprì gli occhi, e guardò con espressione indecifrabile la parte di soffitto che aveva sopra la testa.
Erano ormai passate ore, e la notte era sopraggiunta calando un velo di oscurità nel cielo.
Di notte la foresta sembrava ancora più terrificante.
Sanji pregò che una luce lo aiutasse e maledì quell’oscurità. E dire che solo la sera prima, stava guardando lo stesso cielo nero sperando che il tempo si fermasse.
Ora tutto quello che voleva era scappare.
Sanji stava correndo, correndo con tutto se stesso. Non sentiva nemmeno più le gambe, voleva solo correre, da quelle persone che lo stavano chiamando.
Aveva graffi ovunque in faccia e sulle gambe, che aveva usato più volte per colpire quei maledetti. E c’era da dire che metà del sangue che aveva addosso non era suo.
Stava piangendo, aveva paura, ma non per la sua vita, per quella di Zoro.
Non poteva crederci. Avevano detto di averlo ucciso, e che presto sarebbe toccato a lui. Il solo pensiero lo aveva terrificato. Non sapeva più che fare, tremava, e quegli alberi sembravano non finire più. Non c’era via di scampo.
Quattro pirati lo accerchiarono. Ridevano e lo stavano guardando. Cosa c’era in quegli sguardi? Sembravano malvagi e assetati di sangue. Quasi brillavano di rosso. O era solo un impressione? Come quelle che ci vengono nei momenti di terrore, quando non riusciamo a pensare a niente di positivo.
-Ehi biondino, che fai? Ci stavi spiando stamattina? Sai, a noi non piace essere spiati.-
Sanji non rispose. L’avevano visti?
-C’eri solo tu e quel ragazzino con la spada? Era ridicolo, lo abbiamo eliminato in soli tre secondi. Eravate soli non è vero?-
Sanji deglutì e annuì. Le lacrime bruciavano sempre di più e le gambe avevano smesso di reggerlo.
Era caduto in ginocchio e nella sua mente pensava solo a lui. A quel ragazzino. Lo cercava, invocava il suo nome, voleva vederlo.
-Ehi biondino che ti prende?- il più grande e robusto si avvicinò tenendolo per i capelli.
Di tutta risposta Sanji gli sputò addosso. Questo gesto procurò l’ennesimo taglio sulla guancia destra.
No… avrebbe combattuto, se non per lui, per vendicare Zoro…

Ore dopo Sanji tornò a casa. Aprì la porta, tremando. Non sapeva come avesse fatto ad arrivare fin lì.
Che ore erano? Ormai non riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti.
Il rumore di una porta lo riportò con la mente in quel preciso istante.
Zoro lo stava guardando, pietrificato, impaurito, terrorizzato. Forse per tutto quel sangue, ma a Sanji non importava. Gli corse in contro, lo abbracciò tenendo premuta la testa contro il suo petto.
Il suo cuore batteva ancora. Era vivo. O era lui che era morto? Se fosse stato così, non gli sarebbe importato. Poteva ancora stringere quel Marimo, e sentirlo respirare.
Zoro non chiese nulla, non disse nulla. Lo tenne stretto, lo pulì un po’, per quello che era possibile. Poi lo portò in camera e lo fece stendere. Si stese anche lui (Sanji non lo lasciava andare) e lo abbracciò forte. Tremava e dai suoi occhi continuavano a scendere lacrime.
Rimasero così, fin quando Sanji si addormentò e allora Zoro si staccò un poco per guardarlo.
Ci erano riusciti. Gli avevano fatto del male, non se lo sarebbe perdonato. Le promesse non contavano più, questa era violenza vera e propria, e non avrebbe permesso di fargliela passare liscia.
Fine 5° capitolo

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Capitolo 6
*** Sole dopo la tempesta ***


Capitolo 6:  Sole dopo la tempesta


Quando ci si risveglia da un incubo, è ancora più difficile ricordarsene. Ti inizi a fare domande, poi la memoria ritorna, come un film, riporta prima le immagini, poi le mozioni, e infine quel senso di nostalgia che si attacca allo stomaco come un amo e ti tira in modo insistente.La prima cosa che fai quando ti svegli dopo un incubo, è continuare a pensarci, per non dimenticarlo, così da poterci trovare un senso.
Se quando ti svegli, poi, scopri che l’incubo è realtà, e che non c’è alcun senso, il dolore è ancora più forte.
Zoro aprì gli occhi, sentendo mancare un calore che c’era stato fino a poco tempo fa.
Sentì il rumore della doccia, e si tranquillizzò realizzando che lui era ancora lì.
Si girò, mise le mani dietro la nuca, e si mise a fissare il soffitto. A giudicare dal colore del cielo erano le cinque, cinque e mezza al massimo. Oggi non importava, non sarebbero andati a scuola, o per meglio dire, Zoro avrebbe fatto si che quel biondino almeno per oggi non si avvicinasse nemmeno alla porta.
Anche se sapeva che sarebbe stata un impresa impossibile, ma almeno la mattina, quello stupido ragazzino doveva rimanersene a letto. Aveva subito una brutta esperienza, e gli serviva qualche momento per rifletterci su, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Dei passi, il rumore di una serratura che scatta (aveva paura di essere spiato?), ed ecco riemergere il biondino dal bagno. Aveva un asciugamano sui capelli scompigliati, e un pigiama bianco candido. Si avvicinò al letto a piedi scalzi, poi ci saltò sopra rimettendosi sotto le coperte. Fissò Zoro per un attimo, prima di ridacchiare.
-Senza di me non riesci a dormire, eh?-
Davvero bella questa.
Zoro sorrise e si mise a sedere. Non potete immaginare cosa stava provando. Anche solo pensare che avrebbe perso per sempre quel rompiscatole di un moccioso, gli aveva lacerato il cuore; e adesso, che se lo trovava di nuovo lì, non riusciva a non smettere di essere felice.
Gli scompigliò i capelli talmente forte da farlo ritrovare con la faccia sulle lenzuola.
-A cosa lo devo?- disse Sanji, soffrendo in silenzio.
-Chiamala punizione, perché sei un rompiscatole.-
-Bene, e allora oggi tu resti senza mangiare.- rispose il piccolo con semplicità.
-E tu considerati morto!- continuò Zoro afferrandolo per i polsi e trascinandoselo in braccio.
-Woa! Vacci piano!-
Sanji si bloccò sentendo piccoli brividi freddi per tutto il corpo. Oltre al freddo si sentiva anche immobilizzato, davvero, non riusciva più a muovere niente.
-Zoro!!! Hai le mani fredde!!! Smettila!-
Lo spadaccino guardò Sanji completamente pietrificato, mentre continuava a far scendere e salire lungo il petto del cuoco le sue mani infilate sotto la maglietta.
Fermatevi in tempo… Non lo stava facendo per i motivi a cui state pensando.
-Sta un po’ fermo.- disse Zoro cercando di ignorarlo.
Continuò a passargli le mani lungo tutta la pancia, poi dietro la schiena, fino a spuntare da sotto al colletto del pigiama per prendergli il viso.
-Che diavolo fai?- urlò Sanji ormai al limite della pazienza.
Zoro lo guardò con espressione serissima. Gli avvicinò il volto al suo e disse:
-Controllavo.-
Poi lo buttò dall’altra parte del letto e si alzò per vestirsi.
Quanto lo odiava! Sanji si fece completamente rosso e gli puntò gli occhi addosso guardandolo storto.
-Marimo, è presto per la scuola.-
-No, oggi non si va a scuola. Tu resta qui e riposati, io ho altro da fare.- disse Zoro andando a prendere le spade dall’altra parte della camera, per poi dirigersi verso l’uscita.
-Se stai andando al porto, non troverai più nessuno ormai.-
Sanji sorrise soddisfatto vedendolo bloccarsi mentre stava per muovere un altro passo.
-Cosa?-
-Ormai i pochi che sono sopravvissuti se ne saranno andati da un pezzo.- continuò scendendo dal letto e andando in cucina.
-Vuoi spiegarti meglio?-
-Ieri è saltato tutto in aria. Capisci? Boom.- Sanji fece un gesto con le mani mimando un’esplosione.
-La smetti di trattarmi come un ritardato? Ho capito.- disse Zoro un tantino stizzito.
Felice di essersi preso la sua rivincita, Sanji sorrise e poi gli porse la colazione pronta e fumante.
Passarono a casa tutta la giornata, in modo tranquillo e senza troppi problemi (a parte alcune liti).
Zoro notò come Sanji evitava di parlare di cos’era successo la sera prima, e questo gli diede un po’ fastidio, oltre al fatto di non poter fare niente per avere un po’ di giustizia.
Decise quindi di rimanere accanto a Sanji per dargli un sostegno, anche se non sembrava averne minimamente bisogno. Aveva anche rinunciato agli allenamenti, non voleva perderlo di vista un solo momento.
-Dove vai?- disse lo spadaccino sentendo il rumore dei passi da lontano.
-A fare una passeggiata, sono stanco di rimanere qui.- sentì Sanji non alterare per niente il suo passo.
Zoro agì in fretta, si alzò, e gli sbarrò la strada.
-Non ci pensare nemmeno.-
-Marimo, non costringermi a darti una lezione!-
-E tu non costringermi a farti da baby-sitter.-
-Non sei costretto infatti!-
Sanji mosse un altro passo, e venne subito bloccato dal braccio di Zoro.
-Piantala, lo so che non te ne importa. E poi non mi succederà niente.-
Non gliene importava? Questo era davvero troppo.
Zoro lo prese e lo strinse, impedendogli di muovere un solo muscolo.
-Smettila idiota!-
-E tu smettila di dire stupidaggini, rompiscatole!-
Sembrò funzionare, perché Sanji smise di opporre resistenza, e si accasciò facendosi reggere dall’amico.
Appoggiò la guancia sulla sua spalla e si mosse più volte, come per accarezzarla.
Zoro sentì uno strano formicolio partirgli dal collo e trasformarsi in un brivido caldo, che scivolò come acqua lungo tutta la sua spina dorsale.
-Eh va bene… ti accompagno.-
Scesero in strada. Non c’era niente di diverso dal solito, era tutto normale.
Zoro camminava a mala voglia seguendo Sanji, senza nemmeno sapere dove stessero andando.
Nel cielo, il pallore del tramonto stava man mano scomparendo, lasciando spazio al buio della sera.
Sanji tremò un poco: associava quel colore alla paura che ancora non era scomparsa.
Faceva freddo, anche se si era vestito con una felpa bianca pesante. Quando una folata di vento un po’ più forte lo fece tremare vistosamente, Zoro fece d’impulso alcuni passi avanti per cingergli le spalle con un braccio.
-Tutto bene?-
Sanji lo guardò alzando un sopracciglio. Si stava preoccupando tanto per lui? Oh, ma che carino… sarebbe stata una buona occasione per rinfacciarglielo. O forse era meglio di no… una volta tanto che mostrava di avere un cuore sotto quella montagna di muscoli…
Non riuscì, comunque, a trattenere un sorriso a mezza bocca.
Zoro si mise le mani dietro la nuca sentendosi ridicolo.
Poi una voce li fece girare bruscamene.
All’inizio lo spadaccino fece indietreggiare Sanji, mettendosi davanti come uno scudo, prima di rendersi conto a chi appartenessero quelle voci.
Rufy, seguito da Nami, Usopp e Bibi li stava raggiungendo.
-Ehi! Vi dobbiamo dire una cosa! Oggi a scuola è successa una cosa fantastica!- disse Usopp, saltando i convenevoli.
I due ragazzi lo guardarono incerti.
-Salve ragazzi!!- urlò Rufy col solito sorriso a trentadue denti.
-Penso che vi piacerà! Noi non vediamo l’ora! Si tratta di…- Bibi non riuscì a terminare che il ragazzino con il cappello di paglia la interruppe nuovamente.
-Un ballo a coppie! Voi verrete insieme, vero?- domandò in modo totalmente indelicato.
Zoro e Sanji iniziarono ad inveire contro Rufy, arrabbiati e imbarazzati contemporaneamente.

***
Salve ^^ Sono (ancora) io!
Okkey, sappiate che questo capitolo era un pò di "passaggio", poichè non si spiega molte cose, ma sappiate che verranno spiegate in seguito, altrimenti, questa, rimarrebbe un'ingiustizia.
Vorrei ringraziare, ancora una volta per la benedetta pazienza di chi sta leggendo la mia storia, e (la ancor più benedetta pazienza) di chi recensisce.
In paritcolare vorrei ringraziare robinchan07, che mi fa sempre sapere cosa ne pensa dei miei capitoli :)
Vi invito a commentare, anche per darmi un giudizio (negativo o positivo che sia) perchè ci terrei tanto a sapere se vi piace o no, o se per voi faccio qualcosa di sbagliato.
Mi raccomando ^^
Detto questo vi lascio, al prossimo capitolo!
à bientot 
With love, Rea-chan <3


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Capitolo 7
*** Baby, you're a firework ***


Capitolo 7: Baby, you’re a firework


-No, aspetta ripetimelo di nuovo.-
-Te l’ho detto… si aspettano che ci andiamo insieme.-
Con un ultimo e sonoro sbuffo Zoro si buttò sul letto pesantemente.
-Fantastico! Davvero fantastico!- disse Sanji ironicamente.
-Infatti! Cioè, io e te ad un ballo insieme!- Zoro imprecò rivolto al soffitto, lanciandogli occhiate talmente velenose che prima o poi gli sarebbe caduto in testa per ripicca.
-Ma cosa hai capito! Non so cosa mettermi per andare ad un ballo!-
La voce, troppo alta, di un Sanji eccitato gli risuonò nelle orecchie.
Fino a due giorni fa sembrava talmente traumatizzato da aver paura perfino di respirare, e adesso eccolo lì, agitarsi correndo avanti e indietro per aprire tutti i cassetti possibili e immaginabili presenti in quella stanza (ne erano spuntati alcuni di cui Zoro non sospettava nemmeno l’esistenza).
Anche se, forse, un po’ di tranquillità ci voleva.
-Stai calma principessa, il ballo è dopodomani.-
-Appunto! Hai presente quanto valgono due giorni in termini di organizzazione? Nemmeno un’ora.-
-A me un’ora basta per prepararmi.-
-Perché tu sei un marimo con la testa vuota.-
-Come mi hai chiamato scusa?-
Zoro fece un agile salto, e scese giù dal letto mentre Sanji correva fuori dalla porta, ma non riuscì a chiuderla in tempo, così che si ritrovò a combattere per serrarla, mentre dall’altra parte Zoro spingeva per tenerla aperta.
Non c’è che dire, sembrava ci fosse un animale là di dietro, perché Sanji ebbe l’impressione che la porta stesse per cadere giù.
Sentendo la sua resistenza venire meno, fece un ultimo tentativo:
-Sai che ti dico? Non ti ci vedo ballare. Non ho mai visto un toro mentre balla.-

Parve funzionare, perché Zoro mollò la presa mettendosi rimuginare su come “toro” potesse avere più significati; d’altronde, però, lasciandola andare, la porta sbatté sonoramente andandogli contro il naso.
Dalla parte opposta, Sanji sentì un urlo. Riaprì immediatamente per vedere Zoro massaggiarsi il setto nasale tutto rosso. Certo, se i suoi occhi avessero potuto parlare, gli avrebbero detto cose non poco cattive, dato lo sguardo assassino che gli stava rivolgendo.
Sanji deglutì cercando di prestare assistenza al ragazzo senza restarne gravemente ferito a sua volta.
Al momento sembrava una bella impresa.
Allungò una mano stringendo quella dell’altro che era rimasta dov’era, senza staccarsi, forse un po’ anche per l’imbarazzo.
-Fai vedere… dai!- insistette Sanji vedendo che l’altro opponeva resistenza.
Gli costrinse a togliere la mano, rivelando un segno rosso lungo tutto il naso.
-Fortunatamente, non è niente di grave.-
Il cuoco ridacchiò un po’, ma quando non sentì rispondersi si incuriosì.
Zoro si era fatto tutto rosso, e la botta appena presa non c’entrava molto.
Ma… cos’erano quelle? Lacrime?
Sanji sgranò gli occhi puntati su quelli di Zoro, che si costringeva a guardare un punto non ben definito sul pavimento, mentre un liquido trasparente gli stava vistosamente scendendo sulle guance.
Sanji non avrebbe davvero mai creduto di vivere abbastanza a lungo da vederlo piangere. Per una cosa così, poi!
Era pur sempre un bambino… a volte se ne poteva dimenticare, nascosto com’era da quell’espressione impassibile e quel carattere freddo, ma aveva solo otto anni. O meglio, Sanji non ne era mai stato sicuro, ma quella ne era la conferma.
Lentamente, ma molto lentamente, si avvicinò a lui. Non sembrava averlo notato, occupato com’era, probabilmente, ad auto commiserarsi per quello che stava facendo, e che il suo orgoglio non gli avrebbe perdonato facilmente.
Quindi, quando Zoro sentì qualcosa di caldo e morbido sfiorargli la pelle saltò letteralmente, ritrovandosi Sanji a due centimetri dal suo naso, con la lingua appena fuori dalla bocca.
Si poteva reputare esagerata la sua reazione? Fatto sta che, lo spadaccino rimase immobile per molti, ma molti minuti, in cui il colore della sua faccia passò varie tonalità prima di ritornare ad un colore che si poteva definire “normale”.
Su tutta la fronte erano comparse goccioline di sudore, e tremava tutto, così che quando cercò di indietreggiare inciampò nei propri piedi, ricadendo a peso morto sulla moquette.
Non era un bello spettacolo, sembrava che avesse appena mangiato del cibo avariato.
Sanji approfittò del momento per scappare a tutta velocità dalla camera, sapendo che, una volta sveglio, Zoro sarebbe stato ancora più deciso ad ucciderlo.

I giorni erano volati, davvero molto in fretta.
Zeff era tornato, ed aveva appena sentito le scuse di Sanji per giustificare il fatto che era pieno di ferite.
Scuse, che aveva usato anche con gli amici a scuola.
Sembravano averci creduto, quindi, il ragazzo tornò ad occuparsi di quello che lo interessava di più in quel momento: trovare un vestito adatto per quella sera.
Zoro si ostinava a dirgli che forse mentire non era la decisione più giusta, ma in fondo, non poteva dirgli cosa fare.
Mancavano alcune ore all’inizio della festa, quando Zoro entrò in camera di Sanji, che stava ancora rimuginando su cosa mettersi.
Indossava un jeans scuro, e una camicia nera semplice aperte un po’ avanti.
Insomma, non molto elaborato, ma quando Sanji lo vide, ci mancò poco che non si mettesse a piangere disperato.
-Non è possibile!! Perfino uno come te trova un abbinamento adeguato!-
Zoro pensò che quello fosse il suo modo personale per dirgli che stava bene, e se ne restò tranquillo seduto sul suo letto.
Dopo un po’, però, anche Sanji trovò l’abbinamento giusto, e chiese a Zoro di uscire dalla stanza.
-Ti dispiace? Dovrei cambiarmi.-
-Affatto.- rispose.
Si alzò dal letto e andò alla porta, chiudendola a chiave.
Sanji, intento a sfilarsi la maglietta non si accorse che Zoro era ancora dentro.
Quando si voltò e lo vide cercò di reprimere un urlo.
-Ma tu non te ne eri andato? Fuori da qui!- Gridò indicando la porta alle spalle del ragazzo.
Quest’ultimo, che se ne stava appoggiato allo stipite, con le braccia incrociate, gli mostrò un sorrisino, gli si avvicinò e gli disse in modo più irritante possibile:
-Bel fisico.-
Infilò un dito nel passante del pantalone per poi tirarlo e lasciarlo andare, facendolo schioccare contro la pelle bianca del cuoco.
Dopo di che, saettò verso la porta, l’aprì e si infilò dentro, prevedendo la cascata di imprecazioni che uscirono dalla bocca di Sanji, che però non finì mai di sentire.
Rimasto solo Sanji, finì di vestirsi pensando al modo più adatto per ucciderlo, dopo la festa.
Una volta vestito, profumato e con i capelli in ordine, si sedette sul letto.
Il suo primo pensiero andò alle ragazze. Chissà come sarebbero state belle questa sera. Se le immaginava con un bel vestito, pieno di merletti e gonne, in stile “principessa Sissi”.
Stava già cominciando a pensare ai complimenti più adatti da fargli, poi, però decise di lasciar perdere: le parole gli sarebbero venute da sole.
Si stese completamente, lasciando che la testa sprofondasse nel materasso morbido. In un momento come quello sembrava strano, ma non riusciva a rimanere concentrato su Nami, Bibi e Robin, e le immagini stavano lentamente scomparendo.
Sanji si sforzò di chiudere gli occhi, li tenne stretti per focalizzare le sue tre principesse, ma non riusciva farle apparire di nuovo, e lentamente dal buio si ritrovò a guardare un ragazzino con i jeans e una camicia nera che lo osservava da lontano.
Riconobbe subito chi era, ma si accorse che non erano più nella sua stanza, ma in un luogo con pochissima luce.
Cercò di invocare, invano, il nome del ragazzo, ma quello non riusciva a sentirlo. A Sanji gli morirono le parole in gola, quando due grosse mani afferrarono Zoro per le spalle e lo trascinarono via. Cercò allora di raggiungerlo, ma le su gambe non si riuscivano a muovere, e quando si guardò le mani, vide che erano bloccate da delle sbarre di legno, come se fosse in una piccola scatola.
Si chiese allora come mai la sua immaginazione gli facesse avere queste visioni, ma quello che Sanji non sapeva, era che aveva smesso di essere sveglio da un po’, e che in realtà era ancora nella sua stanza, addormentato al centro del letto.
Si sentì bussare alla porta molto violentemente
Sanji alzò di poco la testa dal materasso, cercando di aprire un po’ gli occhi, ma aveva la vista appannata, e ci volle un po’ perché tutte le cose nella stanza smettessero di tremare e riacquistassero la propria forma.
-Sanji! Guarda che sei in ritardo! Quanto li vuoi fare aspettare?-
Zeff stava strepitando dalla cucina, non essendo riuscito a buttare giù la porta, probabilmente.
Sanji si prese un po’ di tempo per pensare a dov’era e che stava facendo, quando si ricordò della festa a scuola, ci mancò poco che non cadde dal letto.
-Oddio sono in ritardo!-
Si catapultò alla porta e cercò invano di aprirla, dato che era chiusa a chiave. Dopo aver cercato a tentoni la chiave, la girò e uscì di fretta e furia.
-Dov’è Zoro?-
-Se ne è andato da un bel po’.- grugnì lo chef.
Ma non dovevano andare insieme? Sanji corse in bagno a darsi un’ultima sistemata, prima di scendere in fretta e furia le scale e correre verso l’uscita del ristorante.
Nel mezzo della sala stracolma di gente, trovò uno dei cuochi che lo stava aspettando con una giacca in mano.
Gliela infilò stesso mentre passava e poi gli mise una mentina in bocca.
-Graffie!- gli disse Sanji mentre continuava la sua corsa.
In un baleno fu fuori, in strada e fece mente locale di quale fosse la strada più veloce per raggiungere la scuola.
Non volendo assolutamente passare per il porto, optò per quella vicino al fiume.
Corse talmente veloce che, arrivato davanti al cancello principale, non si sentiva nemmeno più le gambe.
Una volta entrato nel cortile, trovò ad aspettarlo tutti gli insegnanti, e gli alunni di tutte le classi.
Il cortile, era stato decorato benissimo, con lucine per terra sparse qua e là, ed erano stati messi dei tavoli bianchi con sopra snack di ogni tipo, mentre alcuni degli studenti più grandi, vestiti da camerieri portavano vassoi con bicchieri di succo di mandarino dentro.
Passò in rassegna ogni gruppetto di ragazzi, finché non trovò un ciuffo azzurro che spuntava da dietro un tavolo.
Fece un sorrisino e si incamminò verso Franky, Usopp e Rufy che stavano dando spettacolo, abbuffandosi dai tavolini. Con loro trovò anche Bibi, Robin, Nami, Brook, Zoro e un tizio che non aveva mai visto.
-Buona sera!- disse gentilmente alle signorine.
-Sanji! Ciao, come mai questo ritardo?-
-Ho avuto un imprevisto.- rispose a Bibi ridacchiando un po’.
-Che hai fatto ai capelli?-
Sanji scoccò un occhiata furente a Zoro che era rimasto impassibile.
-Vieni qui, te li aggiusto.-
-Non ti avvicinare Marimo!-
-Ragazzi, sapete come mai hanno fatto questa festa?- domandò Bibi.
-Hanno detto che è per festeggiare la fuga dei pirati.- rispose prontamente Robin.
-Gli stessi che abbiamo visto noi?- chiese Usopp.
-Si, proprio quelli.-
Sanji, che fino a quel momento era impegnato in una sorta di corpo a corpo con Zoro, si era rilassato e aveva preso un bicchiere da uno dei vassoi, senza ascoltare la conversazione.
-Pare che la loro nave sia saltata in aria.-
Sentendo quelle parole gli andò di traverso tutto il succo.
-Sanji tutto a posto?- chiese Nami.
-Mai stato meglio!- rispose scambiandosi un’occhiata nervosa con Zoro.
Dopo qualche ora, si radunarono tutti dall’altro lato del cortile, dato che Bell-mère aveva incaricato Usopp e Franky di far esplodere i fuochi d’artificio.
Li seguirono, poiché volevano avere un po’ di tranquillità, dato che il cortile principale era pienissimo, e anche perché non volevano perdersi lo spettacolo.
Si sedettero per terra, da lontano e li videro armeggiare con la polvere e i fuochi.
Sanji era seduto a gambe incrociate, pronto per godersi quella scena, quando un calore gli avvolse la schiena.
-Ti dispiace se mi siedo?-
Sanji lo guardò un po’ irritato prima di annuire.
Zoro si sedette dietro di lui, appoggiandoci il mento sulla spalla.
-Ehi che stai facendo?!-
-Mi godo lo spettacolo.-
-Ma che dici?-
Il cuoco cercò di allontanarlo, quando Zoro gli tappò la bocca con la mano e lo fece girare.
I primi fuochi erano stati sparati in aria, e illuminavano il cielo buio, proiettando delle girandole di colori.
I loro volti furono ben presto illuminati dalle luci di quello spettacolo, e il rumore delle esplosioni si sentiva forte nella aria.
Era un panorama bellissimo.
Un soffio di vento fece muovere i capelli sul viso di Sanji, che rabbrividì stringendosi nella giacca, quando sentì due braccia avvolgergli le spalle.
Le stesse, lo spinsero ad appoggiare la testa sul petto dello spadaccino.
Ancora con la bocca serrata dalle mani di Zoro, Sanji gli scoccò dal basso un bel po’ di occhiatacce, che spinsero lo spadaccino a ridacchiare, anche se sapeva che probabilmente l’avrebbe pagata cara.

***
Ciao ragazzi, che cosa ve ne pare di questo capitolo?
Spero vi sia piaciuto.
Vi prego di recensire e farmelo sapere, per favore.

XXX
With love, Rea-chan x3

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Capitolo 8
*** Questo (non) è un addio ***


 
Capitolo 8: Questo (non) è un addio

Accatastati in un angolo remoto della sua mente, Sanji non aveva dimenticato i  ricordi di quella notte.
La paura, il terrore, e poi quella corsa, quella corsa per sopravvivere. Si dice che, quando è in ballo la propria vita, si corra più velocemente di quanto non si faccia mai.
Ma a questo non voleva pensarci. Aveva deciso di mettere la parola fine, a quella storia, soprattutto perché non aveva detto a nessuno la verità. Già… a nessuno, nemmeno a lui.
Sanji si girò sentendosi osservato e vide Zoro che gli lanciava qualche occhiata di tanto in tanto, tenendo però lo sguardo fisso sulla strada che stavano percorrendo.
Il cielo si stava oscurando, (dire che erano appena le cinque) e tirava un vento freddissimo, si vedeva che era pieno inverno.
I giorni erano trascorsi veramente  veloci, e ne erano passati tanti da quell’episodio.
Ora stavano girando per la città con la scusa di fare una passeggiata, ma in realtà Sanji stava cercando qualcosa da regalare a Zoro per le feste di Natale, che erano davvero vicine.
La strada era ricoperta da un soffice strato di neve candida, che attenuava il rumore dei passi facendo sprofondare le suole delle scarpe di almeno mezzo centimetro ogni volta che le appoggiavano a terra.
Ai lati della strada i negozi erano pieni di luci e le vetrine scintillanti mostravano al meglio i prodotti esposti.
Per loro era molto meglio stare in giro che starsene a casa, poiché il ristorante in questo periodo si riempiva di persone e c’era molto più baccano del solito.
Sanji si fermò a rimuginare davanti alla porta di una pasticceria, mentre l’attenzione dell’altro venne attirata da dei rumori che provenivano dall’altra parte della strada.
-Cosa c’è?-
-Niente, è solo una pista di pattinaggio.-
Zoro stava su con la schiena, guardando con aria scettica il gruppo di persone in fila davanti a una recinzione di legno, al di là della quale, c’era una lunghissima lastra di ghiaccio rotonda piena di gente.
-Deve essere il lago. Si ghiaccia sempre in questo periodo. Zoro… ti va di andarci?-
Il cuore dello spadaccino fece un salto attraversando tutta la gabbia toracica, e finendo direttamente in gola (o meglio, è questo che gli parve da come se la sentiva pulsare).
-Sanji stai scherzando? No.-
“E ti pareva” pensò il piccolo.
-Avanti perché no? Se non sai pattinare ti aiuto io!-
-Neanche per sogno, mi renderei ridicolo facendomi trascinare da te per tutta la pista.-
Zoro mise le mani in tasca e avanzò di qualche passo. Ma non riuscì a muoverne altri, quando sentì il corpo di Sanji attaccato dietro alla sua schiena.
-Scusa, lo sapevo.-
-Cosa?-
-Che non vuoi pattinare con me.-
A questo punto si può dire che il suo cuore che gli si era fermato lì, fece una rapida discesa fino a sotto lo stomaco. Insomma ma di starsene al suo posto non ne voleva proprio sapere?
-No, adesso ascoltami stupido cuoco.-
Il bambino si girò e prese le il viso di Sanji un po’ imbronciato e arrossato dal freddo tra le mani ricoperte dai guanti.
-Non sei tu che non va, ma gli altri. Vorrei pattinare con te, ma stare tra così tante persone non è il mio forte…-
Vedendo quello strano sopracciglio aggrottarsi appena Zoro continuò dicendo:
-Prometto che lo faremo domani, di mattina presto, in modo che saremo solo noi due.-
A quel punto il biondino gli regalò un sorriso eccitato.
Ritornato tutto alla normalità, lo spadaccino gli lasciò andare il viso per prendergli la mano e trascinarlo via.
-Zoro?-
-Che altro vuoi?-
-Bacetto della promessa?-
-Cosa diavolo…? Noo!-
-Avanti, lo facciamo sempre!-
-Sanji, l’abbiamo fatto solo una volta e solo perché altrimenti mi scagliavi qualcosa appresso.-
-E ddaiii!! Tanto è sulla guancia! Ehi che fai? Non scappare!-

Alcuni giorni dopo iniziarono le vacanze a scuola.
Zoro era seduto sul suo letto e si stava godendo il bellissimo spettacolo che offriva la sua finestra.
Le neve stava cadendo giù a fiocchi sulla città, e il cielo grigio che la sovrastava mostrava dei raggi di sole appena accennati che sbucavano da dietro alle nuvole. Tutto era così perfettamente in equilibrio, che non sembrava reale, ma piuttosto un paesaggio dipinto.
Si sentì bussare alla porta. Zoro tenne un orecchio  teso per sapere chi fosse.
Poi sentì urlare.
Fu questione di cinque o al massimo otto secondi prima che facesse capolinea nell’ingresso della casa.
Sanji era davanti alla porta, con un’aria decisamente terrorizzata, e stava aiutando un uomo a reggersi in piedi. Questo era ricoperta di ferite e riusciva a stento a camminare.
Zoro provò per un buon quarto d’ora a parlare, senza che niente uscisse fuori dalla bocca semi aperta.
Una sola parola insisteva in quel mare di pensieri che aveva per la testa , e dopo averci rimuginato sopra per quelle che parvero ore, ma che in realtà erano solo pochi secondi, trovò abbastanza voce per sussurrare:
-Maestro Koshiro?-
-Zoro? Tu conosci quest’uomo?-
La voce di Sanji arrivò smorzata al cervello. Il piccolo cuoco fece sedere l’uomo e andò a prendere degli asciugamani.
Quando tornò vide che il ragazzo dai capelli verdi non c’era più.

Due ore dopo Zoro stava correndo al porto più veloce che mai.
-Zoro! Aspettami!-
Sentì Sanji chiamarlo e si fermo di scatto. Quest’ultimo lo raggiunse e si piegò sulle ginocchia con il fiato corto.
-Si può sapere dove vai?-
-Vado via.-
-Cosa? E perché? Non capisco, spiegati meglio!-
Sanji lo guardava ad occhi sbarrati mentre sentiva il cuore battere veloce.
-Mi imbarcherò e andrò via da qui. Mi dispiace, ma questo è un addio.-
Era un miracolo che riuscisse a mantenere quel tono calmo, mentre in realtà era sull’orlo delle lacrime.
-Non ci provare! Io vengo con te, ovunque tu vada!-
-No! Sanji! Ora mi devi stare a sentire.-
Zoro si girò e gli mise le mani sulle spalle. Sanji si sentiva le lacrime agli occhi.
-Sapevi bene che sarebbe successo prima o poi. Non ho una buona fama e tu sei stato fin troppo gentile a tenermi con te per tutto questo tempo. Ma adesso è troppo. Non sei al sicuro se ti sto vicino, e se ti accadesse qualcosa non me lo perdonerei. Solo… grazie di tutto.-
Fece per girarsi e andarsene quando sentì ancora parlare dietro di sé.
-Non puoi andartene così… dopo tutto il tempo trascorso insieme… non mi stavi nemmeno salutando!-
Zoro non voleva arrivare a questo, ma se davvero era l’unico modo per tenerlo lontano decise di tentare, anche se non se lo sarebbe mai perdonato.
-Ma allora sei proprio un idiota!-
-Come?-
-Non capisci? Per tutto questo tempo, non ho fatto altro che usarti! Ho avuto vitto e alloggio gratis, e in cambio ti ho dovuto solo sopportare tutti i giorni. Ora che non mi servi più posso dirtelo chiaramente. Ti ho u-s-a-t-o.-
-Zitto…-
Sanji teneva le testa bassa e i pugni serrati talmente forte da sentirsi le unghie conficcate nella carne. Ormai le lacrime stavano scendendo copiose.
- Ho usato uno stupido ragazzino rompiscatole…-
-Zitto.-
- … E estremamente idiota.-
-Zitto!-
Zoro sentì un pugno arrivargli in piena faccia. Il dolore si impadronì mandando a fuoco la guancia e facendola arrossare vistosamente.
Perse l’equilibrio e crollò nella neve. Tutto quell’ammasso freddo lo circondò e lo fece raggelare, ma era niente in confronto a quello che stava provando.
Non vide cosa fece dopo Sanji anche se avrebbe voluto. La verità è che non aveva abbastanza coraggio da guardarlo in faccia in quel momento. Avrebbe affrontato tutti i nemici del mondo, qualunque pericolo, senza mai nemmeno pensare di tirarsi indietro.
Eppure non aveva il coraggio di guardare negli occhi la persona a cui aveva appena infranto il cuore.
Si alzò, sempre tenendo lo sguardo basso, e iniziò una corsa vertiginosa verso il porto, consapevole che Sanji non era stato l’unico quella notte a cui si era spezzato il cuore.


***
Salve a tutti, sono sempre io =)
Scusate se ci ho messo molto tempo, spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Ragazzi, vedo che la state leggendo, vorrei vi fermaste cinque minuti per scrivere una recensione, anche breve, solo per farmi sapere cosa ne pensate.
Mi raccomando recensite
Ciaoo!!!
XXX
By Rea-chan x3

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Capitolo 9
*** Naufragio ***


Capitolo 9: Naufragio

 

Qualcosa di sfocato era davanti ai suoi occhi. Ne riconosceva il colore… nero, se non sbagliava. Si… riconosceva la maglietta di Zoro.
Ora che ci pensava, sentiva anche qualcosa di caldo che gli copriva il capo. Probabilmente una coperta di lana, stopposa, di colore marrone. Non era nemmeno molto comoda.
Sanji aprì gli occhi, prima che il terrore si rimpossessasse di lui.
Tentò di rimanere concentrato, ma aveva gli occhi appannati, e faticava ad abituarsi alla luce del sole che filtrava dalle sbarre di legno sul soffitto.
Sentì lo scricchiolare della nave mentre si muoveva, lentamente, fra le onde. Si guardò intorno:
Erano sotto coperta, in una specie di botola, rinchiusi lì sotto da un’intera notte, senza ne cibo ne acqua.
-Ti sei svegliato?- una voce alle sue spalle lo fece rispondere.
Non rispose, continuò solo a guardarsi intorno.
-Non so nemmeno se quello si potesse chiamare “dormire”.- disse tranquillamente.
-Ti ricordo che se sei qui è –
-Per colpa mia. Lo so.-
Sanji si girò a guardare Zoro.
-Ma credimi, se potessi tornare indietro, lo rifarei comunque.-
-Mi seguiresti dentro una nave piena di pirati, che ci avrebbero teso una trappola, per poi imprigionarci qui sotto?-
Sanji fece finta di pensarci per un paio di secondi.
-Si, perché no.-
Una piccola risatina si levò nella stanza.
-Piuttosto, non mi hai ancora detto il perché sei fuggito via, mentendomi spudoratamente al fine di impedirti di scappare?-
-E chi l’ha detto che mentivo?-
-Zoro, ti conosco. Lo so come avresti risposto se qualcuno che veramente non avessi sopportato ti avesse dato un pugno.-
-Intanto però mi hai colpito…-
-Così impari!-
Un rumore improvviso li fece girare entrambi verso lo stomaco di Zoro. Più che un rumore sembrava un ruggito…
-Hai fame…- disse Sanji corrucciando la fronte.
-Ma dai!-
-Smettila di fare il sarcastico e vieni qui.-
Il bambino biondo si mise a cercare dietro ad alcune coperte in un angolo, e subito ne riemerse con una mela rossa in mano.
Era la fame, o forse il ragazzo che gliela stava porgendo, ma in quel momento a Zoro gli venne tanto voglia di immortalare quell’immagine, che sembrava la più bella del mondo.
-E quella dove l’hai presa?!-
-Mentre tu dormivi… è caduta dal ponte.- disse Sanji indicando le sbarre di legno a pochi metri dalla loro testa.
-Grazie! Ah… mica è avvelenata?-
-Vuoi mangiarla si o no?!!-
Zoro sbuffò afferrandola, e se la portò alla bocca. Solo dopo i primi due morsi si rese conto di essere un terribile idiota.
-Scusa, e tu?-
-Io sono abituato a rimanere senza cibo per molto tempo... non preoccuparti.-
Detto questo, Sanji, si girò e iniziò ad ispezionare ogni angolo.
Era meglio trovare una via d’uscita… prima che la situazione potesse peggiorare.
Ma le ore passarono, e al calare della sera, iniziò anche il freddo soppressante.
Il panorama era cambiato, e adesso era tutto buio, la poca luce che si vedeva, era quella che penetrava dal soffitto.
Sanji lo aveva seguito dentro a una nave piena zeppa di pirati… era stato tanto stupido da farlo.
Non avrebbe mai permesso che se ne andasse. Non capiva ancora il perché. Però di certo sapeva, che quando sarebbe tornato a casa, avrebbe dovuto dare molte spiegazioni.
-Zoro… dimmi…perché sei ricercato?-
Il ragazzo ebbe un fremito. Abbassò il capo e si limitò a dire:
-Se c’è qualcuno che mi devi ancora spiegazioni, quello sei tu…-
Sanji sapeva bene di cosa stesse parlando. Si allungò per prendere una coperta e cercò di sistemarsela al meglio. Il legno era freddo e duro, non certo il massimo per addormentarsi, ma dato che non c’era molta scelta…
Non rispose, rimase solo ad occhi sbarrati a guardare una parte di pavimento legnoso.
Forse era il momento adatto per parlarne…
Ad un tratto sentì Zoro avvicinarsi.
-Non mi ricordo quasi niente della mia infanzia.-
Sanji si alzò sui gomiti per guardarlo meglio. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, intento a ricordare quei pochi istanti di vita passata.
-Da piccolo vivevo in un villaggio… e andavo in una scuola di arti marziali, dove ho imparato a usare le spade… Lì avevo un’amica… si chiamava Kuina… all’inizio eravamo rivali, entrambi molto forti, con lo stesso sogno.-
Quel poco di luce che era rimasta ne suoi occhi, stava iniziando a tremolare pericolosamente. Sanji gli si avvicino di più coprendolo con la sua coperta, cercando di fargli sentire, senza bisogno di parlare, che lui c’era, ed era qualcosa di consistente a cui aggrapparsi.
-Ricordo tutto di quel periodo. Ma, dopo che Kuina…-
Qui la sua voce iniziò tremare, ma Zoro era troppo orgoglioso per piangere, e di sicuro, di lacrime ne aveva versate fin troppe.
-Nella mia città, arrivarono dei pirati. Rubarono e bruciarono tutto. Io venni preso. Dopo di che ricordo solo…-
Sanji cercò di capire, come quel che era successo poteva avere qualche legame con la notte in cui erano approdati i pirati in città. La notte in cui era scappato da quei corsari. Riportò lo sguardo su Zoro, ormai totalmente assorto.
-Ricordo solo una sostanza verde smeraldo…-
-Una sostanza?-
-Si.-
-E i pirati? Cosa è successo agli abitanti della città? I tuoi amici?-
-Lo so che ti aspettavi di più, ma che dirti? Tutto qui. Mi sono risvegliato nella tua città solo alcuni mesi prima che tu mi trovassi, le persone del luogo mi conoscevano già per crimini che non ricordo nemmeno di aver fatto. Mi sono sentito come se avessi perso anni della mia vita, di cui non ho nessun ricordo, ma in compenso sapevo molte cose, molte più di un normale bambino di otto anni…-
-Questa è una cosa strana…- mormorò Sanji più a sé stesso che a Zoro.
-Già.-
Lo spadaccino si rabbuiò ancora di più, anche se la sua faccia voleva apparire normale, si riusciva a scorgere un velo di malinconia, lo stesso di chi ad un tratto viene strappato via da tutto ciò che conosce, per ritrovarsi in un posto del tutto estraneo, non riconoscendo nemmeno sé stesso.
-Lo sai Sanji, sei stata la persona più gentile che ho incontrato. Mi hai accolto in casa tua, mi hai trattato come uno della famiglia. E ti ringrazio tanto.-
Faceva davvero male dirglielo. Non era certo il tipo che mostrava facilmente i suoi sentimenti, ed era certo che se ne sarebbe pentito. Ma doveva farlo.
Ad un certo punto sentì un dolce tocco sulla sua guancia. Era come se tutta la sua pelle avesse preso fuoco, e si stesse espandendo sul tutto il corpo partendo dal quel punto preciso.
Lo stesso punto in cui un paio di labbra posavano leggere. Era durato due secondi, forse tre, ma quel tempo era bastato per far fermare tutto il suo mondo.
Sanji aveva gli occhi chiusi, l’aveva fatto così, d’impulso. Era un gesto che gli era venuto spontaneo. Forse per far capire a quella brutta testa vuota, che non doveva ringraziarlo, perché starci insieme, era la cosa più bella del mondo. Ma chi sta leggendo sa, che non glielo avrebbe mai detto.
Zoro invece era rimasto ad occhi sbarrati per lo stupore e il cuore, che galoppava velocemente contro il torace, gli impediva di compiere qualunque movimento. Aveva le guance rosse, e un occhio serrato, in corrispondenza del bacio.
Quando Sanji si staccò lo vide riprendersi un attimo, per poi girarsi velocemente in direzione del cuoco.
Lo stava guardando con fare colpevole, e, probabilmente era più rosso di lui.
-Scusami.- borbottò Sanji.
-Di che?-
-Siamo maschi. Non dovremmo. Queste cose, non le dovrei fare a Nami-san, e Robin-chan?-
Per un attimo lo spadaccino sentì il sangue ribollire nelle vene. Ma per la rabbia.
Velocemente, prese Sanji per un braccio e se lo portò vicino. La sua espressione era a dir poco furiosa.
-Tu provaci, e ti faccio male davvero. Non me ne frega niente di quello che pensa la gente, io ti voglio bene… intesi?-
-Si…-
Non ci fu tempo per dire altro. No, dico sul serio, non ci fu davvero tempo.
Un rumore improvviso, li riportò alla realtà. Si sentirono spari di cannone, e in un attimo la nave inizio a rigirarsi scricchiolando sinistramente.
Sanji e Zoro vennero catapultati in fondo alla stanza. Le pareti, le assi del soffitto e del pavimento si stavano rompendo, facendo entrare tantissima acqua.
Ancora spari.
-Zoro!! Che diavolo sta succedendo?-
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che si ritrovò sommerso da un’ondata d’acqua entrata violentemente dal soffitto.
Fu tutto talmente veloce: Sanji venne trascinato dall’acqua dall’altra parte della nave. Zoro lo afferrò per il polso cercando di non farlo schiantare contro la parete. Erano entrambi sommersi d’acqua, e stavano perdendo aria.
Quando la posizione della nave si addrizzò, riuscirono a prendere aria, ma l’acqua gli stava salendo alla gola.
-Tutto bene?- chiese Zoro che gli stava facendo da scudo con il proprio petto.
-Si…-
-Ehi, Sanji, guarda là!-
Nel soffitto erano crollate delle assi, e si vedeva il ponte della nave.
-Andiamo.-
Sanji si aggrappò da un pezzo di legno, ma un dolore al polso lo fece scivolare. Zoro da dietro cercò di prenderlo.
-Attento!-
-Non è colpa mia, credo di avere il polso slogato!-
Così dicendo gli mostrò la pelle del polso bianca e bagnata, segnata da un brutto livido viola.
-Okkey, ti tengo io.-
-Nemmeno per sogno!-
Il piccolo cuoco si diede una spinta sulle gambe per sollevarsi, e riprese ad arrampicarsi per raggiungere il ponte.
Sulla nave, la situazione era evidentemente degenerata.
I pirati, in preda al panico correvano o si buttavano in mare, solo alcuni cercavano di rispondere al fuoco.
Zoro si buttò sul corpo di Sanji, quando una cannonata passò velocissima proprio accanto a loro.
Quando si girò per vedere da dove provenivano videro un immenso veliero che li stava sorpassando.
Entrambi sgranarono gli occhi al cospetto di quel galeone. Era almeno sei volte la nave su cui stavano viaggiando, e al suo passaggio l’enorme imbarcazione proiettò un’ombra oscurando tutto e facendo cadere un’atmosfera ancora più terrificante.
-Sanji! Alle scialuppe di salvataggio!!-
Con la vista appannata e l’udito ovattato da tutti quegli spari, Sanji riuscì comunque a capire e si diresse a tribordo.
 Ne era rimasta solo una, ma  gli uomini che miravano a scappare erano davvero tanti, non ce l’avrebbero mai fatta a raggiungerla.
Sanji saltò e si appese con una mano al bordo della scialuppa, una volta tiratosi su, aiutò Zoro a salire. Ma non avevano fatto i conti con i due pirati che erano a bordo.
-Non provarti a muovere o sei morto!- esclamò uno di questi, tenendo la spada a due centimetri dal naso di Sanji.
-E tu non provare a puntare un arma contro questo biondino, lui è sotto la mia custodia!- disse di rimando Zoro afferrando un remo e colpendolo in faccia, in modo che cadesse in mare.
-Zoro alle tue spalle!- urlò Sanji.
Ma ormai era troppo tardi. Zoro sentì un dolore allucinante e cadde a terra. Stava perdendo molto sangue.
-ZORO!-
Sanji prese il remo e si girò impugnandolo a mò di spada contro l’altro pirata.
-E adesso che fai? Non mi sembra che il tuo custode possa ancora proteggerti ridotto così com’è.-
Un altro colpo, un  altro corsaro in mare.
-Pensa a te, idiota.-
Il piccolo afferrò le corde e tirò velocemente facendo scendere la scialuppa in mare.
Presero il largo facilmente, c’erano onde altissime, e di lì a poco sarebbe arrivata una tremenda tempesta.
-Zoro! Zoro resisti! Ce l’abbiamo fatta! Siamo fuori.-
Sanji si inginocchiò accanto all’amico. Lo spadaccino aveva gli occhi fissi su di lui, trovando la forza di rispondere.
-S-sanji… sto bene, non preoccuparti, sto…-
-No, non è vero non stai bene! Zoro? Non morire, io ho bisogno di te!-
Zoro faceva fatica a respirare, non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Sentiva le mani di Sanji provare a tamponargli la ferita sul fianco.
-Non puoi farmi questo, Marimo… mi avevi promesso… che mi avresti portato a pattinare, ricordi? Solo io e te! Insieme!-
Ormai non era più cosciente, non sembrava respirare nemmeno più.
Sanji lo prese e lo strinse forte. Iniziò a piangere convulsamente. La pioggia si mischiava con le sue lacrime salate. Gli prese il viso tra le mani guardandolo e pregando intensamente.
-Zoro, mi hai detto che mi vuoi bene, se è così resisti! Ricordi? Quando ti ho trovato? E ti ho detto che non riuscivi a guardare? Zoro! Te l’ho mai detto? Che hai dei bellissimi occhi?-
Niente sembrava funzionare. Non riusciva a destarsi.
-Zoro! Ti prego!-
Ancora altre lacrime. Ormai, non riusciva a vedere niente, se non la sua sagoma.
-Zoro, credo di essermi innamorato di te! Perciò non lasciarmi solo!-
La sua voce veniva dispersa dal rumore delle onde e della pioggia, nessuno lo poteva sentire.
Sentì un dolore straziante invaderlo. E quando alzò gli occhi da Zoro vide la poppa di quell’immenso galeone venirgli addosso.
Quella fu l’ultima immagine che vide, prima che una vertiginosa onda li travolgesse.

*** ***
Salveeee, come al solito scrivo due righe come ringraziamento a tutti quelli che stanno leggendo la storia e l'hanno recensita. Mi ha fatto molto piacere vedere che il giudizio è abbastanza buono...! *si commuove* no, dico sul serio, grazie.
Spero continuerete a leggere e a recensire. =) 

Baci e abbracci in quantità =)
XXX
By Rea-chan x3





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Capitolo 10
*** Casa dolce casa ***


Capitolo 10: Casa dolce casa


Sanji aprì gli occhi, gli bruciavano da morire. Li richiuse per un attimo, poiché la luce era troppo forte, e lui non si era ancora abituato. Si alzò piano, portando una mano sul viso per strofinarselo. Sentiva di essere appena andato all’inferno e poi essere tornato. Delle voci attorno a lui parlavano, e si mescolavano tra loro, incomprensibili…
-Z-Zoro?-
Con voce tremolante cercò invano di parlare, ma appena aprì bocca si ritrovò un bel po’ di acqua su per la gola.
-Ehi, piccoletto, stai bene?-
-No, voglio sapere dov’è Zoro.-
Sanji tornò cosciente e vide l’uomo che c’era davanti a lui: un uomo, di mezza età, con la barba grigia che gli pendeva dal mento, capelli neri, e occhi verdi intenti a fissarlo.
-Dov’è lui? Dove sono io? Chi è lei?-
-Piano ragazzino, una domanda alla volta.-
Una bella donna era sbucata dalla porta di legno in fondo alla stanza. Portava un grembiule bianco, come quello dei medici, un paio di occhiali rotondi le facevano capolinea dal naso, i capelli neri e un bel paio di occhi azzurri.
Sanji rimase per un attimo a occhi sbarrati a guardarla, prima di ritornare bruscamente alla realtà.
-Se cerchi il tuo amico, sappi che è qui, non preoccuparti, sta bene.-
Ed ecco fare capolinea anche un ragazzino dai capelli verdi, ricoperto di bende, leggermente frastornato.
-Zoro! Zoro, oddio Zoro!- disse Sanji fiondandosi letteralmente addosso.
Non riusciva a crederci… Si sentiva molto stanco, e il suo corpo era ancora molto indolenzito, soprattutto il suo polso. Aveva ingoiato molta acqua, si sentiva la gola secca, e gli bruciava molto, ma quando lo vide, improvvisamente ebbe una scarica di adrenalina tale da non badare a nessuno di quei malori, e senza perdere tempo, si buttò al collo del ragazzo.
Vederlo di nuovo, gli aveva ricordato quanto si era sentito solo, su quella zattera, senza nessuno accanto, o meglio, senza di lui.
-Zoro! Non ci credo! Sei vivo…! Aspetta… Non è che sono morto anche io?-
.-Non ancora, ma se non mi molli ti faccio a fette, credo che mi hai appena rotto una costola…-
Sanji si staccò quel poco che bastava per lanciargli un’occhiata penetrante…
-Mi sei mancato, idiota.-
E senza dire altro, lasciò la presa. A Zoro venne spontaneo sorridere guardandolo, ma poi ritornò serio, pensando al pericolo che avevano corso e, fortunatamente, scampato.
-Aspetta per la rimpatriata, questi signori ci devono molte spiegazioni…- disse Zoro girandosi verso i due che erano rimasti a guardare.
-Bhè, direi proprio di si.- rispose l’uomo.
Si scambiò una rapida occhiata con la sua collega.
-Siete stati voi a recuperarci? E, bhè, a medicarci?-
-Si, il ragazzo che era di vedetta vi ha visto mentre, passando, abbiamo travolto la vostra scialuppa.-
-Allora direi che ringraziarvi sia d’obbligo.- disse Sanji mostrando un bell’inchino rivolto più alla donna poggiata con i gomiti al davanzale della finestra.
-Aspetta a ringraziarci, piccoletto.- rispose questa con voce dura, ma il suo sguardo era sinceramente dispiaciuto.
Sanji rimase un po’ preoccupato per quelle parole.
-Siete dei pirati?- domandò Zoro senza farci caso.
-No. Un tempo forse. Tutti noi, adesso, dedichiamo la nostra vita alla ricerca.-
-Ma allora, perché ieri avete tentato un arrembaggio contro quei pirati?-
-In realtà, stavamo cercando una persona… Stavamo cercando lui.- l’uomo indicò Zoro con l’indice della mano.
Sanji si voltò a guardarlo stranito, lui invece non ebbe la minima reazione, come se se l’aspettasse. Si girò verso il cuoco e lo guardò con uno sguardo di scusa.
-Io non capisco che sta succedendo. E soprattutto, chi siete voi?-
Rimase un silenzio tra i due, poi fu la donna a parlare.
-Io mi chiamo Lara. E lui Kristopher. Adesso vi spiegheremo tutto. Ma dobbiamo partire dall’inizio. Avete mai sentito parlare dell’operazione Apocalissi?
-Direi di no.- rispose Sanji sicuro di parlare per tutti e due.
Kristopher riprese a parlare..
-Come vi abbiamo detto, noi due siamo ricercatori. L’intera nave lo è. All’inizio, eravamo anche noi dei corsari, ma lo facevamo per proteggerci, eravamo una preda facile per i pirati, dato che per la nostra ricerca era fondamentale il viaggiare per i mari. Gli affari ci andavano bene, e quando ottenemmo abbastanza rispetto, comprammo questo enorme galeone, e riponemmo il vessillo pirata, sicuri che ormai, nessuno ci avrebbe dato più fastidio.-
-Ma ci sbagliavamo.- interruppe Lara.
-La nostra ricerca, consisteva nello sviluppo di una materia. Questa materia, trovata nel fondale marino del Nuovo Mondo, è in grado di raccogliere le memorie e i saperi di ogni persona. Sviluppata correttamente, poteva essere una salvezza per i popoli destinati alla distruzione.- riprese il dottore.
Mentre parlava, Sanji notò che una piccola luce, si era accesa nei suoi occhi. Forse quel che rimaneva della sua passione, del suo sogno di ricercatore, che sperava avrebbe potuto fare del bene alle altre persone. Si girò poi verso Zoro, e vide che si stava completamente lasciando trascinare dalle sue parole, come incantato. O stava dormendo ad occhi aperti? No, impossibile, che andava a pensare. Era ovvio che fosse così concentrato, per quanto aveva capito, forse quella storia aveva a che fare con il suo passato, o con quegli strani pirati che erano approdati nel porto della loro attuale città. Ma come poteva questo racconto avere un nesso? Aspetta… il dottore stava parlando di una sostanza… non sarà la sostanza verde nei ricordi di Zoro?
La voce del dottore gli ritornò alle orecchie un po’ più forte, forse era la sua coscienza che gli stava intimando di continuare ad ascoltare.
-Adesso, Zoro, spero tu capirai che quello che è successo dopo, è il nostro rammarico più grande. Se potessi tornare indietro, farei di tutto per…-
-Basta con le chiacchiere Kris! Ha diritto di sapere! Quindi diglielo e basta!- Lara aveva bruscamente interrotto la narrazione.
Il dottore la guardò addolorato, e poi sospirò, come per trovare il coraggio di continuare a parlare.
-Il fatto è che, noi pensavamo di essere i pirati più possenti in quei mari. Ma una notte, una ciurma di pirati, divisi in due flotte, ci attaccarono, e rubarono quella preziosa sostanza… scatenando il caos. Noi cercammo di riprendercela, ma purtroppo, erano troppo forti. Il loro comandante si chiamava Jerez. Forse avrai avuto modo di incontrarlo, il vessillo corrisponde a un teschio a tre teste con un pugnale conficcato in quella di mezzo.-
Zoro Sanji si guardarono come pietrificati. Poi Sanji si fece scappare un vivace sorriso.
-Si, li conosciamo bene. Ma non preoccupatevi, non potranno più far del mare a nessuno. La loro nave è saltata in aria. L’ho vista con i miei occhi.-
-Solo una? Lui ha due flotte. La seconda, credetemi, è molto più numerosa, e possiede una nave ancora più grande. Dovete stare attenti perché…-
-Perché mi stanno cercando.- interruppe Zoro.
Sanji lo guardò con tanto d’occhi.
-Me l’ha detto il mio maestro. Lui ha fatto saltare in aria la prima nave, ed è venuto ad avvisarmi. Ma non capisco come faceva a trovarsi lì, non lo vedo da anni.-
-No, Zoro, ti sbagli. In realtà sono solo pochi mesi.-
A quel punto sia Zoro che Sanji lo guardarono confusi è un po’ agitati. Sanji si era accorto che aveva iniziato a sudare freddo, e dovette ingoiare un paio di volte per mandare giù la saliva che gli era rimasta in gola, senza volerne sapere di scendere giù.
-Ora ti spiego. La prima cosa che fece Jerez una volta in possesso della sostanza, fu quello di prendere di mira i villaggi per provarne gli effetti. Villaggio dopo villaggio, avveniva una strage di tutta la popolazione, ne prendevano solo alcuni per effettuare gli esperimenti. Nessuno se ne è mai accorto, perché avvenivano a distanza di anni.-
-Ma non capisco! Che cosa volevano ottenere?- urlò quasi sull’orlo dell’esasperazione Sanji, che mentre parlava non riusciva a non immaginarsi urla strazianti di donne, uomini e bambini mentre vedevano in fiamme le loro case e le intere città.
-Il loro obbiettivo era quello di accumulare più memorie possibili dentro quel liquido, per poi iniettarselo e diventare delle specie di… super uomini.-
Sanji rimase con la bocca spalancata, e il cuore che andava a mille per la rabbia, il disgusto, e il terrore insieme. Zoro invece, era rimasto ad occhi sbarrati contemplare il pavimento legnoso.
-Aspettate, fermi tutti ragazzini.- si intromise all’improvviso Lara, notando le loro facce.
-Vi faccio un piccolo riassuntino di come funziona esattamente. Tu prendi un siero di quella roba, la inietti nella persona in questione. La sostanza si fa il giro della tua testa, si prende tutte le informazioni più importanti, come la tua esperienza, dopo di che la espellono dal corpo. Più memorie contiene, più diventa un arma micidiale. Una volta raccolto abbastanza, si deve solo ridurre in forma liquida, e dopo di che è pronta per essere utilizzata. Tutto chiaro?-

-Grazie mille per essere stata così esplicita!- lamentò Zoro.
-Ma questa è una cosa disgustosa!- aggiunse Sanji.
-Questa è l’operazione Apocalissi, o meglio… lo era.-
-Esiste una cura?- gridò entusiasta Sanji.
-Si, ed è proprio lui.- disse Lara buttando una rapida occhiata a Zoro.
-Quando i pirati arrivarono alla tua isola, fecero lo stesso con i suoi abitanti. Ma tu, ragazzo mio, tu hai avuto qualcosa che ha contrastato il potere della materia! Quando hanno provato a inserirla nel tuo corpo, non solo non ti ha preso nessun ricordo, ma ne ha addirittura persi!-
-Questo spiega perché so molte cose. O perché il mio maestro sia tornato per avvertirmi, era stato preso anche lui ma è riuscito a scappare. Ed ecco perché quelli che per me sembravano anni, in realtà erano mesi…-
-La tua forza di volontà, è riuscita a non farsi sottomettere. In tutto questo avrai sviluppato anche degli anticorpi, per questo i pirati ti cercano disperatamente.- continuò Kristopher.
Ne parlava con tanta enfasi, evidentemente rappresentava una speranza per molte persone.
Sanji si girò a guardare Zoro alzando un sopracciglio.
-Questo qui? Andiamo, e solo un marimo!-
Come risposta ebbe un sonoro scappellotto in testa. Lo spadaccino si alzò e si stiracchiò un po’, poi si avviò verso la porta.
-Aspetta dove vai?!- disse Lara con tono preoccupato.
-Qui non c’è più niente da dire, no? Vado a prendere una boccata d’aria.- rispose aprendo la porta e sparendo dietro di essa.
-Aspetta, vengo con te! Ti perderai.- aggiunse Sanji seguendolo.
Nella stanza rimasero solo i due colleghi che si guardarono con fare rassegnato. Lara sbuffò sonoramente una o due volte, prima di dire:
-Sono solamente dei ragazzini.-
E dopo di che lasciò da solo Kristopher a riflettere sulla conversazione appena svolta.

Sanji aveva fatto il giro della nave già tre volte, ma di Zoro non c’era traccia. Chissà dove si era andato a cacciare.
Si fermò nelle grandi cucine della nave, fermandosi a sentire ogni odore, e a volte i cuochi vedendolo gli facevano l’occhiolino, o gli faceva assaggiare qualcosa. Il piccolo si stava divertendo ad aggiungere un personale ritocco ad ogni piatto, e scoppiava a ridere ogni quando rimanevano a guardarsi sbalorditi, vedendo che effettivamente le pietanze acquistavano un ottimo gusto.
Però la sua missione lo preoccupava di più, quindi salutò i suoi amici raggiungendo il ponte della nave. Lì trovò Zoro appoggiato alla ringhiera, con lo sguardo perso nel vuoto.
Si avvicinò furtivamente, facendosi spazio accanto a lui. Si era informato, e a quanto sembrava, li stavano riportando a casa. Però sarebbero rimasti un paio di giorni a controllare se ci fossero altri pericoli all’orizzonte.
-Noi siamo abbastanza forti da proteggervi, ed è il minimo che possiamo fare per voi.- aveva detto Kristopher.
La brezza gli smuoveva i capelli, che gli andavano a solleticare il viso. Sanji se la godette per un minuto, cercando le giuste parole con cui confortare l’amico dai suoi dubbi e paure.
-Sei preoccupato?- disse infine.
-Vi ho messi tutti in pericolo. Voi mi avete accolto, e io vi ho ripagato portandovi una flotta di pirati assetati di sangue in città. Se dovessero attaccare, se dovessero farvi del male…-
-Abbiamo già avvisato la marina. Hanno detto che correranno al minimo rischio di attacco.-
-Io non mi fido di quei tizi…-
-Fidati delle persone a bordo di questa nave. Loro ci proteggeranno a qualunque costo.-
-Si sentono solo in colpa.-
-Sono brava gente.-
Nessuna di quelle parole sembravano tirarlo su di morale.
-Fidati di me quando ti dico, che ce la caveremo. Non sei solo, non lo sarai mai più. Anche i ragazzi, Zeff, e tutti quelli della scuola, ci daranno man forte.-
Con queste parole Sanji gli prese la mano e la strinse. Zoro accennò ad un piccolo sorriso.
-Non ti ho raccontato tutto sulla notte in cui mi hanno aggredito quei pirati.- riprese Sanji guardando verso l’orizzonte.
-Cercavano un ragazzo di nome Zoro. Ma io gli ho detto di non sapere chi era.-
-Perché non me l’hai mai detto?- lo interruppe lo spadaccino, guardandolo.
-Sapevo che se te l’avessi detto, saresti scappato. E non volevo.-
Sanji si girò a guardarlo. La luce del tramonto che stava calando sul mare, si rifletteva su di lui.
-Hai dei bellissimi occhi, lo sai?-
-Questa cosa l’ho già sentita…- rispose ridacchiando.
-Già…!- disse Sanji ricordando quel momento sulla zattera.
Poi, fece un salto di almeno due metri all’indietro.
-Allora vuoi dire che… hai sentito tutto??-
-Oh, si…-
Zoro gli si avvicinò sorridente. Quello sguardo non significava niente di buono.
-Ho sentito… che c’è una persona qui che mi vuole molto bene…-
-Emh, guarda che mi ero fatto prendere dal momento! Niente di quello che ho detto… potrebbe… essere vero…-
-Ma quando la smetti di parlare?-
Lo spadaccino si mise accanto a lui, e gli scoccò un leggero bacio sulla guancia. Rimase poi a giocare con una ciocca di capelli biondi, che gli ballava leggera sulla fronte, mossa dal vento.
A distrarli fu un urlo che arrivò dalla ragazza chiamata Lara.
-GENTE! TENETEVI PRONTI AD APPRODARE! TERRA IN VISTA!-
-Casa!- esclamò Sanji correndo verso il parapetto a vedere.
Zoro rimase a guardarlo, sorridendo.
-Già… casa.- disse poi raggiungendolo.


*** ***
Salve a tutti, gente :D
Vorrei ringraziarvi con tutto il cuore per le recensioni dello scorso capitolo. Per me è importante =)
dico d'avvero >.<
Spero che questo capitolo vi sia piciuto, e spero anche che mi lascerete tante belle recensioni :) 

Grazie anche per i consigli, mi sono sempre utili ;) 
Detto questo saluto tutti quelli che stanno leggendo:

TUTTI QUELLI CHE LEGGONO QUI, SONO DEI GRANDISSIMI GENI ;)

Okkey, la pianto, ma quanti anni ho?? o.o
Ahahahah, scherzo <3
Ora basta, mi dileguo, prima che qualcuno decida di lanciarmi qualcosa ^^

XXX
By Rea-chan x3

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Capitolo 11
*** Attacco alla città ***


Cpitolo 11: Attacco alla città


Quando la nave fu abbastanza vicina al porto, si ancorò. I membri dell’equipaggio di Lara sbarcarono e scesero a terra. Sanji contò almeno quaranta uomini, ma non era sicuro che fossero tutti. Si chiese se quel pirata, Jerez, ne avesse molti di più. A quanto aveva detto Kristopher, dovevano aspettarsi al più presto un attacco. A quanto pare, non erano i soli a tenerli d’occhio.
C’era però un punto a loro vantaggio: Jerez, sapeva che Zoro si era stabilito sull’isola, ma non sapeva esattamente dove, e la città era abbastanza grande, non poteva cercarlo in ogni angolo…
Inoltre, gli era giunta voce che erano a conoscenza della fuga di Zoro dall’isola e quindi, molto probabilmente, adesso erano a setacciare il mare cercandolo chissà dove.
Quando Sanji scese a terra notò subito che qualcosa non andava. Forse, era il fatto che non sentiva nessun rumore (e dire che era anche l’ora di punta), oppure lo strano odore di bruciato che aleggiava nell’aria, ma c’era qualcosa di diverso. Era palpabile, percettibile, e non gli era sfuggito.
All’improvviso, una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco. Il cuore aumentò il battito e le mani gli si fecero fredde. Un formicolio gli attraversò i muscoli. Cos’era? Paura? L’aveva già provata, ma questa volta aveva capito che era molto più grande.
La mano di Sanji andò a scontrarsi con quella calda di Zoro. Un solo, piccolo tocco, e gli fece passare una scossa elettrica lungo la colonna vertebrale.
-Cosa c’è?-
-Qualcosa non va.-
-Cosa?-
-Non so… è tutto così strano… cos’è quel fumo?-
Una nube si fece avanti dall’orizzonte appannando di poco la vista.
-Oh, no…-
Sanji vide Zoro fare uno scatto e tornare indietro.
-Lara! Lara!-
-Cosa c’è, piccoletto?-
-Guarda!-
Anche Lara volse il suo sguardo all’orizzonte. Si fece improvvisamente seria, come se stesse elaborando velocemente quello che poteva significare, e cosa avrebbero dovuto fare da allora in poi.
-Sono già qui.- concluse infine.
-Già, proprio come temevo.-
-Ehi! Kristopher! Raduna gli uomini! Voglio sentinelle qui al porto, altre nelle zone ovest ed est della città! Voi due, serve un balia per i piccoli!-
-Ehi, non ci serve nessuna balia!- interruppe Sanji raggiungendoli.
Lara lo guardò un attimo con sguardo preoccupato prima di tornare a dare ordini a destra e a manca.
-Oi, Lara, noi che dobbiamo fare?- domandò Zoro.
-Io devo tornare al Baratie! Se è successo qualcosa, devo controllare come sta il vecchio decrepito!-
-Voi restate qui. Al sicuro.- Si intromise Kristopher, spuntato alle spalle della ricercatrice.
-No! Devo andare da…-
-Non hai sentito? Ha detto che dovete rimanere qui, dove possiamo tenervi d’occhio!- aggiunse Lara alquanto stizzita, sempre dando ordini ai marinai.
Con quelle parole Sanji rimase un attimo in silenzio, con la bocca spalancata dallo sconcerto, cercando il modo meno aggressivo e più educato per farle capire che doveva assicurarsi che tutti stessero bene.
Quando capì che non poteva ribattere senza perdere le staffe, cercò l’aiuto di Zoro.
Bastò uno sguardo, una silenziosa richiesta d’aiuto per ricevere il suo appoggio.
-Statemi bene a sentire. Si fa come dice il sopracciglio qui accanto. E basta.-
Lara sbuffò in modo più plateale che potesse, prima di fermarsi, accucciarsi davanti a Sanji e dirgli...
-D’accordo. Ma, vi darò una scorta.-
-Eh, meglio di quanto mi aspettassi.- rispose con un’alzata di spalle.
Finalmente si incamminarono alla volta della città, affiancati da due uomini.
Sanji si girò un’ultima volta, giusto in tempo per vedere Lara, che da lontano lo stava salutando e le sue labbra pronunciavano mute queste parole:
-Buona fortuna piccoli.-
Sanji si guardò attorno mentre entravano in città: case vuote, mezze distrutte. Della gente, nessuna traccia.
Nell’aria c’era un cattivo odore. Le strade erano deserte, qua e la si trovavano abitazioni incendiate e bruciacchiate. La città era stata messa a ferro e fuoco, ed era molto peggio di quanto si potesse immaginare.
I due uomini accanto erano vestiti con un camice bianco (tanto per cambiare) entrambi alti, e con i capelli castani. Erano armati, e si giravano intorno continuamente, insicuri di cosa avrebbero potuto trovare ad ogni angolo.
-Manca ancora molto?- chiese uno dei due.
-No, è quella là in fondo.- rispose Sanji.
D’un tratto si sentì uno sparo, vicinissimo, troppo vicino, e un liquido rosso scivolare sfuggente sulle mattonelle della strada.
-Dobbiamo proteggere i ragazz…-
Un altro sparo. Stavolta Sanji lo sentì vicinissimo all’orecchio destro. Si girò appena in tempo per vedere due corpi a terra, senza vita, prima che Zoro gli mettesse una mano sugli occhi.
-Via di qui, Sanji!!.-
Il piccolo cuoco venne tirato per un braccio dentro un vicolo, e continuò a correre finché non sentì la sensibilità delle gambe venirgli meno. Cadde in ginocchio per terra, sbattendo contro le grandi pietre di cui era formata la strada e un gemito doloroso gli sfuggì dalla bocca.
Cercò di rimettersi in piedi, impresa poco facile dato che le sue gambe non erano per niente d’accordo.
-Avanti…- mormorò e a fatica riuscì a rialzarsi.
Almeno non erano rotte, pensò.
-Di qui!- fece segno a Zoro che lo stava tornando indietro per raggiungerlo.
Svoltarono in un vicolo che li portò davanti all’entrata secondaria del ristorante.
Sanji prese dalla tasca del pantalone un mazzo di chiavi, e cercò per qualche secondo quella giusta. Quando la trovò, aprì la porta.
Si girò notando che Zoro lo stava guardando con faccia alquanto scioccata.
-Che c’è? Le porto sempre con me!-
-Si, va bene, muoviamoci!- rispose sviando l’argomento.
Passarono per le cucine e per le grandi sale, ma non c’era nessuno. Più di una volta Sanji si ritrovò a dover prendere Zoro per mano perché stava andando nella direzione sbagliata.
-Insomma, vivi qui da quasi sei mesi e non ricordi nemmeno dov’è l’appartamento??-
-Non è colpa mia, questo posto è enorme!-
-Si, vabbene, sbrighiamoci,eh?-
Entrati in casa, la situazione era la stessa di tutto il resto del Baratie: vuoto assoluto. Solo che sembrava che la casa fosse stata messa sotto sopra.
Sanji diede uno sguardo veloce a tutte le camere, sembrava si fosse svolta una rissa. Chissà dov’era il vecchio…
-Sta bene. Una pellaccia come la sua, non riesce a batterla nessuno.- disse Zoro arrivando da dietro e poggiando una mano sopra la spalla del biondino.
-Già… Zoro, secondo te come stanno i ragazzi?-
-Non lo so. Spero stiano bene…-
Sanji si avvicinò ad una piccola cornice che era stata malamente buttata sul pavimento e la raccolse. Delle piccole figure gli mostravano undici ragazzini che giocavano a fare delle buffe pose
mentre un altro uomo, a destra, con un lungo cappello e due baffi (se possibile ancor più lunghi) intrecciati in delle bionde trecce, che sorrideva gioviale. Oltre a lui, altre persone da dietro stavano ridendo come pazzi perché i ragazzini stavano facendo impazzire il fotografo. Riconobbe Olvia, Tom e Bell-mère, (insieme ai fratelli di Rufy, e i genitori degli altri) nel fondo.
L’immagine veniva resa deforme dai pezzi di vetro che prima la ricoprivano.
L’avevano scattata la sera del ballo.
-E ora? Qual è la prossima mossa?- chiese Sanji posandola delicatamente su uno scaffale.
-Fuori è pericoloso. Ma lo è anche se restiamo qui, non sono sicuro di aver seminato i tizi di prima.-
-Quindi torniamo indietro?-
-Torniamo indietro.-
Avevano preso la strada più corta per tornare al porto e la stavano percorrendo più velocemente possibile. Ad un tratto, però, si sentì da lontano uno strano vocio. Entrambi si fermarono di colpo ad ascoltare. Sanji si domandò di chi erano quelle voci… sembravano… dei ragazzi.
-Aspetta un attimo, sopracciglio!- disse d’un tratto Zoro, come se si fosse ricordato all’improvviso di qualcosa di molto importante.
-Si??- rispose Sanji alquanto irritato.
-Questa strada… me la ricordo…-
-La facciamo ogni mattina…-
-Qui vicino c’è…-
-Hai ragione! Come ho fatto a dimenticarmene?-
-E dai, fallo dire a me, ho ricordato anche la strada…-
-Secondo me sei andato ad intuito…-
-Che vorresti dire, sopracciglio inutile?-
-Che non riusciresti a ricordare una strada nemmeno se l’avessi costruita con le tue mani, marimo. E questo è perché il tuo senso di orientamento è pari a zero.-
-Smettila di farneticare e andiamo a controllare se c’è qualcuno a…-
-Scuola?-
-Ecco, lo sapevo che lo dicevi tu.-
Sanji gli fece la linguaccia mentre si avviavano di corsa verso l’edificio.
La struttura era apparentemente vuota. Alcune volte si sentiva qualche ragazzino piangere, e altre voci, più rassicuranti, che cercavano di farlo smettere.
Il cancello principale era aperto, così Sanji e Zoro ne approfittarono per intrufolarsi nel lungo viale che portava all’entrata della scuola.
Appena arrivati, Sanji andò a sbirciare da una delle finestre al piano terra per vedere se ci fosse qualcuno dentro. Si allungò sulle punte, cercando di vedere dentro, ma era troppo in alto, e lui era un po’ troppo… basso.
-Ehi, Zoro, dammi una mano!- disse all’amico.
-Una mano a fare che??-
-Prendimi in braccio.-
-Ma sei pazzo?-
-Fallo e basta!-
Sanji sentì Zoro lamentarsi sommessamente dietro di lui, e poi due braccia forti prenderlo per le gambe e alzarlo di un bel po’ di centimetri.
Il suo respiro aveva appannato il vetro, così lo pulì con la mano e sbirciò dentro.
C’erano dei bambini, con… Tom…
Giocavano tranquilli, ma non si poteva dire lo stesso per il professore, che sembrava molto in ansia e di tanto in tanto li zittiva per cercare di sentire qualche rumore sospetto.
Insieme a lui c’erano la sorella di Nami, Robin, Brook e Franky.
-Cavolo, ma ti sbrighi? Sei pesante!-
-Non lamentarti, e rimani fermo… Ho quasi fatto.-
-Ma cosa c’è di tanto interessante?-
-Non muoverti, ho detto!-
-Ciao ragazzi! Che fate di bello??? Un nuovo gioco??-
-Rufy, non ora! Aspetta… Rufy?-
Sanji e Zoro si ritrovarono per terra.
Davanti a loro c’erano quattro ragazzi che sorridevano gioviali.
-Rufy, Nami, Bibi, Usopp! Che bello rivedervi!- disse Sanji con gli occhi che gli brillavano.
Il ragazzo con il cappello di paglia stava già per saltare addosso ai due ragazzi, quando Nami, venne avanti con aria minacciosa.
-Nami-san, luce dei miei occhi… che c’è?-
Si sentirono due sonori schiaffi.
-Voi… maledetti. Ma lo sapete quanto ci avere fatto preoccupare? Siete spariti per due giorni senza dire nulla! Vi abbiamo dato per dispersi! Zeff vi avrebbe ucciso! Si è ritrovato uno sconosciuto in casa mentre voi eravate spariti! Esigo delle scuse!- disse Nami furiosa con il pugno ancora alzato e “fumante”.
-Scusaci Nami….- dissero all’unisono i due con due bernoccoli sulla testa.
Rufy, Usopp e Bibi stavano ridendo in sottofondo.
-Zeff? Dov’è Zeff?- chiese Sanji divenuto improvvisamente serio.
Anche Nami si rattristì tutta ad un tratto, e calò il silenzio.
La prima a parlare fu Bibi, facendosi avanti.
-Ragazzi… dobbiamo dirvi un bel po’ di cose.-
Sanji e Zoro si scambiarono un’occhiata, prima di rivolgere la loro attenzione alla ragazza col codino.


****
Salve a tutti =) Come va? Scusate se ci ho messo un pò ad aggiornare >.<
E scusate anche se vi ho lasciato così xD Ma ho avuto parecchio da fare, e tante cose per la testa...
Un ringraziamento a tutti quelli che hanno letto e recensito lo scorso capitolo =)
Ci sentiamo al prossimo, che arriverà preso, state tranquilli.

XXX
By Rea-chan x3

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Capitolo 12
*** Atti di coraggio ***


Rea's Corner x3
Salve a tutti!!!
Vediamo, come dire? Ecco il nuovo capitolo e... *viene colpita da mille tipi di armi e verdure marcie diverse e si nasconde* 
Okkey, lo so che sono in ritardo...
*coro*: E QUESTO ME LO CHIAMI RITARDO!
... di quasi un anno ma...
*coro* E TI PRESENTI COSì??
Massì, massì!! Scusatemi, ecco!!
*coro* ... 
Ho avuto un brutto blocco, ma l'importante è che ora sono qui no? Bè, per tutti quelli che hanno ancora il coraggio di seguire la storia, ecco un piccolo riassunto dei capitoli precedenti:

*canzoncina* Erase Rewiiiiind http://www.youtube.com/watch?v=yzibA7YP7VM

NEI CAPITOLI PRECEDENTI...
L'era della pirateria è appena iniziata, quando in un villaggio tranquillo del Mare Orientale un bambino di nome Sanji incontra Zoro, ragazzino di cui non si sa niente, che sembra essere comparso dal nulla.
Fanno amicizia, e Sanji si affeziona tantissimo a Zoro, quando una nave di pirati approda un giorno nel porto della tranquilla cittadina.
La nave viene distrutta dal vecchio maestro di spada di Zoro, che è l'unico sopravvissuto del loro villaggio, quindi il piccolo spadaccino prova a scappare, ma Sanji lo insegue, non sapendo che è lui l'obbiettivo di quei pirati.
Infatti Zoro è l'unica cura per estinguere l'operazione Apocalissi, un antico progetto avviato da dei ricercatori per recuperare le memorie di popoli ormai scomparsi, ma che purtroppo è finito in mani sbagliate, nelle mani del pericoloso pirata Jerez, che usa questa sostanza per diffondere panico e dolore.
Ora Jerez e l'altra sua flotta di pirati hanno attaccato la città, venuti a sapere della presenza di Zoro in quelle vicinanze.
Starà ai due piccoli, insieme ai loro alleati ricercatori, combattere per salvare la loro città e per liberare Zoro dalla minacciosa presenza dei pirati.


Capitolo 12: Atti di coraggio

Sanji correva forte, con il cuore che batteva all’impazzata e il vento che fischiava nelle orecchie.
Teneva gli occhi serrati, e cercava di sopportare lo sforzo che stava costringendo le sue povere gambe a fare.
-Cuoco! Fermati un attimo!-
Dietro di lui la voce di Zoro gli arrivava al quanto affannata e ansimante.
-Dove credi di andare! Non abbiamo un piano… non abbiamo la minima idea di quello che troveremo in piazza!-
Parli proprio tu Marimo… credo tu sia l’ultimo che potrebbe venirmi a fare una paternale sui colpi di testa… pensò Sanji.
Tuttavia si fermò comunque. Ritornò sui suoi passi, giusto il tempo di dire a Zoro:
-Non so cosa troveremo, so solo che hanno rapito tutti gli abitanti, e io devo…- mentre parlava iniziò a balbettare. Era difficile da esprimere, ma lui sentiva come se li dovesse proteggere, in qualche modo. E questo suonò come una contraddizione alle sue stesse orecchie. Come poteva un bambino di appena otto anni combattere contro un’intera flotta? Perfino lui non riusciva a capacitarsene.
Con le mani entrambe davanti al viso, puntò lo sguardo verso il cielo, come faceva di solito quando era sovrappensiero. Era una bellissima giornata, il cielo era vagamente oscurato da qualche nuvola di passaggio. Potevano essere le undici, mezzogiorno al massimo. Sanji sentì all’improvviso un rumore sinistro provenire dal suo stomaco e solo allora si accorse che aveva una fame tremenda. Dopo tutto, da quanto non mangiava?
Non si preoccupò più di tanto comunque, aveva passato molti più giorni senza la lontana ombra né di cibo, né di acqua. In compagnia di quel vecchio decrepito…
Ah… il vecchio. Probabilmente era in piazza, insieme a tutti gli altri cuochi e lavoratori del Baratie.
Doveva aiutarli. In fondo era anche un po’ colpa sua, no? Colpa sua se aveva messo tutti in pericolo parlando con quello strano ragazzino, parecchi giorni addietro. Solo perché non era riuscito a tenere a freno la curiosità, solo perché lo aveva trovato così maledettamente in pena, come un cucciolo abbandonato. Si… uno scontroso cucciolo abbandonato dai capelli verdi!
-Ehi… cuoco.-
Sanji sussultò volgendo lo sguardo a Zoro, che ormai era poco distante da lui.
-Qual è il piano?-
-Torniamo da Lara. Spieghiamole cos’è successo. Insieme penseremo ad un contrattacco.- disse Sanji senza esitare, guardando un punto fisso  davanti a sé per non andare incontro agli occhi perforanti dello spadaccino.
Poi, dei passi improvvisi si fecero avanti nel silenzio che echeggiava tutt’intorno, e l’eco di alcune risate si levò alto nell’aria.
-Davvero stiamo facendo tutto questo casino per un marmocchio?-
-Lo sai com’è il capo… dev’essere qualcosa di grosso per coinvolgere un’intera città. E poi, a noi tocca solo prendere gli abitanti e scortarli in piazza, dato che non sappiamo nemmeno che aspetto abbia questo ragazzino…-
-Ma ho sentito che sono approdate alcune navi in porto… e ci sono stati alcuni scontri…-
Sanji rimase immobile, concentrato a scorgere la fonte di quel vociare, quando Zoro, senza tanti mezzi termini, gli afferrò,con tutta la delicatezza che possedeva, il braccio e lo strattonò ferocemente nel vicolo lì accanto.  
-Ahahah, si! Alcuni “ricercatori” che hanno la presunzione di chiamarsi pirati stavano cercando rogne… ma sono in netta minoranza, e li abbiamo sottomessi senza problemi.-
La conversazione durò per un altro po’, fino a quando Sanji e Zoro, nascosti dietro a dei barili nel vicolo, videro i due corsari superarli senza prestare attenzione alle loro ombre nascoste nel buio.
Credendo di essere al sicuro, Sanji si alzò in piedi e abbozzò qualche passo verso l’angolo, giusto in tempo per vedere le schiene dei due allontanarsi e farsi sempre più piccole, così come le loro voci si facevano sempre più sommesse. Si stava proprio girando per dire al marimo che il pericolo era passato, quando urtò col piede un grosso sasso lì vicino. Immediatamente questi rotolò fuori dal nascondiglio facendo risuonare l’eco per tutta la strada che, essendo vuota, risultava essere più rumorosa che mai.
Quello che avvenne dopo fu piuttosto veloce: Sanji arretrò di scatto sentendo il cuore andare a mille, e la paura impadronirsi di lui, Zoro imprecò a bassa voce quelle che sembrarono: “Idiota di un cuoco”, e intimò a Sanji di tornare a nascondersi prima che quei due tornassero.
Intanto, le voci che fino a quel momento erano diventate l’unica fonte di rumore in quella via altrimenti deserta, si fermarono all’improvviso.
Sanji ebbe giusto il tempo di arretrare di qualche passo, prima che il rumore di due uomini che correvano gli riempisse i timpani.
Dopotutto è colpa mia… sussurrò Sanji a sé stesso.
Dopo una manciata di secondi, in cui la sua mente gli ordinava di nascondersi e la sua razionalità di affrontare il pericolo che lui stesso aveva aizzato, il biondino si ritrovò due brutti ceffi davanti agli occhi. La scena rimase sospesa così, in alcuni istanti nei quali Sanji pensava alla cosa migliore da fare in un momento come quello, e i due pirati cercavano di capire chi fosse, e soprattutto come aveva fatto a sfuggirgli quel ragazzino.
Il piccolo cuoco pensò davvero che se nessuno avesse fatto niente, non si sarebbe mai detto che quella era una situazione carica di tensione, ma bensì una scena comica di qualche spettacolo.
Per sua fortuna, però, gli avvenimenti ebbero un risvolto. Il più alto dei due, con i capelli biondi che gli arrivavano alle spalle, prese Sanji per il colletto, o meglio, lo sollevò praticamente da terra, e lo ripose appena fuori dal vicolo, guardandolo con aria di scherno.
-E tu chi saresti?-
Sanji scorse Zoro che guardava inorridito la scena da dietro al suo nascondiglio. Lo vedeva pronto a balzare fuori per aiutarlo, per fare la solita figura dell’arrogante spaccone… ma non sapeva se in quella situazione il suo affascinante sprezzo per il pericolo li avrebbe aiutati, quindi gli fece impercettibilmente segno di no col capo.
Il piccolo spadaccino lo guardò interrogativo, e Sanji alzò gli occhi al cielo con esasperazione. Ma era scemo?  
Non capiva che intere flotte di pirati assetati di sangue lo stavano cercando? E lui era pronto a bruciare la sua unica possibilità di salvezza per tirarlo fuori dai guai per l’ennesima volta?
Non poteva permetterglielo.
Fu per quel motivo che Sanji, senza pensarci due volte, o meglio forse ci aveva pensato fin troppo bene, disse con tutta la determinazione che riuscì a mettere insieme:
-Mi chiamo Roronoa Zoro.-
Una mossa azzardata, certo. Che fece letteralmente sbiancare più di una persona in quella strada.

Ci fu un momento di pace assoluta. Sanji ripercorse mentalmente le parole pronunciate, e più le analizzava, più la mossa di spacciarsi per Zoro sembrava diventare stupida man mano che il tempo passava.
All’inizio, pensò che i due pirati non se la sarebbero mai bevuta, perché iniziarono a squadrarlo dall’altro in basso ripercorrendo con gli occhi tutte le sue forme e lineamenti.
Il piccolo non trovava il coraggio di guardare in faccia il vero Zoro, ancora appollaiato dietro alle casse. Fece più volte mente locale della situazione in cui si trovava, quando alla fine decise che aveva bisogno di un sostegno e così spostò gli occhi in direzione dell’angolo scuro dietro ai due pirati che lo fronteggiavano.
-Roronoa…?- disse uno di questi improvvisamente.
Sanji incrociò gli occhi dello spadaccino. Dall’espressione era terribilmente preoccupato, e lo fulminò con lo sguardo un paio di volte mentre sibilava la frase:
-CHE DIAVOLO STAI COMBINANDO??-
Sanji fece saettare lo sguardo da lui ai due pirati che continuavano a guardarlo chiacchierando sommessamente tra loro.
Era deciso a seguire il suo di piano. Avrebbe preso due piccioni con una fava: si sarebbe fatto portare in piazza per assicurarsi che tutti stessero bene e avrebbe dato il tempo a Zoro per avvertire i ricercatori, o almeno per assicurarsi che stessero bene, così avrebbero potuto organizzare un contrattacco.
-Mmm… che dici? Lo portiamo dal capo?-
-Bè non sono sicuro che sia il vero Roronoa…-
Sanji guardava senza parole i due pirati che si erano girati di spalle, e ora stavano confabulando tra di loro.
In cuor suo sperava che abboccassero, e continuava a lanciare fugaci occhiate a Zoro, che stava ingaggiando una lotta interiore per decidere se rovinare tutto saltando fuori, o rimanere nascosto fidandosi delle intenzioni del cuoco.
A quanto pare alla fine decise di fidarsi perché l’espressione contorta sulla sua faccia si rilassò un poco e fece cenno col capo.
A Sanji venne quasi da ridere, era così buffo!
-Allora.- disse improvvisamente l’uomo di fronte a lui, e il cuoco lo guardò con aria disfida, corrucciando il sopracciglio.
-Se sei veramente Zoro Roronoa ti porteremo dal capo. Lui saprà che fare di te.-
Benissimo! A questo proprio non aveva pensato! Quel “capo” era l’unico che sapeva che aspetto avesse in realtà Zoro, no? Cosa avrebbe fatto quando avrebbe visto che lui non lo era affatto?
Deglutì sgranando gli occhi, mentre i due uomini lo trascinarono su per la strada. Girò un’ultima volta la testolina bionda nel punto in cui doveva esserci il nascondiglio del suo amico, ed eccolo che lo vide sbucare fuori, con una faccia decisamente indecifrabile.
Il suo sguardo era pieno di apprensione, e lo vide stringere le mani a pugno prima di scappare furtivamente via.
Sanji sorrise al pensiero che fosse in salvo, per ora.
*** ***
-Idiota…- mormorò tra se e se.
Ma cosa credeva di fare? Spacciarsi per lui? Quanto tempo sarebbe passato prima che avessero scoperto la verità.
-Idiota!- sbuffò fermandosi e picchiettandosi una mano sulla fronte.
-E sono due…-
Zoro si girò di scatto e si ritrovò davanti a Lara, che gli stava sorridendo.
-Lara! Meno male! Come stanno tutti?-
-Non possiamo lamentarci…- disse Lara con voce distratta mentre si allontanava per cercare qualcosa. –La flotta di Jerez ci ha attaccati, e devo dire che ci ha messo anche parecchio in difficoltà…- continuò cominciando a scavare in una montagna di rottami e ruderi, lasciata lì per terra nella strada vuota.
-Ci stavano quasi per sopraffare, ma alla fine siamo riusciti a mandarli k.o.-
-Quindi… stanno tutti bene?-
-Ehi!- la donna si girò di scatto alzando un sopracciglio e puntandogli un dito contro. –Non penserai mica che siamo degli inetti che lavorano solo in laboratorio, vero? Anni e anni per mare ci hanno temprato, reso forti.-
-Emh, mai pensato!- disse il ragazzino in imbarazzo, dato che era proprio quello che aveva creduto fino a un momento fa.
Lara commentò scettica e finalmente parve trovare quello che stava cercando.
- A proposito, dov’è finito l’altro piccolo?- chiese giratosi di spalle.
“Piccolo”… pensò Zoro sorridendo.
-Stavo per dirtelo… quell’idiota di Sanji si è spacciato per me, e in questo momento lo stanno portando in piazza, dove a quanto pare hanno trascinato tutti i cittadini- raccontò il ragazzino con voce amareggiata solo al pensiero.
-Sai non è proprio un male. Ha guadagnato tempo almeno… il tuo amico è coraggioso.-
-Tempo per cosa?-
Lara si girò allungo una spada lucida.
-Questa la sai usare vero?-
-M-ma come hai fatto?- chiese Zoro afferrando la spada per l’impugnatura e notando quanto fosse flessibile e maneggevole, probabilmente nuova di zecca, ma era impossibile dato che Lara l’aveva tirata fuori da un mucchio di rifiuti.
-Non sei l’unico ad avere talento con queste cose!- gli rispose la ricercatrice prendendo altri pezzi di ferro. –Mai sentito parlare dei frutti del mare?-
E così dicendo lanciò in aria tutti i pezzi di ferro che iniziarono a roteare sospesi in aria, sulle loro teste.
Mano a mano ognuno di loro si andò a posizionare, come per i pezzi di un puzzle, all’interno dell’altro, combaciando alla perfezione.
In un batter d’occhio si era formato un enorme bazooka, che Lara afferrò agilmente.
-Su, andiamo. Penseremo a un piano d’attacco per distruggere una volta per sempre Jerez e la sua ciurma di dannati.- disse decisa superando lo spadaccino a grandi falcate.
Zoro rimase un po’ perplesso, ma poi decise di seguirla. Era l’unica speranza per liberare Sanji e gli altri.
*** ***
Camminavano velocemente, e l’eco dei passi rimbombava per le strade deserte.
O meglio, quei due uomini camminavano, Sanji si limitava a trotterellargli dietro, cercando di raggiungerli, ma loro erano molto più alti del bambino, ed ogni passo valeva almeno 5 di quelli del biondo, e quindi faceva abbastanza fatica a seguirli.
-Avanti, sbrigati! Roronoa Zoro.-
Sanji si girò di scatto sentendo quel nome, ma decise interiormente di calmarsi, o avrebbero sospettato qualcosa.
Cosa avrebbe fatto al suo posto il vero Zoro?
-Come faccio a seguirvi e correte così! Non potete rallentare almeno un po’?- disse mettendo da parte tutta l’ansia che provava in quel momento.
-Vedi di muoverti o ti trascineremo per i capelli, capito?- disse il più alto dei due strattonandolo per  il braccio.
-Oi, vedi di calmarti, il capo lo vuole intero!-
Il suo aguzzino rimase piuttosto stupito da quell’ammonimento, ma sembrò obbedire perché lasciò Sanji e continuò a camminare brontolando a bassa voce.
-Lo stavo solo strapazzando un po’…-
A Sanji non piaceva essere in compagnia di quei due, gli ricordavano gli avvenimenti di quella notte, aveva paura solo a pensarci.
Dopotutto, facevano parte della stessa ciurma.
Passò poco che si ritrovarono finalmente a destinazione. Imboccarono un ultimo vicolo e in pochi minuti arrivarono in piazza.
La luce era molto forte e più chiara, in quello spazio enorme all’aria aperta che non era fiancheggiato da case e tetti come le strade che avevano percorso fino a quel momento, tanto che il cuoco dovette socchiudere gli occhi per abituarsi e vedere meglio.
Dopo alcuni secondi in cui aveva messo a fuoco tutte le immagini, sbarrò gli occhi spaventato dalla scena a cui stava assistendo:
Tutti gli abitanti erano in ginocchio, con la testa chinata, sulla pietra nuda di cui era formata la piazza.
Il loro sguardo era cupo, erano stati picchiati, non c’era dubbio, o non si sarebbero mai ridotti in quello stato.
Nami l’aveva detto, che solo poche persone erano riusciti a rifugiarsi nella scuola, ma che presto sarebbero venuti a prendere anche loro perché la “persona” che stavano cercando poteva essere tra di loro.
Quando erano venuti a sapere che era effettivamente Zoro, gli avevano intimato di scappare via, di rifugiarsi.
Ma Zoro e Sanji non se n’erano andati per scappare, no. Loro stavano cercando di tornare da Lara, per aiutare gli abitanti.
Dal momento in cui i due uomini con il ragazzino erano entrati in piazza, molte teste si erano girate a guardare.
Ed erano sempre di più quelli che si voltavano e talvolta si mettevano a bisbigliare, man mano che Sanji veniva scortato al centro della piazza, tramite una specie di cammino che si faceva strada tra la folla di “prigionieri”.
Il biondino si sentiva quasi come un carcerato che veniva portato al patibolo, e quella sensazione non gli piaceva affatto.
Le gambe iniziarono a non sorreggerlo più, lentamente il piccolo cuoco sentiva la sua forza venirgli meno.
Quasi tutti gli abitanti ora si erano girati a guardarlo, e sentiva i loro bisbigli.
-Quello non è il ragazzo di Zeff? Uno dei cuochi del Baratie?-
-Massì è Sanji! Ma cosa sta facendo?-
Pregò di avere solo immaginato di sentire il suo nome tra quei mormorii, e soprattutto sperò che i suoi aguzzini non l’avessero udito.
Ebbe abbastanza forza da sollevare la testa e cercare con lo sguardo qualche faccia familiare, ma non trovò nessuno dei suoi amici, dei suoi insegnanti o del personale del ristorante.
Arrivati al centro della piazza, proprio dove era stato posizionato una specie di “piattaforma”, si fermarono e fecero girare Sanji, in modo che guardasse la folla.
Ma Sanji teneva gli occhi bassi, non riusciva a fissare quelle persone, si sentiva responsabile di quella tragedia.
-Signori! Avete cercato di opporvi, ma non siete comunque riusciti nel vostro intento! Abbiamo trovato il ragazzo che tanto avete cercato di nascondere.-
Il piccolo ascoltava cupo, sentendo i mormorii della folla aumentare.
-Abbiamo motivo di credere che questo ragazzo, sia la persona che vi ha causato tutti questi guai! Per colpa sua, avete subito i nostri attacchi! Per lui siamo venuti fin qui distruggendo ogni cosa si parasse sulla nostra strada!-
-E’ colpa di questo insulso ragazzino!-
Sanji si sentì spingere da dietro, le sue gambe vacillarono e cadde con un lieve tonfo a terra, piegato sulle ginocchia.
-Guarda tutti quelli che per colpa tua hanno sofferto! Roronoa Zoro!-
Uno dei due corsari alzò con una mano la faccia del bambino, e finalmente Sanji guardò tutta la folla… tutto il suo villaggio.
La folla era scossa, intimorita.
Tutte quelle persone… tutto per colpa sua.
Sanji non poté evitare le lacrime che bruciavano calde agli angoli degli occhi, e ne iniziò a versare una alla volta, dolorosamente in silenzio.
Se non avesse parlato con quel ragazzo…

-Non ti sarai mica offeso… Sopracciglio?-
-E dimmi come ti chiami, altrimenti sarò costretto a darti del Marimo per tutta la vita.-
-Hai intenzione di starmi tra i piedi per così tanto tempo?

Se non si fosse affezionato a lui…

-Marimo.-
-Che c’è adesso?-
-Io non dormo senza la buona notte.-

Probabilmente sarebbe andato via da quell’isola molto tempo fa… e nulla di tutto quello sarebbe mai accaduto.
-Non vuoi chiedere scusa a questa povera gente? Non hai il coraggio di chiedergli perdono?-
Le lacrime continuavano a scendere, mentre sentì una mano strattonargli forte i capelli.
Poi il suo sguardo si fermò su delle facce conosciute…
Rufy, Usopp, Bibi, Nami, Franky e tutti gli altri erano lì, proprio davanti a lui.
Lo guardavano spaventati, sconvolti. Doveva essere forte… per loro… per tutti loro!
-Non mi pento di niente…- disse con voce flebile.
-Che cosa? Non riesco a sentirti…!-
-Io non… Io non mi pento di niente.- le lacrime si erano fermate.
-NON MI PENTO DI NIENTE!!-
-SANJIIIIIIIIIIIIIIII!-
Una voce tra la folla richiamò l’attenzione di tutti.
Un ragazzino dal cappello di paglia si era alzato in piedi, e urlava il suo nome…
-Sanji?- domandò il pirata.
Il biondino si accorse che c’erano altri corsari armati di fucile erano tutt’intorno alle persone, tenendole sotto tiro col fucile. Iniziarono a guardarsi spaventati, non credendo alle loro orecchie.
-Come ha detto che ti chiami? Sanji?-
Il pirata biondo lo lasciò andare brutalmente e lo fissò digrignando i denti.
-E’ vero! Lui non è Zoro Roronoa! Sono io!- urlò ancora Rufy.
-COSA??-
-No! Non è lui! Sono io!- Urlò Brook, alzandosi a sua volta!
-Non diciamo sciocchezze! Lo sanno tutti che io mi chiamo Zoro!-
Nami, Bibi, Robin, Ace, Sabo, Chopper… tutti i suoi compagni erano in piedi a difenderlo.
-Ma cosa state dicendo! Così mi confondete! Seduti, SEDUTI!!-
All’improvviso era scoppiato il caos, tutti i cittadini erano alzati, urlavano a gran voce, e tutti dichiaravano di essere “Zoro Roronoa”.
Ci fu un attimo di panico per i pirati, in cui si sentirono dei colpi di sparo provenire dal fondo della piazza.
Tutti zittirono improvvisamente.
-SILENZIO!- urlò l’uomo che aveva sparato.
La folla rimase calma e impaurita.
-Capitano!- mormorarono i due uomini dietro le spalle di Sanji, e per un attimo il piccolo rimase completamente immobilizzato.
-Io lo so chi è Roronoa Zoro!- continuò l’uomo facendosi strada verso il centro della piazza.
-E non è nessuno di voi!- continuò con voce possente.
Rufy non aveva smesso di guardarlo imbronciato, con aria di sfida.
-Idiota! Avevi detto che quello era Roronoa!- sibilarono i pirati in preda al panico.
-A dirla tutta il vero Roronoa è proprio qui, fra di noi! Quando uscirai finalmente allo scoperto? RORONOA ZORO!-
 

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Capitolo 13
*** La battaglia ha inizio! ***


Capitolo 13: La battagli ha inizio!


-Quando uscirai finalmente allo scoperto? RORONOA ZORO!-
Nell’aria aleggiava un’atmosfera completamente ferma, immobile.
Tutti si guardavano tra di loro, come se da un momento all’altro uscisse un Marimo dal nulla, facendo un’entrata in scena degna di un eroe.
Ma così non fu. Per interi minuti non si sentì niente.
Sanji abbassò gli occhi a terra, deluso, i due pirati ancora dietro di lui con i fucili puntati.
Sebbene la sua voglia di vederlo fosse incontenibile, in cuor suo sperava che non venisse.
Sperava che non mettesse piede in quella piazza, che si fosse messo in salvo, almeno lui. Il cuore palpitava forte, riusciva quasi a sentire ogni battito, come se gli fosse scivolato giù lungo lo stomaco, fin dentro le viscere. Cos’era quella? Paura? Forse, aveva due fucili puntati contro la schiena, tutti gli abitanti erano accerchiati e tenuti sotto tiro da altre armi.
Sicuramente quella non era una situazione da prendere tanto alla leggera. Eppure, era certo di non provare neanche un minimo di paura. Non aveva mai dubitato di Zoro e non l’avrebbe fatto di certo ora.
Sanji sorrise impercettibilmente a quel pensiero, e si diede mentalmente dello scemo.
Tutt’ad un tratto, le armi di dei filibustieri iniziarono ad alzarsi in aria, come se una strana forza di gravità li stesse attirando verso i cielo. Alcuni guardavano stupiti la propria arma salire sempre più in alto, altri cercavano di afferrarla, ma avrebbero finito per alzarsi in volo anche loro, e così  le avevano lasciate andare, ricadendo pesantemente al suolo.
Lo spettacolo durò un paio di minuti, causando uno stupore nella folla che guardava stupefatta, ma dentro di loro tutti sapevano che quello era il segnale per iniziare finalmente una rivolta
Tutte le armi, dalle pistole ai fucili, ma anche spade coltelli e pugnali si libravano planando fino alla cima più alta degli edifici che costeggiavano la piazza.
Fu proprio raggiunto uno di questi che gli oggetti smisero di volteggiare e iniziarono a unirsi uno con l’altro, formando una specie di ponte sospeso lungo tutto il diametro della piazza.
Jerez aveva guardato tutta la scena con le sopracciglia aggrottate, lo sguardo che vagava dai suoi subordinati con aria di severo rimprovero a quello che ormai era in definitiva un ponte sospeso.
Per quanto riguarda i pirati, bè… si vedeva che stavano andando in panico. Non potendo minacciare i cittadini con i loro grossi fucili, non incutevano più così tanta soggezione, e le persone  stavano iniziando a scambiarsi sguardi d’intesa e sorridevano minacciose in direzione degli assalitori.
-Allora? Si può sapere cosa diavolo state combinando?!- strepitò il capitano resosi conto che la situazione non era più sotto il suo controllo.
-Ehi Jerez! Lo sai che i tuoi soldatini non sembrano altro che marionette senza le loro armi?-
Gli occhi di Sanji si illuminarono all’improvviso. Scattò all’insù con la testa, guardando ammirato la figura imponente di Lara torreggiare all’inizio di quel ponte di metallo.
La ragazza non indossava più il camice, adesso portava un paio di pantaloncini verde scuro e una maglietta nera attillata (che, a detta del ragazzo, caspita e se gli stava bene!).
Quegli occhiali che gli davano un’aria da intellettuale erano scomparsi, lasciando i suoi bei occhi celesti liberi, e i capelli castani raccolti in una coda alta dietro la testa. Sanji notò che aveva anche un enorme cannone dietro alla schiena.
Lara alzò la mano avvolta in un guanto nero di pelle in segno di saluto verso il piccolo, strizzandogli l’occhio.
Sanji ricambiò con un piccolo inchino, prima di alzare il capo e rivolgerle un sorriso radioso.
Sorriso che divenne ancor più solare quando vide la sagoma di Zoro sbucare al seguito della ricercatrice.
Rimase a fissarlo meravigliato, e lui gli rivolse un sorriso a mezza bocca, con un’espressione che sembrava voler dire: “Pensavi ti lasciassi andare così, imbranato di un cuoco??”
Il piccolo (probabilmente essendosi accorto di avere un espressione decisamente da ebete stampata in volto) si ridestò dai suoi pensieri giusto in tempo per vedere i due pirati dietro di lui avvicinarsi guardandolo in malo modo.
-E così, caro Roronoa… pensavi di prenderci in giro eh?- disse uno prendendolo per il colletto della camicia bianca e tirandolo su di peso.
-Oi!! Lasciatemi andare subito!!-
-Ma certo principino, aspetta solo che sistemiamo un paio di cose…-
Il cuore aveva iniziato a tamburellare forte per la paura. Sgranò gli occhi sentendo un urlo che lo chiamava.
-Sanji!-
Le ultime sillabe sparirono piano nel vento, mentre Zoro si aggrappava a una delle tante scie fatta di armi varie componenti del ponte provvisorio che li stava sorreggendo.
L’enorme fune ferrosa si staccò prontamente con un rumore metallico, lasciando gli altri binari di fucili e pistole.
Lo spadaccino chiuse saldamente le mani intorno al manico di fucile che rappresentava l’inizio di quella fune e prese un sospiro profondo prima di calarsi giù con un balzo agile.
-AAAAaaaaaaaa!-
-Che cavolo fai?!- urlò il piccolo cuoco vedendo il compagno improvvisare un tuffo alla Tarzan.
Quest’ultimo continuò ad urlare fin quando l’oscillazione della sua “liana” non finì e lui si staccò precipitando inevitabilmente verso il suolo.
I due pirati lasciarono la presa sulla camicia di Sanji e scapparono via impacciati mentre il bambino biondo veniva letteralmente assalito da un marimo volante.
Zoro sentì di essere atterrato su qualcosa di morbido, ma continuava a rotolare sul suolo duro e inospitale della piazza, ruzzolando in avanti mosso ancora dalla spinta che quel volo gli aveva dato.
Il suo moto si arrestò dopo qualche metro, e vide che effettivamente era atterrato sul suo amico biondo che ora si stava lamentando contrariato.
Fortunatamente aveva avuto la prontezza di mettergli una mano dietro alla testa, in modo da attutire i ripetuti scontri con il suolo e non fare in modo che si ferisse il capo.
-Ma si può sapere che cavolo pensavi di fare?!-
-Ti stavo salvando, ingrato. Potresti almeno essere un po’ più gentile!-
-Ma se ti sei praticamente buttato dal cielo e mi hai scaraventato a terra! Almeno togliti di dosso, salame!-
In effetti Zoro notò che era seduto a cavalcioni sul corpo dell’amico, ma sentiva ancora i muscoli doloranti per lo sforzo, e non riusciva a muoversi.
-Come scusa? Di chi è stata la brillante idea di spacciarsi per me? Sacco di patate.-
Sanji si alzò sui gomiti e lui ne approfittò per vedere lo stato della sua mano. Era graffiata sanguinava, ma almeno quello stupido ricciolo non si era ferito.
-E solo colpa tua se ci siamo cacciati in questo guaio! Razza di salame.-
-Ragazzi! Ragazzi, vi prego. Sto morendo di fame, smettetela di parlare di salami.-
All’unisono voltarono le teste e videro il gruppo di ragazzi che li guardava preoccupati capeggiato dal piccolo Rufy che si teneva lo stomaco, quasi come se stesse cercando di calmare la belva affamata che c’era dentro.
-Rufy!- gridarono felici.
Sanji spinse di lato il marimo che non si decideva proprio a togliersi di dosso (era pensante, insomma!) guadagnandosi un’occhiataccia da parte sua.
-Se voi due piccioncini avete finito, dovreste spiegarci un po’ che sta succedendo qui.-
Disse Nami facendosi avanti e spolverandosi con nervosismo il vestito che portava.
A quel sentire Sanji scattò in piedi e le corse incontro.
-Sono così felice che stai ben…-
BAM. Ed ecco che l’ennesimo bernoccolo prendeva posto sulla sua testa bionda.
-Ahi! E questo per cos’è?-
Nami fremette dal nervosismo, il pugno ancora stretto e pericolosamente alzato a mezz’aria.
-Quante volte ve lo devo dire… Dovete smetterla di farmi preoccupare così!! Vi rendete conto dello stress che subisce il mio povero cuoricino ogni volta che vi mettete nei guai? Basta, ho deciso.-
Tutti i bambini presenti si erano addolciti per la reazione di della ragazza dal pel di carota.
-Vi faccio causa. Così dovrete risarcirmi i danni morali!- continuò con uno spietato sorriso agguerrito.
-E ti pareva…-
-Nami, ma pensi solo ai soldi?-
Bibi e Robin erano rimaste al fianco dell’amica ridacchiando divertite.
-Scherzi a parte…- disse Usopp tornato serio.
Franky andò da Zoro e lo aiutò ad alzarsi in piedi, ancora troppo dolorante per riuscirci da solo.
-Dobbiamo andarcene da qui.-
-Andarcene? E perché?! Ci stiamo divertendo così tanto!- rispose Rufy con un sorriso a trentadue denti.
-Ma non vedi cosa sta succedendo?-
Sanji si guardò intorno.
In effetti regnava proprio il caos. Gli abitanti, resi liberi dall’improvvisa apparizione in piazza, rincorrevano i pirati ormai senz’armi, impugnando forconi e bastoni di legno.
I maestri avevano portato tutti i bambini le donne e gli anziani che non potevano combattere al sicuro a scuola. Cioè, tutti tranne il gruppetto di Rufy, che a quanto pare era sgattaiolato via senza farsi notare.
Insomma la situazione si era ribaltata, e i nemici se la stavano dando a gambe.
Il cuoco si grattò con confusione la testolina bionda.
-Sbaglio o stiamo vincendo?- disse il marimo togliendogli le parole di bocca.
-Così Usopp può finalmente smetterla di tremare.-
-N-Non s-t-to t-tremando!! E’ il f-freddo!- disse il ragazzino nascosto dietro la schiena di Franky (che era il più alto tra loro).
-Bè, ma se qui non c’è bisogno di noi possiamo anche andarcene, o daremo solo fastidio a chi sta combattendo. Non trovate?- domandò Bibi educatamente, con il suo solito altruismo.
-Andarcene? Voi potete farlo se volete.- disse improvvisamente Zoro.

(http://www.youtube.com/watch?v=huSqq-akvOI Ascoltare qui per rendere meglio l'atmosfera by Rea-chan)

Tutti si girarono a guardarlo.
Sfoderò la spada che aveva dietro la schiena con fierezza (e chi l’aveva vista!) mettendola tra i denti, e fece qualche passo in avanti per raccoglierne altre due, che in tutto facevano…
-Tre spade?- esclamò Robin a bassa voce con lo sguardo vispo e curioso.
-Ma io non abbandono così il campo di battaglia! Soprattutto se Lara e gli altri sono venuti fin qui solo per salvarci. Ho ragione Sanji?-
I ragazzini lo stavano guardando con una sorta di ammirazione, e tutt’intorno si era creata un aria di trepidazione ed eccitazione che infondeva coraggio a tutti. Si vedeva che quel ragazzino amava combattere con le spade.
Sanji lo guardò e sorrise tra sé e sé. Quello era il suo marimo.
-Hai decisamente ragione.- disse nascondendo a forza la voglia che aveva di gridargli quanto era affascinante in quel momento.
Semplicemente si mise le mani in tasca e si posizionò al suo fianco in posizione di attacco.
-Non lascio una donna in difficoltà.- disse con lo sguardo che vagava in cerca di Lara.
-Ci sarà da divertirsi!- esclamò Rufy facendosi avanti a capeggiarli.
Anche tutti gli altri decisero di non abbandonarli, preparandosi al combattimento.
Nami sorrise.
-Sono proprio incorreggibili.- disse prendendo per mano Bibi.
-Perché no? Potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante.- disse Robin con aria enigmatica.
-Se avete bisogno di un SUPER aiuto non vi deluderò!-
-Sembra proprio che io non abbia scelta vero? Uff!- Usopp fu l’ultimo ad unirsi al gruppo.
Insieme erano pronti a difendere il loro villaggio natale.
 
*** ***
-Lara. E’ da un po’ che non ci si vede.-
-Da otto lunghissimi anni.-
-Cara ragazza. Ma cosa pensi di fare? Credi davvero di riuscire a fermarmi?-
-Non mi fermerò finchè non sarai morto! O morirò io provandoci.-
Jerez e Lara stavano discutendo da lontano. Si fissavano, con intenso odio.
La donna ne approfittò per squadrare il suo avversario.
Era più alto e robusto di quello che si ricordava, il muscoli resi più forti e grossi dagli steroidi della sostanza verde. Quindi significava che anche le sue conoscenze di combattimento e strategie erano state ampliate. O meglio, rubate.
Gli occhi rossi, color sangue, la squadravano quasi con famelica rabbia, e metà del suo viso era ricoperto da una maschera di ferro che partiva dalla mandibola e ricopriva tutto il collo.
Il busto imponente era fasciato con un tessuto pensante color nero, e la mano destra era anch’essa circondata da un tirapugni di ferro, che aveva l’aria di dover fare molto male.
 
Anche se il pirata sembrava essere in svantaggio, continuava a credere di poter vincere.
-I miei assi nella manica non sono finiti! Altri 300 guerrieri che si stanno recando qui in questo momento! E non faranno prigionieri,  te l’assicuro.- disse il pirata mostrando un sorriso malefico.
Lara sbarrò gli occhi. Non ci credeva. Altri 300 pirati si stavano dirigendo lì?!
-Anche io non sono impreparata. Anche  io ho un asso nella manica.-
-Ma di cosa stai parlando Lara? Gli abitanti del villaggio non saranno tanto forti da resistere anche a quest’ultimo attaco. Guardali! Sono già all’estremo delle forze!-
Lara si guardò in giro. In effetti, tutte le persone si erano stancate di combattere. Non potevano sostenere un altro attacco.
-Avrò l’antidoto. Avrò Roronoa e quando me ne sarò andato da qui, di questo posto non rimarrà altro che cenere. Non puoi farci niente.-
-Invece di prendertela con un bambino, perché non combatti con qualcuno che riesce a tenerti testa?-
-E quella persona saresti tu?-
La bella pirata fece un movimento della mano, e un pezzo del ponte si staccò a quel richiamo.
Fu come se un tappeto volante fatto di armi si fosse formato davanti a lei.
Ci saltò sopra aggraziatamente, e a un movimento del capo, quello la portò a terra.
Scese da il suo tappeto magico e iniziò a smontarlo. Faceva roteare le mani, mimava strane forme e piegava le dita a seconda della posizione in cui voleva che i pezzi di ferro andassero.
Ecco che un enorme spada acuminata e piena si scaglie affilate si era formata in brevissimo tempo.
Lara la impugnò risoluta (quell’arma era perfino più alta di lei) e la puntò contro il suo avversario.
-Da qui non te ne andrai vivo, pirata.-
Il combattimento era iniziato.
Lara si scagliò contro di lui a spada sguainata. Vide il pirata spostarsi all’ultimo momento di lato, così si arrestò. Facendo leva sulle punte dei piedi si girò e gli puntò ancora una volta l’arma contro.
Dalla punta della spada uscì come una canna di fucile che fece fuoco.
Jerez, rimase stupito da quell’attacco, ma mantenendo la calma fece un salto all’indietro evitando così il proiettile.
-Brava ragazza mia. Vedo che sei migliorata. Ma anche io, ho fatto dei progressi!-
Il pirata allungò il braccio. Lara poté vederlo chiaramente, mentre il colore della carne diventava nero, si deformava, e scricchiolava.
Vide orripilata che quello che prima era il suo braccio, ora era diventato un ascia di metallo.
-Lo sai quello che ho fatto? Villaggio per villaggio! Ho iniettato a tutte le persone più forti, più intelligenti quella sostanza. Ho rubato tecniche, esperienza e ricordi! Prima di trovare Zoro, ho rubato anche… un frutto del mare.-
-Un frutto… del mare?-
-Esatto! La sostanza ha funzionato anche con quello, e diciamo che… gli ho rubato i poteri. Ora posso trasformare il mio corpo a piacimento in ferro. A una condizione però. Se ne abuso, rischio di rimanere sempre così.-
-Quindi quella che hai in faccia… non è una maschera!-
Jerez rise, allo sconcerto della ragazza.
-Che intuito, complimenti! Peccato che non sopravviverai alle prossime ore!-
Lara guardò l’entrata della piazza e sbiancò.
Quelli che sembravano essere altri 300 pirati stavano correndo in piazza.
Tutti i cittadini se n’erano andati già da un po’, ma alcuni erano rimasti per combattere, e ora stavano per essere accerchiati da tutti quegli uomini.
Gli abitanti erano in pericolo, doveva fare qualcosa. Ma non riuscì a pensare niente di decente, perché Jerez era tornato all’attacco.
 
*** ***
Sanji era stanco. Da quando tutti quegli uomini avevano fatto la loro entrata in piazza stavano combattendo tutti senza sosta da ore.
Ma non riuscivano a tenergli testa, erano in netta minoranza, gli abitanti ormai erano stanchi, e i nemici sembravano rialzarsi ogni volta senza dare segno di voler cedere.
Ma come facevano? Non erano normali guerrieri quelli. Sembravano delle specie di macchine, non c’era traccia di umanità nei loro occhi.
Fece una pausa per riprendere fiato e si guardò in giro.
Si era diviso dai suoi compagni, erano tutti sparpagliati qua e là in giro per la piazza, e tentavano di difendere gli abitanti.
E’ vero, erano solo ragazzini, ma la loro forza di volontà era tale da non farli indietreggiare davanti a nulla, e la maggior parte di loro era anche in grado di combattere.
Zoro per esempio, era un grande spadaccino. Rufy aveva mangiato un frutto del mare e si era allenato per anni con i suoi fratelli, inoltre suo nonno era un ufficiale della marina.
Anche lui sapeva combattere.
Zeff gli aveva insegnato le arti marziali, lo faceva esercitare giorno e notte, ed era diventato molto forte. Voleva che si sapesse difendere, che sapesse difendere le cose che erano importanti per lui.
Chissà dov’era quel vecchiaccio. Chissà se stava bene.
Lo cercò ancora una volta con lo sguardo, ma la piazza era estesa e non riusciva a vedere tutte le persone.
Poi all’improvviso, un urlo lo distolse dai suoi pensieri.
Era un urlo di ragazza, e proveniva dalle sue spalle. Si girò e vide in fatti una donna che era rimasta per combattere, circondata da cinque di quei spaventosi individui.
Sanji non pensò a quello che stava facendo. Si tuffò senza riflettere. Aveva avuto paura per quella giovane donna, così bella e in pericolo. Il cuore aveva iniziato a battere forte per la rabbia, e in pochi secondi si era messo a correre senza rendersene conto.
In un attimo raggiunse la giovane donna con i capelli biondi e lunghi, in ginocchio davanti a quei nemici troppo forti per lei.
Stava tremando di paura, e supplicava di smetterla, ma loro non sembravano sentirla. O se la sentivano, non sembravano volerla risparmiare.
Sanji le si parò di fronte, coprendola con il suo corpo.
-Ma cosa fai? Sei un bambino, ti prego scappa!-
-Tranquilla, sono qui per proteggerti.- rispose Sanji a denti stretti.
-Un attimo… ma tu sei il bambino di quel giorno?-
Il piccolo non l’aveva ancora riconosciuta. Si girò per guardarla meglio e la riconobbe per via dei capelli color del sole.
-Se la ragazza della giornata delle coppie!-
-Si! Ti ricordi di me?-
-Non potrei scordare un viso tanto dolce.-
Il piccolo cuoco l’aveva aiutata ad alzarsi, e ora stavano indietreggiando, sempre facendogli da scudo.
-Ti prego mettiti in salvo!- disse ancora lei.
-Scusa, ma non mi convinci. Io so combattere. Tu sei messa male.-
Probabilmente l’avevano picchiata.
-Ora ascolta. Io farò da esca. Tu approfittane e scappa.-
-No! Non potrei mai lasciarti indietro.-
Il biondino si girò e le mostro un bel sorriso rassicurante.
-Tranquilla. Te l’ho detto che sono bravo in queste cose.-
Finalmente la ragazza parve essersi convinta perché annuì.
Sanji scattò in avanti e tirò un calcio dritto in faccia al primo uomo. Questo cadde all’indietro ma si rialzò subito senza battere ciglio.
Allora cominciò a correre verso destra facendo la linguaccia, costringendoli a seguirlo
-Provate a prendermi!-
Corse corse e non si fermò, non prima di essersi assicurato che la ragazza si fosse messa in salvo.
La vide correre fuori dalla piazza e rifugiarsi in casa, così fu certo che era al sicuro. Peccato che fosse lui ora, ad essere in pericolo.
Continuò a correre cercando di avvicinarsi ai suoi compagni, ma erano troppo lontani da lui.
Vide Franky, Robin e Nami, poco più avanti c’erano anche Rufy, Bibi e Usopp, ma c’erano parecchi metri di distanza tra loro. Di Zoro non c’era traccia.
Non voleva scappare come un codardo, così decise all’improvviso di attaccare.
Si girò indietro e diede di nuovo un poderoso calcio mirando al collo del nemico, ma quest’ultimo lo fermò prontamente con l’avambraccio.
Sanji spalancò gli occhi dalla sorpresa, non fece in tempo a pensare a nulla che venne scaraventato al suolo con forza.
Si senti spezzare in due dalla violenza con cui era caduto, e il respiro si smorzò in gola.
Cercò di rialzarsi, ma ecco che venne nuovamente colpito con uno schiaffo. Il colpo lo fece ruzzolare a terra per un po’, e quando si fermò la vista era offuscata e sentiva la faccia andargli letteralmente a fuoco.
Non riusciva a respirare, e la paura si impossessò veloce di lui, portandogli alla mente ricordi e sensazioni già vissute.
Non potevano farcela. Quella sarebbe stata la fine.
Fece leva sul braccio e si girò finendo così a pancia in su, steso per terra. Da quella prospettiva si poteva vedere il cielo.
Quanto avrebbe voluto rialzarsi. Ma i muscoli gli facevano male e non aveva neanche provato a muoverli.
Poi un’ombra lo sovrastò. Era il nemico? Ancora una volta non voleva dargli il tempo di riprendersi?
Si alzò sugli avambracci e quello che vide gli sembrò quasi un miraggio.
Non era mai stato più contento di vedere quei capelli verdi.
Zoro si accovacciò accanto a lui sorridendo.
-Credevi che ti lasciassi solo un’altra volta?-
Sanji gli saltò praticamente addosso abbracciandolo forte.
-No.- gli disse con voce sicura vicino all’orecchio. –Sapevo saresti venuto ad aiutarmi.-
Lo spadaccino lo strinse a sua volta con lo sguardo puntato oltre la sua spalla.
Gli accarezzò piano i capelli stringendolo quanto più poteva.
-Ora alziamoci. Non abbiamo ancora finito qui. Ci sono dei brutti ceffi da prendere a calci.- disse lo spadaccino staccandosi a malincuore.
-Giusto.- rispose Sanji con nuova forza ritrovata.
-Ehi, marimo…-
-Che c’è?-
-Non ho dimenticato la tua promessa. Devi ancora portarmi a pattinare.-
Non poteva vederlo, ma fu certo che Zoro in quel momento stava sorridendo.
-Tranquillo. Nemmeno io l’ho dimenticata.-
 



Rea's Corner


Salve a tutti lettori!
Come al solito scusate il ritardo (sta diventando un'abitudine?)
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia fin qui, e che la seguiranno ancora.
Sono spiacente di comunicare che siamo giunti agli ultimi capitoli, e che la vicenda sta per terminare, ma... perchè ne parlo già adesso? Mancano ancora un paio di avventure, quindi... 
Spero che il capitolo sia piaciuto! Ci rivediamo presto con il seguito!
Baciii!
XXX

By Rea-chan x3


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