Amore impossibile (titolo provvisorio)

di ReneesmeCullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1 Erano passati dieci anni dal mio arrivo sulla terra. Vi chiederete perché del mio arrivo. Sono una fata del tempo, costretta a scappare dal suo regno per colpa dei vampiri. Le fate e i vampiri sono come l’acqua e il fuoco, incompatibili. Dato il loro arrivo, la regina, nonché mia madre, mi spedi sulla terra per il mio bene. Costretta a vivere con una coppia che non riusciva ad avere figli, all’epoca avevo dieci anni. La coppia alla fine non era niente male, trascorsi la mia infanzia come una normalissima bambina. I miei poteri si sarebbero sviluppati al mio ventesimo compleanno. Durante gli anni, ho seguito ricerche, informazioni per conoscere a meglio i miei poteri, così quando sarei stata pronta sarei stata in grado fin da subito, di usare i miei poteri. Beh il mio ventesimo compleanno, sarebbe oggi. Io e la mia migliore amica, Laura ci stiamo preparando per la mia festa. Laura, è l’unica al mondo che sappia che io sono una fata, e mi ha aiutato anche con le ricerche. La festa si sarebbe svolta nella palestra del paese. Indossai un lungo abito blu, in tono con il colore dei miei occhi. I capelli decisi di raccogliere in una coda da cavallo. Laura indossò lo stesso abito, ma in verde smeraldo come i suoi occhi. “Farai cascare tutti ai tuoi piedi, Luna”. “Ma che dici, scema, al massimo ai tuoi piedi”. “Non sto scherzando, sei bellissima sta sera”. “Si, si va bene, dai andiamo papà ci aspetta in macchina”. Laura per tutto il viaggio, continuò a dire che ero bellissima, e quella sera mi sarei trovata il mio amore. Per me è pazza. Sentivo una stanchezza assurda, e anche un gran caldo, nonostante fosse gennaio. Forse i miei poteri stavano arrivando da lì a poco. Raggiunta la scuola, tutti rimasero sconvolti, o meglio affascinati da me. Che vergogna, non mi piace avere gli occhi puntati su di me. Tutte le altre mie amiche, mi circondarono per dirmi quanto fossi bella. La sera prosegui serenamente. Stavo ballando con mio cugino, quando mi accorsi di uno strano ragazzo, vicino alla console, che mi fissava. Non mi sembrava di averlo mai visto. Aveva i capelli blu, la pelle chiarissima come la neve. La cosa che mi colpì più di tutte furono i suoi occhi. Erano di uno strano colore. Sembravano castano dorati, assomigliava all’ambra degli alberi. Vi chiederete come facessi a vedere ogni suo particolare. Le fate del tempo, hanno una vista super sviluppata. Possiamo vedere a distanze fuori dal normale, e vedere ogni particolare. “Scusami Matt, ma devo andare a vedere una cosa” “Ok cugina a dopo”. Avvicinandomi al ragazzo, fui invasa da uno strano odore, mai sentito prima. Sentivo la testa come trottola, non stavo in piedi. Muovendomi per raggiungerlo, mi ritrovai fra le sue braccia. “Oh… scusami, non volevo.” . Cercai di tirarmi in piedi, ma era tutto in utile, mi sentivo con le gambe molli. “Perché non ti siedi signorina”. Aveva una voce stupenda. Accompagnandomi a sedere, lo guardai in viso, sembrava un angelo. L’avrei voluto toccare, ma non mi sembrava il caso. “Ti senti meglio?”. “Si, ma la testa continua a girare. Ma tu chi sei?” “Oh scusami, tanto, io sono Jasper e lei signorina?” “Sono Luna, ma come hai fatto a entrare?” “Beh, io ho visto la festa, e perché non ne approfittarne?! Scusami cmq non volevo”. Mi fece, un sorriso. Il sorriso più bello che avessi mai visto, non riuscendo ad essere arrabbiato con lui. “Tranquillo, l’ho fatto anchio”. “Ehehe, allora siamo cattivi ragazzi direi”. “Ahha, possiamo dire così”. “Scusami, possiamo uscire un attimo, mi gira ancora la testa”. “Certo, aspetta un secondo, chiudi gli occhi”. All’inizio non ero sicura di farlo, ma alla fine chiusi gli occhi. In un momento, ero fuori dalla palestra, continuavo ad avere mal di testa però, ma la cosa che mi spavento come eravamo riusciti a uscire così in fretta?. Lo guardai, lui guardava la luna mostrandomi le spalle. “Come abbiamo fatto a uscire così in fretta?”. “Luna, noi… non avremmo dovuto parlare”. Ero confusa, “Perché non avremmo dovuto?”. “Perché io sono, un … vampiro.”. Il cuore mi si fermò in gola. Cercai in tutti i modi di allontanarmi, ma invano. Lui mi aveva preso i polsi, e mi stringeva a lui. “Luna, senti, io non so cosa mi ha preso, ma… sono in innamorato di te”. Stavo tremando, ma pensavo in continuazione alle sue parole. “Io, non posso stare… con te. Sono una… fata del tempo”. “Lo so, l’ho capito, dal tuo odore.”. “Mi gira, la testa per quello?”. “Si, ma ascoltami, potremmo provare a stare assieme”. “No, Jasper non possso”. Cercai di allontanarmi, mi riprese dai polsi e mi trascinò in macchina. Non avevo le forze di muovermi. Ero in mano a un vampiro innamorato di me, e io stavo, cambiando i miei sentimenti per lui, nonostante l’avessi conosciuto da cinque minuti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
Svegliandomi dopo una lunga notte di sonno, chiedendomi cosa era successo. Si può chiamare sonno? Immobilizzata dalle fitte di dolore mi guardai attorno, per capire dove mi trovavo. Ero in una stanza dipinta completamente di azzurro, come il cielo, perfino il soffitto era della stessa fantasia. Il letto su cui mi trovavo, era in ferro battuto color ruggine. Le lenzuola di seta che si trovavano sopra di me, erano dello stessa fantasia del muro. Fuori dalla finestra stava calando il tramonto. Ma quanto avevo dormito allora? Non sapevo più che giorno era. Provai ad alzare un braccio ma non ci riuscì una forza maggiore me lo impediva. Voltandomi lentamente, per vedere cosa me lo impediva, trovai il braccio di Jasper che mi stringeva il polso. Chiedevo quanto cavolo era forte, e se dormiva profondamente. Dopo vari tentativi, ero riuscita a liberarmi dalla sua stretta mortale. Osservai il mio polso, aveva quattro segni viola, assomiglianti a delle dita. Aveva stretto talmente tanto, che mi aveva lasciato il segno della sua mano. Non riuscivo a muoverlo, per me era rotto in qualche punto. Osservando meglio Jasper aveva un corpo muscolo, e non presentava nessuna imperfezione. Rimasi colpita, solo da una  strana cicatrice che aveva sotto al mento. Sembrava quasi uno squarto come se qualcuno, gli avesse aperto a metà la gola. In quel momento molti pensieri mi passavano per la mente. Dovevo alzarmi da quel letto, dovevo andare al bagno, ma soprattutto non mi sentivo più le gambe, quindi dovevo alzarmi per sgranchirmele. Molto lentamente, mi sfilai da sotto le lenzuola. Misi un piede a terra, e il pavimento in legno mise un cigolio. Perfetto. Mi voltai lentamente, per vedere se il ragazzo si era svegliato, ma continuava a dormire. Appena mi alzai in piedi mi senti svenire, ma dovevo resistere, volevo raggiungere almeno il bagno. Lentamente avevo raggiunto la porta del bagno, dopo di che mi chiusi dentro. Sedendomi sul gabinetto, mi accorsi che le mie gambe erano piene di lividi. Che cavolo era successo l’altra sera? Iniziai a tremare, dallo spavento, volevo scappare. All’improvviso mi venne da vomitare. Non riuscendo ad alzarmi, vomitai sul pavimento. Dopo di che, riecco il senso di svenire, non feci intento a sedermi per terra che caddi sul pavimento freddo. Non so quanto rimasi lì, ma mi alzai solo per vomitare un'altra volta. Riuscì ad raggiungere la vasca e mi sfilai la vestaglia non mia che avevo indosso. Altri lividi erano presenti sul mio corpo. Avevo sempre più paura. Aprendo il getto d’acqua calda mi senti subito meglio. Avevo riempito la vasca fino all’orlo. Volevo stare li per sempre, mi sentivo meglio. Sotto al mobile del lavandino, notai la mia borsa nera. Mi allungai per prenderla, e cercavo il mio cellulare. Ti prego dimmi che c’è. Eccolo era li, nella sua custodia. La batteria era ancora carica, mancava una tacca sola. Segnava che era il 12 gennaio. Non era passato un giorno ma ben si una settimana dal mio compleanno. Chi sa cosa pensavano i miei genitori non vedendomi ritornare a casa? Tutti mi stavano cercando. Matteo. Il mio fratellino chi sa come soffriva a non avermi li con lui. Chiusi gli occhi, e non so quanto tempo rimasi li dentro. All’improvviso senti una pressione sulla fronte. Avevo paura di aprire gli occhi. Non volevo vederlo, avevo paura di lui.
“Tutto bene?” La sua voce, mi risuono nella mente. Volevo riuscire a dirgli qualcosa, ma il mio corpo, la mia mente me lo impediva. Mi sollevò dalla vasca, e mi porto a letto coprendomi con una grossa coperta. Non avevo ancora intenzione di aprire gli occhi. Ma lui accarezzandomi la guancia, fui costretta ad aprirli. Ritrovai i suoi occhi a fissarmi. Volevo scappare, ma qualcosa mi attirava a lui. Perché ero così attratta da lui? Aveva usato il mio corpo come fossi stata un manichino, volevo delle spiegazione. “Perché l’hai fatto?”. Lui mi sorrise, e poi incomincio a raccontarmi una storia che non sapevo della mia terra. “Luna devi conoscere la mia e la tua storia assieme per capire meglio”. “Ma io, non volevo farti male, ma ho dovuto farlo in un certo senso.”. “Raccontami ti prego”. “Sai perché i vampiri sono giunti nel tuo mondo, circa 250anni fa?”. Scossi la testa. “I vampiri sono arrivati per portare un messaggio al vostro, regno, ma senza risultato. I vampiri vennero sterminati dal vostro mondo, per pericolo che il vostro regno fosse messo sotto il nostro regno. Il messaggio era che nel nostro regno era arrivata una potenza che nemmeno i vampiri riuscirono a fermarla.” “Quale potenza Jasper?”. “I licantropi”. Sbiancai, mia mamma aveva parlato di queste creature pericolose, sia per noi che per i vampiri a quanto pare. Persone normali, in apparenza, ma con l’avvenire della luna piena si trasformano in lupi. “Ma una famiglia di vampiri è sopravvissuta”. “La tua?”. “Si, e vive accanto al vostro regno”. “Scusami, Jasper ma cosa centro io in questa situazione? Perché mi ha trattato così?”. Volevo sapere tutto di lui. “Si scusami, mi sento veramente un cretino, avrei dovuto parlartene prima, forse avresti acconsentito”. Non mi guardava in faccia. “Avrei acconsentito a cosa?”. Ero sempre più incredula alle sue parole, ma in un certo senso mi fidavo di lui. si volto e mi prese le mane fra le sue. “Luna tu sei la principessa del regno del tempo, e io sono il principe del regno dei vampiri”. Non riuscendo a parlare lui continuò. “Noi dobbiamo, beh sposarci… per salvare il mio regno e il tuo.”. “Ma… ma, le fate e i vampiri non sono incompatibili?”. “Si, ma tu sei speciale”. “Perché sono speciale? “Nel tuo sangue, scorre sangue di vampiro”. “Sangue di vampiro?”. “Si, per questo è stato stipulato il patto che noi due ci dobbiamo sposare, per poter portare avanti la mia e la tua generazione. Ero sempre più sconvolta. “Posso farti una domanda Jasper?”. “Certo tutte quelle che vuoi”. “Tu mi ami?” “Luna, io… ti amo da quando sei nata”. Non riuscivo a credergli. “Mi ami da quando sono nata?”. “Si, essendo che quando sei nata, era l’anno peggiore per entrambi i nostri regni, tua madre ti ha portato dalla mia famiglia, per accordare il patto.”. “Il patto cosa prevede oltre che noi due ci dobbiamo sposare?”. “I vampiri non avrebbero attaccato le fate, e viceversa”. “Ora mi è tutto più chiaro”. “Eh tu mi ami?”. Non mi guardava in viso. Gli presi il viso fra le mani. “So che può essere assurdo, ma sono innamorata di te. Tu almeno puoi dirmi di conoscermi da vent’anni.”. Entrambi sorridemmo. All’improvviso mi venne da vomitare. “Scus…”. Non feci in tempo a raggiungere il bagno, che vomitai sul pavimento. “Luna tutto bene?”. Sentivo dalla sua voce che era preoccupato. “Si ora mi sento meglio, sarà il ciclo”. “Ah”. “Scusa”, “No nulla”. “Dovresti mangiare qualcosa è da una settimana che dormi.”. “Si mi sa che è giunto il momento di mangiare, dai usciamo”. “Forse è meglio che ti vesti prima”. “Oh cavolo, devo chiamare i miei genitori e la mia amica saranno andati nel panico”. “Li ho fatto un incantesimo”. Mi sorrise come fa un bambino quando fa un dispetto. “Jasper”. “Tranquilla, per loro sei sempre stata a casa con loro”. “Beh meglio”. “Vado in bagno, a fra poco”. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
Mentre mi facevo una doccia, pensavo a tutto quello che avevo appena scoperto dal mio futuro “marito”. Perché la mamma non me l’aveva mai detto? Forse per il mio bene? Non riuscivo a trovare una risposta. Decisi di lavarmi anche i capelli, erano appiccicati alla mia schiena, e poi era una settimana a quanto pare che non li lavavo. Stavo pettinando i capelli quando senti un colpetto nella mia pancia. Oddio cosa è stato? Guardandomi la pancia, notai un rigonfiamento che una settimana fa non c’era. Sono sempre stata un’atleta e quella pancetta non c’era di certo. Mi avvolsi nel asciugamano e tirai fuori il cellulare. Sapevo che era il 12 gennaio, volevo contare i giorni che mancavano per il mio ciclo mestruale. Ero sempre stata regolare, stavo iniziando a spaventarmi. Oh merda!. Ero in ritardo di due settimane. Stavo tremando. Questo vuol dire che ero, no non riuscivo nemmeno a dirla a quella parola. Ero sempre stata spaventata da quella situazione. Misi una mano sulla pancia, e sentì un nuovo colpetto. Cercavo in tutti modi di non urlare, guardandomi alla specchio mi spaventai ancora di più. Avevo un colorito pallido, e i miei occhi erano sul blu grigio. Non erano mai cambiati in vent’anni perché proprio ora dovevano cambiare?. Jasper mi aveva preparato una camicia a maniche lunghe blu, un paio di pantaloni neri e un paio di ballerine abbinate alla camicia. Aveva buon gusto. Lì indossai e andai da lui. “Jasper” – la voce mi uscì con un sussurro. “Dimmi, stai bene? Ti vedo strana”. “C’è qualcosa… nella mia… pancia”. Mi guardava con una faccia di uno che non ha capito. “Cosa ci sarebbe nella tua pancia?”. “Non lo so”. Rimanemmo entrambi a guardare la mia pancia, ed ero sicura che dentro di me c’era qualcosa. “Forse è ora che io torni a casa”. “Si certo ti porto a casa”. Non so così mi sia preso, ma in un momento era tutto cambiato. Non mi fidavo più di Jasper, e nemmeno di me stessa. Volevo starmene un po’ da sola. Arrivata a casa, corsi ad abbracciare la mamma. Mi mancava tantissimo, ma per loro il tempo non era passata ma per me si. Andai in camera mia, mi tolsi i vestiti che mi aveva dato Jasper, e li infilai nel cesto della biancheria sporca, e mi stesi sul letto. Ero rimasta in intimo, e mi accarezzavo la pancia in continuazione. Non sentivo più nulla provenire dalla mia pancia. “Luna posso entrare?”. Questa era mia sorella che veniva a rompere, ogni volta che volevo starmene un po’ da sola. “Noooo”. “Cattiva!!!” “Sofia non è il momento scusami”. “Ok a dopo”. Meno male che questa volta non sia entrata lo stesso. Non riuscivo a calmarmi. Mi infilai la mia tuta preferita e scesi in cucina. “Luna!”. Era mia mamma che spuntava dal soggiorno. “Dimmi?”. “Vieni c’è qualcuno per te.!”. Oh dio chi era sta volta? Affacciandomi in soggiorno rimasi impietrita. “Matias!”. “Ciao Tesoro”. “Non sono più il tuo tesoro!Che cosa vuoi?”. “Come siamo nervosette!Volevo venirti a trovarti!Avevi detto che potevamo rimanere amici nonostante fosse finita la nostra storia.”. “Scusami, non è giornata oggi”. Matias il mio ex ragazzo, era anche il mio migliore amico da quando sono arrivata sulla Terra. Era sempre stato un ragazzo affascinante, con la sua pettinatura bionda, i suoi occhi verdi. Aveva sempre avuto un carattere dolce, non aveva mai avuto un attacco di nervosismo, nemmeno quando lui mi aveva lasciato. Io mi ero sentita il mondo cadere addosso, ma lui mi era stato vicino comunque. “Vieni qui da me?”. “Certo!”. Mi affondai fra le sue braccia, in quel momento mi sentivo benissimo. Lui su di me aveva questo effetto. “Matias adoro”. Rimanemmo lì per il resto del pomeriggio. Mi svegliai nel mio letto. Guardai la radiosveglia e segnava le 03.00 di notte. mi sentivo esausta come se avessi, corso per tremila chilometri. Sentivo di nuovo quel senso di svenimento. Sarei andata dal medico, ma cosa gli dicevo? Salve dottore, le volevo dire che molto probabilmente sono incinta da un vampiro?! Era meglio lasciar perdere e soffrire in silenzio. Lentamente mi alzai, e scesi in cucina, stavo morendo di sete. “Luna”. Cacciai un urlo, Matias era in piedi appoggiato al muro che mi fissava. “Matias, per favore non farlo mai più sono morta di infarto. Cosa fai ancora qui?”. “Mi sei svenuta addosso, quindi volevo assicurarmi che stessi bene.”. conoscevo Dimitri come le mie tasche, e qualcosa nel suo sguardo era cambiato. “Sto bene, grazie”. Rimasi a fissarlo. “Matias, ora se vuoi andare puoi”. Si avvicinò a me, e mi osservava in un modo furioso. “Luna come hai potuto?”. “A fare cosa?”. “A rimanere incinta da un vampiro”. Lo fissai incredula, come faceva a saperlo? Nemmeno io ero certa di esserlo, e lui sembrava convinto di quello che diceva. “Mah… come fai a saperlo?”. “Luna non te l’ho mai detto, ma io non sono umano. Sono un immortale”. “Immortale? Mi stai prendendo in giro? Prima conosco un vampiro, ora so che il mio migliore amico mi ha ingannato per tutti questi anni, grazie”. “Scusa, ma anche tu non mi hai mai detto che tu eri una fata del tempo”. “Scusa”. “ Come fai a sapere che sono incinta?”. “Vedo il futuro”. Volevo bloccare il tempo, in quel momento nella mia testa c’erano troppe informazioni, emozioni che il mio cervello e il mio cuore non riuscivo a resistere. Mi concentrai con tutte le poche forze che mi rimanevo e mandai le ore avanti, quando ero finalmente sola chiusa in camera mia. Ricapitolando io ero una fata del tempo, il mio nuovo “ragazzo un vampiro, e il mio migliore amico era un immortale. Ci manca che Laura, arrivi e mi dica che è un alieno, e dopo siamo al completo. Mi addormentai che ora mai era mezzogiorno.   
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
Era passato un mese, dall’ultima volta che avevo visto sia Jasper e Matias. Non avevo ancora intenzione di vederli. Non so cosa mi avesse preso, fino a un momento prima non volevo allontanarmi da Jasper e in un secondo volevo starmene il più possibile lontana da lui. Matias, che pensare di lui? Mi aveva mentito negli ultimi dieci anni, per questo ero arrabbiata con lui. Nel mese trascorsa da sola, ho rafforzato i miei poteri, e ora posso fare fermare il tempo, farlo andare avanti e indietro con semplici gesti. Mi è venuta a trovare Laura due giorni fa, e vedendo la mia pancia che sta diventando sempre più grande, è rimasta spiazzata quanto me. Io non ci credo ancora, forse me ne renderò conto quando nascere la creatura dentro di me. In un mese, il mio corpo è cambiato come fossi già al quarto mese di gravidanza. Ero dimagrita ancora, e il peso ha raggiunto i 39 chili, sto scomparendo. La fame c’è, ma ogni volta che provo a mangiare qualcosa, devo subito rimettere. Non so più cosa mangiare. I miei genitori sono spaventati quanto me, per loro sono incinta da più tempo, senza che io me ne accorgessi. Ma come era possibile? Jasper era il primo ragazzo con cui facessi sesso. Jasper! Forse era arrivato il momento di chiamarlo per informarlo della mia “strana gravidanza”. Presi il telefono e composi il numero di casa sua, l’avevo trovato sull’elenco telefonico. Mi rispose una voce squillante. “Pronto?”. “Pronto, signora c’è Jasper?”. “Si,certo te lo passo subito!”. Che voce meravigliosa, Jasper aveva preso di certo dalla madre.”. “Pronto! Chi è?”. “Sono Luna”. “Ehi amo… Luna come stai? Sei sparita!”. “Puoi venirmi a trovare?”. “Si certo. Vuoi venire tu a trovarmi? Così ti faccio conoscere la mia famiglia!”. La sua famiglia! Allora per lui era già una storia serie se mi faceva conoscere la sua famiglia. “Jasper forse per questa volta è meglio che vieni tu da me, non ho nemmeno la forza di stare in piedi”. “Ok ok arrivo subito”. Chiusi il telefono, e con le poche forze che avevo scesi in salotto. Sofia, la mia sorellina stava guardando i cartoni animati, mi accomodai sul divano vicino a lei. “Lunaaaaaa! Come sei pallida!”. “Eh hai visto? Sono pronta per halloween, quest’anno faccio il fantasma”. “AHahhah ma è presto per la festa”. “Sono pronta in anticipo”. Appoggiai la testa sulla schienale del divano, e lei capì che non avevo più voglia di parlare. Stavo per addormentarmi, quando suonò il campanello. Mamma andò ad aprire. Jasper si presentò ufficialmente come il mio ragazzo. Io ero rossa di vergogna quando mamma mi squadrò dalla testa ai piedi, molto probabilmente si chiedeva perché non gliela avessi detto. Ma dietro a Jasper c’era qualcuno che non conosceva. All’improvviso capì chi erano. Era la sua famiglia al completo. Mamma andò a chiamare papà che era in garage a sistemare la sua moto. In casa c’erano cinque vampiri e tre umani. Io non ero umana. La mamma si trovò subito bene con la mamma di Jasper, Katherine. Papà e Vincent, il papà di Jasper erano andati in garage per vedere la moto. Jasper si era messo sul divano vicino a me, e teneva in braccio Sofia, che gli faceva fare il cavalluccio. Le due sorelle di Jasper, mi erano già simpatiche. Si chiamavano Alice e Rosalie. Alice mi osservava tutto il tempo, e poi sembrava che si isolasse solo con il pensiero. Alice era un po’ più bassa di Jasper e Rosalie. Portava capelli corti neri. Era minuta ed era sempre contenta. Rosalie era una ragazza stupenda, sembrava una modella. Portava lunghi capelli biondi, ed era sempre perfetta nei suoi abiti firmati. Mamma si era calmata, l’unica cosa voleva erano delle spiegazioni. Jasper le disse che lui e la sua famiglia erano dei vampiri, e per questo che forse la gravidanza stava diventando rischiosa per me. Mamma la prese bene del fatto che loro erano vampiri, dicendomi anche che sapeva che anche io non ero umana. Per questo voleva il meglio per me e per Jasper. Vincent il papà di Jasper, mi visitò essendo un medico. Nemmeno lui però riuscì a dirmi che cosa cera dentro di me. Una fata del tempo e un vampiro non potevano procreare. Allora come era possibile che io fossi incinta da un vampiro?. Rimanemmo il resto della giornata assieme, alla mia nuova famiglia, chiedendoci come era possibile. Alla fine la famiglia di Jasper era costretta ad andare via, stavano iniziando ad avere fame, invece Jazz rimase con me, nonostante avesse fame. Mi prese in braccio e mi portò in camera mia. Mamma aveva detto che se voleva rimanere tutta la notte,per lei non c’erano problemi. Così rimanemmo tutta la notte a parlare, accorgendomi che non potevo più rimanere così lontano da lui. Jasper e io eravamo diventati una sola entità, e avremmo accettato qualsiasi cosa fosse uscita da me. Jasper mi disse anche che il mio profumo non lo disturbava più. Io lo bacai e dicendogli che era un bravo papà, dopo di che mi addormentai fra le sue braccia, mentre lui mi accarezzava il pancione. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
Mi svegliai fra le gambe di Jasper, mentre lui mi baciava il collo. Sembrava di essere in paradiso. “Ehi Jazz”. “Buongiorno principessa, ben svegliata”. Mi stiracchia e lo guardai. “Sei sempre più bello”. “Ma che dice te sei la più bella”. Lo bacia, per farlo stare zitto. “Che ore sono?”. “Sono le due del pomeriggio.”. Quanto dormivo in quel periodo. “Wow!”. Jasper mi accarezzava la guancia, e mi baciava nel collo. Io mi sentivo molto meglio, rispetto al giorno prima. Io gli misi la mano fra i capelli, e me lo avvicinai meglio per baciarlo. Mi stesi sul letto, e lui si mise sopra delicatamente. Sempre baciandomi, dalla bocca, passo al collo e poi al mio seno. Io mi sentivo morire, dal piacere. Gli presi il suo viso fra le mani, e lo bacia intensamente, mentre lui mi tirava su la felpa, sfilandomi i pantaloni. “Ehi che combini?”. “Ti voglio” mi rispose lui. Io gli tirai su la sua maglietta, e lui più velocemente di me, se la tolse. Aveva un corpo perfetto, sembrava scolpito nel marmo. “Ti amo Jasper”. “Anche io amore mio”. Ci baciamo ancora una volta, e poi i nostri corpi si ero uniti in un solo. Era il momento più bello che avessi avuto con lui. Non so quanto sia durato, ma alla fine mi addormentai un’altra volta. Dopo un ora mi svegliai, e trovai un biglietto di Jasper accanto a me. Diceva che gli dispiaceva avermi lasciato da sola, ma era stato costretto ad andare via, per la fame. Ne approfittai per andarmi a fare una doccia, e volevo provare a mangiare qualcosa. Erano due giorni, che non riuscivo a mandare giù niente, senza vomitare. Ero sotto alla doccia, mentre l’acqua mi scivolava addosso che misi, una mano sulla mia pancia. “Ehi c’è nessuno la dentro?”. Ero impazzita, mi ero messa a parlare con la mia pancia, ma cosa altro potevo fare?. Uscendo dalla doccia, però sentì un colpetto nella pancia. Invece di spaventarmi, come era avvenuto nell’ultimo mese, sorrisi e accarezzai la mia pancia, come avevo visto mia mamma, quando aspettava Sofia. Ecco cosa si provava. Ero pronta, all’improvviso sapevo che sarei diventata mamma, ed ero pronta ad avere un bambino. Mi infilai, un paio di jeans e una camicia azzurra. Sarei uscita un po’ assieme a Laura. Apri il frigo, e decisi di farmi due uova strapazzate. Mentre stavo sbattendo le uova, all’improvviso mi sentì svenire. Non adesso ti prego, voglio mangiare. Misi le uova nel piatto, e mi sedetti a tavola. Inizia a mangiare, come erano buone le uova. Le mangiai voracemente, era da un mese che non riuscivo a mangiare quasi nulla. Avevo paura, di correre al bagno, ma era passata già mezzora, e ancora non sentivo i sensi del vomito. Andai al bagno, per pettinarmi e truccarmi prima di uscire, quando qualcuno suonò al campanello. Eh chi è adesso?. “Arrivo!”. Mi feci una coda e andai ad aprire. “Matias! Ciao che ci fai qui?”. “Ciao! Sono venuta a trovarti, sei ancora arrabbiata con me?”. Mi fece il suo sorriso, che faceva sciogliere anche un puma pronto ad mangiarti. Sospirai. “No, dai entra”. “Stavi uscendo?”. Si buttò sul divano. “Si con Laura, vuoi venire?”. “Um, ok se a te va, vengo volentieri”. “Lo sai che ti voglio sempre”. Mi sorrise, poi il suo sguardo si fermò sulla mia pancia, io in imbarazzo cercai di nasconderla. “Tranquilla. Posso?”. Mi avvicinai, e lui mise la sua mano, sulla pancia. Dopo un secondo, tolse la mano di scatto, che ci rimasi male. “C’è qualcosa che non va?”. “No nulla. Dai sei pronta?”. “Si andiamo”. Non mi fidavo della sua risposta, ma ora non ci volevo pensare, avevo bisogno di uscire. Misi una bottiglia di succo nella borsa e uscimmo di casa. Laura ci aspettava al bar dell’angolo dove ogni giorno io e lei dopo scuola andavamo a spettegolare delle ragazze della nostra scuola. Laura appena vide Matias, diventò rossa come un peperone. Era sempre stata innamorata di lui. Forse era arrivato il momento di organizzargli un appuntamento. Laura, mi avrebbe ringraziato a vita. “Ehi ragazzi, come state?”. “Tutto bene grazie, tesoro”. Laura divenne ancora più rossa di prima. Gli piaceva essere chiamata tesoro da Matias. Io mi misi a sedere vicino a Laura, e chiacchierammo per diverse ore. Dovetti andare al bagno sei volta, nell’arco di un ora. Uscendo dal bagno, mi suonò il cellulare. Non feci in tempo a dire pronto, che Jasper mi aveva preceduto. “Amore, dove sei?”. Sembrava allarmato dal suo tono di voce. “Sono al bar, con Laura e Matias, due miei amici”. “Arrivo!”. “Ok, ma che…”. Ma era inutile parlare, aveva già messo giù. Raggiunsi il tavolo, e vidi lo sguardo di Matias cambiato. Sembrava furioso. “Che c’è?”. “Era il tuo ragazzo?”. “Si perché?”. Era sempre un mio amico, ma poteva farsi gli affari suoi. “No niente, so che sta venendo qui.”. Stavo per chiedergli come facesse a saperlo, ma ricordai come faceva a saperlo, sapeva leggere il futuro. Gli feci una linguaccia, e mi misi a parlare con Laura, sempre con lo sguardo di Matias furioso su di me, no sulla mia pancia direi. Dopo due minuti dalla chiamata, arrivò Jasper. Mi bacio intensamente, poi con educazione salutò Laura e Matias. Jasper guardò furente Matias. “Quindi tu saresti, l’ex di Luna giusto?”. “Si hai qualche problema, al riguardo?”. Non mi piaceva che Matias avesse quel atteggiamento nei confronti miei e di Jazz. “Ehi ragazzi, state calmi”. “Non ti preoccupare amore, ci penso io. Matias ti dispiace se usciamo a parlare un attimo?”. “Certo, nessun problema vampiro”. Laura forse non aveva sentito, infatti continuava a chiacchierare come niente fosse. Passato un ora, i due ragazzi non erano ancora rientrati, io inizia a spazientirmi. “Laura, ti dispiace accompagnarmi a casa?”. “Certo. E Matias e Jasper?”. “Dopo li chiamo io”. Mentre stavamo uscendo, ci raggiunse Matias. “Dove è Jasper?”. “E’ andato a casa, ha detto che ti chiama dopo”. Io non gli credetti. “Senti Laura, stai pure con Matias, vado a casa a piedi, ho voglia di fare due passi”. “Sei sicura?”. “Si si ciao ciao”. Mi lanciai fuori dalla porta, prima che uno dei due mi prese. Matias con la coda del’occhio vedevo che mi osservava mentre mi allontanavo. Come mai Jasper era andato via senza dirmi nulla? Decisi di chiamare Alice. Lei mi rispose dicendo che Jasper non era ancora tornato a casa. Come era non era tornato a casa? Eh dove cavolo era andato a finire? Arrivata a casa, mi dovetti sedere al più presto sul divano, perché da lì a poco sarei svenuta. Infatti, mi chiamò mia mamma, dicendo che era pronto da mangiare, ma il mio stomaco era completamente chiuso. Per questo gli dissi che avrei mangiato più tardi. Andai in camera mia, e provai invano a chiamare Jasper, senza nessuna risposta. Decisi di chiamare Matias. “Ciao stai bene?”. Perché tutti ultimamente mi chiedevano se stavo bene? Ah si forse, perché ero in procinto di far nascere un vampiro. “No non sto bene, cosa hai fatto a Jasper?”. “Niente, gli ho detto solamente di starti lontano”. “Tu cosa hai fatto?”. “Gli ho detto che per il tuo bene, e per i bambini è meglio che stia lontano!”. Il mondo mi crollo per l’ennesima volta il mondo addosso. “I bambini?”. “Si aspetti due gemelli”. “Sono uno un vampiro e una fata del tempo”. Ero arrivata a sono un, che il mio cervello smise di funzionare. Ero svenuta sul letto, con Matias che mi chiamava in continuazione preoccupato. Mamma sentendo il busso al piano di sopra si precipito in camera mia a vedere se stessi bene. Dopo alcuni minuti, ripresi conoscenza, e gli dissi che aspettavo due gemelli. Mamma sbianco anche lei, e mi disse che era arrivato il momento che chiamassi la mia madre vera, la Regina del tempo.                                                                                                           

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
Pesandomi mi spaventai, ero sempre più magra. Ora pesavo 35 chilogrammi. Vincent, aveva chiamato mamma, dicendo che aveva trovato una soluzione per la mia gravidanza. Io temevo il peggio, volevo bene ai miei bambini, anche se mi facevano del male, ero sempre una mamma. Vincent mi aveva proposto di provare a bere del sangue animale, per vedere se al neonato vampiro potesse andare bene come alimento. All’inizio non ne volevo sapere di berlo, ma alla fine lo dovetti bere per il mio bene. Dopo alcuni giorni che avevo iniziato a berlo, mi sentivo molto meglio, e potevo mangiare anche alimenti normali. Avevo sempre voglia di uova strappavate. Quindi la mia dieta, ora si basava soprattutto su sangue animale, e uova. Jasper era ritornato a farmi visita ma non mi raccontò mai cosa era successo fra lui e Matias. Ora passava la maggior parte del tempo con me, e non mi lasciava per un secondo. Dicendomi che era per il mio bene e di non fidarmi più di Matias. Non era un immortale affidabile mi disse. Bah io non ci capivo più niente. La settimana successiva arrivò finalmente mia madre. Gli costo caro lasciare il nostro pianeta, ma era contenta di vedermi. Gli raccontai come avevo passato gli ultimi dieci anni. Ma la sua maggior preoccupazione era la mia gravidanza. Jasper e mia mamma andavano d’accordo naturalmente, si conosceva prima che io venissi al mondo. Le mie due famiglie ora passavano più tempo assieme, per il mio bene. Temono per me. Io non stavo poi così male, mi sentivo più che altro sempre stanca e affamata. Vincent, il giorno dopo arrivò alle 9 del mattino per visitarmi. Poteva vedere solo il neonato della mia specie, il neonato vampiro era nascosto da una membrana più resistente. “Si può sapere che sesso sono? C’è almeno quello che si vede?”. “Ora provo Luna, non si è mai saputo nulla di una gravidanza fra fate e vampiri”. “Lo so, non fate altro che ripetermelo”. Alzai gli occhi al cielo, e lui se ne rese conto. “Scusami Bella, non volevo, ma come tutti noi vogliamo il meglio per te”. “Lo so, Vincent e ti… ringrazio”. “Figurati. Ora alza la maglietta”. Lui mi guardò pensieroso, stavo per chiedergli cosa ci fosse di strano, quando osservai con i miei occhi cosa stava osservando. Su un lato della mia pancia, c’erano chiazze viola e grigie come fossero dei lividi, ne sfiorai uno, e sentì un dolore fortissimo. “Cosa sono?”. Vincent li esaminò, sfiorandomi leggero come una piuma, mi disse che il bambino vampiro era incompatibile con il mio corpo. Per questo stavo crescendo più in fretta dell’altro feto, e avrebbe potuto anche spezzarmi le ossa del mio corpo. “Fantastico direi”. “Farò altre ricerche, per sapere se ci sono stati altri casi”. “Va bene, grazie, mi mandi Jazz per favore?”. “Certo, intanto bevi questo”. Presi il bicchiere pieno di sangue, e lo bevvi con gusto, ora mai non sentivo più il disgusto del sangue che provavo. Jasper mi prese fra le sue braccia e mi coccolo, finché non mi addormentai. Svegliandomi, ero ancora in dormiveglia quando senti che Jasper parlava con qualcuno al telefono. “No non ti avvicinare a lei, ho ti uccido con le mie stesse mani”. Dalla sua voce era molto arrabbiato, ma con chi c’è l’aveva?. Vedendo che non parlava più al telefono, aprì gli occhi, e mi ritrovai lui che mi osservava. “Buongiorno amore”. “Buongiorno tesoro, tutto bene? Ti ho sentito urlare.”. “Scusami, non ti volevo svegliare. No parlavo, con una persona che non ti deve stare vicino in questo momento e mai”. “Scommetto Matias?”. Lui non rispose, ma avevo indovinato la risposta. “Devo andare al bagno”. Mentre mi alzai sentì, una fitta allucinante al fianco sinistro e un rumore sordo. “Ahi!”. “Lunaaa!”. Crollai a terra, tenendomi il fianco. “Che succede?”. Mi mancava il respiro. “Stai tranquilla ti porto da mio padre”. Mi prese fra le sue braccia, e in pochi minuti eravamo già a casa sua. Suo padre aveva uno studio, creato per me come sala parto. Visitandomi mi disse che il bambino mi aveva rotto tre costole. Mi fascio il fianco, e non sentì più dolore. “Forse Luna è meglio che per il resto della gravidanza, ti trasferissi da noi. Se ti dovesse capitare qualcosa almeno saresti già qui a mia disposizione. E saresti anche al sicuro”. “Va bene, la mamma non sarà molto contenta, almeno credo”. “Tranquilla, ne abbiamo già parlato anche con lei”. “Ok e dove dormo? Voi non dormite!”. “Te la senti di venire con me di là?” mi disse Jazz. “Certo amore”. Stavo per mettere un piede a terra che mi ritrovai fra le sue braccia. Lo bacia nel collo, e a Jazz piaceva molto. “Eccoci questa è la nostra camera”. Mi voltai e rimasi a bocca aperta. Era la camera dei miei sogni. Un grande letto circolare era in mezzo alla stanza. Un piumone bianco, scendeva ai lati, e un vasto assortimento di cuscini era presente. Lo guardai, e lo baciai, “Grazie amore”. “Figurati”. Andai sotto alle coperte, iniziavo ad avere freddo. Lui si mise sopra alle coperte, per non farmi morire congelata. Ci baciamo per quasi tutta la sera, ma alla fine lui fu costretto a venire sotto alle coperte con me, per il fatto che ci eravamo uniti l’uno fra l’altro. Fu una sera indimenticabile. Lui era gentile nei movimenti, e non sentivo nessun dolore, e non creava nessun problema a me e ai bambini. Stavo per addormentarmi, quando Jasper mi prese la mano. “Amore posso chiederti una cosa?”. “Certo”. Mi accomodai meglio fra le sue braccia e lo guardai. “Mi vuoi sposare?”. Mi mostro un anello pieno di diamanti, con uno al centro blu. Rimasi impietrita, e scoppiai a ridere. “C’è qualcosa che non va?”. “No scusami, ma mi sento in un sogno”. “Certo che ti voglio sposare”. Mi infilò l’anello e ci baciamo per il resto della serata, ma alla fine io caddi nelle braccia di Morfeo. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
Erano passati due mesi, da quando avevo scoperto di essere incinta. Vincent, aveva intuito che la mia gravidanza sarebbe durata solo tre mesi, in un mese infatti ero già di tre mesi, e ora ero incinta di quasi sei mesi. Per questo io e Jasper avevamo deciso di sposarci, prima che la mia gravidanza finisse. Il matrimonio era organizzato per il 29 Marzo. Alice e Rosalie mi aiutavamo molto, visto che io nelle ultime tre settimane, ero stata costretta a letto. L’unica cosa che mancava era provarmi il vestito da sposa. Iniziavo ad avere paura a mettere quel abito, nel giorno in cui mi univo a Jasper per sempre. Matrimonio e gravidanza erano i miei due incubi più grandi, e ora si stavano realizzando in un colpo solo. Alice aveva organizzato il ricevimento, nella loro casa, avendo un grande giardino, era il posto adatto. Non so quanta gente avesse invitato, ma in questo momento non pensavo ad altro, che ai miei bambini. Oggi avevo chiesto a Jasper di accompagnarmi a comprare l’occorrente per i bambini, anche se lui preferiva che io stessi a riposo, ma i bambini avevano bisogno di vestiti, pannolini ecc., non potevano di certo andare giro nudi. Detto questo oggi pomeriggio saremmo andati nel negozio più grande per bambini che era in città. Era il più famoso di New York. Jasper sembrava a disagio, ma io gli feci coraggio, sentendomi anche io ancora una bambina, e non una futura madre. Trascorremmo diverse ore, e alla fine arrivammo a casa, con la macchina strapiena di roba, e altri ordini che sarebbero arrivati, nel corso di poche settimane. “Amore, non eri costretto a spendere tutti quei soldi per i bambini! Abbiamo preso vestiti, per quando avranno quattro anni!”. “Amore, non ti preoccupare questo e altre, per te, e i bambini.”. “Dio quanto ti amo!”. “Anche io!”. Arrivati a casa, io andai a riposare, mentre gli altri arredavano la cameretta per i gemelli. Mi sentivo in colpa, non potendoli aiutare, ma non potevo fare altrimenti. Ogni due ore, ero costretta a mangiare qualcosa, e a bere sangue, per fare contenti entrambi i bambini. Non sapevamo ancora che sesso erano, ma avevamo comprato completino sia blu e rosa. Io speravo infatti in un maschio e una femmina. Jasper la pensava come me. Alice alla fine aveva consentito di farmi vedere la lista degli invitati, ma quando chiesi a Jasper perché Matias non era fra gli invitati, litigammo. Era la prima vera e propria litigata che avevamo avuta da quando ci eravamo conosciuti, nonché due mesi mezzo fa. Ci stavo male, ma volevo sapere che problema cera. Alla fine la risposta era sempre la stessa, lo faceva per il mio bene. Ero in grado di badare a me stessa. Mercoledì di uscire da sola, anche se non mi sentivo benissimo avevo bisogno di starmene un po’ da sola, e lontano da casa. Decisi di andare al centro commerciale, per fare due o tre acquisti per me. La gente che mi passava accanto, rimaneva troppo a lungo a fissarmi, ma io alla fine me ne fregavo. Dopo aver acquistato, due magliette mi sedetti al tavolo della tavola calda, a bermi una cioccolata calda. Stavo per assaggiare il primo sorso, quando senti un rumore sordo provenire da dentro di me, mi mancava l’aria. Vedevo le persone ruotare, invece molto probabilmente erano ferme. Crollai a terra. Molte persone si erano avvicinate e mi chiedevano se stessi bene, ma io l’unica cosa a cui pensavo erano i bambini. “Signorina, stia calma, sta arrivando l’ambulanza”. Io non riuscivo più a respirare, all’improvviso era diventato tutto nero.

***

Mi svegliai, mi girava la testa non capivo nulla di dove ero, e cosa era successo. Guardandomi attorno, vidi che molto probabilmente ero finita in ospedale. Oh dio! Non potevo rimanere, cosa mi avrebbero fatto?. Ma soprattutto alle mie creature. Cercai di liberarmi dalla flebo che avevo nel braccio, ma ero inutile, ero legata al letto. Che cavolo stava succedendo? Mentre capivo cosa stava succedendo, dalla porta spunto Matias. “Matias!”. “Ciao tesoro! Come ti senti?”. “Non chiamarmi più tesoro. Eh cosa sta succedendo?”. “Ti ho trovato svenuta alla tavola calda, allora ho pensato che sarebbe stato meglio, portarti all’ospedale.”. “Grazie, ma perché sono legata?”. “Per il tuo bene!”. “Per il mio bene? Ma perché siete tutti preoccupati per me? Sto bene lo volete capire o no? Voglio solo il bene per i miei figli.”. “Ecco perché dico per il tuo bene. I tuoi figli ti stanno uccidendo da dentro, per questo sarebbe meglio che tu smettessi la tua gravidanza”. Lo guardai, e se avessi avuto la possibilità lo avrei fulminato all’istante. Concentrandomi con tutte le poche forze che avevo mandai indietro il tempo, alla fine mi ritrovai nel letto accanto a Jasper. Lo abbraccia e gli raccontai cosa era successo. Lui tremava dal nervoso, mi rispose che ci avesse pensato a lui a Matias. La mia paura era che Matias fece del male a Jasper, dato che era un immortale. Al pensiero mi sentivo male. Mi addormentai con Sofia accanto a me.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
Mancavano esattamente cinque giorni al matrimonio. Quindi era arrivato il momento per provare il mio abito da sposa. Non ero in forma per niente, quindi mi aiutarono Alice e Rose. Ora mai erano come mie sorelle naturali, soprattutto Alice. Indossai l’abito e mi guardai terrorizzata allo specchio. L’abito era stupendo, nel suo bianco candido come la neve, i suoi nastri blu in fondo al vestito. L’unica sbagliato ero io. Nessun trucco avrebbe nascosto la mia magrezza che mi aveva colpito negli ultimi due mesi e mezzo. Avevo raggiunto il peso di trenta chili, nonostante mangiassi sangue per il bambino vampiro che aspettavo, e cibi normale per l’altro neonato. Secondo Vincent, il vampiro dentro di me, mi stava mangiando dall’interno. Dovevo resistere ancora due settimane, e poi molto probabilmente sarebbero nati. Ero seduta con l’abito nella grande stanza di Alice, che avevamo usato come camera prova abiti. Era penso la camera più grande della casa. L’intera stanza era in un tinta color pastello rosa. I mobili all’interno erano bianchi. Un grande specchio si trovava al centro della stanza. Sul lato destro della stanza un grande armadio copriva l’intera facciata, dall’altro lato, una grande vetrata faceva lo stesso. Ero persa nei miei pensieri, quando due mani gelate come il ghiaccio si posarono sulle mie spalle. “Luna, sei bellissima!”. “Alice, smettila ti prego, sono orrenda. Non mi voglio sposare in queste condizioni!”. “Sei impazzita?! Luna non sappiamo quello che potrebbe capitare dopo…”. Evidentemente Alice, si era resa conto di quello che avrebbe detto e si blocco, guardando altrove. “Potrebbe capitare la mia morte!”. “Scusami Luna, non avrei dovuto dire quelle cose, scusami”. “Tranquilla Alice è la verità”. Alice non rispose, e uscì dalla stanza. Perfetto l’avevo fatta arrabbiare, ma ero stanca di tutto, volevo stare sola con i miei bambini. Accarezzai il pancione, e uno dei neonati che stava scalciando, smise immediatamente di farlo, evidentemente gli piacevano le mie cure. Dovevo fare lo stesso per Alice, non mi piaceva il suo silenzio nei miei confronti, si forse a volte parlava anche troppo, ma ora avevo solo bisogno di lei. Presi forza e provai ad alzarmi. Pessima idea! Senti uno strappo all’interno del mio corpo. “Aliceeee!”. Non feci in tempo a rimettermi a sedere, che crollai a terra colpendo fortemente la testa.

***

“Luna! Sei sveglia?”. Jasper?. Cercai invano di chiamarlo, ma le parole non uscivano. Aprì gli occhi lentamente, e vidi Jasper guardarmi con il suo sguardo preoccupato. Alice dall’altra parte mi teneva la mano. “Luna!Stai bene?”. “Si!”. La mia voce, uscì debole. “Ti abbiamo trovato svenuta in camera di Alice. Hai sbattuto la testa.”. “I bambini?”. “Stanno bene amore tranquilla!. Ho parlato con loro!”. Lo guardai perplessa, che volevano dire ho parlato con loro?. “Si riesco comunicare con loro, con il pensiero anche se sono ancora dentro di te!”. “Cosa dicono?”. “Che gli dispiace che ti abbiamo ridotto così, ma si faranno perdonare!”. Sorrisi, ma ero invidiosa anche io volevo parlare con i miei figli. Guardai Alice. “Scusami!”. “Nulla, è colpa mia bella. Forse hai ragione… dovremmo spostare il matrimonio”. Il suo sguardo era fisso su di me, evidentemente non voleva turbare Jasper, che al contrario la stava fulminando con lo sguardo. “No Alice, voglio farlo, hai ragione non si sa il domani!”. Jasper ci guardò senza capire, ma non chiese il significato delle nostre parole. “Va bene come vuoi. Riproviamo l’abito?”. “Si. Oh dio l’ho rovinato?”. “No no! Dobbiamo vedere se è troppo grande per il tuo esile corpo”. “Certo. Jasper lei è pregato di uscire”. Ridemmo entrambi. “Va bene Madame.”. Ci baciammo, e io fui presa nelle cure di Alice, e Rose che ci aveva raggiunto. Ero tenuta in piedi da Rose, mentre Alice mi infila l’abito. La mia pancia era enorme, l’unica parte del mio corpo, enorme. Non riuscivo nemmeno a vedermi le gambe, da quanto era grande. Alice mi legò il corpetto in vita, senza stringere troppo, se no sarei corsa al bagno. Andavo in bagno, ogni mezz’ora nell’ultima settimana. L’abito mi stava enorme, Alice mi guardò dubbiosa. “Luna, sembri avvolta… da…”. “Un tendone?”. Concluse Rose. Ridemmo tutte e tre. “Cambiamo abito”. “Quanti abiti hai preso Alice?”. Quando si trattava di shopping, Alice non badava a spese. “Oh tu non ti preoccupare! Il giorno del matrimonio, devi tu essere la più bella”. Non dissi nulla, ma bella era una parola grossa da dire, nella mia condizione, ma non volevo turbare Alice un'altra volta. Ero ancora tenuta fra le braccia di Rose, quando mi accorsi di avere del bagnato nei piedi. “Rose mi dispiace”. “Siediti Luna, e non ti preoccupare. È capitato anche a mamma quando aspettava Jasper”. “Fantastico, ora non mi tengo nemmeno la pipì, il giorno del matrimonio dovrò indossare un pannolino per anziani”. Scoppiai a piangere, era vergognoso. “Luna ti chiamo Alice”. Rose non era mai stata brava a parole, e a consolare. Alice ci raggiunse con altri tre abiti da provare, ma io non avevo le forze di reagire. Ci volle un ora prima che Alice, mi convinse che sarebbe andato tutto bene e a farmi provare il primo abito. Era tutto bianco, senza spalline, che evidenziava il mio seno. Ero stata costretta a passare da una seconda a una quarta. Non ero entusiasta, ma a Jazz piaceva molto il cambiamento del mio corpo. L’abito mi stava meglio del primo, non stava come una tenda da circo. Evidenziava poco la pancia, anche se non si poteva nascondere totalmente. Aveva diversi fiocchi in fondo al vestito. “Alice, è stupendo! Non voglio provare altro”. Alice era delusa, per lei ero una bambola a grandezza naturale da cambiare come e quando preferiva, ma io avevo scelto, questo era l’abito giusto. Rose mi aiuto a sfilarmelo, e Katherine, la mamma di Jasper, prese l’abito per farci le ultime modifiche. Mancavano due giorni e poi sarei stata unita a Jazz per sempre. Alice mi portò nella mia stanza, mi stavo addormentando in piedi, non feci in tempo a dirle grazie che crollai fra le sue braccia. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
Il fatidico giorno è arrivato. Sono le cinque del mattino, e io sono già sveglia. Questa è stata la notte più lunga della mia vita non passava mai. Sono agitata, e ho paura di fare una brutta figura. Non vedo Jasper da due giorni, e mi sembra che sia passata un eternità. Riuscì mio malgrado a scendere di sotto, in cucina, non sentivo nessun dolore. Stavo morendo di fame. Presi il solito bicchiere di sangue che avrei bevuto per il neonato vampiro. Aprendo il mobiletto della dispensa, non sapevo bene cosa farmi da mangiare. Avevo voglia di mille cose contemporaneamente. Decisi per le frittelle ricoperte di sciroppo d’acero. Certo non erano leggere alle cinque del mattino, ma avevo voglia soprattutto di quelle. Presi le mie frittelle e mi accomodai sul divano in salotto, da quando ero in gravidanza stavo comoda solo sulle cose morbide. Alice e Rosalie arrivarono alle 7.30, io ero crollata sul divano con ancora il piatto vuoto in mano. Ci dirigemmo in camera mia, certo non era grande come quella di Alice, ma riuscimmo a sistemarci. Feci una doccia calda e mi lavai i capelli. Rose mi asciugo i capelli, e li raccolse in uno chignon, dopo di che infilo due grandi fermagli dove si sarebbe inserito il velo. Alice mi stava truccando. Le dissi molte volte, che sarebbe stato inutile truccarmi, si sarebbero visto lo stesso le mie occhiaie, e le ossa che da li a poco avrebbero potuto uscire dagli zigomi. Ero un mostro comunque, ma secondo Alice mi sbagliavo di grosso. Convinta lei. Mi aiutarono ad alzarmi,e a infilarmi il vestito. Alla fine mi dovetti ricredere, ero bellissima grazie ad Alice. La mia vera mamma ci raggiunse e scoppio in lacrime, era fiera della sua bambina. Il mio vero padre era morto quando io avevo solamente due anni. Al suo posto mi avrebbe accompagnato il mio papà adottivo, che in quel momento era scoppiato a piangere. Cercai di trattenere le lacrime, per non rovinare il meraviglioso lavoro che aveva svolto Alice. La funzione si sarebbe svolta nel giardino di casa di Jasper. Non era possibile farla nella chiesa di New York, distava troppi chilometri, e nelle mie condizioni era meglio essere vicino a casa, per ogni convenienza. Il giardino era stato abbellito con lunghissimi nastri bianchi e rosa. Un grande telone era al centro del giardino. Ogni sedia era avvolta in nastri rosa e bianchi. La navata era bianca e rosa. Qui si vedeva il tocco di Rosalie, era brava a organizzare ogni evento e festa. Dalla finestra potei vedere tutti gli invitati accomodarsi e i testimoni raggiunsero la navata in attesa della sposo e della sposa. Come testimoni avevo scelto la mia amica Laura e mio cugino Matt. “Alice, chi sono i testimoni di Jazz?” chiesi. “Sono nostro cugino Emmett e sua moglie Jessica”. Li guardai dalla finestra, e si vedeva dal loro colorito che erano anche loro vampiri. “Ora basta guardare, sta per arrivare Jasper”. Alice mi tolse dai miei pensieri, e chiuse le tende. Rosalie mi fece sobbalzare quando il suo tocco leggere e freddo mi infilo la giarrettiera sotto all’abito. “Non era necessario Rose.”. “Deve invece. Piacerà molto a Jazz”. Papà arrivò, aveva smetto di piangere. Gli sorrisi e lo abbracciai. “Sei bellissima tesoro mio.”. “Grazie papà”. Alice e Rose per evitare che feci troppi sforzi mi portarono giù all’entrata in un attimo. Papà ci raggiunse di nuovo, e mi prese a braccetto. “Sei pronta?”. Presi un grande respiro e risposi che ero pronta anche se le mie gambe tremavano come foglie. “Luna, quando senti la musica entra dopo di me e Rose”. Non risposi, ero impietrita dalla paura. “Luna, Jasper ti aspetta.”. “Si, Jasper. Sono pronta”. Rose e Alice fecero il loro ingresso. Loro si che erano belle, senza un difetto. Inizio la musica, era arrivato il mio momento.

***

La funzione si svolse in modo regolare e veloce. Jasper era molto più bello di me, nel suo completo blu scuro. Guardandolo avevo voglia di lui, si lo so, ero pervertita. Per tutto il giorno, avevo il timore che i bambini mi creassero problemi con la gravidanza invece era tutto perfetto. Tutti gli invitati non ci lasciarono da soli nemmeno un minuto, per farci le congratulazioni e farmi gli auguri per la mia gravidanza. Alle dieci di sera, gli invitati ero andati via tutti. Beh di solito dopo un matrimonio, gli sposi dovrebbero partite per la luna di miele, ma io nelle mie condizioni non era il caso. L’avremmo fatta dopo il parto. Per il momento avremmo trascorso la prima notte di nozze a casa di Jasper. Dove mi sarei trasferita lì per sempre. Ero stanca morta ma non lo davo a vedere, per non ferire Jasper, e in più volevo passare il tempo con lui. Indossai l’accappatoio e mi infilai sotto le coperte, in attesa di Jazz. Lui indossava solo i pantaloni della tuta e varcava la soglia della porta. Era bellissimo, nel suo corpo esile da ragazzo. “Amore mio.”. Si avvicinò al letto e si infilò sotto alle coperte con me. Sentivo freddo, ma non volevo farglielo notare. Gli presi la mano e la misi sulla pancia per fargli parlare con i bambini. Era due giorni che non li sentiva. “Stanno bene?”. “Si amore, tutto bene. Eh io non ho sentito nessun dolore oggi. Non mi scappava nemmeno la pipì”. Lui baciò la pancia, e poi passo al mio collo. Io inclinai il capo, e respiravo a fatica. Ogni volta che mi baciava io cadevo in trance. “Amore… mi sei mancato”. “Ah si, allora ne posso approfittare!”. “Ho voglia di te!”.  Aprì il mio accappatoio e io ero solo con le mutande, il reggiseno non l’avevo portato per tutto il giorno. Lui mi prese il seno e inizio a baciarmelo. Io appoggiai la testa sopra ai cuscini e ansimavo. “Vieni qui”. Lo presi fra le mie gambe e lo baciai intensamente. In un secondo Jazz si era tolto i pantaloni della tuta e gli slip. “Ti va di unirmi a me?”. Jasper non era di quei ragazzi, che quando aveva voglia di fare sesso con me, te lo chiedeva esplicitamente, no lui preferiva sempre a usare questa frase. “Certo amore”. Ci baciammo ancora poi lui raggiunse il mio collo, e si infilò dentro di me. Stavo morendo dal piacere. “Ti… “. Mi fece segno di tacere, e lui mi bacio per farmi stare zitta. I bambini mi premevano sulla vescica e io stavo morendo dal piacere. Era molto delicato con me, per non sentire nessun dolore, ma soprattutto per non fare male ai bambini. Continuammo a fare l’amore, per tutta la notte, crollai alle quattro del mattino. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
Mi svegliai urlando dal dolore. Jasper non c’era e io ero in quella casa immensa da sola e spaventata. Fortunatamente il cellulare era sul cuscino accanto a me. Lo presi, e composi il primo numero che ricordavo. Rispose Vincent, il papà di Jazz, meno male. “Vincent, aiut…”. Non riuscendo a finire la frase da un’altra fitta di dolore. “Arriviamo Luna stai tranquilla”. Chiusi la telefonata e cercai l’accappatoio per vestirmi, era vergognoso trovarsi nuda. Non riuscivo a muovermi,ma lo trovai dietro alla mia testa, lo indossai giusto in tempo, erano arrivati Vincent e Jasper. “Amore, cosa hai?”. Respiravo sempre di meno, riuscendo a dirgli che molto probabilmente stavano per nascere i bambini. Jasper mi prese in braccio e volammo nell’altra stanza dove c’era tutto il necessario per il parto. Non mi sentivo dalla pancia in giù. Vincent dovette aprirmi l’accappatoio, e visitarmi. Arrivarono anche Alice e Rosalie per dargli una mano. Jasper mi teneva le mani, ma era spaventato quanto me. Vincent mi fece anche una visita ginecologica, e valutando che ero dilata di tre centimetri. Stavo per chiedere un antidolorifico quando si sentirono rumori di ossa rotte provenirmi da dentro. Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, e crollai fra le braccia di Jazz. Non riuscivo a parlare ma potevo sentire tutto quello che stava capitando. Sentivo dire da Vincent, che il bambino vampiro cercava di uscire strappando la carne del mio ventre con i suoi denti. Invece l’altro neonato fata non era ancora pronto per il parto. Jasper era disperato, voleva il meglio per tutte e tre. Vincent mi inietto un medicinale per bloccare il travaglio. Dopo alcuni minuti il travaglio si blocco. I bambini stavano bene, ed erano tranquilli. Io non riuscivo a riprendermi invece.

***

Jasper mi stava baciando nel collo, quando ripresi conoscenza. Sentivo il mio corpo come se fosse stato investito da un tir. Avevo dormito due giorni di fila, ma ora mi sentivo meglio. Il parto era stato spostato di una settimana, quando avrei raggiunto i tre mesi completi, nonché ai novi mesi umani. Jasper non mi lasciava un minuto da sola, ma non mi disturbava come cosa. Passammo le giornate con la mia famiglia e la sua oppure rimanevamo da soli. Mancava un giorno al parto, e io ero agitata. Per l’intera giornata avevo sentito le contrazioni non dolore, ma comunque erano presenti. Alle 20 mi misi a letto nella stanza per il parto, sentivo il bisogno di spingere, ma Vincent me lo impedì, non ero ancora dilatata completamente. Jasper era ansioso vicino a me, ma era più tranquillo di me. Arrivò il momento di spingere, ma ogni volta che lo facevo sentivo rumori secchi all’interno del mio ventre. Affrontai le mie paure e miei dolori, pur di farli nascere. Dopo diverse ore era nato il piccolo vampiro. Era ricoperto da una folta capigliatura bionda e aveva le fossette. Piangeva e mi cercava. Jasper lo prese in braccio e me lo peso sul petto. Era bellissimo, ma dovetti cederlo a lui, l’altro neonato stava nascendo. Uscì molto in fretta rispetto al primo. Era una femmina. Identica a Jasper e bionda anche lei come me. Era più piccola del fratello, e minuta. Ma stavano bene entrambi. Jasper teneva in mano il piccolo e io la mia bambina. Decidemmo di chiamarli Dayana e Damon.
                                         
 
 
 

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