Amori a scuola

di ma89vi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: il primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: un uragano di nome Minako. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: il primo giorno di scuola. ***


Amori a scuola

Capitolo 1: Il primo giorno di scuola.

“La vita è un sogno ad occhi aperti… non capita mai ciò che vorresti… è imprevedibile come una tempesta a ciel sereno…”  

Era questo che pensava intensamente Usagi, mentre scrutava con i suoi occhi azzurri il palo della luce che si intravedeva dalla piccola finestra di camera sua. Passava quasi tutti i pomeriggi d’inverno ad ammirare il via vai di persone che andavano e venivano dalla città… le piaceva molto fantasticare sulle loro vite e l’affascinava tantissimo immedesimarsi in quegli uomini e quelle donne che sembravano sempre andare di fretta!

Aveva appena 14 anni e già era costretta ad affrontare il suo futuro… frequentava il primo anno di liceo, stava in una classe che non le piaceva ed era sempre di cattivo umore.

Sua madre era decisamente poco colta ed era pronta a tutto pur di vedere la sua amata figlia diventare una donna piena di successi! Aveva deciso tutto lei… quello che doveva fare... i vestiti... le scarpe... questo non stava più bene alla dolce ragazza dai capelli dorati che presto o tardi si sarebbe ribellata a quella madre troppo possessiva.

“Quando hai intenzione di portare i capelli come una signorina della tua età?”, le ripeteva sempre la donna. Che poteva farci Usagi se per lei era più comodo sistemare la sua chioma lucente in due codini? Stava decisamente più comoda!

Sua madre era proprio una brontolona! Aveva perfino deciso la sezione a cui doveva fare parte. Ok, era colpa sua se non aveva potuto iscriversi all’università e diventare dottoressa, visto che era incinta di lei, però era ingiusto comunque il suo comportamento!

Fatto sta che quella situazione non piaceva né a lei, che non avrebbe voluto lasciare le sue migliori amiche visto che stavano in una sezione che non era la sua, né a Minako, una delle sue compagne più care che frequentava a malincuore la sua stessa classe.

Mina, così tutti la chiamavano, era una tipa piuttosto estroversa e a volte un po’ troppo sicura di sé… Non che avesse tutti i torti: aveva biondi capelli lunghi, che adornava con un elegante fiocco rosso. Amava studiare e dare il meglio di sé, ma esigeva molto da quei professori che certamente non erano molto larghi di voti.

Era pazzamente innamorata di un docente della sua scuola, il signor Kunzite, e ogni volta che lo osservava da lontano, stritolava, nel vero senso della parola, il povero polso di Usa, che a malincuore doveva sopportare le atrocità dell’amica.  

Le due ragazze si conoscevano dai tempi delle elementari e anche se avevano due caratteri piuttosto diversi (Usagi infatti era una ragazza simpatica, ma molto timida) andavano d’accordo. Ovviamente come in tutte le amicizie, ci furono alcune incomprensioni causate probabilmente dall’insicurezza di Usa.. un distacco che tuttavia non aveva rovinato il loro rapporto.

Il  primo giorno di scuola di Usagi era stato un vero e proprio incubo.. ragazzi che andavano su e giù per il cortile cercando di “timbrare” le nuove matricole: era tradizione,infatti, tatuare sul braccio dei novelli studenti il termine “SPINA”… questo lo facevano i ragazzi più grandi che molte volte miravano al volto.

“Supererò anche questa!”, si diceva e intanto con tutta la faccia sporca aspettava Minako per entrare in quella stramaledettissima aula.

Nel  frattempo aveva incontrato le altre sue migliori amiche che purtroppo non sarebbero andate in classe con lei.

“Hey, Usa-chan! Cosa hai fatto al viso?”, chiese tutta raggiante Naru.

“Ti hanno conciata proprio per le feste!” le fece eco Makoto, mentre in lontananza si scorgeva Ami che provava a scappare da un gruppo di studenti assatanati che stavano cercando di timbrarla.

“Eh, già ragazze” - rispose imbronciata Usagi - “adesso lasciatemi in pace, però... non è proprio giornata.. da oggi inizia il mio inferno!”.

A un certo punto Usagi udì una voce chiamarla in mezzo alla folla: era Mina in compagnia di due ragazze che lei non conosceva.

“Ciao Usa! Ti presento Michiru e Haruka. Frequenteranno la nostra stessa classe.”, le disse frettolosamente.

“Piacere”, rispose semplicemente Usa, che, nel frattempo, stava osservando la felicità delle altre sue amiche. “Possibile che siano così contente?”, pensava mentre Naru prendeva in giro Ami per la sua avventura e Makoto rideva come un ebete mentre l’ascoltava.

”Se i nostri genitori non si fossero mai conosciuti chissà se saremmo diventate amiche…”, rifletteva la biondina, guardando Naru.

“E’ sempre stata un tipo strano…”. Effettivamente la ragazza aveva una personalità molto misteriosa: fino a poco tempo prima non si sarebbe mai accorta della sua rara bellezza. Non era molto alta, ma aveva i capelli di un castano rossiccio e gli occhi cangianti, che mutavano colore a seconda della luce: di giorno verdi, di notte marroni. Usa non aveva molta confidenza stretta con lei anche se la loro amicizia aveva antiche radici.

Stessa cosa non si poteva dire con Ami. Con lei, una ragazzetta dai corti capelli blu e occhi dello stesso colore, aveva un rapporto molto più stretto. Si poteva confidare, poteva raccontarle tutto ciò che provava, anche se spesso non capiva cosa volesse dire “soffrire per amore” visto che alla bizzarra Ami-chan non era mai piaciuto nessuno. Molte volte pensava che questo derivasse dal fatto che l’amica era piuttosto timida ed insicura.. forse anche per ciò che si trovava meglio con lei.

E Makoto? Beh, non poteva certo dire che la conoscesse a fondo. La frequentava da poco tempo ma si era subito fidata di lei. Piuttosto alta e dai lineamenti mediterranei, Mako era una ragazza molto dedita alla cura delle piante e aveva una grande passione per la cucina. Durante i week-end preferiva sempre stare a casa.. non le piaceva granché uscire. “Se non le piace uscire di certo non possiamo costringerla!” rimuginava Usa, mentre iniziava a suonare la campanella del suo primo minuto del suo primo anno nel suo primo liceo.

Oltrepassato il grande cancello nero, si ritrovò davanti a un vasto atrio. Il pavimento era di un giallo sbiadito e le pareti antiche sembrava che perdessero l’intonaco con le numerose crepe. Lei era affianco a una rampa di scale. La sua aula si trovava al secondo piano.

Insieme a Mina e alle sue due nuove conoscenti di cui non si ricordava più i nomi salì ogni gradino ed entrò nella classe che doveva essere la loro.

Non credeva ai suoi occhi! Era gigantesca! Sì era un po’ puzzolente, ma insomma dovevano entrarci 30 persone!

All’improvviso fece un ghigno disgustato… aveva visto la persona che più odiava in assoluto: la perfida Kakyuu accompagnata da due ochette che non aveva mai visto prima. “Ecco.. che lurida situazione!”, pensò. La ragazza, dai lunghi capelli rossi e dal carattere forte, odiava la povera Usagi.

E lei non sapeva perché. “Forse perché sono troppo buona e le reco fastidio! Ma cosa vuole da me questo scheletro vivente?”. Ormai ne era sicura.

“Beh, basta che mi evita..” e intanto si mise seduta affianco a Mina che era euforica. “Ma ti rendi conto che siamo delle liceali?”, le disse con una gran foga.

“Si, purtroppo..”, le rispose scocciata.

“Non mi piace questa classe... guarda i ragazzi, Mina-chan! Sembrano dei mentecatti… non trovi? Hey, ci sei? Sei ancora tra noi?”.

La ragazza si era incantata: aveva gli occhi che le brillavano! “Ma a chi guar…”. Non fece in tempo a finire la frase... davanti a lei era comparsa la creatura più bella del mondo: occhi e capelli scuri legati in un codino... era veramente stupendo!

“Chi è?  Parla Mina!”, urlò quasi strozzando l’amica.

“Credo che si chiami Seiya.. é carino, no? Almeno c’è qualcuno di bello in questa misera sezione!” la informò l’amica, che intanto si stava massaggiando il collo, stritolato poco prima.   

“Già, hai ragione”. C’era un po’ di rammarico nelle parole di Usa. Lei avrebbe voluto stare nell’altra classe e non solo per le altre amiche. Lì c’era il ragazzo che le faceva battere il cuore e che piaceva anche alla sua amica Rei, di un anno più grande. Con Rei ne combinava di tutti i colori. La ragazza dai capelli nero corvino con gli occhi dello stesso colore e lei erano inseparabili! Non ricordava neppure quante volte avessero pedinato il povero Mamo.

Sorrise.

“Oh, Mamo… cosa darei per vederti!” e, mentre pensava a lui, entrò la sua nuova professoressa, una tipa minuta e dai corti capelli biondi.

“Buongiorno, ragazzi!” esclamò. Vestita di tutto punto, l’anziana signora (poteva avere all’incirca 60 anni) si sedette sulla sedia della cattedra e da un’enorme borsa nera estrasse numerose fotocopie. “Ora farete una breve prova d’ingresso affinché io possa capire le vostre conoscenze nell’ambito della grammatica italiana.”, disse.

“E ti pareva!” ,pensò Usa proprio nello stesso momento in cui ella stava distribuendo i fogli.

Prese dal suo zaino blu, l’astuccio nero e ne tirò fuori una penna.

“Copula o predicato verbale,eh? Uhm.. che cosa diavolo è la copula? Vabbè vorrà dire che mi tocca sparare!”. E mentre cercava di riuscire a rispondere a quelle domande, il suo sguardo si spostò dal foglio alla classe. Osservava con grande attenzione gli alunni...

“Ma perché sono qui? Non poteva, quella maledetta di mia madre, iscrivermi in un’altra classe?”. Era molto triste, così tanto che i suoi occhi ben presto diventarono lucidi.

“Non qui...”

No, non poteva piangere di fronte a tutti. Il suo orgoglio glielo impediva! Intanto tra una crocetta e l’altra la sua mente vagava e quasi subito si ritrovò a pensare ancora a Mamo.

Non sapeva niente di lui. Eppure l’affascinava molto.

Era un ragazzo molto alto e aveva un fisico così atletico da mozzare il fiato.

Mina si chiedeva sempre cosa Usa ci trovasse in lui. La ragazza non lo sapeva: le piaceva e basta. Avrebbe tanto voluto conoscerlo e avere magari anche una storia con lui, ma purtroppo non le pareva essere possibile a causa della sua innata timidezza.

“Non importa. Avrò un amore platonico. Un sacco di ragazze ce l’hanno. E poi mi basterà vederlo a ricreazione quando andrò a trovare le altre.”

Si fece coraggio e  dopo due ore consegnò il foglio.

Ad un tratto Mina le si avvicinò e le disse: “Come è andata la prova?”, ma lei non rispose: era troppo distratta per dare ascolto a quelle parole che non le trasmettevano alcun senso in quel momento.

Poco dopo entrò la professoressa di fisica e finalmente dopo un’ora estenuante di spiegazione del sistema SI, di cui non aveva mai sentito parlare prima d’allora, suonò la campanella dell’ intervallo! Subito Usa presa da una grande foga, si precipitò al primo piano dove si trovava la classe di Naru e le altre.

Avrebbe voluto varcare la soglia dell’aula, ma lì, appoggiato alla porta, c’era l’affascinante Mamo. “Oddio è lui! E ora cosa faccio? Se non si sposta non posso entrarci!”

Non appena pronunciò queste parole, le si avvicinò Makoto.

“Oh ma dove scappi? Perché non entri dalle altre?” disse toccandosi gli splendidi capelli castani, raccolti in una coda di cavallo.

“Toh, c’ è Mamoru! Adesso vado a salutarlo… dai vieni con me!”, la incitò Mina, che era sopraggiunta poco dopo, sorridendo maliziosamente.

 “No! Che sei pazza? Aspetterò qui, non ti preoccupare...”, e dicendo ciò si rese conto di aver fatto un’enorme cavolata.

Ma era così magico il suo sguardo che Usa non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia! Si era presa proprio una cotta pazzesca: ogni volta che lo guardava arrossiva, le batteva forte il cuore e le tremavano le gambe.

“Come vorrei essere come te, Mina! Sei sempre così spontanea! Mentre io sono così vulnerabile! Non posso cambiare proprio adesso, perché servirebbe molto coraggio. E io non ce l’ho e forse non ce l’avrò mai...”, pensò la ragazza, che cercava un modo per sgusciare via da quella zona.

“Usa-chan allora come va il tuo primo giorno di scuola?” le chiese Naru.

“E secondo te? Male.. anzi malissimo... però in qualche modo sopravviverò! O almeno spero... voi?”, domandò a dir poco rassegnata all’idea di dover marcire per un anno intero in quella specie di aula. “Noi tutto ok.. abbiamo conosciuto anche delle tipe simpatiche! Una si chiama Hotaru, che è un vero e proprio uragano di allegria e un’altra un po’ più timida.. come è che si chiama? Sestuna, credo. Tu hai conosciuto qualcuno di interessante?” le spiegò Makoto.

“Sì, magari! Quella è una classe di zombie! I maschi sono orribili, ce ne è solo uno carino, ma mi pare strano... per di più c’è anche la cara nuotatrice Kakyuu e già so che mi farà passare i guai. Al suo seguito ci sono due oche che si chiamano Esmeralda e Katia... quindi ho solo Mina di cui mi posso fidare! Strano che oggi non mi abbia ancora stritolato nel guardare…” e non ebbe il tempo di terminare la frase che Minako le si avvinghiò e tutta emozionata indicando il professore che le faceva girare non poco la testa.

“Tu sei completamente andata..” - affermava Ami - “come diamine fa a piacerti un vecchio che oltre ad essere orribile è anche un capellone?”

“Non è vero! Ha fascino e poi a me piacciono gli uomini maturi!”, replicò scocciata Mina che tornò sbottando in classe proprio nel momento in cui la campanella pose fine a quei 10 minuti di relax.

“Vabbè raga, ci vediamo dopo!”, disse Usa mentre si accingeva a ritornare nella classe tanto odiata. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: un uragano di nome Minako. ***


Capitolo 2

Un uragano di nome Minako.

“Left outside alone…ttt…”, cantava Mina durante la ricreazione.

Non c’erano dubbi: Anastacia era la sua cantante preferita.

“Mina ti prego..”, la intimò Usagi, “non puoi contribuire anche tu alla disperazione del mio animo in questo momento! Già questa classe fa schifo, poi ti ci metti pure tu e..”

Non terminò la frase che l’amica già stava sulla porta dell’aula tanto detestata a sbavare.

“Ecco, lo sapevo io... Kunzite..”, pensò la ragazza, che intanto la stava raggiungendo.

“E’ un vecchio, è sposato ed è un prof. Una disgrazia più grande non poteva capitarti..”, le disse e Minako, come al solito, senza ascoltare nemmeno una parola quasi con le lacrime addosso, girandosi verso la ragazza, emise un sospiro.

“E’ incinto.”, brontolò.

“Incinto?” domandò Usa, non capendola.

“Sì, la moglie aspetta un bambino!”, affermò la biondina col fiocco rosso tra i capelli.

“Meglio così, no? Ma concentrati su uno della tua età... magari uno come Mamo...”, ribadì una sognante Usagi.

“Usa, non ti sopporto! Mamo, Mamo e Mamo! Sempre e solo lui! Se ti piace così tanto perché non ti fai avanti? Guarda me. Ho appena ricevuto una batosta amorosa, ma ho già individuato una nuova vittima!”, esclamò la ragazza, tutta contenta.

“Oh, no! Mina! Ma non cambi proprio mai!”, disse Usa, rassegnata ad avere una amica tanto svampita.

“Lo so! E ne vado fiera! Dai, immagino che stai morendo nel sapere di chi si tratta!”, disse Minako, convinta.

“Chi sarebbe costui?”, la accontentò Usa.

“Si chiama Yaten. È alto, muscoloso, ha due occhi limpidi e quei capelli lunghi che mi fanno uscire fuori di testa! Ma la cosa che forse può farti sorridere è che sta in classe con il tuo adorato Mamo!”, spiegò la ragazza, spiazzando completamente l’amica, sbalordita dalle sue parole.

“Ok, sì e allora? A me non cambia molto da prima. Lo sai bene che a causa della mia timidezza non riuscirò mai ad avvicinarlo! Mica sono come te io! Scommetto che il tuo cervellino malato ha già in mente qualcosa per conquistare questo Yaten!”, disse una sconsolata Usa.

“Oddio, Usagi Tsukino come la fai pesante! Con Mamo ti aiuto io, visto che già lo conosco. Con Yaten, poi ti dico cosa ho ideato! Dai, su ora andiamo giù dalle altre”. Così dicendo Minako avanzò al piano inferiore con Usagi che la seguiva come un cagnolino.

Mentre si avvicinavano all’aula delle loro compagne, sbucò fuori un sorridente Mamo, intento a parlare con un amico.

Non appena lo vide, Usagi rimase paralizzata. Era stupendo per lei.

Purtroppo Minako si accorse del suo stato di trance.

“Usagi ci sei?”, la chiamò.

“Sì, scusa mi ero un attimo incantata...”, si scusò la bionda coi codini.

“Senti, visto che Mamo è qui, se vuoi, posso avvicinarlo... magari gli domandò qualcosa che ti piacerebbe sapere con una scusa... o magari potrei presentartelo!”, esordì una convinta Minako.

“No, non me lo puoi presentare ora! Potrei morire nell’abisso dei suoi occhi! Non vedi come è bello? E poi oggi sono impresentabile”, esclamò Usagi, ancora più imbambolata, mentre l’amica la guardava quasi disgustata.

“Ah...”, sospirò Usa, “Mi piacerebbe sapere almeno quando è nato”, affermò.

“Se vuoi, glielo vado a chiedere!”

Mina ovviamente non sapeva quello che stava dicendo.

Prese Usa e la trascinò verso le amiche appena sopraggiunte e mentre la buffa ragazza si nascondeva in mezzo alle altre, lei ancora una volta consumava la sua ennesima brutta figura.

“Ehi, ciao Mamo!”, gli disse mostrandogli un sorriso malizioso.

“Ciao, Mina...”, la salutò lui, in modo forzato, ma gentile.

“Ascolta, sto facendo un’indagine scolastica... una specie di censimento scolastico... sì una cosa del genere, insomma... Mi puoi dire quando sei nato?”, gli domandò, facendogli l’occhiolino.

“Questa è completamente fuori di testa... assecondiamola, va! Almeno andrà via!”, pensò il povero malcapitato.

“Il 3 Agosto. Sono nato il 3 Agosto.”, le rispose.

“Grazie mille!”, disse Mina, sgattaiolando via in tutta fretta.

Mamo la guardava ancora sbigottito, Usa voleva mettere la testa sotto terra, ma comunque il piano dell’amica aveva funzionato.

“Oh torniamo su che c’abbiamo il compito!” tuonò verso una vincitrice Mina, che si stava avvicinando alle amiche per raccontare la missione appena compiuta.

Usagi diede un ultima occhiata a Mamo prima di tornare in classe. Era veramente bello. Fose  troppo. Non si sarebbe mai accorto di lei. Certo, non stava facendo molto per farsi notare.

Si incamminò, così, depressa come non mai verso la sua aula assieme a Minako.

Anche le altre tornarono in aula e nel varcare la porta una voce chiamò una di loro.

“Ehi, Ami! Avrei bisogno di parlarti di quella tua amica con gli odango in testa.”

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