Isis - Amore Pazzo -

di kishal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imprevisti - Brutte Abitudini- ***
Capitolo 2: *** La Sveglia, La Pelliccia, Il Fiocco ***



Capitolo 1
*** Imprevisti - Brutte Abitudini- ***


IMPREVISTI

IMPREVISTI

Brutte Abitudini

 

 

 

Le lacrime gli pungevano gli occhi, rossi per il troppo pianto versato. Con il petto sconquassato dai singulti a malapena riusciva a pronunciare quelle ultime parole. Eppure si doveva fare forza, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe messo piede in quel posto: le doveva dire addio nel migliore dei modi.

Scosse la testa un paio di volte, tentando di riprendersi, e si passò una mano tremante sopra gli occhi. “Ti ho amata… ti ho amata più della mia stessa vita. Ma te ne sei andata…” Tirò un lungo sospiro, alzando lo sguardo e poggiandolo sulla grigia lastra di pietra davanti a lui. “Non ho potuto fare nulla per impedirlo. Ma ti prometto che baderò a tua figlia. Le farò da padre, la educherò come tu avresti voluto.

Sarò per lei tutto ciò che non sono potuto essere per te.”

Detto questo, l’uomo biondo si alzò, e dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla lapide, se ne andò via.

La forte brezza che soffiava da nord quel ventun novembre del duemila era più fredda che mai. L’inverno bussava alle porte, la dura stagione stava per arrivare.

 

 

 

Quindici Anni Dopo

 

 

“Cosa vorrebbe dire che la McGranitt sta ponderando l’idea  di sospenderti o meno?!” Gridò l’uomo, rosso in volto per la rabbia.

La ragazza fece una smorfia, facendo vorticare lo sguardo per la stanza in cerca di una via di fuga. Purtroppo però, reprimendo a stento un sospiro di sconforto, dovette tornare a poggiare gli occhi sulla belva inferocita che aveva davanti: a quanto pareva, quella volta avrebbe dovuto affrontarla.

Posso …avvalermi del silenzio stampa?!” Sbottò, puntando tutto sulla sua ironia e sul fascino dei suoi splendidi sorrisi.

Quel giorno però il padre non pareva particolarmente propenso ad essere ammaliato, e tanto meno aveva voglia di ridere alle sue battute. “CHE COSA HAI COMBINATO?!” Urlò infatti forte come un tuono, facendola sussultare.

“Papà, suvvia… calmati! Non è niente di grave! Eheh, la McGranitt non mi sospenderebbe ma…”

“Hai lanciato fatture a qualcuno?”
”No…”

“Hai picchiato qualcuno?!”
”No! Ma secondo t…”

“Hai insultato qualche professore?”

“Uff…no…”

 

Draco si portò le mani ai capelli, iniziando a girare in tondo per la stanza. Cosa poteva aver combinato allora? Possibile che se ne fosse inventata qualche altra?! Come se il suo repertorio di malefatte non fosse già abbastanza vasto! “Cosa diamine hai fatto allora?!?!” Chiese, esasperato, voltandosi a fissarla. Lei sbattè un paio di volte le lunghe ciglia, facendo una piccola risatina isterica. Brutto segno, significava che ne aveva combinato una davvero grossa….

“Ti giuro che è stato un caso…”

“Isis…”

La ragazza mise il broncio. “Io volevo solo imparare un incantesimo per cambiare colore ai tessuti!”

 

L’uomo rimase di stucco. “Cambiare colore ai tessuti?! A che ti può servire un incantesimo del genere, quando hai abbastanza soldi per comprarti qualsiasi capo tu voglia di tutte le tonalità di colori esistenti al mondo?!”

“Infatti non serviva a me, ma ad una mia amica. Eileen Paciock.”

“E tu cosa centri allora?”
”Lei non riusciva ad usarlo, è una vera schiappa in Incantesimi. Così l’ho provato io.”

“Isis, potresti dirmi esattamente cos’è successo?! Mi sto stancando di questo botta e risposta. PARLA!”

 

La ragazza titubò a lungo, facendo su e giù per il gradino su cui pochi istanti prima il padre l’aveva inchiodata. Aveva sperato di arrivare in casa e salire in camera sua senza che lui se ne accorgesse, per poi uscire solo verso sera, quando la maggior parte della sua rabbia dovuta al messaggio della Preside sarebbe stata ormai evaporata. Ma la Fortuna, in quell’ultimo periodo, pareva non giocasse proprio a suo favore….

“Beh… ecco… Sai, Eileen mi aveva chiesto di provare quell’incantesimo, dato che lei non ci riusciva. Ed io ho accettato.”

“Fin qui eravamo già arrivati.”

“Allora siamo andate nel primo posto isolato ove ci fosse qualche lembo di stoffa da poter tingere, senza che, qualora fosse capitato che io sbagliassi incantesimo, ci fosse il rischio che qualcuno si facesse male.

E quindi siamo finite nei sotterranei, in una zona completamente isolata, dove c’era appesa sul soffitto una bandiera Serpeverde.”

 

“Aspetta aspetta aspetta! … Come diamine avete fatto a finire nei sotterranei?! Ci sono piani e piani di distanza dalla Torre dei Grifondoro!” L’interruppe Draco, fissandola di sbieco.

“Va bene, ok, avevo in mente di tingere di rosso e oro la bandiera dei Serpeverde.” Tagliò corto lei, appoggiandosi alla ringhiera di marmo delle scale e sbuffando.

Draco alzò la testa al cielo, imprecando silenziosamente contro le brutte abitudini della figlia.

Isis aspettò che fosse di nuovo rivolta a lei tutta l’attenzione, e poi riprese il suo racconto. “Una volta arrivata, ho afferrato la bacchetta e pronunciato l’incantesimo.

Solo che… boh… probabilmente ho sbagliato qualcosa, non so se le parole o il movimento della bacchetta…. Tuttavia invece che cambiare il colore della bandiera ho fatto saltare il muro su cui essa era poggiata.”

 

Hai fatto saltare un muro della scuola?!” Ripeté Draco, spalancando gli occhi allibito.

“Eh, magari fosse tutto qui…” Replicò lei amaramente, mentre una maschera di vero dolore compariva sul suo viso.

“Perché, c’è anche dell’altro?!” Chiese lui, con la voce che si faceva più flebile.

“Ecco… si da il caso che…”

 

“Si da il caso che quel muro appartenesse alla mia stanza da letto, e che io in quel momento fossi tutt’altro che vestito.”

La dura e strascicata voce maschile fece voltare i due familiari verso l’ingresso, da cui una figura vestita di nero andava avanzando verso loro.

Draco, desolato, scosse la testa un paio di volte, e la figlia, approfittando di quel momento di distrazione, si volatilizzò su per le scale.

“Salve Severus. Sei stato tu a condurla dalla McGranitt dunque…” Disse poi, rivolgendo lo sguardo verso l’anziano professore.

“Oh sì. E sono stato io a pretendere che venisse espulsa da Hogwarts. Ma la mia cara collega ha reputato che fosse una punizione troppo severa, che in fondo la ragazza non era consapevolmente colpevole delle sue azioni, che tutti possono fare un errore del genere.”

Il sopracciglio di Malfoy schizzò in alto, mentre il suo sguardo si raffreddava. “Come mai te la sei preso così tanto? Pretendere addirittura che fosse espulsa… Nemmeno ti avesse visto nudo l’intera scuola!”

 

“No, non l’intera scuola ma c’eravamo vicini.” Replicò l’uomo, mentre un moto di rabbia faceva scintillare i suoi neri occhietti.

La risposta spiazzò il biondo. “… Come?! Isis mi aveva detto di essere andata in un luogo isolato per…”

Secondo te si sarebbe lasciata sfuggire la possibilità di ammazzare ‘per caso’ qualche serpeverde, eh?!

 

E mentre Draco si crogiolava nel suo dolore, Piton continuò il suo racconto. “Comunque, la vecchia si è limitata a dire che avrebbe ponderato l’idea di sospenderla per tre giornate dalla Scuola, con obbligo di frequenza alle lezioni, ovviamente.”

“Con obbligo di frequenza? E allora perché l’avete rispedita qui?”

 

Sul volto di Piton comparve un ghigno poco rassicurante. “Naturalmente, nonostante tutto la sua Casa è stata penalizzata di duecento punti, e Minerva ha reputato più saggio farla allontanare da Scuola fino all’emissione del verdetto per evitare che i compagni grifoni la ammazzassero con le loro stesse mani!”

 

“E’ una peste, nel vero senso della parola: distrugge tutto quello che le sta attorno. Cosa dovrei farle?”

“Magari provare a darle un’educazione più rigida.”

“Considerando che fino agli undici anni ha avuto te come precettore, si può pretendere qualcosa di ancor più forte e inflessibile?”

“Sii così gentile da non ricordarmi quel periodo, per favore…”

“E da quando è entrata ad Hogwarts, non ha fatto altro che peggiorare….

Ma come mai, Severus, tu sei qui? L’hai accompagnata?” Chiese poi, d’improvviso.

 

L’uomo dai capelli simili alla pece rimase un attimo in silenzio, fissandolo. “No, non sono venuto qui ad accompagnarla, soprattutto considerando che sarebbe dovuta arrivare al maniero ieri sera e non questa mattina…”

Draco si portò una mano agli occhi, reprimendo a stento l’istinto di spaccare tutto quello che aveva davanti.

“… Sono venuto qui per avvertirti di un fatto importante.”

Il biondo sospirò. “Sì. Parla dunque.”

 

“Ronald Weasley è tornato in Inghilterra.” Disse Severus con la sua fredda calma, fissando l’uomo per non perdersi neanche una virgola della sua reazione… che non tardò ad arrivare.

 

COSA?!” Gridò Malfoy, sbarrando gli occhi.

“Minerva McGranitt gli ha inviato una settimana fa la garbata richiesta di presiedere alla cattedra di Volo nella nostra nobile facoltà, e lui, contro tutte le previsioni, ha accettato. E’ arrivato ad Hogwarts ieri sera.”

“… da solo?”

“Non so dove sia la moglie, non ho sentito alcun pettegolezzo in giro e, per quanto mi riguarda, ho tentato di tardare il più possibile il momento in cui sarò costretto a rivolgergli la parola.”

“Cazzo! Se la vedesse…”

“Per questo ho fatto di tutto affinché la tua piccola peste fosse immediatamente spedita a casa. Malfoy, se la vedesse la riconoscerebbe subito. Fisicamente sarà pure un impiastro perfetto dei geni dei suoi genitori, ma i suoi occhi…- Piton deglutì - e anche il suo carattere... non lasciano dubbi sulla sua provenienza.”

 

NO!” Gridò il nobile aristocratico, prendendosi la testa fra le mani. L’insegnante sospirò pesantemente.

“Sapevi che prima o poi sarebbe arrivato questo momento.”

“Non voglio rinunciare a lei… non posso. Ne morirei, Severus

 

Il professore di Difesa Contro Le Arti Oscure sentì un brivido percorrergli la schiena a quelle parole. Sapeva purtroppo quanto esse fossero tremendamente vere…  nella guerra che si era conclusa quindici anni prima, Draco aveva visto uccidere la sua carissima madre e suo padre, nonché la donna che più aveva amato e che, col suo cuore d’oro, gli aveva fatto capire quale fosse la retta via da seguire. Se qualcos’altro fosse andato storto nella sua vita, non era certo che il giovane uomo che aveva davanti sarebbe stato in grado di mantenere la sanità mentale.

Da quando aveva scoperto di avere un cuore Draco era diventato tremendamente debole. E poiché il suo compito in qualità di padrino era proteggerlo, avrebbe fatto di tutto per aiutarlo. “Allora l’unica cosa da fare è trasferirla altrove.” Consigliò dunque.

“Ma trasferirla dove?”

“Non sei forse ancora amico con Nott?”

“Certo, è l’unica persona di cui mi fidi in questo mondo oltre te, ma che centra lui?”

“Se non sbaglio l’anno scorso ha divorziato dalla moglie: lui è rimasto qui in Inghilterra con la figlia maggiore, e lei se n’è andata in Romania col ragazzo più piccolo.”

 

Draco si illuminò. “Pensi che Pansy accetterebbe di prendere con se Isis?”

Piton fece spallucce. “Qualora non accettasse di sua spontanea volontà, penso che Theodore sarebbe ben felice di darti una mano.”

“Vado subito a mandargli un gufo!” Esclamò il biondo con un sorriso speranzoso sulle labbra, correndo verso la guferia e scordandosi del tutto del padrino.

Severus sorrise. Il più era fatto.

 

 

 

Quella sera…

 

 

Toc toc

 

Dopo il timido bussare, la grande porta di mogano scuro si aprì, e un’esile creaturina coperta da un pomposo pigiama giallo entrò nella stanza silenziosamente. I suoi grandi occhi azzurri erano dilatati dal dispiacere, e il visino delicato lievemente imbronciato. I lunghissimi capelli neri, disordinati come sempre, le cascavano tutt’intorno e le davano un’aria ancora più dolce e disastrata.

“Ti prometto che non butterò più giù il muro della stanza di Piton mentre lui ha solo indosso i suoi box pieni di calderoni e ampolle.” Disse tutto d’un fiato, fissando la figura seduta sul grande divano vicino al caminetto.

Draco, coperto dalla sua vestaglia argentea, ridacchiò divertito. E Isis, ben sapendo che quello era il segnale che il padre l’aveva perdonata, sorrise e corse verso di lui, gettandoglisi letteralmente addosso.

La tensione presente prima scomparve in un istante, e la stanza si riempì finalmente di vita.

“Era davvero orribile, non puoi capire! Non ho mai visto una cosa così schifosa!”

L’uomo scoppiò a ridere di gusto, abbracciandola a se.

“Papà a Natale gli devi regalare un intero nuovo set di mutande! Zio Severus non ha gusto!”

“E tu potevi anche evitare di mostrare le sue vergogne in pubblico!”

“Ma non sarebbe successo niente di così grave se lui usasse un intimo più decente!”

 

Draco, sorridendo, la fissò negli occhi. Per Merlino, quant’era bella Isis. Forse perfino più bella della madre…. E ora che aveva trovato una soluzione, nessuno gliel’avrebbe portata via. “Ti voglio bene, piccola.”

La ragazza lo guardò in silenzio per un po’. Quando faceva così, Malfoy aveva quasi l’impressione che potesse leggergli nell’anima. Poi gli diede un bacio sulla guancia, e poggiò il capo sulla sua spalla. “Ti voglio tanto bene anch’io papà.” Disse, e lui sorrise felice.

 

“Peste, ti ricordi Erik Nott?” Chiese l'uomo, subito dopo.

“Intendi, quell’enorme scassapalle figlio del tuo migliore amico a cui l’estate scorsa ho quasi fatto saltare le cervella con un petardo babbano? Il fratello di quella stregaccia fastidiosa con la puzza sotto il naso? A proposito! Perché mi avevi fermato quando ti eri accorto che le stavo per polverizzare i vestiti in mezzo alla sala da ballo?” Chiese, imbronciandosi.

“Perché non era il caso che lo facessi, tesoro.”

“Ma quella tizia…”

“Si chiama Sandra.”

“…Ma Salamandra non stava simpatica neanche a te! E tu sei un ex Serpeverde per giunta, i nemici li distruggi, non li rispetti come facciamo noi Grifondoro!”

“Tu di Grifondoro hai ben poco, Isis…”

“Me lo dice sempre anche la McGranitt! E sai una cosa? Non te l’avevo ancora detto… a dire il vero non l’ho mai detto a nessuno… ma il Cappello Pezzente aveva dei dubbi su Grifondoro e Serpeverde quando mi ha smistata! E' per quello che ho tentato di farlo a pezzi e la McGranitt ha dovuto ripeter il mio smistamente successivamente nel suo ufficio."

"Oh, finalmente so perché fin dal primo giorno di scuola mia figlia è stata presa per una pazza omicida! Ma come mai non volevi andare a Serpeverde?"

"Non mi piacciono i sotterranei. Sono freddi e umidi. E poi avevo pensato che, se una notte mi fosse venuta la voglia di prendere la scopa e andare a farmi un giro per i dintorni, non avrei potuto dato che laggiù non ci sono neppure finestre da cui uscire!"

"Ragionamento sensato, senza dubbio..." Commentò Draco, a cui erano venuti i brividi nel sentire quelle parole. "Però tu non l'hai mai fatto in questi quattro anni, vero?"

La ragazza ci pensò un attimo. "No, effettivamente non l'ho mai fatto... a parte le volte che sono dovuta uscire per partecipare alle corse clandestine, non ho fatto alcuna scappattella per il puro piacere di sentirmi sfiorare dall'aria della notte, ehhehe!"

 

"Eh... ... già" Mormorò Draco, scostandosela un poco di dosso per poter prendere fiato. Era incredibile come i racconti di lei riuscissero a metterlo totalmente in subbuglio.... "In ogni caso, piccola peste, ti stavo parlando di Erik per un fatto molto importante."

"Davvero?"

"Sì."

"Non lo devo sposare, vero?"

"No, stai tranquilla. Devi solo trasferirti nella sua scuola."

 

La ragazza, a quelle parole, non diede un effettivo segno di aver compreso. Rimase semplicemente immobile, tranquilla, continuando a guardarlo con i suoi profondi occhi blu. "Non faceva ridere, papà." Disse poi.

"Non doveva fare ridere, Isis."

"Allora mi devo mettere a piangere?"

"No... non per forza."

 

"Mi stai dicendo che mi hai trasferito a Durmastrang?"

"Sì tesoro. Domattina ti accompagno."

"....e quindi devo lasciare Hogwarts senza neanche salutare i miei amici?!"

"Purtroppo sono capitati fatti che mi hanno spinto ad accelerare i temp...."

"MA PAPA', E ALLA MIA VITA NON PENSI?!" Gridò quella, senza neanche lasciargli finire la frase, scattando in piedi dal divano e fissandolo sconvolta. "SONO CRESCIUTA IN QUELLA SCUOLA! HO UN SACCO DI AMICI LA'! SONO AFFEZIONATA AI MIEI PROFESSORI... LA MCGRANITT MI ADORA ORMAI! E POI HO ANCHE UN FIDANZATO!"

"Potrai trovare tutto questo anche là, Isis."

La mora sbuffò, tornando a sedersi. "Che palle... e dire che avevamo organizzato un bel festino nella stanza delle necessità per il mio rientro. Margareth Flinth Fletchley è perfino riuscita a procurarsi un bel pò di alcolici abusivi... e Thomas Jordan aveva tirato su un bel giro di scommesse su Chi Crolla Per Primo. Cavoli, mi uccideranno quando sapranno che non verrò e che loro rimarranno senza canne...." Mormorò, più che altro parlando tra se e se. Quando però, alzando il viso, si ritrovò a fissare lo sguardo sconvolto del padre, fece un sorrisetto stentato capendo subito in che guai si era cacciata. "Eheheh... naturalmente scherzav...."

"VAI SUBITO A PREPARARE LE VALIGIE! SI PARTE PER DURMSTRANG ORA!"

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** La Sveglia, La Pelliccia, Il Fiocco ***


Quando la sveglia suonò, Isis si alzò a sedere sul letto, prendendo poi l’oggetto che aveva poggiato sul cuscino al suo fianco e scaraventandolo contro il muro di fronte

La Sveglia, La Pelliccia, Il Fiocco

 

 

 

 

 

 

Quando la sveglia suonò, Isis si alzò a sedere sul letto, gli occhi ancora chiusi. Ogni notte, prima di addormentarsi, posizionava quel maledetto oggetto sul cuscino al suo fianco, perché se fosse stato anche poco più lontano lei non sarebbe riuscita a sentirne il rumore e avrebbe continuato a dormire beata. Mugugnando qualcosa d’incomprensibile, che probabilmente nel suo pensiero equivaleva ad uno dei peggiori insulti possibili, senza neanche voltarsi allungò la mano, afferrò la sveglia e con un gesto secco la scaraventò contro la parete di fronte, facendola disintegrare in mille pezzi.  Il rompi-sveglia era un gesto ormai divenuto quotidiano, e inaugurato il primo anno trascorso ad Hogwarts: le permetteva di scaricare la rabbia per essere stata svegliata dai suoi dolci sogni, e trascorrere poi una giornata allegra e solare.

Le poche volte che non aveva avuto una sveglia da rompere erano perfettamente memorizzate nelle menti dei suoi ex compagni di studi….

 

Già, proprio ex compagni.

 

Ex

Ex

Ex

Ex

 

Isis si guardò intorno, e mano a mano che il suo sguardo si poggiava sui particolari della sua nuova stanza il peso dell’angoscia che aveva addosso aumentava.

Il padre l’aveva trascinata nella Scuola di Magia di Durmstrang, in Romania, poche ore prima, ancora arrabbiato per ciò che lei si era lasciata sfuggire. Il viaggio era stato veloce grazie alla smaterializzazione (anche se per via della grande lontananza si era ritrovata con un iniziale nausea) e non appena aveva messo piede nella grande struttura un brutto signorotto tutto ricoperto di pellicce, con la carnagione grigiastra e il naso adunco l’aveva spedita senza tanti complimenti nelle sue stanze, indicatele da un’orribile creatura dallo sguardo cattivo più simile ad uno zombie malandato che ad un elfo domestico. Non appena l’aveva visto aveva avuto la certezza che prima o poi, un bel giorno, lo avrebbe riempito di botte: aveva un nome assurdo, e tutto in lui pareva dire  ‘Odiatemi, odiatemi!”.

Probabilmente anche il padre doveva avere la stessa sensazione… quando però guardava lei. Ricordava molto bene come, prima di andarsene, si fosse voltata e l’avesse salutato, e lui non avesse risposto, indirizzando altrove stizzito la faccia e seguendo il Preside che gli mostrava la scuola e chiariva con lui i punti del Piano dell’Offerta Formativa.

 

Quel pensiero le fece corrucciare la fronte, e con un triste sbuffo sprofondò di nuovo fra le lenzuola.

Si era davvero cacciata in un bel casino…. E poi odiava quel posto! Così tetro, così grigio, così morto. La sua stanza pareva una caverna, con un gigantesco armadio in legno scuro e un baldacchino dello stesso materiale ricoperto da lenzuola di seta nera e un enorme, davvero gigantesca, coperta imbottita di pelliccia grigia. Non osava immaginare quale strano animale avessero dovuto spellare per arrivare ad avere un oggetto del genere… bleah!

Lì non c’erano colori, non c’erano comodità, non c’erano pupazzi. Come si poteva vivere in un posto del genere? E addirittura le finestre non erano grandi come quelle di Hogwarts, ma monofore goticheggianti da cui a malapena entrava uno spiraglio di luce. Si poteva già da ora scordare le sue scorrazzate notturne a cavallo della scopa….

Incrociò le braccia al petto, guardandosi attorno minacciosamente, come se intimidire i muri potesse arrecarle qualche vantaggio. Per protesta quel giorno non si sarebbe alzata e non sarebbe andata a lezione.

 

 

Toc toc

 

Fece crollare la testa all’indietro, allibita.

Come, a quei Durmistringhi del C***o non bastava solo rovinarle la vita imprigionandola in un posto del genere, ora dovevano perfino venirle a rompere le scatole dopo che aveva deciso che avrebbe fatto sciopero? Roba da pazzi! A meno che non si fosse trattato di un bel pezzo di… rumeno a torso nudo che veniva a portarle una bella colazione hawaiana a letto, avrebbe ammazzato di botte il malcapitato scocciatore.

Con sguardo torvo scese dal letto, e non appena i suoi piedi toccarono terra rabbrividì subito per il terribile gelo: fuori dalle coperte il freddo pungeva come spilli, e il pavimento pareva fatto di puro ghiaccio. Dannazione a lei che si era lasciata smaterializzare scalza e aveva lasciato le pantofole e la vestaglia nelle valigie.

 

Toc toc

 

“Sì, arrivo!” Sbottò seccata, zampettando fino alla piccola porta nera, molto simile a quella delle celle delle monache di clausura babbane. Si chiese subito se fosse stato il padre a pretendere che le fosse data una camera del genere, oppure se in quella scuola fossero tutte così….

Arrivata davanti al battente, con uno strattone tentò di aprirlo, ma invano: era più pesante del piombo.

Dopo cinque minuti di sforzi tremendi, però, riuscì ad allargare uno spiraglio, da cui fece spuntare fuori la testa per vedere chi la scocciava a quell’ora e, eventualmente, porre in pratica le più sadiche tortura cinesi cristallizzate nella sua memoria.

Un depravato sorriso le apparve immediatamente in volto quando riconobbe la persona che aveva davanti: Erik Nott, il figlio dell’amico del padre.

 

Si poteva dire che, praticamente, con lui ci fosse cresciuto. Le loro famiglie si riunivano per ogni festa, e non passavano mai un’estate l’una senza l’altra. Per Isis quei periodi erano una vera pacchia, dato che poteva mettere in pratica sui due eredi Nott tutte le idee più maligne della sua perversa mente.

Non sopportava né Erik, né sua sorella maggiore, Sandra. Mentre però quest’ultima subiva le sue attenzioni senza poterle ricambiare, il figlio minore poteva essere definito perfettamente come la sua controparte maschile. Si azzuffavano nelle maniere più tremende, e non erano state poche le volte che i familiari li avevano dovuti trascinare in ospedale.

Erik era un bel ragazzo molto alto, non magro e dinoccolato come il padre (o come l’orribile sorella) ma con una bella corporatura formosa, ereditata senza dubbio dai geni materni. Aveva capelli biondi come l’oro, e grandi occhi neri, che spiccavano in un viso perfetto da statua greca.

Un vero splendore, certo, che aveva con le ragazze lo stesso successo che Isis aveva con i ragazzi. Tuttavia, sarà per la troppa somiglianza, i due giovani non si sopportavano.

“Non ci credo, Erik Nott! Ma che gran piacere ritrovare te, qui, ora!” Disse la mora, infilando di nuovo la testa dentro e tentando di aprire con tutte le sue forze quel maledetto battente per potergli liberamente saltare addosso.

 Erik, da fuori, sogghignò, deciso a darle un aiutino. Con un brusco e forte calcio fece improvvisamente spalancare la porta, facendo catapultare Isis a metri di distanza.

“Buongiorno, Malfoy!” Disse poi, entrando con passo superbo nella stanza e fissandola dall’alto con onnipotenza.

 

La povera disgraziata, che non perse tempo ad asciugarsi il labbro sporco di sangue per via del violento colpo, si arrabbiò come non mai. “Vaffanculo Nott.”

Lui sorrise sprezzante a quella reazione, e continuò. “Tuo padre mi ha lasciato un messaggio dicendomi di badare a te e di non permetterti di farti fare cazzate. E, naturalmente, per fare questo ho mano libera!”

Ma davvero? Oh, allora penso che mio padre sarà costretto a riscrivermi ad Hogwarts molto, molto in fretta!” Disse Isis, alzandosi e dandosi una sistemata.

Perché?” Chiese lui, aggrottando le sopracciglia.

 

Perché ho tutte le intenzioni di farmi espellere!” E, così dicendo, gli saltò letteralmente addosso, cingendogli il busto con le gambe e tirandogli indietro la testa prendendolo per i capelli alle tempie. Erik si maledisse mentalmente per essersi avvicinato troppo e aver abbassato la guardia: una come Malfoy non si metteva fuorigioco facilmente. Tuttavia, non poté fare nulla per reprimere l’urlo di dolore che, spontaneo, fuoriuscì dalla sua bocca non appena la presa di lei sui suoi capelli si fece ancor più violenta.

MOLLAMI!” Gridò, trattenendo a stento le lacrime.

“Solo quando avrò finito di staccarti la testa!” Replicò lei, con il sangue che riprendeva a fuoriuscire dal labbro inferiore, gonfio e viola.

 

Lui provò a spingerla via, ma più tentava di allontanarla più lei stringeva e tirava. Alla fine, con un gesto disperato, si diresse verso il muro e lì le fece sbattere violentemente la schiena, cosa che la costrinse a mollare la presa il tanto necessario perché lui potesse allontanarsi da lei.

Si guardarono in cagnesco, entrambi rossi in volto e col fiatone, lei seduta a terra e lui in piedi davanti.

Dimmi un solo motivo per cui non dovrei prenderti la faccia a calci!” Esclamò lui, inviperito.

Un ghigno sadico comparve nel volto della ragazza. “Non ne conosco.”

Non appena finì la frase, il piede del ragazzo partì con ferocia nella sua direzione, ma lei riuscì a bloccarlo e a tirarlo giù facendolo cadere. Fece per rimettersi in piedi (con tutta l’intenzione di prenderlo a sua volta a calci), ma lui la trattenne tirandola brutalmente per i capelli e finendo per farla sdraiare al suo fianco. Vedendo che tuttavia stava per rialzarsi e reagire malamente, le si buttò sopra con tutto il peso del suo corpo, incollandola al pavimento.

 

La guardò, gli occhi blu dilatati dalla rabbia, le labbra rosse e gonfie bagnate dal sangue, i capelli sparsi sul pavimento come una corona nera. Aveva sempre trovato incredibile la capacità di quella ragazza di ispirargli perfidia e perversità, a tutti i livelli… Bella e selvaggia, un vero bottino da conquistare. “E ora… dimmi perché non dovrei violentarti, qui, su questo pavimento.

 

Lei gli sputò deliberatamente in faccia, costringendolo a voltarsi di scatto. “Perché ti mancano gli attributi per farlo, stronzo.

Lui ridacchiò. “E’ incredibile come, nonostante tu sia letteralmente a terra, non perda mai il brutto viziaccio di parlare troppo.”

Levati di dosso, verme!” Protestò lei, cercando invano di spostarlo da sopra se.

Perché mai? Mi piace tanto averti sotto…” Continuò imperterrito lui.

“Che c’è, i tuoi cari compagnetti di Durmstrang non ti concedono il loro tonico didietro e per questo tu ti abbassi addirittura a molestare me?!

 

“Io non sono gay!” Replicò Erik, colpito nel profondo: le insinuazioni che quella stregaccia malefica faceva ogni volta sulla sua virilità lo riempivano immensamente di sdegno.

“Sì che lo sei! Stai in una scuola di soli maschi, e hai preferito addirittura rimanere a stare con tua madre piuttosto che andare con tuo padre! Che c’è, non puoi vivere senza i suoi consigli sul trucco?! Sei gay!”

 

Il viso di lui si corrucciò, e i suoi occhi la trapassarono come lame d’acciaio. “E tu, come mai sei qua? Tuo padre si è accorto che ad Hogwarts non fai altro che spacciare canne e fare la troia? Immagino non gli debba essere piaciuto molto l’ultimo colloquio con la McGranitt!”

“Per tua informazione la media dei miei voti è la più alta di tutta la mia scuola!”

“Peccato solo che abbia qualche pecca di troppo per quanto riguarda la Condotta!”

“Vai a farti fottere, Nott!”

“Dopo te, Malfoy.” Rispose lui, spostandosi e alzandosi in piedi.

 

 

Rimasero a fissarsi a lungo negli occhi, in silenzio, fino a che una strana luce non illuminò i loro volti.

Era il segnale che sanciva la tregua.

Erik allungò una mano nella direzione di Isis, sorridendole divertito. “Benvenuta a Durmstrang!”

La ragazza scosse la testa, accettando l’aiuto e rimettendosi in piedi. “Grazie.”

Avrai una vita dura qui, non ti mollerò per un solo istante. Dormo perfino nella stanza qui accanto!”

“Buono a sapersi, non dovrò neanche fare tanta strada quando avrò intenzione di soffocarti con un cuscino nel sonno! Ora andiamo a colazione?”

“Beh… prima ti dovresti vestire!” Ridacchiò lui, indicandole il pigiama giallo che indossava. Lei si guardò, grattandosi poi la testa divertita.

“Forse sarebbe il caso!” Disse, spostando lo sguardo per vedere dove potesse essere la divisa: sicuramente gliel’avevano fatta recapitare mentre dormiva.

 

Ed infatti, in una sedia vicino al gigantesco armadio, scorse un’enorme scatola grigia. Si avvicinò lentamente, non osando neanche immaginare come potesse essere la sua nuova uniforme, e quando le fu davanti la aprì con un gesto veloce.

 

I suoi occhi si spalancarono, sbalorditi. “Ma è un vestito!” Esclamò, prendendo la veste per le maniche e tirandola su. Erik le si avvicinò, osservando con sguardo critico ciò che aveva davanti.

L’abito era totalmente nero, con un corpetto a collo alto decorato con fili di seta e una lunga gonna a ruota che arrivava fino a terra. Insieme, nella scatola si trovavano anche una pelliccia da collo e un paio di stivali coi lacci. Tutto rigorosamente grigio.

“Oh mamma, sembrerò una suora davvero!” Esclamò lei, sull’orlo del pianto.

Se fosse più scollato, qui moriresti dal freddo. Fuori dalle stanze il gelo dilaga.”

“Davvero?”

“Puoi scommetterci! E poi, non è male. Senza contare che il corpetto ha le stecche, e se non vuoi rischiare di morire soffocata dovrai per forza stare buona!”

“Ah ah ah, molto divertente Nott. Me lo spieghi intanto come faccio ad andare in scopa con un obbrobrio del genere?”

“Non ci vai.”

“Non dire sciocchezze!”

“Qui le donne non hanno tutta la libertà che possiedono ad Hogwarts, Isis.” Disse lui, fissandola seriamente. “Sta ben attenta a come ti comporti. E ricordarti che c’è un regolamento molto severo da seguire, chi non lo fa finisce male.

La violenza qui è accettata, come da voi è accettata la libertà di scelta.

“Cretinate!” Esclamò quella, fissandolo astiosa. Ma quando si accorse che lui non scherzava, si trovò a deglutire amaramente.

Forse avrò bisogno di te… perlomeno fino a quando non mi sarà abituata al nuovo ambiente.”

“Lo credo anch’io.”

 

“Senti, ma mi spieghi di cosa sono questi peli? Cioè… che schifo, tutto il castello ne è pieno!” Sbottò subito dopo Isis, scordandosi in pochi istanti della serietà dei precedenti discorsi.

Il ragazzo rise. “Li usano tutti i maghi, qui in Romania! Proteggono bene dal freddo!”

“E da dove se li tolgono fuori?!

“Dai maiali!”

“Dai maiali?!

“Ovviamente!”

Ma i maiali non hanno i peli!”

“Beh… non ne hanno sulle zone in vista…”

 

A quelle parole, Isis spalancò gli occhi, facendo cadere a terra la pelliccia che aveva in mano e fissando esterrefatta Erik.

Il quale, ovviamente, dopo aver resistito per circa cinque minuti, scoppiò a ridere fragorosamente.

“Brutto Cretino!... Orso!... Mammuth! … Sei solo un idiota, Nott!” Esclamò quella, diventando tutta rossa e tirandogli un sonoro calcio negli stinchi, per poi andare a rinchiudersi in bagno con la sua nuova divisa … sempre accompagnata dalle risate del ragazzo!

 

“Wow! E’ la prima volta che riesco a fartela!” Le gridò, appoggiandosi alla porta della toilette.

ED E’ ANCHE L’ULTIMA, CI PUOI CONTARE!” Replicò lei, stizzita, da dentro.

“M’impegnerò affinché non sia così!”

“Oggi ce l’hai fatta solo perché sono ancora sconvolta dagli ultimi avvenimenti! Cioè, non so se mi spiego, ieri notte mio padre mi ha detto che sarei stata trasferita a Durmastrang, e questa mattina mi ritrovo già qui!”

 

La porta si aprì di scatto, provocando una quasi-caduta di Erik che vi era poggiato sopra. Isis uscì fuori velocemente, avvicinandosi al ragazzo e mettendoglisi di spalle per invitarlo a chiudere i lacci del corpetto.

“Potresti perlomeno chiedermi per favore. Protestò quello, eseguendo il suo lavoro.

“E tu potresti evitare di farmi soffocare!” Rispose lei, tirandogli una gomitata quando, stringendo i lacci più del dovuto, quasi le tolse il respiro.

Lui ghignò, lasciando un po’ la presa. “Perché tuo padre aveva tanta fretta di spedirti qui?”

“Non lo so. Però ho intenzione di investigare, questa storia mi puzza di bruciato.

 

“Pensi che abbia a che fare con tua madre?” Chiese lui dopo un attimo di esitazione, mentre combatteva per riuscire a fare un fiocco decente.

Lei sospirò, massaggiandosi la tempia. “… Non lo so. Però la mattina, quando sono arrivata a casa…”

“…sospesa?”

“Qualcosa del genere. Ti dicevo… quando sono arrivata a casa, zio Severus è giunto lì poco dopo. E si è fermato a parlargli.”

“Pensi che centri qualcosa?”

“Ne sono certa, perché altrimenti mio padre mi avrebbe avvisato prima. Tu, invece, dalle tue parti non hai saputo nulla?”

“Come potevo? Ero qui a scuola, e nessuno mi ha informato di nulla fino a questa mattina, quando mi è arrivata una lettera da parte di mia madre, una da parte di mio padre e una da parte di tuo padre.

“Wow, sei molto ricercato. Che ti dicevano?”

“Mio padre mi ha pregato di non ammazzarti, tuo padre mi ha gentilmente dato il compito di vegliarti, e… beh, mia madre mi ha avvisato che per le vacanze di Natale tu verrai a stare con noi, dato che tuo padre, per evitarti scomodi viaggi, preferisce lasciarti vicino alla scuola.

 

 

A quella confessione seguì un silenzio tomba, durante il quale Isis si scostò di scatto da lui – causando non poche sue imprecazioni dato che era appena riuscito a trovare un modo decente per fare quel maledettissimo fiocco -  e si mise a fissarlo negli occhi. “Non mi fa ridere.” Disse Isis dopo un po’, fissandolo biecamente. Erik sorrise appena, scotendo la testa e voltandosi: quando la giovane Malfoy reagiva così, significava solo che ciò che le era stato appena detto non le era piaciuto per niente.

“Neanche a me.”

“Dovrei passare le mie vacanze di Natale con te?”

“Così sembra.”

“MA SEI PAZZO?!

“Ah, io non centro nulla, avrei fatto volentieri a meno della tua presenza. La colpa è di tuo padre!” Disse lui, facendola voltare con un gesto brusco e riprendendo a farle il fiocco dell’abito: ormai riuscirci era diventata una sfida personale, ne andava della sua dignità d’uomo.

 

“Vorrei proprio capire che diamine gli è successo! Non ha mai fatto pazzie così grandi!” Continuò a lagnarsi quella.

“Lo scopriremo, tranquilla. Comunque, come ti ho detto già tante volte, secondo me dobbiamo iniziare ad investigare dal passato. Insomma, tu in fondo che diamine sai di tua madre, se non che è morta prima che nascessi? Non hai mai neanche visto una sua foto, e non conosci il suo nome!”

 

Il viso della ragazza si fece improvvisamente cupo, e il suo sguardo triste. “Pensi che papà abbia qualcosa di grave da nascondere? Io non voglio scoprire cose che poi mi porterebbero ad odiarlo… gli voglio troppo bene....

“Finiscila con questa storia Malfoy. Se hai la possibilità di scoprire la verità non ti devi tirare indietro: di vita ne hai solo una. Devi sapere chi sei, come viverla e a chi fare riferimento. Borbottò lui aggrottando la fronte, mentre l’ennesimo fiocco che aveva fatto si scioglieva fra le sue mani.

Uffh… sì è vero. Però è difficile….”

“Normale che sia difficile… però, alla fine, vedrai che avrai grandi soddisfazioni.” Asserì sicuro, allontanandosi di un passo e ammirando con un sorriso pieno d’amore il suo fantastico capolavoro.

 

Se lo dici tu. Al massimo poi, se qualcosa non mi va, ti picchio perché sei tu che mi hai dato questo consiglio.

Ok. Adesso andiamo a mangiare?” Disse Erik, avvolgendole un braccio intorno alle spalle e spingendola verso la porta.

“E’ vero, la colazione! Che danno qua di solito?”

“Carne di scimmia e uova di coccodrillo.”

Ahah, molto divertente.”

“Un po’ di tutto, scema. Avrai un’ampia scelta.”

“Oh beh, allora almeno un lato positivo di questo posto c’é.”

 

 

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