The One I Love Is...

di Alain Gravel
(/viewuser.php?uid=196)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: anche le bambole hanno dei sentimenti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: il giorno di San Valentino ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Shinji è mio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: rompere il ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: non giocare con il fuoco ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: più le cose cambiano, più restano le stesse ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: amici ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6: amici. Parte 2 - ti amo. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 6: amici. Parte 3: il Fourth Children ***
Capitolo 10: *** Capitolo 7: Risveglio ***
Capitolo 11: *** Capitolo 8 : Lacrime / Quelle tre parole che avrei dovuto dirti ***
Capitolo 12: *** Capitolo 9 - Un'anima in frantumi / Sono qui per te ***
Capitolo 13: *** Capitolo 10: Non dimenticare mai ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11 - Dove gli angeli non osano arrivare ***
Capitolo 15: *** Capitolo 12 - End of Evangelion ***
Capitolo 16: *** Epilogo - E vissero felicemente anche dopo ... o almeno ci provarono ***



Capitolo 1
*** Prologo: anche le bambole hanno dei sentimenti ***


The One I Love Is ...

Autore: Alan Gravel - sito
Tradotto dall'inglese da Simo84
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

PROLOGO: ANCHE LE BAMBOLE HANNO DEI SENTIMENTI

Rei Ayanami.
Il pilota assegnato all'unità-00.
La maggior parte delle persone che la conoscevano era d'accordo nel dire che la First Children possedesse pochi sentimenti. A dire la verità, la maggior parte delle persone, ad eccezione del Comandante e del pilota Ikari, pensava che lei non provasse proprio NESSUN tipo di sentimento.
Qualche volta, Ayanami aveva mostrato a quei due sincere emozioni.
Uno dei due Ikari si chiedeva spesso se Ayanami fosse mai stata felice, mentre l'altro non sembrava preoccuparsene.
Ma nel complesso, Ayanami era un mistero totale.
Per la maggior parte della sua vita, si era comportata come se non provasse alcun tipo di sentimento. Tuttavia, due eventi cambiarono quello stato di cose: il fallimento del test di attivazione dell'Eva-00, e l'arrivo del Third Children, Shinji Ikari. Mentre il primo apparentemente non ebbe alcun impatto nella vita di Ayanami, il secondo sconvolse non poco la sua semplice esistenza.
Per ragioni che non riusciva a comprendere, il giovane Ikari non sembrava spaventato da lei come lo era il resto della sua classe. Aveva mostrato interesse nei suoi confronti. Sembrava che ci tenesse a lei anche più del Comandante Ikari. Questa possibilità la turbava. E con il passare del tempo si sorprese sempre più spesso assorta pensare al Third Children.
Questo la fece sentire… inquieta.
Non riusciva a capirlo.
Aveva pianto per lei.
L'aveva fatta sorridere.
E lei si era sentita felice.
E adesso…
Dal giorno del combattimento con il Settimo Angelo…
Le sue attenzioni sembravano essersi spostate sulla Second Children.
Questa idea… la infastidiva.
Ad essere sinceri, le attenzioni di Shinji avevano cominciato a piacerle.
Non voleva perderle.
Da una tasca della sua uniforme scolastica, Ayanami prese un piccolo calendario che aveva trovato un giorno per strada.
Lo fissò per qualche minuto.
Un giorno era stato evidenziato in rosso.
Il 14 febbraio.
Al contrario di ciò che le persone potevano pensare, Rei Ayanami era consapevole di ciò che accadeva intorno a lei. Aveva a disposizione un molto di tempo per osservare il mondo e le persone che vi vivevano. Spesso faceva fatica a comprenderle. Ma riusciva facilmente a cogliere la più piccola informazione con cui veniva a contatto. Perciò sapeva il significato di quella data. Aveva anche studiato i rituali che uomini e donne sembravano compiere durante quel giorno. Fino a qualche mese prima, l'avrebbe considerata una perdita di tempo. Ma adesso… era un mezzo di cui si poteva servire.
Lentamente, la ragazza si alzò e prese un pacchetto dalla tavola.
Una piccola scatola di cioccolatini. Aveva saltato un pasto per comprarla.
"Ikari-kun…"
Piena di una determinazione insolita per lei, Ayanami decise che non avrebbe lasciato Shinji Ikari alla fiera Second Children.
Lasciò velocemente il suo appartamento vuoto.
Quel mattino, il Quartier generale della NERV ricevette parecchie chiamate di emergenza da un numero di agenti assegnati alla sorveglianza dei tre piloti di Evangelion.
C'era senza dubbio qualcosa che non andava.
Quel mattino, il pilota Rei Ayanami corse a scuola.
Con un chiaro sorriso che le illuminava il volto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: il giorno di San Valentino ***


The One I Love Is ...

Autore: Alan Gravel - sito
Tradotto dall'inglese da Simo84
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax
Disclaimer: questa storia comincia dopo il 14° episodio, e prosegue fino alla fine. Perciò se non avete visto l'intera serie e il film "The End of Evangelion", aspettatevi degli spoiler. Non vi avviserò più.

THE ONE I LOVE IS…
CAPITOLO 1: IL GIORNO DI SAN VALENTINO

Rimasi sorpreso nel trovare le mie due coinquiline già pronte per la colazione. Era strano. Toccava a me cucinare quel giorno. Ma sembrava che Asuka avesse optato per la marmellata al lampone spalmata su un paio di toast. In quanto a Misato… finché c'era birra nel frigorifero, lei era a posto. E il frigorifero era raramente a corto di birra. Pensavo che, visto che ne beveva così tanta di quella roba, potesse ormai riuscire a sopravvivere anche solo con essa.
"Non è giusto!"
Problema. Asuka era già di cattivo umore. Questo non era del tutto inaspettato. Avevo già assistito a una scena simile due settimane fa. E sapevo che l'avrei sempre rivista dopo due settimane.
Dunque, Asuka era di cattivo umore, e ciò significava che alla fine se la sarebbe presa con me per scaricare le sue frustrazioni. Comunque, ero fortunato: le cose sarebbero potute andare molto peggio. Perlomeno non era in quel periodo del mese! O almeno, questo era ciò che pensavo. Non potevo esserne assolutamente certo…
Silenziosamente, decisi di accettare il mio destino mentre preparavo la mia colazione. Semplici uova e qualche toast. Non ero sicuro di avere l'energia necessaria per qualcosa di più complicato. Per un attimo pensai di dire "Ciao!" alle mie due coinquiline, ma dall'espressione sulla faccia di Asuka decisi di restare in silenzio. Meglio rimanere in disparte il più a lungo possibile.
"La vita raramente è giusta, Asuka."
Beh, che sorpresa. Misato sembrava seria. Raro. Probabilmente sarebbe presto ritornata al suo comportamento irresponsabile-allegro-dispettoso. Il suo obiettivo era probabilmente di fare abbassare la guardia ad Asuka.
"Ma è domenica! Non solo, ma è anche il giorno di San Valentino!"
Asuka era senza dubbio scocciata. Non riuscii a fare a meno di rabbrividire al pensiero. Mentre a me personalmente non importava granché di una stupida vacanza, Asuka doveva farne una questione di Stato.
"So già che oggi sarà un inferno…" pensai silenziosamente. "Forse l'attacco di un Angelo mi salverà…"
Peccato che fossero gli Angeli i responsabili di questo casino.
"Asuka, conosci perfettamente la posizione del Comitato scolastico di Neo Tokyo-3. A causa degli attacchi degli Angeli, avete perso molti giorni di scuola. Perciò, una domenica ogni due settimane adesso è un giorno di scuola."
Sentii che Misato stava perdendo la pazienza. Asuka aveva già perso la discussione. Solo che ancora non lo sapeva.
"E' una rottura!"
"Forse. Ma in ogni caso ci andrai, a costo di farlo diventare un ordine."
"Ma non è giusto! Stupi-Shinji, dì qualcosa!"
Okay, sono rimasto nell'ombra abbastanza.
"Oggi non abbiamo test di sincronia, Misato-san?"
La classica tattica evasiva di Shinji Ikari. Se provi con tutte le tue forze a ignorare la realtà, questa magari scompare. Comunque, sapevo che probabilmente non avrebbe funzionato. Asuka era già furiosa e stava mormorando qualche insulto in tedesco, se non sbagliavo. Un'esplosione di primo grado era imminente. Ma la fortuna, sotto il nome di Misato Katsuragi, era dalla mia parte.
"No, Shinji-kun" Potevo vedere un largo sorriso sulla faccia del maggiore. Per un attimo mi chiesi se fosse un buono o un cattivo segno. "Stasera, faremo un PARTY!!!"
Questo attirò l'attenzione di Asuka. Un party… anche se io non ero particolarmente entusiasta all'idea di un ALTRO party, almeno lei si era considerevolmente calmata.
"Un party?"
Asuka diventò improvvisamente abbastanza eccitata. Questo non fece altro che rallegrare Misato ancora di più.
"Sì! Ci saranno Ritsuko, Maya, Shigeru, Makoto… potete chiedere anche ai vostri amici a scuola se vogliono venire. Non dimenticate di chiederlo anche a Rei…"
"Chi se ne frega di Rei! Che mi dici di Kaji? Verrà?"
Improvvisamente tutto il sangue sembrò prosciugarsi dalla faccia del maggiore. Non riuscii quasi a fare a meno di scoppiare a ridere.
"Beh, non so se…"
"Sì! Lo chiamo subito!" disse Asuka, ignorando completamente la risposta del maggiore.
"… può venire. Dannazione! Non ha ascoltato una parola di ciò che ho detto…"
Finii la mia colazione in silenzio. Vedendo che Misato non era evidentemente dell'umore giusto per mangiare altro, e che Asuka si era dimenticata della sua colazione, sparecchiai. Altrimenti, i piatti sarebbero rimasti lì.
Un party. Anche se era sempre piacevole incontrare le persone che consideravo mie amiche, non ero troppo eccitato al riguardo. I party erano troppo rumorosi e affollati per me.
Oh beh, era comunque meglio che avere alle costole un'Asuka furiosa.

Scuola. Un'altra noiosa giornata di scuola.
O almeno questo era ciò che mi aspettavo.
La classe quel mattino era abbastanza agitata. Sembrava che le ragazze stessero facendo abbastanza chiasso riguardo a questa storia di San Valentino. Rimasi veramente sorpreso di vedere Hikari dare i cioccolatini a Touji. Avevo intuito che provasse qualcosa per lui, ma non avrei mai immaginato che glielo avrebbe mai detto, men che meno che lo avrebbe fatto in pubblico.
Touji era così imbarazzato che la sua faccia mi ricordava un pomodoro. I commenti di Kensuke non aiutarono certo la povera "coppia". Speravo solo che Touji non si lasciasse sfuggire qualche commento stupido. Hikari era una ragazza gentile. Sarebbe stata un peccato se Touji avesse ferito i suoi sentimenti.
Chissà perché, Asuka sembrava arrabbiata. Continuava a lanciarmi delle occhiate inquietanti. Non sapendo che cosa le fosse preso, decisi che la cosa migliore sarebbe stata ignorarla per un po', almeno finché non si fosse calmata. Così appoggiai la testa sul banco e aspettai l'inizio di un'altra noiosa lezione sul Second Impact. Con un po' di fortuna, mi sarei addormentato.
All'improvviso tutti si zittirono. La curiosità ebbe la meglio su di me. Alzai la testa, e rimasi shockato da ciò che vidi.
Rei Ayanami, con in mano ciò che era evidentemente una scatola di cioccolatini di San Valentino, stava lentamente venendo verso di me.
No! Lei non farebbe… lei non potrebbe…
Rimasi letteralmente pietrificato.
La sua solita inespressività se n'era andata. Le mani e le labbra le stavano tremando. Riuscivo a vedere nei suoi occhi rossi… la paura. Ma c'era anche qualcos'altro. Non ne ero totalmente certo: una scintilla di vitalità, che non avevo mai visto in lei.
Ero come ipnotizzato.
Mi diede la scatola. Rimasi sorpreso nel vedere che anche le mie mani stavano tremando. Per un breve istante, le nostre dita si sfiorarono. E' stata una delle più grandi emozioni che io abbia mai provato.
"Questa è per te, Ikari-kun"
Non ne sono sicuro, ma penso di essere riuscito a dirle grazie.
Lei sorrise. Quel raro, così prezioso, e bellissimo sorriso.
Attorno a noi, qualche ragazzo scivolò dalla sedia. Altri svennero letteralmente. Non ci badai. Ero in paradiso.
Quando tornai in me, Rei stava tornando al suo banco. Sul suo volto era tornata la maschera neutrale e inespressiva. Solo la scatola di cioccolatini che avevo in mano mi convinse che non era stato tutto solo un sogno.
"Vai così Shinji! Il solito fortunato!"
Felice di non essere più al centro dell'attenzione, Touji adesso mi stava prendendo in giro riguardo a quello che era appena successo. La potente Macchina Pettegola Studentesca era già al lavoro, cercando di immaginare il 'cosa', 'perché', 'quando' e 'come' della mia 'relazione' con Ayanami. Con Rei ormai tornata al suo normale stato inespressivo, ero praticamente tempestato di domande dalle altre ragazze della classe. Era molto peggio delle attenzioni che avevo ricevuto qualche mese prima, quando tutti avevano scoperto che ero il pilota dell'Eva-01. Sapevo dal modo in cui le mie guance ardevano che stavo arrossendo terribilmente. Ad essere sinceri, avrei voluto strisciare sotto il banco e nascondermi.
Con mia grande sorpresa, nel sottofondo, sentii alcune ragazze dire quanto invidiavano Rei. Questa sì che era una sorpresa! Molto più degli sguardi omicidi che mi stavano lanciando alcuni ragazzi della classe. Anche se sapevo che la personalità di Rei, o meglio la sua mancanza di personalità, spaventava la gente, sapevo anche che c'erano ragazzi che letteralmente le sbavavano dietro. Dopo tutto, Rei era davvero attraente, in un modo misterioso. Ed ora, ero improvvisamente diventato il rivale numero uno di quei ragazzi. Grande…
Ancora una volta prima che le lezioni iniziassero la classe si fece mortalmente silenziosa. Potevo percepire che c'era qualcosa che PROPRIO non andava.
"IKARI SHINJI!"
Oh Dio! Asuka!
Non sembrava furiosa. No. Sembrava molto più che furiosa. Era terrificante. Molto più di quei dannati Angeli.
Rimasi pietrificato. Un'altra volta.
La paura è un sentimento molto interessante. Riesco ad evitare il tentacolo di un mostro alto quanto un gigantesco edificio mentre piloto un robot ugualmente grande e riesco ugualmente ad essere schiaffeggiato da una ragazza. E dannazione se faceva male! Ero davvero contento almeno di non essere stato preso a pugni. Giuro, quella ragazza poteva dare lezioni a Touji.
Con la coda dell'occhio, riuscii a vedere che Rei si era alzata. Il suo volto era una maschera di rabbia uguale a quella che potevo vedere sul volto di Asuka.
"Ayanami!"
Rimasi sorpreso dal mio stesso tono di voce. Nessuna esitazione. Nessuna traccia della mia solita timidezza. Era molto più simile a…un ordine. Molto simile al tono di voce di mio padre. Questo pensiero era… fastidioso.
Rei non si mosse. Riconoscendo il mio silenzioso ordine, annuì, mi sorrise, poi lanciò ad Asuka un'occhiata furiosa.
Il problema con Rei era risolto, rivolsi la mia attenzione alla ragazza dai capelli rossi. Sembrava ancora alterata, ma… aveva le lacrime agli occhi. Mi ritrovai incapace di arrabbiarmi con lei.
Asuka aveva sempre reazioni estreme. Non era strano. Ad essere sinceri, faceva parte del suo fascino. Ma lacrime. L'avevo vista piangere soltanto una volta. La notte prima dello scontro con il Settimo Angelo. Ed era stata solo una singola lacrima nel sonno. Vederla così… quasi fragile. Senza la sua solita arroganza. Non riuscivo quasi a crederci.
"Perché?" le chiesi lentamente.
Di nuovo, mi lanciò uno sguardo pieno di odio. Mi preparai ad essere colpito un'altra volta.
"Stupido Shinji!!!!"
Poi… scappò via dalla classe, andando quasi addosso al vecchio professore.
"Che ha quella ragazza?" chiese Touji.
Venne zittito da una arrabbiatissima Hikari.
"Suzuhara!"
Touji diventò immediatamente tranquillo. Molto, molto tranquillo. Però aveva posto una domanda interessante. Che cosa le era preso?
Poteva forse essere…
No…
Non poteva essere gelosa. Vero?
No. Mai.
Ma… allora perché le lacrime.
Forse aveva qualcosa negli occhi. Sì, era così. Qualcosa, magari solo qualche granello di polvere.
Sicuramente non ero così stupido da credere che…
Poco dopo, tutto sembrò tornare normale. Hikari svolse il suo solito dovere, "Alzarsi", "Inchino", "Seduti". Un altro giorno di scuola finalmente cominciò.
Non appena il professore iniziò la sua lezione sul Second Impact, crollai sul mio banco. Mi sentivo completamente prosciugato. Avere a che fare con l'altalena di umori di Asuka era già di per sé un problema. Oggi, peggio che mai. Quelle lacrime… e in cima a tutto questo, dovevo confrontarmi con una Rei sovraccarica di emozioni. Era semplicemente troppo. I miei pensieri erano confusi. Mi stancai di cercare di non evadere dalla realtà e scivolai nel sonno.
Nessuno se ne sarebbe accorto, e anche se lo avessero fatto, non m'importava.

"IKARI-KUN! Come hai potuto fare questo ad Asuka?"
Mi svegliai, il mio corpo era scosso da una furiosa capoclasse. Aprii gli occhi, completamente disorientato, i miei sensi confusi. Venni prontamente soccorso da Touji.
"Non scuoterlo così forte! Il ragazzo deve ancora salvare il mondo, in fondo."
Sì… andava meglio. Adesso che la mia testa non stava più andando avanti e indietro, era più facile cercare di capire cosa stesse succedendo. Apparentemente, ero a scuola. Il che era normale visto che era il posto dove prima mi ero addormentato. E poiché gli unici studenti rimasti in classe erano Hikari e Touji, quest'ultimo molto probabilmente per salvarmi da Hikari, immaginai che fosse ora di pranzo. Avevo fame. Un'occhiata all'orologio della classe lo confermò. Era mezzogiorno passato.
"Come hai potuto farlo?"
"Fare cosa?"
"L'hai ignorata! E l'hai fatta piangere…"
Che cosa voleva dire? L'avevo ignorata a stento. Era abbastanza difficile ignorare una ragazza che stava cercando di picchiarti. E di sicuro non avevo fatto nulla per farla piangere. Lei non aveva pianto. No. Quelle erano lacrime. Ma lei non stava piangendo. Ma allora…?
"Non ho fatto niente!"
"Esatto! Non hai fatto niente! Sei semplicemente rimasto lì e hai accettato i cioccolatini di Ayanami!"
"E allora?"
"Non t'importa proprio niente dei sentimenti di Asuka?"
"Che cosa intendi per 'i sentimenti di Asuka'?"
Hikari rimase evidentemente sorpresa. Sembrava che fosse sul punto di dire qualcosa, ma poi si trattenne.
"Suzuhara-kun, potresti per favore aspettarmi fuori…"
Non mi piacque per niente quel tono di voce.
Touji esitò per un po'. Ma alla fine, scelse il caldo sorriso di Hikari invece del mio sguardo supplichevole. Niente di strano, comunque.
La capoclasse attese che il ragazzo lasciasse la stanza prima di dire finalmente ciò che pensava.
"Non lo sai, Ikari-kun? Asuka ti ama! Non siete fidanzati voi due?"
Che storia era mai questa? Hikari aveva veramente detto ciò che pensavo avesse detto? E ci credeva veramente?
"Cosa?! Noi non siamo fidanzati!"
Come le era venuta in mente quest'idea? Asuka. La mia ragazza?
Doveva essere il peggior scherzo che avessi mai sentito.
"Non fa altro che prendermi in giro! Cerca in ogni momento di umiliarmi! Sono probabilmente il suo più grande rivale per lei. Riusciamo a stento a vivere insieme. Non mi stupirei se mi odiasse. E tu dici che è innamorata di me?"
"Sì!"
"Ma mi hai sentito…?"
"Voi ragazzi siete così ciechi! Non si prenderebbe neanche la pena di prenderti in giro se ti odiasse! Sei probabilmente l'unica persona che lei rispetta veramente! E' vero, forse sei la sua più grossa minaccia. Ma sei anche l'unica persona nella quale lei si può identificare. Quando non sei così idiota o stupido…"
Non riuscivo a crederci. Non volevo crederci. Non stava parlando sul serio, vero?
No. Non era vero. Però, se pensavo a quello che era successo quella mattina…
No, no, no…
"Non può essere…"
Era semplicemente troppo. Troppo. Ci provai, con tutte le mie forze, ad accordare la realtà intorno a me e tutti i pensieri che affollavano la mia mente.
Nulla. Volevo soltanto questo.
Non volevo pensare a Rei. Al suo sorriso.
Non volevo pensare ad Asuka. Alla sua espressione furiosa. Alle sue lacrime.
Non volevo pensare all'amicizia.
Non volevo pensare all'amore.
Non volevo pensare affatto.
Ma non ci riuscivo. Non c'era… nessun posto dove mi potessi rifugiare.
Quando ritornai alla realtà, solo Touji e Hikari mi stavano fissando, preoccupati. Hikari aveva probabilmente richiamato il ragazzo.
"Tutto… tutto a posto, Shinji?" chiese Touji.
Mi ritrovai incapace di rispondere. Annuii.
"Mi dispiace Shinji! Non ho pensato… non ho pensato ai tuoi sentimenti…"
Hikari era quasi sul punto di piangere. Le ragazze. Così sensibili…
"Va tutto bene."
Un'espressione di sollievo si dipinse sui loro volti.
"Diavolo, mi hai spaventato!"
Rivolsi la mia attenzione a Hikari.
"Cosa vuoi che faccia?"
Mi rivolse uno sguardo del tipo "Cosa intendi?"
"Non so cosa fare. Io. Rei. Asuka. E' tutto così complicato. Non so cosa pensare. Dimmi che cosa devo fare."
"Beh, potresti iniziare con lo scusarti con Asuka… magari falle anche un regalo!"
"Un regalo…"
Per un po' fissai la scatola di cioccolatini che Rei mi aveva dato. Un regalo. Un segno. Ma di cosa? Di amicizia? Di amore? Pensai di dare la scatola ad Asuka. Ma mi resi conto immediatamente di quanto sarebbe stato ingiusto nei confronti di entrambe. Rei e Asuka.
"Sì"
Mi alzai, presi la scatola, e mi incamminai verso la porta. Solo quando fui sul punto di andarmene lanciai un'ultima occhiata ai miei amici.
"Grazie."
Poi, mi ricordai di una cosa.
"Misato darà un party stasera. Per favore, venite. Asuka potrebbe avere bisogno di te, Hikari, e non penso che riuscirei ad affrontare da solo la situazione. Ditelo a Kensuke. E… ditelo anche a Rei."
Touji annuì.
"Conta su di me."
Volevo farlo. Dio solo sapeva quanto che volevo farlo.
Poi mi preparai a svolgere il compito che mi era stato assegnato. Avevo qualcosa da fare. Potevo concentrarmi su di esso e dimenticarmi di tutto il resto per un po'.
C'era sempre tempo di preoccuparsi più tardi.

Dopo qualche minuto, iniziai a chiedermi come mai mi ero allarmato così tanto prima. Dovevo essere sincero. All'inizio, Rei mi interessava molto. Adesso, ero abbastanza attratto da Asuka. Entrambe erano molto attraenti. Perché non avrei dovuto essere felice all'idea che le due ragazze più carine della mia classe potevano essere interessate a me.
Non era ciò che avevo sempre desiderato? Qualcuno che si occupasse di me.
Tuttavia, non riuscivo ad essere felice all'idea. Immagino che non ci volessi credere. Se lo facevo e mi sbagliavo… ma anche se fosse stato vero. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che anche loro mi lasciassero indietro, da solo, come aveva fatto mio padre? Non era meglio evitare semplicemente il problema e così il dolore?
Perché avevo permesso loro di essere mie amiche innanzi tutto?
Ma erano davvero mie amiche? Asuka non faceva altro che prendermi in giro e tormentarmi. Rei… era Rei.
Non conoscevo veramente nessuna delle due.
Sospirai e mi strofinai la fronte. Stava iniziando a venirmi mal di testa.
Finalmente arrivai davanti a un piccolo supermercato. Conoscevo abbastanza bene il posto. Dopo l'arrivo di Misato in uno degli appartamenti vicini, il proprietario aveva triplicato le sue vendite di alcolici. O almeno questo era ciò che mi aveva detto.
Diedi un'occhiata a ciò che era rimasto della mostra dei regali di San Valentino. Non molto, a dire il vero. Ma in ogni caso non stavo cercando qualcosa di complicato. Volevo solo liberarmi il più presto possibile, e poi dimenticare l'intera faccenda. Inoltre non avevo molti soldi. Solo qualche yen che mi era rimasto dall'ultima volta che ero andato a fare una commissione per Misato. Mi ero dimenticato di darle il resto e lei era troppo ubriaca quando ero tornato per chiedermelo.
Non so perché, ma questo fece scattare un pensiero nella mia mente.
Noi non eravamo pagati.
Pilotavamo gli EVA, salvando il mondo dagli Angeli e combattendo per la libertà. Beh, la sopravvivenza della razza umana era una bella ricompensa, ma per quanto riguardava noi?
Feci un appunto mentale di non dimenticarmi di quel pensiero.
Comunque, non usavo molto il denaro. La NERV ci pagava i pasti, l'appartamento, e le uniformi scolastiche. Però non si sa mai, potevo sempre trovarci un uso.
Dovevo parlarne a Misato.
Ma adesso era ora di tornare al vero problema, che era comprare una di quelle scatole.
Alla fine optai per un cofanetto rosso a forma di cuore con un fiocco blu. Non era eccezionalmente grazioso, ma sarebbe andato bene. Non mi preoccupai neanche di guardare che tipo di cioccolatini ci fossero dentro. Mi limitai a pagare e ad aggiungere un'ordinazione di birra da consegnare stasera al nostro appartamento, insieme a qualche snack da mangiare. Sapevo che Misato probabilmente se ne sarebbe dimenticata. Oppure si aspettava che mi occupassi io di questo genere di problemi?
Uscii dal supermercato e mi incamminai verso casa. Mi rimaneva da fare la cosa più difficile.
Parlare con Asuka.

L'appartamento sembrava vuoto. Ma me lo immaginavo. Asuka tendeva a rifugiarsi nella sua camera quando aveva un problema. Era solo da poco che viveva a Neo-Tokyo 3. Visto che Hikari era ancora a scuola, non poteva essere a casa sua. E non poteva andare al quartier generale della NERV senza che Misato se ne accorgesse. Perciò doveva essere per forza in camera sua.
Inoltre, un paio di scarpe sul pavimento attestavano che lei era lì.
Andai in camera mia. Non ci rimasi a lungo. Solo il tempo per mettere il regalo di Rei in un cassetto. Lo stavo portando con me già da troppo tempo.
Poi mi diressi in cucina. Diedi un'occhiata all'orologio. Le 13:13. Eravamo parecchio oltre l'orario di pranzo ed ero proprio affamato. Mi sarebbe occorso un po' di tempo per mangiare. Con un po' di fortuna, Asuka avrebbe fatto la prima mossa e sarebbe venuta spontaneamente a parlare con me. Doveva essersi accorta della mia presenza. Se fosse venuta… avrebbe reso le cose molto più facili.
Prendendo qualche ingrediente dal frigorifero, decisi di preparare due veloci sandwich. Uno per Asuka. Dubitavo che avesse mangiato qualcosa quel giorno oltre alla colazione. Dopo tutto, potevo dire che cucinare e pulire erano principalmente compiti miei.
Tentai di mangiare con calma, ma ero combattuto tra il portare a termine l'imminente discussione il più presto possibile e l'evitarla totalmente.
Non c'è bisogno di dire che il pranzo non mi piacque neanche un po'.
Molto prima di quanto avrei voluto, mi ritrovai davanti alla sua porta. Bussai.
"Vattene Shinji."
C'era rabbia nella sua voce, ma anche qualcos'altro. Forse tristezza.
Ripercorsi nella mia mente gli avvenimenti di quella mattina. Asuka che correva via. Le lacrime nei suoi occhi.
"Mi dispiace Asuka."
Non so cosa mi prese. Ma improvvisamente sentii il bisogno di aprirmi con lei, di dirle ciò che pensavo.
"Non so mai che cosa fare. O cosa dire. Non riesco a immaginare quello che stai pensando. Non fai altro che prendermi in giro, tormentarmi. Che cosa sono per te? Una seccatura? Una minaccia? Un amico? Mi odi adesso? Oppure non ti importa? Non so dirlo. E tu non me lo dirai, vero? Mi darai semplicemente dell'idiota."
Non riuscivo a credere che le stessi parlando così.
"Però io sono preoccupato per te, Asuka. Tu mi piaci. Sei una dei pochi amici che ho. Anche se sei una peste la maggior parte del tempo. Mi dispiace di avere ferito i tuoi sentimenti. Mi dispiace ancora di più se sono troppo stupido per capire quali sono esattamente i tuoi sentimenti…"
Rimanemmo entrambi in silenzio per un po'. Così non saremmo andati da nessuna parte, perciò decisi di lasciarla sola. Cosa avrei dovuto fare se a lei non importava abbastanza di me per dire qualcosa? Avrei dovuto esserci abituato. Non è come se potessi vincere una gara di popolarità.
Misi la scatola a forma di cuore di fronte alla sua porta, insieme al sandwich. Meglio farla finita e tornare a scuola. Ero in ritardo, ma in ogni caso a nessuno sarebbe importato.
"Ti lascio qualcosa da mangiare fuori dalla porta. So che non hai ancora mangiato nulla."
Senza aggiungere altro, lasciai l'appartamento.
In tempo per assistere a ciò che era rimasto delle lezioni pomeridiane.
Trascorsi il resto della giornata cercando di ascoltare la lezione del professore, cercando di non pensare.
Quando tornai a casa per mettere in ordine per il party e preparare la cena, mi accorsi che sia il sandwich che la scatola di cioccolatini non erano più dove li avevo lasciati.
Entrai in camera mia per appoggiare la cartella e notai qualcosa sul mio letto. Una scatola di cioccolatini come quella che avevo dato ad Asuka, ma un po' più piccola. E ad essa era attaccato un piccolo biglietto, con tre parole scritte malamente sopra:

"Stupido. Grazie"

[Continua….]

Prossimo capitolo:

The One I Love Is…
Capitolo 2 - Shinji è mio!

Omake (extra):

Senza aggiungere altro, lasciai l'appartamento.
Trascorsi il resto della giornata cercando di ascoltare la lezione del professore, cercando di non pensare.
Quando tornai a casa per mettere in ordine per il party e preparare la cena, notai Asuka stesa sul pavimento, il suo collo piegato ad una strana angolatura e gli occhi vacui. Dalle informazioni che ricevemmo dopo il rapporto dell'autopsia, sembrava che fosse scivolata sul sandwich e che fosse finita con una caduta davvero brutta.
Beh… forse era un modo per risolvere i miei problemi…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: Shinji è mio ***


The One I Love Is ...

Autore: Alan Gravel - sito
Tradotto dall'inglese da Simo84
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax
Disclaimer: questa storia comincia dopo il 14° episodio, e prosegue fino alla fine. Perciò se non avete visto l'intera serie e il film "The End of Evangelion", aspettatevi degli spoiler. Non vi avviserò più.

THE ONE I LOVE IS…
CAPITOLO 2: SHINJI E' MIO

 

Erano già passate le 18:00 quando Misato rientrò dal quartier generale della NERV. Quando entrò nell'appartamento, avevo già cucinato la cena e finito tutti i preparativi necessari per il suo party improvvisato. Mentre Misato l'avrebbe giudicata un'impresa, io non meritavo così tanti elogi. I suoi party erano in genere abbastanza semplici e facili da preparare. Tutto ciò che ci voleva era birra, sake, patatine e qualche altro snack, soda per gli invitati più giovani come me, ma soprattutto birra. La cosa più difficile era pulire l'appartamento. Per fortuna, io dovevo pulire il sabato e la domenica, perciò non c'era molto da fare, a differenza del giovedì visto che Misato "puliva" il mercoledì. Come quella donna potesse essere così disordinata andava oltre la mia comprensione.
A essere sinceri, ero felice che Misato fosse tornata. Asuka aveva deciso di uscire dal suo nascondiglio quando aveva riconosciuto l'aroma della cena, e fino a quel momento eravamo rimasti in un silenzio imbarazzante. A volte, sembrava che volesse dirmi qualcosa, ma le parole continuavano a perdersi tra il suo cervello e la bocca. Non riuscivo a biasimarla, perché anche io mi sentivo così.
Perciò iniziammo a mangiare in silenzio cercando di non fissarci. Perché se lo facevamo, finivamo sempre per guardare altrove, sperando che l'altro non notasse il rossore sulle nostre guance.
Con il rientro di Misato, le cose tornarono alla normalità. Parlammo del più e del meno. Asuka riuscì perfino a inventarsi qualche bugia molto convincente su come la scuola era stata una noia e su come Misato aveva rovinato la sua giornata. Mi sentii il silenzioso bersaglio di quelle parole, e mi ferirono. Penso che Asuka se ne fosse accorta, perché mi rivolse uno sguardo dispiaciuto. Sapevo che Misato era consapevole del silenzioso scambio di sguardi tra Asuka e me, ma decise di non parlarne. Le ero veramente grato per questo. Siccome all'improvviso non avevamo più nulla da dire, rimanemmo tutti e tre in silenzio. Asuka alla fine decise di alzarsi e andò a fare compagnia a Pen-pen davanti alla TV.
"Non c'è nulla di cui mi vuoi parlare, Shinji-kun?"
Qualche volta, mi sorprendevo a pensare che Misato era probabilmente la persona che avevo più vicina a una madre. Questo era uno di quei rari momenti. Mi stava guardando con un'espressione sinceramente preoccupata e apprensiva. Fui sul punto di dirle ciò che pensavo. Sul punto.
"Magari più tardi, Misato-san"
Mi alzai e raggiunsi Asuka. Non ero a mio agio in sua compagnia, ma al momento era meglio che doversi confrontare con il maggiore.

Touji e Kensuke arrivarono presto. Probabilmente per avere più tempo per sbavare dietro a Misato, anche se Touji sembrava più serio del solito. Penso che fosse un po' preoccupato per me. Mi ritenevo fortunato. Touji era un bravo ragazzo e un grande amico. Probabilmente il primo vero amico che abbia mai avuto, insieme a Kensuke. Dovevo molto a loro, così mi impegnai al massimo per sembrare allegro.
Non dovevano preoccuparsi dei miei problemi.
Hikari arrivò poco dopo. Salutò tutti con un "ciao", poi trascinò letteralmente Asuka nella sua camera. Da quello che riuscii a capire, Hikari sembrava impegnata in una discussione con lei simile a quella che aveva avuto con me a scuola. Anche se apprezzavo le intenzioni della ragazza, mi dispiaceva per Asuka; Hikari riusciva ad essere così autoritaria a volte.
"Non ti preoccupare Touji, un giorno sarai tu quello che trascinerà nella sua camera da letto" rise Kensuke.
Touji arrossì e cercò di convincerci che non gli importava se avrebbe passato del tempo da solo con la capoclasse oppure no. Misato e Kensuke scoppiarono a ridere, seguiti poco dopo da me. Non c'è bisogno di dire che non gli credevamo neanche un po'.
Visto che gli adulti dovevano ancora arrivare e Hikari non c'era, Misato decise di continuare a prendere in giro Touji, tormentandolo con domande imbarazzanti riguardo a lui e alla sua "fidanzata" e offrendogli nel frattempo un bello spettacolo del suo seno ampio e solo leggermente coperto. Io e Kensuke continuammo a ridere a spese del povero Touji, finché Misato non decise che saremmo stati noi il suo prossimo obiettivo. Ma l'improvviso arrivo di Maya e Ritsuko ci salvò, mentre sorprese Misato in una posizione compromettente che avrebbe provocato la maggior parte degli uomini.
"Adesso te la prendi con i ragazzini. Dovresti vergognarti…"
Adesso era il turno di Misato di essere presa in giro dalla brava dottoressa Akagi. Ma una cosa che dovevo riconoscere a Misato era la sua abilità a rigirare ogni situazione negativa in positiva.
"Una donna non può certo passare tutte le sue notti da sola. E non dovresti sottovalutare questi ragazzi. Possono sembrare giovani, ma hanno tutto ciò di cui un vero uomo ha bisogno… e una donna"
"Misato!"
Ritsuko si infuriò, mentre la faccia di Maya diventò tutta rossa. L'operatrice della NERV era molto probabilmente imbarazzata.
"Ma perché usare quei poveri ragazzi per soddisfare le tue voglie quando un uomo, come me, è qui disponibile per il lavoro"
Misato sbiancò. Sembrava che nessuno si fosse accorto fino a quel momento di Kaji sulla soglia della porta.
Non so se le ragazze avessero ascoltato la nostra conversazione, ma Asuka scelse proprio quel momento per uscire dalla sua camera e lanciarsi tra le braccia aperte di Kaji, che naturalmente erano per Misato.
Non era la prima volta che vedevo Asuka comportarsi così. Sapevo della sua cotta per Kaji. Ma per la prima volta, fui sopraffatto da un'emozione fortissima che non avevo mai davvero provato prima. Gelosia. Mi accorsi appena che Misato aveva la stessa espressione che probabilmente era sul mio volto. Hikari e Touji forse se n'erano accorti. Non ne sono sicuro, ma forse mi chiesero di poter vedere il frigorifero di Pen-pen. Non ci feci caso. Penso che abbiano detto così perché fu là che mi portarono.

Una volta che mi fui calmato e riuscii a formulare dei pensieri razionali, cercai di pensare a ciò che era appena successo. Avevo provato gelosia. E non ero riuscito a nascondere completamente la cosa. Questo voleva dire che volevo veramente bene ad Asuka? Più di una semplice amica? Che cosa provavo per Asuka?
"Stai bene, Shinji?"
"Non ne sono sicuro. Ma penso di sì. Grazie, Touji"
"Non c'è di che, amico"
Poco dopo arrivarono Hyuga e Aoba, così tutti si radunarono in salotto. Misato scelse quel momento per chiedere della birra. Visto che lei mancava totalmente di buone maniere, chiesi io a tutti gli altri se volevano bere qualcosa. Tutti risposero allegramente "sì". Stavo per portare loro le bevande quando sentii bussare alla porta. Aprii e mi trovai davanti Rei. Giusto in tempo, erano le 20:00. Non mi sorpresi.
"Ciao Rei"
"Ciao… Ikari-kun"
Era strano. Sembrava a disagio. Ma in ogni caso, si era già comportata in modo insolito oggi.
"Vieni dentro!"
Per un attimo, sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si limitò ad annuire ed entrò. La condussi in salotto dove le chiesi di sedersi vicino a Touji, a cui lanciai un'occhiata significativa. Lui annuì, intuendo che volevo che tenesse d'occhio Rei, e vedere se riusciva a calmare le inevitabili ostilità tra lei e Asuka. Anche Hikari sembrò capire, perché raddoppiò i suoi sforzi per sviare l'attenzione della sua migliore amica.
Ripresi i miei doveri in cucina e tornai velocemente con quattro birre e due bicchieri di vino bianco richiesti da Maya e Ritsuko. Diedi un'occhiata ai miei amici. Bene. Ancora nessun danno.
Di nuovo in cucina, dovetti improvvisamente affrontare un dilemma. Avevo dimenticato di chiedere a Rei se voleva qualcosa, e sinceramente non volevo farlo sotto il naso di Asuka. Poteva facilmente reagire esageratamente. Un'altra volta.
Alla fine decisi di portare qualcosa anche a Rei, ma dovevo pensare a cosa avrebbe voluto bere. Non so come, ma dubitavo che le piacesse la soda. Non pensavo che le piacessero bevande zuccherate. Acqua? Troppo semplice. Caffè? No, decisamente una pessima idea. Non pensavo che bevesse caffè; e non avevo certo bisogno di una Rei piena di caffeina, anche se mi chiedevo se potesse avere qualsiasi effetto su di lei. Meglio non saperlo. Alla fine optai per una semplice tazza di the. Ci sarebbe voluto un po' di tempo per prepararlo, e a me andava benissimo. Sarei potuto stare lontano dal party un po' più a lungo.
Quando finalmente tornai, rimasi shockato da ciò che vidi. Rei stava discutendo con Kensuke. Anzi meglio, stava parlando e Kensuke, insieme agli altri, stava ascoltando. Diedi a tutti le loro bevande e mi accorsi che Rei stava raccontando la nostra prima missione insieme, la battaglia contro il Quinto Angelo. Anche se la ragazza aveva ancora il suo tono di voce sommesso, riuscii a cogliere una debole traccia di eccitazione.
"Fantastico, Rei!" esclamò Kensuke quando la ragazza ebbe terminato.
Non mi sorpresi del commento di Kensuke. Andava matto per qualunque cosa che riguardasse gli Eva e le battaglie contro gli Angeli. Dopo ogni scontro, mi faceva delle domande e ogni volta gli dicevo che non mi andava di parlarne. Odiavo combattere gli Angeli. L'ultima cosa che volevo era ricordare quelle battaglie. Ma mi accorsi… che non mi dispiaceva ascoltare Rei raccontare quelle storie.
"Humf! Non vedo cosa ci sia di così fantastico! Shinji l'ha ucciso, non lei!"
Come mai non ero sorpreso di sentire questi commenti da Asuka?
"Non vedi cosa ci sia di così fantastico? E' stata grande! Ha usato il suo Eva per proteggere quello di Shinji a rischio della sua stessa vita! Solo gli eroi lo fanno! Secondo me, è meglio che essere usati come esca troppo cresciuta per i pesci!"
Scossi la testa. Ecco una cosa davvero stupida da dire.
"MUORI!"
Accorgendosi del suo errore, Kensuke scappò, inseguito da un'arrabbiatissima Asuka.
Approfittai del momento per dare a Rei la sua tazza di the. Lei sembrò sorpresa e arrossì un poco, ma lo accettò. Poi l'inseguimento tra Asuka e Kensuke attirò la sua attenzione.
Visto che l'appartamento non offriva molti posti dove scappare e ancora meno dove nascondersi, ben presto Asuka lo catturò e cercò di gonfiarlo di pugni. Kensuke avrebbe probabilmente perso conoscenza senza l'intervento di Kaji, che chiese ad Asuka della missione contro l'Ottavo Angelo, il suo primo, e unico, successo da sola. Asuka subito perse interesse in Kensuke, cogliendo l'opportunità di cercare di impressionare Kaji. Sapevo che naturalmente avrebbe evitato di accennare al fatto che io fui costretto a saltare dentro il vulcano al momento opportuno per salvarla. Ma non mi importava. Al contrario di lei, non ci tenevo ad essere un glorioso pilota di Eva.
Dopo che Touji ebbe riportato Kensuke nel nostro piccolo gruppo, Shigeru prese la sua chitarra e iniziò a suonare i suoi pezzi migliori. Ero impressionato, era davvero bravo! Potevo percepire le emozioni che cercava di esprimere attraverso la sua musica. Erano quasi malinconiche.

Poi, suonò una canzone che riconobbi immediatamente. Credo che si intitolasse "Fly me to the moon". Era abbastanza famosa. Riuscivo quasi a sentire le parole… No. Io sentivo le parole. Molto leggere, quasi sussurrate. Guardai Rei, incredulo. I suoi occhi rossi incontrarono i miei. La sua voce aumentò un po' d'intensità, come se le parole fossero rivolte a me.

"… Fill my heart with song
And let me sing forevermore
You are all I long for
All I worship and adore
In other words, please be true!
In other words, I love you!…"

"Wow, sei brava Rei" disse Hikari, visibilmente impressionata.
"Brava? Questo è niente! Vi farò vedere io cos'è la bravura! Infatti, vi farò sentire com'è una voce grandiosa!"
Fedele alle sue parole, anche Asuka iniziò a cantare, cercando ovviamente di coprire la voce di Rei con la propria. Mentre quella di Rei era rilassante, la voce di Asuka era pura e piena di energia. Ma entrambe erano davvero bellissime.

"… Fly me to the moon
And let me play among the stars
Let me see what Spring is like
On Jupiter and Mars
In other words, hold my hand!
In other words, darling, kiss me…"

Poi Misato, leggermente ubriaca, tornò in vita.
"Questo è lo spirito giusto, Asuka! Facciamo un po' di karaoke! Shin-chan, vai a prendere il karaoke!"
"Non abbiamo un karaoke Misato-san…"
Mi lanciò uno sguardo confuso.
"Non l'abbiamo?"
Scossi la testa.
"Allora portami un'altra birra!"
Quando tornai indietro dal frigorifero, Misato stava cantando, continuando con l'idea di un improvvisato karaoke.
Improvvisamente mi accorsi che mi sentivo bene. Fino a quel momento, tutto era andato nel migliore dei modi. Beh, quasi. Ma senza problemi.
Il party cominciò veramente a piacermi…

Dopo qualche ora, Shigeru si stancò di suonare la chitarra, così Kaji decise di procurarci della musica di sottofondo. Ben presto, il piccolo appartamento venne riempito dal suono di una vecchia canzone Americana. Non conoscevo il significato della maggior parte delle parole, ma dovevo ammettere che la musica era bella.
Ad eccezione di Kensuke, tutti erano ancora lì.
Guardai con interesse ciò che accadeva davanti ai miei occhi.
Touji e Hikari si scambiavano delle occhiate quando l'altro non stava guardando. Ma nessuno di loro sembrava avere il coraggio di fare la prima mossa. Mentre i sentimenti di Hikari per il mio amico erano abbastanza evidenti a tutti, eccetto che a lui, Touji dall'altra parte sembrava pensare a lei. Qualche volta non avrei saputo dire quello che gli passava per la testa.
Asuka stava cercando ostinatamente di ballare con Kaji. Ma le attenzioni dell'uomo erano tutte focalizzate sul maggiore già leggermente ubriaca, che era anche l'oggetto delle attenzioni di un rassegnato Makoto.
Maya stava guardando intensamente la dottoressa Akagi, mentre era lei stessa osservata da Shigeru. Tutto questo passò inosservato a Ritsuko, che era completamente immersa nei suoi pensieri.
Rei stava guardando tutti, probabilmente con il mio stesso interesse, anche se non era visibile sul suo volto. Più tardi, avrei imparato a non fidarmi più del suo sguardo inespressivo.
Sbadigliai. Si stava facendo tardi ed era stato un giorno abbastanza movimentato. Mi appoggiai al muro e chiusi gli occhi, lasciando che il mio corpo si rilassasse con la musica. Probabilmente mi sarei ben presto addormentato se non avessi improvvisamente sentito qualcuno appoggiarsi a me. I miei occhi si aprirono, ma non osai muovermi. Anche se ero sorpreso, forse fui sollevato di vedere che era Rei. Lei mi guardò, poi chiuse gli occhi e appoggiò il capo contro la mia spalla. Ero shockato! Non sapevo come reagire. Una parte di me voleva alzarsi e scappare da lei. Ma un'altra parte sembrò prendere il controllo; un altro Shinji, che mi convinse a rilassarmi e godermi quella condivisa intimità.
La guardai di nuovo e rimasi meravigliato da ciò che vidi. Non stava sorridendo, ma non riuscivo neanche a scorgere la sua solita espressione. Sembrava tranquilla, quasi angelica. Vederla così spazzò via le mie restanti paure. Chiusi gli occhi di nuovo, e mi lasciai trascinare nel momento. Mi sentivo… sorprendentemente bene. In pace, un tipo di pace che non avevo mai provato prima. Mi sentii come se nulla di brutto potesse succedermi. Mi sentii al sicuro. Il momento era quasi magico. Ma momenti come quelli non erano fatti per durare a lungo. Iniziò con una risatina. Poi Misato, ubriaca, disse alcune parole. Ma quelle ebbero un impatto tremendo.
"Oooh… che… che bella coppia!"
"Oh mio Dio!"
Penso che fosse Ritsuko. Non lo sapevo per certo, mi sentivo ancora un po' distaccato dalla realtà.
"Vai così Shinji!"
"Suzuhara-kun!"
Ce n'era abbastanza per riportarmi indietro al mondo reale. Mi accorsi ben presto che nove paia di occhi erano rivolte verso Rei e me.
Misato, nel suo stato di ubriachezza, stava ancora sghignazzando.
Kaji aveva un sorriso sul suo volto.
Touji era dolorante, il suo orecchio era stato afferrato da un'arrabbiatissima Hikari.
Ritsuko era pallidissima, un'espressione di incredulità sul suo volto.
Maya, Makoto e Shigeru erano senza parole.
Asuka era furiosa. Un'altra volta.
Mi alzai improvvisamente in piedi, dimenticandomi di Rei e quasi spingendola di lato.
"Non è come pensate!"
Velocemente, cercai di pensare a qualcosa da dire. Qualcosa che avesse senso. Pensai di dire "Mi dispiace", ma mi accorsi subito di quanto sarebbe suonato stupido.
Poi Rei, che si era a sua volta alzata, mi prese a braccetto e rivolse a tutti un dolce sorriso.
Ritsuko svenne.
Il sorriso di Kaji si allargò.
Misato soffocò con la sua birra.
Poi, se possibile, Asuka diventò ancora più furibonda. Spinse letteralmente via Kaji, al quale era ancora attaccata, che finì per scontrarsi con Misato in una posizione molto imbarazzante, e tirò un pugno a Rei. Con la sorpresa generale, Rei afferrò il pugno di Asuka con la sua mano libera.
Ero davvero impressionato. Non sapevo che Rei avesse dei riflessi così pronti. Ma in ogni caso, non sapevo molto di lei, giusto? Poteva benissimo essere una maestra di arti marziali, anche se ne dubitavo. Ma visto che faceva parte della NERV da molto tempo, era abbastanza plausibile che mio padre le avesse imposto un allenamento nel corpo a corpo. Solo per renderla un pilota più efficiente. O forse aveva semplicemente dei buoni riflessi di natura.
Visto che i danni fisici non avevano effetto, Asuka ripiegò sugli insulti verbali.
"Du… du Hure! Lascia stare il mio Shinji!"
Non ero certo di cosa "hure" volesse esattamente dire, ma potevo fare alcune buone ipotesi.
Rei non reagì minimamente. Non so come, ma me lo aspettavo.
"Ikari-kun non è tuo"
Non c'era traccia di rabbia nella sua voce gentile. Questo fu sufficiente per fare infuriare Asuka.
"Sì che lo è! Shinji è mio!"
Questa discussione era così irreale. Dovevo stare sognando. Era questo che cercavo di dire a me stesso. Era solo un sogno. Solo un dannato, stupido sogno.
"Ikari-kun non è di nessuno. E se lo fosse, allora dovrebbe essere mio. Deve a me la sua vita"
Sogno o no, capii immediatamente a cosa si riferiva. La nostra prima missione insieme. Il Quinto Angelo. Rei aveva quasi perso la vita proteggendo l'Unità-01 dai colpi dell'Angelo. Avevo sempre pensato che l'avesse fatto per mio padre. Per la missione. Ma adesso… sentendola accennare a questo stasera. In quelle circostanze… mi chiedevo…
"Fa' silenzio!"
Questa volta, Asuka spinse Rei con tutto il peso del suo corpo. Sembrò funzionare, perché Rei lasciò la presa sul mio braccio.
"Non so quale sia il tuo piccolo gioco, Allieva Modello, ma dimenticati di lui! Lui è mio, mio!"
"Questo non è un gioco. E lui non sarà mai tuo. Non lo permetterò"
"Cosa? Stai cercando di dirmi che è tuo?"
"Ero io la prima. Ero io quella che aveva le sue attenzioni prima che tu arrivassi. Ma la tua influenza cesserà. Sei solo un'estranea, senza un vero scopo qui. Il tuo unico obiettivo è essere la migliore. Per soddisfare il tuo ego frantumato. Ma ben presto Ikari-kun sarà più bravo di te. E a quel punto che cosa avrai da offrire? Quale sarà il tuo valore?"
Non riuscii a fare a meno di restare senza fiato alle parole di Rei. Questo era probabilmente vero. Ma era anche molto crudele. Dalla reazione sul volto di Asuka, potevo dire che era rimasta ferita. Pesantemente.
"Così pensi di essere migliore di me! Di tutti noi tu sei il pilota peggiore! Cosa può offrire una bambola senza vita come te che io non posso?"
"La mia vita. Il mio corpo. La mia anima"
Il volto di Asuka si pietrificò. Evidentemente non si aspettava una risposta del genere. E, devo ammetterlo, neanche io. Ad essere sinceri, mi stavo seriamente chiedendo se fossi sveglio oppure no. Questo doveva essere un sogno. O un incubo. Non sapevo proprio quale dei due.
"La tua vita? Stai dicendo che moriresti per lui?"
"Sì"
"Ma sei stupida?"
"No. La mia vita ha sempre avuto un unico obiettivo. Ma adesso ne ho trovato uno più grande. Proteggere Ikari-kun dalla sofferenza. Farlo sorridere. Farlo felice"
Tutti rimasero in silenzio, cercando di capire ciò che Rei aveva appena detto. Io più di tutti. Dopo tutto, erano MOLTE parole per Rei. La ragazza le chiarì per noi.
"Non sono ancora sicura di che cosa sia l'amore. Ma credo di amare Ikari-kun"
Asuka cadde in ginocchio, come se fosse stata colpita da un pugno. Alzò il capo. I suoi occhi erano pieni di lacrime. Mi rivolse uno sguardo supplichevole.
"Dimmi Shinji… hai detto che io ti piaccio… dimmi che non ami lei… dimmi che ami me!"
Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dire. Ero ancora troppo sconvolto da ciò che entrambe avevano detto.
"Non dirmi che sto perdendo contro di LEI!"
Volevo parlare ma mi ritrovai incapace di farlo.
"Dì qualsiasi cosa! Dì che mi odi! Dì che mi ami! Dì che non ti importa niente!"
Rimasi semplicemente… a fissarla.
"Dì qualcosa!"
Era uscito come un grido strozzato. Sembrava così fragile. Così vulnerabile. Come un animale ferito. Volevo prenderla tra le mie braccia, confortarla, dirle le parole che voleva sentire…
Ma non feci nulla.
Che codardo che ero. Mi odiavo.
Vedendo ciò che probabilmente considerò un rifiuto a rispondere, Asuka si alzò e si precipitò nella sua camera.
"Bene! Divertiti con la tua bambola!"
Chiuse la porta con forza, poi riuscii a sentirla chiudere la serratura che aveva da poco convinto Misato a installare, con la scusa che pervertiti come me potevano cercare di sbirciarla.
Guardai dispiaciuto le altre persone intorno a me. Il party era finito.
"Mi dispiace"
Tutti sembrarono capire.
Rei mi regalò un sorriso angelico.

Dopo essermi preoccupato di portare Misato in camera sua, decisi di accompagnare Rei al suo appartamento. Era tardi e anche con i Servizi Segreti che ci controllavano, non mi sentivo a mio agio all'idea di farla andare a casa da sola.
Ma la verità era che… stavo solo cercando una scusa per lasciare l'appartamento.
Per scappare dai singhiozzi che potevo sentire dalla porta di Asuka.

Era buio per le strade deserte di Tokyo-3. A causa dei recenti attacchi degli Angeli, parti del sistema elettrico della città tendevano a rompersi improvvisamente. Sembrava che le luci in quella parte di Tokyo-3 avessero sofferto di problemi simili. E per di più, il cielo era coperto di nuvoloni neri, che nascondevano la luna. Probabilmente si sarebbe ben presto messo a piovere. Avrei voluto incitare Rei a muoversi più velocemente, ma ero riluttante a farlo. Accelerare il nostro passo equivaleva a ritornare prima all'appartamento… e ai singhiozzi di Asuka. Inoltre, era bello fare una passeggiata notturna. Una passeggiata da solo con Rei.
Quando la guardavo, non riuscivo a fare a meno di rimanere a fissarla. La sua carnagione pallida risaltava nella debole luce, dandole quasi un che di soprannaturale. Sembrava una bambola cinese, bellissima ma anche fragile. No, subito mi resi conto che questa era una pessima descrizione, affascinato com'ero dalle linee delicate del suo volto. Era molto più che bella.
Lei voltò il capo e i nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi rossi sembravano quasi brillare, come punti di fuoco nell'oscurità. Un uomo poteva perdersi in quegli occhi.
"Che cosa c'è Ikari-kun?"
Come al solito, la sua voce era calma e impenetrabile, ma riuscii a scorgere una debolissima traccia di preoccupazione sul suo volto.
"Tu… sei bellissima…" sussurrai.
I suoi occhi si spalancarono. Avevo appena detto ciò che pensavo di avere detto?
Sì, l'avevo fatto. Avevo parlato seriamente. E lei mi aveva sentito.
Non sapevo cosa mi fosse preso, ma sentii il bisogno di ripetere quelle parole.
"Sei davvero bellissima stasera, Ayanami"
Dopo l'iniziale sorpresa, lei arrossì. Girò la testa da un'altra parte e fissò il terreno, probabilmente troppo imbarazzata per guardarmi. Per un attimo, mi chiesi se non avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa.
Ma lei mi guardò di nuovo con quel suo sorriso angelico.
"Grazie"
Ci fissammo ancora per un po' tempo. Poi, secondo un tacito accordo, proseguimmo il cammino.

Il mio cuore batteva all'impazzata. Non riuscivo a credere a ciò che era successo quella sera. Rei aveva detto che mi amava. Adesso la stavo portando a casa, e lungo la strada le avevo detto che era bellissima. La mia mente era ormai sovraccarica.
Ma poi ebbi un tuffo al cuore. Quando pensavo a ciò che Rei aveva detto, non riuscivo a fare a meno di pensare allo scontro che aveva avuto con Asuka. E a come la tedesca fosse stata umiliata sia da Rei che da me.
"Non avresti dovuto dirlo"
Rei si fermò e mi guardò.
"Dire cosa?"
"Sei stata troppo crudele con Asuka stasera"
"Ho solo detto la verità"
Era vero, lo sapevo. Ma… non mi sembrava giusto.
"Alcune verità possono fare male se una persona non è pronta a sentirle. Io… beh… fa' più attenzione a quello che dici. Si può affrontare Asuka senza bisogno di umiliarla"
"Molto bene"
Rei sembrò sul punto di riprendere la strada verso casa quando mi guardò di nuovo.
"Le vuoi bene?"
"Non ne sono sicuro" ammisi "Penso di sì. Io non ho molti amici. Lei, Touji, Kensuke, Hikari in qualche modo. Misato-san. E tu. Non voglio che i miei amici soffrano. Specialmente per uno stupido come me"
Rei sembrò soddisfatta della mia risposta.
"Tu non sei stupido, Ikari-kun"
Poi si girò e proseguì il cammino. Mi affrettai a seguirla.

Ci vollero venti minuti per raggiungere, finalmente, il suo appartamento. Ma a me era sembrato che fosse passato molto più tempo. Ogni volta che cominciava a piacermi portare a casa Rei, il volto di Asuka ricompariva nella mia mente. Quello sguardo offuscato dalle lacrime. Quell'unica immagine nella mente continuò a rovinare quello che avrebbe dovuto essere un momento piacevole per me.
Arrivammo giusto in tempo prima che cominciasse a piovere.
Avevo quasi dimenticato le terribili condizioni nelle quali Rei viveva. Uno sporco edificio che sembrava disabitato. Un gran quantità di immondizia accumulata proprio vicino alla sua porta. Non mi sarei sorpreso se avessi visto un ratto lì vicino. E quei rumori continui. Non riuscivo a capire come Rei riuscisse ad accettare di vivere in un quartiere come quello.
L'interno dell'appartamento era come l'esterno: un gran disordine. Era molto simile a come lo ricordavo. Un pavimento che aveva un disperato bisogno di essere pulito. Uno spesso strato di polvere dovunque. Il letto disfatto. Bende insanguinate lasciate dovunque fuorché nel bidone. Perfino qualche indumento intimo sporco qua e là.
"C'è qualcosa che non va?"
Forse Rei si era accorta dello sguardo di disapprovazione che molto probabilmente era comparso sul mio volto.
"Come puoi vivere in questa confusione? Non ti da' fastidio?"
"No. Dovrebbe?"
Aggrottai la fronte
"Certo che dovrebbe! Non è igienico! Inoltre, il posto in cui vivi è un riflesso di te stessa. Se non lo rispetti e te ne occupi, allora non vedo come tu possa rispettare te stessa. E difficilmente ti puoi aspettare che qualcuno lo faccia nei tuoi confronti"
"Ma tu mi rispetti, non è vero?"
Dannazione! Aveva ragione.
"Sì"
"Allora la tua logica è difettosa"
Mi presi qualche momento per riflettere.
"Ho imparato a conoscerti meglio. Ma all'inizio pensavo che tu fossi strana"
Era la verità. Non pensavo che fosse la cosa migliore da dire, ma fu l'unica che mi venne in mente.
"Io non vorrei vivere in questo disordine" aggiunsi, determinato a vincere la discussione. Dopo tutto non facevo tutte le pulizie di Misato solo per divertimento.
A quel commento, Rei si guardò intorno, e un'espressione imbarazzata lentamente comparì sul suo volto.
"Capisco. Per favore mostrami cosa devo fare"
Ero sorpreso.
"Sarà un piacere"

Rei aveva una quantità limitata di prodotti e accessori per la pulizia, come mi aspettavo mai usati, ma riuscimmo comunque a far brillare il suo appartamento. Beh, quasi. Non c'era molto che potesse essere fatto per il soffitto quella sera. Comunque, era molto migliorato e venimmo ripagati da un piacevole e leggero profumo di limone.
Ad essere sinceri, ero rimasto sorpreso dalla mancanza di abilità di Rei nelle pulizie. Sapeva come lavare un pavimento, perché come tutti gli altri studenti svolgeva i suoi regolari turni di pulizia a scuola, ma era tutto lì. Infatti, penso che lei non sapesse veramente come spolverare i suoi mobili, pulire il bagno o la doccia, o perfino il lavello della cucina. Non sembrava neanche sapere come si faceva un letto. Non sapevo il perché, ma pensavo che fosse tutta colpa di mio padre.
Uno di questi giorni avrei dovuto chiedere a Rei del suo passato.
"Un bel cambiamento, non credi?"
"Sì. E'… grazioso"
Rei era ancora in qualche modo intimorita dai cambiamenti fatti al suo appartamento. Forse lei non aveva mai immaginato che potesse sembrare… pulito.
"Credo che tutto ciò che ci rimane adesso siano le coperte del letto. Hai una lavatrice?"
"Sì"
Considerai per un attimo la domanda. Si stava facendo abbastanza tardi e lavare le sue coperte avrebbe portato via un po' di tempo.
"Penso che potrei farti vedere domani come lavarle se vuoi"
"Sì! Per favore vieni!"
Ero spaventato dall'improvvisa esplosione di emozioni di Rei. Sembrava… felice. Aveva un bellissimo sorriso sul volto e i suoi occhi brillavano di vita.
"Grazie, Ikari-kun"
"Sono stato felice di poterti aiutare, Ayanami"
Come poco fa, i nostri sguardi si incrociarono. Cercai di dire o fare qualcosa, ma il mio cervello non voleva funzionare correttamente.
"Ikari…"
Mi accorsi appena del suono del mio nome.
"Cosa sono per te?"
Si avvicinò, il suo corpo quasi contro il mio. Indietreggiai di un passo.
"Mi vuoi bene?"
Sapevo che stava aspettando una risposta. Potevo vederlo nei suoi occhi. E sapevo anche che non potevo scappare. Dovevo rispondere.
"Io… io ti voglio bene. Tu… tu mi piaci, Ayanami. Sei una dei pochi amici che ho"
Perché quelle parole sembravano terribilmente familiari?
"Sono solo un'amica per te?"
Di nuovo, avanzò di un passo. Non riuscii a fare a meno di fissare quelle labbra che erano quasi contro le mie.
"Cosa sono?" era stato solo un sussurro nel mio orecchio, ma potevo giurare che su di me aveva avuto più effetto di qualunque urlo o grido che potessi avere sentito.
Indietreggiai di un passo. Una parte del mio cervello registrò il fatto che adesso ero relativamente vicino alla porta del suo appartamento.
"Io… beh… non ne sono sicuro… non penso…"
"Forse potrei aiutarti a pensarci"
Rimasi pietrificato quando mi accorsi che stava sciogliendo il fiocco della sua uniforme scolastica.
"Cosa… cosa stai…?"
"Ikari. Vuoi diventare una cosa sola con me?"
Questo doveva essere un sogno. Una di quelle fantasie perverse… Sì, stavo sognando!
Ma se fosse stato un sogno, perché Rei allora sembrava così nervosa? E perché mi sentii sopraffatto dal panico quando lei iniziò a sbottonarsi la camicetta?
"Unire corpo e anima?"
Oh, Dio! Questo non era un sogno! Ero lì, in un piccolo appartamento, da solo con la mia amica e compagna pilota, una ragazza bellissima, che si stava togliendo i vestiti e mi stava chiedendo di fare sesso con lei!
OH DIO!
Adesso potevo vedere chiaramente le sue mutandine. La mia mente si offuscò e i miei istinti presero il sopravvento.
Scappai.
Scivolai sul pavimento umido e caddi in un mucchio di immondizia vicino all'entrata dell'edificio. Ma non importava. Ero fuori.
Lasciai che la pioggia scorresse sul mio volto e cercai di rallentare il battito del mio cuore. Poi mi venne in mente il pensiero che avevo fatto una cosa davvero stupida. Probabilmente Rei adesso era arrabbiata. Sarei stato fortunato se non mi stesse odiando.
Lei uscì. Era ritornata al suo stato calmo e controllato. Mi fissò.
"Mi… mi dispiace…"
Invece di iniziare a picchiarmi come pensavo avrebbe fatto, il suo volto si addolcì. Credo di essermi dimenticato che non stavo parlando con Asuka…
"Non esserlo"
Si chinò verso di me e lasciò un leggero bacio sulla mia fronte. Poi mi regalò un gentile sorriso. Incredibilmente, la pioggia sembrava farla ancora più bella.
"Quando sei pronto, me lo puoi dire…"
Poi scomparve.
Per un attimo, toccai il posto dove le sue labbra avevano sfiorato la mia pelle. Non mi odiava. Mi sentii sopraffatto da un'ondata di sollievo. Poi sorrisi. Quella giornata non era poi stata così brutta dopo tutto.
Se solo avessi potuto cancellare dalla mia mente l'immagine di una certa ragazza dai capelli rossi in lacrime…

Quando finalmente rientrai a casa, Misato era seduta in cucina, con una tazza di caffè in mano, e parlava al telefono. Apparentemente, aveva già superato gli effetti di tutta la birra che aveva bevuto. Aveva un'espressione molto grave sul volto, la stessa che solitamente aveva quando era al comando delle operazioni della NERV. Intuii immediatamente che mi sarei dovuto preoccupare. E così feci.
"E' via da due ore ormai. Sto iniziando a preoccuparmi"
Ero stato fuori per così tanto tempo?
"Lo so, Ritsuko. Ma cosa possiamo fare? Dire loro come si devono sentire?"
Stavano evidentemente parlando dell''incidente' di poco fa. Non ne ero per niente sorpreso.
"Beh, Rei sembrava proprio fare sul serio. E Asuka ha pianto per un'ora prima di addormentarsi, perciò immagino che anche lei lo sia. Ma dipende tutto da Shinji"
Un'ora… Asuka aveva pianto… per un'ora…
"Non sarò di certo io a dirgli di non iniziare una relazione se lui lo vuole. Sono esseri umani prima di essere piloti, dannazione!"
Misato rimase in silenzio per qualche momento.
"Cosa può fare il Comandante? Rinchiuderli? Fare loro il lavaggio del cervello? Ha bisogno di loro per pilotare gli EVA. Senza dubbio si arrabbierà con Rei, ma non è uno stupido. Probabilmente le ordinerà di stare lontana da Shinji, fuori dalla NERV. Se lei obbedirà oppure no, dipende interamente da Rei"
Poteva fare questo mio padre? Ordinare a Rei di evitarmi? E che cosa avrebbe fatto allora Rei? Aveva detto di amarmi. Si sarebbe veramente rifiutata di obbedire a un ordine di mio padre?
Perché rabbrividivo al pensiero? Ero davvero COSI' spaventato all'idea di perdere Rei?
"Pensi che lui lo farà?"
Misato mi lanciò uno sguardo spaventato.
"E' qui. Parleremo di questo più tardi"
Spense il telefono, bevve un sorso di caffè e si concentrò totalmente su di me.
"Shinji! Sei tornato! Oh, mio Dio! Sei bagnato dalla testa ai piedi!"
"Non mi hai risposto!"
Rimase sorpresa dal mio tono di voce. Sembravo quasi arrabbiato. E lo ero. Ma ero arrabbiato con mio padre. Misato non meritava di essere il bersaglio di quella rabbia.
"Mi dispiace"
"Va tutto bene. Ti capisco. E riguardo alla risposta… non lo so. A dire il vero, non so cosa passi per la testa a tuo padre. Ma sembra avere qualche progetto su Rei. E dubito che sarà contento quando saprà che il suo prezioso pilota ha deciso di darsi completamente a te"
Annuii. Era proprio da mio padre.
"Vai ad asciugarti e a metterti dei vestiti asciutti. Poi potremo parlare"
Annuii nuovamente. Andai velocemente in bagno a togliermi i vestiti bagnati, e mi asciugai con un asciugamano pulito. Indossando solo quello intorno alla vita, andai in camera mia per cambiarmi. Poi tornai in cucina.
"Allora Shinji-kun. Che cosa farai?"
La discussione avrebbe potuto essere lunga, perciò decisi di sedermi.
Mi ci volle un po' prima di rispondere. Avevo bisogno di raccogliere i miei pensieri. Misato attese pazientemente la mia risposta.
"Non lo so, Misato-san. E'tutto così confuso. Fino ad oggi, avevo sempre pensato che ad Ayanami importasse un poco di me, ma mai così tanto. E pensavo che le importasse perché ero il figlio di mio padre… il figlio del Comandante. Beh, immagino di essermi completamente sbagliato"
Misato annuì.
"E come se le cose non fossero già abbastanza complicate, Asuka è diventata un proiettile vagante. Sembra essere gelosa di Ayanami. Ma fin qui niente di nuovo. Ad Asuka non è mai piaciuta Ayanami. E se si sente minacciata da qualcosa, risponde con aggressività. Ma stasera… e questa mattina… ha pianto. Ha pianto, Misato-san! Non l'avevo mai vista piangere prima. Beh, almeno non quando era sveglia. Perché l'ha fatto? Prova qualcosa per me?"
"Non lo so, Shinji-kun. Asuka è… difficile. Non è facile dire quali siano i suoi sentimenti. E tu, quali sono i tuoi?"
Ero riluttante a rispondere. Certo, vivevo con Misato. Era un'ottima compagnia, e forse ormai la consideravo più un'amica che un guardiano. Ma lei lavorava anche per la NERV… e per mio padre.
"Non lo dirò a nessuno, se sei preoccupato per questo"
Beh, sembrava che mi avesse letto nel pensiero.
"Non voglio neanche che tu lo scriva in un qualche tipo di rapporto"
Misato aggrottò la fronte.
"Sei sveglio, Shinji-kun. Molto bene, prometto che questa conversazione non sarà ripetuta in nessun luogo, né a parole né per iscritto"
Poi sorrise.
"Allora ragazzo innamorato. Quale delle due è l'oggetto del tuo amore?"
"Entrambe"
Il maggiore rimase a bocca aperta alla mia risposta.
"Che hai detto? Entrambe? Che razza di risposta è?"
"L'unica che posso darti"
La sorpresa sul suo volto lasciò il posto alla curiosità.
"Elaborata"
"Beh. Mi piacciono entrambe. E non so quale delle due preferisco. Esteriormente, entrambe sono molto attraenti. Asuka in modo lampante, e Ayanami… in un certo qual modo misterioso. E per ciò che sono veramente… quando Ayanami è vicino… mi sento tranquillo e al sicuro, come se nulla di brutto potesse succedermi. E' calma. La sua presenza non mi disturba. Sento di non avere nulla da nasconderle. E per quanto riguarda Asuka… beh, ammiro la sua energia, la sua forza di volontà, la sua assoluta determinazione ad essere sempre la migliore e quell'aria di arroganza che emana da lei… però qualche volta, molto raramente, può apparire così fragile… che vorrei soltanto abbracciarla e farla sentire al sicuro. E quando ho guardato Kaji-san questa sera… volevo quasi afferrarla e tenerla vicino a me… deve sembrarti stupido"
Misato scosse la testa.
"No, Shinji-kun. Io credo che tu voglia veramente bene a entrambe. Ma di sicuro ci sono aspetti di loro due che non ti piacciono. Qualcosa che può aiutarti a scegliere… la migliore…"
Presi un po' di tempo per pensare.
"Beh… Ayanami è fredda. E' difficile capire quello che pensa. Ma oggi, era completamente diversa. Ha sorriso. Ha detto ciò che pensava. Ha perfino preso parte alla conversazione durante il party. E Asuka… lei non fa altro che insultarmi e prendermi in giro. Ma Hikari mi ha detto che lo fa perché mi vuole bene. Se è vero… allora questi problemi potrebbero non rimanere tali per molto"
Misato bevve un altro sorso dalla sua tazza. Dalla faccia che fece, sembrava che il caffè fosse diventato freddo.
"C'è di più…"
Veramente non sapevo se avrei fatto bene a parlarne. Però, se volevo che Misato mi aiutasse…
"Questa sera… Ayanami… voleva… voleva che io… do… dormissi con lei"
Mi lasciai sfuggire l'ultima parte senza riflettere.
"Ti ho sentito bene?"
Annuii.
"E… voi due avete…?"
"NO! Io… io sono scappato…"
Dannazione! Era imbarazzante. Misato mi lanciò uno sguardo strano. Potevo intuire che la donna professionale in lei fosse in conflitto con il suo lato più spensierato. Probabilmente era combattuta per decidere se darmi dell'idiota o congratularsi con me per essere stato un perfetto gentiluomo.
"Beh, non dirò che sia stata la maniera migliore di rispondere, ma almeno sei riuscito a evitare un bel po' di problemi. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento è un pilota incinta"
Arrossii tremendamente al pensiero.
"Quindiiii… fammi capire. Rei… ha mostrato… interesse… per te. Un bel po' di interesse. Anche Asuka sembra mostrare un certo interessamento. E adesso, tu mi stai dicendo che ti piacciono entrambe e non sai chi scegliere, giusto?"
"Er… beh… sì, immagino che sia un modo di mettere la cosa"
"Shinji…"
La faccia di Misato era stranamente seria.
"Posso darti solo un consiglio…"
Non riuscivo a credere alla mia fortuna! Misato mi sarebbe stato di qualche aiuto!
"Esci con entrambe, naturalmente!"
"COSA?! Che razza di stupido consiglio è questo?"
Il pugno di Misato colpì con forza la tavola.
"Attento a come parli, ragazzo!"
Vedendo ciò che era, senza dubbio, vergogna sulla mia faccia, l'espressione di Misato lasciò subito il posto a un largo sorriso.
"Shin-chan, se non riesci a scegliere adesso, come pensi di riuscire a fare una scelta se non le conosci un po' meglio? Riesco a pensare a un solo modo per farlo, ed è uscire con loro… e non contemporaneamente, se possibile"
"Non è… disonesto?"
"Beh… nessuna delle due è ancora la tua ragazza…"
"Hai… hai ragione…"
"Certo che ho ragione! E se non sei convinto, chiedi a Kaji che cosa farebbe. Sono sicura che posso già immaginarmi la sua risposta…

"Esci con entrambe, naturalmente!"
Dannazione! Misato aveva avuto ragione dopo tutto. Beh, se questo era ciò che avrebbe fatto Kaji…
"Grazie, Kaji-san. Apprezzo molto il tuo consiglio"
"Sono sempre felice di poter essere d'aiuto, Shinji-kun. E devo confessarti che sono molto interessato a questa situazione. Non pensavo che tu fossi un tale Casanova. Due ragazze contemporaneamente. Sei veramente un ragazzo impressionante. E ad essere proprio sinceri, se tu tieni occupata Asuka, fare colpo su Misato sarà molto più facile"
L'uomo eternamente non rasato aveva un largo sorriso sul volto.
"Non lo so. Anche se sono interessato ad Asuka e Ayanami, la donna che amo veramente è Misato. Se ti lascio Mi-chan, certe notti diventeranno davvero solitarie…"
Kaji rimase pietrificato sul posto, la bocca spalancata, incapace di dire qualunque cosa.
"Stavo scherzando, Kaji-san"
Un'espressione di sollievo si dipinse sul suo volto, seguita da un sorriso.
"Ragazzo, vivi con Misato e Asuka da troppo tempo…"
Scrollai le spalle.
"Non posso essere sempre io quello che viene preso in giro, no?"
"Devo ammettere che ci sono delle volte che mi sorprendi Shinji-kun"
Venendo da Kaji, quelle parole significavano molto per me. Ma quello non era il momento di rallegrarsi troppo per un piccolo elogio. Avevo dei problemi da affrontare.
"Se… se esco con loro… cosa dovrei fare?"
"La prima volta?"
Annuii.
"Beh, conoscendo Rei, qualunque cosa andrà bene. Non è il tipo da 'appuntamenti'. Una bella cena romantica seguita da un film magari. Abbastanza semplice, ma nel caso di Rei sarà probabilmente un'esperienza nuova e eccitante. E sei fortunato. Il cinema di Tokyo-3 darà un bel film romantico questo weekend. Dovrebbe darti un bel po' di opportunità per… ahem… conoscerla meglio"
Aggrottai la fronte.
"Hey! Non sono un pervertito!"
"Stavo solo scherzando. Mi sembra giusto dopo lo spavento che mi hai fatto prendere"
Borbottai uno 'scusa'.
"Per quanto riguarda Asuka, direi che più semplice è, meglio è. Potrebbe lamentarsi un po', darti del bambino, ma in verità Asuka disprezza i ragazzi che cercano di impressionarla. Assicurati soltanto che si diverta, e cerca di essere più loquace del solito"
"Capisco, grazie Kaji-san"
Ero veramente grato a Kaji. In situazioni come questa, avrei voluto che fosse lui mio padre. Perché mio padre non poteva essere come lui? Perché mio padre non riusciva a preoccuparsi abbastanza di me neanche per prendersi il tempo di parlare con me.
"Allora, con chi comincerai?"
Avevo già pensato un po' a quella domanda.
"Ayanami. Dovrebbe essere più facile rompere il ghiaccio con lei. E così avrò un'idea migliore di cosa fare con Asuka"
Kaji sembrò approvare.
"Una saggia scelta. Anche se c'è un piccolo problema"
Gli rivolsi un'occhiata interrogativa.
"Ricorda, la porterai fuori per un appuntamento. Non chiamarla Ayanami"
Annuii comprendendo.
"Rei…"

[Continua…]

Prossimo capitolo:

The One I Love Is…
Capitolo 3 - Rompere il ghiaccio

Omake:

E se…

"Dì qualcosa!"
Era uscito come un grido strozzato. Sembrava così fragile. Così vulnerabile. Come un animale ferito. Volevo prenderla tra le mie braccia, confortarla, dirle le parole che voleva sentire…
Ma non feci nulla.
Che codardo che ero. Mi odiavo.
Vedendo ciò che probabilmente considerò un rifiuto a rispondere, Asuka si alzò e mi lanciò uno sguardo di puro odio.
"STUPIDO SHINJI!"
Non so bene cosa successe dopo. Improvvisamente, Asuka aveva una mazza di legno nelle sue mani che finì per colpirmi con forza sufficiente non solo per farmi male come mai prima d'ora ma anche per spedirmi oltre il tetto e fino alla Bassa Orbita Terrestre.
Tutta colpa di Misato! Non le avevo detto di non noleggiare quelle dannate videocassette di Ranma ½ ?
Spero almeno di essere abbastanza fortunato da atterrare vicino a un ospedale. E su qualcosa di morbido se possibile.
"Orribile…"

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3: rompere il ghiaccio ***


The One I Love Is ...

Autore: Alan Gravel - sito
Tradotto dall'inglese da Simo84
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax
Disclaimer: questa storia comincia dopo il 14° episodio, e prosegue fino alla fine. Perciò se non avete visto l'intera serie e il film "The End of Evangelion", aspettatevi degli spoiler. Non vi avviserò più.

THE ONE I LOVE IS…
CAPITOLO 3: ROMPERE IL GHIACCIO

Era passato un giorno da quel movimentato S. Valentino. Anche se non così negativo, il giorno seguente non era neppure stato piacevole. L'unica cosa positiva fu una lunga e molto utile discussione con Kaji. Oltre a questo… Asuka mi trattò come se non esistessi. Grazie a un buon numero di pettegolezzi, che riguardavano Rei, Asuka, Hikari, e me, la scuola era stata un inferno. Odiavo essere al centro dell'attenzione; i soliti dispetti di Touji e Kensuke erano abbastanza per me. Per colpa di quei dannati pettegolezzi, Touji mi era stato alle costole tutto il giorno. Chi era quell'idiota che se ne era venuto fuori con la storia che io avessi una relazione segreta con Hikari? E Rei? Beh… era tornata al suo stato normale. Ad essere sinceri, dopo quello che era successo, non sapevo se fosse una cosa positiva oppure no. Era questo che mi spaventava. Aveva già mostrato un grosso impeto emotivo. Chi poteva dire quando sarebbe successo il prossimo? E cosa lei avrebbe fatto…
Nonostante ciò, alla fine decisi di vederla di nuovo, come promesso, per mostrarle come lavare le sue coperte.
Ogni cosa stava girando nella sua vecchia, ma apparentemente funzionante, lavatrice. Per molto tempo, nessuno dei due parlò.
"Non sei venuto ieri come avevi detto. Perché?"
Dannazione! Era arrabbiata. Non lo dava a vedere, ma ne ero certo.
"Beh…"
"Non ti sentivi a tuo agio per quello che è successo?"
Come ci riusciva? Ero così facile da comprendere?
"Umm… io… io credo…"
"Perché?"
Fosse stato chiunque altro, mi sarei chiesto se non fosse uno scherzo. Ma nel caso di Rei… c'era in lei una sincera innocenza. Alcune cose che a tutti gli altri sembravano evidenti, pareva che a lei fossero sconosciute. Mi ero spesso chiesto il perché, ma, non so come, potevo pensare a una sola risposta: mio padre.
"Beh… io… io credo che fossi… spaventato. Non sapevo che tipo di reazioni aspettarmi da te…"
"Avevi paura di me?"
Aveva mantenuto il suo solito tono di voce, ma nei suoi occhi potevo vedere che c'era rimasta un po' male.
"No! Non è questo quello che voglio dire… io… mi… mi è solo sembrato troppo presto. Capisco i tuoi sentimenti… o almeno credo. E' solo… che io non penso di essere ancora pronto per QUELLO. Io… non sono neanche sicuro di quello che provo per te. Tu mi piaci molto… ma abbastanza per… sai… essere così intimi… Dannazione! E' tutto così confuso…"
"Capisco"
Girò il capo. Era turbata? Forse avevo detto qualcosa che l'aveva ferita.
"Questo non vuol dire non mi importi di te. Infatti… ti piacerebbe… ti piacerebbe uscire con me sabato sera?"
Mi guardò, la curiosità nei suoi occhi.
"Uscire?"
"Sì. Per un appuntamento"
"Un appuntamento? Cos'è?"
Non… non lo sapeva? Sapevo che la sua vita sociale era… limitata, ma così tanto?
"E'… un'occasione per un ragazzo e una ragazza di incontrarsi… stare insieme… e fare qualcosa fuori dall'ordinario"
"Non abbiamo mai fatto il bucato prima. Questo significa che adesso abbiamo un appuntamento?"
Sbattei le palpebre. Non stava scherzando, vero?
"No… non proprio. Il bucato difficilmente è romantico…"
Gli occhi di Rei sembrarono illuminarsi.
"Quindi un appuntamento implica amore tra un uomo e una donna?"
Zona pericolosa questa.
"Beh… non sempre. Piuttosto, penso che il suo scopo sia di aiutare due persone a capire se sono fatti l'uno per l'altra"
Sembrò comprendere.
"Perciò, nel chiedermi di uscire, il tuo scopo è capire se posso essere una buona compagna per te?"
"Err… io… immagino che sia un modo di porre la cosa"
Lei sorrise. Quanto amavo quel sorriso.
"Allora, possiamo uscire insieme sabato sera"
Wow! Era stato facile!
"Davvero? Grande!"
Di nuovo, sembrò interessata.
"Ti fa piacere?"
"Beh… sì. Io… era da molto che volevo conoscerti meglio"
"Perché non me l'hai chiesto prima?"
Scrollai le spalle.
"Non ho mai avuto l'occasione. O piuttosto non mi sentivo pronto, credo"
"E la Second? Uscirai anche con lei per un appuntamento?"
Raggelai. Per un attimo pensai che il mio cuore si fosse fermato.
"Capisco"
Non sapevo cosa dire. Era davvero imbarazzante.
Poi, Rei sorrise.
"Non importa. Vincerò io"

Finalmente, Misato tornò dal Quartier Generale della NERV. L'avevo aspettata per tutto il giorno. I piani che avevo progettato con Kaji dipendevano dalle notizie che lei mi avrebbe dato.
"Allora? Com'è andata?"
Con un dito, mi fece segno di aspettare. Andò in cucina, prese una birra dal frigorifero, se la scolò, poi mi concesse un po' di attenzione.
"E' stata davvero dura. Pagare te significa pagare anche Asuka e Rei, e tuo padre non sembrava entusiasta all'idea che Rei fosse economicamente indipendente. Abbiamo discusso parecchio. Comunque, l'idea che uno dei suoi piloti andasse a dire all'ufficio delle Nazioni Unite che lui rischia la vita gratis alla fine l'ha convinto che sarebbe stato meglio accettare"
Quell'argomento era stata un'idea di Kaji. Non so come, ma sembrava abituato a trattare con mio padre ed era abile a prevedere le sue reazioni.
"Una volta che tuo padre ha accettato, non è stato difficile aggiungere voi tre nel libro paga," continuò Misato. "Congratulazioni Shinji! Adesso sei un impiegato ufficiale della NERV e come pilota di Evangelion hai uno stipendio più alto del mio"
Il fatto che mio padre avesse acconsentito a pagarci era sorprendente, ma questo fu una sorpresa anche più grande.
"Sarò pagato meglio di te?"
"Sì. Ho puntato allo stipendio più alto che potevo. 6000000 di yen all'anno, più o meno 115000 yen alla settimana. E un bonus di 200000 yen ogni volta che scendi in campo e riesci a tornare senza un graffio sul tuo EVA"
Rimasi senza fiato. Così tanti soldi… e un bonus?
"Stai scherzando…"
"200000 yen non sono poi così tanti paragonati ai costi di riparazione di un EVA…"
"Wow…"
Riuscivo a stento a crederci. Io valevo veramente così tanti soldi?
"Ognuno di voi avrà un conto in banca aperto sotto il suo nome. Il vostro stipendio sarà depositato automaticamente"
"Perfetto!"
Misato mi rivolse uno sguardo incuriosito.
"Se posso chiederlo… perché improvvisamente vuoi essere pagato? Non ti è mai importato molto dei soldi fino a poco tempo fa"
"Fino a poco fa non dovevo uscire con due ragazze…"
"Oh! Capisco… vuoi ancora andare avanti con quest'idea?"
Annuii.
"Non c'è molto altro da fare, a meno che tu non voglia che Asuka rimanga da Hikari per sempre"
"Ancora arrabbiata con te?"
Annuii di nuovo. Arrabbiata era in realtà un termine leggero.
"Capisco… beh, tutto ciò che posso dirti è buona fortuna, credo"
"Probabilmente ne avrò bisogno"
Sì, fortuna… L'intero piano era assurdo. Ne avrei avuto davvero bisogno.

Qualche volta, mi chiedevo come mai mi prendessi la briga di ascoltare i consigli di Misato. Certo, sembrava un ottimo consiglio in quel momento. Uscire con Rei e Asuka. Davvero semplice. Fatta eccezione per un piccolo dettaglio. Mentre era stato sorprendentemente facile chiederlo a Rei, il piano di Misato prevedeva di chiedere anche ad Asuka di uscire per uno stupido appuntamento, senza accennare al fatto che io pensavo ancora che fosse ingiusto nei confronti di entrambe le ragazze. E dal giorno del party di S. Valentino di Misato, due giorni prima, Asuka non mi aveva degnato di uno sguardo, figuriamoci parlare con me. L'intero piano era destinato a fallire…
Per fortuna, fui abbastanza intelligente da parlare con Hikari dei miei progetti, o almeno la metà di essi. Non c'era davvero bisogno che sapesse che avevo progettato di uscire con Rei il giorno prima di Asuka.
In ogni caso, fu entusiasta delle novità e mi offrì il suo aiuto. Poiché Asuka aveva cercato rifugio a casa sua negli ultimi due giorni, promise di trovare una scusa convincente per mandare via la ragazza.
Sembrò funzionare, perché Asuka entrò nell'appartamento poco dopo il mio ritorno da scuola.
Era, non c'è bisogno di dirlo, di pessimo umore.
I nostri sguardi si incrociarono, ma lei girò velocemente il capo, il disgusto evidente sul suo volto.
Oh Dio! Sarebbe stata dura.
Corse nella sua camera dove si barricò.
Bussai alla sua porta, ma l'unica risposta fu il silenzio.
"Asuka… ho bisogno di parlare con te"
"Vattene. Puoi andare a parlare con la tua stupida bambola"
Provai un pizzico di rabbia, ma riuscii a trattenerla. Non era il momento di avere QUELLA discussione.
Forse la maniera più semplice sarebbe stata dirlo direttamente.
"Misato ci ha promesso una giornata libera domenica. Niente test armonici, niente scuola… tu… vorresti… ti piacerebbe… uscire con me?"
Beh, l'avevo detto. Stavo tremando, il mio cuore batteva ad una velocità pazzesca, ma l'avevo detto. Sembra che i miracoli a volte possano accadere.
Sentii un rumore assordante provenire dall'interno della sua camera. Visto che non sembrava quello dell'arredamento rotto da una furiosa pilota di EVA dai capelli rossi, mi preoccupai.
"Stai bene, Asuka?"
Riuscii a sembrare preoccupato. E lo ero.
"No, non sto bene! Sono appena caduta sul pavimento, stupido!"
Non osai chiedere come avesse fatto e perché.
La sua porta si aprì e una mano colpì il mio volto. Forte. Abbastanza per scaraventarmi a terra.
"Come osi TU chiedere a ME di uscire per un APPUNTAMENTO!"
Speravo che ne sarebbe stata felice, invece era chiaramente furiosa. Comunque non potevo biasimarla, con quello che era successo la sera del party.
Cercai di ricordare cosa mi aveva detto Kaji su di lei. Se non le tenevo testa, non avrebbe mai accettato. Non ero sicuro di essere pronto per questa prova. Forse avrei fatto meglio a scegliere Rei…
"Forse perché volevo passare un po' di tempo con TE…" risposi mentre mi alzavo.
Che cosa volete… sembrava proprio che avessi un po' di coraggio dopo tutto.
"Perché? Ti sei già stancato della tua bambola?"
Le lanciai un'occhiata assassina, ma, di nuovo, riuscii a restare calmo. Forse l'imperturbabilità di Rei stava iniziando a contagiarmi.
Mi presi il tempo per scegliere attentamente le parole. Avevo bisogno di nascondere il mio nervosismo. E non volevo mentirle.
"Sono sicuro che accetterebbe volentieri. Ma io non voglio passare questa domenica con lei. La voglio passare con te…"
Venni improvvisamente colpito dall'ispirazione. Dannazione! Kaji aveva ragione. Trascorrevo troppo tempo con Asuka e Misato.
Era il momento del colpo di grazia.
"Ma me l'ero immaginato che non avresti capito… non hai mai cercato di capirmi… stupida!"
Anche se volevo solo farla sentire in colpa, quando parlai, mi accorsi che quelle parole erano vere, e che l'espressione ferita che successivamente comparve sul mio volto era davvero sincera.
La lasciai lì e mi precipitai in camera mia, chiudendo la porta con tutta la mia forza.
Sentendomi improvvisamente prosciugato, crollai sul mio letto e fissai il soffitto.
Non era andata come avrebbe dovuto. Non so come, ma probabilmente ero riuscito solo a ferire me stesso.
Avevo iniziato a pensare che forse Asuka non valeva tutti questi problemi quando sentii la mia porta aprirsi. Alzai lo sguardo per vedere Asuka, un'espressione dolce sul suo volto.
"Davvero vuoi uscire con me?"
Annuii.
Per un breve istante, riuscii a scorgere molte espressioni sul suo viso. Sollievo, vergogna, gioia, e altre che non potei definire. Comunque, durò solo un attimo. Quando parlò di nuovo, aveva il suo solito tono arrogante.
"Molto bene, Third Children. Ti concederò l'onore di uscire con me, Sohryu Asuka Langley. Faresti meglio ad assicurarti di valere il mio tempo"
Le rivolsi un sorriso impertinente che la colse di sorpresa.
"Vedrai…"
Asuka alzò un sopracciglio.
"Bene, bene… da dove viene tutta questa improvvisa confidenza?"
Si dice che con le lusinghe si possa ottenere qualunque cosa. Era il momento di verificarlo.
"Non uscirò forse con la ragazza più carina di tutta Tokyo-3?"
Mi regalò il suo sorriso più bello, prima di ritornare al suo atteggiamento arrogante. Se non fossi stato seduto sul mio letto, sarei potuto cadere per terra. In quel breve istante, lei era stata davvero la ragazza più carina che avessi mai visto.
"Proprio così… proprio così…"

La vita può essere sorprendente. Due giorni fa, Asuka era totalmente arrabbiata con me. Adesso, mi stava sempre appiccicata. Insisteva che andassimo a scuola insieme, pranzassimo insieme, tornassimo a casa insieme… fu sul punto di venire con me nello spogliatoio dei ragazzi per cambiarsi nell'ora di ginnastica. Anche se ero sicuro che alla maggior parte dei ragazzi non sarebbe certo dispiaciuto, fui contento di riuscire a toglierglielo dalla testa.
C'era qualcosa di strano in lei.
Che stesse cercando di impedirmi di parlare con Rei? Di sicuro sembrava proprio così…
Dal campo di basket, guardai la zona della piscina.
Come d'abitudine, Rei era seduta al suo solito posto, evidentemente assorta nelle sue solite meditazioni. Girò un poco la testa e il suo sguardo incontrò il mio. I nostri occhi rimasero a fissarsi per qualche tempo, abbastanza a lungo per me per arrossire tremendamente. Fummo interrotti dalla comparsa della testa di una certa ragazza tedesca proprio sopra la spalla di Rei. Mi lanciò un'occhiata furiosa.
Ero nei guai, davvero nei guai…
Cercando di salvare la situazione meglio che potei, sorrisi e la salutai. I lineamenti di Asuka cambiarono da rabbia a gioia in un istante.
"Ciao, Shinji!"
Iniziò a salutarmi, attirando l'attenzione di tutte le ragazze attorno a lei e di tutti i ragazzi giù al campo di basket.
Mi sentii improvvisamente il bersaglio di molti sguardi.
Non ci volle molto perché Touji e Kensuke iniziassero a prendermi in giro.
"Guarda Shinji, la tua ragazza ti sta salutando"
"Non è la mia ragazza!"
"Sembrava felice di vedere che la stavi guardando, e non ti ha dato dello stupido per tutta la mattina"
Con sorpresa mi accorsi che Kensuke aveva ragione. Asuka era stata molto più gentile del solito questa mattina.
"Non dirmi che non ti piace guardarla" continuò Touji. "La tua piccola Asuka in costume da bagno. Guarda, guarda! Quelle gambe! Quelle tette!!…"
"Non stavo guardando lei! Stavo guardando Rei!"
Dannazione! Desiderai davvero di non averlo detto…
"Che furbastro! Allora fili dietro a entrambe le ragazze?"
Non so come, ma non riuscii a fare a meno di sogghignare.
"Forse sì…"
Questo li zittì entrambi. Almeno per qualche secondo.
"Non è giusto! Ti stai prendendo tutte le ragazze carine! Anche io voglio pilotare un EVA…"
Non c'era da meravigliarsi che Kensuke fosse ancora fissato con questa storia.
"Seriamente, Shinji…"
Touji aveva adesso uno sguardo preoccupato.
"Ne parleremo più tardi. Stasera. Oggi pomeriggio devo saltare la scuola"
"Test di sincronizzazione?" chiese Kensuke.
"No… ho bisogno di parlare con Misato"
"Oh accidenti! Ha davvero tutte le ragazze!"
Sospirai. Quei due riuscivano ad essere impossibili a volte.
"Beh, a dire la verità, devo ancora chiedere a Hikari di uscire…"
"No, non lo farai!"
Touji cercò di accentuare la sua minaccia mostrandomi un pugno.
"Qual è il problema Touji? Non vuoi che ti porti via la tua ragazza?"
Touji iniziò ad arrossire terribilmente.
"A proposito di Hikari, domani non è il suo compleanno?" chiese innocentemente Kensuke.
Touji sbiancò. Non riuscii a fare a meno di ridere. Adesso, toccava a lui soffrire…

Mi ci volle un po' per trovare l'ufficio di Misato. Il Quartier Generale della NERV era un posto immenso e raramente ero andato nel suo ufficio. Quando andavo alla NERV, di solito era o per combattere gli Angeli o per sottostare agli eterni test della Dottoressa Akagi.
Personalmente, più lontano stavo dalla NERV, meglio mi sentivo.
Che ironia, adesso ero un impiegato della NERV.
Alla fine trovai il suo ufficio. Per fortuna, Misato era là, alla sua scrivania, o piuttosto una pila gigantesca di fogli, borbottando qualche bestemmia riguardante le fatture militari delle Nazioni Unite.
"Ho bisogno del tuo aiuto Misato"
Lei quasi urlò, evidentemente spaventata. Forse avrei fatto meglio a bussare prima?
"Shinji! Mi hai spaventato! Non lo sai come si fa a bussare?"
"Mi dispiace…"
Mi lanciò lo Sguardo Mortale di Misato; lo sguardo che diceva "Fai di nuovo una cosa così stupida e sei morto". Raggelai.
"Che diavolo stai facendo qui? Dovresti essere a scuola!"
"Beh, non ci sono. Ho deciso di seguire il tuo consiglio perciò adesso ho bisogno del tuo aiuto"
La sua espressione immediatamente si addolcì.
"Capisco. Allora… come posso aiutarti?"
Glielo dissi. I suoi occhi si spalancarono.
"Che cos'è che vuoi? Che razza di pervertito sei?"
Che razza di pensieri le erano passati per la testa?
"Hey! Non sono un pervertito!"
"E allora perché hai bisogno delle misure di Rei?"
"Voglio comprarle un vestito"
Sembrò un'altra volta davvero sorpresa.
"Cosa?"
"Un vestito, sai, quello che indossano le ragazze…"
Mi lanciò di nuovo lo Sguardo.
"Lo so che cos'è un vestito! Quello che voglio sapere è perché?"
Sorrisi.
"Conosci un ristorante che si chiama 'Pour Deux'?"
Lei annuì.
"Sì, certo. Un posto particolare specializzato nella cucina francese e italiana. Ci sono andata una volta con Ka… ahem… con una persona"
Quasi scoppiai a ridere. Perché lei tentasse di nascondere i suoi sentimenti per Kaji andava oltre la mia comprensione.
"Hai la tua risposta. E' un posto particolare…"
"Non mi dirai… che vuoi portare Rei lì?"
"Sì…"
"Ma costa una fortuna!"
Scrollai le spalle.
"Lo stipendio che prenderemo dovrà pure servire a qualcosa…"
"Ma non riceverai nulla almeno fino alla prossima settimana"
Questo l'avrebbe sorpresa.
"Kaji mi ha prestato un po' di soldi. Un bel po', a dire il vero. Abbastanza per pagare la cena, il vestito, qualcosa di elegante per me da indossare e tutti gli accessori"
Avevo ragione. Sembrava sbalordita. Un'altra volta.
"Kaji ha fatto questo? Da quando ha così tanti soldi da spendere?"
"Non chiedermelo…"
Misato rimase in silenzio, evidentemente immersa nei suoi pensieri.
"Allora? Mi puoi aiutare? Odio dover andare a sbirciare nei suoi cassetti per trovare la taglia dei suoi vestiti. E sono certo che con tutti i test che dobbiamo affrontare, tu abbia già tutte le informazioni di cui ho bisogno"
"Um… non dovrebbe essere un problema. Chiederò a Maya di darmi le indicazioni dell'ultimo plugsuit… che tipo di vestito vuoi comprare?"
"Non ne ho idea. E voglio che sia una sorpresa, perciò non posso chiedere a lei di scegliere…"
Misato scosse la testa.
"Um… un ragazzo che compra un vestito per una ragazza… non va bene… ok, me ne occuperò io!"
Aggrottai la fronte.
"Non so…"
"Fidati!"
"Non so…"
Mettendo le mani sulle mie spalle, mi rivolse uno sguardo molto serio.
"Davvero pensi di riuscire a cavartela? Sono sicura che non hai neanche pensato che avrà bisogno di un paio di scarpe che si intonino con il vestito…"
Poi uno stupido ghigno le comparve in volto.
"… e… un bel completo intimo per soddisfare il suo uomo già che ci siamo…"
"Misato!"
Lei rise. Nulla di così sorprendente visto che ero il suo bersaglio preferito da prendere in giro.
"Stavo solo scherzando… però conosco il posto giusto. I loro lavori sono fantastici e non costano poi molto. Tra l'altro usano un nuovo tipo di strumento della tecnologia dell'arte olografica, che è perfetto per questa situazione. Con i nostri dati, per loro sarà facile realizzare il vestito perfetto senza bisogno di un modello vivente, e si adatterà perfettamente a Rei"
Presi un po' di tempo per pensare. Sembrava una buona idea.
"Beh… ok… finché non le compri qualcosa di indecente…"
"Come puoi pensare che farei una cosa simile?"
"Viviamo nello stesso appartamento…"
Mi rivolse una risata nervosa.
"Non ti preoccupare! Farò della tua piccola Rei una regina!"
Non so come, ma non riuscii a fare a meno di preoccuparmi…
"Quando hai bisogno di questo vestito?"
"Sabato sera"
"Accidenti! Non c'è molto tempo da perdere! Chiamo subito Maya!"
Beh, sembrava abbastanza seria. Forse non sarebbe andata troppo male… speravo.

E' sorprendente vedere quanto sia difficile tenere segreto un appuntamento. Sapendo che non sarei mai riuscito a lasciare l'appartamento senza che Asuka se ne accorgesse, ero stato costretto a chiedere l'aiuto di Touji. Qualche giorno prima, aveva, dopo molte suppliche, accettato di nascondere i vestiti eleganti che avevo comprato per l'occasione. Adesso, dovevo fingere di andare a trovarlo. Era molto insolito, ma Asuka non fece domande, e siccome non andava matta per Touji, non insistette a venire.
"Amico! Te lo dirò, stai facendo un grosso sbaglio…"
"Dimmi qualcosa che ancora non so"
Stavo cercando di mettermi correttamente una stupida cravatta. Non c'è bisogno di dire che mi stavo proprio innervosendo.
"Se sai che è una stupidaggine, allora perché?"
"Perché ho bisogno di sapere quale delle due voglio. Entrambe mi stanno facendo pressioni, ciascuna a modo suo. Devo scoprirlo, e in fretta"
Touji mi rivolse uno sguardo dubbioso.
"E tu pensi che uscendo con entrambe risolverai i tuoi problemi"
"Beh… lo spero…"
Touji scosse il capo.
"Amico… sei senza speranza…"
"Almeno io esco con qualcuno!"
Rimpiansi immediatamente di averlo detto.
"Scusami Touji, non volevo dire così"
"Beh, potresti avere ragione"
Touji prese la dannata cravatta e risolse i miei problemi. Adesso sembrava finalmente a posto. A dire il vero… stavo abbastanza bene in tenuta elegante.
"Lo sai, dovresti soltanto chiederglielo…" gli dissi.
"Perché dovrei chiederle di uscire?"
Questa volta fui io a scuotere il capo.
"Non siamo a scuola…"
Touji mi indicò la porta del suo appartamento.
"Vai al tuo appuntamento!"
Annuii. Se adesso non voleva parlarne, a me andava bene.
"Grazie," gli dissi, poi mi accorsi di una cosa. "Se mi stai sbattendo fuori, potresti almeno chiamare il mio taxi?"
"Stupido!"

Quando il mio taxi raggiunse l'appartamento di Rei, trovai Misato che aspettava fuori. Si era offerta volontaria per consegnare a Rei il vestito e per aiutarla nei preparativi per il nostro appuntamento. Ero riluttante ad accettare il suo aiuto, ma quando lei disse che Rei poteva non sapere come sembrare propriamente femminile, non riuscii proprio a replicare. Anche se Rei difficilmente sembrava un maschiaccio, era evidente dal modo in cui trattava i suoi vestiti e i suoi indisciplinati capelli che non si curava molto del suo aspetto. Diversamente da Asuka, che poteva a volte monopolizzare il bagno per quasi un'ora.
"Il tuo ragazzo è qui, Rei!" urlò Misato.
Per fortuna sembrava che Rei non avesse nessun vicino di casa, altrimenti avrebbero sentito tutti.
Stavo per sgridare Misato quando, improvvisamente, apparve Rei. Le parole semplicemente mi morirono in gola e il mio cuore iniziò a battere più forte.
"Bella…"
Sbattei le palpebre, poi mi strofinai gli occhi, ma l'immagine che avevo davanti non cambiò.
Era stupenda!
Indossava un lungo vestito da sera blu, che seguiva le curve del suo corpo snello esattamente come il suo plugsuit. La parte superiore, con l'eccezione del colletto di pizzo, era apparentemente fatta di nylon di colore blu chiaro che si intonava con quello dei suoi capelli, attraverso il quale si potevano vedere le spalle, le braccia e una graziosa visuale del suo petto. La parte inferiore del vestito, una tonalità di blu più scuro e realizzata in satin, era tagliata a entrambi i lati e scopriva parte delle sue belle gambe.
"Aya… Rei… sei così bella!"
Le sue guance diventarono rosse, facendola apparire ancora più perfetta, se possibile.
"Anche tu sei molto elegante, Ikari-kun"
"No, no, Rei. Che cosa ti ho detto?" disse Misato, visibilmente contrariata.
Rei annuì.
"Sei molto elegante, Shinji-kun"
Riuscii a vedere Misato colpirsi la fronte con il palmo della mano in segno di disperazione totale. Ma a me andava bene. Shinji-kun. Mi piaceva il modo in cui suonava quando era detto da Rei.
Le porsi la mia mano e sorrisi timidamente.
"Andiamo?"
Rei ricambiò il sorriso.
"Possiamo andare"
Aprii lo sportello del taxi e le feci strada.
"Sicuro che non vuoi che vi accompagni io là, Shinji?" chiese Misato mentre chiudevo lo sportello.
"No" risposi mentre mi dirigevo verso il mio lato della macchina. "E' gentile da parte tua chiederlo, ma posso cavarmela. Inoltre, non voglio che Ayanami si senta male prima di cena"
Raggiunsi Rei dentro il taxi prima che Misato potesse replicare, un sorriso sul mio volto.
Sapevo che il maggiore si sarebbe probabilmente vendicata più tardi… ma in quel momento, non mi importava. Ero con una delle due ragazze più importanti del mondo, e stavamo uscendo per un appuntamento.

Quando entrammo nel ristorante, rimasi impressionato. Anche se non proprio lussuoso, il posto appariva particolare, in quello che era probabilmente un tipico stile europeo. Mentre l'esterno era come qualsiasi altro edificio di Tokyo-3, fatto di acciaio altamente resistente, dentro era completamente diverso. Come se una piccola casa fosse stata costruita al suo interno. Le pareti, i pavimenti e il soffitto erano tutti in legno, probabilmente quercia o qualche altro albero straniero. Le tavole e le sedie sembravano essere delle perfette copie, almeno questo è ciò che pensai, degli antichi mobili europei. C'erano molte piante verdi sparse per tutto il ristorante e perfino due acquari: uno che ospitava una vasta gamma di pesci meravigliosi, l'altro che conteneva alcune aragoste vive, probabilmente sul menu. Tutta la servitù era vestita elegantemente, e tre musicisti erano su un palco suonando una dolce melodia per violino.
Il cameriere che chiese la mia prenotazione mi guardò dubbioso per un po', ma mostrargli il mio tesserino della NERV risolse ogni problema. Io e Rei fummo cerimoniosamente accompagnati al nostro tavolo, poi ci portarono il menu.
"Allora… che cosa ne pensi, Rei?"
"E'… strano"
Io sorrisi.
"E' questa l'idea. E' un modo per evadere da Tokyo-3. Stasera, noi non siamo i piloti Ayanami e Ikari, ma piuttosto Rei Ayanami e Shinji Ikari a un appuntamento. Niente Angeli. Niente EVA. Solo noi…"
"E' inutile cercare di evadere dalla realtà…"
Stavo iniziando a pentirmi di averla portata lì quando lei continuò, questa volta con un sorriso.
"… però è un'esperienza interessante. E una piacevole idea l'averti tutto per me"
Sentendo questo, la parola 'gioia' poté essere probabilmente letta dappertutto sulla mia faccia.
Poi, diedi un'occhiata al menu. Era abbastanza grande e protetto da una copertina di cuoio. Rimasi meravigliato nel vedere quanto fosse dettagliato. Per ciascuna portata, c'era un'immagine appetitosa. Pratico!
Il mio stomaco iniziò a brontolare. E poi fui shockato di vedere Rei ridacchiare.
"Devi essere proprio affamato"
"Lo sono!" ammisi.
Rei prese il suo menu e iniziò a cercare una portata.
"Ho controllato prima di fare le prenotazioni. Hanno una discreta varietà di piatti vegetariani. Hanno perfino delle salse vegetariane per i piatti di pasta"
"Lo vedo. E'carino da parte tua essertene ricordato"
Poco dopo ordinammo la nostra cena. Rei prese una fettuccini Alfredo con insalata di Cesare, mentre io ordinai una bistecca in salsa di pepe e puré.
"Da quando?"
Rei mi rivolse uno sguardo interrogativo.
"Da quando provi questi sentimenti? Per me?" chiesi timidamente.
"Io… non ne sono sicura. Forse dalla prima volta. Non ho mai capito la tua decisione di pilotare senza nessun addestramento solo per salvare la mia vita. Eri l'unico, ad eccezione di tuo padre, che sembrava preoccuparsi della mia salute. E da quel giorno, non hai mai smesso di farlo…"
Annuii. Mi preoccupavo per lei. Probabilmente più di quanto mi preoccupassi della mia stessa vita.
"E' strano. Ma qualche volta ho la sensazione di conoscerti da sempre…" aggiunse Rei, in parte immersa nei suoi pensieri.
Capii come si sentiva. A volte provavo la stessa cosa. C'era qualcosa in lei, qualcosa che non riuscivo a cogliere appieno, che era vagamente familiare, eppure diverso. Era una strana sensazione.
Poco dopo arrivarono le nostre portate. Rimasi senza fiato quando le vidi. Erano piatti enormi, sufficienti per sfamare tutti e due con una sola ordinazione. Presi un boccone della mia bistecca. Era anche squisita! Eccellente! Un grosso cambiamento rispetto alla cucina di Misato, o anche alla mia.
"Oh Dio!"
Rivolse a Rei uno sguardo preoccupato. Quella non era una cosa che lei solitamente diceva.
"Delizioso!"
Con uno sguardo feroce sul suo volto, iniziò letteralmente a divorare il contenuto del suo piatto.
Che strano.
"Posso… posso assaggiarne un po'?"
Avevo appena pronunciato le parole quando Rei si alzò, la sua forchetta proprio sotto il mio naso. Ammiccai, poi aprii la bocca dove lei depositò gentilmente il contenuto della sua forchetta. Dovevo ammettere che aveva ragione… era insolito… ma davvero delizioso.
Continuammo a mangiare per un po', in silenzio, quando finalmente trovai il coraggio di chiederle qualcosa a cui avevo pensato da quell'ultimo giorno di S. Valentino.
"Dimmi Rei, perché tu… quella sera… sai…"
Sapevo che stavo arrossendo. Questo sembrò farla sorridere.
"Perché mi sembrava giusto"
Le rivolsi uno sguardo interrogativo.
"Perché è davvero ciò che voglio. Diventare una cosa sola con te. Corpo, mente e anima"
Riflettei sulla questione per un po'.
"Non ho mai avuto quel tipo di relazione prima d'ora… però penso che il sesso non sia sufficiente per unire due cuori. Infatti, non dovrebbe essere fatto solo se due cuori sono già uniti? Altrimenti non avrebbe senso, no?
Rei ammiccò, sorpresa.
"Potresti… potresti avere ragione"
Poi, il volto della ragazza si oscurò considerevolmente. Sembrava quasi triste. Non riuscii a fare a meno di preoccuparmi. Era la prima volta che vedevo una tale espressione in Rei e mi resi conto che non mi piaceva.
"Che cosa c'è che non va, Rei?"
"Se… se tu hai ragione… allora io… io non so cosa fare per essere una cosa sola con te…"
"Non lo so neanch'io… ma… fose non c'è niente da fare. Forse è solo qualcosa che succede. Tu… devi solo essere sincera con te stessa. Sii te stessa, nulla di più, e mostralo al mondo intero. Accetta ciò che provi. Dillo. Poi… vedrai… se qualcosa deve accadere, accadrà. Se due persone sono fatte l'uno per l'altra, i loro cuori non si chiameranno a vicenda?"
Scossi il capo.
"Non ha molto senso, vero?"
Sorprendentemente, Rei sorrise di nuovo.
"No. Ha senso. Penso che tu e io stiamo bene insieme. E' quello che dovrebbe essere. E accadrà. Il mio cuore sta cercando il tuo. E il tuo cuore risponderà, Shinji-kun"
"Vorrei essere così sicuro come te…"
"Lo sarai. Fino a quel momento, io aspetterò che tu scelga me invece di Sohryu"
Detto questo, Rei sorrise ancora una volta e ritornò allegramente alla sua cena. Non riuscii a fare a meno di sorridere a mia volta.
Forse aveva ragione. Forse io e Rei eravamo destinati a stare insieme…

I only dream of you
Pensavo che Kaji avesse avuto ragione. Sembrava proprio un film romantico.
Il cinema di Tokyo-3 assomigliava molto a come lo ricordavo. Una volta ero venuto lì, dopo la battaglia contro il Quarto Angelo. A quel tempo, ero molto confuso e volevo soltanto scappare. Il cinema mi era sembrato un posto adatto per evadere dalla realtà per un po'. Non che la cosa funzionò davvero. Ero stato velocemente riportato al presente dai rumori di due ragazzi che si baciavano. Ricordavo ancora quanto mi ero sentito solo in quel momento. Ma adesso, guardando Rei, non mi sentivo più così.
Per la prima volta, mi accorsi di quanto fosse grande il cinema. E di quanto fosse vuoto. Oltre a Rei e me, c'erano solo circa altre venti persone. Non c'era da meravigliarsi. Con tutti gli attacchi degli Angeli, l'interesse per i film era diminuito, così come la popolazione di Tokyo-3. Per un attimo mi chiesi come mai il proprietario non avesse ancora chiuso. Ero, comunque, felice che fosse ancora aperto.
Scelsi quelli che pensavo fossero dei buoni posti. Nel mezzo, non troppo vicino allo schermo, ma neanche troppo lontano. Al posto giusto, così non dovevamo fare lo sforzo di alzare le nostre teste per guardare.
Ben presto, le luci si spensero, la qual cosa spaventò un poco Rei. Dopo tutto, era la prima volta che lei metteva piede in un cinema. Io la guardai e le rivolsi un sorriso rassicurante. Lei annuì, poi guardò lo schermo che adesso si era acceso.
All'inizio, mi ero chiesto se fosse stata una buona idea. Rei stava guardando il film con uno dei suoi sguardi distanti. Subito temetti che si stesse annoiando, ma quando la relazione tra i personaggi sembrò avere luogo, mostrò un'espressione di genuino fascino. I suoi occhi sembravano attratti dallo schermo. Anche se ero felice che il film le piacesse, ero anche un po' deluso. Immagino di avere sperato che lei avrebbe prestato attenzione anche a me.
Poi, prese la mia mano nella sua. I suoi occhi non avevano lasciato lo schermo nel farlo, ma ciononostante ero davvero felice.
Persi completamente interesse per il film. Ero meravigliato dal suo tocco leggero, il calore e la morbidezza della sua mano. Per molto tempo, dimenticai il film e fissai soltanto lei.

Mentre aspettavo fuori dal cinema che Rei tornasse dal bagno, cercai di ridare un po' di vita al mio corpo. Guardare un film era bello, ma lo stare comodamente seduti per due ore aveva la fastidiosa tendenza di addormentare tutti i tuoi muscoli. Per fortuna, il tempo era abbastanza bello, al contrario della settimana scorsa quando avevo accompagnato Rei a casa. Arrossii al pensiero di quello che era successo dopo. Beh... a quello che era quasi successo... avevo qualche rimpianto per non essermi comportato diversamente...
"Spero che Touji e Kensuke non vengano mai a saperlo. Altrimenti, non ne ascolterò la fine..."
"Quale segreto non dovrebbero sapere?"
Sorpreso, venni colto alla sprovvista dall'origine della voce. Rei! Non so come, ma era riuscita ad arrivare dietro di me senza fare il minimo rumore.
"Andiamo?" chiese. "E' ora di tornare a casa"
Presi il mio cellulare per chiamare un taxi. Indovinando le mie intenzioni, Rei mi impedì di usarlo.
"Camminiamo"
Non sapevo cosa pensare. Anche se non così lontano, era almeno un'ora di cammino da lì al suo appartamento. E da quello che avevo sentito dire da Misato, nelle poche occasioni che aveva partecipato a matrimoni e altri simili avvenimenti, i tacchi alti dovevano essere abbastanza scomodi. Ma d'altra parte, era lei che aveva chiesto di camminare. Inoltre... potevo davvero dirle di no? Quando guardai ancora quel timido angelico sorriso, compresi che non potevo.
Timidamente, le offrii la mia mano. Non sapevo se lei l'avrebbe accettata.
"Andiamo...."
Rei mi sorprese prendendo la mia mano nella sua. Di nuovo, mi meravigliai di come la sentissi contro la mia. Per la prima volta, notai quanto fosse più piccola e come le dita sembravano più delicate.
Arrossendo entrambi, ci dirigemmo verso il suo appartamento in silenzio. Non avevamo davvero bisogno di scambiare parole. La presenza dell'altro era tutto ciò di cui avevamo bisogno.

Quando finalmente arrivammo al suo appartamento, Rei mi invitò dentro per un po', prima che me ne andassi per tornare a casa a mia volta. Non volevo entrare, ma non volevo neanche darle l'impressione che non ero a mio agio all'idea. Inoltre, da quella sera, non era successo nulla le poche volte che ero andato a trovarla.
Però...
Era così sexy con quel vestito...
"Forse dovrei essere io quello di cui avere paura" pensai, rendendomi conto del tipo di pensieri che mi erano passati per la testa.
Erano passati alcuni giorni dalla mia ultima visita, ma l'appartamento era ancora immacolato. Apparentemente, Rei aveva sviluppato una mania per le pulizie. Sperai solo che lo facesse per lei stessa e non per me.
Siccome non c'erano sedie nel suo piccolo appartamento, ci sedemmo entrambi sul letto. Rei iniziò a fissarmi. Per un po' cercai di evitare il suo sguardo, ma i miei occhi non fallirono mai nel trovare un modo per incontrare i suoi. Accorgendomi che avevo bisogno di rompere il silenzio che ci rinchiudeva in quella silenziosa intimità, dissi la prima cosa che mi venne in mente.
"Ti... ti è piaciuto il film?"
Questo ebbe l'effetto desiderato, anche se pensai di notare un lampo di disappunto sul suo volto prima che riprendesse la sua solita espressione impenetrabile. Ma poi sorrise, e i suoi occhi sembrarono improvvisamente accendersi di una passione che avevo raramente visto in lei.
"Sì." La sua voce sembrò più dolce del solito. "Ma c'è una cosa che non ho capito"
"Che cosa?" chiesi, desideroso di aiutare.
Senza darmi l'opportunità di reagire, il suo corpo si chinò verso il mio.
"Questo..." sussurrò, mentre mi avvolse con le sue braccia e appoggiò le sue labbra contro le mie.
All'inizio, rimasi solo pietrificato, gli occhi spalancati, senza rendermi pienamente conto di ciò che stava succedendo. Poi, molto presto, il mio cervello riuscì ad attivarsi mentre lentamente mi rilassavo nel caldo abbraccio di Rei. La abbracciai forte a mia volta e ricambiai il bacio meglio che potei.
"Penso di capire adesso"
"Ne sei sicura, Rei-chan?"
Di nuovo, le nostre labbra si incontrarono, questa volta con più passione, mentre entrambi ci sdraiavamo sul letto. Mi sorpresi quando mi accorsi che le mie mani sembravano vagare dappertutto su di lei, anche in posti che non avrei mai osato toccare in condizioni normali. Venni ripagato da un piccolo gemito da parte di Rei e da un bacio più intenso.
Non so se le cose sarebbero potute andare più lontano quella sera. Forse. Ma non ho mai avuto la possibilità di scoprirlo.
Non so perché, ma improvvisamente pensai ad Asuka.
Interruppi il bacio e mi alzai.
Rei mi rivolse uno sguardo spaventato.
"Che cosa c'è, Shinji-kun?"
Cercai di sorridere.
"Nulla, Rei-chan" mentii. "Voglio solo assicurarmi che le cose non vadano troppo in fretta..."
Era una scusa patetica, ma sembrò soddisfare Rei. A dire il vero, arrossì un poco. Immagino che si fosse chiesta quanto lontano saremmo potuti andare.
Silenziosamente, maledissi Asuka. Dannazione! Perché doveva esistere?
Poi, feci una scelta. Domani sarebbe stata la sua unica possibilità. L'avrei portata fuori per il suo appuntamento, avrei fatto sì che si divertisse e le avrei spiegato che potevamo essere buoni amici ma nulla di più.
Perché, nel mio cuore, sapevo che aveva già perso...
Mi ero appena innamorato di Rei.

[Continua....]

Prossimo capitolo:

The one I love is...
Capitolo 4 - Non giocare con il fuoco

OMAKE:
"Che sta facendo?" mi chiesi.
Comunque, in realtà, sapevo cosa stava facendo. Stava guardando il campo di basket. Quella strega stava guardando il mio Shinji, ne ero certa! Senza esitazioni diedi un'occhiata sopra la sua spalla per confermare i miei dubbi. Proprio come pensavo! Stava guardando Shinji...
Ma aspetta un attimo...
Lui... lui la stava guardando a sua volta! Il mio Shinji!
Quello stupido! Come osava! Come osava chiedere a me di uscire e poi guardare lei! Lei! Quella bambola! A cosa poteva guardare poi? Non era nulla a confronto con me! Il mio seno era più grande! La mia faccia più carina! Ero cento volte più interessante di lei!
Stupido! Stupido Shinji!
Stavo per urlare quando lui mi notò. Poi sorrise e iniziò a salutarmi. Non sapevo perché, ma sentii l'impulso di rispondere.
"Ciao! Shinji!" dissi, nella mia voce più gentile possibile.
Non so perché, ma qualche volta, qualche rara volta, quello stupido sembrava fare battere il mio cuore più forte. Era pazzesco. Era uno stupido. Uno stupido senza spina dorsale. Però, c'era qualcosa in lui...
Ed era mio!
Guardai la First Children. Quella stupida ragazza non se n'era ancora accorta. Ma avevo vinto. Ero io quella a cui lui aveva chiesto di uscire. Non lei.
"Vedrai, First Children" pensai. "Ti farò vedere. Farò sì che tu muoia d'invidia. Qualunque cosa tu cerchi di fare, io ti batterò! Non posso perdere. Sei solo una stupida bambola"
Presi uno dei suoi polsi, e la trascinai verso la piscina. Mai e poi mai le avrei permesso di guardare ancora il mio Shinji.
"Non stare lì impalata, Allieva Modello! Gareggia con me se hai coraggio!"
Rei Ayanami. Non perderò mai contro di te!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4: non giocare con il fuoco ***


The One I Love Is ...

Autore: Alan Gravel - sito
Tradotto dall'inglese da Simo84
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax
Disclaimer: questa storia comincia dopo il 14° episodio, e prosegue fino alla fine. Perciò se non avete visto l'intera serie e il film "The End of Evangelion", aspettatevi degli spoiler. Non vi avviserò più.

THE ONE I LOVE IS...
CAPITOLO 4 - NON GIOCARE CON IL FUOCO

Erano passate le due del mattino quando ritornai dall'appartamento di Rei. Anche se dubitavo che qualcuno fosse sveglio, come la mancanza di luce suggeriva, mi tolsi giacca e cravatta prima di entrare. Avrei sollevato meno domande se mi fossi imbattuto in un'Asuka sonnambula.
Cercando di fare meno rumore possibile, mi diressi in camera mia.
"Shin... Shinji?"
Raggelai. Asuka.
Mi girai e notai che era sdraiata su una pila di cuscini. Dai suoi occhi mezzi chiusi intuii che si era appena svegliata. Dannazione! Andai velocemente in camera mia, gettai dentro giacca e cravatta, poi tornai a vedere cosa voleva.
"Che stai facendo addormentata in salotto?" chiesi, vedendo che non si era rimessa a dormire.
"Ti stavo aspettando naturalmente! Che cosa pensi di fare, tornando a casa così tardi? Che ore sono, a proposito?"
"Circa le due del mattino..."
"Mein Gott! Le due del mattino! Dove sei stato tutta la notte?"
Non volevo proprio avere quella conversazione in quel momento. In realtà, non volevo proprio parlare con lei.
"A casa di Touji naturalmente! Perché me lo chiedi? Non sei il mio guardiano!"
Asuka sembrò sorpresa dal mio improvviso sfogo. Poi, lei stessa sembrò esplodere.
"Ma sei stupido?! Se te ne sei scordato, domani usciamo per un appuntamento, scemo! Perciò ho tutto il diritto di essere preoccupata anche se a te sembra che non importi!"
Adesso fu il mio turno di essere sorpreso. Aveva cercato di rimanere alzata tutta la notte perché era preoccupata per il nostro appuntamento. Mi aveva aspettato... questa non era la Asuka egoista che conoscevo. Forse erano venuti gli alieni e l'avevano rapita, poi l'avevano sostituita con un falso. Abbastanza improbabile. Tuttavia, non potei a fare a meno di calmarmi, anche se non desideravo altro che di restare arrabbiato con lei.
"Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Cercherò di farmi perdonare domani"
Stupido! Che stavo facendo? Non sarebbe stato meglio per tutti lasciare semplicemente che lei restasse arrabbiata con me? Avrebbe potuto perfino annullare lo stupido appuntamento.
Anche Asuka sembrò calmarsi. Infatti, stava sorridendo leggermente. Poi quel sorriso diventò un sogghigno.
"Farò in modo che sia così, Ikari"
Mi lanciò uno sguardo da predatore. Non riuscii a fare a meno di rabbrividire dalla paura.
"Allora, quali sono i tuoi piani, Third Children?"
Questa volta toccò a me sogghignare.
"E' un segreto. Ci vediamo domattina"
Velocemente, scivolai via, mentre Asuka perse nuovamente il controllo.
"Un segreto? Un segreto! Tu... tu... stupido!!!"

Brontolai quando sentii la mia sveglia. Sarei stato probabilmente tentato di lanciarla contro un muro, se fossi stato capace di trovarla. Alla fine, uscii dal letto e mi diressi in cucina. Non ancora del tutto sveglio, andai addosso a qualcosa. Il fatto che la mia faccia fosse adesso incastrata in qualcosa di rotondo e soffice fu sufficiente a far suonare un migliaio di campanelli d'allarme nella mia testa. Improvvisamente fui totalmente sveglio e mi accorsi di avere schiacciato il mio naso proprio tra i seni di Misato.
Devo essere svenuto perché la cosa successiva che vidi fu una confusa immagine della faccia di Misato ed io ero sdraiato per terra.
"Non hai bevuto di nuovo qualcosa dal lato sbagliato del frigorifero, vero, Shinji?"
Riuscii ad alzarmi.
"No. E' solo che non ho dormito bene. Mi spiace..."
Misato sorrise.
"Va tutto bene. Allora, com'è andata?"
Probabilmente lesse la risposta sul mio volto anche prima che io parlassi.
"Perfetto, quasi come se fosse stato un sogno"
"Bene, bene, deve essere stato bello. Allora, pronto per il secondo round?"
"Credo..."
Non sembravo molto entusiasta. Misato senza dubbio lo percepì.
"Hai già scelto?"
Sorrisi.
"Molto probabilmente"
Lei annuì.
"Capisco. Comunque, divertiti lo stesso!"
"Farò del mio meglio" risposi, non troppo convinto.
Ma non riuscii a fare a meno di pensare a quell'appuntamento in nessun altro modo che non a un dovere che dovesse essere svolto.

Avevo preparato tutto quando Asuka finalmente decise di comparire nel mondo reale.
"Guten Morgen!"
"Buongiorno, Asuka"
"Allora dimmi, che cosa mi devo mettere per il nostro appuntamento?"
Mentre io non ero così entusiasta riguardo a quella giornata, Asuka sembrava piuttosto contenta in quel momento.
"Resta sul semplice. Qualcosa di comodo. Magari una delle tue uniformi scolastiche. Oppure quel tuo bel vestito giallo. Assicurati soltanto di avere delle buone scarpe"
"La mia uniforme scolastica? Scarpe? A che razza di stupido appuntamento stai progettando di portarmi?"
Mi abbassai e sollevai un cestino da picnic proprio sotto il suo naso.
"Un picnic nel posto più carino che c'è qui attorno. E' a qualche ora di cammino da qui, comunque..."
"Un picnic? E' patetico!"
"Cosa, avresti preferito rimanere chiusa tra quattro mura di metallo? Non sei mai uscita da Tokyo-3, fatta eccezione per quella missione nel vulcano. Non pensi che sia ora di un po' d'aria fresca? O magari è solo che hai paura di non riuscire a fare una piccola escursione..."
Questo ebbe l'effetto desiderato. Niente di meglio che usare quel suo orgoglio tedesco per ottenere ciò che si vuole.
"Paura? Io? Ti farò vedere che io non ho un fisico pietoso come quelle altre ragazze. Quando tu sarai stanco morto io potrò ancora andare avanti e avanti, e avanti..."
"Allora, hai intenzione di provarmi che mi sbaglio?" dissi, dandole il cestino.
"Ci puoi scommettere!"
Non riuscii a fare a meno di sorridere.
"Grande! Preparati allora, ce ne andiamo tra venti minuti!"
"Venti minuti! Non riesco a prepararmi in venti minuti! Devo vestirmi, fare colazione, un bagno..."
"Mezz'ora allora!"
"Vuoi che la tua ragazza puzzi?"
Sospirai.
"Va bene, va bene... partiremo tra un'ora. Ma non ti lamentare se poi pranziamo tardi..."
"Sarò pronta prima che tu possa accorgertene"
Non so come, ma ne dubitavo. Perché non poteva assomigliare un po' di più a Rei?
"E non spiarmi mentre sono in bagno!"

"Siamo arrivati?"
"Tra poco"
Stavamo camminando già da alcune ore. Su nel cielo, il sole stava risplendendo luminoso. Per il momento quella si era rivelata una giornata fantastica. Perfetta per un picnic. E forse qualche altra cosa. Adesso ero felice per quell'uscita. Avrebbe potuto essere piacevole dopo tutto.
Forse avrei potuto portare Rei a un appuntamento simile dopo.
"Hey! Shinji! Non me l'hai ancora detto. Il cibo dovrebbe essere tutto in questo cestino, giusto? Allora cosa c'è nella borsa?"
Asuka stava indicando lo zaino che stavo portando.
"Solo un po' di roba..."
"Un po' di roba! Non darmi questo tipo di risposta, stupido! Posso immaginare che c'è della roba dentro! Quello che voglio sapere è che cos'è quella roba!"
Sorrisi.
"Lo scoprirai"
"Perché tu...!"
"Siamo arrivati. Guarda!"
Con un dito, indicai un piccolo lago non troppo lontano, vicino ai margini di una foresta.
"Shinji! Ma è bellissimo! Come hai scoperto questo posto?"
"Una volta ho avuto un po' di problemi... dopo la battaglia con il Quarto Angelo..."
Asuka annuì. Sapevo che aveva letto i miei profili psicologico, storico e combattivo prima del nostro primo incontro.
"Scappai e vagabondai attorno Tokyo-3 e al Geofront per un po'. Mi capitò di trovare questo posto. Non riuscii a fare a meno di rimanerne affascinato a quel tempo. Mi ci volle un po' per ritrovarlo, ma ci riuscii alcune settimane più tardi. Non c'era molto da fare nei week-end prima che tu arrivassi"
Un largo sorriso apparve sul suo volto.
"Quindi, il mio arrivo ha cambiato la tua vita?"
"Sì... adesso ho il doppio delle pulizie da fare, e dell'immondizia da raccogliere..."
"Stupido!"
Asuka mi colpì sulla testa, ma non con la forza che solitamente mostrava. Stava sorridendo e non riuscii a fare a meno di risponderle sorridendo a mia volta.
Occorsero soltanto alcuni minuti in più per raggiungere il lago. Per un po' lo fissai. Quello era veramente il posto più bello che conoscessi.
"Un tempo così magnifico! E un lago così meraviglioso! Avresti dovuto dirmelo, avrei portato il mio costume da bagno"
Per qualche secondo, cercai qualcosa nel mio zaino e tirai fuori il detto costume.
"E' il mio...! Aspetta un attimo... che stai facendo con quello?"
"Beh... non volevo rovinare la sorpresa... scusa, scusa..."
Mise il suo pugno sotto il mio naso.
"Non è questo che intendo! Brutto pervertito! Hai guardato tra i miei vestiti!"
Indietreggiai di qualche passo.
"No, lo giuro! Ho chiesto a Misato! Lei è una ragazza, tu sei una ragazza... è tutto ok... giusto?"
Questo sembrò soddisfarla... un po'. Per un attimo, mi chiesi se non avrei fatto meglio ad aggiungere che ero io quello che di solito faceva tutto il bucato. E per questo, avevo già visto tutti i suoi vestiti. Perfino quelli innominabili. Ma siccome si era calmata, decisi altrimenti. Inoltre, non mi sembrava una cosa saggia da dire. Sarei potuto finire con qualche livido. Anche se mi avrebbe potuto risparmiare un po' di bucato nel futuro.
"Immagino..."
Poi sembrò accorgersi di qualcosa.
"Dove mi dovrei cambiare?"
Mi lanciò uno sguardo assassino.
"Allora è questo che avevi pianificato fin dall'inizio! Mi hai portata qui, in un posto isolato, solo per potermi vedere mentre mi cambio proprio sotto il tuo naso. Brutto pervertito! Qual è la prossima mossa, approfittarti del mio giovane e bellissimo corpo?"
Non ci avevo pensato, ma adesso che lei lo suggeriva... No! Cercai di ignorare quegli ultimi pensieri. Ma Asuka notò il crescente rossore sulla mia faccia.
"Tu... tu... non dirmi che ho ragione? Sei davvero un pervertito!"
Scossi il capo. Era lei che mi aveva messo quell'idea in testa!
"No! Giuro!" Indicai i margini di una foresta vicina. "Puoi andare là e cambiarti! Non ho mai pensato di farti qualcosa!"
Asuka sembrò improvvisamente in qualche modo delusa.
"Avrei dovuto saperlo..."
Dannazione! Si aspettava veramente che io pensassi a lei in quel modo? Voleva veramente che io pensassi a lei in quel modo?
Era davvero una strana situazione. Però riuscii a sorridere. Probabilmente avrebbe fatto male, ma se questo l'avrebbe fatta contenta...
"Naturalmente non mi dispiacerebbe se tu ti cambiassi qui..."
"Stupido!"
Di nuovo, Asuka mi colpì sulla testa, questa volta a piena potenza, ma con un sorriso sul volto. Poi si precipitò verso la foresta.
Ritornò poco dopo, indossando solo le sue scarpe e il bikini. Feci molta fatica a cercare di non fissarla. Poteva avere solo 14 anni, ma aveva comunque un corpo davvero favoloso.
"Ti piace quello che vedi?"
Annuii. Lei sorrise poi mi lanciò i suoi vestiti in faccia.
"Non stare lì a fissarmi, pervertito! E adesso togliti quei vestiti!"
"Cosa?!"
Me l'aspettavo, perciò aveva già indosso il mio costume sotto, ma questo non significava che non potessi recitare un po' con lei...
"Mi hai sentito! Togliti quei vestiti! Non penserai davvero che andrò a nuotare da sola, vero? Mi spiace di avere rovinato i tuoi piani, ma non starai lì seduto tutto il pomeriggio a fissare il mio bellissimo corpo!"
Mi presi il tempo di piegare per bene i suoi vestiti, poi iniziai a sbottonarmi la camicia.
"Va bene. Però non ho indosso nessun indumento intimo, perciò spero che non ti dispiaccia vedermi nudo..."
Gli occhi di Asuka si spalancarono.
"Mein Gott! Fermati! Ho cambiato idea! Stai... stai pure lì tu... tu... pervertito!"
Feci molta fatica a non ridere.
Continuai a togliermi lentamente i vestiti. Asuka adesso aveva chiuso gli occhi e stava mormorando qualcosa riguardo al fatto che tutti i ragazzi erano dei pervertiti.
"Beh, questo era ciò che volevi fin dall'inizio, perciò forza, dai un'occhiata!"
"Perché mai vorrei vederti nudo! Sei solo un ragazzino scheletrico! Touji forse, ha un fisico migliore di te... Kaji di sicuro... stupido! Guarda cosa mi stai facendo dire!"
In quel momento, i suoi occhi erano completamente aperti.
"Guarda chi è il pervertito"
Le guance di Asuka si infiammarono per l'imbarazzo. Poi per la rabbia.
"Tu piccolo..."
"E' ciò che ti meriti per chiamarmi continuamente 'stupido'"
La bocca di Asuka si immobilizzò, le parole perse da qualche parte. Poi il suo volto si addolcì.
"Non so perché, ma in qualche modo sei cambiato Shinji. Non sei poi così stupido dopo tutto. Mi piace"
Poi mi fece l'occhiolino e con un gesto mi disse di seguirla nel lago.

Per quasi un'ora, ci comportammo come dei bambini, senza preoccuparci degli EVA o degli Angeli, giocando nell'acqua e schizzandoci a vicenda. Asuka cercò perfino di insegnarmi a nuotare... con più o meno successo. Devo ammetterlo, è stato davvero un momento piacevole. E fui sorpreso accorgendomi che non avevo minimamente pensato a Rei.
Quando ritornammo sulla riva, presi due asciugamani dal mio zaino e ci asciugammo. Poi, io mi vestii, mentre Asuka decise di cogliere l'occasione per prendere un po' di sole.
"Hai fame?" chiesi, prendendo una scatola di bento dal cestino da picnic.
"Ci puoi scommettere!" replicò lei, prendendo la scatola con sguardo famelico.
Iniziò a mangiarne il contenuto. Poi, stese la mano.
"Da bere"
Le diedi una bottiglia di succo d'arancia. Ne bevve la metà in un sorso, poi ritornò alla sua scatola di bento. Avevo appena iniziato a mangiare quando lei finì. Poi, si distese.
"Non male. Non sei il più grande cuoco in circolazione, ma è sicuramente più commestibile della... possiamo davvero chiamare la roba di Misato cucina?"
"Grazie... penso. E' la prima volta che dai un giudizio sulla mia cucina"
"Beh, come ho detto non è poi così eccezionale, ma mi piace"
Non riuscii a fare a meno di arrossire.
"Geez. Non ci vuole molto per soddisfarti!"
"Mi dispiace"
Mi lanciò uno sguardo assassino, ma poi lasciò perdere e si distese, chiuse gli occhi e ritornò alla sua abbronzatura. Io finii il mio pranzo, poi rimisi tutto nel mio zaino e nel cestino da picnic. Non avendo nient'altro da fare, non riuscii a fare a meno di stare a guardare Asuka. Sembrava quasi addormentata. Il suo viso sembrava rilassato e riuscii a vedere il suo respiro regolare dal modo in cui il suo petto lentamente si muoveva su e giù. Niente di nuovo, ma dovevo ammettere che era bellissima. Poteva davvero competere con Rei.
"Non è carino fissare, lo sai"
"Scusa"
Girai velocemente la testa da un'altra parte.
"Beh, non posso biasimarti. Sei un ragazzo, perciò naturalmente non puoi fare a meno di rimanere affascinato dalla mia bellezza" disse Asuka alzandosi, poi piegandosi in avanti così che io avevo gli occhi proprio di fronte al suo petto. "Allora? Cosa preferisci? Il mio seno? Le mie gambe perfette? Il viso?"
A quel punto, ero rosso come un pomodoro.
"E' così facile prenderti in giro, non c'è quasi gusto!" disse lei alla fine, sedendosi.
Poi, un sorriso comparve sul suo volto.
"Hey! Shinji! Vuoi baciarmi?"
"Cosa?!"
Dovetti combattere l'impulso di scappare. Questo non andava bene. Questo non andava proprio bene.
"Mi hai sentito... si capisce dal modo in cui stai arrossendo"
Dannazione!
"Ma... ma... ma... perché?"
"Mi sto annoiando"
Annoiando? Sembrava che si stesse divertendo solo fino a qualche minuto fa.
"Non si bacia un ragazzo perché si è annoiati!"
Lei mi rivolse solamente un debole sorriso.
"Forse è solo una scusa. Forse ho semplicemente voglia di farlo. Però hai ragione. Chi vorrebbe mai baciare uno stupido come te?"
Per poco non resistetti alla tentazione di dirle che Rei lo aveva già fatto.
"Non sono uno stupido!"
"Allora fammi vedere!"
"Certo che te lo farò vedere!"
Una settimana fa, sarebbe stato davvero un momento imbarazzante e goffo. Ma la mia esperienza con Rei aveva cambiato quello stato di cose. Sapevo cosa dovevo fare.
Non mi fermai minimamente a pensare a ciò che stavo facendo. Ero solo stanco di essere preso in giro e volevo metterla a tacere una volta per tutte. Perciò prima che io stesso potessi accorgermene, avevo il mio braccio attorno a lei e le mie labbra sulle sue.

Devo ammetterlo, è stato abbastanza diverso dal bacio con Rei. Dopo tutto, questa volta, fui io a prendere l'iniziativa. Immagino che questo debba averla sorpresa, perché nell'istante in cui le nostre labbra si incontrarono, tutti i muscoli del suo corpo si irrigidirono. Asuka non reagì per qualche secondo. Se non fosse stato per l'improvviso aumento dei battiti del suo cuore, avrei potuto pensare che fosse morta. Ma poi si rilassò completamente e le sue labbra tremanti finalmente accettarono il bacio.
Avrei dovuto fermarmi in quel momento. Una parte di me si sentiva miserabile. Stavo, dopo tutto, praticamente tradendo i miei sentimenti per Rei. Comunque, il senso di colpa venne zittito dal piacere che provai nella crescente intimità del bacio e nella provocante sensazione del suo corpo solo leggermente coperto sotto le mie mani.
Poi, all'improvviso, Asuka interruppe il bacio, si liberò dal mio abbraccio e si alzò velocemente in piedi. Il suo volto tradiva lo shock e la sorpresa, poi lentamente la sua espressione mutò in rabbia.
"Come... come... come hai osato!"
Mi alzai anch'io, provando improvvisamente un'ondata di rabbia simile alla sua.
"TU mi hai chiesto di baciarTI!"
"Non dovevi farlo! Tu sei il piccolo stupido Shinji! Non baci le ragazze!"
"Forse non mi conosci così bene come pensi..."
Asuka scosse furiosamente la testa.
"No, no, no... è qualcos'altro... deve essere qualcos'altro..."
Poi raggelò, mentre la risposta le apparve chiara nella mente.
"Tu... tu... tu sapevi! Sapevi esattamente che cosa stavi facendo... come... come se lo avessi già fatto. Ma questo non è possibile... non è possibile... a meno che... oh, quella strega! Hai baciato quella bambola!"
La mia rabbia aumentò ugualmente alla sua. Questa volta, si era spinta troppo lontano!
"Rei non è una bambola, e ancora meno una strega! Non osare dire qualcosa di simile un'altra volta! E per quanto riguarda quello che faccio con lei... non è niente che ti riguarda!"
Il suo viso diventò inespressivo. Totalmente inespressivo. Per qualche secondo, i suoi occhi sembrarono completamente senza vita. Poi arrivarono le lacrime, e con esse uno sguardo triste e vulnerabile che quasi spezzò il mio cuore a metà. Quello che provai in quel momento fu più doloroso dello schiaffo che ricevetti pochi attimi dopo.
"Bastardo!"
Poi scappò. Io rimasi lì, senza sapere cosa fare, sfregando la guancia che lei aveva appena colpito.
Era ormai quasi fuori vista quando decisi finalmente di rincorrerla. Non potevo lasciarla sola, non in quello stato. Dovevo rimediare all'errore che avevo appena fatto. Dovevo. Non solo per lei, ma anche per me. Perché, mi accorsi, il suo dolore era insopportabile per me da vedere.
Corsi più veloce che potei.

Corremmo per molto tempo. Spesso fui sul punto di perderla. Asuka era evidentemente più in forma di me, perché ebbi delle difficoltà a inseguirla. Infatti, a volte, riuscii a trovarla per pura e semplice fortuna. Tuttavia, riuscii a seguirla finché non decise di fermarsi. Adesso eravamo in qualche punto nel bel mezzo della foresta e mi accorsi che, molto probabilmente, ci eravamo persi. Dubitavo di riuscire a ritrovare la strada per tornare al lago, ed ero sicuro che Asuka non aveva nemmeno cercato di ricordare il sentiero che aveva preso.
Ero quasi esausto quando la raggiunsi. Era seduta sotto un albero, anche lei stanca. I suoi capelli erano in disordine e non riuscii a fare a meno di notare che aveva numerosi tagli e ferite sotto la pianta dei piedi. Non si mosse finché non cercai di avvicinarmi.
"Vattene..."
La sua voce era stata appena più forte di un sussurro. Aumentò d'intensità quando io continuai ad avvicinarmi, come se non l'avessi sentita.
"Vattene!"
Continuai a ignorarla.
"Sei ferita, Asuka..."
"LASCIAMI SOLA!"
Quello che mi fermò fu l'espressione sul suo volto, piuttosto che le parole.
L'avevo già vista arrabbiata. L'avevo già vista furiosa. Ma quello... era uno sguardo di puro odio.
"Non ho bisogno di te! Non ho bisogno di nessuno! Vattene!"
Detto questo, alzò le gambe fino al petto, appoggiò il mento alle ginocchia e poi chiuse gli occhi.
"Lasciami sola... soltanto... lasciami sola..."
Questa volta, aveva pronunciato le parole tra i singhiozzi.
Non sapevo cosa fare. Volevo aiutarla, ma non sapevo come. Volevo scusarmi, ma non osavo parlare. Perciò feci l'unica cosa che mi venne in mente. Mi sedetti contro un albero.
Avrei aspettato.
Almeno non ero scappato.

"Ehi! Aiuto!"
Nessuna risposta. Non ero per niente sorpreso. Erano passate molte ore da quando avevo chiamato aiuto la prima volta. Non so come, ma sembrava che nella nostra corsa avessimo perso non solo la strada ma anche il servizio di sicurezza della NERV. Ero solito considerare una seccatura il fatto che loro ci seguissero sempre e dovunque. Adesso, desideravo solamente che fossero lì. Il sole era ormai quasi scomparso e con esso le mie possibilità di ritrovare la strada di casa. Ma non ero riuscito a decidermi a lasciare Asuka da sola. E dubitavo di riuscire a convincerla a venire con me.
Mi sedetti e aspettai ancora.

"Freddo"
Anche se non era stata detta a voce alta, quella singola parola mi spaventò. Era la prima che Asuka aveva pronunciato da ore.
"Ho freddo e fame e sete..."
Se la situazione non fosse stata così disperata, sarei stato felice di sentire di nuovo la sua voce. Ma in quel momento, potevo capire che cosa intendeva. Anche io ero affamato, abbastanza per fare brontolare il mio stomaco, visto che il mio ultimo pasto risaliva a molte ore prima, e anche abbastanza assetato. E dovevo ammettere che senza una giacca, non era proprio caldo là fuori di notte. Se si considerava il fatto che Asuka indossava solo un bikini...
Non c'era molto che potessi fare per la fame. Ma almeno potevo aiutarla contro il freddo.
Mi alzai e iniziai a sbottonarmi la camicia. Questo attirò lo sguardo curioso di Asuka. Non sapevo se lei mi avrebbe permesso di avvicinarmi, perciò feci una palla della mia camicia e gliela lanciai, dove atterrò ai suoi piedi. Era un po' più freddo adesso con solo una T-shirt indosso, ma nulla che non riuscissi a sopportare. Anche se non potevo garantire che non avrei preso un raffreddore.
"Non ti aspetterai che io mi metta questa, vero?"
Annuii.
"Riprenditela. Non voglio il tuo aiuto"
"O ti metti quella camicia o te la metto io stesso"
La ragazza dai capelli rossi mi lanciò uno sguardo disgustato.
"Non avresti il fegato neanche di provarci"
Reagii prontamente. In realtà non fu una cosa sorprendente. La tensione si era creata già da qualche ora.
Prima che entrambi ce ne accorgessimo, stavo tenendo una delle sue braccia e costringendola a infilarsi in una delle maniche della camicia. Asuka iniziò a dimenarsi ma in qualche modo riuscii a mantenere il controllo, molto probabilmente perché lei era ancora seduta mentre io potevo usare tutta la mia forza. Ci volle un po' di tempo, ma riuscii alla fine a farle mettere la camicia. Poi, lei cercò di toglierla. Ma io vanificai i suoi sforzi prendendola tra le mie braccia più strettamente che potei.
"Lasciami andare!"
"No finché non ti calmi!"
Asuka iniziò a dimenarsi ancora di più. A stento riuscii a mantenere la mia presa su di lei.
"Leva le tue sporche mani da me!"
"Non lo farò. Non finché non la smetti di comportarti come una bambina..."
Questo sembrò solo farla arrabbiare ancora di più.
"Non mi sto comportando come una bambina!"
"E invece sì. Altrimenti, non avrei dovuto usare la forza per farti mettere questa. Avresti capito di avere freddo e l'avresti indossata da sola"
"E' la tua!"
Scossi il capo.
"E' solo una camicia, Asuka. Nulla di più"
"Non voglio il tuo aiuto!"
Adesso stava urlando.
"Non importa"
"Importa a me! Non voglio il tuo aiuto! Non voglio l'aiuto di nessuno! Posso badare a me stessa! L'ho sempre fatto, e sempre lo farò! Perché sei ancora qui? Perché non mi lasci semplicemente da sola?"
Non sapevo esattamente cosa rispondere. Non ne ero completamente sicuro nemmeno io. No, questo non era vero. Sapevo il perché. Solo che non volevo ammetterlo. Perché se lo avessi fatto, avrei solo reso la mia vita più complicata.
"Perché ti voglio bene. Non posso lasciarti in questo stato, specialmente se è colpa mia"
Ero veramente sorpreso di averlo detto. E mi sentii in colpa quando improvvisamente pensai a Rei. Ma era la verità. Io volevo bene a entrambe.
"Non è vero! Se fosse così, non l'avresti baciata!"
"Ho baciato Rei solo perché voglio bene a lei tanto quanto voglio bene a te, Asuka"
Non solo volevo bene a entrambe, ma in quel momento mi accorsi anche che avevo anche bisogno di entrambe.
"Chiudi il becco... tu non mi vuoi bene... nessuno me ne vuole..."
"Questo non è vero. Io ti voglio bene. E anche Misato"
"E' una bugia..."
La liberai dalla mia stretta. Era l'unico modo perché lei mi credesse.
"E' vero. Se guardi nei miei occhi vedrai che è vero..."
Accorgendosi di essere libera di andare, Asuka balzò in avanti e si alzò in piedi. Avevo paura che scappasse di nuovo quando lei si girò e mi guardò negli occhi come le avevo chiesto.
"Io ti voglio bene, Asuka..."
Lei rimase in silenzio per alcuni secondi. Poi le lacrime iniziarono lentamente a scorrerle lungo le guance.
Non riuscii a fare a meno di sorridere.
"Vieni. Vediamo se riusciamo a scaldarti..."
La invitai a sedersi tra le mie gambe. In qualsiasi altra situazione, probabilmente sarebbe stato un po' troppo intimo come comfort. Ma non in questo caso. Asuka sembrò pensarci per un po', poi una raffica di vento la fece rabbrividire. Poco dopo, era di nuovo tra le mie braccia, dividendo con me il calore del corpo, la sua testa appoggiata sulla mia spalla.
"Mi dispiace Asuka. Non volevo che accadesse nulla di tutto ciò. Non volevo ferirti. Volevo che questa giornata fosse perfetta. Volevo che noi ci divertissimo come buoni amici"
"Solo come amici?"
Non risposi subito. Ma mi resi conto che non volevo mentirle. Le bugie avevano già fatto troppo male.
"Solo come amici. Volevo che tu ti divertissi così da capire che potevamo essere amici anche se stavo per diventare il ragazzo di Rei... non posso sopportare di vederti stare male. E non voglio neanche ferire Rei. Penso che adesso posso scordarmi di essere il ragazzo di chiunque. Puoi dirlo... so di essere un idiota..."
"Di sicuro lo sei..."
Per un po' non parlammo. Rimanemmo solo così, vicini l'uno all'altra.
"La ami?"
Asuka era evidentemente molto stanca. La sua voce non assomigliava per niente a quella che aveva di solito. Sembrava un po' come quella di Rei.
"Penso di sì"
"Lei sapeva del nostro appuntamento?"
"Sì, ma non è preoccupata. E' sorprendentemente sicura che sceglierò lei"
"Hai fatto sesso con lei?"
Non riuscii a fare a meno di arrossire.
"No! Er... potevamo farlo... ma non l'abbiamo fatto... non potevo... non finché non ero sicuro di amarla più di te"
"Farai sesso con lei?"
"No. Almeno, non finché le cose non cambiano"
"Ti piacerebbe fare sesso con me?"
Se possibile, arrossii ancora di più. Che cos'erano poi tutte quelle domande?
"Penso... che mi piacerebbe. Ma non posso"
"Capisco. Quindi hai intenzione di giocare con entrambe finché non ti decidi, è così?"
"Mi dispiace. Vorrei che ci fosse un qualsiasi altro modo"
Era vero. Non volevo coinvolgere nessuno di noi in questo casino. Ma non potevo evitarlo.
"Non dovresti giocare con il fuoco, altrimenti ti brucerai"
"Lo so. Fin dall'inizio sapevo che uscire con entrambe era una stupida idea. Ma nonostante tutto l'ho fatto"
"Lo sai, hai rovinato il mio primo bacio"
Non riuscii a fare a meno di rimanere a bocca aperta per lo shock.
"Che cosa vuoi dire con il tuo primo bacio?"
"Esattamente ciò che ho detto"
"Ma... ma... non è possibile! Voglio dire... una ragazza carina come te... di sicuro un sacco di ragazzi ti hanno chiesto di uscire con loro!"
"Solo un gruppo di patetici ragazzini..."
Non riuscii a fare a meno di sentirmi improvvisamente davvero male.
"Mi dispiace..."
Poi mi resi conto di una cosa.
"Però sei tu che me l'hai chiesto! E sei tu che hai interrotto il bacio! Dal mio punto di vista, era piuttosto bello prima che tu..."
"Meglio che con lei?"
Non riuscii a fare a meno di sogghignare al pensiero che mi passò per la testa.
"E' difficile da dire. Non ci hai dato la possibilità di approfondire..."
"Sì, ti piacerebbe!"
"Certo"
Asuka improvvisamente si mosse tra le mie braccia, così da potermi guardare negli occhi. Sembrava stranamente calma.
"Pensi davvero che ti lascerò baciarmi sapendo che ami un'altra ragazza oltre a me?"
"Capirei se tu non volessi. Ma spero che tu lo voglia"
Alzò un sopracciglio.
"Che cos'è successo al mio Shinji?"
"Penso che se ne sia andato per stanotte"
"Allora, se tu non sei Shinji..."
La sua testa si avvicinò alla mia. Un secondo più tardi, ci stavamo scambiando un bacio appassionato.

"Beh, che bella coppia. Dimmi Shinji, sono troppo in anticipo o troppo in ritardo?"
Aprii lentamente gli occhi. All'inizio, pensai di stare sognando. Kaji?
"Sei davvero tu, Kaji?"
"In carne e ossa"
Cercai di contenere la mia eccitazione. Non volevo svegliare Asuka. Anche se sembrava dormire così profondamente tra le mie braccia che mi chiesi se fosse davvero possibile svegliarla.
"Che stai facendo qui?"
"Vi cercavo naturalmente. Misato era preoccupata per voi, sai. E siccome avevamo discusso insieme dei tuoi progetti per gli appuntamenti, naturalmente è venuta da me a cercare aiuto"
Quasi rimpiangevo il fatto che Asuka dormisse. Altrimenti, avrebbe saputo che c'erano persone che si preoccupavano per lei.
"Come hai fatto a trovarci?"
"Molto semplice. Ho chiesto ai miei contatti nel servizio di sicurezza. C'è voluto un po' per convincerli, ma alla fine ho scoperto la vostra posizione"
"Cosa?! Sapevano che eravamo qui?"
Mi accorsi di avere urlato. Asuka sembrò mormorare qualcosa riguardo al fatto che i ragazzi erano rumorosi, ma non sembrò svegliarsi.
"Sì. E sono sicuro che ci stanno guardando anche adesso"
"Quei bastardi! Perché non sono venuti quando ho chiamato aiuto?"
"Sarebbe stato contro i loro ordini"
Alzai un sopracciglio. Anche se ero ancora furioso, rivolsi a Kaji uno sguardo interrogativo.
"Ordini?"
"Sì. Loro non dovevano interferire in alcun modo, a meno che le vostre vite non fossero state in pericolo. Dovevano solo osservare"
"Chi ha dato quest'ordine?"
Sapevo già la risposta a questa domanda. Sapevo che solo un uomo poteva manipolare così le persone. Quello che non riuscivo a immaginare era perché.
"Il Comandante Ikari"
"Perché?"
"Posso solo immaginarlo. La ragione più logica sarebbe per garantire che la relazione tra te e Asuka avesse una possibilità di svilupparsi; e giudicando dal modo in cui la stai abbracciando, penso che il suo piano stia funzionando. Se tu ti innamorassi di Asuka, allora perderesti interesse per Rei. Così, tuo padre avrebbe il completo controllo su di lei come prima"
"Quel dannato bastardo!"
Per tutta la vita avevo odiato l'uomo che era mio padre per avermi abbandonato. Però, non ero veramente riuscito a odiarlo completamente. Una parte di me aveva sempre sperato che avremmo potuto tornare insieme, imparare a conoscerci e diventare una famiglia ancora una volta. Quella parte di me morì quella notte. Questa volta, Gendo Ikari si era spinto troppo lontano. Potevo accettare di essere manipolato da lui. Non mi dispiaceva in fondo. In questo modo, non dovevo scegliere io quella che era la mia vita. Dovevo solo viverla. Era più facile. Ma quello che aveva fatto adesso, cercando di manipolare Rei e Asuka, cercando di controllare le due persone più importanti per me... non potevo perdonarlo. Non l'avrei perdonato.
Assicurandomi di prendere con attenzione Asuka tra le mie braccia, mi alzai.
"Siamo stanchi, Kaji. Potresti portarci a casa?"
Kaji mi rivolse uno sguardo preoccupato.
"Sei sicuro di riuscire a portarla così? Ho una jeep qui vicino, ma è comunque a quindici minuti di cammino..."
"E' pesante, ma non è un fardello. Non lo so... non mi sento così debole come al solito. Andrà tutto bene. Ho bisogno di farlo. Ho bisogno di dimostrarle che le voglio bene"
Kaji sorrise.
"Sei cresciuto, Shinji Ikari"
"No, sono ancora un bambino. Ho solo deciso di non scappare più"
"E' ciò che ho detto. Sei definitivamente un uomo adesso"
Lo ero? Non pensavo. Non riuscivo ancora a scegliere tra Rei e Asuka. E dovevo ancora affrontare il Comandante.

[Continua...]

Prossimo capitolo:

The One I love Is...
Capitolo 5 - Più le cose cambiano, più restano le stesse

OMAKE:
"Oh accidenti! Niente film nuovi questa settimana! Che noia!" disse Kensuke.
"Beh, non abbiamo ancora visto quel film..." replicò Touji, un ghigno sulla faccia mentre indicava un titolo nella lista dei film presentati dal Movie Center di Tokyo-3.
"E' un porno!"
"Lo so!"
Il sorriso di Touji si allargò. Kensuke iniziò ad avere una grossa goccia di sudore.
"E' un film straniero! Non è neanche in giapponese!"
"Chi se ne frega! Quello che mi interessa non è la storia..."
Kensuke dovette reprimere il sangue al naso.
"Non ci faranno entrare, siamo troppo giovani in ogni caso..."
"Dannazione! Hai ragione..."
Kensuke sorrise trionfante.
"Touji, sei davvero un pervertito, lo sai..."
"Sta' zitto!"
Improvvisamente, un'ispirazione colpì il ragazzo più alto.
"Ci sono, andiamo a trovare Ikari! Con un po' di fortuna, Misato sarà lì..."
Touji iniziò a sbavare al pensiero.
"Forza Touji, è QUELLA l'unica cosa che hai in mente?"
"Prova a dirmi che tu non te la sogni la notte!"
"Veramente, io pensavo che tu sognassi Hikari!"
Kensuke sorrise quando Touji sbiancò.
"Se le mie informazioni sono giuste, ho sentito che sei rimasto fino a tardi a casa sua dopo la sua festa di compleanno..."
"Hey! Abbiamo solo visto un film!"
"Di sicuro uno romantico. Allora, cosa hai fatto? Le hai messo le mani addosso? L'hai baciata? Oppure avete fatto appassionatamente l'amore sul divano di fronte alla TV?"
"Kensuke!"
Kensuke probabilmente si sarebbe messo a ridere se un pugno non gli avesse quasi rotto alcuni dei suoi denti.
"Zitto e datti una mossa! Ikari - e Misato - ci stanno aspettando!"
"Shinji-kun non è a casa. Non lo troverete là"
Questo spaventò entrambi i ragazzi. Girandosi, si accorsero che Rei era appena uscita dal cinema.
"Ayanami!" dissero in coro i ragazzi.
"Ha un appuntamento con Sohryu in questo momento"
Touji si colpì la fronte.
"Dannazione! Me n'ero scordato!"
"Cosa?" disse Kensuke, lo shock visibile sulla sua faccia. "Shinji dà appuntamento al Demone e non me l'hai detto? Peggio, lo sapevi e non l'hai fermato?"
Touji scrollò le spalle, poi guardò Ayanami.
"Allora... lo sai. Che cosa ne pensi?"
"Non provo nulla. Non sono preoccupata. Sceglierà me e non lei"
"Cosa? Questo significa che ha dato un appuntamento ANCHE a lei?"
Touji annuì.
"Oh accidenti! I miei informatori si stanno davvero impigrendo! Come ho fatto a non venirlo a sapere?"
"Shinji non voleva che il Demone lo scoprisse..." spiegò Touji.
"Oh..."
Entrambi i ragazzi annuirono. Potevano capire il desiderio di Shinji di tenere segreto il suo doppio appuntamento. Se Sohryu lo avesse scoperto...
"Allora Ayanami, che film hai visto?" chiese Kensuke.
"Quello"
Con un dito, Ayanami indicò un titolo. Touji e Kensuke rimasero a bocca aperta quando lo videro.
"Hai visto QUEL film?"
"Come... come hai fatto a entrare?"
Da una tasca, Ayanami tirò fuori la sua tessera ID della NERV.
"Oh accidenti! Anche io voglio fare parte della NERV. Hanno le pistole, gli EVA, le fantastiche ID e le ragazze!"
"Puoi provare a fare domanda di lavoro. Comunque, sarai rifiutato perché non hai ancora finito le scuole medie"
Kensuke sembrò quasi sul punto di scoppiare in lacrime.
"Perché hai visto quel film?" chiese Touji, evidentemente curioso di sapere come mai una ragazza volesse guardare un film per adulti.
"Per imparare come essere una buona compagna per Shinji-kun"
Sia Kensuke che Touji rimasero di nuovo a bocca aperta. Stavano per fare ad Ayanami un centinaio di domande riguardo alla sua relazione con il loro amico quando si accorsero che lei era già qualche metro lontano giù per la strada.
"Quella ragazza è strana" disse alla fine Kensuke dopo che Ayanami fu fuori vista.
"Sì... invidio Ikari. Pensa solo a tutte le cose che faranno insieme..."
Touji stava di nuovo sbavando.
"Forza, andiamo all'appartamento di Ikari!" disse Touji trascinandosi dietro Kensuke.
"Ma lui non è là!"
"Come possiamo esserne certi finché non andiamo a chiedere a Misato?"
Kensuke allora capì che cosa aveva in mente Touji.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5: più le cose cambiano, più restano le stesse ***


The One I Love Is ...

Autore: Alan Gravel - sito
Tradotto dall'inglese da Simo84
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax
Disclaimer: questa storia comincia dopo il 14° episodio, e prosegue fino alla fine. Perciò se non avete visto l'intera serie e il film "The End of Evangelion", aspettatevi degli spoiler. Non vi avviserò più.

THE ONE I LOVE IS...
CAPITOLO 5 - PIU' LE COSE CAMBIANO, PIU' RESTANO LE STESSE
Parte 1: Cambiamenti

Progetto E
Rapporto d'Osservazione del Third Children
26 febbraio 2016

Shinji non esce dalla sua camera ormai da quattro giorni, da quando si è perso con Asuka fuori da Tokyo-3, esce solo per i test armonici e di sincronizzazione, senza dire mai una parola. Sto iniziando a preoccuparmi, sia come suo guardiano che come ufficiale della NERV. Mangia solo di notte quando pensa che tutti stiano dormendo. Il suo umore sembra più cupo del solito, e il suo tasso di sincronia è diminuito quasi del 20%. Anche con la stretta sorveglianza che c'è attorno all'appartamento, ho paura che possa scappare di nuovo.
Ho provato a chiedere ad Asuka che cosa sta succedendo, ma lei si è rifiutata di rispondere. Anche se sembrava sconvolta quanto Shinji quando Kaji li ha riportati a casa quella sera, da allora ha ripreso una vita più o meno normale, anche se è evidentemente molto preoccupata per Shinji. Ho anche notato che è più aggressiva che mai nei confronti di Rei. Posso immaginare il perché, ma non sapendo quello che è successo tra lei e Shinji, non posso esserne assolutamente sicura. Il controllo medico che ho chiesto a Ritsuko di fare non ha rivelato niente di insolito, ad eccezione ovviamente delle ferite ai piedi, e quelle stanno guarendo bene. Oggi è riuscita ad andare a scuola. Non so perché ho chiesto quel controllo. Ho pensato veramente che Shinji avesse potuto fare qualcosa per fare del male ad Asuka?
Mi vergogno davvero di me stessa. Mi sarei dovuta fidare di più di Shinji. Ma è il mio lavoro. Devo prendere precauzioni contro ogni potenziale minaccia per la mia squadra.

Mi alzai quella mattina con una ferma risoluzione. Era ora di affrontare di nuovo la realtà.
Da quella sera nei boschi, mi ero allontanato dagli altri. Con tutto quello che era successo, non potevo sopportare di avere di fronte Asuka e Rei. Le amavo entrambe. Le avevo baciate entrambe.
Pazzesco. Era davvero possibile amare due ragazze contemporaneamente?
Non lo sapevo. Avevo passato parecchie ore a pensarci su. Senza trovare una vera risposta, che non fosse il fatto che i miei sentimenti per entrambe erano sinceri.
Amavo Rei. Amavo Asuka. E avevo bisogno di entrambe.
Ma non ero uno stupido. Sapevo che non era giusto nei confronti di tutte e due. Dovevo scegliere una di loro. Ma non riuscivo a decidermi. Non ancora, in ogni caso. Comunque, sapevo che non potevo aspettare in eterno. Perché se lo avessi fatto, tutti quelli coinvolti avrebbero finito con il soffrire. Io, più di tutti.
Quello che potevo fare adesso era assicurarmi che nessuno interferisse. Avevo passato gli ultimi quattro giorni a pensare a questo. Le parole di Kaji erano ancora presenti nella mia mente.
"Se dovessi innamorarti di Asuka, allora perderesti interesse per Rei. Così, tuo padre avrebbe il completo controllo su di lei come prima"
Papà... no! Il Comandante Ikari.
Potevo accettare il pensiero che lui mi usasse. Ma non che si servisse di Rei e Asuka.
Presi qualche vestito che era per terra, mi vestii, poi uscii dall'oscurità della mia camera per entrare nel mondo reale.

Mentre mi dirigevo verso l'ufficio del Comandante Ikari, ricevetti numerose strane occhiate. Per chiunque andare nell'ufficio del Comandante senza essere stati convocati era probabilmente davvero insolito. Non ero sorpreso di venire guardato a quel modo. Con tutta probabilità, tutti alla NERV avevano paura di Gendo Ikari. Io, più di tutti. Ma riuscii a mettere da parte quella paura. Avevo passato molte ore a prepararmi per ciò che stavo per fare. Non avrei lasciato che un piccolo dettaglio come la paura distruggesse tutti i miei piani. Se necessario, potevo sempre comportarmi come l'uomo che odiavo di più. Perciò, quando entrai nel suo ufficio, la mia faccia era la stessa maschera inespressiva che era una volta la caratteristica di Rei.
Se la mia visita era altamente insolita, al Comandante non sembrò importare, perché aspettò che io raggiungessi la sua scrivania prima di parlare.
"Che stai facendo qui?"
Aveva il suo solito tono glaciale. Per via della mancanza di luce nella stanza, potevo vedere a stento i suoi occhi attraverso le lenti tinte. Per una volta, era un fatto positivo.
Cercai di rispondere, ma venni quasi sopraffatto dalla paura che ho sempre provato quando ero di fronte a lui. Ci vollero alcuni lunghi secondi per raccogliere il poco coraggio che ancora avevo, e riuscii a esprimere i miei pensieri in parole.
"Non voglio che tu interferisca mai più nelle nostre vite"
Il Comandante alzò un sopracciglio. Bene bene, a giudicare dalla sua reazione, probabilmente era abbastanza sorpreso. Dopo tutto, era la prima volta che riuscivo a vedere una qualche espressione sulla sua faccia diversa da un sorriso ironico. Questa reazione scacciò una parte della paura che minacciava di confondere la mia mente in ogni momento.
"E' una minaccia?" chiese.
"Può diventarlo"
Il Comandante alzò un sopracciglio un'altra volta. Non so come, ma pensai a una partita di poker. Stavamo entrambi mantenendo una faccia inespressiva, cercando di nascondere il tipo di carte che avevamo, cercando di scoprire se l'altro stava bluffando. Mi accorsi che non era così difficile, dovevo solo evitare di lasciare che la mia rabbia e le paure avessero la meglio su di me. Perché se lo avessi fatto, allora lui avrebbe vinto.
"Pensi di potermi minacciare?"
"Certo che posso. Sono il pilota esclusivo dell'Unità-01. Hai bisogno di me per salvarti la pelle. Sai bene quanto me che non hai piloti di riserva. E sai anche che Rei e Asuka non saranno in grado di combattere a lungo da sole. Questo, se non le convinco a smettere del tutto di combattere per te. In tutto questo scenario... tu sei l'unico che è inutile"
Il Comandante ammiccò, evidentemente shockato. Come me. Pensavo da molto tempo di dirgli quelle parole, ma non avevo mai immaginato di poterle dire con così tanta convinzione.
Ma ancora una volta... era la verità.
"Stai dicendo che ti rifiuterai pilotare?"
"Sì"
"Che cosa ti fa pensare che acconsentirò alle tue richieste?"
"Non hai scelta, a meno che tu non desideri essere ridotto a una poltiglia sanguinante nelle mani di un EVA"
Avevo sperato che il Comandante avrebbe reagito a quelle ultime parole. Che il suo volto avrebbe mostrato sorpresa o perfino rabbia. Non lo fece. Al contrario, sembrava divertito, mentre quel dannato sorrisetto appariva sulla sua faccia.
"Pensi di potermi minacciare di morte?"
"Che cosa puoi fare per fermarmi? Hai bisogno di me. Comunque non ti preoccupare, non intendo diventare un bastardo come te. Puoi starne certo"
Lo ignorai e gli girai le spalle. Anche se a essere sinceri, stavo cominciando a crollare. Non riuscivo a tenere troppo a lungo quella maschera inespressiva.
"Se tu non piloti, condannerai a morte l'umanità"
Me l'aspettavo.
"Pensi che m'importi?" replicai. E non mi importava. Che cosa aveva mai fatto l'umanità per me?
"Se tu non piloti, condannerai a morte Rei e Sohryu"
Dannazione! Aveva colpito nel segno! Me l'aspettavo e mi avevo intuito che questo era un discorso che probabilmente avrebbe tirato fuori, ma mi fece male lo stesso sentirmelo dire. Riuscii a controllarmi, ma la mia guancia si contrasse leggermente. Con un po' di fortuna lui era troppo lontano per averla vista.
"Meglio morire tutti vivendo le nostre vite che vivere per essere pedine tue o di chiunque altro" risposi. E credevo veramente in quelle parole.
Il Comandante rimase in silenzio. Beh, se lui non sapeva cosa dire, io di certo sì.
"Un'altra cosa: i quartieri assegnati a Rei-chan sono orribili. Mi aspetto che lei si trasferisca nell'appartamento vicino al nostro"
"Rei starà lì dov'è"
Mi girai e lo fissai negli occhi, poi sorrisi.
"O lei diventa la mia vicina di casa o verrà a vivere con me. Naturalmente, siamo un po' a corto di spazio e di letti, perciò dovrà dormire con me. So che non le dispiacerebbe, visto che è stata lei a proporre per prima l'idea..."
Mi voltai prima che lui avesse il tempo di reagire.
"In ogni caso, tu perderai. Sta a te decidere cosa. Ma renditi conto di una cosa: nessuno di noi è più il tuo burattino, Rei inclusa"
"Dovresti lasciar perdere quest'idea di avere una relazione con Rei. Non potrà mai funzionare"
Rimasi pietrificato lì.
"Che cosa ne sai? Dovresti già sapere che sta andando tutto bene"
"Davvero? Rei ti ha raccontato il suo segreto?"
Mi girai di nuovo per affrontarlo. Il Comandante stava sorridendo ironicamente.
"Segreto?"
"Questo significa che non lo sai. Lo supponevo"
"Sapere cosa?"
Il Comandante ignorò la mia domanda.
"Dimenticati di Rei. Questa relazione è destinata a fallire"
"Sta' zitto!"
"Stai solo fuggendo di nuovo dalla realtà"
"Quale realtà? La tua?"
"Sì"
Dannato vecchio bastardo!
"Ne ho abbastanza di queste sciocchezze! Ti ho detto ciò che volevo, e tu conosci le conseguenze se ti rifiuti. E questo è tutto ciò che importa"
Detto questo, me ne andai.
Una volta che ebbi attraversato la porta crollai. Il mio cuore stava battendo a una velocità pericolosamente alta, e avevo problemi a respirare. L'avevo fatto. Avevo affrontato l'uomo che una volta era mio padre, e avevo vinto. Non riuscivo quasi a crederci, ma ne ero certo.
"Rei... Asuka... grazie..." sussurrai.
Senza di loro, questo confronto non sarebbe stato possibile. Se loro pensavano che ero degno del loro amore, allora forse valevo più di quanto pensassi...
Comunque, non potevo fare a meno di ripensare a ciò che aveva detto il Comandante. Rei stava davvero cercando di nascondermi qualcosa? Perché Rei sembrava così importante per lui?
Cercai di mettere da parte quelle idee. Erano solo il risultato degli sforzi del Comandante per manipolarmi di nuovo. Non ci sarei cascato.
Quando alla fine mi diressi a casa, avevo un largo sorriso sul mio volto.

Mancavano ancora alcune ore prima del ritorno di Asuka e Misato rispettivamente da scuola e dal lavoro, perciò avevo tutto l'appartamento per me per un po'. Beh, quasi. Mi accorsi che Pen-pen era lì per farmi compagnia, stava di fronte a me, con uno sguardo affamato negli occhi. Povero Pen-pen. Chissà cosa aveva cercato di dargli da mangiare Misato?
"Scusa, Pen-pen" gli dissi dandogli un veloce ma commestibile pasto.
Vedendo il pinguino chiaramente felice, decisi di fare un bagno. Mi avrebbe aiutato a pensare a cosa fare quando le mie coinquiline sarebbero tornate… specialmente Asuka.
Non ero stato per niente gentile con loro negli ultimi giorni.
Avevo bisogno di trovare un modo per farmi perdonare.

Trasalii al suono di qualcuno che entrava nell'appartamento. Non mi ero accorto che il tempo fosse passato così velocemente. Uscii dalla cucina, ancora con un grembiule addosso, per vedere Asuka sulla soglia dell'entrata. Quando mi vide, improvvisamente si immobilizzò sul posto.
Per molto tempo, ci guardammo negli occhi. Oltre alla sorpresa, non riuscivo a capire cosa stesse pensando.
Sorrisi.
"Bentornata a casa, Asuka-chan"
Mi sembrò la cosa giusta da dire. Vederla mi fece sentire così bene. Anche se ero stato con lei e Rei durante i test armonici, si sentiva che l'atmosfera non era come prima. Non ci scambiavamo una parola. Perso nei miei pensieri, mi ero accorto a stento della loro presenza. Non volevo. Ma adesso sì. I miei problemi non erano risolti, ma avevo capito che nascondersi da essi non avrebbe mai risolto niente. Era un bel passo avanti verso una risposta.
"Shin… Shinji… Shinji!"
La sua cartella cadde sul pavimento. La cosa successiva che ricordo è che venni stretto in un forte abbraccio.
"Shinji…"
"Asuka…"
Era strano avere la sua testa contro la mia spalla. Non me n'ero proprio accorto quella sera, quando si era addormentata tra le mie braccia, per via dell'insolita situazione in cui ci trovavamo. Ma adesso… essere così, a casa nostra, in un giorno come tanti altri… era davvero bello.
Mi sorpresi a ricambiare il suo abbraccio meglio che potei, visto che avevo le braccia incollate al corpo per via della sua energica presa.
"Pensavo che tu non volessi parlare con me, che volessi evitarmi…"
Sembrava quasi sul punto di piangere. Mi sentii davvero in colpa. Non avrei dovuto escluderle dalla mia vita come avevo fatto.
"Scusami. Avevo solo bisogno di un po' di tempo per pensare. Ma non volevo deliberatamente evitarti…"
"Shinji…"
Poi, per la seconda volta, la porta si aprì.
"Sono a ca…"
Le parole morirono in gola al maggiore nell'istante in cui vide noi… e il modo con cui ci stavamo abbracciando. D'istinto lasciai la piccola presa che avevo su Asuka. La ragazza dai capelli rossi sembrò avere i miei stessi riflessi.
"Misato-san, non è come…"
Le mie scuse vennero interrotte da uno schiaffo.
"Pervertito! Non osare mai più abbracciarmi così!"
Detto questo, Asuka si precipitò in camera sua. Rimasi lì, confuso. Prima mi abbracciava, e un momento dopo mi dava del pervertito. Perché le ragazze erano così difficili da capire?
Almeno non mi aveva colpito troppo forte. O mi stavo abituando a venire schiaffeggiato, oppure davvero non mi fece male.
"Allora… sei tornato, vedo" disse Misato, riprendendosi dallo shock iniziale.
"Sembra di sì. Anche tu sei tornata presto"
"Beh, volevo vedere se le voci erano vere. Qualcosa riguardo al pilota dell'Unità Evangelion 01 che va dal Comandante senza essere convocato…"
"Oh…"
Misato mi rivolse uno sguardo incuriosito.
"Capisco. Di cosa avete parlato?"
"Gli ho detto di non interferire mai più nella mia vita, né in quella di Asuka o di Rei"
Misato sembrò di nuovo sorpresa.
"Tu… hai detto queste cose… a lui?"
Annuii.
"Se non ti dispiace, per il momento preferirei non parlarne più"
"Capisco, Shinji-kun"
"Bene. Sai, Misato-san, per farmi perdonare per il mio comportamento scostante di questi ultimi giorni ho preparato la cena. Niente roba istantanea; solo una bella cena fatta in casa"
La porta di Asuka improvvisamente si aprì e comparve la ragazza, con uno sguardo affamato sul suo volto.
"Hai preparato la cena? Gott sei Dank! Cibo! Cibo vero! Sinceramente ho temuto che sarei morta di fame se tu avessi continuato a nasconderti nel tuo guscio"
Annuii. Un momento più tardi Asuka era già in cucina.
"Humph… se non le piace la mia cucina, può sempre cucinare lei la prossima volta che non lo fai tu..."
Mi accorsi improvvisamente che Misato sembrava leggermente alterata.
"Non sa apprezzare la tua cucina…" le dissi, cercando di tirarla su.
Il volto di Misato subito mostrò un largo sorriso.
"Sì… probabilmente hai ragione… adesso forza! Andiamo a mangiare! E' passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che questa famiglia ha mangiato insieme"
Quelle parole mi colpirono. Famiglia. Sì, Asuka e Misato erano la mia famiglia. Anche Rei… e adesso, eravamo di nuovo insieme… questa era la mia famiglia. Questa era casa mia.

Avevamo appena finito di cenare quando dei colpi alla porta interruppero la nostra piccola riunione privata.
"Chi può essere? Uno di voi ha invitato qualcuno qui?" chiese il maggiore.
Sia Asuka che io scuotemmo la testa.
Vedendo che nessuna dei membri femminili del nostro gruppo sembrava decisa a rispondere alla porta, mi alzai per andare a vedere chi aveva bussato. Fui leggermente sorpreso quando aprendo la porta comparve Rei. Anche la ragazza dai capelli blu sembrava ugualmente sorpresa. Per un po' rimanemmo lì a fissarci negli occhi, mentre le nostre guance diventavano sempre più rosse a ogni momento che passava.
"Rei-chan…"
"Shinji-kun…"
Non so davvero cosa mi prese, ma la strinsi tra le mie braccia, come Asuka aveva fatto prima con me.
"E' così bello vederti, Rei-chan…"
"E' bello vedere che ti senti meglio, Shinji-kun…"
Poi dalla cucina sentimmo la voce di Misato.
"Allora, chi è Shinji?"
Temendo che il maggiore, o peggio, Asuka, venisse a vedere, lasciai andare Rei.
"E' Rei-chan, Misato-san"
"CHI?"
In un attimo Asuka fu dietro di me, con uno sguardo assassino sul volto.
"Che stai facendo TU QUI?"
Rei non reagì al tono di voce chiaramente alterato di Asuka. Sembrò notarlo appena.
"Sono qui per vedere il maggiore Katsuragi"
Il suddetto maggiore apparve, avendo probabilmente concluso che i rischi di seri danni non erano per il momento troppo alti. Però aveva una nuova lattina di birra… con tutta probabilità ormai quasi vuota.
"Cosa posso fare per te, Rei?"
"Devo informarla che i quartieri in cui abito sono cambiati"
Riuscii a stento a fare finta di niente. Era successo prima di quanto mi aspettassi.
"Che bello! Era ora che te ne andassi da quel postaccio. Allora, adesso dove starai?"
"Nell'appartamento qui di fianco. Il Comandante ha pensato che così sarebbe stato più comodo"
Tipico del Comandante cercare di giustificare l'idea.
"COSA!" urlò Asuka. "Non hai ancora invaso abbastanza la mia vita? Ti vedo a scuola, ti vedo al lavoro… non dirmi che adesso ti vedrò anche qui?"
Misato mise una mano su una delle spalle di Asuka.
"Non vivrà qui, Asuka. Solo a fianco…"
"So già che passerà tutto il suo tempo qui, cercando di sedurre il mio Shinji!"
"Ehi, ehi…"
Non stava andando bene. Meglio cercare di cambiare argomento.
"Perché non ci mostri il tuo nuovo appartamento, Rei-chan?" chiesi.
"Ottima idea Shinji! Diamo un'occhiata!"
Non mi piacque l'improvviso scoppio di entusiasmo di Misato. Stava nascondendo qualcosa. Avrei giurato che il suo cervello stava lavorando nel mettere insieme una specie di piano.
"Seguitemi" disse semplicemente Rei, invitandoci ad andare con lei.

"Questo posto è più grande del nostro! Come mai?" chiese Asuka sorpresa.
"Veramente, penso che sia delle stesse dimensioni" la corressi io, "solo che è meno affollato e c'è meno roba"
L'appartamento di Rei somigliava al nostro. Però questo qui era quasi vuoto, e lo spesso strato di polvere indicava che da molto tempo non era abitato. A dire il vero, per quanto potessi ricordare, nessuno era mai vissuto lì.
"Credo che il nostro appartamento assomigliasse a questo quando arrivai qui la prima volta. Ricordo che dovetti comprare qualche mobile extra. Sembra che siano passati anni adesso" spiegò Misato.
Il mobilio in effetti era scarso. Un tavolo basso e un solo cuscino da sedersi in salotto. Due sedie e un tavolo in cucina con il frigorifero e la stufa. Se Rei non fosse stata sola, sarebbe stato appena sufficiente.
"Non è giusto! Noi ci litighiamo il bagno e l'Allieva Modello qui ne ha uno più grande tutto per sé!"
"Posso accordarmi in modo che tu divida l'appartamento con Rei, se vuoi" suggerì Misato, con un sorriso malizioso sulla faccia.
Allora era questo il suo piano! Voleva che Asuka andasse a vivere con Rei. Era un'idea allettante. Dopo tutto, il nostro appartamento era un po' piccolo per noi tre. Quattro, se contavamo Pen-pen. Comunque, dubitavo che Asuka avrebbe mai accettato. Inoltre, anche se sarebbe stata qui di fianco, ero certo che mi sarebbe mancata la sua presenza irritante.
"Cosa?! Mai e poi mai dividerò un appartamento con lei!"
"Shinji-kun potrebbe dividere questo appartamento con me" propose Rei.
Per pochi secondi un silenzio mortale riempì la stanza, comunque, ben presto ne seguì una vera e propria esplosione.
"COSA? Cosa hai detto?"
"Shinji-kun potrebbe dividere questo appartamento con me"
"Mai e poi mai! Mai! Dovrai passare sul mio cadavere! Preferisco vivere io qui piuttosto che lasciarlo dormire sotto il tuo stesso tetto!"
"Allora è fatta!" concluse Misato.
"Cosa?" urlò la ragazza dai capelli rossi.
Era evidentemente più sorpresa di me. Rei rimase indifferente. Misato aveva un largo sorriso sulla sua faccia.
"Stai scherzando, vero?"
"Sarebbe una grossa opportunità per voi due per imparare a lavorare come una squadra. Come hai fatto con Shinji"
Personalmente, io non ero sicuro che fosse una buona idea. Ricordando il nostro iniziale allenamento di sincronia, ricordavo anche quanto quella prima settimana era stata vicina ad essere un disastro. Considerando i sentimenti di Asuka per Rei… le previsioni erano tutte negative. Non avrebbero mai potuto diventare delle buone coinquiline.
"Ma… ma… mai e poi mai starò con lei! E non osare ordinarmi di vivere qui!"
"Non lo farei mai. Che peccato. Sarebbe stata un'occasione così perfetta…"
"Per sbattermi fuori?! Ammettilo, non mi vuoi a vivere con te"
"No, no, Asuka" disse Misato con un sorriso rassicurante. "Sei sempre tu che ti lamenti che il nostro appartamento è piccolo. Ti ho solo offerto un'opportunità per vivere in un posto più… spazioso, tutto qui. Non ti sbatterei mai fuori. Tengo troppo a te per farlo"
"Davvero?" chiese Asuka, con un misto di sorpresa e di gioia.
"Davvero"
Il maggiore allora rivolse la sua attenzione a Rei.
"Dì, Rei? Hai bisogno di aiuto per trasportare le tue cose qui?"
"No. E' già tutto qui"
"Già qui?"
Rei indicò due scatole in un angolo, una piccola e bianca e una marrone più grande. Potevo immaginare cosa c'era dentro. La più grande sicuramente conteneva i suoi vestiti: calze, reggiseni, mutandine, un costume da bagno e cinque uniformi scolastiche, tutte uguali. Forse anche un paio di tacchi alti. L'altra scatola probabilmente conteneva il vestito che le avevo comprato. Non riuscii a fare a meno di sorridere vedendo quanto lei ci tenesse, visto che lo aveva messo in una scatola diversa.
"E' tutto ciò che hai?"
"Sì"
Io lo confermai annuendo.
"Hum… lo sai Rei, adesso hai uno stipendio. Magari ti piacerebbe spenderlo un po'…"
Rei sembrò un po' confusa.
"Spenderlo?"
"Sai… andare a fare shopping… comprare una cosa o due… magari qualcos'altro da indossare al posto di quelle uniformi scolastiche. Ci sono! Domani è sabato e ho il turno di notte! Andiamo a fare shopping insieme!"
Rei mi guardò. Io annuii approvando l'idea. Anche se la trovavo un po' inquietante. Misato che aiutava Rei a scegliere cosa vestire… comunque, aveva fatto un buon lavoro con il suo abito da sera.
"Molto bene allora, possiamo andare"
"Grande! Non ho l'opportunità di fare un po' di shopping come si deve da anni! Naturalmente, non sarò io quella che compra…"
"Non mi hai mai chiesto di andare a fare shopping con te!" disse Asuka, sentendosi evidentemente trascurata.
"Non hai bisogno di me per farlo"
La ragazza dai capelli rossi venne colpita da un'illuminazione.
"Sì… sì! Hai ragione! Sono abbastanza matura per occuparmi dei miei acquisti senza una baby-sitter!"
Questo non sembrò minimamente turbare Rei.
"Sei libera di unirti a noi, se vuoi"
"Io? Andare a fare shopping con lei? Mai e poi mai. Rimarrò qui con il mio caro Shinji"
Non so come, ma il pensiero di trascorrere un intero pomeriggio da solo con Asuka mi sembrò improvvisamente inquietante. Inoltre avevo già degli impegni.
"Veramente, io dovevo andare da Touji…"
"Ho detto che starai qui con me, Third Children! Non ti dimenticare che mi devi ancora quel 'giorno perfetto' di cui mi hai parlato"
Non osai obiettare. Mi sentivo ancora in colpa per come era finito il nostro appuntamento.
"Va bene… chiamerò Touji…"
"Questo sistema tutto allora" concluse Misato. "Domani ti passerò a prendere dopo la scuola. Va bene per te, Rei?"
"Sì"
"Misato-san, tu… tu non hai intenzione di guidare… vero?" chiesi, temendo il peggio.
"Naturalmente. Perché?"
Rabbrividii al pensiero.
"Rei, forse dovresti ripensarci… non voglio che tu ti senta male… o peggio… lo sai com'è la sua guida…"
"Zitto, Shinji!"
Misato mi lanciò lo Sguardo. Immediatamente, cercai di trovare qualcosa da dire che sviasse la sua attenzione.
"Dì, Rei. Non hai ancora mangiato, vero?"
"No. Non ho ancora avuto il tempo di prendere qualcosa da mangiare"
"Mi sono rimasti ancora un po' di pasta e un pezzo di torta di riso"
"Andrebbe bene. Grazie, Shinji-kun"
Naturalmente, Asuka non si lasciò sfuggire l'occasione di esprimere nuovamente la sua opinione sulla nuova situazione di Rei.
"Vedi! Vedi! Lo dicevo io che si sarebbe imposta su di noi! Adesso dobbiamo sfamarla!"
Lanciai ad Asuka uno sguardo irritato.
"Ho pagato io quella cena, ricordi? E sono io che l'ho invitata. Inoltre, lo sai che farei la stessa cosa per te"
"Davvero?"
Annuii.
"Allora, penso che vada bene… ma dopo vai a casa, Allieva Modello!"
"Molto bene"
"Bene!" acconsentì Asuka, con uno sguardo trionfante sul suo volto.

Come aveva detto, Rei ritornò al suo appartamento una volta terminata la cena. Non avendo niente di meglio da fare, feci un po' di compito per la maggior parte della sera, finché non fui troppo stanco e andai a letto. Ben presto mi addormentai.
Quella notte qualcosa mi svegliò. Spalancai gli occhi, il cuore mi batteva come un matto. Era stato un incubo? Non pensavo. Qualcosa non andava. Potevo percepirlo. Poi mi accorsi che qualcosa alle mie spalle si stava muovendo. Stavo per girarmi, quando venni improvvisamente avvolto da un braccio. Spaventato, mi voltai e spinsi l'intruso fuori dal mio letto. Poi l'intruso si alzò. Rimasi sorpreso accorgendomi che stavo guardando Rei.
Una Rei tutta nuda. Che era nel mio letto pochi secondi prima…
"Rei… Rei-chan…"
Cercai di non guardare, ma i miei occhi riuscirono sempre a tornare sul suo corpo. Una parte del mio cervello notò che i capelli di Rei erano blu naturale, un fatto di cui non mi ero accorto la prima volta che mi ero trovato in una situazione simile…
Le mie guance erano probabilmente rosso cremisi ormai.
"Questo ti imbarazza?"
Cercai di rispondere, ma visto che la mia voce sembrava bloccata, annuii violentemente.
Lei prese su una camicia che avevo lasciato sbadatamente per terra perché era destinata in ogni caso ad essere lavata, e se la mise.
"Così va meglio?"
Anche se le sue belle gambe erano ancora visibili, almeno la camicia copriva le parti più sensibili del suo corpo. Comunque, da come se l'era messa, qualcosa ancora si vedeva. Non riuscii a fare a meno di guardare in un punto proprio sotto il suo seno dove lei aveva dimenticato un bottone e dove riuscivo a vedere la sua pelle pallida.
"Certamente sta meglio a te che a me…"
Rimasi sorpreso nel vederla arrossire. Era strano considerando che non aveva apparentemente nessun problema ad andare in giro nuda nella camera di un ragazzo.
"Cosa… cosa vuoi?"
"Voglio dormire con te"
Deglutii. A fatica.
Vedendo la mia reazione, Rei ridacchiò. Non ero ancora abituato a vederla avere reazioni simili.
"Sei un maniaco, Shinji-kun. Ho detto 'dormire', non 'fare sesso'. A meno che tu non lo voglia…"
"Beh…"
Rei mi zittì con un dito.
"Lo so…"
Non riuscii a fare a meno di sentirmi davvero rassicurato.
"Perché?"
"Non riuscivo a dormire" mi rispose semplicemente Rei.
"Non riuscivi a dormire?"
Lei scosse il capo.
"E' strano vivere qui. Mi sento fuori posto… e sola"
Potevo capire cosa provava. Anch'io mi ero sentito così la prima volta che avevo dormito sotto quel soffitto. Ma adesso non era più sconosciuto. Era la mia casa. Adesso mi piaceva guardarlo. E speravo che Rei avrebbe provato la stessa cosa con il tempo.
"Un soffitto sconosciuto. Ma ti sbagli Rei-chan. Tu non sei sola…" dissi facendo spazio ad un lato del letto, poi invitandola dentro.
Non sapevo se era una buona idea, ma sapevo di non poterle dire di no. Qualunque paura avessi potuto provare fu spazzata via dallo sguardo supplichevole sul suo viso.
Quali sarebbero state le conseguenze, le avrei affrontate dopo.
Rei si sdraiò di nuovo vicino a me. Data la grandezza del letto, non avevamo altra scelta che stare abbastanza vicini l'uno all'altra. Dividevamo lo stesso cuscino, i nostri volti erano a centimetri di distanza. Non c'era da meravigliarsi se ci ritrovammo stretti in un caldo abbraccio, scambiandoci intensi baci. Non andò più lontano di così. Non ci pensai neanche. Si stava così bene tra le braccia di Rei; così calde, così accoglienti. Non avevo bisogno di nient'altro. Caddi ben presto in un profondo e tranquillo sonno…

"Stupido! Alzati! Ho fame!"
Lentamente, i colpi alla mia porta mi trascinaromo fuori dal mio tranquillo sonno. Uno dopo l'altro, i miei sensi si risvgliarono. Con il passare dei secondi, mi accorsi di alcuni piccoli dettagli. Il mio braccio destro era completamente inerte ed era sotto qualcosa di pesante. Il mio braccio sinistro stava abbracciando qualcosa. Qualcosa di grande. A dire il vero, sembrava che stessi abbracciando qualcuno. E con forza. Questo fatto fu confermato quando sentii il respiro solleticante di qualcuno sulla mia pelle, così come qualcosa di caldo e umido sul mio collo. A quel punto, i miei occhi si spalancarono. Una volta che riuscii a mettere a fuoco, mi accorsi che stavo guardando una ragazza dai capelli blu.
Rei?
Per alcuni secondi caddi in preda al panico. Poi ricordai cosa era successo la scorsa notte. Rei aveva dormito con me. E apparentemente era ancora addormentata. Incredibile che con tutto il rumore che Asuka stava facendo non si fosse svegliata. Ma dopo tutto, il suo vecchio appartamento era molto rumoroso, perciò…
Un attimo. Asuka. Che bussava alla mia porta.
"Avanti! Voglio la colazione! ADESSO!"
Caddi ancora una volta in preda al panico, ma questa volta era giustificato. Asuka stava per irrompere nella mia camera, lo sapevo. E se ci trovava così…
"Sono morto" pensai.
Le mie previsioni si rivelarono esatte quando alla fine Asuka si stancò di aspettare e aprì la mia porta. Sapevo che era troppo tardi, ma cercai di nascondere Rei sotto una coperta. Comunque, dall'espressione sbalordita sul volto di Asuka, era chiaro che lei aveva visto più di quello che si aspettava.
Incredibilmente passarono alcuni secondi ed ero ancora vivo. Asuka non si era mossa di un millimetro. Se fossi stato abbastanza fortunato, la situazione poteva non essere poi così disastrosa. Ma non in questo caso, perché Rei scelse proprio quel momento per alzarsi.
"Buongiorno, Shinji"
Gli occhi di Asuka si spalancarono ancora di più. Io stesso ero sorpreso. Era la prima volta che Rei mi chiamava solo Shinji…
In seguito venni stretto in un forte abbraccio dalla ragazza dai capelli blu, e prima che me ne accorgessi mi stava baciando intensamente. Se non fossi stato congelato dalla paura, sicuramente mi sarebbe piaciuto. Ma i miei occhi erano fissi su Asuka che adesso sembrava pronta a uccidere. Ben presto Rei percepì che qualcosa non andava. Non sembrava per nulla turbata alla vista di Asuka.
"Tu. Dovresti andartene. Stai evidentemente disturbando Shinji"
A partire da quel momento, Asuka perse qualunque dominio di sé avesse mai avuto.
"Cosa sta facendo LEI QUI nel tuo LETTO!"
"Non è… non è come pensi!"
Rimasi shockato nel vedere Asuka scagliarsi contro Rei. Afferrò ferocemente i capelli dell'altra e la trascinò fuori dal letto sul pavimento, completamente indifferente alle sue urla di dolore. Cercai di dire qualcosa, ma non riuscivo a parlare.
"Non è come penso? Guarda questa strega! E' nuda sotto quella camicia! Una delle TUE camicie!"
"Non riusciva a dormire. Si sentiva sperduta e sola… ha soltanto dormito qui, niente di più!" riuscii finalmente a dire mentre cercavo di alzarmi.
Asuka rispose schiaffeggiandomi. Ancora.
"Non provare a mentirmi! Non sono stupida! Dannato bastardo! Hai detto…"
Asuka non ebbe la possibilità di finire quello che stava dicendo. Cadde pesantemente a terra, rimandendo letteralmente senza fiato. Restai a guardare incredulo. Rei aveva appena dato un pugno nello stomaco ad Asuka. La ragazza dai capelli blu la fissò, la rabbia visibile sul suo volto.
"Non farai mai più del male né a me, né a Shinji! Non voglio combattere con te. Ma se ci sarò costretta, te ne pentirai"
Per terra, Asuka mormorò qualcosa di completamente incomprensibile. Rei non ci fece caso. I suoi occhi erano fissi sul rossore della mia guancia. Molto gentilmente, la toccò.
"Fa male?"
"Va tutto bene" mentii. La mia reazione al suo tocco la convinse del contrario.
Lentamente, Rei si chinò verso di me e baciò la mia guancia colpita.
"Tra poco starai meglio. Andiamo a mangiare ora"
Non riuscii a fare a meno di guardare Asuka sul pavimento. Rei se ne accorse.
"Non ha nessuna ferita grave. Si riprenderà presto. Possiamo lasciarla qui"
Fidandomi di Rei, la seguii in cucina. Misato ci stava aspettando, con uno sguardo preoccupato sul suo volto che cambiò in uno di sorpresa quando vide Rei. Il maggiore squadrò la ragazza da capo a piedi, poi decise che aveva bisogno di un'altra birra.
"Ecco perché c'era così tanto casino poco fa" disse prendendo una nuova lattina dal frigo.
Pochi secondi dopo, era vuota.
"Mi dispiace" mi scusai.
"Posso chiedere perché sei vestita così?" chiese il maggiore.
"Shinji non si sentiva a suo agio con me che dormivo nuda"
Misato sembrò anche più sorpresa di quanto non lo fosse stata qualche minuto prima. Ma riprese il suo tono allegro.
"Non c'è da meravigliarsi, se consideriamo che di solito si lamenta del modo in cui io mi vesto in casa. Di sicuro sei più indecente tu adesso di quanto non lo sia mai stata io" disse con un sorriso.
"Capisco" disse semplicemente Rei, apparentemente incurante del suo stato di nudità.
Personalmente, io mi sentivo abbastanza imbarazzato e sentii il bisogno di dare a Misato qualche ulteriore spiegazione.
"Rei non riusciva a dormire nel suo nuovo appartamento. Abbiamo solo dormito nella stessa camera. Niente di più"
Silenziosamente, pregai che Rei non accennasse al fatto che avevamo condiviso il mio letto. E con molta fortuna Asuka non ne avrebbe parlato.
"Umm… beh, immagino che dovremo includere nella nostra lista dello shopping un pigiama o qualcos'altro da indossare quando dormi qui. Anche se sarebbe meglio che tu cercassi di abituarti al tuo nuovo appartamento. Ci sono già abbastanza problemi per ora"
"Sono d'accordo"
"Grande! Adesso che questo è sistemato… Shinji? Dov'è la mia colazione?"
Misato mi lanciò lo Sguardo. Deglutii. Pochi secondi dopo, mi ero messo il grembiule e stavo preparando una veloce colazione. Infine, comparve Asuka. Era ancora chiaramente arrabbiata, ma non disse una parola. Non riuscii a fare a meno di spaventarmi. Se si tratteneva adesso, voleva dire che avrebbe iniziato a urlarmi contro nell'istante in cui Rei e Misato se ne sarebbero andate.
Che giornata… ed era appena iniziata.

Stranamente, la giornata non fu così brutta come mi aspettavo. Asuka riuscì a calmarsi parecchio dopo che Rei se ne fu andata da casa nostra per prepararsi per la sua giornata. Quando fummo entrambi pronti ad andare alle lezioni mattutine del sabato, Asuka era più o meno tornata del suo solito umore, anche se sembrava decisa a non parlarmi per un po'. Per fortuna, Misato decise di vedere Rei così loro due potevano parlare, molto probabilmente di ciò che era successo la scorsa notte, perciò andammo a scuola senza la nostra nuova vicina. Eravamo a metà strada quando finalmente decisi di chiarire le cose.
"Sai… non stavo mentendo… non è successo niente…"
Asuka si fermò. Accorgendomi che non era più al mio fianco, mi girai e la guardai. Mi aspettavo che si arrabbiasse di nuovo, ma non lo fece. A dire il vero, sembrava stranamente calma.
"Lo so. Ho sentito quello che hai detto a Misato. Credo che mi sarei dovuta fidare di più di te"
"Beh, le apparenze non erano le migliori…"
"E' vero. Ma tuttavia… scusami"
Non riuscii a fare a meno di fissarla incredulo. Asuka Sohryu Langley. Che si scusava?
"Va tutto bene…" riuscii solo a dire.
Fu sufficiente per farla sorridere. Guardò il suo orologio, e accorgendosi che potevamo fare tardi, prese il mio braccio e mi trascinò per tutta la strada fino a scuola a tutta velocità.

Pranzammo da soli, perché Misato era passata a prendere Rei subito dopo la scuola. Dopo pranzo, Asuka mi trascinò davanti alla tv, dove mi mostrò un nuovo videogioco che aveva comprato durante il mio periodo di reclusione. Non avendo niente di meglio da fare, mi passò un joystick e iniziò a uccidermi virtualmente con un picchiaduro. Pensavo che probabilmente fosse ancora un po' arrabbiata riguardo la scorsa notte, perché continuò a uccidermi in modi davvero sanguinosi e crudeli. Una volta che si fu stancata uscimmo un po', facendo una passeggiata in un parco vicino, visto che non avevamo proprio nient'altro da fare. Rientrammo attorno alle 2:30 del pomeriggio per accorgerci che Misato non era ancora tornata; non c'era da meravigliarsi, perché altrimenti Misato e Rei non avrebbero avuto molto tempo per fare compere. Dopo tutto, sembrava che le ragazze avessero sempre bisogno di molte ore per questo tipo di attività. In mancanza di altre opzioni, cominciammo con riluttanza a fare un po' di compito. Un'ora più tardi, stavo insegnando ad Asuka i kanji. Studiavamo già da un po' quando la nostra lezione venne improvvisamente interrotta dall'arrivo di Misato. Aveva quel suo sorrisetto stupido sulla faccia. Sapevo che stava per chiedermi aiuto.
"Ehilà voi due. Vi siete divertiti?"
"Oh sì! Molto!"
Asuka sembrava un po' troppo entusiasta. Probabilmente non voleva ammettere che le sarebbe piaciuto essere andata con Misato a fare shopping. L'aveva accennato alcune volte. Beh, era colpa sua. Misato, dopo tutto, le aveva chiesto se voleva aggregarsi.
"Dì Shinji, puoi fare un favore a me e a Rei? Abbiamo lasciato qualche pacco in macchina. Puoi portarli su all'appartamento di Rei? Io sarò lì con lei a mettere in ordine la sua roba…"
Anche se mi sarebbe piaciuto dire di no, non ne sarei stato capace. Perciò annuii semplicemente e presi le chiavi della macchina che mi stava dando. Ben presto, fummo tutti fuori; Misato andava da Rei e Asuka mi stava stranamente seguendo.
"Perché mi segui?"
"Beh, per aiutarti ovviamente!"
Strano. Asuka che voleva aiutarmi? Non lo faceva mai in casa. Mi aiutava solo di tanto in tanto con fisica e matematica perché aveva bisogno delle mie spiegazioni con i kanji che non conosceva.
"Ti… ti senti bene?"
"Certo! Perché me lo chiedi?"
"Beh, sei improvvisamente gentile e disponibile…"
"Cosa? Ti farò vedere che anche io posso essere gentile qualche volta, Third Children! Sono una gentilissima e disponibilissima persona! Però se non vuoi il mio aiuto…"
Stava per andarsene quando la presi per un polso.
"Grazie Asuka"
La sua rabbia improvvisamente diminuì e adesso stava leggermente arrossendo.
Quando arrivammo alla macchina, mi accorsi che era stata una fortuna che Asuka avesse deciso di aiutarmi. Non potevo credere a quante scatole e borse Misato fosse riuscita a mettere in macchina. Da solo, non sarei mai stato capace di portare tutta quella roba.
"Mein Gott! Ma hanno comprato tutto il viale dello shopping?"
Esattamente quello che pensavo io. Mi spaventai. Misato probabilmente aveva speso l'intero stipendio di Rei. E il nostro prossimo giorno di paga non era nemmeno vicino… avevo bisogno di fare una chiacchierata con Rei riguardo ai soldi e a come usarli più saggiamente.
Cercai di dare quelli che sembravano i pacchetti più leggeri ad Asuka, poi presi il resto. Fu davvero difficile portare tutto nell'appartamento di Rei. Per fortuna, la maggior parte della roba sembrava essere vestiti, perciò lasciarne cadere uno probabilmente non sarebbe stato un grosso problema. Almeno, questo era ciò che speravo. Ma alla fine riuscii a portare tutto di sopra senza contrattempi.
Nell'entrare nell'appartamento di Rei, notai per prima cosa che Asuka sembrava sotto shock. Poi feci cadere tutto quando vidi ciò che aveva causato una tale reazione.
Rei era in soggiorno, con uno sguardo incuriosito sul suo volto, chiedendosi probabilmente che cosa aveva Asuka. Era vestita con una semplice combinazione di un paio di pantaloni neri attillati e un maglione nero. Aveva anche attorno al collo una lunga catena che scendeva fin quasi alla vita, dove era attaccata una croce d'argento, molto probabilmente ispirata a quella che Misato portava sempre. In breve, avevamo davanti una Rei meravigliosa in semplici abiti casual.
Avendo già visto Rei in una tenuta ben più insolita, almeno per lei, non mi ci volle molto per superare lo shock iniziale. Inoltre, mi stavo abituando ad essere sorpreso da Rei. Asuka invece era ancora lontano da questo mondo.
"Ti sta bene, Rei-chan. Mi piace molto" mi complimentai con lei.
Rei arrossì, mentre Misato sorrideva raggiante con gioia e orgoglio.
"Vedi Rei! Te l'ho detto che gli sarebbe piaciuto! Sei davvero carina con questo completo"
"Molto carina" concordai.
Quest'ultimo commento si rivelò un errore, perché era proprio ciò di cui Asuka aveva bisogno per tornare in sé.
"Carina? La trovi carina?"
Raggelai sotto quello sguardo furioso. Riuscii solo ad annuire.
"Misato! Come hai potuto? Stai cercando di rendere la mia vita più difficile?"
Misato voleva rispondere, ma venne interrotta dalle parole di Rei.
"Perché sei gelosa?"
"Gelosa?! Non sarò mai gelosa di te!"
"Ma lo sei. Sei gelosa del mio rapporto con Shinji"
"No che non sono gelosa! Perché dovrebbe importarmi di uno stupido ragazzino?"
Ci rimasi male a quelle parole. Fino a quel momento, Asuka mi aveva dato l'impressione che mi volesse bene. Che fosse stata solo la mia immaginazione, soltanto un forte desiderio?
"Allora non hai motivo di opporti al nostro rapporto. Non c'è ragione per cui lui non potrebbe essere il mio ragazzo"
"Mai! Dovrai passare sul mio cadavere prima che lui diventi il tuo ragazzo!"
"Allora gli vuoi bene"
"No!"
Asuka guardò Rei, poi me, con un'espressione confusa sul suo volto.
"Se non riesci ad essere sincera con lui o perfino con te stessa, non meriti più attenzioni di quante lui non ne darebbe a una semplice amica. Io lo amo, e gliel'ho detto. Tu hai fatto lo stesso?"
"Certo che no!"
"Allora non puoi accampare nessun diritto. Sono certa che Shinji apprezzerà se tu non interferirai mai più tra noi"
Asuka rimase lì, senza sapere cosa dire. Mi guardò. I suoi occhi sembravano tormentati. Come se una grande battaglia stesse infuriando dentro di lei. Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma le sue labbra si fermarono e quello che so è che l'istante succesivo si stava precipitando fuori dall'appartamento di Rei. Stavo ancora guardando la porta quando Rei si avvicinò a me e mi abbracciò da dietro. Appoggiò il mento sulla mia spalla.
"Non dovresti preoccuparti di lei. Se non riesce neanche a dirti che ti ama, allora non può essere più di un'amica"
Ciò che Rei aveva detto aveva senso. E avrebbe risolto i miei problemi. Ma perché non riuscivo a esserne felice? Perché stavo male? Le parole d'amore di Rei non erano forse abbastanza per me?
Come se mi avesse letto nel pensiero, Rei mi tenne più stretto in un caldo e confortevole abbraccio.
Forse era meglio non pensarci per ora.
"Penso che faremmo meglio a ordinare da mangiare. Non credo che sia una buona idea andare a mangiare qui di fianco" dissi solo.
"Questo significa che devo cucinare stasera…" si lamentò Misato mentre lasciava l'appartamento.
Povera Asuka. Sembrava che le cose sarebbero proprio peggiorate per lei.

----------------------------------------------------------------------------------------------

Parte 2: Nell'oscurità

Progetto E
Rapporto di Osservazione del Third Children
29 febbraio 2016

E' interessante vedere come gli ultimi avvenimenti abbiano cambiato Shinji. Si vede che adesso ha più fiducia in se stesso, molto probabilmente è il risultato del suo confronto con il Comandante e il suo rapporto con Asuka e Rei. Anche se è ancora un tipo introverso, si può percepire in lui una certa sicurezza. E questo ha avuto conseguenze impressionanti nei test armonici di oggi. Sono letteralmente impennati, e ora i suoi risultati sono di 10 punti più alti di quelli di Asuka.
Avevo i miei dubbi all'inizio. Ma adesso credo che questa situazione possa veramente essere vantaggiosa. Se solo Asuka e Rei riuscissero a imparare ad andare d'accordo… sfortunatamente adesso Asuka sembra avere scambiato i ruoli con Shinji. Si vedeva che era molto scossa dal fatto che Shinji avesse superato il suo record. E la sua guerra con Rei non è di aiuto.
Vorrei davvero che Shinji si decidesse a scegliere una di loro. Ed è davvero egoistico dirlo, ma spero quasi che sia Asuka…

"Dai, Asuka… non puoi ancora essere arrabbiata? Non ho battuto il tuo record di proposito…"
"E' questo che mi dà fastidio! Non ci hai neanche provato! L'hai fatto come se fosse la cosa più naturale del mondo!"
Avevo sperato che una buona notte di sonno avrebbe calmato Asuka. Evidentemente non in questo caso.
"E' stata solo fortuna. Probabilmente otterrò un punteggio più basso nel prossimo test"
"Non voglio che provi a tirarmi su!"
"Allora non comportarti così" disse improvvisamente Rei. "E' vero, sei stata battuta. Adesso tocca a te recuperare quello che hai perso"
Impegnati nella discussione, Asuka e io ci eravamo dimenticati di Rei. Era rimasta in silenzio fino a quel momento. Per un attimo ho pensato che non stesse neanche ascoltando, che fosse seduta lì e facesse colazione come se fosse in cucina da sola.
"Lo sai, Rei-chan ha ragione" dissi, rendendomi conto che Rei era realmente nel giusto. "Fino ad ora eri tu il nostro migliore pilota. Di sicuro tutto ciò di cui hai bisogno è allenarti un po' di più e in un batter d'occhio mi batterai di nuovo. Dopo tutto, sei il miglior pilota di EVA che abbiamo"
Notai una leggera ombra sul volto di Rei, ma scomparve velocemente come era apparsa. Continuò a mangiare il suo riso e toast senza dire una parola. Sapevo che lei non era completamente d'accordo con ciò che avevo detto, ma la dottoressa Akagi una volta mi aveva detto che il nostro grado di sincronizzazione dipendeva soltanto dalla nostra volontà e dalla nostra mente, che era tutto un fatto mentale e psicologico. Perciò se Asuka credeva veramente di essere la migliore e lavorava sodo per riottenere quella posizione, ci sarebbe potuta riuscire.
"Forse hai ragione… dopo tutto sono io la migliore"
Non sembrava molto convinta. In quelle ultime parole mancava la solita sicurezza che eravamo abituati a sentirle dire.
"Faresti meglio a mangiare prima che si raffreddi" le dissi, indicando l'intatto mucchio di pancakes davanti a lei, cercando di attirare la sua attenzione su qualcos'altro.
Senza molta voglia, Asuka tagliò un pezzetto di pancake e se lo mise in bocca. I suoi occhi si illuminarono e ne prese un altro pezzo.
"Buono! Wow, hai davvero superato te stesso oggi, Shinji! Sono molto meglio del solito!"
Voracemente, la ragazza dai capelli rossi iniziò a divorare la sua colazione.
"Veramente non li ho fatti io, ma Rei. Le ho insegnato come farli questa mattina. Però hai ragione. Sono deliziosi!"
"Grazie" disse Rei, ora leggermente imbarazzata.
Asuka fu sul punto di soffocare con il suo ultimo pezzo.
"Cosa? Li ha fatti l'Allieva Modello? E hai detto che le hai insegnato stamattina come fare i pancakes?"
Annuii. Improvvisamente mi chiesi se non avrei fatto meglio a stare zitto riguardo alla colazione.
"Perché le hai insegnato come si cucina? Non sta neanche mangiando i suoi dannati pancakes!"
"Beh, pensavo che sarebbe stato carino insegnarle a cucinare altre cose oltre a quelle istantanee… e… beh… me l'ha chiesto lei"
"Te l'hai chiesto lei?"
"Sì. Come sua fidanzata, è naturale che debba sapere come cucinare i piatti che piacciono a Shinji"
"Fidanzata?" urlammo Asuka e io in perfetto unisono.
"Sì. E' solo una questione di tempo prima che ci mettiamo insieme"
Questa era una cosa che non mi aspettavo. Non avevo ancora neanche scelto una di loro e Rei stava già pensando che le avrei chiesto di sposarmi… e dal modo in cui Asuka mi stava guardando… probabilmente era pallido come un fantasma.
Il telefono squillò. Che tempismo perfetto! Immediatamente scappai da quella situazione scomoda per andare a rispondere. Quasi mi pentii di averlo fatto. Rei capì semplicemente guardando l'espressione preoccupata sul mio volto.
"Un Angelo…"

Dall'interno dell'Entry plug dell'Eva, potevo sentire Misato sul sistema di comunicazione.
"Asuka, Shinji, Rei, riuscite a sentirmi?"
Rispondemmo in coro.
"Vi ho inviato tutte le informazioni sull'obiettivo. Al momento non abbiamo altro. Avvicinatevi con cautela, osservate la sua reazione e, se possibile, cercate di attirarlo fuori dalla zona urbana"
"Va bene, maggiore" disse Asuka allegramente. "Ma non pensa che Shinji dovrebbe prendere il comando dell'operazione?"
"Huh?"
Strano. Asuka stava rifiutando l'opportunità di guidarci?
"Beh, è ovvio che dovremmo essere guidati dal pilota numero uno a livello di sincronizzazione, non pensa? Oppure non te la senti, Shinji?"
Questa volta riuscii a percepire l'ironia nella sua voce. Pensai di replicare, ma decisi altrimenti all'ultimo secondo. Non c'era bisogno di peggiorare il suo umore già leggermente depresso.
"Va bene. Asuka, Rei, copritemi le spalle"
"Cosa…?" urlò Asuka.
"E' stata una tua idea Asuka. Adesso è troppo tardi"
"Dannazione! L'Unità-02 gli coprirà le spalle"
"Anche l'Unità-00 farà lo stesso"

Senza dubbio era proprio un Angelo. Uno bizzarro, a dire il vero. Solo una sfera galleggiante bianca e nera che si innalzava sopra Tokyo-3. Dalla mia posizione ne avevo una chiara visuale. Non avrei mai potuto mancarlo.
"Rei, Asuka, ci siete?"
"Non ancora" fu la gentile risposta di Rei sul sistema di comunicazione.
"Stupido! Lo sai che un EVA non può muoversi così velocemente!"
Dannazione! La situazione non mi piaceva proprio. Non riuscii a fare a meno di ripensare al Quinto Angelo. Anche quello era una semplice forma galleggiante sopra Tokyo-3. Aveva quasi ucciso me e dopo Rei. Chi poteva dire quando questo qui avrebbe colpito?
"Non ci siete ancora?" chiesi più a me stesso che alle altre.
Il mio dito stava giocando nervosamente con il pulsante dell'arma dell'Unità-01, qualcosa che poteva passare per una pistola gigante. La situazione non mi piaceva proprio. Per niente…
"Forse dovrei cercare di ucciderlo da solo…"
Muovendo l'EVA leggermente fuori dalla sua posizione nascosta, puntai l'arma verso di lui. Comunque, non riuscivo a decidermi a sparare senza l'ordine di Misato.
"Dannazione…"
Se Asuka fosse stata al mio posto, quella cosa sarebbe già morta in quel momento… come riusciva lei a prendere decisioni così drastiche?
Stavo per sparare quando improvvisamente il bersaglio… sparì. Poi sentii Hyuga sul sistema di comunicazione.
"Grafico blu. Angelo rilevato direttamente sotto l'Unità-01"
"Una… un'ombra?"
Rimasi quasi pietrificato dalla paura quando sentii l'EVA sprofondare lentamente in quella cosa.
"Ah! Cos'è questo? Cosa diavolo sta succedendo? Mio Dio! Sto… sto affondando!"
In preda al panico, esaurii il nastro della mia arma contro l'obiettivo. Nessun risultato. L'EVA continuava ad affondare. Cercai di uscire da quella trappola, ma le gambe dell'EVA non volevano muoversi di un millimetro. In qualunque cosa stessi affondando, era troppo grossa per spostarsi…
Potevo sentire Misato e le ragazze urlare freneticamente attraverso la radio.
"Shinji-kun, corri! Shinji-kun!"
"Shinji!"
"Stupido! Che stai facendo?"
Non riuscivo a rispondere. Non riuscivo neanche a pensare lucidamente. Ero in preda al panico, urlavo aiuto. Adesso non riuscivo a muovere neanche le braccia dell'EVA. Ben presto anche la testa sarebbe stata assorbita. Poi… cosa ne sarebbe stato di me?
"Espulsione dell'Entry plug! Inviate il segnale!"
"Inutile. Non c'è nessuna risposta"
"Misato-san! Misato-san!"
Era così? Sarei… morto?
Spaventato, chiusi gli occhi. Li aprii solo quando mi accorsi che non riuscivo più a sentire l'EVA affondare, né sentire altro che silenzio sul sistema di comunicazione. Fuori, l'unica cosa che potevo vedere era una bianca luce accecante che mi costrinse a spegnere le telecamere esterne. Nessuno dei monitor riusciva a individuare qualcosa. Era come se stessi galleggiando nel nulla.
"Sono morto?"
La mia unica risposta venne dal monitor della batteria di emergenza. L'EVA aveva perso tutte le risorse di energia esterna. Caddi di nuovo in preda al panico. Ma questa volta riuscii a ricordare il mio addestramento. Dopo avere perso quindici preziosi secondi di energia, inserii la modalità di supporto vitale. Tutto diventò improvvisamente scuro e silenzioso. Non c'era nulla lì eccetto me.
Non ero sicuro di avere fatto la cosa giusta. A fatica lottai contro l'impulso di riattivare l'energia. La modalità di supporto vitale implicava l'essere vulnerabili, perché l'Unità-01 non era più protetta dal suo AT Field, per non accennare al fatto che non potevo intercettare nessun nemico incombente. Se c'era qualcosa là fuori, ero alla sua mercé. Comunque non c'era dubbio che, se ci fosse stato qualcosa là, avrebbe già attaccato.
"Sono davvero nei guai questa volta…"

All'interno dell'EVA, aspettai. Era l'unica cosa che potevo fare. Aspettare. Ma che cosa stavo aspettando? Di essere salvato, oppure aspettavo la mia inevitabile morte?
"Non avrei mai pensato che il non far niente potesse essere così spossante"
Sapevo, naturalmente, che nessuno poteva ascoltarmi, ma avevo bisogno di sentire una voce, anche se era solo la mia.
Velocemente attivai i monitor dell'EVA. Nulla. Neanche un rumore. Nessun tipo di risposta dal radar e dal sonar. Ero tentato di attivare le telecamere esterne, ma sapevo che avrei visto solo una luce bianca.
Erano passate dodici ore da quando avevo inserito la modalità di supporto vitale. Il che voleva dire che avevo rimasto solo quattro o cinque ore di energia. Dopo… la mia vita sarebbe finita.
Il mio stomaco brontolò. Che ironia. Stavo per morire e tutto quello a cui il mio stupido corpo riusciva a pensare era il cibo. Come se tutto questo non fosse già abbastanza tormentoso.
"Che schifo…"

Mi svegliai di soprassalto. Forse avevo solo avuto un incubo. In ogni caso, caddi immediatamente in preda al panico. La qualità del LCL stava deteriorando, probabilmente per via di una diminuzione della capacità di purificazione. Respirare era più difficile. Ma la cosa peggiore era l'odore. Sangue. L'odore del sangue. Fui sul punto di soffocare al pensiero di quel liquido che riempiva i miei polmoni.
"C'è puzza qui! Sangue, c'è odore di sangue! Io… io odio questo posto!"
Spaventato, cercai di aprire il portello dell'Entry plug. Ma senza nessun risultato naturalmente, perché l'Entry plug era ancora nell'EVA.
"Perché non riesco ad aprire questa porta! Aprite! Fatemi uscire! Misato-san! Misato-san! Asuka! Rei!!"
Adesso stavo piangendo. Non potevo farne a meno. Ero indifeso.
"Ritsuko-san… papà… ti prego, aiutami…"
Supplicare l'aiuto di mio padre. Dopo tutto ciò che aveva fatto, tutto ciò che aveva cercato di fare. Non volevo, ma non potevo fermarmi. Ero così spaventato, così solo…
Certe volte mi facevo proprio schifo.
Alla fine mi calmai, rassegnato al mio destino, senza più forze.
"Sto per morire…"

Devo essermi addormentato di nuovo. Di sicuro devo averlo fatto, perché, anche ricordando quei momenti dopo anni, questa è l'unica conclusione a cui riesco ad arrivare. Sono assolutamente certo che è stato tutto un sogno. Deve essere stato un sogno. Oppure sono arrivato molto vicino a impazzire.
Non ero più nell'Entry plug dell'EVA. Ero seduto in un métro, che si dirigeva verso una destinazione sconosciuta. Davanti a me, potevo vedere un bambino, forse di cinque anni. Le ombre mi nascondevano la sua faccia.
"Chi? Chi sei?"
Il bambino si voltò verso di me. Riconobbi gli occhi blu scuro. Erano i miei. Ma stranamente, non avevo paura. Una ragione in più per pensare che sia stato solo un sogno, probabilmente.
"Sono te"
"Me?"
"Sì, te. Sono le tue speranze e i tuoi sogni"
"Speranze? Sogni? Ho dimenticato molto tempo fa il significato di queste parole"
"Perché papà ci ha abbandonato? Questa ragione è sufficiente per perdere tutte le speranze?"
"Sono cattivo. Non mi ha mai amato. Per lui, io sono solo uno strumento da sfruttare. Sono certo che lui non ha mai desiderato che io esistessi! Nessuno l'ha mai fatto!"
"Mamma ci ha amato"
"Mamma è morta!"
"Comunque, ti sbagli. Ci sono persone che ci vogliono bene"
Subito i volti di Rei, Asuka, Misato e Kaji apparvero nella mia mente. Poi quelle di Touji, Kensuke, Hikari.
"La nostra famiglia e i nostri amici"
"Lo fanno solo perché non c'è nessun altro. Hanno solo bisogno di un pilota! Presto o tardi troveranno qualcuno migliore di me e mi abbandoneranno come ha fatto papà!"
"Stai solo mentendo a te stesso"
Subito sentii delle parole nella mia mente.
"Hai fatto una cosa ammirevole oggi. Puoi essere orgoglioso di te stesso"
Misato aveva detto così dopo la mia prima battaglia dentro l'EVA.
"Ottimo lavoro, Shinji"
Papà mi aveva lodato dopo la distruzione del Decimo Angelo.
"Sei cresciuto, Shinji Ikari"
Parole dette da Kaji dopo il mio fallito appuntamento con Asuka.
"Perché queste persone penserebbero che valiamo se siamo inutili come tu sembri pensare?"
Non sapevo cosa dire.
"Un codardo sarebbe rimasto a testa alta davanti a papà?"
"Meglio morire tutti vivendo le nostre vite che vivere per essere pedine tue o di chiunque altro"
"…"
"E Rei-chan e Asuka-chan? Loro ci vogliono bene. Ci desiderano"
"Ikari. Vuoi diventare una cosa sola con me?"
"Ti piacerebbe fare sesso con me?"
Non sapevo cosa pensare.
"Le farò soltanto soffrire…"
"LASCIAMI SOLA!"
Riuscivo ancora a ricordare nella mia mente le lacrime di Asuka. Quanto ci sarebbe voluto prima che facessi piangere anche Rei?
"Le sto solo usando come papà fa con tutti alla NERV! Non sono migliore di lui!"
"Capisco. Quindi hai intenzione di giocare con entrambe finché non ti decidi, è così?"
Asuka aveva ragione. Ero solo un bastardo.
"Però loro ci vogliono bene. Ci amano"
"Shinji è mio!"
"Non sono ancora sicura di che cosa sia l'amore. Ma credo di amare Ikari-kun"
"E noi le amiamo"
Sì. Era vero. Le amavo.
"Sono pienamente consapevoli dei nostri sentimenti. Però a loro non importa se soffriranno oppure no a causa delle nostre decisioni. La felicità non può esistere senza il dolore così come la luce non può esistere senza l'oscurità"
"Se tu non piloti, condannerai a morte Rei e Sohryu"
Immagini di Rei e Asuka che giacevano senza vita in un bagno di sangue apparvero nella mia mente.
"Le farai soffrire di più se le abbandoni che non restando al loro fianco"
Immagini di Rei e Asuka, in lacrime.
"Vorresti che andassero incontro al nostro stesso dolore?"
Immagini di papà che mi abbandonava quando ero bambino.
"No!"
"Che cosa desideri allora?"
"Non voglio morire…"
Sussurrai appena quelle parole. Ma quando sfuggirono dalle mie labbra, compresi appieno il loro significato e capii che era ciò che davvero volevo.
"Non voglio morire"
Quando arrivai alla NERV la prima volta, ero su un sentiero di autodistruzione. Non mi importava nulla della mia vita. Spesso avevo pensato alla morte, ma non l'avevo mai cercata veramente perché mi mancava il coraggio. O almeno, questo è ciò che pensavo a quel tempo. In quel momento mi resi conto che non ci voleva il coraggio di morire, ci voleva il coraggio di vivere, vivere davvero.
"Non voglio morire!"
Non volevo morire da solo in quello spazio vuoto.
"Non voglio morire!"
Se potessi almeno abbracciare Asuka e Rei un'ultima volta…
"NON VOGLIO MORIRE!"
"VOGLIO VIVERE!"
"Allora, così sarà"
Per un breve momento mi sentii avvolto da un confortevole calore e da una strana sensazione. Una sensazione… come… amore?
Poi percepii una debole presenza. Familiare.
Non riesco a ricordare nulla dopo quel punto.

Credo di essermi svegliato al suono dell'Entry plug che veniva aperta. Non ne sono sicuro. I miei ricordi di quegli avvenimenti sono ancora confusi. Quando aprii gli occhi, vidi una figura familiare.
Mamma?
"Shinji-kun, Shinji-kun, Shinji-kun!"
Quando i miei occhi riuscirono a focalizzare, mi accorsi che era Misato. In lacrime.
"Shinji-kun, stai bene? Shinji-kun!"
"Volevo solo… vederle… un'ultima volta"
Misato mi abbracciò forte. Credo di essere svenuto in quel momento.

Quando mi svegliai la seconda volta, ero in un posto completamente diverso. Uno con cui stavo iniziando a familiarizzare. L'ospedale della NERV.
"Quanto odio questo soffitto…"
Quando sussurrai quelle parole, notai che il mio petto sembrava pesante. Poi mi accorsi che c'era la testa di Rei lì. La ragazza si era addormentata.
"Da quanto tempo sei qui?" chiesi, senza aspettarmi una risposta, mentre lasciavo scorrere le mie dita tra i suoi soffici capelli blu.
Questo la svegliò. All'inizio mi rivolse uno sguardo confuso, poi, accorgendosi di dove era, mi abbracciò e mi baciò ardentemente. Fu così inaspettato che reagii appena. Poi scoppiò in lacrime. Ero sconvolto; era la prima volta che vedevo Rei piangere. Non sapevo cosa fare. Quasi istintivamente, la abbracciai forte.
"Va tutto bene, Rei-chan. Va tutto bene…"
"Shinji! Ero così preoccupata! Pensavo di averti perso!"
Ricordai il sogno, visione, o qualunque altra cosa avessi provato all'interno dell'EVA. Allora era vero. Avevano bisogno di me. Rei mi amava veramente.
"Va tutto bene Rei-chan. Sono qui. Sei tra le mie braccia adesso. Non andrò via. Te lo prometto"
Quelle parole sembrarono calmarla, perché i suoi singhiozzi diminuirono.
"Davvero?"
Annuii.
Quando mi lasciò non potei a fare a meno di notare quanto sembrasse ancora più bella con un'espressione triste sul suo amabile viso. Poi notai qualcosa di strano. La sua guancia sinistra era gravemente colpita. Che si fosse ferita nella battaglia contro l'Angelo?
"Chi… chi ha ucciso l'Angelo?"
Lei mi rivolse uno sguardo confuso.
"Tu"
"Io?"
"Sì. Il tuo EVA è andato di nuovo in berserk"
Questo probabilmente spiegava come mai io non ricordassi nulla.
"Ti lascio dormire adesso…"
Stava per andarsene quando parlai.
"Grazie, Rei-chan, per avere vegliato su di me"
Lei sorrise, poi aprì la porta, rivelando Asuka che stava evidentemente origliando. Le ragazze si scambiarono uno sguardo cupo per un attimo, finché Rei non uscì dalla stanza. Poi Asuka mi guardò e arrossì.
"Scusa…"
La prima cosa che notai fu il suo occhio nero e un grosso taglio sul suo labbro inferiore. Questa volta compresi.
"Voi due avete avuto uno scontro, non è vero?"
Il volto di Asuka sbiancò.
"Lo prenderò come un sì"
"Eravamo entrambe preoccupate, e ho detto cose che non avrei dovuto dire, e…"
"Va tutto bene"
Asuka sembrò sorpresa sentendo questo.
"Davvero?"
"Purché questa sia l'ultima volta che voi due litigate, penso di potervi perdonare entrambe. Adesso perché non vieni ad abbracciarmi" aggiunsi con un largo sorriso.
"Nei tuoi sogni!"
"Molto bene allora. Vattene, così posso andare a dormire subito. Non voglio perdere quel sogno"
Asuka mi rivolse uno sguardo incuriosito.
"Sicuro che quell'Angelo non ti abbia confuso il cervello?"
"Non credo"
"Beh… non posso permettere che la First abbia un vantaggio su di me…"
Imbarazzata, Asuka si avvicinò al mio letto. Ci fissammo per un intero minuto. Poi lei mi abbracciò.
"Sono così felice che tu sia vivo!"
"Credimi, lo sono anch'io…"

Ci vollero le solite ventiquattr'ore prima che fossi considerato pronto per lasciare l'ospedale. Avevo davvero la nausea di tutti quei test.
Quando tornai a casa, Misato voleva organizzare un altro dei suoi party per celebrare il mio ritorno e la mia vittoria sul Dodicesimo Angelo. Rifiutai gentilmente. Volevo solo un po' di tranquillità. Asuka sembrò capirlo, perché non mi urlò dietro quasi per niente. Era sorprendente vedere come le sue ferite superficiali fossero guarite così velocemente in un giorno solo.
Andai a letto presto. Come ho detto, è incredibile come il non fare niente ti possa stancare.
Per la seconda volta in meno di una settimana venni svegliato nel cuore della notte da qualcuno che s'infilava nel mio letto.
"Rei-chan?" brontolai, ancora mezzo addormentato.
"Hai sbagliato ragazza, stupido"
Questo fu sufficiente per svegliarmi completamente. Una volta che i miei occhi si furono abituati alla scarsa luminosità della stanza, vidi due occhi blu circondati da lunghi capelli rossi proprio di fronte al mio naso.
"A… Asuka!"
Per un attimo caddi in preda al panico e cercai quasi di scappare, ma Asuka sembrò anticipare la mia reazione trattenendomi stretto sul posto.
"Non avere paura. Non morderò. A meno che non me lo chieda tu…"
Non ero sicuro che mi piacesse quel ghigno da predatore sul suo volto.
"Che stai facendo qui? Non… non dirmi che non riuscivi a dormire…"
"Non ho una scusa così comoda. Volevo solo sapere cosa si provava…"
Mi abbracciò forte, stringendo i nostri corpi l'uno contro l'altro. Potevo sentire chiaramente il suo seno contro il mio petto e la soffice pelle delle sue gambe sulle mie. Iniziai a sentire le mie parti basse reagire a quel contatto. Asuka o non lo notò o semplicemente non ci badò.
"E' caldo…" sussurrò nel mio orecchio.
Le sue labbra incontrarono le mie. A quel punto, non riuscii a fare a meno di sciogliermi nel suo abbraccio. Ci scambiammo un bacio lunghissimo. Poi lei mi sussurrò qualcos'altro.
"Lo sai, Ayanami si sbaglia. Tu… tu… tu mi piaci, Shinji"
Non sapevo cosa dire. Non sapevo neanche cosa pensare. Allora ad Asuka piacevo dopo tutto… ma che cosa voleva dire esattamente? Le piacevo come amico? Oppure lei mi amava sul serio? Ma se non mi amava, cosa stava facendo lì?
I miei pensieri vennero interrotti dal leggero russare della ragazza. Cosa volete, si era addormentata.
Cercai di liberarmi con attenzione dal suo abbraccio. Non volevo proprio passare l'intera notte così vicino a lei. Poi la guardai. Era così bella. Dormendo così sonoramente e tranquillamente, non si sarebbe mai detto che quella ragazza a volte poteva essere un vero tormento. Mi venne in mente la prima volta che mi ero ritrovato in una posizione simile. L'avevo quasi baciata. Questa volta non mi fermai. Solo un leggerissimo bacio, non abbastanza per svegliarla. Sorprendentemente pochi secondi più tardi mormorò il mio nome. Non so descrivere quanto questo mi rese felice.
Chiusi gli occhi e cercai di dormire, ma senza risultato. Non riuscivo a dormire al pensiero che quella ragazza era sdraiata nel letto vicino a me. Potevo essere un ragazzino insignificante e imbranato, ma ero pur sempre un ragazzo. Non potevo evitare in nessun modo di avere certe idee quando guardavo il suo seno quasi esposto, per non parlare della sensazione del suo corpo contro il mio. Il suo semplice profumo era intossicante.
Strano che non avessi avuto simili pensieri con Rei poche notti prima.
Sospirai e guardai il soffitto. Sarebbe stata una notte davvero lunga…

[Continua…]

Prossimo capitolo:
The One I Love Is…
Capitolo 6 - Amici

Omake

- Scena 1 -
Il telefono squillò. Che tempismo perfetto! Immediatamente scappai da quella situazione scomoda per andare a rispondere. Quasi mi pentii di averlo fatto. Rei capì semplicemente guardando l'espressione preoccupata sul mio volto.
"Un Angelo…"
Scossi il capo.
"No. Godzilla. E' tornato!"

Godzilla vs Evangelion
Presto nel cinema vicino a casa tua

- Scena 2 -
Andai a letto presto. Come ho detto, è incredibile come il non fare niente ti possa stancare.
Per la seconda volta in meno di una settimana venni svegliato nel cuore della notte da qualcuno che s'infilava nel mio letto.
"Rei-chan?" brontolai, ancora mezzo addormentato.
"Non ci sei neanche vicino"
Questo fu sufficiente per svegliarmi completamente. Una volta che i miei occhi si furono abituati alla scarsa luminosità della stanza, vidi due occhi marroni completati da una chioma di capelli biondi lunghi fino alle spalle proprio di fronte al mio naso.
"R… Ritsuko-san!"

(Lascio il resto alla vostra immaginazione)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6: amici ***


The One I Love Is ...

THE ONE I LOVE IS…
CAPITOLO 6: AMICI
Scritto da: Alan Gravail
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Attenzione: questo capitolo contiene elementi lime

Parte 1: Il campeggio

Era passato un mese dall'attacco del Dodicesimo Angelo. Le cose erano per lo più tornate alla normalità. Beh, normali quanto può esserlo la mia vita. Dopo alcuni momenti difficili, Asuka e Rei erano riuscite a "risolvere" le loro divergenze in maniera civile. Adesso Asuka poteva fare tutto quello che voleva con me il martedì, il giovedì e il sabato, mentre ero di Rei il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Cercai di oppormi all'idea di avere la mia vita gestita da un programma nella cui progettazione non avevo avuto nessun ruolo, specialmente perché la possibilità di libertà era un solo giorno a settimana, la domenica. Ma non sarei mai riuscito a resistere a lungo ad entrambe, così accettai il loro compromesso. Inoltre, non era poi così male. Infatti molti ragazzi a scuola invidiavano la mia situazione.
Comunque, ci furono alcuni cambiamenti. Asuka adesso era sicuramente più gentile con me. Continuava a darmi dello 'stupido' almeno un centinaio di volte al giorno, però non mi urlava più dietro. La maggior parte delle volte, almeno. Da parte sua, Rei era cambiata molto. Adesso era certamente più aperta verso gli altri e, anche se non era un tipo estroverso, mostrava un po' di più alle persone intorno a lei quello che provava. Il suo più grande miglioramento fu il fatto di avere un'amica fuori della NERV, una dei nostri compagni di classe, una ragazza di nome Hotaru. Anche con i recenti cambiamenti, lei sembrava essere l'unica studentessa della nostra classe che sembrava a suo agio in presenza di Rei. Beh, oltre a me e ad Asuka in una certa misura. Perfino Touji e Kensuke si sentivano ancora a disagio con lei nei paraggi. Forse la vicinanza delle due nuove amiche era dovuta al fatto che erano molto simili. Hotaru era una ragazza timida che di conseguenza non aveva amici, come Rei alcuni mesi fa. Per via del suo debole colorito, la sua pelle aveva lo stesso caratteristico pallore simile alla porcellana. Se i suoi capelli corti fossero stati blu invece che neri, le due sarebbero potute passare per sorelle.
Mentre le guardavo pranzare felicemente insieme, non potevo fare a meno di essere orgoglioso di Rei. Aveva fatto molti progressi nelle ultime settimane.
"Shin-chan! Dobbiamo fare qualcosa!"
L'improvvisa esclamazione della mia compagna dai capelli rossi mi distolse dai miei pensieri.
"Uh? Cosa vuoi dire?"
"Guardali!" urlò lei, indicando Touji in un angolo del self service della scuola, poi Hikari qualche posto più in là. "Il modo con cui cercano di ignorarsi a vicenda, anche se sono terribilmente attratti l'uno dall'altra, mi sta facendo diventare pazza! Dobbiamo aiutarli! Anche loro meritano di conoscere la felicità e l'amore che condividiamo noi!"
Quelle ultime parole attirarono l'attenzione di tutto il corpo studenti. Non che ce ne fossero molti a scuola in quei giorni. Comunque, non riuscimmo a fare a meno di arrossire sotto tutti quegli sguardi. Fui sul punto di strisciare sotto la tavola quando notai lo sguardo ardente di Rei. Riusciva ad essere davvero terrificante quando ti guardava in quel modo.
"Che cosa state guardando tutti?" urlò Asuka, improvvisamente infuriata.
Spaventati dall'ira della rossa, tutti decisero di ritornare a qualunque cosa stessero facendo qualche momento prima.
"Sei proprio sicura che lui le piaccia?" chiesi, cercando di calmarla.
"Certo! Gliel'ho chiesto. Non so perché, ma ha una cotta spaventosa per quello stupido. Personalmente, io penso che lei meriti di meglio, ma se vuole proprio lui…"
"Hey! Touji è un bravo ragazzo!" obiettai, volendo difendere il mio amico.
"E' solo un pervertito come te!"
Una bella contraddizione questa…
"Non sapevo che ti piacessero i pervertiti…"
"Infatti non mi piacciono!"
"Allora non usciamo stasera come avevi deciso? Mi hai dato del pervertito qualche secondo fa…"
Per un attimo Asuka non seppe cosa dire.
"Va bene, non sei un pervertito. Ma lui sì"
Beh, non c'era motivo di iniziare una lite, perciò restai in silenzio. Inoltre, sapevo che in fondo Asuka non pensava davvero che Touji fosse un maniaco. Aveva solo bisogno di lamentarsi.
"Okay, lui le piace e io so che anche Touji ha una cotta per lei. E allora?"
"E allora? Noi li aiutiamo a mettersi insieme, naturalmente!"
"Noi? E perché noi?"
"Perché ho un piano. E ho bisogno del tuo aiuto"
"Io? Non so neanche risolvere i miei di problemi in amore!"
"Questo perché sei troppo stupido per capire che l'Allieva Modello non può competere con me!"
Cercai di ignorare quell'ultimo commento. Non era il momento per un nuovo litigio.
"Allora, che cos'hai in mente?" chiesi, cercando di cambiare argomento.
Asuka fece una pausa per guardarsi in giro. Qualunque cosa stesse cercando, non sembrò per nulla soddisfatta da ciò che vide. In pochi secondi finì il suo pranzo, poi mi prese e mi trascinò in una classe deserta.
"Meno orecchie che origliano qui" spiegò, vedendo il mio sguardo confuso.
Come mai tutta quella paranoia così all'improvviso?
"Un campeggio" disse poi tranquillamente.
"Uh?"
"Un campeggio. Andremo tutti in campeggio"
"Un campeggio?"
Come avrebbe potuto un campeggio mettere insieme Touji e Hikari?
"Sì. Tu vieni con Touji. Io vengo con Hikari. Poi, per uno scherzo del destino, ci incontriamo tutti a quel lago che mi hai mostrato al nostro primo appuntamento. Quando cala la notte, tu e io prendiamo la tenda che dovevi usare con Touji, così lui e Hikari non avranno altra scelta che dormire insieme nell'altra. Se Touji è come qualsiasi altro ragazzo, coglierà l'occasione per metterle le mani addosso. E' un piano perfetto"
Non ero sicuro che quel piano mi piacesse. Sembrava… ambiguo.
"E se lei non vuole che lui le metta le mani addosso?"
"Stai scherzando? Sta aspettando solo quello!"
"Ti ha detto così?"
Improvvisamente Asuka arrossì leggermente.
"Beh… no…"
"Allora non lo sai!"
"Certo che lo so! Ricordi quando ho passato alcuni giorni a casa sua? Avresti dovuto sentirla mentre dormiva, sussurrava il nome di quello stupido, e…"
Ormai era quasi diventata rosso cremisi.
"E cosa?"
"Non posso proprio dirtelo. Ti verrebbe il sangue al naso…"
Essendo un ragazzo, immaginai numerose scene. Tutte con la possibilità di essere colpito da Asuka e venire chiamato pervertito se le avessi espresse. Visto che le mie guance diventarono improvvisamente rosse, Asuka sembrò intuire cosa mi stava passando per la testa.
"Pervertito!"
"Ouch!" gemetti dopo essere stato colpito alla nuca.
Prima che me ne rendessi conto, la feci di nuovo infuriare.
"Come se sapessi che tu non hai fatto nulla quando l'hai vista!"
"Cosa?!"
Questa volta venni schiaffeggiato.
"Sei anche peggio di Touji!"
Prima che potessi anche solo formulare una risposta, lei corse fuori dalla stanza. Poi, la sua testa ricomparve.
"Dopo la scuola verrai con me al centro commerciale, dobbiamo comprare l'attrezzatura da campeggio. Cerca di controllare i tuoi ormoni nel frattempo"
Detto questo, uscì di nuovo.
"Quella ragazza è un tormento. Non può aspettare domani. Sono più al sicuro con Rei"

"Un campeggio?" chiese Touji stupito. "Mi stai chiedendo di venire in campeggio con te?"
"Beh… sì"
Oh, Dio… le cose non stavano andando bene. Lo sapevo, era una pessima idea. Perché poi una cosa così complicata? Perché Asuka non poteva pensare a qualcosa di più semplice, tipo andare al cinema e farli sedere vicini?
"Non so. E' più una cosa da Kensuke…"
Lo sapevo. Stava cercando un modo per rifiutare.
"Gliel'ho chiesto, ma ha detto che non poteva. Qualcosa riguardo ad un nuovo progetto militare top secret. Dai, sarà divertente. Non sei stanco di Tokyo-3? Io sì"
"Beh…"
Era il momento delle suppliche, pensai.
"E' già tutto pronto! Non voglio andarci da solo…"
"Misato ti lascia andare? Così?"
"Mi ha dato una specie di cercapersone da portare con me. La NERV saprà esattamente dove sarò e possono portarmi al quartier generale in circa dieci minuti. Inoltre, staremo via solo da sabato pomeriggio a domenica pomeriggio. Non credo proprio che un Angelo sceglierà proprio quel momento per attaccare…"
Beh, almeno questo era ciò che speravo.
"E le tue ragazze? Non sei di Asuka il sabato? Di certo non ti lascerà andare così facilmente…"
"Hey! Non sono mica di sua proprietà! E loro non sono le mie ragazze!"
"Sì, giusto…" disse Touji, sopprimendo a stento una risata.
Dannazione, odiavo davvero che mi si ricordasse dei miei problemi con loro…
"Asuka è d'accordo"
Se lui avesse saputo che era una sua idea… forse Touji aveva ragione. Avevo proprio bisogno di impormi un po' di più con Asuka…
"Oh, va bene… verrò con te!"
"Grande! Fidati… non te ne pentirai!"
Silenziosamente, sperai che sarebbe stato così…

Una volta fuori da Tokyo-3, Touji sembrò rilassarsi un po'. Quando arrivammo al lago, sembrava contento di avere accettato di venire con me.
"Lo sai, Shinji… non è stata poi una così brutta idea dopotutto," disse Touji, perso nella contemplazione del lago.
Lo ascoltai solo in parte. Quasi senza accorgermene, camminai verso il lago e mi fermai alcuni metri prima. Mi chinai, e toccai il prato verde. Quella particolare zolla d'erba non aveva niente di speciale, ma le memorie che rievocò suscitarono in me una lunga serie di emozioni. Questo era il posto in cui avevo dato il mio primo bacio ad Asuka…
"Allora, è questo il posto?"
Spaventato, alzai la testa per vedere Touji al mio fianco, un largo sorriso sul suo volto.
"Cosa vuoi dire?"
"Dai, Shinji. La conosco la storia. Questo è il posto dove hai baciato Asuka per la prima volta, non è vero?"
"Cosa?! Come lo sai?"
"Hikari"
"Capisco…immagino che le ragazze parlino di queste cose…"
"Allora, è questo il posto?"
Annuii. Il sorriso di Touji si allargò anche di più. Stavo per dirgli di smetterla di guardarmi in quel modo quando qualcuno chiamò i nostri nomi.
"Suzuhara-kun? Ikari-kun?"
Anche se mi aspettavo quel corso di eventi, ero comunque sorpreso. Non quanto Touji, però.
"Ca…capoclasse?"
Entrambe le ragazze erano comparse dietro di noi, trasportando bagagli simili a quelli che Touji ed io ci eravamo presi dietro. Mentre Asuka non sembrava far caso al peso sulle sue spalle, Hikari era quasi esausta. Rimasi solo un po' sorpreso nel vedere Touji correre verso di lei e togliere quel carico dalle sue spalle. Hikari lo ringraziò ed entrambi arrossirono.
Quando distolsi lo sguardo da quella scena, mi accorsi che Asuka mi stava fissando. Capii il perché solo quando mi resi conto che ero ancora inginocchiato sulla zona di erba che avevo precedentemente toccato. Silenziosamente Asuka venne verso di me. Io mi alzai. Ci fissammo per alcuni secondi, poi Asuka mi sorprese con un bacio intenso. Sapevo che Touji e Hikari stavano guardando perciò all'inizio rimasi immobile. Era la prima volta che ci baciavamo in pubblico. Ma dopo un breve momento, mi dimenticai dei nostri amici.
"Questa volta l'abbiamo fatto bene" sussurrò Asuka, dopo aver interrotto il bacio.
Quando riportai la mia attenzione sui nostri amici, notai che Hikari aveva un'espressione sbalordita sul volto mentre Touji aveva di nuovo quel suo dannato sorriso.
"Cosa state facendo voi ragazzi qui?!" urlò improvvisamente Asuka, spaventandomi. Sapevo che faceva parte del suo piano cercare di convincere sia Hikari che Touji che l'incontro era stato casuale, però non mi aspettavo che lei ci urlasse dietro subito dopo avermi baciato.
"Campeggio, ovviamente!" replicò Touji indicando le nostre cose, qualche metro più in là.
"Che coincidenza!" esclamò Hikari. "Siamo venute qui per lo stesso motivo…"
Era semplicemente perfetto. Arrivare da sola all'ipotesi della coincidenza era la cosa migliore che sarebbe potuta succedere. Comunque, anche se non parlò, capii che Touji era scettico al riguardo.
"Allora, cosa facciamo adesso?" chiesi.
Asuka si aspettava che Hikari approfittasse della situazione. Lo fece.
"Beh, avevamo progettato una gita solo per ragazze, ma adesso che siamo insieme, perché non restiamo tutti qui? Sarà divertente! Più siamo, meglio è!"
Notai che Asuka faceva fatica a nascondere un sorriso. Accorgendosi di ciò cominciò a recitare la sua solita parte, che consisteva nell'urlare e fare un sacco di rumore per niente.
"Cosa ?! Vuoi che ci accampiamo qui? Con questi pervertiti?!"
"Non siamo pervertiti!" replicai.
Da quel momento in poi, la discussione si trasformò in una delle nostre solite liti.
"Lo sei! Sono sicura che hai sentito che stavo venendo qui e sei venuto anche tu per approfittare della situazione! Nessuna Misato in giro… ammettilo, tu e quest'altro stupido avete progettato tutto questo per potere fare ogni sorta di maialate con noi, povere ragazze indifese!"
"Cosa?!" urlò Touji.
"Oh, Dio… " disse Hikari stupita.
La lite andò avanti ancora per un po', finché non ne avemmo abbastanza e decidemmo tutti di restare, esattamente come Asuka aveva progettato, naturalmente. Visto che in ogni caso l'ora di cena si stava velocemente avvicinando, nessuno ebbe il tempo di trovare un altro posto dove potere accamparsi. Ben presto, a Touji e me venne assegnato l'incarico di montare le tende, mentre Asuka e Hikari sparirono nei boschi per indossare i loro costumi da bagno.
"Perché abbiamo finito per sobbarcarci tutto il lavoro?" si lamentò Touji, mentre cercava di immaginare come montare la tenda di Asuka.
"Perché siamo ragazzi forse? Inoltre, sono sicuro che sei felice di dare una mano a Hikari…"
"Sì, ma questa è pur sempre la tenda del Demone…"
"Hey! Asuka-chan non è così male!"
"Oh, allora adesso è Asuka-chan? Quel bacio deve avere significato qualcosa…"
Dannazione! Mi ero lasciato sfuggire quel "chan"… Oh beh, dopo quello che aveva visto prima…
"Nah…quello era niente. Dovresti vederci quando dormiamo insieme…"
"Cosa?!"
Touji era così sorpreso che lasciò andare la tenda. Crollò tutto. Io sorrisi. Mi ero vendicato.
"Oh, accidenti! Adesso devo ricominciare daccapo!"
Non riuscii a fare a meno di scoppiare a ridere. Touji ben presto mi imitò. Per il momento, tutto sembrava indicare che sarebbe stata una bella giornata.

Il giorno era trascorso in modo particolarmente piacevole. Visto che le ragazze avevano deciso di prendere un po' di sole mentre noi ci occupavamo delle tende, sembrava che l'incarico di raccogliere legna per il fuoco e preparare la cena sarebbe ricaduto su noi uomini. Poiché le capacità culinarie di Touji erano limitate alla preparazione di piatti istantanei cotti al microonde, mi occupai io di allestire un piccolo fuoco da campo. Quando le ragazze si stancarono di stare sdraiate in giro, la nostra cena si stava cuocendo e il sole ci stava lentamente lasciando.
Mangiammo, poi parlammo per un po' finché Asuka non andò nella nostra tenda e tornò portando una bottiglia di sake e un pacco da sei di birra Yebisu per ogni mano.
"Adesso inizia la vera festa!"
Ero, per non dire di più, più che sorpreso.
"Dove diavolo le hai prese?"
"Dove secondo te? Nello stesso posto in cui Misato compra la sua scorta settimanale di alcool. Il proprietario non ha sospettato proprio nulla quando le ho messe sul suo conto."
"Che cosa hai fatto?!"
"Rilassati Shin-chan… probabilmente non tiene il conto di quanta birra compra…"
Scossi la testa incredulo. Certe volte Asuka esagerava…
"Non dovremmo bere… siamo troppo giovani…"
"Oh… il piccolo Shinji ha paura?"
"Non ho paura!"
"Dimostralo."
Mi allungò una birra con un sorrisetto sul volto.
"Non funzionerà Asuka. Non ho intenzione di berla."
"Proprio come pensavo. Sei un codardo. Dì Touji, tu sei più uomo del qui presente Shin-chan?"
"Non ho nulla da dimostrarti."
Mi aspettavo che Asuka lasciasse perdere, invece un largo sorriso comparve sul suo volto quando guardò Hikari.
"Allora credo che ci sia rimasta solo tu, Hikari. Vogliamo mostrare a questi ragazzi che abbiamo più fegato di loro?"
"Non lo so, Asuka…"
"Non vorrai che i ragazzi qui pensino che tu sia una codarda, vero Hikari-chan?"
Sapevo che dicendo 'ragazzi', Asuka aveva voluto dire 'Touji'. E dal modo con cui Hikari guardò il mio amico, capii che Asuka aveva colto nel segno.
"No…certo che no…"
Riluttante, Hikari prese la lattina di Yebisu che Asuka le porgeva, prima di prenderne una per lei stessa. Entrambe le ragazze aprirono le loro lattine. Hikari ne bevve un piccolo sorso.
"Non è così male…"
"Suvvia Hikari, non è quello il modo di bere!"
Rimasi sbalordito nel vedere Asuka alzare la lattina e fare un'ottima imitazione di Misato. Ero impressionato. Si scolò tutta la birra in un colpo solo. Non riuscii a fare a meno di chiedermi seriamente se questa fosse la prima volta che Asuka beveva birra.
"Sì! Misato ha ragione, questo è il modo di bere!"
"Vuoi che io faccia così?!" urlò Hikari, ancora sconcertata.
Asuka annuii.
Per un po', Hikari fissò la sua lattina… poi cercò di copiare ciò che Asuka aveva fatto qualche minuto prima. Non ci riuscì, però ne bevve la maggior parte prima di soffocare e sputarne una parte addosso a sé. Poi scoppiò in un attacco di riso, seguita da Asuka. Io e Touji ci fissammo. Entrambi annuimmo e prendemmo una birra…

Non mi vergogno ad ammetterlo. Non sono capace di reggere l'alcool. Era così una volta ed è ancora così anche oggi.
Dopo la prima lattina di Yebisu, sentii i suoi effetti. Mi sentivo la testa leggera e mi accorsi che stavo ridendo più del solito. Dopo la seconda facevo fatica a camminare, e devo dire che è una cosa seccante, soprattutto quando devi percorrere una qualunque significativa distanza per avere un po' di privacy mentre stai scontando uno degli effetti collaterali della birra. Dopo la terza e un paio di bevute dalla bottiglia di sake di Asuka, mi accorsi che qualunque tentativo di muovere una qualsiasi parte del mio corpo in maniera coordinata era praticamente inutile. Anche se la mia mente era più o meno lucida, non avevo più il controllo del mio corpo. E mentre il tempo passava, stavo lentamente ma inevitabilmente scivolando nel sonno.
Almeno non fui il primo a ubriacarmi. Hikari era completamente partita prima che io finissi la mia seconda lattina. Devo dire che era… uno spettacolo interessante. Non so se lei fingesse di essere ubriaca o se lo fosse davvero, ma ben presto si appiccicò a Touji. All'inizio questo spaventò a morte il ragazzo, ma in breve tempo sembrò rilassarsi e godersi la situazione. Forse la birra era di aiuto.
Asuka seguì subito l'esempio di Hikari e ben presto mi fu addosso. Come per Hikari, gli effetti dell'alcool rapidamente influirono sul suo atteggiamento, perché continuava a passare da estrema allegria a momenti di timido silenzio.
Touji non sembrava molto affetto dall'alcool, se non tenevamo in conto il fatto che si abituò molto presto alle attenzioni che Hikari gli rivolgeva.
Di sicuro ci divertimmo moltissimo, una cosa che non ho provato molto spesso. Cantammo canzoni, raccontammo barzellette per cui normalmente non avremmo riso se fossimo stati sobri, e arrivammo perfino a fare una nuotata nel lago a mezzanotte. Per fortuna, nessuno di noi fu così stupido da nuotare troppo al largo, così non ci furono incidenti.
Credo che la festa terminò quando Asuka si accorse che mi stavo seriamente addormentando.
"Se volete scusarmi, vado a mettere a letto il mio caro Shin-chan prima che si addormenti e riesca a cadere nel fuoco o faccia qualcos'altro di così stupido"
Touji, naturalmente, si fece una bella risata.
Sentii qualcuno afferrarmi e trascinarmi da qualche parte. Dev'essere stata dura per Asuka, perché avevo seri problemi a camminare. Non che cercai davvero di aiutarla…
Alla fine, sentii il suono di una cerniera che veniva aperta e venni gettato dentro la tenda.
"Ah, sì…" disse Asuka a Touji prima di seguirmi, "Poco fa ho spostato le mie cose qui e ho messo la tua roba nella mia tenda. Sicuramente capirai che voglio passare la notte con il mio caro Shin-chan…"
"Cosa?!" urlò quello che sembrava uno sconvolto Touji.
Litigarono per un po', ma io non li ascoltai. Pigramente, mi tolsi le scarpe usando solo i piedi e strisciai verso il mio sacco a pelo. Beh, pensavo fosse il mio visto che era l'unico nella tenda e si trovava dove l'avevo lasciato. Lo aprii, poi ci strisciai dentro, pronto per una gradita notte di sonno. Naturalmente venni svegliato da Asuka qualche minuto dopo. Pensai che questo volesse dire che aveva vinto la discussione.
"Forza, non addormentarti ancora, stupido! Geez, quando si parla di pessima tolleranza all'alcool. Sei davvero patetico…"
Quelle parole mi suonarono strane. Quella non era la ragazza ubriaca che poco prima mi stava appiccicata. Questo pensiero fu sufficiente per farmi stare sveglio un altro po'. Quando aprii gli occhi, mi accorsi che Asuka sembrava proprio in sé.
"Bene, così va meglio. Se proprio dobbiamo stare insieme, potresti almeno farmi compagnia."
"Lo dici come se fosse una disgrazia. Lo sai, sei tu quella che si infila sempre nel mio letto!"
"Certo… il tuo letto è più comodo del mio."
Per qualche secondo, mi chiesi se stesse parlando sul serio oppure no.
"Parlando di letti, dov'è il tuo sacco a pelo?" chiesi, cercando di cambiare argomento.
"L'ho lasciato a casa, dovevo fare spazio per la birra e il sake."
"Che hai intenzione di fare?"
"Secondo te? Usare il tuo, ovviamente!"
"Cosa? È mio!"
Per affermare i miei diritti, lo afferrai con tutta la forza che riuscii a raccogliere. Asuka scrollò le spalle.
"E allora? C'è abbastanza spazio per tutti e due…"
Probabilmente era inutile cercare di discutere, perciò tenni la bocca chiusa. Saremmo stati un po' stretti, ma pensavo che saremmo riusciti a stringerci in un sacco solo. Mi domandai… quando eravamo andati a fare shopping, lei aveva insistito perché io prendessi un sacco a pelo più grande, dicendo che sarei stato più comodo. Che avesse già progettato di lasciare a casa il suo allora? Ma se era così, allora perché ne aveva comprato uno? Solo perché io non mi insospettissi? Sembrava un po' troppo, perfino per qualcuno come Asuka.
Oh, beh… in ogni caso non era certo la prima volta che dividevamo un letto insieme…
"Shinji? Tu pensi che io sia attraente?"
Venni colto di sorpresa da questa domanda, ma risposi anche prima di pensarci. Non che ebbi davvero la possibilità di rifletterci molto.
"Certo che penso che tu sia attraente, Asuka-chan! Chi non ti troverebbe attraente?"
Mi aspettavo che lei sarebbe stata tutta un sorriso dopo una risposta del genere, invece la sua espressione era molto seria. Non ricordavo di averla mai vista così seria prima. Sembrava… che stessi guardando la Rei che conoscevo due mesi fa.
"Pensi che io sia più attraente di Rei?"
Trasalii a quella domanda. Non sapevo proprio cosa rispondere. Se dicevo di no, avrei potuto ferirla. Se dicevo di sì, Asuka era capace di andarlo a dire a Rei. Perché doveva farmi questa domanda…?
"Siete entrambe le ragazze più attraenti che conosco!"
Sapevo che non l'avrebbe soddisfatta, ma almeno avrei guadagnato un po' di tempo. Non che questo poi mi aiutò…
"Oh… allora sono attraente tanto quanto lei, è così?"
Annuii nervosamente. Una parte di me però era davvero preoccupata per lei. Il modo con cui mi aveva fatto quella domanda, in un tono di voce piatto simile a quello di Rei…
"Capisco…"
Spaventato, aspettavo la sua collera. Non avrei mai potuto immaginare ciò che lei fece dopo.
Si alzò, e prima che io mi rendessi conto di ciò che stava facendo, lasciò cadere ai suoi piedi la parte superiore del suo bikini. Ero shockato oltre ogni limite. Per non dire anche un po' spaventato.
Comunque, non riuscii a fare a meno di restare a guardare il suo seno ora esposto. Era, dopo tutto, un bello spettacolo… però ero leggermente turbato dall'espressione indifferente sul suo volto. Era come se ciò che aveva appena fatto non significasse nulla per lei.
"Allora, Rei è ancora attraente quanto me?"
Cercai di dare un qualche tipo di risposta, ma nulla riuscì a uscire dalla mia bocca.
"Vedo che hai bisogno di qualcos'altro per essere convinto…"
Non riesco a credere di non essere svenuto, né di avere sofferto di un attacco di sangue al naso quando mi resi conto che quel 'qualcos'altro' consisteva nel togliersi anche la parte inferiore del suo bikini. Una parte di me mi ordinava di chiudere gli occhi e scappare, ma un'altra era troppo affascinata per fare qualunque altra cosa che non fosse stare a guardare. Ed è proprio ciò che feci.
"Allora, sono più attraente di lei?"
Annuii come un idiota. Se questo era ciò che voleva sentire, questo avrei detto. Sinceramente, non riflettei molto sulla domanda. E in quel momento non mi importava granché.
Reagii appena quando Asuka lentamente si mosse per mettersi sopra di me, le sue ginocchia ad ogni lato del mio corpo. Probabilmente troppo per il mio cervello… si chinò in avanti, così che il suo seno era a pochi millimetri dai miei occhi.
"Le vuoi queste?"
"Asuka, dovresti smetterla…"
Non mi ascoltò. Al contrario, prese ciascuno dei miei polsi e semplicemente mise le mie mani sulle sue tette. Rimasi senza fiato al contatto. Erano soffici, eppure sode, calde, e deliziose. Mi accorsi che sembravano simili al seno di Rei che avevo accidentalmente toccato mesi fa. Anche se, al contrario di allora, riuscii ad avere il tempo di godermi la sensazione.
Provai nuovamente un accenno di apprensione perché il volto di Asuka sembrava una maschera di indifferenza. C'era qualcosa che non andava…
"Asuka… noi… non dovremmo farlo…"
Dissi queste parole, ma una parte di me non le voleva dire. Ero terribilmente nervoso, ma sapevo che non era questa la ragione per cui cercavo di resistere a quella dea dai capelli rossi. L'unica cosa che mi tratteneva dall'arrendermi a lei era la paura. Paura di ferire Rei. E anche paura di ferire la stessa Asuka…
Mi sfuggì un sospiro di sollievo quando Asuka mi tolse le mani dal suo petto, ma trasalii quando lei iniziò a sciogliere la fibbia della mia cintura. La ragazza non aveva ascoltato una parola di ciò che avevo detto. Non potevo proprio biasimarla, perché non ci stavo mettendo molta convinzione. Per non accennare al fatto che una parte del mio corpo mostrava chiaramente che non credevo molto nelle mie parole. E non aiutò il fatto che mi lasciai sfuggire un piccolo gemito quando la sua mano "accidentalmente" lo toccò. Finalmente, sul suo volto apparve un po' di espressione. Un piccolo, ma chiaro ghigno.
"Stanotte, sei mio."
"Asuka, per favore…"
Non riuscii a dire di più perché lei mi abbassò i pantaloni.
"Sarò io la tua prima volta. Questa volta, batterò Rei…"
Queste parole ebbero su di me un impatto tanto grande quanto l'esplosione di una mina N2. I miei pensieri diventarono chiari come cristallo quando compresi la semplice realtà. Con queste parole, tutti i pezzi del puzzle andarono a posto. Il campeggio. Farci ubriacare. Noi che dividevamo la stessa tenda. Perfino l'espressione di Asuka. Il suo scopo non era mai stato quello di aiutare Touji e Hikari ad ammettere i loro sentimenti. Fin dall'inizio, l'unica intenzione di Asuka era stata di ottenere ciò che Rei non era riuscita a fare: fare sesso con me. Non era neanche una cosa che lei volesse fare, il suo atteggiamento indifferente ne era la prova. Senza neanche pensarci, la mia mano colpì. Asuka cadde, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Alzò le dita tremanti alla guancia che avevo appena schiaffeggiato.
"Per tutto questo tempo, mi hai usato… Ti è mai importato qualcosa di me? O era solo una competizione con Rei, con me come trofeo?"
"Shinji… io…"
"Silenzio"
Avevo parlato appena più forte di un sussurro. Ma ebbe più effetto così che se avessi urlato, perché le parole trasmettevano tutto il dolore che provavo. Mi rimisi i pantaloni, presi la mia roba, ad eccezione del sacco a pelo, e lasciai la tenda. Stranamente, non sentivo più gli effetti dell'alcool.
"Shinji!"
Urlò il mio nome alcune volte. Ignorai i suoi richiami, mentre camminavo verso il fuoco.
Alla fine le mie gambe cedettero e crollai. Non cercai di rialzarmi. Non ne avevo la forza, o la volontà. Se la morte fosse stata sulla mia strada, non mi sarei mosso.
"Perché?" urlai, colpendo l'erba con un pugno.
Perché? Come aveva potuto farmi questo? Ma mi aveva mai amato veramente?
"Non dovresti preoccuparti per lei. Se non riesce neanche a dirti che ti ama, allora non può essere più di un'amica."
Forse Rei aveva ragione. Asuka non aveva mai detto di amarmi. Solo che le piacevo. Quella frase poteva significare qualunque cosa…
Naturalmente io ero colpevole dello stesso crimine. Non avevo mai trovato il coraggio di dire a nessuna delle due che l'amavo. Anche se sapevo che era così. Non l'avevo mai detto, temendo che quelle parole potessero ferire una di loro se sceglievo l'altra.
Questo poteva essere solo un malinteso…
"Questa volta, batterò Rei…"
No, non c'era altro modo di interpretare quelle parole. Asuka stava solo… giocando con me. Come aveva sempre fatto.
Avevo voglia di piangere, ma decisi di non farlo. Avevo sofferto abbastanza per colpa di mio padre. Non avrei pianto per un altro burattinaio.
"Dannata te, Asuka!!! Dannata te! Dannata te! Dannata te…"

"Amico, sembri distrutto…"
Alzai la testa, abbastanza per vedere che Touji mi aveva raggiunto vicino al fuoco.
"Dovresti essere tra le braccia di Hikari a quest'ora, non qui a cercare di tirarmi su di morale…" gli dissi, cercando di allontanarlo. Non mi sentivo dell'umore giusto per sopportare la compassione di qualcun altro.
"Sì… ma sembra che Hikari non riesca a reggere l'alcool. Si è addormentata nell'istante in cui si è sdraiata nel suo sacco a pelo."
"Che peccato."
"Non è andata poi così male. Adesso so che cosa prova. Grazie Shinji."
Gli rivolsi uno sguardo confuso.
"Hey! Non sono un idiota!" disse Touji. "Lo so che non è stata una coincidenza se ci siamo incontrati tutti qui."
"È stata tutta colpa di Asuka. Voleva solo allontanarmi da Rei e Misato così da potermi usare come l'idiota che sono."
"Forse… ma tu…tu l'hai fatto per noi, giusto? Quindi, di nuovo, grazie Shinji."
Restai in silenzio per pensare a ciò che Touji aveva appena detto. Poi sorrisi.
"Hey, se questo casino può far felice il mio migliore amico, allora immagino che ne valga la pena."
Touji mi rispose sorridendomi a sua volta. Poi mi rivolse uno sguardo serio, uno di quelli che comparivano sul suo volto solo quando era preoccupato.
"Allora, cos'è successo?"
Gli dissi tutto. Anche i dettagli più intimi. Dopo tutto, alla fine, non è che abbiano significato molto.
"Se non fosse per il fatto che mi sarei arrabbiato anch'io se fossi stato in te, ti darei dello stupido. Un sacco di ragazzi ucciderebbero pur di avere una possibilità con quella ragazza."
"Può andare con qualunque ragazzo voglia, non m'importa…"
Inaspettatamente, Touji mi colpì forte sulla testa.
"Hey!"
"Stupido! Non è vero e tu lo sai! Altrimenti non ti sentiresti così miserabile adesso."
Per quanto odiassi ammetterlo, aveva ragione.
"Penso che tu abbia ragione. Forse è per questo che fa così male. Lo sai, ti invidio Touji. Hikari è una ragazza gentile. È carina, sincera e ti vuole davvero bene. Non avrai una vita amorosa così complicata come la mia."
"Forse dovresti dare ad Asuka la possibilità di spiegarsi…"
"Così che lei possa cercare di usarmi di nuovo? No."
Per un po' rimanemmo entrambi in silenzio, senza sapere cosa dire.
"Però hai ancora Rei. Non c'è dubbio che lei ti ami."
"Rei."
Sentendo il suo nome, il mio cuore sembrò davvero sentirsi più leggero.
"Forse dovresti essere felice per questo. Risolve il tuo problema. Adesso che con Asuka è tutto finito, puoi andare avanti con Rei. Hai detto che le ami entrambe allo stesso modo. L'una o l'altra… che differenza c'è?"
Queste parole mi turbarono. Era… era davvero tutto finito? Così? Però Touji aveva ragione. Questo risolveva i miei problemi. Giusto? Improvvisamente, non ne ero più così sicuro. Avevo sempre pensato di amarle entrambe allo stesso modo. Ma le cose stavano davvero così? E se… e se amavo Asuka più di Rei?
"Dì, non avrai intenzione di dormire fuori, vero? Puoi dormire nella nostra tenda se vuoi."
"No, non voglio disturbare."
"Davvero, Shinji…"
"Starò qui, Touji."
Vedendo che non avrei cambiato idea, Touji se ne andò. Poco dopo tornò indietro dalla sua tenda, portando un sacco a pelo.
"Ecco. Almeno non ti prenderai un raffreddore."
"E tu? Cosa farai?" chiesi, preoccupato.
"Me la caverò, non temere. Almeno io non devo preoccuparmi della pioggia o del vento."
"Grazie, Touji."
Lui mi rivolse un sorriso meraviglioso.
"Hey! A cosa servono gli amici?"
Poi un'espressione seria comparve nuovamente sul suo volto.
"Shinji… viviamo in un mondo pazzo. Tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Qualunque decisione tu prenda, non aspettare troppo. Perché se lo fai potrebbe succedere qualcosa e tu potresti pentirtene. Pensaci. Io l'ho fatto a lungo in queste ultime ore…"
Quando Touji se ne andò, ebbi davvero molto a cui pensare.
Avrei voluto essermi portato con me il mio SDAT. Mi aiutava sempre a scacciare qualunque pensiero dalla testa.
Dannazione…

Mi svegliai, pentendomene. Non sapevo se fossero le conseguenze dell'alcool o il fatto che avessi dormito sotto le stelle, ma mi sentivo uno straccio. Beh, più della notte precedente. Avevo le vertigini, sembrava che tutti i miei muscoli mi facessero male. Mi sentivo la bocca secca e arida, come se avessi mangiato della sabbia. Mentre la scorsa notte l'alcool aveva colpito il mio corpo ma aveva lasciato libera la mia mente, oggi gli effetti erano esattamente contrari. Avevo un perfetto controllo sul mio corpo. Troppo perfetto. Sembrava che fossi ipersensibile a tutto. Ogni movimento inviava un turbine di segnali al mio cervello. Niente mi sfuggiva, nessuna sensazione era troppo piccola per non aggravare la mia testa con il suo ronzio.
Questa bufera di percezioni contribuì alla mia generale sensazione di malessere. Ero stato tradito. Un'altra volta. Tradito da qualcuno che pensavo di amare. No. Non che pensavo di amare. Che amavo. Era questo che rendeva tutto così doloroso. Non mi era rimasto nulla. L'euforia che avevo provato il giorno prima era diventata cenere, che mi soffocava con i suoi resti. Avrei dovuto ricordare quello che avevo imparato prima di arrivare a Tokyo-3: non aprire mai il tuo cuore. Non potevano farti del male se tu non li lasciavi entrare. Avevo lasciato entrare Asuka; pensavo di potermi fidare di lei. Invece lei mi aveva strappato via qualcosa. Potevo quasi sentire il suo riso beffardo. Peggio, potevo quasi vedere il ghigno che doveva essere sul suo volto. Avevo visto quello stesso ghigno nei miei incubi. Era lo stesso di mio padre. Era questo che mi faceva più male.
Penosamente mi alzai e fissai il cielo. Era appena l'alba. Sveglio, anche se il mio cervello non era totalmente consapevole di ciò che stavo facendo, mi trascinai verso il lago e, usando le mie mani come una coppa, bevvi qualche sorso d'acqua, poi mi spruzzai la faccia. Per il momento, cercai di seppellire in profondità il mio dolore, come facevo sempre. Fu più difficile del solito.
Mentre cercavo di focalizzare quello che stava succedendo al di fuori di me, notai un particolare importante di cui non mi ero accorto qualche attimo prima. Per terra c'erano un asciugamano e qualche vestito. Questo voleva dire… che qualcuno stava facendo il bagno nel lago! E siccome dubitavo che Touji portasse mutandine, quel qualcuno era molto probabilmente una ragazza.
Okay, non era un problema… dovevo solo girarmi, tornare nel sacco a pelo di Touji e fare finta di dormire.
Ma una parte del mio cervello non voleva tralasciare un pensiero… poteva essere Asuka.
Patetico. Con tutto quello che aveva fatto, eccomi qua, sbavando al pensiero di vederla…
In parte disgustato da me stesso, alzai la testa. Come sospettavo, qualcuno era nel lago. Una ragazza dai capelli castani. Hikari, pensai, visto che era l'unica ragazza dai capelli castani in giro.
Non sapevo se sentirmi sollevato o deluso.
Poiché non mi stava guardando, non si era ancora accorta che stavo fissando la sua schiena nuda. Naturalmente, con la fortuna che avevo avuto in quelle ultime settimane, lei doveva girarsi prima che io potessi decidere di fare la stessa cosa e andarmene. Così, quando lo fece, non solo mi confermò che la ragazza era proprio Hikari, ma mi offrì anche una perfetta visuale del suo seno. Anche se era una bella vista, non riuscii a fare a meno di venire sopraffatto dalla paura. Ero morto. Se Hikari non mi uccideva, l'avrebbe fatto Touji. Ed ero sicuro che il muto sorriso che avevo sulla mia faccia non mi avrebbe proprio aiutato…
Che stupido!
"Mi dispiace!" riuscii a mormorare mentre velocemente mi giravo e tornavo verso il fuoco ormai spento dove aspettai la mia sentenza di morte.
Ci volle solo un minuto prima che sentissi la presenza di qualcuno alle mie spalle.
"Ikari-kun."
"Capoclasse Horaki… io… io…"
Quando mi voltai, dimenticai qualunque scusa stessi cercando di dire. Hikari era proprio di fronte a me, con indosso solo le mutandine e la giacca sportiva di Touji. Quest'ultimo fatto attirò tutta la mia attenzione. Che avessero…? Quando notai l'espressione più che felice sul suo volto, conclusi che quei due effettivamente dovevano… avere passato dei bei momenti. Asuka aveva avuto ragione dopo tutto. Almeno tutto questo viaggio non era stata una perdita di tempo.
Asuka…
Ma non poteva lasciarmi in pace? Perché non riuscivo a scacciarla dalla mia mente?
Poiché ero di nuovo assorto nei miei pensieri, all'inizio non reagii quando Hikari si chinò su di me e appoggiò le sue labbra sulle mie. Ma quando mi resi conto di quello che era appena successo… era stato solo un leggerissimo bacio, ma comunque mi sbalordì.
"Grazie, Playboy-kun…"
Rimasi a fissarla quando lei si diresse verso la sua tenda, canticchiando un motivetto allegro, e continuai a fissare per un intero minuto dopo che lei fu entrata, il mio cervello incapace di funzionare correttamente. Cercai di analizzare gli ultimi avvenimenti. Touji e Hikari avevano apparentemente dormito insieme. Poi avevo visto Hikari nuda, ma ero ancora vivo. Non solo, ma mi aveva baciato invece di rompermi ogni osso del mio corpo. Sicuramente quella ragazza non era la solita timida, e a volte autoritaria, Hikari che conoscevo. Forse era ancora ubriaca. Sì, doveva essere così. Soddisfatto da questa conclusione, decisi di dimenticare completamente gli ultimi minuti e di andare a raccogliere un po' di legna per accendere un nuovo fuoco. Ben presto sarebbe arrivata l'ora della colazione.
Almeno quello che era appena successo aveva avuto degli effetti secondari positivi. Per alcuni momenti, avevo smesso di pensare ad Asuka. E adesso che ripensavo a ciò che avevo visto alcuni minuti fa, non riuscii a fare a meno di sorridere. Un piccolo sorriso, ma era pur sempre uno.
"Ti invidio Touji. È una ragazza carina, gentile, e normale…"

La colazione era quasi pronta quando Touji e Hikari si unirono a me. Notai che si tenevano per mano. Per la prima volta, nessuno dei due stava cercando di nascondere i loro reciproci sentimenti. Infatti, dai larghi sorrisi che comparvero sui loro volti, sembrava che quei due fossero in una sorta di paradiso privato.
Un altro fatto che mi sorprese fu che Hikari non aveva la sua solita acconciatura. Al contrario, i capelli castani le ricadevano liberi sulle spalle. Era un pensiero che di solito cercavo di evitare, ma questa volta non ci riuscii. Hikari era una ragazza davvero molto carina.
Non riuscii a fare a meno di tremare quando Hikari finalmente si accorse di me. Comunque non disse nulla riguardo all'incidente di poco fa. Al contrario, fu più che gentile con me. Forse era così felice che non se la sentiva di essere arrabbiata con me. Mi tranquillizzai quando mi resi conto che avremmo semplicemente condiviso una piacevole colazione. E devo ammettere che, anche se mi sentivo un po' depresso, mi divertii molto a guardare Hikari che imboccava un imbarazzatissimo Touji. Ben presto stavamo tutti ridendo. Ma le risate finirono non appena Asuka uscì dalla sua tenda.
Hikari si scusò, mormorando qualcosa riguardo a dei piatti che dovevano essere lavati. Touji si offrì di andare a cercare della legna per il fuoco, anche se ce n'era ancora molta. Adesso ero completamente solo con Asuka. Gli amici che avevo mi avevano abbandonato come topi che fuggivano da una nave sul punto di affondare.
Asuka rimase di fronte a me. Aveva un volto serio, senza emozioni. Sapevo che probabilmente anch'io avevo la stessa espressione.
"Shinji, io…"
"Basta." ordinai. "Non una parola. Non voglio sentire nulla. Niente scuse, niente spiegazioni, niente insulti, nulla."
Riuscii chiaramente a vedere la sorpresa sul suo volto. E, in una certa misura, il dolore.
"Adesso come adesso, non sono sicuro di potere credere a qualunque cosa tu dica."
Non le lasciai la possibilità di rispondere. Me ne andai. Lei non disse nulla per trattenermi. Bene.
Se voleva la colazione, se la sarebbe dovuta preparare da sola. Io non l'avrei fatto.

Un'ora più tardi, Hikari suggerì di tornare a Tokyo-3. Tutti silenziosamente annuimmo. Il divertimento ormai era finito. Prendemmo su la nostra roba e ce ne andammo. Asuka, Hikari e Touji andarono direttamente a casa. Comunque, alcune voci dissero che più tardi quel giorno Touji e la capoclasse erano stati visti insieme al parco, in una posizione molto intima. Loro non negarono i pettegolezzi, ma piuttosto li confermarono con un bacio proprio nel bel mezzo di una classe piena di studenti sbalorditi.
Io andai in giro per un po' prima di tornare all'appartamento. Con tutto il mio equipaggiamento da campeggio, attirai numerose occhiate curiose, ma le notai appena. Avevo molte cose importanti a cui pensare. Lasciai che i miei pensieri vagassero.
Mia madre. Mi aveva lasciato. A volte tutto ciò che riuscivo a ricordare di lei era quanto avessi sofferto quando avevo capito che lei non sarebbe più tornata.
Mio padre. Anche lui mi aveva lasciato, ma avevo sempre segretamente sperato che potevamo avere un'altra possibilità. Beh, avevo perso quella speranza da poco, e se non avessi avuto le ragazze a cui pensare, non so che cosa avrei fatto.
E adesso anche Asuka mi aveva lasciato. Non fisicamente, ma spiritualmente. Mi aveva lasciato con la sensazione di essere stato usato, usato come un giocattolo, controllato. Come sempre. Ero così patetico…
Persone che amavo erano morte.
Persone che amavo mi avevano lasciato.
Persone che amavo mi avevano usato.
Tutti quelli che amavo avevano intenzione di abbandonarmi?
No. Rei non l'avrebbe fatto. Rei non sarebbe morta come mia madre. Avevo la possibilità di proteggerla. Non le sarebbe successo nulla, non l'avrei permesso. Non mi avrebbe lasciato come mio padre. Entrambi non avevamo nessun altro posto dove andare. Sarebbe rimasta con me. E non mi avrebbe usato come… come…
Dannata lei!
Rei era tutto ciò che mi era rimasto, tutto ciò su cui potevo contare. Anche se non ci fosse stato nessun altro, avrei sempre potuto fidarmi completamente di lei.
"Rei ti ha detto il suo segreto?"
Scacciai rabbiosamente dalla mia testa le parole di mio padre. Potevo fidarmi di Rei. Potevo! Non mi avrebbe mai nascosto nulla. Era la mia ultima speranza, e non mi avrebbe lasciato andare.
Non l'avrebbe fatto.
Non l'avrebbe fatto…
Se lo avesse fatto…
Quando finalmente tornai all'appartamento, fui sollevato di sentirmi dire da Misato che Asuka era nella sua camera. Andai nella mia, riempii il mio zaino della maggior parte del suo contenuto, poi impacchettai la maggior parte dei miei vestiti. Presi la mia cartella, il mio SDAT e uscii dalla mia camera.
"Shin… Shinji? Dove… dove stai andando con tutta quella roba?" chiese Misato, visibilmente sorpresa e preoccupata.
"Da Rei, Misato-san. Non sono sicuro di riuscire più a sopportare di vivere qui al momento."
Anche se sembrava ancora preoccupata, si vedeva che Misato fu sollevata. Probabilmente aveva pensato che stessi progettando di scappare un'altra volta.
Diedi un'ultima occhiata in giro. E pensare che avevo cominciato a considerare quell'appartamento come casa mia. Adesso che lì mi sentivo in pace, dovevo andarmene. Che fosse una sorta di crudele destino? Prima mio padre mi aveva strappato dalla noiosa ma tranquilla vita a casa di mio zio. Adesso dovevo lasciare questo posto, cacciato da Asuka…
Odiavo la mia vita.
"Quando tornerai?"
"Non lo so. Forse non tornerò."

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 6: amici. Parte 2 - ti amo. ***


THE ONE I LOVE IS…
CAPITOLO 6: AMICI
Scritto da: Alan Gravail
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Parte 2: Ti amo

Mi svegliai, tenendo ancora tra le braccia il corpo nudo di Rei. Come tutte le mattine precedenti da quando mi ero trasferito nel suo appartamento. Siccome non c'era Misato in giro, la ragazza dai capelli blu non vedeva il bisogno di indossare qualcosa nel letto. E dopo le ultime notti che avevamo passato, neanch'io ne vedevo il motivo.
Mentre fissavo il soffitto, ripensai a ciò che era successo alcuni giorni fa…

Dopo avere messo le mie cose in una camera vuota, crollai sul pavimento, incapace di trattenere le lacrime più a lungo. Mi facevo schifo.
Ero solo un ragazzino debole. Non c'era da meravigliarsi che gli altri mi usassero come se fossi solo un giocattolo. Un giocattolo con cui poter divertirsi, e poi buttare via quando te ne fossi stancato. Mio padre, e adesso Asuka.
Attraverso i muri, sentii delle urla. Due voci che conoscevo molto bene. Misato era evidentemente davvero arrabbiata con Asuka. Feci del mio meglio per cercare di non ascoltare. Ma ogni volta che la sentivo… credo di avere perso il controllo e di avere urlato loro di stare zitte. Non ne sono completamente sicuro, forse me lo sono solo immaginato. Ma poco dopo smisi di sentirle.
Ben presto, mi trovai avvolto tra le dolci braccia di Rei mentre lei cercava di calmarmi con gentili e dolci parole. Mi sentii al sicuro e protetto tra quelle braccia e sfogai sulla sua spalla tutte le lacrime che avevo tenuto dentro di me in tutti quegli anni. Piansi tanto da addormentarmi.
Mi svegliai il mattino seguente per ritrovarmi ancora tra le sue braccia. Ma adesso ero nel suo letto, invece che seduto sul pavimento dell'altra camera. Non so come fosse riuscita a portarmi fino lì senza svegliarmi. Forse ero solo troppo esausto per accorgermene.
All'inizio mi spaventai vedendo che eravamo entrambi nudi, ma ben presto mi rilassai, quando mi accorsi che il suo abbraccio era caldo e confortevole.
Restammo nell'appartamento tutta la mattina. Cercai di convincere Rei ad andare a scuola, ma non riuscii a farle cambiare idea. Lei disse semplicemente che voleva rimanere lì con me, che era più importante che ascoltare il professore parlare del Second Impact. Anche se non lo dissi ad alta voce, ero veramente felice che non fosse andata.
Preparò la colazione per entrambi. Come sempre, non riuscii a fare a meno di rimanere impressionato da quanto fosse diventata brava in cucina. Quando mi diede una tazza di tè caldo, mi chiese che cos'era successo. Io le chiesi di seguirmi in soggiorno dove entrambi ci sedemmo intorno al basso tavolino. Poi le raccontai tutto. Mentre parlavo, mi accorsi di come lei alcune volte aggrottò la fronte. E quando le dissi cos'era successo nella tenda, la rabbia comparve chiaramente sul suo volto. Ma riprese velocemente un'espressione calma e passiva. Una volta che le ebbi raccontato tutto, le sue parole mi sorpresero.
"Non penso che lei volesse farti del male."
"Cosa?! Come puoi dire questo?! mi ha ingannato! Ha usato i miei amici per arrivare a me!"
"Forse ha pensato che fosse l'unico modo…"
"L'unico modo?"
Per alcuni secondi, Rei sembrò assorta nei suoi pensieri.
"Non ne sono sicura. Ci sono molte cose di lei che non capisco. C'è un muro attorno a lei, un muro che tiene lontane le persone. Deve essere difficile per lei cercare di esprimere i suoi sentimenti, quando tutto ciò che sa è come reprimerli."
Guardai Rei senza parole mentre il mio cervello elaborava ciò che la ragazza aveva appena detto. Non so come, ma sapevo che aveva ragione. Asuka non si apriva mai agli altri. Era come una fortezza. Inespugnabile. La rabbia era la sua arma, il cui obbiettivo era tenere alla larga le persone. Per molti aspetti era… come me.
Comunque, questo non poteva spiegare ciò che era successo quella notte. Non era solo un problema di mancanza di comunicazione. Mi aveva manipolato. Aveva usato me. Aveva usato Hikari. Aveva usato Touji…
"Non lasciare che il passato ti faccia del male…"
Sentii la sua mano sul mio braccio. Solo allora mi accorsi che la rabbia mi aveva spinto a stringere la mia mano in un pugno. Il suo contatto mi calmò.
"Sono qui…"
Guardai in quelle pupille rosse sotto i capelli blu e vidi quanto lei si preoccupava per me.
"Sono qui per te…"
Lentamente, si chinò verso di me, il suo sguardo non lasciò mai il mio.
"Non c'è bisogno di preoccuparsi per lei…"
Non riuscii a resistere. Le sue labbra erano come calamite.
"Ti amo Shinji…"
Mi abbandonai a una lunga serie di baci appassionati. Ma sono sicuro di avere detto anch'io le parole che mi vennero in mente.
"Ti amo anch'io, Rei-chan."
Trascorremmo la maggior parte della mattina stretti in un caldo abbraccio. Solo tra le sue braccia provavo la calma e la pace che desideravo. Parlammo poco. Ogni volta che lo facemmo, seguimmo una semplice traccia; io dicevo quanto mi sentivo ferito e tradito da Asuka e Rei rispondeva semplicemente che sarebbe sempre rimasta lì per me.
Dopo pranzo, Rei lasciò l'appartamento. Si vedeva che non voleva farlo, ma disse che doveva andare per fare alcuni test programmati da Ritsuko. Le assicurai che sarei stato bene e le dissi di andare. Ma prima la chiesi se poteva andare a prendere il mio violoncello dall'appartamento di Misato. Quando se ne fu andata, cercai di concentrarmi nella musica che suonavo. Non ero molto bravo con lo strumento, ma suonare mi aiutò a non pensare ad Asuka.
Per tutto il giorno cercai di tenermi occupato. Iniziai riordinando la mia nuova camera, la qual cosa fu fatta molto in fretta visto che non c'era molto da fare. Da un armadio, presi un futon, un cuscino e coperte di ricambio. Rei le aveva comprate su suggerimento di Misato, nel caso che qualcuno dovesse usare quella camera. Un altro esempio di ottima previdenza del maggiore. Siccome avevo portato solo una parte dei miei vestiti, mettere tutto a posto fu solo questione di pochi minuti. Fatto questo, girai per l'appartamento, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che potessi fare. Ma ironicamente, adesso che avevo mostrato a Rei come occuparsi del suo appartamento, non c'era molto da fare. Ogni cosa era praticamente impeccabile, incluso il bagno. In ogni caso, decisi lo stesso di pulire la vasca e il gabinetto, così come i pavimenti e le finestre. Poi andai a fare un po' di bucato, iniziando con le coperte di Rei, seguite poi da qualunque cosa riuscissi a trovare nel suo cesto di vestiti da lavare, così come alcuni dei miei abiti. Alla fine mi ritrovai a perdere tempo mettendo in ordine il contenuto del suo frigorifero, prima di lasciare perdere con l'idea di cercare di essere "utile". Siccome Rei non aveva una TV, alla fine presi il mio violoncello e suonai per quello che fu probabilmente il tempo più lungo di tutta la mia vita.
Non sapevo quando Rei sarebbe tornata, ma preparai lo stesso la cena per entrambi. Pensai che almeno avrei avuto più piatti da lavare.
Quando lei tornò, alcune ore dopo l'orario di cena, mi trovò a lavorare con impegno sui miei compiti scolastici. Non so come, ma avevo fatto più compito in un giorno solo di quanto non ne facessi di solito in un intero mese.
Rei cercò di scusarsi, ma io la interruppi. Ero troppo felice di rivederla. Le preparai un pasto veloce e la guardai mangiare. Lei non riuscì a fare a meno di arrossire sotto il mio sguardo.
Quando arrivò l'ora di andare a letto, Rei sembrò delusa quando mi diressi nella camera degli ospiti, dove avevo preparato un futon, ma non disse nulla. Anche se mi sentivo confortato dalla sua presenza, non ero sicuro di volere davvero dormire nel suo stesso letto. Questo fu l'inizio di tutto…
Più tardi quella notte, ero in piedi appoggiato alla ringhiera del balcone, guardando fuori nella notte. Ero stato svegliato da alcuni incubi e da quel momento non ero più riuscito a chiudere gli occhi. Dopo essermi stancato di fissare il soffitto sconosciuto della mia nuova camera, avevo deciso di guardare una vista più piacevole.
L'aria era fredda contro le mie braccia e gambe nude, ma me ne accorsi appena. Fissai affascinato le numerose luci di Tokyo-3. Tokyo-3… la città che stavo proteggendo. Perché non me ne importava nulla? Davvero, che cosa c'era rimasto di importante? Perché andavo avanti?
Abbassando la testa, guardai in basso verso la strada. Era abbastanza lontana da dove mi trovavo io sul balcone. Non riuscii a fare a meno di chiedermi… avrei provato dolore se fossi caduto fin laggiù?
Ancora una volta, forse per la centesima volta, ricordai l'ultima parte degli incubi che avevano tormentato il mio sonno. Asuka era dietro di me, con un lieve sorrisetto sul suo volto. Poi, tra le risate, parlò…
"Stupido!"
"Sei solo un giocattolo!"
"Un patetico ragazzino!"
"Pensavi davvero che avrei mai potuto amarti?"
"Sei così patetico!"
"Un codardo!"
"Ipocrita!
"Senza scopo!"
"Senza valore!"
"Inutile!"
"Perché ci dovrebbe importare di te?"
"Chi potrebbe amare un ragazzo come te?
"Chi potrebbe…?"
"Chi potrebbe…?"
"Chi potrebbe…?"
Trasalii quando improvvisamente sentii due braccia stringersi attorno alla mia vita e una testa appoggiarsi alla mia spalla. Per un breve istante, rimasi pietrificato dalla paura, pensando che quelle braccia fossero di Asuka. Ma ben presto mi rilassai quando mi resi conto che quella era la realtà e non un sogno, e questo voleva dire che quelle braccia potevano appartenere solo a Rei.
"Prenderai un raffreddore se rimani ancora qui fuori." Mi sussurrò. Nella fredda aria della notte, potevo sentire il suo respiro caldo sulla mia schiena. Non so dire quanto mi fece sentire bene in quel momento.
"Non riuscivo a dormire."
Quando sentii le sue labbra sulla mia pelle, che baciavano lentamente ogni centimetro del mio collo, persi completamente interesse in qualunque pensiero mi avesse attraversato la mente poco prima. Mi girai e fissai la ragazza dai capelli blu. Indossava solo una camicia da notte azzurra che lasciava molto poco all'immaginazione. L'avevo convinta almeno a indossare qualcosa quando girava per l'appartamento. Nel caso che Misato o qualcuno della NERV arrivasse inaspettatamente. Aveva anche la sua croce d'argento, adesso attaccata ad una catena dello stesso materiale. Per quel che ne sapevo, la portava sempre eccetto quando indossava un costume da bagno o il plugsuit. Fino a quel momento, non avevo pensato di chiederle cosa significasse quella croce per lei.
Guardai in quegli occhi rossi e vidi quanto lei si preoccupava per me. Di comune accordo, le nostre labbra si incontrarono e rimanemmo l'una tra le braccia dell'altro per quella che sembrò un'eternità.
"Te la farò dimenticare…"
Rei prese la mia mano e mi indicò la strada verso la sua stanza. Non feci nulla per resistere. Prima di lasciare il balcone, fissai ancora una volta la nostra città. Mi ero sbagliato. C'era ancora qualcosa di importante…
Il giorno dopo, mi svegliai per vedere che Rei non era più nel mio letto. Un po' preoccupato, mi alzai per andare a cercarla. La trovai in cucina, mentre dava il tocco finale alla colazione. Ci salutammo con un piccolo bacio, poi lei mi disse di sedermi perché mi avrebbe portato la colazione. Era strano essere trattati in quel modo. Uno strano pensiero poi mi attraversò la mente… era lo stesso modo con cui una moglie avrebbe trattato suo marito… beh, a meno che non avesse avuto un lavoro più importante del suo. Difficilmente riuscivo a immaginarmi donne come Misato o Ritsuko prendersi cura di un marito… beh, specialmente Misato, visto che riusciva a stento ad occuparsi di se stessa. Comunque, quel pensiero era strano. Mi fece anche venire in mente ciò che Rei aveva detto un mese prima.
"È solo una questione di tempo prima che ci mettiamo insieme."
Non era poi una pessima idea. Se ci fossimo fidanzati, lei non avrebbe avuto nessun motivo per andare via, giusto?
"Mangia con calma, Shin-chan. Io andrò a fare un bagno, poi preparerò il tuo."
"Tu non mangi?"
"Non ho fame. Non ti preoccupare, gustati la tua colazione."
"Mi piacciono sempre i piatti che cucini tu."
Rei arrossì, poi se ne andò. Una volta che scomparve alla vista, iniziai felicemente a mangiare.
Chiederle di essere la mia ragazza. Potevo farlo? Lo volevo davvero? Era Rei la ragazza che volevo nella mia vita? Ma aveva davvero importanza? Ormai non c'era nessun altro…
Avevo finito la mia zuppa di miso e il riso quando sentii il campanello. Che strano. Chi poteva venire da Rei così presto? Curioso, andai a vedere chi fosse.
"Chi è?" chiesi premendo il bottone del citofono.
"Sono io."
Provai un'ondata di rabbia quando sentii la risposta. Asuka! Quella dannata piccola…!
Decidendo di ignorarla, tornai in cucina. Ma lei continuò a suonare, e quando questo non funzionò, iniziò a bussare. E anche molto rumorosamente. Dopo il quinto colpo, mi arresi. Avevo dimenticato quanto potesse essere tremendamente insistente.
"Cosa vuoi?" chiesi aprendo la porta ma rimanendo sulla soglia per non farla entrare, mettendo più odio che potevo nella mia voce.
Asuka non reagì minimamente. Il suo volto era vacuo, inespressivo. Disse semplicemente, "Oggi è martedì."
Compresi immediatamente le implicazioni di ciò che aveva detto. Non riuscivo a crederci. Come osava chiedermi di trascorrere la giornata con lei dopo ciò che aveva fatto?
"E allora?" replicai, l'odio ancora presente nella mia voce.
Fu la mia immaginazione, oppure lei sussultò leggermente a quelle parole? Che fosse la mia immaginazione oppure no, una parte di me in ogni caso ne gioì.
"È finita." Aggiunsi. "Vattene."
"No!" La sua esclamazione mi sorprese. Prima che potessi reagire, mi fece cadere sul pavimento usando il gomito, poi entrò nell'appartamento.
"Dobbiamo parlare!" Non sembrava arrabbiata, ma piuttosto… disperata. Ero confuso. Questa non era la Asuka che conoscevo.
"Vattene."
Colto di sorpresa da quelle parole, mi girai per vedere Rei in piedi dietro di me. Evidentemente, stava ancora facendo il bagno quando Asuka aveva deciso di piombare dentro, perché era lì in piedi nuda, mentre il sapone e l'acqua sgocciolavano sul pavimento dai suoi capelli e dalla sua pelle. Gli occhi sembravano arderle dalla rabbia.
Asuka non disse una parola. Rimase semplicemente lì immobile, fissando Rei, poi me, poi di nuovo Rei. Il dolore si evidenziò sul suo volto.
"Capisco…" sussurrò a denti stretti. Quando disse quelle parole, riuscii a percepire la sofferenza nella sua voce. E non riuscii e fare a meno di chiedermi, perché? Perché avrebbe dovuto provare sofferenza innanzitutto? Perché qualcun altro adesso si stava divertendo con il suo giocattolo? Beh, peggio per lei.
"Esci dal mio appartamento." Disse Rei con voce calma e moderata.
Asuka obbedì all'ordine senza neanche una delle sue solite parole di protesta e chiuse perfino la porta dietro di lei. Non riuscivo quasi a crederci. Che cos'era successo? Non capivo più nulla. Che lei…? Che lei provasse qualcosa per me dopo tutto? Ma in questo caso… perché?
"Forse ha pensato che fosse l'unico modo…"
Poteva essere così? No, era troppo semplice… allora perché?
"Penso che resterò qui con te oggi." Disse Rei interrompendo il corso dei miei pensieri, mentre mi alzavo.
"Non devi…"
Mi regalò il suo dolce sorriso.
"Lo voglio."
Senza preoccuparsi del suo stato di nudità, venne verso di me e le sue labbra trovarono le mie.
Mentre le mie mani si muovevano sulla sua pelle bagnata, smisi di pensare ad Asuka…
Passammo insieme una giornata tranquilla. Io cercai per lo più di mettermi in pari con il programma scolastico che avevo trascurato in quegli ultimi mesi. Rei si limitò a leggere in silenzio. Beh, finché non iniziò a leggere alcuni manga che aveva preso in prestito dalla sua amica Hotaru. Vederla ridere è sempre una cosa che mi sorprende.
Un'ora dopo l'orario di cena, sia Rei che io fummo colti alla sprovvista da alcuni colpi alla porta. Per paura che fosse di nuovo Asuka, lasciai che Rei andasse a rispondere.
"Hotaru-chan!"
"Rei-chan!"
Rimasi meravigliato nel vedere le due amiche, una di loro solitamente molto timida e l'altra ancora piuttosto riservata, abbracciarsi in quel modo. Rei era chiaramente raggiante nel vedere la sua amica lì.
Nel momento in cui mi vide, la ragazza diventò improvvisamente silenziosa.
Probabilmente la stavo facendo sentire a disagio.
"Ciao, Tomoe." dissi, facendo seguire il sorriso più caloroso che riuscii a fare.
"Ciao, Ikari-kun." rispose lei, con la testa abbassata.
Mi chiedevo seriamente come mai quella ragazza fosse così timida.
Seguì un imbarazzante momento di silenzio. Stavo per ritirarmi nella mia camera, visto che la mia presenza evidentemente innervosiva tutti, quando l'amica di Rei parlò di nuovo.
"Ikari-kun… posso… posso farti… posso farti una domanda?"
Se possibile, sembrava anche più nervosa di prima. Era quasi rossa dall'imbarazzo.
"Er… certo, chiedi pure."
"Come mai sei qui nell'appartamento di Rei? Oggi non è martedì?"
Non riuscii a fare a meno di gemere. Ma lo sapevano tutti?
"Non ha più importanza che giorno sia. È finita."
La fragile ragazza sembrò sorpresa.
"Questo significa che adesso sei il ragazzo di Rei-chan?"
"Hotaru-chan!" disse Rei arrossendo.
Pensai per un po' all'idea. Considerando quello che era successo negli ultimi giorni, potevo dare solo una risposta.
"Io… penso di sì."
"Yay!"
Non era una reazione che mi aspettavo. In effetti, questo cambio di comportamento fu quasi inquietante.
"Ho vinto la scommessa!" disse la ragazza orgogliosamente, prima di rendersi conto che non avrebbe dovuto dirlo… Rei aveva un'espressione di rimprovero sul suo volto, mentre io avevo uno sguardo confuso.
"Una scommessa…?"
"Er… Tu… tu conosci la nostra compagna di classe, Minami Kuno? Capelli corti e castani, di famiglia ricca?"
Annuii. Il nome mi suonava familiare. Ricordavo anche di avere sentito il nome Kuno da alcune discussioni che Misato ebbe al telefono qualche settimana fa. Se avevo ragione, la madre di Minami Kuno era la proprietaria di una delle più grandi compagnie che lavoravano per la ricostruzione di Tokyo-3. Si diceva che i suoi servizi costassero una fortuna ma, quando si trattava di riparare danni, la sua compagnia era la più veloce.
"Beh, ha iniziato una scommessa su chi sarebbe diventata la tua ragazza tra Rei, Asuka e Hikari."
No, di nuovo quei pettegolezzi su Hikari… beh, per fortuna lei e Touji adesso uscivano insieme, perciò non avevo più nulla da temere. A meno che Hikari non gli avesse detto quello che era successo al lago.
"Sembra" continuò Hotaru, "che lei abbia preso l'idea da sua madre. La mamma di Minami ha fatto un sacco di soldi scommettendo sulle ragazze a cui il fidanzato di sua sorella avrebbe chiesto un appuntamento. Certe voci parlano anche di scommesse riguardanti dei ragazzi a cui il fidanzato di sua sorella avrebbe chiesto un appuntamento, ma questo non ha proprio senso…"
"E tu hai scommesso su di me?" chiese semplicemente Rei.
La ragazza arrossì.
"Beh… sei la mia migliore amica. Dovevo appoggiarti…"
Il viso di Rei si addolcì.
"È stato carino da parte tua Hotaru-chan."
"Allora, cosa ti ha portato qui, Tomoe?" chiesi, cercando di cambiare argomento. Non riuscivo ancora a credere che ci fosse qualcuno così stupido da fare una scommessa sulla mia vita sentimentale…
"Oh… quasi dimenticavo."
Da una borsa che portava tirò fuori un mucchio di carte.
"Questi sono i vostri materiali scolastici."
Dannazione! E mi ero appena messo in pari con i miei compiti precedenti… Oh beh, mi avrebbero tenuto occupato.
"Così tanto in soli due giorni?" chiesi, un po' curioso. Dopo tutto, era un po' strano.
"Beh, il professore è malato e il suo sostituto non è per nulla interessato alla storia del Second Impact."
"Quindi per una volta stiamo veramente studiando in classe?"
"Sì. E i nostri compiti sono davvero difficili…" si lamentò la ragazza.
"Hai bisogno di aiuto?" chiese Rei.
La ragazza mora sembrò illuminarsi dalla gioia.
"Mi aiuteresti?"
Rei annuì, con un sorriso sul volto.
"Grande! Però ho lasciato il mio compito a casa…"
Rei mi guardò. In silenzio, acconsentii a ciò che sapevo stava pensando.
"Allora andremo là."
Dopo qualche minuto, le ragazze uscirono. Forse era una buona cosa. Una parte di me si sentiva in colpa a costringere Rei a stare in casa, anche se era per una sua scelta. Era bello vederla uscire con un'amica e compagna di classe come avrebbe fatto qualunque ragazza normale.
Scuola. Forse era ora di tornarci. Ma là ci sarebbe stata Asuka. Se ci avessi provato, sarei riuscito ignorare la sua presenza? Non ne ero sicuro. Ma non potevo neanche restare nascosto lì ancora per molto.
Forse solo un altro giorno… c'erano ancora alcune cose che dovevo capire. Soprattutto i miei sentimenti per entrambe le ragazze.
Quando Rei tornò a casa verso mezzanotte, ero ancora sveglio, la stavo aspettando. Ci scambiammo qualche bacio, poi entrambi andammo in camera sua. Questa volta fu naturale.

"Non ti dispiace se vado a fare il bagno per prima, vero?"
Quelle parole mi riportarono alla realtà. Ero così assorto nei miei pensieri che non mi ero neanche accorto che Rei si era alzata. Sorrisi guardandola. Era così carina, con gli occhi ancora mezzi chiusi, i capelli anche più scompigliati del solito. Non riuscii a fare a meno di darle un lungo bacio. Lei non si lamentò, al contrario.
"Che bel modo di essere salutati la mattina." Disse con un sorriso.
"Lo sai che posso fare di meglio." Replicai con un ghigno.
Rei rispose dandomi velocemente un leggero bacio sulla fronte prima di alzarsi dal letto.
"Mi dispiace, ma oggi devo proprio andare a scuola. Hotaru-chan vuole vedermi presto, ci sono ancora alcune cose per cui ha bisogno del mio aiuto."
Annuii.
"Va bene. Tra l'altro, voglio uscire presto per andare al Quartier Generale, per vedere se riesco a trovare Kaji-san."
Lei annuì.
"Sì. Sono sicura che lui può aiutarti. Se ho capito bene, il maggiore Katsuragi lo ha respinto in passato. Dovrebbe essere in grado di aiutarti a capire. Dopo capirai che non c'è nessun bisogno che tu lasci al passato la possibilità di rovinarti la vita."
Sembrava un discorso ragionevole. Ma anche dopo tutti quegli anni, Kaji provava ancora qualcosa per Misato. Sarebbe successo lo stesso con Asuka? Era possibile dimenticare? Forse. Avevo Rei. Era un'ottima ragione per dimenticare…
"Più il tempo passa, più sento di potermi fidare di te, Rei-chan."
Lei sorrise.
La guardai prendere la sua uniforme scolastica e andare in bagno. Solo allora mi alzai anch'io dal letto. Nonostante tutto, mi sentivo abbastanza bene. Canticchiando un motivetto, andai a preparare la colazione.

Dopo aver cercato per un po', trovai Kaji con la testa abbassata verso Misato vicino a una macchinetta. Entrambi avevano un'espressione molto seria sul volto, il che era abbastanza insolito per Kaji. Doveva essere in corso un'importante discussione.
In un attimo entrambi si allontanarono l'uno dall'altra e cercarono di fare finta di niente. Probabilmente avevano sentito i miei passi. Quando mi vide, Misato sembrò a disagio. Stava succedendo qualcosa. Qualcosa di cui non dovevo essere al corrente.
"Beh, devo vedere Ritsuko…" disse Misato a Kaji. Poi mi guardò. "Ciao, Shinji-kun."
"Ciao Misato-san."
Mi guardò appena. Se ne andò semplicemente via. Era perché avevo deciso di lasciare il suo appartamento per andare da Rei? Beh, avrei affrontato la questione più tardi. Per il momento, avevo altri problemi da risolvere.
"Ciao, Shinji-kun!"
Kaji era tornato al suo solito atteggiamento allegro.
"Kaji-san… io… io vorrei parlarti… di una cosa…"
"Dall'espressione sulla tua faccia, sembra una cosa di importante."
"Lo è per me."
L'uomo si prese qualche minuto per pensare. Poi sorrise.
"Molto bene. Ma questo non è un buon posto per parlare. Vieni con me, ti mostrerò una bella cosa." Disse sfoggiando quel suo sorriso da playboy.
"Sono un ragazzo." gli ricordai.

Che sorpresa! Mentre mi abbassavo per vedere meglio, non riuscivo a credere ai miei occhi. Pensare che c'era una cosa come questa lì, così vicino al Quartier Generale della NERV…
"Questi sono cocomeri?"
"Non pensi che siano carini?" disse Kaji, evidentemente orgoglioso del suo lavoro. "Questo è il mio hobby. Mantieni il segreto con gli altri. Coltivare qualcosa, crescere qualcosa è davvero bello! Puoi vedere e capire molte cose nel farlo. Ti dà anche soddisfazione."
"Ti dà anche sofferenza."
Per la seconda volta quel giorno potei vedere un'espressione seria sul volto di Kaji. Probabilmente seria quanto la mia.
"Tu odi la sofferenza?"
"Sì…"
"Hai trovato qualcosa di piacevole?"
"Pensavo di sì. Ma mi ha portato solo più sofferenza. Adesso, non lo so…"
Non riuscii a fare a meno di pensare agli ultimi giorni. Perfino adesso, che iniziavo ad essere di nuovo felice grazie a Rei, mi chiedevo se sarebbe durato.
"Capisco. Parli dell'incidente in campeggio, non è vero?"
"Lo sai?" chiesi sorpreso.
"Sì, me ne ha parlato Katsuragi. Un bel casino, davvero. Vuoi la mia opinione al riguardo, vero?"
Risposi annuendo.
"Asuka è una ragazza complicata, ma non è cattiva. Non penso che lei intendesse ferirti. Probabilmente dovresti darle la possibilità di spiegarsi."
"È ciò che ha detto Touji."
Quando dissi quelle parole Kaji sembrò sorpreso, ma quell'espressione scomparve dal suo volto velocemente come era apparsa. Strano.
"È stato un consiglio saggio. Dovresti ascoltare il tuo amico."
"Ma… io proprio non so cosa fare. Io… io… ho paura di affrontarla."
Di nuovo, Kaji si prese alcuni secondi per pensare.
"Katsuragi partirà per un viaggio di lavoro e io dovrei tenere d'occhio voi ragazzi stasera, anche se nessuno ormai ne vede più il motivo, specialmente visto che tu e Rei vivete in un altro appartamento. Puoi venire con me. Magari la mia presenza aiuterà a calmare le cose tra voi due. Lo sai che voi due avete bisogno di parlare, non è vero? Altrimenti ti chiederai sempre perché lei si è comportata come ha fatto."
"Sì, penso che si possa fare." Borbottai, non molto entusiasta all'idea.
L'uomo eternamente non rasato sorrise.
"Bene. Voi ragazzi avete dei test di sincronia questo pomeriggio. Una volta che avrai finito, possiamo cenare insieme, poi puoi venire con me all'appartamento di Katsuragi. Pago io."
Test di sincronia. Me ne ero dimenticato. Questo voleva dire che l'avrei vista… cancellai quei pensieri dalla mia mente e cercai di sembrare allegro.
"Grande!"

"Beh, Shinji-kun, pronto?"
"Non proprio, ma devo farlo."
Kaji annuì, poi bussò alla porta. Avrei potuto aprirla io stesso, avevo ancora la mia chiave, ma pensai che fosse meglio lasciar fare a Kaji. Alcuni secondi dopo che ebbe bussato, sentimmo la voce di Asuka dall'interno.
"Kaji-san!"
Quindi, era ancora infatuata di Kaji come al solito. Non c'era da meravigliarsi molto, penso.
La ragazza dai capelli rossi aprì la porta, con un largo sorriso sul volto. Tuttavia, nel momento in cui mi vide, quel sorriso scomparve completamente.
"Credo che voi due dobbiate parlare." disse semplicemente Kaji entrando nell'appartamento.
Sia Asuka che io restammo immobili, nessuno di noi osava fare una mossa, o dire qualcosa. Solo quando Kaji ci disse che il soggiorno sarebbe stato un posto più adatto per una chiacchierata ci muovemmo. Comunque dopo esserci seduti ciascuno a un lato del tavolino, ci bloccammo di nuovo.
"Beh, mentre voi due parlate, credo che andrò a fare un bagno…"
Sentendo questo, fui sul punto di cadere in preda al panico. Kaji mi rivolse un piccolo sorriso e scomparve nel bagno. Solo allora rivolsi nuovamente la mia attenzione ad Asuka. Beh, adesso ero lì. Non dovevo fare la domanda che continuava a tormentare la mia mente da quella notte? Quanto poteva essere difficile? Apparentemente molto, visto che le parole continuavano a morirmi in gola. Ogni volta che stavo per fare qualcosa, mi venivano in mente le visioni dei sogni che continuavo a fare la notte, bloccando ogni tentativo di conversazione. A cosa sarebbe servito in ogni caso? Avrebbe solo riso di me. Però… quando la guardavo… l'Asuka che avevo davanti a me non era per niente come quella che avevo sognato. Questa Asuka si limitava a fissare il pavimento, senza sapere cosa dire, senza osare guardarmi. Questa non era la Asuka che conoscevo…
"Perché?" riuscii finalmente a dire.
Grazie a Dio! Okay, adesso il ghiaccio era rotto, toccava a lei. Asuka attese a lungo prima di rispondere. Sembrava molto nervosa. Certe volte sembrò sul punto di dire qualcosa ma si fermò, mordendosi il labbro. Era uno spettacolo insolito.
"Io… io… non sapevo cos'altro fare… io… non volevo che le cose andassero così. Quando… quando ti ho detto che volevo che Touji e Hikari si mettessero insieme… era tutto vero! Quello era il mio obbiettivo all'inizio. Ma ben presto io… io mi accorsi delle possibilità. Quando quei due sarebbero stati insieme… voleva dire… che noi saremmo rimasti da soli. Soli. Senza l'interferenza di Misato o di Rei. Un momento solo per noi… solo noi."
"Così potevamo fare sesso senza che loro lo sapessero!" urlai incapace di controllarmi, senza neanche prendermi il tempo per analizzare a fondo ciò che lei aveva appena detto.
"No! Non pensavo a quello! Lo giuro! È solo che… quella sera ho avuto paura… che non sarebbe durato! Ci saremmo divertiti, ma poi il week-end sarebbe finito… e allora… allora saremmo tornati qui a Tokyo-3 e… il giorno dopo tu… tu… saresti tornato tra le sue braccia! Come fai sempre!"
Quelle parole colpirono nel segno. Finalmente feci il collegamento che non ero riuscito a vedere. Quando vidi le lacrime scorrere liberamente dai suoi occhi, sentii la sua sofferenza nel mio cuore.
"Ti rendi conto di quanto mi faccia male?!" continuò lei, tremando leggermente come se fosse sul punto di scoppiare a piangere. "Lo sai cosa si prova ad abbracciarti, la notte, sapendo che il giorno dopo tu terrai lei tra le tue braccia, e non me?! Lo sai come mi sento quando mangiamo insieme a scuola e tu guardi LEI, e non me?! Io… io… io ero disperata… sapevo che… a lungo andare… ti avrei perso. Io sono brava a pilotare l'EVA… è l'unica cosa che so fare e non sono neanche più la migliore. Lei… lei cucina come uno chef… mentre io so preparare a stento dei piatti istantanei. Lei pulisce, fa il bucato, il suo appartamento brilla in continuazione… qui, io mi aspetto che tu faccia tutte queste cose e la mia camera è un gran disordine. Lei è brava a scuola… lo sai che è l'allieva migliore della nostra classe, anche se salta la metà delle lezioni? Io riesco appena ad andare avanti perché non capisco tutti i kanji… io… una laureata al college… patetico…"
Lì davanti a me, da una ragazza che non aveva mai mostrato altro che fiducia in sé, c'era un elenco di fallimenti. Non riuscivo a crederci. Asuka era la persona più tenace che conoscevo e sicuramente la più ostinata. Non avevo mai visto provenire da lei nient'altro che sicurezza nelle proprie capacità, e ascoltare le sue parole mi fece capire quanto proprio non mi aspettassi tutto questo. Più di quanto pensassi, perché a modo suo consideravo la sua arroganza confortante. Lo so che sembra strano, ma vedendo il modo imperioso con cui si comportava, speravo segretamente che un giorno sarei stato capace di affrontare i miei dubbi allo stesso modo. Che avrei avuto quel genere di coraggio.
E adesso la guardavo fare un meraviglioso lavoro di autodistruzione. Avevo pensato una volta che lei mi somigliasse molto nell'allontanare da sé le persone… ma non avrei mai immaginato tutto questo. Era angosciante scoprire quanto noi due fossimo veramente simili.
Stavo vivendo uno dei miei incubi peggiori. Come avevo temuto, la mia indecisione aveva ferito una di loro. Mi vergognavo di me stesso. Era … era tutta colpa mia. Tutta. Ero io il responsabile. Come sempre io ero la causa della mia stessa sofferenza. Però io avevo accusato lei… ero stato spregevole con lei. L'avevo perfino odiata e adesso… qualunque tipo di autostima avessi iniziò a rimpicciolirsi a velocità impressionante.
Se possibile, l'espressione di Asuka si oscurò. Fu come se un coltello fosse stato improvvisamente piantato nel mio cuore.
"Se fosse solo questo… ma… lei è gentile con te. Si occupa di te. Scommetto che farebbe qualunque cosa tu le dicessi di fare! Probabilmente morirebbe per te se dovesse farlo ed è bella quasi quanto me!"
Il tono della sua voce si spense. Improvvisamente sembrò quasi piatto. Tutto ciò che si poteva percepire da esso era disperazione. Mentre la guardavo, sembrava farsi sempre più piccola. Strinse forte le braccia attorno alla vita e alzò le gambe.
"Ma la cosa peggiore… è che lei ti ama e non ha paura di dimostrarlo. Allora dimmi Shinji… come posso pensare di vincere contro di lei? Non ho possibilità… nessuna possibilità… allora ho pensato… che se noi avessimo provato qualcosa che voi due non avevate ancora fatto… forse tu… è stata una stupida idea."
"Asuka…"
Ora aveva il volto abbassato, i suoi occhi, parzialmente nascosti dai capelli rossi, erano chiusi.
Non sapevo cosa dire. Mi sentivo sopraffatto dalle parole di Asuka. Allora lei mi amava veramente?
"Non posso biasimarti per avere scelto lei. Chiunque con un minimo di buon senso avrebbe fatto questa scelta."
"Asuka… io…"
Lei mi interruppe. Beh, quasi. Non sapevo che cosa volessi dire. Cosa potevo dire? Anche se lei mi amava veramente, provavo ancora dei sentimenti per Rei.
"Non ti preoccupare Shinji. Fino ad ora, io ho sempre vissuto da sola, da me, solo per me, solo per i miei valori e per la mia soddisfazione. Non ho bisogno di te, né di nessun altro per questo. Io… io non voglio più stare da sola. Se potessi… preferirei stare con te che essere sola. Ma è troppo tardi adesso. E inoltre… metà del tuo cuore non è abbastanza. Se non posso averti tutto per me, allora preferisco non averti affatto…"
"Asuka…"
Alzò la testa e mi guardò. Potevo vedere la tristezza nei suoi occhi, però c'era anche qualcos'altro. Sembrava quasi che si sentisse improvvisamente in pace. Una traccia di sorriso comparve sul suo volto, un tipo di sorriso che non avevo mai visto prima. A dispetto della situazione, il solo pensiero che attraversò la mia mente in quel momento fu che non avevo mai visto nulla di così bello prima.
"Va tutto bene. Posso cavarmela da sola. Sii felice con Rei… Shinji… io… io ti amo…"
Detto questo, tutto ciò che era rimasto della sua forza crollò e lei si rifugiò nella sua camera.
Aveva appena detto che mi amava… che mi amava…
Volevo seguirla, ma una mano forte afferrò la mia spalla. Fui sorpreso di vedere Kaji, ancora vestito e con i capelli evidentemente asciutti. Apparentemente, alla fine non aveva fatto quel bagno.
"Lasciala da sola per il momento. Ha bisogno di tempo per pensare. E anche tu ne hai bisogno. Non devi fare lo stesso errore che hai fatto prima e prendere di nuovo decisioni affrettate."
Anche se il mio cuore mi ordinava di seguirla, compresi le sue parole. Annuii e Kaji lasciò la presa su di me. Poi, un largo sorriso comparve sulla sua faccia, prima seria.
"Bene, bene… non mi aspettavo proprio che lei lo avrebbe detto. Se le cose non fossero così complicate, mi congratulerei con te Shinji-kun. Non tutti possono dire di avere il cuore di quella ragazza. Allora, cosa farai adesso?"
Non lo sapevo. Non lo sapevo proprio. Adesso più che mai, i miei pensieri erano completamente confusi.
"Penso che andrò a scuola domani. Poi, vedremo cosa succederà…"
Stavo per andarmene, ma improvvisamente cambiai idea. Non ero sicuro che vedere Rei in quel momento fosse una buona idea.
"Kaji-san? Ti dispiacerebbe se rimanessi qui stanotte? Penso di poter seguire qualche altro consiglio…"
"Non so se posso esserti ancora di aiuto, ma mi farà piacere avere la tua compagnia, Shinji-kun."
"Grazie…"

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 6: amici. Parte 3: il Fourth Children ***


THE ONE I LOVE IS…
CAPITOLO 6: AMICI
Scritto da: Alan Gravail
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Parte 3: il Fourth Children

Era ancora presto quella mattina quando lasciai l'appartamento di Misato per andare in quello di Rei. Volevo andarmene prima che Asuka si alzasse e andare a scuola presto. Così sarei almeno riuscito ad evitarla fin là. Adesso che ogni cosa si era chiarita, sapevo di non avere nessun motivo di evitarla. Tuttavia, non sapevo cosa pensare di ciò che lei mi aveva detto.
Mi amava.
Ma mi aveva detto di essere felice con Rei.
Era tutto così confuso. Lei… lei mi amava veramente così tanto? Tanto che la mia felicità per lei era più importante della sua? Ma… lei mi amava davvero? Non poteva essere un altro inganno… scacciai quei pensieri dalla mia testa. Le lacrime che avevo visto erano reali. Non avrebbe pianto se avesse voluto prendersi gioco di me. Non avrebbe mostrato una sofferenza così profonda. No… i suoi sentimenti erano sinceri. Ma… quali erano i miei esattamente? Che cosa provavo per lei adesso? E come potevo confrontarli con i miei sentimenti per Rei?
Sospirai frustrato. Come avevano fatto le cose a complicarsi così?
Oh, sì… perché avevo preso la stupida decisione di cercare di uscire con entrambe…
Mi stava aspettando una sorpresa quando entrai nell'appartamento di Rei. La ragazza era in piedi, già in uniforme scolastica, e stava fininendo di preparare la tavola per la colazione.
"Il tuo bagno è pronto, Shinji. Quando avrai finito, la tua colazione ti starà aspettando."
Per alcuni secondi rimasi a fissarla con gli occhi spalancati.
"Ho pensato che avresti voluto possibilmente evitare Sohryu stamattina, perciò ho preparato ogni cosa per te."
Ero così prevedibile? In ogni caso, era stato un pensiero gentile. Le sorrisi.
"Grazie Rei-chan."
Felice, il suo volto si addolcì e mi sorrise a sua volta.
"Vai a fare il bagno. Puoi raccontarmi quello che è successo ieri sera mentre mangi."
Annuii e mi diressi verso il bagno. Qualche minuto più tardi, ritornai lavato e con indosso dei vestiti puliti. Poi iniziai a raccontarle tutto tra un boccone e l'altro. Anche se lei non sembrò reagire molto, si vedeva che Rei non era contenta degli ultimi sviluppi. Ero migliorato nel decifrare le sue espressioni negli ultimi giorni. Comunque non mi aspettavo la sua reazione.
"Per favore… rimani."
"Uh?" dissi, confuso.
"So che quando sei venuto qui, è stato per evitarla. Adesso non hai più ragioni per farlo. Però… io ti sto chiedendo di restare qui… con me. Questa… questa… è… la… la prima richiesta che abbia mai fatto nella mia vita. Per favore… resta con me…"
Lì, davanti a me, c'era Rei… che mi stava supplicando di restare con lei… Rei… una ragazza che consideravo perfino più determinata di Asuka…
"In questi ultimi giorni… sei stato felice, non è vero? Perché andare via? Quindi… ti prego…"
Sembrava così fragile… così bella… io… io semplicemente non potevo dirle di no. E glielo dovevo. Lei era stata presente quando avevo avuto più bisogno di lei. Non potevo lasciarla in quel modo. Altrimenti l'avrei soltanto usata. Come mio padre faceva con tutti.
"Io… resterò qui con te, Rei-chan…"
Non sapevo se fosse una buona idea. Ma in ogni caso, o lì o da Misato… entrambi i posti avrebbero reso qualunque scelta difficile.
"Se non posso averti tutto per me, allora preferisco non averti affatto…"
Almeno Rei mi voleva lì. Dopo tutto, forse era la cosa migliore…
Allora, perché mi sentivo come se stessi tradendo Asuka? Perché sentivo quel dolore soffocante? Esisteva un modo con cui avrei mai potuto essere felice?
"Shin-chan!"
Prese la mia mano tra le sue e la strinse forte. Pensai che probabilmente mi avrebbe abbracciato se tra noi non ci fosse stato un tavolo. Sembrava così felice… mi fece sentire così bene. Sì, quella era la cosa migliore. Sarei rimasto lì… con Rei. Sorridendo, mi alzai e la presi tra le braccia. Lei mi abbracciò con forza. Rimasi sorpreso nel sentire un debole singhiozzo. Era così felice che stava piangendo? Quando guardai il suo viso, asciugai due solitarie lacrime con un dito. Poi, ci baciammo. Non un bacio appassionato, ma piuttosto un bacio dolce, delicato.
Il senso di colpa che avevo provato svanì quasi immediatamente.

La vita è ironica. Quel mattino, io e Rei cercammo di uscire presto per evitare Asuka. Che cosa vidi quando uscii dall'appartamento? Asuka, che veniva fuori da quello di Misato. Entrambi ci bloccammo alla vista l'uno dell'altra, Asuka era sorpresa quanto me. Sembrava che anche lei volesse evitarmi. Per un attimo, mi chiesi se questa situazione non fosse una conseguenza del nostro allenamento sincronizzato.
"Shinji…" disse Asuka mentre contemporaneamente io pronunciavo il suo nome. Sì, senza dubbio qualche effetto collaterale del nostro allenamento sincronizzato.
Seguì uno strano silenzio.
"Faremmo meglio ad andare se vogliamo arrivare in tempo." disse Rei, decidendo evidentemente di prendere in mano la situazione.
Senza dire nulla, scendemmo in ascensore, poi ci dirigemmo verso la nostra scuola. Tutto questo probabilmente durò cinque minuti finché Asuka alla fine non ruppe il silenzio.
"Allieva Modello…"
Ci fermammo tutti. Siccome Asuka sembrava tesa, ne dedussi che aveva qualcosa da dire. Qualcosa probabilmente legato a ciò che era successo la sera prima. Rei la guardò con uno strano sguardo infastidito sul volto.
"Shinji ha scelto di stare con te. Bene, posso accettarlo…" Mentre parlava, Asuka riacquistò la sua sicurezza. "Ma faresti meglio a stare attenta, Allieva Modello! Se sento che Shinji non è felice, me lo riprenderò!"
Per un attimo, Rei si limitò a fissare Asuka senza reagire. Poi rispose. Devo dire che fu una cosa totalmente inaspettata. Prima di replicare, avrei potuto giurare di avere visto un sorriso maligno comparire sul suo volto.
"Non ti preoccupare, Demone. Shinji sarà felice con me. Non gli farò pressioni, né approfitterò di lui e sicuramente non farò nulla che possa ferirlo… come ha fatto qualcun altro."
Rimasi senza fiato alle parole di Rei. Aveva un atteggiamento così… così… simile a quello di Asuka. No, anche peggio… questa… questa non era la mia Rei…
Mi aspettavo che Asuka si offendesse a quelle parole, invece girò la testa da un'altra parte, come se non riuscisse a sopportare lo sguardo di Rei.
"Capisco. Perdonami… Ayanami. Occupati di lui."
Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Asuka si stava… scusando… con Rei? Mi ero perso qualcosa di importante?
"Beh, non voglio fare tardi a scuola…"
Detto questo, Asuka scappò. Rimasi a fissare la sua figura allontanarsi, confuso.
"Mi sono solo assicurata che lei capisse che non deve più intromettersi tra di noi. E le ho anche dimostrato quanto può essere fastidioso sentirsi chiamare con dei soprannomi." Rei cercò di spiegare, notando la mia confusione.
"Però… non capisco come lei possa rinunciare così facilmente…"
"Per te."
"Per me?"
"Vieni, faremmo meglio ad andare."
Senza pensarci, la seguii.

Non sapevo cosa fare con questa nuova situazione. Ancora una volta, quasi senza protestare, Asuka aveva accettato il mio rapporto con Rei. Ma cos'era esattamente il mio rapporto con Rei? Per fortuna, arrivammo a scuola abbastanza in fretta, così per il momento riuscii a mettere da parte quei pensieri. Mentre sia Rei che io ci sedevamo ai nostri posti, notai stupito che eravamo i primi ad arrivare. Strano, dov'era Asuka?
Ben presto arrivarono altri studenti. La maggior parte non li conoscevo. Erano solo dei volti familiari, nulla di più. Sorrisi quando Hotaru comparve sulla porta. Aggrottai la fronte quando notai una ragazza bruna dai capelli corti; Minami Kuno. Per alcuni secondi, mi chiesi se fosse il caso di dirle che le sue scommesse non mi piacevano. Mi stavo avvicinando per raccogliere il coraggio di affrontarla quando notai improvvisamente qualcuno che raggiungeva il suo banco. Asuka.
"Hey! Kuno!"
La ragazza bruna alzò il capo dal suo grembo per fissare la rossa. Un lieve sorrisetto comparve sul suo volto, quasi come se avesse appena visto una preda indifesa. Il che era davvero strano, visto che sapeva che Asuka era tutt'altro che indifesa.
"Cosa posso fare per te Asuka-chan?"
"Tieni."
Senza dire nient'altro, Asuka tirò fuori da una tasca un mucchietto di yen e li diede alla ragazza. Lei sembrò leggermente sorpresa per un attimo, poi i suoi occhi si strinsero e il sorrisetto si allargò mentre intascava i soldi.
"Per cosa?"
"Perché ho perso la scommessa." Disse semplicemente Asuka dirigendosi verso il proprio banco.
Erano state semplici parole, ma ebbero un impatto tremendo. Ci vollero soltanto alcuni momenti perché tutti gli sguardi si focalizzassero su me e Rei. Il nostro crescente rossore fu per tutti la risposta alla muta domanda.
"Mio Dio! È vero!"
"Cosa?"
"Whaaaaaa… sono rovinato…"
"Shinji il solito fortunato!"
"Lo sapevo! Lo sapevo!"
"Questo significa che adesso possiamo uscire con Sohryu?"
"Allora voi due l'avete fatto?"
"Sono coooooosì gelosa!"
"Dannata te, Ayanami!"
"Ikari! Bastardo!"
Metà della classe si era radunata attorno al mio banco, l'altra attorno a quello di Rei. Comunque, Rei si servì del suo solito atteggiamento indifferente e si limitò a ignorare tutti fissando fuori dalla finestra, perciò tutti si rivolsero a me. Cercai di non ascoltare tutte quelle voci, come sembrava stesse facendo Rei. Non prestando attenzione ai miei compagni, vidi Hikari entrare in classe. Mi sembrò subito strano. Hikari era sempre una dei primi studenti ad arrivare, non l'ultima. E quell'espressione sul suo volto… sembrava… ansiosa. Qualcosa non andava, di solito Hikari era molto allegra, fatta eccezione per quando si comportava in qualità di Capoclasse. Dall'espressione sul volto di Asuka, potevo dire che anche a lei il comportamento di Hikari sembrava strano.
La ragazza diede un'occhiata veloce all'intera classe. Poi guardò nella mia direzione. Sembrava quasi che i suoi occhi fossero fissati su di me. Mentre si avvicinava al mio banco, mi aspettavo che lei dicesse a tutti di smetterla e di tornare ai propri posti. Invece ignorò completamente gli altri studenti, infatti spinse di lato alcuni di loro per raggiungermi. Sembrava quasi… disperata.
"Tutti quanti. Ritornate ai vostri posti. Adesso."
Ogni studente nell'aula sembrò immobilizzarsi dallo stupore. Rei si era appena rivolta all'intera classe, cosa che non era mai successa prima, almeno per quello che tutti riuscivano a ricordare. Anche se le sue parole erano state pronunciate in tono normale, ebbero lo stesso effetto come se Hikari avesse urlato degli ordini. Senza una parola se ne andarono tutti, lasciandomi solo con lei. Evidentemente, anche Rei si era accorta che Hikari aveva qualche problema.
"Capoclasse Hikari, posso…?"
"Ikari-kun! Hai visto Touji?!"
Touji? Perché Hikari era così preoccupata per Touji? Che… che fosse successo qualcosa? Adesso toccava a me essere preoccupato. Stranamente, mi accorsi che Rei era rimasta senza fiato quando aveva sentito il suo nome e per un attimo sembrò turbata, prima di nascondere tutto dietro alla sua solita espressione freddo. Che stava succedendo?
"Tutti quanti! Fuori! Adesso!" urlò Asuka.
Evidentemente la domanda di Hikari aveva scuscitato l'interesse dei nostri compagni di classe. Comunque, la paura della Furia Leggendaria di Asuka Langley fu sufficiente alla maggior parte di loro per dimenticare la loro curiosità. Gli altri vennero letteralmente sbattuti fuori dalla suddetta Langley.
"Sembra una cosa seria, perciò possiamo fare a meno di tutti i pettegolezzi." Disse Asuka severamente. "Abbiamo alcuni minuti prima che arrivi il professore. Allora Hikari, qual è il problema?"
"Touji… Touji è scomparso…"
"Scomparso?"
"Sì… io… non riesco a trovarlo da nessuna parte… non è a casa… non è all'ospedale… Kensuke non lo vede da ieri a scuola. Ikari-kun… tu l'hai visto stamattina?"
"No… ma… lo sai… Touji arriva sempre in ritardo. Probabilmente si farà vedere."
"Ma…"
"C'è qualcosa che non ci stai dicendo, Hikari-chan?" chiese Asuka stringendo gli occhi, sospettosa.
"Beh…"
Poco dopo Hikari diventò completamente rossa.
"Quando è stata l'ultima volta che hai visto Touji?" chiese la rossa, ancora con uno sguardo indagatore sul volto.
"Er… beh… forse… forse… verso… l'una… l'una del mattino…"
"L'una del mattino?!" rimasi a bocca aperta. "Cosa stavate facendo insieme a un'ora del genere?"
Asuka gemette.
"Dummkopf! Davvero, Shinji… guarda solo come sta arrossendo. Sono certa che perfino tu puoi immaginare cosa stessero facendo insieme…"
Poco dopo gli ingranaggi del mio cervello si attivarono. E poi mi apparve la risposta, sorprendendomi per la sua semplicità. Sentii ben presto le mie guance infiammarsi, quando afferrai le implicazioni del caso e immaginai numerose scene nella mia mente.
"Oh!"
Seguì un silenzio imbarazzante. Se possibile, il rossore di Hikari aumentò.
"Lui… è venuto a casa mia ieri notte… non lo stavo aspettando. Non… non sembrava stare bene… sembrava… preoccupato. Quando gliel'ho chiesto, mi ha detto che andava tutto bene, ma non gli ho creduto. Io… io l'ho abbracciato… volevo che lui sentisse che ero lì… per lui. E poi… una cosa tira l'altra…"
Non ero per niente sicuro di voler sentire il seguito. Ma Hikari sembrava avere bisogno di parlarne. Perciò continuai ad ascoltare.
"Noi… avevamo deciso di aspettare… per un po'. Ero spaventata e non ero sicura di volerlo fare. Ma… era così bello… sentirlo così vicino. E volevo farlo sentire meglio…"
Cercai di nascondere la mia sorpresa. Ero certo che quei due lo avessero fatto al lago…
"Quindi voi…?" chiese Asuka.
Hikari annuì. Sia l'interesse di Rei che quello di Asuka per la storia della ragazza sembrò aumentare.
"Quando… quando… mi svegliai… se n'era andato… senza una parola. Non… non è da lui fare una cosa simile. Così… così ho provato a cercarlo… ma non ci sono riuscita… io… sono così preoccupata! E… e se… e se lui non mi avesse mai voluto bene? Se avesse solo voluto…? E adesso che noi…"
"Mai e poi mai!" dissi fermamente. "Touji non è così e tu lo sai."
"Sì. Mi hai detto tu stessa che amavi il suo lato gentile." concordò Asuka.
Hikari annuì e asciugò le lacrime. Rei mise una mano sulla sua spalla e le rivolse un piccolo sorriso.
"Non ti preoccupare. Sono certa che è tutto a posto. Magari aveva qualcosa di importante da fare e si è dimenticato di dirtelo."
"Tu… pensi che sia così?"
"Ha una volontà forte. Andrà tutto bene."
Sia io che Asuka fissammo Rei curiosamente. C'era qualcosa di strano. Rei aveva parlato come se… come se sapesse qualcosa. Ma se era così, perché non l'aveva detto? Le rivolsi uno sguardo interrogativo. Lei si limitò a sorridere, poi tornò al suo banco e ben presto era tornata a guardare fuori dalla finestra.
"Rei…" sussurrai.
Un pensiero confuso egoisticamente allontanò i problemi di Hikari dalla mia mente. Rei avrebbe davvero potuto… nascondermi qualcosa?
Poco dopo, i nostri compagni di classe tornarono. Notai che Kensuke era in mezzo a loro. Sembrava molto depresso. La cosa mi preoccupò, ma prima che potessi chiedergli cosa stava succedendo il nostro professore arrivò e cominciarono le lezioni. Come aveva detto Hotaru, le lezioni di questo insegnante non erano focalizzate sul Second Impact, perciò mi ritrovai così occupato a cercare di seguire che non riuscii a trovare il tempo di parlare con Kensuke attraverso le nostre mail scolastiche interne. Pensai che avrei potuto parlargli all'ora di pranzo. Guardai il banco di Touji. Vuoto. Erano fondate le preoccupazioni di Hikari? Cercai di non pensarci per il momento e di ascoltare il professore. Non avevo già abbastanza problemi per conto mio? Perché dovevo preoccuparmi anche dei problemi dei miei amici? Sospirai. Perché la vita era così complicata?

Vedendo che Rei e Asuka si stavano occupando di Hikari durante l'ora di pranzo, decisi di raggiungere Kensuke. Si era isolato dagli altri, depresso come quando era entrato in classe. Senza sapere bene come avvicinarlo, decisi di fargli una domanda diretta.
"Cosa c'è che non va, Kensuke?"
Il ragazzo alzò appena la testa per accorgersi della mia presenza.
"Non è giusto! Perché, Shinji? Perché non hanno scelto me come pilota dell'Unità Evangelion 03?"
"Uh?"
Lo fissai, confuso.
"Unità… Evangelion 03? Non c'è nessuna Unità-03…"
Questa frase risvegliò Kensuke.
"Che vuoi dire, nessuna Unità-03? È arrivata ieri dagli Stati Uniti! Oggi faranno i test di attivazione alla Seconda Divisione Sperimentale di Matsushiro! Non dirmi che non lo sai!"
Una quarta unità Eva… beh, questo spiegava perché Kensuke fosse così giù.
"No… non lo sapevo… ultimamente non ho parlato molto con nessuno. Hey? Hai detto Matsushiro? Ecco perché Misato doveva andare là!"
Un test di attivazione. Forse era per quello che Misato mi aveva evitato l'altro giorno. Forse temeva che mi sarei preoccupato. Dopo tutto, il primo test dell'Unità 00 aveva causato a Rei numerose ferite. Però…
"Sono così invidioso." Disse Kensuke. "Mi chiedo chi lo piloterà? Touji, magari? Oggi è assente…"
Sentendo il commento di Kensuke lo fissai incredulo.
"Touji? Mai e poi mai! Nessuno gli darebbe mai un EVA!"
Touji? Pilotare un EVA? Mai e poi mai! Sapevo che, anche se lui mi aveva perdonato, odiava ancora gli EVA perché avevano fatto del male a sua sorella. Non ne avrebbe mai pilotato uno. E a differenza di Kensuke, sembrava avere capito che pilotare un EVA causava solo dolore…
"Probabilmente ha già un pilota, come l'Unità-02." Aggiunsi, anche se non lo sapevo per certo. "Probabilmente un ragazzo Americano…"
Kensuke tornò al suo stato depressivo. Dannazione!
"Hai ragione…"
Dovevo provare a tirarlo un po' su…
"Sono sicuro che quel ragazzo non è così bravo come lo saresti tu."
"Lo pensi davvero?"
"Ne sono certo." mentii.
L'Unità Evangelion 03. Perché nessuno me ne aveva parlato?

Quando rientrammo in aula dopo pranzo, notai che Rei era chiaramente agitata. Invece di guardare fuori dalla finestra, continuava a dare un'occhiata all'orologio della classe ogni 5 minuti. Anche Asuka sembrò accorgersi dello strano comportamento di Rei, perché le rivolse uno strano sguardo. Rei o non lo vide o semplicemente la ignorò.
Improvvisamente, le nostre lezioni vennero interrotte dai suoni di tre cellulari. Tutti raggelarono e fissarono noi piloti di EVA. Asuka sembrava eccitata quando prese il suo telefono. Incredibilmente, Rei sembrò a disagio. Si limitò a fissare l'orologio per alcuni secondi prima di prendere finalmente il suo telefono, con mano tremante. Io feci lo stesso, ma non avevo bisogno di farlo per sapere cosa stava succedendo. Ben presto una sirena assordante confermò i miei sospetti. Un Angelo…

Ci vennero a prendere in fretta dalla scuola e ci precipitammo alla NERV, poi ai nostri spogliatoi. Mentre eravamo nell'ascensore che ci avrebbe portato agli EVA, riuscii a sentire Asuka mormorare qualcosa del tipo "Questa volta lo ucciderò…" come se fosse un mantra, prima di correre verso l'Unità-02. A differenza di Asuka, Rei uscì con calma dall'ascensore, un senso di pace dipinto sul suo volto. Rimasi impietrito quando cercai di fare un passo avanti. Non so perché, ma non riuscivo a fare a meno di avere una forte sensazione di terrore. Qualcosa di brutto stava per accadere. Potevo sentirlo. Forse ero solo spaventato, perché mi vennero in mente gli avvenimenti della nostra ultima battaglia, però… la sensazione restava.
Rei venne verso di me e mise la sua mano guantata sulla mia spalla. La guardai e vidi un'espressione preoccupata sul suo volto.
"Non riesco a fare a meno di pensare che…"
"Non temere." disse la ragazza, interrompendomi. "Ce ne occuperemo io e Sohryu."
Adesso potevo vedere la determinazione sul suo volto.
"Ma se…"
"Allora non esitare. Qualunque cosa succeda, combatti il nostro nemico. Devi farlo. Ti prego… fai attenzione…"
Le sue labbra sfiorarono le mie. Poi se ne andò.
"Qualunque cosa succeda, combatti il nostro nemico."
Quelle parole… suonavano come se lei sapesse già che cosa stavamo per affrontare. Rei… perché questi segreti?

"Un incidente a Matsushiro?" rimasi a bocca aperta. "Ma… c'è Misato là! Come…?"
"Il contatto non è ancora stato ristabilito." Rispose semplicemente Rei.
Mio Dio! Allora non sapevamo se… no, non volevo pensarci. Misato stava sicuramente bene.
"Allora… cosa… cosa dobbiamo fare?"
Apparve l'immagine di Asuka. Naturalmente, sembrava scocciata.
"Di cosa ti lamenti? Non abbiamo tempo per preoccuparci!"
"Ma dobbiamo combattere l'Angelo da soli…"
Ci eravamo sempre basati sugli ordini di Misato. Senza lei che ci dirigeva, mi sentivo… perso. Come se mi avessero chiesto di combattere quell'Angelo bendato.
"Il Comandante Ikari assumerà il diretto comando per il momento."
"Il Comandante…?"
Mio padre ci avrebbe guidato. La sensazione di terrore che avevo provato prima ritornò più forte che mai.

All'interno dell'entry plug, attesi i nostri ordini, ora che avevamo tutti preso posizione. Curiosamente ero stato designato come l'ultimo EVA a intercettare l'Angelo, e questo voleva dire che avrebbe dovuto affrontare sia l'Unità-02 che l'Unità-00 prima di raggiungermi. Che strano. Era la prima volta che venivo assegnato alla retroguardia.
Attraverso la radio, sentii le voci di Makoto e Shigeru.
"L'obbiettivo si sta avvicinando."
"A tutte le unità, prepararsi al combattimento terrestre."
Rimasi senza fiato quando vidi il detto obbiettivo sullo schermo. Non c'era modo di confondere la forma. Era un EVA…
"Cosa? Non può essere… un Angelo? Quello sarebbe un Angelo?"
"Esatto. Quello è l'obbiettivo." Raggelai quando sentii la voce di mio padre.
"L'obbiettivo? Ma… quello non è un EVA?"
Che fosse… l'Unità Evangelion 03 di cui Kensuke mi aveva parlato? Questo spiegava l'incidente a Matsushiro…
"Gott im Himmel! Non posso crederci! Che l'Angelo se ne sia impossessato?"
Asuka sembrava leggermente preoccupata. Non potevo biasimarla, provavo la stessa cosa. Poi, improvvisamente, mi venne in mente un pensiero allarmante.
"È pilotato da un ragazzo, proprio come le altre unità? Qualcuno della mia età?"
Era una domanda preoccupante. Se c'era qualcuno a bordo, cosa potevamo fare?
"Cosa?!" esclamò Asuka. "Pensi che sia pilotato da qualcuno? Cosa…"
La sentii urlare proprio prima che tutte le comunicazioni con il suo EVA si interrompessero.
"Asuka? Asuka!"
Ero davvero preoccupato.
"Unità Eva-02 in silenzio assoluto." Disse Makoto
"Il pilota è stato espulso. Squadra di recupero in uscita."
Grazie a Dio! Stava bene!
"L'obbiettivo si dirige verso l'Unità-00."
L'Unità-00… Rei…
Questa volta, fu la voce di mio padre che sentii attraverso la radio.
"Rei, evita lo scontro ravvicinato, e ferma l'obbiettivo."
"Ricevuto."
Passarono alcuni secondi di silenzio. Nulla. Poi sentii di nuovo mio padre.
"Rei. Fuoco sull'obbiettivo"
"Io… non posso."
Che? Rei stava disobbedendo a un ordine di mio padre?
"Rei!"
Attraverso la radio, sentii Rei urlare. Ero in ansia. Anche Rei, no! Silenziosamente, sperai che stesse bene.
"Non ti preoccupare. Ce ne occuperemo io e Sohryu."
Sembrava molto sicura di se stessa. Probabilmente stava bene.
Però Asuka era stata sconfitta facilmente…
Dopo qualche tempo, sentii la voce di Maya.
"Danni di media entità all'Unità-00, il pilota è stato ferito."
"Rei!"
Il mio cuore accelerò i battiti. Rei era stata ferita! Quel maledetto Angelo! Avrebbe pagato!
Ma… anche il nemico era un EVA. La mia rabbia svanì velocemente come era sorta.
"L'obbiettivo si sta avvicinando" disse il Comandante. "Il contatto avverrà tra 20 secondi. Abbattilo."
"Hai detto che è l'obbiettivo, ma non c'è comunque una persona al suo interno?" chiesi, anche se non sapevo se lo stavo chiedendo al Comandante o a me stesso. "Un ragazzo della mia età?"
Fissai l'EVA nero che si avvicinava sempre di più. Il mio dito era pronto per premere il pulsante dell'arma, ma le mie mani continuavano a tremare. Non potevo farlo. Non potevo attaccarlo senza sapere se c'era qualcuno al suo interno oppure no…
Improvvisamente mi saltò addosso. La velocità dell'attacco mi colse di sorpresa. Prima che me ne potessi accorgere, il mio EVA giaceva a terra. Mentre mi rialzavo, ebbi una buona visuale della schiena dell'altro EVA. E lì la vidi: una bianca entry Plug, apparentemente bloccata da una strana sostanza.
"Un entry Plug! C'è qualcuno a bordo!"
L'EVA nero era ancora a terra a quattro zampe, quando improvvisamente le sue braccia si estesero ad una lunghezza incredibile e afferrarono il collo dell'Unità-01. L'Unità-01 venne sollevata da terra e lanciata contro una collina. Poi, l'Unità-03 iniziò a stringere.
"Shinji, perché non combatti?" chiese il Comandante.
"C'è una persona a bordo, credo."
"Non importa. Quello è un Angelo. Un nostro Nemico."
"Ma non posso farlo. Devo salvare il pilota! Non posso uccidere un essere umano!"
Come poteva pretendere che io uccidessi un'altra persona? Che razza di mostro era lui?
"Così morirai tu."
"Non m'importa! È meglio che uccidere un'altra persona!"
Improvvisamente, divenne tutto buio. Il dolore e la stretta alla gola svanirono. Questo poteva significare una cosa sola: avevano interrotto la mia connessione con l'EVA.
Mi chiedevo… che cosa sarebbe successo ora?
Trasalii quando una luce rossa illuminò l'interno dell'Entry Plug. Uno strano ronzio riempì l'aria, molto simile all'avvio di una turbina. Mi guardai attorno al suono dell'accensione di un computer. Ma non riuscii a vedere nulla.
"Che diavolo stai facendo, papà?
Sapevo di avere giurato a me stesso di non chiamarlo mai più così, ma in situazioni come quella ci si dimentica spesso di simili dettagli.
Poi, con mia grande sorpresa, sentii l'EVA muoversi. Lentamente, lo vidi alzare le braccia, poi afferrare il collo dell'Unità-03 allo stesso modo con cui questa stava tenendo l'Unità-01. Ben presto fu evidente che l'Unità-03 stava velocemente perdendo la battaglia contro l'altra Unità. Poi improvvisamente, con un suono allarmante, il collo dell'Unità-03 si spezzò. Restai a fissare, terrorizzato, la sua testa piegarsi in avanti, inerte, e le sue braccia lasciarono il collo dell'Unità-01 per dondolare liberamente ai suoi lati, come un burattino rotto e senza vita.
Un solo pensiero attraversò la mia mente. Il pilota! Se io avevo sentito il dolore mentre l'Unità-03 stava stringendo il collo dell'Unità-01, allora quello che era appena successo al pilota… poteva… mio Dio! No!
Ma questo fu solo l'inizio dell'orrore. Per alcuni secondi, l'Unità-01 strinse ancora più forte il collo dell'altra Unità, poi roteò su se stessa e scaraventò pesantemente a terra l'Unità-03. Lanciò furiosamente un pugno alla testa dell'EVA nero. Questa letteralmente esplose in una pioggia di sangue rosso, metallo e ossa. I denti schizzarono in una direzione, un occhio in un'altra. Paralizzato, io… non feci altro che guardare. Non so come feci a non sentirmi male a quella vista. Un solo pensiero continuava a ripetersi nella mia testa in un ciclo infinito: "Il pilota! Stiamo uccidendo il pilota!"
Reagii soltanto quando l'Unità-01 iniziò a smembrarlo completamente. La pioggia di sangue sembrava infinita. Le braccia vennero selvaggiamente strappate e gettate via. Il pugno dell'Unità-01 colpì senza sosta il petto dell'altro EVA dopo che la sua corazza era stata strappata via violentemente, distruggendo ogni organo, ricoprendo tutto di sangue. Con tutta la mia forza tirai i comandi, cercando di fermare l'EVA, ma senza risultato.
"Fallo smettere! Papà, no! Ti prego fai smettere tutto questo!"
Nessuna risposta. L'EVA continuò a colpire, colpire, colpire… come una bestia assetata di sangue e distruzione.
"Dannazione! Fermati! Fermati! Fermati! Fermati! Fermati! Fermati!…"
Adesso stavo gridando. Gridando, impotente.
Improvvisamente, smisi di sentire i colpi dell'Unità-01. Con un briciolo di speranza, alzai il capo. Ma subito la speranza diventò completa disperazione. Nella mia mano, l'Unità-01 teneva l'entry Plug dell'altro EVA. Il cilindro bianco tremava sotto la pressione delle dita dell'EVA.
"Aaah! Fallo smettere! Fallo smettere! NOOOO!"
la gigantesca mano si chiuse. LCL uscì dall'ormai distrutto plug.
Urlai dall'orrore. Qualunque speranza fosse rimasta, era ormai persa. Il pilota era morto. Io… io… avevo ucciso un essere umano… ero un assassino. Quelle mani. La mani del mio EVA. Le mie mani. Il mio fallimento nel fermare la bestia…
Di nuovo, gridai.

"Shinji…"
La voce di Misato. Mi fece uscire dal mio stordimento. Stavo ancora piangendo, ma il mio cervello si rifiutava di pensare. Non potevo… se lo facevo… mio Dio! Cosa avevo fatto?!
"Misato-san… stai bene…"
Una parte di me si sentì sollevata. Soltanto una piccola parte. L'altra era ancora ossessionata da quello che era appena successo.
"Io… perdonami. Io… io dovevo dirti una cosa importante, ma…"
Sembrava debole. E sembrava veramente disperata. Ma io me ne accorsi appena.
"Misato-san, io ho… una persona… io ho ucciso… mio padre… io gli ho implorato di non…"
"Shinji, perdonami. Perdonami…"
Attraverso la radio, riconobbi la voce di Maya.
"Ricevuta comunicazione dalla squadra di recupero Entry plug. Sopravvivenza del pilota confermata!"
Quelle parole mi colpirono profondamente. Vivo! Alzai la testa, pieno di speranza. Vivo! Allora non avevo ucciso il pilota!
"È vivo?!"
Attraverso la radio, Misato continuò con quello che sembrava stesse cercando di dire.
"Il pilota dell'Unità-03… il Fourth Children è…"
Guardai in basso verso la forma distrutta dell'entry plug. In effetti, sembrava che fosse stato estratto qualcosa da lì. Zoomai l'immagine. Il mio cuore si fermò…
Un ragazzo… un ragazzo con una plugsuit nera… un ragazzo che conoscevo bene…
"Touji?"
Credo che Misato iniziò a chiamare ripetutamente il mio nome. Non ne sono sicuro.
Fissai il ragazzo. Sembrava ferito. E il contenuto dell'Entry plug. Era rosso. Non giallo come l'LCL, ma rosso. Rosso come il sangue.
Touji… Touji!
Urlai. Poi la mia mente si offuscò.

Perché? Perché Touji? Perché aveva dovuto restare ferito. Questa era la domanda che continuavo a porre a me stesso. Avevo provato a chiederlo anche a mio padre, ma la risposta mi era stata negata. Anche se avevo minacciato di distruggere il Quartier Generale, l'unica risposta che mi diede fu mettermi fuori gioco aumentando la pressione all'interno dell'entry plug. Mi svegliai in infermeria, poi venni scortato in una cella. Rimasi lì per un po', finché non venni portato nell'ufficio di mio padre. No, nell'ufficio del Comandante, mi corressi mentalmente. Mio padre era morto molto tempo fa…
Rimpiansi il fatto che le mie mani fossero bloccate dietro la mia schiena da delle manette. Quando lo guardai, avrei voluto mettere quelle mani attorno alla sua gola, come lui aveva costrettole mani del mio EVA a fare per strangolare Touji. Non me ne sarebbe importato molto. Ero già andato vicino a uccidere Touji. Chi lo sa, magari era morto all'ospedale. E allora, perché preoccuparsi di un altro omicidio? Ma non sarebbe stato proprio un omicidio. Dopo tutto lui era più un mostro che un essere umano.
Il Comandante parlò.
"Insubordinazione. Occupazione di una Unità EVA per scopi personali. Intimidazioni oltraggiose. Tali atti sono tutti reati. C'è qualcosa che vorresti dire?"
Oh, c'erano molte cose che volevo dire. Molte. Mi vennero in mente innumerevoli insulti, alcuni anche in tedesco, grazie all'influenza di Asuka. Ma mi trattenni. Sarebbe stato uno sforzo vano. A quell'uomo non importava. Non gli importava di nulla.
"Io non piloterò mai più un EVA."
"Molto bene allora. Vattene."
Annuii. Poi, contrariamente alle mie migliori decisioni, feci la domanda che tormentava la mia mente da quando avevo visto l'entry plug distrutta.
"Perché lui?"
Il Comandante mi sorprese rispondendo.
"Perché era conveniente."
Quel figlio di puttana! Se lo sguardo potesse uccidere, l'avrei ucciso almeno un migliaio di volte. Senza aspettare le indicazioni degli agenti di sicurezza, mi girai e me ne andai.
"Stai di nuovo fuggendo. Mi hai molto deluso. Assumo che non ci vedremo mai più."
"Per il tuo bene, sarà meglio di no." Dissi, sorprendendomi io stesso della mia serietà.
Gendo Ikari… quanto avrei voluto vederti morto.

Sdraiato sul mio letto nell'appartamento di Misato, fissai il soffitto. E adesso? Cosa potevo fare? Cosa sarebbe successo? Se non pilotavo l'EVA, allora non c'era più motivo che io restassi lì. Non lavoravo più per la NERV. Non sapevo se mi avrebbero permesso di vivere lì o da Rei. Non sapevo neanche se volevo restarci. Quel posto mi ricordava troppo la NERV… gli EVA… Touji…
Touji… Misato mi aveva detto che era stato salvato e che aveva perfino ripreso conoscenza. Ma era stato ferito seriamente… il suo braccio e la sua gamba sinistra… troppo danneggiati… avevano dovuto… no! Dannazione! Dannazione! NO! Silenziosamente, sentii di nuovo le lacrime bagnare lentamente le mie guance. Non era giusto! Non era giusto! Touji non meritava tutto questo.
Avrei voluto fermare la mia mente. Ma non potevo. Al contrario, era un turbinio di immagini e ricordi.
Vidi Touji, che mi guardava furioso per aver ferito sua sorella.
Il pugno dell'Unità-01 scese, il cranio nero si spaccava sotto la sua potenza.
C'era Touji, che mi chiedeva di andare fino in fondo e colpirlo.
Lo spruzzo di sangue da una gamba spezzata schizzò un edificio con un orribile arco.
Touji, che mi prendeva in giro perché guardavo Rei in costume da bagno.
L'Unità-03, l'ultima scossa prima che il suo collo si spezzasse.
Il sangue che gli arrivava al volto quando Hikari si presentò davanti a lui con i suoi cioccolatini per il giorno di san Valentino.
Il sangue che fuoriusciva libero dal collo dell'Unità-03, cercando di dare nutrimento alla testa decapitata.
Il mio migliore amico che sbavava dietro a Misato quando lei si piegò per raccogliere un file dal pavimento.
Parti interne, come l'intestino, gettate con indifferenza sopra un semaforo. Da esse un liquido sgocciolò sulla strada, tingendo la terra di rosso.
Touji, che mi rivolgeva un sorriso amichevole.
Ossa rotte, pezzi di metallo, brandelli di carne rossa; i resti dell'Unità-03.
I miei pensieri vennero interrotti da un colpo alla porta. Lo ignorai. Non volevo vedere nessuno. Quasi in silenzio, la porta si aprì.
Con la coda dell'occhio, la vidi. Rei…
"Shinji."
Il suo tono di voce sembrava piatto, ma sapevo che si sentiva a disagio. Bene. Ne aveva tutte le ragioni.
"Perché?" chiesi. "Lo sapevi, non è vero? Perché non me l'hai detto?"
"Non avrebbe cambiato nulla. Tu hai fatto tutto ciò che potevi per proteggerlo. Sapere chi era il pilota non avrebbe cambiato l'esito della battaglia."
Mi alzai prontamente a sedere e le lanciai uno sguardo duro.
"Non è questo che intendo! Tu lo sapevi anche prima, non è vero? Lo sapevi quando Hikari è venuta da me quella mattina, cercando lui, non è vero?"
"Sì."
"Da quando?"
"Da lunedì. Da quando venne scelto come Fourth."
Sentii crescere in me la rabbia. Le mie mani si strinsero a pugni.
"Perché?! Perché non me l'hai detto, dannazione?!"
"Ti saresti preoccupato. Io… io non volevo aggiungere anche questo al tuo dolore."
Saltai in piedi, e senza pensarci afferrai le sue spalle con tutta la forza che avevo e la spinsi con forza contro un muro. Anche se lei non aveva reagito, le lacrime che caddero dai suoi occhi furono la prova che le avevo fatto male. Ma non m'importava. Non mi resi veramente conto di ciò che avevo appena fatto.
"Dannazione, Rei! Avresti dovuto dirmelo! Io… io avrei potuto convincerlo a non pilotare! Touji… Touji sapeva… sapeva quanto dolore può causare un EVA… avrebbe capito… tu… ipocrita! Non sei migliore di Asuka! Mentre mi dicevi che non mi avresti fatto del male, ti sei tenuta per te questo segreto. Non sei migliore di lei!"
"Io… perdonami…" disse Rei con le lacrime agli occhi, ancora in parte stordita dall'impatto contro il muro.
"Questo non cambia nulla!" urlai. Rei sembrò tremare dalla paura.
"Anche se avessi voluto…" cercò di spiegare Rei, "Il Comandante… il Comandante Ikari… mi aveva ordinato… di non dirtelo…"
Mio padre! Sentire il suo nome non fece altro che aumentare la mia furia…
"Non me ne importa niente degli ordini di quel bastardo! Non è Dio! Può andare all'inferno per quanto mi riguarda! Sarà sempre così? Sceglierai sempre lui invece di me?"
Dolore e confusione si dipinsero su tutto il volto della ragazza mentre cercava di rispondere.
"Io… io…"
"Vuoi bene più a lui che a me? Dillo, tu non mi ami veramente, vero?"
"No!"
Uscì come un grido strozzato. Le lacrime caddero liberamente sulla sua bianca pelle di satin. Non me ne importava niente.
"Allora perché… perché non me l'hai detto? PERCHÉ?"
"Non avrebbe… cambiato idea. Sua sorella… la NERV gli aveva promesso di prendersi cura di sua sorella…"
Sua sorella… l'aveva fatto per sua sorella…
Mi sentii improvvisamente debole. Sarei potuto cadere se Rei non mi avesse preso. Mi trascinò fino al letto.
Colpa mia. Era tutta colpa mia.
"È colpa mia… non sono riuscito a prendere il controllo dell'EVA… mio padre… le mie mani… mi ha usato per fare del male a Touji. E adesso… tu dici che ha pilotato per sua sorella? È… è tutta colpa mia! Se non avessi ferito sua sorella in primo luogo, non sarebbe successo nulla di tutto questo! Touji non avrebbe pilotato! È TUTTA COLPA MIA!"
Rei mi prese tra le sue braccia. Ma per la prima volta, il suo contatto non mi portò alcun conforto.
"Non è colpa tua. La sorella di Suzuhara è rimasta ferita perché il tuo EVA è andato in berserk. Non avevi nessun potere su tutto questo. E non avevi il potere di fermare l'Unità-01 dal distruggere il Tredicesimo Angelo. Non è colpa tua…"
Mi alzai, liberandomi dall'abbraccio di Rei.
"Non capisci, vero? È colpa mia! Se mi fossi comportato diversamente… se avessi voluto combattere contro il Terzo Angelo invece di restare impietrito dalla paura… se avessi cercato di fermare l'Unità-03, magari estraendo l'Entry plug…"
Rei scosse il capo.
"Non potevi. L'Unità-03 si è mossa troppo velocemente. Saresti stato costretto a rispondere… e avrebbe portato allo stesso risultato."
"Non lo sai!"
Rei chinò il capo per un momento, poi lo alzò di nuovo. Potevo vedere la paura nei suoi occhi. Stava tremando. Cercò di parlare, e fu sul punto di non farcela, ma riuscì comunque a pronunciare alcune parole.
"Se… se devi incolpare qualcuno… incolpa me…"
Le rivolsi uno sguardo confuso, senza capire cosa volesse dire.
"Che cosa intendi?"
Lei abbassò solamente il capo, incapace di guardarmi.
"Rispondi!" urlai afferrando le sue spalle e scuotendola.
"I dati… i dati del sistema che ha preso il controllo… il dummy plug… loro… provenivano da me… perciò in sostanza… sono… sono stata io… ad avere combattuto contro l'Unità-03…"
"Tu?"
Quel furore omicida… quella sete di sangue e distruzione… Rei? Un pensiero simile… non riuscivo ad accettare quel pensiero. Incapace di guardarla, uscii dalla stanza. Stavo per lasciare l'appartamento, stavo per fuggire da Rei, quando andai quasi addosso a Hikari mentre aprivo la porta. La fissai, incredulo.
"Ikari-kun!"
Poi scoppiò in lacrime.
"Ikari! Non… non vogliono dirmi nulla! Ho sentito da suo padre che Touji è rimasto ferito durante l'attacco dell'ultimo Angelo, ma nessuno ne sa di più! Non è nemmeno all'ospedale! Io sono… sono così preoccupata…"
Rimasi impietrito quando sentii le sue parole. La guardai. La paura e il dolore nei suoi occhi… le lacrime… poi, prima di rendermi conto di ciò che stava succedendo, era tra le mie braccia e piangeva sulla mia spalla. Questo mi portò al limite. Non pensai a nulla, reagii solamente. La spinsi via, come se fosse stata una sorta di mostro. Poi scappai. Scappai lontano.
Non riuscivo ad affrontarla. Non lei. Non sapendo che avevo ferito Touji. Che avevo cercato di ucciderlo. Che per colpa mia lui non avrebbe mai più camminato come qualsiasi altro uomo. Avevo quasi ucciso… l'uomo che amava.
Scappai, senza sapere dove stavo andando.

Ero in piedi su una piccola collina fuori da Tokyo-3, fissando quella città. Quella maledetta città. Per colpa sua, il mio amico era rimasto ferito. Non volevo avere niente a che fare con essa. Ma… non volevo neanche andarmene. Io… io non avevo nessun altro posto dove andare. E partire, avrebbe significato non vedere mai più Rei o Asuka.
Rei… ma volevo veramente rivederla?
"Se… se devi incolpare qualcuno… incolpa me…"
Io… io non ci riuscivo. Per quanto ci provassi, non ci riuscivo. Quella… era una responsabilità che dovevo sopportare.
"Stai soffrendo, non è vero?"
Spaventato, mi girai e vidi una ragazza della mia età, con un caldo sorriso sul volto. Indossava un vestito bianco e i suoi capelli grigio-bianchi lunghi fino alle spalle volavano al vento. Una cosa che mi sorprese fu il pallore della sua pelle e il colore dei suoi occhi: rosso scuro. Che questa ragazza fosse imparentata con Rei? Non l'avevo mai vista prima. Scacciai quell'idea dalla mia mente. Per quel che ne sapevo, Rei non aveva una famiglia. Probabilmente era solo una coincidenza, soltanto un passante. Non avevo voglia di parlare con nessuno, perciò cercai solo di ignorarla.
"Deve essere difficile per te sapere che non hai potuto fare nulla per salvare il tuo amico. Il cuore umano è fragile in questi casi."
Rimasi a bocca aperta e mi girai per affrontare la ragazza.
"Come… come lo sai?"
La ragazza sembrò sul punto di andarsene quando parlò di nuovo.
"Pilotare l'EVA ti può causare solo sofferenza. Il Fourth è stato solo il primo a essere ferito. La First o la Second potrebbero essere le prossime. Faresti meglio ad andartene finché sei ancora in tempo. Altrimenti, sarai distrutto insieme a coloro che ami. Sarebbe un peccato."
Chi era quella ragazza? Che cosa voleva dire? Che anche Rei e Asuka potevano essere ferite per colpa mia? Era possibile? Se così fosse, come poteva saperlo lei?
"Chi sei?"
La ragazza si allontanò. Pensavo che non avrebbe risposto alla mia domanda quando sentii nuovamente la sua voce. A stento, per via della distanza, ma comunque riuscii a sentirla.
"Chiamami Kaoru… Kaoru Nagisa."

[Continua…]

Prossimo capitolo:
The One I Love is…
Capitolo 7 - Risveglio
- - -

Omake:

- Scena 1 -
Naturalmente il mio cervello si perse tra i miei ormoni, così alzai il capo. Come sospettavo, c'era qualcuno nel lago. Una ragazza bruna. Hikari, supposi, visto che era l'unica ragazza bruna in giro. Poiché non mi stava guardando, non si era ancora accorta che stavo fissando la sua schiena nuda. Naturalmente, con la fortuna che avevo avuto nelle ultime settimane, lei doveva girarsi prima che io potessi fare la stessa cosa e andarmene.
La fissai, completamente sconvolto.
Per un attimo, non seppi se avrei dovuto sentirmi sorpreso, o disgustato. E pensare che l'avevo trovata carina… il mio cervello decise di risolvere il dilemma in maniera conveniente.
Svenni.
"È un maschio…" mormorai prima di perdere conoscenza.
Povero Touji. Quando aveva scoperto che un ragazzo gli filava dietro…

- Scena 2 -
Shinji aveva pianto fino ad addormentarsi. Dolcemente, Rei accarezzò i suoi capelli. Sembrò avere dei buoni effetti sul ragazzo perché il suo volto si rilassò. Rei non sapeva esattamente cosa fosse successo, ma la semplice logica suggeriva che era tutto legato al campeggio, e quindi ad Asuka. Provò una strana sensazione, qualcosa a cui non era ancora abituata. Rabbia. Provò rabbia nei confronti della ragazza che poteva ferire Shinji in questo modo.
"Sohryu."
Il solo sussurrare il suo nome le lasciò un gusto amaro in bocca.
Mentre il ragazzo russava leggermente, si guardò in giro. Avrebbe dovuto preparare la camera. Non ci sarebbe voluto molto tempo, ma era riluttante a lasciare andare il ragazzo. Poi, le venne in mente un pensiero. Una possibilità. Sorrise. Se fosse stato sveglio, Shinji si sarebbe potuto spaventare alla vista di un simile sorriso maligno.
Trascinando il ragazzo in camera sua, Ayanami fu abbastanza sorpresa di vedere che non si svegliava. Stava dormendo così profondamente… il suo sorriso si allargò. Il ragazzo non reagì neanche quando lei lo mise sul letto, né quando gli tolse i vestiti. Si fermò all'ultimo oggetto. Le sue mani stavano tremando. Non sapeva se avrebbe fatto bene… ma la curiosità era troppo grande. Lo tolse. I suoi occhi si spalancarono. Una pallida mano si portò vicino alla sua bocca, coprendo la parte inferiore del suo volto. Per un lungo momento ci fu silenzio nella piccola stanza. Poi, a dispetto di tutto il suo autocontrollo, un piccolo suono eruppe tra le sue dita.
Una risatina soffocata.
Prima di rendersi conto di cosa le fosse preso, stava ridendo sonoramente, mordendosi le dita in un vano tentativo di impedire alle risate di sopraffarla. Non riusciva a farne a meno. Sapeva che non era una bella cosa… ma doveva ridere… non riusciva a capire il perché. Chissà perché c'era un pizzico di delusione in lei, ma certamente non era una sensazione così forte quanto le risate.
Dopo essersi finalmente calmata fino a una silenziosa risatina, si asciugò alcune lacrime. Sospirando come se avesse un po' il fiato corto, mormorò tranquillamente, "Che sfortuna… tale padre, tale figlio."
Da qualche parte nel Quartier Generale della NERV, una bionda scienziata sarebbe stata d'accordo.

- Scena 3 -
l'EVA nero era ancora su quattro zampe, quando improvvisamente le sue braccia si estesero a una lunghezza incredibile e afferrarono per il collo dell'Unità-01.
L'Unità-01 venne sollevata da terra, poi sbattuta contro una collina. Con una velocità fantastica, l'Unità-03 avvicinò a sé la faccia dell'Unità-01 e aprì la sua bocca con un ringhio.
"Shinji!" chiese il gigante meccanico nero. "È vero che hai visto la mia Hikari nuda?!"
Sentendo questo, l'Unità-01, orgoglio della NERV e unica speranza dell'umanità, iniziò a sudare nervosamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 7: Risveglio ***


THE ONE I LOVE IS…

CAPITOLO 7: RISVEGLIO

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Parte 1: La scelta di un uomo/ Non fuggirò più

Il letto era confortevole, ma non riuscii a riposarmi. Avevo passato la maggior parte della notte a fissare quel nuovo soffitto sconosciuto. Sapevo che avrei potuto dormire da qualche altra parte invece che nella camera di un hotel. Avrei potuto chiedere a Kaji o a Kensuke di ospitarmi per la notte. Misato era pronta a lasciarmi dormire nella mia vecchia stanza fino a domani. Ma non volevo chiedere aiuto a nessuno di loro. Non ero più uno di loro.

Le due ore in cui riuscii a dormire furono tutt’altro che riposanti. Nei miei sogni continuai a rivivere quello che la gente aveva già cominciato a chiamare ‘l’incidente dell’Unità-03’. Con una piccola, terrificante differenza: nei miei sogni, non era l’Unità-03 quella che il mio EVA faceva a pezzi. Era un enorme Touji (nessuno ha mai detto che i sogni abbiano sempre un senso). Mi svegliai urlando e fradicio di sudore. Probabilmente svegliai anche le persone della stanza accanto.

Mentre la notte ero tormentato dagli incubi, di giorno ero tormentato dalle parole della misteriosa ragazza dai capelli grigi.

“Pilotare l’EVA ti può causare solo sofferenza. Il Fourth è stato solo il primo ad essere ferito. La First o la Second potrebbero essere le prossime. Faresti meglio ad andartene finché sei ancora in tempo. Altrimenti, sarai distrutto insieme a coloro che ami"

Non sapevo chi fosse quella ragazza. Poteva essere anche solo una povera pazza. Però… non riuscivo a fare a meno di pensare alle sue parole. Probabilmente perché sapevo che aveva ragione. Se restavo, avrei finito con il far soffrire anche Rei e Asuka proprio come Touji.

Kaji una volta aveva detto che la fortuna era il mio talento. Ma la fortuna poteva anche finire. Già due volte ero stato fondamentalmente inutile. Prima con il Dodicesimo Angelo, e adesso con il Tredicesimo.

Il fatto era che… non avevano bisogno di me. Senza di me, Asuka non avrebbe avuto bisogno di dimostrare di essere la migliore. I suoi risultati potevano solo migliorare. E Rei non avrebbe avuto l’impulso di fare una cosa così stupida come il cercare di proteggere me come aveva fatto con il Quinto Angelo. In realtà senza di me probabilmente avrebbe utilizzato l’Unità-01 al posto mio. I test avevano mostrato che era possibile. Anche con tutti i miglioramenti approntati, l’Unità-00 rimaneva l’EVA meno affidabile. E poi… fino a quel momento l’Unità-01 mi aveva in qualche modo… protetto. Adesso… poteva proteggere Rei. Inoltre, se io non avessi pilotato al posto suo quando il Terzo Angelo ci aveva attaccato, sarebbe stata lei il pilota dell’Unità-01. Cercai di non pensare al fatto che se non avessi pilotato quella volta probabilmente lei sarebbe morta.

Sì, non avevano più bisogno di me. Avevano Rei, avevano Asuka, avevano quella cosa… doveva chiamarsi dummy plug… non avevano bisogno di me. Sarei stato solo d’intralcio, li avrei fatti soffrire. Era meglio così…

La mia decisione era presa. Avrei lasciato Tokyo-3 e non vi avrei mai più fatto ritorno. Era quello che dovevo fare, quello che avrei dovuto fare tanto tempo fa.

Ma allora, perché mi sembrava così sbagliato?

Non riuscii a fare a meno di rabbrividire camminando lungo i fin troppo familiari corridoi dell’ospedale della NERV. Il mio unico sollievo era la consapevolezza che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto quelle pareti. Sapevo che Misato sperava il contrario. Probabilmente era per questo che non mi aveva né ritirato l’ID card né disattivato il diritto di accesso a quell’edificio. Ma la mia decisione era definitiva: non c’era più posto per me lì. In realtà… non l’avevo mai avuto.

Guardavo i numeri sulle porte che mi passavano davanti agli occhi a ogni passo che facevo. Una parte di me desiderava solo fuggire. Non era la prima volta. Ma qualcosa mi obbligava ad andare avanti. Forse una specie di ossessione morbosa.

Non appena raggiunsi la mia destinazione, mi fermai. Camera numero 107. Volevo aprire la porta, ma la mia mano si rifiutava di muoversi.

Non… non ci riuscivo. Ma non potevo neppure andarmene.

Dio, mi odiavo.

Prendendo un profondo respiro, entrai nella stanza di Touji Suzuhara.

Con sollievo, notai che Touji sembrava addormentato. Le sue condizioni si erano stabilizzate, ma era ancora collegato a un’unità IV e a qualche monitor. Poi mi accorsi di quanto sembrasse irregolare la sua forma sotto le coperte. Cercai di distogliere lo sguardo, ma qualcosa dentro di me mi costrinse a guardare bene quelle zone dove avrei dovuto vedere le forme di un braccio e di una gamba.

Quello era il mio dovere.

In silenzio, spuntarono le lacrime.

Non riuscivo più a sopportare quella vista. Dovevo andarmene. Ma quando raggiunsi la porta, tutto il mio corpo raggelò al suono di una voce familiare, anche se stanca e debole.

“Shinji… sei venuto per scusarti… prima di fuggire?”

“Touji!”

Ero riluttante a voltarmi. Ma quando lo feci, non vidi lo sguardo pieno di odio che mi aspettavo, ma un viso sorridente. Era pallido come Rei e sembrava davvero esausto. Eppure stava sorridendo.

“Allora?”

“Non mi scuserò. Quello che ho fatto è imperdonabile”

“Oh… e… hai intenzione di fuggire… giusto?”

Ero così prevedibile? Tanto che tutti sembravano sempre sapere quello che avrei fatto tra poco?

“Sì”

Touji girò la testa per fissare il soffitto. Mi resi conto che doveva essere stato un grosso sforzo per lui guardarmi.

“Sohryu ha ragione… sei davvero… un idiota”

Parlò senza distogliere lo sguardo dal soffitto. Anche se erano state pronunciate molto debolmente, quelle parole mi colpirono.

“E’ venuta Misato-san. Lei… lei mi ha spiegato tutto. Shinji… non è stata colpa tua…”

Misato aveva parlato con Touji?

“E invece sì! E’ stato il mio EVA a farti questo!”

Lui scosse debolmente il capo.

“Non lo stavi controllando…”

“Non ha importanza…”

Non riuscivo più a guardarlo. Lì, in quel letto, ferito per colpa mia. Era quasi morto per colpa mia. Si vedeva dal suo volto. Era andato molto vicino a morire. Vergognandomi, fissai il pavimento. Entrambi restammo in silenzio per un lungo momento.

“Questo significa che sono un assassino?”

Lo fissai incredulo. Che cosa voleva dire?

“L’EVA che stavo pilotando… ha… ha ucciso molte persone a Matsushiro… non è così? Avrebbe anche potuto uccidere… Rei e Asuka. E… se tuo padre… non avesse preso quella decisione… avrebbe ucciso anche te…”

“Non è la stessa cosa!”

“Ne sei sicuro?”

Non… non sapevo proprio cosa rispondere. Sapevo che Touji aveva ragione. Eppure… una parte di me non voleva crederci. Credo… che una parte di me avesse bisogno di assumersi quella colpa… perché era l’unico motivo che potesse giustificare la mia decisione di fuggire.

“Il tuo EVA è stato posseduto da un Angelo…” risposi, senza però molta convinzione.

“E il tuo… da un computer” replicò Touji. “E’ la stessa cosa. Eravamo entrambi bloccati… in… ‘cose’… che non riuscivamo a controllare”

Sapevo che era vero… però…

“Avrei potuto cercare di salvarti piuttosto che non fare niente e arrendermi!”

Sì. Questa era una ragione valida…

“E come? Come pensi che avresti potuto farlo? Quell’Angelo… ha mandato al tappeto sia Sohryu che Ayanami… in pochi secondi. E ci ha mandato anche te… abbastanza facilmente…”

Aveva ragione. Ma…

Stavo per replicare quando lui continuò. Sembrava che avesse fatto una pausa solo per riprendere fiato e raccogliere i suoi pensieri.

“Hai avuto molti giorni per lamentarti… ti… ti è venuto in mente un modo… con cui tu avresti potuto… salvarmi?”

Ci avevo pensato molto. Mi ero immaginato diverse situazioni nelle quali avrei potuto salvarlo. Se solo avessi fatto questo… se solo avessi provato quello… ma… no, non ero mai riuscito a trovare una risposta a quella domanda. Vergognandomi, restai in silenzio.

“Come pensavo” disse Touji dopo avere aspettato per un minuto intero, vedendo che non sapevo proprio che risposta dargli.

“Non importa”

Non mi sarei lasciato convincere da lui che ciò che era successo era una cosa insignificante! Non l’avrei fatto! Era colpa mia, dannazione! Perché era così gentile con me?!

“Io non servo a nessuno. Se resto qui, finirò solo per fare del male ad altre persone!”

“No, se resti… dovrai affrontare le conseguenze di quello che è successo… ed è questo ciò di cui hai paura… hai paura di restare ferito tu stesso. Se te ne vai… farai soffrire tutte le persone che ti vogliono bene. Misato. Rei. Asuka. Me”

Cristo, Touji! Perché all’improvviso dovevi essere così buono!

“Nessuno mi vuole bene…”

“Non è vero e tu lo sai”

Questa volta Touji sembrava arrabbiato. Forse mi avrebbe urlato quelle parole in faccia se non fosse stato così debole. Le droghe probabilmente non gli furono di aiuto. Ma ancora una volta alzò la testa per fissarmi. Poteva sembrare debole, ma io riuscii a vedere il fuoco nei suoi occhi.

“Rei e Misato… mi hanno tenuta nascosta la verità…”

“Non volevano che tu soffrissi…”

“Avrei potuto fermarti!”

“No. Avevo le mie ragioni”

Stranamente, un piccolo sorriso apparve sul suo volto. Si lasciò di nuovo cadere sul cuscino. Era strano. Per un attimo, sembrò quasi sereno.

“Lo so… tua sorella… ancora una volta, è colpa mia…”

“Non dire così…”

“Ma è la verità!”

Touji sospirò.

“Ti prenderei a pugni… se potessi. Non hai ancora capito… che ti ho perdonato? Che Mari non ti ritiene responsabile per quello che è successo? Non è stata colpa tua. Sono stati quei maledetti Angeli”

“Io stavo pilotando!”

“Per la prima volta… senza nessun addestramento… e quello stupido robot andò in berserk… stupido…”

Lo fissai, senza sapere cosa dire. Touji fece la stessa cosa. Tutte le mie illusioni stavano svanendo, anche se io volevo che restassero…

“La verità è che… quella volta senza di te… saremmo potuti morire tutti. Mia sorella è rimasta ferita… ma è ancora viva. Come me…”

Non sapevo cosa dire. Perciò mi limitai a fissare il pavimento. Era più facile che guardare lui. Forse restammo così per alcuni minuti. Non sapevo proprio cosa mi spingesse a restare. Forse avevo solo paura di andarmene prima che lui mi dicesse che potevo farlo.

“Shinji… sarò sincero con te… quello che mi è successo è davvero terribile. Ma… se perdere un braccio e una gamba… è il prezzo da pagare… per non avere la tua morte… e quella di tutti… sulla coscienza… allora va bene. Inoltre… Misato mi ha promesso di usare tutta la sua influenza… per fornirmi le migliori cure mediche, finanziate dalla NERV. Potrei alzarmi e camminare ancor prima che tu te ne renda conto!”

Vederlo così allegro… no, non riuscivo a sopportarlo. Non era questo che doveva succedere.

“Mi dispiace!”

Fu tutto ciò che riuscii a dire prima di fuggire.

Quando uscii dall’ospedale, Misato cercò un’ultima volta di convincermi a restare. Sembrava che avesse aspettato che io uscissi. Feci del mio meglio per cercare di non ascoltarla e le dissi semplicemente che la mia decisione era definitiva. La ringraziai per tutto quello che aveva fatto per me, la salutai e me ne andai senza voltarmi. Ignorai completamente la sua offerta di accompagnarmi alla stazione. I miei doveri nei confronti della NERV e di tutte le persone che avevo incontrato erano finiti. Avrei camminato fino all’appartamento, avrei preso alcune cose, e me ne sarei andato. Con un po’ di fortuna le ragazze sarebbero state a scuola, così non avrei dovuto salutarle.

Ma era questa la decisione giusta?

Perché continuavo a mettermi in discussione? Per una volta che finalmente avevo fatto una scelta e mi ero deciso a mantenerla. Non volevo ripetere gli errori del passato.

Fin dall’inizio non ho mai voluto pilotare l’EVA, e mi era stato detto di andarmene. Ma pochi minuti dopo ero seduto nell’entry plug dell’Unità-01 per la prima di parecchie volte.

Poi avevo deciso che non avrei mai più pilotato di nuovo. Ma non presi il treno che doveva portarmi via da Tokyo-3. E pilotai ancora.

Questa volta non avrei cambiato idea! No!

Non ero più un ragazzino… questa volta, mi sarei comportato da uomo e avrei fatto come avevo deciso.

Non era questo quello che avrebbe fatto Asuka? Una volta presa una decisione, lei non si tirava mai indietro. Era troppo testarda per farlo. Se poteva farlo lei, perché io no? Neanche Rei sembrava mettere mai in dubbio le sue decisioni. Ma… lei aveva mai fatto una scelta autonomamente?

Poi mi venne in mente che Asuka spesso prendeva decisioni affrettate. Attaccare da sola il Settimo Angelo era stata una di quelle. Ciò che aveva fatto al lago un’altra.

Se una scelta si rivelava sbagliata era meglio andare avanti con essa o cambiare idea?

Che cosa avrebbe fatto una persona matura?

Stavo camminando già da un po’, perso nei miei pensieri, quando sentii improvvisamente il suono fin troppo familiare delle sirene di emergenza della NERV. Mi bloccai. L’attacco di un Angelo…

Quasi istintivamente, mi girai per correre verso la NERV. Ma poi mi ritornò in mente la mia decisione. Non avevo più un posto lì. Non dovevo più combattere…

Lo avrebbero fatto Rei e Asuka…

Sarebbero state più che sufficienti. Giusto?

Restai immobile per alcuni interminabili minuti, mentre idee contrastanti continuavano a darsi battaglia nella mia testa. Poi lentamente mi diressi verso il rifugio più vicino.

Quando i suoni della battaglia iniziarono a farsi sentire, io mi sedetti da solo con il mento sulle ginocchia, come un bimbo spaventato. Probabilmente sembravo patetico. Che importava, sapevo di esserlo.

“Perché sei così stupido?”

Di più… ero un codardo.

“Sohryu ha ragione… sei davvero… un idiota”

Ero debole. Inutile.

“Mi dispiace, ma sua sorella minore è rimasta ferita nella battaglia. E’ questo il motivo per cui ha deciso di pilotare”

Sapevo solo pilotare l’EVA. E non riuscivo neppure a farlo bene. Ogni volta che entravo al suo interno, le persone soffrivano. La sorella di Touji. Touji.

Il suono dell’artiglieria pesante si intensificò. Sembrava che la battaglia stesse avendo luogo nelle vicinanze. Che l’Angelo fosse penetrato all’interno del Geofront?

Che cosa importava poi a me, comunque?

Che cos’era quell’impulso di lasciare quel posto? Per andare dove? Alla NERV?

“Papà! Ho paura!”

Non so perché, ma quelle parole mi resero consapevole di ciò che stava accadendo intorno a me. Vidi persone, soprattutto bambini, piangere e singhiozzare. Vidi madri abbracciare i loro figli, cercando di confortarli. Vidi coppie stringersi l’uno all’altra, cercando di farsi forza, ma era tutto inutile. Vidi paura, dolore e disperazione. E quando iniziai ad ascoltare i suoni della battaglia, condivisi la loro terrore.

Strano, avevo meno paura a stare dentro un EVA che non in questo posto.

Perché qui ero al sicuro, no? Non stavo rischiando la mia vita…

No… altri lo stavano facendo al posto mio… quanto ero patetico…

Improvvisamente l’intero rifugio tremò come se fosse stato l’epicentro di un grosso terremoto. Uno dei muri e una parte del soffitto sembrarono letteralmente esplodere, mandando polvere e detriti di metallo a volare da tutte le parti. Perfino con il rumore assordante dell’esplosione riuscii a sentire la gente che urlava e piangeva. Non appena la polvere si diradò, aprii gli occhi che avevo istintivamente chiuso e vidi per terra un uomo proprio di fronte a me, il petto squarciato da un lungo frammento di metallo. La gente del rifugio cercò di fuggire in preda al panico. Poi la vidi. Per un attimo, il mio cuore smise di battere.

Dove prima c’era un muro adesso c’era la testa dell’Unità Evangelion 02.

No! Asuka! ASUKA!!!

Mi precipitai verso l’uscita correndo come un pazzo, spingendo di lato le persone quando necessario, senza preoccuparmi di nient’altro che del fatto che dovevo uscire da lì. Dovevo vedere…

Fui sul punto di cadere sulle ginocchia quando uscii dal rifugio. L’Unità-02, o meglio ciò che ne restava visto che le mancavano sia la testa che entrambe le braccia, era in piedi, immobile, mentre un gigantesco mostro lentamente le stava passando davanti puntando verso la NERV.

Non era possibile. Asuka non poteva perdere così. Non Asuka… lei un pilota migliore di me…

“Asuka… ASUKA!”

Se fosse stata ancora sincronizzata con l’EVA quando l’Angelo le aveva tagliato la testa…

No… no… NO!!!

Non mi ero neanche scusato con lei per tutto il dolore che le avevo causato…

“Hey tu! Che stai facendo? Vuoi morire?”

Mi voltai verso la fonte di quelle parole. Mi accorsi che non erano rivolte a me, ma ad una ragazza. Una ragazza con i capelli grigi e un vestito bianco. Anche lei stava fissando l’Unità-02. Poi si girò e guardò dritto verso di me. Quegli occhi rossi!

“Tu!”

Lei si limitò a sorridere. Era un sorriso amichevole. Totalmente fuori luogo in quel momento di caos totale. Poi si allontanò e iniziò a sparire tra la folla di persone che stava fuggendo cercando di mettersi in salvo. Stavo per inseguirla quando qualcuno mi chiamò.

“Shinji-kun?”

Era una voce familiare. Mi voltai e vidi Kaji che stava innaffiando il suo piccolo orto di cocomeri. Guardai nuovamente l’ultimo posto in cui avevo visto la ragazza, ma lei non si vedeva da nessuna parte. Quasi come un automa, andai da lui. Mi sentivo ancora molto scosso dalla vista dell’Unità-02 distrutta.

“Kaji-san. Che stai facendo qui?”

“Sono io a dover pronunciare una frase simile. Che stai facendo qui, Shinji-kun?”

“Io non sono più il pilota dell’Unità-01. Ho deciso che non piloterò mai più”

“Capisco. Beh, per rispondere alla tua domanda, il mio lavoro part-time è stato scoperto, di conseguenza non c’è più posto per me tra le postazioni belliche. Perciò sono qui a innaffiare…”

“In un momento come questo?”

Non potevo crederci. Lavorare al suo orto proprio nel bel mezzo dell’attacco di un Angelo?

“Quale momento migliore? Anche se preferirei stare tra i seni di Misato, è questo il posto dove vorrei essere nel momento della mia morte”

“Morte?”

“Certamente. Si dice che se un Angelo venisse in contatto con Adam, che riposa nel sottosuolo, tutta l’umanità verrebbe annientata con il Third Impact. Unici a poterlo impedire, possedendo la stessa forza degli Angeli, sono gli Evangelion”

Non sapevo cosa dire. Nessuno mi aveva mai spiegato tutto questo in questo modo. Sapevo che dovevamo combattere gli Angeli. Sapevo che ci attaccavano. Ma non sapevo perché. Volevano uccidere tutti gli esseri umani?

Questo non cambiava ogni cosa?

Improvvisamente, in lontananza, l’Unità-00 emerse dal sottosuolo. Non aveva un bell’aspetto. Le mancava ancora un braccio e le riparazioni non sembravano essere state completate. Quando iniziò a muoversi, compresi un’importante realtà: Rei pilotava quell’EVA. Non sapevo come potessi esserne così sicuro. Forse era una specie di sesto senso. Forse era il modo in cui l’EVA si muoveva. Ma sapevo che era pilotato da Rei.

“L’Unità-00! Rei!”

Era pazzesco! Non aveva neppure un fucile…

“Mi chiedo come mai Ikari non l’abbia mandata in campo con l’Unità-01? Dubito che avesse previsto che le cose andassero in questo modo…”

Il cuore minacciò di esplodermi nel petto quando guardai l’Evangelion lanciarsi verso l’Angelo. Aveva qualcosa nella mano destra, ma non sapevo cosa fosse. Improvvisamente, l’EVA colpì l’AT-Field dell’Angelo. Quando ci riuscì, sia il robot che il mostro vennero avvolti da un’esplosione luminosa che per un attimo mi accecò. Sentii un’ondata di aria calda che per poco non mi scaraventò a terra.

Quando il fumo si dissipò e fui in grado di vedere di nuovo, l’Unità-00 e l’Angelo erano ancora in piedi, entrambi illesi. Poi il braccio dell’Angelo, una specie di nastro affilato, si allungò e colpì l’Unità-00 direttamente alla testa. L’EVA cadde a terra, mentre un liquido rosso come il sangue fuoriusciva dalla sua gigantesca ferita.

“REI! Rei-chan…”

Scossi il capo, cercando di non pensare al peggio. Sicuramente stava bene…

“Capisci perché lo ha fatto?”

Quelle parole mi scossero dal mio torpore e spostai lo sguardo dalla forma immobile dell’Unità-00 a Kaji.

“Probabilmente perché glielo ha detto mio padre…”

“No, io non credo. Penso che tu abbia tagliato le fila del burattino”

Non riuscivo a crederci. Lei gli aveva obbedito quando lui le aveva detto di non parlarmi di Touji. Però c’erano stati anche altri motivi…

“Rei, Asuka… loro non combattono solo perché è un loro dovere. Combattono anche per le loro vite. E, cosa più importante, per le vite di coloro a cui vogliono bene. Sono certo… che hanno combattuto per te. Per proteggerti. Un vero peccato che tu non abbia potuto proteggere loro”

Quelle parole mi colpirono profondamente. Quando tornai a guardare l’Unità-00, fui sopraffatto da un’ondata di sensi di colpa. Mi sentivo male al pensiero che Rei e Asuka potevano essere rimaste gravemente ferite solo perché io non ero stato presente…

Ma io me n’ero andato proprio perché loro non soffrissero…

Forse… avevo sbagliato… a prendere quella decisione…

“Ti invidio, Shinji-kun. Io non posso fare altro che stare qui a innaffiare. Ma per quanto riguarda te… c’è sicuramente qualcosa che puoi fare, qualcosa che solo tu puoi fare adesso. Ma non c’è nessuno a costringerti. Pensa tu solo e decidi tu solo”

Kaji mi fissò. Credo di non averlo mai visto così serio in tutta la mia vita.

“Questa è la scelta di un uomo. Che cosa deciderai di fare, Shini Ikari?”

Il mio cervello era un turbine di pensieri mentre ripensavo a tutto ciò che mi avevano detto quel giorno. Questa volta, non potevo più nascondermi dalla verità.

Fissai la forma dell’Angelo che si dirigeva verso il Quartier Generale. Tutt’intorno si sentivano i suoni delle persone, terrorizzate, ferite, che lottavano per cercare riparo. Me n’ero andato perché non volevo più far soffrire nessuno. Senza di me gli altri potevano concentrarsi sui loro compiti. Non li avrei distratti con la mia presenza.

Però me n’ero andato e la gente stava ancora soffrendo. Rei… Asuka… la mia decisione non le aveva salvate come avevo sperato. Anzi, proprio perché non ero rimasto a combattere al loro fianco, potevano anche essere… potevano…

“Se tu non piloti, condannerai a morte Rei e Sohryu”

Le parole di mio padre, la mia più grande paura. Ricordavo il modo in cui lui aveva pronunciato quelle parole: casualmente, tranquillamente. Come se stesse parlando del tempo. Non avrei mai pensato che delle semplici parole potessero fare tanto male. Beh, non era nulla a confronto di quello che stavo provando adesso guardando le Unità 00 e 02. Che quelle parole fossero state profetiche? Avevo rifiutato di seguire l’unico buon consiglio che mio padre mi avesse mai dato? Dannazione! E’ stata una mia decisione, non la sua!

Un lampo di luce proveniente dall’Angelo e un’esplosione d’acqua segnalarono la distruzione di alcune cannoniere nel lago. Vidi soldati con l’uniforme della NERV lanciarsi contro l’Angelo. Sapevano di non poter fare nulla con le loro armi bianche, ma non si fermarono mai, non mostrarono mai la paura che dovevano provare in quel momento. Capivo che stavano combattendo per qualcosa. Non erano spaventati. Io me n’ero andato perché lo ero. Così non avrei sofferto per le conseguenze delle mie azioni.

Gli occhi dell’Angelo si illuminarono. Gli uomini morirono.

E la mia mano si strinse in un pugno.

“Penso di capire…”

“Davvero?”

Annuii, poi, a dispetto di ciò che stava succedendo, sorrisi, per la prima volta dopo tanto tempo.

“Devo andare!”

“Ho una jeep qui vicino. Ti porterò alla NERV”

Avrei potuto ringraziarlo, ma sapevo che non c’era bisogno di parole. Probabilmente lui era grato quanto me.

Quando vidi l’Angelo avanzare verso il Quartier Generale, iniziai a rendermi conto di quanto fosse grave la situazione. Sperai soltanto che saremmo riusciti a fare in tempo. Altrimenti, se Kaji aveva ragione, non avrei avuto neanche il tempo di sentirmi in colpa per avere lasciato le ragazze completamente sole in balìa di quel mostro.

“Continuare. Ricominciare ancora una volta da uno-zero-otto”

Dalla sua postazione al di sopra dell’EVA, il Comandante lottava per attivare l’Unità-01. Ma apparentemente tutti i suoi sforzi erano vani. Non so esattamente il perché. In ogni caso, non aveva importanza. Quello che contava era che io ero probabilmente l’ultima speranza dell’umanità. Quando si parla di grosse responsabilità… ma per una volta, non mi pesò come era sempre successo in passato.

“Lo piloterò io!”

Il Comandante guardò in basso verso di me. Da ciò che riuscii a vedere, restò calmo, controllato. Dovevo ammettere che, anche se lo odiavo, era ammirevole la sua calma in una situazione come quella.

“Perché sei qui?”

Nessuna emozione era percepibile nella sua voce. Non ne ero molto sorpreso e non me ne importava proprio niente.

“Io sono il pilota dell’Unità Evangelion 01. Questo è il mio scopo. Questo è quello che posso fare”

Questa era la verità che avevo compreso. Quando pilotavo, potevo proteggere le persone che amavo.

“Questo è tutto ciò che hai da dire?”

“Sta’ zitto e lasciami pilotare! Non c’è più tempo da perdere!”

L’uomo non disse una parola. Ma il plug che era all’interno dell’EVA venne rimosso e sostituito con il mio. Sorrisi vittorioso, anche se ero certo che mio padre stava sorridendo per ragioni completamente diverse…

Ce la feci per un pelo. Ma fu sufficiente. Mentre letteralmente piombavo nella stanza di comando principale, compresi veramente le parole di Kaji. Adesso conoscevo lo scopo degli EVA. Salvando la vita di Misato, mi resi conto di quanto fossi veramente privilegiato perché in questo modo potevo proteggere le persone a cui volevo bene. E per la prima volta, pilotare non mi sembrò un obbligo. Per quanto possa sembrare strano, mi divertii. Provai ciò che credo provasse Asuka quando pilotava il suo EVA: orgoglio e eccitazione.

Mentre lottavo contro quell’orrendo, gigantesco mostro, dimenticai tutto ciò che mi circondava. Solo per un attimo sentii il dolore legato alla perdita dell’avambraccio sinistro del mio EVA, perché la sofferenza venne ben presto attenuata dalla furia della battaglia. Non pensai nemmeno quando urlai alcuni ordini a Misato. Sembrava quasi che avessi inserito il pilota automatico.

Una volta che fummo fuori dal Quartier Generale, lasciai cadere tutte le mie barriere. Fuori non c’era nessuno che avrebbe potuto restare ferito in quello scontro. Solo l’Angelo e me. Mentre continuavo a cercare di farlo letteralmente a pezzi, dovetti sembrare posseduto. In quello scontro, sfogai tutto il mio odio e la mia furia.

Quell’Angelo aveva ferito Rei e Asuka!

Aveva cercato di uccidere Misato!

Gli Angeli!

Loro erano responsabili per avere ferito la sorella di Touji!

Loro avevano ferito Touji!

Loro erano responsabili del Second Impact!

Per colpa loro dovevamo combattere!

IO LI ODIAVO!

Stavo per strappare la testa dell’Angelo, quando improvvisamente tutto si fece silenzioso eccetto un unico suono. Il timer della batteria interna. Guardai i numeri. 00:00:00.

Avevo esaurito l’energia.

No!

Improvvisamente, sentii che l’EVA veniva alzato dal suolo e scaraventato lontano. Sembrò che avesse colpito duramente il terreno e fui sorpreso di non essermi fatto male nell’impatto. Ma ben presto ricordai la realtà della situazione e come sembrasse disperata.

“Muoviti, muoviti, muoviti. Muoviti, muoviti ti prego. Se ora non ti muovi sarà stato tutto inutile!”

Poi sentii un’esplosione e l’EVA che veniva scosso. Sapevo che aveva subìto dei danni gravi. L’esplosione fu seguita da un suono regolare, ritmico. L’Angelo stava colpendo l’EVA. Tremava ad ogni colpo. Potevo sentire rumori di oggetti che si frantumavano, e se non fossi stato in preda al panico avrei potuto notare le piccole fratture che stavano comparendo nell’entry plug sopra la mia testa. Spingevo freneticamente i comandi, ma senza risultato. L’EVA restava fermo. Tra poco sarei morto. Poi, se quello che aveva detto Kaji era vero, sarebbe seguita l’intera razza umana. Avevo fallito di nuovo. Non ero riuscito a proteggere i miei cari. Fu come se stessi sprofondando in un oceano di disperazione.

“NO!”

In lacrime, spinsi i comandi ancora più forte e ancora più velocemente. Le braccia mi facevano male, ma non mi importava.

“Muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, muoviti, ti prego muoviti! Se adesso non ti muovi, moriranno tutti! Io… non posso permettere che questo accada. Non… non posso… non posso deluderli ancora! E per questo ti prego… MUOVITI!”

Improvvisamente raggelai. Riuscivo a sentire un suono. Qualcosa come… un cuore che batteva? Poi, fu come se venissi avvolto in un mare di oscurità. Soltanto parecchi giorni dopo venni a sapere quello che era successo.

Ero stato assorbito dall’EVA.

------------------------------------------------------------------------------------------------------

Parte 2: Seconda possibilità/ che vinca la migliore!

Un profumo.

Un profumo molto familiare. Rei? Asuka? Misato? No. Qualcun altro…

Mamma!

Mamma!!!

Sto arrivando Mamma!

Una voce. Una voce debole. Familiare. Ma non era quella della Mamma… era qualcuno… altrettanto importante…

“Shinji! Ridatemi il mio Shinji! Ridatemelo…”

Mi… Misato?

“Devi tornare”

Mamma?

Quando mi svegliai da quello che mi sembrò il sonno meno riposante che avessi mai fatto, sospirai quando riconobbi il fin troppo familiare soffitto dell’ospedale della NERV. Almeno ero fortunato, le luci erano spente perciò non rischiavo di accecarmi guardandole.

“Non di nuovo” cercai di lamentarmi, ma avevo la gola e la bocca asciutte, e le parole non vennero.

Come al solito, cercai di valutare la mia situazione. Mi sentivo strano, ma non dolorante. Alzai le braccia. Bene, nessuna unità IV, perciò non ero poi così grave. Però mi sentivo un po’ intontito, come se mi trovassi all’interno di un EVA non sincronizzato correttamente. Aprii e chiusi la mia mano alcune volte, girando il braccio. Sembravo migliorare ad ogni momento che passava. Bene. Apparentemente l’unico problema che avevo era un terribile mal di testa. Somigliava quasi a quello martellante che avevo provato dopo la battaglia contro il Terzo Angelo.

Angelo…

A quel pensiero mi tornò tutto in mente. Stavo combattendo contro l’Angelo. Poi avevo esaurito l’energia. E poi… non sapevo cosa fosse successo. Non riuscivo a ricordarmelo. Ero vivo, perciò pensai che l’Angelo fosse morto. Ma come? Gli EVA di Asuka e Rei erano stati gravemente danneggiati.

Rei! Asuka!

Mi sentii un po’ stordito quando cercai di alzarmi a sedere sul letto, ma tutto passò ben presto. Dovevo andarmene da lì! Dovevo sapere se stavano bene!

“Allora, finalmente ti sei deciso a svegliarti, eh? Era ora”

Quella voce!

“Touji?”

Una parte di me era spaventata, ma sapevo che non c’era nulla di cui avere paura. Sapevo che non mi odiava.

Era seduto su una sedia a rotelle, in un angolo della stanza. Con alcune spinte si avvicinò al letto.

Con mia sorpresa, Touji appariva completamente diverso dall’ultima volta che l’avevo visto. Non era più debole, ma sembrava piuttosto pieno di energia. Pareva più sano e indossava la sua solita tuta. Per un attimo mi chiesi se non stessi sognando, o meglio ancora se non mi fossi appena svegliato da un terribile incubo, quando mi accorsi che gli mancavano ancora due arti. Lo fissai completamente smarrito. Lui mi sorrise amichevolmente. Doveva avere capito che avevo la gola secca perché mi diede un bicchiere d’acqua che aveva preso da un tavolino vicino al letto. Era davvero il benvenuto.

“Ci ha fatto prendere un colpo, lo sai” disse semplicemente.

Cosa… cosa stava succedendo?

“Come…?”

Non sapevo proprio cosa dire. Ero troppo confuso. E… non potevo fare a meno di sentirmi a disagio con lui.

“Qual è l’ultima cosa che ti ricordi?”

Cercai di riflettere. Mi tornarono in mente alcune immagini… ma non riuscivo proprio a capire che senso avessero.

“L’A… l’Angelo… non avevo più energia… poi… non lo so…”

Touji annuì, come se si fosse aspettato quella risposta.

“Quello è successo un mese fa”

“Un mese!”

Non riuscivo a crederci! Un mese? Mi ero ferito così gravemente da perdere conoscenza per un mese intero? Non provavo nessun dolore.

Cosa stava succedendo?

“Sì. Un mese intero. E lascia che te lo dica, è stato un mese molto lungo per tutti qui. Ci hai spaventati a morte!”

“Spaventati? Cosa… cosa è successo? L’Angelo…?” chiesi. Poi ricordai il motivo per cui avevo cercato di alzarmi. “Rei?! Asuka?! Loro stanno bene?!”

“Calmati. Stanno bene. Hanno riportato solo delle ferite superficiali”

Sospirai. Che sollievo!

“Hanno ucciso loro l’Angelo?”

Non sapevo come fosse possibile, ma quella era l’unica possibilità che mi veniva in mente.

“No. Sei andato di nuovo in berserk”

“Oh…”

Questo probabilmente era il motivo per cui non ricordavo nulla. O almeno non ancora. Però… non capivo come mai io fossi rimasto svenuto per un mese intero.

“Ci hai fatto preoccupare tantissimo! Non farlo mai più!”

Touji strinse il suo pugno. Sembrava quasi… sul punto di scoppiare a piangere?

Cosa diavolo mi era successo?

“Cosa… cos’è successo?”

“Da quello che ho capito… tu… sei scomparso… all’interno dell’EVA. ‘Assorbito’ credo che disse Misato. Dovettero tirarti fuori. Ma… per poco… non fallirono. Stavamo per perderti…”

Scomparso all’interno dell’EVA. Possibile? Però… mi sembrava familiare. Avevo la sensazione… di averne già sentito parlare. No, io l’avevo visto accadere. Ma… chi? Quando? No, probabilmente mi stavo sbagliando. Non avevo mai visto gli EVA prima di venire a Tokyo-3. Mai… mai…

“Io… capisco…”

Ci fissammo in silenzio. Non riuscii a fare a meno di guardare il suo braccio e la sua gamba mancanti.

“Touji… io…”

“Non scusarti. Adesso hai capito che non è stata colpa tua, vero?”

Annuii.

“Allora è tutto sistemato. Tra l’altro, entro una settimana mi manderanno a Tokyo-2 così potrò provare qualche nuova protesi sperimentale. Misato è stata davvero irremovibile su questo punto. Lei pensa che la NERV me lo deva. E vedrò di nuovo anche Mari! E’ in riabilitazione! Cammina di nuovo, Shinji!”

Sua sorella… cammina…

“E’ grandioso! Sono così felice per te!”

E lo ero. La sorella di Touji sarebbe guarita. E lui… avrebbe potuto avere una possibilità per condurre una vita normale dopo tutto… sentii alcune lacrime scendermi lungo le guance.

“Geez, non fare lo stupido!”

“Scusa…”

Ero troppo felice. Mi alzai e abbracciai il mio amico più forte che potei.

“Oh! Sei sveglio” disse l’infermiera entrando nella stanza. Avevo usato il pulsante di chiamata per avvertire il centro dell’ospedale un minuto prima.

“Sì. E adesso vorrei andarmene”

Anche se Touji mi aveva assicurato che Rei e Asuka stavano bene, sentivo il bisogno di accertarmene io stesso, di vederle. E non volevo aspettare un minuto di più.

“Mi dispiace Ikari-kun, ma c’è bisogno di un’autorizzazione per questo”

Dannazione!

“Ha ricevuto l’ordine di tenerlo qui?” chiese Touji. Da ciò che mi aveva raccontato, anche lui aveva cercato di andarsene, ma Misato si era opposta, temendo che avrebbe potuto non essere ancora in grado di cavarsela da solo. Touji all’inizio si era lamentato, ma alla fine aveva ammesso che aveva ragione lei.

“No, Suzuhara-kun. Ma non abbiamo neanche ricevuto l’autorizzazione a rilasciarlo”

“Però lui fisicamente sta bene, giusto?”

“Sì”

“Allora credo che dovrai chiamare tuo padre, Shinji”

Confuso, fissai ammutolito Touji. Lui si limitò a sorridere.

“Naturalmente, il Comandante sarà piuttosto seccato di essere svegliato nel cuore della notte. Beh, sono certo che se Shinji parlerà con lui potrà tenersi il suo lavoro, signorina…”

Che diavolo stava dicendo? Ma poi mi accorsi che l’infermiera sembrava terrorizzata.

“Io… io sarò di ritorno con dei vestiti per Ikari-kun…”

L’infermiera se ne andò velocemente.

“Cosa… cos’è successo?”

“Tutti qui hanno paura di tuo padre. Ho pensato che forse avrebbe funzionato”

Allora finalmente compresi quello che Touji aveva cercato di fare.

“Grazie!”

Non ci volle molto prima che l’infermiera mi portasse un’uniforme della NERV. Era un po’ grande per la mia esile costituzione, ma non chiesi altro. Volevo solo uscire. Cosa che feci subito dopo avere salutato Touji.

Per prima cosa andai all’appartamento di Misato, e lo trovai completamente deserto ad eccezione di Pen-pen. Asuka probabilmente dormiva da Hikari. Mentre ritornavo verso la porta d’ingresso, sospirai quando fui sul punto di inciampare in una delle lattine vuote di Misato. L’appartamento era uno schifo. Sembrava che le uniche camere pulite fossero la mia vecchia stanza e quella di Asuka. Mi sembrò un po’ strano, visto che Asuka era disordinata quasi quanto Misato e non teneva mai in ordine la sua stanza, ma tralasciai subito quel pensiero. Dovevo ancora andare da Rei.

In silenzio, mi introdussi nel suo appartamento. Era ancora molto presto e non volevo svegliarla. Dovevo assicurarmi, comunque, che quello che mi aveva detto Touji fosse vero. Aprii delicatamente la porta della sua stanza e diedi un’occhiata. Riuscii a vedere una forma sotto le coperte e una massa di capelli blu sul cuscino. Non c’erano dubbi, era Rei. Soddisfatto, mi diressi verso quella che era la mia stanza. L’impulso di raggiungerla e abbracciarla forte era grande, ma lo repressi. Non volevo disturbarla e non sapevo ancora come comportarmi in sua presenza.

“Certe verità possono fare male se una persona non è pronta a sentirle”

Avevo detto io quelle parole a Rei. Lei mi aveva solo ascoltato. Allora come potevo essere arrabbiato con lei? Come potevo odiarla per avere cercato di proteggermi? Avrei dovuto scusarmi con lei. L’avevo respinta quando tutto ciò che aveva cercato di fare era occuparsi di me. Aveva fatto così tanto per me, mi aveva dato tutto, corpo, cuore e anima, e io avevo ripagato il suo amore comportandomi come uno stupido. Potevo solo sperare che lei alla fine mi avrebbe perdonato.

In parte immerso nei miei pensieri, non guardai proprio dove stavo andando, perciò quando entrai nell’altra camera da letto non mi accorsi della pila di libri, scarpe, vestiti e altra roba che era sul pavimento, proprio dietro alla porta. Colto completamente di sorpresa, persi l’equilibrio e caddi. Atterrai proprio sopra qualcosa che era duro in certi punti e soffice in altri. Caddi in preda al panico quando la sentii prima muoversi, poi sospirare. Aprii gli occhi (sembrava che li avessi chiusi durante la caduta) per vedere quelli blu di Asuka che mi fissavano.

“Hey, stupi-Shinji. Vuoi diventare una cosa sola con me? Una cosa sola sia nell’animo che nel corpo? Sarebbe tanto piacevole. Sono io che te lo chiedo. Avanti!”

Un’immagine confusa. Asuka, nuda, sorridente, china verso di me…

Da dove venivano quei pensieri? Sembravano quasi… un ricordo. Ma non era così chiaro, come se avessi ricordato una parte di un sogno.

“PERVERTITO!”

Questo mi fece uscire dal mio breve stordimento. Ben presto notai che Asuka non stava più guardando me ma più in basso, verso il suo petto. Seguii il suo sguardo per accorgermi che la mia mano destra era… proprio sopra il suo seno.

Oh no! Non di nuovo!

Sono morto.

Cercai di alzarmi, ma ad Asuka venne in mente la stessa idea e le nostre teste finirono per sbattere l’una contro l’altra. Inconsciamente, la mia mano rafforzò la presa.

“Eek! Muori!”

Non so come ci riuscì, ma Asuka finì sopra di me e iniziò a darmi pugni in faccia, seguiti poi da una ginocchiata tra le mie gambe. Fu in quel momento che le luci si accesero, rivelando Rei sulla soglia della porta. O almeno penso che fosse Rei, perché mi sembrò di sentire lei e Asuka dire in perfetto unisono “Oh mio Dio! Shinji!” prima che io svenissi.

“Hey! Ho detto che mi dispiace, okay! Era buio, io ero ancora mezza addormentata e lui non aveva i suoi soliti vestiti sciatti…”

“Penso che la tua reazione sia comprensibile”

“Certo che lo è!”

“Comunque, non capisco come tu abbia fatto a non riconoscerlo. Sono certa che io l’avrei fatto”

“Era buio!”

“Forse. Ma i suoi occhi sono gli stessi nell’oscurità. Penso che siano perfino più attraenti…”

“Non so di cosa tu stia parlando”

“E’ un vero peccato”

“Cosa vuoi dire? E perché stai arrossendo?!”

“Questo dovrai scoprirlo”

“Perché tu, piccola…”

Quando ripresi i sensi, mi accorsi che Rei e Asuka stavano discutendo. Mi sembrò subito strano. Non era un litigio violento come le altre volte. Sembrava più… una discussione tra amiche. Ma questo era impossibile. Rei e Asuka si parlavano raramente. Loro? Comportarsi come amiche? Impossibile.

“Spero che tu non lo abbia danneggiato”

“Danneggiato? E perché stai arrossendo di nuovo?!”

“La… la parte… dove tu… l’hai colpito con il ginocchio…”

“Oh… Rei! Che pervertita che sei!”

“So solo quello che voglio”

Era Rei che stava parlando? Sapevo che di solito era abbastanza esplicita con me, ma con Asuka…

Non so come, ma quelle parole mi provocarono un lampo di memoria, simile a quello che avevo avuto con Asuka. Ma questa volta ricordai una Rei nuda.

“Shinji. Vuoi diventare una cosa sola con me? Una cosa sola sia nell’animo che nel corpo? Sarebbe tanto piacevole”

Era strano. Da dove venivano quelle immagini? Forse sarei dovuto restare in ospedale dopo tutto…

“… e so che lo vuoi anche tu”

“Non parlare così! Geez, sei peggio del trio degli stupidi al completo!”

“Sembra che il nostro Shinji abbia ripreso conoscenza. O almeno una parte di lui. Apparentemente mi sono preoccupata troppo. Da quel che sembra, dovrebbe essere perfettamente funzionale”

I miei occhi si spalancarono quando mi accorsi che le parole di Rei, per non parlare dell’immagine di lei nuda nella mia testa, aveva fatto reagire una certa parte del mio corpo.

“Pervertito!”

Mi aspettavo che Asuka mi picchiasse di nuovo, invece venni stretto in un forte abbraccio. Wow, le cose sembravano diventare sempre più strane…

“Stupido! Ci hai spaventate a morte! Non fare mai più una cosa del genere!”

Sentii un altro paio di braccia circondare sia me che Asuka.

“Pensavamo di averti perso. Bentornato Shinji”

Non sapevo cosa dire. Perciò non dissi nulla.

Sentii qualcosa di umido cadere sulla mia guancia. Una lacrima? Chi stava piangendo? Rei, Asuka? Aveva davvero importanza? Essere abbracciato così dalle due ragazze che amavo… era bellissimo. Avrei potuto abituarmici.

Quando le ragazze mi lasciarono andare, mi presi il tempo per osservarle attentamente. Rei era seduta sulle sue ginocchia alla mia destra. Indossava una camicia che riconobbi, era una delle mie. Avendo vissuto con lei, sapevo che probabilmente non aveva indosso sotto nient’altro che la sua croce d’argento. Sembrava che se la fosse messa in fretta e furia, perché aveva saltato un bottone. Mi fece venire in mente la prima volta che avevamo dormito insieme. Anche in quell’occasione aveva dimenticato quel bottone. Quando si accorse che la stavo guardando, mi sorrise gentilmente.

Asuka era seduta sul pavimento a gambe incrociate. Per fortuna era più vestita di Rei, avendo indosso i suoi calzoncini e la solita maglia che usava come pigiama, anche se comunque lasciava intravedere una BUONA parte del suo petto. Era un po’ irritata, probabilmente per il tempo che avevo dedicato a guardare Rei, ma la sua espressione si addolcì in un sorriso quando mi girai a guardarla.

Complessivamente, entrambe sembravano in perfetta forma. Non avevano nulla di rotto naturalmente, e non c’erano ferite gravi. Sospirai sollevato. Comunque, notai quelle che sembravano essere le tracce di alcuni lividi ormai quasi guariti. Dubitavo che fossero legati all’attacco dell’ultimo Angelo, Touji mi aveva detto che era avvenuto un mese fa. Per un attimo, mi chiesi da dove provenissero quei lividi, ma misi subito da parte quel pensiero. Ricordai che dovevo fare una cosa importante.

Mi inginocchiai e supplicai il loro perdono.

“Asuka. Rei. Perdonatemi”

“Perché?” chiesero le ragazze all’unisono.

Per prima cosa guardai Asuka negli occhi.

“Io… ti chiedo scusa per il modo in cui ti ho trattata quella notte al lago. Avrei dovuto cercare di capire le tue ragioni. Avrei dovuto capire che era tutta colpa mia… che… il modo in cui mi ero comportato aveva ferito i tuoi sentimenti. Mi… mi dispiace”

Asuka sembrò sul punto di parlare, ma si fermò quando vide che adesso stavo guardando Rei.

“Non avrei dovuto essere così crudele con te, Rei. Tutto ciò che volevi fare… era proteggermi… perché mi vuoi bene. Io non l’ho capito. Ho urlato contro di te. Ti ho fatto piangere. Non avrei mai dovuto farlo. Perdonami”

Mi inginocchiai di nuovo, in attesa del loro giudizio. Invece, ciò che fecero mi colse completamente di sorpresa.

“Ja. Ken. Po”

Alzai lo sguardo, confuso, e vidi che aveva vinto Rei.

“Geez, cosa hai fatto, pratica con Misato?” si lamentò Asuka.

“No. E’ solo che sei prevedibile”

“Cosa? In ogni caso… vai avanti, hai vinto tu”

Era strano. Le guardai, confuso. Fui ancora più stupito quando Rei sorrise ad Asuka.

In quello stato, non mi aspettavo proprio che Rei mi baciasse. Istintivamente accettai il bacio, finché non mi ricordai che Asuka era lì presente. Raggelai e la guardai. Aveva la fronte aggrottata, ma quando si accorse del mio sguardo annuì. Non capivo cosa stava succedendo, ma era bello sentire Rei di nuovo vicino a me, perciò mi lasciai travolgere dalla sua passione. E devo dire che ce n’era molta in quel bacio.

“Sei perdonato, amore” sussurrò Rei quando le nostre labbra si separarono. Poi la ragazza uscì dalla stanza. La guardai andare via, poi mi voltai verso Asuka. Raggelai di nuovo. Aveva quello sguardo… in quel momento compresi come doveva sentirsi un coniglio quando un lupo affamato lo fissava. Mi saltò letteralmente addosso e mi immobilizzò a terra.

“Adesso è il mio turno”

Non c’era motivo di resistere, perciò mi arresi alle sue avide labbra. In ogni caso non avevo proprio nessuna ragione per oppormi…

“Una di voi due potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?” chiesi, prima di bere un sorso di tè. Rei se n’era andata prima proprio per andare a prepararlo. “Cosa stavi facendo nella mia camera?” aggiunsi, guardando Asuka.

“Ma sei stupido? Non è evidente? Io vivo qui assieme a Rei-chan!”

La fissai senza parole. Doveva essere un sogno. Asuka che chiamava Rei ‘Rei-chan’? Asuka che viveva con Rei? Senza dubbio era un sogno. Questo avrebbe anche spiegato i baci…

“Credo che non capisca”

“Come mai non ne sono sorpresa?” si lamentò Asuka.

Un colpo sulla testa mi confermò che quello non era un sogno.

“Ascolta, stupi-Shinji! Mentre tu eri… via… mi sono trasferita da Rei. Tutto qui. Hai capito?”

Annuii, anche se non ero sicuro di avere davvero capito.

“Allora tu adesso dormi nella mia stanza?”

“Sembra che tu ci stia arrivando. Era ora…”

“Allora io dove dormo?”

“Idiota! Nella tua vecchia stanza ovviamente!”

Vedendo che ancora non capivo, Rei decise di prendere in mano le spiegazioni.

“Asuka e io abbiamo risolto le nostre divergenze. Penso che siamo diventate amiche. Abbiamo discusso molto tra noi e con il maggiore Katsuragi, e siamo d’accordo che sarebbe più facile per te vivere in un posto in cui nessuna di noi è la tua coinquilina”

“Non litigheremo più per te, e non ti faremo più pressioni” aggiunse Asuka.

“Quei baci che ti abbiamo dato… saranno gli ultimi. Nessuna di noi cercherà di provarci con te finché non farai una scelta” continuò Rei.

“E adesso, che vinca la migliore!” concluse Asuka, facendo il segno di vittoria con le dita.

Rei sospirò e cercò di ignorare la sua più che entusiasta amica.

“Io… io…”

Non sapevo cosa dire. Non mi sarei mai aspettato un simile cambiamento della situazione. Quando compresi appieno quel discorso, mi resi conto che da adesso in poi le cose sarebbero state diverse. Non sapevo cosa pensare. Era un sollievo. Non avrei dovuto temere di farle soffrire. Non avrei dovuto sentirmi in colpa quando passavo il tempo con una di loro mentre l’altra era sola. Non avrei avuto l’impressione di tradirle. Ma mi resi anche conto che non avrei più potuto tenerle tra le mie braccia. Avrei dovuto svegliarmi la mattina e ritrovarmi solo.

Ma la cosa peggiore, è che avrei dovuto cucinare di nuovo…

Risi a quest’ultimo pensiero, attirando gli sguardi curiosi delle ragazze.

“Allora questo significa che non dormirete più nel mio letto la notte?”

Entrambe le ragazze annuirono. Strano, tendevano ad avere le stesse reazioni sin da quando avevo svegliato Asuka. Che Misato avesse imposto loro un allentamento di sincronizzazione come quello che io e Asuka avevamo dovuto fare per la battaglia contro il Settimo Angelo?

“Mi sembrerà strano”

“Ti ci abituerai. Noi l’abbiamo fatto”

“Capisco… beh… grazie… credo…”

Seguì un silenzio imbarazzante. Non sapevo proprio cosa dire o fare, e neppure le ragazze. Dopo avere passato lunghi momenti a fissarci in silenzio, Rei riuscì a rompere quella scomoda atmosfera.

“Faresti meglio a tornare al tuo appartamento e fare un bagno. Tra poco sarà mattina. Puoi tornare qui quando hai finito. Ci sarà la colazione pronta”

“Sì, vai a fare un bagno! Quell’odore di LCL è davvero irritante. E togliti quei vestiti. Le uniformi della NERV non ti stanno per niente bene…”

Era probabilmente la cosa migliore da fare. Così mi alzai e mi diressi verso l’uscita. Ma prima di aprire la porta, mi girai per guardare le ragazze.

“I vecchi giorni mi mancheranno, ma sono contento di vedere che voi due adesso andate d’accordo. E… sono felice che stiate bene. Quando ho visto cosa aveva fatto quell’Angelo ai vostri EVA… ero… ero davvero preoccupato. E mi sono sentito in colpa… per avervi lasciato sole a combattere contro quel mostro. Ecco perché… sono tornato. Non… non vi lascerò più. Mai più”

Le due ragazze sorrisero calorosamente. Era davvero una scena bellissima. Sorrisi anch’io, poi uscii.

L’acqua del bagno era calda e rilassante sulla mia pelle, avvolgeva completamente il mio corpo. Mi sentivo calmo, rilassato. Lasciai lentamente affondare la mia testa sott’acqua, finché non fu completamente immersa. Non era la stessa sensazione che provavo all’interno di un entry plug pieno di LCL. L’acqua sembrava… pura, pulita, fresca. Emersi soltanto quando sentii che non riuscivo più a trattenere il respiro e mi accorsi che ero tentato di cercare di respirare l’acqua. Penso che fosse diventata un’abitudine. Appoggiai la testa contro la vasca e chiusi gli occhi. Si stava così bene… scivolai nel sonno.

Un tram, familiare, che si dirige verso una qualche destinazione sconosciuta.

“Perché sono ancora qui?”

“Stupido! Perché hai di nuovo pilotato l’EVA, ovviamente!”

Alzo la testa e vedo Asuka di fronte a me. Indossa il suo vestito giallo. Il suo viso non mostra nient’altro che uno sguardo minaccioso.

“E’ vero. Ho pilotato l’EVA”

“A te non piace pilotare l’EVA. Perché l’hai fatto?”

Rei è seduta al mio fianco. Il suo volto è simile a quello di alcuni mesi fa. Freddo e inespressivo.

“Perché… voglio proteggervi…”

“Non abbiamo bisogno della tua protezione, stupido!”

“Non voglio vedervi soffrire…”

“Ma tu ci hai già fatto soffrire. Sei fuggito da noi, dopo avere ferito i nostri sentimenti. Tu non sei migliore di Lui”

Rei si alza e si sposta a fianco di Asuka. Mio padre appare dietro di loro, abbraccia entrambe le ragazze alla vita.

“Adesso che te ne sei andato posso usare queste pedine come voglio”

Avvicina la sua faccia a quella di Rei. Lei lo guarda con occhi rossi privi di emozioni. Poi le loro labbra si incontrano. Chiudo gli occhi, non volendo vederli.

“Allora avevo ragione, l’Allieva Modello non è nient’altro che la bambola del Comandante…”

“BASTA!”

“L’unica cosa che sai è come farle soffrire”

Apro gli occhi sentendo quella nuova voce. Riconosco quella persona. La ragazza dai capelli grigi.

“Più rimandi la tua decisione, più le farai soffrire”

“Io… io non voglio”

“Sapere questo fa soffrire anche te”

“Sì”

“Ma se non torni da loro, loro ti dimenticheranno. E tu non proverai più dolore”

“Davvero?”

“Loro saranno sempre con te…”

“Con me?”

“Per sempre”

“Per sempre?”

“Hey, stupi-Shinji. Vuoi diventare una cosa sola con me? Una cosa sola sia nell’animo che nel corpo? Sarebbe tanto piacevole. Sono io che te lo chiedo. Avanti!”

Asuka è alla mia destra, completamente nuda. Si china verso di me, sento il suo seno contro il mio braccio.

“Shinji. Vuoi diventare una cosa sola con me? Una cosa sola sia nell’animo che nel corpo? Sarebbe tanto piacevole”

Alla mia sinistra c’è Rei, ugualmente nuda, ugualmente bella.

“Vuoi diventare una cosa sola con me?”

“Una cosa sola sia nell’animo che nel corpo?”

“Sarebbe tanto piacevole”

Posso sentirle, le loro mani vagano dappertutto su di me. Mi sento in pace. Ma stranamente, sento anche molto freddo.

“Avanti, adesso. Rilassati. Arrenditi”

Sono pronto a perdermi nel loro abbraccio. Tutto intorno a me sembra oscurarsi. Mi sento intorpidito, ma leggero. Mi sento… libero.

“Se fuggi dalla realtà, le perderai per sempre”

Apro gli occhi, solo un attimo prima di perdere tutte le sensazioni del mio corpo. Una bambina sta fluttuando nell’oscurità che adesso mi circonda. Mi fissa. Sembra una versione più giovane di Rei, ma non del tutto. Ha i capelli castani e i suoi occhi sono blu, blu scuro. Tuttavia, mi sembra… familiare. Quel caldo sorriso…

“Quelle sono solo ombre. Immagini create nella tua mente dall’EVA per tenerti qui. Illusioni che l’EVA crea per intrappolare le persone. Persone come me. Loro non sono le persone che ami. Non riesci a vederlo?

Guardo Rei e Asuka. E lo vedo. I loro occhi sono freddi. Così come i loro corpi.

“Queste sono… illusioni”

Rei e Asuka scompaiono. Adesso riesco a sentire un cuore che batte. Caldo. Adesso sento caldo.

“Non lasciarti tentare dall’EVA”

Un profumo.

Un profumo molto familiare. Rei? Asuka? Misato? No. Qualcun altro…

“Mamma!”

E’ vicina, così vicina…

“Mamma!!! Sto arrivando Mamma!”

“No, non devi. Non è questo il tuo destino. Devi tornare. Per proteggerle. Per dare loro il tuo amore”

“Ma le farò soffrire…”

“Non importa. Hanno bisogno di te. Come tu hai bisogno di loro”

Una voce. Sento una debole voce. Una voce familiare. Ma non è quella della Mamma… qualcuno… di altrettanto importante…

“Shinji! Ridatemi il mio Shinji! Ridatemelo…”

“Mi… Misato?”

“Devi tornare. Hanno bisogno di te. Proteggile. Ti aiuterò se posso”

Mamma?

“Ora va’”

Mi svegliai di soprassalto. Non era stato un sogno. Ne ero certo. Non so come, ma tutto quello che avevo visto era successo. Mentre ero nell’EVA. Era vero.

Mamma. Lei era… era… all’interno… dell’EVA? Quella sensazione di calore che avevo sempre provato, ogni volta che mi sincronizzavo con l’EVA, era… lei? Era per questo che l’Unità-01 continuava a proteggermi?

Ma… come era successo? La Mamma doveva essere… morta. Come poteva trovarsi… all’interno dell’EVA?

Non aveva senso. Però… non so come… ma ero sicuro che fosse proprio così.

Così tante domande. E l’unica persona che aveva le risposte probabilmente non me le avrebbe date…

“Io… non ti deluderò… Mamma. Le terrò al sicuro…”

Avrei posto fine a tutto questo. Avrei sconfitto tutti gli Angeli che restavano, poi avrei cercato la verità. Fino a quel momento… avrei tenuto per me tutto ciò che sapevo.

“Grazie… Mamma”

Stavo finendo di asciugarmi i capelli quando sentii aprirsi la porta dell’appartamento. Poi vidi una confusa immagine rossa, nera e viola e dopo quello che so è che venni stretto in un energico abbraccio.

“Shinji! Sei qui! Ero così preoccupata…”

Cercai di dire qualcosa, ma il fatto di avere la faccia incastrata tra i seni di Misato non mi rese possibile un’azione del genere. Sapevo che c’era gente che sarebbe stata invidiosa se avesse visto una scena del genere, ma sinceramente io avrei preferito essere in grado di respirare…

“Shinji…”

Mi dimenai per scappare. Solo dopo alcuni secondi Misato si rese esattamente conto di quello che stava facendo e mi lasciò andare. Dopo avere riempito i miei polmoni di aria fresca, la guardai. Non stava piangendo, ma sembrava sul punto di farlo. Mi rivolse un caldo sorriso, poi assunse un’espressione più seria. Non era un buon segno…

“Non osare mai più lasciare di nuovo l’ospedale senza la mia autorizzazione, ragazzo!”

Nel ritrovarmi faccia a faccia con quel lato di Misato, mi sentii improvvisamente molto, molto piccolo… guardai il pavimento e mi scusai.

“Mi… mi dispiace…”

Quando alzai la testa per guardarla di nuovo, il suo caldo sorriso era tornato.

“Ci hai solo fatto preoccupare. Finché non ho visto Touji, ho pensato che tu fossi scappato…”

“Non fuggirò mai più, Misato. Io… ho trovato un nuovo motivo per pilotare”

Misato tirò un sospiro di sollievo. Credo che le mie parole le avessero tolto un po’ di peso dalle spalle.

“Questa è una bella cosa, Shinji. Adesso preparati, devi venire alla NERV. Ritsuko vuole farti alcuni test, solo per verificare che non ci siano effetti collaterali dovuti a ciò che è successo. Lo sai quello che è successo, vero?”

“Me l’ha raccontato Touji”

“Tu non ricordi nulla?”

Ripensai a quei flashback che avevo avuto recentemente…

“Io… io… no. Non ricordo…”

Odiavo mentirle. Ma non potevo parlargliene. Quello che era successo era così strano. E non volevo che il Comandante sapesse… che sapevo.

“Capisco…”

Era evidente che Misato non credeva a ciò che le avevo detto, ma non insistette nel fare domande. Le ero grato. Comunque, avrei dovuto essere più cauto con la dottoressa Akagi.

“Posso… posso almeno fare colazione? Rei ha detto… beh… ha preparato la colazione…”

Misato sorrise.

“Credo che qualche minuto in più non farà la differenza”

Penso che le ragazze furono più felici di rivedermi di quanto avessi immaginato. Quando tornai nell’appartamento di Rei… no… nel loro appartamento, mi stava aspettando una colazione immensa. Da una parte potevo vedere la tradizionale cucina giapponese: zuppa di miso, pesce, palle di riso… l’altro lato della tavola ospitava piatti di tipo occidentale: omelettes, salsicce, pancetta… nel mezzo c’era un piatto di toast con differenti tipi di marmellata. Dietro la tavola entrambe le ragazze erano in attesa, ciascuna di loro indossava un grembiule, con uno sguardo pieno di aspettativa.

Non avevano detto che non avrebbero più cercato di conquistarmi?

Quando mi sedetti a tavola, dovetti affrontare un crudele dilemma. Quale piatto assaggiare per primo. Sapevo già che la cucina di Rei era fantastica, e immaginavo che i piatti giapponesi fossero opera sua. Riuscivo a riconoscere la sua zuppa di miso semplicemente dall’odore. Però la cucina di Asuka… lei non si era mai preoccupata di cucinare quando viveva con me e Misato. Non sapevo cosa aspettarmi. Ma la parte peggiore del problema era che avevo paura di ferire una delle ragazze assaggiando prima i piatti dell’altra. Beh, non avevo scelta. Dovevo iniziare con qualcosa…

“Rei, so già che i piatti che cucini tu sono sempre ottimi. Non ti dispiace se inizio con la cucina di Asuka, vero?”

Rei arrossì leggermente al complimento.

“No… per niente…”

Così presi una forchetta e tagliai un pezzo dell’omelette. Ero più abituato alle bacchette, ma riuscii comunque a prenderne un grosso pezzo. Era abbastanza saporito, ma in ogni caso era davvero buono.

“E’ ottimo Asuka” mi complimentai. Adesso toccò a lei arrossire. “Non ci hai mai detto che eri così brava a cucinare”

“Beh, in effetti non ne ero capace. Ma mi sono presa il tempo per imparare da sola. La cucina di Rei mi piace, ma non sono vegetariana come lei. Ho bisogno di carne di tanto in tanto! E poi ero stanca del cibo giapponese!”

“Capisco”

Dovevo ammettere che ero un po’ deluso. Dopo tutto, Rei aveva imparato a cucinare per farmi piacere. Mi lasciai sfuggire un leggero sospiro. Ero un idiota. Era abbastanza stupido, per non dire egoistico, aspettarsi che loro facessero delle cose solo per fare piacere a me. Dopo tutto, anche loro avevano le loro vite…

Forse toccava a me adesso cercare di fare qualcosa per loro…

“A proposito, che giorno è oggi?” chiesi, assaggiando la zuppa di Rei e mangiando l’omelette di Asuka, visto che la zuppa aiutava ad attenuare il gusto saporito di quest’ultima.

“Venerdì”

“Quindi domani siete libere tutt’e due, giusto?”

Entrambe le ragazze annuirono e mi rivolsero occhiate interrogative.

“Allora posso portarvi fuori domani?”

Gli occhi di Asuka si illuminarono.

“Dove?! Dove?!”

“Er… in qualunque posto voi vogliate andare”

Le ragazze si guardarono l’un l’altra… e sorrisero. Era uno spettacolo così strano da sembrare quasi inquietante. Improvvisamente, mi aspettai il peggio.

“Cosa è successo tra Rei e Asuka?” chiesi, mentre Misato mi portava alla NERV. Lei sembrò leggermente turbata da quella domanda, perché rallentò.

“Beh… sono diventate amiche…”

“L’ho visto. Ed è ciò che mi hanno raccontato. Però… ho come l’impressione che ci sia qualcosa che non va. Voglio dire… erano praticamente nemiche. Io… non riesco a credere che le cose siano cambiate… fino a questo punto”

“Devi capire che loro ti vogliono veramente bene, Shinji. Quando ho detto loro che tu eri stato… assorbito… all’interno dell’EVA… non l’hanno presa bene. Specialmente perché in quel momento non sapevamo proprio se saremmo riusciti a farti uscire oppure no. E’ stata dura… per tutti quanti”

L’espressione di Misato si incupì leggermente. Sapevo che stava parlando anche di se stessa.

“Mi… mi dispiace”

“Non è colpa tua…”

Distolse per un attimo lo sguardo dalla strada per sorridermi. I pedoni si scansarono per salvarsi.

“Rei ben presto tornò a comportarsi come prima” spiegò Misato. “Diventò difficile tirare fuori dalla sua bocca più di un ‘sì’ o un ‘no’. So che la sua amica Hotaru era preoccupata per lei. Anche prima che si interessasse a te, Rei di tanto in tanto aveva mostrato qualche scintilla di vitalità. Ma quando venimmo a sapere che tu saresti potuto non tornare… sembrava completamente priva di vita. Anche io ero preoccupata per lei”

Questo perché pensava che non sarei tornato? Se mai avrei scelto Asuka… lei avrebbe ripreso a comportarsi così?

“Asuka diventò molto più aggressiva del solito. Non voleva credere alla possibilità che tu potessi essere ‘morto’ e continuava a ripetere quanto fossi stupido ad avere ucciso quell’Angelo e poi a essere scappato così che lei non aveva potuto ridurti in poltiglia”

Non riuscii a fare a meno di sorridere, ripensando a quello che era successo quella mattina. In effetti, mi aveva messo al tappeto.

“Credo che entrambe si sentissero in colpa per non essere riuscite a fermare quell’Angelo, e quindi a proteggerti. Stavano diventando pericolosamente depresse. Una sera, credo che non avessimo più cibo in casa. Noi… non avevamo pensato di andarne a comprare. Io ero… beh… ubriaca… così ho detto ad Asuka di andare da Rei a chiederle qualcosa da mangiare. Non l’ho più rivista fino al giorno seguente”

Misato fece una lunga pausa. Iniziai a preoccuparmi.

“Le ho trovate la mattina dopo sul pavimento dell’appartamento di Rei, l’una tra le braccia dell’altra. Avevano tutti i vestiti strappati ed erano piene di lividi e di ferite. Da ciò che hanno voluto dirmi più tardi, avevano litigato perché Rei indossava una delle tue camicie. La discussione è degenerata quando hanno iniziato ad accusarsi a vicenda per quello che era successo, per quanto ti avessero trattato male e per come non fossero state in grado di proteggerti. Ma quando le ho viste in ospedale, dopo che si erano svegliate… sembravano… cambiate… come se fossero… amiche. La mia opinione è che abbiano risolto i loro contrasti in quello scontro. Non posso esserne sicura, loro non vogliono parlarne. Quando ripenso alla prima volta che le ho viste abbracciarsi… è stata una vista… abbastanza sconvolgente”

Annuii, avendo provato io stesso la stessa cosa per tutta la mattina.

“E così, Asuka si è trasferita da Rei?”

“Pochi giorni dopo. Sembrava il modo migliore perché la loro amicizia si sviluppasse nonostante la loro competizione per te”

“Capisco…”

E così avevano litigato per me. Non c’era da stupirsi che non avessero voluto dirmelo.

“Sei fortunato Shinji. Entrambe ti amano moltissimo”

“Lo so Misato-san”

Sorrisi di nuovo. Sì, la vita era complicata, ma ero bello sapere che c’era qualcuno che mi voleva bene.

“Siamo arrivati” annunciò Misato, parcheggiando la macchina nel posto a lei riservato. La prospettiva di dover fare i test della dottoressa Akagi non era piacevole, ma stavo ancora sorridendo quando la raggiungemmo.

Come mi aspettavo, i test della dottoressa Akagi furono davvero noiosi e stancanti. Prelevò non so quante sostanze e altri tipi di campioni, poi mi fece sperimentare dozzine di macchinari differenti prima di darmi un plug suit e mettermi in un’entry plug per i test armonici e di sincronia. I risultati? Se non consideravamo che il mio tasso di sincronia era più basso di un punto, era tutto normale. Perciò mi ero annoiato a morte per niente. Risi a quel pensiero. Di solito era Asuka quella che si sarebbe lamentata.

Dopo essere stato liberato da tutti i test della dottoressa, ritornai all’appartamento solo per rendermi conto che i miei compiti erano tutt’altro che finiti. Sospirai disperato quando vidi il campo di battaglia che Misato chiamava casa. Mi vennero in mente immagini dell’appartamento, perfettamente in ordine, di Rei. Sospirai di nuovo. Rassegnato, iniziai a raccogliere lattine di birra vuote. La scuola sarebbe finita in meno di due ore. Avevo tempo sufficiente per dare al posto almeno un aspetto migliore.

Le mie previsioni si rivelarono esatte, perché riuscii a pulire tutto alla buona in un’ora e mezza. Stanco, andai in camera mia. Stavo per lasciarmi cadere sul letto, quando mi accorsi che c’era qualcosa che non andava. Quella camera era pulita. Davvero pulita. Niente polvere. Si sentiva nell’aria. Un’occhiata in giro mi confermò che tutte le mie cose sembravano essere lì, eccetto magari la camicia che Rei in apparenza aveva preso permanentemente in prestito. Avrei dovuto chiederle qualcosa al riguardo. Ero curioso di sapere come mai si fosse tenuta una delle mie camicie. Che lo avesse fatto per sentirsi vicino a me?

In un angolo della stanza notai il mio violoncello. Non era al suo posto, perciò lo presi per spostarlo, ma poi cambiai idea, uscii dalla mia stanza portandolo con me e mi sedetti su una sedia in cucina. L’ultima volta che avevo suonato l’avevo fatto con animo depresso. Adesso mi sentivo felice. Volevo vedere se suonare sarebbe stato diverso. E fu così. La melodia era più bella, più allegra. Sembrava che stessi suonando meglio del solito. Chiusi gli occhi e mi concentrai sul suono dello strumento.

Aprii gli occhi solo quando sentii la porta dell’appartamento aprirsi. Rei entrò sorridendo, seguita da un’Asuka chiaramente di pessimo umore. Continuava a mormorare tra sé e sé e qualche volta riuscii a cogliere qualche bestemmia in tedesco. Apparentemente, non le era andata molto bene a scuola.

“Ti stiamo interrompendo?” chiese Rei.

Mi accorsi che avevo smesso di suonare.

“Io… stavo solo facendo un po’ di pratica… posso smettere…”

“No. Vai avanti”

Guardai Rei. Lei si limitò a sorridere. Poi guardai Asuka. Mi lanciò uno sguardo del tipo ‘non mi importa’. Così ripresi a suonare, spingendo l’archetto tra le corde del mio violoncello, gli accordi, ricchi e profondi, rimbombavano per tutto l’appartamento. Rimpiansi di non essermi esercitato di più, sentendo le occasionali note aspre che mi sfuggivano a dispetto delle mie migliori intenzioni. Non succedeva spesso che avessi un pubblico, e volevo suonare davvero bene per loro.

Rei si sedette sulle sue ginocchia, guardandomi suonare dal salotto. La sua espressione era la stessa di sempre, ma l’interesse nei suoi occhi rossi era sincero. Iniziai a chiedermi se lei si fosse mai seduta ad ascoltare della musica prima d’ora. Voglio dire, solo ascoltarla. Ero certo che avesse sentito della musica nella sua vita, ma in quel momento mostrava un interesse tale, che stavo cominciando a pensare che forse non si era mai resa conto di cosa fosse prima d’ora.

I suoi occhi guardavano rapiti i movimenti delle mie mani sulle corde. Sembrava affascinata dalla varietà di note che un solo passaggio dell’archetto poteva emanare. Un momento più tardi il suo sguardo si alzò per incrociare il mio, e sorrise. Sembrava un sorriso di ringraziamento per quella nuova esperienza. Io sorrisi in risposta.

Gettando uno sguardo leggermente oltre la ragazza dai capelli blu, guardai l’altra figura presente. A differenza di Rei, che si era seduta dritta e composta, Asuka si era stesa su quanto più pavimento possibile. Braccia e gambe allargate, era sdraiata supina e fissava il soffitto, la vera immagine dell’energia rilassata.

Mi aspettavo che Asuka si stancasse di sentirmi suonare e mi dicesse di smetterla con quel rumore, invece non lo fece. Si limitò a restare lì, sdraiata sul pavimento. Le lanciai occhiate di nascosto durante la mia esecuzione e notai che i suoi lineamenti sembravano lentamente rilassarsi e trasformarsi in un piccolo sorriso di soddisfazione.

Quella vista fece allargare il sorriso sul mio volto, ma abbassai subito la testa. Meglio assicurarsi che lei non si accorgesse del mio sorrisetto e intuisse in qualche modo il pensiero che continuava a ronzarmi in testa, ‘la musica calma l’animale selvaggio’. Non volevo proprio sperimentare ancora la furia dei suoi pugni.

Suonai in questo modo probabilmente per un quarto d’ora. Sul pavimento, sembrava che Asuka si stesse lentamente addormentando. Un po’ più vicino a me, Rei aveva chiuso gli occhi, ma il sorriso sul suo volto indicava che stava ancora ascoltando la mia musica. Quella pacifica atmosfera venne presto interrotta dall’arrivo di Misato.

“Ciao ragazzi!”

Misato rimase impietrita davanti alla scena di pace e tranquillità che le si presentava davanti. Non era una cosa che di solito si potesse vedere in casa Katsuragi.

“Grazie” sussurrò Rei, prima di alzarsi e andare in cucina dove iniziò a preparare del tè.

Asuka riprese i sensi e corse verso il telefono, lasciandomi con il maggiore.

“Beh, vedo che voi ragazzi siete tutti qui, perciò adesso possiamo organizzare il nostro grande party serale!” disse Misato, tutta sorrisi.

“Party?” chiesi, un po’ sospettoso delle sue intenzioni.

“Non ti preoccupare! Solo noi quattro. E non mi ubriacherò, promesso!”

Misato Katsuragi che prometteva di non ubriacarsi? Questo sì che era un avvenimento…

“La cena sarà consegnata in pochi minuti!” annunciò Asuka tornando in salotto.

“Consegna a domicilio?” chiesi, sorpreso. Raramente ordinavamo la cena a domicilio. Specialmente visto che Rei e io ci occupavamo della cucina. E adesso che anche Asuka sembrava sapere cucinare, era ancora più strano.

“Ma sei stupido? E’ un party serale! Non ti aspetterai che cuciniamo noi, vero?”

Pensai che il suo ragionamento avesse senso.

Come aveva detto Asuka, ben presto la cena arrivò e noi prendemmo posto attorno al basso tavolino in salotto. Misato era di fronte a me, mentre a lato avevo Asuka e Rei.

“E’ strano. Avevo quasi dimenticato il sapore del tè…”

In effetti era strano vedere Misato bere del tè invece della birra o del caffè.

“Dovresti smettere di bere alcolici. E’ dannoso per la tua salute”

“Sì, lo so Rei… forse lo farò…”

Misato prese un altro lungo sorso di tè prima di parlare di nuovo, un largo sorriso sul suo volto.

“Shinji… Asuka… Rei… voi ragazzi siete come i figli che non ho mai avuto… e che probabilmente non avrò mai. Sono… sono felice che siamo di nuovo finalmente tutti insieme. Adesso ci restano solo tre Angeli. Spero veramente che potremo fare una cena simile dopo che saranno sconfitti. Questo è il mio desiderio”

“Andiamo Misato! Sei ancora giovane! Sono certa che Kaji sarebbe felice di darti uno o due bimbi tuoi…” disse Asuka, mentre un largo sorriso quasi divideva la sua faccia in due.

Di solito era Misato quella che ci prendeva in giro. Ma adesso toccò a lei arrossire come un pomodoro.

“Cosa?! Non… non è così…”

“Dove sei stata la scorsa notte?”

La faccia di Misato improvvisamente diventò pallida come quella di Rei.

“Er… beh… chi… chi vorrebbe avere figli da lui in ogni caso?”

“Se non fosse per Shin-chan, a me non dispiacerebbe”

Improvvisamente tutti a tavola, ad eccezione di Asuka, restarono a bocca aperta.

“Ma preferirei averne uno da Shin-chan…”

Deglutii. Rei guardò Asuka di sfuggita. Pensai che non le piacesse la piega che quella discussione stava prendendo. A me di certo non piaceva…

“Mi chiedo che aspetto avrà? Magari una bella bimba con i miei capelli e i suoi occhi blu scuro…” Asuka aveva un’espressione quasi sognante sul suo volto. Era davvero inquietante. “Hey, Rei-chan? Se tu avessi un bambino da Shin-chan, che aspetto pensi che avrà?” chiese Asuka, ormai tornata al suo solito atteggiamento, con un sorrisetto.

La reazione di Rei probabilmente non fu quella che Asuka si aspettava. Le sue bacchette caddero sul tavolo. La sua espressione da calma diventò profondamente triste. Lacrime rigarono liberamente le sue guance e caddero sul piatto.

“Rei?”

Come se il suono del suo nome l’avesse risvegliata dallo stordimento, la ragazza si alzò e si precipitò fuori dall’appartamento. Noi restammo lì, confusi e disorientati da ciò che era appena successo.

“Che cosa le è preso? Io… non stavo parlando sul serio. Non mi interessa neppure avere dei figli. Tutto ciò che voglio è pilotare l’EVA…”

“Non lo so. Io… io la seguo. Scusatemi”

Quell’espressione sul suo volto… dovevo sapere cosa c’era che non andava. Credo che Asuka cercò di venirmi dietro, ma Misato le disse di restare.

Trovai Rei in camera sua, il volto sprofondato nel suo cuscino, e piangeva come non mai. Mi avvicinai a lei in silenzio, non sapendo cosa dire, o cosa fare.

“Rei…”

Misi una mano sulla sua spalla, poi la spostai sulla sua testa, dove le accarezzai i soffici e disordinati capelli blu.

“Cosa c’è che non va, Rei?”

Lei girò un poco la testa e mi guardò. Mi sentii come se il mio cuore stesse per spezzarsi.

“Rei…”

“Io… io… io…”

Le parole continuavano a morirle in gola. Ricominciò nuovamente a piangere. Non sapendo che altro fare, la presi tra le mie braccia. La sentii afferrare con forza la mia camicia e pianse disperatamente sulla mia spalla, finché non si addormentò.

Il mattino seguente, sembrava che Rei stesse meglio. Venne a casa di Misato e ci chiese di perdonarle il suo sfogo. Quando noi le chiedemmo cosa fosse successo, lei disse semplicemente che non voleva parlarne. Non insistemmo oltre, ma dall’espressione sulla faccia di Misato intuii che lei non voleva ancora lasciare perdere. Non sapevo se fosse preoccupata come nostro tutore o come nostro comandante. Forse entrambi.

Dopo colazione, le ragazze mi spiegarono i loro progetti per la giornata. All’inizio Asuka sembrò leggermente a disagio, immagino che si sentisse in colpa per qualunque cosa fosse successa la notte precedente, ma la prospettiva delle attività della giornata ben presto le fece dimenticare tutto riguardo a quell’incidente.

I loro progetti erano davvero molto semplici. Non c’era da stupirsi, con Tokyo-3 che diventava sempre più deserta non c’era nulla da fare. Per prima cosa volevano andare al centro commerciale per fare shopping…

“Al centro commerciale?”

“Sì! Abbiamo proprio bisogno di comprarti dei vestiti nuovi!”

“Comprarmi dei vestiti? Che cos’hanno i miei vestiti?”

“Indossi sempre gli stessi” rispose Rei in tono neutro.

“Non hai proprio stile! Solo quelle dannate camicie scolastiche e qualche occasionale T-shirt!”

“Ma io non ho bisogno di vestiti nuovi!”

“Rei ne aveva bisogno?” chiese Asuka indicando l’amica, che quel giorno indossava un vestito blu con lunghi stivali neri di cuoio, molto probabilmente presi da Misato.

Non sapevo cosa dire. Rei era carina. Perciò restai zitto e mi lasciai trascinare in giro per negozi.

Il resto della giornata era stato programmato altrettanto semplicemente. Avremmo portato i nostri acquisti all’appartamento e avremmo pranzato lì, poi saremmo tornati indietro e avremmo speso tutti i soldi che ci sarebbero rimasti di nuovo al centro commerciale, poi saremmo rientrati a casa, io avrei offerto loro la cena e alla fine saremmo andati a vedere un film. E se non fossimo stati troppo stanchi, Asuka voleva provare ad andare in una discoteca di cui aveva sentito parlare prima che chiudesse. Rei e io ci scambiammo occhiate preoccupate. Io non sapevo proprio ballare e lei sembrava essere nella mia stessa situazione. Entrambi sospirammo mentre la nostra compagna dai capelli rossi ci portava al centro commerciale.

Sospirai quando finalmente le ragazze mi lasciarono un momento da solo per entrare in un negozio di biancheria intima femminile. ‘Vietato l’accesso ai pervertiti’ fu l’avvertimento che mi diede Asuka. Francamente, dovevo ammetterlo, quello era l’ultimo posto dove volevo seguirle. Se lo avessi fatto, ero certo che loro avrebbero tratto un immenso piacere nel torturarmi chiedendomi di giudicare quale fosse la migliore. Mi avevano già preso in giro abbastanza quando avevano provato i costumi da bagno… era stato bello guardarle, ma mi ero ritrovato ad arrossire troppo spesso per i miei gusti.

Sospirai di nuovo. Era già difficile avere a che fare con una di loro. Avere a che fare con entrambe nello stesso momento era spossante…

Stavo cercando un posto dove crollare, quando improvvisamente qualcosa attirò la mia attenzione. Ancora adesso non so perché. Forse una parte di me desiderava una conclusione definitiva a quella situazione. Una cosa era certa, qualunque cosa fosse, qualcosa mi spinse a guardare più da vicino la vetrina di una piccola gioielleria; più precisamente l’anello di fidanzamento che era lì esposto. Era abbastanza semplice. Un anello d’oro con un singolo diamante incastonato. Però mi sentivo attratto da esso.

Pochi minuti più tardi, lo portavo in una delle mie tasche. Comunque, dovevo ancora decidere a chi avevo intenzione di darlo….

[Continua…]

Prossimo capitolo:

The One I Love Is…

Capitolo 8 - Lacrime/ Quelle tre parole che avrei dovuto dirti

- - -

Omake

Shinji si rilassò nella vasca, immergendo la testa sott’acqua. Dopo un po’ riemerse, anche se riluttante. Appoggiò pigramente la testa contro il bordo della vasca e si addormentò.

“Vuoi diventare una cosa sola con me?” chiese Touji nudo chinandosi verso di lui.

Non c’è bisogno di dire che Shinji si prese un colpo e si svegliò, ma non allo stesso modo.

Tenendosi la testa tra le mani, Shinji si ripromise di non leggere mai più la collezione di manga yaoi di Rei.

(I miei ringraziamenti a Godsend777 per questo piccolo omake)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 8 : Lacrime / Quelle tre parole che avrei dovuto dirti ***


THE ONE I LOVE IS…

CAPITOLO 8: LACRIME / QUELLE TRE PAROLE CHE AVREI DOVUTO DIRTI

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

 

 

Quando sentì i passi avvicinarsi, Ryouji Kaji seppe che il momento era giunto. Era diventato una minaccia troppo grande per la SEELE e la NERV per poter continuare a vivere. L’impulso di cercare di scappare era grande, ma non avrebbe risolto nulla. Solo con la sua morte avrebbe potuto proteggere coloro che amava e a cui voleva bene.

Aprì gli occhi e alzò la testa, così da poter vedere lo sguardo della persona decisa a ucciderlo.

“Salve. Sei in ritardo”

Il suono di uno sparo riecheggiò nella stanza.

Ryouji Kaji cadde a terra inerte. Il suo assassino se ne andò senza una parola…

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Per la terza volta cercai di risolvere quello stupido problema di matematica… e non ci riuscii. Guardai le due ragazze sedute di fronte alla tv, stavano facendo una partita con un qualche videogioco. Una partita molto rumorosa. Specialmente perché Rei batteva Asuka la maggior parte delle volte.

“Prendi questo! Questo! E questo! Sei morta Allieva Modello!!! SI’!!! VITTORIA!!!”

Comunque, credo che fosse una benedizione il fatto che Rei battesse Asuka la maggior parte delle volte perché la ragazza dai capelli rossi tendeva a urlare anche più forte quando era lei a vincere.

Sbuffai. Sfortunatamente, questo non sfuggì a una certa Asuka Sohryu Langley.

“Di cosa ti lamenti? Ancora bloccato con quello stupido problema di matematica?”

“Non riesco a concentrarmi con tutta la confusione che fate! Potreste almeno abbassare il volume della tv…?”

“No!”

Sbuffai di nuovo.

“Perché poi state giocando qui? Non avete il vostro appartamento?”

“Non abbiamo la tv”

“Compratene una!”

“Non possiamo permettercela”

“Ma se avete speso solo Dio sa quanti soldi per quei nuovi vestiti che avete comprato solo due giorni fa!”

“Sì, e adesso sono al verde…”

Sospirai e mi lasciai cadere pesantemente sul tavolo, sconfitto. Cercai di guardare Rei per un aiuto… niente da fare, era ancora incollata alla tv. Avrei davvero voluto che Asuka non le avesse mostrato quel gioco…

“Beh, se non riesci a studiare cerca almeno di renderti utile! Io sto morendo di sete! Potresti trattare meglio i tuoi ospiti, stupido!”

Ospiti?!

“Sì, sì…”

Perché continuavo a subire? Perché volevo che Rei si divertisse. E anche perché non volevo proprio avere l’occasione di irritare Asuka. Perciò mi limitai a fare ciò che mi era stato detto e andai in cucina a prendere qualcosa da bere. In ogni caso ci andai di buon grado, anch’io avevo sete. Ignorando tutte le birre che c’erano nel lato del frigorifero di Misato, optai per dell’aranciata. Non avevo voglia di preparare del tè e avevamo finito la soda (Asuka e Rei l’avevano finita due giorni fa, così per la rossa era stato più facile svuotare il nostro frigorifero che uscire a comprarne).

Quando tornai in salotto insieme a un vassoio con tre bicchieri di succo d’arancia, notai dall’espressione di Asuka che aveva di nuovo perso contro Rei. Sogghignai; almeno c’era un po’ di giustizia.

“Ecco qui”

Rei prese il bicchiere, ringraziandomi e accorgendosi così finalmente per la prima volta in un’ora della mia presenza (la qual cosa diede ad Asuka l’opportunità di mettere KO il personaggio di Rei nel gioco). Poi diedi un bicchiere ad Asuka che lo bevve allegramente adesso che aveva vinto. Ben presto, le due ragazze tornarono a dedicarsi al videogioco. Sospirai e cercai di rimettermi al lavoro. Fu in quel momento che arrivò Misato. Non appena entrò nell’appartamento, percepii immediatamente che c’era qualcosa che non andava.

“Sono tornata”

Il tono con cui aveva pronunciato quelle parole… di solito Misato cercava di essere allegra, anche se aveva avuto una pessima giornata al lavoro. Ma quel giorno… sembrava stanca, quasi sull’orlo del collasso. Ma la cosa peggiore era che… i suoi occhi sembravano… senza vita.

Né Rei né Asuka se ne accorsero, essendo troppo impegnate nel loro gioco. Probabilmente non avevano neanche notato che Misato era arrivata. E il volume della tv era così alto che l’avevo sentita a stento io.

Il maggiore si diresse verso il frigorifero, ma non appena la sua mano si avvicinò per aprirlo, si fermò.

Stavo iniziando a preoccuparmi. Non aveva importanza cosa fosse successo, lei si scolava sempre una birra dopo il lavoro.

Poi guardò il telefono e si accorse che la luce indicava che c’era un messaggio. Non l’avevo neanche vista fino a quel momento. Per la prima volta da quando era arrivata, il suo viso mostrò qualche emozione. Ma quello che vidi non mi piacque.

Goffamente, si diresse verso il telefono e spinse il pulsante.

Credo che né Rei né Asuka sentirono il messaggio. Avrebbero reagito. Io invece lo sentii.

“Katsuragi, sono io. Probabilmente quando ascolterai questo messaggio, ti avrò arrecato grande disturbo. Me ne scuso. Ti prego chiedi scusa anche a Rit-chan da parte mia. Poi visto che ti sto disturbando tanto ci sarebbero delle piante che stavo coltivando. Sarei felice se ti occupassi di annaffiarle al mio posto. Shinji-kun sa dove si trovano. Katsuragi, la verità è con te. Va’ avanti senza esitare! Se poi dovessimo incontrarci ancora, ti dirò le parole che non riuscii a dirti otto anni fa. Ciao”

All’inizio non reagii minimamente a quelle parole. Capivo qual era il loro significato, ma credo che parte di me non volesse neppure considerare quella possibilità. Ma le lacrime che caddero sul tavolo di legno, così come i singhiozzi che sfuggirono dalle labbra della mia tutrice prima che le sue ginocchia cedessero e lei crollasse sul tavolo… questo non si poteva ignorare. Stava… piangendo in un modo che non avrei mai pensato possibile per lei. Era successo qualcosa… di certo, era successo qualcosa… a Kaji…

“Misato-san…”

Quando corsi al suo fianco, Rei e Asuka finalmente si accorsero di ciò che stava succedendo intorno a loro.

“Mein Gott! Misato, cosa è successo?”

Asuka era probabilmente troppo sorpresa per fare qualcosa. Rei aveva un’espressione confusa sul suo volto, come se in quel momento stesse vedendo una cosa che non riusciva a capire e non sapesse come reagire. Dopo tutto, lei conosceva praticamente solo il lato deciso e talvolta spensierato del maggiore, non conosceva la donna sensibile che Misato poteva essere.

Goffamente, toccai la spalla del maggiore con un dito.

“Misato-san…”

“Shinji! Perché? PERCHE’?”

La sua reazione mi colse di sorpresa. Afferrò la mia camicia, facendomi abbassare sul pavimento, prima di crollare lei stessa, rannicchiandosi poi in una posizione fetale come avrebbe fatto un bambino.

Ho visto tante cose nella mia vita. Sono stato nel cuore della battaglia. Ho visto persone ferirsi. Ho visto persone morire. Ma la vista che fa sempre più male è vedere una donna piangere così.

Odiavo questo. E ogni volta odiavo me stesso perché mi sentivo impotente.

Guardai quella donna adulta piangere sul pavimento davanti a me, e non seppi cosa fare. Così semplicemente mi inginocchiai e la presi tra le mie braccia, sperando che almeno questo le desse un po’ di conforto.

“Va tutto bene, Misato-san… va tutto bene…”

Mi sentivo uno stupido a dirle quelle cose, perché non sapevo neanche cosa fosse successo esattamente, ma quelle furono le uniche parole che mi vennero in mente. Dovettero però averla confortata almeno un po’, perché Misato iniziò a calmarsi.

Era strano abbracciarla in quel modo. Misato era la mia tutrice, la persona che c’era sempre quando avevo un problema, almeno quando era sobria. Di solito, era lei quella che cercava di confortare gli altri. Inoltre, non avevo mai tenuto tra le mie braccia una donna adulta prima d’ora, solo adolescenti. Per la prima volta mi resi conto che, per quanto potessero essere carine, Rei e Asuka dovevano ancora crescere molto rispetto a Misato. Così come me.

Guardai le due ragazze che sembravano non sapere proprio cosa fare in quella situazione particolare. Asuka cercò di avvicinarsi a noi, ma fece un passo indietro subito dopo averne fatto uno in avanti. Fissò noi, poi una confusa Rei, poi la porta, poi i suoi piedi, poi di nuovo noi.

“Shinji, pensi che tu…”

“Ci penserò io”

Sembrò sentirsi un po’ in colpa, però era sollevata.

“Io… io… mi dispiace di essere così inutile… solo…”

“Va tutto bene…”

Asuka guardò Rei, e con un silenzioso gesto indicò la porta. Con un cenno d’assenso da parte della ragazza dai capelli blu, entrambe uscirono dall’appartamento un momento più tardi.

Beh, sembrava che il compito di prendersi cura di Misato fosse solo mio, adesso che le ragazze mi avevano lasciato solo. Non potevo proprio biasimarle. Anch’io ero confuso. Ero… ero solo un bambino… non sapevo cosa fare.

“Uno stupido… un tale stupido…”

“Misato-san…”

Restammo lì per un po’, forse alcuni minuti, forse un’ora, non lo sapevo. Ogni volta che pensavo che lei avrebbe smesso di piangere, le lacrime ritornavano con forza. Quando questo succedeva, la stringevo più forte. Quando lei si calmava, facevo scorrere gentilmente le mie dita tra i suoi lunghi capelli viola, sperando che questo la tranquillizzasse. Erano soffici sotto le mie mani, quasi come seta. Né i capelli di Rei né quelli di Asuka erano così soffici. Forse era un effetto collaterale di tutto quel LCL in cui eravamo costantemente immersi. O forse Misato aveva semplicemente dei capelli più soffici.

“Misato-san… forse faresti meglio a sdraiarti nella tua camera…” cercai di suggerire, una volta che lei sembrò calmarsi davvero.

“Sì…” sussurrò appena lei.

La aiutai ad alzarsi e praticamente la trascinai fin là. Sembrava che non avesse la forza di stare in piedi sulle sue gambe. Non è stato facile. Anche se era una donna di media corporatura, Misato era comunque molto più alta di me, ed era certamente più pesante di Asuka. Era un bel peso da portare per la mia piccola ed esile corporatura. Ma ci riuscimmo. Con un piede, poiché le mie mani erano troppo occupate a sostenerla, aprii la porta scorrevole. Non ero mai entrato nella sua stanza, era considerata una zona off-limits, e non riuscii a fare a meno di restare a bocca aperta davanti allo stato di disordine che regnava lì dentro. Avevo dato un’occhiata una volta, all’incirca nel periodo in cui ero arrivato a Tokyo-3. Già a quel tempo era un tugurio. Ma adesso… guardai disgustato tutte le lattine di birra, i rifiuti e i vestiti che erano per terra. Mi chiesi, ero io ad essere strano per voler dormire in una stanza pulita?

Ovviamente, con la mia solita fortuna, doveva succedere qualcosa.

Cercai di portare Misato sul suo letto senza inciampare sulla sua roba meglio che potei. Ma non mi aspettavo che Misato camminasse su una lattina di birra e, con il suo già precario equilibrio, cadesse sul suddetto letto, trascinandomi giù con lei. Le conseguenze di tutto ciò… ero caduto sopra una ragazza… di nuovo! Di sicuro era una maledizione! Beh, almeno questa volta le mie mani erano sul letto e non… da qualche altra parte.

So che certa gente non l’avrebbe considerata una ‘sfortuna’.

Entrambi aprimmo gli occhi. Fissai i suoi occhi marrone scuro, rossi e gonfi per le troppe lacrime. Lei fissò i miei. Poi, sentii un braccio sulla mia schiena che strinse i nostri corpi e un paio di labbra sulle mie…

- - -

Mi svegliai di soprassalto quando sentii qualcosa colpirmi lo stomaco. I miei occhi si aprirono di scatto e vidi un piede. Guardai la proprietaria del piede. Misato dormiva profondamente. Adesso sembrava tranquilla. Fui quasi sul punto di mettermi a ridere quando notai il modo in cui stava sbavando sul suo cuscino.

Stando attento a non svegliarla, mi alzai e uscii dalla stanza. Per fortuna nel sonno aveva smesso di abbracciarmi alla vita per tenermi vicino.

Quando guardai l’orologio per vedere che ore fossero, mi accorsi che era molto presto, ma non abbastanza per tornare a letto e cercare di dormire un altro po’. Sarei dovuto andare a scuola abbastanza in anticipo. Sbadigliai. Probabilmente ero riuscito a dormire a stento un’ora, forse due, la scorsa notte. Potevo immaginarlo, sarebbe stata una giornata molto lunga… pigramente, andai in bagno. Forse mi sarei sentito meglio dopo un lungo bagno. Avevo tutto il tempo per farne uno.

- - -

Uscii dal bagno per finire faccia a faccia con Misato. I suoi capelli erano in disordine e stava indossando il suo accappatoio, volendo anche lei fare chiaramente un bagno. Mi sentii pienamente consapevole di me stesso mentre ero lì, in piedi, con solo un asciugamano intorno alla vita. Era evidente che per entrambi era una situazione imbarazzante. Ci fissammo. Non riuscii a fare a meno di ricordare ciò che era successo alcune ore prima. Lei doveva essersi accorta del rossore sulla mia faccia, perché arrossì lei stessa.

Una parte di me notò che, almeno, sembrava sentirsi un po’ meglio.

“Io… io… preparerò la colazione. Tu… puoi usare il bagno adesso” dissi, in un tentativo di porre fine a quella situazione imbarazzante. Poi corsi in camera mia, tanto velocemente quanto poteva farlo uno che teneva un asciugamano attorno alla vita.

- - -

Quando Misato finalmente mi raggiunse per la colazione, era già completamente vestita con la sua uniforme della NERV, a differenza di tutte le altre mattine. Come al solito, la sua mano si avvicinò al frigorifero per prendere fuori senza dubbio una birra, ma io la fermai mettendo la mia mano sullo sportello.

“Credo che questo sarà più utile” dissi, porgendole una tazza di caffè. Io ne avevo già bevute due, anche se ne odiavo il sapore.

Lei mi lanciò uno sguardo strano, ma cedette. Anche se aveva un aspetto migliore della sera prima, sembrava sfinita. Probabilmente non aveva abbastanza forza per protestare.

Caffè alla mano, si sedette e bevve alcuni sorsi del caldo liquido marrone. Senza una parola da parte mia, le misi di fronte un piatto di toast e presi fuori dal frigorifero della marmellata.

“E’ questo tutto ciò che abbiamo per colazione?”

“Non me la sentivo proprio di cucinare”

Misato annuì comprendendo. Quando mi sedetti, mi guardò nervosamente.

“Shinji… riguardo alla scorsa notte… beh… io… non ero molto in me…”

“Va tutto bene, Misato-san”

Le sorrisi, ed era un sorriso amichevole. Lei sembrò un po’ sorpresa dalla mia reazione.

“Non preoccuparti, va bene?”

Rimasi in silenzio per alcuni secondi. Avrei davvero fatto bene a dirglielo?

“Inoltre… è stato… piacevole…”

Sapevo che adesso stavo probabilmente arrosendo parecchio. Misato mi fissò con gli occhi spalancati, poi arrossì anche lei prima di ridere leggermente. Mi sentii meglio nel vederla così.

“Finché non lo diciamo a Rei e Asuka, dovremmo riuscire a restare vivi” aggiunsi, prima di mettermi a ridere io stesso.

Non parlammo molto in seguito. Probabilmente eravamo ancora un po’ a disagio. E si vedeva che Misato era turbata da qualcos’altro. Quando mi accorsi del modo in cui sembrava fissare il telefono, iniziai a temere che sarebbe scoppiata in un altro attacco di pianto. Questo finché non sentimmo un ‘quack’ provenire di fianco a lei.

“Pen-pen!”

Il profumo dei toast probabilmente aveva svegliato il pinguino che adesso era affamato. Prima che io potessi alzarmi e cercare qualcosa da mangiare per lui, Misato lo aveva preso in braccio e lo teneva stretto tra le sue braccia, allo stesso modo con cui una bambina avrebbe tenuto il suo orsacchiotto. Sembrava così triste… così non si poteva andare avanti. Qualcosa la stava facendo soffrire e sentivo che aveva bisogno di sfogare il suo dolore.

Ero riluttante a farle la domanda che avevo in mente. Avevo un’idea di ciò che la stava opprimendo. Ma… non osavo chiedere. L’ignoranza è una benedizione. Ciò che non sai non può farti soffrire. E… io non volevo soffrire…

“Cosa… cos’è successo… Misato-san? Si… si tratta… si tratta di Kaji?”

Dannazione! L’avevo chiesto!

Lei trasalì al nome di Kaji e abbracciò più forte il pinguino delle sorgenti termali. Lacrime silenziosamente si fecero strada lungo le sue guance per cadere sulle penne dell’animale.

Le parole seguenti furono più difficili da dire. Beh, ormai non potevo tirarmi indietro.

“Allora… si tratta proprio di Kaji. Io… ho sentito il messaggio ieri sera. E’… è… morto?”

Lo shock apparve sul suo volto. Fu sul punto di lasciar cadere Pen-pen. Lo rimise a terra, non volendo probabilmente correre il rischio che una cosa simile accadesse di nuovo.

“Shinji-kun… tu… non devi sapere…”

Mi guardò con occhi quasi supplichevoli.

“Io… non posso… non posso fuggire dalla verità… non per sempre. Inoltre, lo so già. Ma… se non me lo dici tu… so che una parte di me… cercherà… di fuggire…”

Lei mi guardò, e la sua espressione mutò da sorpresa a orgoglio. A dispetto delle lacrime che continuavano a cadere, mi rivolse un timido ma caldo sorriso, prima di diventare molto seria. Le sue labbra si separarono, cercò di parlare, ma non ci riuscì. Solo la seconda volta sentii un debole, “Sì. E’ morto”

Fino a quel momento, ero riuscito molto bene ad autoingannarmi. Era tanto facile. Kaji era un uomo così straordinario. Sembrava sempre così freddo, così controllato. Sembrava che avesse sempre la soluzione a ogni problema. Kaji, morto? Era semplicemente assurdo. Fino a quel momento, avevo evitato la verità. Ma adesso che Misato aveva pronunciato quelle parole…

“Capisco”

Fu l’unica parola che mi venne in mente di dire. Quando parlai, mi accorsi di quanto la mia gola si fosse improvvisamente seccata.

All’inizio, la sensazione che provai non fu quella che mi aspettavo. Conoscevo la tristezza. Sapevo cosa si provava. Ma non mi sentivo triste. Mi sentivo piuttosto… svuotato. E questo mi turbava.

“Sei sicura?”

Una parte di me non voleva ancora crederci. Forse era per questo che mi sentivo così.

Misato annuì. Con calma, alzai la mia tazzina di caffè per berne un sorso.

“Misato… è di Kaji che stiamo parlando… non può… non può essere morto…”

“Shinji. E’ morto. Lo so”

Il tono della sua voce. L’inconfondibile sofferenza sul suo volto.

Quella, non potevo ignorarla.

Prima la Mamma.

Insieme a lei, Papà.

E adesso Kaji…

La mia tazzina di caffè cadde sul tavolo, una parte del caldo liquido schizzò sulla mia camicia. Sentii un dolore familiare al petto, e lacrime altrettanto familiari scorrere dai miei occhi ormai offuscati.

“Shinji!”

Che strano… adesso, fu lei ad alzarsi e a prendermi tra le sue braccia, benché anche lei stesse piangendo.

“Shinji…”

Era una fortuna che Asuka adesso vivesse con Rei. Probabilmente sarebbe rimasta disgustata nel vedermi piangere così. Forse avrebbe detto qualcosa del tipo, “Sei un uomo o cosa?”

No, mi sbagliavo. Sapevo quanto le piacesse Kaji. Lui era stato la sua prima cotta. Era anche stato la persona più vicina a un padre che lei avesse mai avuto. Era stato la persona più vicina a un padre che io avessi mai avuto, perciò potevo immaginare come si sarebbe sentita. Se fosse stata lì… probabilmente avrebbe sofferto anche più di me.

“Non… non diciamolo ad Asuka…” riuscii a dire dopo un po’.

“Hai ragione” concordò Misato, continuando a tenermi abbracciato. “Inventa una storia su di lui che mi ha scaricato ed è tornato in Germania. Andrà bene… per il momento”

“Sì… possiamo dirglielo… quando tutto questo sarà finito. Con il tempo… non penserà più così tanto a lui…”

Misato mi lasciò andare. Entrambi cercammo di asciugarci le lacrime. Ben presto lei sarebbe dovuta andare al lavoro e io a scuola. Il dolore e l’improvviso vuoto nelle nostre vite c’erano ancora, ma, non so come, credo che entrambi ci sentissimo un po’ meglio. Solo un po’.

“Stai bene, Misato-san?”

“No… ma… un giorno lo sarò…”

Ci fu una lunga pausa. Nessuno di noi sapeva cosa dire.

“Lui ha detto che se ci saremmo incontrati di nuovo, mi avrebbe detto le parole che avrebbe dovuto dirmi otto anni fa. Anch’io rimpiango di non averle dette. Shinji… se non l’hai già fatto… dì ad Asuka e Rei che le ami. Non sai mai… quando coloro che ami… non ci saranno più…”

Annuii. Quelle tre parole. Io ti amo. Non le avevo mai dette a nessuna di loro.

Mi alzai, stavo per andare a cambiarmi e a prendere la cartella quando mi venne in mente una domanda. Una domanda semplice, ma che ebbe un grosso effetto.

“Perché?”

Misato mi guardò per molto tempo. Sembrava titubante a rispondere. Credo che stesse cercando di scegliere le parole giuste.

“Era un pericolo per la sicurezza”

Sentendo quelle parole, mi venne in mente una sola conclusione. Le mie mani si strinsero a pugni.

“Ha dato LUI l’ordine di ucciderlo?”

“L’ordine è venuto dal suo ufficio”

“Capisco”

Guardai i miei pugni quando iniziai ad accorgermi che le dita mi facevano male. Avevo le nocche bianche. Aprii le mani per non farmi male. Ma la rabbia rimase.

“Non so come, non so quando, ma la pagherà…” dissi in un tono di voce così basso che probabilmente Misato si preoccupò, giudicando dall’espressione che aveva.

Venne verso di me e mise una mano sulla mia spalla, mentre l’altra sfiorò i miei capelli. Questo gesto mi calmò. Improvvisamente, mi accorsi che non eravamo mai stati così vicini come lo eravamo in quel momento.

“Non fare nulla di avventato, Shinji. Prenderò io in mano il lavoro di Kaji. Cercherò la verità. E una volta che l’avrò scoperta, vedremo quello che possiamo fare”

“Misato-san…”

La guardai. Nei suoi occhi il dolore aveva lasciato il posto alla determinazione e alla risoluzione.

“Promettimi che farai attenzione”

Ancora una volta mi strinse in un abbraccio, uno più allegro.

“Lo farò, Shinji-kun. Lo farò…”

- - -

“Allora, qual è il problema di Misato?”

Il tono di voce di Asuka era un misto di preoccupazione e curiosità. Non fui sorpreso che lei me lo chiedesse. Ma non me l’aspettavo così presto. Avevamo appena lasciato il condominio per andare a scuola.

“Kaji l’ha scaricata” dissi in tono neutro. Velocemente, il mio cervello stava lavorando per inventare una storia ragionevole.

Asuka si fermò di colpo.

“Cosa?!”

“Credo che abbia detto che Kaji-san ha rotto la sua relazione con il maggiore Katsuragi”

Asuka lanciò un’occhiata a Rei.

“Lo so cosa ha detto! Solo… solo che non riesco a crederci…”

“Credici. Non sono più insieme. E probabilmente non lo saranno mai”

Non era completamente la verità, ma non era neppure tutta una bugia.

“Ma… ma… loro si amano!”

“Pare che lui non l’amasse poi così tanto come pensavamo. Non appena ha avuto ciò che voleva… l’ha semplicemente gettata via”

Lo shock comparve sui volti di entrambe le ragazze quando sentirono quelle parole. Mi sentivo in colpa a dire cose simili di Kaji. Ma era per il bene di Asuka. Che strano. E’ così facile mentire quando le bugie fanno meno male della verità.

“Ha avuto… ciò che voleva…?”

Sembrava che la mia bugia non fosse molto convincente dopo tutto. Asuka non riusciva a crederci.

“Credo che volesse dire che Kaji-san non ha più provato nulla per il maggiore Katsuragi subito dopo avere fatto sesso con lei” spiegò convenientemente Rei.

Di certo Asuka aveva capito quello che volevo dire. Dopo tutto, doveva essere più intelligente di me. Comunque, tra capire e accettare qualcosa c’era una bella differenza. Per fortuna, le parole di Rei di solito avevano molto effetto, la qual cosa rese questo ‘fatto’ più facile da accettare per Asuka.

“Non può essere…”

Chiunque conosca Asuka sa che le sue emozioni sono molto intense. Così, non fu una sorpresa vedere l’espressione sul suo volto cambiare dallo shock e dall’incredulità alla rabbia fumante in appena un secondo.

“Quel bastardo! Quando lo vedo, lo… lo… lo farò a pezzi! E pensare che ho creduto che fosse una persona così eccezionale!”

“Non lo vedrai di nuovo”

“Uh?”

Rei mi guardò sospettosa. Credo di essermi lasciato sfuggire troppo con quelle parole. Ora lei riusciva a vedere attraverso le menzogne. Ma Asuka non sembrò capire. Questo era tutto ciò che importava.

“E’ partito per la Germania” mentii di nuovo.

“Quel codardo! Humpf!”

Detto questo, Asuka si diresse a grandi passi verso la scuola. Credo che avesse bisogno di sfogare un po’ della sua rabbia.

“Non dirglielo” dissi semplicemente a Rei.

Lei annuì in silenzio, comprendendo.

La verità è una cosa preziosa. Ma può anche fare male. Qualche volta, è meglio provare rabbia che dolore. Non sempre, ma talvolta è così. Alcuni giorni più tardi, mi resi conto che fu una saggia decsione tenere Asuka all’oscuro di questo fatto…

- - -

Lasciandomi cadere sul letto, sospirai di sollievo. Che giornata… a scuola era andato tutto bene, e non avevo avuto test alla NERV quel giorno, tuttavia ero stanco morto. Mi ero preoccupato quando Misato aveva saltato la cena, ma mi sentii un po’ meglio quando lei chiamò, dicendo che avrebbe lavorato fino a tardi. Probabilmente stava cercando di tenersi occupata. Non potevo biasimarla. Non avevo conosciuto Kaji così a fondo come lei e stavo ancora male. Mi ero ritrovato inconsciamente a piangere alcune volte quel giorno.

Misato… era il mio superiore, la mia tutrice. Però era anche la persona che c’era sempre quando avevo bisogno. Pensai a tutte le volte che lei mi aveva dato dei consigli. A tutte le volte che aveva cercato di aiutarmi, anche se non volevo nessuno intorno a me. Era come… una mamma.

Poi ripensai alla sera prima. A come mi fosse apparsa vulnerabile. A cosa avevo provato nel tenerla tra le mie braccia, così vicino. A come mi era sembrata sperduta mentre mi afferrava il polso, supplicandomi di non lasciarla sola nella sua stanza.

Molti ragazzi sarebbero stati invidiosi. Dopo tutto lei era molto bella. Anche se in giro per casa era pigra.

Non solo era il mio superiore, e la persona più vicina a una madre che avessi, ma mi resi conto che lei era anche una donna.

Ripensai al momento in cui eravamo caduti entrambi sul letto. A come lei ci aveva stretti insieme. A come le nostre labbra si fossero toccate e a cosa avevo provato, lasciandomi andare in quel bacio…

Chiusi gli occhi e cercai di scacciare quel tipo di pensieri dalla mia testa. Dannazione! Io ero già innamorato di Rei e Asuka! Non potevo pensare a Misato in quel modo!

Era solo un semplice bacio, dannazione!!!

Cercai di concentrarmi sulla figura materna che Misato era per me. Questo era tutto ciò che volevo, tutto ciò che desideravo. Qualcuno che si prendesse cura di me… ma non come Rei e Asuka.

Tenendo questa immagine in mente, lentamente scivolai nel sonno, con un sorriso soddisfatto sul mio volto.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ryouji Kaji gemette mentre lottava per rialzarsi. Il dolore al petto era quasi insopportabile. Quasi. Infilò un dito nel buco della sua camicia e riuscì a sentire un proiettile incastrato nella placca di metallo che aveva legato in quel punto. Aveva fermato la pallottola, ma l’impatto gli aveva rotto probabilmente alcune costole. Almeno era grato al fatto che il proiettile fosse stato indirizzato al suo cuore e non alla testa. Però rimpiangeva di non aver usato qualcosa di più sofisticato, ad esempio un leggero giubbotto antiproiettile.

Dolorante, si alzò. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto svenuto, perciò doveva agire in fretta prima che arrivasse il servizio pulizie.

Da un nascondiglio lì vicino, Kaji tirò fuori un sacco dell’immondizia mezzo pieno insieme al cadavere di un agente di sicurezza della NERV che aveva cercato di sparargli poco prima. L’uomo era anche un infiltrato della SEELE. Era ironico che perfino da ‘morto’ aveva continuato a lavorare in favore di Ikari.

Con cura Kaji prese il portafoglio dell’uomo e lo sostituì con il suo. Inoltre prese la giacca nera e gli occhiali da sole che l’uomo indossava. Aveva una corporatura e colore dei capelli simili ai suoi. Però restava comunque un problema. Dal sacco, Kaji prese una pistola con silenziatore. Svuotare il caricatore sulla testa del cadavere fu sufficiente per renderne irriconoscibile il volto. Il macello che aveva fatto avrebbe anche spinto il servizio di pulizia a sbarazzarsi del cadavere il prima possibile. Fu sul punto di mettersi a ridere ripensando a quante volte molte persone avrebbero voluto far sparire il sorriso dalla faccia di Ryouji Kaji. Pensò che loro avrebbero approvato.

Dalla sua borsa, Kaji prese una giacca nera, del tutto simile a quella che indossava l’uomo. La indossò, insieme agli occhiali del morto. Mise la giacca dell’uomo macchiata di sangue nella borsa, per disfarsene nel più vicino bidone. Sorridendo, l’uomo in precedenza conosciuto come Ryouji Kaji si allontanò dal cadavere, sapendo che ora sarebbe riuscito a uscire facilmente dal Quartier Generale della NERV. Tuttavia, il sorriso sul suo volto era falso.

‘Mi dispiace di doverti imporre questo, Katsuragi’ pensò, ‘ma questo è l’unico modo con cui posso proteggerti…’

C’era ancora molto da fare. Adesso che era morto, poteva cercare di scoprire qualcosa in più sulla SEELE. Solo un’ombra aveva qualche speranza di fare uscire allo scoperto un’organizzazione che comandava nell’ombra. Se fosse riuscito a trovare un modo per eliminare la SEELE, Katsuragi e i Children sarebbero stati più al sicuro.

“Pensaci tu, Katsuragi. Proteggi questa città e i Children meglio che puoi. Se avrò successo, forse ci incontreremo ancora…”

[Continua…]

Prossimo capitolo:

The One I Love Is…

Capitolo 9 - Un’anima in frantumi/ Sono qui per te

- - -

Omake:

“Sei un po’ in ritardo, vero?” chiese Kaji sorridendo. Misato odiava quel sorriso. Perciò gli sparò al petto e se ne andò.

“Questo era per avermi usata” disse risoluta.

Dopo che se ne fu andata, Kaji si alzò e si tolse il giubbotto antiproiettile che stava indossando. Si occupò del resto (cioè sostituire il suo corpo con quello di un agente morto, e in più dovette andare in bagno; Misato poteva essere davvero terrificante) e si diresse verso la porta più vicina per andarsene.

“Oh, hey Hyuuga” sorrise Kaji.

“Non farai mai più soffrire il maggiore!” urlò Hyuuga.

*BANG!*

Kaji cadde a terra. Soddisfatto del suo lavoro, Hyuuga tornò al centro di comando della NERV. Dopo che se ne fu andato Kaji si alzò, si tolse la protezione antiproiettile allo stomaco e uscì dalla porta.

Mentre stava per salire sull’ascensore, si imbatté in Asuka.

“Asuka-chan! Come stai?”

“Questo è per avermi ingannata!!!”

*BANG!*

Kaji si piegò in avanti e poi cadde a terra. Soddisfatta del suo lavoro, Asuka scese dall’ascensore e si avviò verso casa e verso la cucina di Shin-chan. Vedendo che se n’era andata, Kaji si alzò e si tolse il sospensorio. Dubitava però che avrebbe mai avuto bambini.

Dopo essere sgattaiolato fuori dal Geofront, Kaji decise che un veloce drink sarebbe stata una buona idea. Così entrò nel bar più vicino.

Si mise comodo e ordinò una birra. Poi notò il suo compagno seduto di fianco a lui.

“Pen-pen?”

“Wark!”

*BANG!*

Kaji cadde di nuovo a terra. Soddisfatto, Pen-pen finì la sua birra, poi quella di Kaji, e se ne andò. Dopo che fu uscito, Kaji si alzò e si tolse i suoi calzettoni antiproiettile. A quel punto, Kaji non era contento. Così si avviò velocemente verso l’aeroporto, fermandosi solo in un negozio notturno per una torta alla crema e una rivista porno.

“Kaji-san!” esclamò Shinji.

*BANG!*

Shinji cadde a terra. Meglio essere salvi che dispiaciuti, pensò Kaji mentre si dirigeva all’aeroporto.

(Ancora i miei ringraziamenti a Godsend777 per questo piccolo pezzo)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 9 - Un'anima in frantumi / Sono qui per te ***


THE ONE I LOVE IS…

CAPITOLO 9: UN’ANIMA IN FRANTUMI/ SONO QUI PER TE

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Attenzione! Questo capitolo contiene elementi lemon/lime

-----------------------------------------------------------------

Seduto nella metropolitana mentre tornavo a casa, fissai il vuoto. Ero preoccupato per i risultati dei test di quel giorno. Rei aveva mantenuto il suo punteggio. Il mio era migliorato. Ma il tasso di sincronia di Asuka aveva avuto una caduta. Avevo notato che sembrava stesse lentamente peggiorando già dall’attacco del Quattordicesimo Angelo, ma non era mai stato così basso. Qualche punto in meno e non sarebbe riuscita ad attivare il suo EVA. E non potevo dimenticare ciò che era successo pochi minuti prima…

---

“Sarai contento. Hai migliorato il tuo punteggio. Di nuovo. Adesso che la piccola strega Asuka non riesce a pilotare il suo EVA, ci siete solo tu e l’Allieva Modello! Oh… ma tu non hai bisogno dell’Allieva Modello… dopo tutto sei l’invincibile Shinji! Non hanno più bisogno di noi ragazze. Non dobbiamo fare nulla. Hanno solo bisogno di Shinji! Lui cucina, fa le pulizie, e uccide gli Angeli! Se c’è Shinji, andrà tutto bene!”

Da pochi momenti eravamo saliti in silenzio su un ascensore per uscire dalla NERV, quando Asuka improvvisamente esplose. Mi colse completamente di sorpresa mi limitai a fissarla senza parole. Questo la fece arrabbiare ancora di più.

“Non guardarmi con quella faccia da ebete, stupido!”

“Io… mi dispiace.”

Mi diede uno schiaffo, forte e rapido. La sorpresa e la potenza del colpo furono sufficienti per farmi cadere per terra. Non avevo neanche bisogno di controllare per sapere che la mia guancia sarebbe rimasta livida e gonfia per molto tempo. Mi faceva molto male. Quando alzai una mano per toccare il punto dove lei mi aveva colpito, un’espressione sconvolta e terrorizzata comparve sul volto della ragazza.

“Mein Gott! Shinji!”

Si inginocchiò e sussultai quando le sue dita toccarono la mia guancia..

“Mi… mi dispiace… io… io non volevo… mi dispiace tanto!”

Fu in quel momento che mi resi conto che Asuka aveva davvero qualcosa che non andava.

“Va tutto bene” dissi, cercando di sorridere nonostante il dolore. “Non mi fa neanche male.”

“Bugiardo”

Scrollai le spalle.

Mi alzai e allungai una mano per aiutarla ad alzarsi quando l’ascensore si fermò e le porte si aprirono. Fuori, il tenente Ibuki ci fissò, mentre una leggera espressione sconvolta e imbarazzata compariva sul suo volto. Non volli neanche sapere che razza di pensieri le fossero passati per la testa. Asuka si alzò in piedi ed entrambi uscimmo velocemente dall’ascensore.

“Sembri arrabbiata per qualcosa…” dissi, quasi senza pensarci, mentre ci dirigevamo verso l’uscita.

“Certo che sono arrabbiata! Come ti sentiresti tu, Shinji, se dedicassi tutta la tua vita a qualcosa che non ti ripagasse? Da dieci anni mi alleno per essere un pilota di EVA. Dieci anni, Shinji! Dovrei essere la migliore! Ho lavorato per questo, dannazione! Ho lavorato sodo! E invece tu, che piloti da meno di un anno, riesci a battermi! E senza sforzo! Cosa diavolo stavo facendo, se posso essere battuta da uno stupido che hanno preso dalla strada?!”

Non sapevo proprio cosa dire.

“Asuka… io… mi dispiace…”

“Non guardarmi a quel modo! L’ultima cosa che voglio è la tua pietà, Third Children!”

Detto questo, scappò via…

---

“C’è qualcosa che non va, Shinji?”

Sbattei le palpebre, riportato indietro dal mio stato di trance, e mi accorsi che Rei si era seduta al mio fianco. Ero così assorto da non averla notata?

“Rei-chan… io sono… preoccupato per Asuka. I suoi risultati di oggi… e poi non sembra più lei…”

Ci fu un lampo di preoccupazione nei suoi occhi.

“Sì. Me ne sono accorta. La sua vita è sempre stata incentrata attorno agli EVA. Ma ultimamente si sente come se il suo mondo stesse scivolando via. Ad ogni missione tu l’hai superata”

“Questo non è vero!”

Lei scosse il capo.

“Sì invece, e tu lo sai. La battaglia contro il Sesto Angelo è stata vinta perché tu eri nell’Unità-02 insieme a lei. Da sola avrebbe potuto non farcela. E’ stata lei quella che ha dovuto impegnarsi più duramente per sincronizzarsi con te nell’operazione contro il Settimo. Sarebbe morta nella missione contro l’Ottavo senza di te. Anche se ha ucciso il Decimo, sei stato tu ad averlo catturato, salvandoci tutti. L’Unità-01 ha anche distrutto il Tredicesimo e il Quattordicesimo mentre lei in quelle battaglie è stata duramente battuta. E dalla battaglia con il Dodicesimo Angelo, il tuo tasso di sincronia è lentamente diventato più alto del suo. Il suo orgoglio e la sua gioia erano essere il migliore pilota di EVA. Invece adesso sei tu il migliore. Perciò, dentro di sé, si sente inutile”

Asuka? Inutile? Difficilmente!

“Ma non è vero! Noi siamo una squadra! Che importa chi è il pilota più bravo?!”

“A lei importa. E adesso, deve anche competere con me per te. E da settimane tu rimandi la tua decisione. Nella sua mente, questo è un altro segno di fallimento, anche se non è ancora stata respinta”

Rimasi senza fiato a quelle parole.

“Stai dicendo che è tutta colpa mia?”

“No. Ti sto solo dicendo quello che lei probabilmente sta pensando”

“Allora cosa vuoi dire? Che dovrei scegliere lei e far soffrire te solo per aiutarla?”

“No. Non rinuncerei mai a te per la sua felicità”

C’era determinazione nei suoi occhi. Sapevo che lei non si sarebbe arresa, a meno che non le avessi detto io di farlo.

“Cosa posso fare allora?”

La ragazza dai capelli blu sorrise.

“Sii te stesso. Lo Shinji gentile che entrambe amiamo”

“… pensi che sarà sufficiente?” chiesi. Essere semplicemente me stesso mi sembrava una cosa così… patetica da fare.

“Lo sarà. Con la tua semplice presenza, vicino a noi, hai già reso le nostre vite migliori. Abbi fiducia in te stesso”

“Ma Asuka-” Lei mise la sua soffice mano sulla mia.

“Cambierà. Le sue emozioni sono forti, ma non hanno il controllo su di lei. Arriverà a capire che questa non è una competizione. Tutto ciò di cui ha bisogno è un po’ di tempo”

“Lo pensi davvero?” chiesi, con una punta di speranza nella mia voce. Lei annuì, il sorriso ancora presente sul suo volto.

“Grazie Rei-chan…”

La abbracciai e lei ricambiò. Ero felice di avere fatto quella chiacchierata con Rei. Non mi sentivo più così preoccupato adesso. Sicuramente ci sarebbe stato un modo per sistemare le cose.

“Potrebbe esserci qualcos’altro…”

Quelle parole mi riportarono alla realtà e mi misero nuovamente in agitazione.

“Cosa c’è?”

“Si è comportata in modo insolito quando siamo tornate a casa dal tuo appartamento, la notte in cui… il maggiore ha pianto. Asuka sembrava agitata. Quando le ho chiesto cosa c’era che non andava, lei ha ammesso che si sentiva in colpa per averti lasciato da solo a occuparti del maggiore. Però… ho intuito che c’era qualcos’altro. Aveva una strana espressione sul suo volto…”

“Una strana espressione?”

“Sì, l’ho notata anche qualche giorno dopo quando ha ricevuto una telefonata dalla Germania”

Germania?

“Credo che i sogni siano iniziati dopo”

“Sogni?”

“Sì. Incubi, credo. Qualche volta piange nel sonno. Ma lei non lo sa”

Asuka piangere nel sonno… l’avevo vista piangere solo una volta, la notte prima del nostro attacco sincronizzato contro il Settimo Angelo. Ma aveva versato solo una lacrima. Aveva anche chiesto di sua madre nel sonno.

Che questo fosse collegato a ciò che Rei mi aveva appena detto? Una telefonata dalla Germania… che fosse… sua madre? E riguardo a Misato… che il modo in cui mi ero preso cura di lei le avesse fatto ricordare sua madre? Forse aveva nostalgia di casa. Mi resi conto di sapere davvero poco di Asuka.

All’improvviso, gli allarmi d’emergenza si accesero.

“Un Angelo?” ci chiedemmo contemporaneamente io e Rei.

A confermarlo, i nostri cellulari squillarono.

Geez, che giornata! Dopo avere passato le ultime ore immersi in LCL, stavamo per tornarci per fare il bis e magari perfino per farci uccidere.

Che gioia…

---

Mi stavo annoiando. E’ una cosa strana da dire, se considerate che eravamo nel bel mezzo di un’emergenza, ma questo era ciò che provavo. Con lo stato di fermo dell’Unità-01 ancora in vigore, tutto ciò che potevo fare era restare seduto nell’entry plug e ascoltare sulla frequenza radio aperta. Non avevo proprio voglia di andare a combattere, però avrei preferito seguire le ragazze piuttosto che stare lì seduto e sentirmi completamente inutile e impotente. Avrei voluto essermi portato dietro il mio SDAT. A dire il vero, il LCL l’avrebbe probabilmente rovinato, però avrei potuto ascoltare un po’ di musica.

Alla radio riuscii a sentire Misato e Asuka discutere riguardo alla missione. Misato voleva che Asuka coprisse Rei, una cosa sensata considerando il suo basso tasso di sincronizzazione, ma Asuka non aveva preso molto bene l’idea. Come al solito, reagì eccessivamente e prese il comando contro gli ordini di Misato.

Ero preoccupato. Asuka era troppo imprudente. Ma sapevo che se glielo avessi detto si sarebbe arrabbiata ancora di più. Perciò tenni la bocca chiusa.

Asuka raggiunse la superficie e preparò l’Unità-02 per l’attacco dell’Angelo. Poi non ci fu nient’altro da fare che aspettare. Per un po’ si lamentò della lentezza del mostro. Questo Angelo in particolare aveva deciso di rimanere in orbita satellitare sopra Tokyo-3. Non c’era molto che Asuka potesse fare. Poi lei urlò. Molto forte. In preda al dolore. Il mio cuore mancò un battito.

“No! Non farlo! Non entrare nella mia mente! Ti prego! No! Non penetrare nel mio animo! Noooo!!!!”

Che diavolo? Dannazione, che stava succedendo? Cosa le stava facendo quell’Angelo? Cosa stava facendo Rei? Non doveva essere di copertura ad Asuka?

“Misato! Cosa sta succedendo là fuori?”

“Non adesso, Shinji!”

La sua voce sembrava davvero tesa. Questo fatto non mi tranquillizzò per niente. Le parole seguenti ancora meno.

“Asuka, rientra!”

“No!”

Sembrava davvero che fosse in preda al dolore. Perché non obbediva agli ordini di Misato?

“Questo è un ordine! Asuka, ti ordino di rientrare!”

“No, mai! Piuttosto che ritirarmi adesso preferisco morire qui!”

“Asuka!”

Dannazione a quel suo orgoglio! Sapevo che pilotare era tutto per lei… ma valeva davvero la pena di morire per questo? D’impulso aprii un canale con l’Unità-02, e rimasi pietrificato da ciò che vidi. L’entry plug dello 02 sembrava illuminato da una luce abbagliante. Asuka si stava stringendo la testa con entrambe le mani, evidentemente in preda a un dolore terribile.

“Asuka! Ti prego, ascolta Misato… ti prego… rientra…”

“Shinji?!”

Asuka alzò leggermente il capo, i suoi occhi cercavano lo schermo di comunicazione contrassegnato dalla scritta ‘Dall’Unità-01’. Non potevo vedere le lacrime, che si scioglievano subito nel LCL, ma avrei potuto giurare che stava piangendo.

“Asuka… ti stai solo facendo del male… ti prego, ti supplico… rientra… io… non voglio vederti soffrire… ti prego…”

“Shinji…”

Sembrò sul punto di obbedire quando urlò ancora, stringendosi la testa ancora più forte, avvicinando inconsciamente le ginocchia al petto.

“Nooo! Non farmi ricordare! Io voglio dimenticare, per questo non scavare nei miei ricordi! Non voglio ricordare quelle cose terribili! Fermati! Fermati!”

Interruppi la connessione, incapace di vederla soffrire così un minuto di più.

“Rei! Sbrigati!” urlai, aprendo un canale con l’Unità-00.

Rei sembrava molto tesa sotto la pressione della situazione. Probabilmente non la stavo aiutando, ma tutto ciò che riuscivo a pensare era che Asuka aveva bisogno di aiuto. Subito.

La vidi premere il grilletto. Trattenni il fiato e sperai che funzionasse.

“Negativo!” sentii la voce di Shigeru. “L’energia non è sufficiente per penetrare l’AT-Field del nemico da questa distanza!”

Dannazione! Dannazione a tutto quanto!

“Misato, fammi uscire con l’Unità-01!”

Ero disperato. Bisognava fare qualcosa!

“Shinji…”

“No”

Quella voce. Mio padre.

“Questo Angelo viola la mente dei piloti” spiegò il vicecomandante Fuyutsuki. “Sarebbe troppo rischioso”

“Bisogna evitare che l’Unità-01 venga contaminata da questo Angelo” aggiunse il Comandate.

Non mi importava niente dei suoi ragionamenti. L’Unità-01 aveva già compiuto miracoli in passato. Ne avrebbe fatto un altro. Avevo fiducia in lei. Avrebbe salvato Asuka…

“Non m’importa! Andrò là fuori e ucciderò quell’Angelo. Non sarò sconfitto!”

“Non c’è nessuna garanzia”

“Ma se tutto questo andrà avanti, Asuka…”

“No”

Sapevo che non avrebbe cambiato idea. Quel bastardo non l’avrebbe fatto…

Maledizione! Maledizione! Maledizione!

Perché? Perché quell’uomo doveva essere mio padre? Perché non poteva somigliare di più a Kaji? Lui mi avrebbe lasciato andare…

Cosa avrebbe fatto Kaji al mio posto?

Non avrebbe dato ascolto a mio padre. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per salvare la sua amata.

Dovevo andare! Dovevo salvare Asuka! Dovevo…

L’Unità-01 si era già attivata due volte senza energia. Però l’ultima volta, se ciò che mi era stato detto era la verità, ero quasi morto…

Non m’importava.

Cercai di ripensare al momento in cui l’Unità-01 si era riattivata quando stavo combattendo contro il Quattordicesimo Angelo. C’era stato qualcosa… una sensazione… un legame. Calore, prima dell’oscurità.

Non riuscivo a trovare quella sensazione.

Potevo ancora sentire Asuka. Adesso stava singhiozzando. La sua voce era molto debole.

“Il mio animo è stato sporcato. Shinji… è stato sporcato. Cosa posso fare? Il mio animo è stato sporcato… io… voglio morire…”

“No!”

Non me ne accorsi, ma anch’io stavo piangendo in quel momento.

“Asuka! No! NO!”

Spinsi freneticamente i comandi dell’EVA. Ma la bestia restò immobile.

“Mamma… ti prego… ho bisogno del tuo aiuto… mamma!”

Improvvisamente, lo sentii. Il legame. Sì, era lì. Mentalmente, lo cercai. Il calore. Mi sentii come se il mio animo fosse stato invaso da pura luce.

L’Unità-01 si attivò. Mi ero sincronizzato con l’EVA, senza l’aiuto del Centro di Comando, ed ero ancora lì. Non andò in berserk, io non svenni e, guardando le mie mani, sembrava che fossi ancora lì fisicamente. Avevo il controllo completo.

“Shinji! Che diavolo stai facendo?!” urlò Misato agitata.

“Io vado là fuori a salvare Asuka! Rilasciate l’Unità-01 o mi libererò da solo!”

“No” Di nuovo, la voce ferma del Comandante. “Tu resterai lì dove sei. Rei si occuperà delle operazioni di salvataggio. Rei, scendi nel Dogma e prendi la Lancia”

“Sì”

Strinsi i pugni. Non riuscivo a credere che non mi stesse prendendo sul serio!

“Ho detto di farmi uscire, papà!”

“Saresti solo d’intralcio. Questa operazione non fallirà”

“Che tu sia maledetto!”

Stavo per rompere i sistemi di bloccaggio dell’EVA, quando apparve lo schermo di comunicazione di Rei.

“Lascia che ci pensi io. Fidati di me”

C’era determinazione nei suoi occhi. Sapeva quello che stava facendo. Con riluttanza, lasciai andare i comandi dell’EVA.

“Va bene… ti prego, sbrigati…”

“Lo farò”

- - -

Rei fece esattamente come aveva detto. L’Unità-00 uscì da sottoterra, con in mano una gigantesca lancia rossa a due denti. Imparai più tardi che era chiamata la Lancia di Longinus. Con tutta la forza che il suo EVA riuscì a raccogliere, Rei lanciò la lancia. Quest’ultima squarciò letteralmente il cielo, poi l’AT-Field dell’Angelo e l’Angelo stesso. Fu distrutto. L’incubo di Asuka era finito. Ma aveva aperto ferite profonde e dimenticate, e queste fecero molto più male di quanto un semplice attacco fisico avrebbe mai potuto fare.

- - -

Quando raggiunsi la superficie, trovai Asuka dietro a un nastro giallo di quarantena, seduta per terra, con le gambe raccolte al petto, le braccia strette attorno ad esse, e il mento sulle sue ginocchia. Si stava dondolando leggermente avanti e indietro, in silenzio. Quella vista… mi mise in agitazione. Mi avvicinai alla zona di quarantena, ma non osai oltrepassare il nastro.

“Io… sono felice che tu stia bene… Asuka”

Dio, che cosa stupida da dire. Ma fu tutto ciò che mi venne in mente in quel momento. Probabilmente perché era la verità.

“Sta’ zitto! A chi stai dicendo che sta bene? Io… non sono riuscita a fare niente… e sono stata… salvata da LEI! Salvata da quella strega, Rei! Avrei preferito morire! Io odio… odio… tutti… tutto… io… odio te…”

Le sue ultime parole erano state appena più forti di un sussurro, prima che iniziasse a singhiozzare. Sapevo che lei non voleva dire ciò che aveva detto; no, io speravo che lei non volesse dire ciò che aveva detto, ma non riuscii a dare la minima importanza alle sue parole. L’unica cosa che importava era che Asuka stava soffrendo.

La zona di quarantena diventò irrilevante per me. Ignorai gli avvertimenti di tenersi lontano da lì. Asuka stava male. Non fisicamente, ma in un modo ancora peggiore. E non sapevo neanche se sarei riuscito ad aiutarla. Ma dovevo tentare.

I singhiozzi cessarono. Provai un pizzico di speranza. Forse stava meglio.

La chiamai avvicinandomi a lei.

“Vattene”

Aveva pronunciato quelle parole, ma non c’era convinzione dietro ad esse. Nessuna forza. Nulla. Solo vuote parole. Non ebbe nessuna reazione.

“Asuka…”

Ancora nulla.

“Asuka!”

Nessuna reazione. Una parte di me cadde in preda al panico. Qualcosa non andava.

Spinsi una delle sue braccia. Nessun tipo di resistenza.

Sapevo che stare lì era una pessima idea. Lei aveva bisogno di aiuto. All’inferno la quarantena!

La presi in braccio, come avevo fatto alcuni mesi fa, dopo il nostro primo appuntamento. Poi vidi i suoi occhi, e come sembrassero privi di vita. Mi fecero pensare a una piccola fiamma, sul punto di essere spenta da una raffica di vento. Se fino a quel momento non mi ero ancora spaventato, adesso lo ero.

La strinsi forte tra le mie braccia e corsi verso la più vicina entrata della NERV, senza neanche rendermi conto che avevo molta più forza di quanta non avessi mai sospettato. Mi fermai improvvisamente quando notai qualcuno appoggiato al muro vicino all’entrata. La ragazza dai capelli grigi.

Non ero propriamente dell’umore più calmo, così reagii aggressivamente.

“Cosa vuoi da me?!”

Lei si limitò a sorridere con quel suo sorriso amichevole, mentre i suoi occhi rossi penetrarono nei miei. Nonostante la situazione, mi tranquillizzai per un attimo, finché non sentii Asuka muoversi leggermente tra le mie braccia. Mi svegliai da quella che era stata quasi una trance. Poi, senza dire una parola, la ragazza se ne andò. Mi sentii un po’ confuso, ma avevo problemi più urgenti da sistemare. Perciò continuai la mia corsa verso l’infermeria della NERV.

- - -

“Shinji. Faresti meglio a sederti.”

Guardai Misato, sorpreso. Per quanto tempo avevo camminato lungo quel corridoio? Mi toccai i capelli con una mano guantata. Il LCL si era asciugato molto tempo fa. Probabilmente sembravo un povero nevrotico.

Provai a sedermi come lei suggeriva, ma mi trovai di nuovo in piedi dopo pochi minuti.

Perché diavolo ci stavano mettendo tanto! Sembrava che fossero passate ore da quando Ritsuko era entrata nella stanza di Asuka!

Quando improvvisamente registrai il dolore, mi accorsi che il mio pugno aveva colpito un muro.

Sentii una mano sulla mia spalla. Mi voltai e vidi Rei, ansiosa.

“Avrai tutto il tempo per vederla. Faresti meglio ad andare a cambiarti.”

Considerai l’idea di togliermi di dosso quel plugsuit. Dopo tutto, l’infermeria era relativamente vicina agli spogliatoi; una necessità nel caso in cui un pilota si facesse male. Stavo finalmente per obbedire quando Ritsuko uscì dalla stanza.

“Come sta Asuka?!”

La domanda colse la dottoressa di sorpresa, visto che era appena arrivata, ma riacquistò subito il suo contegno professionale.

“E’ esausta sia fisicamente che mentalmente. Non è ferita, e tutti i test non hanno rilevato nulla che minacci i suoi tracciati cerebrali. Non c’è nessun segno di residui di contaminazione mentale. Comunque, per ora il danno alla sua psiche è sconosciuto. Non era in condizione di dirci più di quello che le era successo. Sappiamo solo che ha subìto un qualche tipo di attacco mentale. Per ora, le ho dato dei sedativi per farla dormire per qualche ora. Quando si sveglia, vi consiglio di portarla a casa. Non c’è nient’altro che possiamo fare qui. Vi raccomando anche di contattare lo psichiatra della NERV per i futuri trattamenti.”

“Capisco” disse gravemente Misato.

Psichiatra. Trattamenti. Queste parole attivarono dei campanelli d’allarme nella mia mente.

“Perché?! Perché dovrebbe avere bisogno di uno psichiatra?!”

“Perché credo che sia stata costretta a confrontarsi con se stessa e con il suo passato… e che abbia perso” rispose la dottoressa prima di allontanarsi, con una punta di tristezza nella sua voce.

Il suo passato. Ricordavo le parole di Asuka.

“Nooo! Non farmi ricordare! Io voglio dimenticare, per questo non scavare nei miei ricordi! Non voglio ricordare quelle cose terribili! Fermati! Fermati!”

Che cosa le era successo? Cosa c’era di così terribile nel suo passato da farla soffrire così?

Mi presero i ricordi. Ricordai mio padre, che mi aveva abbandonato.

Ma non mi avevano mai causato così tanto dolore. Cosa c’era? Cosa poteva essere così orribile da averla quasi distrutta?

Misato sembrò intuire la mia domanda prima che io la facessi.

“Non è compito mio dirtelo, Shinji-kun. Dovrebbe essere lei a farlo.”

Probabilmente per evitare ulteriori domande, Misato seguì Ritsuko. Una parte di me si arrabbiò con lei, che se ne andava in quel modo. Non era preoccupata per Asuka?

Sì, lo era. Lo sapevo. Ma dopo quello che era successo a Kaji… non era più completamente se stessa. Probabilmente aveva ancora i suoi fantasmi da combattere.

Io e mio padre.

Misato e suo padre. E adesso Kaji.

Apparentemente, anche Asuka aveva un passato che non voleva ricordare.

E Rei? Anche lei era perseguitata da ombre simili?

Era questa una maledizione legata agli EVA? Ci veniva negata la possibilità di essere felici?

“Faresti meglio ad andarti a cambiare adesso. Io veglierò fino al tuo ritorno.”

Guardai Rei. Per la prima volta, mi resi conto che doveva essere stato difficile per lei vedermi così preoccupato per la sua rivale.

“Grazie, Rei. Mi… mi dispiace di importi tutto questo.”

Lei sorrise.

“Non devi preoccuparti. Ti capisco. Lei è anche mia amica.”

Riuscii comunque a percepire una nota di tristezza nella sua voce. Ero davvero dispiaciuto per questo. Ma in un momento come quello, non potevo proprio pensare a lei quando sapevo che Asuka stava soffrendo.

- - -

“Non è stato un sogno.”

Queste furono le parole che Asuka disse quando si svegliò. Sembrava così tranquilla nel suo sonno, che speravo che si sarebbe sentita meglio quando si sarebbe alzata. Le speranze erano svanite così come la paura e la confusione erano svanite da lei, lasciando una vuota espressione al suo risveglio. Per pochi secondi quegli occhi mi fissarono e, in quel breve istante, sono certo di avere visto una scintilla di vitalità in essi. Ma sparì velocemente, e ben presto lei si limitò a fissare il soffitto.

Volevo dire qualcosa… ma non sapevo che dire.

“Perché sei qui?” mi chiese, togliendomi parte del peso sulle mie spalle.

Non si era preoccupata di guardarmi. Ma non m’importava, ero felice soltanto per avere sentito la sua voce, anche se era quasi monotona.

“Io… ero… ero preoccupato… per te… mi hai spaventato…”

“Eri preoccupato…”

Girò la testa per guardarmi. Io ero seduto su una sponda del letto, perciò non fu un grosso sforzo per lei.

Ebbi quasi voglia di fuggire quando vidi l’espressione furiosa nei suoi occhi.

“Eri preoccupato… preoccupato… e allora perché non sei venuto?! Perché non hai salvato il mondo come fai sempre?! Perché hai lasciato che LEI mi salvasse?!!!”

“Non… non mi hanno lasciato andare…”

“Oh… allora adesso non sono abbastanza brava per te, non è così?! Sohryu ormai è inutile, così mandano solo l’Allieva Modello a fare il lavoro che lei non riesce a fare, è così?!”

“No, Asuka, non…”

“Sta’ zitto!”

Cercò di alzarsi, probabilmente per colpirmi, ma credo che fosse ancora in parte sotto l’effetto del sedativo che la dottoressa Akagi le aveva somministrato, perché cadde debolmente sul letto. Tuttavia, lottò per rialzarsi.

“Asuka…”

“Sta’ zitto! Zitto! Zitto! Non voglio ascoltarti! Non m’importa nulla della tua pietà! Non lo sai che avrei preferito morire piuttosto che essere salvata da lei! Lo avrei accettato se fossi stato tu… tutti si aspettano che tu vinca… sei tu il vero children modello qui… ma lei!!! Adesso tutti sanno che sono un completo fallimento…”

Smise di cercare di alzarsi. La sua rabbia sparì, e lasciò il posto alle lacrime. Lacrime che cercò di reprimere, ma che non volevano fermarsi.

“Come è caduta in basso la grande Asuka. Guardami… sto piangendo… io odio piangere… solo i deboli piangono. Odio l’Allieva Modello… ha fatto vedere a tutti quanto sono patetica. Odio te… mi hai fatto piangere, adesso puoi vedere quanto sono disgustosa. Odio tutti quanti… ma soprattutto… odio me stessa…”

“Asuka… tu non sei debole. E’ normale piangere. Tutti piangono. Se non lo fai, il dolore ti consumerà dall’interno. E se non lo farà, potresti diventare come era Rei mesi fa, completamente priva di emozioni. Perciò non è sbagliato piangere, Asuka…”

“Hai ragione… perché mi dovrei preoccupare. Non m’importa. Non m’importa più di nulla. Non ho nulla. Quel po’ di orgoglio che mi era rimasto se n’è andato. Lo so che mi rimpiazzeranno il prima possibile. Senza l’EVA, io non sono niente. Sarei dovuta morire…”

“NO!”

Non potevo sopportare di sentire altro. Non potevo. Mi alzai e le afferrai le spalle, tenendola sul letto mentre mi chinavo su di lei, costringendo i suoi occhi bagnati di lacrime a fissarmi. La mia reazione la sorprese. Credo che possa anche averla spaventata.

“NON DIRLO MAI PIU’! Non dire che saresti dovuta morire! E non dire che non hai nient’altro! Non è VERO!”

I suoi occhi per un attimo si spalancarono per lo shock, prima di riprendere quell’espressione di disgusto per se stessa.

“Ah sì…? Dimmi che cosa mi resta se non posso pilotare l’EVA? Dimmi perché la gente dovrebbe volermi bene… nessuno mi vuole bene…”

“Non è vero! Hai degli amici che ti vogliono bene! Misato ti vuole bene! Hikari ti vuole bene! Rei ti vuole bene… anch’io te ne voglio… e… e… cosa mi dici della tua famiglia? Sicuramente loro ti vogliono bene! Hai ricevuto una telefonata da tua mamma dalla Germania non molto tempo fa!”

Evidentemente questa era una cosa che non avrei dovuto dire, perché la sua espressione si incupì ancora di più.

“E’ solo la mia matrigna” replicò lei. “Papà non si preoccupa abbastanza per telefonarmi. E mamma…” Una leggera contrazione comparve sul suo volto. “Mamma è morta.”

Ouch. Okay Shinji… la prossima volta informati meglio prima di aprire la tua boccaccia.

Poi me ne resi conto.

“Papà non si preoccupa abbastanza per telefonarmi. E mamma… mamma è morta”

Mio Dio! Proprio come… proprio come me…

“Non ha importanza…” sussurrai appena. “Non ha importanza! Noi siamo qui! E ti vogliamo bene!”

“Perché dovreste? Non sono più capace di pilotare l’EVA…”

“E allora?! C’è di più nella vita che non gli EVA! Tu… tu… tu sei bellissima. Sei fantastica! Voglio dire, ti sei laureata al college… e puoi essere davvero simpatica quando vuoi!”

“E’ tutto qui? Questo è tutto ciò che c’è di Asuka Sohryu Langley?”

Avrei voluto dirle di più, ma sembrava proprio che il mio cervello non volesse funzionare come si deve.

“E’… è più di quello che posso dire di me stesso…”

“Non hai bisogno di qualcosa di più! Tu sei Shinji l’Eroe! Sei il pilota della stimata Unità-01 della NERV!”

“A chi importa se posso pilotare l’EVA?”

“A me!”

“Beh, a me no! Non m’importa! Non m’importa se non puoi più pilotare quei dannati mostri! Io ti amo per quello che sei, non perché sei un pilota!!!”

Quelle parole ci lasciarono entrambi ammutoliti. Non riuscivo a credere di averlo detto. Certo, ogni singola parola che avevo pronunciato era vera, ma non era quello il modo con cui mi ero immaginato di dirle.

Quando le parole fecero effetto, gli occhi di Asuka si spalancarono sempre di più. Sentii che stavo arrossendo tremendamente sotto il suo sguardo.

“Tu… tu…?”

Poi il suo volto si incupì.

“No… stai solo cercando di essere gentile. E’ solo la tua dannata compassione…”

Qualcosa scattò in me. Non so perché. Forse perché lei dubitava così dei miei sentimenti, o forse perché non riuscivo più a sopportare il modo in cui si stava comportando.

“Maledizione Asuka! Sei sorda! Io ti amo! IO! TI! AMO! E’ così difficile da capire?! E’ così difficile da credere?! Io ti amo! Avrei scelto Rei molto tempo fa se non ti amassi!”

Ancora una volta, mi fissò completamente incredula.

“Tu…? Davvero?”

“SI’! Perciò smettila di dire che sei inutile! Non è vero! Tu sei molto importante per me! Molto! Voglio più bene a te di quanto non ne voglia a me stesso!”

Le lacrime spuntarono ancora. Ma questa volta con forza. Era come se qualcosa si fosse appena spezzato dentro di lei; come se tutte le lacrime represse nel passato avessero deciso di uscire in quel luogo e in quel momento. Quell’espressione disperata sul suo volto. Portò le lacrime anche nei miei occhi.

“Shin… Shinji…”

Le sue labbra, così come il resto del suo corpo, stavano tremando.

“Shinji!”

Mi ritrovai ad essere improvvisamente abbracciato da una ragazza in lacrime come se la sua vita dipendesse da ciò. Ricambiai l’abbraccio, sentendomi improvvisamente forte mentre le mie braccia circondavano il suo corpo tremante e vulnerabile. Il suo volto era affondato nel mio petto, dove le sue lacrime bagnarono la mia camicia.

“Va tutto bene Asuka… sfogati… fai uscire tutte le lacrime… va tutto bene… io sono qui.”

Sentii la sua stretta farsi sempre più forte. Tenni un braccio intorno a lei mentre le accarezzavo i capelli con la mano libera. Nessuno aveva avuto il tempo di lavare Asuka, perciò i suoi capelli erano sporchi di LCL ormai asciutto. Ma non m’importava.

Restammo così a lungo e Asuka pianse per tutto il tempo. Forse avrebbe pianto fino ad addormentarsi. Non lo saprò mai perché fummo interrotti.

“Shinji. Qui ci sono i vestiti dall’armadietto di Asuka…”

Le parole morirono in gola a Rei quando ci vide, e rimase immobile sulla soglia della stanza, una borsa in una delle sue mani e l’altra sulla maniglia della porta. Solo allora mi resi conto che nulla copriva la parte superiore del corpo di Asuka, perché le coperte del suo letto le erano cadute sulle gambe.

“R… Rei… non… non è come pensi…”

Con mia sorpresa, Asuka lottò per liberarsi da me. Notai anche che aveva smesso di piangere. Quando si liberò dal mio braccio, guardò Rei. Riconobbi la fin troppo familiare espressione di odio nei suoi occhi.

“Sei venuta per ricordarmi del mio fallimento? Sei venuta per goderti la tua vittoria su di me? Beh, non voglio vedere la tua faccia! Vattene! Vattene, vattene, VATTENE! Ti odio Allieva Modello! TI ODIO!”

Quattro mesi fa, a Rei non sarebbe potuto importare di meno delle parole di Asuka. Ma adesso… Rei aveva soltanto tre amici. Hotaru, Asuka e me. Solo tre persone le volevano veramente bene. Forse quattro se contavamo Misato. Per questo quelle parole le fecero male, ne ero certo. La borsa che teneva in mano colpì il pavimento e lei si precipitò fuori dalla stanza.

“Rei!”

Improvvisamente mi dimenticai completamente di Asuka e corsi dietro alla ragazza dai capelli blu. Per fortuna non era andata lontano. La trovai in ginocchio per terra appoggiata a un muro, mentre le lacrime rigavano il suo bel volto.

“Rei…”

Poiché lei continuava a restare in silenzio, mi avvicinai e le toccai una spalla.

“Adesso come adesso è sconvolta. Non voleva dire quelle cose.”

“Lo so. Io… non riesco a fermare le lacrime… quelle parole mi hanno ferito… lo so che non voleva dire quello che ha detto, ma le parole mi hanno ferito lo stesso…”

Rafforzai la mia stretta sulla sua spalla, non fino a farle male, ma abbastanza per farle capire che ero lì.

“Va tutto bene Rei.”

Lei mi guardò e sorrise. Era solo un debole sorriso, ma nondimeno lo era.

“Probabilmente avrà bisogno di un po’ di tempo per riprendersi. Ha subìto un’esperienza terribile.”

Annuii. Anch’io avevo previsto che Asuka non sarebbe stata se stessa per molto tempo.

“Per il momento, la cosa migliore sarebbe che io restassi con Misato mentre tu rimani con lei.”

“Rei…!”

Voleva lasciarmi vivere con Asuka. Da soli nello stesso appartamento…

“Sei sicura?”

“Sì. Asuka è una mia amica. Ha bisogno di aiuto. E credo che tu sia l’unico che possa aiutarla.”

Le sue parole suonavano convincenti, ma non mi sfuggì l’espressione preoccupata sul suo volto.

“Ma… l’accordo che hai con lei…”

“Adesso come adesso non ha importanza. Shinji… ricorda quando sei venuto a vivere con me alcune settimane fa. Eri in preda al dolore, avevi bisogno di aiuto e conforto. Adesso tocca a te dare conforto. Shinji… devi fare qualunque cosa per mostrare ad Asuka che c’è qualcuno che le vuole bene, che c’è una ragione per vivere. Fai quello che devi fare.”

Quella tristezza sul suo volto…

“Rei…”

“Andrò a prendere qualcuna delle mie cose e le porterò nell’appartamento del maggiore. In questo modo sarà tutto pronto quando tu e Asuka arriverete lì.”

Detto questo, se ne andò.

Era una sua idea, un suo suggerimento. Perché improvvisamente mi sentii come se la stessi tradendo?

- - -

Quando entrai nella stanza di Asuka lei stava finendo di mettersi i suoi vestiti, l’uniforme scolastica, visto che non aveva avuto il tempo di cambiarsi prima dei test alla NERV e del seguente attacco dell’Angelo. Caddi per un attimo in preda al panico, probabilmente sentendomi iperprotettivo nei suoi confronti.

“Asuka! Dovresti essere a letto!”

“Sto bene.”

La sua voce era quasi piatta. Mi preoccupai un po’, ma almeno, quando mi guardò, vidi che non stava cadendo in uno stato simile a quello in cui l’avevo trovata dopo l’attacco. Probabilmente stava cercando di riprendere il più possibile il controllo di sé. Comunque, era solo questione di tempo prima che venisse nuovamente sopraffatta dalle sue emozioni. Il dolore tende ad essere così. Non se ne va tanto facilmente.

“Sei sicura di stare bene?”

“Sì. Sto bene.”

Per un attimo diede un’occhiata al fiocco della sua uniforme prima di metterselo in tasca.

“Andiamo.”

Penso che non ci fosse nessun modo per cercare di convincerla a restare, inoltre la dottoressa Akagi aveva detto che non c’era nient’altro che loro potessero fare, perciò non tentai di oppormi e la seguii quando lei semplicemente mi passò di fianco e lasciò la stanza.

All’inizio sembrava che le infermiere non volessero lasciare andare Asuka. Il modo con cui reagivano faceva intuire che negli ultimi mesi Asuka e lo staff ospedaliero avessero avuto probabilmente alcune divergenze. Non fu una grossa sorpresa, dopo tutto Asuka non era la più paziente delle persone e da ciò che venni a sapere più tardi lei odiava gli ospedali anche più di me. Comunque, le infermiere si calmarono subito quando si accorsero della mancanza di reazione di Asuka. Infatti credo che alcune di loro fossero perfino preoccupate. Alla fine, dopo averla visitata con la dottoressa Akagi, la lasciarono andare. Non c’era motivo di tenerla lì, come mi aveva detto in precedenza.

Fui sorpreso di vedere che era mattina presto. Non mi ero accorto che avessimo passato così tanto tempo in ospedale.

Il tragitto verso casa fu tranquillo. Asuka non disse una parola. Alcune volte cercai di dire qualcosa, di iniziare una conversazione, ma, non so come, non riuscivo a pensare a niente di cui parlare. Così restammo entrambi in silenzio, ma per ragioni diverse.

Quando raggiungemmo l’appartamento di Asuka, sembrò sorpresa di vedere che aspettavo che lei aprisse la porta. Ma non durò a lungo. Senza dire una parola, mi lasciò entrare. Solo all’interno finalmente si rese davvero conto della mia presenza.

“Perché sei qui?”

Era proprio una bella domanda. Perché ero lì? Per aiutarla e confortarla, aveva detto Rei. Sarei davvero riuscito a farlo?

Mi ritrovai a desiderare che Kaji fosse ancora vivo. Anche quando prendevo decisioni da solo, era sempre stato un pensiero rassicurante sapere che lui era presente, nel caso in cui le cose non andassero per il verso giusto. Sapevo di potere sempre contare sui suoi consigli. Ma ormai non più…

“Pensa tu solo e decidi tu solo.”

Era stato l’ultimo consiglio che aveva potuto darmi.

Mi resi conto che non riguardava soltanto gli EVA, ma anche la vita stessa. Dovevo essere forte, difendere le mie opinioni, prendere decisioni e essere sicuro di me stesso, in ogni caso. Per il mio bene e soprattutto per il bene di coloro che amavo.

Però non era per niente facile!

Kaji mi mancava molto…

“Io vivrò qui per un po’.”

Lei mi guardò. Finalmente il suo volto divenne un po’ più espressivo.

“Per sorvegliarmi? Per essere sicuro che non faccia qualcosa di stupido? E’ così?”

“No… sì… io… solo solo preoccupato. Non… non voglio lasciarti da sola. Ti voglio bene… e voglio che tu lo sappia. Se hai bisogno di qualcosa… di parlare con qualcuno… sarò qui.”

Per un attimo il suo voltò si addolcì, prima di lanciarmi uno sguardo irritato.

“E’ gentile da parte tua, ma non ho bisogno di un babysitter!”

Sapevo che era inutile cercare di farle cambiare idea. Se avessi cercato di imporle la mia presenza, l’avrei solo innervosita. Però potevo tentare una tattica più subdola, dandole il tempo di ripensarci…

“Almeno fammi preparare qualcosa da mangiare, mentre tu vai a fare un bagno. Devi essere affamata proprio come me. E sarebbe bello fare un bagno, no? Sono sicuro che non vedi l’ora di sbarazzarti di quelle tracce di LCL…”

Si annusò una mano. Un’espressione di disgusto apparve sul suo volto quando improvvisamente si accorse di avere addosso dappertutto l’odore di LCL. Sembrò pronta per un attimo a continuare la discussione, poi si rilassò mostrandomi un debole sorriso.

“Grazie, Shinji…”

Poi si diresse in bagno.

- - -

Mangiammo in silenzio. Asuka sembrava più fresca e rilassata, ma non più loquace. Guardai la ragazza davanti a me, che fissava solo il suo piatto, i capelli umidi nascondevano in parte il suo viso, e mangiava senza molta convinzione, solo perché ne aveva bisogno per fare tacere la fame e calmare il suo stomaco. Mi stavo davvero preoccupando. Se le cose andavano avanti così, sarebbe potuta cadere in uno stato di depressione profonda, simile a quello che avevo quasi raggiunto io in passato. La prima volta Kensuke, Touji e Misato mi avevano tirato fuori, prima che iniziassi a pensare di fare una pazzia. La seconda volta Rei mi aveva aiutato a uscirne. La terza volta fu il consiglio di Kaji. Le ragazze sarebbero potute morire se non l’avessi ascoltato. Ero davvero la persona giusta per aiutare Asuka? E come potevo aiutarla? Quella cosa… quell’Angelo… se avevo capito bene quello che mi era stato detto… quello che avevo sentito, le urla di Asuka… aveva invaso la sua mente. In un certo senso l’aveva… violentata.

E io non ero stato in grado di aiutarla. Avevo fallito nel proteggerla. Rei l’aveva salvata, ma troppo tardi.

Parte di me voleva rimproverare me stesso. Ma avevo imparato la lezione da ciò che mi aveva detto Touji. Erano gli Angeli. Era colpa loro. Questa era l’ultima volta che qualcuno che amavo soffriva per colpa loro. Questa, giurai a me stesso.

“Lei non verrà, vero?” chiese Asuka, posando le bacchette sul tavolo e alzando la testa per guardarmi.

“Chi… di chi stai parlando?”

“Di Rei.”

Oh… allora adesso era pronta a parlarne.

“No. Non pensava che fosse una buona idea, visto il modo con cui hai reagito in ospedale.”

“Capisco.”

“Le tue parole l’hanno ferita.”

Per un breve istante, lo shock comparve sul suo volto.

“Oh…”

“Lei ti vuole molto bene, Asuka. Era lì con me, in ospedale, mentre aspettavamo che tu riprendessi conoscenza. Era preoccupata quanto me. E tu sai che non era sua intenzione umiliarti. Voleva fare solo una cosa: salvarti la vita. Noi siamo amici e compagni di squadra… dobbiamo aiutarci l’un l’altro…”

Il suo volto si abbassò leggermente, come se provasse vergogna.

“Capisco… può non piacermi, ma capisco. Però quando l’ho vista… la realtà… mi ha colpito… avevo fallito… e anche se lei non è responsabile per questo… mi ha ricordato il mio fallimento…”

“Ma tu non hai fallito! Non c’era nulla che tu potessi fare!”

“Mi piacerebbe crederlo…”

Non sapevo cos’altro dire. Lei ascoltava, ma sembrava che le mie parole non la raggiungessero. Perché non riusciva a capire che gli EVA non erano così importanti?

Forse per quello che mi aveva detto il giorno prima. Si era allenata per pilotare l’EVA quasi per tutta la vita. Era la sua vita. Perciò, cosa sarebbe stata senza l’EVA?

“Sono stanca. Voglio riposare un po’.”

Lentamente si diresse verso la sua stanza. Ma prima di sparire dalla vista, mi guardò di nuovo.

“Puoi andare a dirle che mi dispiace. Quando sentirò di poterla nuovamente vedere, glielo dirò io stessa.”

Detto questo, Asuka si ritirò in camera sua.

Non aveva cambiato idea. Ero riluttante a lasciarla da sola, ma non volevo neppure oppormi alla sua volontà.

Stavo per lasciare l’appartamento, dopo avere rimesso in ordine la tavola e i piatti, quando sentii i singhiozzi. Corsi verso la stanza di Asuka e la trovai sul letto, raggomitolata, il volto affondato nel cuscino. Se possibile, stava piangendo anche più di prima, in ospedale. Sembrava che non ci fosse fine alle sue lacrime.

“Va tutto bene Asuka, sono qui…”

Come avevo fatto in precedenza, la presi delicatamente tra le mie braccia e lasciai che si sfogasse. Sussurrai parole di conforto finché non sentii il suo respiro diventare più regolare e i suoi singhiozzi più deboli. Dopo un po’, era lì tra le mie braccia e tutto ciò che riuscivo a sentire erano il suo respiro e il battito del suo cuore. Sembrava che avesse pianto fino ad addormentarsi.

Stando attento a non svegliarla, la spostai delicatamente dalle mie braccia sul suo letto. Per qualche secondo fissai il suo volto, appoggiato sul cuscino. Sembrava così fragile. Così bella. Silenziosamente, mi allontanai da lei e mi diresse verso la porta.

“Non andare” sussurrò.

Mi girai e vidi quegli occhi azzurri che mi fissavano. Mi immobilizzarono lì sul posto.

“Shinji… non lasciarmi sola… ti prego”

La fragilità evidente sul suo volto, come se fosse sul punto di spezzarsi. Mi fece male al cuore.

“Anche se è solo per una volta… solo per una volta… ti prego… sii mio… solo mio…”

Ogni fibra della mia anima mi gridava di esaudire il suo desiderio. Qualunque cosa sarebbe successa, quali che sarebbero state le conseguenze, nessun dolore causato poteva essere paragonato alla sofferenza che quella ragazza stava provando in quel momento. Avevo cercato di non soffrire. Avevo cercato di fare in modo che gli altri non soffrissero. Ma questo non era possibile. Potevo, però, alleviare il dolore che Asuka stava provando, lì e in quel momento.

Dovevo aiutarla in ogni modo possibile. Dovevo.

Perché non potevo sopportare di vederla così.

“Sono qui per te, Asuka-chan…”

Non ci fu bisogno di altre parole quando la strinsi in un forte abbraccio.

Non provai nessun rimpianto quando diventammo una cosa sola per un breve istante. Sapevo che non era una bugia, ma piuttosto una mezza verità. Lei era una delle due persone più preziose che avevo. E qualunque cosa potessi fare per rendere felice una di loro non poteva essere sbagliata.

------------------------------------------------------------------------------------

“Guardami! Mamma, ti prego, non smettere di essere la mia mamma!”

“Ti prego, vieni in paradiso con me…”

“Mamma, mamma, ti prego non uccidermi!”

“Asuka, tesoro, vieni con me…”

“No!”

La ragazza si svegliò di soprassalto, il suo cuore batteva così velocemente che per un attimo pensò che le sarebbe scoppiato nel petto. Poi i ricordi tornarono di nuovo, così come le lacrime, silenziose, eppure presenti.

“Io… io odio piangere” pensò la ragazza provando sempre più vergogna. Poi sentì due braccia avvolgerla, e labbra sfiorarle la base del collo.

“Va tutto bene, Asuka-chan. Era solo un incubo. Sei al sicuro qui. Ci sono io qui.”

La voce era confortante, e le esili braccia del ragazzo sembravano stranamente forti. Come poteva essere questo ragazzo lo Shinji Ikari che aveva conosciuto quando era arrivata per la prima volta in Giappone? Dov’era quel ragazzino debole e timido che lei si era divertita a umiliare una volta dopo l’altra?

Da qualche parte lungo il cammino, probabilmente mentre lei era stata occupata a lamentarsi di questo e di quello, era diventato un uomo.

E quella notte, si era unita a lui. Riusciva ancora a ricordare il piacere-dolore che aveva provato quando il suo liquido e il suo membro erano entrati in lei, e l’estasi a cui lui era riuscito a portarla. Si era sentita stranamente vuota quando era uscito da lei. Tuttavia, sorrise. Con una mano si accarezzò il ventre piatto. Anche se adesso riusciva a sentire il suo corpo contro la sua schiena, qualcosa di lui era ancora dentro di lei. Aveva cercato di ritirarsi, ma lei non l’aveva lasciato scappare, costringendolo a immettere il suo liquido in profondità dentro di lei. Poteva perfino essere incinta di un figlio suo in quel momento.

Il periodo era quasi giusto.

Per tutta la vita era stata determinata a non avere mai figli. Avrebbero ostacolato la sua carriera. Ma cosa più importante, non voleva portare nel mondo un’altra vita solo per farla soffrire proprio come i suoi genitori avevano fatto soffrire lei.

“Però se lui è al mio fianco…” pensò.

La prospettiva non era più così sgradevole. Anzi, non fece altro che aumentare il desiderio di lui che aveva sentito crescere dentro di sé dal momento in cui le sue braccia avevano abbracciato il suo corpo nudo.

Cercò di scacciare quei pensieri dalla mente. Lui era ancora innamorato anche di Rei. Questa doveva essere un’esperienza unica. Un singolo momento in cui poteva vivere un sogno. Non sarebbe successo di nuovo. Almeno non per il momento.

Ma se sceglieva Rei? Sarebbe riuscita a vivere senza di lui? Specialmente adesso che sapeva quanto lui poteva farla sentire bene?

“Se non torna, non so che cosa farò. Non so come riuscirò ad andare avanti. Lui è tutto ciò che ho.”

Quella volta, aveva dato a Rei della stupida perché la pensava in quel modo. Ma adesso… adesso capiva quello che lei aveva voluto dire.

“Lui è tutto ciò che mi resta” si rese conto.

Con lui, avrebbe potuto dimenticare il passato. Avrebbe potuto andare avanti. Però poteva anche perderlo. Se ciò accadeva… sarebbe rimasta completamente sola… con nulla. E allora?

Si girò e lo abbracciò forte, in cerca di calore e conforto.

“Lui è qui adesso, Asuka. Dimentica il passato, cerca di non pensare al futuro, goditi solo questo momento…”

Quando il sonno la reclamò di nuovo, sul suo volto si poterono leggere tranquillità e sollievo. Questa volta, la attendevano solo sogni piacevoli. Sogni di un ipotetico futuro con lui.

[Continua…]

Prossimo capitolo:

The One I Love Is…

Capitolo 10 - Non dimenticare mai

- - -

Omake:

“Dimmi, che cosa mi resta se non posso pilotare l’EVA, dimmi perché la gente dovrebbe volermi bene...”

Il modo in cui Asuka aveva parlato… anche se si sentiva completamente inutile senza l’EVA, sapevo che una parte di lei stava supplicando una risposta a quella domanda. Ne ero certo.

“ C’è di più nella vita che non gli EVA! Tu… tu… tu sei bellissima. Sei fantastica! Voglio dire, ti sei laureata al college… e puoi essere davvero simpatica quando vuoi!”

“E’ tutto qui? Questo è tutto ciò che c’è di Asuka Sohryu Langley?”

Avrei voluto dirle di più, ma sembrava proprio che il mio cervello non volesse funzionare come si deve.

“E’… è più di quello che posso dire di me stesso…”

“Non hai bisogno di qualcosa di più! Tu sei Shinji l’Eroe!”

“A chi importa se posso pilotare l’EVA?”

“A me!”

“Beh, a me no! Non m’importa! Non m’importa se non puoi più pilotare quei dannati mostri! Io ti amo per quello che sei, non perché sei un pilota!!!”

Gli occhi di Asuka si spalancarono. Forse per la sorpresa. O forse perché la stavo strangolando. Non è questo che si fa alle persone che si ama? (specialmente se sono le uniche altre persone vive al mondo)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 10: Non dimenticare mai ***


THE ONE I LOVE IS...

CAPITOLO 10: NON DIMENTICARE MAI

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

 

In cima ad uno degli edifici di Tokyo-3, la ragazza fissò la città che si stendeva di fronte a lei mentre il sole si levava dal suo sonno. Il vento era intenso e freddo, scompigliava i suoi capelli grigi dietro di lei e faceva aderire il vestito al suo giovane corpo. Non le dispiaceva; il vento era bello. Era così... libero.

Provò un profondo senso di rispetto nei confronti di quella città. Anche dopo attacchi così terribili era ancora in piedi, un riflesso dell'orgoglio dei Lilims. C'erano molti edifici danneggiati qua e là, ma un numero incalcolabile di uomini e donne stava già lavorando duramente per far tornare la città al suo stato normale... finché non fosse arrivata una nuova ondata di distruzione.

Come faceva spesso, la ragazza pensò al suo obiettivo. Era davvero necessario? Ricordò l'ultimo assalto. Ne aveva visto le conseguenze con i suoi stessi occhi. La ragazza con i capelli rossi era stata annientata. Non avrebbe più interferito. Si sentì triste per lei. Ma ancora di più per il ragazzo.

Quel ragazzo... perché non riusciva a scacciarlo dalla sua mente...

Fissò il cielo. Stava arrivando. Poteva percepirlo. Armisael, il Sedicesimo Messaggero. Se avesse fallito, ne sarebbe rimasto solo uno.

"Combatterai questa volta, Shinji Ikari?"

- - -

"Squawk! Squawk!"

Pen-pen sbatté felicemente le ali salutandomi nell'appartamento. Erano passati solo pochi giorni da quando mi ero trasferito in quello a fianco, perciò ero sorpreso che il pinguino delle acque termali avesse sentito la mia mancanza. Mi chinai e gli accarezzai la testa coperta di piume. Soddisfatto, lui se ne andò in cucina dove prese una birra dal frigorifero di Misato.

"Buongiorno, Shinji"

Il mio sguardo si spostò dal pinguino a Rei, che era appena uscita dal bagno con un grande asciugamano che le copriva il corpo e un altro sulla testa. Era bello sentire la sua voce, e ancora di più vederla. Quasi senza volerlo, in quegli ultimi giorni ci eravamo evitati. Una parte di me si sentiva un po' a disagio in sua presenza, come mi ero sentito a disagio vicino ad Asuka dopo l'incidente al lago e prima della distruzione dell'Unità-03.

"Mi vesto, poi possiamo cominciare" disse semplicemente Rei prima di sorridere, anche lei chiaramente felice di vedermi.

"Io... ti aspetto sul balcone"

La guardai entrare nella mia vecchia camera e notai che la piccola insegna ' cameretta di Shinji ' era ancora lì appesa. Ripensai alla prima volta che lei era entrata in quella camera, la prima volta che avevamo dormito insieme. Era un ricordo vivido, eppure sembrava che fosse successo tanti anni fa.

Dopo essere passato dal bagno a prendere gli strumenti di cui avrei avuto bisogno per svolgere il mio compito, andai sul balcone e preparai una sedia per Rei. Il vento era fresco, ma non freddo, e i raggi del sole brillavano luminosi sul balcone. Era perfetto.

"E' una bella giornata" disse Rei quando mi raggiunse, esprimendo a parole i miei pensieri.

"Sì"

Era una bella giornata, ma Rei era una visione migliore. Indossava un corto vestito marrone, un indumento che non le avevo mai visto addosso. Il colore dei suoi capelli umidi sembrava più vivo del solito e la naturale luce del giorno rendeva la sua pelle bianca come latte più pallida. Era veramente bella.

Con una mano la invitai a sedersi sulla sedia, poi posi un asciugamano sulle sue spalle.

"Sei proprio sicura di volere che io lo faccia?" chiesi, lanciando un'occhiata sospettosa al paio di forbici che avevo in una mano e al pettine nell'altra. "Io... probabilmente li rovinerò..."

"Ho fiducia in te"

"Ma... perché... perché l'hai chiesto a me?"

"L'ultima volta Hotaru mi ha tagliato i capelli. E' stato bello; rilassante. Volevo provare lo stesso con te. Inoltre... i parrucchieri mi mettono... a disagio. Tendono a fissare i miei capelli..."

"Oh..."

"E' anche un'opportunità per vederti. Tu... mi sei mancato"

Il tono della sua voce... avevo deciso di non sentirmi colpevole per la mia scelta di concentrarmi su Asuka, di restare vicino a lei finché non si fosse sentita meglio. Fino a quel momento ero riuscito a reprimere tutti i sensi di colpa. Ma quelle parole... fu come se lei mi avesse appena pugnalato con un coltello.

"Io... io... mi dispiace..."

Le sue dita sfiorarono una delle mie mani che era appoggiata sulla sua spalla. Il tocco era molto gentile.

"Non è colpa tua. Io ti capisco. E sono felice che tu la stia aiutando. Perciò non sentirti in colpa"

"Rei..."

"Adesso siamo insieme, no? Dovremmo goderci questo momento..."

Sorrisi, il mio cuore si sentì più leggero. Cosa avevo fatto per meritare l'amore di una ragazza simile?

Mi chinai verso di lei con l'intenzione di baciarla, quando venni improvvisamente e bruscamente interrotto.

"Squawk! Squawk! Squawk!!!"

Guardai in basso verso il pinguino. Era la mia immaginazione o Pen-pen era arrabbiato con me? Non potevo dirlo con certezza per via degli occhiali da sole che portava. A proposito, dove li aveva presi?

"Pen-pen!"

Il pinguino si calmò e guardò Rei, molto felicemente a quanto pareva. La ragazza si chinò per prenderlo su e metterselo in grembo.

"Sembra... sembra che tu gli piaccia molto..." dissi, ancora confuso dal comportamento del pinguino. Non... non poteva essere geloso... vero?

"Lo spero. E' la mia unica compagnia qui. Senza di lui, mi sentirei sola. Credo... di essermi abituata alla compagnia, da quando Asuka è venuta a stare da me..."

"Oh... perciò... questo significa che Misato-san passa ancora la maggior parte delle sue giornate alla NERV..."

Misato non aveva mentito quando aveva detto che avrebbe scoperto la verità. Dalla morte di Kaji, la sua presenza era scomparsa sempre di più dalle nostre vite.

"Sì. Viene qui solo per dormire, lavarsi e cambiarsi. Fa raramente perfino colazione"

"Ha anche mantenuto la sua decisione di smettere di bere birra?"

Poco tempo dopo avermi detto che Kaji era morto, mi aveva anche promesso che avrebbe smesso di bere. Non pensavo seriamente che lei sarebbe riuscita a mantenere quella promessa, ma sembrava che ce l'avesse fatta finché non mi ero trasferito nell'appartamento di Asuka.

"Non l'ho vista bere da quando sono venuta a vivere qui"

"Oh..."

Ero orgoglioso di lei. Le abitudini erano difficili da perdere e la morte di Kaji era stata un brutto colpo per lei. Sapevo meglio di chiunque altro quanto dovesse essere stato allettante per lei cercare di fuggire dalla realtà...

"Adesso faresti meglio a tagliarmi i capelli prima che si asciughino completamente"

Sospirai. Avevo sperato che avrebbe cambiato idea. Evidentemente non ne aveva intenzione. Perciò presi il pettine e le forbici... e iniziai il lavoro. Cercai di restare calmo, ma dentro di me ero nervoso. Ero sicuro che avrei rovinato completamente i suoi capelli!

"Come... come sta Asuka?"

Mi aspettavo quella domanda.

"Un po' meglio. Hikari l'ha invitata a casa sua per cercare di tirarla su di morale. Ma... c'è ancora qualcosa... lei non vuole parlarne. Credo che stia iniziando ad accettare il fatto che non c'era nulla che potesse fare contro quell'Angelo... però sento che mi sta nascondendo qualcosa. Piange ancora la notte. Potrebbe... potrebbe essere legato a sua madre. Qualche volta dice 'Mamma' nel sonno"

"Capisco... quindi tu dormi con lei"

Mi irrigidii.

"Qualche volta... lei mi chiama..."

Non ero ancora pronto per parlare di quella prima notte, però non volevo neppure mentirle. Perciò sperai di potere semplicemente evitare il discorso.

"Non ti preoccupare. Non mi dispiace. E' la cosa giusta da fare"

Non mi sfuggì, comunque, il fatto che la sua voce non sembrasse così sicura come le sue parole.

Sentii che avevamo bisogno di cambiare argomento.

"Hai invitato qui Hotaru come ti ho suggerito?"

La ragazza dai capelli blu annuì con un sorriso. Ero felice di sentirglielo dire. Temevo che Rei si sarebbe sentita sola. Una volta aveva dormito a casa di Hotaru, ma non aveva mai invitato la sua amica da lei. Approfondendo l'amicizia con Asuka, Rei aveva passato sempre meno tempo con l'altra sua amica. Avevo pensato che questa sarebbe stata una buona opportunità per entrambe di passare un po' di tempo insieme.

"Allora, vi siete divertite?"

"E' stato... molto piacevole..."

Mi irrigidii di nuovo.

Rei stava arrossendo. Parecchio. Questo... non era normale.

"Cosa... cosa avete fatto?"

"Siamo andate a vedere un film"

Le parole erano state pronunciate in tono quasi piatto, ma il suo rossore aumentò. Provai un crescente senso di paura, specialmente quando mi venne in mente che il cinema di Tokyo-3 adesso era chiuso durante il giorno e rappresentava un solo tipo di film la notte.

Il consiglio che diedi a me stesso fu di lasciare subito cadere l'argomento.

"Tu... tu... e... Hotaru... siete andate a vedere un film?"

Basta con i consigli...

"Sì"

"Che... che tipo di... film?"

Dannazione! Perché glielo avevo chiesto? Non volevo saperlo...

Okay, volevo saperlo, ma stavo cercando disperatamente di tenere sotto controllo quella parte di me.

"Un film per adulti" sussurrò Rei ancora rossa.

"P... perché?"

"Hotaru-chan aveva delle domande... riguardo al sesso"

"Do... domande?"

"Sì. Ha conosciuto una persona su Internet alcuni mesi fa. Un ragazzo della nostra età, se questa persona non ha mentito. Sembra che lei abbia iniziato a... provare qualcosa per lui. Lui le ha chiesto di incontrarla la settimana prossima. Ha paura di accettare. Non sa cosa fare. Così le ho raccontato del nostro primo appuntamento... e di come è finito. E' stato in quel momento che lei mi ha fatto domande sul... sesso. Lei è molto timida e ingenua. Ho pensato che una dimostrazione sarebbe stato il modo migliore per lei di... imparare"

"E lei...?"

"Era troppo imbarazzata per fare qualsiasi cosa mentre eravamo nel cinema..."

Anche se il mio cervello ormai non funzionava quasi più, visto che un'altra parte di me stava lottando per ottenere il controllo, non mi sfuggì la possibilità che Rei poteva anche non essersi imbarazzata. La mia pressione sanguigna probabilmente salì al pensiero, specialmente con l'immagine che mi venne in mente.

Smisi anche di guardare quello che stavo facendo con quelle forbici.

"... perciò ho dovuto insegnarle io quando siamo tornate a casa"

Ero pronto a svenire subito sul posto.

"COSA?! Voi due... voi...?"

"No, lei ha solo seguito il mio esempio"

Anche se fui sollevato al pensiero, non mi sentii molto più a mio agio.

"Non ti preoccupare, Shin-chan. Tu sei l'unico che desidero. Quando ho guardato quei films, ho pensato solo a te"

Se fosse stata di fronte a me e mi avesse guardato negli occhi mentre diceva quelle parole, probabilmente mi sarei lasciato andare tra le sue braccia.

Ma per fortuna non questa volta.

C'era comunque molta tensione nell'aria. Il battito del cuore di Rei era probabilmente veloce quanto il mio.

La situazione avrebbe potuto sfuggirci di mano, se non mi fossi accorto quello che avevo fatto con i capelli di Rei.

Restai senza fiato e dimenticai tutto ciò che avevo detto pochi secondi prima.

Oh dio!

Iniziai a sudare...

- - -

"Mi... mi dispiace..."

Rei mi lanciò uno sguardo infastidito.

"Ti sei già scusato abbastanza. Non importa, Shinji. Ricresceranno"

Cercai di evitare di guardarla. Mi sentivo davvero male. Io l'avevo avvertita. Non le avevo detto che le avrei rovinato i capelli?

Beh, non erano poi così male. I capelli di Rei erano sempre stati un po' disordinati dopo tutto. A dire il vero, il lato destro non era male (non ci avevo lavorato molto). Il problema era che il lato sinistro era molto più corto. Perciò dava a Rei un aspetto proprio strano. Avrei potuto rischiare di tagliare un po' a destra, ma una chiamata dal Quartier Generale per via dell'attacco di un Angelo mi impedì di fare ulteriori tentativi.

Probabilmente era la cosa migliore.

Almeno tutto questo ebbe il benefico effetto di far ridere Asuka, per la prima volta da giorni. Almeno finché Ritsuko non le ordinò di mettersi il suo plugsuit. Avrei voluto che Misato fosse lì, Ritsuko poteva essere così fredda a volte. Per la prima volta, era chiaro che Asuka non era per niente ansiosa di entrare nel suo EVA.

Mi sentii davvero male per lei.

E ancora più preoccupato.

- - -

L'Unità-01 era ancora in stato di fermo. Il fatto non mi piacque per niente. Dopo quello che era successo con il Quindicesimo Angelo, avevo giurato a me stesso che non avrei lasciato uscire di nuovo le ragazze da sole. Ovviamente, a mio padre non importava. Che idiota! Asuka non era minimamente pronta a tornare in campo. Non ancora. Se non avessi temuto di ferirla più di quanto non lo fosse già, avrei chiesto di pilotare l'Unità-02. Ma sapevo che in ogni caso avrebbero rifiutato. Io ero l'unico che poteva pilotare l'Unità-01, anche se non sarebbe stata usata.

Odiavo tutto questo.

L'unica cosa che mi impediva di diventare pazzo era la mia fiducia in Rei. Lei ce l'avrebbe fatta. Dovevo credere in lei.

"Rei..." dissi aprendo un collegamento. Rei sembrava molto agitata, e questo fatto mi preoccupò. Quando era nel suo EVA, di solito lei aveva un atteggiamento calmo e molto professionale, il suo volto mostrava segni di espressione solo in situazioni molto tese e pericolose. Ma in quel momento l'Angelo doveva ancora arrivare...

"Sii prudente..." aggiunsi dopo pochi secondi.

Il volto di Rei si rilassò, evidentemente le mie parole erano più importanti di qualunque cosa la stesse preoccupando.

"Lo sarò" rispose con un piccolo sorriso, prima di chiudere la comunicazione.

Ero ancora preoccupato, ma almeno non così tanto.

- - -

Quando Misato arrivò alla NERV, l'Angelo era finalmente arrivato ed era sotto l'osservazione di Rei, che era in attesa di ulteriori ordini. Fino a quel momento, non aveva usato né onde che violavano la mente né raggi di energia, e questo lo consideravo un fatto positivo. Si limitava a stare sospeso in aria.

"Rei! Limitati a osservare la situazione per un po'" ordinò Misato, prendendo finalmente il comando.

"No. Attacca"

Cosa... cosa voleva dire con ciò? La risposta arrivò dalle parole di Misato.

"Rei! Ingaggia battaglia!"

"Niente da fare! Tempo insufficiente!" urlò Hyuuga.

"L'obiettivo è entrato in contatto fisico con l'Unità-00!" confermò Aoba.

Mio Dio! Rei! Sperai che stesse bene!

Credo che al centro di comando analizzarono la situazione per breve tempo. Non so esattamente per quanto; a me sembrarono ore. Ma alla fine Misato impartì alcuni ordini per aiutare Rei.

"Unità Eva-02, lancio immediato! Attuare copertura e recupero di Rei"

Avrei voluto che dicesse di lanciare l'Unità-01, anche se era improbabile. Sperai davvero che Asuka sarebbe riuscita ad aiutarla. Ma una parte di me ne dubitava.

"Asuka, avvicinati di altri 300 metri, poi con AT-Field a sviluppo massimo fai fuoco con il pallet gun sull'estremo posteriore dell'obiettivo" ordinò Misato. "Unità Eva-02, lift off!"

Per molto tempo l'unica cosa che riuscii a sentire fu il silenzio.

"Procedi con l'attacco! Asuka! Che succede? Quali sono le condizioni dell'Unità-02?"

"Non può muoversi maggiore, il suo tasso di sincronia è inferiore al 10%!" replicò il tenente Ibuki.

"Asuka!"

"Non si muove... non vuole muoversi..."

Furono le uniche parole che Asuka riuscì a dire tra i singhiozzi. Era successo ciò che temevo. Asuka non era in grado di supportare Rei; e men che meno capace di salvarla. Era troppo presto, non era pronta...

Dannazione!

"Fammi uscire Misato!" urlai attivando l'Unità-01, questa volta senza sforzo.

Mi aspettavo una risposta negativa. Ma dovevo tentare. E se avessi dovuto distruggere il Quartier Generale per andare ad aiutare Rei, ero deciso a farlo. Non avrei permesso che qualcun altro soffrisse ancora...

Rimasi sorpreso come tutti gli altri quando sentii le parole del Comandante.

"Il fermo dell'Unità-01 è cancellato in questo stesso istante. Procedere alla sua uscita immediata"

Non avevo intenzione di discutere!

"Sono pronto Misato! Fammi uscire di qui alla svelta!"

"Sì... certo! Non appena sarai là fuori, sviluppa al massimo il tuo AT-Field. Un fucile sarà lì pronto. Prendilo, fai fuoco sull'obiettivo e porta Rei fuori da lì!"

"Sì Misato-san!"

Molto probabilmente, il fatto che l'Unità-01 fosse già in funzione e operativa rese le cose più veloci, perché in un minuto la gigantesca arma umanoide venne spostata sulla rampa di lancio. Ben presto sentii la familiare accelerazione mentre venivo catapultato in superficie. Finalmente fui in grado di vedere con i miei occhi quello che stava succedendo all'Unità Evangelion 00, e feci molta fatica ad aspettare per quei pochi secondi necessari a liberare il mio Eva dai sistemi di bloccaggio. Volevo semplicemente correre da Rei e salvarla, ma il mio buon senso mi disse che avrei avuto più probabilità di riuscita se seguivo gli ordini di Misato.

Evidentemente, attivando il mio AT-Field rivelai all'Angelo la mia presenza. Se non fosse stato per un avvertimento di Misato non sarei mai riuscito a schivare il suo attacco quando abbassai la guardia per un secondo o due, il tempo per prendere il fucile che mi era stato mandato. Mentre una delle sue estremità era attaccata all'Unità-00, l'altra si lanciava contro di me. Mi mancò, ma distrusse il mio fucile. L'estremità di quella cosa serpeggiò a mezz'aria, poi si mosse nuovamente verso di me. Non so esattamente come ci riuscii; era estremamente veloce, ma in qualche modo la mano sinistra del mio Eva afferrò il serpente di luce. Quello si dimenò nel pugno di metallo per liberarsi, ma io lo tenevo saldamente. Mentre l'altro braccio dell'Eva stava per prendere il mio progressive knife, improvvisamente provai un dolore acuto; come se la mia mano sinistra stesse prendendo fuoco. Guardai lo schermo e vidi che la mano sinistra dell'Unità-01 si stava deformando per colpa dell'Angelo. Più tardi mi dissero che cercò di contaminarla. Poi vidi che anche la mia mano sotto il plugsuit aveva lo stesso tipo di "ferite" del mio Eva. D'impulso fui sul punto di lasciarlo andare. Ma poi una cosa mi colpì.

Non era solo un'impressione. Soffrivo per le stesse ferite del mio Eva. Se era così, allora...

Guardai l'Unità-00...

Rei!

Afferrai il prog knife e selvaggiamente colpii l'Angelo diverse volte, cercando di farlo a pezzi. Sangue zampillò fuori dai tagli. Stavo per tagliarlo letteralmente in due quando improvvisamente sentii Rei urlare per radio. Subito dopo seguì la voce di Misato.

"Shinji, qualunque cosa tu stia facendo, fermati subito! I valori vitali di Rei stanno impazzendo!"

Oh no... possibile che ferendo quella cosa... ferissi anche Rei?

Questa volta cercai di lasciarla andare, ma adesso sembrava fissata alle dita dell'Eva. In preda al panico, lasciai cadere il prog knife, afferrai un'altra parte dell'Angelo e tirai. Provai un dolore lancinante quando l'Angelo e la mano sinistra dell'Unità vennero separati con la forza, riducendo quest'ultima a una informe massa sanguinante. Non volevo proprio pensare a come fosse ridotta la mia, ma so che era troppo doloroso cercare di usarla. Lasciai poi andare l'Angelo prima che quello danneggiasse anche l'altra mano. In pochi secondi aveva già in qualche modo sciolto l'armatura e aveva iniziato ad attaccarne la carne. Come se mi fossi ustionato sul ferro incandescente.

Mi preparai a schivare un nuovo attacco, visto che era l'unica cosa che potevo fare per il momento finché a qualcuno non fosse venuto in mente un piano, quando improvvisamente l'Angelo si irrigidì. Dall'altra parte, l'Unità-00 sembrò deformarsi in una palla nel punto in cui l'Angelo era unito ad essa. Per radio sentii le parole "AT-Field in inversione"

"Rei! Che diavolo stai facendo?!" urlò Misato, chiaramente agitata.

Nessuna risposta dall'Unità-00. Mi allarmai. Rei era cambiata, ma non così tanto da ignorare la domanda di un suo superiore.

"Rei! Abbandona l'Eva! Espulsione dell'entry plug!" ordinò Misato.

"No. Se fuggissi, l'AT-Field svanirebbe. Per questo non posso farlo"

Cosa... cosa stava dicendo? Se non lo avesse fatto... sarebbe...

"Rei! Fa' come ti ha detto Misato!"

Apparve uno schermo di comunicazione con l'Unità-00. Comunque, l'unica cosa che riuscii a vedere furono le parole "Sound Only"

"E' troppo tardi..."

"Rei!!!"

Non potevo lasciarglielo fare! Non potevo lasciarla morire! Anche se una parte di me sapeva che non avrei mai fatto in tempo, il mio Eva corse verso l'Unità-00.

Le persone nella sala di comando non se ne accorsero per via dell'LCL, ma stavo piangendo.

"Shinji... qualunque cosa succeda... non dimenticare mai... che io ti amo"

"NO! Rei! Non farlo! REI!!!"

"Ti amo..."

A quelle parole appena sussurrate seguì il suono di un'esplosione assordante. La pura luce bianca mi accecò. Provai dolore quando l'esplosione avvolse l'Unità-01 e la fece volare in aria, e ancora di più quando sbattei violentemente a terra, mentre la mia testa colpiva con forza il sedile dell'entry plug. Persi conoscenza. Non so se per il dolore fisico, però. In passato mi ero sentito peggio. Forse perché quel giorno una parte del mio cuore mi venne strappata.

- - -

Mi svegliai di soprassalto, facevo fatica a respirare ed ero ancora mezzo addormentato. Nei miei sogni un Angelo ci aveva attaccato e Rei era morta. Cercai di alzarmi, ma le coperte del letto si erano attorcigliate attorno a me, persi l'equilibrio e caddi. Questo mi riportò alla realtà. Avrei voluto però che non lo avesse fatto, perché mi accorsi di essere in una stanza d'ospedale e non nella mia camera. Questo voleva dire che... guardai le mie mani. Erano coperte di bende. Ricordai il dolore che avevo provato quando l'Angelo aveva contaminato le mani dell'Unità-01 con un semplice tocco.

Non... non poteva essere...

Con difficoltà ma freneticamente, tolsi le bende alla mia mano sinistra. La luce era debole, ma riuscii comunque a vedere quanto fosse gonfia la pelle in certi punti. C'erano perfino alcune cicatrici qua e là, segno che dovevo essere stato sottoposto a un'operazione. Il leggero senso di vertigine che stavo provando probabilmente era un effetto collaterale della morfina che di certo mi faceva sopportare il dolore di quelle ferite.

L'Angelo aveva contaminato le mani dell'Unità-01.

Avevo cercato di combatterlo, ma avevo solo fatto del male a Rei.

Per questo Rei...

No. No. NO!!!

Senza neanche pensarci, mi precipitai fuori dalla stanza, senza preoccuparmi del fatto che indossavo solo una veste da ospedale (almeno questa volta non ero nudo). Dovevo trovare Rei. Di sicuro era viva! Doveva essere scampata! Se guardavo in giro l'avrei trovata!

La mia reazione non passò inosservata allo staff ospedaliero. Probabilmente aveva qualcosa a che fare con il fatto che la stavo chiamando a squarciagola. Avevo controllato solo cinque o sei camere quando venni fermato da tre infermiere. Cercai di sfuggire loro, ma riuscirono a iniettarmi qualcosa. Persi conoscenza sul posto.

- - -

Quando mi svegliai di nuovo, mi sembrò di avere la testa avvolta da uno spesso strato di nebbia. Probabilmente era l'effetto di qualche sedativo. Fissai il soffitto, e sentii delle lacrime bagnare le mie guance. Ero ancora un po' disorientato, ma c'erano comunque fatti che non potevo ignorare. Non avevo raggiunto l'Unità-00, ma l'esplosione aveva scaraventato in aria il mio Eva comunque, perfino con AT-Field a piena potenza. Anche se fosse stato espulso, l'entry plug di Rei si sarebbe trovato quasi nell'epicentro dell'esplosione. Mai e poi mai un entry plug sarebbe scampato.

Rei era... morta.

"Shinji..."

Vidi Misato in piedi di fianco al mio letto. Sembrava triste. Non così tanto come quando mi disse che Kaji era morto, ma quasi.

"Misato-san... dimmi che tutto questo è solo un incubo... ti prego..."

Lei scosse il capo. Alcune lacrime le rigarono le guance.

"No... ti prego, no!"

Stavo piangendo di nuovo, questa volta le lacrime scorrevano liberamente.

Misato si sedette sul bordo del letto al mio fianco. Mi guardò dritto negli occhi.

"Se n'è andata, Shinji"

Ricordavo il giorno seguente alla gita al lago. Ricordavo quanto ero triste. A quel tempo, mi era sembrata la fine del mondo. Che ingenuo. L'esperienza più dolorosa che si può provare non è il non essere amati da qualcuno. Quello che fa più male è perdere qualcuno che ami. Ed è ancora peggio se quella persona ricambia i tuoi sentimenti.

Il dolore che provai in quel momento fu così intenso da essere quasi fisico. Fu come venire sommersi da un mare di oscurità. Forse d'istinto, mi avvicinai a Misato, la abbracciai più forte che potei per non venire travolto da quell'ondata di dolore. Non ricordo nient'altro. Probabilmente mi addormentai, perché ricordo chiaramente il mio risveglio, la mia testa era proprio sotto il suo petto. Le sue braccia mi circondavano, e anche lei si era addormentata sul letto. Stavo ancora male, e avevo ancora alcune lacrime da versare, ma i sentimenti non erano così intensi come prima. I miei singhiozzi probabilmente la svegliarono, perché mi accarezzò i capelli. Adesso toccava a lei confortare me.

"Non so ancora come... ma andrà tutto bene, Shinji... te lo prometto..."

Non fece nessuno sforzo per alzarsi. Rimase lì sdraiata, lasciandomi riposare.

"Come...?"

"Non... non lo so Shinji..."

Nonostante il dolore nel mio cuore, stavo bene lì. Era bello sentire il suo respiro regolare. Non mi sentivo solo.

Comunque, momenti come quelli di relativa tranquillità non possono durare per sempre. Stavo lentamente scivolando nel sonno quando Hyuuga entrò nella stanza. Se non fossi stato così depresso, mi sarei messo a ridere per l'espressione che fece quando vide come mi stava abbracciando Misato. Povero Makoto...

"Mi... mi dispiace maggiore, ma... il Comandante vuole vederla"

Quando i nostri sguardi si incrociarono, vidi che sembrava davvero dispiaciuto. Una parte di me si rese conto che Hyuuga era un brav'uomo. L'altra era ancora ossessionata dalla morte di Rei.

Non volevo che Misato se ne andasse, ma sapevo che non aveva molta scelta. Perciò lasciai che si alzasse.

"Mi dispiace, Shinji..."

"Va tutto bene..."

Stava per andarsene, quando parlò di nuovo.

"Quando te la senti puoi tornare a casa. C'è... una cosa per te lì. Una lettera. Ho chiesto ad Asuka di metterla nella tua stanza..."

Una lettera? Una lettera... di Rei?

Questo mi scosse abbastanza da schiarirmi le idee. In tutta fretta cercai i miei vestiti e li indossai. Pochi minuti dopo, stavo andando a casa.

- - -

 

Mio carissimo Shinji,

dall'attacco del Quindicesimo Angelo ho avvertito un senso di timore pervadermi. Non so perché, ma sento che la prossima battaglia potrebbe facilmente essere l'ultima per me. Forse ho soltanto paura. Quello che è successo ad Asuka è spaventoso e sembra che gli Angeli stiano diventando sempre più forti. Conosco il livello delle mie capacità, e non penso di riuscire a vincere da sola contro il prossimo Angelo. Ma ho giurato a me stessa che ti avrei sempre protetto. E intendo mantenere questo giuramento. Ho paura, ma sono tranquilla.

Spero, comunque, di riuscire a tornare da te.

Ma se non ci riuscissi... ti prego sappi che mi dispiace. Ben presto probabilmente scoprirai i segreti che ho cercato di tenerti nascosto. Volevo dirti tutto, ma non ho mai trovato la forza. Perché so che ti avrei perso se lo avessi fatto.

Non sarei mai dovuta esistere. Eppure, sono qui.

Ti ringrazio, Shinji Ikari. Tu mi hai dato tanto. Prima di conoscerti esistevo, ma non vivevo. Esistevo solo per i Suoi scopi. Tu mi hai fatto provare emozioni. Mi hai fatto ragionare. Mi hai dato una volontà. Mi hai dato la vita. Non potrò mai ringraziarti abbastanza.

Ricorda che ti amo, Shinji.

Ti amo. E ti amerò sempre.

Rei

 

Quando lessi le prime parole, sentii le mie gambe cedere. Quando arrivai a metà della lettera, alcune lacrime caddero sul foglio di carta, bagnando la scrittura ordinata di Rei. Non riuscivo più a trattenermi. Quando finii la lettera, ero raggomitolato sul pavimento, e piangevo ancora in preda alla disperazione.

Sapeva che sarebbe morta. Nella mia mano ne stringevo la prova. Una croce argentata legata a una catena d'argento; la croce che portava sempre. L'avevo trovata in una busta insieme alla lettera.

Sapeva che sarebbe morta, ma ha pilotato comunque.

"Ma ho giurato a me stessa che ti avrei sempre protetto"

Per me.

"E intendo mantenere questo giuramento"

L'aveva fatto. E le era costato la vita. Perché? Perché lo aveva fatto? Perché io potessi vivere? Non sapeva che avrei preferito morire che sapere che lei si era sacrificata per me?

Mi alzai e guardai il soffitto, verso il cielo che non potevo vedere, verso quel luogo che si diceva fosse la dimora di Dio. Quel dio che aveva mandato i suoi messaggeri per distruggerci. Quel dio che mi aveva portato via Rei.

Non era giusto... non era giusto!

"Non è giusto! REI!"

Crollai a terra. Il dolore stava lasciando il posto alla rabbia. Colpii il pavimento con il mio pugno una, due, tre volte. Ancora e ancora, finché le bende non furono macchiate di rosso e le mie mani troppo intorpidite per sentire dolore.

Senza che io lo sapessi, qualcuno aveva assistito a tutta la scena con un misto di orrore, dolore e confusione. Mi accorsi della sua presenza solo quando le sue braccia mi strinsero.

Soffici braccia femminili. Calde e confortevoli.

"... Rei?"

"Shinji..."

Aveva solo sussurrato il mio nome. Ma fu sufficiente per riconoscerne la voce. Asuka.

Per un qualche irrazionale pensiero, volevo liberarmi del suo abbraccio. Non era giusto. Era Rei che di solito mi consolava. Talvolta Misato. Mai Asuka. Ma mi sentivo troppo debole per lottare.

Poi sentii una lacrima sulla mia guancia. Una lacrima che non era stata versata da me.

E i singhiozzi, che si unirono ai miei.

Sono certo che, se qualcuno ci avesse visto, avrebbe fatto fatica a credere che questi due ragazzi, l'una che abbracciava l'altro mentre entrambi piangevano, erano l'unica speranza dell'umanità.

- - -

Dopo qualche tempo ci calmammo. Asuka era sdraiata sul pavimento e io ero al suo fianco, con la testa appoggiata sul suo petto, cullato dal lento movimento del suo respiro regolare. Mi venne in mente che forse la mia testa era troppo pesante per lei e che la sua posizione, schiacciata tra me e il pavimento, probabilmente era scomoda, ma non volevo né potevo muovermi.

"Dovrei essere felice che lei sia morta. Adesso posso averti tutto per me"

Asuka...

"Ma non lo sono. Mi sento orribile al solo pensarci e ogni volta che penso a lei sono triste"

Stavo ascoltando, ma non provavo nulla nel sentire quelle parole.

"La odiavo davvero. Spesso ho desiderato che morisse"

Non ero neppure arrabbiato.

"Perché non sono felice che lei non ci sia più?"

Non avevo nulla da dire.

"E' strano. Credo che lei fosse una mia amica. Credo che le volessi bene. So che il sapere che lei è morta... mi fa stare male..."

Perciò rimasi in silenzio.

"Sarei dovuta morire io al posto suo. Sono io quella inutile. Non sono riuscita neanche a fare un passo. Non sono riuscita ad aiutarla. Ho deluso tutti. Non servo a niente"

Per molto tempo il silenzio riempì di nuovo la stanza. Secondi, forse anche minuti.

"Perché? E' morta per me... perché?" dissi finalmente.

"Perché ti amava più della vita stessa"

"Ma anch'io l'amavo..."

Silenzio.

"Lo so..." disse Asuka con voce rotta.

"SHINJI!"

Sentii Misato chiamarmi quando lei entrò nell'appartamento e si precipitò nella mia camera. Il suo volto apparve sulla soglia della porta, sembrava senza fiato eppure nei suoi occhi c'era tanta vitalità.

"E' viva!"

Scattai in piedi sentendo quelle parole, tutto il mio corpo era improvvisamente pieno di energia, completamente dimentico della ragazza che mi stava abbracciando.

Non poteva essere vero... ma se lo era...

"Cosa?!"

"E' viva! Rei è viva!"

Grazie a Dio!

"Dove?!"

"Ospedale della NERV, Prima Sezione Neurologia Cranica!"

Era tutto ciò che avevo bisogno di sapere. In un lampo fui fuori dall'appartamento, seguito da vicino da Misato, lasciandomi dietro un'Asuka sconvolta.

- - -

Era lì. Guardava fuori da una finestra, aveva delle bende sulla testa e sulle braccia, una sull'occhio destro, e indossava una camicia da notte della NERV.

Era lì!

Corsi verso di lei. Se quello era un sogno, pregai di non svegliarmi prima di raggiungerla.

"Rei! Stai bene! Grazie a Dio! Sei... sei viva!"

Adesso era tutto a posto. Era viva. Non me l'avevano portata via. Potevamo tornare a essere come prima. Con l'aiuto di Rei, Asuka sarebbe guarita. Avremmo sconfitto insieme l'ultimo Angelo, niente adesso ci poteva fermare. Avremmo superato tutto questo, ora che Rei era tornata.

"Chi sei?"

Quelle parole mi colpirono come una tonnellata di mattoni.

Fu in quel momento che li notai. I cambiamenti. Piccoli dettagli. I capelli disordinati e perfetti, che non avevano subito i miei tentativi di tagliarli. Le sue bende, negli stessi esatti punti della prima volta che ci eravamo incontrati. L'espressione sul suo volto, un'espressione che non vedevo da mesi, mai così spenta.

Quella non era Rei.

"Tu non sei Rei"

Volevo urlare, ma le parole mi uscirono in tono piatto.

Lei mi guardò per un intero minuto, osservandomi.

"Penso di no. Io, probabilmente, devo essere la terza"

Non compresi del tutto le sue parole. Ma una parte di esse era abbastanza chiara per me. Quella... cosa... non era Rei. E se non era Rei, allora lei era...

No... no...

"NO!"

Non... non poteva essere vero. Qualcuno... qualcuno doveva avermi fatto uno scherzo crudele. Altrimenti, perché dare a questa cosa il volto della ragazza che amavo?

Ma quegli occhi rossi...

Non... non riuscii a guardarla un secondo di più. Perciò scappai più lontano che potei.

- - -

Non so esattamente quanto tempo passò prima che riuscissi a riprendermi. Probabilmente avevo girovagato nel Geofront come un pazzo per minuti, forse perfino per ore. Fissai l'orto di cocomeri proprio di fronte a me. Il mio inconscio probabilmente mi aveva spinto a venire lì. Esausto, mi lasciai cadere in ginocchio.

"Kaji... cosa devo fare... non capisco cosa sta succedendo..."

Perché era dovuto morire? Avevo bisogno di aiuto. Di risposte. Cosa stava succedendo? Cosa era capitato a Rei? Se la ragazza che avevo visto non era Rei, allora cos'era?

Potevo chiedere a Misato... ma dubitavo che lei avesse le risposte. Non mi avrebbe detto che Rei era viva se non ci avesse creduto. Kaji lo avrebbe saputo... ma lui era morto. Chi? Chi poteva spiegarmi ogni cosa?

"La dottoressa Akagi"

Sembrava sempre che sapesse molte cose, più di quante non ne lasciasse intendere. Era a capo del Progetto-E. Se c'era qualcosa che non andava in uno dei piloti, lei sarebbe stata la prima a saperlo. Doveva avere lei le risposte.

La domanda era: me le avrebbe date?

C'era solo un modo per saperlo.

"Grazie Kaji... sono sicuro che in qualche modo... tu mi hai consigliato..."

Mi alzai, diedi un'ultima occhiata ai cocomeri, poi andai alla NERV.

- - -

Non ero mai stato nell'ufficio di Ritsuko, ma avevo una vaga idea di dove fosse, perciò non fu un problema trovarlo. Curiosamente lei era proprio lì, stava fissando il suo computer. Almeno per una volta, qualcosa andava per il verso giusto.

"Dottoressa Akagi"

Spaventata, la bionda scienziata quasi saltò dalla sedia. Solo allora vidi cosa c'era sullo schermo del suo computer. Era un'immagine di mio padre, una donna che non conoscevo ma che mi sembrava in qualche modo... familiare... e una ragazza che somigliava a Ritsuko, solo che era più giovane e aveva i capelli castani. Che fosse... una foto di Ritsuko di tanti anni fa? In ogni caso non aveva importanza, perciò focalizzai la mia attenzione sulla dottoressa, che si era velocemente ripresa dallo spavento.

"Cosa posso fare per te, Shinji?"

Di solito, Ritsuko era sempre calma e padrona di sé. Non questa volta. Era come se fosse stata... sconvolta da qualcosa. E non era la mia visita inaspettata, ne ero certo. Quando fissai quegli occhi marroni, notai che erano gonfi e rossi.

Non m'importava.

"Voglio la verità. Voglio sapere cos'è quella cosa che ho visto in ospedale"

Per un attimo i suoi occhi si spalancarono.

"L'ospedale? Ti riferisci a Rei?"

"Non era Rei"

Sembrò di nuovo sorpresa.

"Non ho idea di cosa tu stia cercando di dirmi, Shinji. E ti assicuro che la persona che hai visto è Rei Ayanami"

"No, sembra lei, ma non lo è. I suoi capelli non possono ricrescere in meno di un giorno. E ho visto da vicino quell'esplosione. Mai e poi mai sarebbe riuscita a sopravvivere. Inoltre..." aggiunsi guardando le mie mani bendate, "... le sue ferite dovrebbero essere davvero orribili"

Inaspettatamente, questa volta la dottoressa annuì.

"Proprio come pensavo. Non tutti avrebbero creduto all'improvvisa ricomparsa di Rei. Molto bene, Shinji... sappi che non mento quando ti dico che la persona che hai visto è Rei Ayanami. La verità è molto più complicata"

"Allora qual è la verità?"

"Non mi crederesti, perciò sarà meglio che te la mostri...."

- - -

Seguii la dottoressa lungo corridoi bui scavati in profondità sottoterra, sicuramente più in basso dei livelli a cui io avevo accesso. Devo ammetterlo, mi sentivo un po' nervoso, ma ero deciso ad andare fino in fondo. Volevo avere le risposte alle mie domande.

"Ben presto probabilmente scoprirai i segreti che ho cercato di tenerti nascosto. Volevo dirti tutto, ma non ho mai trovato la forza. Perché so che ti avrei perso se lo avessi fatto"

I segreti che Rei non era riuscita a dirmi... dovevo sapere di cosa si trattava.

Stavamo camminando da un po' di tempo lungo un corridoio poco illuminato quando Ritsuko si fermò di fronte a una porta. Mi accorsi che era la prima porta che vedevamo da quando eravamo scesi dall'ascensore che ci aveva portato fino a quel livello. C'erano scritte sopra le parole 'Terminal Dogma: Livello 1 Settore 2'. Anche se, alla prima occhiata, notai piuttosto le parole 'Vietato Entrare'. E devo dire che non mi sentii per niente a mio agio quando lessi anche 'I trasgressori saranno sparati a vista'. L'unico pensiero rassicurante era che io ero l'unico pilota di EVA disponibile, e perciò ero indispensabile, almeno finché non provavano dei tests di compatibilità tra Ayanami e l'Unità-02... o finché non trovavano un altro pilota. Rabbrividii al pensiero, ricordando cosa era successo al Fourth Children...

Con un rapido movimento Ritsuko passò una tessera magnetica rossa in un lettore a sinistra della porta.

Non successe nulla. La dottoressa sembrò molto sorpresa.

"E' inutile, almeno senza il mio codice"

Rimasi a bocca aperta quando improvvisamente Misato comparve dietro alla bionda scienziata, con una pistola puntata alla schiena di quest'ultima. Non l'avevo vista arrivare. Aveva un'espressione molto seria sul volto. Non so come, ma sapevo che, se ne avesse avuto bisogno, sarebbe stata veramente capace di usare la sua arma. Mi spaventò. Quella non era la mia Misato...

Mi chiesi... io sarei riuscito ad arrivare a tanto per conoscere la verità?

"Capisco. Opera di Kaji, vero?"

Per essere qualcuno che aveva una pistola puntata alla schiena, la dottoressa non sembrava per niente turbata.

"I segreti di questo posto li svelerò con i miei stessi occhi"

"Molto bene. Stavo per mostrarne a Shinji alcuni. Puoi venire con noi"

- - -

Usammo quello che posso descrivere solo come un ascensore di luce. No, non è una descrizione precisa. Direi piuttosto una piattaforma metallica che scendeva lentamente lungo una sorta di catena fatta di raggi di energia rossi, attorcigliati tra loro come la catena di un DNA. Non ho idea di come funzionasse quella cosa, come facessimo noi a scendere, sospesi in aria, senza cavi di sostegno. Non mi venne mai neppure in mente di chiederlo a Ritsuko. Mi limitavo a fissare il raggio di luce, in parte affascinato, in parte immerso nei miei pensieri. La dottoressa e il maggiore non erano molto loquaci.

Quando raggiungemmo la base dell''ascensore', ci ritrovammo in un altro corridoio largo e buio, apparentemente senza fine. Almeno questa volta avevamo a nostra disposizione alcuni piccoli veicoli elettrici. Senza perdere tempo, Ritsuko ci fece cenno di muoverci e ci dirigemmo... solo lei sapeva dove.

Dopo pochi minuti si fermò di fronte a una porta di metallo a due ante gemelle. A sinistra c'era un pannello con dei numeri. Uscimmo dal veicolo, poi Ritsuko digitò una serie di cifre, e passò la sua tessera nel lettore sul pannello. Le porte si aprirono.Non c'era luce nella stanza. Sembrava abbastanza larga, ma non riuscivo a valutare esattamente la sua grandezza. Notai comunque che sembrava fossimo in piedi su una piccola piattaforma perché c'erano ringhiere tutt'intorno a noi.

Quando le porte di metallo si chiusero, nella stanza si fece buio pesto. Non riuscivo a vedere niente, neanche Ritsuko e Misato. Non ero molto a mio agio in quella situazione. Poi le luci sul soffitto si accesero, accecandomi per un attimo. Quando riuscii a vedere di nuovo, fui sorpreso di vedere che la stanza davanti a noi fosse così grande. Non riuscivo neanche a immaginare quanto. Ma la cosa più sconvolgente fu ciò che vidi per terra. Ossa. Ossa gigantesche. Alcuni teschi, vertebre che formavano un'enorme colonna vertebrale, scapole... in tutto, i resti di probabilmente alcune dozzine di esseri giganteschi.

"Questi sono... EVA?" chiesi, ancora sconvolto da quella vista.

"I primi esemplari" rispose freddamente Ritsuko. "Fallimenti. Abbandonati qui 10 anni fa"

"Il cimitero degli EVA"

"Niente di così sofisticato, Shinji. E' solo una discarica"

Impegnato a fissare quelli che avrebbero potuto essere Evangelions, sentii solo Ritsuko aprire le porte prima che la luce si spegnesse. Lei uscì e Misato ed io ci limitammo a seguirla in silenzio.

Mentre ci guidava verso la nostra prossima destinazione, la dottoressa parlò di quello che avevamo appena visto.

"Come avete potuto vedere, la scienza degli Evangelion non è una cosa che comprendiamo appieno. Abbiamo fatto molti errori mentre imparavamo. Da quegli esperimenti siamo riusciti a creare solo due Evangelions operativi. Il resto sono stati fallimenti. E perfino i nostri due successi ci hanno creato dei problemi. L'Unità-00, essendo il prototype, non è mai stata efficiente quanto l'Unità-02. E per quanto riguarda lo 01... ha lanciato una maledizione su ciò che sarebbe diventata la NERV"

L'Unità-01? Una maledizione?

Due minuti dopo la dottoressa si fermò di fronte a una porta di metallo. Digitò un altro codice sulla serratura numerica e la porta si aprì. Le luci illuminarono una stanza con un tavolo, una serie di vecchi computers e numerosi cavi, lungo i muri e per terra, insieme a pezzi di vetri infranti. Al di là dei vetri sembrava esserci una stanza molto grande. Anche se non era quella la prospettiva a cui ero abituato, mi ricordò la stanza in cui erano stati fatti i test di compatibilità degli EVA, almeno finché l'Unità-00 non era andata in berserk quando tentai di sincronizzarmi con lei, distruggendo la stanza.

"Somiglia alla stanza in cui vengono fatti i test di attivazione degli EVA" notò Misato, confermando i miei dubbi.

"Sì. Ed è perfettamente naturale visto che era questo il suo scopo. E' qui che vennero svolti i primi test di attivazione degli Evangelions prototype e test type"

"L'Unità-00 e l'Unità-01?" chiesi.

"Sì. Ti ricordi di questo posto, Shinji?"

Avevo una forte sensazione di déja vu, ma...

"No... io... non ricordo..."

"Non mi sorprende. Questo è il posto in cui tua madre è scomparsa. Tu eri qui quando è successo. Hai visto tutto, stavi guardando anche tu nell'istante in cui tua madre scomparve"

"Ritsuko!" esclamò Misato sconvolta.

Troppo tardi però, perché i ricordi iniziarono a riaffiorare nella mia mente. Non erano molto chiari. Ricordavo che la mamma mi aveva portato lì. Poi mi aveva lasciato con mio padre. C'era anche una donna con lui. Io stavo guardando attraverso i vetri... la vidi indossare qualcosa di simile a un plugsuit... entrare in una cosa che somigliava a un'entry plug... poi un uomo entrò nella stanza... il vicecomandante Fuyutsuki? Poi... la voce della mamma... e... le urla... mamma... mio padre che urlava...

Mamma in seguito non è più tornata...

Svenni.

- - -

Mi svegliai al suono della voce preoccupata di Misato. Ritsuko era appoggiata a un muro e mi fissava impassibile.

Quando mi resi conto di dove ci trovavamo venni quasi preso dal panico, ma dopo alcuni lunghissimi secondi mi calmai. Adesso ricordavo tutto... ma avrei preferito dimenticare.

La mamma era stata uccisa... apparentemente durante un test di sincronia. Ma allora questo voleva dire che...? Era il pezzo del puzzle che mi mancava, o piuttosto che avevo voluto accettare. Adesso si spiegava tutto: la sensazione confortevole che avevo sempre provato all'interno dell'EVA, il motivo per cui l'Unità-01 mi aveva sempre difeso e perché mio padre ci teneva così tanto.

La mamma era all'interno dell'Unità-01.

L'idea non mi fece sentire meglio.

"Adesso comprendi, Shinji. Questo è ciò che hai sempre evitato per tutta la tua vita, questo è ciò che ha reso tuo padre l'uomo che è oggi"

"Sì"

"Bene. Allora possiamo proseguire"

"Aspetta! Che cos'è questa storia?" chiese Misato.

Le rivolsi il sorriso più rassicurante che riuscii a tirare fuori.

"Te lo dirò presto"

La risposta non sembrò soddisfare il maggiore, ma non insistette. Le ero grato. Seguimmo Ritsuko. La nostra prossima destinazione doveva essere vicina perché questa volta andammo a piedi. In effetti era proprio dall'altra parte del corridoio. Sopra la porta di metallo c'erano scritte le parole 'Laboratorio per l'Evoluzione Artificiale'. Come prima, la dottoressa dovette digitare un codice numerico per aprire la porta.

Penso che normalmente sarei stato sorpreso, ma in quel momento ero ancora un po' scosso da tutto ciò che avevo scoperto nella stanza precedente. Questo comunque non mi impedì di notare che quel posto aveva un'aria familiare.

"Questa stanza... sembra quella di Rei. Prima che lei venisse a vivere vicino a noi"

"La cosa non mi sorprende, visto che questa è la stanza in cui Rei Ayanami è nata" disse Ritsuko impassibile.

"Rei è nata... in questo posto?"

"Sì"

Misato sembrava impaziente di proseguire perché evidentemente non ci trovava nulla di interessante in quella stanza, ma io me ne accorsi appena e ignorai il fatto. Avevo ancora delle domande.

"E' per questo che Rei era così...?"

Non riuscivo proprio a trovare le parole giuste.

"Perché non ci sapeva fare con la vita? E' questo che stai cercando di chiedermi? Forse. E' qui che ha passato i suoi primi mesi, prima che fosse trasferita fuori dal Quartier Generale. L'immagine di questo posto probabilmente è rimasta profondamente impressa nella sua psiche. Il luogo della sua nascita. La ragione della sua esistenza. Il suo destino. Questo è anche il posto dove ha conosciuto Lui"

Lui? Il Comandante? Mio padre?

Quale era stato esattamente il suo ruolo in tutto questo?

"Dottoressa Akagi, non sono venuta per vedere questo" disse alla fine Misato, stanca di aspettare.

"Pazienza, maggiore. Avrai le risposte che cerchi così come sto dando a Shinji le informazioni che mi ha chiesto. Comunque hai ragione, ormai non c'è più nulla da vedere qui. Perciò possiamo proseguire"

Uscimmo dalla stanza diretti verso l'ennesima porta di metallo. Ritsuko mi guardò e mi rivolse uno sguardo molto serio.

"Questa è la tua ultima possibilità per fermarti Shinji. Dopo avere visto ciò che c'è dietro a questa porta, il tuo modo di vedere alcune cose cambierà per sempre. Saprai la verità, ma sappi che questo non ti sarà di alcun conforto e non risolverà i tuoi problemi. Anzi, potrebbe addirittura peggiorarli"

"Capisco. Ma ho bisogno di sapere la verità. Per me stesso"

"Molto bene. Non lamentarti se non riuscirai ad accettarla"

Poi con un rapido movimento della sua tessera ID e dopo avere digitato una lunga serie di numeri, la porta si aprì.

La stanza seguente... era strana. Era completamente buia e sembrava circolare; le sue dimensioni erano definite da due raggi di luce verde che correvano tutt’intorno alla stanza, e avrebbero creato un cerchio perfetto se non ci fosse stata la porta. Nel mezzo della stanza c'era un largo tubo di vetro, apparentemente pieno di LCL. In cima c'era un tubo di metallo che saliva e si collegava ad una massa intricata di altri tubi e cavi metallici. Inoltre, a differenza delle stanze precedenti, questa non sembrava in disuso. Era inconfondibile il suono dei macchinari in funzione.

Ritsuko mi guardò.

"Shinji, questo è ciò che sei venuto a vedere. Guarda il nucleo del dummy plug"

"Questa è l'origine del dummy plug?" chiese Misato, chiaramente sorpresa.

Il dummy plug. Improvvisamente ricordai qualcosa che Rei mi aveva detto al riguardo.

"I dati... i dati del sistema che ha preso il controllo... il dummy plug... loro... provenivano da me..."

Il dummy plug... Rei...

"Rei aveva qualcosa a che fare con questo sistema, non è vero?"

"Più di quanto tu possa immaginare. Ti mostrerò la verità; parlerà da sola"

Dal suo camice da laboratorio la scienziata prese una cosa che somigliava ad un comando a distanza, e premette un bottone. Improvvisamente lo spazio tra le due luci sul muro circolare si accese di una luce arancione.

Restai senza fiato quando compresi che la luce aveva quel colore perché quella parte di muro era di vetro, e dietro ad esso c'era LCL. Ma più sconvolgente era la vista di un centinaio circa di ragazze nude. Tutte uguali, tutte esattamente uguali. Una ragazza che pensavo di conoscere bene.

Rei Ayanami.

"R... Rei! Queste... sono tutte Rei! Così tante..."

Poi, come se non fossi già abbastanza sconvolto, tutte quelle ragazze improvvisamente aprirono gli occhi e ci fissarono. Avevano tutte un'espressione beata... felice sui loro volti... era terrificante.

"Mio Dio!"

"Che... che diavolo...!" esclamò Misato stupefatta. "Stai dicendo che... che il dummy plug è...?"

"Sì, loro sono il nucleo del dummy plug e questo posto è lo stabilimento dove noi le 'produciamo'"

"Cosa... cosa sono queste...? Sono... Rei?" chiese Misato.

"Sono solo dummies. Nient'altro che parti di ricambio per Rei"

"Cosa... cosa è Rei?"

Era una domanda che stavo iniziando a pormi anch'io.

"La cosa che conosci come Rei Ayanami è solo un clone. Un'opera dell'uomo come gli EVA, creati da un dio che abbiamo rinvenuto e che abbiamo voluto riprodurre a nostra immagine, perché ci servisse. Tali sono gli EVA. Rei, dal canto suo, è un ibrido creato dall'uomo tra un angelo e un essere umano. Potresti avere riconosciuto alcuni dei suoi tratti... quelli di Yui Ikari"

Misato rimase a bocca aperta. Io sbattei appena le palpebre. Non so come... ma non ero sorpreso più di tanto. Dentro di me l'avevo sempre saputo, forse d'istinto oppure inconsciamente. Solo che non avevo mai cercato di affrontare seriamente la verità. Ma c'erano così tante cose. Il suo volto... il suo sorriso... simili, eppure diversi. Era una sensazione difficile da spiegare.

Alcuni avrebbero potuto trovare quella rivelazione a dir poco sconvolgente. Voglio dire, mi ero innamorato di una ragazza che aveva parte del DNA di mia madre. Avevamo condiviso un rapporto diverso da quello che c'è tra normali fratelli. Ma quali che fossero le origini di Rei... non m'importavano. La sola verità che mi interessava era che... Rei era Rei. Il resto... non aveva importanza.

"Vuoi dire che... Rei è... la mamma di Shinji?"

"No" risposi io in tono piatto. "La mamma è all'interno dell'Unità-01"

Misato rimase di nuovo a bocca aperta. Ritsuko reagì appena. Mi rivolse solo uno sguardo leggermente curioso.

"L'hai scoperto mentre eri intrappolato nell'Unità-01?"

Annuii.

Misato sembrava confusa. Ritsuko se ne accorse e iniziò a spiegare.

"Yui Ikari è scomparsa durante il primo test di attivazione dell'Unità-01. Da quel momento abbiamo teorizzato che la sua anima fosse intrappolata al suo interno. Shinji ce l'ha appena confermato"

"Così... questo... questo spiegherebbe tutte le volte che è andata in berserk..."

Ritsuko annuì.

"E Rei?"

"Come ti ho detto, questi sono tutti cloni. Parti di ricambio per l'anima di Rei e per il dummy plug. Un'opera dell'uomo come gli EVA. Questi sono solo... fantocci"

"Come avete potuto giocare con Dio in questo modo?"

La dottoressa ci rivolse uno strano sorriso.

"Chiedi a Ikari"

"Lei è umana" dissi finalmente io. "O almeno lo era. Più di alcuni di noi..."

"Forse..." ammise Ritsuko. "Cos'è che rende umano un essere vivente? Guarda te stesso. Tu sembri umano. Provi sentimenti umani. Eppure, sotto certi aspetti, sei come lei"

"Come lei?" chiese Misato. "Cosa vuoi dire?"

"Beh... questo è top secret, ma in realtà Shinji è solo un clone del precedente se stesso. Tu l'hai visto come l'ho visto io. Il LCL che conteneva il suo corpo mentre era intrappolato all'interno dell'EVA è stato scaricato prima che potessimo riportarlo indietro. Non si sa come, il corpo di Shinji è stato riprodotto dall'Unità-01, poi espulso dal suo nucleo. Anche se questo corpo è, per quanto possiamo vedere, identico all'originale e contiene la tua anima, adesso tu sei figlio dell'Unità-01 e una semplice copia del precedente te stesso"

Misato restò senza fiato, io invece mi limitai ad ascoltare. Non so come, ma sapevo che Ritsuko stava dicendo la verità. E penso che avessi raggiunto un punto in cui non m'importava più di nulla. Troppe verità da accettare. Non ero completamente me stesso? Che bell'affare...

Inoltre, se Rei aveva accettato quello che era...

Ma l'aveva veramente accettato? Non mi aveva mai detto niente di tutto questo...

Non potevo proprio biasimarla. Le avrei creduto?

"Perché...? Perché non si ricorda di me?" chiesi; questa era la sola domanda di cui volevo la risposta.

"Se avesse mantenuto il ricordo di te, non avrebbe potuto essere utilizzata per qualsiasi piano Ikari abbia per lei. Così il Comandante mi ha chiesto di occuparmi di questo piccolo dettaglio. Mi dispiace Shinji"

Quest'ultima frase però suscitò la mia reazione, perché improvvisamente montai su tutte le furie.

"Ti dispiace?! Pensi che basti?! Lei è morta, e tu l'hai riportata in vita solo per ucciderla di nuovo! Hai cancellato i suoi ricordi! E riesci solo a dirmi che ti dispiace?!"

"Hai ragione, tutto questo è sbagliato. Non avrei dovuto permettere che quella bambola tornasse in vita. Sarebbe stato meglio per tutti. Perciò farò in modo che questo non succeda di nuovo"

Ritsuko spinse un altro bottone del comando a distanza che aveva in mano. Ci fu un piccolo beep, poi improvvisamente sentii dei rumori acuti tutt’intorno alla stanza. I cloni... sembravano in preda al dolore. Poi parvero sciogliersi in una scena davvero raccapricciante. Il LCL da arancione diventò sempre più rosso. Mi sentii quasi male a quella vista, ma non riuscivo a guardare da un'altra parte, ero pietrificato dall'orrore che stava avendo luogo davanti ai miei occhi. Quelle cose, qualunque cosa fossero... stavano morendo.

"Che stai facendo?" chiese Misato, anche se la risposta era piuttosto ovvia. Estrasse la pistola e la puntò contro la sua amica.

"Li sto distruggendo! Mi sto sbarazzando di queste cose che sembrano umane... sto mettendo la parola fine alla sofferenza. Ho perso contro di lei. No... non ho mai potuto vincere. Lui non l'ha mai dimenticata..."

Di cosa stava parlando... di mio padre? Era per questo che lei... aveva fatto questo?

La dottoressa cadde in ginocchio, in lacrime. La guardai, incapace di credere a ciò che stavo vedendo. Ritsuko... piangeva... e... per colpa di mio padre? Che lei... provasse qualcosa... per lui?

"Sono una stupida, proprio come mia madre. Così stupida... se vuoi uccidermi fallo pure, anzi se lo farai ne sarò felice"

Il maggiore abbassò la sua arma. Sembrava dispiaciuta per Ritsuko.

"Con questo sì che ti dimostri una stupida"

- - -

Misato si aspettava un gruppo di uomini armati, invece arrivarono solo il Comandante Ikari e il Vicecomandante Fuyutsuki. Quando il Comandante mi guardò per alcuni lunghissimi secondi, a stento mi trattenni dal saltargli addosso. Sarebbe stato un bel modo per sfogare un po' di rabbia, ma ci avrebbero potuto mettere in guai peggiori di quelli in cui non eravamo già. Beh, per essere precisi, in guai peggiori di quelli in cui Misato non era già. Poiché per il momento io ero il pilota di EVA più affidabile, nonché l'unico che poteva pilotare l'Unità-01, era improbabile che mi avrebbero fatto qualcosa... almeno per il momento.

Comunque un po' di soddisfazione la provai nel vedere la faccia del Comandante. Quando vide i serbatoi di LCL che adesso contenevano i resti sciolti di quelli che erano stati i cloni di Rei, sul suo volto comparve chiaramente lo shock. Quest'ultimo venne però ben presto sostituito dalla rabbia. Una rabbia furibonda. Quando spostò lo sguardo su Ritsuko, lei sembrò ritrarsi in se stessa. Ritornò comunque il freddo Gendo Ikari temuto da tutti guardando me. Forse perché lo stavo fissando allo stesso modo in cui lui aveva appena fissato Ritsuko. Se questo gli suscitò qualche emozione, le nascose bene. Alla fine guardò Misato.

"Maggiore, scorti la dottoressa Akagi al reparto Sicurezza. Resterà detenuta lì fino a nuovo ordine"

"Sissignore"

Anche se Misato stava chiaramente facendo grossi sforzi per restare calma a sua volta, c'era ancora veleno nella sua voce.

Poi fu il turno di Fuyutsuki di fissare me e il maggiore.

"Dimenticate qualunque cosa voi abbiate visto stasera... o potreste andare a far compagnia alla dottoressa Akagi"

Nonostante l'anziano uomo ci avesse minacciato molto seriamente, si vedeva che non era per niente contento dell'intera situazione. In realtà mi diede l'impressione di una persona molto stanca, stanca probabilmente di tutte le bugie e tutte le sofferenze provocate dagli EVA.

Rimasi in silenzio mentre Misato obbediva a questo nuovo ordine. Ma sapevo molto bene che non l'avrebbe eseguito.

- - -

Quando finalmente arrivai a casa mi sentivo completamente esausto. Avevo la mente confusa da tutte quelle improvvise relazioni. La mamma era morta in un incidente durante un test di sincronia e adesso si trovava all'interno dell'EVA. Rei in parte era un clone di mia madre, era il dummy plug ed era stata semplicemente rimpiazzata da un'altra Ayanami quando è morta. I suoi ricordi erano stati cancellati e adesso Ritsuko aveva distrutto tutti gli altri cloni di Ayanami.

Oh, e poi anch'io ero un clone...

Ero davvero stanco.

Gli ultimi avvenimenti erano stati così difficili che la morte di Rei improvvisamente mi sembrò una cosa successa molto tempo fa. Ma la realtà mi avrebbe colpito ben presto ...

Era tutto buio nell'appartamento. Visto che era tardi, pensai che Asuka fosse a letto. Ne ero felice, volevo una sola cosa, andare a letto, addormentarmi e smettere di pensare per qualche ora.

Quando accesi la luce nella mia camera dopo avere chiuso la porta, mi bloccai. Sul mio letto notai una busta e gli auricolari di Asuka. Venni quasi sopraffatto dalla paura. Comunque riuscii ad aprire la busta, seppure con mani tremanti. A differenza di quella di Rei, la scrittura di Asuka era disordinata e quasi priva di kanji. Ma a me non importava.

 

Shinji,

ho perso contro una ragazza che amavo e odiavo allo stesso tempo, la mia amica e la mia rivale. No... non ho perso. Adesso mi rendo conto che non ho mai avuto nessuna possibilità fin dall'inizio. L'espressione sul tuo volto quando Misato ti ha detto che Rei era viva... so che non avrai mai quello stesso sguardo per me.

Me ne vado. Non ho più motivo di restare qui. Non sono più capace di pilotare l'EVA. Non posso sperare che tu mi ami tanto quanto io amo te. Non ti preoccupare. Non ti disturberò più. Mai più.

Ti chiedo scusa per come ti ho trattato. Non avrei dovuto farlo. Ma avevo paura. Paura dei miei sentimenti per te. Adesso so che avevo delle buone ragioni per esserlo. Ma è troppo tardi. Troppo tardi per tutto.

Non so se me ne importa più qualcosa. Ormai non m'importa più di nulla.

Dì a Rei che mi mancherà. Ma non potevo sopportare il pensiero di vederla.

Addio Shinji

Asuka

 

Era più di quanto potessi sopportare. Dolore e sofferenza... arrivarono impetuosamente, mentre per la seconda volta in pochi giorni sentii il mio cuore spezzarsi. Scoppiai in lacrime. Ancora una volta... tutti nella mia vita mi avevano lasciato indietro...

Erano andati via...

Mi avevano lasciato...

Tutti coloro che amavo... mi avevano lasciato...

Solo...

--------------------------------------------------------------

 

Da una collina vicina, la ragazza guardò ciò che era rimasto di Tokyo-3. Pochi e rari edifici, ma soprattutto un lago gigantesco. Ancora una volta, i Lilims si erano difesi con successo, ma a caro prezzo. L'Evangelion blu non c'era più. Adesso era rimasto solo il ragazzo. Presto sarebbe stata con lui. Gli uomini della SEELE lo avevano visto. Che persone arroganti... non avevano capito nulla.

Zeruel era costato ai Lilims il loro corpo, la cosa meno importante che avevano. Una cosa insignificante, che era stata facilmente persa e altrettanto facilmente recuperata. Più seriamente aveva colpito Arael, che aveva strappato loro lo spirito, finché non ne erano rimasti che pezzettini sparsi. Per sconfiggerli Armisael aveva preteso che i Lilims sacrificassero le loro vite.

Tuttavia non era ancora tutto deciso. Lei sapeva che la prova finale si stava avvicinando, e sapeva quale doveva essere il suo ruolo. Fino a quel momento i Lilims erano rimasti imbattuti e determinati. Ma la loro salvezza avrebbe richiesto che questa volta mettessero in gioco tutto. Si chiedeva se avrebbero voluto fare il sacrificio che era loro imposto...

La loro anima.

Lentamente dentro di lei sentiva l'impulso, che era diventato sempre più forte negli ultimi giorni. Il tempo era quasi giunto.

"Ancora qualche giorno. Ancora qualche giorno. Voglio conoscere questo ragazzo... Shinji Ikari..."

 

[Continua....]

 

Prossimo capitolo:

Capitolo 11 - Dove gli Angeli non osano arrivare

 

Il Fifth Child fa la sua comparsa

Il Diciassettesimo Angelo attacca

Un nuovo amico, un nuovo nemico, la scelta tra la vita e la morte

 

---

Omake (by Godsend777)

 

- Scena 1-

"Vuoi dire che... tu e Hotaru..." chiesi; non ero sicuro di volere conoscere la risposta.

Okay, volevo saperlo. Ma quell'espressione sul suo volto...

"Non ti preoccupare Shin-chan. L'unica persona a cui noi abbiamo pensato eri tu"

Non sapevo se avrei dovuto sentirmi sollevato o cosa, ma...

Un attimo.

Noi?

"Noi?" chiesi.

Lei arrossì violentemente alla mia domanda, ma comunque rispose.

"Beh... eravamo io, Asuka, Hotaru, Hikari..."

E la lista continuava. Sembrava che tutte le ragazze della mia classe e metà dello staff della NERV si fosse riunita venerdì per la 'Giornata di Apprezzamento del Third Children'

Chi sa?

 

- Scena 2-

"E' stata... la tua prima volta con un'altra ragazza?" chiesi. Che domanda stupida. Di certo Rei non aveva mai...

"No" arrivò la monotona risposta.

Cosa?! Lei... e un'altra ragazza... prima di Hotaru?

"Era Asuka?"

"No"

"Misato?"

"No"

"H-Hikari?"

"Purtroppo no, Shin-chan"

"Oddio"

Mezz'ora dopo finalmente indovinai chi era.

"Ah... Maya era così romantica quella sera..." disse Rei sognante.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 11 - Dove gli angeli non osano arrivare ***


THE ONE I LOVE IS...

CAPITOLO 11 - DOVE GLI ANGELI NON OSANO ARRIVARE

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

 

Tranquillo.

Qualcuno avrebbe usato quella parola per descrivere quello che era già diventato il “Lago di Tokyo-3”. Al tramonto poteva anche dirsi bello, illuminato com'era dai raggi morenti del sole. Ma non mi venne in mente niente di simile mentre stavo in piedi sulla spiaggia e fissavo il placido lago.

Deserto. Deserto e solitario.

Solo.

Ero solo.

Come prima del mio arrivo alla NERV.

Ma non era la stessa cosa.

Perché adesso non riuscivo più a sopportare la solitudine. Non volevo più essere solo. Non adesso che sapevo cosa voleva dire veramente vivere. Ma non avevo scelta. Kensuke, Hikari e Hotaru se n'erano andati, costretti dall'esplosione che aveva distrutto Tokyo-3. Anche se non conoscevo Hikari e Hotaru così bene quanto Kensuke, la loro presenza mi sarebbe stata di conforto. Ma se n'erano andati. Almeno Hikari poteva raggiungere Touji a Tokyo-2; sapevo che entrambi sentivano la mancanza l'uno dell'altra. E Hotaru non avrebbe dovuto vedere cosa era successo a Rei.

No, non Rei. Ayanami. Rei ormai era morta. Quando guardai la croce d'argento che tenevo nella mia mano destra, cercai di trattenere le lacrime che minacciavano di sopraffarmi.

E adesso anche Asuka mi aveva lasciato. Alla fine, io avevo affrontato la situazione ed era stata lei a fuggire. Ancora una volta, ero stato respinto e lasciato indietro. Avrei voluto dedicarle più attenzioni, ma la morte di Rei mi aveva colpito così profondamente... in quei momenti mi sembrava l'unica cosa a cui potessi pensare. Forse... no. Ormai era troppo tardi. Se n'era andata, lasciando solo una breve lettera. Una lettera! Perché aveva scritto quelle parole invece di dirmele a voce? Avrei potuto dirle che non volevo che se ne andasse!

Una lacrima rigò la mia guancia mentre stringevo nella mano sinistra le ricetrasmittenti rosse che Asuka indossava sempre con orgoglio. Era tutto ciò che mi era rimasto di lei... cianfrusaglie.

Misato c'era ancora, ma ormai era quasi un fantasma, spariva in fretta tanto quanto compariva. Le rivelazioni del giorno prima per lei erano state solo l'inizio. Mi aveva lasciato e si era rinchiusa nel Geofront, consumata dal suo desiderio di scoprire i segreti dell'organizzazione che aveva distrutto Kaji; che aveva distrutto tutti noi.

Non potevo neanche vedere Pen-pen, ora che Misato lo aveva mandato dalla famiglia di Hikari perché fosse al sicuro. Non potevo biasimarla, però... mi avrebbe fatto compagnia. Comunque, la morte di Rei era stata un brutto colpo per lui come per me. Forse Hikari, con il suo carattere allegro, poteva tirarlo su di morale...

'Tirare su di morale'. Che ironia che mi fossero venute in mente quelle parole. Rei e Asuka volevano che io fossi felice oggi. Avrei dovuto essere felice oggi. Ricordavo le parole di Asuka, pochi giorni dopo la mia liberazione dall'Unità-01.

"Vedrai, Shinji! Quest'anno avrai il miglior compleanno della tua vita! Ci penseremo io e Rei!"

Ironico, davvero. E poi mi avevano chiesto perché odiassi questo giorno...

Lo odiavo perché mi aveva sempre dimostrato quanto fossi solo.

Ma questa volta era peggio.

In passato ero stato solo, ma non m'importava.

Adesso ero solo e non riuscivo a sopportarlo. Avevo anche paura. Non sapevo come sarei riuscito ad arrivare a domani. Che scopo avevo? Avevo perso la cosa più importante della mia vita... potevo solo sperare che Asuka tornasse o che Ritsuko si fosse sbagliata e che qualcosa di Rei ci fosse ancora in Ayanami.

"Non temere. Non ti disturberò più. Mai più"

No. Asuka non aveva alcuna intenzione di tornare. E dubitavo che il Comandante si sarebbe impegnato a cercarla. Non poteva più pilotare l'EVA e senza l'Unità-00 Ayanami probabilmente avrebbe pilotato l'Unità-02... questo se il test di compatibilità avesse avuto successo. Comunque... non era più sacrificabile. Però era rimasto solo un Angelo, perciò magari l'Unità-02 non più nemmeno utile...

"Se avesse mantenuto il ricordo di te, non avrebbe potuto essere utilizzata per qualsiasi piano Ikari abbia per lei. Così il Comandante mi ha chiesto di occuparmi di questo piccolo dettaglio. Mi dispiace Shinji"

L'attuale Ayanami... non si ricordava di me. Per lei, ero solo il Third Children. Tutto ciò che avevo passato con Rei, quei mesi trascorsi, i sentimenti che avevamo condiviso... tutto cancellato. Come se non fossero mai esistiti. Come se fossi tornato indietro nel tempo. Poche ore prima ero andato a trovarla nel suo vecchio appartamento che, per quanto possa sembrare incredibile, era sopravvissuto all'esplosione dell'Unità-00. L'avevo trovata seduta sul suo letto, guardava fuori dalla finestra, e c'erano bende insanguinate sul letto e sul pavimento. Quando mi sentì, si voltò verso di me e mi guardò con quei suoi occhi rossi senza vita. Non dicemmo una parola, né lei, né io quando me ne andai, incapace di guardarla un secondo di più. Non volevo vedere quella bambola, una bambola con il volto di una ragazza che un tempo amavo.

Non avevo più nessuna speranza ormai.

"Può darsi che adesso per noi non resti altro che pilotare gli EVA... però... se continueremo a vivere... forse un giorno, chissà... scopriremo quanto sia stato importante vivere"

Parole che avevo detto a Rei, dopo che lei era quasi rimasta uccisa nella nostra prima missione insieme. Erano bugie? No. Dovevo credere che ci potesse essere qualcosa di più della disperazione.

"Non ho nient'altro"

Rei si era sbagliata. Perché lei aveva vissuto, aveva potuto provare gioia e felicità, anche se solo per poco tempo.

Avrei sconfitto il Diciassettesimo Angelo, e avrei continuato a vivere.

Questa risoluzione però non diminuì il dolore che provavo...

Perché adesso non avevo nulla.

I miei pensieri vennero improvvisamente interrotti da qualcuno che canticchiava una melodia che riconobbi piuttosto facilmente: l'"Ode alla Gioia" di Beethoven. Guardai a sinistra e vidi una ragazza seduta su una roccia nel lago, qualche metro lontano dalla riva. Una ragazza dai capelli grigi molto familiare. Indossava ancora lo stesso vestito bianco e i suoi capelli si muovevano nel vento.

In quel momento non badai proprio al fatto che quella ragazza pochi minuti prima lì non c'era.

"Tu!"

Lei non sembrò sentirmi, o forse mi stava solo ignorando, perché continuò a canticchiare per un minuto intero prima di voltarsi verso di me. Quasi rimpiansi che lo avesse fatto, perché i suoi occhi rossi mi ricordarono la mia perdita.

"Non pensi che la musica sia una delle più grandi creazioni dei Lilims, Ikari Shinji-kun? Non riesci a sentire tutte le emozioni di cui può riempire un cuore? Non pensi che questo mondo sarebbe un posto migliore in cui vivere, se avessimo più musicisti per allietare il cuore e l'anima?"

Ammiccai a quelle parole. Che strana ragazza...

"Chi sei? Come fai a conoscere il mio nome?"

Lei mi sorrise. Un caldo, amichevole, innocente sorriso.

"Dovresti conoscere un po' meglio la tua importanza e la tua posizione. E' naturale che ti conosca, io sono proprio come te, una dei prescelti. Sono la Fifth"

COSA?!

"La... la Fifth... Children? Sei... sei un pilota?"

Non riuscivo a crederci. Un'altra... un'altra che sarebbe stata sacrificata per gli EVA...

Doveva essere un incubo.

"Sì. Sono stata scelta per sostituire la Second"

La Second. Asuka. Sostituirla? Così presto? Non erano passate neppure ventiquattr'ore dalla sua scomparsa! Come potevano rimpiazzarla così velocemente? Questa ragazza sapeva qualcosa che io non sapevo? Stavo per chiederglielo, quando mi venne in mente che in realtà Asuka non era più un pilota affidabile già dall'attacco del Quindicesimo Angelo. Il Comandante aveva avuto tutto il tempo per organizzare la sostituzione. Se questa ragazza, comunque, era la candidata...

"Perché non ti sei presentata prima?"

"Non c'era bisogno di un pilota extra"

La ragazza spostò lo sguardo, fissando il lago.

"Avresti preferito che restassi ferita io al posto dei tuoi amici, vero?"

Restai a bocca aperta a quelle parole... perché sapevo che erano vere. Avrei voluto che fosse stata scelta questa strana ragazza per pilotare l'Unità-03 al posto di Touji. Avrei voluto che il Quindicesimo Angelo avesse violato la sua anima. Avrei voluto che morisse lei al posto di Rei.

Mi sentivo terribilmente in colpa ed egoista nel pensare a quel modo. E abbassai la testa in segno di vergogna.

"Io... io... sì"

La reazione della ragazza non fu quella che mi aspettavo. Rise. Poi scese dalla roccia su cui era seduta. Non sembrava minimamente preoccupata di trovarsi nel lago, con l'acqua che le arrivava alla vita. Camminò verso di me, con un sorriso felice sul volto. Quando si avvicinò alla riva, notai che la parte inferiore del suo vestito era diventata semi-trasparente per via dell'acqua e del modo in cui aderiva alla sua pelle. Guardai altrove quando improvvisamente mi accorsi che non sembrava indossare nulla sotto quel vestito. Diventai molto nervoso e consapevole di me quando lei arrivò al mio fianco. Ero pietrificato sul posto quando lei si avvicinò, e sobbalzai leggermente quando si chinò verso di me, il suo volto solo a pochi centimetri dal mio.

"Dovresti arrossire più spesso. Sei più carino così che non con uno sguardo cupo. Un sorriso ti starebbe anche meglio" sussurrò, prima di allontanarsi.

Rimasi immobile sul posto, senza sapere cosa rispondere.

"Ci sono tests armonici e di sincronizzazione programmati per domattina. Ci incontreremo ancora"

Quest'ultima frase mi riportò alla realtà. Tests? Non sapevo che ci sarebbero stati. Comunque, qualcuno poteva avermelo detto e io non ci avevo badato...

"Err... yeah... certo... ehm... Nagisa, giusto?"

"Sì, il mio nome è Kaoru Nagisa. Ma puoi chiamarmi Kaoru, Ikari-kun"

Kaoru... un pilota come me. Destinata di sicuro a una vita di miserie...

"Preferirei di no, Nagisa"

"Capisco..."

Per un attimo sembrò che sul volto della ragazza ci fosse tristezza, ma venne ben presto rimpiazzata da un sorriso felice.

"A domattina allora"

Non aspettandosi probabilmente una risposta da me, la ragazza si allontanò.

Kaoru Nagisa. La Fifth Children. Era per questo che sembrava sempre essere presente fin dall'attacco del Tredicesimo Angelo? Mi stava guardando? Qual era lo scopo di questa ragazza? E perché sembrava così simile a Rei, eppure così diversa?

- - -

Lanciai un'occhiata indifferente alla mia sveglia quando indicò che era ora di alzarsi. Non che fosse stata molto utile, perché non avevo dormito per niente; dalla mia ultima visita al Terminal Dogma la mia mente si rifiutava di riposarsi. Era incredibile che l'avessi sentita, perché il suono della musica di Beethoven mi riempiva le orecchie. L'ascoltavo da quando ero rientrato nell'appartamento, dopo il mio incontro con la Fifth Children. Avevo sentito il bisogno di qualcosa che scacciasse i miei pensieri, perciò avevo naturalmente cercato il mio SDAT. Comunque, il solito nastro non mi interessava per niente, perciò avevo ascoltato Beethoven tutta la notte.

Era perché avevo sentito la Fifth canticchiare uno dei più grandi pezzi del compositore?

La Fifth. Quel giorno l'avrei rivista. Come pure la First...

Avrei davvero preferito evitarlo.

Lentamente mi alzai. Non avevo voglia di lavarmi, fare colazione o cambiarmi, perciò andai direttamente alla NERV.

- - -

 

"Shinji-kun! Cerca di concentrarti! Il tuo tasso di sincronia si abbassa sempre di più!"

Sospirai sforzandomi di concentrarmi. Il povero tenente Ibuki sembrava a disagio nella sua nuova posizione. Credo che fosse naturale. Assumersi il lavoro della dottoressa Akagi era probabilmente difficile per lei.

La dottoressa Akagi. Mi chiesi cosa le fosse successo. Che il Comandante si fosse sbarazzato di lei ora che non le serviva più?

"Il mio tasso di sincronia sarà a posto quando ce ne sarà bisogno" replicai in tono neutro, dopo avere lasciato perdere tutti i tentativi di migliorarlo.

Quando sarebbe venuto il momento avrei sconfitto il Diciassettesimo Angelo. Ero determinato a farlo. Ma questo era solo un test e non riuscivo a fare a meno di pensare ad altro.

Ayanami era in grado di sincronizzarsi come Rei?

Ayanami...

Non c'era rimasto proprio nulla di Rei in lei?

Dovevo scoprirlo.

- - -

 

"Rei"

Sapevo di avere poche possibilità, ma dovevo tentare. Per questo ero rimasto lì, appoggiato al muro, con indosso ancora la mia plugsuit in attesa che lei uscisse dallo spogliatoio delle ragazze. I suoi capelli erano ancora umidi per via della rapida doccia necessaria a lavare via il LCL dal suo corpo. Avrei potuto trovare la vista graziosa, se non fosse stato per lo sguardo inespressivo nei suoi occhi. Odiavo quello sguardo.

"Pilota Ikari"

Indietreggiai a quelle parole.

Lei rimase in silenzio per alcuni secondi, fissandomi con quei freddi occhi rossi. Non mi mossi, sentendo la mia determinazione svanire ora che sembrava così futile.

Reagii soltanto quando lei sembrò perdere interesse per me e iniziava ad allontanarsi. Afferrai una delle sue spalle. Lei girò la testa verso la mia, il suo sguardo penetrante fisso su di me.

"Mi hai davvero dimenticato, Rei? E' questo tutto ciò che sono per te? Il Third Children, il pilota Ikari?"

Per mezzo minuto Rei restò immobile come una statua, fissandomi. Quello sguardo freddo e inespressivo lasciò il mio stomaco in agitazione. Pensavo che lei mi avrebbe ignorato e se ne sarebbe andata quando rispose.

"Non ho ricordi di te. Dovrei?"

Mi avrebbe anche potuto dare un pugno nello stomaco. Mi ero aspettato quella risposta, ma questo fatto non era riuscito ad attenuare il piccolo raggio di speranza che era ancora dentro di me. Mi aveva dato la forza di arrivare fino a quel punto, fino a porle quella domanda. Ma adesso era scomparso, lasciando spazio solo alla disperazione.

"Ti prego, Rei" la supplicai "Non ricordi nulla? Le missioni che abbiamo portato a termine insieme, le volte in cui ci siamo salvati la vita a vicenda? Non ricordi quando abbiamo fatto l'amore?"

Per una frazione di secondo credetti di vedere una scintilla di vitalità nei suoi occhi, ma sparì così in fretta che potevo anche essermela solo immaginata.

Poi sentii i mormorii dietro di noi e mi accorsi che alcuni membri del personale della NERV ci stavano fissando. Si poteva leggere nei loro occhi una curiosità morbosa, fame di miseria umana. La disperazione lasciò il posto alla rabbia mentre lanciai loro uno sguardo che avrebbe potuto uccidere.

"Non avete niente di meglio da fare che starci a guardare!? Dummkopf!"

Quando si vive con qualcuno, non c'è da stupirsi più di tanto che talvolta si possano assumere le abitudini di quella persona. Solo alcuni giorni più tardi mi resi conto di quanto dovessi essere stato simile ad Asuka quella volta. Quando la mia rabbia diminuì un poco, tornai a rivolgermi a Rei.

"Non dirmi che non ricordi nulla di tutto questo! Non dirmi che hai dimenticato tutto ciò che abbiamo condiviso! Non è possibile! Devi ricordare qualcosa!"

La ragazza dai capelli blu... si limitò a fissarmi.

"No. Non ricordo"

Fui sul punto di crollare. Riuscii a restare in piedi solo per pura forza di volontà. Non volevo cedere per colpa di quella... ragazza. Era così che Asuka riusciva quasi sempre a sembrare così forte? Solo perché non voleva apparire debole?

"Capisco. Allora Rei è davvero morta"

Incapace ormai di guardare quel volto così familiare, lasciai andare la sua spalla e mi diressi verso lo spogliatoio dei ragazzi.

Nonostante tutto, una piccola parte di me stava lottando per non perdere la speranza. Cercavo di convincermi a dare a quella ragazza una possibilità, ad aprirmi con lei sperando che lei avrebbe fatto lo stesso. Speravo che quella ragazza si innamorasse di me, come aveva fatto Rei. Ma quella ragazza non era Rei. Ciò che aveva reso Rei unica, tutte le sue esperienze, le nostre esperienze, era stato portato via. Non sarebbe mai stata la stessa cosa. Qualunque scintilla avesse spinto Rei ad aprirsi con me era probabilmente persa per sempre.

Qualche volta, era meglio lasciar perdere...

"Ikari..."

Improvvisamente mi girai, la speranza ancora accesa nonostante il mio buon senso mi dicesse di dimenticarmi di lei. Quelle speranze infatti si infransero ben presto quando vidi la vuota espressione sul suo volto.

"... mi dispiace"

Parole... che suonarono vuote.

Non Rei. Quella non era Rei.

"Davvero? Conosci veramente il significato di quelle parole? Io non penso"

Sul volto della ragazza apparve un leggero moto di sorpresa, ma questa volta non ci feci caso. Ormai era tutto finito. Era tempo di andare avanti. Sempre che ci fosse qualcosa là davanti verso cui andare.

- - -

 

Ero immerso in un bagno caldo, cercando di dimenticare quello che era appena successo. Non avevo voglia di fare una doccia, perciò avevo deciso di fare un bagno lì, alla NERV, prima di rientrare nell'appartamento. Non me la sentivo di tornarci. Misato una volta mi aveva detto che era una cosa speciale avere qualcuno che ti aspetta a casa. Ormai io non avevo più nessuno da cui tornare.

"Ikari-kun? Non mi aspettavo di incontrarti qui"

Sobbalzai al suono di quella voce. Girai la testa di scatto e vidi Nagisa, proprio dietro di me, nuda da capo a piedi, con un sorriso amichevole sul volto. Provai un vortice di emozioni che non provavo da tempo: paura, sorpresa, confusione, e un'ondata di ormoni maschili che portarono all'aumento della mia pressione sanguigna in diversi punti, come pure imbarazzo quando mi accorsi di cosa stava guardando lei. Penso che fosse giusto, comunque, perché anch'io le diedi una bella occhiata. Notai che il suo seno era più piccolo di quello di Asuka ma più grande di quello di Rei. E che il grigio era il colore naturale dei suoi capelli.

"Cosa... cosa stai facendo qui?!" le chiesi, arrossendo come un pomodoro e usando le mani per coprire una certa parte del mio corpo che stava ragionando per conto suo. "Questo è il bagno degli uomini!"

"Oh? Davvero? Non lo sapevo"

Lei rimase lì con un'espressione confusa in volto. Cercai di guardare da un'altra parte, ma mi ritrovai a lanciarle occhiate di sfuggita ogni pochi secondi.

"Sembra che siamo soli. Ti dispiace se resto?"

"Cosa?! Io... io... tu..."

Visto che mi ritrovai a balbettare, la ragazza prese semplicemente posto nel bagno alla mia sinistra. Non fece alcun tentativo, di nessun genere, per cercare di coprirsi. Una parte di me constatò che Rei avrebbe fatto la stessa cosa.

"Tu e la First eravate davvero innamorati?"

Sussultai dentro di me. Mai sottovalutare il potere dei pettegolezzi che giravano alla NERV. E visto che non c'era motivo di mentirle...

"Sì... lo eravamo"

"Quindi non lo siete più?"

"No"

"Perché?"

Perché doveva farmi quelle domande? Non volevo pensarci. Specialmente dopo quello che era appena successo.

"Le cose sono... cambiate"

"E perdere questo rapporto ti ha fatto soffrire?"

"Sì..."

"E' per questo che eviti il contatto con me?"

Rimasi in silenzio. Non volevo parlarne. Probabilmente avrei fatto meglio ad andarmene, ma non ne avevo voglia.

"Tu pensi che se non arrivi a conoscere gli altri, non ti sentirai mai tradito come è successo in passato. Se loro muoiono o se ne vanno, tu non soffrirai"

Fui sorpreso di constatare quanto fossero vere quelle parole.

"Sì"

"Quindi sei deciso a vivere da solo per il resto della tua vita, continuando ad allontanare gli altri da te?"

Io... non lo sapevo. Non sapevo più cosa volevo dalla mia vita. Ma l'avevo mai saputo? Se lo avessi saputo, allora forse avrei fatto una scelta...

"Forse"

"Ma in questo modo il tuo cuore sarà sempre pervaso da sentimenti di tristezza e solitudine"

Tristezza e solitudine...

Improvvisamente le luci si spensero. Il tempo per il bagno era terminato. Ammiccai, sorpreso. Ero rimasto lì così a lungo?

Il mio cuore fu sul punto di balzarmi fuori dal petto quando sentii una mano sulla mia. Mi stava guardando, come se i suoi occhi volessero penetrare la mia anima. Ritrassi la mano e guardai altrove.

"E'... è ora di andare"

"Oh? E' finito il tempo?"

"Sì"

Lentamente, la ragazza si alzò. Arrossii quando ebbi un altro primo piano del suo corpo nudo. Lei mi guardò di nuovo, sempre sorridente.

"Dove andrai adesso?"

"A casa. Non ho più nessun altro posto dove andare"

Non c'era modo di rimandare ancora.

"Ho sentito dire che tu suoni il violoncello. Posso accompagnarti? Mi piacerebbe sentirti suonare. Ho sentito che hai molto talento"

Guardai quel sorriso amichevole. Solitudine... non volevo più essere solo... ma non volevo più nemmeno soffrire...

"No. Lasciami solo..."

La ragazza se ne andò senza dire una parola, la delusione evidente sul suo volto. Era un chiaro contrasto con il suo solito sorriso allegro. Una parte di me si sentì in colpa. Ma cercai di ignorarla.

Non avrei più sofferto...

- - -

"Molto bene Shinji! Il tuo tasso di sincronia si è alzato di venti punti rispetto all'ultima volta! Ottimo lavoro!"

In un passato che mi sembrava lontano quasi un centinaio di anni, sarei stato felice nel sentire quelle parole. Ma questa volta me ne accorsi a stento. Non m'importava.

Erano passati due giorni e mi ero trovato a pensare sempre meno ad Asuka e a Rei. Stavo ancora male, sentivo la loro mancanza e non riuscivo ancora a restare a lungo in presenza di Ayanami, ma i miei sentimenti non erano più così opprimenti. Forse era vero che il tempo poteva guarire le ferite. Ma una parte di me era spaventata a quell'idea. Non mi sembrava giusto dimenticarle così, e... andare avanti.

Non c'era nulla che potessi fare per Rei. Ma Asuka era ancora viva, là fuori da qualche parte.

Il test si svolse velocemente. Avrei voluto che durasse più a lungo. ' entry plug era un posto fuori dal mondo, dove potevo dimenticare tutto il resto. Era... confortevole.

Aperta l'entry plug, restai lì un minuto intero. Non volevo ancora perdere quella sensazione rilassante.

Quando aprii gli occhi vidi Kaoru offrirmi una mano guantata nera per aiutarmi ad uscire dal plug. Dopo un attimo di esitazione, la afferrai.

"Sei diverso quando sei seduto all'interno di questo entry plug. Sembri... in pace"

"Penso che sia così"

La ragazza sorrise. Quando la guardai, notai come il suo plugsuit nero e blu contrastasse con la sua pelle pallida e i suoi capelli grigi. Notai anche, con un pizzico di nostalgia, che sembrava modellato secondo quello di Asuka. Immaginai che fosse il modello femminile standard di plugsuit. Non so perché, ma avrei voluto che il suit di Asuka fosse stato un modello unico. Non mi sembrava appropriato vedere qualcun altro con un suit simile.

"Quando ti sei cambiato vai a casa o pranzi alla mensa?"

Senza dubbio, se avessi pranzato lì probabilmente lei mi avrebbe seguito. Ma se avessi mangiato a casa, ci avrei messo un po' per arrivare all'appartamento e poi preparare il pranzo. Avrei perso un sacco di tempo, e non avevo neppure voglia di cucinare. Alla fine, il cibo della mensa probabilmente sarebbe stato migliore di quello istantaneo. E dopo avere vissuto per mesi con Misato si poteva mangiare di tutto.

"La mensa"

Anche se lei non disse nulla, si vedeva che la ragazza era eccitata per questa piccola informazione. Il suo sorriso si allargò molto leggermente. C'era una scintilla di vitalità nei suoi occhi. Sospirai.

"Sei libera di accompagnarmi"

Detto questo, entrai nello spogliatoio. Non volevo vedere il suo volto felice. Se lo avessi fatto, avrebbe potuto fare sentire bene anche me...

- - -

 

Rimasi sotto la doccia per molto tempo, sentendo l'effetto rilassante dell'acqua calda sulla mia pelle. Avrei preferito un bagno, ma non volevo rischiare un altro incontro con Kaoru nudo.

Kaoru... mi chiedevo cosa passasse per la testa di quella ragazza. Non importava quante volte cercassi di allontanarla, lei continuava a tornare. Non riuscivo a capirla. In pochi giorni era riuscita a farsi benvolere da tutti. Avevo sentito dire che sin dal suo primo giorno al Quartier Generale aveva portato la colazione fatta in casa all'equipaggio sul ponte. Tra il gruppo di tecnici che lavorava alla manutenzione degli EVA si diceva che facesse il miglior caffè in circolazione. Avevo perfino sentito che si era offerta volontaria una volta per aiutare in ospedale, ormai privo di personale. Tutti sembravano cedere al suo fascino. Forse per via di quei suoi occhi luminosi e per quel suo sorriso tranquillo. Ogni volta che la vedevo, sembrava sempre felice e allegra. A parte quella volta nel bagno...

Scossi il capo. Non dovevo sentirmi in colpa. Le avevo detto che non volevo diventare suo amico. Infatti, ero sicuro che lei capisse molto bene la mia posizione e i miei sentimenti. Ma questo non le impediva di provarci. Sospirai. Ancora un Angelo e le nostre strade si sarebbero potute dividere e lei non avrebbe rischiato di soffrire di nuovo per colpa mia. O sarebbe successo il contrario?

Chiusi il rubinetto dell'acqua e uscii dalla doccia. Presi un asciugamano e mi asciugai. Alzai una mano al mio naso e mi misi ad annusare. Non importava quanto restassi a lungo sotto la doccia o nel bagno, c'era sempre quella traccia residua di LCL, molto subdola ma sempre percepibile. La odiavo.

"Eccoti qui. Mi stavo chiedendo perché ci stessi mettendo così tanto"

Sobbalzai. Ero così assorto nei miei pensieri che non mi ero accorto di non essere solo, come avrei dovuto essere. Finii in fretta di mettermi le mutande, imbarazzato che la mia collega mi avesse chiaramente visto nudo.

"Nagisa! Non sai che a certa gente qui piace avere la propria privacy?!"

Lei si limitò a fissarmi confusa, mentre nel frattempo si sedeva sulla panchina di fronte agli armadietti, proprio di fianco a dove avevo messo la maggior parte dei miei vestiti.

"Perché ti vergogni?"

"Beh... tu... mi hai visto... nudo..."

Arrossii tremendamente. Una parte di me ragionò che sembrava essere naturale qui. Dopo tutto, Misato mi aveva visto nudo il primo giorno che iniziammo a vivere insieme, grazie a Pen-pen, e anche Rei come pure Asuka mi avevano visto nudo.

"Non dovresti vergognarti. Il corpo è solo un guscio che contiene l'anima umana. Non si dovrebbe giudicare la bellezza di una persona da come questa appare esteriormente, ma dal suo cuore e dalla sua anima. Penso che tu sia molto carino"

Arrossii al complimento. Era la prima volta che qualcuno mi diceva una cosa simile. Pensai alle sue parole. Asuka e Rei erano ragazze molto carine. Ma non era quello che mi aveva attratto di loro. Pensai... che avesse detto la verità. Però...

Sussultai quando mi accorsi che lei aveva preso qualcosa dalla panchina, la curiosità evidente sul suo volto.

"NON TOCCARE!"

Questo colse di sorpresa la ragazza, facendole cadere la catena d'argento e la croce. Le lanciai uno sguardo furioso prima di raccoglierli.

Rei...

Indossai la catena, poi mi affrettai a vestirmi prima di allontanarmi, ignorando la ragazza stupita e lasciandola indietro.

- - -

Un altro appartamento vuoto. Cercai di non sentirmi troppo deluso, ma non riuscivo ad evitarlo. Era incredibile che non mi fossi ancora arreso. Tuttavia, da quando mi ero reso conto che Rei se n'era andata per sempre, avevo continuato a controllare un appartamento vuoto dopo l'altro.

Anche se l'esplosione dell'Unità-00 aveva distrutto la maggior parte di Tokyo-3, un buon numero di edifici erano stati solo danneggiati nella detonazione. Comunque, erano stati dichiarati inagibili perché alcuni erano in stato precario. Questo condominio era uno di quegli edifici.

Tecnicamente ci era proibito entrare in queste strutture, ma non c'erano forze di sicurezza per impedire che qualcuno lo facesse. La NERV non aveva le risorse necessarie. E apparentemente a nessuno importava poi molto perché nessuno degli ufficiali della sicurezza addetti alla mia sorveglianza muoveva un dito per fermarmi.

Se non erano sicuri, questi edifici potevano anche diventare dei posti eccellenti per qualcuno che doveva nascondersi. Qualcuno che voleva scappare da questa vita. Qualcuno come Asuka.

Era stato confermato che Asuka non aveva preso un treno per lasciare la città. Perciò restavano solo due possibilità. O se n'era andata a piedi, ma in questo caso sarebbe stata facilmente localizzata, oppure non se n'era mai andata e si era semplicemente nascosta da qualche parte, molto probabilmente in una di queste strutture abbandonate. Ed anche se una buona parte di Tokyo-3 era stata distrutta, c'erano ancora edifici danneggiati abitabili a sufficienza per cercarla per settimane senza riuscire mai a trovarla se lei non voleva essere scoperta.

Questa valutazione della situazione non era certo confortante, ma non volevo arrendermi. Quella piccola speranza era tutto ciò che mi era rimasto. E se non la trovavo per me, dovevo farlo almeno per lei. Chi poteva dire che ciò che era rimasto di Tokyo-3 non sarebbe stato distrutto con il prossimo attacco di un Angelo?

Passai all'appartamento successivo. La porta era già aperta, e questo poteva essere un buon segno. Una porta aperta voleva dire che per Asuka sarebbe stato facile entrare e usare questo posto per nascondersi. Sapevo da una recente esperienza che non era facile sfondare una porta chiusa.

Le mie speranze crollarono quando vidi in che stato era l'appartamento. Aveva sofferto pesantemente i danni dell'esplosione. Un muro, come pure parte del soffitto, mancava. C'erano detriti dappertutto sul pavimento. Guardandomi in giro, notai che il contenuto del frigorifero sembrava per la maggior parte marcio. L'impianto idraulico non funzionava più. L'acqua che riempiva la vasca del bagno probabilmente era piovana. Dubitavo che Asuka avrebbe scelto quel posto per viverci.

"Stai cercando la Second Children, non è vero?"

Il mio cuore mancò un battito, perché non mi aspettavo di sentire una voce proprio lì. Mi voltai e vidi Nagisa in quello che probabilmente era stato il soggiorno di quell'appartamento. Alzò una mano che aveva un sacchetto di carta marrone.

"Qualcosa da mangiare per te. Ho pensato che avessi fame, visto che alla mensa non ti ho visto"

Improvvisamente mi venne in mente che le avevo detto che l'avrei accompagnata là... ma questo prima che lei toccasse la croce di Rei...

"Non è roba fatta in casa. Non ho avuto tempo. Mi spiace"

Guardai di nuovo la ragazza. Sembrava molto seria. In effetti... somigliava molto ad Ayanami. Non riuscii a fare a meno di preoccuparmi.

"Ti faccio le mie scuse. Non sapevo di quella croce. Volevo... solo darci un'occhiata più da vicino"

Ricordai il modo con cui le avevo urlato dietro. Forse... avevo esagerato.

"Grazie. Per il pranzo"

Non volevo scusarmi. Dopo tutto, aveva toccato le mie cose senza permesso...

Le mie cose... da quando consideravo mia quella croce? Certo, Rei l'aveva lasciata a me, però... non mi sembrava giusto.

Non volevo scusarmi. ma questo non voleva dire che dovessi continuare ad essere arrabbiato con lei. I suoi occhi sembrarono illuminarsi quando vide che avevo cambiato espressione, rilassandomi e smettendo di fissarla accigliato.

"Prego" rispose con il suo solito sorriso di nuovo in volto.

La situazione però era ancora imbarazzante. Con quella ragazza non sapevo mai come comportarmi e di certo non sapevo cosa dire. Perciò presi il sacchetto che mi stava offrendo, andai in quello che era rimasto della cucina e spazzai via i detriti da un tavolo e da due sedie di legno. In silenzio, la invitai a raggiungermi.

Il pranzo che mi aveva portato era semplice, un sandwich con carne di maiale e una bottiglia di succo d'arancia, ma dal modo in cui il mio stomaco si fece improvvisamente sentire era il benvenuto. Non mi ero accorto di essere tanto affamato.

Ne assaggiai un pezzo, trovando il sandwich molto più buono del solito, quando lei parlò di nuovo.

"Pensi davvero di trovarla?"

Mi presi il tempo di masticare prima di rispondere. Il fatto era che... continuavo a farmi anch'io la stessa domanda.

"Non lo so. Se non vuole essere trovata, dubito che ci riuscirò"

"Perciò speri che lei ti veda e ritorni"

O quella ragazza era molto brava nel capire le persone, oppure le mie speranze erano terribilmente evidenti.

"Sì"

Lei aggrottò la fronte, chiaramente pensierosa.

"Ti contraddici. Vorresti sfuggire al dolore evitando il contatto con gli altri, e tuttavia vorresti trovare colei che è responsabile della sofferenza che ti sta opprimendo"

"Non è solo colpa di Asuka..."

No, non era solo lei. C'erano così tante altre cose... gli Angeli... mio padre... me stesso...

"Però lei ti ha ferito"

"Sì"

"E tu desideri rivederla?"

"Sì"

"Anche se questo volesse dire soffrire ancora?"

Non sapevo cosa pensare. Aveva ragione lei, lo sapevo. Avevo deciso di evitare quella ragazza perché non volevo soffrire per colpa di un'altra amicizia che mi avrebbe inevitabilmente procurato dolore. Tuttavia, avevo cercato di scoprire se Ayanami si ricordava di me. E poi eccomi qui, in cerca di Asuka.

"... sì"

"Allora perché non apri te stesso agli altri?"

"Io... non lo so..."

Seguì un pesante silenzio. Lei non disse più nulla, perché non era necessario. Avevo capito qual era la sua silenziosa domanda. Se in realtà non t'importa di soffrire ancora per colpa di quelle ragazze perché continui ad allontanare me?

Forse perché... le amavo, pensai. Era questo l'amore? Sopportare il dolore per il bene di chi si ama, per stare insieme a chi si ama? Rei si era uccisa perché mi amava. Asuka era scappata perché pensava che sarei stato più felice senza di lei? Ma così non stava soffrendo tanto quanto, senza saperlo, stava facendo soffrire me? Allora... forse l'amore era più una maledizione che un bene...

Pensando al rapporto che avevo avuto un tempo con due ragazze molto importanti, mi venne in mente una cosa...

"Nagisa, tu sei... sei sempre gentile con me. Perché? Perché continui a volere essere mia amica?"

"Far sorridere le persone mi rende felice. Ma mi rattrista vedere un cuore puro così pieno di dolore, colpa e disperazione. Voglio conoscerti meglio, così da poter comprendere la tua sofferenza e farti sorridere di nuovo"

"Vuoi... vuoi vedermi sorridere?"

Questo momento... sembrava così familiare...

"Mi dispiace tanto. Ma in queste situazioni io non so mai che espressione dovrei assumere..."

"Penso... che dovresti sorridere..."

Ero diventato... com'era Rei una volta?

Quand'era l'ultima volta che avevo sorriso?

"Sì"

"Perché? Perché io? Ci sono un sacco di persone che sono tristi. Perché hai scelto proprio me? Perché non Misato? O meglio ancora, l'uomo che un tempo era mio padre?"

Inconsciamente rabbrividii all'idea di vedere il Comandante sorridere. Però, in un certo qual modo... era anche un'immagine piacevole.

Sospirai. Non riuscivo a credere di avere ancora delle speranze per lui. Non avevo imparato proprio niente?

"Perché tu sei meritevole d'affezione"

Le lanciai un'occhiata confusa. Che voleva dire con questo? Lei sembrò avermi letto nel pensiero perché rispose alla mia muta domanda.

"Cioè, ti amo"

Trasalii. Questa ragazza... aveva appena detto di amarmi. Caddi in preda al panico. Non una terza volta... mi chiesi se scappare potesse tirarmi fuori da tutto questo...

"No..."

Improvvisamente mi irrigidii quando sentii le sue mani sfiorare le mie. Il mio primo istinto fu di allontanarle, ma il suo tocco era così caldo...

"E' questo quello che vuoi, non è vero? Vuoi solo essere amato"

Era vero, no? Da quando mi ero lasciato alle spalle la mia vecchia vita, al sicuro dal mondo esterno, volevo essere accettato. Mio padre. Misato. I miei amici. Rei. Asuka. E l'amore era molto di più dell'approvazione...

"Sì"

"Però non pensi di essere meritevole d'affezione"

"Tutti coloro che amavo hanno sofferto..."

"Un uomo solo non può controllare il destino degli altri"

Sapevo che aveva ragione, ma...

"Sono venuto qui sperando di trovare un padre che mi aveva abbandonato. Ho trovato solo un uomo senza cuore. Poi, mi sono fatto degli amici e ho conosciuto due ragazze stupende. Ho quasi ucciso il mio migliore amico. Una ragazza che amavo si è completamente dimenticata di me. L'altra è scappata. Ho anche conosciuto un uomo che ammiravo, che era come il padre che ho sempre voluto avere. E' morto. Non è naturale avere paura che, se stringo nuove amicizie, finirò per soffrire ancora? Non voglio soffrire ancora..."

"Non è ciò che hai detto poco fa. Non t'importava se la Second Children ti avrebbe fatto soffrire ancora. Allora ti chiedo, che cosa temi di più? Il dolore o la solitudine?"

A una simile domanda... mi accorsi che non sapevo rispondere.

Alla fine spostai le mie mani e guardai altrove. Non riuscivo più a fissarla. Stavo diventando sempre più confuso.

"Si sta facendo tardi. E' pericoloso continuare a cercare al buio. Faremmo meglio a tornare alle nostre rispettive case"

Non so cosa mi prese esattamente. Forse è stata la nota di delusione nella sua voce. Ma improvvisamente ebbi voglia di rischiare. Dovevo farlo.

"Ti piacerebbe ancora sentirmi suonare... Kaoru?"

"Mi piacerebbe molto... Shinji-kun"

Lei sorrise. Io risposi sorridendo a mia volta. Avevo dimenticato cosa si provava. Era una bella sensazione.

Così ce ne andammo e ci incamminammo verso il mio appartamento.

- - -

Cercai di non sembrare deluso quando guardai Kaoru. Era seduta sulle ginocchia, eretta, ma con gli occhi chiusi. Pensavo che si fosse addormentata. Il suo volto era quasi l'immagine della calma e della serenità, turbata solo da un piccolo ma beato sorriso. Sembrava che non avesse una preoccupazione al mondo. Mi sembrava impossibile che qualcuno a questo mondo potesse apparire così felice.

Quando terminai la mia esecuzione lei aprì gli occhi, segno che in effetti era molto sveglia.

"La tua musica era eccellente e incantevole. Grazie, Shinji-kun. Ne ho assaporato ogni momento"

Enfatizzò le sue parole battendo leggermente le mani.

Arrossii imbarazzato. Non ero abituato a ricevere complimenti per la mia musica. Mi era sembrato che ad Asuka e a Rei fosse piaciuta quella volta che avevo suonato per loro, ma non ne avevamo mai parlato. Anche se sapevo di mancare di pratica e che le mie esecuzioni erano ben lontane dall'essere perfette, avevo paura delle critiche.

"Non dovresti tenere questo talento solo per te stesso. Dovresti suonare perché tutto il mondo ti senta"

Il mio rossore aumentò.

"Kaoru... io... non sono così bravo..."

"E invece sì. E' solo che non hai fiducia in te stesso"

Restai a bocca aperta a quelle parole... sapendo che in fondo erano vere.

"E la prossima volta dovresti suonare una melodia più allegra. Allevierebbe il dolore che hai nel cuore"

"Grazie... Kaoru"

Lei scosse il capo.

"No. Grazie a te, Shinji-kun. E' stato un vero piacere sentirti suonare. Apprezzo molto il fatto che tu mi abbia invitato a casa tua e ti stia aprendo con me"

"Beh... err..."

Non sapevo proprio cosa dire. Era davvero questo che stavo facendo? Mi stavo aprendo con lei?

I momenti successivi furono davvero imbarazzanti, perché improvvisamente non seppi più cosa dire o cosa fare.

"Si sta facendo tardi. Forse è meglio che ritorni al mio appartamento"

Evidentemente, la ragazza si era accorta che non mi sentivo ancora a mio agio in sua presenza.

"Potrebbe essere una buona idea..."

Proprio nel momento meno opportuno, quando Kaoru si stava preparando per uscire, un tuono si fece sentire. Guardando verso il balcone, mi accorsi che stava piovendo a dirotto. Osservai Kaoru. Indossava solo il suo vestito bianco e un paio di leggere scarpe estive. Con la distruzione della maggior parte di Tokyo-3 non c'erano più taxi in città. Se usciva con un tempo del genere sarebbe arrivata a casa bagnata fradicia e probabilmente si sarebbe presa un malanno.

Sospirai, pensando che non potevo, in cuor mio, lasciarla andare.

"Credo... che tu possa dormire qui" Ci pensai un po' su, poi aggiunsi, riluttante "La stanza di Asuka è libera... puoi dormire nel suo letto... a patto che non tocchi nulla nella sua camera"

La ragazza annuì.

"L'hai lasciata così com'era nel caso che lei ritorni, non è vero?"

Questa volta fui io ad annuire.

"E' ancora un po' presto per dormire. Magari potresti approfittare di questa occasione per raccontarmi di te e degli altri Children... se per te non è troppo doloroso..."

"No, è tutto okay"

Stranamente, fu proprio così. Era davvero bello poter parlare con qualcuno delle ragazze e di come mi sentivo. Le raccontai tutto di Rei e Asuka, come le avevo conosciute, come i nostri rapporti erano diventati qualcosa di più di quelli che intercorrono tra semplici colleghi di lavoro e amici. Lei mi fece molte domande riguardo alla nostra relazione. Arrivò perfino a chiedermi se avessi fatto sesso con loro, cosa a cui risposi arrossendo. Cercai subito di cambiare argomento.

"Perché sei venuta alla NERV? Voglio dire... tu sapevi quello che è successo agli altri piloti..."

"E' stato per il mio obiettivo"

"Il tuo obiettivo?"

"Sì. Sono venuta perché c'è una cosa qui che devo fare. Un bisogno che deve essere soddisfatto, a cui non posso resistere, altrimenti potrebbe col tempo consumarmi"

"Oh..."

Allora era per questo che aveva accettato di pilotare l'EVA? Era abbastanza vago. E, anche se non sapevo perché, mi suonava fastidioso.

"Perché piloti l'EVA, Ikari-kun?"

Sussultai a quella domanda. Me l'avevano già fatta, e non ero mai stato capace di dare una risposta sincera e diretta, perché i miei motivi cambiavano tutte le volte. Alla fine sospirai e feci ciò che prima sembrava avere funzionato: le dissi quello che provavo.

"Io... non ne sono più sicuro. La prima volta che ho pilotato è stato per salvare la vita di Rei. Poi, l'ho fatto perché mi dicevano di farlo. Ho cercato anche di ottenere il rispetto di mio padre, per fargli sapere che c'ero anch'io. Non ho mai ottenuto quello che stavo cercando. Più tardi mi resi conto che dovevo pilotare per proteggere coloro che amavo. Però, alla fine, li ho persi comunque. Adesso... voglio solo che tutto questo finisca, credo. Un altro Angelo, per l'ultima volta"

Gli occhi di Kaoru si ridussero a due fessure, un'espressione seria comparve sul suo volto.

"Capisco. E cosa farai quando quest'ultimo Angelo sarà sconfitto?"

"Se sarò ancora vivo... credo che cercherò un'altra ragione per vivere..."

Improvvisamente entrambi non parlammo più. Vedere Kaoru che non sorrideva mi turbò leggermente...

"Che cosa significa per te la croce che indossi?"

Presi la croce d'argento da sotto i vestiti che la coprivano e la fissai.

"Era di Rei. L'ha lasciata a me, prima della battaglia contro il Sedicesimo Angelo. Voleva che l'avessi io, immagino. Per questo la indosso"

Continuammo a chiacchierare per un po'. Le parlai di mio padre e di mia madre. Le parlai anche di Misato e Kaji. Mentre discutevamo, venni a sapere che Kaoru non aveva mai conosciuto i suoi genitori. In quel momento pensai che loro dovessero averla abbandonata, oppure che fossero morti per colpa del Second Impact. Lei non sembrava a proprio agio riguardo all'argomento, si prese il tempo per scegliere accuratamente le sue parole, perciò decisi di non insistere. Tra l'altro, si stava facendo tardi. Avevamo parlato per due ore ed entrambi decidemmo che era ora di andare a letto. Le feci vedere dov'era la stanza di Asuka, poi andai nella mia. Una volta chiusa la porta, mi lasciai sfuggire un lungo sospiro e caddi sul letto. Mi sdraiai supino e mi ritrovai a fissare il soffitto, come avevo fatto già tante altre volte.

Aveva ragione lei. Mi stavo, molto lentamente ma senza ombra di dubbio, aprendo con lei.

Stavo sbagliando? Non lo sapevo. Lei sembrava così gentile, senza malizia. Come avrebbe potuto farmi soffrire?

Come avevano fatto Rei e Asuka, o lasciandosi portare via o scappando.

Però... quella sera... per la prima volta da quella che mi sembrò un'eternità... non mi ero sentito solo. E... non volevo più sentirmi solo. Era per questo che mi stavo aprendo con lei? Con una ragazza che conoscevo appena? Ero così patetico che mi andava bene chiunque, purché mi facesse dimenticare la solitudine che sentivo nel mio cuore?

Di cosa avevo più paura? Del dolore o della solitudine?

E poi mi venne in mente una cosa. Un pensiero molto fastidioso. Che ci fosse questa mia paura di rimanere solo dietro alla ragione per cui avevo rimandato per così tanto tempo la mia scelta tra Rei e Asuka?

- - -

 

Ero seduto su una sedia in una stanza buia. L'unica fonte di illuminazione era una luce che mi circondava, creando un piccolo cerchio di circa due metri di diametro intorno a me. Tutto il resto era completamente buio, non riuscivo a vedere da dove provenisse la luce. Non sapevo com'ero finito lì. Tutto ciò che sapevo era che avevo paura. Ma non di quell'insolito ambiente. Era qualcos'altro. Un opprimente senso di terrore. Stava per succedere qualcosa.

Infatti successe. E fu peggio di qualsiasi mio incubo.

Apparvero delle immagini di fronte a me. Non venivano da un proiettore, né apparvero su uno schermo, eppure c'erano. Io però non mi chiesi da dove provenissero. Tremai quando le riconobbi.

L'Unità-01, che cercava di sconfiggere il Sedicesimo Angelo. Era un scena che si era impressa profondamente nel mio essere. Quando sciolse l'armatura dell'Unità-01, quest'ultima lasciò andare il gigantesco serpente di luce. Si preparò a schivare un nuovo attacco quando improvvisamente il serpente si irrigidì. Dall'altra parte, l'Unità-00 si deformò in una palla attorno al punto in cui l'Angelo era unito ad essa.

"No!"

Non volevo vedere quello che stava per succedere. Per questo chiusi gli occhi.

Ma poi sentii le parole.

"Rei! Fa' come ti ha detto Misato!"

"E' troppo tardi..."

"Rei!!!"

Aprii gli occhi e vidi l'Unità-01 correre verso l'Unità-00. Ma sapevo già che non avrebbe fatto in tempo.

"Shinji... qualunque cosa succeda... non dimenticare mai... che io ti amo"

"NO! Rei! Non farlo! REI!!!"

"Ti amo..."

Venni accecato dall'esplosione dell'Unità-00, poi le immagini scomparvero e tutto ridiventò buio.

"Tu mi hai lasciato morire"

"Rei!"

Mi voltai e vidi Rei dietro di me, come sempre nella sua uniforme scolastica. Era l'unica cosa che riuscivo a vedere in quell'oscurità.

"Dopo il Quindicesimo, hai giurato che non avresti permesso ad un altro Angelo di farci del male, ma non sei riuscito a proteggermi e per questo sono dovuta morire"

"Ho fatto tutto quello che potevo!"

"No, non è vero. Avresti potuto distruggerlo"

"Attaccarlo voleva dire fare del male a te!"

"Ti sei comportato come con il Tredicesimo Angelo. Avevi paura di farci del male, così ci hai lasciato morire. Io non sono stata così fortunata come Suzuhara-kun"

Ecco, l'aveva detto. Era un pensiero che mi perseguitava sin da quel giorno, una cosa che mi ero rifiutato di affrontare, anche solo di pensarci. Forse attaccando quell'Angelo l'avrei ferita, ma alla fine avrei potuto salvarle la vita.

"No... io... Rei... io..."

Cercai di guardare da un'altra parte. Lei apparve di fronte a me, questa volta con indosso la plugsuit, la sua pelle coperta di ferite causate senza dubbio dal Sedicesimo Angelo.

"Tu mi hai ucciso"

"Rei!"

Mi precipitai verso di lei cercando di raggiungerla, smarrito, confuso, pieno di sensi di colpa. Ma quando la punta delle mie dita la sfiorarono, tutto il suo corpo arse nelle fiamme. Vidi la sua pelle diventare nera come il carbone, poi poco dopo sciogliere le ossa bruciate, che a loro volta ben presto non furono altro che cenere nera che scomparve nell'oscurità.

"Rei! Rei!"

Caddi sul pavimento, in lacrime.

"Non mi hai mai amato. Amavi solo lei"

Alzai gli occhi sconvolto, e vidi Asuka che mi guardava con il volto rigato di lacrime. La sua uniforme scolastica era sporca e strappata qua e là. Era pallida, sembrava dimagrita, e cerchi scuri sotto i suoi occhi indicavano che era vicina all'esaurimento. Non sembrava arrabbiata, ma il suo sguardo era freddo come il ghiaccio, segno che stava parlando sul serio.

"Non è vero Asuka! Io ti amo!"

"Non me l'hai mai dimostrato"

Non avrebbe potuto farmi più male neanche se mi avesse trafitto con un coltello.

"Ma io ti amo! Quella notte non è stata una prova sufficiente?"

"Hai avuto solo pietà di me. Inoltre, per te dev'essere stata solo un'altra botta veloce. Hai fatto sesso con Rei prima di me. Si vedeva. Sapevi troppo. Come toccarmi nei punti giusti, come farmi piacere. Come essere gentile così da non farmi troppo male. Hai tradito la mia fiducia"

Restai senza fiato. Lei sapeva...

"Asuka... io... io... io ti amo davvero..."

"Non ha importanza. Ami anche lei"

"Ma lei è morta!"

"E allora vuoi che io la sostituisca? Che prenda il suo posto nel tuo letto?"

"No! No... non è... non è così... io... io..."

Dentro di me, sapevo che aveva ragione lei. Non era giusto da parte mia cercare il suo amore in questo modo solo perché Rei non era più disponibile. Saltare da una all'altra... era sbagliato. Era sbagliato fin dall'inizio...

"E' troppo tardi. Me ne vado"

Asuka cercò qualcosa nella sua tasca e tirò fuori un lungo coltello da cucina. Guardai in preda all'orrore quando lei avvicinò la lama al suo polso.

"Non ti disturberò più. Mai più"

Mio Dio!

"No!"

Prima che io potessi anche solo muovermi, la lama scivolò diretta in profondità nella pelle e nella carne, tagliando le vene e lasciando scorrere liberamente il sangue fuori dal suo corpo, nell'oscurità.

"Asuka!"

Quando la toccai, cercando di afferrare il suo polso per fermare la fuoriuscita di sangue, tutto il suo corpo esplose in una cascata di sangue caldo, bagnandomi da capo a piedi.

Urlai.

- - -

 

Mi svegliai di soprassalto, in uno stato a metà tra il sogno e la consapevolezza, terrorizzato dall'oscurità della mia stanza. Caddi in preda al panico quando mi accorsi che non potevo quasi muovermi; nel mio incubo ero riuscito ad imprigionarmi nelle coperte. Mi sentivo un animale in trappola. Cercai di svincolarmi, di calciare via le coperte, dimenandomi per liberare le braccia, ansante e in lacrime. Non mi fermai una volta libero. Lo feci solo quando sentii due mani afferrarmi le braccia, il petto di qualcuno appoggiato alla mia schiena e un respiro caldo sul collo. Fui sul punto di impazzire di nuovo, la paura stava prendendo il sopravvento su di me quando sentii delle parole, dolci e tranquille.

"Va tutto bene. E' finita. Non c'è nulla di cui avere paura. Adesso sei sveglio"

Quelle parole penetrarono la nebbia della mia mente. Un sogno. Era stato tutto un sogno. No... un incubo.

Mi accorsi di essere seduto sul mio letto con la maglietta madida di sudore, mentre due braccia ora mi abbracciavano forte. Poi i ricordi del sogno mi piombarono addosso. Trattenni a stento le lacrime che minacciavano di sopraffarmi.

"Shinji-kun. Non farti questo"

Mi girai e guardai Kaoru. Aveva un'espressione triste sul suo volto. Fui sorpreso di vedere una lacrima scivolare silenziosamente lungo la sua pelle d'avorio. Una parte di me notò che era completamente nuda, ma in quel momento mi sembrò la cosa più insignificante del mondo.

"Così tanto dolore e così tanta tristezza. Non tenerti tutto dentro. E' giusto piangere. Fai uscire tutto. Sfogati"

Guardai quegli occhi rossi colmi di lacrime. Lacrime che aveva versato perché poteva sentire la profondità del mio dolore. Fu sufficiente questo. Piansi di nuovo, sul suo petto stavolta, piansi tutte le lacrime che mi erano rimaste.

Andai avanti così per un po'. Non so per quanto. Ma per tutto il tempo lei mi tenne stretto a sé, pronunciando parole che non capivo completamente; non aveva importanza, il suono della sua voce mi rassicurava. Quando i miei singhiozzi diminuirono, lei iniziò a togliermi la maglietta che indossavo, dicendo che non dovevo dormire con dei vestiti così sudati. Io non la fermai, mi sentivo esausto. Come se fossi un bambino, mi mise a letto e mi rimboccò le coperte, così sarei stato al caldo. Poi si chinò su di me e mi baciò la fronte, un gesto che non vedevo da molti anni, dalla scomparsa di mia madre. Probabilmente lei se ne sarebbe andata se non le avessi afferrato il polso.

"Non lasciarmi solo. Ti prego... ho paura... non voglio stare solo..."

Lei sorrise e prese posto sotto le coperte al mio fianco. Poi mi prese tra le sue braccia e mi abbracciò forte.

"Grazie..."

Sdraiati lì, mi sentivo tranquillo. Il suo corpo caldo e confortevole contro la mia schiena nuda, il suo abbraccio... sicuro.

Ben presto riuscii a riaddormentarmi, ma questa volta feci solo sogni meravigliosi.

In retrospettiva, quando ripenso a quella notte, ho imparato molto...

- - -

 

Mi svegliai accorgendomi che mancava qualcosa. Mi ci volle un po' per capire esattamente cosa fosse. Solo quando mi ritornarono in mente gli avvenimenti della sera prima capii di cosa si trattasse. Kaoru se n'era andata.

Mi alzai e guardai in giro per l'appartamento. Nessuna traccia di lei. Diedi un'occhiata fuori. Era ancora notte fonda, perciò probabilmente se n'era semplicemente andata. Era questo forse che mi aveva svegliato.

Era stata così gentile con me, nonostante tutti i miei sforzi per allontanarla. Rimpiangevo di essermi comportato in quel modo. Lei meritava di meglio.

"Perché tu sei meritevole d'affezione"

"Cioè, ti amo"

Aveva detto di amarmi. E me l'aveva dimostrato. Le ero grato, però... non pensavo che sarei riuscito a ricambiare quel sentimento un giorno. Comunque, sembrava che non mi chiedesse altro in cambio che di aprirmi con lei.

E mi accorsi che volevo farlo. Nella mia mente, una voce cercava di avvisarmi che stavo correndo un rischio troppo grande. La ignorai. Finché non fossi stato sicuro di essere pronto per qualcosa di più, di potere provare qualcosa di più, da adesso in poi avrei considerato Nagisa solo una semplice amica.

"Se lei è tua amica allora perché se n'è andata così all'improvviso, senza dire una parola?"

Ancora una volta ignorai quella parte di me. Se l'avessi ascoltata sarei rimasto per sempre solo. Perciò mi concentrai su problemi più urgenti. Andai in bagno.

Il mio cellulare scelse quel preciso momento per farsi sentire. Seccato, lo ignorai e andai per la mia strada. Adesso che avevo deciso di andare in bagno mi accorsi di quanto ne avessi davvero bisogno. Continuò a suonare. Mi lasciai sfuggire un sospiro di frustrazione, e andai a rispondere. Avrebbe fatto meglio a essere urgente...

"Pronto?"

"Shinji!" disse la voce, che riconobbi come quella di Hyuuga. "Era ora! Dove sei?"

"A casa..."

"Bene! Mando la Sicurezza a prenderti! Preparati!"

La comunicazione terminò. Che strano. Tutta questa fretta. Poteva significare una cosa sola. Il Diciassettesimo Angelo.

Finalmente!

Dopo una breve visita al bagno mi precipitai a mettermi qualcosa addosso e fui fuori dall'appartamento, dove vidi due agenti della Sicurezza. Non persero tempo nel dirmi "Seguici", cosa che feci.

Venni portato in breve tempo al Quartier generale. Il tempo sembrava essere essenziale, e questo rafforzò in me l'idea che si trattasse dell'attacco di un Angelo, anche se questa volta le sirene della città erano spente. Perciò non appena arrivai al Quartier generale corsi verso gli spogliatoi e mi affrettai a indossare il mio plugsuit. Esitai solo quando fu il momento di mettere le ricetrasmittenti. Le guardai per un attimo, poi le rimisi nell'armadietto e presi invece un paio di familiari ricetrasmittenti rosse...

- - -

 

Restai senza fiato quando Misato terminò il suo breve resoconto. Mi sentii come se mi si fosse spezzato il cuore nel petto.

Kaoru... un Angelo... no, non poteva essere...

Non Kaoru. Lei era così gentile... non aveva niente in comune con quei mostri.

"Non è vero... non può essere vero..."

Ma il modo in cui aveva reagito quando avevo parlato di uccidere l'ultimo Angelo...

"E' così. Devi ucciderlo"

Uccidere Kaoru... ucciderla?

"No"

Disattivai l'EVA. Sapevo che lei persone nella sala di controllo stavano probabilmente lottando per riattivarlo, ma non ci sarebbero riusciti.

"Shinji! Che stai facendo?!" Misato sembrava in preda al panico.

"Riattiva immediatamente l'Unità-01"

Stranamente, la voce del Comandante non mi sembrava più così carica di autorità.

"Per fare cosa? Per andare laggiù e uccidere la mia amica?"

La mia amica... sì, Kaoru era mia amica. Però... lei aveva detto di amarmi. Come poteva essere se era un Angelo? Che mi avesse mentito? Ma aveva davvero importanza? Ripensai agli avvenimenti del giorno prima, a come era stato bello stare con lei. Non mi sentivo più solo.

Decisi che non m'importava quale fosse la sua natura.

Inoltre... non sarei mai riuscito ad uccidere un altro essere umano a sangue freddo.

Anche se si trattava di un Angelo.

"Esatto"

"Dannato te! Hai ferito Touji! Hai fatto soffrire Asuka! Mi hai portato via Rei! E adesso vuoi che uccida Kaoru? Tu maledetto figlio di puttana! Se non fosse il nome di mia madre, mi vergognerei di chiamarmi Ikari!"

Cadde un silenzio mortale dopo che ebbi pronunciato quelle parole. Io stesso ero sbalordito. Da dove mi erano venute? Ikari non era... il nome di mio padre? Come facevo a saperlo?

Non che avesse davvero importanza...

"Non ucciderò Kaoru... non lo farò..."

"Così moriranno tutti"

Non c'era la solita sicurezza nella voce del Comandante. Io però non me ne accorsi.

"Non m'importa... forse è meglio così..."

Il silenzio che seguì venne rotto dalla voce di Hyuuga.

"L'obiettivo ha passato il terzo livello!"

"Shinji! Io... non voglio morire..."

Misato?

"Non vuoi porre fine al dolore, Misato-san?"

"Non voglio morire... perché... perché... sono... sono incinta..."

Restai a bocca aperta e sentii reazioni simili anche sul sistema di comunicazione.

"Ho in grembo in figlio di Kaji... non voglio che muoia..."

Misato incinta? Il figlio di Kaji? Questa rivelazione mi riportò alla realtà.

Improvvisamente l'Unità-01 si riattivò. Ma non l'avevo voluto io. E sapevo che non era stata opera della NERV.

"Mamma..." sussurrai, prima di sospirare leggermente. "Va bene, andiamo..."

Non volevo farlo. Ma non avevo scelta. Forse avrei trovato qualche altro modo se fossi riuscito a raggiungere Kaoru.

"Unità Evangelion 01, lancio!" urlai finalmente, procedendo all'inseguimento della mia amica.

- - -

 

Seguendo le istruzioni, spostai l'EVA verso un condotto che sembrava scendere molto in profondità. Non riuscivo a vederne il fondo. Non importava. Senza pensarci un secondo di più, saltai.

Scesi molto velocemente, e ben presto vidi l'Unità-02 che galleggiava lentamente verso il basso. Kaoru era al suo fianco. Non mi fermai a domandarmi come facessero lei e lo 02 a stare così sospesi in aria.

"Kaoru!"

Quando mi avvicinai, le mani dell'Unità-01 si chiusero attorno a quelle dell'Unità-02, preparandosi al combattimento: i due giganti lottavano per prendere il sopravvento. Mi resi conto solo più tardi che avevo smesso di cadere e stavo galleggiando verso il basso insieme all'Unità-02.

"Ti stavo aspettando, Shinji-kun"

Non mi fermai neppure a riflettere su come fosse possibile per me sentire la sua voce all'interno dell'entry plug. La stavo sentendo e questo semplice fatto per me era sufficiente.

Quello che notai invece fu l'espressione sul suo volto. Il sorriso allegro era sparito. Aveva uno sguardo freddo. Uno che avrei associato soprattutto ad Ayanami.

"Perché Kaoru?! Perché stai facendo questo? Mi hai tradito?! Hai detto di amarmi... l'hai fatto solo per potermi manipolare come fanno tutti?!"

"No Shinji-kun. I miei sentimenti sono sinceri. Ma questa è una cosa che devo fare"

"Kaoru! No! Tu... non puoi essere un Angelo..."

"Gli EVA sono costituiti della mia stessa sostanza, poiché io discendo da Adam. In assenza dell'anima, è possibile assimilarsi. E l'anima di questa unità si sta ora volontariamente rinserrando. Posso usarla come voglio"

"Kaoru!"

In quel momento compresi che qualunque cosa avessi detto lei non mi avrebbe ascoltato.

Era un Angelo.

Se lei aveva qualcosa da fare, lo stesso valeva per me.

"Perdonami, Asuka..."

Il compartimento nella spalla sinistra dell'Unità-01 si aprì rivelando il progressive knife. L'Unità-02 fece la stessa cosa. Entrambi gli EVA presero la propria arma. Ben presto mi ritrovai non ad attaccare come avevo previsto, ma piuttosto a difendermi. Le due lame si scontrarono, rilasciando una cascata di energia scintillante. Mettendoci più forza entrambi i prog knife improvvisamente vennero deviati. Trattenni il fiato terrorizzato quando vidi che la mia arma stava puntando dritto verso Kaoru. Fui sbalordito di vedere la lama fermata a un metro di distanza da lei da un AT-Field.

"UN AT-FIELD?!?!"

"Esatto. Voi Lilims usate chiamarlo così. Il sacro dominio che non può essere violato da alcuno. La luce dell'animo. Dovreste saperlo anche voi Lilims, sapere che gli AT-Fields sono le mura dell'animo che tutti possiedono"

Non capivo, e non m'importava.

Gemetti, sentendo improvvisamente un dolore acuto al petto. L'Unità-02 aveva appena pugnalato l'Unità-01. Reagii affondando il mio prog knife nel suo collo, così in profondità che la punta della lama uscì dall'altra parte.

Le due unità lottarono per alcuni secondi. Strinsi i denti per il dolore causato dal progressive knife dell'Unità-02 che venne spinto più a fondo nel petto dell'Unità-01.

Improvvisamente cademmo e colpimmo con forza il terreno, creando con il nostro impatto una cascata di polvere e sporco. Mentre ordinavo all'EVA stordito di rimettersi in piedi, vidi che Kaoru stava volando via.

"Kaoru! Fermati!"

Stavo per andare al suo inseguimento quando sentii qualcosa bloccare sul posto la gamba sinistra dell'EVA. L'Unità-02 l'aveva appena afferrata...

Lanciando un grido di battaglia ripresi la mia lotta contro lo 02. L'unità mi pugnalò nuovamente al petto, ma stavolta io affondai il mio prog knife proprio nella sua testa. Questo però non la fermò come avevo sperato. Improvvisamente sentii qualcosa colpire il mio EVA, qualcosa di simile a un'onda d'urto, ma diversa.

"Che diavolo?!"

Poi sentii il mio avversario afflosciarsi. O l'avevo finalmente fermato, oppure Kaoru ne aveva perso il controllo. In ogni caso...

Lentamente, andai nella direzione in cui avevo visto Kaoru allontanarsi. Non avevo molta fretta di confrontarmi con lei e il petto mi faceva ancora male.

Trattenni silenziosamente il fiato quando vidi Kaoru sospesa in aria proprio di fronte ad un gigante bianco, sopra un lago che sembrava essere di LCL. Mi scordai presto di quella scena quando allungai la mano del mio EVA e afferrai Kaoru. Vedere un centinaio di cloni della tua ragazza morta tendeva a rendere certe scene meno impressionanti.

"Confidavo che tu fermassi l'Unità-02. Grazie, Shinji-kun. In altro modo, probabilmente io avrei continuato a vivere con lei"

"Kaoru, ma perché?" chiesi di nuovo, sperando di sentire una risposta che rendesse la mia scelta più facile.

"Perché io dovrei vivere in eterno, tale sarebbe il mio destino, anche se ciò risulterebbe nella distruzione dell'uomo. Però io posso anche morire in questo modo. Vita o morte hanno in effetti lo stesso valore per quanto mi riguarda. La mia morte volontaria è anzi la mia unica libertà assoluta"

Trattenni il fiato. No...

"Kaoru! Non starai... non mi starai chiedendo di ucciderti? Non voglio... non posso..."

"Shinji-kun... se io rimango in vita, tutta l'umanità morirà. Se muoio, allora tu, e tutti gli altri uomini, donne e bambini avrete la possibilità di avere un futuro. E se riuscirete ad affrontare il giudizio finale che vi attende... forse un giorno potremo incontrarci di nuovo"

"No! Di certo... c'è un modo per evitare la tua morte. Torna indietro con me. Possiamo andarcene. Dimenticati di tutto questo. Non sei obbligata a farlo!!!"

"No, Shinji. Il mio vero nome è Tabris. Io sono l'Angelo del Libero Arbitrio. Per questo mi è stata data questa forma. A differenza dei miei fratelli io posso scegliere il mio destino, come voi Lilims fate ogni giorno. Ma il prezzo del libero arbitrio sono le responsabilità. Una volta compiuta una scelta non puoi cancellare il passato e devi accettare le conseguenze del cammino che hai scelto. Io non posso più resistere al richiamo di Adam, per questo mi sono lasciata alle spalle la vita di Kaoru Nagisa, e adesso eccoci qui. Tu hai scelto di venire qui per fermarmi. Adesso per te è il momento di accettare le conseguenze della tua scelta"

"Kaoru! Non posso!"

"Ti prego Shinji-kun. Uno di noi deve morire e l'altro deve vivere. Devi essere tu a vivere. Questo è il mio desiderio. Shinji-kun... sono felice di averti incontrato. Voi Lilims avete una vita breve e fragile, per questo le vostre emozioni sono molto forti. Adesso vi comprendo meglio. Siete così meravigliosi. Specialmente tu, Shinji-kun. Il tuo cuore è così sensibile che sei sopraffatto dal dolore dell'esistenza. Ma non dimenticare che non esiste solo la sofferenza. Non avere paura di aprire te stesso, mente, corpo, cuore e anima, ai tuoi cari. Anche se il proprio AT-Field li separa l'uno dall'altra, è possibile per due esseri viventi legarsi. Voi Lilims non dovreste guardare più lontano; questo è il vero perfezionamento dell'uomo"

"Io... io non capisco quello che stai cercando di dirmi..."

"Capirai col tempo"

"Kaoru!"

"Ancora qualche parola come regalo d'addio. Shinji-kun, ci sono molti modi di amare. E' possibile amare due persone in modo simile, e allo stesso tempo diverso. E' giusto. Ma se vuoi essere veramente felice devi capire qual è l'amore che ti è più caro, che ti fa sentire completo. Non esitare. Se continui ad amarle, loro non ti odieranno. Ma per il tuo bene, devi scegliere. Ora... è giunto il momento. Devi fare quello che deve essere fatto, e non lasciarti sopraffare dai sensi di colpa. E' la cosa giusta da fare, e il tuo cuore non deve essere distrutto come conseguenza di ciò. Grazie Shinji... addio..."

Stava sorridendo di nuovo.

La ragazza chiuse gli occhi e attese il suo destino.

No... non una ragazza... un Angelo. Cioè, questo è ciò che continuavo a ripetermi. Chiusi gli occhi e cercai di ricordare tutti i miei incontri con gli Angeli, tutte le volte in cui avevano portato morte e distruzione nella mia vita.

Il Primo Angelo. Metà della popolazione umana era stata distrutta. Aveva ucciso il padre di Misato. Per colpa sua, avevo perso sia mia madre che mio padre.

Il Terzo Angelo. Aveva quasi ucciso Rei. Aveva cercato di uccidere anche me, mi aveva ferito. Aveva ferito la sorella di Touji.

Il Quinto Angelo. Rei aveva quasi sacrificato se stessa per salvarmi da lui.

L'Ottavo Angelo. Ero riuscito a salvare Asuka appena in tempo quella volta.

Il Tredicesimo Angelo. Per colpa sua Touji aveva perso un braccio e una gamba.

Il Quattordicesimo Angelo. Aveva quasi ucciso Rei e Asuka.

Il Quindicesimo Angelo. Aveva violato la mente di Asuka. Lei se n'era andata per questo motivo, ne ero certo.

Il Sedicesimo Angelo. Per ucciderlo, Rei aveva sacrificato la sua vita.

Tutte le volte che ricordavo quanto un Angelo ci avesse fatto soffrire, la mia rabbia aumentava. Abbastanza da dimenticarmi della ragazza che avevo conosciuto sotto il nome di Kaoru e al suo posto vedere un mostro.

Ero così infuriato che non ricordo di avere ordinato alla mano dell'Unità-01 di chiudersi su di lei. Non percepii quasi resistenza.

Ma quando aprii gli occhi, l'illusione svanì. Quando riaprii la mano dell'EVA non vidi i resti di un mostro. Solo poltiglia rossa. Sangue. Adesso le mie mani erano davvero sporche di sangue.

Avevo ucciso. Però lei aveva detto che era la cosa giusta da fare. Il pensiero non mi fece sentire per niente meglio.

Stavo ancora piangendo quando mi tirarono fuori dall'entry plug...

- - -

 

Ancora una volta, ero in piedi di fronte al lago di Tokyo-3.

Come mi ero ripromesso, avevo sconfitto il Diciassettesimo Angelo. Ma questa vittoria non mi aveva dato alcuna gioia.

Adesso ero ancora più solo di prima.

Ed ero veramente un assassino.

Il pensiero mi fece star male.

Qualunque frammento di innocenza avessi rimasto mi era stato strappato via nel momento in cui Kaoru era morta.

Kaoru...

Quanto sembravano vividi i miei ricordi di lei...

Kaoru, che mi sorrideva.

Kaoru, che mi aiutava ad uscire dall'entry plug.

Kaoru, che mi portava il pranzo.

Kaoru, che ascoltava la mia musica con un'aria di calma e serenità sul suo volto.

Kaoru, che lodava la mia esecuzione.

Io e Kaoru, che parlavamo di noi.

Kaoru che mi abbracciava, facendomi sentire caldo e al sicuro.

Ricordando tutti quei momenti felici, mi resi conto... che mi sarebbe mancata molto. Solo adesso che lei se n'era andata compresi quale impatto avesse realmente avuto nella mia vita.

Non l'amavo. Ma con il tempo forse avrei potuto.

Ma non avrei mai avuto la possibilità di saperlo per certo.

"Shinji..."

Trasalii nel vedere Misato in piedi al mio fianco. Sembrava sinceramente dispiaciuta per me.

"Prima Rei e adesso Kaoru... sono morti per salvarmi la vita. Anche Touji è quasi rimasto ucciso. Misato-san... non voglio che qualcun altro soffra per colpa mia..."

"Lo so, Shinji-kun"

"Perché sono io quello che sopravvive sempre? Perché le persone devono sacrificarsi per me? Non lo merito! La mia vita non merita così tanto dolore. Avrei dovuto essere io a morire. Forse c'è ancora tempo per porre fine alla sofferenza"

"Shinji!"

Sussultai quando sentii la mano di Misato colpirmi la guancia.

"Non dirlo mai più, Shinji! Non osare neppure pensarlo! Se tu muori adesso, allora tutti i sacrifici e il dolore che i tuoi amici hanno sopportato non avrebbero più significato! Non rendere vani i loro sforzi!"

Le parole mi colpirono ancora più forte della mano. Non avevo mai considerato la cosa sotto questo punto di vista.

"Misato..."

"Oggi, hai visto la tragedia della guerra. La guerra non è un fatto né positivo né negativo. E' qualcosa che semplicemente è. Si deve lottare per la propria sopravvivenza. Spesso però la vittoria non è un buon motivo per festeggiare, perché anch'essa può essere stata ottenuta caro prezzo. Puoi solo andare avanti. E' la sola cosa positiva che può venirne fuori"

Quelle parole erano vere. Non mi portarono conforto, però mi diedero un obiettivo.

"Anche se tutti gli Angeli sono stati sconfitti, sento che questa guerra non è ancora finita. L'umanità potrebbe ancora dipendere da te, Shinji. Per questo abbiamo bisogno che tu sia forte..."

Misato si accarezzò gentilmente lo stomaco.

"... e devi esserlo anche per te stesso, come pure per coloro che ami"

Coloro che amavo...

"Tu pensi che non ci siano più speranze, ma ti sbagli. Non è ancora tutto perduto... o almeno lo spero" Si accarezzò di nuovo lo stomaco, leggermente. "Camera 303, Shinji. L'ospedale. Non so se si può fare ancora qualcosa, ma... qualche volta la cosa migliore in cui possiamo sperare è tentare"

L'ospedale?

"A... Asuka? Avete trovato Asuka?!"

"Sì. Anche se questo potrebbe avere qualcosa a che fare con la perdita della Fifth Children"

Non m'importava la ragione. Tutto quello che mi interessava era che Asuka era tornata.

Forse c'era ancora qualche speranza. Dopo tutto, la notte lascia sempre il posto alla nascita di un nuovo giorno...

 

[Continua...]

 

Prossimo capitolo:

Capitolo 12 - End of Evangelion

 

Vita. Morte.

Scelte.

L'ultimo banco di prova della NERV.

Il destino può essere cambiato?

La NERV e i Children vinceranno contro tutte le avversità?

Oppure il mondo come noi lo conosciamo vedrà la sua fine?

 

---

Omake (by Daniel Snyder)

 

Dentro di me, sapevo che aveva ragione lei. Non era giusto da parte mia cercare il suo amore in questo modo solo perché Rei non era più disponibile. Saltare da una all'altra... era sbagliato. Lo era stato fin dall'inizio...

"E' troppo tardi. Adesso me ne vado"

Asuka cercò qualcosa nella sua tasca e tirò fuori...

"WAAAARK!"

"Io e Penny-chan non ti disturberemo più. Mai più"

Mio Dio! No!

"No! Non... non Pen-pen!!!"

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 12 - End of Evangelion ***


THE ONE I LOVE IS…

CAPITOLO 12 - END OF EVANGELION

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Parte 1: L'invasione

"Odio questa stanza"

Queste furono le prime parole che dissi dopo... non sapevo neppure quanto tempo.

Mi guardai attorno. Era una camera enorme, che sembrava anche più larga dal modo in cui veniva illuminata dalle grandi finestre rinforzate e dalle luci fluorescenti sul soffitto. Una stanza che pareva molto spoglia nonostante la presenza del letto su cui era sdraiata la ragazza dai capelli rossi e tutti i macchinari attorno a lei. Il secondo letto e tutto l'arredamento estraneo erano stati rimossi, presumibilmente per la sicurezza della ragazza. L'unico suono udibile nella stanza erano i bip regolari del monitor cardiaco a cui era collegata.

"Staresti molto meglio a casa"

Ma io non ero qualificato per prendermi cura di lei. Alzai il capo e aprii gli occhi per guardare la ragazza, stringendo i denti quando sentii un'ondata di dolore percorrere tutti i muscoli del mio collo. Per quanto tempo ero rimasto in quella posizione, seduto su quel piccolo sgabello?

Lei dormiva ancora. Però... non sembrava tranquilla. Forse stava affrontando una sorta di lotta interiore. Il suo polso destro era forato da un'unità IV, che manteneva in vita il suo corpo dandole il nutrimento necessario. Sapevo che non era sufficiente però, vedendo quanto fosse pallida e come sembrasse dimagrita. Ma questo era tutto ciò che i medici potevano fare. Guardai le bende sul suo polso sinistro. Le avevano già salvato la vita.

"Perché hai fatto questo, Asuka?"

Già, perché. Non riuscivo a capire. Asuka, tra tutte le persone...

"Non temere, non ti disturberò più. Mai più"

Era questo che intendeva veramente?

"Dannazione, Asuka! Perché?! Per colpa mia?! E' stato per colpa mia?! Stupida!!!"

Come le altre volte mi ritrovai a piangere, e le mie lacrime bagnarono in alcuni punti le lenzuola del letto che coprivano il suo petto. Poi, dopo alcuni minuti, le lacrime si fermarono improvvisamente come erano comparse.

Ma la questione rimaneva: perché si era comportata così?

Forse perché... pensava di avere perso tutto ciò che aveva.

Conoscevo quella sensazione. Non l'avevo provata io stesso dopo la morte di Kaoru?

Però... Asuka non era una codarda come lo ero io...

L'avevano trovata in un edificio abbandonato, all'incirca nello stesso momento in cui finalmente uscii dall'entry plug dell'Unità-01. Era sdraiata in una vasca. I suoi vestiti erano accuratamente piegati su una sedia vicina, una cosa che lei non aveva mai fatto, l'acqua era rossa del sangue che lentamente fuoriusciva dal suo polso tagliato. Il coltello da cucina che aveva usato era stato trovato sul pavimento dall'altra parte del bagno. Gli agenti della sicurezza che l'avevano trovata agirono abbastanza in fretta perché i dottori le salvassero la vita. Per fortuna l'ospedale teneva abbondanti riserve dei tipi di sangue di tutti i piloti.

Fisicamente adesso stava bene. Aveva sofferto di una leggera forma di malnutrizione, ma nulla di grave. Comunque, non si sarebbe svegliata. I dottori avevano detto che dipendeva tutto da lei. Non si svegliava perché non voleva farlo.

Perciò aspettavo che lei tornasse.

La maggior parte del tempo mi limitavo ad aspettare in silenzio. Non era facile. Infatti era stancante. Mi faceva tornare in mente la mia esperienza all'interno del Dodicesimo Angelo. Non c'era proprio nient'altro che potessi fare se non restare ad aspettare. Quando mi annoiavo troppo parlavo con lei, sperando che il suono della mia voce la potesse raggiungere in qualche modo... dovunque lei si trovasse. Le parlavo del passato, di quello che ho pensato quando l'ho vista per la prima volta su quella portaerei, così bella nel suo vestito giallo, e come fossi rimasto impressionato dalla sua sicurezza. L'avevo ammirata fin dall'inizio. Lei era tutto ciò che non ero io: forte, bella, di talento, sicura di sé. Le parlai della nostra prima notte da soli, l'ultimo giorno del nostro allenamento di sincronizzazione, di come l'avessi quasi baciata. Le parlai di quanto fosse stato bello vivere con lei, anche se qualche volta mi era sembrata una tortura crudele perché lei mi aveva sempre insultato e preso in giro. Le parlai dell'Ottavo Angelo, di quanto mi fossi spaventato quando l'Angelo l'aveva attaccata, e come mi fossi sentito sollevato quando afferrai in extremis l'Unità-02, salvandola dalla morte imminente. Le parlai del nostro primo appuntamento, di come mi fossi veramente divertito nonostante la mia decisione a quel tempo di essere il ragazzo di Rei. Come, nonostante tutto, mi fosse piaciuto il nostro primo bacio e ancora di più il secondo. Le parlai della prima notte che passammo nello stesso letto e di come fossi nervoso, così nervoso infatti che quella notte non dormii per niente. Le parlai del viaggio con Touji e Hikari, di quanto fossi stato male pensando che lei mi avesse solo usato, e quanto fossi stato sollevato quando ammise di essersi comportata così perché era innamorata di me e aveva paura di perdermi per colpa di Rei. Le parlai dell'attacco del Quindicesimo Angelo, di come mi fossi sentito inutile, di come mi fossi tranquillizzato nel vedere che fisicamente stava bene, e di

quanto fossi triste quando vidi quanto quella cosa l'aveva ferita. Le parlai della notte in cui avevamo fatto l'amore, di quanto fosse stato bello. Poi le parlai della sera in cui lei fuggì. Le dissi tutto di Rei, che era un clone e che mi aveva dimenticato. Alla fine, le parlai di Kaoru. Le raccontai tutto, di come lei cercò di avvicinarmi, come tentai di respingerla, come iniziai a considerarla un'amica e come alla fine fossi stato costretto a ucciderla.

"Qualche progresso, Ikari-kun?"

La voce mi colse di sorpresa. Ero così immerso nei miei pensieri che non avevo sentito che qualcuno era entrato nella stanza. Riconobbi un'infermiera che conoscevo. Si chiamava Tanaka Michiru, se non sbaglio. Era di turno a questa sezione dell'ospedale. Una donna abbastanza comune, però aveva un sorriso amichevole ed era molto gentile. Mi aveva perfino portato qualcosa da mangiare alla fine del suo turno il giorno prima.

Scossi il capo. Sembrava veramente dispiaciuta per me.

"Sono certa che migliorerà"

"Lo spero proprio"

"Devi avere fiducia. Inoltre, con un uomo così gentile che la aspetta, non c'è dubbio che lei tornerà"

Se il fatto che lei fosse in quel letto non fosse colpa mia.

"Ti dispiacerebbe uscire dalla stanza? Devo prendermi cura del pilota Sohryu"

"Oh... certo. Credo che andrò a mangiare qualcosa"

In realtà non volevo andarmene, ma non potevo discutere. Il personale dell'ospedale era stato così gentile con me. Quando arrivai lì la prima volta erano riluttanti a lasciarmi entrare perché l'orario delle visite era passato. Ma dopo avere discusso un po', il dottore che si occupava di Asuka aveva acconsentito a lasciarmela vedere, dicendomi che al momento ciò che poteva aiutarla maggiormente era il sostegno delle persone che le volevano bene. Da quel momento avevo lasciato la stanza solo in un'occasione, perché avevano bisogno di svolgere dei test e fare un bagno ad Asuka, come pure cambiarle i vestiti. Quando tornai, fui sorpreso di vedere che avevano sistemato un piccolo futon in un angolo della stanza così non avrei dovuto dormire su una sedia come avevo fatto la prima notte.

"Sarebbe meglio. Non le farebbe bene se tu finissi in uno dei nostri letti per un esaurimento. Sei già un po' pallido"

Sorrisi.

"Grazie per l'interessamento"

Mi alzai con una smorfia di dolore sentendo come se un fulmine mi avesse appena spezzato la schiena. Tutti i muscoli mi facevano un male cane. Senza dubbio alzarmi e muovermi un po' sarebbe stata una buona idea. Se il dolore si poteva attenuare...

Mi chinai (dolorosamente) verso Asuka e diedi un leggero bacio sulle labbra della ragazza addormentata. Quasi rimpiansi di averlo fatto. Quelle non erano le labbra soffici e umide che conoscevo; erano secche e aride, e completamente inerti.

"Ikari-kun... stai bene?"

Alzai lo sguardo e ammiccai, notando l'espressione preoccupata dell'infermiera. Poi mi accorsi che avevo le guance umide per alcune lacrime.

"Lo sarò quando lei si sveglierà"

Lanciai un'ultima occhiata alla ragazza addormentata e mi diressi verso la porta.

"Ti prego, abbi buona cura di lei. E se possibile, potresti metterle qualcosa sulle labbra? Sono tutte secche. Le faranno male quando si sveglierà"

"Non temere. La farò di nuovo bella"

"Grazie, Tanaka-san"

 

Non provai alcun piacere nel mangiare il riso e le verdure miste che erano davanti a me. Il sapore era accettabile, ma la mia mente era assorta in ben altri pensieri. Non mi sentivo tranquillo se stavo lontano da Asuka troppo a lungo. Sapevo che era poco probabile, ma ogni volta che lei era fuori dalla mia visuale temevo che potesse andare via. O fare di peggio. Avevo sempre paura di entrare nella sua stanza, perché una parte di me temeva di trovarla in una pozza del suo stesso sangue oppure appesa al soffitto, all'estremità di una corda o della coperta del letto. Una parte di me cercava di convincermi che lei non avrebbe mai fatto una cosa simile, ma il fatto era che... ci aveva già provato una volta.

Perciò mangiai senza appetito. Avrei fatto più in fretta, ma sapevo che l'infermiera Tanaka avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo prima che finisse con Asuka.

Mi alzai, e stavo per restituire il mio vassoio quando improvvisamente sentii deboli suoni di esplosioni, seguiti ben presto da altri molto più forti. Poi la sirena di allarme si fece sentire in tutti i corridoi della NERV.

Restai lì immobile, confuso. Un allarme? Poteva trattarsi di un Angelo? Però Misato aveva detto che il Diciassettesimo doveva essere l'ultimo... non capivo. Rimpiansi davvero di non avere il mio cellulare con me.

Molto velocemente, le altre poche persone che si trovavano in mensa se ne andarono, chiaramente di fretta. Era questo che succedeva ogni volta che un Angelo attaccava oppure oggi era diverso?

"Non stare lì impalato come un'idiota! Va' al tuo posto!"

"Uh?"

Mi girai e vidi un uomo all'entrata della cucina. Dal modo in cui era vestito evidentemente era un cuoco. Era sulla cinquantina. Aveva la testa ricoperta di capelli neri e argentei, ad eccezione di una parte calva, e il suo volto severo mostrava un paio di baffi irritati. L'uomo era abbastanza alto, e anche se non era troppo muscoloso aveva una corporatura grossa e chiaramente forte. Lo trovai molto minaccioso.

"Signore, cosa... cosa sta succedendo?"

Se possibile, l'uomo sembrò ancora più temibile quando mi lanciò una fredda occhiata.

"Che razza di idiota sei?! Siamo attaccati!"

"Attaccati? Da un Angelo?"

"Un Angelo?! Magari..."

Poi, improvvisamente, il volto dell'uomo sembrò illuminarsi, per fare spazio subito dopo a un cipiglio.

"Oh merda! Tu sei uno dei ragazzi che pilotano quei giganteschi robots, non è vero?"

"Beh... sì..."

Il cipiglio dell'uomo si approfondì.

"Dannazione! Vieni qui! Subito!"

L'uomo mi fece segno di entrare in cucina. Quando un'altra esplosione si fece sentire, non esitai.

Nonostante i piatti fossero appena stati serviti, la cucina era praticamente impeccabile. Non ebbi il tempo per guardarmi in giro comunque, perché l'uomo mi trascinò in un ufficio in fondo.

Quest'ultimo somigliava alla cucina; perfettamente in ordine. Evidentemente era l'ufficio dell'uomo, perché gli fu facile trovare e prendere il telefono e poi digitare una lunga serie di numeri.

"E' una linea sicura questa?" chiese l'uomo. "Sì, lo so che c'è un'emergenza di sangue! Ho sentito l'allarme! Guarda... dì solo a quel bel pezzo di donna di Katsuragi che ho qui il suo ragazzino pilota e vorrei portarlo fuori da quest'inferno, perciò che mandi qualcuno a prenderlo. La cucina della mensa"

Senza aggiungere altro l'uomo riattaccò. Pensai fosse un momento buono come un altro per tentare di nuovo la domanda che avevo in mente.

"Cosa... cosa sta succedendo?"

L'uomo mi guardò. Fui sorpreso di vedere il suo volto raddolcirsi.

"Un'invasione"

"Un'invasione? Qualcuno sta attaccando la NERV?"

"Sì. E da quel che sembra, non penso che le cose ci stiano andando bene"

Un'invasione. Chi poteva attaccarci? Per quale motivo?

"Tieni"

I miei pensieri vennero improvvisamente sviati quando mi resi conto che l'uomo mi stava dando una pistola e una fondina. Restai senza fiato.

"Co... cos'è?"

"Una pistola"

"Questo lo so... ma... perché?"

"Per la tua sicurezza. Ne hai mai usata una prima d'ora?"

Oh Dio! Era... troppo. Il mio cervello rischiava il sovraccarico ad ogni minuto.

"Io... io... non ho mai usato una pistola vera. Le usavo con gli EVA, ma..."

"E' la stessa cosa" disse l'uomo prendendo una seconda pistola da un cassetto della scrivania prima di farmela vedere. "Qui togli la sicura. Miri all'obiettivo. Premi il grilletto. E' semplice. Ci sono solo quindici pallottole, perciò non sprecare i tuoi colpi"

"Ma... ma... gli obiettivi... saranno persone..."

L'uomo si limitò a lanciarmi uno sguardo severo.

"O tu o loro. Se ti sparano e ti mancano, rispondi al fuoco"

Era un incubo. Doveva esserlo...

Ma sapevo che non lo era. Mi accorsi di stare tremando. Non andava bene. Era come con gli EVA. Se mi lasciavo dominare dalla paura adesso, ci sarebbero state persone che avrebbero sofferto per colpa mia. Presi la pistola, studiai il freddo e nero strumento di guerra e di morte. Poi goffamente indossai la fondina e assicurai la pistola. Sembrava pesare quasi una tonnellata contro il mio fianco.

Poi mi tornarono in mente le parole di Misato.

"Bisogna lottare per la propria sopravvivenza"

"Proprio così ragazzo"

Guardai l'uomo. A differenza di me, non sembrava per niente spaventato.

"Non è la prima volta... per te... voglio dire... io ho paura... invece tu sembri tranquillo"

L'uomo rise brevemente e poi sorrise.

"Oh, anch'io ho paura, ragazzo. Solo che so come dominarla. Se tenuta sotto controllo, la paura ti rende più prudente"

"Oh..."

"E sì, non è la prima volta. Molto tempo fa sono stato nei militari. Nelle guerre che seguirono il Second Impact"

Annuii comprendendo. Questo spiegava il rigido comportamento dell'uomo. Ma in quel momento non sembrava così freddo come pochi minuti prima.

"Hai mai... ucciso... qualcuno?"

"Parecchia gente. Non che ne vada orgoglioso. Ma talvolta, devi fare quello che devi fare... immagino tu sappia cosa intendo"

Annuii. Kaoru... guardai di nuovo la pistola. Sarei stato in grado di farlo? Se qualcuno cercava di ammazzarmi sarei stato capace di uccidere di nuovo?

Desiderai non doverlo mai scoprire.

"Giù!"

Con una mano forte l'uomo mi buttò a terra. Mi accorsi che si riuscivano a sentire dei passi. Passarono molti interminabili secondi, e poi sentii l'uomo sospirare mentre mi aiutava a rialzarmi.

"E' tutto a posto. Quelli sono della NERV"

Infatti, quando guardai attraverso i vetri dell'ufficio, riconobbi le solite uniformi nere degli agenti di sicurezza della NERV. Dodici uomini, tutti in nero. Uno di loro entrò e guardò dritto verso di me.

"Vieni con noi"

"Dove mi state portando?"

Mi stavo stancando di non sapere che stava succedendo. E inoltre... mi sentivo al sicuro qui con... mi accorsi di non sapere neppure il nome dell'uomo.

"All'Unità Evangelion 01"

"All'Unità-01? Perché?!"

"Questi sono gli ordini del maggiore"

Ordini di Misato? Perché voleva mandarmi all'Unità-01? Che volesse... farmi combattere contro le forze d'assalto?

"Faresti meglio a seguire questi uomini, ragazzo. Quel pulcino di Katsuragi ha del cervello per andare d'accordo con questi suoi sicari. Fidati di lei"

Annuii. Misato non mi aveva mai dato ragioni di dubitare di lei.

"E tu?"

"Credo che verrò con voi. Restare qui da solo sarebbe rischioso. E mi sento male a lasciare andare un ragazzo come te tutto solo con un gruppo di sicari in nero"

L'uomo mi sorrise. L'agente di sicurezza non mostrò la minima espressione, scegliendo apparentemente di ignorare l'insulto.

"Grazie"

 

Forse la situazione non era poi così disperata come l'aveva dipinta il cuoco. Stavamo camminando forse da dieci minuti, e fino a quel momento avevamo evitato le forze nemiche. C'erano stati alcuni richiami vicini; riuscivamo ancora a sentire i colpi di arma da fuoco e le esplosioni, ma eravamo illesi. L'uomo che guidava la squadra di sicurezza che mi aveva in carico sembrava ricevere nuove informazioni ogni minuto circa, provenienti probabilmente dalla Sala di Comando. Pensai che Misato forse controllava il nostro avanzamento dalle telecamere di sorveglianza e dai MAGI.

Stavo proprio cominciando a tranquillizzarmi quando scattò l'inferno. Improvvisamente sembrò che ci fossero proiettili tutt’intorno a noi. Gli agenti che ci coprivano le spalle gemettero e caddero, e ben presto giacevano in pozze del loro stesso sangue. Restai senza fiato quando sentii ciò che sembrava un intenso bruciore ad una gamba. Ero stato colpito di striscio da un proiettile. Solo un centimetro più a sinistra e sarebbe penetrato nella carne invece che limitarsi a graffiarmi la pelle. Non ebbi tempo comunque per rifletterci sopra, perché sentii qualcuno afferrarmi e dirmi di scappare più veloce che potevo. Correvamo senza sapere esattamente dove stavamo andando. Quando girammo un angolo vidi due agenti di sicurezza estrarre le loro pistole e sparare, solo per venire crivellati da una dozzina di proiettili. Almeno questo sembrava avere rallentato i nostri inseguitori.

Non so per quanto tempo corremmo, ma quando finalmente ci fermammo ero completamente esausto e stavo per cadere in ginocchio. Mi accorsi con orrore che dei dodici uomini che accompagnavano me e il cuoco ne era rimasto solo uno.

"Beh, questo non è bello..." mi sussurrò il cuoco. "Penso che faresti meglio a nasconderti qui sotto, ragazzo" aggiunse poi, indicando una scala.

"Ma..."

"Fallo. Lascia che ce ne occupiamo noi. E se ti trovano... ricorda quello che hai detto. Bisogna lottare per la propria sopravvivenza"

Annuii. Però... quelle non erano che semplici parole...

Tuttavia andai sotto le scale, cercando di confondermi tra le ombre il più possibile, ed estrassi la mia pistola.

I minuti seguenti mi sembrarono anni. Sentii uno scambio di colpi e urla di dolore. Il tutto terminò con il rumore di un'arma da fuoco.

Dal mio nascondiglio vidi tre militari in nero camminare di fronte alle scale. Sentii il suono di una radio, poi uno degli uomini parlò.

"Abbiamo trovato un pilota. Procedo con l'eliminazione"

Mi avevano trovato!

Freneticamente, premetti il grilletto. Non successe nulla. Qualcuno mi prese la pistola dalle mani prima che mi rendessi conto di avere dimenticato di rimuovere la sicura. Venni trascinato con la forza fuori dal mio nascondiglio, e uno degli uomini mi costrinse ad inginocchiarmi. Tolse la sicura dalla mia pistola e sentii la sua fredda estremità toccarmi la fronte.

"Niente di personale, ragazzo"

Si dice che un vero uomo affronti la morte ad occhi aperti. Penso proprio di non esserlo stato perché i miei li chiusi, sperando che questo potesse rimandare l'inevitabile.

Non servì a niente, perché un secondo più tardi i colpi di arma da fuoco si fecero sentire.

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Primo intermezzo: Terminal Dogma

 

L'espressione sul suo volto era impagabile.

Questo è ciò che pensò la dottoressa Ritsuko Akagi guardando Gendo Ikari tra le ombre. Era in piedi vicino a un piccolo mucchio di vestiti abbandonati, cercando la ragazza a cui appartenevano, la perplessità chiaramente impressa sul suo volto. Era così buffo che lei si mise a ridere, una cosa che non faceva da molto tempo.

"Rei?"

Ritsuko aggrottò la fronte. Quel bastardo non riusciva neanche a riconoscere il suono della sua voce...

"Hai perso qualcosa, Ikari?"

"Akagi"

Il suo volto ora non tradiva alcuna emozione, ma per un breve istante Ritsuko credette di avervi visto sorpresa. Era stata una vera manifestazione di emozioni oppure era stato solo uno scherzo della sua immaginazione, come quei brevi momenti in cui aveva creduto di vedere l'amore nei suoi occhi quando erano a letto insieme?

Uscì dalle ombre e si fermò vicino a una delle tante vasche di LCL. Vasche tra loro collegate, che costituivano la forma dell'albero delle Sephirot.

"Che stai facendo qui?"

Una delle mani di lui ora era infilata in una tasca della sua giacca, stretta senza dubbio attorno alla pistola che lei sapeva trovarsi lì.

"Voglio solo finire il lavoro che ho iniziato"

Stavolta lo shock sul suo volto era reale. Naturalmente, dopo tutto si trattava di Rei...

"Hai ucciso Rei?" chiese lui, con un tocco di durezza nella voce.

Ritsuko sorrise gentilmente.

"Questo avrebbe rovinato i tuoi piani, non è vero? Se avessi tagliato le fila della bambola non ti sarebbe rimasto nulla, tutti i tuoi sacrifici sarebbero stati inutili"

Anche quando gli occhi del Comandante si restrinsero leggermente, il piccolo, sereno sorriso della dottoressa non svanì. Nessuno dei due parlò per alcuni momenti, mentre intorno a loro si udiva solo il debole gocciolio del LCL.

"No, non l'ho uccisa. Per quanto volessi farlo, per quanto volessi cancellare la bambola che hai scelto al posto mio. Ho ucciso tutte le altre, ma lei... no, non ho preso la sua vita"

Il Comandante Ikari non si mosse considerando tutte le implicazioni delle parole di lei.

"Il blocco della memoria" disse infine, non come una domanda, ma come una semplice affermazione.

"L'ho liberata. E' una vendetta più adatta e un modo per rimediare al dolore che ho arrecato a tuo figlio. Usare l'ipnosi e le droghe per rinchiudere i relegare in un angolo sperduto della mente i ricordi di tuo figlio di Rei aveva il vantaggio di risparmiare tempo, perché Rei poteva mantenere la sua esperienza come pilota e poteva essere programmata per obbedirti. Un blocco di memoria in così poco tempo, dopo tutto, l'avrebbe lasciata in uno stato simile a quello di un neonato. Ma aveva i suoi inconvenienti. Un lucchetto implica anche l'esistenza di una chiave..."

Nonostante sperasse in qualche segno di rabbia da parte di Gendo, non comparve nulla. Tuttavia con lo stesso sorriso la dottoressa continuò.

"Ho annullato il blocco mentale! Abbastanza facile se si è colui che l'ha costituito. Ho dovuto solo dire alcune parole chiave. Come ci si sente quando il burattinaio perde le fila della sua bambola?"

Alzando lo sguardo verso il soffitto scuro, rivolse lo sguardo verso i Magi. "Ho ridato la vita a un bambino. Madre... è questo ciò che si prova nel dare la vita?"

"Dov'è lei?"

La dottoressa Akagi scrollò le spalle. Avevano così poca importanza, le sue domande. Probabilmente l'avrebbe uccisa, ma lei era protetta da un bozzolo di calore materiale, niente poteva toccarla...

"Probabilmente sta cercando tuo figlio. Non c'è bisogno di inseguirla. Non ti obbedirà più. Hai perso"

"Chi ha detto che avessi bisogno che lei agisse di sua propria volontà?"

La voce colpì Ritsuko così forte che lei pensò le avesse sparato con le parole. Sbattendo le palpebre lo fissò con orrore.

"Si è uccisa per proteggere il Third Children. Se la sua vita sarà di nuovo in pericolo, lei farà ciò che voglio"

Ritsuko non riusciva semplicemente a credere a quello che stava sentendo.

"Non posso credere che tu sia così spietato"

"Sono troppo vicino al mio obiettivo per fermarmi adesso"

La dottoressa rabbrividì. Stava parlando sul serio.

Finalmente lui estrasse la pistola.

"Mi spiace, ma potresti di nuovo interferire"

Le sue parole seguenti furono pronunciate leggermente, solo per le orecchie di lei in quel luogo isolato.

La tensione scivolò via dalle spalle della dottoressa Ritsuko Akagi, lasciandosi alle spalle una strana sensazione di pace. "Bugiardo"

Il rumore di un'arma da fuoco esplose nella stanza oscura e Ritsuko Akagi cadde inerte in una delle vasche di LCL. Gendo Ikari fissò il corpo per un momento, poi andò alla ricerca della chiave dei suoi piani.

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------------

Seconda parte: La fuga

 

Accadde tutto molto velocemente. Così velocemente infatti che penso di avere capito quello che stava succedendo solo dopo che fu tutto finito. Il mio cervello riceveva i dati, ma si bloccò per un istante prima di analizzarli.

Sentii il rumore di uno sparo, ma non registrai subito il fatto che, se riuscivo a sentirlo, voleva dire che non ero morto. Dopo ce ne furono altri. Avevo appena aperto gli occhi e vidi un uomo morto proprio di fronte a me, poi guardai a destra e vidi Misato mettere un soldato con le spalle al muro e puntargli la pistola sotto il mento. Il terzo era ridotto proprio come il primo: a terra, morto.

"Niente di personale"

Detto questo, Misato premette il grilletto. Guardai in preda all'orrore il muro alle spalle dell'uomo diventare rosso e il suo corpo senza vita accasciarsi a terra. Non avevo mai visto Misato così fredda. Era un lato di lei... che mi spaventò.

"Stai bene, Shinji?"

Non c'era preoccupazione nella sua voce. I suoi occhi erano di ghiaccio.

Mi guardai intorno. C'erano cadaveri da tutte le parti. Sangue sui muri e per terra. Guardai l'uomo in nero e il cuoco che avevano sacrificato inutilmente le loro vite per cercare di salvare la mia. Improvvisamente mi sentii male e vomitai. Penso che in fin dei conti avrei fatto meglio a non mangiare prima.

"Stai bene?"

Sentii una mano sulla mia spalla e alzai lo sguardo per vedere Misato che mi fissava, questa volta chiaramente preoccupata.

"Non proprio... ma non sono ferito, se è questo che vuoi sapere..."

Anche se assomigliava alla Misato che conoscevo, il vederla uccidere un uomo mi aveva sconvolto intimamente.

"E la tua gamba?"

Adesso che lei me l'aveva chiesto, sentii che mi faceva male e c'era sangue sui miei pantaloni...

"Slacciati i pantaloni, così posso dare un'occhiata"

Aveva di nuovo quello sguardo. Che la guerra facesse questo effetto alle persone?

Mi aiutò ad alzarmi e feci come mi aveva detto. La ferita era superficiale e non sanguinava tanto. Tuttavia, Misato insistette nel bendarmela. Fui quasi sul punto di vomitare di nuovo quando la vidi strappare un pezzo di stoffa da uno dei cadaveri per fare una fasciatura provvisoria.

"Bene" disse Misato mentre io mi rimettevo i pantaloni, soddisfatta del suo lavoro. "Andiamo. All'Unità-01"

Mi tolsi la fondina dalle spalle e seguii la guida di Misato, più perché non riuscivo a sopportare di restare lì che perché volessi seguirla.

 

Per lunghi minuti mi lasciai guidare da Misato. Eseguivo ciecamente tutti i suoi ordini, senza neppure cercare di capire se avevano un senso oppure no. Penso che fossi ancora sotto shock per ciò che avevo appena passato. Francamente, credo che vedere la gente ammazzarsi sia molto più orribile e sconvolgente che combattere contro un mostro alto quanto un grattacielo. Almeno un mostro E' un mostro, non un essere umano come te. Il fatto che spesso dovetti camminare sui cadaveri mentre seguivo Misato probabilmente non aiutò per niente il mio equilibrio psichico.

Alla fine ci ritrovammo in uno dei parcheggi del Quartier Generale. Qualche cadavere per terra era la testimonianza che quel luogo era già stato "ripulito". Per questo motivo era quasi deserto. Individuammo solo una guardia, che Misato uccise a vista. Aspettammo per un intero minuto, ma poiché lo sparo non aveva attirato altri soldati Misato mi trascinò verso il cadavere ancora caldo. La guardai disgustato esaminare il corpo e recuperare una radio. Su di essa c'era del sangue dell'uomo.

Trascinandomi nello spazio tra due macchine, Misato mi disse di sedermi e poi si mise gli auricolari della radio. Per un po' restò in ascolto, mentre la sua espressione si faceva sempre più tesa, e ogni tanto dalle labbra le sfuggiva qualche bestemmia.

"Siamo nei guai" disse alla fine, togliendosi gli auricolari. "Stanno bloccando tutti gli accessi tra te e l'Unità-01"

Finalmente, in questa relativa calma, trovai il coraggio di fare una domanda che mi stava torturando.

"Misato-san... perché... perché vuoi portarmi così disperatamente dall'Unità-01?"

"Sarai più al sicuro al suo interno. Abbiamo già messo Asuka nell'Unità-02. Può restare lì per molto tempo, dovresti saperlo tu stesso. Inoltre... l'Unità-01 potrebbe essere la nostra ultima speranza..."

"Tu vuoi che io combatta al suo interno, non è vero?"

Misato rifletté per un attimo sulla domanda e poi annuì.

"Io non voglio più fare del male a nessuno..."

"Lo so Shinji... ma se non ci aiuti, moriremo tutti. Non ti sto chiedendo di andare là fuori e ucciderli tutti. Limitati a tenerli lontano dal Quartier Generale. Fermali con il tuo AT-Field. Se ci riesci, metti fuori uso i loro veicoli. E se siamo fortunati, la vista dell'Unità-01 potrebbe essere sufficiente per tenere alla larga la JSSDF"

Bloccarli e metterli in fuga. Non sembrava poi così male. E se riuscivo a farlo... le persone avrebbero smesso di uccidersi.

"Io... penso di poterlo fare"

"Se riusciamo a trovare Rei, cercheremo di portarla all'Unità-02. Così potrà aiutarti"

"Sì..."

Potevo immaginare che Ayanami non avrebbe esitato nel combattere i nostri nemici.

Mi preoccupai un po' quando vidi il volto di Misato farsi ancora più serio.

"C'è un'altra cosa, Shinji. Esiste... esiste la possibilità che possano usare l'EVA series Production Model contro di noi. Per quanto ne so, dovrebbero essercene nove operativi. Dovrai fare attenzione..."

Restai a bocca aperta.

"Nove EVA!"

Nove EVA. EVA... voleva anche dire...

"So cosa stai pensando. Non temere, è impossibile che abbiano radunato e allenato nove piloti così in fretta. Useranno dei dummy plug. Ricorda quello che ha detto Ritsuko, le cose all'interno dei dummy plug sono solo burattini. Non hanno anima. Non esitare"

Ricordavo. La stanza del dummy plug. Tutti quei cloni di Ayanami...

"Ho... ho capito"

"Andiamo"

Annuii. Non ero sicuro di volerlo fare, ancora meno se ero pronto, ma non avevo scelta.

"Cosa diavolo?! Quei dannati figli di puttana!"

Mi bloccai nei miei passi mentre Misato si perse in una litania di insulti. Mi ci volle un po' per capire il perché.

Eravamo di fronte ai resti carbonizzati di una macchina. Cercai di ignorare il cadavere fumante che era sdraiato sul cofano.

Una targa sul muro dietro all'auto diceva: "Maggiore Misato Katsuragi"

Evidentemente, un ufficiale della NERV si trovava proprio di fronte alla sua macchina quando un soldato della JSSDF ha deciso di farlo saltare in aria. L'auto era esplosa insieme all'ufficiale... se la situazione non fosse stata così orribile, sarei potuto scoppiare a ridere per la sfortuna di Misato.

Continuando a bestemmiare, il maggiore mi trascinò verso un'altra macchina sportiva blu. Lei ruppe un vetro e la "prendemmo in prestito".

 

Misato stava guidando a rotta di collo (o nel suo caso, normalmente) nel parcheggio, senza neppure cercare di evitare gli occasionali cadaveri che investiva, quando improvvisamente pensai che fosse arrivata la fine del mondo. Più precisamente, sentimmo un fortissimo terremoto, abbastanza forte perché Misato lasciasse andare il volante e andasse a sbattere contro una macchina parcheggiata. Se non mi fossi allacciato la cintura credo che mi sarei ferito piuttosto seriamente.

"Cosa... cos'è stato?"

"Oh, merda!" rispose semplicemente Misato prima di riprendere in mano il volante, fare marcia indietro e poi guidare come se da ciò dipendesse la sua vita. I freni gemettero quando lei si fermò proprio sopra quello che sembrava un ascensore per automobili, a pochi centimetri dal muro. Credo che Misato disse qualcosa, ma non ci feci caso... ero contento di non essermela fatta addosso. Misato si precipitò fuori dalla macchina, fece passare la sua tessera ID in un lettore in alto a destra dell'ascensore, e quando quest'ultimo cominciò a scendere ritornò subito dentro.

"Metti la testa tra le ginocchia e tieniti forte, questa sarà una discesa movimentata!"

Avevo appena fatto come lei mi aveva detto quando sentii l'intero Quartier Generale scosso da un altro terremoto. Questa volta però capii, perché sentii chiaramente gli inconfondibili rumori di un'esplosione. O piuttosto di parecchie esplosioni.

"Mio Dio! Che sta succedendo?!"

La macchina tremava così tanto che iniziai a temere che l'ascensore non avrebbe retto e che saremmo caduti in fondo a... da qualunque parte stessimo andando...

Poi tutto cessò e continuammo a scendere facilmente.

"Credo che la prima scossa sia stata causata da una mina N2. Quei bastardi devono aver fatto saltare in aria tutto quello che era rimasto di Tokyo-3. Non abbiamo proprio avuto il tempo di fare le riparazioni alle lastre di protezione dopo l'esplosione dell'Unità-00, perciò probabilmente ci sono passati attraverso"

"Una mina N2! Ma... deve avere ucciso migliaia di persone!"

"Spero di no. La città era stata in gran parte evacuata..."

Tuttavia, il suo silenzio suggeriva che probabilmente c'era stato un buon numero di vittime.

"La seconda scossa è stata senza dubbio un attacco aereo diretto proprio al Quartier Generale della NERV. Se questo posto non fosse stato costruito per resistere agli attacchi degli Angeli, probabilmente a quest'ora saremmo tutti morti"

"Mio Dio... è pazzesco"

"Sì"

Improvvisamente l'ascensore si fermò, segno che eravamo arrivati alla nostra destinazione. Misato uscì dalla macchina e usò la sua tessera per aprire due porte rinforzate d'acciaio di fronte a noi. Queste si aprirono su un corridoio poco illuminato. Misato rientrò in macchina e proseguimmo. Quando raggiungemmo il passaggio restai a bocca aperta per le sue dimensioni. Era immenso.

"Questo posto sembra grande abbastanza per farci stare un EVA in piedi"

Misato annuì.

"Questo tunnel percorre tutta la NERV. E' stato costruito per spostare un EVA nel caso in cui le rampe di lancio smettessero di funzionare. Se il Nono Angelo fosse stato nel Geofront invece che cercare di farsi strada dall'alto con l'acido, avreste dovuto usare questo passaggio. Normalmente non avrei accesso a questa zona del Quartier Generale, ma... una persona che amavo mi ha lasciato un regalo d'addio..."

Misato mantenne un volto severo, ma si vedeva che era difficile per lei parlarne. Una persona che amava... Kaji.

"Andiamo all'Unità-01" le dissi, cercando di prendere esempio dal suo coraggio. Lei annuì e ci addentrammo nelle profondità della NERV.

 

"Perché ci stanno attaccando?" chiesi mentre Misato guidava.

Stavo cercando di sintonizzare la radio della macchina sulla frequenza d'emergenza della NERV. Ero sicuro di averlo fatto correttamente, eppure la radio non trasmetteva nulla. Misato però aveva detto che poteva capitare perché la JSSDF stava probabilmente ascoltando tutte le frequenze radio, perciò le persone dal Centro di Comando forse non l'avrebbero usata.

"Credo che vogliano gli EVA. Probabilmente sono solo burattini, manipolati senza che loro stessi lo sappiano"

"Manipolati? Da chi?"

"Dalle persone che hanno creato la NERV. La Commissione. La SEELE. Abbiamo sconfitto gli Angeli, perciò adesso devono sbarazzarsi di noi, visto che ormai la NERV è il solo ostacolo rimasto sulla loro strada"

"Cosa... cosa vogliono?"

"Vogliono causare il Third Impact. Non usando gli umani, ma l'EVA series. Il Second Impact 15 anni fa fu causato volontariamente dagli umani. L'intento era quello di ridurre Adam a un embrione, per prevenire che gli altri Angeli causassero una tragedia ancora più spaventosa. Shinji, esattamente come Adam, una forma di vita chiamata Lilith ha generato noi, la fonte di tutte le creature viventi. L'hai vista quando hai combattuto contro Tabris. Noi siamo il Diciottesimo Angelo. Gli altri Angeli erano altre alternative di come gli uomini avrebbero potuto diventare. Ascolta, Shinji. Distruggi completamente l'EVA series. Questo è l'unico modo per rimanere vivi. Shinji, devi..."

Misato fu improvvisamente interrotta quando la radio si accese, grazie alla meravigliosa voce di Maya. Le sue parole furono ancora più meravigliose.

"Mio Dio! L'Unità-02 si è attivata. Asuka... Asuka sta bene! E' ancora viva!"

Sia Misato che io restammo a bocca aperta! Asuka! Stava bene! E stava pilotando il suo EVA!

Il maggiore adesso stava ampiamente sorridendo.

"Sembra che le nostre possibilità di riuscita siano aumentate. Sbrighiamoci, sono certa che avrà bisogno di aiuto"

Dimenticandosi del concetto di sicurezza, Misato spinse la macchina fino al limite. Dopo circa un minuto quasi si fermò. Guidò lentamente, cercando qualcosa, prima di indicare finalmente due piccole porte.

"Andiamo"

Eravamo appena usciti dalla macchina quando sentimmo di nuovo Maya attraverso la radio.

"No... non è possibile... nove EVA sono appena stati lanciati sopra il Geofront e stanno lentamente scendendo, volando in circolo sopra l'Unità-02..."

"Merda!"

Misato prese il cellulare e digitò un numero simile a quello che avevo visto fare al cuoco poco prima, nell'ufficio della cucina.

"Makoto. Trasmetti la mia chiamata all'Unità-02. Adesso!"

Con la sua mano libera, Misato passò la sua tessera in un lettore e mi fece segno silenziosamente di entrare dalle porte ormai aperte. lei mi seguì in un piccolo ascensore. Poco dopo stavamo salendo e Misato stava parlando con Asuka.

"Asuka, assicurati di distruggere completamente l'EVA series. Shinji verrà immediatamente ad aiutarti. Fai del tuo meglio" poi interruppe la chiamata e spinse il pulsante rosso. "Sono di nuovo io. L'Unità-01 può usare l'uscita 20? Perfetto"

Spense il telefono e se lo mise nella giacca. Poi mi guardò e mi sorrise.

"Tra poco sarai di nuovo con lei"

L'idea avrebbe potuto essere confortante se non avessi saputo che in quel momento Asuka era costretta a combattere in una battaglia dove era in svantaggio di nove a uno.

 

"Eccolo qui"

Eravamo di fronte a una porta aperta. Sopra ad esso, si vedeva la scritta 'Ascensore di Emergenza R-10-20'. Anche se avevamo corso, c'era voluto un minuto intero per arrivarci. Un minuto. Considerando che Asuka stava rischiando la vita là fuori, era un lasso di tempo terribilmente grande.

Stavamo per proseguire quando improvvisamente i colpi volarono intorno a noi. Prima che potessi anche solo reagire Misato mi afferrò e corremmo nella stanza. Mi accorsi però del suo gemito di dolore prima che entrassimo. Il maggiore premette il più velocemente che poté il pulsante che chiuse le porte d'acciaio dietro di noi. Appena in tempo perché sentimmo un'esplosione. Poi Misato si accasciò contro un muro e si lasciò cadere per terra. Non avevamo corso molto, ma improvvisamente lei sembrò molto debole.

Che fosse stata colpita?

"Credo che siamo al sicuro per il momento... stai bene, Shinji-kun?"

"Misato-san... sei ferita..."

Cercò di rivolgermi un sorriso rassicurante. Non ci riuscì completamente.

"Non è nulla di troppo serio... è solo un graffio... non mi ucciderà"

Lentamente, lottò per rimettersi in piedi. Per essere solo un graffio sembrava farle molto male. Si chinò verso due porte chiuse contrassegnate come R-20 e spinse un pulsante. Si aprirono e comparve un ascensore.

"Bene. C'è ancora energia. Funzionerà"

Poi mi guardò, i suoi occhi seri, ma il suo volto dolce e calmo.

"Hey, Shinji... d'ora in poi sarai solo. Dovrai prendere le tue decisioni da solo"

Non poteva voler dire che...

"Cosa...? Non capisco... non vieni con me?"

Lei scosse il capo.

"Ma non puoi stare qui..."

"Io... io devo restare per assicurarmi che nessuno ti segua..."

"Ma i soldati..."

"Non mi prenderanno"

"No"

I suoi occhi si spalancarono quando pronunciai quella semplice parola.

"Non me ne vado se tu rimani"

Per qualche secondo Misato sembrò riflettere, poi annuì.

"Va bene"

Tuttavia, non mi seguì. Con un solo leggero movimento, mi spinse nell'ascensore. La vidi sorridermi, prima che le porte si chiudessero. La corsa non durò a lungo. Neanche mezzo minuto. Quando l'ascensore si fermò e le porte si aprirono, sentii la terra tremare e il suono di un'esplosione. Un'esplosione molto vicina.

"No... no... NO! Misato-san!!!!"

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Secondo Intermezzo: Colei che rimase indietro

 

Misato Katsuragi gemette dal dolore appoggiandosi contro un muro. Anche se la sua ferita non era veramente letale, aveva mentito a Shinji; l'avrebbe uccisa. Per questo era rimasta; se lo avesse seguito, lui si sarebbe preoccupato e avrebbe completamente dimenticato gli EVA solo per occuparsi di lei. Sospirò. Il suo braccio sinistro era praticamente fuori uso e il destro era impegnato nel tentativo di rallentare la fuoriuscita di sangue. E la cosa peggiore era che c'era un numero imprecisato di soldati delle Nazioni Unite a pochi metri di distanza, probabilmente pronto a colpire in ogni momento.

Era già morta. Solo che il suo corpo non se n'era ancora reso conto.

Sentì delle lacrime scorrerle lungo le guance.

Chiudendo gli occhi, si lasciò cadere lentamente a terra. Non riusciva a trattenere le lacrime. Sarebbe morta, insieme al figlio di Kaji.

Non sarebbe mai potuta diventare una madre...

Almeno Shinji era al sicuro... per il momento.

"Shinji..."

Sperò che si salvasse. E sperò che anche Asuka stesse bene. Nove contro uno... i numeri le erano contrari, anche se lei era un pilota eccellente.

"Spero che tu faccia in tempo, Shinji..."

Improvvisamente sentì il suono di un'esplosione. Le Nazioni Unite probabilmente avevano deciso di farla semplicemente saltare in aria. Era questo.

Ma lei non morì.

Le ci vollero alcuni secondi per accorgersene. Sorpresa, aprì gli occhi e vide una familiare forma esagonale gialla proprio di fronte a lei, che fermava quella che sembrava una parete di fuoco.

Un AT-Field!

Guardando alla sua destra, si accorse che c'era Rei, completamente nuda, con un'espressione preoccupata sul volto. Preoccupata? Poteva essere... che... che le fosse tornata la memoria?

"Rei...? Come...?"

"Non hai un bell'aspetto, maggiore"

"Rei... cosa... cosa fai qui?"

"Ho percepito la presenza di Shinji"

Aveva detto 'Shinji'. Allora si ricordava!

"E' andato alla gabbia dell'Unità-01..."

"Allora il suo destino è nelle mani di lei"

Lei? Si riferiva... alla madre di Shinji... Yui?

"Dobbiamo andare" disse la ragazza, indicando con la mano le fiamme che si erano spente.

"Non possiamo"

"Tu hai bisogno di cure mediche"

Misato scosse tristemente il capo.

"Ci spareranno a vista, Rei"

"No, non lo faranno" replicò la ragazza, mentre sul suo volto compariva un sorriso fiducioso.

Katsuragi non aveva mai visto un'espressione del genere su quel viso. Si alzò faticosamente in piedi, poi sorrise alla ragazza.

"Va bene Rei, mi fido di te. Fammi vedere cosa sai fare"

Il suo sorriso però sparì quando Rei indicò il condotto dell'aria che aveva usato per raggiungere la stanza. Chiaramente, lei si aspettava di fare lo stesso percorso per uscire... da quel poco che restava del posto. Misato gemette. Sarebbe stata una fuga davvero faticosa...

 

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

Parte 3: Furia

 

Mi ero rannicchiato in un angolo dell'ascensore. Pregavo di svegliarmi da quell'incubo. Doveva essere un incubo. Doveva esserlo...

"Chiamami pure Misato. Piacere di conoscerti, Ikari Shinji-kun"

Misato-san.

"Shinji-kun, questa è casa tua!"

Mi aveva portato nella sua casa. No. Nella sua vita.

"Oggi hai fatto una cosa meravigliosa. Puoi essere orgoglioso di te stesso"

Aveva creduto in me quando altri non l'avrebbero fatto, me stesso incluso. Era stata sempre presente per darmi il suo appoggio.

"Io non sono il tipo di persona che decide di vivere insieme a qualcun altro solo per compassione, o per motivi di lavoro"

Insieme, eravamo stati una famiglia. Lei era stata più un tutore che un mio superiore. Più di un'amica. Era stata come... una madre. E ancora una volta, avevo... perso...

Avevo perso l'unica famiglia che mi era rimasta...

"Non so come... ma andrà tutto bene, Shinji... te lo prometto..."

Non c'era niente che andasse bene... niente. Le cose andavano sempre peggio... sempre peggio...

"Tu pensi che non ci siano più speranze, ma ti sbagli. Non è ancora tutto perduto..."

Bugiarda... bugiarda... BUGIARDA!!! Perché?! Perché è dovuta morire?! PERCHE'?!

Stavo piangendo, finalmente le lacrime scorrevano liberamente. Era passato solo mezzo minuto, ma... mi erano sembrati anni. Anni di dolore e di sofferenza.

Sarei potuto restare lì a piangere sconvolto per delle ore, ma una voce tagliò come un coltello la mia nebbia di confusione e tristezza.

"Dannazione! Stupi-Shinji! Porta qui quel tuo grosso culo viola così posso riempirlo di calci!!! Scheisse!"

Per pochi attimi tutte le mie preoccupazioni per Misato vennero dimenticate. Asuka? Non so come, ma mi accorsi che potevo sentire quello che stava succedendo grazie agli altoparlanti della stanza. Poi ricordai ciò che stava accadendo. La battaglia che Asuka stava affrontando là fuori. Il motivo per cui Misato mi aveva mandato lì.

Misato...

"Anche se tutti gli Angeli sono stati sconfitti, sento che questa guerra non è ancora finita. L'umanità potrebbe ancora dipendere da te, Shinji. Per questo abbiamo bisogno che tu sia forte, e devi esserlo per te stesso e per coloro che ami"

Forte...

"Ascolta, Shinji. Distruggi completamente l'EVA series. E' l'unico modo per rimanere tutti vivi"

Distruggere l'EVA series. Era stato il desiderio di Misato. Il suo ultimo desiderio. La ragione per cui si era sacrificata. Mi alzai, le mani strette a pugni. Le lacrime scorrevano ancora, ma feci del mio meglio per restare in piedi.

Che fossi dannato se il sacrificio di Misato fosse stato inutile.

Avrei pilotato l'Unità-01 ancora una volta e posto fine a tutto questo.

Tutte le mie speranze residue crollarono alla vista che mi comparve davanti. Bakelite. Dappertutto. Tutti gli accessi all'entry plug erano bloccati.

"No... no... no! Non è giusto! Non è giusto!!!"

Ero arrivato fino a questo punto, avevo perso tutte le persone che amavo... per questo! Kaji era morto... inutilmente! Rei se n'era andata... inutilmente! Avevo ucciso Kaoru... solo perché accadesse questo! Misato si era sacrificata... così che io potessi stare seduto a meno di dieci metri dall'Unità-01 senza poter fare niente!!!

Ero pronto ad arrendermi ormai quando sentii di nuovo la voce di Asuka.

"Non posso perdere! Perché la mamma mi sta guardando!"

Mamma. Mamma.

"Mamma! Mamma! Ti prego! Aiutami! Aiutami..."

Le mie preghiere non restarono senza risposta. Non riuscimmo mai a capire esattamente quanto la Mamma fosse consapevole di ciò che stava succedendo al di fuori dell'EVA. Ma sembrava che, quando si trattava di me, la Mamma, o piuttosto l'Unità-01, fosse in una certa misura cosciente. Comunque non fu una cosa su cui riflettei molto.

La bakelite e i sistemi di bloccaggio si ruppero, e un gigantesco braccio verde e viola emerse e colpì il muro dove mi trovavo io. Di riflesso chiusi gli occhi. Ero sicuro di stare per morire. Ma quando passarono alcuni secondi, arrivai alla conclusione che ero ancora vivo, così riaprii gli occhi. La mano dell'Unità-01 era proprio sopra di me. Allora capii quello che aveva cercato di fare. Se mi fossi arrampicato sul suo braccio, ci sarebbe stato un passaggio che avrei potuto raggiungere. Non mi fermai a pensare che se fossi scivolato e fossi caduto mi sarei probabilmente ammazzato. Iniziai ad arrampicarmi con una velocità che solo un pazzo avrebbe avuto.

Avevo deluso così tante persone, così tante avevano sofferto o erano addirittura morte per colpa mia.

Non avrei permesso che accadesse ad Asuka.

 

Il suo grido. Lo sentii molto chiaramente. Lo sento ancora talvolta nei miei incubi. Asuka era ferita. Gravemente.

Ed io non ero lì.

Ci volle tutta la mia concentrazione per non dimenticare il compito presente.

Una volta entrato nell'entry plug, accesi i comandi per l'attivazione manuale. Ben presto i controlli di base si avviarono e non persi tempo nel chiudere il portello e immettere il comando per l'inserimento dell'entry plug. Una volta all'interno, percepii immediatamente la connessione. Una cosa mai provata prima. Sembrava... quasi una fonte di energia. Fu sul punto di sopraffarmi. Però mi sentivo anche incredibilmente bene.

Con un basso, gutturale ululato l'Unità-01 si attivò. Una grossa sezione del Quartier Generale saltò in aria. Al centro dell'esplosione c'era l'Unità-01, sospesa in aria, con due ali spalancate di luce dorata. Ai numerosi testimoni, sembrò un demone appena uscito dall'inferno.

Aprii gli occhi e allora vidi una scena che probabilmente mi perseguiterà per il resto della mia vita. Vidi nove EVA bianchi che volavano in circolo intorno a quello che era rimasto del Quartier Generale. E nelle loro mani, o anche peggio, nelle loro bocche c'erano i resti di quella che una volta era stata l'Unità-02.

"NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!"

In quel momento credo di avere perso in parte la ragione. E tuttavia, i miei pensieri erano ancora chiari come il cristallo.

La Mamma.

Mio padre insieme alla Mamma.

Kaji.

Rei.

Kaoru.

Misato.

E adesso Asuka.

Asuka!!!

Tutte le persone che avevano significato qualcosa per me, tutte le persone a cui tenevo... erano tutte morte. Non mi era rimasto nulla, nulla. Nessuna aspettativa. Nessuna speranza.

No. Mi stavo sbagliando. Una cosa mi era rimasta, un'ultima ragione per sopravvivere, anche se solo per pochi minuti.

Vendetta!

"Crepate... crepate... crepate... crepate! Mostri! Avete ucciso Asuka! Io vi ammazzo! Vi ammazzo! VI AMMAZZO TUTTI!"

L'EVA emise un ruggito furibondo quando urlai quelle parole. Mi aprii a lei completamente e diventammo una cosa sola. Questa volta però avevo il completo controllo e, anche se ne ero a stento consapevole, sapevo che questa volta il mio corpo non era stato consumato dalla bestia. Più tardi appresi che avevo raggiunto un tasso di sincronia stabile di 99,9999999%.

Ci abbassammo fino a terra, e una volta atterrati alzammo una mano e la scagliammo furiosamente in basso, come se stessimo cercando di artigliare l'aria di fronte a noi. In alto comparvero le forme esagonali di due AT-Field, che sembrarono bruciare. Uno degli EVA nemici esplose in una cascata di sangue e crollò a terra. Un altro aveva le ali e alcune parti dell'armatura strappati, e anche quello cadde. Questa volta emettemmo un ruggito di selvaggia soddisfazione perché due delle nostre prede giacevano a terra, inermi. Lentamente raggiungemmo quello più vicino. I danni erano gravi, eppure l'EVA funzionava ancora. Comunque, sembrava che Asuka lo avesse pugnalato al torace, perciò tutto ciò che poteva fare era aspettare che le sue ali si rigenerassero abbastanza da poter volare via. Non gliene demmo la possibilità, perché le afferrammo entrambe e gliele strappammo. Poi prendemmo un braccio e tirammo, lacerando anche quello. Avremmo potuto giocare per un po' con la nostra preda se la voce di Makoto non si fosse fatta sentire alla radio.

"Shinji-kun! Sta' attento! Quelli non sono normali EVA. Possono rigenerarsi e riattivarsi anche dopo che sembrano morti"

Me l'ero immaginato. Asuka aveva fatto loro parecchi danni. Eppure loro si muovevano ancora. Quindi questi mostri erano quasi come gli Angeli. E c'era un solo modo per distruggere un Angelo...

Non perdemmo tempo nello strappare dall'EVA il resto della sua armatura. Poi lo vedemmo. Una sfera rosso scuro. L'elemento S2. Lo afferrammo con una mano e tirammo forte. L'EVA bianco ululò di dolore, poi si zittì. Con un orribile, lacerante suono l'organo S2 venne via. Brillò per un attimo e poi si spense, diventando quasi nero. L'unità-01 alzò una mano sanguinante e ruggì.

Probabilmente ci saremmo mossi verso l'altro EVA caduto se non avessimo notato un oggetto precipitare al suolo.

L'Unità-02! O almeno quello che ne restava...

Dopo avere deciso nello spazio di un secondo, corremmo verso il suo probabile punto di impatto e saltammo in aria. Afferrammo il torso e la testa dell'Unità-02 e con un solo leggero movimento li lanciammo nel lago di fronte al Quartier Generale.

Non avevo nessuna speranza concreta che Asuka fosse ancora viva. Ma il minimo che potessi fare era assicurarmi che il suo corpo rimanesse intatto. Non era rimasto nulla dopo la morte della mamma e di Rei. Probabilmente non sarebbe rimasto nulla neanche di Misato. Non volevo che la tomba di Asuka fosse una lapide con una bara vuota.

Quando quei pensieri mi attraversarono la mente, la mia furia crebbe.

Con un possente ruggito, l'Unità-01 corse verso l'altro EVA caduto che adesso stava lottando per stare in piedi sulla sola gamba destra. Un pugno viola colpì in pieno la sua orrenda faccia. Esplose in una cascata di sangue e cadde a terra. Ma probabilmente questo non era abbastanza. L'Unità-01 mise un piede sulla schiena dell'altro EVA e spinse con forza. Le placche dell'armatura cedettero alla pressione. Ora potevo essere sicuro che non si sarebbe rialzato. Quello era un EVA, perciò annientare la sua fonte di energia non era l'unico modo per fermarlo. Distruggere il suo entry plug era altrettanto efficace.

Urlai quando improvvisamente sentii un dolore acuto al petto, una cosa che non avevo mai provato in tutta la mia vita. Tossii sangue e fui sul punto di svenire.

"Stai in guardia"

Mamma?

Sentii quelle parole nella mia mente e alzai la testa per vedere una lancia venire dritto verso di noi. La evitammo per un pelo. Poi mi accorsi che una lancia simile era infilzata nel petto dell'Unità-01 e usciva dal fondo della sua schiena. Ci aveva quasi immobilizzato a terra. Evidentemente avevano deciso di attaccare dalle loro posizioni in aria. Afferrando la lancia con entrambe le mani, tirammo. Urlai e sentii più sangue in bocca mentre lentamente la lancia veniva estratta dal corpo dell'Unità-01. Fummo costretti a interrompere il doloroso procedimento quando evitammo per un pelo un altro colpo. Velocemente afferrammo di nuovo la lancia e la estraemmo con un solo movimento. Poi, nonostante il dolore, la lanciammo verso uno degli EVA volanti. Lo colpii mortalmente in pieno e fui sorpreso di vederlo saltare in aria, mentre l'esplosione coinvolgeva altri tre EVA e li faceva cadere a terra. Evidentemente ero stato abbastanza fortunato da colpire proprio il punto in cui si trovava l'elemento S2.

Prendemmo su una delle lance che ci erano state scagliate. Quando la afferrammo, cambiò da semplice lancia in una familiare lancia a doppia punta. Rei ne aveva usato una simile contro il Quindicesimo Angelo.

Ignorando il dolore, caricammo l'Evangelion più vicino. Asuka l'aveva pesantemente danneggiato, perché gli mancava un braccio e la sua testa ciondolava liberamente, avendo in apparenza il collo spezzato. Non gli demmo la possibilità di prepararsi alla lotta. Con un solo fendente, usammo la lancia come se fosse stata una spada e gli tagliammo la testa. Questa cadde violentemente a terra. Mettemmo un piede sul suo petto e lo schiacciammo, finché non fui certo che anche l'entry plug sulla sua schiena fosse stato distrutto.

Notando una presenza all'estremo limite del mio campo visivo, vidi un EVA lanciarsi alla carica contro di noi con l'intenzione di colpirci con la sua lancia. Bloccammo il colpo, ma perdemmo la presa sulla nostra arma. Quell'EVA aveva dimostrato di avere parecchia forza, considerando che era stato quasi tagliato in due sotto le spalle. Avevamo perso la nostra arma ma non importava. Con un ruggito e con tutta la nostra forza gli sferrammo un pugno sotto il torace. Le dita dell'Unità-01, allungate come degli artigli, gli penetrarono l'armatura e la carne, fuoriuscendo dalla schiena con in mano l'elemento S2. Lo lasciammo cadere a terra e togliemmo il nostro braccio dall'EVA, facendo cadere anche lui.

Improvvisamente mi accorsi che gli altri EVA erano atterrati oppure si erano alzati in piedi e ci stavano lentamente circondando.

"Finalmente! Possiamo intraprendere l'attacco contro l'Angelo!"

"Che differenza fa?"

"Stupido! Tutti sanno che l'attacco è la miglior difesa!"

Asuka aveva detto così durante il nostro viaggio verso il monte Asamayama, dove più tardi era stata costretta a combattere contro l'Ottavo Angelo.

"L'attacco è la miglior difesa!"

Estraendo il nostro progressive knife, ci lanciammo alla carica di uno dei cinque EVA rimasti. La sua testa era un groviglio di tessuto in fase di rigenerazione e aveva dei problemi a stare in piedi, segno che aveva subìto danni anche alla schiena. Con un fendente gli tagliammo il braccio destro che teneva la lancia. Lui cercò di afferrarci con quello rimasto e noi approfittammo della stretta vicinanza per pugnalarlo alla schiena, nel punto in cui sapevo che era inserita l'entry plug. L'EVA si spense e noi lo gettammo a terra con facilità. Ci abbassammo in fretta per afferrare il braccio staccato, che teneva ancora in mano la lancia, e dovemmo evitare una serie di colpi provenienti da altri due EVA.

Gli altri si stavano avvicinando velocemente.

Quattro contro uno. Non erano dei buoni numeri...

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Terzo Intermezzo: Un aiuto dalle ombre

 

"Comincia l'operazione"

Gli sembrava di avere pronunciato quelle parole anni fa. Invece erano passati solo pochi minuti. Per un attimo, aveva pensato che sarebbe andato tutto bene. Asuka se la stava cavando alla grande contro le forze della JSSDF.

Questo finché i nove EVA della SEELE non erano atterrati all'interno del Geofront.

Anche allora, per un po', sembrava che Asuka sarebbe riuscita a distruggerli tutti. Finché non venne colpita da una copia della Lancia di Longinus. Senza più energia e immobilizzata a terra, non c'era nulla che potesse fare per fermare i mostri bianchi, che si riattivarono a lentamente si rigenerarono.

Ryouji Kaji ne aveva viste di cose nella sua vita, ma nulla gli era sembrato tanto orribile quanto vedere l'Unità-02 divorata dagli EVA bianchi. Asuka non meritava un destino così crudele. Lentamente le lacrime si fecero strada lungo le sue guance mentre guardava impotente l'EVA che veniva trafitto da tutte le altre otto copie della Lancia di Longinus, e poi fatto a pezzi dalle fauci affamate dei suoi avversari. Asuka, dopo tutto, era stata come una sorella minore per lui.

Poi guardò con timore la comparsa dell'Unità-01 e la sua battaglia con i nove EVA. Il ragazzo lottava come un pazzo, non sembrava preoccuparsi minimamente della sua vita. Mai prima d'ora l'EVA viola gli era sembrato così potente e temibile. Nonostante tutto, Kaji sorrise. Shinji aveva fatto tanta strada...

"Mio Dio! E' incredibile!"

"Certo" rispose Kaji al cameraman che era al suo fianco, chiaramente eccitato e allo stesso tempo spaventato da quello che stava riprendendo. "Te l'avevo detto che avresti ripreso la storia nel suo sviluppo"

Ma l'uomo si era già dimenticato di Kaji, cercando di riprendere quanto più possibile della battaglia.

Kaji lanciò un'ultima occhiata all'EVA viola, poi cercò di concentrarsi sul suo compito presente.

"Status?" chiese, dopo avere aperto il cellulare e digitato un numero molto familiare.

"L'invasione dei MAGI procede come previsto. New York sarà presto conquistata, il resto seguirà facilmente"

Kaji sorrise. Quegli stupidi! Utilizzando gli altri cinque MAGI del mondo per invadere il sistema della NERV, avevano lasciato quei computer virtualmente indifesi. Anche se un sistema come il MAGI non aveva nulla da temere contro un singolo hacker, Kaji aveva passato le ultime settimane a radunare alcune della più grandi, se non talvolta geniali, menti nel campo dell'informatica. Servendosi di tutti i dati che era riuscito ad acquisire dalla NERV e dalle Nazioni Unite, entrare in quei sistemi così indeboliti era quasi un gioco da ragazzi.

Ritsuko sarebbe stata orgogliosa di lui.

"New York è sotto il nostro controllo, come pure Mosca e la Cina"

"Bene. Procedere con le fasi due e tre"

La fase due consisteva nel trasmettere a livello mondiale tutti i dati che Kaji era riuscito a raccogliere riguardanti la NERV, la SEELE, insieme ai loro legami con le Nazioni Unite e la JSSDF, gli Angeli, e il Second Impact. I MAGI avrebbero anche preso il controllo di tutte le comunicazioni satellitari e avrebbero trasmesso le immagini su tutti i possibili canali televisivi. Tra poco, tutto il mondo avrebbe saputo ciò che era successo e che stava ancora succedendo a Tokyo-3. O piuttosto a quel che ne restava.

La fase tre consisteva nel rintracciare i computer della SEELE e scaricare quanti più dati possibile. Una delle speranze di Kaji era che riuscissero a scoprire come faceva la SEELE a controllare l'EVA series Tipo 5 e trovassero un modo per fermarla. Anche se Shinji stava facendo un ottimo lavoro da solo, si trovava ancora in svantaggio numerico.

"Stabilita comunicazione con il sistema dell'obiettivo. Il sistema è al momento in contatto con un satellite in orbita"

Kaji sorrise. Avevano una possibilità!

"Puoi confermare che questo satellite è usato per controllare a distanza gli Evangelion dell'obiettivo?"

"Confermato"

"Eccellente. Inviate i codici di espulsione su quel segnale"

C'era solo una remota possibilità che funzionasse. Se la SEELE aveva cambiato i codici dei comandi per quel tipo di EVA, il piano sarebbe fallito. Era anche possibile che l'intrusione nel sistema della SEELE fosse individuata in ogni momento ormai...

Kaji si lasciò quasi sfuggire un urlo di gioia quando due degli EVA bianchi improvvisamente si fermarono, essendo stati espulsi i loro entry plug.

"La connessione con il sistema dell'obiettivo è terminata"

Era previsto. Comunque, erano riusciti a fermare due degli EVA rimasti. E da quello che stava sentendo alla radio che Kaji aveva 'preso in prestito' da un soldato della JSSDF, sembrava che gli ordini di invadere la NERV fossero appena stati annullati.

"Forse sono riuscito a mantenere la mia promessa dopo tutto" pensò Kaji, ricordando il suo giuramento di proteggere Misato e i Children restando nell'ombra.

 

----------------------------------------------------------------------------------------------------

Parte 4: Scelta

Le cose non stavano andando bene. Due EVA erano riusciti ad afferrarci mentre un terzo stava per trapassare da parte a parte il torace dell'Unità-01 con la sua lancia. Per quanto lottassimo duramente per liberarci, gli altri due EVA erano riusciti a sopraffare l'Unità-01.

Poi, avvenne un miracolo. L'EVA che stava per ucciderci per una qualche ragione si fermò e il suo entry plug venne espulso. Sentii che anche l'EVA che tratteneva il mio braccio destro mi lasciò andare. Non cercai di capire che stava succedendo; afferrammo solo il collo dell'altro EVA con la nostra mano libera e stringemmo. Quell'EVA era davvero uno spettacolo orribile, perché c'erano delle punte di metallo conficcate nella sua testa gravemente danneggiata. Asuka non c'era andata leggera con lui. Non migliorò quando gli spezzai improvvisamente il collo. Mi lasciò andare e ci volle solo un pugno nella schiena per far sì che non infastidisse più nessuno.

Adesso ne restava solo uno. Era rimasto lontano da noi. Se fosse perché il suo intervento non era necessario o perché aveva voluto semplicemente stare a guardare gli altri EVA mentre ci facevano a pezzi, questo non lo seppi mai. Non che mi importasse. Aveva solo dei danni medi al torace. Doveva essere stato l'ultimo con cui Asuka aveva combattuto prima di venire finalmente sconfitta.

Prendemmo su la lancia che aveva minacciato di trafiggerci pochi secondi prima e affrontammo l'ultimo Evangelion bianco. Alzammo la lancia che avevamo in mano e la tenemmo fermamente di fronte a noi. Il nostro avversario fece la stessa cosa. La sua faccia a forma di rettile sembrava distorta in un sorriso derisorio.

"Muori!" urlai, mentre l'Unità-01 ruggì.

Ci lanciammo verso l'EVA bianco. Lui ci corse incontro. Ripensandoci, è stata una scena classica. La battaglia finale, i due nemici che si lanciano all'attacco con l'intenzione di uccidere l'altro con un ultimo colpo.

I due EVA si scontrarono in una frazione di secondo, poi dopo pochi passi si fermarono. Entrambi restarono immobili, senza più voltarsi.

L'EVA bianco allora cadde di fianco, con una lancia conficcata nel torace e che gli fuoriusciva dalla schiena, dove si trovava il suo entry plug.

Nell'abitacolo dell'Unità-01, la mia mano si spostò sul mio fianco destro. La mia camicia era macchiata di sangue.

La mano dell'Unità-01 si spostò sul suo fianco. La lancia dell'altro EVA aveva distrutto l'armatura e graffiato la pelle.

Ce l'avevamo fatta. Avevamo distrutto l'EVA series. Avevamo vinto.

Tossii sangue. Adesso che era tutto finito, potevo sentire quanto mi facesse male il petto. Mi accorsi di quanto mi fosse diventato difficile respirare.

"Kaji... Rei... Misato... Asuka... credo che ci rivedremo presto..."

Stavo lentamente perdendo i sensi quando sentii l'EVA che veniva scosso e un dolore acuto alla spalla. I miei occhi si aprirono di scatto e vidi... qualcosa di fronte a me. Aveva una forma umanoide, fatta di... luce bianca? E lentamente stava crescendo, molto più alto di un EVA. Nel mezzo del suo torace vidi la forma fin troppo familiare del nucleo di un Angelo.

Sconvolto, riconobbi i tratti di quell'essere di luce. Papà!

L'essere alzò una mano e sparò un raggio di energia. Colpì l'Unità-01 proprio nel mezzo del suo torace. Tossii dell'altro sangue, prima che il dolore finalmente avesse la meglio su di me.

 

Lentamente, mi svegliai sotto un soffitto familiare. Una camera d'ospedale. Per un attimo lottai per tenere gli occhi aperti, ma la debole luce mi faceva male agli occhi e avevo le palpebre troppo pesanti. Mi sentivo completamente intorpidito e confuso. Probabilmente ero sotto l'effetto di qualche potente farmaco. Però ero vivo. Come mai?

Non riuscii proprio a riflettere su quella domanda più a lungo perché il sonno mi reclamò un'altra volta.

La seconda volta che mi svegliai mi sentivo un po' meglio, anche se non riuscivo a sentire tutto il mio corpo, perciò sospettai di essere ancora sotto sedativi. Questo però non spiegava il leggero disagio che provavo ogni volta che respiravo. Era come se... qualcosa mi stesse stringendo il petto molto forte, anche se non riuscivo a vedere nulla del genere. Mi sentivo costretto; riuscivo a respirare, ma non tanto quanto ero abituato. Per un attimo caddi in preda al panico, cosa che non mi aiutò, ma col tempo mi calmai, rendendomi conto che la situazione non era così tragica come pensavo all'inizio. Richiedeva solo un piccolo sforzo extra da parte mia.

Mi guardai in giro. Mi trovavo chiaramente in una camera d'ospedale, si vedeva dall'aspetto, se il monitor cardiaco e l'unità IV nel mio braccio non fossero state un'indicazione sufficiente, ma non somigliava a nessuna delle camere in cui ero stato nel Quartier Generale. Era più luminosa. Rimasi a bocca aperta quando mi accorsi che dalla finestra potevo vedere il cielo.

Decisamente non ero al Quartier Generale.

C'erano un buon numero di piante e fiori nella stanza che le davano un'aria allegra. Su un bouquet riuscivo a leggere la scritta 'guarisci presto'. Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro. Aveva un odore più gradevole delle camere d'ospedale a cui ero abituato. Mi stavo ancora guardando in giro quando sentii qualcuno entrare.

"Allora, finalmente ti sei svegliato sul serio"

Restai senza fiato, per un attimo il monitor del battito cardiaco impazzì.

Misato.

Doveva... doveva essere un sogno... o forse era il paradiso. Ero morto e mi trovavo in paradiso.

Ma se fosse stato così, perché aveva un braccio ingessato?

Se quello era il paradiso, avevo una strana idea dell'aldilà.

"Mi... Misato... Misato-san..."

Potevo sentire i miei occhi bagnarsi di lacrime.

"Oh Shinji... va tutto bene... va tutto bene..."

Corse al mio fianco e si chinò verso di me così da potermi abbracciare senza inciampare in mezzo a tutti i macchinari a cui ero collegato.

"Non c'è motivo di piangere, Shinji. E' tutto finito adesso. Grazie a te, siamo salvi"

"Misato-san... pensavo... pensavo che tu fossi morta..."

Lei mi guardò. Le lacrime stavano bagnando anche le sue guance.

"Sto bene Shinji. Te l'avevo detto che quel colpo di pistola non mi avrebbe ucciso"

"Sono così felice..."

Misato sorrise.

"Dimmi... cos'è successo, Misato-san? Ricordo di avere combattuto con l'ultimo EVA dell'EVA series. Poi, c'è stata quella cosa... credo che mi abbia messo fuori combattimento..."

"Sei stato fortunato che non ti abbia ucciso. Il colpo ha distrutto completamente l'armatura pettorale dell'Unità-01"

"Cos'era quella cosa... ho... ho creduto di vedere mio padre..."

"Quello era il Primo Angelo. Adam"

"Cosa?!"

"Credo che sia meglio fartelo vedere"

Dalla tasca della sua giacca, Misato prese un DVD. Si diresse verso un angolo della stanza dove c'erano un televisore e un lettore DVD in cui mise il disco.

"Siamo stati fortunati a recuperare queste prime immagini da una delle poche telecamere sopravvissute sia allo scoppio della bomba N2 che all'attacco aereo della JSSDF"

Sullo schermo vidi mio padre. Un gruppo di soldati della JSSDF lo colsero di sorpresa e gli spararono a vista. Odiavo quell'uomo. Era stato una continua fonte di sofferenza, mi aveva ferito una volta dopo l'altra. Tuttavia, vederlo morire in quel modo... sapendo che le ultime parole che gli avevo detto che che era un figlio di puttana senza cuore... mi fece male. In fondo, nonostante tutto, avevo sperato che una volta che fosse tutto finito avremmo avuto un'ultima possibilità. Ma quella possibilità mi era stata negata. Fui sorpreso di sentire una lacrima farsi strada lungo la mia guancia.

Il corpo di mio padre si stava lentamente dissanguando quando, improvvisamente, la sua testa si alzò e aprì gli occhi.

Rimasi a bocca aperta. "Che diavolo?!"

"Guarda i suoi occhi" si limitò a dire Misato.

Luce bianca. Stavano lampeggiando...

Lo stesso tipo di luce che emetteva l'essere che mi aveva attaccato.

Mio padre, o piuttosto la cosa, si alzò e si allontanò, mentre il suo corpo cominciava ad lampeggiare sempre di più.

"Che cos'è successo?" riuscii a chiedere. Passata la sorpresa iniziale, mi era difficile parlare.

"Dalle informazioni che abbiamo raccolto, tuo padre intendeva attuare il suo Third Impact. I dettagli sono abbastanza complicati, ma per semplificare le cose a quell'effetto, sembrava che tuo padre avesse impiantato nella sua mano sinistra Adam, sotto forma di embrione. Apparentemente, quando lui è stato ucciso, Adam si è risvegliato e a cominciato a rigenerarsi utilizzando il corpo di tuo padre"

Annuii. Non capivo completamente, ma non aveva importanza. Papà era morto e il Primo Angelo era cresciuto dal suo corpo. Per me era sufficiente.

"E poi ha attaccato me?"

"Sì"

"Se era veramente il Primo Angelo, come mai siamo tutti vivi?"

"Beh, dopo il tuo svenimento l'Unità-01 è andata in berserk. Però... non era così imprevedibile come al solito. Ha preso una delle copie della Lancia di Longinus e ha tentato di distruggere con essa il nucleo dell'Angelo, senza riuscirci. Poi, per una qualche ragione, la vera Lancia è semplicemente... arrivata... e l'Unità-01 l'ha usata per uccidere l'Angelo. Ora, non so se è stato perché si era appena risvegliato o perché aveva perso la maggior parte della sua energia al momento del Second Impact, ma l'esplosione che è seguita alla sua distruzione non è stata nulla a confronto di quella che ha cancellato l'Antartide. Comunque, sarebbe stata abbastanza potente da ucciderci tutti se l'Unità-01 non avesse preso la maggior parte del colpo subito dopo avere espulso il suo entry plug"

"L'Unità-01... ha preso il colpo? Mi ha espulso?"

E' stata... la Mamma? E' stata lei a combattere... con Papà?

"In che... in che stato è l'Unità-01?"

"Ha riportato dei gravi danni. Siamo riusciti a farla spostare nella criostasi, insieme ai due EVA Tipo-5 relativamente intatti e altri tre che non erano troppo danneggiati, come pure alcune... parti sparse. Però non so se il Progetto E andrà avanti. Con tutto quello che è successo"

Potevo solo essere d'accordo con lei. Gli EVA avevano causato così tanto dolore. Però... la mamma era ancora... all'interno di quel robot.

"Capisco..."

Misato mi rivolse un'occhiata preoccupata.

"Shinji... riuscirai ad andare avanti... con tutto questo?"

"Perché non dovrei?"

"So che tu speravi... con tuo padre..."

"Va tutto bene Misato... ce la farò. E' triste, comunque. Papà ha sacrificato tutto per la sua ossessione, e alla fine questa l'ha distrutto"

Lei sorrise.

"Beh, almeno ho delle buone notizie. Insomma, una specie. Dipende dai punti di vista"

"Buone notizie?"

"Non sono l'unica a essere sopravvisuta a quell'inferno"

Restai a bocca aperta. Che fosse... che fosse possibile?

"A... A... Asuka? Asuka è viva?"

Trattenni il respiro, in attesa della risposta. Misato annuì e sorrise.

"E' viva... è viva..."

"In parte anche grazie a te. Lanciando nel lago i resti dell'Unità-02 l'hai protetta dall'esplosione di Adam. Le hai dato la possibilità di cui aveva bisogno. Ma..."

La sua espressione da felice diventò preoccupata.

"Cosa? Cosa c'è che non va?"

"Beh, è ferita gravemente. Quelle lance... le hai provate tu stesso. Una ti ha quasi ucciso, sai. Se i tuoi polmoni non fossero stati pieni di LCL, probabilmente saresti morto. Anche adesso, una piccola parte del tuo polmone destro non è altro che una massa di tessuto morto"

Ecco perché il mio respiro mi sembrava strano...

"Non so cosa siano veramente quelle armi, ma i loro effetti sono spaventosi. L'Unità-02 è stata trafitta da tutte e nove le lance degli EVA. Ci sono volute sedici ore solo per stabilizzare le condizioni di Asuka. Per fortuna una parte dell'ospedale del Quartier Generale è sopravvissuta all'esplosione, così uno dei nostri dottori superstiti ha potuto operarla. Adesso si trova in questo ospedale. Credo che al momento si stiano occupando di lei. Voi due siete considerati degli eroi da molte persone, perciò con tutto il casino della JSSDF il governo si serve di lei per non perdere la faccia. Penso che sia una fortuna nella sfortuna"

Asuka... era ferita... Ma lei era forte... ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.

"Se la caverà" disse Misato, quasi a voler confermare i miei pensieri.

"Lo spero... però... c'è una cosa che non capisco... perché la JSSDF non ci ha uccisi tutti?"

"Beh, mentre tu stavi combattendo qualcuno ha diffuso in Internet notizie sulla SEELE, la NERV, le Nazioni Unite e la JSSDF. Immagini dell'attacco di quest'ultima e del tuo scontro con l'EVA series sono state trasmesse su tutti i canali del mondo. Il pubblico si è subito infuriato alla vista di un simile massacro. Il governo ha subito annullato l'attacco. In questo momento, sono state aperte numerose indagini in tutto il mondo. Questa cosa è un completo casino..."

"Capisco..."

Misato mi si avvicinò e mi accarezzò una guancia con un dito.

"Sembi ancora molto debole, Shinji. Faresti meglio a dormire ora. Più tardi potrai riflettere su tutto questo con una mente più lucida. Per adesso ti lascio"

"Misato-san... sono davvero felice che tu sia viva..."

Lei sorrise di nuovo, e mi colse di sorpresa chinandosi e baciandomi la fronte. Come... come avrebbe fatto una madre con suo figlio.

"Dormi bene, Shinji"

Se ne andò senza aggiungere altro. Papà era morto. Ma Misato e Asuka erano vive. Facevo fatica a sentirmi triste. Mi sentivo un po' in colpa al riguardo, ma ben presto tutti i miei pensieri si confusero quando mi addormentai.

Cinque giorni dopo, mi svegliai e trovai una ragazza seduta su una sedia vicino a me. Stava leggendo un libro. Ammiccai, chiedendomi chi potesse essere. Aveva corti capelli neri, pareggiati un centimetro sotto le orecchie e da quel che potevo vedere sembrava avere occhi marrone scuro, in parte nascosti da un paio di occhiali. Indossava un ampio maglione e un paio di jeans larghi. Era un po' pallida, ma aveva un viso molto bello. Mi era in qualche modo familiare, ma...

Che fosse una mia compagna di classe?

"Scusami... chi sei? Cosa ci fai qui?"

Questo colse di sorpresa la ragazza. Evidentemente era così assorta nella sua lettura che non si era accorta che la stavo fissando da un minuto intero. Mi guardò, e per alcuni secondi il suo sguardo si immerse nel mio. Era molto familiare...

"Shinji!!!"

Il libro della ragazza cadde a terra, dimenticato, mentre lei mi saltò quasi addosso. Gemetti dal dolore sentendo che mi stringeva in un forte abbraccio.

"Oh! Scusami! Mi ero dimenticata! Mi... mi... mi dispiace..."

Guardai la ragazza scusarsi... c'era qualcosa... in lei...

"Chi... chi sei?"

"Shinji... sono... sono io... non mi riconosci?"

E improvvisamente la riconobbi. Quella voce. Quello sguardo. Il colore non era lo stesso, ma l'intensità... ammiccai parecchie volte. Non poteva essere...

"R... Rei? Sei... sei tu?"

La ragazza annuì. Le lacrime le bagnarono gli occhi.

"Ma... ma tu... non ti ricordavi... e i tuoi capelli... i tuoi occhi..."

Non capivo. Che stava succedendo?

La ragazza si tolse gli occhiali e la vidi passare un dito su uno dei suoi occhi. Restai a bocca aperta quando lei si tolse una lente a contatto e quando mi guardò, con un occhio rosso e l'altro marrone scuro.

Rei... era Rei! Ed era viva!

"Sei... sei viva! Rei!"

Cercai la sua mano e la presi nella mia, stringendola forte. Dovevo sapere se quello era un sogno oppure no. Non lo era.

"Cosa... cos'è successo? Come mai questo travestimento?"

"Rei Ayanami è morta" disse Rei in tono neutro. "E' morta durante l'invasione al Quartier Generale" La ragazza poi sorrise. "Questo è il rapporto ufficiale del maggiore Katsuragi"

"Non... non capisco..."

Rei abbassò la testa, come se si vergognasse.

"La SEELE sa cosa sono. Se Rei Ayanami fosse ancora viva, sarebbero tentati di usarla per le loro ambizioni. Per questo è morta"

Improvvisamente capii. Se pensavano che Rei fosse morta, non avrebbero cercato di farle del male.

"Ma quello che non capisco è... come... come mai... come mai ti ricordi di me adesso?"

"E' stato grazie alla dottoressa Akagi"

Ritsuko. Aveva fatto questo. Avrei dovuto ringraziarla.

"Capisco" dissi, mentre un sorrisetto appariva sul mio volto. "Però non hai risposto alla mia domanda iniziale. Chi sei?"

Rei rispose sorridendo a sua volta.

"Rei Mizuno"

"Piacere di conoscerti, Mizuno-san. Io sono Shinji Ikari"

"Lo so"

Rei. Rei era viva. Gli Angeli erano morti e gli EVA, per il momento, non erano più una minaccia. Finalmente avremmo potuto condurre una vita normale. Le cose sarebbero potute tornare a come erano prima della comparsa del Quindicesimo Angelo.

No. Non potevano. Ci aveva quasi annientato.

"Shinji-kun, esistono molti modi di amare. E' possibile amare due persone in modo simile, eppure allo stesso tempo diverso. E' giusto. Ma se vuoi essere veramente felice devi capire qual è l'amore che ti è più caro, che ti fa sentire completo. Non esitare"

Kaoru aveva ragione. Era arrivato il momento di scegliere.

412. Restai a guardare quel numero per molto tempo. La mia mano cercò la maniglia. Stava tremando leggermente. Era passato quasi un mese da quando avevo scoperto che Rei era tornata la ragazza di prima. Un mese e non ero ancora riuscito a prepararmi a fare questo. Ero patetico.

Avevo la scusa che ero stato in qualche modo impegnato. La prima settimana dopo la visita di Rei era stata abbastanza tranquilla, perché i dottori avevano deciso di tenermi sotto osservazione per un'altra settimana, per assicurarsi che nessuna delle mie ferite, specialmente quella ai miei polmoni, non peggiorasse. Dubitavo che accadesse, non era quello il modo in cui il potere della Lancia di Longinus sembrava funzionare, ma non mi lamentai per niente. Un po' di pace e tranquillità erano anzi le benvenute, anche se talvolta mi annoiavo. Ben presto mi abituai alle mie nuove capacità respiratorie e usai il tempo che avevo a disposizione per andare a trovare la sorella di Touji, Mari Suzuhara, che risultò essere nel mio stesso ospedale. Fui sorpreso di vedere che adesso la bambina era in grado di fare alcuni passi. La prima volta che l'avevo vista era quasi completamente coperta di bende. Ora... era solo questione di tempo prima che tornasse di nuovo a camminare normalmente. Piansi di sollievo a quella vista, finalmente il senso di colpa che avevo sempre rifiutato di lasciare andare sparì. Confusa, la piccola si limitò ad abbracciarmi.

Cercai di andare a trovare Asuka, ma non fu possibile a causa delle sue condizioni.

Ricevetti però alcune visite, come Touji, accompagnato da Hikari e Kensuke, e anche Rei, in compagnia di Hotaru, venne alcune volte.

Poi, le cose si movimentarono un po'. Il giorno dopo il mio rilascio, mi chiesero di partecipare a un'indagine condotta dalle Nazioni Unite con lo scopo di capire gli avvenimenti di quell'11 giugno. Siccome avevo avuto una parte importante nel fermare l'attacco condotto dalla SEELE, mi fecero parecchie domande. Durò più di una settimana e una volta che fu tutto finito io e Misato partecipammo a una conferenza stampa ufficiale della NERV, in cui spiegammo gli avvenimenti che erano accaduti al pubblico mondiale, che aveva visto in TV tutti gli eventi e voleva sapere cos'era successo esattamente. Apparentemente diventai ben presto un personaggio popolare; dopo tutto avevo in pratica salvato il mondo, o almeno questo è ciò che pensava la gente, e passai i giorni seguenti a viaggiare in giro per il mondo con Misato per apparire negli show televisivi e rilasciare interviste. Quelli erano stati dei giorni davvero spossanti. Ero felice di essere tornato a Tokyo-2.

Adesso finalmente potevo fare una cosa che avrei dovuto fare molto tempo fa.

"E' giunto il momento di porre fine a questo"

Aprii la porta ed entrai nella stanza d'ospedale di Asuka.

Come la camera in cui mi ero svegliato dopo la battaglia alla NERV, anche questa era molto carina. I muri erano di una leggera tonalità di blu, molto meglio del semplice bianco. Le persiane erano completamente alzate, lasciando che la luce del mattino si diffondesse liberamente nella stanza. Mi avvicinai a un tavolo, tolsi le rose appassite dal vaso e le rimpiazzai con una dozzina di fresche rose rosse. Poi arrivai a lato del letto e mi sedetti su una sedia, come avevo fatto tante altre volte.

Asuka era sdraiata immobile sul letto. Era molto pallida e aveva perso dell'altro peso nelle ultime settimane. I dottori erano sorpresi del fatto che fosse riuscita a sopravvivere a tutte le numerose operazioni a cui era stata sottoposta. Anche in quel momento quando la guardai il suo occhio sinistro e il suo braccio destro erano bendati, dopo che un certo specialista americano aveva provato un nuovo sperimentale trattamento rigenerativo dei nervi. L'uomo aveva grandi speranze per il suo braccio, ma non per l'occhio. Il danno al nervo ottico e alla retina era troppo esteso. Non avrebbe mai più visto da quell'occhio. Questo se mai li avrebbe riaperti, gli occhi.

Era quasi ironico. L'assalto alla NERV l'aveva risvegliata dal suo stato catatonico solo per farla cadere in coma alla fine.

I dottori avevano perso le speranze in un suo risveglio molto tempo fa. Tuttavia, l'avevano operata, riparando o sostituendo gli organi danneggiati uno dopo l'altro. Sembrava una perdita di tempo, ma era una buona propaganda. Dopo tutto, questa ragazza era un'eroina per il mondo. Avrebbe potuto essere orgogliosa di se stessa, se si fosse svegliata.

Delicatamente, presi la sua mano bendata nella mia.

"Asuka... c'è una cosa che devo dirti"

La guardai. Avevo sperato che sarebbe stata cosciente quando le avessi detto questo, ma non potevo più rimandare la mia decisione.

"Mi dispiace, Asuka. Avrei dovuto farlo molto tempo fa. Ma avevo paura. Con Rei e con te... non mi sentivo più solo. Pensavo che se avessi fatto una scelta avrei perso una di voi. Non volevo perdervi. Per questo vi ho fatto aspettare. Sono stato così egoista..."

Feci una pausa per raccogliere i miei pensieri. Non so come, ma il discorso che mi ero preparato prima di andare lì mi stava sfuggendo di mente.

"Per un momento ho pensato che sarebbe stato tutto semplice. Rei non si ricordava di me, perciò non dovevo fare una scelta. Non era giusto, ma era così facile... Però... adesso lei si ricorda di me. E' tornata la ragazza di prima. Non farò lo stesso errore questa volta. Non aspetterò che una di voi due mi lasci. Ho... ho avuto molto tempo per pensare. A una scelta..."

Dio, era difficile.

"Asuka... quando sono con Rei... mi sento... come posso dire... al sicuro. Mi sento bene. A mio agio. Non devo fare nulla. So che lei è il tipo di ragazza... che mi amerà qualsiasi cosa succeda. Non farà mai nulla che mi faccia soffrire. Non mi sgriderà mai e non mi prenderà mai in giro. Farà qualunque cosa le chiederò con un sorriso... Asuka... io... io..."

Feci una pausa. Forza Shinji, dillo!

"Io... io non voglio una vita tranquilla! Non voglio una persona che faccia di me l'unico scopo della sua esistenza. Non farei altro che nascondermi di nuovo dalla realtà. E non sarebbe giusto nei confronti di Rei. Asuka... quello che sto cercando di dire... è che io voglio te, Asuka"

In qualche modo, speravo che quelle parole l'avrebbero fatta reagire. Ma non fu così. Comunque, dovevo andare avanti.

"Credo che sia una cosa che ho sempre saputo, ma che non ho mai cercato di vedere. Ma quando ti ho vista in quel letto d'ospedale alla NERV... quando ho visto quegli EVA bianchi divorare i resti della tua Unità-02... quando ho pensato che tu fossi morta... mi ha fatto più male che perdere Rei. Quando ho dormito tra le braccia di Kaoru quella notte, prima di ucciderla, ho pensato a te. Quando ho fatto l'amore con te, ho sentito qualcosa... un momento in cui ho capito che era quello il mio posto, tra le tue braccia. Non ti mentirò. Io amo Rei. E' una persona molto importante per me. Ma... non è la stessa cosa. Credo che lei sia un po' come... una madre. No. Forse una sorella. O forse anche di più. Non ne sono completamente sicuro. Ma quello che so è che... per quanto ami Rei... amo di più te. Io ti amo, Sohryu Asuka Langley"

Mi alzai e le baciai velocemente le labbra. Poi presi da una delle mie tasche una scatolina di velluto. La aprii e presi l'anello di fidanzamento, una copia perfetta di quello che avevo comprato settimane fa, d'impulso, mentre facevo shopping con le ragazze. L'originale era stato distrutto dall'esplosione della mina N2 nel Geofront. Lentamente, feci scivolare l'anello nella mano sinistra di Asuka.

"A meno che tu adesso non ti svegli per dirmi di no, da questo momento sei la mia fidanzata..."

La ragazza non reagì. Anche se una parte di me temeva che lei improvvisamente si svegliasse e mi respingesse, ero molto deluso nel non vederla minimamente reagire. Forse avevano ragione i dottori...

Ma io non mi sarei arreso.

"Ti aspetterò, Asuka. Anche se questo volesse dire aspettare per tutta la mia vita..."

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo - E vissero felicemente anche dopo ... o almeno ci provarono ***


The One I Love Is ...

THE ONE I LOVE IS…
EPILOGO - E VISSERO FELICEMENTE ANCHE DOPO… O ALMENO CI PROVARONO
Scritto da: Alan Gravail
I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

 

“Non devo fuggire… non devo fuggire…”

“Amico, sei davvero patetico, lo sai?”

Per poco non feci un salto dalla sedia. Mi voltai, il mio cuore batteva così forte che sembrava sul punto di esplodere, e vidi Touji appoggiato allo stipite della porta con un grosso ghigno stampato sul volto.

“Cosa stai cercando di fare, uccidermi?!”

Touji sospirò, si avvicinò a me e mi diede un leggero colpetto sulla spalla.

“Sei così teso che l’aria intorno a te è quasi immobile. Cerca di rilassarti, amico…”

Non so se furono le sue parole o la sua presenza, ma mi sentii un po’ meno nervoso. Solo un po’ meno.

“Lo sai, stai quasi bene vestito così” presi in giro Touji, parlando dello smoking nero che stava indossando.

In realtà, stava molto bene. Quel vestito era completamente diverso dalla solita tuta che indossava quasi sempre quando andavamo a scuola. Probabilmente è stata l’influenza di Hikari. Notai che portava anche dei guanti neri. Gli ero davvero grato per questo. Anche se gli sviluppi della biorobotica negli ultimi anni erano stati sorprendenti, non erano ancora riusciti a realizzare delle protesi che sembrassero come gli arti veri. Touji sapeva che la vista della sua mano artificiale tendeva a mettermi a disagio. Avevo superato il senso di colpa, ma… non riuscivo proprio a guardarla…

“Beh, è ovvio! Anche se questo colletto è così dannatamente stretto…” replicò il mio amico dimenandosi con il suddetto colletto. “Anche tu stai molto bene.”

“Lo spero… se oggi faccio qualcosa di stupido, probabilmente mi ucciderà…”

“Già… amico, non riesco a credere che tu la stia per sposare! Sei davvero un masochista, lo sai. A proposito, come ci sei riuscito? Pensavo che lei non volesse nemmeno sentir parlare della parola ‘matrimonio’? Si è stancata di dirti di no dopo che tu l’hai assillata per quattro anni?”

“Beh… sono successe delle cose…”

Touji iniziò a sogghignare. Sapevo che stavo arrossendo. Non sarei mai riuscito a liberarmi di quella stupida abitudine.

“Delle cose… del tipo? Avanti, confidami tutte le tue malefatte!”

“Beh… vedi… Asuka è… Asuka è incinta”

Il ghigno di Touji venne rimpiazzato dallo shock.

“Cosa?! Il Demone è incinta?”

Annuii. Anche se era una cosa di cui io e Asuka eravamo entrambi felici, era ancora in qualche modo imbarazzante. Abbastanza per me da dimenticare di ricordare a Touji di non chiamare Asuka ‘Demone’.

Touji poi iniziò a ridere.

“Oh Dio… vai così amico! Sei tu l’uomo! Non pensavo che saresti stato così subdolo da metterla incinta così da poterla sposare!”

“Hey! Non è successo di proposito!”

“Andiamo Shinji… uno di voi avrà dovuto ‘dimenticarsi’ di… sai… delle protezioni”

“Non ne abbiamo mai usate”

“Uh? E mi dici che non è successo di proposito?”

“Non pensavamo di averne bisogno”

Touji si accorse di quanto fossi diventato serio e mi lanciò un’occhiata confusa.

“Dopo quel giorno… i dottori… le avevano detto che non avrebbe mai avuto figli”

“Oh…”

Trovandosi all’ospedale di Tokyo-2 insieme a noi, Touji era probabilmente la persona meglio informata sulla gravità delle ferite di Asuka, a parte Misato, Asuka e me.

“All’inizio Asuka era contenta, ma… era tutta una finta. Era solo un altro attacco alla sua femminilità. Pensava che non avrebbe mai voluto avere dei figli, ma quando i dottori glielo dissero… ma immagino che abbiano sottovalutato la sua testardaggine…”

“Già, quando si tratta di orgoglio nessuno batte Sohryu Asuka Langley. O piuttosto Ikari Asuka Langley”

“Veramente, sarà più una cosa del tipo Ikari Sohryu Asuka Langley” Notando l’espressione confusa di Touji, pensai che fosse meglio aggiungere qualcos’altro. “Lei non voleva perdere il nome Sohryu e io non volevo cambiare Ikari per quello, perciò abbiamo fatto una specie di compromesso”

“Geez… non hai proprio spina dorsale…”

“Hey! Almeno l’ho convinta a scegliere il nome del nostro bambino!”

“Oh? Hai già pensato a qualche nome?”

“Beh, Akiko se è una femmina. Ma non sono ancora riuscito a scegliere un nome per un maschio”

“Touji sarebbe un bel nome”

Sorrisi. Bene. Pensai che fosse un momento buono come un altro per chiederglielo.

“Mi spellerebbe vivo se chiamassi così nostro figlio. Inoltre, faremmo confusione se dessimo al bambino il nome del suo padrino… questo se vuoi il ruolo, naturalmente”

Sul volto di Touji comparve un’espressione sorpresa, seguita da un sorriso così largo che andava quasi da un orecchio all’altro.

“Sarebbe un onore, Shinji”

Sorrisi anch’io.

“In questo modo zio Touji, anche Hikari potrà viziarlo. Spero che non se la prenda troppo, ma abbiamo chiesto a Rei di essere la madrina del bambino”

“Beh, capirà. Voglio dire… Rei fa parte della famiglia… più o meno. Inoltre, Hikari è già abbastanza felice di essere la damigella d’onore”

Per convincere alcune persone a mantenere segreta l’identità di Rei, avevamo raccontato parte delle sue origini a Touji, Kensuke, Hikari e Hotaru. Non tutto ovviamente. Infatti, in parte abbiamo mentito. O per essere più precisi, abbiamo piegato la verità. Una di quelle ‘bugie’ era che Rei fosse la mia sorellastra. Il che non era completamente falso da un punto di vista biologico, se si considerava che buona parte del suo DNA proveniva da mia madre. Immagino che fosse una buona cosa il fatto che non avessi mai detto loro fino a che punto io e Rei ci eravamo spinti nella nostra relazione…

“Asuka incinta… sembra irreale. Voglio dire, conoscendo Asuka, probabilmente sarà isterica al pensiero di diventare tonda come una palla…” Touji si interruppe per un attimo mentre improvvisamente sembrò avere un’illuminazione. “Adesso capisco! Ecco perché voi due state affrettando questo matrimonio! Ed ecco perché lei indosserà un kimono, anche se questo è un matrimonio all’occidentale! Non vuole che la gente sappia che sta ingrassando!”

Touji ormai stava ridendo come un maniaco.

“Lo sai, se Asuka ti sentisse saresti morto. E non oso neanche pensare a cosa ti farebbero Hikari, Rei o Hotaru.”

Touji inghiottì un po’ di saliva e improvvisamente impallidì. Tutti nelle loro menti sapevano che era meglio non cercare la furia di Sohryu Asuka Langley. Era risaputo che io ero l’unico ad avere una possibilità di scamparla. Comunque, sospettavo che Touji avesse più paura di Hikari.

“Umm… dimmi…” chiaramente Touji era più che desideroso di cambiare argomento. “A proposito di Rei… l’ho vista… quando sono entrato. Sembrava… in forma. Come le sono andate le cose ultimamente? L’ultima volta che l’ho vista… so che hai detto che stava meglio, ma… sembra così diversa adesso.”

Sì, Touji non la vedeva da quasi quattro anni, non dopo che se n’era andata da Tokyo-2 per ritornare alla ricostruita Tokyo-3. Non c’era da meravigliarsi che avesse notato una certa differenza.

“E’ come ti ho raccontato. Come sai, l’ha presa abbastanza male. Se n’è andata, ha trovato lavoro come cameriera e praticamente è tornata a fare la vita che faceva prima che noi iniziassimo a uscire insieme. Ha vissuto così per quasi un anno intero, evitando tutte le persone che aveva conosciuto, specialmente me. Poi un giorno Asuka si stancò di sentirmi dire quanto fossi preoccupato per Rei, almeno così dice Asuka, e sembrò che andasse a parlare con lei. Quella notte Asuka tornò molto tardi, con un occhio nero e una guancia rossa, trascinandosi dietro un’imbarazzatissima Rei e un sacco dell’immondizia pieno di tutte le sue cose. Disse semplicemente che Rei sarebbe rimasta alcuni giorni da noi finché non fosse riuscita a trovare un appartamento decente e crollò sul nostro letto, esausta. Da quel momento, io e Rei ripartimmo da zero con il nostro rapporto, pochi giorni dopo lei trovò un nuovo appartamento, un nuovo lavoro e da quel giorno è vissuta come se stesse cercando di recuperare gli ultimi quindici anni, e credo lo stia facendo ancora adesso. Ha già una laurea in informatica e biologia, e ultimamente sta studiando psicologia e fisica. Un sacco di roba che non riesco neppure a capire. Ha fatto un buon numero di lavoretti part-time in questi anni: designer di pagine web, assistente negli ospedali, cuoca in un ristorante, cameriera e cantante in un karaoke bar, insieme a molti altri che non riesco neppure a ricordare. Quando le ho chiesto di essere la madrina del nostro bambino ha lasciato un lavoro ben pagato come segretaria in una grossa società legale per lavorare in un centro di cura per bambini. Vuole abituarsi a loro.”

“Geez, ma lo trova il tempo per rilassarsi?”

“Non proprio. Passa la maggior parte del tempo libero facendo attività in comunità. L’anno scorso si è presa un intero mese di ferie e l’ha passato al mare a Okinawa.”

“Però tu sei preoccupato per lei, vero? Si vede dal tuo sguardo.”

“Beh, non preoccupato. Io… spero solo che un giorno trovi qualcuno… sai… come noi. E’ uscita alcune volte, ma non è mai andata oltre il primo appuntamento.”

“Ti senti ancora in colpa per non avere scelto lei, non è vero?”

“Sì e no. So che era inevitabile, ma… qualche volta non riesco a fare a meno di pensare che le avrei risparmiato molto dolore se avessi scelto prima.”

Touji alzò la sua mano sinistra e la mise sulla mia spalla.

“Non puoi cambiare il passato, Shinji. Puoi solo accettarlo e andare avanti.” Touji poi spostò la sua mano dalla mia spalla e la chiuse a pugno. “E se ti impegni veramente al massimo, le cose andranno per il verso giusto. Guarda questa mano. Potrei spaccarti la faccia con essa se lo volessi.”

Sapevo che Touji aveva ragione, però…

“Asuka ha fatto la stessa cosa dopo essere uscita dal coma. Ha stretto i denti ed è andata avanti. Per questo motivo lei sarà la madre di tuo figlio. Dovresti seguire il suo esempio.”

“Ci sto provando. Non è facile… ma ce la farò…”

“Bene.”

Poi Touji mi colse di sorpresa stringendomi in un abbraccio.

“Tu sei un amico, Shinji. Per questo voglio vederti sorridere.”

“Sono felice che tu sia potuto venire, Touji.”

“Non sarei mancato per niente al mondo. E neppure Hikari. Inoltre, il ristorante può andare avanti da solo per qualche giorno, anche se il cibo non è così buono se Hikari non è in cucina. E poi era ora che ci prendessimo un po’ di ferie. Ad essere sinceri, tra il centro di riabilitazione e il ristorante, io e Hikari non sempre abbiamo molto tempo per stare insieme. Forse lascerò il mio lavoro e lavorerò con Hikari a tempo pieno.”

Quando Hikari finì la scuola superiore, lei e Touji aprirono un piccolo ristorante a Tokyo-2, usando una somma di denaro che Touji aveva ricevuto dalle Nazioni Unite come ricompensa per il suo incidente quale pilota di Evangelion. Hikari aveva sempre avuto un talento per la cucina, e per lei quello è stato come un sogno che si avverava. Da parte sua, Touji aveva cominciato a interessarsi alle cure di riabilitazione e iniziò un lavoro part-time nello stesso centro in cui era stato dopo avere ricevuto le sue protesi.

“Non ti piace lavorare al centro di riabilitazione?”

“Beh, lo sai come vanno le cose. Dopo tutto, anche tu hai rifiutato un lavoro all’Orchestra Filarmonica di Tokyo-2 solo per poter stare vicino ad Asuka…”

A quel tempo era stata una decisione difficile da prendere, ma ripensandoci adesso… non avrei potuto essere più felice.

“Sì, capisco. Ma preferisco davvero essere un semplice insegnante di violoncello qui. I bambini sono così simpatici ed è così gratificante sapere che puoi condividere qualcosa con loro. Inoltre, se la gente vuole sentire la mia musica, può sempre comprare i cd. E poi… c’è anche il problema che non posso allontanarmi troppo dall’Unità-01.”

“Allora fai ancora quei test tutti i mesi?”

“Sì. Devono assicurarsi che riesca ancora a sincronizzarmi.”

Era stata una decisione controversa, ma due anni dopo la distruzione quasi totale della NERV l’organizzazione era stata riformata, finanziata sia dalle Nazioni Unite che da fondi privati. Senza più la minaccia degli Angeli, il suo scopo principale era di fare ricerche, imparare di più sugli Angeli e sviluppare nuove tecnologie. C’era molto interesse nello sviluppo di un’ottava generazione di computer, come pure in quello della nanotecnologia e di nuovi trattamenti medici. Inoltre, cinque Evangelion tipo-5 erano stati completamente riparati, come pure l’Unità-01. Mentre gli Eva tipo-5 erano stati utilizzati in alcuni combattimenti, era improbabile che l’Unità-01 sarebbe mai stata usata di nuovo. Però c’era ancora la possibilità di un nuovo ipotetico attacco da parte degli Angeli, come pure la minaccia che un paese nemico costruisse degli altri Eva, perciò si era giudicato conveniente riparare l’Unità-01 invece di smantellarla. Ovviamente, poiché io ero l’unico in grado di pilotarla, il personale della NERV aveva insistito perché io rimanessi a Tokyo-3. E adesso che Asuka aveva raggiunto il grado di tenente all’interno della NERV, Tokyo-3 era l’unico posto in cui volevo stare. Inoltre, ricevevo un assegno tremendamente alto per qualche test di sincronia all’anno e qualche occasionale conferenza e insegnamento su come pilotare un Eva.

“Non riesco a credere che tu piloti ancora quella cosa dopo tutto quello che è successo”

“Sono l’unico che possa farlo. E poi… devo molto agli Eva, nonostante tutto. Inoltre, è improbabile che l’Unità-01 venga mai usata di nuovo.”

Touji annuì. E’ vero, avevamo perso molto nella Guerra degli Angeli, ma avevamo anche guadagnato tutti qualcosa, nonostante i sacrifici. Entrambi stavamo ripensando al passato, quando la porta della stanza si aprì leggermente e comparve una testa mora.

“Siete già vestiti ragazzi?” chiese Hotaru, tenendo gli occhi chiusi nel caso in cui la nostra risposta fosse stata negativa.

“Qual è il problema Hotaru-chan, non vuoi vedere degli uomini veri una volta tanto?” la prese in giro Touji.

Hotaru aprì gli occhi e sorrise. La ragazza era davvero cambiata negli ultimi anni. No. Non era cambiata, si era aperta di più. Molte persone non avrebbero creduto che questa ragazza apparentemente timida e introversa fosse in grado di fare alcune delle cose che mi avevano raccontato Rei e Kensuke.

“Oh, da quello che ho sentito dire dalla tua ragazza Touji-kun, Ken-chan è molto più uomo di te. Di quasi due centimetri almeno.”

Oh no… Touji era costretto a reagire. Beh, colpa sua che l’aveva presa in giro per primo.

“Cosa?! Il mio è molto più grosso di quello di Kensuke!”

Sospirai. Speravo proprio che Touji non si sarebbe abbassato i pantaloni solo per provare quello che diceva.

Sfortunatamente lo fece.

Il sorriso di Hotaru si allargò. Mi cadde una grossa goccia di sudore.

“Carino. Ma scommetto che Ken-chan sa usare meglio il suo.”

Touji stava per replicare quando Hotaru urlò.

“EEK! MANIACO!”

In meno di un minuto Rei e Hikari apparvero dietro a Hotaru. Rei sorrise leggermente. Hikari era rossa di rabbia.

“STUPIDO TOUJI!”

Touji svenne. E osava anche darmi dell’idiota.

Rei portò via Hikari, che sembrava pronta a riempire di calci la forma ormai inerte del suo ragazzo. Guardai Hotaru che riusciva a stento a trattenersi dalle risate.

“Sei una peste” le dissi.

Lei si limitò a tirar fuori la lingua. Sospirai.

“Se riesci a svegliarlo, sarebbe ora. Buona fortuna, Shinji-kun. E cerca di non svenire come ha fatto Touji-kun” disse Hotaru prima di andarsene.

Sospirai di nuovo, e poi cercai di rianimare Touji con qualche schiaffo.

 

---

Per parecchi motivi io e Asuka avevamo deciso di celebrare un matrimonio civile. Tanto per cominciare non eravamo mai stati dei tipi religiosi, e ad essere sinceri la religione era una cosa che cercavamo di evitare. Anche se la maggior parte della gente ci considerava degli eroi, c’era un buon numero di persone che ci riteneva malvagi per avere distrutto i Messaggeri di Dio e per avere quindi vanificato l’unica speranza di salvezza per l’uomo. Col passare degli anni, erano comparse numerose sette e alcune di loro ci volevano morti. Per questo motivo avevamo deciso di organizzare il matrimonio e il ricevimento in un albergo di un piccolo paese, non troppo lontano da Hokkaido. Questo spiegava anche la presenza di un buon numero di agenti di sicurezza della NERV in borghese posizionati quasi ad ogni angolo del piccolo edificio.

“Hikari mi ucciderà…”

Sospirai per l’ennesima volta. Touji continuava a mormorare quella frase da quando l’avevo svegliato.

“Nah, probabilmente si limiterà a usare quella frusta che Asuka le ha portato dal suo ultimo viaggio in Germania…”

“Hikari mi ucciderà…”

Mi fermai e cominciai a scuotere Touji, attirando l’attenzione di tutte le persone nella stanza che aspettavano la futura coppia di sposi.

“Hey! Sono io quello che dovrebbe essere terrorizzato qui! Perciò datti una calmata!” Poi mi chinai e gli sussurrai qualcos’altro, “Non temere, abbiamo parecchio sakè per il ricevimento, basta che tu ti nasconda per un’ora o due dopo la cerimonia e la faremo ubriacare. Allora ti potrai scusare e usare il tuo vecchio ‘fascino’ con lei…”

Questo sembrò rassicurare Touji, e proseguimmo verso il centro della stanza dove Kyoko Takahashi, Comandante Supremo della NERV, ci stava aspettando per unirci in matrimonio. Visto che sia io che Asuka lavoravamo per la NERV, ci era sembrato giusto che fosse lei a celebrare le nozze. A differenza di mio padre, il comandante Takahashi era una persona molto gentile e sensibile, anche se nei periodi critici poteva essere fredda come il ghiaccio. A quarant’anni era ancora una donna molto bella, con occhi marrone scuro e capelli neri lunghi fino alle spalle, e mentre l’uniforme nera e oro aveva dato a mio padre un aspetto sinistro, il Comandante Takahashi la portava in modo così elegante da attirare ancora l’attenzione degli uomini. Il vederla improvvisamente mi fece tornare in mente quello che sarebbe successo tra pochi momenti, e adesso che non dovevo preoccuparmi di Touji cominciai a sentirmi piuttosto nervoso. Il Comandante Takahashi mi rivolse un sorriso amichevole, che diminuì parte della mia agitazione.

Mentre aspettavo che la mia futura sposa arrivasse, guardai le persone radunate davanti a me. Non erano molte, e la maggior parte di loro erano o impiegati della NERV o lo erano stati un tempo. A me e ad Asuka andava bene così; non avevamo bisogno di tanta gente, solo dei nostri amici e della nostra famiglia.

A destra c’era Ritsuko. Siccome non poteva scegliere dove sedersi, bloccata in quella sedia a rotelle, le avevamo lasciato un po’ di spazio nel mezzo della fila centrale. Dovevo ammetterlo, a parte il fatto che non poteva più camminare sembrava proprio in forma, molto meglio che al tempo della Guerra degli Angeli. C’era una maggiore vitalità in lei; sembrava più allegra che mai. Anche il fatto che adesso si tingeva i capelli di castano, come faceva nei suoi anni di gioventù, probabilmente l’ha aiutata. Inoltre, la sfida di creare un computer superiore a quello di sua madre sembrava eccitarla. Ma sapevo che altri due fattori avevano contribuito alla sua felicità. Il primo era seduto alla sua sinistra e le stringeva gentilmente la mano. Non ci sorprendemmo più di tanto quando Maya dichiarò i suoi sentimenti alla sua senpai. Più sorprendente era stato vedere Ritsuko aprirsi con lei. Ma dopo avere amato qualcuno come mio padre per così tanto tempo, potevamo solo essere felici per lei. Naturalmente, siccome Maya era attualmente responsabile del dipartimento di ricerca della NERV, entrambe si comportavano come se niente fosse. Ma sapevamo che non era così. Era ironico il fatto che adesso lo studente supervisionasse il maestro. Ma era innegabile che Ritsuko fosse molto più efficiente se doveva occuparsi di un solo progetto. Era un genio nel suo campo ed era uno spreco distrarla con problemi amministrativi.

Rei si trovava a destra di Ritsuko, anche se le separavano due metri abbondanti perché c’era bisogno di lasciare agli sposi lo spazio per camminare. Chi non l’avesse conosciuta bene quanto me probabilmente non l’avrebbe riconosciuta. Anche se aveva ancora un seno abbastanza modesto, soprattutto se confrontato con quello di Misato o perfino di Asuka, Rei era diventata una bella donna. Si era lasciata crescere i capelli quasi fino alla vita, e il periodo che aveva passato al mare le aveva dato l’opportunità di abbronzarsi leggermente, anche se non senza sforzo perché sembrava che la sua pelle tendesse a bruciarsi. Quel giorno non portava gli occhiali, perciò tutti potevano vedere chiaramente i suoi occhi marrone scuro. Indossava un vestito di seta bianco aderente che contrastava con i suoi capelli neri. Era magnifica. Qualche volta però mi chiedevo che aspetto avrebbe avuto senza i capelli tinti e senza quelle lenti a contatto colorate. L’ultima volta che avevo visto il vero colore dei suoi occhi era stato quasi tre anni fa, quando Asuka l’aveva portata a casa. Mi sentii arrossire quando ricordai un imbarazzante incontro nel bagno…

Se Maya era l’amante di Ritsuko, Rei era diventata una sorta di figlia per lei. Quando Rei cercò di riprendere i contatti con le persone da cui si era allontanata, si era formato una sorta di legame tra le due donne. Entrambe erano profondamente cambiate ed erano in cerca di qualcosa che sembrarono trovare l’una nell’altra. Nei primi anni di Rei alla NERV, era sempre stata Ritsuko a prendersi cura della sua salute; che le aveva insegnato le basi della vita. Il rapporto però era sempre stato compromesso dall’odio di Ritsuko per ciò che Rei rappresentava. Adesso che quel sentimento non esisteva più, si apriva la strada per un rapporto più profondo. La nascita di questo legame probabilmente è stato il giorno in cui Ritsuko decise di liberare Rei dall’influenza di mio padre. Rei aveva sempre sentito di dovere molto a Ritsuko per quella possibilità di vivere.

Hotaru era seduta alla destra di Rei. Sorrisi quando notai il modo in cui Kensuke le stringeva la mano, prova evidente dei suoi sentimenti per lei. Ero felice che Kensuke fosse riuscito a sposarla. Disgustato da qualsiasi cosa che fosse militare per via del massacro che era avvenuto a Tokyo-3 e che aveva ucciso suo padre, Kensuke aveva deciso di seguire un altro dei suoi interessi: la raccolta di informazioni. Ad appena diciannove anni era già uno dei giornalisti migliori del nostro Paese. Per questo motivo tendeva a viaggiare molto. E’ stato solo per pura fortuna che fosse stato mandato a investigare su qualcosa nella regione di Hokkaido. Guardando lui e la sua ragazza, senza dubbio io e Asuka non saremmo stati gli unici a divertirci quella notte. Dopo tutto, siccome Hotaru viveva a Tokyo-3 e aveva recentemente preso il posto che un tempo era stato di Maya alla NERV, i due non si vedevano tanto quanto avrebbero voluto. Ma in qualche modo sembravano a loro agio con questo stile di vita. Da quello che mi aveva detto Rei, a Hotaru piaceva passare la maggior parte del suo tempo da sola, anche se vedere il suo Ken-chan di solito illuminava le sue giornate. Da parte sua, Kensuke amava viaggiare, in cerca di qualche bello scandalo da pubblicare. Forse tra qualche anno i due si sarebbero sistemati…

A quel tempo era stata una sorpresa sconvolgente scoprire che il misterioso corrispondente di Hotaru in Internet altri non era che Kensuke. Nessuno aveva mai sospettato che Kensuke potesse essere un tipo romantico. In effetto, nessuno aveva mai immaginato che Kensuke potesse anche solo pensare di uscire con una ragazza. Immagino che non lo conoscessimo così bene. Adesso che era diventato più alto e più grande e che aveva cambiato i suoi occhiali con delle lenti a contatto, un buon numero delle nostre compagne di classe invidiava a morte Hotaru. Per non parlare del fatto che, dal punto di vista economico, Kensuke era un buon partito.

A destra di Kensuke c’era Kozou. Facevo ancora fatica a chiamarlo così. Non riuscivo a dimenticare completamente l’immagine del vice comandante della NERV. Fuyutsuki si era dimesso dalla NERV il giorno successivo all’attacco della JSSDF. Con la sconfitta della SEELE, almeno per il momento perché non tutti i suoi membri erano ancora stati rintracciati, e la morte di Gendo, non c’erano più motivi per lui di continuare a lavorare per la NERV. Perciò adesso viveva un vita tranquilla e ritirata, grazie a una più che adeguata pensione fornitagli dalle Nazioni Unite. Il prezzo del suo silenzio, amava definirla. Avendo lavorato per mio padre, Fuyutsuki era a conoscenza di molti segreti che riguardavano parecchie organizzazioni. Comunque, il suo silenzio era probabilmente l’unica ragione per cui fosse ancora vivo.

Fui sorpreso di ricevere una sua visita all’ospedale il giorno prima del mio rilascio. Il suo discorso era stato breve, ma aveva significato molto per me: “Tua madre sarebbe stata orgogliosa di te.”

Da quel momento ci eravamo tenuti in contatto. Ho cercato di fargli visita almeno una volta al mese. Era una persona gentile una volta che arrivavi a conoscerlo, e ho saputo da lui molte cose sui miei genitori.

Tornando dall’altra parte, Misato era seduta alla sinistra di Maya, o almeno cercava di stare seduta visto che aveva il suo bel da fare a controllare quella fonte di energia di quattro anni che rispondeva al nome di Ryouji Katsuragi. Alla fine ci volle l’aiuto di Makoto e la promessa di portarlo al Disneyland di Tokyo-2 per calmare il bambino. Misato sospirò e crollò sulla sua sedia, con l’intenzione di godersi quel breve momento di calma.

Quando fu chiaro che io e Asuka ce la saremmo cavata e saremmo riusciti a mantenerci da soli, la NERV perse i servizi del suo ex-maggiore. Se non si fosse ritirata probabilmente Misato avrebbe indossato l’uniforme del Comandante Takahashi, anche se era stupenda con quel vestito nero che portava. Non fu una grossa sorpresa per me e Asuka quando lei ci disse che voleva aprire un piano bar a Tokyo-3, che a quel tempo era in fase di ricostruzione. Si era rivelata un’ottima attività imprenditoriale. Con la sconfitta di tutti gli Angeli la gente tendeva a festeggiare di più e essendo stato il primo bar aperto a Tokyo-3 aveva dato a Misato l’opportunità di farsi una clientela fissa. Il fatto che la proprietaria fosse un’esperta di alcolici anche se ormai non beveva più, unito al suo fascino non ha fatto che agevolarla. Misato sembrava molto felice di questa sua scelta. Era molto impegnativo, specialmente dovendo crescere un bambino da sola, ma era anche molto divertente. E poi non era sola. Rei le aveva dato una mano lavorando per un po’ di tempo nel suo bar. Io e Asuka avevamo fatto spesso i baby-sitter per lei, come pure Makoto, che si occupava anche della sua contabilità e lavorava al bar due sere alla settimana. Per non parlare del fatto che era un ottimo cliente, almeno quando non era lontano a svolgere il suo lavoro di investigatore privato.

La vera natura del rapporto tra Misato e Makoto era abbastanza controversa. I sentimenti di Makoto erano molto evidenti. L’uomo la ammirava e probabilmente l’amava veramente. Da quel che pareva, fin dal primo giorno in cui aveva iniziato a lavorare per Misato prima dell’attacco del Terzo Angelo, non aveva mai cercato di uscire né aveva mai mostrato interesse per nessun’altra donna all’infuori di Misato. Probabilmente per Misato era un amico intimo quanto Ritsuko, forse anche di più. Lavoravano insieme e passavano molto del loro tempo libero insieme. Il figlio di Misato voleva molto bene a Makoto, lo chiamava perfino Zio Makoto. Ma la vera domanda era: Misato amava Makoto? Le piaceva molto. Questo era certo. Difficilmente sarebbe riuscita a trovare qualcuno di più affettuoso e gentile di Makoto. E anche se io non potevo proprio giudicare, Asuka pensava che non fosse niente male fisicamente.

Ma Makoto non era Ryouji Kaji. E finché Misato non avesse voltato pagina, Makoto non aveva speranze di conquistare il suo cuore.

Sorrisi quando notai Pen Pen seduto vicino a Makoto. Il pinguino delle acque termali era più vecchio adesso con le sue sopracciglia grigie, e i suoi lineamenti sembravano un po’ più pallidi. Avevo anche sentito dire che non riusciva più a digerire la cucina di Misato. Non che fosse una sorpresa. Quando si accorse che lo stavo guardando alzò un’ala. Era incredibile talvolta vedere quanto fosse intelligente quel pinguino.

C’erano molte altre persone sedute, ma non le conoscevo molto bene. Alcuni erano colleghi di Asuka. Altri erano agenti di sicurezza travestiti da ospiti.

Tra tutti mancava solo una persona, Shigeru Aoba. Non siamo mai riusciti a trovarlo. L’ultima volta che l’avevamo visto aveva una chitarra in spalla, una borsa nell’altra e stava uscendo dalle nostre vite, la strada aperta di fronte a lui. Non mi dispiaceva troppo. A differenza degli altri, non ho mai avuto la possibilità di conoscerlo. Tuttavia, aveva fatto la sua parte nella Guerra degli Angeli e a me e ad Asuka sarebbe piaciuto condividere la nostra felicità con lui.

I miei pensieri vennero improvvisamente interrotti quando partì la marcia nuziale. Guardai in fondo alla sala e trattenni il fiato. Era bellissima! Beh, per me lei era sempre bellissima, ma… in quel momento… era raggiante. Per un po’ si era chiesta se il tradizionale kimono nuziale le sarebbe stato bene, ma quando la guardai decisi che i vestiti erano semplicemente irrilevanti. Niente avrebbe potuto renderla più bella di quanto non fosse in quel momento. Quando mi resi conto che il momento che avevo aspettato per tutti quegli anni era così vicino, sentii che le mie ginocchia erano sul punto di cedere. Sarei potuto cadere se non avessi sentito la mano di Touji sulla mia spalla. Lo guardai e mi accorsi che sembrava incantato quanto me. E ne aveva tutte le ragioni. Anche Hikari era magnifica nel suo kimono.

“Nessun ripensamento riguardo a quella proposta di un doppio matrimonio?” sussurrai a Touji.

Lui non disse nulla, ma ero sicuro che una parte di lui stesse considerando l’idea molto seriamente.

Per attimi che sembrarono eterni le due donne percorsero il corridoio, dove presero i loro posti. Sorrisi nervosamente alla mia fidanzata e fui in qualche modo sollevato vedendo che lei sembrava nervosa quanto me. In quel momento notai un particolare che prima avevo trascurato. L’occhio sinistro di Asuka non era coperto dalla benda che di solito usava in pubblico. L’occhio grigio spento contrastava con quello blu, luminoso e pieno di vita. Compresi il significato di quel dettaglio. Asuka voleva che questo giorno fosse perfetto per me, per questo si era lasciata dietro tutte le maschere e gli artifici. Le sorrisi di nuovo, e sapevo che questa volta non era un sorriso nervoso; era un sorriso carico di tutto l’amore che provavo per lei. Quel momento di pace però non durò molto, perché il Comandante Takahashi iniziò a parlare.

“Siamo qui riuniti oggi per unire quest’uomo e questa donna in matrimonio. Se c’è qualcuno qui presente oggi che sia contrario a questo matrimonio parli ora oppure taccia per sempre.”

Io e Asuka avevamo deciso di fare una cerimonia breve e veloce. Niente discorsi lunghi o roba del genere. Avremmo avuto una celebrazione veloce, poi un grande ricevimento e, senza dubbio, una ancora più grande luna di miele.

Stavo per rivolgere a Rei uno sguardo preoccupato, se qualcuno lì aveva qualcosa da dire sarebbe potuta essere solo lei, quando improvvisamente notai qualcosa di strano. Un punto rosso sul ventre di Asuka che lentamente si muoveva verso la sua testa. Sembrava quasi… la luce di un laser.

Non avrò ricevuto un addestramento militare, ma tutti quegli esercizi di allenamento e tutte le esperienze fatte pilotando l’Eva in battaglia mi piombarono addosso in una frazione di secondo. Senza neanche pensarci saltai addosso ad Asuka. Nello stesso momento sentii una voce familiare, che mi chiamava.

“Shinji! Giù!”

Credo che io e Asuka stessimo cadendo quando cominciarono a sentirsi i primi spari. Poi sentii un rapido e violento scambio di colpi. Riconobbi il rumore delle armi da fuoco usate dagli agenti di sicurezza della NERV, ma i suoni della mitragliatrice non erano così familiari. Ben presto, su tutto calò il silenzio.

Quando riaprii gli occhi, mi accorsi che tutte le persone nella sala sembravano molto scosse da ciò che era appena successo. Sembrava che perfino gli agenti di sicurezza fossero stati colti di sorpresa. La maggior parte di loro aveva la pistola in mano, alcuni erano feriti oppure morti. Notai anche un grosso squarcio in un muro e proprio lì giaceva un uomo completamente vestito di nero, il suo corpo crivellato da troppi colpi per poterli contare. Non ero uno specialista, ma la mia idea era che l’uomo fosse in qualche modo riuscito a nascondersi in un’altra stanza e avesse fatto un buco nel muro da cui poterci sparare. Più di un centinaio di pallottole sparate da più di una dozzina di agenti avevano considerevolmente allargato quel buco.

In che modo quell’uomo fosse riuscito a eludere la sicurezza e a fare un buco nel muro senza che nessuno se ne accorgesse, non riuscivo a immaginarlo.

Stavo per guardare Asuka per vedere se stesse bene quando notai qualcosa di strano. In mezzo a tutto quel caos, c’era un uomo che sembrava completamente calmo e tranquillo. Trattenni il fiato quando riconobbi il volto dell’uomo.

Ryouji Kaji.

La voce che avevo sentito… mi era sembrata così familiare… era lui!

Era vivo!!!

Accorgendosi che lo stavo guardando l’uomo sorrise, mi salutò e si allontanò.

Avrei potuto chiamarlo o rincorrerlo se non avessi sentito Asuka gemere dal dolore. La guardai. Per fortuna non sembrava ferita, solo un po’ scossa.

“Hey! Stupido! Perché…” le parole le morirono in gola quando alzò la testa e si rese conto di ciò che era appena successo. “Mein Gott…”

Guardai in direzione del punto dove avevo visto Kaji. Non si vedeva da nessuna parte. Poi mi guardai attorno. Il figlio di Misato stava piangendo, mentre Makoto cercava di tranquillizzare lui e sua madre. Misato stava ancora stringendo il bambino come sa da questo dipendesse la sua vita. Probabilmente gli aveva fatto da scudo con il suo corpo ai primi rumori di spari. Ritsuko non sembrava molto sconvolta da quello che stava succedendo. In effetti, sembrava osservare la scena con occhio quasi scientifico. Comunque cercava di tranquillizzare Maya. Probabilmente la sparatoria le aveva fatto ricordare avvenimenti che avrebbe preferito dimenticare, l’attacco al Quartier Generale della NERV. Avevo sentito dire che era rimasta piuttosto sconvolta. Francamente, potevo capire perché.

Kensuke sembrava teso, ma attento. Credo che non si fosse completamente dimenticato delle sue fantasie militari. Stava stringendo a sé Hotaru, pronto a proteggerla con la sua vita se necessario.

Più vicino a noi, Hikari stava singhiozzando sul petto di Touji. La poverina doveva essere terrorizzata. Poi mi accorsi con orrore che c’era il foro di una pallottola nel braccio sinistro di Touji. Se quel colpo fosse arrivato più vicino…

“Shinji, stai bene?”

Guardai Rei, che era proprio di fronte a me e mi stava fissando preoccupata.

“Sì. Stiamo bene.”

Beh, era vero solo in parte. Anch’io ero piuttosto scosso. Scoprii che non riuscivo a rialzarmi. Non ero ferito, mi ero solo preso lo spavento più grosso di tutta la mia vita.

Poi sentimmo i lamenti. Guardammo in basso e ci accorgemmo che c’era un uomo per terra di fronte a me e Asuka. Lo riconobbi, era uno degli agenti di sicurezza della NERV. Respirava, ma stava perdendo molto sangue. Da quel che potevo vedere, il suo braccio e la sua spalla sinistra erano stati colpiti da alcuni spari. Mi accorsi che era abbastanza giovane, forse solo uno o due anni più grande di me.

“Stai bene?” chiese Rei. Sembrava una domanda stupida, ma nemmeno io ne avrei saputo trovare una migliore.

“Non proprio. Sono stato anche peggio di così, ma non ho mai perso così tanto sangue. Merda. Se il mio vecchio lo viene a sapere sono morto.”

Rei ammiccò, mentre io lo guardai a bocca aperta. Quell’uomo avrà avuto sì e no una decina di ferite da arma da fuoco e si preoccupava di suo padre?

“Parli molto per uno a cui hanno appena sparato” si limitò a dire Rei, sorridendo.

“Beh, non vorrà che io cada sotto shock, vero signorina?”

“Vero” annuì Rei.

Restai a guardare lo scambio di battute, confuso. Che stava succedendo a Rei?

“Potresti prestarmi la tua cintura, Shinji?”

“Sì… certo”

Mi slacciai velocemente la cintura e la diedi a Rei, che la usò subito per bendare il braccio dell’uomo.

Mi guardai attorno e vidi che Asuka stava parlando al momento con il Comandante Takahashi. Non sembrava per niente contenta.

“Questo rallenterà la fuoriuscita di sangue” disse Rei. Poi strappò il bordo del suo vestito e usò la stoffa come compressa sulla spalla sanguinante dell’uomo. “Dovresti cavartela fino all’arrivo dei soccorsi.”

“Grazie a lei, signorina.”

“Tu hai salvato la vita di Shinji.”

Improvvisamente mi resi conto che quell’uomo si era probabilmente preso alcune pallottole indirizzate a me o ad Asuka.

“Beh, è il mio lavoro…” disse semplicemente lui, grattandosi la testa con la mano sana.

“E hai fatto un ottimo lavoro, ragazzo” disse il Comandante Takahashi, che si era avvicinata a noi. “A una prima occhiata, questo assassino probabilmente lavorava per il culto della Santa Croce di Fuoco. Se tu non li avessi protetti, avrebbe potuto uccidere due delle nostre persone più importanti.”

“Almeno c’è qualcuno nella sicurezza che ha fatto bene il suo lavoro” borbottò Asuka.

“Sì…” annuì il Comandante. “Tutto questo non mi piace. Potrebbero esserci dei traditori tra le nostre fila. Dovrò dare a questa faccenda la massima priorità non appena torniamo a Tokyo-3.” Il Comandante poi tornò a guardare il ragazzo, ancora assistito da Rei. “Dimmi ragazzo, come ti chiami? La tua faccia non mi è familiare. Sei nuovo nella sicurezza?”

“Mi chiamo Yuu Saotome” rispose lui piuttosto orgogliosamente. “E sì, sono nuovo nella NERV, Comandante. Volevo fare parte del dipartimento scientifico; vede, il mio vero campo è l’informatica, e volevo conoscere la famosa dottoressa Akagi ma non c’erano sbocchi, perciò sono entrato nella sicurezza così da poter tenere d’occhio future possibilità nel dipartimento scientifico.”

Il Comandante sorrise.

“Interessante. Beh, tu rimettiti e forse possiamo farti fare un colloquio con la dottoressa Akagi. Tu che ne pensi, Ritsuko-san?”

“Non conosco le sue capacità, ma questo ragazzo mi piace” rispose Ritsuko, per la gioia di Yuu.

“Bene… i soccorsi dovrebbero arrivare a momenti, resisti solo un altro po’. A proposito… qualcuno sa dirmi perché quegli stupidi VTOL ci stanno mettendo così tanto ad arrivare?! Abbiamo dei feriti come pure il tenente Sohryu e il signor Ikari da evacuare! Chi ha organizzato queste misure di sicurezza?!”

“Hey!” disse Asuka in un tono non molto appropriato per qualcuno che sta parlando con il suo superiore. “Non potete evacuarci! Non siamo ancora sposati!”

Incredibilmente, l’espressione del Comandante si addolcì.

“Asuka, comprendo i tuoi sentimenti ma qualcuno ha appena cercato di ucciderti. Non posso permettere che il mio futuro vice comandante venga ucciso prima che abbia anche solo la possibilità di ricevere una promozione...”

Penso che Asuka tralasciò completamente parte di quello che il Comandante stava cercando di dire, perché continuò con le sue proteste per il nostro matrimonio annullato.

“Non possiamo fare solo un po’ in fretta?! Voglio dire, non c’è rimasto molto da fare!”

Gentilmente, le misi una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.

“Asuka… non so se sia giusto. Voglio dire… hanno sparato a della gente qui”

“Lo so!” sbottò Asuka. “E se ne stanno occupando!” Vedendo probabilmente la mia espressione ferita, Asuka si prese un momento per calmarsi, il suo volto si addolcì. “Senti… Shinji… dopo tutto quello che abbiamo fatto per la salvezza degli altri… tutto il dolore… tutti i sacrifici… non possiamo essere un po’ egoisti almeno per qualche minuto?”

“Penso… penso di sì”

“Allora?” chiese la mia fidanzata al Comandante.

Il Comandante si prese un momento per pensare.

“Immagino che possiamo farlo. Dopo tutto, i soccorsi non sono ancora arrivati. Ma dovremo fare alla svelta”

“Bene” concordò Asuka, mentre io annuii.

In pochi secondi gli sposi, la damigella d’onore, il testimone e il Comandate erano pronti a riprendere da dove avevamo lasciato.

“Shinji Ikari, vuoi tu prendere questa donna, Asuka Sohryu Langley, come tua legittima sposa; da amare e onorare, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?”

Presi l’anello che Touji mi diede e nervosamente lo feci scivolare nel dito di Asuka. Incredibile che una situazione possa cambiare così velocemente. In pochi secondi mi ero completamente dimenticato che qualcuno era stato sul punto di ucciderci.

“Lo voglio”

“Asuka Sohryu Langley, vuoi tu prendere quest’uomo, Shinji Ikari, come tuo legittimo sposo; da amare e onorare, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?”

Asuka infilò l’anello al mio dito. Finito il loro compito, Touji e Hikari si affrettarono a raggiungere i soccorsi che erano appena arrivati.

“Lo voglio”

“Puoi baciare la sposa”

Lo feci. Con gioia.

“Vi dichiaro marito e moglie. Adesso che abbiamo finito, usciamo fuori da qui!”

Io e Asuka venimmo bruscamente riportati alla realtà, dopo uno dei baci più memorabili che ci siamo mai scambiati, e venimmo trascinati vero un VTOL, per lasciarci subito dietro Hokkaido.

Mentre ci allontanavamo, pensai a Kaji. Era vivo. Per tutto questo tempo era stato vivo. E si preoccupava chiaramente per noi, visto che era venuto al nostro matrimonio. Allora perché non ce l’aveva detto?

Probabilmente aveva le sue ragioni. Kaji era un uomo d’onore. Di certo si trattava di una cosa importante. Abbastanza perché noi continuassimo a credere che fosse morto. Per questo decisi di non dirlo a nessuno. Probabilmente avrei solo fatto soffrire Misato.

Scacciai quel pensiero e sorrisi. Adesso ero un uomo sposato…

 

---

“Scommetto che non ti saresti mai aspettata che la nostra luna di miele cominciasse in un aereo da trasporto, eh?”

Dopo averci fatto evacuare, il Comandante Takahashi ci aveva trasferito in un aereo da trasporto in partenza per la divisione francese della NERV, attualmente in fase di costruzione. Asuka aveva cominciato a protestare, trascorrere la nostra luna di miele in Francia non era nei nostri progetti, ma le parole ‘tutte le spese pagate’ la calmarono. Gli altri erano stati portati alle loro rispettive case con una scorta di agenti della NERV. Mi dispiaceva un po’ per quello che era successo, così avevo promesso loro che avremmo organizzato una grande festa al nostro ritorno. L’unica eccezione era stata Rei. Era andata a Hokkaido con Yuu. Devo ammetterlo, il suo comportamento mi aveva colpito. C’era qualcosa nei suoi occhi… qualcosa che non avevo visto per molto tempo. O forse desideravo così tanto che lei si innamorasse che mi immaginavo le cose. Però lei aveva un debole per i tipi strani.

“Non avrei mai pensato che mi sarei sposata. Basta. Devi essere un uomo molto speciale, Shinji Ikari”

“Non così speciale quanto mia moglie…”

La abbracciai e la baciai con tutta la passione che provavo per lei. Fu un bacio molto lungo.

“Pensi che la nostra vita sarà sempre così movimentata?” chiese Asuka. “Pilotando robot giganteschi, combattendo contro mostri enormi, evitando attentati e roba del genere?”

“Non lo so. Ma francamente, non me ne importa nulla. Finché tu mi vorrai nella tua vita, non ho nient’altro da chiedere”

“Sei un idiota!” disse improvvisamente Asuka, sorprendendomi con il suo tono di voce. “Ma sei il mio idiota” aggiunse in un sussurro. “Stupi-Shinji” mormorò, iniziando a solleticarmi l’orecchio “ti voglio.”

“Asuka! Potrebbe arrivare qualcuno e vederci!”

“Non m’importa! Ho voglia di farlo… che vengano pure, faremo vedere loro uno spettacolo memorabile. Tu non vuoi, stupi-Shinji?”

Sì.

Paura. Dolore. Angoscia. Questi sentimenti esisteranno sempre. Tuttavia, sapevo che se saremmo rimasti insieme avremmo sempre superato tutti gli ostacoli, o almeno ci avremmo provato. Se saremmo rimasti insieme sapevo che, finché il sole, la luna e la terra sarebbero esistiti, avremmo avuto la possibilità di essere felici.

Ti amo, Asuka.

 

 

Fine

 

Nota della webmistress del sito EFP, Erika: un grosso ringraziamento alla traduttrice di questa lunga storia, Simo84, che non ha mollato e ha terminato questa impresa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1521