Il segno del destino

di Drius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** si cambia musica ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** la fuga ***
Capitolo 4: *** La Decisione ***
Capitolo 5: *** Finalmente a casa. ***
Capitolo 6: *** Dolcezze Notturne. ***
Capitolo 7: *** La prima avventura di Layla. ***
Capitolo 8: *** Il racconto di Liam ***
Capitolo 9: *** Un consiglio da Louis ***
Capitolo 10: *** Il ritorno di Sam. ***
Capitolo 11: *** Il compleanno di Layla ***
Capitolo 12: *** Dei vecchi ricordi ***
Capitolo 13: *** amore c’hal cor gentil ratto s’apprende ***
Capitolo 14: *** Il libro di Niall. ***
Capitolo 15: *** Il castagno in fondo al cortile ***
Capitolo 16: *** Il sacrificio di Zayn ***
Capitolo 17: *** L'amicizia più forte di sempre ***
Capitolo 18: *** Il messaggio di Janet ***
Capitolo 19: *** Notizie da casa ***



Capitolo 1
*** si cambia musica ***


 Era una di quelle notti stellate in cui Layla si perdeva ad osservare il cielo. Sdraiata sul tetto della sua casa, scaldato durante il giorno dal caldo sole estivo, guardava meticolosamente il nero Londinese sperando in una rivelazione divina. Non si aspettava niente in realtà, solo un po’ di svago. Una pausa. Tutto ciò di cui aveva bisogno era una piccola pausa dal mondo che la circondava e che la stressava: la scuola, la musica, una madre troppo attenta ai piani pomeridiani e poco alle volontà di sua figlia.
L’unica amica che Layla aveva era sua sorella Samantha. Per sua sfortuna ora la ragazza si trovava lontano da lei, a New York, dove era fuggita qualche mese prima per allontanarsi dalla madre troppo ossessiva e vivere una vita tranquilla in compagnia del suo ragazzo Mattew .
Layla era sola. Terribilmente sola. Alle prese con un furioso mondo dove nessuno l’ascoltava, nessuno la capiva, nessuno la voleva. Per primo suo padre, misteriosamente fuggito dieci minuti dopo la sua nascita, il 5 agosto del 1996. Successivamente suo nonno, morto quattro anni prima, e infine sua sorella.
Così, di notte, mentre la madre dormiva, spesso saliva sul tetto e si perdeva ad osservare quello che per lei era la risposta alle sue infinite domande: il cielo. Lontana da televisioni e radio, in assenza di un computer con cui relazionarsi col mondo, avendo visto solo il tragitto da casa sua alla sua classe negli ultimi 15 anni, Layla trovava pace solo quelle notti stellate, quando credeva finalmente che tutto avesse senso.
Quella notte non riusciva a prendere sonno, era assillata dal pensiero dell’amore. Non aveva mai incontrato l’amore, non sapeva che forma o che sapore avesse, non sapeva nemmeno se esistesse un qualcosa con quel nome. Aveva letto molti libri sull’argomento, ma non l’aveva mai sperimentato sulla sua pelle.
Non aveva mai sperimentato niente sulla sua pelle.
Quella notte era particolarmente tranquilla. Osservava le stelle in silenzio finché, improvvisamente, non sentì una canzone provenire da una finestra del palazzo accanto. Non era una delle solite canzoni di Mozart che ascoltava sua madre durante il tè o che era costretta a suonare per intrattenere gli ospiti in una delle sue cene imponenti. Al contrario, era una canzone armoniosa e sopra la musica una voce calda cantava parole dolcissime. Si sporse cautamente per vedere oltre la finestra, ma tutto ciò che vide fu uno schermo di un computer, come quelli che aveva visto a scuola ma molto più piatto, con delle persone dentro che si agitavano. Ma era sicura che la musica provenisse da lì, quella voce suadente la faceva sognare e ora tutto ciò che desiderava era che quell’incantesimo non finisse mai. Chiuse gli occhi e cercò di assaporare ogni nota, ogni parola. Ma come tutte le cose belle, la magia finì, lo schermo si chiuse, la luce si spense e Layla si ritrovò inghiottita dal buio, con una nuova musica che le risuonava nelle orecchie e che avrebbe continuato a farlo per settimane. Rientrò dentro e, accompagnata dalla musica che risiedeva nella sua testa, si addormentò.

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Capitolo 2
*** L'incontro ***


Le mattine estive erano quelle che Layla adorava di più perché le era permesso di dormire fino a tardi. Ma quella mattina venne svegliata presto da urla gioviali che arrivavano dalla strada. Dovevano essere ragazzi. A volte gridavano, altre cantavano e il tutto si mischiava con le risate. Ma la cosa che più la colpì, fu sentire la stessa canzone della notte precedente dalle stesse voci. Si affacciò dalla sua finestra e notò cinque ragazzi che scherzavano animatamente alle 6 del mattino. Avendo perso il sonno, Layla si perse ad osservarli e una malinconia le attraversò il corpo. Vide in quei ragazzi tutto quello che lei non era mai stata per anni e che, probabilmente, non sarebbe mai stata. Spensierati, allegri, in buona compagnia e pieni di vita. Tutto ciò che lei desiderava era solo che quei ragazzi scavalcassero la recinzione della sua villa e la venissero a prendere per portarla via, ovunque desiderassero. Chiunque essi siano.
“hey voi!” la sua voce uscì dalla sua bocca prima che se ne accorgesse. I ragazzi si girarono curiosi e la osservarono. Lievemente imbarazzata agitò solo la mano in segno di salutò che loro ricambiarono subito. “cantate ancora!” urlò nuovamente.
Senza farselo ripetere due volte i ragazzi intonarono una canzone, di nuovo nuova, di nuovo bella. Seduta sul davanzale della sua finestra, ancora in camicia da notte, si perse ad ascoltarli. Le loro voci danzavano nella sua testa, nulla la circondava, nulla poteva spezzare quell’incantesimo.
“cos’è tutto questo baccano?” la sonora voce di sua madre penetrò attraverso i muri casalinghi arrivando fin fuori. Udendola i ragazzi si dileguarono. Solo uno rimase fermo immobile ad osservarla dall’altro lato della recinzione. I capelli neri lasciati scomposti, la felpa logora e un paio di jeans larghi riflettevano la sua natura ribelle. Layla, istintivamente, scese dalla finestra, si calò giù nel giardino e corse fino alla recinzione incontro al misterioso ragazzo. Quando pochi centimetri e li separarono, Layla vide finalmente gli occhi azzurri del tale.
“ciao” disse lui Senza rispondere, continuò a fissarlo. I piedi nudi toccavano l’erba fresca colma di rugiada mattutina, svegliandola completamente.
“chi sei?” chiese prendendo finalmente parola.
“chi sei tu, piccola Scott” rispose enigmaticamente lui, sorridendole. ‘mi ha davvero chiamato piccola Scott?’ pensò. Per nascondere la sua perplessità, tacque e lasciò che il ragazzo parlasse.
“mi chiamo Harry e non ti vedo mai in giro” Si sistemò la vestaglia e si alzò in punta dei piedi per guardarlo negli occhi, ma tacque nuovamente.
“cos’è? Stando sola ti sei dimenticata come si parla?” la prese in giro Harry allargando un sorriso
“mi chiamo Layla e non ti ho mai visto da queste parti” disse decisa lei Non stupito da quell’affermazione, Harry, abbassò lo sguardo ma non la voce.
“io invece ti vedo spesso”
“non esco mai di qui, tranne che per la scuola. Lì sono altrettanto sicura di non averti mai visto”
“certo che no! È per sole femmine!” esclamò il ragazzo.
“dunque dove mi vedi, Harry?” chiese Layla indignandosi per il comportamento dell’estraneo.
“nei miei sogni sei sempre presente, piccola Scott” Lo sguardo del ragazzo si posò sul viso di lei, e parve divertito osservando l’espressione sconvolta che ne appariva lentamente sopra.
“LAYLA” la madre tuonò alle spalle “NON PARLARE CON GLI SCONOSCIUTI”
“credo che sia tempo di andare, ci si vede” sussurrò Harry. Senza lasciarla parlare scappò via di corsa giusto in tempo per lasciare la ragazza sola con la ramanzina della madre.

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Capitolo 3
*** la fuga ***


 Mentre indossava un paio di pantaloncini di jeans e una canottiera gialla, Layla pensava a quel misterioso ragazzo di cui conosceva poco e niente.
Si chiamava Harry, o almeno così affermava.
Aveva dei splendidi occhi azzurri e un bellissimo sorriso.
Non l’aveva mai visto in giro, era sicurissima. Eppure lui sembrava conoscerla.
“sa il cognome di mio padre” pensò legandosi i capelli in una coda di cavallo ricordando le parole piccola Scott.
“avanti figlia mia, scendi! La colazione è pronta” la chiamò sua madre dopo essere entrata nella sua camera, rompendo la ragnatela dei suoi pensieri.
“si mamma, vengo subito”
A tavola erano come sempre solo lei e la madre. La madre molto truccata, con uno chignon che le reggeva i capelli e un taieur elegante per la prima colazione, sorseggiava il suo tè con estrema eleganza mentre Layla immergeva goffamente i suoi biscotti al cioccolato nel suo latte. La madre fece una smorfia che la ragazzina fece finta di non vedere, come di sua abitudine dopo ormai quindici anni.
Ingerì velocemente gli ultimi biscotti e mandò giù l’ultimo sorso di latte e uscì di corsa fuori in giardino.
“dove corri?” le chiese la madre freddamente
“a prendere aria” rispose senza voltarsi.
“potrai prendere aria anche dal balcone al piano di sopra” continuò sorseggiando lentamente il tè.
“come?” chiese la figlia esterrefatta con tanto di occhi sgranati avendo capito di essere per qualche assurdo motivo in punizione.
“non puoi uscire Layla, soprattutto dopo gli ultimi incontri”
“ma quali incontri?” ribatté Layla alzando la voce
Non ricevendo risposta, la ragazzina urlò: “NON PUOI TOGLIERMI ANCHE L’ARIA!”
“ti concedo l’aria del piano di sopra. Non fare storie” rispose la madre sempre con estrema lentezza
“NO. Voglio stendermi sul prato!” urlò fuori di se cominciando a sentire sulle sue spalle tutti gli anni di  libertà negata.
“non osare rispondermi così! “
Senza rispondere, Layla, corse fuori nel suo giardino a piedi scalzi con le urla della madre che le rimbalzavano nelle orecchie. Voleva sentirsi libera, fuggire e assaporare i profumi dei vicoli cittadini, ascoltare le voci allegre dei bambini, sporcarsi i piedi con la terra e il viso col fango, ridere con gli amici … avere degli amici.
La servitù guardò esterrefatta la scena. Nessuno si aspettava questa ribellione da parte della piccola, che correva con un ghigno sul viso verso la libertà.
“TORNA SUBITO QUI” urlava la donna. E lei, per tutta risposta, continuava a correre.
Uscì fuori.
Sentì i piedi toccare l’erba.
Continuò a correre.
Attraversò il giardino e arrivò al cancello.
Rimase per qualche secondo ferma davanti all’enorme massa ferrifera indecisa sul da farsi. Davanti a se vedeva la strada, che sussurrava libertà, dietro udiva le urla della madre, che tentavano di ostruirle la vita.
Non voleva essere vittima di sua madre. Non voleva passare la sua esistenza avendo il timore di lei. Voleva avere il coraggio di cambiare, proprio come sua sorella, proprio come tutti gli altri.
Così, quando i passi della servitù si fecero più forti, aprì il cancello e scappò via.
Corse Layla. Non sapeva dove stava andando, non sapeva fino a quanto le sue gambe l’avrebbero aiutata. Ma ora lo stimolo maggiore era la paura di essere presa, la paura di ritornare a casa.
Ogni tanto si voltava, per essere sicura di non essere vista. Entrò in qualche vicolo e si perse. Incontrò la gente che la guardava interrogativa, chiedendosi da cosa potesse mai scappare una ragazzina in una cittadina così tranquilla come ______.
Quando le sue gambe non ce la facevano più, i suoi polmoni erano contratti e le mancava il fiato, si appoggiò ad un muro e si abbandonò alla stanchezza.
Non aveva la minima idea di dove fosse, davanti a se vedeva solo case e mattoni. Si rese conto di essere smarrita, di non avere soldi, né vestiti, né un posto dove stare ma, almeno per il momento, questi fattori non la invogliavano a tornare a casa tanto quanto quello che vi avrebbe trovato la invogliava a starsene fuori. Quando prese un po’ di fiato, seguì il mormorio di voci e giunse alla cosa più meravigliosa che avesse mai visto fin’ora: il mercato. La gente urlava, si sorrideva a vicenda, i bambini correvano, i ragazzi rubavano qualche mela. Tutto questo la incantò tanto da non accorgersi di un tizio con cui ebbe uno scontro.
“mi scusi!” sussurrò Layla con un fil di voce.
Il tizio si rivelò un ragazzino, con enormi occhi azzurri e dei denti bianchissimi che non poté fare a meno di mostrare con un largo sorriso.
“TU!” esclamò Layla esterrefatta anche del suo stesso tono di voce, piuttosto acuto.
“hey piccola Scott, che ci fai da queste parti?” chiese amichevolmente lui passandosi una mano fra i capelli scomposti.
“io … bhè … “
In quel momento Harry notò i piedi nudi della ragazza.
“non mi dire che … “ iniziò allibito.
“sono scappata Harry! “ sussurrò fortemente la ragazza.
"non ci posso credere! Chi l’avrebbe mai detto?" esclamò divertito.
Innervosita dall’incredulità del ragazzo, Layla non ci vide più.
“tu non mi conosci! Non sai chi sono e come sono! Non permetterti di giudicarmi!”
Il ragazzo rise di buon gusto.
“andiamo, cerchiamo un paio di scarpe della tua taglia”
La prese per mano e la trascinò tra la folla.
“hey Harry, io … ehm … non ho portato soldi” confessò imbarazzata
“e chi ha parlato di pagare?” disse lui facendole l’occhiolino.






ehm.... perchè non recensire? u.u

 

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Capitolo 4
*** La Decisione ***


 Fu la prima volta che rubò. Layla non si era mai sognata di compiere un atto del genere e si sentì terribilmente in colpa, con la coscienza sporca. Anche se, in fin dei conti, lei non aveva fatto niente. Era rimasta in un angolino, ferma ad osservare Harry che prendeva con molta astuzia un paio di scarpe marroni, poco femminili. Molto velocemente la prese per mano e insieme scapparono fra la folla, inseguiti dalle urla del mercante che si era accorto troppo tardi del piccolo furto. Ora erano lì, dietro le mura della chiesa. Lei seduta per terra, intenta a mettersi le scarpe che, fortunatamente, erano della taglia giusta, con un velo di imbarazzo che le copriva il volto. Harry, invece, le stava di fronte a braccia conserte, intento ad osservarla. I capelli nero corvino di lei, lasciati liberi sulle spalle, attiravano l’attenzione dei suoi occhi.
“sono pronta” sussurrò Layla con lo sguardo rivolto verso il basso.
Harry sospirò seccato.
“mettiti l’animo in pace! Tu non hai fatto nulla!” le ripeté per la quarta volta.
“si ma io … mi sento in colpa” sussurrò nuovamente la ragazza.
Sbuffando Harry si allontanò.
“hey dove vai?” gli chiese Layla.
Il ragazzo fece ancora qualche passo e si fermò, prima di prendere parola:
“sei scappata di casa, tua madre starà sicuramente male ora. Come puoi sentirti in colpa per una cosa tanto futile? A te servivano le scarpe. Ma pensa: ti serviva scappare di casa?”
Layla rimase perplessa. Il ragazzo aveva ragione, la sostanza era quella: aveva commesso un atto sbagliato, più errato dell’aver rubato un paio di scarpe, che nessuno avrebbe mai comprato, a un mercante benestante. Sua madre la cercava e lei pensava a un piccolo furtarello commesso dal suo amico.
Harry si girò lentamente e si avviò verso di lei.
“vuoi tornare a casa?” le chiese.
Pensò per un momento a sua madre piangente, che la cercava, che soffriva e la tentazione fu forte. Ma d’un tratto le ritornarono in mente gli anni passati sotto il suo dominio, la fuga di sua sorella che non l’aveva preoccupata più di tanto, le notti passate ad osservare le stelle conscia di un mondo più grande, le aspettative bruciate, i sogni chiusi in un cassetto …
“no” disse solo, infine.
“allora resterai con me” aggiunse Harry “non ti lascerò sola in questo mondo, hai bisogno d’aiuto. Io ti aiuterò a diventare autonoma e stabile”
“i tuoi mi faranno stare da te?” chiese la ragazzina perplessa.
Lui abbozzò un sorriso e disse solo: “sono solo, ma non mi preoccupo”
Layla rimase scioccata. Come può un ragazzo di 16 anni a vivere solo? Circa 16 anni … bhè in realtà non sapeva proprio quanti anni avesse.
“e i tuoi amici?” chiese ricordandosi dei ragazzi che lo accompagnavano quella notte.
“sono soli anche loro, ma sappiamo vivere nella natura. Siamo solitari.”
“cantate molto bene .. “ sussurrò lei.
Harry fece finta di non sentirla.
“dovrai imparare a vivere nella natura. Dovrai imparare a difenderti, a cercare del cibo …” continuò lui, guardando ovunque meno che nei suoi occhi.
“questo è essere selvaggi!” protestò lei.
“ … e imparerai a combattere” finì, ignorandola.
“che cosa?” chiese Layla esterrefatta.
Era assurdo. Aveva passato quindici anni della sua vita nell’ozio e nel vizio totale, e ora?
Nessuno la costringeva a restare. Aveva una casa e una famiglia, al contrario di Harry, e poteva tornare indietro ogni volta che voleva. Eppure qualcosa la costringeva a restare. La libertà? La spensieratezza? Il coraggio? … lui? C’era qualcosa nel modo in cui la guardava che la convinse a restare.
“allora vuoi rimanere o no, piccola Scott?” chiese maliziosamente, guardandola finalmente.
Irritata dal suo comportamento, Layla ringhiò il suo si.


spero vi piaccia :3

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Capitolo 5
*** Finalmente a casa. ***


 “Dove vivi?” chiese Layla ad Harry dopo un quarto d’ora che camminavano in un bosco di cui lei non ne conosceva l’esistenza, fino a quel momento.
Avevano corso oltre le mura, si erano nascosti da persone che la cercavano, si erano rifugiati tra gli alti alberi del confine e, infine, si erano inoltrati a passo modesto.
In attesa di risposta si guardò intorno, ma la risposta non arrivò dunque continuò: “non mi dire che vivi qui!”. Harry tacque, guardando avanti. Camminava poco più avanti di lei ed era sicuramente più agile. La dovette aiutare a sorpassare un albero caduto a terra e salvare da una piccola lucertola che le era caduta sulla spalla destra. Le scarpe marroni di Layla erano piene di fango e fili d’erba, gli alberi alti e pieni di foglie non permettevano la penetrazione totale dei raggi solari, per questo motivo faceva fatica a riconoscere i posti dove metteva i piedi.
“sono un po’ stanca” affermò lei.
Harry si girò di scatto e la guardò male. “Possibile che non sai fare altro che lamentarti?” chiese.
Si girò nuovamente e lei tacque.
Continuarono a camminare, in silenzio, lei con gli occhi bassi, ferita da quella reazione e imbarazzata dal suo comportamento, lui con la testa alta, sicuro di ciò che faceva.
“hey Harry” cercò di spezzare il silenzio “perché tu … si insomma … mi chiami piccola Scott?” chiese curiosa.
Harry tacque e si guardò intorno. Poi camminò ancora un po’ più avanti e svoltò a destra dopo un paio di alberi.
“Harry ti ho chiesto …”
“so cosa mi hai chiesto” disse “conoscevo tuo padre” rispose solo.
Layla si bloccò di botto. Il fiato le si dimezzò, un dolore lancinante la colpì al petto e sentì come un congelamento interno, che partiva dal cervello e scivolava verso le dita dei piedi. Lui conosceva suo padre. Lui, Harry conosceva l’uomo che lei non aveva mai conosciuto. La sola ragione per cui sua madre, perfetta donna Londinese si era trasferita tra le montagne e l’aveva chiusa in casa. Layla ricordava ancora le parole di sua madre quando le chiese perché non poteva uscire ed avere degli amici: “la vita da solo dolore, piccola mia. Non lascerò che un chicchessia ti faccia del male, come fecero a me. Tu e Samantha resterete con me, per sempre. Sotto la mia tutela nessuno vi toccherà. Io sarò il vostro amore e voi il mio. Libere di essere felici tra di noi, ora suona qualcosa piccola” non accennò mai niente del padre. Il poco che seppe glielo disse la sorella e ora … lui, Harry. Come faceva?
Non sentendo più i passi di Layla, Harry si girò e vide che si era fermata, appoggiatasi ad un albero tentava di prendere fiato. I capelli le si erano appiccicati sul viso e non riusciva a capacitarsi di questa reazione.
Harry corse verso di lei e le sussurrò: “hey Layla, tutto ok?”.
Sentì qualcosa dentro di lei. Era una sensazione strana, nata appena Harry pronunciò il suo nome. La prima volta che lo fece. Ma appena i loro occhi si incrociarono nella mente di Layla il suono pacato con cui pronunciò le parole “conoscevo tuo padre” risuonò insistente.
“come sapevi chi era?” chiese lei con voce rauca.
“di chi stai … oh …”
“rispondi”
Spaventato per un secondo dalla freddezza con cui aveva esordito il suo comando Harry tentò di spiegare.
“bhè lui era … un amico di mio padre. Dopo la morte di mia madre, papà creo una bottega sotto casa con il suo vecchio amico Scott. Non era una bottega normale, in realtà. Facevano strani esperimenti, a volte molto pericolosi. Io ero ancora molto piccolo ma ricordo ancora l’ultimo esperimento che tolse la vita a mio padre” si fermò un secondò “era il 5 agosto del 1996, il signor Scott era appena entrato urlando qualcosa. Era … era felice. Distrasse mio padre da quel che stava facendo e … e poi … ci fu un botto assordante e … io … e loro” si accosciò a terra, come se il solo ricordo lo sconvolgesse ancora.
Layla però era turbata. Ciò significava che suo padre non l’aveva mai abbandonata, era morto dando la notizia a un suo caro amico della nascita di sua figlia.
No, non poteva essere vero.
“SEI UN BUGIARDO!” urlò lei “MIO PADRE MI HA ABBANDONATA! HA ABBANDONATO TUTTI NOI! LUI … È  ANDATO VIA!” scoppiò miseramente in lacrime.
“ma cosa stai dicendo? Chi ti ha raccontato questa storia? È assurda!” ribatté il ragazzo confuso.
“HA ABBANDONATO ANCHE TE NO?” continuò lei.
“è morto Layla. Chi muore non ci abbandona” la durezza e il dolore del suo sguardo le fecero abbassare i toni.
“invece si. E lo fanno per sempre”
“ascoltami” le prese le spalle con le mani e la avvicinò a se, i loro nasi quasi si sfioravano e i loro sguardi erano incollati “non se ne è andato, mai. È sempre con te”
“ma mia madre … “
“tua madre era coperta dal dolore. Eravamo tutti coperti dal dolore. Io credo, ma non ne sono sicuro, che è stata lei stessa a portarmi via da Londra. Vivere lì voleva dire vivere col dolore”
“perché mentire?” sussurrò in lacrime
“a volte mentire è l’unica arma per nascondere ciò che abbiamo dentro. Io vivevo in un orfanotrofio, ma sono scappato per questo vivo qui. Lì c’erano tipi come me capisci? Senza famiglia, senza futuro, senza speranze. Io volevo … solo vivere”
Suo padre era dunque ciò che Harry descriveva. Ne era convinta, perché mai aveva letto negli occhi di qualcuno un tale sincerità. La aiutò ad alzarsi e la tenne per mano fino a quando non arrivarono a una piccola radura circondata da cinque altissimi alberi. Lì Harry alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso.
“siamo arrivati” disse, sorridendo.
Improvvisamente Layla sentì degli strani fruscii. Si girò ma non vide nulla, eppure il rumore continuava. Gradatamente i fruscii diventarono passi, poi risate, poi schiamazzi.
“hey! Harry è tornato a casa!” urlò una voce sopra la testa di Layla. Alzò lo sguardo e osservò stupefatta quattro ragazzi che scendevano velocemente dagli alberi, con un’agilità pari a quella di Harry. Si lanciavano da un albero all’altro, urlavano la loro felicità e mostravano la loro curiosità.
“finalmente amico!” gridò uno di loro.
“pensavamo fossi morto in paese” ironizzò qualcun altro.
“sta tranquillo Louis, sono di ferro” rispose sorridendo Harry.
“già lui è di ferro” scherzò un ragazzo atterrando affianco a Layla “e ha portato qualcosa con sé” disse avvicinandosi con curiosità verso la ragazza. Aveva uno strano sorriso e dei capelli neri senza alcuna forma, era piuttosto malridotto e sporco, proprio come se vivesse lì da anni. Allungò delicatamente una mano come per prendere Layla.
“giù le zampe, Zayn” lo fermò Harry “lei non si tocca”
Anche gli altri ragazzi erano atterrati e si avvicinavano a Layla con molta lentezza e curiosità. A guardarli bene sembrava che tutti fossero dei selvaggi, Harry erano l’unico che non ricordava Tarzan fra i cinque. L’abbigliamento era abbastanza normale. Avevano vecchi jeans e vecchie felpe logore, ma erano estremamente magri e neri in volto, come abituati a stare fra gli alberi.
“lei è la nostra nuova amica, si chiama Layla” la presentò Harry.
Timidamente, si salutarono.
“benvenuta a casa” le sussurrò Harry nell’orecchio.



chiedo, umilmente, di recensire u.u
non sono un artista e ho bisogno di critiche per migliorare :)

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Capitolo 6
*** Dolcezze Notturne. ***


La notte successiva i ragazzi, dopo essere tornati dal solito giro di perlustrazione, rimasero nella radura e si misero a cantare. Layla, che dormiva in una casetta costruita un ramo più in basso rispetto a quella di Harry ma sul suo stesso albero, li sentì tornare e il loro cantare la svegliò completamente. Si sporse per vedere quattro delle, oramai, familiari cinque figure accendere un fuoco e sedersi intorno ad esso. Non vide però la quinta figura, Harry. Fu certa che quello che accese il fuoco era Liam. Il ragazzo che aveva intonato a cantare era di sicuro Zayn. Niall, invece, si era bruciato e correva da una parte all’altra della radura urlando il suo dolore con la risata in sottofondo di Louis. Così cercò di guardare più accuratamente ma di Harry non ne scorse l’ombra. Si ritirò un po’ più dentro e lasciò solo il viso fuori dalla piccola casetta, intenta ad osservare la gioia dei nuovi amici ma senza alcuna intenzione di unirsi a loro, per paura o forse per timidezza. D’un tratto sentì una presenza posarsi delicatamente alla sua destra. Layla si girò e vide finalmente il viso di Harry, a un palmo dal suo, che le sorrideva. Col pollice le scostò una ciocca di capelli caduta sul viso e le accarezzò la guancia. 
"come mai sei ancora sveglia?” le chiese, delicatamente.
“oh no, dormivo. Siete stati voi a svegliarmi!” rispose lei, scherzosamente.
Lui rise. Una risata fioca, priva di umorismo ma colma di dolcezza.
“sei stanco?” gli chiese.
“un po’”
I ragazzi di sotto, intanto, intonarono una vecchia canzone anni ’60.
“cosa avete trovato?” continuò lei, osservando gli occhi di Harry che si chiudevano leggermente.
“niente di nuovo” sbadigliò. Le palpebre scesero delicatamente.
“puoi restare qui, se vuoi” sussurrò Layla, infine.
Ma Harry non rispose. Si era addormentato, al suo fianco, con la mano sinistra che le accarezzava delicatamente il viso.


Salve :3
mi sono resa conto di non aver mai ringraziato nessuno e di non aver mai chiesto pareri (che scostumata >.<) e credo sia giunto il momento di farlo ù.ù
Per prima cosa vorrei scusarmi per la brevità di questo capitolo e per la schifezza degli altri D: ma spero che vi siano comunque piaciuti :)

Passiamo ai ringraziamenti u.u
Ringrazio tutti per le 200 visualizzazioni e tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti :)
Ringrazio Matt (mio amico Londinese *-*) che legge le mie storie e mi da sempre consigli :)
dico grazie sentitamente anche a @Angy K, prima persona che ha recensito questa storia, e @truecolorsB che mi ha inserito fra i preferiti *-* grazie mille ad entrambe :))))
Ringrazio @xheyme non solo per aver perso parte del suo tempo per aver letto questa storia ed aver recensito ma mi congratulo per lei per la sua affascinante storia che leggo sempre :)
ed infine, ringrazio quella matta di @gingerspice (carissimaaaaa u.u e chi si è inteso si è inteso) che mi è sempre accanto e che ha sempre letto le mie storie :)

dopo questi ringraziamenti vi chiedo di continuare a recensire (se volete ... cioè se la storia vi piace ... ma anche se non vi piacesse ... si, insomma quello u.u)

Lily :)

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Capitolo 7
*** La prima avventura di Layla. ***


 I raggi del sole penetrarono nella piccola casetta di Layla. Questa si stiracchiò e si guardò intorno. I ragazzi erano già svegli.
“avanti pelandrona!” le gridò Liam entrando nella sua casetta con estrema naturalezza.
Lei, dal suo canto, mormorò qualcosa e si girò dall’altra parte. Qualcun altro entrò.
“qui ci vogliono le maniere forti” sussurrò Zayn “hey Niall! Portami un secchio d’acqua!” urlò poi.
Layla aprì di scatto gli occhi e, sempre di scatto, si rizzò in piedi. “no, l’acqua no!” esclamò.
I ragazzi iniziarono a ridere. Sentendosi presa in giro, portò le braccia al petto e abbassò lo sguardo.
Liam saltò fuori dall’albero e scese giù nella radura, Zayn invece si arrampicò su, prese una corda, da loro impiantata, e saltò fino al suo albero. Nel frattempo entrò Louis.
“Hey piccola Scott” avevano preso tutti l’abitudine di chiamarla così “scendi a fare colazione” le disse, per poi sparire nuovamente.
Layla si sporse e rimase paralizzata nel vedere l’altezza su cui era costruita la sua piccola abitazione. Ma d’altronde erano due giorni che non scendeva da lì, troppo spaventata dall’impresa affrontata per salire. I ragazzi, intanto, la osservavano da sotto.
“avanti Layla, puoi farcela” si disse la ragazzina.
“non ce la farà” sussurrò intanto di sotto Niall.
Harry, che la mattina dopo essersi accorto di aver dormito al suo fianco per tutta la notte si alzò di scatto e scese a cercare qualcosa per il primo pasto, lo guardò di sbieco prima di dire: “vado a darle una mano”.
Ignorando i commenti dei suoi amici cominciò a salire.
Vedendolo salire, Layla apprese che era davvero giunto il momento di toccare terra.
“avanti ti stiamo aspettando” le disse Harry appena arrivò.
“io … non ho molta fame” mentì. Harry alzò un sopracciglio e il tuono che provenne dalla pancia della ragazza tolse ogni dubbio.
“non puoi salirmi qualcosa tu?” chiese lei dolcemente.
“non sono il tuo servo” affermò “se non sai scendere da qui come pensi di poter sopravvivere nella foresta?”
“io … ho paura” sussurrò lei abbassando gli occhi.
La figura di quella ragazzina, sporca in viso, racchiusa in se stessa fece tenerezza ad Harry che le prese la mano.
“ti aiuto io” disse, infine, sorridendole.
Harry prese una delle corde che pendevano dai rami più alti e la diede a Layla.
“al mio tre ci lanciamo verso quel ramo,laggiù” le disse indicando un grande ramo, più in basso, dell’albero di Liam, che si trovava di fronte a quello di Harry. Layla deglutì.
“1 …”
Layla strinse forte la corda.
“… 2 …”
Raccolse il coraggio che aveva.
“… 3!”
Layla si spinse con tutte le sue forze verso il ramo indicatogli da Harry il quale, al suo fianco, la osservava. Urlò, per un tempo che sembrava infinito. Arrivati in prossimità del ramo, Harry le prese la mano e le urlò di saltare. Senza capire quello che faceva, Layla eseguì l’ordine e un secondo dopo si ritrovò sul ramo, mano nella mano con Harry.
“sei stata bravissima” le disse.
Di sotto i ragazzi applaudirono meravigliati.
“ora salta su quel ramo laggiù” le disse Harry, indicandogli un ramo un po’ più sotto “e segui il resto dei rami finché non arrivi giù.” Detto questo si lanciò nel vuoto, da un’altezza di almeno 40 metri, per poi atterrare in piedi nella radura.
Sola, Layla si concentrò sulla sua destinazione. Raccolse nuovamente il coraggio e si lanciò, atterrando perfettamente sul ramo sottostante. Meravigliata di se stessa e incitata dai ragazzi che la osservavano da sotto continuò il suo percorso. Finché, arrivata a un ramo alto di ancora venti metri, non perse l’equilibrio.
Sentì il proprio peso portarla di sotto, in quello che le parve il vuoto. Lanciò un urlo, spaventata. Il cuore le rimbalzò in petto, le vene pulsavano il sangue, la sua testa si ghiacciò per il terrore e, infine, perse i sensi.
Anche i ragazzi si spaventarono ma, abituati ai pericoli, accorsero immediatamente in suo aiuto. Saltando da un ramo all’altro, più velocemente della forza che impiegava il corpo della ragazza per cadere, riuscirono a prenderla. O meglio, Harry la prese. Un attimo prima che cadde per terra.
“per oggi basta così” disse ancora terrorizzato, stringendo al petto il corpo della ragazza svenuta.
La posò delicatamente a terra, col cuore che gli batteva impazzito nel petto. La scena agghiacciante che si ripeteva in continuazione nella sua testa. Si chiese, infine, se lasciarla lì con loro, esposta ai pericoli, fosse la cosa giusta.


ok, si lo so: fa schifo. Forse avete sentito così tante volte questa frase che vi sembrerà monotona e ripetitiva... ma a me questo capitolo fa schifo sul serio o.o
mi spiego meglio: la trama mi sembra carina (anche se non piace a nessuno) ma mi sembra scritto in un modo troppo banale. ECCO SI :D
Comunque ringrazio tutti coloro che leggono questa storia :) spero che vi piaccia davvero e che vi interessi sapere il seguito ù.ù

spero in varie recensioni.. forse .. magari
Distinti saluti

 

Lily :3
 

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Capitolo 8
*** Il racconto di Liam ***


 I giorni che seguirono l’accaduto furono pieni di attenzioni e preoccupazioni da parte di Harry verso Layla. Le portava la colazione sulla casetta, si sedevano la sera prima di andare a dormire a parlare dei loro ricordi o, semplicemente, si contemplavano in silenzio alla luce di qualche fioca fiammella. Layla amava quelle serate in sua compagnia e le aspettava con ansia. Durante il giorno, però, Harry era occupato insieme agli altri nella ronda e nel cercare qualcosa da mangiare. Spesso Harry passava pomeriggi interi giù in paese e la sera, quando tornava, portava con se un regalo per ciascuno dei suoi compagni. A Layla spettavano i libri, che leggeva ai suoi compagni quando erano tutti insieme. Ma accadeva di rado. Perché, pur essendo dei ragazzi, erano molto cauti ed erano sempre all’erta, come se una minaccia incombente potesse attaccarli da un momento all’altro, quindi era sovente fare dei turni di guardia. Ancora più spesso erano, invece, gli allenamenti che facevano combattendo fra di loro. Layla guardava con attenzione le tecniche che curavano per la loro difesa e, quando era sola, scendeva dall’albero e si allenava anche lei. Aveva preso quest’abitudine, dopo l’incidente, di scendere dall’albero, dalla sua casa. Lo faceva perché aveva notato una certa apprensione da parte di Harry, cominciata l’attimo dopo che Layla riprese i sensi, che la faceva sentire debole. Lei non voleva questo. Lei non era debole. Lei era scappata di casa perché si sentiva in una campana di vetro e voleva fuggire, non per entrare in una campana più grande.
Un pomeriggio assolato, però, quando i ragazzi partirono per la ronda, Liam restò nel suo albero.
Non aveva un rapporto confidenziale con lui, né con nessun’altro che non fosse Harry. Liam era un ragazzo silenzioso, fosse il più razionale del gruppo, i suoi capelli ricci risaltavano insieme ai suoi dolci occhi color nocciola che celavano un senso opprimente di tristezza. Se non per le poche battute quotidiane, Liam e Layla non avevano mai davvero parlato. Lui non le aveva mai chiesto niente della sua vita, al contrario degli altri ragazzi, e tanto meno lei chiese qualcosa a lui. Eppure non avevano nulla uno contro l’altro, semplicemente erano come due cariche opposte nello stesso atomo: si allontanavano a vicenda, ma senza volerlo davvero.
Quel pomeriggio Layla lo vide accovacciato nella sua capanna di legno, sull’albero alla sua sinistra ma qualche ramo più in alto. Lo sguardo vacuo era perso ad osservare il soffitto della sua piccola abitazione e, avendo steso la testa, la voglia posta sotto il collo fu messa in risalto. Layla decise di andarlo a trovare. Prese una delle corde pendenti e si lanciò con naturalezza su un ramo dell’albero a sinistra e poi salì fin da Liam.
“si può?” chiese gentilmente mentre entrava.
Il ragazzo parve stupito di vederla. Come se fosse una persona sconosciuta, nonostante fossero passate due settimane dal suo arrivo.
“che ci fai qui?” le chiese.
“potrei farti la stessa domanda” rispose lei con un sorriso.
“questa è casa mia” rispose lui inespressivo.
Layla si sedette di fronte a lui.
“ho notato che non parliamo mai e …”
“hai pensato di venirmi a trovare” concluse lui.
“bhè … si” disse lei guardandolo di sbieco. “come mai non sei andato con gli altri?” gli chiese.
Liam la guardò per un secondo, poi si sdraiò e volse lo sguardo al soffitto.
“non sto molto bene” rispose senza guardarla.
Layla notò una scatola di latta che doveva contenere dei biscotti. Così allungò la mano verso la scatola ma un presa salda la fermò.
Liam si era alzato di scatto e con lo sguardo fermo la immobilizzò. Era più forte di quanto sembrava. Sbigottita Layla lo guardò con occhi sgranati, ma la mano di Liam avvolta intorno al suo polso cominciava a fare male.
“Liam, fermati ti prego” sussurrò.
Improvvisamente il ragazzo sembrò risvegliarsi. Lo sguardo si addolcì, sciolse la presa e assunse un espressione indecifrabile, fra la scusa e l’imbarazzo. Layla tacque e lo guardò, ancora stupita da ciò che era accaduto.
“mi … mi dispiace” sussurrò Liam.
“no, non fa niente” disse Layla con un fil di voce. Ma, spaventata, uscì di corsa dalla capanna e si precipitò giù nella radura.
“no,Layla ASPETTA!” urlò il ragazzo. Vedendola uscire si lanciò anche lui verso il basso.
Terrorizzata dalla velocità, dalla forza e dall’azione appena compiuta da Liam, la ragazzina iniziò a correre. Correva per scappare.
“Layla dove vai?” la chiamò lui. Ma alle sue orecchie, il suono di quel ragazzo preoccupato appariva come l’urlo di un violento. Così corse, corse fra la natura di quel posto selvatico che poco conosceva, corse fra le piante, gli alberi, gli animali. Scappava Layla, scappava da qualcosa che l’aveva terrorizzata.
Intanto Liam la seguiva, tanto per scusarsi quanto per farla tornare a casa, al sicuro.
“ti prego Layla FERMATI!” le urlò.
Ma Layla si fermò solo quando le forze cominciarono a diminuire e si rese conto che si fu persa.
Intanto Liam decise di perlustrare la zona dall’alto. Si arrampicò su per gli alberi e cominciò a saltare all’inseguimento della ragazza. Poi la trovò. Accovacciata tra le radici di una grande quercia, almeno a un kilometro di distanza dalla radura, Layla si stringeva le ginocchia al petto con la mano sinistra mentre osservava attentamente i segni sul polso destro.
A Liam fece tenerezza e compassione quella scena e si sentì immediatamente in colpa per ciò che aveva fatto. Decise così di raccontare la verità a Layla, oltre che a porgerle le sue scuse. Scese dall’albero su cui si trovava e si avvicinò cautamente alla ragazza, la quale, appena lo vide, sgranò gli occhi e rizzò in piedi.
“no. Aspetta.” Cominciò Liam lentamente “non voglio farti del male. Io … mi dispiace”
La tenerezza dello sguardo di Liam finalmente colse Layla e la convinse che il ragazzo non le avrebbe fatto del male.
“Liam tu …”
“non sono psicopatico!” disse lui, in tono di difesa.
“no! Non intendevo questo! Solo … non capisco cosa ti sia preso” tentò di spiegare Layla “volevo solo dei biscotti!”
“il fatto è … che non erano biscotti” disse Liam grattandosi la nuca.
“bastava dirlo” sbottò lei.
“sono iperprotettivo verso le mie cose”
Il silenziò che seguì fece intendere molte cose.
“c’è qualcosa che vuoi dirmi?”
“ci sono molte cose che vorrei dire …”
 
Liam mi aiutò ad alzarmi e tornammo indietro verso la radura. Verso casa. Lungo il viaggio mi raccontò qualcosa di suo, di personale, che lo fece stare male e bene allo stesso tempo. Male per ricordare, bene per sfogarsi.
“Il giorno del mio settimo compleanno i miei genitori mi portarono allo zoo per la prima volta. Avendo l’asma non sarei potuto andare, ma il medico aveva dato alla mamma una pillola che mi consentiva di poter stare in un luogo pieno di gente e di polvere per almeno mezza giornata.” Iniziò lui.
“fu una giornata fantastica. La ricordo ancora. Mio padre era allegro come non mai, lontano dal lavoro per una volta, mia madre era spensierata, felice. Al ritorno però … “ la voce di Liam si spezzò.
“al ritorno un camionista ubriaco passò col rosso. Prese in pieno la nostra macchina e la spinse per oltre trecento metri colpendo anche altre macchine, quando riuscì a fermare il camion era troppo tardi.” strinse i pungi così forte a che le nocche diventarono bianche “morirono otto persone in quell’incidente. Otto persone tra cui i miei genitori e lui no”.
“lui rimase vivo” sussurrò nei denti sentendo la rabbia crescergli dentro.
Layla poggiò un mano sulla sua spalla, in segno di conforto. Non sapeva con esattezza cosa stava passando, avendo pensato per anni che suo padre l’aveva abbandonata, ma ci andava vicino.
“mi rinchiusero in un orfanotrofio. L’unica cosa che riuscii a portare da casa fu una scatola di latta dove misi tutte le cose più care dei miei genitori. Tutte le cose che non me li facessero scordare. All’orfanotrofio conobbi Harry, Zayn, Louis e Niall … e conobbi anche lei …” accennò un sorriso, come se il ricordo recasse piacere.
Layla era perplessa, non sapeva di chi stesse parlando, Liam se ne accorse e continuò il suo racconto.
“Janet. Era la bambina più carina che avessi mai conosciuto, era orfana solo di madre ma il padre non poteva crescerla per problemi economici. È stata la mia prima cotta … anche l’unica. Avevamo tentato più volte di scappare insieme agli altri ragazzi, ma in un modo o nell’altro cercavo sempre di far fallire il piano perché volevo restare con lei, ma non volevo nemmeno allontanarmi da loro. Purtroppo Janet era malata di un male incurabile che nel giro di due anni me la portò via” abbassò la testa e deglutì.
“quell’anno scappammo definitivamente. Con me portai solo quella scatola di latta che conteneva anche alcuni affetti personali della piccola Janet. Avevamo solo una decina d’anni, eppure scappammo lontano fino a qui. Ci provarono a cercare all’inizio, ma poi si dimenticarono di noi.”
Liam alzò la testa e guardò il cielo. “i miei genitori e Janet morirono lo stesso giorno a distanza di tre anni e oggi è l’anniversario”
“che giorno è oggi?” chiese Layla, stupita che ricordasse i giorni nonostante non avessero calendari.
“23 luglio” rispose lui aiutandola a superare un albero caduto. Segno che la radura era vicina.
“mi dispiace Liam …” disse solo.
“no dispiace a me” disse lui accennando il polso della ragazzina “non volevo spaventarti”
“oh non è niente” affermò lei imbarazzata.
Finalmente vedevano in lontananza la radura. Notarono anche che gli altri erano tornati e, probabilmente, li cercavano poiché li chiamavano a gran voce.
“siamo qui!” disse Liam appena furono abbastanza vicini.
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Ma qualcuno di loro si avvicinò ai due fuggiaschi di corsa: Harry.
“Layla!” disse solo abbracciandola e stringendola forte.
Il contatto con il suo petto, le sua presenza così vicina che la stringeva forte a se le fecero provare sensazioni nuove come, ad esempio, uno strano formicolio nella pancia.
“si può sapere dov’eravate?” chiese in tono irritato dopo che la lasciò andare.
“abbiamo fatto una passeggiata” rispose pronta e sorridente Layla, facendo l’occhiolino a Liam.
Harry notò questo gesto e per tutto il resto della serata tacque.

ehm... ciao :3
so che questo capitolo non è molto bello ma ho deciso di sviare un po' dalla storia per approfondire meglio gli altri personaggi u.u dichiaro quindi che questo è il primo capitolo che racconta la storia di uno dei cinque fuggiaschi (ahahahah)

ringrazio nuovamente @xheyme (e l'avviso che sto leggendo "tell me a lie" ma che non riesco a recensire D: - bellissima **)

ringrazio anche @AllyStyles per la sua recensione :3

spero che le recensioni arrivino allo stesso numero delle visualizzazioni (cosa impossibile xD) ma spero comunque che la storia vi piaccia :)

un bacione e grazie :D

 

Lily :)

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Capitolo 9
*** Un consiglio da Louis ***


 Quella notte Harry non riuscì a chiudere occhio. Non aveva avuto la solita chiacchierata con Layla prima di andare a dormire perché lei si era addormentata subito, ora dormiva tranquilla qualche ramo più in basso.
 

Capendo di non riuscire a fare lo stesso, il ragazzo si alzò e scese nella casetta dell’amica.
Layla aveva la coperta tirata fino alla punta del naso, lasciando intravedere solo gli occhi chiusi e i capelli scomposti. Harry le si inginocchiò affianco e la guardò per un secondo.
Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bella e provò una strana fitta al petto che lo rendeva triste. Si alzò e si diresse verso la capanna del ragazzo che considerava come un fratello maggiore, i cui consigli non erano mai stati errati.
“Hey Louis” bisbigliò una volta saltato dentro la sua capanna.
Quello non si mosse.
“Louis, per favore, svegliati” sussurrò di nuovo Harry.
Louis borbottò qualcosa del tipo “altri cinque minuti” e si girò dall’altra parte.
Avendo perso la pazienza Harry prese l’amico per le spalle e lo scosse.
“HEY MA CHE DIAMINE … oh ciao Harry!” lo salutò amichevole Louis, strofinandosi gli occhi.
Harry allargò un sorriso che apparve subito falso agli occhi dell’amico.
“ti va di parlarne?” gli chiese, infatti.
Scesero dalla capanna e iniziarono a passeggiare intorno alla radura.
“ti sei mai innamorato?” chiese subito Harry all’amico.
Louis lo guardò stranito ma sorrise.
“una volta … molto tempo fa” rispose malinconicamente.
“non me ne hai mai parlato!” esclamò Harry.
Louis sorrise nuovamente.
“e tu?” chiese facendo un sorriso obliquo “ti sei mai innamorato?”
Harry ringraziò il buio perché si sentì arrossire e non voleva che l’amico lo notasse.
“io non lo so. Come faccio a capirlo?” chiese Harry sedendosi su un masso in attesa della risposta.
“bhè …” iniziò Louis restando in piedi e volgendo la testa verso le stelle “è una sensazione forte”
Harry storse il naso per quella risposta vacua e Louis lo notò. Quest’ultimo si sedette e cercò di spiegare all’amico la cosa più complicata che conosceva.
“Harry, l’amore è una sentimento che ti trafigge il petto! Quando sei innamorato senti strane sensazioni davanti a lei e quando lei non c’è non fai altro che pensarla.”
“e se la sogni?” chiese Harry.
“sei innamorato”
“se quando la vedi vorresti averla fra le tue braccia?”
“sei innamorato”
“e se quando non ti guarda ti senti come se il mondo ti avesse voltato le spalle?”
“sei innamorato”
“tu di chi eri innamorato Louis?” chiese curioso.
“non la conosci”
“era Erika?”
“no, non era Erika”
“era Jasmine?”
“no, neanche lei”
“perché non me lo vuoi dire?”
“perché quando ami qualcuno l’amore si personifica in quella persona e una volta che l’amore finisce pronunciare quel nome fa solo male” rispose sorridendo malinconicamente.
Vedendo Harry perplesso fu Louis a fare una domanda, per spostare l’attenzione su di lui: “è chi penso io?”
“dipende a chi stai pensando”
“è la piccola Scott?” chiese malizioso.
Harry avvampò. Sentì le orecchie diventare rosse, il respiro farsi affannato e cominciò a dire cose sconnesse.
“chi? No! Che dici? … lei? Cioè … no … insomma! Avanti! Layla?”
“spero solo che il suo nome per te non sarà difficile da pronunciare un giorno” disse Louis alzandosi.
“dove vai?” chiese Harry.
“credo stia arrivando qualcuno e se i sensi non m’ingannano credo sia proprio lei” rispose fissando un punto nel buio.
“Harry, sei tu?” chiese una voce femminile.
Harry guardò sorpreso l’amico e poi chiamò Layla.
 “buonanotte ragazzi!” li salutò Louis un attimo prima di scomparire nel buio.
“grazie amico” sussurrò Harry.
Si avvicinò lentamente alla ragazzina che tremava.
“c’è qualcosa che non va?” le chiese dolcemente.
“non riesco a dormire” rispose lei piangendo.
Incapace di reagire vedendola piangere Harry la tirò a se e l’abbracciò.
“perché piangi?” le sussurrò.
“un … brutto … sogno” singhiozzò lei.
Harry la strinse ancora più forte.
“ora ci sono io”
“Harry, tu non mi abbandonerai mai. Vero?” chiese la ragazzina scostando la testa dal petto dell’amico per guardarlo negli occhi, per quanto la penombra permettesse.
Al chiaro di luna, Layla gli parve anche più bella. Le scostò una ciocca dai capelli e le sorrise.
“mai” disse solo.
Layla tornò nell’abbraccio ed Harry si sentì completo.




BUON NATALE :D
buon compleanno Louis :3
Ecco.. diciamo che questo è un doppio regalo :) sia per voi che seguite la storia, sia per Louis dato che oggi è il suo compleanno.
Infatti, come avete notato, questo capitolo è dedicato proprio a lui :) alla sua saggezza di ventenne e alla sua spenzieratezza di teenager-forever :D
Volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno inviato le recensioni per posta, siete davvero dolci :3
Bhè Buon Natale :) spero in tante recensioni *-* (#foreveralore)

spero davvero che passiate questo giorno nel migliore dei modi :) ognuno di voi lo merita :)
baci


Lily :3

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Capitolo 10
*** Il ritorno di Sam. ***


 Nelle settimane seguenti il sogno di Layla non si manifestò più, lei lo dimenticò e passò gli ultimi giorni prima del suo quindicesimo compleanno con i ragazzi. Louis le insegnò a difendersi dai colpi insistenti, Liam le insegnò a riconoscere le piante e a capire quali fossero le velenose e quali le commestibili, Zayn le chiedeva di accompagnarlo a prendere l’acqua e con Niall si divertiva a fare sfide di velocità o resistenza.
Il 4 agosto Harry la portò in paese per scegliere il suo regalo di compleanno. Si svegliarono di buon’ora e si incamminarono avvertendo solo Louis, lasciando dormire gli altri.
Il rapporto tra Harry e Layla si era consolidato e niente riusciva a dividerli. La mattina chi si svegliava prima correva a svegliare l’altro, mentre qualche sera parlottavano fino ad addormentarsi per poi svegliarsi l’uno accanto all’altra. Durante il giorno invece se non erano soli si scambiavano occhiate furtive e piccoli sorrisi che non passavano inosservati agli occhi altrui, ma quando gli altri erano in giro per la ronda o semplicemente per cambiare aria, i due si divertivano a scherzare insieme come due bambini.
Quella mattina Harry si svegliò, si lavò e poi chiamò la ragazzina e le propose di andare in paese. Layla, che non vedeva altra gente da ormai un mese, accettò con gran foga. Usciti dalla radura si incamminarono verso il villaggio dove Harry aveva rubato le scarpe che Layla indossava sempre, tranne quel giorno. La giornata era limpida, in cielo non vi era traccia di nuvole e il sole era così caldo da lasciare la gente in canottiera e pantaloncini. A piedi scalzi i due ragazzi si avviavano lentamente verso la meta, intenzionati a passare la giornata in paese.
Dopo quella sera in cui aveva confessato a Louis i suoi sentimenti per Layla, Harry non ne parlò più ma si rese conto sempre di più di quanto fosse vero quello che l’amico aveva detto. Era innamorato. Ogni gesto, ogni parola, ogni sorriso di Layla gli faceva battere il cuore e riusciva a farlo stare bene ma non capiva cosa provasse lei nei suoi confronti. Louis aveva cercato di convincere Harry a rivelarle ciò che provava, ma il ragazzo temeva che qualcosa andasse storto e si limitava a gioirsi dei piccoli momenti che aveva con Layla.
Quel giorno la trovava particolarmente bella: aveva una lunga canottiera bianca che era riuscito a trovare in una delle bancarelle del mercato, i pantaloncini del giorno in cui era scappata e una alta coda di cavallo. Notando che Harry la stava osservando, Layla gli mostrò un sorriso inquisitorio che Harry ricambiò con uno sguardo rivolto alla terra e un leggero rossore sulle guancie.
“va tutto bene?” gli chiese Layla.
“a meraviglia” rispose Harry alzando lo sguardo verso il cielo limpido.
Quello che Harry proprio non capiva era che Layla ricambiava i suoi sentimenti e si crucciava del fatto che non riuscisse proprio a fare a meno di pensarlo. Lei, però, non ne aveva parlato con nessuno. Nonostante adorasse i ragazzi con cui passava le sue giornate, non riusciva a rivelare una segreto tanto grande quanto i sentimenti che provava per Harry. Riusciva a confidarsi con Liam ed Harry per molte cose e con gli altri riusciva ad avere dei dialoghi seri o divertenti. Ma mai era riuscita a dire a qualcuno che cosa sentiva quando era con Harry. Così si limitava ad immaginare il giorno in cui sarebbero stati una coppia, semmai quel giorno fosse arrivato.
Arrivati al villaggio una piazza gremita di persone si presentò davanti ai due. Harry, che era abituato, non ebbe alcuna reazione mentre Layla ebbe un sussulto di felicità.
Harry prese per mano la ragazzina, per paura di perderla. Il contatto provocò una leggera scossa nei due che sorrisero timidamente prima di inoltrarsi nella folla.
Faceva caldo.
Layla vedeva la gente muoversi velocemente davanti ai suoi occhi, ma non le sfuggivano le goccioline di sudore che imperlavano la fronte di ogni individuo che incontrava. Qualcosa però attirò la sua attenzione, molto di più della fronte sudata di un chicchessia.
Una ragazza dal folto manto rosso discuteva a gran voce con un mercante sul prezzo di qualche mela. Gesticolava violentemente mentre il mercante controbatteva delicatamente, facendosi lentamente sempre più piccolo. La ragazza era magra e poco più alta di Layla ma anche se era girata di spalle, alla ragazzina bastò sentire la sua voce per capire chi fosse.
“sono tempi duri” continuava a ripetere con la sua voce squillante, gesticolando così da far muovere il lungo vestito rosso che solitamente si usava per andare a mare.
Layla si bloccò di colpo, costringendo Harry, che le stringeva saldamente la mano, a fermarsi. Le restò un groppo in gola, non riusciva a pronunciare parola e gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.
“tutto bene Layla?” chiese Harry disorientato.
Al suono di quel nome la rossa si voltò di scatto, mostrandole il viso dove i grandi occhi verdi risaltavano sulla pelle chiara. Dimenticò tutto ciò che stava facendo e restò per qualche istante a fissare la ragazzina a bocca aperta.
“o mio dio” sussurrò con un fil di voce.
Layla lasciò la presa di Harry e corse verso la ragazza poco lontana.
“Sam!” urlò facendo voltare tutti i presenti.
Sua sorella era lì, davanti a lei. Dopo mesi che non la vedeva, finalmente poteva riabbracciare l’unica amica che avesse mai avuto. Era rimasta fondamentalmente uguale: lunghi capelli rossi cespugliosi, immensi occhi verdi, pelle chiara, sorriso smagliante. Si, era decisamente la Sam di sempre. Ma cosa ci faceva di nuovo a casa?
“mi sei mancata così tanto” disse fra le lacrime la rossa osservando bene la sorella, spostandole le ciocche ribelli dal viso e sorridendole.
“sapessi tu! Quante cose ti devo raccontare! Ma tu? Cosa ci fai qui? E Mattew?” chiese velocemente Layla senza prendere fiato.
Lo sguardo di Samantha si riempì di dolore.
“noi non stiamo più insieme” borbottò “mi ha tradita” aggiunse vedendo lo sguardo perplesso della sorella.
Layla non poté credere alle proprie orecchie. Tradimento? Non avrebbe mai pensato che sarebbe potuto succedere una cosa simile. Mattew le era sempre sembrato un bravo ragazzo, benestante e innamorato di Sam! Strinse forte la sorella che però non aveva la minima intenzione di essere triste, così sorrise ampliamente e la prese per mano.
“la mamma ti ha fatto uscire? Come mai?” chiese Sam.
“come non lo sai?” chiese Layla sorpresa che sua madre non avesse avvisato sua sorella della sua scomparsa.
“cosa?” chiese nuovamente la rossa. Layla fece solo un cenno verso il ragazzo riccio che assisteva alla scena poco lontano, appoggiato a un muro con le braccia conserte.
“e lui chi è?” chiese Samantha maliziosa. Layla arrossì e borbotto un “è un mio amico” in risposta, ma poi diventò seria e iniziò a raccontare alla sorella la sua avventura.
Samantha non riusciva a credere alle sue orecchie. Mai avrebbe immaginato che la sorella avrebbe potuto compiere un gesto più estremo del suo! Confessò a Layla che sarebbe tornata a casa per salutarla, ma non voleva vedere la madre.
“sono arrivata poco più di due giorni fa” raccontò “volevo salutarti, vederti, parlarti! Ma prima mi sono accertata su nostra madre. Ho sentito dire che si è trasferita a Londra, infatti mi chiedevo perché. Ma avevo deciso di partire oggi pomeriggio per venirti a trovare”
“oh bhè … posso assicurarti che non vivo in un albergo lussuoso di Londra!” scherzò Layla.
Ma Sam era seria. “ciò che hai fatto è grave, Layla. Lo sai?”
“si” sussurrò lei
“ma ti capisco ...”
“ne ero certa!”
“eppure credo che tu le debba delle spiegazioni, o almeno falle sapere che stai bene”
“non saprei come fare” disse Layla, incerta.
“andrò da lei e …”
“no!” la bloccò Layla “vieni con me! Stai con me! Domani festeggeremo il mio compleanno insieme, come una famiglia”
“la nostra famiglia non esiste più da tempo ormai” sussurrò Sam, abbassando lo sguardo.
“ne ho trovata un'altra, una nuova ed è perfetta” disse Layla accennando ad Harry.
Sam sospirò.
“sapevi che nostro padre non ci ha mai abbandonate?” chiese Layla.
“ma cosa stai dicendo?” domandò stupita Sam, alzando lo sguardo velocemente.
“è morto” disse secca Layla. Sam non mosse un muscolo. Nessun movimento, nessun sospiro, niente di niente. Rimase immobile.
“questo non è possibile” disse poi, con un suono di voce neutro.
“resta con me” disse nuovamente Layla tendendo la mano verso la sorella
“lui … è … morto?”
“si, lo è” si intromise Harry. Sam lo guardò stranita.
“tu sei la grande Scott, non è vero? Io mi chiamo Harry” si presentò il ragazzo con freddezza.
Samantha gli sorrise, evidentemente scossa. “si, sono la grande Scott” disse “piacere di conoscerti”
Poi portò la conversazione su un altro argomento, come per voler allontanare la storia del padre.
“allora? Non hai davvero nessuna intenzione di tornare a casa?” chiese Sam.
“lei ha già una casa” soffiò Harry prendendo la mano di Layla.
“e potresti averla anche tu ..” aggiunse Layla.
Sam li guardò stranita. Erano così giovani eppure così sicuri di ciò che facevano. La sorella era cambiata: non era più la ragazzetta insicura che aveva lasciato qualche mese prima, aveva uno sguardo brillante che la rendeva forte e anche più bella, nonostante sembrasse una senzatetto.
“non credo sia il caso ..” cominciò la grande Scott.
“andiamo! C’è spazio anche per te nella mia capanna! Vieni e vedrai come ti sentirai felice! Sempre se non sai dove andare …” la esortò Layla
“in effetti non ne ho idea …” evitando domande sulla parola capanna.
Harry strinse forte la mano di Layla, come per paura di perderla. Lei lo guardò e vedendo il suo volto serio e privo di espressione si turbò.
“datemi solo un secondo” disse Sam. Si girò e tornò verso il mercante.
“qualcosa non va?” chiese la ragazzina all’amico.
Harry si girò verso di lei, con un’espressione più dolce sul viso, ma sempre turbata.
“va tutto bene” le sorrise. Alla vista di quel sorriso Layla sentì il suo cuore accelerare i battiti.
Dopo poco Sam ritornò con una busta in mano contenente mele a volontà.
“verrò con voi” affermò allargando un sorriso. Layla le saltò addosso dalla felicità mentre Harry rimase un po’ in disparte.
Forse Layla non avrebbe potuto immaginare un regalo migliore di quello: sua sorella, la sua migliore amica, era di nuovo lì con lei.
I ragazzi girarono insieme per le bancarelle e comprarono qualcosa, ma Harry non lasciò mai la mano di Layla anzi, la stringeva più forte ogni qualvolta la sentiva allontanarsi. La ragazzina riusciva a percepire l’ostilità di Harry nei confronti della sorella la quale, al contrario, si mostrava gentile e disponibile verso entrambi. Harry riuscì a trovare il regalo per Layla: una grande felpa bianca con sopra scritto “I love freedom” che indossò subito, ma solo dopo avergli stampato un bacio sulla guancia che fece perdere la concezione del tempo e dello spazio al ragazzo per qualche secondo.
Si era quasi fatto buio e Harry propose di tornare a casa.
“preparati, ci sarà da camminare!” avvertì Layla alla sorella. Lei sorrise.
“tu ovviamente sei allenato, vero Harry?” chiese Sam al ragazzo che non le aveva ancora rivolto la parola dopo le brevi presentazioni.
Harry per tutta risposa mugugnò un flebile “si, certo” e prese per mano Layla.
Iniziarono ad incamminarsi verso il bosco, Harry e Layla davanti e Samantha poco più dietro con le buste in mano, i capelli rossi cadenti sul viso e il respiro già affannato.
“tutto bene?” chiese Layla
“non sono più abituata a certe cose” mormorò Sam.
“lascia che ti aiuti” disse la sorella prendendo qualche busta.
“ti ringrazio” disse Sam sorridendole.
Passarono minuti in assoluto silenzio, nei quali Harry non guardò nemmeno Layla ma le stringeva forte la mano. Quando ebbero quasi raggiunto la radura però Sam proferì parola.
“quindi voi due … state … si insomma … state insieme?” chiese fra un sospiro e l’altro.
I due ragazzi si girarono di scatto, rossi in viso, evidentemente imbarazzati. Ma mentre Harry tacque, Layla iniziò a balbettare.
“noi … no … insomma … siamo amici …  ottimi amici, sisi … ma … COME ACCIDENTI TI VIENE IN MENTE?”
“bhè vi tenete per mano e così …”
“se non la tenessi per mano, probabilmente cadrebbe per terra” soffiò Harry.
Layla sgranò gli occhi e poi tolse la mano da quella di Harry, offesa.
“posso farcela benissimo da sola” mormorò a denti stretti.
Harry rise.
“adoro quando ti arrabbi” le disse accarezzandole il viso. Layla avvampò.
“ANDIAMO!” poi gridò procedendo avanti e distanziando gli altri due. Harry sorrise e la raggiunse di corsa, mentre Sam si fermò per un secondo a riflettere di quanto fosse cambiata la sorella negli ultimi mesi, ma poi avanzò anche lei.
“Hey sei arrabbiata?” chiese Harry a Layla quando la raggiunse.
“si.” Sussurrò la ragazzina facendo fallire ogni tentativo del ragazzo di riprenderla per mano.
“andiamo, stavo scherzando!” rise Harry.
“io non sono debole Harry!” scattò la ragazzina girandosi verso di lui e guardandolo attentamente negli occhi verde mare. Si ricordò che il primo giorno che li vide erano di un blu intenso.
“io lo so” sussurrò il ragazzo nel suo orecchio afferrando finalmente la mano “e tu?”
I loro sguardi si incrociarono mentre nella mente di Layla vagavano mille domande. Fu la voce di Sam a spezzarle la sua fitta ragnatela di pensieri.
“ma dove vivete?” chiese affaticata.
“siamo arrivati” rispose Layla, sciogliendosi dalla presa del ragazzo e aiutando la sorella a percorrere gli ultimi metri prima della radura.
“questa è casa” le disse quando raggiunsero il centro esatto del luogo.
 La bocca di Samantha si spalancò quando davanti ai suoi occhi le si presento uno splendente spettacolo naturale. I cinque alberi erano illuminati dalla luce del sole, ma lasciavano penetrare qualche raggio anche verso l’interno, illuminando le sei casette sui rami.
“SIAMO TORNATI” urlò Harry.
Improvvisamente quattro teste spuntarono dalle casette. Samantha sussultò e si nascose dietro Layla, ma i ragazzi notarono comunque la nuova presenza. Il primo a scendere fu Zayn.
“chi avete portato sta volta?” chiese sorridendo.
“sempre ragazze, eh Styles?” scherzò Niall.
Quando anche Louis e Liam arrivarono, Layla presentò la sorella ai suoi amici.
“ragazzi lei è mia sorella. Si chiama …”
“SAMANTHA?!” urlò sorpreso Louis.
“o mio Dio! Louis!” urlò a sua volta Sam.
E sotto gli sguardi sbalorditi di tutti, i due si salutarono come due vecchi amici che non si vedevano da tempo.
Eppure Harry fu certo di aver sentito il cuore di Louis rompersi al suono di quel nome.



bhè .. buon anno!
Questo capitolo è il più lungo ma spero che vi piaccia perchè la storia inizia ad intrecciarsi :3
volevo ringraziarvi. Per le recensioni bellissime ** ma anche per le visite ^^ ogni capitolo ha più di 110 visite e per me basta così :)
ho impiegato davvero tanto tempo per scriverlo perchè volevo che si notassero la felicità di Layla nel vedere la sorella, lo stupore di Sam e la paura di Harry di perdere il suo (grande?) amore :)
al prossimo capitolo!

 

Lily :3
 



 

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Capitolo 11
*** Il compleanno di Layla ***


Avevano parlato tutta la notte. Sam e Louis. Nessuno seppe cosa si dissero, eppure sentirono le loro voci di sottofondo nel cuore della notte, a volte sostituite da brevi risolini e lenti silenzi. Nessuno dei due si aspettava di rivedere l’altro, un giorno, ma quello che furono restò ignoto agli altri ragazzi per un po’ di tempo.
Ma la mattina del 5 agosto nessuno pensava alla nuova arrivata. Quella mattina tutti si preparavano per un giorno speciale: anche per Layla erano giunti i sedici.
Harry era forse il più emozionato di tutti. Aveva chiesto a Niall di aiutarlo ad appendere un grande striscione con su scritto “TANTI AGURI LAYLA” che la ragazzina apprezzò nonostante il piccolo errore. Liam le fece trovare un piccolo cuscino con una grande L disegnata sopra; Niall le regalò una tartaruga “chiamala come vuoi” le disse “ma a me sa tanto di Caroline”; Zayn le regalò un bellissimo disegno della radura con loro all’interno che giocavano in uno dei loro tanti momenti felici e infine Louis le regalo un mazzo di … carote! “so che le adori” le disse, ma fu contento allo stesso modo anche quando Layla gli propose di dividerle.
Ma Layla era triste. Nel fondo del suo cuore provava un sensazione spiacevole: le mancava sua mamma. Le mancava la colazione che le portava a letto esclusivamente per il suo compleanno, le mancavano i sorrisi che in quella giornata si moltiplicavano e, soprattutto, le mancava quel raro tempo che passava con lei solo in quel giorno. Non credeva di poter provare quel sentimento, era scappata proprio perché era oppressa, era stanca della prigionia imposta da sua madre. Eppure ora le mancava.
A Harry non passò inosservato quel velo di tristezza che traspariva dai suoi occhi e quando la vide allontanarsi dalla radura con la scusa di fare due passi, la seguì.
Layla non si accorse di lui e, camminando a testa bassa, vagò per i boschi ormai familiari per una buona mezz’ora fin quando, ormai stanca, si sedette sulla radice di una grande quercia, appoggiò la testa sulla corteccia e chiuse gli occhi assaporando il calore dei raggi del sole che penetravano tra i rami cadendole sul viso. Harry la osservò, incerto sul da farsi. Negli ultimi tempi aveva cercato di auto convincersi di confessarle tutto ciò che provava, eppure le sembrava una follia. Aveva paura di avere una sola occasione e di sprecarla. Ma nel frattempo Layla era lì, a pochi metri da lui e, nel giorno del suo compleanno, c’era qualcosa che non andava. Si avvicinò lentamente alla ragazzina e, delicatamente, si sedette al suo fianco. Layla non si accorse di nulla. Harry sorrise e le posò un leggero bacio sulla fronte. Questa si spaventò e sussultò ma quando notò la presenza del ragazzo che al suo fianco se la rideva per quella reazione improvvisa si tranquillizzò.
“idiota” gli disse tirandogli un leggero pugno sull’avambraccio.
“c’è qualcosa che non va?” le chiese poi quando smisero di ridere.
Lei lo guardò accigliata per qualche secondo, era così evidente?
“mi manca un po’ casa …” sussurrò infine. Harry sentì un colpo all’altezza del cuore.
“ma tu sei a casa!” esclamò.
“intendo … mi manca la mia vecchia casa, mia madre” disse evitando di guardarlo negli occhi per non far uscire alcuna lacrima. Non avendo parole Harry l’abbracciò, capiva come si sentiva ma non voleva che fosse triste il giorno del suo compleanno.
“grazie Harry, sei un vero amico” gli sorrise Layla.
Amico.
Ecco cos’era Harry, un semplice amico. Proprio come Liam, Zayn, Niall o Louis. Al suono di quelle parole Harry la strinse più forte e infilò la testa nella massa di capelli neri della ragazza. Profumavano di more.
“vuoi tornare da tua madre?” le chiese infine, a fatica, quando sciolsero l’abbraccio.
Layla lo guardò pensierosa ma poi sussurrò un flebile “no”. Non avrebbe mai voluto lasciare gli unici amici che aveva.
Ad Harry gli si strinse il cuore a vederla in quelle condizioni, adorava il suo sorriso e quella fresca giornata estiva sembrava una cupa notte autunnale senza. Le alzò il viso con un dito per guardarla dritta negli occhi, voleva dirglielo, confessargli tutto. Ora.
Le sorrise e lei ricambiò.
“che c’è?” chiese lei divertita e sorpresa.
“ho qualcosa da dirti” iniziò lui. Non sapeva bene cosa dire, non aveva preparato un bel niente e si sentiva goffo e impacciato ma gli occhi scuri della ragazza trasmettevano calore e sicurezza, così avvicinò il viso al suo e aspetto l’ispirazione.
Ma non fu l’ispirazione ad arrivare.
“Harry! Layla! Siete qui?” gridò una voce. Quella di Zayn.
Harry sospirò scoraggiato mentre la ragazza faceva segno all’amico.
“è da un po’ che vi cerco” disse agitato.
“stiamo bene Zayn” disse Harry lievemente irritato.
“si bhè … dobbiamo andare via” borbottò il ragazzo.
“che c’è Zayn? È successo qualcosa?” chiese Layla vedendolo preoccupato.
“no. È arrivato qualcuno”
 
Mentre correvano verso la parte opposta alla radura, Zayn raccontò ciò che era successo. Due uomini armati li avevano trovati e, puntandogli la pistola contro, chiedevano dei figli di Styles e Scott. Sam ingenuamente disse di essere lei la figlia di Scott, ma nessun Styles viveva lì. L’uomo aveva lanciato un colpo in aria dandole della bugiarda, la Scott che cercavano aveva i capelli neri e non rossi. Così Louis aveva cercato di convincerli che chi cercavano non era lì e di andarsene ma questo dal canto suo gli aveva tirato un pugno in pieno petto. Erano passati alle maniere forti. Liam e Niall erano riusciti a disarmare l’altro e a stenderlo mentre Zayn si occupava dell’aggressore di Louis, nel frattempo steso per terra e accudito da Sam. Ma nonostante avessero avuto la meglio avevano abbandonato gli uomini privi di sensi per terra ed erano scappati.
“dove sono gli altri?” chiese Harry prendendo Layla per mano.
“sono scappati verso il vecchio orfanotrofio abbandonato. È lì che stiamo andando” rispose Zayn prendendo l’altra mano della ragazza per aiutarla a saltare un albero che giaceva per terra.
“perché ci cercano Harry?” chiese la ragazzina sull’orlo delle lacrime. Lui la strinse forte a se, ma non rispose non avendo risposta. Proseguirono per un altro paio di chilometri finché non si trovarono davanti a un vecchia struttura abbandonata. Era circondata da fili di ferro ed era a tre piani. La parte sinistra del tetto era crollata, tutto l’edificio era privo di finestre, tranne qualcuna a pian terreno, il portone d’entrata era intatto così come il cancello.
Harry e Zayn si guardarono un secondo prima di entrare: era il luogo della loro infanzia, non l’avevano certo dimenticato! Layla si avviò verso il portone ma poi decise di entrare da una finestra aperta a pian terreno, i ragazzi la seguirono. Harry riconobbe la stanza come quella che un tempo era una deliziosa camera di svago, colma di giocattoli, sedie colorate, impronte di mani di vernice sui muri e tante risate gioiose. Ora invece le pareti erano nere, come se fosse stato appiccato un fuoco, i resti delle sedioline e dei tavolini erano ammassati  agli angoli della stanza e niente lasciava trasparire i pomeriggi felici che un tempo i bambini avevano passato lì. Uscirono dalla stanza e si avviarono per il cupo corridoio in cerca dei loro amici. L’interno era meno mal ridotto: i muri erano sporchi tanto quanto i pavimenti, ma erano intatti.
“sta tranquillo Liam, verranno presto” Layla sentì la voce di Niall cercava di tranquillizzare l’amico, corse verso l’ultima stanza del corridoio a destra da dove sentì le voci. Una stanza grigia con quattro lettini le si parò davanti. Su due di questi lettini messi vicini stava Louis piegato in due, come per far passare un dolore atroce, al suo fianco stava Sam, rossa in volto ed evidentemente preoccupata. Seduto su un lettino, con il viso fra le mani stava Liam e ai suoi piedi era inginocchiato Niall che lo confortava teneramente.
Quando Layla, Harry e Zayn entrarono nella stanza si sollevò un sospiro generale, gli amici si abbracciarono e scesero alcune lacrime. Erano stati momenti di terrore e avevano avuto paura di perdersi, ma ora erano di nuovo insieme, tutti lì e stavano bene.
Quando si calmarono un poco iniziarono ad interrogarsi sul chi erano quelli, che cosa volevano e, soprattutto, cosa avrebbero fatto ora?
“dobbiamo ritornare alla radura” affermò Liam deciso “anche solo per prendere le nostre cose”
Layla si accorse che non avevano potuto portare niente con loro, solo Niall teneva fra le mani la piccola tartaruga.
“Caroline!” esclamò la ragazzina “sei riuscito a prenderla! Oh grazie Niall!” l’abbracciò e poi riprese la tartaruga fra le mani.
“è stato un colpo di fortuna” disse il biondino dagli occhi del cielo “l’ho presa al volo appena avevamo messo a terra quei mostri”
“non hai proprio idea di chi possano essere, Harry?” chiese Louis con la voce contorta dal dolore. Il riccio scosse la testa.
“volevano qualcosa da papà” disse sicura Sam “cercavano te” aggiunse poi indicando la sorella.
Layla guardò Sam e le chiese scusa. Scusa perché se non fosse stato per lei, probabilmente ora la sorella sarebbe a casa con la madre davanti a una calda tazza di the.
“va tutto bene” disse Sam abbracciandola, “i ragazzi sono stati prontissimi”
“come hanno fatto a trovarci?” chiese Zayn prendendo parola. Il silenzio che seguì la domanda fu un’evidente risposta.
Passarono il pomeriggio ad organizzarsi su ciò che avrebbero dovuto fare (decisero che sarebbero andati il giorno seguente a recuperare le loro cose), esplorarono la casa e misero tutti i letti che riuscirono a trovare in una stanza dove avrebbero dormito, tutti insieme. Louis e Sam si addormentarono per primi, l’uno di fianco all’altra ma Zayn li seguì subito. Successivamente anche Niall si addormentò, con la testa sul petto di Zayn e le gambe su quelle di Liam che invece era stretto in un angolo del grande letto creato dai ragazzi, mentre Caroline stava per terra nella scarpa di Niall.
Harry e Layla invece fecero un giro della casa e scoprirono che alcune parti erano davvero pericolanti, decisero così di stargli alla larga. Uscirono fuori, sotto le stelle e sotto uno splendido chiaro di luna. Harry non si era dimenticato ciò che doveva dire all’amica, ma decise che non era il momento adatto. Si sdraiarono nel prato incolto, Layla con la testa sul petto di Harry mentre questo giocava con i suoi capelli, e osservarono le stelle.
“Harry” lo chiamò improvvisamente lei interrompendo il silenzio.
“dimmi” sussurrò lui.
“cosa volevi dirmi?” chiese osservando il cielo. Lui fece finta di non capire, lei si girò e lo guardò negli occhi.
“cosa volevi dirmi oggi prima che arrivasse Zayn?”
“oh, bhè … non ricordo, niente di importante” mentì distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
“sembrava che lo fosse” insistette lei.
“a me invece sembra che faccia un po’ freddo qui, non trovi? Entriamo dentro dai” disse lui alzandosi e tendendole una mano. Lei annuì tristemente e gli prese la mano. Si avviarono verso la stanza ma una volta arrivati sul ciglio della porta Harry fermò la ragazzina. Questa lo guardò interrogativo.
“in effetti ti dovevo dire una cosa” iniziò lui prendendo coraggio “ma non credo esistano le parole giuste”
Si avvicinò a lei e ..
“ragazzi, non venite a dormire?” esordì un Liam assonnato.
Harry rimase spiazzato. Non ci sarebbe mai riuscito, pensò.
“veniamo subito” disse Layla prendendo per mano Harry e avviandosi verso la camera. Il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile e si lanciò direttamente sul letto.
In Harry la stanchezza vinse il nervosismo e si addormentò subito, al fianco di Layla con i piedi di Liam sul petto, mentre Layla rimuginò a lungo sulla giornata vissuta.
No. Non era decisamente il compleanno che si sarebbe aspettata. Sapeva che sarebbe stato movimentato ma era stato decisamente troppo. Subito le vennero in mente i regali degli amici, lasciati nella casetta nella radura. Solo Caroline e la felpa di Harry che indossava erano con lei, decise che il giorno seguente avrebbe accompagnato i ragazzi nella radura per riprendere le cose. Pensò a Liam e la sua scatola di ricordi, a Zayn e a tutti i suoi disegni, a gli oggetti trovati da Louis e Niall e a tutti i regali che aveva portato Harry nelle sue numerose gite in paese.
Pensò alla radura. Già le mancavano quegli alti alberi, il soffio del vento che la cullava la notte e il tepore dei primi raggi del mattino. Si chiese infine fino a che punto sarebbe andata avanti questa storia, fino a quando avrebbe vissuto come una selvaggia; avrebbe mai rivisto la madre?
Infine, tormentata dai mille pensieri ma allo stesso tempo dominata dalla stanchezza, si addormentò.



Salve gente :3
si sono tornata con un capitolo che non era in programma! Ho praticamente stravolto la storia. Il compleanno di Layla sarebbe dovuto essere un normalissimo compleanno ma non riuscivo a scrivere niente di convincente eeee... ta-dàà è uscito questo orrore. (non uccidetemi) non è un granchè ma mi piace la piega che prende la storia XD
Dovete sapere che non c'è nessuna trama! Io mi lascio semplicemente ... trascinare dalla corrente u.u
Bhè grazie della vostra attenzione :3 grazie per le oltre 100 visualizzazioni e per tutti quelli che hanno messo questa storia fra le preferite/seguite/ricordate. GRAZIE *-*
ora vi lascio perchè nel mio mondo è l'una di notte u.u
with LOVE

Lily :)

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Capitolo 12
*** Dei vecchi ricordi ***


“buongiorno piccola Scott” la salutò allegramente Harry quando vide che Layla era sveglia.
“buongiorno” mugugnò lei di rimando stropicciandosi gli occhi.
Lo video trafficare con un pacco di biscotti.
“hai fame?” le chiese porgendogli il pacco. Lei ne afferrò uno e lo mangiò velocemente.
“ma dove sono gli altri?” chiese scendendo dal letto e cercando le scarpe.
“alla radura. Abbiamo provato a svegliarti ma non c’era proprio verso” disse lui divertito.
Layla spalancò gli occhi. Voleva andare anche lei a prendere le sue cose!
“sta tranquilla, prenderanno anche le tue cose” disse Harry come se le avesse letto il pensiero, sedendosi al suo fianco e sgranocchiando qualche biscotto.
“tu come mai non sei andato?”
“così ti lasciavo sola? E comunque è rimasto anche Niall, è di sopra a curiosare” disse scavando nel pacco restando poi deluso quando scoprì che era ormai vuoto.
“non ho alcun problema a restare sola” disse Layla fissandolo. Lui gettò il pacco sulle scarpe di Louis e si girò verso di lei.
“e se fossi sola potresti ridere come ti faccio ridere io?” chiese sorridendo.
“ma io non sto ridendo!” esclamò lei alzando le braccia in aria.
In quell’istante Harry si lanciò addosso a Layla iniziando a farle il solletico. Aveva imparato che era uno dei suoi punti deboli. La ragazza iniziò a ridere e non aveva neanche la forza di chiedergli di fermarsi. I due caddero dal letto ma il ragazzo si fermò solo quando vide che Layla cominciava a perdere il respiro.
“sei un pazzo” disse lei col fiatone. Ma dopo poco si rese conto che il suo viso era a pochi centimetri da quello di Harry e che riusciva persino a perdersi negli occhi verde mare. Lui le sfiorò la guancia con il polpastrello del pollice e le scostò una ciocca di capelli con un movimento fluido.
La trovava bella, immensamente bella. Una bellezza senza fine.
“ragazzi non potete credere a quello che sto per dirvi!” Niall capitolò nella stanza con un enorme sorriso dipinto sul volto che sparì immediatamente quando vide la scena.
Harry sospirò, scoraggiato, mentre Layla arrossiva violentemente. Anche Niall era imbarazzato e balbettò qualcosa di molto stupido “oh … mi dispiace … io … non sapevo”
“non ti preoccupare” disse Harry alzandosi e aiutando Layla a fare altrettanto “a che cosa non possiamo credere?” chiese poi seguendolo fuori dalla stanza, un po’ seccato.
“ho trovato i nostri disegni! Quelli che facevamo a 4 anni!” disse Niall eccitato.
Harry non poté fare a meno di tirargli uno scappellotto sulla nuca.
“ahia! Ma che c’è?” urlò il biondo guardando il riccio basito.
Harry si guardò intorno, accertandosi dell’assenza di Layla.
“hai interrotto un momento così importante per i disegni?” sussurrò a denti stretti.
“non potevo immaginare che voi … si, insomma ..”
“hey non stavamo facendo nulla!” esclamò Harry indignato. Niall rise e abbracciò l’amico.
“ho trovato anche qualcos’altro”
Lo portò al piano di sopra in una stanza piena di polvere e robaccia. Niall si accovacciò davanti a un piccolo comodino e aprì il primo cassetto. Harry si accovacciò di fianco a lui e allungò la mano verso il cassetto afferrando un piccolo libricino verde, intatto seppur impolverato.
“leggi il nome” lo incitò Niall
“Sa .. Samantha .. Sco..tt. Santo cielo! È di Sam” esclamò sorpreso il riccio.
“appena l’ho visto ho pensato di doverlo dire a Layla” sussurrò Niall.
“questo significa che Sam veniva qui!” continuò Harry ignorando l’amico.
“bhè si .. ma i conti non tornano”
“che significa?”
“che se Samantha Scott era qui, chi c’era a casa con Layla?” chiese Niall rialzandosi.
“forse dovremmo chiederglielo” affermò l’altro poco convinto, rialzandosi a sua volta.
“chiedermi cosa?”
La ragazzina stava a braccia conserte sul ciglio della porta, con un espressione accigliata sul volto. I due ragazzi si guardarono, non sapendo cosa dire, ma Layla posò gli occhi sul libricino che Harry reggeva in mano e notò subito il nome scritto sopra.
“Ma questo è di Sam!” esclamò strappandoglielo dalle mani. Senza esitazioni lo aprì e un massa di polvere si sollevò dalle pagine ormai ingiallite dal tempo. Lesse velocemente qualche pagina, la calligrafia della sorella era larga e precisa.
 
15 ottobre 1994
Caro diario,
oggi compio 14 anni e sono molto agitata. Suor Vincenza mi ha detto che per me quest’anno ci sarà un regalo molto speciale, credo quindi che sia giunto anche il mio momento. Forse anche io finalmente me ne andrò di qui. Non che non mi piaccia questo posto, ma sono ormai dieci anni che mia madre mi ha abbandonata e credo di avere il diritto di essere felice tanto quanto gli altri. Ieri è arrivato un altro bimbo, si chiama Zayn ed è Pakistano, è molto taciturno e solitario e i disegna sempre usando solo il colore rosso. Purtroppo oggi non posso scrivere molto, Louis mi sta chiamando e devo andare.
A presto
Sam
 
Layla rilesse velocemente la piccola confessione della sorella incredula, poi andò avanti di qualche pagina. Il diario era tutto scritto, non c’erano pagine bianche. Le memorie della sua sorella erano custodite in quel libricino.
 
24 gennaio 1995
Caro diario,
ancora non ci posso credere: Louis mi ha baciata. Ieri sotto il castagno all’angolo del cortile mi ha detto che i miei occhi sono bellissimi e poi mi ha baciata all’improvviso. Sono anni che sono cotta di lui, ma non credevo mi vedesse più di un’amica stretta! Ora siamo fidanzati, dice lui. Va in giro a pavoneggiarsi dicendo di avere la ragazza. È cosi buffo! Mi piace un sacco e spero davvero che, una volta usciti di qui, potremmo avere una lunga vita insieme. Ok forse sto esagerando. Abbiamo solo quattordici anni in fondo e una lunga vita davanti, chissà quante cose possono succedere. Ma sai che ti dico, diario mio? Che non ho paura. Perché so nel profondo del mio cuore che Louis mi vuole così bene che qualsiasi cosa accada sarà sempre al mio fianco. Spero solo che Suor Vincenza non lo scopra! Altrimenti saranno guai, mi picchierà con quel “regalo molto speciale” che mi ha portato ad ottobre: una racchetta da tennis. Senza palline e … senza campo. Spero di mangiare molto oggi, ho molta fame e
 
La pagina era stata strappata e Layla non poté proseguire oltre. La confusione nella sua mente era alta e le stava iniziando a venire un gran mal di testa, decise così di passare all’ultima pagina. La scrittura, modificata nel corso del tempo, era leggermente più ristretta e le parole correvano una attaccata all’altra.
 
25 luglio 1996
Caro diario,
mi adotteranno. O meglio: mi riprendono indietro. I miei genitori sono tornati a prendermi, dopo dodici anni che non si sono fatti vivi adesso vogliono riportarmi a casa. L’altra sera sono venuti ad annunciarmelo, sono diversi da come li ricordavo. Lei ha i capelli di un nero corvino con un sorriso spento e un gran pancione, lui ha gli occhi neri e i capelli ingrigiti e sembrava molto felice di vedermi. Mi hanno abbracciata e hanno detto che ora non hanno più debiti e possiamo vivere tutti felici come una vera famiglia. Io, loro e Layla. Layla è la cosa che lei porta in grembo. E ora come lo dico a Louis? Erano anni che non vedevo l’ora di andarmene, ma proprio adesso che avevo trovato un motivo per restare dovevano venire a prendermi? Hanno rovinato la mia vita già una volta e, come se non fosse abbastanza, sono tornati a farlo. Proprio ora che ero innamorata. Avevamo anche fatto l’amore. Qualche sera fa, quando tutti gli altri erano in paese. Siamo andati in soffitta a curiosare e poi è successo. Così: inaspettato ma dolce, proprio come il nostro primo bacio. E ora devo andare via, per non tornare mai più. Come glielo dico? Mi perdonerà mai? Dal loro arrivo non faccio che piangere ogni notte e non voglio che quel 1 Agosto arrivi. Non voglio tornare a casa.
Eppure sono consapevole del fatto che devo farlo e non poter opporre resistenza non fa che darmi sui nervi! Diario, perdonami, ma credo proprio che ti lascerò qui. Lascerò con te tutte le mie memorie, i miei ricordi e i miei sentimenti di questo lungo periodo trascorso qui all’orfanotrofio. Con Suor Vincenza, Amanda, Janet, Rose, Louis … Louis, che tasto dolente. Vorrei solo poterlo rincontrare un giorno e credo che, anche se dovessero passare altri dodici anni, io l’amerò come lo sto amando ora e sono sicura che lui farà lo stesso. Mi dispiace doverti abbandonare e ho anche paura che qualcuno possa leggerti e scoprire molti dei miei segreti, ma portarti con me vorrebbe dire portare troppi ricordi e ricordare fa male. Louis dice sempre “desidera che non ci sia mai nulla di meglio che ricordare”,  saggio il ragazzo. In pratica la vita per lui dovrebbe essere un desidera e ricorda, crede che ricordare sia l’unico mezzo che abbiamo per non morire mai. Ma se non morissimo mai, alcune sofferenze ci sarebbero per sempre e io non sono abbastanza forte.
Addio diario.
Tua per sempre
Sam
 
Layla non poté fare a meno di lacrimare. Ecco perché Sam e Louis erano così uniti, ecco perché a casa non c’erano molti ricordi del suo passato, ecco perché odiava così tanto la loro madre. L’avevano lasciata all’orfanotrofio quando lei aveva 4 anni e a 16 la sono andata a riprendere, qualche giorno prima che lei nascesse, qualche giorno prima che loro padre morisse insieme al padre di Harry e il bambino venisse portato da sua madre in quell’orfanotrofio. E Sam aveva dovuto abbandonare il suo primo, vero amore. Per quello odiava tutto, anche la stessa Layla che avrebbe imparato ad amare col tempo. Ma sua madre non la perdonò mai e alla prima occasione era scappata. Proprio come Layla.
“tutto bene?” chiese Harry vedendo scendere le lacrime sulle sue guance. Lei annuì.
I ragazzi d’istinto l’abbracciarono.
Poi Harry spinse via Niall e quest’ultimo fece l’offeso, Layla rise.
“grazie ragazzi” sorrise cacciando via l’ultima lacrima. Poi porse il diario a Niall e gli disse di rimetterlo dentro ma di non leggerlo. Avrebbero poi organizzato uno stratagemma per far si che Sam lo trovasse davanti agli altri e se in quel caso avesse svelato il suo contenuto allora avrebbero potuto sapere.
“siamo tornati!” urlò Liam da sotto.
I tre si precipitarono giù e accolsero calorosamente gli amici che erano pieni di roba fra le mani.
“abbiamo preso tutto!” disse fiero Zayn. Layla notò che Liam teneva stretta al petto la sua scatola di ricordi. Quei ricordi che appartenevano a lui soltanto. Di cui lui era l’unico possessore. Proprio come quelli di Sam, che mai le aveva raccontato di aver avuto un altro amore all’infuori di Matt e forse mai glielo avrebbe detto.




Eccomi qui :3
no, non sono morta avevo solo il blocco ahahhahaha capita a tutti, no? Ma è stato anche a causa della chiusura del quadrimestre e delle 23541345 verifiche giornaliere D:
sono tornata con un capitolo che spiega un po' di cose riguardo Louis e Sam (si era capito) spero davvero che vi piaccia :)
ma per non fare confusione devo precisare alcune cose: le date di nascita dei ragazzi non coincidono con quelle veritiere.
Louis è nato il 24 dicembre del 1980 (mentre Sam il 15 ottobre)
Harry è nato il primo febbraio del 1994
Liam Niall e Zayn sono nati nel 1990
volevo anche aggiungere che lo scorso capitolo "Il compleanno di Layla" era dedicato al compleanno di Zayn ma come una PAPPAMOLLE mi sono dimenticata di aggiungere questo dettaglio ._.
Anche se mancano ancora 3 ore volevo dire TANTI AUGURI HARRY *-* anche il nostro riccio diventa maggiorenne, ma non sto qui a fare discorsi perchè sennò piango (si, non esagero)
Volevo ringraziare inoltre, ancora una volta, tutti quelli che hanno messo fra le preferite/seguite/ricordate questa storia e tutti quelli che perdono parte del loro prezioso tempo per leggerla e recensirla :3 
un ringraziamento particolare va a @Marti__ che recensisce OGNI CAPITOLO e che ogni volta mi fa sentire importante v.v no, seriamente donna: GRAZIE :D
ora me ne vado e non vi rompo più, ciao u.u al prossimo capitolo ;)
con amore

Lily :3

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Capitolo 13
*** amore c’hal cor gentil ratto s’apprende ***


Sam aprì un occhio, uno solo, sufficiente per notare che Louis era già sveglio e la stava osservando. Poi lo richiuse e cercò di ritornare a dormire.
“no, ora ti svegli!” esclamò Louis, divertito. Le prese una ciocca di capelli e gliela passò sotto il naso. Questa si alzò di scatto e starnutì violentemente.
“idiota” mugugnò stropicciandosi gli occhi. Louis rise di gusto.
“ricordo ancora quando lo facevo tanti anni fa. I tuoi capelli erano ancora del tuo colore naturale” disse osservandola.
Lei lo guardò di sbieco e gli tirò una piccola sberla sull’avambraccio, che non gli fece niente.
“sono passati anni” disse lei, con la voce ancora impastata dal sonno.
“molti … ma non mi hai ancora detto perché hai cambiato colore”
“dai Louis …”
“no davvero! Mi interessa. Quella sera non mi hai detto poi granché”
Louis si riferiva alla sera in cui Sam era appena arrivata, il giorno prima del compleanno di Layla. Avevano parlato per ore, ma non si erano realmente raccontati nulla.
Sam si alzò e guardò oltre la finestra. I suoi nuovi amici si stavano divertendo fuori nel cortile, sotto i raggi caldi degli ultimi giorni estivi.
“andiamo da loro?” chiese poi, giusto per sviare il discorso. Quando si girò trovò Louis a pochi centimetri dal suo viso e avvampò di colpo.
“non puoi semplicemente dirmelo?”
“dirti cosa?”
“che ti sono mancato da morire.”
Sam avvampò e si nascose il viso fra le mani, sentendosi improvvisamente una ragazzina di 14 anni.
“non credevo che saresti tornata, non ci speravo più” disse Louis ricordandosi improvvisamente quel triste pomeriggio di 16 anni fa.
 
Il sole era caldo e l’aria afosa, ma niente lo avrebbe ostacolato, sarebbe comunque andato a terminare quel regalo che le stava preparando da mesi. Improvvisamente però Sam irruppe nella sua stanza, sconvolta, i capelli lunghi e marroni appiccicati al viso sudato e rigato dalle lacrime. Corse da lei e prima di dirle qualsiasi parola l’abbracciò. Erano giorni che la vedeva strana, ma mai l’aveva vista in quello stato. Il corpo tremava fra le sue braccia,a causa dei forti singhiozzi. Louis sentiva la maglietta inumidirsi, segno che le lacrime avevano raggiunto il petto. Eppure ancora non capiva il motivo di quel pianto, così tremendamente angoscioso.
“che succede?” riuscì a sussurrarle.
Lei per tutta risposta affondò ancora di più il viso nel suo petto e lo strinse più forte che poté.
“ti prego Sam, dimmi che succede” la pregò lui.
Ancora scossa dai singhiozzi, la giovane Samantha riuscì a sussurrare “devo dirti una cosa”
Preoccupato, Louis la portò a sedere sul letto ancora disfatto e tentò di tranquillizzarla prendendole le mani.
“vado via Lou”
Le parole pronunciate a fatica dalla ragazza arrivarono al suo cuore come un cannonata, come se un masso enorme gli avesse appena schiacciato il petto. Rimase dapprima impassibile, incapace di reagire.
“che significa che vai via?” riuscì poi a chiedere.
“significa che sono tornati a prendermi, mia madre e mio padre. Torno a casa.”
No, non era vero. Non poteva esserlo.
“ma tu sei a casa! Sono io la tua casa e tu sei la mia” disse il ragazzo sull’orlo delle lacrime. Cercò di trattenerle, sapendo che non era appropriato piangere di fronte alla propria ragazza.
“io non voglio andare …”
“allora resta! Non andare, stai qui con me!” chiese disperato, stringendole le mani ancora più forte.
I singhiozzi della ragazza ripresero, sta volta più forti di prima.
“quando … quando andrai via?”
“questo pomeriggio”
Louis fu sicuro che il mondo stesse per crollare. Sperò ardentemente che fosse tutto un brutto sogno e, molto scioccamente, si tirò un pizzicotto per verificare. Il dolore gli fece capire che era tutto vero, che niente di ciò che stava accadendo apparteneva alla finzione.
“dimmi che non è vero …”
“mi avevano avvisato, una settimana fa”
“e tu non mi hai detto niente?” sbottò il ragazzo.
“come facevo Louis? Dove le trovavo le parole per dirti che ci saremmo dovuti lasciare … per sempre?”
“no, noi non ci lasceremo mai … te l’ho promesso”
Louis lasciò che qualche lacrima gli rigò il viso.
“ti amo e ti prometto che uscirò di qui, ti verrò a prendere e ce ne andremo lontano. Ma staremo insieme, io e te” le sussurrò baciandole le mani.
“vorrei tanto che fosse vero” si lasciò scappare Sam.
“devi credere in me!”
“io ti credo Lou. Ti credo perché ti amo”
Le labbra dei due si incontrarono per un’ultima, tenera e amara volta. Fu un bacio umido e breve, pieno di tristezza e colmo di paura. Paura di perdersi.
“ci ritroveremo Sam, io te lo giuro”
 
“Louis! Hey Louis, ci sei?” lo chiamò Samantha, facendolo ritornare al mondo reale.
La ragazza che ora Louis aveva di fronte era la Samantha dai capelli rossi e il volto ancora paonazzo dalla vergogna.
“posso farti una domanda?” le chiese sedendosi accanto a lei e guardando fuori gli amici che giocavano.
Lei annuì, fissandolo.
“cosa hai fatto dopo?”
“dopo cosa?”
Lui sospirò.
“dopo che sei andata via. Non sono più riuscito ad avere notizie di te”
Sam abbassò lo sguardo e annuì.
“sono tornata a casa e lì ho vissuto finché i nervi me lo hanno permesso. Nel frattempo è nata Layla e subito dopo ho tinto i capelli di rosso. L’ho fatto perché era un modo per sciogliermi dal passato, non riuscivo ad andare avanti, a sopportare la giornata. Ma poi sono scappata in America, più o meno come ha fatto Layla. Ma non ti ho mai, mai dimenticato Louis. Eri il centro fisso di ogni mio pensiero, la motivazione che mi spingeva a scappare, a lasciare quella casa che mi aveva sottratto alla persona più cara che avevo” Sam si voltò nuovamente ad osservare Louis “tu”
“sei sempre stata mia Sam, anche quando stavi con quell’altro ragazzo …” mormorò lui con disappunto.
Sam sussultò sentendo ciò che Louis aveva appena detto.
“come sai di Mattew?” chiese poi.
“me lo ha detto Harry” rispose velocemente il ragazzo.
“ma io non l’ho detto a lui” disse Sam, confusa.
“ma lo hai detto a Layla, il giorno in cui vi siete incontrate. Harry poi ha parlato con me e mi ha confessato tutte le sue paure di perdere Layla e tutto ciò che era stato detto nell’incontro” spiegò Louis.
Sam sorrise, “è un bravo ragazzo”.
Louis annuì, sorridendo a sua volta.
“e credo abbia una cotta per mia sorella” aggiunse poi.
“oh credimi, è molto più che una cotta!” disse Louis.
“hanno solo 16 anni Lou …”
“li avevamo anche noi, ricordi?”
 
La mano del ragazzo era ben salda sulla sua e la trascinava fra gli alti alberi del cortile. Sam era disorientata, non si era mai allontanata così tanto dal resto del gruppo e mai era rimasta sola con un ragazzo. Louis le sorrideva continuamente, senza lasciarle la mano.
“ma dove mi porti Lou?” chiese Sam al suo migliore amico.
“devo farti vedere una cosa” rispose lui raggiante.
Il ragazzo, invece, era solito girovagare solitario nell’ampio cortile della scuola. Conosceva tutti gli alberi, le piante, i posti ideali per nascondersi durante nascondino e quelli per sfuggire alle suore. Si orientava bene fra i castagni e i gli aranci, sapeva perfettamente dove andare. Raggiunto l’ultimo castagno all’angolo estremo del cortile, Louis rallentò il passo e aiutò l’amica a salire sul ramo più basso dell’albero.
“cosa mi devi far vedere?” chiese la ragazzina impaziente.
“aspetta un attimo” disse lui, divertito dalla fretta di Sam. Salì anche lui sul ramo e poi tese la mano verso il ramo più alto tirandone fuori qualcosa.
Felice come non mai, Louis strinse fra le braccia quell’oggetto che Sam non aveva mai visto prima. Era un nido di uccello e al suo interno quattro rondinini cinguettavano animatamente.
“ma è terribile!” esclamò Sam, subito intuendo che non avevano più madre.
“per quale motivo?” chiese Louis, stupito.
“moriranno!”
“ma no! Ce ne prenderemo cura noi” affermò lui, battendo la mano destra sul petto, orgogliosamente.
Sam lo trovò buffo e rise.
“sei molto carina quando ridi, lo sai?” disse lui avvicinandosi un poco.
Sam avvampò e si nascose il viso fra le mani, cosa che divertì molto Louis. Poi il ragazzo gettò qualche verme che aveva in tasca nel nido per poi riposarlo sul ramo alto, nascosto per bene fra i cespugli.
“non saremo in grado di insegnare a volare a degli uccelli” sentenziò Sam.
“impareranno …”
Louis riprese la mano della ragazza per aiutarla a scendere, sebbene il ramo fosse abbastanza basso. Ma qualcosa andò storto e il ragazzo scivolò candendo per terra, portandosi Sam appresso. La ragazza cadde a peso morto sul corpo del gracile Louis che , invece di lamentarsi per il dolore appena subito, strinse forte la ragazza e si accertò che stesse bene.
“perdonami Lou” continuava a ripetere, tentando di alzarsi.
Lui invece rise, incapace di controllarsi. Solo in quel momento Sam si accorse di quanto i loro visi fossero vicini. Louis smise immediatamente di ridere e le scostò delicatamente una ciocca di capelli dal viso, sistemandogliela dietro l’orecchio.
“hai degli occhi splendidi” disse, prima di annullare le distanze fra di loro.
 
“come dimenticare” sussurrò lei.
“perché non sei tornata a cercarmi?” le chiese titubante
“pensavo mi avessi dimenticato” confessò dolorante.
“non avrei mai potuto …”
“mi ha permesso di uscire solo 7 anni dopo! 7 anni! Io credevo che …”
“ne sono passati 16, e io ti amo allo stesso modo di sempre”
Sam rimase basita da quelle parole. Erano passati molti anni e, anche se Louis era stato il suo pensiero fisso per tutto quel tempo, era confusa sui suoi sentimenti. Lo aveva ritrovato, come lui le aveva promesso, ed era ancora più bello di prima, simpatico come sempre, allegro come non mai ed era certa di amarlo ancora. Ma Mattew era stata comunque una persona importante in questi ultimi anni, l’aveva aiutata ad aprire gli occhi e aveva creduto seriamente di volerlo sposare prima che la tradisse con la sua segretaria. Non era più il tempo dei pomeriggi passati a scribacchiare su un foglio il nome del ragazzo che le piaceva o il tempo dei dolci baci sotto i castagni. Avevano quasi 30 anni ormai, e si sarebbero dovuti sistemare prima o poi. O almeno Sam lo voleva fare.
Louis sembrava tutt’altro che intenzionato di sistemarsi dato che trascorreva ancora il tempo con ragazzini molto, o forse troppo, più giovani di lui e in tutti quegli anni non aveva avuto un’altra ragazza. Ma forse quella di Louis era una scelta. Aveva scelto di non amare più, o semplicemente di non smettere di amare Sam.
Non vedendo risposta a quella sua affermazione, Louis abbassò il capo e non proferì parola.
“Io ti amo Louis” riuscì a dire Sam. Ed era vero, lo amava come non avrebbe mai amato nessuno. Ma Sam era convinta che tra “amare” e “trascorrere la vita insieme” ci fosse una grande differenza, mentre tu, mio caro lettore, sai bene che si può trascorrere la vita solo con qualcuno che si ama e si può amare solo qualcuno con cui trascorri la tua vita.
Louis sorrise raggiante e i suoi occhi brillarono, proprio come tanti anni prima o come quella sera in cui l’aveva rivista.
“ma non è più tempo per i giochi Louis, io non voglio vivere per sempre come una fuggiasca. Voglio sistemarmi, sposarmi, avere una famiglia e …”
“e avrai tutto ciò che vuoi, se stai con me. A tempo debito, ti prometto che avrai ciò che desideri. E tu sai che io mantengo le promesse”
Sam lo sapeva bene.
“devi desiderarlo anche tu”
“non hai idea di quanto mi sono pentito non avertelo chiesto prima”
 
Era partita, andata, sparita. E forse per sempre. Louis era ancora certo di poter sentire il suo profumo aleggiare nella stanza, ma si chiese fino a quando l’avrebbe potuto fare. Già le mancava. Le mancavano i suoi capelli sempre morbidi, i suoi occhi verdi, la sua pelle chiara. Tutto di lei.
E subito cominciarono ad affiorare i primi dubbi: e se avesse tentato di non farla andare? Se l’avesse rinchiusa da qualche parte nell’orfanotrofio? Se avesse bruciato le carte dell’adozione?
E  se le avesse chiesto di sposarlo? Lei avrebbe detto sicuramente di si e non gliel’avrebbero portata via. Sam apparteneva a lui e a lui soltanto,perché così doveva essere, così era stato deciso dalle stelle.
Louis si sentiva uno sciocco ad aver perso tempo e né le sue lacrime, né la sua rabbia gli avrebbero riportato indietro la sua ragazza. Decise così di aspettarla e di ricercarla, perché era destino che dovevano stare insieme e nessun’altro avrebbe potuto vivere al suo fianco. Quel giorno Louis Tomlinson decise che non avrebbe mai più amato nessun’altra donna.
 
Sam abbracciò Louis e lo strinse forte.
“perdonami se non ti sono venuta a cercare, perdonami se ho pensato che mi avessi dimenticato e perdonami se ho tinto i capelli di rosso” gli disse.
“sull’ultima ci devo pensare” scherzò Louis.
Sam spalancò gli occhi e gli diede una sberla sull’avambraccio.
“mi sei mancata Sam”
La risposta di Sam fu un lungo bacio pieno di ricordi.



non uccidetemi vi prego :S
non aggiorno da più di un mese e vi chiedo umilmente scusa u.u ma questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere perché, per quanto ami Louis e Sam, non riesco a scrivere di loro come vorrei. Quindi vi chiedo ulteriormente scusa per lo schifo di questo capitolo, ho cercato comunque di allungarlo perché era il minimo che potessi fare dopo un mese di assenza >.<
come avete notato ci sono dei flash-back lungo la storia, li ho inseriti per spiegare meglio il loro passato. Sinceramente mi piace molto la storia di Sam e Louis, la trovo romantica (da dove mi è uscita? o.o) per questo vorrei dare loro un nome:
LAM. Da oggi quando parlerò di Lam sapete a chi mi riferisco u.u 
Vi avviso già da ora che il prossimo capitolo non è stato ancora iniziato, ma vedrò di scriverlo e pubblicarlo al più presto :3 ma vi informo che dal prossimo inzia l'azione *-*  (so già cosa deve accadere u.u)
ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio chi ha la pazienza di recensire :D
SIETE FANTASTICHE <3
P.S. avevo pensato di far morire un personaggio nella storia e la scelta era ricaduta su Zayn. Siccome avevo informato qualche lettrice di questo volevo tranquillizarle dicendo che ho cambiato idea. Zayn non morirà! Anche perché non voglio ç_ç ma ci sarà un capitolo dedicato al suo coraggio :D
ok vi ho seccato abbastanza. Ciao bellee!
Un grande bacio

Lily :)

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Capitolo 14
*** Il libro di Niall. ***


Il libro di Niall.
 
La fine del periodo estivo procurava sempre un certo malumore in Niall, il quale preferiva chiudersi in se stesso e non parlare con nessuno finché non si abituava all’idea che l’estate era finita e tutto ciò che poteva fare era aspettare la successiva. Era ormai consueto per i ragazzi, dunque, vedere Niall isolarsi verso metà settembre, contrariamente a quanto accadeva durante tutto l’anno. Ma Layla questo non lo sapeva, e non l’avrebbe mai saputo se un pomeriggio, per caso, Liam non le avesse raccontato la storia del biondino dagli occhi del cielo.
Alla giovanissima età di 7 anni, il bambino aveva perso tutto ciò che aveva: suo padre, essendo già orfano di madre. Il signor Horan lavorava in una miniera irlandese, in cui scoppiò un terribile incendio che provocò la morte di quasi tutti gli operai. Il giovane irlandese era stato spedito in un orfanotrofio inglese, lontano da casa e dai ricordi traumatici. Da allora Niall era cresciuto sempre allegro e spensierato, ma ogni anno, nel periodo in cui si avvicinava l’autunno, il ragazzo percepiva la stessa malinconia che provò quando lo informarono che non avrebbe più avuto un padre. Al contrario di quanto si possa pensare, Niall non pianse. Non versò alcuna lacrima per quella perdita. Non perché non provasse alcun dolore, soffriva moltissimo in realtà, ma semplicemente perché il suo corpo non sapeva come far inumidire gli occhi. Liam confessò a  Layla che nessuno di loro lo aveva mai visto piangere.
“in realtà non credo ne sia capace” aveva detto Liam “l’unico modo per mostrare la sua tristezza è tacere”
Layla, che aveva pianto molte volte invece, conosceva un metodo infallibile per scacciare la malinconia del presente: andare in un altro mondo. E quale modo migliore per abbandonare la realtà se non attraverso un buon libro?
Così, uno dei tanti pomeriggi in cui erano tutti fuori a divertirsi mentre Niall era dentro, si staccò dal gruppo e lo raggiunse.
“dove vai?” le chiese Harry, vedendola allontanarsi.
“vedo come sta Niall” disse. Il riccio si corrucciò un poco ma annuì.
Il biondino era disteso su una delle brande poste in una sala che loro si azzardavano a chiamare “cucina”, ma chiamarla così era più un eufemismo che altro. La piccola stanza, dalle pareti rovinate, conteneva un piccolo fornello in un angolo, al suo fianco era poggiata una fila pericolante di piatti e al centro troneggiava una tavola di legno su cui mangiavano all’ora di pranzo. Dall’altro lato della stanza invece era state distese due brande, su una delle quali Niall stava sdraiato a pancia in su con gli occhi spalancati.
“si può?” chiese con gentilezza Layla prima di entrare. Avrebbe bussato, se ci fosse stata una porta.
Il biondino alzò di poco la testa e quando la vide annuì impercettibilmente e riabbassò il capo. La ragazzina si avvicinò a lui e gli sorrise, ma Niall la guardò con aria interrogativa.
“hai bisogno di qualcosa?” le chiese innocentemente.
“vieni, ieri ho trovato una cosa che ti voglio mostrare” gli rispose, tendendoli la mano. Niall l’afferrò e la seguì fuori nel corridoio.
Andarono al piano di sopra e percorsero il sudicio corridoio fino alla parte pericolante, quella che si era promessa di non visitare più. Ma l’altro pomeriggio si era accorta che una delle sale pericolanti era una splendida biblioteca.
“non credo sia una buona idea” disse Niall quando notò le intenzioni della ragazza.
“sta tranquillo” lo tranquillizzò lei.
Layla aprì di scatto la porta e la visione di quelle centinaia di libri bloccò per un secondo il biondino.
“ho saputo che ti piace leggere” iniziò la ragazza.
“lo adoro” disse Niall con aria sognante.
“io adoro farlo quando sono giù di morale”
Niall la guardò, capendo finalmente le sue intenzioni. Tutto ciò che voleva fare era farlo star bene, tutto qui.
“Layla, sei lì?” la voce di Harry giunse da sotto le scale.
“si, arrivo” disse Layla in tutta risposta.
“prova a leggere, così ti distrai un po’” disse poi al biondino, posandogli una mano sulla spalla, con fare rassicurante. Poi scese velocemente dal riccio.
Niall ci mise una ventina di secondi prima di rendersi conto di essere solo davanti a una vasta collezione di libri. si grattò la testa, chiedendosi da dove iniziare, così si avvicinò al primo scaffale e ne estrasse uno a caso. “migliaia di luci verdi” un horror-fantasy basato sui sogni di una strana ragazzina lentigginosa di nome Dakota che scopre di essere il portale per la prigione in cui i maghi hanno rinchiuso i folletti dopo la grande guerra, solo uccidendola quest’ultimi possono scappare, ed è proprio ciò che vogliono fare.
Insomma, qualcosa di abbastanza intrigante da poter allontanare Niall dai suoi pensieri, almeno per un po’. Così cercò un posto comodo per sedersi. Trovò una vecchia poltrona rossa, piena di polvere e un po’ rovinata, ma comunque adatta. Niall si ci gettò di sopra, noncurante della polvere che fece salire, e iniziò a leggere.
Passò lì l’intero pomeriggio, finché Louis non lo andò a cercare, preoccupato per non averlo vista durante la giornata. Ma a fine serata Niall aveva già finito il libro e ne aveva cominciato un altro intitolato “la ragazza dalle mani di sangue”, promettendosi di finirlo l’indomani.
Giorni dopo Niall era ancora chiuso in biblioteca a leggere tomi su tomi, storie su storie e nel frattempo l’estate lasciava spazio all’autunno. Niall si era sì ripreso, ma non passava comunque del tempo con i suoi amici che, preoccupati, lo invitavano a lasciar perdere i libri e a passare del tempo con loro.
“l’ultima pagina e vengo” rispondeva sempre loro il biondino, ma quella pagina durava ore intere.
Layla si sentiva un po’ in colpa per questo, ma i ragazzi la rassicuravano facendole notare che Niall era almeno felice.
Un pomeriggio però Niall si imbatté in una lettura molto interessante e alquanto ambigua. Ma ciò che più di tutto lo spaventava era il titolo: “i segreti degli alchimisti” e come sottotitolo due nomi Scott e Styles. Iniziò a leggerlo con foga e pagina dopo pagina restava sempre più stupito di ciò che leggeva e molte cose gli sembravano più chiare. Quel libro era la risposta a molte delle loro domande.
Chiuse di scatto il libro e si precipitò di sotto, trovando tutti i suoi amici nella sala in cui avevano dormito la prima sera che si organizzavano per le scorte di cibo. Irruppe nella stanza rosso in volto, con gli occhi brillanti, un po’ dalla gioia, un po’ dallo stupore.
“va tutto bene?” chiese Liam, vedendolo così paonazzo.
“aprite bene le orecchie. Anche se credo che non saranno sufficientemente aperte per sentire ciò che vi sto per dire”
 

mi stai dicendo che questo libro parla di mio padre?” chiese incredula Sam.
“e del mio?” chiese Harry, ancora più incredulo.
Niall annuì con foga.
“e non solo! Dice anche chi erano i tizi che ci hanno aggredito e perché vi cercavano!”
“un libro non può dire tutto questo” constatò Zayn.
“lo dici solo perché non hai mai imparato a leggere” scherzò Louis facendo ridere tutti quanti.
“no ragazzi, dico sul serio! È … incredibile!”
Niall era fremente dall’emozione e Layla fu sicura che da un momento all’altro sarebbe collassato.
“sta tranquillo Niall, siediti e racconta” gli disse poi.
Il biondino prese posto fra Zayn e Harry e i ragazzi si misero a cerchio, così da poterlo guardare e ascoltare meglio.
“pare che i vostri genitori avessero origini Irlandesi”
“si lo sapevo” lo interruppe Harry, ma Layla gli fece segno di tacere.
“e che si conoscessero già all’età di 16 anni. Loro erano famosi in tutta l’Irlanda, ma soprattutto a Dublino, per i loro esperimenti alchimistici. Pare che avessero capito come creare l’Elisir di lunga vita”
“mio padre non era un alchimista! Era un chimico!” sbottò Harry.
“qual è la differenza?” chiese ingenuamente Liam.
“ il chimico è uno scienziato che fa ricerche su campi naturali, diciamo per un bene comune, l’alchimista è una specie di chimico che esisteva prima della nascita del metodo scientifico, che si basa su cose campate in aria per cercare di creare cose come la Pietra Filosofale. Per questo è impossibile che mio padre era un alchimista, lui è nato decisamente dopo la nascita del metodo scientifico ed era sicuramente uno scienziato di tutto rispetto” spiegò Sam.
“bhè allora leggete qua” disse Niall, un po’ offeso dalla reazione dei compagni. Aprì il libro alla pagina che gli interessava e iniziò a leggere ad alta voce.
 
Dublino, 18 Maggio 1964.
Scott e Styles sono solo degli adolescenti, ma già sono vicini alla Grande Scoperta. Dopo appena 2 anni di ricerca sono riusciti a trovare la combinazione esatta per l’Elisir di lunga vita, e tentano di custodire il segreto. Le Serpi Nere sono già sulle loro tracce,ma i giovani sono riusciti a fuggire da Dublino. Da Dublino, ma non dall’Irlanda.
 
Niall si fermò un attimo e girò qualche pagina, cercando un argomento preciso di cui voleva trattare. Poi finalmente lo trovò.
 
Dublino, 13 Ottobre 1964
Scott e Styles sono stati banditi dall’Irlanda. Ora sono in Inghilterra dove crediamo continueranno le loro ricerche. Le Serpi Nere pensano di aver capito dove si nascondono e abbiamo intenzione di cercarli. La formula deve essere nostra perc ..
 
“ma la pagina si ferma qui” concluse Niall.
“chi sono le Serpi Nere?” chiese Layla.
 “non ne ho idea. Guardate” rispose Niall indicando il serpente nero che era raffigurato sul bordo del libro.
“sembra un’associazione o qualcosa del genere”
“un’associazione o qualcosa del genere che cercava tuo padre Harry” osservò acutamente Liam.
“io mi chiedo perché ora cercano noi …” sbuffò Layla
Sam sussultò attirando l’attenzione di tutti quanti.
“qualcosa non va?” chiese Louis
“io … io credo di capito” disse la ragazza “è ovvio che queste serpi cercano mio padre perché lui aveva fatto una scoperta sensazionale! Solo che ora lui non c’è più e tutto ciò che possono fare e credere che i figli sappiano qualcosa”.  Continuava a strofinarsi nervosamente le mani, come per paura che quello che aveva appena detto fosse vero. Sperava che adesso tutti iniziassero a ridere e le facessero capire che era impossibile, che nessuno li avrebbe messi in pericolo un’altra volta. Invece abbassarono tutti il capo, consapevoli che quella era l’ipotesi più giusta: questi tizi volevano Layla ed Harry.
“un momento!” azzardò Niall “e allora perché non cercano te?”
La domanda spiazzò la ragazza ma fece irrigidire Louis.
“ma cosa diamine dici Niall?” sbottò il ragazzo.
“no, Niall ha ragione!” esordì Harry “anche Sam dovrebbe essere ricercata”
“io credo che questi non sappiano dell’esistenza di Sam, o almeno non credono che abbia niente a che fare con Scott” disse Zayn.
“ma com’è possibile? Le figlie di Scott sono due, perché dovrebbero ignorarne una?” chiese Liam.
Sam credeva di sapere la risposta, prese la mano di Louis e la strinse forte.
“io … io ho vissuto la mia infanzia in un orfanotrofio. Quindi molto probabilmente nessuno sapeva della mia esistenza” riuscì a dire a fatica.
I ragazzi rimasero basiti, ma Layla no. Lei già lo sapeva, il diario della sorella era molto chiaro: non era cresciuta con i suoi genitori.
“in questo orfanotrofio” aggiunse dopo qualche attimo di silenzio. La sorella l’abbracciò forte ma non disse niente.
“qui?” chiese Zayn, incredulo. Harry e Niall tacquero, loro avevano già capito che il passato di Sam coincideva con quell’edificio e ovviamente Louis ne era al corrente, perché aveva vissuto insieme a lei quei momenti che ora sembravano così lontani in quel posto che ora sembrava raccontare la loro storia. Sam annuì a Zayn e guardò Layla, consapevole di doverle spiegare molte cose. Ma, come se le avesse letto nel pensiero, Layla le sussurrò “non devi spiegarmi niente”.
Non appena Sam spiegò agli amici qualcosa sul suo passato, raccontando anche di Louis e della loro storia, questi avevano un po’ le idee più chiare e non mancarono le battutine nei confronti dell’amico.
Poco dopo Niall ritornò nella biblioteca, credendo di poter portare nuove informazioni agli amici, ma questa volta salirono con lui anche Zayn e Liam, mai stati grandi appassionati di lettura, ma volenterosi di passare del tempo con il loro biondino. Louis e Sam, nel frattempo, avevano trovato riposo sotto le coperte del grande letto sul quale dormivano spesso tutti insieme e giacevano uno accanto all’altra.
“hai paura?” le chiese Louis abbracciandola da dietro.
Lei annuì in silenzio.
“non devi averne, starò io qui con te” cercò di rassicurarla.
“non è per me che ho paura” sussurrò Sam “è per Layla … ed Harry”
“Hey” Louis la fece girare in modo tale da poterla guardare negli occhi “andrà tutto bene”
Sam sentì gli occhi inumidirsi. Aveva sentito quella frase fin troppe volte.
“non voglio perderla, Lou, non voglio proprio” singhiozzò affondando il viso nel petto di Louis.
Il ragazzo la strinse forte a se, incapace di decidere cosa dire. Sapeva cos’era il dolore. La sua infanzia era stata tutt’altro che felice, ma non avrebbe mai permesso che Sam, la sua Sam, soffrisse ancora.
Le prese il viso fra le mani e le baciò delicatamente le labbra.
“fidati di me, Sam. Tu e tua sorella non vi separerete mai più” le promise “tranne quel giorno in cui mi sposerai e dovremmo fare tanti figli, lì non la voglio fra i piedi” disse, riuscendo a farla ridere.
“sei uno sciocco Louis” disse Sam, allontanandolo un poco.
“uno sciocco perdutamente innamorato”




Salve a tutte :D
so di aver pubblicato, ancora una volta, troppo tardi il capitolo ma ... mi credete se vi dico che è stato "difficile da scrivere"?
Bhè credetemi u.u avevo l'idea di cosa dover scrivere ma non riuscivo a buttare giù parole decenti, infatti alla fine non è venuto molto bene ma credo che renda l'idea di cosa è accaduto u.u in questi ultimi capitoli ho scritto molto di Sam e Louis, ma il prossimo (vi avviso) sarà INTERAMENTE dedicato ad Harry e Layla *-*
spero che vi sia piaciuta la storia fino ad'ora, ma comunque ho fatto una scaletta e la storia finirà con il capitolo 21, che sarebbe l'epilogo. Insomma: mi dovete sopportare ahahhahahahahah 

ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio chi ha la pazienza di recensire :D SIETE FANTASTICHE <3 
e ringrazio nuovamente Marti__  che non perde occasione per recensire :3 lo apprezzo molto! GRAZIE <3
bhè, ora vi saluto :D alla prossima! Un bacione

Lily :)

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Capitolo 15
*** Il castagno in fondo al cortile ***


La notizia di essere una sorta di ricercata aveva suscitato in Layla un certo malessere. Ormai era ben lontana dalla graziosa ragazzina ubbidiente sempre pronta a seguire la madre in ogni cosa questa facesse, ma mai avrebbe potuto immaginare di finire in una situazione tanto grande. La sua vita era costantemente in pericolo e non aveva la minima idea di come potersi salvare. In più, come se non bastasse, il tempo stava peggiorando, il freddo stava arrivando e loro non avevano neanche la minima ombra di un qualsiasi aggeggio che potesse in qualche modo riscaldare. Un pomeriggio qualsiasi di metà ottobre, la ragazzina tornava dal fiume dopo essersi lavata i capelli, ma non essendoci più i caldi raggi che asciugavano la sua lunga chioma corvina, questi rimasero umidi fino a sera. A cena i suoi continui starnuti non fecero che preoccupare la sorella.
“sta tranquilla Sam, ci sarà solo un po’ di polvere” cercò di rassicurarla Layla.
“ho passato tutto il pomeriggio a pulire, non c’è neanche la minima ombra della polvere ormai” disse Liam, un poco offeso.
L’ennesimo starnuto di Layla proclamò fine alla sua cena, la ragazzina si alzò e si congedò dal gruppo. Percorse il corridoio stretto fino alla camera che divideva con la sorella, l’ultima a destra proprio di fronte a quella di Harry e Louis. Una volta scostate le tende, tentò in tutti modi possibili di bloccare qualsiasi apertura per diminuire gli spifferi gelidi durante la notte. Mise tutto ciò che trovava davanti l’unica finestra della stanza, nonché l’unica del piano che possedeva ancora le ante. In men che non si dica stracci, pezzi di carta, fazzoletti e robe varie erano state posizionate in maniera strategica e Layla fu sicura che nessuno spiffero l’avrebbe disturbata quella notte. Le girava un poco la testa, ma sicuramente le sarebbe bastata una notte di riposo per stare nuovamente meglio.
Si coricò sul materasso e tirò su la coperta, tentando di prendere sonno.
“etcì” starnutì ancora una volta “maledizione” sussurrò poi soffiandosi il naso con il fazzoletto che portava in tasca.
I ragazzi dovevano già aver finito di cenare da un pezzo e la ragazzina stava cominciando a chiedersi come mai la sorella non fosse entrata in camera, quando un figura scostò le tende e si avvicinò a lei. Layla istintivamente chiuse gli occhi.
“è inutile che fai finta di dormire” le disse Harry accovacciandosi di fronte a lei.
“credevo fossi Sam” tentò di giustificarsi Layla, scostando le coperte e sedendosi. Non riusciva a prendere sonno.
Harry le toccò i capelli e sentì che erano ancora umidi.
“non avresti dovuto lavarli” commentò poi, sedendosi al suo fianco.
“per una ragazza come me non è facile tenerli sporchi a lungo”  azzardò Layla, sorridendogli.
“sei una stupida” la rimproverò Harry.
Layla s’irrigidì e tentò di sviare il discorso.
“dov’è Sam?” chiese freddamente.
“lei è Louis si sono addormentati nella prima stanza”
La prima stanza, così veniva ormai chiamata, era quella in cui i ragazzi passarono tutti insieme la prima notte.
“e gli altri?” continuò Layla.
“Liam dorme in camera mia, Zayn si è addormentato in cucina e Niall è su in biblioteca” la informò Harry.
“bhè vado a chiamare uno di loro, non riesco a dormire da sola” disse Layla facendo per alzarsi. Ma Harry la bloccò.
“ci sono io” le disse, un poco sorpreso.
“no con te non ci sto, non vorrei che diventassi stupido quanto me” disse Layla con fare sprezzante.
Harry sospirò sonoramente.
“andiamo Layla, non intendevo questo”
“no davvero Harold, potrei essere contagiosa” continuò lei, usando il suo nome per lungo giusto per farlo innervosire. Per tutta risposta lui la strattonò e la fece sedere. Poi si girò verso di lei e le puntò il dito contro.
“lo stai facendo apposta” sussurrò, celando una nota di scherno.
“Dio Harold, fai paura!” lo prese in giro Layla, vedendo i suoi occhi verdi farsi sempre più vicini.
Troppo vicini.
“così paura da non voler dormire con me?” le chiese abbassando il dito e facendo scivolare la mano sul suo fianco. Più Harry si avvicinava, più Layla sentiva le guance andarle a fuoco.
“così paura da non voler dormire con te, si” affermò la ragazza sentendo d’improvviso il naso di Harry toccare il suo.
I loro visi erano tremendamente vicini, Layla poteva sentire il respiro caldo di Harry e lui poteva sentire il battito irregolare del cuore della ragazza. Le sorrise, speranzoso. Sperava infatti che finalmente le avrebbe potuto rivelare tutti i suoi sentimenti. Erano passati mesi e non se ne era mai presentata l’occasione. Ma ora erano lì, insieme e finalmente soli. La sentiva così vicina, così dolce e delicata, ma anche un po’ spaventata. Le spostò dolcemente una ciocca dei capelli dietro l’orecchio e si avvicinò un altro po’. Layla continuò a guardarlo negli occhi, spaesata. Era certa che niente fosse più bello di quel verde mare, ma d’un tratto gli occhi di Harry si chiusero e le sue labbra sfiorarono quelle della ragazza.
“etcì”
Harry sentì improvvisamente il viso bagnarsi e successivamente la risata isterica di Layla.
“mi dispiace” tentava di dirgli, ma le risate glielo impedivano. Sapeva che non era per niente carino e che quel momento così magico si era trasformato in uno imbarazzante, ma l’espressione di Harry era troppo divertente per non ridere.
Harry prima la guardò, poi sorrise. Come poteva essere arrabbiato con una creatura simile?
“Hai commesso un errore Scott e sarai punita per questo” disse Harry, tentando di levare quell’alone di imbarazzo che si era formato. Iniziò a farle il solletico e la risata di Layla aumentò a dismisura.
“ti prego Harry, smettila” lo pregò la ragazzina, quasi senza fiato.
Harry si bloccò di colpo, notando alcune lacrime scenderle dagli occhi.
“Hey, va tutto bene?” le chiese, preoccupato.
“sono lacrime per le risate, sto più che bene” lo tranquillizzò lei.
Harry si avvicinò nuovamente al viso della ragazza, più tranquillo di prima.
“domani ti porto in un posto meraviglioso” le sussurrò accarezzandole i capelli, ancora umidi.
“domani è un altro giorno Harry, io sto pensando ad adesso” confessò Layla.
Harry la guardò, non capendo cosa volesse dire.
“dormi con me?”
Senza farselo ripetere due volte, il ragazzo si stese sul letto e la strinse forte a se. Quando Harry stava per addormentarsi, sentì il forte bisogno di dire ciò che pensava alla ragazzina che stringeva fra le braccia.
“domani è un altro giorno piccola Scott, ma lo passeremo insieme. Io e te”
“ti voglio bene Harry” riuscì a pronunciare lei, prima di addormentarsi.
“ti voglio bene anche io, Layla”
 
 
Un debole raggio di sole penetrò attraverso gli stracci posizionati da Layla la sera prima e si soffermò sui suoi occhi. Il sole era dunque sorto e lei si ritrovava sola nel suo letto.
Un momento.
Sola?
Si alzò di scatto, guardandosi un po’ intorno, cercando l’amico con lo sguardo ma non trovandolo da nessuna parte.
“Harry?” lo chiamò con un soffio di voce facendo fatica lei stessa a sentirsi. Ma Harry scostò improvvisamente le tende, precipitandosi nella stanza sorridente.
“Buongiorno piccola Scott! Dormito bene?” le chiese posandole un delicato bacio sulla fronte.
“si ma … dov’eri?”
“a fare una cosa. I ragazzi sono usciti, torneranno fra poco ma per il momento siamo soli” le disse non provando minimamente a nascondere un sorriso “cambiati, ti aspetto fuori. E non fare colazione” le disse infine, facendole l’occhiolino e sparendo nel corridoio.
Confusa, Layla si cambiò velocemente indossando una maglia a righe di Louis e i pantaloni della sorella per poi uscire fuori dove un gioioso Harry l’aspettava a braccia conserte.
“le maglie di Lou ti stanno molto bene” le disse appena la vide arrivare.
Layla arrossì lievemente e si fece prendere per mano. Harry la condusse verso il cortile, trascinandola verso gli alti alberi, la mano di Layla ben salda nella sua. La ragazzina era confusa, ma Harry dal canto suo continuava a camminare tranquillo, sorridendole in continuazione.
“ma dove mi porti?” gli chiese improvvisamente.
“hai mai sentito parlare del castagno in fondo al cortile?” le chiese Harry, osservandola di sbieco.
Layla ricordava bene quell’albero e la scena descritta nel diario della sorella, quella in cui dava il suo primo bacio al ragazzo che più gli piaceva ed era certa che Harry sapesse che conosceva bene quella storia, ma fece comunque finta di nulla per non accusarlo di aver violato la privacy di Sam.
“no, mai” mentì spudoratamente la ragazzina, alzando il tono di voce di un’ottava, com’era il suo solito quando diceva bugie.
Harry rise sonoramente, riconoscendo la menzogna. Ma la sua risata fu bloccata dalla pancia di Layla che improvvisamente emise un suono simile ad un tuono.
“qualcuno ha fame …” scherzò Harry, guardandola.
“bhè, ieri non ho mangiato poi così tanto” tentò di giustificarsi.
“sta tranquilla, non manca molto” le disse indicandole la fine della recinzione e conducendola verso il castagno ancora ricco di foglie, seppur ingiallite, che custodiva sotto i suoi rami il lavoro segreto del ragazzo.
Quello che Harry aveva fatto era straordinario.
Sul prato era stato steso un telo che accoglieva varie leccornie: pane e marmellata, latte, fette biscottate, frutta e biscotti erano stati ordinatamente distribuiti e attiravano non poco lo stomaco di Layla. In più tutte le foglie secche e già cadute erano state tolte per dar spazio ai due giovani di poter comodamente godere di quella prelibata colazione.
“Harry ma è … è fantastico!” riuscì a malapena a pronunciare Layla.
“sapevo ti sarebbe piaciuto! Dai iniziamo” la incitò, facendola sedere.
Layla era così affamata che non sapeva da dove iniziare, tutto sembrava così squisito ma non le passò minimamente per la testa di chiedere al ragazzo dove avesse trovato tutte quelle cose, era convinta che il segreto avrebbe reso più magica quell’avventura.
“ti fa male ancora la testa?” le chiese Harry, addentando una fetta biscottata.
“no, oggi sto molto meglio” rispose lei, versandosi un po’ di latte nel bicchiere e bevendone un po’.
Harry era molto protettivo nei confronti di Layla e la sera prima aveva avuto davvero paura che la ragazza potesse ammalarsi, ma fortunatamente era bastata una semplice nottata di riposo per farla stare meglio. Mente pensava a questo, Harry senza accorgersene si perse ad osservarla. I lunghi capelli neri le ricadevano lungo i fianchi, gli occhi erano leggermente opachi e il volto era segnato dalla stanchezza di quei mesi vissuti nella foresta. Ma nonostante tutto era sorridente. Lo era mentre mangiava il pane cosparso di marmellata, mentre si accorgeva di essersi sporcata, mentre si puliva e mentre si rendeva conto di essere osservata. La trovava la creatura più bella che avesse mai visto, ma allo stesso tempo era per lui delicata e fragile. Più di una volta si era promesso che l’avrebbe protetta sempre, in qualunque occasione, ma mai ne era stato sicuro come quella volta. Layla era tutto ciò che di perfetto esisteva nella sua vita e non se la sarebbe mai fatta portare via. Harry tentava di nascondere la sua paura di perderla, ma quella viveva dentro di lui ed era stata alimentata dalla storia dei loro padri. Non avrebbe mai permesso che qualcuno le facesse del male. No, non l’avrebbe mai permesso.
 “tutto bene?” gli chiese lei, notandolo pensieroso.
“a meraviglia” rispose lui, sorridendole.
Da lontano giunsero degli schiamazzi, segno che i loro amici erano tornati, e improvvisamente Harry sentì come un ticchettio provenire dall’interno che lo spingeva a sbrigarsi, lo spingeva a fare ciò per cui aveva portato Layla in quel posto.
“scusa Harry, non riesco a finire tutto. Sono sazia” proclamò Layla, pulendosi la bocca con la maglia di Louis.
“ti devo confessare una cosa” disse velocemente il ragazzo, senza prendere fiato tra una parola e l’altra.
La ragazzina alzò lo sguardo incrociando quello di Harry, nervoso e leggermente imbarazzato. Notando che però il riccio non decideva a spiccicare parola, si sedette accanto a lui, come per dargli forza.
La vicinanza lo rese ancora più nervoso, ma il suo orologio interno ticchettava sempre più forte. Si sentiva impazzire.
“Harry, stai impallidendo. Sicuro di stare bene?”
“ricordi quando ieri sera ti ho detto che ti voglio bene?” riuscì a dire il ragazzo, trovando il coraggio di parlare.
“certo, ma che ..”
“ho mentito”
Layla fu quasi certa di aver sentito male.
“come scusa?”
“ho mentito” ripeté Harry.
Il cuore della ragazzina si ruppe sonoramente. Come poteva fare questo? Come poteva portarla sotto quell’albero per poi dirle quelle parole?
Quando Harry notò che gli occhi della ragazza iniziarono a farsi lucidi, sentì una fitta al petto. Un dolore lancinante.
“no, Layla lasciami spiegare” tentò di dire lui, ma la ragazza si alzò di scatto, allontanandolo.
Harry la fermò per il polso e la spinse con delicatezza verso il castagno, ignorando i suoi tentativi di fuga. Mise le mani nelle sue e gliele baciò delicatamente.
“mentivo perché non ti voglio semplicemente bene, piccola Scott” le sussurrò dolcemente, raccogliendo una piccola lacrima che le rigava il volto.
Layla alzò lo sguardo confusa, osservando gli occhi verdi di Harry che la guardavano colmi di dolcezza.
“Io ti adoro. Adoro il tuo sguardo quando mi cerchi e lo adoro ancora di più quando mi trovi. Adoro il tuo modo di essere, i tuoi modi di fare. Adoro come mi svegli la mattina o come ti addormenti di fianco a me la sera. Adoro quasi tutto di te, quindi non posso dire semplicemente che ti voglio bene, lo capisci?”
Layla sorrise, notando che il viso di Harry si faceva sempre più vicino. Le scostò delicatamente una ciocca di capelli dal viso, sistemandogliela dietro l’orecchio.
“e adoro i tuoi occhi, piccola Scott. Mi fanno letteralmente impazzire” disse, sfiorandole le labbra con le sue.
“ti adoro anche io Harry” confessò infine lei, lasciando che le morbide labbra del ragazzo baciassero le sue.
Aveva immaginato svariate volte quel momento, ma nessuna di quelle immagini poteva minimamente essere paragonata a quella che stava vivendo ora: le sue mani intrecciate dietro il collo del ragazzo, la sua schiena poggiata sulla corteccia del castagno, le mani di Harry sui suoi fianchi e i loro corpi che si sfioravano impercettibilmente. Aveva immaginato varie volte quale sarebbe potuto essere il sapore delle sue labbra, ma mai le aveva immaginate così morbide e delicate. E, infine, aveva immaginato diverse volte il sorriso di Harry dopo un loro bacio, eppure mai era riuscito ad immaginarlo così brillante.
 
Tornarono qualche ora dopo a casa, mano nella mano, sorridenti e felici come non mai. Harry non vedeva l’ora di raccontare ai suoi amici di aver finalmente confessato a Layla cosa provava per lei, dal canto suo Layla voleva sfogarsi con la sorella raccontandole tutta la sua gioia.
Eppure non furono accolti come speravano.
Più si avvicinavano verso l’edificio, più le grida dei ragazzi diventavano alte, chiare e decisamente meno armoniose.
“ANDATE VIA” ripeteva Liam fuori di se “LASCIATECI IN PACE”
E mentre colpi di pistola si confondevano con le urla spaventate dei giovani, Harry e Layla arrivarono all’entrata dell’orfanotrofio e lo spettacolo che avevano davanti non era dei migliori: un Niall sanguinante giaceva per terra, in disparte, e mentre Zayn faceva a pugni con un energumeno che indossava una tuta da militare ed era almeno il doppio del ragazzo Louis cercava di liberare Sam dalla presa di un altro energumeno sempre in tuta da militare, che la teneva così stretta da farla urlare di dolore.
“LAYLA, NO!” urlò Harry non appena vide la ragazzina lanciarsi verso i due uomini, ma Layla non si aspettava di certo che un altro scimmione uscisse dal nulla bloccandola.
“È LEI!” urlò ai suoi compagni “DOBBIAMO PRENDERE SOLO LEI E IL RICCIO”
Improvvisamente, il bruto che faceva a pugni con Zayn prese il ragazzo e lo spinse via, precipitandosi da Harry e prima che quest’ultimo riuscisse a fare qualcosa si ritrovò ad urlare di dolore nella morsa dell’omone.
“NO, LASCIATELI” urlò Liam, mentre Louis e Zayn cercarono di liberarli.
Layla non vedeva più nulla dal dolore, e non riusciva a sentire niente se non la sua stessa voce che fuoriusciva incessantemente dal suo corpo.
Ma quello che accadde dopo fu questione di attimi.
Il dolore cessò di colpo e il suo corpo cadde rovinosamente a terra, finendo per giacere proprio come quello di Niall.
Il sangue le colava lento e fluido dalla testa.
La vista le si annebbiava.
Nelle orecchie risuonavano ancora le urla dei suoi amici … di sua sorella … di Harry.
Ma prima di perdere i sensi riuscì a notare qualcosa: lo stemma di un serpente nero sulle tute di quelli sconosciuti.   




E sono di nuovo qui :)
dai questa volta sono stata brava, ho aggiornato presto (se per presto vogliamo intendere "meno di due mesi" u.u)
comunque, come vi avevo promesso, questo capitolo è TUTTO per Harry e Layla :)
so che vi ho lasciato un po' preoccupate per come è finito, ma per sapere cosa accadrà dovrete aspettare il prossimo capitolo v.v che non so quando pubblicherò perché non l'ho ancora scritto xD ma so già cosa dovrà succedere, quindi preparatevi perchè sarà tutto sulla stessa lunghezza d'onda della fine di questo :D
cooomunque .. mi piacerebbe davvero molto sapere cosa ne pensate! Quindi vi prego di recensire, accetto anche critiche negative (ma non siate troppo crudeli y.y) perchè ho davvero bisogno di sapere se c'è qualcosa che non va :)
colgo l'occasione per ringraziare, ancora una volta, tutti quelli che recensiscono questa storia, ma anche quelli che l'hanno semplicemente depositata fra le preferite/seguite/ricordate e, ovviamente, ringrazio anche tutti quelli che la leggono e basta (che siete tipo 200 a capitolo *-*)
VI ADORO <3
ora mi perdo a fare un po' di pubblicità :)
appena potete, passate da questa storia:
 
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1040017 è appena nata, ma so già di cosa parlerà e vi consiglio vivamente di leggerla!
poi, vorrei rendere un piccolo omaggio alla mia scrittrice preferita qui su EFP: 
Egg___s , molti di voi sicuramente la conoscono già (è tipo un vip in questo fandom ahahahah) ma ci tengo comunque a dirvi che, chi non l'ha fatto, dovrebbe leggere queste due storie: "The Tenant" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=908368 e "69 cose che odio di te" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=938137  ma se "esplorate" il suo profilo troverete altre storie bellissime già terminate.
bene, ora che ho finito di rompervi le balle, me ne andrei u.u
alla prossima ;)

Lily :)

 


 

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Capitolo 16
*** Il sacrificio di Zayn ***


Non appena vide il corpo di Layla gettato per terra senza alcuna pietà, non appena vide la sua testa sbattere violentemente contro la terra e non appena notò il sangue che le bagnava il viso, Harry si armò di una forza immane e riuscì a strattonare l’energumeno che lo bloccava.
Si precipitò da lei, che ormai aveva perso i sensi, non sapendo bene cosa fare.
“Sei un idiota! Dobbiamo averla sana!” gridava il compagno a colui che aveva gettato la ragazza al suolo.
Quando però ritentarono di prenderli, Harry prese prontamente la ragazza in braccio, scavalcò la recinzione e scappò via nel bosco.
“LASCIA LA ROSSA, DOBBIAMO PRENDERE QUEI DUE” gridò di nuovo l’energumeno, che sembrava tanto il capo, all’uomo pelato che reggeva ancora Sam. La lasciò scivolare a terra e corse verso il punto dove il riccio era sparito, seguito dai suoi compagni.
Louis si precipitò da Sam, che aveva anche lei perso i sensi mentre Liam cercò di medicare in qualche modo le ferite di Niall, preso a pugni per non voler far entrare gli sconosciuti nella loro abitazione.
“sono loro … sono le Serpi Nere” soffiò livido in faccia Zayn.
Louis prese Sam e la portò dentro, ma dopo poco riuscì.
“Liam, tu rimani qui. Noi andiamo a salvare Harry” disse Zayn all’amico, riferendosi a lui e Louis.
I due corsero alla ricerca del loro amico e subito trovarono i tre gorilla.
“HEY VOI!” urlò Zayn “FERMATEVI”         
Quelli rallentarono il passo voltandosi e quando li notarono sghignazzarono.
“ci penso io” mormorò uno dei tre ai suoi compagni. Era proprio colui che aveva quasi ucciso Niall. Era proprio quello che Zayn voleva vedere soffrire.
Accecato dalla rabbia, colpì il gorilla in pieno volto. Poi lo colpì una seconda volta, più forte, nello stomaco. L’energumeno si accasciò a terra mentre i suoi compagni, vedendolo in difficoltà, stavano correndo in aiuto.
“pensa a lui Louis” disse Zayn all’amico, che fino a quel momento era stato incapace di agire.
I due gorilla si gettarono letteralmente sul ragazzo, riempiendogli il viso e il petto di pugni, fermandosi solo quando Zayn sputò sangue. Nonostante fosse armato di tutta la sua rabbia, la forza degli sconosciuti era troppa, e Zayn non ce l’avrebbe mai fatta da solo.
“FERMI” urlò Louis, arrivando improvvisamente, gettando una gomitata sul collo di uno dei due.
“sparisci moscerino” grugnì l’altro, spingendolo via. Nel frattempo l’uomo che Zayn aveva atterrato poco prima si stava riprendendo, notò il ragazzo inerme a terra e fermò i suoi compagni.
“state fermi, lo finisco io” sibilò.
“avanti Josh, non abbiamo tempo da perdere” disse quello che aveva spinto Louis, cacciando fuori un coltellino dalla tasca anteriore dei pantaloni.
Il panico assalì Louis.
“NO!” urlò, prima di gettarsi sull’energumeno e spingerlo a terra, facendo volare via il coltellino.
“prendilo Grog!” urlò Josh.
Ma fu un’altra persona ad afferrare il piccolo coltello. Lo afferrò e lo puntò verso il tipo di nome Grog.
“sta lontano da me e dai miei amici” sibilò Harry fra i denti, livido in volto.
Louis corse da lui, felice di rivederlo mentre Zayn si era lentamente rialzato e non fece in tempo a chiedersi dove avesse nascosto Layla che delle parole gli uscirono di bocca.
“sappiamo cosa cercate” mormorò.
Tutti, compresi Louis ed Harry, si voltarono a guardarlo. Inginocchiato, con la mano sinistra sulla spalla destra sanguinante, coperto di sangue e dolorante. Non sapeva neanche lui cosa stava dicendo, ma aveva un obbiettivo. Non avrebbe mai lasciato che i suoi amici soffrissero, mai. Erano state le uniche persone che lo avevano accolto, capito, aiutato. Ora era il suo turno, si sarebbe sdebitato una volta per tutte … una volta per sempre.
“ma non saranno le persone che cercate che vi aiuteranno a raggiungere il vostro scopo” riuscì a dire.
“cosa vai blaterando, ragazzo? Cosa puoi saperne tu di chi siamo e di cosa cerchiamo?” grugnì Grog, con il coltellino ancora puntato contro.
“vi conosciamo bene invece” continuò Zayn “sappiamo chi sono le Serpi Nere e cosa cercano”
Il volto dei tre cambiò espressione repentinamente.
“tu come .. ?”
“posso solo dirvi che i due alchimisti non hanno lasciato nulla ai loro figli, se non tristezza e dolore. Sono io che custodisco il loro segreto. Prendete me.”
Le parole di Zayn lasciarono basito Harry.
“Zayn, ma cosa diavolo … ?”
“è inutile Harry, non potevo nasconderlo ancora a lungo.” Mentì “sono io che ho la chiave d’accesso per la pietra filosofale. Sono io che so dove trovarla. Sono io che so come ricomporla. Il loro segreto è stato lasciato a me. Prendete me!”
“non dire idiozie, tu …”
“no, Louis. È giunto il mio turno di fare qualcosa per voi”
“STA ZITTO ZAYN. È UNA PAZZIA”
Intanto i tre si guardarono fra loro, confusi.
“il capo non ne sapeva niente …” grugnì Josh.
“chi lo sapeva, in effetti?” mormorò Grog.
“prendiamoli tutti e tre” sussurrò l’altro.
“no. Prenderemo solo il ragazzo” disse Josh, indicando Harry “è chiaro che il moro mente per salvare lui e la figlia di Scott”
“io invece credo che abbia detto la verità” disse Grog “prendiamo il moro e facciamola finita”. Fece per avviarsi verso Zayn, quando Louis gli bloccò la strada.
“non prenderete nessuno” sussurrò, minaccioso.
Ma fu proprio Zayn a scansare l’amico e ad avanzare verso il nemico.
“NO” urlò Harry “SONO IO STYLES. SONO IO SUO FIGLIO. PRENDETE ME!”
“tu non sai nulla, Harry, ti torturerebbero inutilmente” gli disse Zayn.
“NEMMENO TU SAI NIENTE. NON FARLO ZAYN!”
“sta zitto tu” grugnì il terzo dei gorilla, stendendolo con un pugno, facendo lo stesso con Louis quando tentò di ostacolarlo.
“FERMI! Verrò con voi. Basta, smettetela! Non fate più loro del male!” urlò Zayn.
Senza dire una parola, Josh lo afferrò per un braccio e lo trascinò con se verso la radura, dove era stata parcheggiata la loro gip.
Zayn osservò i corpi inermi degli amici, gettati a terra come stracci. E li osservò finché la visuale glielo permise, sussurrando un flebile addio.
Così Zayn si gettò fra le braccia del nemico per salvare le vite delle sue persone care.
 
Quando Layla riacquistò i sensi si trovò a casa. No, non nel suo morbido letto della grande casa in paese. Ma nella casetta di legno che Harry aveva costruito per lei, nella radura. In un primo momento si chiese cosa ci faceva lì, come ci era finita e perché il braccio destro le doleva atrocemente. Ma i ricordi le ritornarono veloci alla mente. Harry, il castagno, il bacio, sconosciuti nella loro casa, Niall steso a terra, poi solo sangue e dolore. Sarebbe potuta essere una bella giornata se non fosse accaduto quel trambusto alla fine. Si portò la mano non dolorante sulle labbra, ricordando le sensazioni di qualche ora prima, ma il dolore dell’altro braccio le impedì di ricordare oltre.
Non sarebbe riuscita a scendere da lì senza l’aiuto di qualcuno per come l’arto le faceva male, quindi forse sarebbe rimasta su quell’albero in eterno, perché non vi era traccia né di Harry né di  nessun’altro.
Il braccio era sicuramente rotto: le faceva così male che Layla dovette mettersi il pugno in bocca per non urlare. Non aveva idea di cosa fare, come farlo e per la prima volta dopo mesi entrò in panico. Provò rabbia. Verso Harry e i suoi amici che l’avevano abbandonata in cima ad un albero, ma subito dopo si ricordò di chi era giunto all’orfanotrofio per prenderla. Per prendere lei. Si rese dunque conto che probabilmente i suoi amici l’avevano portata lì, per salvarla, per trovarle un rifugio e poi avevano affrontato il nemico.
Bollenti lacrime le salirono agli occhi, non poté fare a meno di pensare al peggio.
Perché non erano lì ora? Perché non erano tutti insieme a festeggiare il nemico sconfitto? Perché non era fra le braccia di Harry in quel momento? E perché diavolo doveva continuare a uscire sangue dalle sue ferite? Le sue lacrime non erano mai state così vere. Erano un misto fra il dolore fisico e il dolore interno. Si sentiva sola, nell’intero mondo e per l’ennesima volta si chiese se fosse stata una buona idea quella di abbandonare la casa materna.
“ma cosa diavolo vai dicendo?” pensò ad alta voce, sentendosi un po’ stupida. Quella fuga le aveva fatto conoscere i migliori amici che potesse mai avere, le aveva fatto ritrovare sua sorella e le aveva fatto conoscere il ragazzo che più adorava. Harry. Solo a pensarlo il dolore si affievolì un poco e un sorriso le comparve sul viso. Ma dopo di che le lacrime ritornarono, ancora più bollenti di prima, rigandole insistentemente il viso.
Era notte. Una notte di metà ottobre così limpida Layla non l’aveva mai vista, riusciva persino a contare le stelle che si intravedevano tra i rami degli alberi.
Crack.
Sentì un rumore provenire dall’interno della foresta. Ne aveva sentito milioni di rumori come quello, ma mai si era ritrovata da sola e con un braccio rotto.
Crack.
Un’altra volta. Il terrore la invase. Si sentì estremamente piccola nell’enormità della foresta. Chi poteva essere? Un cane? Un lupo? Un topo? Le Serpi Nere?
“Harry!” urlò non appena vide il riccio entrare nella casetta.
Appena si trovò al suo fianco, non la fece neanche respirare che subito la baciò. Non era ancora abituata a quel genere di cose, ma in quel momento era proprio ciò di cui aveva bisogno. Un bacio dolce, delicato, ma troppo veloce. Dopo di che la strinse forte a se e non provò nemmeno a trattenere le lacrime, che portarono anche Layla al pianto.
“ho avuto tanta paura” singhiozzò lei.
“lo so, anche io” le sussurrò, carezzandole il viso e osservandola negli occhi al chiaro di luna “ma ora sei con me e va tutto bene”
Sfiorò involontariamente il braccio della ragazza, che gemette di dolore.
“Layla, ma questo è rotto!” esclamò Harry. Lei lo guardò spaesata. Tutto ciò che le interessava adesso era sapere come stavano gli altri.
“Harry, ti prego, dimmi come stanno” gli disse, posando la mano buona sul suo viso. Il contatto provocò la pelle d’oca in Harry e un sorriso involontario, che sparì non appena capì di dover darle la notizia.
Avevano pianto tutto il pomeriggio, con gli altri, per quello. Non appena avevano riacquistato i sensi, Harry e Louis erano corsi all’orfanotrofio, dando la notizia agli amici che non erano in buone condizioni. Niall non riusciva a muoversi, anche se non aveva nulla di rotto, era colmo di lividi sparsi per tutto il corpo. Sam non stava meglio. Anche lei rinvenuta dopo qualche ora, aveva profonde ferite sulle braccia e sulle gambe che Liam, quello combinato meglio, cercava di medicare. La notizia del sacrificio di Zayn scioccò tutti, che cominciarono subito ad attivarsi per creare un piano. Volevano salvare l’amico e l’avrebbero fatto.
Dopo di che Harry scappò nella radura, alla ricerca di Layla. Sapeva che non si sarebbe mossa da lì, ma l’idea di averla lasciata sola per tutto quel tempo lo faceva stare male.
“non sono in ottime condizioni, ma sono salvi. Ci aspettano all’orfanotrofio” disse Harry, omettendo il particolare di Zayn. Eppure Layla intuì che il ragazzo le nascondeva qualcosa.
“tutti quanti?” chiese infatti.
Harry deglutì.
“Layla …”
“cosa? Ti prego Harry, non esitare”
Il ragazzo la guardò nuovamente negli occhi, notando quel velo di tristezza che tentava inutilmente di nascondere.
“Hanno preso Zayn” confessò infine.
 
Dopo essere stato scaraventato sulla gip, imbavagliato e legato, Zayn giunse a destinazione quando il sole stava per sorgere. Avevano viaggiato tutta la notte e il ragazzo non sentiva più le gambe. Quando finalmente la macchina si fermò, fu quello di nome Josh a prenderlo dai capelli per trascinarlo fuori. La struttura dove lo stavano portando sembrava un carcere: era completamente in cemento armato e aveva le sbarre alle finestre. Fu sicuro di aver intravisto figure che lo osservavano arrivare, e lo ascoltavano urlare di  dolore. Josh lo trascinò per i capelli all’interno della struttura, poi su per le scale in mattoni fino ad un cella, nella quale lo gettò con non molta delicatezza.
“ora stai qui, vedremo cosa fare con te” gli disse, togliendogli il bavaglio e slegandolo.
Quando fu sicuro che l’energumeno fosse lontano, Zayn tirò un calcio alle sbarre, furioso, per poi accasciarsi a terra e nascondere il viso fra le mani.
“chi sei tu?” chiese una voce proveniente dall’ombra.
Zayn sollevò il viso, riconoscendo un volto femminile e un paio di occhi azzurri scrutarlo. La ragazza non si espose alla luce, ma resto in parte nell’ombra, come se avesse paura di Zayn. Il ragazzo si alzò e le andò incontro, lentamente, ma questa arretrò fino a mettersi in un angolo.
“non devi avere paura di me” le sussurrò dolcemente “io sono Zayn” le disse poi.
La ragazza, incerta, avanzò di qualche passo fino a raggiungerlo, ponendosi davanti a lui.
“cosa fai qui, Zayn? Perché hanno preso anche te?” gli chiese ancora con la sua voce terribilmente fioca e dolce, toccandogli il viso con una mano, come per accertarsi che fosse autentico.
Zayn bloccò la mano della ragazza sulla sua guancia destra, docilmente, e le rivolse un sorriso.
“io so ciò che a loro interessa sapere” mentì “e tu invece?”
“io sono ciò che loro cercano” rispose la ragazza, ritraendo la mano ed esponendosi finalmente alla luce.
“mi chiamo Alice, mi trovo qui da un tempo così lungo che neanche ricordo il posto dal quale mi hanno preso”
Zayn non poté fare a meno di notare la bellezza della fanciulla. Sebbene il volto fosse solcato dal dolore, sebbene le sue braccia, il suo viso e le sue gambe fossero coperte di lividi e cicatrici, non riuscì a non rimanere incantato dai suoi occhi azzurri, i suoi lunghi capelli biondi e il suo corpo minuto, fasciato da una lunga canottiera bianca.
“cosa sai tu, Zayn?” gli chiese, interrompendo i suoi pensieri.
“io … conosco ciò che bisogna sapere sulla … ehm, pietra filosofale”
Alice spalancò gli occhi.
“tu sai … ? ma è impossibile!” esclamò. Zayn alzò un sopracciglio, dubbioso.
“la pietra filosofale è stata fusa nella lava del grande Vesuvio dai miei antenati. Io lo so bene” mormorò avvicinandosi al ragazzo, come per paura che qualcuno la sentisse.
“io so come ricrearla” disse Zayn, cercando di essere il più convincente possibile.
Alice scrutò attentamente il ragazzo, come per cercare un qualcosa che le sfuggiva.
“Lee, è il tuo turno. ” chiamò la guardia al di là delle sbarre.
“tu menti. Perché l’hai fatto? Questo posto è orribile.” sibilò Alice, fissando Zayn e ignorando la guardia.
Quest’ultima sbuffò e aprì la cella, afferrando la ragazza per un braccio e trascinandola fuori. Alice non interruppe il contatto visivo con Zayn finché questo restò nella sua visuale. Poi si fece trasportare nella stanza che ben conosceva, preparandosi ad una nuova sessione di dolore.
Zayn si accasciò a terra e tentò di prendere sonno. L’ultima cosa che sentì prima di addormentarsi, furono le urla della ragazza appena conosciuta.



Salve :)
sempre se qualcuno c'è ... stavo giusto pensando di chiudere questa storia perché sembra non interessare a nessuno e mi sembrava inutile continuarla. Ma poi qualcuno mi ha detto che dovevo continuare, anche per i pochi che la seguivano e per me stessa. Io amo questa storia. Non è la prima che scrivo, ma è la prima nella quale mi rispecchio, nella quale vivo mentre scrivo, si questa è decisamente la MIA storia. Mi sentirei in colpa se da un momento all'altro abbandonassi Layla, Sam e gli altri perché nessuno legge le loro avventure, in fin dei conti qualcuno c'è e sono io :) Quindi miei cari lettori (sempre se ci siete ahahah) vi ho appioppato un capitolo moooolto lungo ma spero di non aver deluso nessuno..  grazie mille a chi mi sostiene, anche se non sembra ne ho davvero bisogno. Infatti ci sono alcuni giorni che leggo certe FF davvero meravigliose, piene di buone recensioni e un po' le invidio, proprio perchè so che la bravura viene sempre premiata mi sento un po' ... come dire ... "scarsa" (come usiama nel gergo sportivo) e quindi mi viene voglia di mollare, per questo ho bisogno di queste persone che mi supportano: NON MI FANNO SENTIRE "SCARSA"
bhè ... ho aggiunto anche un piccolo sfogo :) perdonatemi.
ora vi lascio, sperando che l'ispirazione mi colga presto facendomi scrivere un altro lungo capitolo :) alla prossima!

Lily :)

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Capitolo 17
*** L'amicizia più forte di sempre ***


I giorni all’orfanotrofio scorrevano silenziosamente uno dietro l’altro. Erano passate settimane da quando le serpi nere avevano rapito Zayn e pareva proprio che non volessero riportarlo indietro. Niall aveva completamente perso voce e appetito e non un sorriso era comparso sul suo volto in quegli ultimi giorni. Liam cercava in tutti i modi di organizzare un piano per ritrovarlo ma, nonostante all’inizio ci fu grande entusiasmo da parte di tutti, i primi tentativi fallirono e con loro svanì anche l’intraprendenza del ragazzo. Louis stringeva forte a se Sam, ancora ridotta male, come per paura di perderla da un momento all’altro. La seguiva con gli occhi quando si allontanava e le impediva di varcare la soglia del cancello, spaventato da qualsiasi cosa ci fosse fuori. Harry, invece, durante il giorno si occupava di Layla e del suo braccio rotto mentre la notte vagava per il bosco in cerca del suo amico o comunque di una traccia per ritrovarlo. Non diceva mai ai suoi amici dove andava quando spariva, tanto che una sera Layla si spaventò e lui la trovò piangere ai piedi del grande castagno in fondo al cortile. Ma la scomparsa di Zayn non aveva fatto altro che allontanarli gli uni dagli altri. Nonostante vivessero sotto lo stesso tetto Louis vedeva poco Niall e Liam non ricordava molto bene la voce di Sam.
Ma una notte, durante una delle sue solite escursioni, Harry si spinse un po’ più in là della radura e trovò un sentiero. Dimenticò di colpo la stanchezza e tutti gli avvenimenti accaduti di recente e, mosso da quello spirito d’avventura che sempre l’aveva distinto, seguì la strada per tutta la notte. Dopo aver camminato per ore si trovò davanti a un vecchio istituto squallido dal quale provenivano urla di dolore e schiamazzi che si perdevano nel silenzio dell’alba. In lontananza scorse qualcosa che attirò la sua attenzione: una gip. O meglio, la stessa gip che per giorni aveva pensato di aver solo immaginato. La gip sulla quale Zayn era stato portato via. Ma allora cos’era quel posto?
Ritornò ad osservare l’angusto edificio e non poté fare a meno di pensare ad una vecchia prigione. Si perse ad osservare le sbarre alle finestre finché non si rese conto di essere osservato da qualcuno al di là di queste. Spaventato, girò i tacchi e corse via.
La mattina dopo, quando Liam uscì fuori per prendere una boccata d’aria fu sorpreso di trovare un sorridente Harry che stava tornando verso casa, seppur stanco.
“chiama gli altri!” cercò di gridare “andiamo a prendere Zayn”.
Liam fu sicuro di non aver sentito bene, così rimase impassibile guardando Harry avvicinarsi.
“Andiamo Liam!” esclamò Harry nuovamente. Senza farselo ripetere ancora, Liam corse dentro e radunò tutti gli amici nella Prima Stanza.
Sembrava un po’ strano agli occhi di tutti stare nuovamente insieme nella stessa stanza. Ma la mancanza di Zayn si sentiva nell’aria, oppressiva e pesante.
Harry raccontò, sotto gli occhi stupiti di tutti, della sua nottata e della sua scoperta. Descrisse il luogo tetro e solitario in cui si trovava il loro amico e spiegò i suoi presentimenti sull’edificio.
“credo sia una prigione e credo anche che Zayn non sia l’unico a stare lì dentro” disse.
Liam si portò le mani fra i capelli, Louis strinse ancora più forte Sam mentre Niall rimase con lo stesso sguardo vacuo che aveva acquisito da un po’.
“hai sentito … urlare?” mormorò Layla. Harry annuì, percependo la sua paura.
“io ho un piano” continuò poi il riccio “ma ho bisogno del vostro aiuto”
“certo Harry, non c’era neanche bisogno di dirlo” disse Louis, deciso.
“Liam?” chiese Harry.
Il ragazzo si scostò dalla sua posizione e guardò l’amico dritto negli occhi.
“ci sto” disse solo.
“anche io!” esclamò Layla.
Harry la osservò. Era così bella, ma anche così delicata e sensibile. Non avrebbe permesso che le accadesse niente di male.
“no Layla, tu e Sam resterete qui. Se non torniamo entro due giorni prendete le vostre cose e andatevene. Tornate a casa, al sicuro, dove sicuramente c’è gente che vi può proteggere meglio di …”
“COL CAVOLO!” lo interruppe Sam “Louis e io ci dobbiamo SPOSARE e non permetterò che mi lasci da sola! Resterò qui con Layla ma vi aspetterò un giorno solo, poi verrò a cercarvi ovunque voi siate!”
“Andiamo Sam … cerca di capire” tentò Louis.
“NO! IL GIOCO E’ STATO BELLO FINCHE’ E’ DURATO, MA ORA SI STA FACENDO PERICOLOSO E …”
“questo non è un gioco”
La voce di Niall, seppure un sussurro, bloccò Sam che da settimane non la sentiva. Lo sguardo vacuo aveva abbandonato il viso del biondo che, seppur solcato dal dolore, chiedeva insistentemente di organizzare qualcosa per salvare quell’amico senza il quale non riusciva a vivere.
“Niall io …”
“Sam, fa come ti dice Harry. È per il bene di tutti, anche se ti promettiamo di tornare in fretta. Insieme a Zayn”
Samantha abbassò il capo e annuì in silenzio.
“mostraci questo piano allora Harry” iniziò Louis.
“dovremo essere molto scaltri, non abbiamo seconde possibilità” disse il riccio “ora ascoltatemi bene …”
 
Zayn non ricordava neanche che aspetto avesse la luce.
Dopo settimane rinchiuso in quella cella buia non sapeva che aspetto avesse e nemmeno si sforzava a chiederselo, essendo rimasto ormai quasi senza forze. Non mangiava e beveva solo una volta al giorno, veniva torturato continuamente, riempito di domande alle quali non sapeva dare risposta, il corpo era pieno di lividi e bruciature e ogni giorno sperava fosse l’ultimo. A volte si trovava ad odiare i suoi compagni che l’avevano abbandonato a quel destino, poi odiava se stesso per ciò che aveva pensato. Non sapeva quanto tempo fosse passato dal suo rapimento, lì i giorni parevano tutti uguali e non vedere la luce non gli dava la possibilità di contarli. Vedeva spesso i cadaveri di altri giovani che venivano portati fuori e probabilmente bruciati. Quando riusciva a dormire sentiva solo le voci delle serpi che gli continuavano a fare domande e si chiese se non stesse diventando pazzo. L’unica consolazione era la dolce compagnia di Alice che, con la sua flebile voce, ogni tanto (quando ne trovava le forze) gli sussurrava di avere pazienza perché qualcuno di molto coraggioso sarebbe venuto per salvarli. Anche se gli sembravano solo delle assurde favolette, Zayn amava credere a quelle parole che infondevano sicurezza nel suo animo.
Era uno dei tanti giorni, uguale agli altri. La cella si aprì di botto e qualcuno prese Alice per i capelli, trascinandola fuori. Zayn, che le prime volte che assisteva a quella scena rimaneva costernato e tentava di ribellarsi, osservava passivamente la scena dal suo angolo in fondo a destra, nel quale rimaneva per quasi tutto il tempo. Persino le urla della ragazze gli sembravano più fioche, ma qualcosa attirò la sua attenzione. La stavano portando dalla parte opposta, dove solitamente venivano trascinati i corpi senza vita.
“tre anni totalmente inutili” borbottava l’omone, colpendo fortemente la ragazza sulla testa, per farla tacere.
E lei tacque.
Quel silenzio, più di ogni altra cosa, destò il ragazzo che raccolse le poche forse che gli erano rimaste. La chiamò, prima una volta, poi più forte.
“STA ZITTO VERME” disse un altro omone, comparso dal nulla, dandogli un forte calcio nelle ginocchia. Zayn barcollò e cadde. Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa, per non aver opposto resistenza e aver lasciato che Alice fosse trascinata via da lui senza obiezioni. Ma si sentiva morire. Ormai si sentiva allo stremo ed era terribilmente convinto che sarebbe morto lì, in quell’angolo, senza che nessuno muovesse un dito. Forse un giorno il suo cadavere sarebbe stato spostato da lì e qualcun altro l’avrebbe sostituito. Il pensiero andò inevitabilmente ad Harry, che rischiava la vita ogni giorno e che ogni notte era semplicemente contento di aver potuto vivere ventiquattro ore in più.
Improvvisamente un forte rumore metallico ruppe il silenzio, seguito da un urlo soffocato e infine voci sommesse. Neanche la forte curiosità riuscì a far alzare Zayn.
“dobbiamo sbrigarci” sussurrava qualcuno.
“che ne facciamo di lei?” bisbigliò qualcun altro.
Nessuna risposta.
Una fioca luce illuminò il viso al ragazzo che strinse istintivamente gli occhi.
“è ridotto malaccio”  sentenziò una voce più stanca delle altre.
“avanti tiriamolo su”
Quattro forti braccia presero in braccio Zayn che si sentì trasportato via. Non era come lo era stato negli ultimi giorni, settimane o forse mesi, era un abbraccio quello che sentiva. Caldo e accogliente, si sentiva quasi a casa. Stava sognando? Li aveva riconosciuti. Erano lì, tutti e quattro, e stavano rischiando le loro vite per salvare la sua.
“che succede?” sentì la voce fioca di Alice sussurrare. Era spaesata e confusa, ma troppo debole per obiettare.
“sta tranquilla” le sussurrò Liam, che la stava portando in braccio. Era così gracile, così delicata, che sarebbe bastata una sola mano per portarla via.
“sta arrivando qualcuno” borbottò Harry, che spense velocemente la torcia lasciando tutti nell’oscurità più profonda.
“SEI UN IDIOTA” gridava Josh “COME HAI POTUTO LASCIARE LA CELLA APERTA?”
“in effetti ce l’aspettavamo più difficile” sghignazzò Louis.
Zayn sorrise e lasciò cadere la testa all’indietro. Nel buio nessuno se ne rese conto.
“Bhè .. non saranno andati lontano” balbettava una voce nuova.
“Lo spero per te, dov’è Grog?” chiese nuovamente Josh.
“lui … doveva finire quella ragazza”
“ah già, bhè procedete le ricerche. Nessuno uscirà di qui stanotte”
Josh si allontanò dalla parte opposta, mentre l’altro omone sembrava camminare verso la loro direzione, poco prima di poter sentire la loro presenza questo svoltò l’angolo e iniziò a correre per dare l’allarme.
“perfetto” disse Harry.
I quattro ragazzi scesero proprio da dove erano saliti: dalle fogne. Il piano di Harry era tanto astuto quanto pericoloso. Riconoscendo il vecchio edificio come la prigione da cui era sempre stato allontanato da piccolo, ricordò anche che la prigione, l’orfanotrofio e il vecchio ospedale del paese erano collegati dalle reti fognarie, che i ragazzi conoscevano bene poiché le utilizzarono per scappare proprio dall’orfanotrofio. Se però gli uomini delle Serpi Nere si fossero resi conto del passaggio per Harry e i ragazzi sarebbero stati guai. I giovani però avevano intenzione di togliere di mezzo i criminali una volta per tutte. Ingenuamente Liam propose di far intervenire la polizia, ma Louis gli fece rendere conto che nessuno avrebbe creduto ad un anonimo ragazzo, dal momento che non potevano certo rivelare la loro identità. Scelsero quindi la decisione più drastica, particolare che omisero alle ragazze. Infatti una volta giunti nelle fogne le strade dei ragazzi si separarono: Niall e Louis portarono Zayn via, correndo, seguiti a da Liam che reggeva ancora la fragile Alice; Harry invece corse al primo piano.
Scostò delicatamente un tombino che era sicuro portasse alla sala “controllo-celle”. Di fronte a lui, girato di spalle, uno dei soliti omoni con la serpe sul braccio osservava attentamente le telecamere. Harry vide che erano circa un centinaio di celle, ma solo una decina di queste erano abitate. C’erano sei uomini, tre donne e un bambino. Quest’ultimo, tra le braccia dei genitori, era morente. Preso da un impeto d’ira, Harry afferrò la mazza che portava dietro di se, la stessa con cui aveva colpito Grog, e atterrò la guardia. Gli uomini delle Serpi erano una ventina, contò il ragazzo, e tutti erano radunati in una grande sala dove al lato erano stati riposti forse un centinaio di corpi. Harry lo trovò riprovevole. Il loro scopo non era affatto nobile e i loro mezzi ancora di meno. Osservò la quantità di bottoni di fronte a lui e cercò quello che più gli interessava. G-20. Il numero della sala blindata dove erano radunati i criminali. Senza esitazione lo schiacciò e assistette alla scena di quegli uomini che, confusi, cercavano di non far chiudere il portellone. Poi velocemente aprì le celle dei prigionieri. Quelli, spaesati, attesero l’arrivo delle guardie per il solito rituale della tortura. Ma non vedendo nessuno arrivare, spinti dal coraggio e dalla poca forza rimasta, scapparono via e il ragazzo gli fece trovare aperto il portone. Solo una cosa Harry non aveva calcolato o, meglio, qualcuno: Grog.
“Davvero molto astuto ragazzo” osservò l’omone alle sue spalle, massaggiandosi la testa “ma non sono una bambolina di plastica, mi dispiace davvero per te”.
In preda al panico, Harry cerca la sua mazza che, con orrore, notò essere fra le mani del nemico. Grog sghignazzò e senza esitazioni tentò di colpire il ragazzo, ma Harry fu più svelto e evitò il colpo. Mostrò un sorriso beffardo all’omone, quel sorriso che tanto faceva impazzire Layla, e svelto gli sferrò un gancio nella mandibola che lo atterrò per qualche attimo. Harry ne approfittò per scappare. Diede una rapida occhiata alle telecamere per vedere se nessuno dei prigionieri fosse rimasto all’interno dell’edificio, ma questo era popolato solo dalle Serpi che tentavano invano di abbattere la porta blindata. Harry corse senza sosta, distanziando Grog, prese un fiammifero nella tasca e fece quello che sperava ardentemente di poter evitare. Avrebbe preferito farli rimanere tutti lì, nella cella, dove era solito che si radunassero a quell’orario Ma non poteva più permettere che le vite di Layla e dei suoi amici fossero in pericolo a causa sua. Accese il fiammifero e lo lanciò dietro di se. Improvvisamente una grande fiamma s’accese dal pavimento che i ragazzi avevano accuratamente cosparso di benzina nel percorso fatto per trovare la cella di Zayn. Harry corse più veloce che poté e in un baleno fu fuori. Ma la stessa sorte non toccò a Grog che fu rapidamente sommerso dalle fiamme. Fiamme che si propagavano velocemente verso il resto dell’edificio. Harry continuò a correre, seppur non sentiva le gambe, seppur era stanco ma non aveva alcuna intenzione di sentire le urla di dolore di quelle persone, anche se loro stessi avevano fatto del male. Si sentì immediatamente in colpa. Aveva commesso l’omicidio di venti persone, in una sola notte, con un fiammifero. Quella notte Harry era diventato un assassino e si sentì sbagliato. Corse, corse più veloce che poté e presto si ritrovò nel mezzo della radura, stanco e colpevole. Inevitabili lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi, cos’aveva fatto? “hai salvato Zayn” disse una vocina dentro di se “hai salvato Layla” continuò.
Layla. Che dolce pensiero. Il suo sguardo morbido e caldo, la sua voce squillante, il suo sorriso … quanto amava quel sorriso. Ma subito dopo, appena pensò al suo viso quando gli avrebbe detto ciò che aveva fatto, immaginò solamente la delusione dipinta sul suo volto e la paura di vivere con un assassino.
“No, io non sono questo” ripeteva a bassa voce “no, non lo sono”
Affondò le mani nei capelli e s’inginocchiò a terra, disperato. “COSA SONO DIVENTATO?” urlò fuori di se.
Un pazzo. Ecco cos’era o cosa stava per essere: un pazzo. Stava impazzendo.
“Harry?” una voce lo chiamò. La riconobbe. Era lei.
“Layla??” la ragazza era in vestaglia, il braccio rotto tenuto al collo da una fascia che lui le cambiava accuratamente ogni mattina, i capelli mossi e lo sguardo stanco. Eppure aveva perso quell’opacità degli ultimi giorni, e un sorriso le ricopriva il viso. Non riusciva, però, a nascondere la sua preoccupazione.
Harry corse verso di lei, la strinse forte a se e lasciò che alcune lacrime le bagnassero i capelli.
“Che succede?” chiese lei, vedendolo piangere.
“Va tutto bene, Layla” le disse prendendola per mano “ora va tutto bene”
Lei sorrise.
“torniamo a casa”


Bhè di essere lungo, è lungo! Ahahahah
Salve a tutti! 
Dopo sei lunghissimi mesi di stop ho deciso di aggiornare questa storia! Whohooo I'm back! ù.ù Ieri sera ho ritrovato l'ispirazione (Che non so quando tornerà) e ho buttato giù questo luuuuuuuuuuuuuuungo capitolo! Spero vi piaccia :) 
Sono davvero felice che non abbiate abbandonato questa storia, che vi appassioni e che ci tenete a sapere come finirà ... lo vorrei sapere anch'io ahahah
"Ciacio alle bande" vi ringrazio del vostro supporto e spero infinitamente di aggiornare presto! 
un grande bacio, 

Lily :D

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Capitolo 18
*** Il messaggio di Janet ***


La felicità era tornata a regnare tra quello strano gruppetto di ragazzi. Il braccio di Layla era guarito, Niall era tornato allegro come prima e Zayn aveva riacquistato le forze. La nuova arrivata, Alice, fece un po’ di difficoltà ad ambientarsi. Ma ben presto, grazie all’aiuto di Zayn, anch’ella fece amicizia con gli altri.
“e pensare che eravamo solo cinque ragazzi” sospirò una sera Niall, mentre erano tutti riuniti intorno al fuoco. Il freddo era giunto a pieno nella valle e ormai coperte e legna non bastavano più per otto persone. Ma questo non demoralizzò i giovani, pieni di vita, che iniziarono a stare sempre più spesso insieme. Sam e Layla cucinavano per i ragazzi, mentre Alice passava il tempo a dormire per recuperare le forze. Di lei si occupava maggiormente Zayn, legatissimo alla ragazza. Tant’è che una notte, mentre Niall era in biblioteca, Liam dormiva, Sam e Louis passeggiavano tranquillamente nel cortile e Zayn cullava Alice, Layla fece notare ad Harry quanto tempo passasse il moro con l’ultima arrivata.
“sembrano molto affiatati” gli disse mentre, stesi sul letto, lasciava che lui giocasse con i suoi capelli.
“si bhè … lei è anche molto carina” continuò lui.
Layla rizzò in piedi e lo guardò torva. Harry rise e si alzò a sua volta. Le cinse i fianchi con le mani e l’avvicinò a se.
“non quanto te, ovvio” sussurrò prima di posarle un delicato bacio sulle labbra.
“bhè anche Zayn è molto carino” lo stuzzicò lei.
Harry strinse di più la presa e la baciò nuovamente, sorridendo.
“non farmi ingelosire piccola Scott” le sussurrò prima di darle un terzo bacio.
Dalla notte in cui ritrovarono Zayn, Harry era diventato molto strano. Era scostante, nervoso e particolarmente solitario. La pace era di sicuro tornata all’interno del vecchio orfanotrofio, ma il riccio sentiva addosso i sensi di colpa per quella tragedia commessa. “andiamo Harry!” si ripeteva “erano criminali, assassini!” … “ma non meritavano di morire” si rispondeva. “volevano uccidermi, volevano uccidere Layla!” e la ragazza era di sicuro una delle più belle ragioni di vita che aveva in quel periodo. La guardava ora, finalmente felice anche se infreddolita. Infatti si rifugiò tra le braccia del ragazzo per riscaldarsi un po’.
“sono contenta di averti conosciuto Harry” sussurrò.
“non puoi immaginare quanto lo sono io”
Harry sentì uno strano brivido, non legato al freddo, quando la ragazza alzò la testa per posargli un tenero bacio sulle labbra. Poi però il bacio si fece più intenso. Lei spostò le sue mani sulla nuca di lui e fece sparire ogni distanza fra i due corpi. Non si era mai sentita così. Non aveva mai provato così tanta voglia di … di … di averlo. Confusa dal suo stesso sentimento, si lasciò condurre da Harry, ben più deciso. Le mani del ragazzo vagavano lentamente su per il suo corpo facendole provare piccoli brividi di piacere. Il riccio sentiva dentro di se una strana voglia, quella di non allontanarsi mai più da lei. E avrebbe iniziato quella notte. D’un tratto si ritrovò a toglierle la maglia, lentamente i pantaloni e lasciò che lei fece lo stesso. Fu il freddo a condurli sotto le coperte, si tenevano stretti, l’uno all’altra, mentre si scambiavano passionali baci. Harry le sfilò via il reggiseno e le lasciò delicati baci sul petto. Layla, invece, preferì esplorare il collo del ragazzo, lasciandogli dei piccoli segni violacei. Quando la mano di Harry però raggiunse i suoi slip, Layla si ritrasse. Ci fu un rapido sguardo d’intesa fra i due, dopo il quale lei ricominciò a baciarlo lasciando che il suo corpo restasse nudo. Il ragazzo inizialmente sfiorò la sua femminilità e lei d’impeto avvicinò la sua mano ai suoi boxer, sfilandoglieli via. Harry aveva sempre desiderato Layla ed ora l’aveva, lì, fra le sue braccia, tutta per se. Lasciò che il corpo della ragazza scivolasse sotto il suo e, lentamente, fecero l’amore. Layla provò inizialmente odio verso Harry, per il dolore che le procurava, ma il dolore si mutò lentamente in piacere e capì che nulla di più forte poteva esserci fra loro due. Lui le cinse i fianchi, mentre lei poggiò le mani dietro la sua nuca. Ogni tanto veniva scambiato un rapido bacio, ma soprattutto c’erano degli intensi sguardi fra loro.
Quando il tutto finì, lui le si posizionò affianco. La guardò intensamente e posò una mano sulla sua guancia.
“ti amo” sussurrò flebilmente.
Lei lo baciò per poi rispondere “ti amo anch’io”.
Si addormentarono insieme, abbracciati, dopo aver parlato molto e aversi ripetuto molte altre volte il loro amore.
 
La mattina dopo entrarono in cucina tenendosi per mano, la trovarono piena e chiassosa.
“eccoli i piccioncini!!” esclamò Niall vedendoli entrare. Tutti sorrisero. Sam stava distribuendo uova e pancetta, rubata il giorno precedente da Louis al mercato, Zayn teneva Alice sulla gambe, Liam e Niall invece stavano già mangiando seduti di fianco al fornello.
“Buongiorno gente!” esclamò Louis, entrando lentamente in cucina. Tutti lo salutarono calorosamente. Aveva un’aria spossata e stanca, eppure era più sorridente che mai. Guardò maliziosamente Sam e le stampò un bacio sulle labbra, dopo di che si avvicinò all’orecchio di Harry.
“la prossima volta ti consiglio di fare meno rumore” gli sussurrò. Il riccio avvampò di colpo e restò con lo sguardo vacuo per alcuni secondi. Layla, che non aveva assistito alla scena, salutò Louis e tirò Harry verso i posti liberi, dopo di che iniziarono a mangiare. Era splendido stare tutti insieme allegramente, senza pensieri, senza alcuna preoccupazione. Solo loro, giovani e raggianti di vita. Quando le pance furono piene e gli animi saziati, si concessero però un momento di pausa. In silenzio.
“volevo …” prese poi parola Alice. Tutti si voltarono verso di lei, stupiti. La ragazza, seppur molto gentile, non era mai stata molto socievole a causa della sua debolezza. Ma si era ripresa e voleva riprendere a vivere, come ormai non faceva più da anni.
“ecco io … volevo ringraziarvi” disse timidamente, abbassando il capo. “senza di voi non sarei nemmeno qui. Forse non sarei da nessuna parte. Mi scuso per non avervi aiutato in questi giorni, per essermene stata in disparte, ma non avevo nemmeno la forza di aprire gli occhi. Giuro che da oggi mi rimboccherò le maniche e vi aiuterò in tutto ciò di cui c’è bisogno”
“ma sei ancora ferita” replicò Zayn, preoccupato.
“posso farcela” gli sorrise lei.
“EVVIVA LA MIA FAMIGLIA!” esclamò d’un tratto Niall, facendo sussultare tutti quanti. Era finalmente tornato il vecchio Niall, vispo e sorridente.
“EVVIVA NIALL!” urlò Liam, abbracciando l’amico.
“credo che dovremmo metterci insieme amico, siamo praticamente rimasti gli unici single in questo  tugurio di coppie!” osservò Niall, vedendo intrecciate le mani di Zayn e Alice.
“mi dispiace vecchio mio, ma non sei il mio tipo!” replicò lui, facendo le spallucce.
“Sono io il suo tipo!” gesticolò Louis, provocando l’ilarità generale.
“Hey fratello, mi hai tradito!” esclamò Harry.
“Oh Harreh, sai che non lo farei mai” disse Louis, avvicinandosi come per dargli un bacio. Ma il riccio si scansò, facendo una faccia che divertì molto Layla. Vedendola ridere le si avvicinò.
“cosa ti ridi, piccola Scott?” le chiese.
“accetto la tua omosessualità, Styles” rispose lei a tono.
“non credo ti convenga” le sussurrò Louis nell’orecchio, facendola diventare rossa.
Layla lo guardò, interrogativa. “Eh … io so tutto!” disse il ragazzo con il sorriso da furbetto stampato in faccia, facendole l’occhiolino. La ragazza guardò Harry, il quale alzò le spalle come per dire “che ci possiamo fare?” Era totalmente imbarazzata che avvampò e se ne scappò dalla stanza. Harry la seguì.
“Hey che succede?” le chiese fermandola.
“Bhè … è che io, mi vergogno” borbottò.
“Di me?”
Layla alzò gli occhi verso quelli del ragazzo. Erano pieni di paura e colmi di tristezza. Di un verde acceso quella mattina. La mente la riportò a quella notte, quando gli occhi del ragazzo erano azzurri, come il primo giorno che si erano incontrati. Vergognarsi di lui? Come avrebbe potuto?
“no assolutamente! Sei tutto quello che c’è di meglio in me Harry, come potrei vergognarmene?”
“e allora di cosa?” chiese ancora, sperando che non si vergognasse di aver fatto l’amore con lui.
“Bhè è un argomento delicato e Louis è stato un po’, come dire, invadente. Nel senso che non sono pronta a parlarne”
Harry sorrise e l’abbracciò.
“Hey piccioncini, ritornate qua che si congela” li chiamò Sam. Quando tornarono nella stanza Layla non vide che Niall era accovacciato per terra a raccogliere un qualche cosa e inciampò in lui. Louis la prese al volo, ma insieme caddero sbattendo ad una parete facendo muovere l’intera stanza.
“Accidenti ragazzi, mi dispiace” disse Niall, mentre dell’intonaco cadeva dal soffitto. E con l’intonaco andava via anche qualcos’altro. Dal piano di sopra, attraverso un piccolo buco appena formatosi, scese giù lentamente un piccolo biglietto, dritto sulla testa di Liam.
“e questo cos’è?” chiese aprendo il biglietto, richiamando l’attenzione di tutti.
Tutti guardarono Liam, in attesa di una qualche notizia. Ma poi tacquero notando i suoi occhi riempirsi di lacrime.
“Liam, cosa … ?” chiese Zayn, avvicinandosi.
“Janet” disse solo. Per poi alzarsi e rifugiarsi in un'altra stanza. “Non seguitemi per favore” sussurrò prima di sparire nel corridoio lasciando tutti atterriti. Niall si alzò, come per violare quella richiesta, ma Louis, mostrando quella saggezza che solitamente teneva nascosta, lo fermò.
Liam non era solo. Era con Janet. Lui era sempre stato con Janet, lei era sempre stata nei suoi pensieri. Non si erano mai separati.
“Finché morte non vi separi” recitavano ai matrimoni. Niente di più falso. Non sarebbe stato di certo un banale passaggio come la morte a separare due cuori che si amano profondamente. Infatti la morte non aveva mai separato i due bambini, legati da un sentimento forse troppo grande per loro, che erano riusciti a domare, nonostante tutto. La morte non li aveva separati, solo allontanati fisicamente, ma Liam si rivolgeva sempre a Janet nei momenti più delicati e aveva lunghe conversazioni con lei prima di addormentarsi. La immaginava cresciuta, con una voce più matura ma sempre con lo stesso sguardo dolce e apprensivo. Liam amava Janet e non avrebbe mai smesso di farlo.
Sai Mamma” recitava il biglietto “sto per raggiungerti. Fa che tutti qui siano felici anche dopo la mia partenza, in particolare Liam. Rendilo felice e non lasciarlo mai solo. Anche se so che ci sarò sempre io per lui. Fa che un giorno, tra molti anni, trovi un’altra Janet e che le voglia bene quanto ne vuole a me. Nel frattempo però, è giusto che stia in compagnia dei suoi amici e che sorrida sempre. Senza il suo sorriso questo mondo non sarebbe nulla.” Ma sul retro c’erano altre parole “Liam spero che tu possa perdonarmi per averti abbandonato qui da solo. Ma qualcuno si prenderà cura di te: io. Lo farò ovunque io sia e metterò al tuo fianco sagge persone che ti accompagneranno fino a quando non incontrerai quella persona speciale di cui parlavamo tutti i giorni. Per sempre tua, Janet.”
Bollenti lacrime rigavano il viso di Liam, ancora dopo tutti quegli anni. E il ragazzo sapeva che ne sarebbero potuti passare anche altri cento, ma il vuoto lasciato dall’amica non sarebbe mai stato colmato. Ma Janet aveva ragione, un giorno anche lui avrebbe trovato una compagna che l’avrebbe accompagnato fino alla morte. Nel frattempo doveva però gioire di quella compagnia che la natura gli aveva offerto: Harry, Louis, Niall, Zayn e ora anche Layla, Sam e Alice erano la sua famiglia e lui l’avrebbe protetta anche dopo secoli.
Si asciugò le lacrime, mise in tasca il messaggio di Janet e tornò di là dagli amici che, in silenzio, lo aspettavano. Entrò sorridendo, scacciando dalle loro menti ogni ombra di preoccupazione. Sentiva la presenza della bambina dagli occhi dolci, lì, in quella stanza. Una presenza amica e necessaria che, probabilmente, non l’avrebbe mai abbandonato.



Bhè, che dire? Finalmente sono riuscita ad aggiornare! La parte comica della storia è che il capitolo era pronto da più di due (forse anche tre) settimane e poi ... PUF, il mio computer ha deciso di abbandonarmi. Ora sono in una situazione "precaria" quindi non so praticamente quando potrò scrivere di nuovo. Ma comunque sono contenta che la storia continui ad essere letta, spero davvero che questo capitolo vi piaccia. Non è molto importante in realtà, è semplicemente di passaggio infatti non è nemmeno molto lungo, ma non volevo che il personaggio di Liam venisse così poco considerato e ci tenevo a scrivere ancora di Janet ... quindi eccolo qua! Ora vi lascio, nella speranza di tornare presto :)
Grazie di tutto 

Lily :)

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Capitolo 19
*** Notizie da casa ***


Nevicava. E mentre fuori la tempesta tormentava gli abeti, all’interno delle mura francamente poco accoglienti dell’orfanotrofio qualcuno mancava all’appello.
“inizio a preoccuparmi” sussurrò Sam, con le braccia conserte e lo sguardo fisso oltre la finestra.
“sta tranquilla Sam, sanno benissimo come cavarsela” tentò di tranquillizzarla Liam, mentre armeggiava col fuoco.
La legna scarseggiava e con essa anche il cibo. Avevano temporeggiato aspettando invano che il tempo migliorasse, ma erano quattro giorni che non faceva altro che nevicare di continuo così Louis, Niall e Zayn furono costretti ad affrontare la tempesta per ottenere qualche riserva in più. Erano partiti all’alba, il sole stava calando e dei tre temerari nemmeno l’ombra.
“ECCOLI, ECCOLI” una voce acuta piombò giù dalle scale, provocando la caduta di vari centimetri di polvere. Layla era stata in ansia tutto il giorno sapendo che gli amici non erano al sicuro nella struttura che ormai chiamava casa, così aveva passato le ultime 12 ore davanti la finestra del piano di sopra, per ottenere una visuale migliore.
E infatti li vide prima di tutti. Tre figure, coperte da vari strati di indumenti si dirigevano a fatica verso il portone d’ingresso. Liam capitolò nell’entrata e aiutò gli amici ad entrare. La figura di Zayn venne assalita da quella esile di Alice, anch’ella in ansia. Al moro non poté fare a meno di sfuggire un sorriso quando la ragazza gli stampò un bacio sulle labbra.
“Hey, sono tornato tranquilla” le sussurrò dolcemente, carezzandole i capelli.
“Harry, dove sei?” chiamò Niall “ci serve una mano, dannazione.”
Layla trasalì sentendo quelle parole e arrossì lievemente.
“L-Lo vado a chiamare io” balbettò salendo di fretta le scale.
I ragazzi si guardarono curiosi mentre Louis sghignazzava silenziosamente, ricevendo un’occhiataccia da parte di Sam.
“Che c’è?” le chiese, facendo le spallucce mantenendo il ghigno sul viso.
 
Harry si trovava nel letto, avvolto nelle lenzuola in un profondo stato comatoso di benessere. Avevano appena fatto l’amore, ma non era stato come la prima volta. Layla arrossì violentemente al ricordo degli occhi serrati di Harry che provava piacere dagli atti compiuti dalla ragazza. Quando Layla rientrò nella stanza, Harry si alzò sui gomiti e la osservò attentamente, con una punta di malizia nello sguardo.
“Harry devi scendere, ti cercano” sussurrò la ragazza, posizionandosi al fianco del riccio.
“mmm..” mugolò lui, avvicinandosi per posarle un bacio sulle labbra.
“sei bellissima con la mia maglia addosso” le disse poi, facendola sorridere.
La prese per il polso e tirò leggermente verso di sé.
“restiamo qui” le disse.
“avanti Harry” sussurrò lei “di sotto ci aspettano e …”
“fai meno la barbabietola e vestiti Styles, abbiamo bisogno del tuo aiuto” la presenza di Louis era del tutto inaspettata nella stanza. Layla si allontanò di scatto dal petto di Harry, mentre questo coprì velocemente la parte nuda del suo corpo.
“tua sorella non è affatto contenta, comunque” disse rivolto a Layla, con un sorriso da furbetto stampato sul volto, poi scomparve con la stessa velocità con cui era apparso.
“mai un po’ di privacy” sbuffò Harry, vestendosi mestamente.
Layla non poté fare a meno di mordersi il labbro osservano il corpo del riccio che veniva lentamente coperto dai vestiti. Sentendosi osservato si voltò verso la ragazzina dagli occhi scuri e sorrise vedendola rapita dal suo corpo. Le porse la mano e insieme scesero al piano di sotto, dove la Prima Stanza era stata riempita di legna sufficiente per le prossime due settimane e cibo a volontà. Nonostante tutto la situazione era un po’ tesa: Sam era ferma in un angolo, stranamente silenziosa, mentre il resto del gruppo le lanciava di tanto in tanto sguardi apprensivi.
“Che succede?” chiese Layla di scatto.
Sam alzò lo sguardo e lo posò sulla sorella, con affetto.
“dobbiamo tornare a casa”
La stretta di Harry sul polso di Layla si fece più stretta.
“voi siete a casa” disse duro.
“No Harry, Niall mi ha appena detto che il villaggio è pieno di nostre foto con sotto la ricompensa che mia madre darebbe a chiunque le dia qualche informazione. Dobbiamo trovarla e dirle che stiamo bene”
“verrò con voi” disse meccanico.
Sam sospirò rumorosamente.
“anche io” si aggiunse Louis, livido in faccia. L’espressione era profondamente mutata rispetto a quella che aveva assunto pochi minuti prima, quando aveva colto la coppia in flagrante.
“dovreste lasciarci risolvere la questione da sole” disse dura Sam.
“Harry e Louis hanno ragione Sam, lì fuori c’è una tempesta non ce la fareste mai a viaggiare sole” si infiltrò Zayn. Sam lo guardò male.
“aspetteremo il bel tempo”
“puoi scegliere per te Sam, ma non permetterò che Layla venga …”
“no” Layla interruppe Harry facendolo sussultare lievemente “Sam ha ragione”
Il riccio la guardò stranito e sul volto della ragazza apparve uno sguardo colpevole. Non voleva fargli pensare di voler allontanarlo, ma era necessario che lei e Sam incontrassero la loro madre e le spiegassero le loro intenzioni. Sole.
“aspetteremo che il mal tempo passi, dopodiché faremo visita a nostra madre”
Quando Harry fece per parlare Layla lo interruppe nuovamente.
“torneremo entro 24 ore” lo rassicurò.
 
Nei giorni seguenti il tempo parve migliorare e così, dopo aver dato mille e più rassicurazioni agli amici, le due sorelle s’incamminarono verso il paese.
“non mi piace questa storia” borbottò infelice Harry prima che la ragazzina dai capelli neri gli stampasse un bacio sulla guancia.
“tornerò e non ci divideremo più” nel frattempo diceva Sam ad un Louis abbastanza spaventato.
“se non dovessi tornare, ti verrò a prendere” le rispose.
Sam abbandonò un piccolo bacio sulla punta del naso di Louis e si diresse verso la porta, promettendosi di non guardare indietro. Ma proprio quando giunse all’entrata ruppe la promessa, incrociando per l’ennesima volta lo sguardo azzurro dell’uomo che amava tanto.
Aveva davvero paura di non riuscire a tornare.
Quando Layla chiuse la porta dietro di sé, il gelo assalì le due ragazze che si strinsero fra loro per trovare sollievo nel calore dei loro corpi. Nonostante il sole fosse alto nel cielo, la temperatura era notevolmente bassa e precipitò ulteriormente quando il vecchio orfanotrofio non era più nella loro visuale. Superato il bosco, oltre la radura, trovarono finalmente il sentiero che portava verso il capo più alto della città, attraversando il villaggio. Il paese era stranamente deserto, non era affatto come l’ultima volta che Layla l’aveva visto. Non c’erano urla felici di bambini o rumori di passi che si accavallavano, solo il leggero soffio del vento che faceva tintinnare i vetri delle case.
“guarda Layla” Sam indicò alla sorella l’interno di un’abitazione trasandata. Un piccolo albero di Natale scintillava contro la finestra. Proprio in quel momento Layla si accorse dei vari addobbi che decoravano le case.
Era Natale. Ecco perché nessuno era fuori, tutti erano in famiglia.
Un stretta avvolse il cuore delle ragazze. Layla immaginò i suoi amici che aspettavano impazienti il ritorno delle due sorelle, ignari della festa che celebrava il resto del mondo. Poi immaginò sua madre. La immaginava seduta al tavolo elegantemente addobbato per la festa, con uno dei suoi soliti vestiti mondani e un chignon in testa, tremendamente sola, aspettando invano il ritorno delle sue figlie che l’avevano abbandonata senza ripensamenti.
“BUON NATALE” gridò qualcuno. Quando si girarono notarono un bambino che, a piedi scalzi, correva nella loro direzione.
“non abbiamo niente da offrirti piccolo” gli disse gentilmente Sam quando furono a distanza ravvicinata, ma lui scosse la testa con veemenza .
Porse poi loro due rose bianche. La bocca delle ragazze si schiuse in una piccola “o”, ma avendo prostrato troppa attenzione ai fiori appena ricevuti non si resero conto che il bambino era già fuggito via.
Le due tornarono sui loro passi, camminando per un altro buon quarto d’ora finché non videro finalmente la villa della loro madre.
“ci siamo” sussurrò Sam, più decisa della sorella per lo scontro finale.
Attaccato al cancello della grande abitazione vi era un cartello con una foto delle ragazze e sotto, a lettere cubitali, stava scritto “DISPERSE”. Layla strappò il cartello con forza e lo accartocciò.
Fu il giardiniere che notò la loro presenza, aprendo distrattamente il cancello. Non sembrava molto sorpreso di vederle. Le condusse al grande portone in quercia e lasciò che bussassero.
Poi tutto accadde velocemente: le porte che si aprivano, il viso di ghiaccio di una donna che non aveva più amore da offrire, un colpo, un urlo soffocato e i corpi delle due sorelle che si afflosciarono lentamente per terra, privi di vita.



Bhè eccoci qua. Questo è il capitolo che tanto ho atteso di scrivere, nonché penultimo capitolo della storia. 
Voglio, come al solito, scusarmi per l'attesa e chiedervi cosa ne pensate. Sappiate che la storia non è finita! Ma voglio lasciare a voi i commenti :)
Spero solo che vi piaccia.
Siete pronti per l'epilogo?  
Saluti

Lily (:

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