Der Ruheraum

di ParanoidxX
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Officers ***
Capitolo 2: *** Liste ***
Capitolo 3: *** Geh nach Amerika ***
Capitolo 4: *** Gefühl ***
Capitolo 5: *** Leben geopfert ***
Capitolo 6: *** Mein Bruder? ***
Capitolo 7: *** Förderung ***
Capitolo 8: *** Prominent ***
Capitolo 9: *** Speicher ***
Capitolo 10: *** Gunst ***
Capitolo 11: *** Blocksperre ***
Capitolo 12: *** Lieben. ***
Capitolo 13: *** Herr Commandant ***
Capitolo 14: *** Brief ***
Capitolo 15: *** Versprechen ***
Capitolo 16: *** Bruder ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Officers ***


Premessa. Tanta , tanta , premessa : questa è una storia di pura invenzione, scritta senza alcuno scopo di lucro e (purtroppo) i Tokio Hotel non mi appartengono (ne li conosco ç_ç ).
Non sono razzista (nel caso qualcuno potesse anche solo lontanamente pensarlo) e , ovviamente , per cimentarmi con un argomento simile mi sono informata e documentata.
Purtroppo , però , questo capitolo è solo un esperimento , è una cavia , è un povero martire che potete insultare a vostro piacimento se lo trovate opportuno. (Siate clementi però xD) .
Non mi offenderò anche perché sono consapevole che il periodo e gli avvenimenti che ho deciso di trattare non sono una barzelletta o qualcosa su cui poter fantasticare molto.
Quindi , sul serio , sono aperta a qualsiasi vostra critica (purchè non ci andiate sul pesante , in quel caso mi indispettisco) che sia costruttiva , io spero.




È l'amore, e non la filosofia tedesca,
la vera spiegazione di questo mondo,
e Dio solo sa qual è la spiegazione
dell'altro mondo.




Non voleva far del male a nessuno , lui.

Semplicemente riteneva il suo riflesso bellissimo , forse fin troppo.

Quel corpo dai muscoli disegnati , scolpiti e celati dalla divisa militare verde scuro , le cui spille sulle spalline testimoniavano che , ormai , era degno di essere chiamato ufficiale.

Ufficiale Kaulitz.

Suonava bene , troppo bene per quel tempo.

Gli ufficiali Kaulitz.

Le labbra gli si tesero in un sorriso di soddisfazione.

Era perfetto.

Erano perfetti , entrambi. I gemelli Kaulitz , il sogno di tutte le ragazzine adolescenti.

Il modello di razza ariana , ecco come tutti amavano definirli.

E non avevano poi torto.

Occhi azzurri , di un azzurro così intenso , così chiaro e limpido che il cielo pareva plumbeo a confronto. I capelli corti , dai ciuffi biondi un po’ ribelli che amavano fuoriuscire dal berretto verde di ufficiale.

Amava il suo riflesso.

Amava lui. Amava suo fratello. Amava la sua patria.

Amava star lontano da suoi genitori , amava vivere a Berlino da solo con suo fratello.

Amava essere importante , essere seguito dal suo gruppetto di ammiratrici , essere corteggiato da loro.

E magari , chi sa , tra quelle avrebbe trovato una ragazza altrettanto di razza con cui creare una famiglia perfetta.

Una famiglia pura.

Scosse appena il viso , sistemandosi la giacca.

Era il sogno di suo fratello quello.

Di un Bill troppo preso dal regine di Hitler. Troppo convinto dei suoi ideali e della sua propaganda.

Certo anche lui lo sosteneva.

Tutti erano d’accordo con lui.

Ma spesso Bill esagerava , riteneva.

-Andiamo Tom?-

E lo specchio mostrò accanto alla sua immagine una uguale , identica , solo qualche centimetro più alta.

Bill Kaulitz , al contrario , esigeva ordine perfino dai suoi capelli , rigorosamente corti e pettinati indietro , fermi nello stesso importante berretto di suo fratello.

Tom sorrise , calcandosi il suo un po’ sul viso , quel piccolo gesto lo rese ancor più affascinante.

-Andiamo- si voltò verso suo fratello , toccava la ronda mattutina per le strade di Berlino.




-Buongiorno signori Kaulitz- fu il saluto del fornaio , uscito in strada per prendere un po’ d’aria.

-Buongiorno Ufficiali- e dopo un po’ giunse anche il simpatico salutare del proprietario del bar , intento a prendere ordinazioni da due signori , seduti ai tavolini esterni , che , riconoscendo i gemelli , sorrisero cordialmente.

Loro ricambiavano con fugaci cenni della mano , con sguardi vispi , con cenni del capo formali. Procedevano spediti ma tranquilli , a passo cadenzato e con una certa posa dritta , imponente , in una delle vie più centrali di Berlino.

Spesso , affissi ai muri scrostati , si potevano notare manifesti razzisti , che davano importanza alla razza ariana e denigravano il popolo ebreo , i bisessuali , i disabili e tutti coloro che non erano perfetti come i puri tedeschi.

-Belle parole- commentò Bill , soffermandosi a leggerne uno.

Tom mormorò distrattamente qualcosa di incomprensibile , non gli interessava quella perversa pubblicità.

Se i tedeschi , se loro stessi , era sicuri della loro perfezione non c’era alcun bisogno di propaganda.

Erano puri e basta. Era un dato di fatto , stop.

E poi altro catturò la sua attenzione in quel momento.

Le scolare appena uscite da scuola , con le loro gonne nere a pieghe e le camicie bianche , i capelli biondi acconciati con fiocchi e fermagli graziosi. Le voci squillanti , il loro chiacchiericcio e le risate cristalline che rimbombavano tra i muri spessi e le accompagnavano.

Erano graziose , veramente graziose. Tutte , nessuna eccezione.

-Su , coraggio- Bill non pareva dar loro molta importanza a differenza di Tom che ne era rimasto affascinato , come sempre.

-No aspetta- lo afferrò per un braccio prima che potesse avanzare di un solo passo.

Il fratello lo guardò male , contrariato da quel suo comportamento quasi indisciplinato. Perché non prendeva mai sul serio il suo lavoro?

Era un ufficiale ariano , cavolo.

Le scolarette iniziarono a bisbigliare dopo averli notati. Poi , una volta vicine , ridacchiarono appena , imbarazzate , qualcuna con le gote rosse come due pesche mature. –Buongiorno ufficiali Kaulitz- dissero in coro , sorridendo entusiaste.

-Buongiorno , signorine- salutò Tom cordialmente.

Durante la ronde mattutine incontrava quel gruppo di ragazze talmente tanti giorni che ormai di qualcuna aveva perfino imparato i nomi.

Diede una piccola gomitata a Bill che , un po’ seccato , rispose al saluto con un sorriso tirato.

E poi Tom la vide.

Non aveva aspettato quella comitiva solo per far colpo su qualcuna o per squadrarle semplicemente.

Quando Tom Kaulitz faceva una cosa c’era sicuramente un motivo che l’aveva portato a farla.

E quel motivo era tenuto per mano da una compagna.

Quel motivo aveva il sorriso che gli era rimasto impresso nella mente.

Quel motivo aveva due lapislazzuli al posto degli occhi , una cascata d’oro sui capelli boccolosi.

Quel motivo si chiamava Anastasiya , che poi tutti erano soliti chiamarla Annerie e chissà perché.

Ma qualsiasi nome le sarebbe stato bene , nulla avrebbe potuto intaccare la sua infantile bellezza.

-Ciao Annerie- mormorò roco , nella voce una dolcezza profonda e seria.

-Buongiorno ufficiale Kaulitz- rispose lei in tono sommesso , accompagnata dai risolini delle sue amiche.

Nonostante il ragazzo avesse più volte cercato di prendere confidenza con lei , non era mai riuscito ad andare oltre a un saluto appena accennato , timido e quasi pieno di paura.La ragazzina non era capace neanche di incrociare il suo sguardo quando lo salutava.

-Su coraggio- Bill proruppe duro , avvicinandosi alla comitiva –E’ ora di rincasare , no? Le vostre famiglie vi staranno aspettando-

-Agli ordini!- risposero alcune , divertite e tutte poi ripresero la loro camminata verso le rispettive case.

Tom rimase in silenzio a fissarle , a fissare lei in particolar modo.

-Ebrea- sussurrò suo fratello con sprezzo. –Quando inizieranno a far seriamente io proprio non lo so- scosse il viso , riprendendo a camminare.

L’altro , dal canto suo , non si espresse in alcun modo.

Annerie era perfetta.

Annerie era una ragazzina che con i suoi delicati modi di fare l’aveva colpito.

Ma Annerie non era pura.

Annerie era ebrea.

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Capitolo 2
*** Liste ***


Continuo questo mio esperimento con il secondo capitolo. Lo definisco ancora esperimento perché la paura di deludere c’è in quanto sono consapevole che non è un argomento facile da trattare.
Ci tengo a ribadire che non faccio alcuna discriminazione con questo mio scritto.


Bando alla serietà , allegria! I commenti sono soltanto tre ma come si dice? Pochi ma buoni e i vostri sono stati così apprezzati che subito mi hanno spronato a scrivere e postare il secondo capitolo v.v *yeee*. Quindi presumo siano d’obbligo i ringraziamenti v.v :

-CatharticMoment : Da come puoi ben capire non è una one-shot.xD. E , bèh , spero sul serio di non far scivolare anche questa storia nel banale. Cimentarsi con un argomento del genere non è per nulla facile anche perché leggere e immaginare e scrivere queste cose vergognose a mio parare , che purtroppo sono realmente accadute , incide molto . (Ergo mi faccio almeno due ore di pianto dopo xD)
-ZoomIntoMe : Cara , ricambio l’abbraccio e il bacio , inoltre abbiamo entrambe lo stesso interessamento per quanto concerne questo tragico evento. Non ho la mente macabra eh , ne sono emo xD (Con tutto il rispetto a chi lo è , ovvio v.v) semplicemente è un qualcosa che mi ha sempre colpito difatti ho partecipato anche a due anni di progetto sull’olocausto. v.v (ma senza crediti c.c).(Proposito Anastasiya è un nome Russo qui , per questo lo scrivo così xD)
-Layla : Anche io sono contenta che tu abbia fatto un’eccezione *o*. . Perfetto , sono contenta di aver trasmesso l’amore tenero e dolce , quello dei romanzi , è proprio ciò che volevo v.v . Poi si , considerando che nella realtà Bill è il più sensibile e Tom il più “freddo” ho voluto invertire le personalità in questa storia. Credo che seguirò il tuo consiglio di metterla come ooc. Merci v.v .

Che dire ragazze , grazie a tutte per le belle parole e grazie anche a coloro che hanno semplicemente letto. >.<
Inoltre voglio condividere qui , con voi , quella che è un po' la colonna sonora di questa storia.Ovviamente non vi aspettate di trovare piatti , trombe , grancassa e flauti.Deve rispecchiare il carattere della trama (Quindi è depressiva xD)
Quindi vi auguro buona lettura.




Der ruheraum


La sede dell’SS , l’unità paramilitare d’elitè del partito Nazista , era situata proprio al centro della città di Berlino.

Un palazzo che contava non più di otto piani , l’arco d’ingresso sempre sorvegliato da un massimo di quattro guardie naziste , quasi sempre soldati semplici o veri e propri cadetti.

Tom e Bill Kaulitz erano stati convocati nell’ufficio del colonnello Zimmermann che , composto , sedeva alla sua scrivania.

Sotto i suoi occhietti piccoli la macchina da scrivere , Nina , una sottospecie di segreteria , così definita da Bill , gli aveva appena portato un foglio di nomi scritti a mano.

Ebrei , pensò Tom.

Cognomi di ebrei che il colonnello , a tempo perso , avrebbe dovuto trascrivere a macchina per poi consegnare il foglio a quei soldati che avevano il compito di prelevarne uno per uno da casa , turbare la loro quiete , stravolgere per sempre le loro serene vite , distruggere le loro famiglie.

Ebbe un fremito.

Se su quel foglio vi era anche il cognome di Annerie?

-Kaulitz- la voce profonda dell’uomo lo destò. Le sue labbra si tesero in un sorriso , ovviamente erano amici oltre che colleghi.

-Perché ci hai convocati , Otto?- domandò Bill in totale confidenza con lui.

-Bill , ho una notizia che ti renderà felice-

Il ragazzo tirò un sospiro , quasi di sollievo –Finalmente- mormorò. –Sarebbe a dire?-

-Presterete servizio a Birkenau- Zimmermann si alzò dalla poltrona in pelle e in due passi raggiunse Bill per abbracciarlo.

Come se avesse vinto la lotteria.

-Le mie richieste sono state ascoltate. Finalmente posso rendere un servizio decente a questo paese- commentò Bill , sorridendo e sciogliendosi da quella stretta amichevole.

-Tom..- Otto fece per abbracciarlo ma lui si scostò riluttante.

-Birkenau?- domandò , la voce seria , dura.

-Birkenau. – ripetè il colonnello. –E’ per merito mio se siete stati messi la. Volevano mandarvi in un sottocampo ma mai avrei permesso una cosa del genere- cinse le spalle a entrambi i gemelli , stringendoli a se –Siete i migliori e il meglio dovete avere-

-Io non ci vado a Birkenau- brecciò Tom , allontanandosi da quella presa che quasi lo schifava.

-Come?- l’uomo ne rimase basito.

-Hai capito bene. Io non ci vado a Birkenau.- ribadì guardandolo , impassibile , rigido nella sua posizione.

Zimmermann fece sgusciare lo sguardo incredulo su Bill , chiedendogli quasi “ma sta scherzando?”

Quest’ultimo strinse le labbra e guardò suo fratello , contrariato come non mai , arrabbiato , irritato.. nero come la sua divisa.

-Stai rifiutando le direttive del tuo superiore , Kaulitz?- la voce di Otto si inasprì non poco.

Si , avrebbe voluto rispondergli.

Si , stava rifiutando di andare a Birkenau. Perché? Semplicemente perché in quel campo il padre di Annerie aveva visto la brutale morte nella camera a gas.

Non poteva , non voleva.

Ma , d’altro canto , non doveva contraddire o far adirare i suoi superiori. Era stimato , profondamente stimato , ma , con i tempi che correvano , era meglio far buon viso a cattivo gioco.

I sentimenti erano così lunatici.

Un giorno eri il preferito del colonnello e il giorno dopo eri nella massa dei deportati.

E lui non voleva provare quell’esperienza.

-Non.. è che così , all’improvviso. Certo , Birkenau , è..bellissimo- sapeva fingere bene l’entusiasmo , per fortuna –E proprio per questo vorrei rifletterci , vorrei sentirmi ancora un po’ all’altezza. –

Zimmerman parve interessato al suo discorso –Continua..- disse.

-..E.. insomma , Bill ormai è un comandante di brigata , io un semplice.. comandante di reggimento. Vorrei impegnarmi qui , salire di grado , raggiungere quello suo , al massimo- indicò suo fratello –E poi si..Birkenau sarebbe il mio più grande sogno-

Tom e Bill erano si , ufficiali , ma Bill , dato il suo impegno , il suo regime , la sua disciplina , era subito svettato ai gradi più alti. Tom sfruttò questo per tirarsi fuori dai guai.

Il colonnello parve rifletterci in quel suo minuto di silenzio. Poi schioccò la lingua sul palato –Bèh immagino che sia una tua decisione , allora- si calmò nettamente –Ricorda però , quando vorrai potrai sempre andare a prestare servizio la- sorrise.

-Grazie Colonnello- rispose cordiale anche se in cuor suo mai avrebbe voluto ringraziarlo per una condanna simile.






-Mamma..- Annerie scese di corsa le scale che portavano alla cucina.

Qualcuno era venuto a consegnare qualcosa e lei sperò tanto che si trattasse della sua penna stilografica e del blocco di fogli bianchi.

Amava scrivere e, dal momento che la maggior parte delle cartolerie si rifiutava di vendere materiale agli ebrei , era costretta a comprare le cose su ordinazione da un suo zio Georg , austriaco.

-E’ arrivata?- sorrise smagliante alla donna tutt’altro che felice.

Anastasiya spesso veniva scambiata per una ragazza ariana , sul serio , e lei quasi ne era felice. Dopotutto aveva i capelli biondi , gli occhi azzurri. Si era minuta , il suo viso e alcuni tratti del suo carattere la facevano somigliare ancora a una bambina quando in realtà aveva compiuto ormai i diciassette anni.

Era dolce , buona , una sognatrice e un’inguaribile romantica. Timida , introversa ma una vera e ottima amica.

-Mamma..?- e parecchio empatica , anche se non occorreva esserlo per percepire la tristezza e il dolore che stava soffocando quella donna.

I suoi grandi occhi azzurri guizzarono su una lettera che le sue grandi mani da cucitrice stringevano.

Oh no.

Prese quel foglio , una lettera.

-Sono stati presi- singhiozzò sua madre , portandosi una mano alle labbra , come preda dei conati.

-Chi?- Annerie la guardò , il cuore perse un colpo. –Chi mamma? Chi?-

-Zio Georg , Zia Erica. Sono stati presi-

-No , no non è vero. Loro sono al sicuro in Austria , mamma , loro..- e ancora la sua attenzione ricadde sulla lettera. Era stata scritta da una loro amica. Le parole erano atroci.

“… Deportati al campo di Chelmno”

Chelmno.

Forse sarebbe stata più tranquilla nel saperli ad Auschwitz perché li , almeno , avrebbero avuto una possibilità su dieci di sopravvivere.

Chelmno , come Birkenau , era , invece , l’inferno.

Era la morte.

Era un campo di sterminio.

-Annerie , Annerie- la voce squillante della piccola Lotti schiaffeggiò il silenzio e il dolore calato in quella camera.

La bambina di cinque anni corse verso la sorella , tirandole poi la gonna per catturare la sua attenzione. –Chi è che ci scrive?-

Deglutì a vuoto. Anastasiya guardò sua madre restando in silenzio.

Aveva promesso di non dire nulla a Lotti, della guerra , dei campi di sterminio.

Aveva promesso di non turbare il suo mondo pieno di gioia , di non rovinare la sua infanzia felice.

Aveva promesso di mentire per non farla preoccupare.

Il loro papà , ad esempio , si trovava in America per lavoro ed era così impegnato che non poteva far ritorno a casa.

Era morto.

-Nulla Lotti- sforzò un sorriso , guardandola. –E’ lo zio. Mi scrive che la penna arriverà presto- annuì.

-Che bello , che bello! Allora potrai subito scrivere uno dei tuoi racconti , vero? E me lo leggerai la notte- rise entusiasta , battendo le mani.

-Si. Ora..perchè non giochiamo un po’?-

La sua penna stilografica non sarebbe mai arrivata.






Dopo aver discusso animatamente con Bill per i corridoi , Tom si era ritrovato costretto al dietrofront nell’ufficio del colonnello.

Non voleva più sentire la parlantina del fratello , non voleva più sentire quello che tutti quanti andavano propagandando : il compito di ripulire il mondo.

Quell’idea spesso gli dava la nausea.

Per questo doveva accettare il lavoro a Birkenau. Per far felice Bill , per far felice la sua patria.

E per far felice anche se stesso , almeno nessuno gli avrebbe dato più il tormento.

Bussò ripetutamente ma non ottenne alcuna risposta.

Così decise di entrare senza farsi poi molti problemi. L’ufficio era vuoto , completamente vuoto.

Scrollò le spalle , sarebbe tornato un'altra volta. Posò la mano sulla maniglia , quindi , col chiaro intento di andarsene.

Ma qualcosa catturò la sua attenzione.

Sulla scrivania vi era ancora la macchina da scrivere e la lista dei nomi da battere.

Si morse il labbro inferiore , avvicinandosi piano ma deciso a scorrere quell’elenco.

Prese il foglio tra le mani senza alcuna esitazione.

Erano tantissimi. Tutte vite , in fin dei conti , innocenti.

Poi il cuore si fermò , si fermò sul serio , si fermò del tutto.

Miranda Voigt.
Anastasiya Voigt.
Lotti Voigt.


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Capitolo 3
*** Geh nach Amerika ***


Terzo capitolo sperimentale. v.v


Avviamo in ringraziamenti perché sono di frettissima (Devo studiare >.<) :

-CatharticMoment : Mi fa piacere averti coinvolto , per uno scrittore non è mai facile trasmettere qualcosa al lettore. Dalle tue parole ne deduco che sono riuscita nell’intento (Che bellezza *o*).
-ZoomIntoMe Grazie anche a te per le tue belle parole e i complimenti che mi hai fatto. Eh no , non è molto facile effettivamente , difatti , in seguito , sarò costretta ad apportare una piccola modifica.Ma per il momento non dico nulla v.v . Eh si , vedere Bill urlare è una cosa che..emh.. bhè effettivamente deve ancora realizzarsi nella mia mente , work in progress ahahah.
-Layla : eheh , cosa farà Tom è oscuro anche a me. E’ un personaggio così impulsivo e incontrollabile >.< (devo metterlo al guinzaglio v.v) . Per quanto riguarda Bill pensa che certe volte mi risulta difficile descriverlo con una mentalità così..così razzista , faccio un grandissimo sforzo >.<. Ma son sicura che cambierà v.v Non presto ma cambierà..prima o poi. xD
-Memy881 : Cara ti ho già ringraziato personalmente su msn della tua recensione , delle tue belle parole e della tua disponibilità. ^-^
-LadyJules_85 : Meglio non sbilanciarsi nel mio caso xD. Non si sa mai. E per quanto riguarda Bill , bèh , si , certamente è molto diverso dal Bill musicista che tutte noi conosciamo. Ho semplicemente spaziato con la fantasia difatti gli ho persino cambiato il colore degli occhi , pensa un po’. Bèh , spero di non deluderti. ^-^ Che dire ragazze , grazie a tutte per le belle parole e grazie anche a coloro che hanno semplicemente letto. Grazie inoltre anche alla vostra disponibilità , se avrò bisogno di una mano saprò a chi rivolgermi. >.<

Quindi vi auguro buona lettura.




Der ruheraum




-Ciao piccolina- sorrise.

Sapeva , ovviamente , che Annerie aveva una sorella più piccola solo non immaginava così graziosa.

Era una bambolina , sul serio : un vestitino azzurro era indosso a quel corpicino piccolo e minuto , un visetto a cuore , le guance paffute , gli occhi di un verde smeraldo e , il tutto , incorniciato da una chioma bionda , così lucente che quasi faceva male alla vista.

Lo guardava dalla sua bassa statura , appesa alla maniglia della porta d’ingresso , troppo in alto per lei.

-Ciao signore- rispose , la voce cristallina , pura , infantile.

-Mi fai entrare?- domandò cordiale e dolce per non farla spaventare.

Capiva bene che un soldato in divisa nera poteva mettere soggezione , specialmente a una bimba così piccola.

-La mamma dice che non posso far entrare gli sconosciuti- rispose impertinente ma con tono indeciso , dondolando la testolina.

-Allora non avresti neanche dovuto aprirmi- commentò ridacchiando. Era così carina. –E non c’è la tua mamma ora? Vorrei tanto parlarle.-

Prima ancora che Lotti potesse rispondere sua sorella maggiore la chiamò dalla sala da pranzo.

Kaulitz ebbe un fremito nel vedere Annerie giungere nel salotto d’ingresso e lei , dal canto suo , sussultò nell’incrociare il suo sguardo.

Le rosee labbra carnose rimasero schiuse , la carnagione del viso divenne pallida in forte contrasto con le gote che , a dispetto , parvero acquistare sangue e divenire così colorate da parere due focolari.

Non riuscì a dire nulla. Ne lui , ne lei. Lo sguardo della bimba si alternava dall’uno all’altra , interrogativo.

L’unico rumore era il pendolo del salone. Poi i loro respiri , i loro cuori e nient’altro.

Ma era solo amore per Annerie , in quel momento giocava anche il terrore , la paura.

Suo Zio Georg e sua Zia Erica erano stati deportati , a breve sarebbe toccato a loro , ne era pienamente consapevole.

E se fosse già giunto il momento? Se fosse avvenuto proprio per mano di Tom Kaulitz?

-Lotti- la ragazzina richiamò sua sorella che , obbediente , l’affiancò –Vai piccola , vai a finire di colorare , su- la incitò , spingendola con delicatezza verso la sala da pranzo.

La bimba ridacchiò e subito corse via. Poi i suoi occhi furono nuovamente vittime di quelle dell’ufficiale.

Cosa doveva fare? Non era abbastanza grande e matura per affrontare da sola quella realtà , quella situazione.

-Annerie- Tom avanzò di un passo , parlando piano , cautamente.

-Cosa vuole signor Kaulitz?- domandò , il tono flebile , basso , di sottomissione. Aveva paura , lo temeva come la morte.

Dal canto del ragazzo , inspiegabilmente , sentirsi dare del lei , vederla così spaventata a causa sua , lo faceva quasi star male.

-Parlare con tua madre. Posso parlare con tua madre?- domandò sempre calmo , cercando di farle capire che non voleva far del male a nessuno.

Aveva evitato perfino di venire con Bill. L’aveva volutamente allontanato sparendo nel nulla , senza lasciar notizia e traccia.

Si sarebbe scusato poi.

-Mia madre è uscita Signor Kaulitz , ci sono soltanto io- e quasi percepì la debole disperazione in quella sua ultima frase.

C’era soltanto lei. Era sola.

-Ancora meglio. Annerie , devo parlarti. Per favore- le si avvicinò per poi fermarsi nel vederla tremare. –Non voglio farti del male. Non voglio farne a nessuno- sussurrò scuotendo appena il viso.

-Perché siete qui allora?- domandò abbassando lo sguardo. –I soldati tedeschi entrano nelle nostre case solo per portarci via. Solo per questo..-

-Io voglio evitare che questo accada. Ti prego Annerie- si chiuse la porta alle spalle e , con suo grande sollievo , vide la ragazza , di sua sponte , condurlo in cucina.

Piccola ma accogliente , si ritrovò a pensare.

Spesso le case rispecchiavano il carattere del nucleo famigliare che le abitavano e quella di Annerie doveva essere umile , buona d’animo e anche un po’ modesta.

-Vi ascolto- disse , poggiandosi a uno dei mobili , il capo e lo sguardo basso.

Tom sospirò e , avvicinandosi , teneramente le alzò il volto scontrandosi con quegli occhi azzurri. –Perché non mi guardi mai?- domandò.

-Perché non ci riesco- ammise sommessamente.

-Perché non ci riesci?-

-Perché ho paura di lei-

-Perché hai paura di me?-

-Perché siete un soldato e io sono ebrea- quelle parole , anche se pronunciate con quel tono flebile e timido , riuscirono a colpirlo parecchio.

Lui un soldato e lei ebrea. Strano che trovasse quella frase banale? Che , insomma , non ci trovasse nulla di male?

Lui un soldato e lei ebra. Era come dire : lui alto un metro e ottanta e lei uno e sessantacinque. Perché avrebbe dovuto importare una differenza così futile?

-Sai cosa sta accadendo Annerie. Sai che presto verranno anche qui- disse e , standole così vicina , la sentì tremare nuovamente , più forte però.

-Si- le tremò la voce.

-Non voglio che questo accada.- ammise serio –Ho trovato una famiglia , in America , sono disposti ad accogliere un nuovo membro. Uno solo. Li potrai essere al sicuro , li nessuno ti toccherà. Nessuno- quasi si sentiva bene nel pensarlo.

La sua Anastasiya al sicuro in America.

Il paradiso , insomma , la pace dei suoi sensi.

-Dovrei andarci io?- chiese la ragazzina , incrociando finalmente il suo sguardo.

-Si. Non dovresti , devi. Te lo ordino-

-Lasciare qui , sole , la mamma e Lotti? Mai. – posò le mani sulle sue allontanandole piano dal viso. –Piuttosto mi consegno volontariamente nelle mani di Hitler ma mai lascerò qui , nell’inferno , le uniche persone che mi sono rimaste-

-Annerie..-

-Fate andare Lotti Signor Kaulitz. Vi prego , mia sorella è troppo piccola e non merita di vivere qui , non merita di essere deportata.-

-Non lo meriti neanche tu-

-Lotti men che meno. E’ una bambina , l’unica cosa che fa è disegnare , colorare e aspettare invano suo padre che torni da Birkenau. – evidenziò l’assurdità della cosa –Vi prego , date a lei la possibilità di continuare a vivere. Io ho diciassette anni e so bene di non avere un futuro. Ma lei non ne è consapevole , non sa cosa sta succedendo. Morirà senza saperne il motivo.. vi prego-

Tom rimase in silenzio , in assoluto silenzio.

Quella richiesta aveva sconvolto i suoi interi piani.

Però , d’altra parte , se accettare l’avesse fatta felice allora ne sarebbe stato ben lieto.

-Va bene- sospirò –Ma ad una condizione.-

-Qualsiasi cosa- e anche lei tirò un sospiro , sollevata , serena almeno nel sapere che la sua sorellina avrebbe vissuto.

Le mani del ragazzo svettarono nuovamente sul suo viso. –Smettila di chiamarmi Kaulitz-

-..E cosa dovrei dire invece?-

-Il mio nome lo sai. Le tue compagne di classe lo avranno inciso su ogni pezzo di legno possibile e immaginabile-

-Tom- sussurrò ricordandosene.

-Brava- sorrise e poi , con dolcezza e una tenerezza indescrivibile , posò le labbra sulle sue.

Un bacio casto , puro , senza alcun gioco di lingue. Semplicemente le loro labbra a contatto.

Un bacio morbido e destinato a durare poco.

-Aiuti una famiglia ebrea , baci un’ebrea- mormorò lei , allontanandolo piano. –Finirai nei guai-

-Me ne saprò tirare fuori.- sorrise ancora –Parlando di guai , sarà meglio tornare da mio fratello. Avvisa tua madre , avvisa solo lei , della mia visita e di ciò che ti ho detto. Hai capito? – disse quasi in tono autoritario. –E non avere paura Annerie , non averne mai. Ci sono io a proteggerti , qualsiasi cosa accada , io sarò presente- le baciò la fronte e poi , guardandola ancora per un’ultima volta , uscì dall’abitazione.




-Dove sei stato?- domandò Bill , entrando in casa.

-In giro- rispose vago suo fratello in uno scrollo disinteressato di spalle.

L’altro si fermò costringendolo a fare lo stesso. Assottigliò lo sguardo , scrutandolo con circospezione e diffidenza.

Tom non andava mai “in giro”. Per com’era Tom aveva sempre una meta precisa in mente , una meta importante se , poi , l’aveva costretto perfino ad abbandonare suo fratello.

-Avevo fame , sono andato a prendere qualcosa da mangiare- alzò le mani in segno di resa , capendo il suo sospetto.

Per fortuna parve convincerlo , difatti abbozzò un sorriso , mormorando un “sei sempre il solito” e , stiracchiandosi , si dileguò in cucina.

Tom sospirò sollevato , togliendosi il berretto da ufficiale e poggiandolo sul mobile dell’ingresso. Il salotto arredato con gusto era immerso nella luce pallida del tramonto. Avevano lavorato fino a tardi pomeriggio e gli era andata bene : spesso rincasavano a sera inoltrata.

-Bill..- si affacciò in cucina , scoprendo suo fratello a frugare nella dispensa dei dolci. –Vado a farmi una doccia e .. evita di mangiare troppo , altrimenti mi ingrassi- ridacchiò , scherzando , per poi salire al piano di sopra , in bagno.

Si tolse la camicia , la giacca , buttandoli a terra , rifiutando quasi quella divisa. Si guardò allo specchio intero : biondo , occhi azzurri , bello.

L’esatta fotocopia di Bill.

Sospirò.

Gli voleva bene , nonostante tutto. Lo amava , un amore fraterno , un amore incondizionato. Lo amava anche con quella sua mentalità rigida , chiusa , troppo crudele. Amava anche quella sua diligenza ossessiva , quasi maniacale.

E , intanto , sperava che , un giorno , i suoi ideali nazisti sarebbero crollati , proprio com’era successo a lui.

Un tempo credeva ciecamente nella politica di Hitler , altrimenti non sarebbe mai entrato a far parte dei paramilitari nazisti. Sapeva che , un giorno , avrebbe servito la patria , avrebbe dato una mano nell’opera di “pulizia” e ne era da sempre stato entusiasta.

Ma questo era prima. Prima di conoscere lei.

Prima di conoscere Anastasiya.

Si portò le mani alle labbra , ancora recavano il suo sapore.

Era stato il loro primo bacio. Certo , avrebbe voluto farlo più romantico ma , in quel momento , aveva dato ragione solo al suo istinto.

E quella stessa mano sgusciò nella tasca dei pantaloni della divisa che ancora indossava. Cacciò fuori un foglio sgualcito , ripiegato malamente e che , con riluttanza , accartocciò maggiormente buttandolo a terra.

La lista dei nomi scritti a mano.

Dopo aver letto il nome di Annerie tra gli ultimi , aveva preso l’impulsiva decisione di proteggerla in qualche modo.

Quindi , approfittando della solitudine , aveva battuto sulla macchina da scrivere tutti i nomi , tutti tranne tre. Poi , ripiegata la lista scritta a mano , aveva consegnato il foglio nella mani della segretaria Nina , dicendole di aver svolto il compito del colonnello come favore personale.

Si sarebbero fidati tutti di lui. D’altronde era un ufficiale.

E così facendo , momentaneamente , l’aveva salvata. Aveva ritardato il suo arresto.

Con l’ennesimo sospiro si spogliò completamente , deciso a farsi una bella doccia rigenerante.




Bill aveva visto suo fratello uscire dal bagno e sgusciare velocemente in camera sua.

Non c’era rimasto male , solo stranito : di solito , quando tornavano presto , proponeva sempre di uscire e di fare qualcosa di divertente.

Scrollò le spalle , quanto poteva essere strano? Decise di non indagare optando per l’ipotesi che doveva essere stanco poiché era stato di guardia per due notti consecutive e , quindi , avere parecchie ore di sonno arretrato.

Entrò in bagno con l’intento di rinfrescarsi anche lui dopo una dura giornata passata a fare ronda per l’intera città.

In realtà poteva beatamente starsene in ufficio , dal momento che era un superiore , ma il lavoro passivo proprio non faceva per lui.

Chiuse la porta alle sue spalle , guardandosi allo specchio , un specchio che parve prenderlo in giro poiché , o Tom o lui , mostrava sempre lo stesso riflesso : un ragazzo dal viso angelico , biondo e occhi azzurri.

Ma , più in basso , qualcos’altro si rispecchiava : una pallina di carta malandata.

Inarcò un sopracciglio , interrogativo.

Cos’era?

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Capitolo 4
*** Gefühl ***


Perché ci ho messo tanto? Colpa della scuola e chiedo venia. c.c .
Questo quarto capitolo è breve e di introduzione. V.v Difatti viene introdotto il personaggio di Arrietty (letto Arieti , senza le doppie) che sarà fondamentale per la seconda parte della storia (sempre se ci sarà xD) e , l’intero scritto , serve per introdurre il capitolo seguente che ci farà , finalmente , entrare nel vivo di questa triste storia.


Avviamo in ringraziamenti perché sono di frettissima e questa volta non potrò neanche rispondere ai vostri bellissimi commenti.:

-ZoomIntoMe
-Layla
-Memy881
-LadyJules_85

Vi prometto che la prossima volta risponderò ad ognuna ma sono proprio di fretta oggi c.c ; Grazie anche a chi ha letto senza commentare. (Perché non lo fate? *si dispera* ; Ovviamente scherzo , l’Italia è un Paese libero v.v )

Quindi vi auguro buona lettura.




Der ruheraum




Sbuffò.

Odiava non riuscire a prendere sonno , specialmente dopo aver passato una notte del genere.

Bill aprì gli occhi però , nell’accusare la ragazza muoversi accanto a lui. Girò il viso piano per guardarla : era sveglia anche lei.

Sorrise.

La pallida luce della luna che , sfuggendo alle tende , riusciva leggermente ad illuminare il suo viso. Era così bella che si innamorava di lei ogni istante della sua vita , anche il solo ricordo riusciva a fargli battere il cuore.

Era particolare , molto particolare, e non rispecchiava le caratteristiche della razza ariana ma era perfetta comunque. Un volto a cuore su cui le labbra rosee parevano essere state dipinte; Lineamenti morbidi , raffinati , parecchio delicati. Un capolavoro , insomma , incorniciato da una chioma nera , lunga e piena di boccoli.

L’unica pecca , forse , erano i suoi zigomi alti e spruzzati di lentiggini. Su questi sostavano i suoi due grandi occhi verde smeraldo , tendente all’azzurro sotto la luce del sole , che lo stavano scrutando con sguardo vispo e un po’ sbarazzino.

-Non riesci a dormire?- domandò , la voce soave , una pura carezza.

-No- rispose lui passandosi una mano sul viso.

-Come mai?- si strinse maggiormente il lenzuolo sul seno , il suo corpo dall’incarnato chiaro e dalle curve sinuose era coperto solo da quello. Gli si avvicinò , posando la testa sul petto e subito fu accolta dalle sue braccia.

-Non ne ho idea- mormorò Bill scrollando le spalle , accarezzandole piano le onde scure.

Dal momento che Tom era andato a dormire presto , e il motivo era ormai ben chiaro , aveva deciso di trascorrere la serata con quella che , ormai , sarebbe diventata sua moglie un giorno o l’altro.

Arrietty Petrova non era solo la sua fidanzata da anni ma anche la figlia del suo sergente. Era stato più che altro un matrimonio combinato : il Maggiore aveva visto in Bill un buon partito per sua figlia e lei , rispettosa com’era , non aveva avuto alcuna intenzione di andare contro il volere del padre. D’altro canto , Bill , non avrebbe mai e poi mai potuto rifiutare la figlia del sergente.

Erano semplicemente stati fortunati ad innamorarsi l’uno dell’altro nel primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.

Il resto era venuto da se.

Anche se non bionda e con occhi azzurri , Bill riteneva che con lei avrebbe messo su una famiglia perfetta e ariana nella sua concezione.

E poi quando si è innamorati tutto è perfetto , no?

-Credo- disse lui , continuando a sfiorarla delicatamente –Che io sia preoccupato-

-Preoccupato?-

-Per te. Andrai in America e non mi sento per nulla tranquillo- ammise.

Nonostante tutto il padre di Arrietty aveva preferito mandare lei e la sua famiglia a New York per tutelarle.

Meglio prevenire che curare in tempi del genere.

-Sarà per poco Bill- la sentì sorridere e le sue dita affusolate accarezzargli il petto –Solo qualche mese.-

-Sarà fino alla fine della guerra Arrietty e durerà , durerà tanto tempo- lo disse in tono afflitto e sfinato.

Era stanco.

Era stanco anche lui dopotutto.

Era stanco di dover far parte del regime del terrore. Era stanco di incontrare gente indisciplinata. Era stanco di stare a contatto con gli ebrei.

Era stanco perfino di suo fratello che non riusciva ancora ad accettare del tutto l’ottica del nazismo. Che non riusciva a capire che , se avesse continuato con quel comportamento , sarebbe stato preso e sbattuto direttamente in una camera a gas.

-Ma finirà e tornerò- rispose con dolcezza e lui non poté far a meno di sorridere.

-Tornerai si- disse e poi , piano e delicatamente , si portò su di lei , accarezzandole il viso. –E allora ci sposeremo e vivremo tranquilli- le baciò con amore le labbra.

-Quindi sta tranquillo- aggiunse lei in un sussurro ricambiando quel bacio con ugual sentimento.

E poi tornarono a fare l’amore.




Dopo essersi appartenuti per quasi l’intera notte , Bill , dovendosi svegliare presto per il lavoro , era sceso in cucina per fare una modesta colazione.

Con sua gran sorpresa però trovò la stanza vuota ed era strano perché , di solito , suo fratello , per quanto testa calda potesse essere , era sempre il primo a fare colazione e ad essere pronto.

Aggrottò la fronte , non era da lui e la cosa proprio non lo convinceva. Risalì nuovamente le scale , diretto in camera sua.

Senza bussa ne niente l’aprì.

Vuota.

Dove diavolo era finito?

Nel buio della camera si ricordò di quel foglio appallottolato.

Ecco cosa l’aveva turbato durante la notte : quella lista , quei nomi , specialmente gli ultimi.

Perché Tom l’aveva portato a casa?

Conoscendolo aveva sicuramente fatto una delle sue e la cosa non lo rassicurava per nulla , anzi lo preoccupava.

Ed ecco che il cigolio della porta d’ingresso lo riportò alla realtà.

Tom , sicuramente. Era l’unico , oltre lui , a possedere le chiavi di casa , ovviamente.

Chiuse la camera e scese , trovandolo li , nel salotto d’ingresso , in borghese e con aria stanca.

-Tom- superò l’ultimo gradino avvicinandosi a lui.

-Giorno Bill- rispose come se niente fosse.

-Dove sei stato?- domandò , un misto tra il preoccupato e il sospettoso.

-In giro- scrollò le spalle.

-Anche ieri pomeriggio sei stato in giro. – divenne sempre più diffidente , squadrandolo con circospezione.

-E dai Bill- sbuffò –Tu eri con Arrietty e io mi sentivo di troppo. Che problema hai? Proposito..dov’è lei?-

-Di sopra , dorme ancora. Ma non è Arrietty l’argomento della nostra discussione- rispose freddo. –Sei tu e il tuo “ero in giro”-

-Accontentati , io non ti chiedo cos’hai fatto stanotte con la tua fidanzata e tu non chiedi a me cosa ho fatto io- ribadì strafottente facendo per andare in cucina.

-Thomas- Bill lo afferrò per il braccio , quando lo chiamava con il nome di battesimo significava che iniziava ad innervosirsi. –Il tuo in giro comprende quell’ebrea?- concluse la domanda in tono sprezzante.

L’altro si irritò maggiormente. –Si chiama Annerie- sibilò trattenendo l’impulso di picchiarlo.

-Thomas Kaulitz- riprese –Vuoi tornare in te , maledizione?!- sbottò.

-Cosa c’è di male?- anche lui alterò il tono della voce , girandosi a guardarlo. –E’ una ragazza e..-

-Lei non è un essere umano- Bill lo scandì bene e nel giro di pochi istanti si ritrovò vittima di un violento pugno sul viso.

-Non osare mai più dire una cosa del genere- Tom era nero dalla rabbia dopo quel suo ultimo commento.

Annerie per Bill non era una persona.

O meglio , per Bill tutti gli ebrei erano animali.

Inconcepibile.

Nell’esatto momento in cui Bill tentò di ricambiare il pugno fu fermato dalla flebile voce di Arrietty che , vestita e svegliata da quei rumori , scese di fretta le scale per intervenire.

-Tu non osare mai più colpirmi- mormorò minaccioso , il suo pugno pronto stretto nelle mani della fidanzata. –Altrimenti giuro che su quella lista ci sarà anche il tuo nome-

-Va a farti fottere- ribadì suo fratello con acidità unica , aprendo la porta d’ingresso e uscendo.

Bill rimase in silenzio.

Occorreva rimetterlo in riga.

Occorreva farlo tornare quello di un tempo e , visto che le buone non avevano funzionato , avrebbe agito con le cattive.

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Capitolo 5
*** Leben geopfert ***




Avviamo in ringraziamenti perché sono di frettissima e questa volta non potrò neanche rispondere ai vostri bellissimi commenti.:

-ZoomIntoMe
-Layla
-Memy881
-CatharticMoment

Come sempre neanche oggi riesco a ringraziare una per una , posso , però , improvvisare un ringraziamento generale a tutte voi sopracitate : grazie per la vostra disponibilità e fedeltà , vi voglio bene , ve ne voglio tantissimo >.< ; Ho dedotto che in questa storia Bill sta sul piffero a tutte xD , ma non temete , presto o tardi cambierà atteggiamento (altrimenti le uso io le cattive è_é.).
Bèh , con questo capitolo iniziamo sul serio ad entrare nel vivo della storia. Chi è sensibile mi bestemmierà e lo capirò bene dal momento che io per prima mi insulto e piango come una fontanella. ç_ç

Grazie anche a tutte coloro che leggono senza commentare.

Quindi vi auguro buona lettura.




Der ruheraum




Aveva passato l’intera notte sotto casa di Annerie , ecco dov’era stato.

Non vi era entrato , probabilmente la ragazza neanche ne era venuta a conoscenza , semplicemente aveva sentito il bisogno di vegliare su di lei.

Spesso le SS facevano irruzione nelle case degli ebrei anche negli orari più assurdi.

Dipendeva , così gli era stato spiegato , dai treni. Dovevano essere tutti pieni prima di farli partire per i campi di concentramento.

E lui aveva visto con i suoi occhi come la povera gente innocente veniva caricata nei vagoni bestiame , senza finestre , senza luce , senza spazio e trasportati in condizioni disumane.

Sospirò e si alzò dal letto , affacciandosi alla finestra.

Non c’era Berlino al di fuori di essa. Non c’erano le sue strade , non c’era la sua gente , non c’erano le sue botteghe.

C’erano vie piene di uomini vestiti con delle divise rigate , leggere e che parevano quasi dei pigiami. Uomini dal viso scarno , privo di qualsiasi dignità , sporchi e magri , alcuni lo erano talmente tanto che sul serio facevano impressione.

Poi ve ne erano degli altri nettamente più informa , in divise simili alla sua , armati e sempre pronti ad urlare.

Non era a Berlino , non più ormai.

Era ad Auschwitz , per la precisione era nella palazzina , se tale si può definire , più decente del campo di concentramento , dove risiedevano i soldati , gli ufficiali e tutti gli altri gradi.

Viveva in quella realtà da ormai tre giorni. Lui e suo fratello aveva ricevuto l’ordine imminente di prestare servizio al campo.

La cosa lo aveva lasciato basito e parecchio sospettoso ma , ragionandoci sopra , era riuscito a dare una risposta ai suoi perché e come mai.

Bill.

Sapeva che si sarebbe “vendicato” di quel pugno e sapeva che il suo intento non si sarebbe fermato li.

Aveva dell’altro in mente , qualcosa di più cattivo per rimetterlo in riga , lo sapeva e lo conosceva bene.

Però , per quanto gli riguardava , quella situazione era già abbastanza : non solo era costretto a vedere e a trattare male persone che , in sostanza , non avevano fatto nulla di male ma , stando lontano dalla sua Berlino , era lontano anche dalla sua Annerie.

La cosa lo preoccupava , molto.

Ogni volta che un nuovo carico di ebrei entrava nel campo , controllava una per una le donne , con ansia , paura , terrore di trovare lei tra quelle.

Bussarono alla porta e tornò alla realtà.

-Avanti- disse atono , senza alcun interesse.

-Tom..- Bill entrò in camera , una camera piccola , con il necessario per sopravvivere : bagno , letto , scrivania e armadio.

Un Hotel , insomma , ma in un macabro villaggio turistico senza più ritorno.

-Si?- sospirò , da quando era li sentiva un macigno sulle spalle , un macigno che gli assorbiva forze ed energie.

-Dobbiamo andare-

Erano le nove del mattino , il loro turno sarebbe iniziato tra qualche minuto.

Bill era pronto nella sua divisa proprio come Tom.

-Certo- e l’idea di tornare tra quelle strade piene di morte e sofferenze , l’idea di tornare a trattare male donne , uomini e anziani , l’idea di minacciarli e ucciderli , perché in tre giorni era stato costretto a farlo per non essere accusato di tradimento , non lo entusiasmava neanche un po’.

Prese il fucile , si calcò il berretto da ufficiale sul viso e , senza proferire parola , seguì suo fratello fuori dalla palazzina.




Il compito dei Kaulitz era , per lo più , quello di impartire ordini e di controllare i lavori degli altri soldati. Bill , in particolar modo , in quanto possedente di un grado parecchio alto , raramente interveniva ma gli piaceva urlare , trattare come riteneva opportuno gli ebrei : come animali.

Tom , dal canto suo , era costretto ad agire a livello pratico per non destare sospetti , dal momento che era apatico e passivo tutto il tempo.

Ed ecco suo fratello , fiero , freddo , tutto d’un pezzo , che guidava un gruppo di deportati , tenuti ammassati dagli altri soldati armati. Dove erano diretti era facile intuirlo : camera a gas.

Ormai aveva imparato i percorsi a memoria.

Tra le strade rimbombavano passi di interi plotoni di ebrei e non , urla di soldati , lamenti e ogni sorta di rumore possibile e immaginabile. Nel pomeriggio , poi , i muri e l’aria si impregnavano di una puzza orribile e nauseante , segno che altre vite erano state spente nei forni crematori.

Accanto a lui risuonò un gemito e un tonfo. Tom girò il viso per trovare un anziano , magro , quasi anoressico , caduto a terra , sfinito , ansimante e sofferente.

Doveva aver lavorato tutta la notte , spesso far compiere loro stenti erano un altro modo per ucciderli.

Tom si mosse appena , il suo istinto lo spingeva ad aiutarlo almeno a rialzarsi. Oltre non sarebbe potuto andare. Nessun gesto umano era permesso nei confronti degli ebrei , pena la morte per tradimento.

Poi un soldato si avvicinò , anticipandolo. Iniziò a prenderlo a calci , ad offenderlo in tutti i modi possibili e immaginabili. L’anziano gemeva , accovacciato su se stesso , tremava ma non supplicava. Sapeva che non sarebbe servito a nulla.

Riuscì ad assistere alla scena solo per pochi istanti poi decise di agire , spinto da una forza più potente della sua volontà.

-Smettila- ordinò al soldato in un tedesco duro e autoritario. Lo allontanò bruscamente e rivolse lo sguardo all’ebreo. Questo ricambiò e allora si , parve pregarlo di ucciderlo.

A sangue freddo prese il fucile e gli stroncò la vita con più pallottole. –Animale- mormorò ricercando il tono giusto per rendere credibile il suo falso disgusto.

-Porta questo schifo lontano da qui- si rivolse al soldato che si portò la mano sulla sommità della fronte , in segno di attenzione e rispetto. –In una fossa comune , in un fiume , dove vuoi ma non lasciarlo qui. Ah e la prossima volta non voglio più vedere scene del genere , sono stato chiaro?-

-Si signore- rispose come un automa.

-Ora vai- seccato lo incitò con un gesto del capo e da quel posto si allontanò.

Un altro.

Ne aveva ucciso un altro.

Quella vita sacrificata era andata ad alimentare il suo senso di colpa che diveniva sempre più grande e forte. Un giorno o l’altro l’avrebbe ucciso , ne era sicuro.

-Tom- la voce di Bill tornò nuovamente alle sue orecchie.

-Bill- fermò la sua marcia senza meta , girandosi a guardarlo. Lui non aveva segni di stanchezza o di sofferenza nello sguardo , anzi , pareva orgoglioso del suo operato.

Come poteva?

-Ho sentito quello sparo. Mi sono spaventato- ammise sospirando , portandosi una mano all’altezza del cuore.

-Spaventato?- inarcò un sopracciglio –E di cosa?-

-Non si sa mai. Potresti fare qualcosa di stupido- parve rimproverarlo.

-Bill in questo posto si sentono ogni minuto degli spari. Come puoi capire quando sono io?-

-Ti ho visto , pezzo d’asino- ribadì ironico.

Era durante quei piccoli battibecchi che Tom riusciva a riconoscere suo fratello , quello che era stato Bill prima dell’avvento dei nazismo.

Gli mancava. Gli mancava parecchio.

Schiuse le labbra per replicare ma il fischio del treno distrasse entrambi.

Un altro carico.

Era sicuro però che la maggior parte sarebbe finita a Birkenau poiché Auschwitz era ormai sovraffollato.

Pochi minuti e i vagoni bestiame si fermarono sulle rotaie interne al campo. Vari soldati accorsero per scaricare gli ebrei e lo facevano come se fossero sul serio degli animali.

-Devo andare- si pronunciò Tom e il suo gemello annuì , allontanandosi perché probabilmente aveva altro da fare.

Lui invece doveva controllare che tra le donne non vi fosse la sua Annerie.

Attraversò la folla dei deportati , una folla che entro quello stesso pomeriggio sarebbe stata dimezzata brutalmente.

Prima ancora di avvicinarsi al gruppo femminile , scorse una chioma bionda e piena di ricci.

No.

Si fermò , l’impatto fu talmente forte che il cuore smise di battere.

Miranda Voigt cadde a terra e sua figlia l’aiutò a rialzarsi. Anastasiya era impaurita , tremava come un fiore in una gelida tormenta.

Soldati con urla brutali iniziarono a far formare due diverse file. Alcuni medici fecero la loro comparsa , medici che , in base alle condizioni fisiche degli individui , avrebbero deciso se ritenerli idonei al lavoro o meno.

Se non lo erano venivano eliminati.

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Capitolo 6
*** Mein Bruder? ***




Partiamo subito con i ringraziamenti:

-ZoomIntoMe:Bèh quello che accadrà sei riuscita a farmelo anticipare un po' su msn. Ma non fidarti di me , le mie idee cambiano ogni istante v.v. E come già ti ho detto , forse Bill già sa di Annerie muahuahua.
-Layla:Ti amo xD Sul serio , sei riuscita a cogliore il messaggio di pietà nella scena del vecchio , un messaggio che non ero ben sicura di riuscire a tramsettere. Ma a quanto pare sono riuscita nel mio intento v.v.
-Memy881:Grazie cara , anche per le belle parole che mi hai scritto su msn. Sono felice che la mia storia riesca a contenere un messaggio profondo e sono felice che ti piaccia sempre di più ^-^
-CatharticMoment:Va bene così presto? ahaha. Se sta diventando angosciante per te , figurati per me quando devo descrivere certi eventi ç_ç. E la vendetta di Bill non si fermerà v.v
-LadyJules_85:Grazie mille per i complimenti , effettivamente , come ho detto già altre volte , ammetto che non è facile scrivere cose del genere. Spesso mi viene da piangere xD

Uff , oggi per fortuna sono riuscita a ringraziare una per una anche se ho speso poche parole ç_ç Bèh , voglio semplicemente farvi capire quanto vi adoro e quanto apprezzo i vostri commenti sempre pieni di belle parole. Per me è veramente importante anche perchè a questa storia mi sto particolarmente affezionando. E' nata come un esperimento e sono felice che stia andando bene <3.

Grazie ancora e grazie anche a tutte coloro che leggono senza commentare.

Quindi vi auguro buona lettura.




Der ruheraum




Miranda Voigt era stata dichiarata non idonea al lavoro. Annerie le aveva preso le mani e strette forte , cercando , invano , di tenerla ancora con se.

I soldati tedeschi , però , iniziarono ad ammassare e trattare come bestie tutti coloro che erano stati destinati a Birkenau. Quando sua madre le fu crudelmente portata via , scoppiò in un pianto disperato.

Tom riusciva a percepire il suo dolore e il suo terrore così forte che quasi si sentiva soffocare. Certo anche lui era spaventato : era il turno di Anastasiya , dal verdetto del medico avrebbe dipeso la sua vita.

No , non poteva lasciare che una stupida analisi di uno stupido uomo in camice bianco gliela portasse via. Doveva intervenire.

Doveva farlo in un modo o nell’altro.

-Ehi- sbottò , prendendo il primo soldato che gli capitò a tiro. Questo si portò sull’attenti come una statua marmorea.

-Si signore- rispose atono e rispettoso.

-Fermate le selezioni- disse –Fermate tutte le selezioni- alzò il tono della voce per farsi ascoltare. I medici e i tedeschi lo guardarono interrogativi. –I treni per Birkenau e Chelmno sono pieni , ormai.- continuò , lo sguardo sfuggì sul medico di Anastasiya.

Forse aveva parlato in tempo.

Forse , invece , aveva agito in ritardo. Forse lei era già stata destinata alla morte.

Schiuse le labbra con l’intento di dare ordini , di salvare maggiormente la situazione. Ma qualcuno lo anticipò.

-Vecchi e bambini seguissero quel gruppo- Bill lo affiancò , indicando il gruppo dei condannati.

-No i bambini no- sussurrò Tom , scosso da quelle parole improvvise.

-Vecchi e bambini- ribadì l’altro in un sibilo , sfidandolo con lo sguardo.

-Bill , i bambini no- ricambiò quell’occhiata.

-Signore , cosa dobbiamo fare?- domandò nell’incertezza uno dei soldati.

-Come ho detto , vecchi e bambini da quella parte. – replicò deciso , ignorando completamente suo fratello. –Tutte le donne e gli uomini che non sono stati visitati , invece , possono restare qui- e allora si , gli rivolse nuovamente l’attenzione e sulle sue labbra affiorò un sorriso serafico.

Tom si sentì preda della rabbia. Era così tentato dal picchiarlo che , sopprimendo quel desiderio , i muscoli contratti facevano male.

Lo guardò allontanarsi con disinvoltura e quasi soddisfazione mentre i tedeschi eseguivano gli ordini , dividendo e ammucchiando gli ebrei e il resto dei deportati.

E la sua Annerie?

Si girò di scatto per guardarla : tremava ancora ed era spaventata mentre le donne soldato , gridando , le stavano conducendo nella zona femminile del campo.

Dio , quanto avrebbe voluto abbracciarla , stringerla forte tra le sue braccia , assicurarla al suo petto e sussurrarle di stare tranquilla , che era al sicuro e che sempre lo sarebbe stata.

Ma non poteva , non avrebbe mai potuto.

E la colpa era solo di suo fratello.




-Bill Kaulitz- senza neanche dargli il tempo di reagire , Tom lo afferrò per il bavero della divisa ; Si scontrò con i suoi stessi occhi azzurri , l’unica differenza era che quelli di Bill non avevano più nulla di umano. –A che cazzo di gioco stai giocando eh?-

L’aveva spinto e fermato in uno dei pochi vicoli ciechi presenti ad Auschwitz. Nessuno li avrebbe visti , ne soldati ne deportati e , se mai fosse successo , nessuno avrebbe mai avuto l’ardire di intromettersi.

-Stai aggredendo un tuo superiore Tom- rispose lui , tranquillo , anzi , quasi beffardo.

-Sto aggredendo mio fratello , la persona che dovrebbe aiutarmi invece di comportarsi come un’emerita testa di cazzo!-

-Si può sapere che diavolo vuoi da me?!- sbottò , spingendolo bruscamente e liberandosi quindi dalla sua violenta presa.

-E’ tutta opera tua , non è vero? Hai organizzato tutto , ogni minimo dettaglio. Ti conosco , ne sono sicuro-

-Organizzato che cosa?-

-Il mio servizio al campo e il suo arrivo!- urlò , era fuori dai gangheri ormai e se non lo picchiava a sangue doveva solo ringraziare l’affetto che ancora provava nei suoi confronti.

-Ho fatto solo quel che era giusto Tom- rispose seccato , aggiustandosi la divisa sgualcita.

-E che cosa è giusto qui , me lo spieghi?!-

-Tu sei un ufficiale , vuoi capirlo maledizione? Devi essere da esempio , da buon esempio. Io ho fatto quel che è giusto. Il tuo lavoro è qui , QUI , e quell’ebrea avrà quel che si merita. Tutti avranno ciò che si meritano per aver impestato la nostra patria-

-Tu sei pazzo- mormorò Tom , raccapricciato da quelle sue parole. No , non era suo fratello a pronunciarle.

Dinanzi ai suoi occhi non c’era il suo Bill.

Non c’era quel bambino , quel ragazzino , dall’indole buona ed onesta.

C’era un mostro , un mostro sul serio , mentalmente deviato e irrecuperabile.

Quasi gli faceva paura.

-Tom coraggio , non dirmi che ami quell’essere-

-Si chiama Annerie , Anastasiya , ha due nomi cazzo , hai ampia scelta , perché non ne impari uno?!- sbottò , arrabbiato e quasi ironico. –E se anche fosse? E se anche ne fossi innamorato?-

-Ti ritroveresti con il cuore spezzato , allora , e a breve , credo- scrollò le spalle.

Rimase in silenzio.

Durante quell’attimo capì tante cose.

Aveva trovato strano che Bill , nonostante tutto , lo avesse in un certo qual modo aiutato a far evitare ad Annerie il test medico.

Poi aveva finalmente intuito il perché di quel atto : la ragazza sarebbe morta sicuramente di stenti e fatiche ad Auschwitz , una morte lenta e dolorosa e alla quale Tom avrebbe potuto assistere.

-Perché mi stai facendo questo?- sussurrò , la voce flebile. Abbassò lo sguardo , iniziava a soffrire.

-Lo sto facendo per te- gli posò una mano sulla spalla. –Perché ti voglio bene- sorrise appena.

-No non è vero- continuò sommessamente.

-Mi ringrazierai un giorno- e , detto quello , si allontanò tornando al suo sporco lavoro.

Tom si poggiò al muro , togliendosi il berretto da ufficiale e passandosi una mano tra i capelli biondi , corti ma disordinati.

-Perché mi stai facendo questo- ripeté nuovamente e quasi si udì un silenzioso singhiozzo echeggiare nel vicolo.




Più che arrabbiato era frustrato.

Lo era tanto , tantissimo.

Possibile che Tom preferisse quell’ebrea a lui? A suo fratello gemello?

Non capiva che per proteggere lei avrebbe perso lui e , il fatto che era inconsapevolmente disposto a correre quel rischio , lo feriva profondamente.

Per sfogarsi aveva iniziato a picchiare il primo deportato capitato a tiro , d’altronde per lui quelle non erano persone , non erano neanche oggetti e a momenti non rasentavano nemmeno gli animali.

Aveva colpito talmente forte la povera vittima innocente che , alla fine , era morto dissanguato , magro e debole com’era.

Lui però non sentiva alcun senso di colpa.

-Animale- sibilò guardando quello che ormai era un cadavere sfigurato ai suoi piedi. Con la coda dell’occhio notò un gruppo di ebrei fermi a fissarlo –Muovetevi , schnell!- urlò , qualcuno sussultò spaventato e in fretta si allontanarono.

Strinse i pugni , le nocche erano rosse e livide per quanti colpi aveva inflitto all’uomo.

-Bill- poi , una voce troppo familiare , giunse alle sue spalle.

Non era roca e profonda come quella di suo fratello.

Era dolce , cristallina , una tenera carezza.

Arrietty.

Sgranò gli occhi , girandosi di scatto per guardarla.

Che diavolo ci faceva in un posto del genere?

Si rincuorò nel vederla vestita normalmente , coperta da un cappotto bianco che risaltava la sua naturale bellezza. Per un momento aveva temuto il peggio.

-Arrietty- mormorò , avvicinandosi. –Cosa ci fai qui?-

Ma la ragazza non rispose subito. I suoi occhi simili a smeraldi scivolarono sul corpo privo di vita ai piedi del fidanzato.

-Cos’hai fatto?- domandò flebile , quasi malinconica.

-Nulla..- capì a cosa si stava riferendo e non aveva alcuna intenzione di dare spiegazioni. Le si avvicinò , stringendola poi tra le braccia. –Cosa ci fai qui?- domandò nuovamente in un caldo sussurro.

-Volevo salutarti. Ho pregato papà di farmi venire qui prima di partire per l’America- rispose.

-Tu sei pazza- sorrise baciandole la chioma scura.

Non voleva che la sua Arrietty vivesse , anche solo per un giorno , in un posto del genere. Non voleva che lo guardasse svolgere il suo sporco lavoro , che poi tanto non lo era a parer suo. Non voleva che fosse spettatrice di scene violente e di morte.

-Lo so. Ti amo se non te ne sei dimenticato- sorrise anche lei , stringendosi a lui. –Proposito.. Bill , perché Tom è stato convocato da papà?-

Cosa? Il sergente aveva convocato suo fratello?

-Non ne ho idea. Non sapevo fosse stato chiamato- ammise , preoccupato.

Era raro che i Kaulitz venissero convocati dal sergente.

E la cosa lo preoccupava.

Lo preoccupava tantissimo.

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Capitolo 7
*** Förderung ***




Partiamo subito con i ringraziamenti , oggi purtroppo non posso dilungarmi molto c.c :

-ZoomIntoMe
-Layla
-Memy881
-CatharticMoment
-LadyJules_85
-Mary_TokioHotel_98

Mi soffermo solo per un ringraziamento generale perchè , in sostanza , tutte voi mi avete riempito di complimenti e io ne sono lusingata e vi ringrazio sul serio dal profondo del cuore. Spero di non deludervi.

(Vi voglio bene >.<)

Quindi buona lettura belle!




Der ruheraum




Il piano superiore della palazzina. Gli uffici.

In realtà non c’era un ordine preciso. Spesso i corridoi erano un alternarsi di camere da letto e studi. Per fortuna che i bagni non erano in comune.

Erano ormai dieci minuti da quando era entrato che il sergente lo stava facendo restare in silenzio e fermo nella sua posizione statuaria.

Tom era rigido , lo sguardo fisso nel vuoto dinanzi a se , quasi vitreo , le braccia incollate al tronco del corpo stretto nella divisa nera.

Non poteva parlare ne far altro fino al permesso del suo superiore.

Però poteva pensare e in quel momento ne aveva un disperato bisogno.

Cosa stavano facendo alla sua Annerie? Stava bene? Tremava ancora come un fiore?

Forse presto le sue domande avrebbero ricevuto una risposta perché molto probabilmente la sua divisa sarebbe stata sostituita da un particolare pigiama a righe e il suo nome sostituito da un codice. Un numero per la precisione. Ne aveva visti alcuni impressi sulla pelle dei deportati.

Il Sergente Kledir si era alzato dalla scrivania per osservare le vie dal campo piene delle luce del tramonto oltre che di deportati. Erano all’ultimo piano quindi la visuale era parecchio più estesa.

-Kaulitz-

-Si signore- fu costretto a rispondere prontamente , senza alcuna esitazione nonostante ne avesse parecchie in quel momento.

-Che cosa sei tu?- domandò continuando a dargli le spalle.

Trovò strana quella domanda per questo la risposta si fece attendere qualche istante –Un comandante di reggimento , signore-

-Esatto. Un semplice comandante di reggimento- mormorò spegnendo il sigaro ormai consumato. Si girò finalmente ma a Tom non era ancora stato dato il permesso di poter incrociare il suo sguardo.

Il rispetto dei superiori era fondamentale nelle SS.

Lo sentì avvicinarsi e poi le sue robuste dita strapparono con un colpo secco le spalline di servizio della sua divisa , quei simboli che lo distinguevano dai semplici soldati.

Perfetto , lo stava cacciando.

La procedura era quella , l’aveva vista fare altre volte.

-Queste non ti servono più- disse buttando i due pezzi di stoffa rigida sulla scrivania. –E neanche questi- stessa sorte fecero le mostrine del colletto , spille riportanti il simbolo del grado di comandante di brigata.

Tom non fiatò , non gli era concesso.

Ora era pronto semplicemente a farsi cacciare definitivamente. Pregò , almeno , di essere lasciato li , ad Auschwitz , così per poter stare con la sua Annerie.

Qualcosa però andò storto.

Il Sergente non proferì parola ma si limitò a far sgusciare sotto le sue mani una scatolina in legno chiaro e lucido. Semplice ma molto raffinata.

L’aprì mostrando così il contenuto : due nuove mostrine di colletto , due nuove spalline. Diverse da quelle che aveva e nettamente più importanti i loro simboli.

Rimase basito sul serio , anzi , osò pensare che non era mai stato così sorpreso in tutta la sua vita.

Forse solo una volta era comparabile a quella : quando aveva incrociato lo sguardo di Anastasiya. Indimenticabile quel momento.

-Signore , ma.. cosa..-

-Ho capito tutto di te , sai?- lo guardò rivolgendogli quasi un sorriso. -E sono stato informato-

-Di cosa?-

-Di te , del tuo amore proibito- ridacchiò quasi con dolcezza. –E di come Bill stia andando fuori di senno- riusciva a immaginarselo il suo preferito , nonché futuro genero , uscire dai gangheri e la cosa non poteva che divertirlo.

Effettivamente il Sergente Kledir non era uno di quei soggetti inquietanti e , quasi , terrorizzanti.

Anzi.

Il suo viso paffuto , i suoi baffi dalle punte dritte e rivolte appena verso l’alto;I suoi occhietti piccoli , scuri , vispi e nascosti dietro un paio di occhiali a lenti tonde; Tutto faceva pensare a una persona di buon animo e lo era , lo era sul serio.

Altrimenti Arrietty non gli avrebbe mai confidato quale simile situazione stava vivendo il suo fidanzato e il suo prossimo cognato a cui voleva un bene infinito.

Certo Kledir sapeva essere anche severo e spietato ma non coi gemelli , ragazzi per cui mai nessuno avrebbe straveduto così tanto.

Quasi con orgoglio paterno agganciò alla divisa quei nuovi stemmi. –Congratulazioni comandante di divisione ss-

Sgranò gli occhi , fu istintivo e non riuscì ad evitarlo.

Comandante di divisione ss? Una promozione di due gradi e , in più , superiore di uno allo stato di Bill.

-Mio fratello si ridurrà all’esaurimento nervoso , ne avete una vaga idea?- il suo era più un commento che una domanda.

Bill sarebbe morto d’invidia.

-Non credo. Sai perché ti ho promosso?-

Scosse il viso guardandolo interrogativo.

-Bèh.. – il sergente si passò la mano sulla sua testa calva. –Così il mio genero penserà che hai fatto qualcosa di buono per avere una tale promozione e si calmerà un pochino. Inoltre tu avrai modo di gestire maggiormente la situazione nel campo e senza dover dar conto a nessuno , o quasi- sorrise. C’erano sempre altri superiori in giro. –E avrai maggiori possibilità di salvare la tua fanciulla- gli fece l’occhiolino in segno di complicità.

-Cosa?!- il cuore gli fece una capriola in petto. –Lei sa di..-

-Arrietty , tutta opera sua. Ti vuole così bene- sospirò.

-Signore io.. mi dispiace.- abbassò il capo in segno di scuse –Perdonatemi-

-E per cosa , giovanotto? Per amare?- gli posò una mano sulla spalla –Tom Kaulitz , l’amore non conosce religione , età , razza , lingua , cultura e tutte quelle cose stupide e superficiali.-

-Annerie è ebrea , Signore. Lei non segue la politica di Hitler?- azzardò quella domanda impertinente , guardandolo.

-No- ammise , scuotendo il viso. –Perché credi che mia figlia e mia moglie andranno in America? Ho paura , paura che qualcuno possa scoprire quanto disapprovo tutto questo. E se ciò dovesse succedere vorrei che a pagarne le conseguenze sia io e soltanto io , nessuno della mia famiglia dovrà essere coinvolto-

-Bill lo sa?- se suo fratello fosse venuto a conoscenza dei veri ideali del suocero , sarebbe sicuramente morto d’infarto.

-Si- scoppiò a ridere capendo la sua preoccupazione. –Arrietty non sa tenere chiusa la sua boccuccia , dice qualsiasi cosa al suo fidanzato- annuì.

Tom sospirò sollevato.

-Però ti avviso- tornò serio –Nonostante io sia contrario non potrò darti nessuna mano alla luce del sole , mi spiego? Questo significa che dovrai cavartela da solo , come sempre , e che io dovrò attenermi al codice senza favoreggiamenti espliciti. Spero solo che questa promozione ti sia utile perché è tutto ciò che posso fare per la tua Annerie. Ora sta a te usare il mio aiuto-

Improvvisamente sentì una morsa al cuore.

Non era dolore però.

Era felicità. Gioia. Sollievo.

Qualcosa aveva incrementato le basse possibilità di salvare Anastasiya dal suo triste destino.

-Grazie Signore , grazie sul serio- disse spontaneamente quelle parole dettate dal cuore.




Era così bello guardarla dormire , specialmente qualche ora dopo aver fatto l’amore.

Se poi era notte fonda e il suo viso di porcellana illuminato dalla chiara luce lunare , diventava splendido e indescrivibile.

Arrietty dormiva abbracciata al cuscino , la coperta pesante le stringeva il seno , il resto del corpo ma le lasciava scoperta parte della schiena. Era quasi girata su un fianco rivolta verso Bill che , puntato sui gomiti , continuava a fissarla da una buona mezz’ora ormai.

Le sue mani le scostavano alcuni boccoli scuri e disordinati , poi scivolavano sul viso percorrendone delicatamente i tratti morbidi e angelici. Sfioravano le labbra e si fermavano , ritraendosi.

Si sporse appena per lasciare una scia di morbidi baci su ambedue le spalle.

La sentì muoversi , probabilmente iniziava a svegliarsi.

-Bill..- mormorò , la voce flebile , un canto di una sirena.

Il ragazzo portò le labbra vicino al suo orecchio nascosto dai capelli –Ti amo- sussurrò caldo , profondo e tenero.

Perché , in realtà , l’indole buona e dolce di Bill non era mai morta del tutto. Semplicemente era stata sottomessa da quella nuova mentalità impostagli.

Spesso i soldati subivano un vero e proprio brutale lavaggio del cervello.

L’amore però è più forte di qualsiasi altra cosa e il suo lo era parecchio.

Lo era per Arrietty.

Lo era per Tom , anche se lo manifestava in modo totalmente sbagliato.

La ragazza sorrise appena , continuando a tener gli occhi chiusi , rabbrividendo a quelle parole. –Ti amo anche io- disse piano.

E pensare che Arrietty portava la medesima età di Annerie.

-Domani partirai- mormorò posando il viso sul cuscino , la fronte a contatto con quella di lei.

-Si- rispose appena sospirando.

-Quanto vorrei tenerti con me- le accarezzò delicatamente la guancia.

-Un giorno mi terrai con te per sempre- aprì gli occhi , incrociando il suo sguardo , sorridendogli.

-Spero non sia troppo lontano-

-Dimmi solo una cosa. Bill , tu non sei cattivo , vero?- con quella domanda Arrietty parve una bambina.

-No amore- Bill rispose senza alcuna esitazione , nel tono dolcezza e un po’ di divertimento. –Non sono cattivo. In questa situazione noi siamo i buoni. Io , tu , Tom e tuo padre..-

-E Annerie..-

-Cosa?- sussultò –Come sai di..-

-Shsh..- gli chiuse le labbra con un bacio. –Anche Annerie è buona. Se non ti fidi di lei almeno fidati di me , va bene?-

-Vorrei tanto sapere cosa è successo a Tom- sviò quel discorso che proprio non voleva affrontare.

Annerie era ebra , punto.

Questo bastava a condannarla e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.

Tom poi non si era fatto vivo. L’aveva cercato per tutto il campo ma nulla. Semplicemente gli era stato riferito di stare tranquillo e che suo fratello non era per nulla in pericolo.

Poi basta.

Ma non aveva voluto trascorrere la serata preda di crucci e tormenti. Non la sua ultima serata con Arrietty. Poi l’avrebbe rivista dopo mesi , chissà , forse anche dopo anni.

Tutto dipendeva da quella dannatissima guerra.





Qui è possibile visionare una locandina fatta da ZoomIntoMe che ringrazio ancora ^-^.
Comunque nel prossimo capitolo vi mostrerò anche Annerie e Arrietty , finalmente v.v

(http://i54.tinypic.com/flhqhu.jpg)

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Capitolo 8
*** Prominent ***




Ringraziamenti veloci , ho tre capitoli di diritto da fare e devo scappare c.c :

-ZoomIntoMe
-Layla
-Memy881
-CatharticMoment


Buona lettura >.< E scusate la fretta ç_ç
Ps:Giusta una piccola nota : Annerie non sa che Tom lavora nel suo stesso campo v.v




Der ruheraum






Non aveva smesso neanche un solo istante di piangere.

Certo , in parecchi momenti si era fatta forza , non era più una bambina d’altronde.

Ma , d’altro canto , essere stata separata così brutalmente da sua madre , non essere riuscita neanche a dirle un addio come si deve o abbracciarla per l’ultima volta , era una sofferenza atroce con cui convivere.

E lei lo stava facendo.

Anche se da un giorno e mezzo scarso già la sua vita le sembrava essere finita in quel campo di concentramento.

Almeno i capelli non le erano stati tagliati. Chissà perché poi il barbiere che avrebbe dovuto rasare quella chioma bionda aveva esitato , dandole poi il permesso di andare a patto di nascondere la capigliatura sotto un velo , a righe come la sua nuova divisa.

Prominent l’aveva definita e in seguito lei aveva capito che significava deportato privilegiato.

Non era stata però esonerata dalla doccia , insieme alle altre donne ovviamente , alla consegna del buffo e macabro “pigiama” e dal doloroso tatuaggio sul braccio.

Un numero , lungo , cucito non solo sulla sua pelle ma anche sulla stoffa del pantalone : non era più una persona ormai , Annerie era 175.648.

Un’insieme di cifre.

Poi la classica stella gialla a sei punte e sul braccio , incorporato al completo , una particolare banda marrone usata per evidenziare maggiormente che lei era una prigioniera privilegiata.

Dopo quella lunga ora , dopo essere stata schedata , giaceva accovacciata e addossata al muro su quello che doveva essere la brutta copia di un letto : in una stanza con scarsa illuminazione vi erano cuccette a castello , lunghe la metà di quello che normalmente dovrebbero essere.

Lei aveva scelto quella del “primo piano” , all’angolo , molto distante dalla porta e vicino alla finestra. Anche a casa sua il suo letto era sotto la sua grande finestra.

Una donna delle SS era passata nella baracca per dare istruzioni ai nuovi arrivati. Lei , poiché giovane , insieme ad altre , aveva avuto il compito di smaltire : smaltire i vestiti , oggetti e quant’altro dei deportati defunti.

Aveva notato , inoltre , di essere l’unica a portare la banda marrone al braccio , almeno in quella stanza. Tutte le altre ragazze , perché sembravano aver voluto creare una baracca solo per donne giovani , magari per separarle , riportavano o la stella giudea , così chiamata dai tedeschi , o altri simboli perché magari musulmane , zingare o altro.

Per questo una domanda ben più importante del “vivrò?” l’assillava : perché lei era una Prominent?

Chi mai avrebbe voluto privilegiare una ragazzina sconosciuta e inutile , esile e non idonea al lavoro come lei?

Le stavano accadendo cose strane da quando era arrivata e non sapeva se preoccuparsene o meno.

Sentì un rumore , alzò il viso di scatto , spaventata : una ragazza dalla testa rasata , il viso scarno ma non magra come le altre era appena andata a sbattere contro le tegole delle cuccette.

Non l’aiuto , almeno fino a che non si accorse che era parzialmente cieca : un occhio era completamente bianco.

Allora si , la sua indole buona e gentile , la portò ad alzarsi e , prendendola da sotto braccio , a sedersi accanto al suo posto di notte.

-Grazie- mormorò la giovane , senza però guardarla.

Lo sguardo di Annerie ricadde inevitabilmente sulla sua divisa : sotto il numero vi erano le lettere ZW.

Zwillinge.

-Hai una gemella?- azzardò la domanda , sedendosi al suo fianco.

-Si- annuì lei , piano , la voce flebile.

Anastasiya si guardò intorno discretamente.

-E’ inutile che la cerchi- disse l’altra. –E’ morta ieri-

Inevitabilmente si sentì mancare il respiro. Non tanto la frase ma il tono con cui lo disse la colpì parecchio : non era dolore era rassegnazione.

Non c’è niente di più straziante nel vedere un uomo rassegnato. Morta la speranza muori anche tu.

-Cosa..perchè..- avrebbe voluto chiederle tante cose ma non voleva essere indiscreta.

La ragazza sorrise appena , forse intenerita. –Sei arrivata oggi?-

-Ieri mattina..-

Allora girò il viso e poté incrociare il suo sguardo. Rabbrividì appena ma non si spaventò nel notare che aveva un occhio bianco e l’altro di un marrone intenso.

Color nocciola.

Anche Tom aveva gli occhi color nocciola , si ritrovò a pensare.

Ma il suo pensiero non corse a lui dal momento che la ragazza continuò a parlare , distraendola.

-Io sono arrivata il mese scorso- si passò una mano sulla testa ormai calva. Si intravedevano solo poche punte di capelli di un rosso scuro. –Avevo una bella chioma , era un po’ come la tua solo sul rosso. Mia sorella invece la portava più corta , non le piacevano i capelli lunghi- ridacchiò.

-Cosa vi hanno fatto?- domandò allora preda della curiosità.

-Esami. Tanti , tanti esami. Mia sorella Anna è morta ieri , non ce l’ha fatta più.-

-Sei sempre stata..-

-No. Non lo ero prima di venire qui- si portò una mano sull’occhio bianco. –Hanno provato a farmi diventare gli occhi azzurri. Perché? A me neanche piace l’azzurro- il suo sorriso divenne malinconico e ad Annerie parve che il dolore e la sofferenza la stessero facendo vaneggiare fortemente.

Le faceva pena ed emotiva com’era la tristezza di quella donna diventava anche la sua.

-Come ti chiami?- provò a sviare il discorso.

-Rebecca-

-Io sono Anastasiya ma tutti mi chiamano Annerie-

-Anastasiya Voigt?-

-Si..- rimase interdetta. Come faceva a conoscere il suo cognome?

-Mentre mi facevano degli esami ho sentito qualcuno parlare di te-

-Chi? Chi era?-

-Non lo so- scosse il viso , sconsolata e dispiaciuta –Non ci vedo bene- sorrise quasi a volerci scherzare sopra.

Annerie sospirò affranta , abbassando lo sguardo. –Oh mi spiace- mormorò rammaricata.

-Sono contenta per te però. Sai , il fatto che qualcuno parlava di te , che ti chiama ancora per nome e cognome è un buon segno qui al campo-

-Non mi hanno tagliato i capelli-

-E’ un buon segno- ripeté , chiudendo gli occhi e stendendosi accovacciata nella cuccetta. In pochi secondi si addormentò , lo fece così in fretta che Annerie pensò fosse morta.

Non ebbe tempo di riflettere sulle sue parole perché nella baracca una tedesca entrò , gridando di uscire fuori per iniziare il loro lavoro.

Chissà..forse tra i vestiti avrebbe trovato la giacca color albicocca di sua madre.




Bussò insistentemente alla porta di suo fratello.

Basta.

Erano trascorse le ventiquattro ore e ancora non aveva avuto il piacere di guardarlo ne rivolgergli la parola.

In giro per il campo non l’aveva trovato e lui fremeva dalla voglia di capire e di sapere che cosa il suo futuro suocero gli aveva detto.

Sicuramente qualcosa di buono dal momento che ancora era in vita e non l’aveva trovato tra la massa di ebrei rifiuti.

Finalmente aprì la porta. –Bill , che diavolo..?- non indossava la sua giacca ne il berretto , la camicia era sbottonata ma i pantaloni in ordine. Sicuramente si stava accingendo ad andare a dormire dal momento che era notte.

-Si può sapere che fine hai fatto?!- sbottò mezzo preoccupato mezzo offeso.

Tom lo capì e roteò lo sguardo , sorridendo teneramente. –Scusa , ho avuto da fare- ridacchiò.

Bill rimase basito.

Da quanto tempo non lo sentiva ridere? Aveva dimenticato quasi il suo suono della sua allegria.

Già. Tom era..allegro?

Sospirò –Ehi.. vuoi..?- mostrò la scatoletta in oro placcato che stringeva tra le mani.

Suo fratello capì e senza abbandonare il suo sorriso annuì ed uscì dalla camera.

Uscirono dalla palazzina , poggiandosi al muro in una delle strade più grandi del campo. Dalla scatoletta in oro Bill tirò fuori due sigari , porgendone uno al suo gemello.

-Grazie- disse questo portandoselo alle labbra e lasciandoselo accendere da Bill.

-Allora..cos’è successo?-

-Sono stato promosso- tagliò corto , scrollando le spalle.

-Promosso?- sgranò gli occhi. Sorpresa o altro?

-Si , promosso. Saluta il nuovo comandante di divisione ss!- esultò , in parte era sul serio felice di quel grado : gli era servito molto.

-Co..- non terminò la frase che lo abbracciò entusiasta , attento a non bruciarlo col sigaro che aveva tra le dita. –Sono fiero di te Tomi-

Tom sorrise piano.

Finalmente dopo anni tornava a chiamarlo Tomi. Gli era mancato. Gli era mancato parecchio.

-E tu? Ti manca già , eh?- domandò percependo qualcosa nel suo stato d’animo.

-Si- ammise l’altro , sciogliendo l’abbraccio e abbassando lo sguardo. –Ieri è partita per l’America- sospirò appena.

-Coraggio.- gli diede una pacca sulla spalla –Tornerete insieme e.. – qualcosa catturò la sua attenzione e il suo sguardo.

Perché il sottocomandante Nike portava un’ebrea nella loro palazzina?

-Tsè..- Bill sbuffò , contrariato.

-Cosa c’è?- chiese stranito guardandolo.

-Che cosa schifosa. Se ne scopa una ogni giorno-

-Nike che..-

-Non lo sapevi? Io personalmente mi farei schifo.- disse riluttante tirando una boccata dal sigaro.

-Lo può fare?- preso da quel discorso Tom , invece , stava lasciando il suo consumarsi pian piano senza fumarlo.

-Si , ovvio. Perché non potrebbe farlo? Si può tutto su quelle cose- e per cose intendeva le donne ebree. Lo guardò inarcando un sopracciglio –Non farti venire in mente strane idee altrimenti ti castro , te lo giuro-

-No , no tranquillo- ridacchiò sommessamente portandosi il sigaro alle labbra. –Non farei mai una cosa del genere- mormorò ma parecchio assorto.

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Capitolo 9
*** Speicher ***




Bene bene , cambio font delle note. V.v ;
Poi sono particolarmente felice , la storia sta piacendo a molte e questo mi rende orgogliosa di Lei *w*. La mia piccola , come cresce in fretta ç___ç Troppo in fretta , sembra ieri che è nata come solo un semplice esperimento. *sigh* Ma teniamoci il discorso struggente per l’ultimo capitolo.
No , non preoccupatevi , non è il prossimo ma non è neanche tanto lontano. V.v.
Umh… che dire? Vi starete chiedendo come mai mi dilungo tanto nelle note , beh vi rispondo semplicemente che sono le undici e mezza di sera e posso farlo xD.
Visto che ho tempo annuncio che sono in dolce attesa di una nuova storia (sempre sperimentale) e che si spera a breve riuscirò a partorire. Voglio tuuuutte le mie più fedeli seguaci che qui ringrazio v.v :

-Memy881.
-Darksun.
-Layla
-ZoomIntoMe
-LadyJules_85
-Gisy.

Se ho dimenticato qualcuna chiedo umilmente perdono >.<.
Wa , siete così belle , brave e tanto buone con me (Forse fin troppo) e io sono tanto fiera e orgogliosa di avere lettrici così fedeli <3. Vi amo , stop. V.v

Umh , continuiamo , qualche dritta sulla storia.
Questo è un capitolo che io definisco di transizione perché è corto e illustra semplicemente cosa è successo nel passato. Insomma , in sostanza non influisce sullo svolgimento della storia ma semplicemente l’arricchisce. Quindi più che di transizione e di addobbo xD. Non so quanto potrà piacere e spero di non deludere e di non ricevere le più varie e colorate bestemmie c.c

Continuando con le dritte.
Questo è il Dirndl (capirete leggendo)
Ovviamente la modella non è la mia Annerie. No signorine , Annerie è lei
E prossimamente Arrietty. (La limousine deve ancora arrivare xD)

Detto questo mi fermo qui , buona lettura e buona notte dal momento che sto postando di sera.




Der ruheraum




-Tom..-

-Si signore?- sorrise , ogni minuto della sua vita sarebbe sempre stato riconoscente al sergente Kledir , inutile spiegarne il perché.

Anche in quel momento mentre sedevano per il pranzo. Una stanza del palazzo era stata adibita proprio a sala mensa , portate uscivano da una cucina e servite ai tavoli da giovani deportati o troppo esili per fare lavori forzati.

Non c’era la sua Annerie.

-Ah- sospirò , accomodandosi al suo stesso tavolo. –Dov’è tuo fratello?- si guardò intorno non notando la presenza di Bill.

-Oh- scrollò le spalle , ancora non era stato portato alcun piatto. –Starà sterminando qualcuno- commentò , nel tono non vi era solo ironia ma anche una malinconia palpabile.

Non era una battuta la sua , era la triste verità : Bill stava sicuramente conducendo un plotone di ebrei nelle camere a gas o dove altro a morire perché , quella mattina , aveva preso il treno degli internati di Birkenau.

Sicuramente non sarebbe tornato neanche per cena.

Il sergente si lasciò a una piccola smorfia di disapprovazione –Ammiro la sua dedizione ma non il fatto che sia per questo operato- disse scuotendo appena il viso.

-Bill è fatto così- il suo sguardo fu catturato da un paio di ebrei che avevano iniziato a far uscire piatti colmi di cibo dalle cucine. –Ci mette l’anima in tutto quello che fa-

Ridacchiò –Hai fame , eh?-

-Un po’- ammise sorridendo divertito ma non imbarazzato. Non era da Tom Kaulitz esserlo.

-Anche io , tanta- si portò le mani sulla pancia bella tonda che aveva , nascosta dalla divisa –D’altronde devo prendermi cura di lei- scherzò ridendo.

Quell’uomo era un pezzo d’allegria.

-Come vi siete conosciuti tu e la tua bella fanciulla?- chiese d’improvviso dopo quell’abbondante risata.

Tom fu colto impreparato , non si aspettava una domanda del genere. Perché poi voleva saperlo? Bah.

Era allegro si ma anche tanto strano e imprevedibile.

-Ecco noi..- abbassò lo sguardo , talmente preso dal formulare una risposta adeguata che neanche si era reso conto che a entrambi era stato servito il pranzo.

Il Sergente Kledir gli prestò attenzione , curioso. Era un inguaribile romantico lui e quel racconto lo allettava parecchio.

-Ecco noi…- ripeté Tom , lasciandosi poi trasportare dai ricordi. –Noi..-





Era una delle solite feste di paese , signore.

Sa , le quelle feste della birra? C’erano calici e botti ovunque , musica , allegria.

Insomma , la vecchia Berlino.

Io avrei preferito di gran lunga restare a casa , beatamente nel mio letto anche perché erano le nove di sera passate. Ma quelle feste più tardi si svolgevano e più diventavano divertenti e piene di felicità.

Senza contare che Bill mi costrinse ad andare e lei sa quanto può essere tediante quando si mette in testa una cosa.

E mi ritrovai seduto al bancone. Ricordo che era una notte di calda estate quindi il tutto si svolgeva fuori , nella piazza del centro storico che contribuiva a creare quell’atmosfera antica e familiare.

Accanto a me c’era un ragazzo , un soldato semplice , credo si chiamasse Andreas se non sbaglio. Al centro esatto della piazza si svolgevano le danze , la musica allegra , piena di gioia così come gli uomini e le donne che ballavano , saltando , abbracciandosi , ridendo. Bill era tra quelli.

Già. Non ci credete vero? E pure anche mio fratello sorrideva prima.

Ammetto che mi stavo annoiando , annoiando tantissimo. Insomma non sono il tipo che si diverte in modo smodato come farebbe mio fratello o Arrietty. Sono composto anche se non sembra.

L’unico mio passatempo consisteva nel chiedere al barista di riempirmi il boccale. Non mi stavo ubriacando , eh. Solo non avevo nient’altro da fare.

Fino a quel momento almeno.

Sentii una risata. Ce ne erano tante , è vero , ma quella era particolare. Molto particolare e orecchiabile.

Bella.

Seguita poi da un profumo di rose fresche , di quelle che si trovano nei giardini inglesi , di quelle colorate e rigogliose. Mi voltai chiedendomi chi mai poteva avere tali qualità.

Allora la vidi.

Annerie indossava un Dirndl rosa pastello. Era.. era.. – sospirò , gli mancò il fiato. –Bellissima. La creatura più bella che io abbia mai visto.

Così delicata , così raffinata , così perfetta.

Qualcosa di indescrivibile , ecco.

Quando poi ha incrociato il mio sguardo , bhè , vi giuro che l’avrei baciata all’improvviso , anche se poi avrei ricevuto uno schiaffo in risposta.

Non m’importava.

Impulso sessuale? No signore.

In realtà non so neanche cosa successe in me in quel momento. Solo di una cosa ne ero certo : sarebbe stata mia.

Non mia nel senso che mi sarei divertito e poi l’avrei buttata via.

Lei sarebbe stata mia per sempre e , viceversa , io sarei stato suo. Come il cielo e la luna. Si appartengono loro.

E’ difficile da spiegare.

-Andreas- sorrise , mi accorsi che non stava guardando me ma il ragazzetto biondo al mio fianco.

Provai un moto di non so cosa. Gelosia? Forse.

-Ania- salutò lui , il tono così affettuoso come se fosse sua sorella.

Lei mi passò sotto gli occhi e non mi degnò di uno sguardo. La vidi prendere le mani del ragazzo e sorridere.

Cavolo , pensai , stanno insieme. Fortunato lui , allora e sfortunato me.

-Come stai cuginetto?- lo chiamò come una bambina , abbracciandolo , stringendolo così forte che per poco non lo stritolava.

-Bene- ridacchiò lui ricambiando quella stretta. –Resto qui per una settimana. Piaciuta la sorpresa?-

-Tantissimo-

Mi sentii sollevato. Cuginetto..e vai!

La musica cambiò. Era una di quelle che si ballano obbligatoriamente in coppie. Annerie iniziò a saltellare come un cucciolo , invitandolo sulla pista con lei.

-No dai..- rifiutò lui.

Che stupido pensai. Come si può rifiutare di stare accanto a una creatura simile?

-Su Andy.. fallo per me-

-Balla con lui- mi indicò con un cenno della testa e allora si , i nostri sguardi si incrociarono sul serio.

Notai i suoi zigomi acquistare colore , come se le fosse scoppiato il cuore.

Quanto era graziosa , Dio santo!

-Ma non lo conosco..- bisbigliò e mi fu impossibile non sorridere intenerito da quel suo essere timida.

-Mi chiamo Tom- decisi allora di entrare in quel discorso , in quel divertente teatrino. –Vuoi ballare?-

Io non ero uno stupido come Andreas.

-Beh..-

-Dai- lasciai perdere il mio boccale di birra. Avevo trovato di meglio. Molto di meglio. –Allora vieni , su- scesi dallo sgabello e le presi la mano.

Soffice e calda , mi trasmise brividi che mai avevo provato. La sentii sussultare. Era in estremo imbarazzo.

-Come ti chiami?- domandai conducendola al centro della piazza , insieme a tutti quanti.

-Anastasiya ma puoi chiamarmi Annerie-

Sapevo che mai e poi avrei dimenticato quel nome..






-Quindi- il Sergente aveva finito il suo pranzo ed era stato preso da quel discorso talmente tanto che il suo sguardo brillava d’entusiasmo.

Tom non poté far a meno di sorridere della sua espressione stralunata , sognante , come se si stesse immaginando tutto ciò che gli aveva raccontato.

Che buffo.

-Quindi l’hai amata dal primo istante- commentò.

Tom non rispose , scrollando le spalle. –Forse- si limitò a dire , prendendo la posata anche se sicuramente la pasta nel suo piatto era divenuta fredda e appiccicosa.

Purtroppo quando parlava di Annerie dimenticava tutto il resto.

Se l’aveva amata dal primo istante? Forse l’aveva amata anche prima di conoscerla.

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Capitolo 10
*** Gunst ***




Beh ragazze a malincuore vi annuncio che stiamo entrando verso la fine. D’altronde le mie storie contano sempre un massimo di venti capitoli , non riesco a scrivere romanzi da cento vetrine >.< . Certo non sarà il prossimo capitolo l’ultimo ma già riesco a vederlo in lontananza.
Sarà un addio?
Ma anche NO. Questa storia avrà un sequel per la vostra gioia (almeno spero) e per la mia. Ma non ho voglia di anticiparvi nulla , proprio nulla , neanche il titolo che ho già deciso. V.v Ora ho solo voglia di ringraziare tutte voi :

-Layla : Si esatto , Annerie è la cugina di un soldato ebreo. Nella storia non verrà più citato perché in sostanza Andreas è stata solo una comparsa. (Un gancio tra Tom e Annerie) ma ti rispondo dicendoti che in quei casi i soldati ebrei venivano tranquillamente mandati a morire nei campi di concentramento.

-memy881 : ieri mi hai fatto l’intervista quindi credo di aver risposto a tutte le tue possibili domande xD. Quindi grazie per tutti i complimenti che mi fai e per il tuo costante sostegno ^^.

-DarkSun e Gisy : Grazie ragazze per le vostre recensioni , mi fa piacere conoscere nuove lettrici e sapere i loro pareri (che per fortuna sono positivi xD).

-_Francesca_ : Grazie anche a te per il lungo commento e bèh , si , effettivamente piace anche a me aver “invertito” un po’ i ruoli. In questa storia mi vedevo meglio Tom nel personaggio del buono , certo anche Bill lo è solo che è stato totalmente plagiato dal nuovo regime.

Grazie a tutte voi per i commenti , spero di non aver dimenticato qualcuna o.o. Continuate a sostenere la storia , non me che sono solo una scrittrice >.<. E’ la mia piccola che deve essere curata >.<;

Quindi buona lettura ragazze!




Der ruheraum




Seduta alla sua cuccetta , dondolava le gambe con fare infantile , fissando quel freddo pavimento.

Strano a dirlo , difficile a crederlo , perfino lei stentava a farlo ma era proprio vero : in quel momento si stava annoiando.

Macabro? Assurdo? E pure era così.

Tutto il giorno rinchiusa in quella baracca da sola. La soldatessa che gestiva il settore femminile quella mattina era venuta a svegliare tutte con urla dure e gracchianti. Lei , come le altre , si era alzata , messa in fila pronta ad uscire e a spazzare via tutti gli indumenti e gli effetti dei deportati deceduti.Ormai erano giorni che seguiva sempre quella solita routine.

Ma non quella mattina. La donna in divisa l’aveva guardata poi aveva fissato la sua fascia marrone. Le aveva afferrato il braccio con forza , alzato la manica della divisa e letto il numero impresso sulla pelle.

-Tu resti qui- le aveva detto fredda , gridando poi alle altre di muoversi.

Lei era rimasta basita , sorpresa , sotto i suoi occhi quelle che ormai erano le sue compagne si erano apprestate ad uscire dalla baracca lasciandola sola.

Erano almeno dieci ore che non parlava ne vedeva nessuno.

Sospirò.

In quel momento di totale solitudine il suo pensiero corse a Tom , suo unico appiglio. Aveva perso sua madre , aveva perso suo padre e sua sorella era chissà dove in America.

Tom invece? Dov’era lui?

Sperò con tutto il cuore che non fosse stato messo a prestare servizio in qualche campo anche se era molto difficile che ciò non fosse accaduto.

D’altronde lui era uno dei gradi più alti dell’ss.

E lei non se ne sarebbe dovuta mai innamorare , per tante , tantissime, forse fin troppe ragioni.

Si portò una mano al collo , come sempre le dita , in quei momenti , andavano a sfiorare un ciondolo che lui stesso le aveva regalato.

Ma trovarono solo la pelle fredda. Già. Aveva scordato che l’arrivo al campo l’aveva privata di tutto , dalla catenina al nome.

No , forse il nome no dal momento che , a quanto pareva , i soldati parlavano di lei.

Doveva preoccuparsene o no?

Per fortuna che la porta si aprì , cigolando e le giovani donne rientrarono stanche nella baracca. Si accasciarono tutte sulle loro rispettive cuccette , si raggomitolarono su se stesse poiché stanche.

Fin troppo , effettivamente , per aver smantellato vestiti.

-Beata te , Annerie- disse una , stesa sulla cuccetta sopra la sua.

La ragazzina alzò lo sguardo per incrociare il suo –Cos’è successo Georgi?- domandò allora , curiosa.

-Ci hanno messo a lavorare. Trasportare ammassi di ferraglia pesante. Non sento più le braccia- si lamentò , effettivamente le sue mani erano rossastre , quasi livide e facevano una certa impressione.

Annerie rimase per la seconda volta basita. Non era mai capitato che le costringessero a fare lavori forzati anche se non era una novità al campo.

E poi perché lei , proprio in quella circostanza , era stata esonerata?

Troppe coincidenze , iniziava a non crederci più. C’era qualcosa sotto ma non riusciva a capire cosa.

-Come mai hai questa?- ed ecco la domanda di Georgie che con le poche forze rimaste le andò a sfiorare la banda marrone al braccio.

-Io..- se la guardò esitando nel rispondere. –Non lo so- sospirò affranta.

Era sincera , lo era sul serio. Non sapeva del perché stesse ricevendo quel trattamento , era frustrante e da una parte iniziava anche a sentirsi male.

Non che disprezzava essere una privilegiata , anzi , ma non trovava giusto che senza un effettivo motivo lei doveva essere trattata diversamente dalle altre.

O tutte o nessuna , secondo la sua visione buona e pacifista.

-Ehi ma..dov’è Rebecca?- domandò poi , guardandosi intorno , notando la sua assenza.

In quella settimana di concentramento aveva stretto una forte amicizia con quella ragazza.

-Non lo so- scrollò le spalle , sprofondando la testa in quello che doveva somigliare vagamente ad un materasso. –L’hanno portata dai medici-

-Oh..- abbassò lo sguardo , ciò significava altri esami.

E se non sarebbe più tornata? Rabbrividì a quel pensiero.

-Ma che t’importa di lei?- si pronunciò un’altra , Rachele se non ricordava male. Lei era la classica ragazza bisbetica , scontrosa , burbera anche in una situazione del genere. –Sei una prominent , no? Fregatene di tutte-

-Rachele , chiudi quella bocca- la richiamò Georgie che proprio non riusciva a sopportarla.

-Rebecca è con un piede nella fossa , bella mia- continuò iniziando ad arrampicarsi per il complesso di cuccette , raggiungendo la sua in cima.

Annerie rimase in silenzio , scossa e colpita da quelle parole.

Sapeva che la vita di Rebecca non sarebbe durata molto , se ne era resa conto. Solo che essere abbandonata anche da lei le dava un senso di vuoto non indifferente.




Tom e un suo compagno , Gustav , camminavano per le strade del campo compiendo la loro ronda notturna.

In realtà il comandante di divisione ss non era tenuto a svolgere un tale compito ma quella sera non era riuscito a prendere sonno.

Bill pareva stesse attraversando un periodo di depressione post-parto di Arrietty con conseguente sfogo su centinai e centinai di poveri ebrei.

Erano diventati come dei pupazzi ormai.

Ma era suo fratello e gli voleva bene. Solo questo bastava.

Poi c’era la sua Annerie. Era riuscito a rintracciare il suo codice , quel numero che andava a sostituirle il suo splendido nome , e avvisare tutti , soldati semplici compresi , che la ragazza recante tale codice e la banda marrone non era da seviziare in alcun modo.

Davano tutti ascolto al comandante di divisione o almeno così sperava.

Certo non ci sarebbe stata ira peggiore se qualcuno le avesse anche solo tagliato un boccolo biondo.

-Ehi!- sentì il suo collega urlare duro e solo da quello capì che si stava rivolgendo ad un deportato.

Alzò lo sguardo , quindi , intravedendo un’ esile figura celata dietro una baracca. Era buio , le strade poco illuminate e c’era anche una leggera nebbiolina , per questo non riuscì a distinguerla.

Gustav però a passo spedito la raggiunse e lui fu costretto a seguirlo anche se la cosa poco gli importava.

Non era Annerie , non temeva questo perché avrebbe riconosciuto la sua sagoma tra mille. Era una giovane donna , magra , dal viso deturpato , calva e pareva cieca.

-Torna nella tua baracca , ebrea- disse sprezzante il soldato , la mano pronta ad inforcare il fucile.

-Voglio parlare con il comandante- rispose lei , la voce le tremava.

Come? Parlare con il comandante?

-Tu non parli con nessuno. E ora , veloce! Nella tua baracca!-

-Zitto- Tom lo ammutolì , stendendo un braccio e portandolo dinanzi al suo busto come a volerlo bloccare. Guardò l’ebrea –Con il comandante?- domandò stranito.

-Il comandante Kaulitz-

Sussultò –Quale dei due?-

-Tom. So che c’è qui il comandante Tom Kaulitz , l’ho sentito nominare. Voglio parlare con lui-

-Perché? Cosa vuoi?- continuò a chiedere , il tono duro , diffidente.

-Chiedere..-

-Basta , vattene!- ribadì Gustav , sprezzante e seccato.

-Ho detto silenzio- si impose Tom , guardandolo di sfuggita , quasi colpendolo con lo sguardo. –Che cosa vuoi tu dal comandante Kaulitz?-

-Chiedergli un favore-

-Cosa?- insistette , iniziava a spazientirsi. Odiava i giri di parole a prescindere dalla persona che li compiva.

-Di uccidermi-

-Come?- quella risposta lo lasciò così , senza parole , senza fiato , senza battiti.

Ucciderla?

-Schafer- si rivolse al soldato ricercando un tono neutro e autoritario –Vada a controllare le altre strade. Io provvedo qui-

-Si signore- rispose da bravo soldato , portandosi il lato della mano alla fronte , in segno di rispetto , e allontanandosi poi.

Rimasti soli era libero di parlare.

-Perché vuoi che ti uccida?-

-Perché non ho più mia sorella , signore. La sua assenza mi sta uccidendo più di tutto ciò che mi fanno qui. Voglio tornare da lei. Per favore metta fine alle mie sofferenze-

-Ma perché proprio io?- era assurda una richiesta del genere. Non avrebbe mai ucciso una povera anima innocente a magior ragione se si trattava di una donna.

-Perché lei è buono , signore e io , personalmente , sentirei di morire con dignità se per mano vostra invece che come cavia di laboratorio-

-Hai avuto una sorella gemella?- intuì.

-Si-

Allora tutto fu più chiaro.

Anche lui avrebbe deciso di morire se Bill gli fosse stato portato via. Era la cosa più importante per lui , al pari con Annerie però.

Erano i suoi pezzi di cuore.

Sospirò , vinto. –Va bene- inforcò il fucile che teneva in spalla. L’avrebbe fatto a sangue freddo , seduta stante.

La donna sorrise. Annerie aveva ragione : Tom era buono e comprensivo. Per fortuna l’aveva trovato.

-Grazie- mormorò , una lacrime le solcò il viso .

Alla sua parola seguì poi lo sparo.

Quella era la seconda vittima ebrea che uccideva dopo il vecchio del primo giorno. Si era astenuto da compiere tali atti , tali violenze. Lui amministrava soltanto.

Bill invece pareva divertirsi come se fossero al parco giochi.

Si portò nuovamente il fucile in spalla , incassando quel nuovo pezzo che andò ad alimentare i suoi sensi di colpa.

Qualcosa di peggiore però stava per arrivare.

-Tom-

Quella voce , quel tono , quella delicatezza.

Il cuore gli si fermò in petto.

Si girò piano , lentamente , come se andasse contro la sua volontà.

No. Non lei.

Annerie tremava , lo guardava con occhi sgranati , lucidi , pieni di lacrime. Il viso contratto in una smorfia mista tra terrore , sorpresa , paura.

Come se non lo riconoscesse.

Perché la sua Annerie era in giro a quell’ora? Perché si era ritrovata proprio li in quel momento?

Sicuramente l’aveva visto sparare.

-An..- provò a chiamarla ma Gustav la sorprese alle spalle , afferrandola per il polso.

-Vattene nella tua baracca , ebrea- la spinse con sprezzo , facendola quasi sbattere al muro delle costruzioni vicine.

Tom rimase fermo , senza avere la forza di reagire.

Era assurdo che tutto ciò stava accadendo.

Era assurdo che il suo più grande incubo stesse diventando realtà.

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Capitolo 11
*** Blocksperre ***




Stacco un po’ dallo studio giusto il tempo di formattare e postare il capitolo , quindi potrete ben capire che non ho il tempo materiale per rispondere a ciascuno dei vostri splendidi commenti ma volevo ripagarvi in qualche modo essendo puntuale v.v .
Un grazie , un grazie ENORME a :

-memy881
-ZoomIntoMe
-CatharticMoment
-Gisy
-_Francesca_
-Layla
- Mary_TokioHotel_98
- LadyJules_85

Non credevo che questa storia riuscisse ad arrivare agli otto commenti quindi non potete neanche immaginare quanto io sia felicemente felice! >.< . Vi voglio un bene immenso c.c;
Ohohoh… volendo fare un pronostico si contano almeno cinque o sei capitoli per la fine. Che tristezza.Ma come già detto ci sarà il sequel e visto che mi avete fatto un bel regalo con il numero delle recensioni , voglio dirvi che si chiamerà Shadi.
Ovviamente ogni mio titolo ha un suo significato ma ogni cosa a suo tempo v.v .
Buona lettura belle , io scappo a fare i limiti di matematica! <3




Der ruheraum




-Rebecca..-

Nonostante Gustav la tenesse ferma per il polso e la strattonasse più volte , lei restava ferma nella sua posizione.

Lo sguardo pieno di terrore era sgusciato sul corpo privo di vita di quelle che era diventata la sua unica vera amica al campo.

A lei aveva raccontato di tutto. Aveva raccontato della sua vita , della sua famiglia , dei suoi progetti futuri.

Aveva raccontato di Tom.

Di quello stesso Tom che aveva dinanzi a se e che l’aveva uccisa.

Perché l’aveva fatto? Lui era buono.

Perché si trovava al campo di concentramento? Perché non le aveva detto nulla?

Il ragazzo che amava si ritrovava ad essere il suo carnefice. Certo se ne era fatta una ragione con lo scoppio del fascismo nelle sue forme più perverse.

Sapeva che lei e Tom aveva due ruoli differenti : per Hitler , per i tedeschi , per quella nuova e deviata cultura lei era il mostro e lui l’eroe.

Una scena del genere , però , non se l’aspettava.

-Rebecca..- mormorò ancora , gli occhi le si gonfiarono di lacrime.

Dolore. Solo e semplice dolore.

Era sola ora. E per sola si intende senza più nessuno , senza più neanche Tom. Aveva perso tutti , lui compreso.

Perché stando in quel campo perderlo doveva essere una cosa spontanea , così come si perde un dente da latte , naturale così come si perde un treno ma non se ne aspetta un altro.

-Vai nella tua baracca- il soldato la strattonò nuovamente , facendola sbattere involontariamente al muro ma , ovviamente , non se ne preoccupò per nulla.

Tom , nel rendersi conto del trattamento che stava subendo la ragazza , si destò , tornando nuovamente alla realtà. Tuttavia non poteva far nulla , non poteva lasciarsi andare ad atti di pietà o , in quel determinato caso , ad atti di puro e sfrenato amore.

Non poteva abbracciarla , baciarla e picchiare il soldato che la stava maltrattando.

Però lei era una prominent. I soldati , di tutti i gradi , sapevano che i prominent dovevano avere un trattamento particolare , privilegiato per quanto possibile nel campo.

-Ehi , ehi- intervenne dunque , cercando di non mostrare tutta la premura che invece lo animava. –Ha la banda marrone- disse , fermando il braccio del soldato , esercitando una pressione tale da farlo sussultare.

Senza alcun problema glielo avrebbe spezzato e in parte voleva farlo dal momento che stava osando sfiorare in quel modo la sua Annerie.

Ma non poteva neanche quello.

Gustav si fermò , fece sgusciare lo sguardo scuro sulla fascia che la ragazza portava al braccio. –Ah- disse semplicemente , quasi con delusione , lasciandola andare. –Torna nella tua baracca- il tono si fece meno aggressivo ma sempre aspro.

Anastasiya rimase ferma , in silenzio. Ancora sotto shock si teneva il polso stretto con violenza nella mancina , lo sguardo basso , non aveva alcun coraggio e alcuna forza di incrociare quello di Tom.

Lui , dal canto suo , avrebbe voluto chiamarla per nome , con il nome che tanto amava , dirle che sarebbe andato tutto bene , che stava vegliando su di lei dal momento in cui l’aveva vista scendere dal vagone bestiame del treno.

-Fa come ti dice- disse , il tono che tentava disperatamente di essere duro e serio ma che cedeva ad una nota di dolcezza , di supplica , come se in realtà le stesse dicendo “Ti prego Annerie fa come ti dice , andrà tutto bene”.

Sperò che lo recepisse e così fu.

Lei annuì piano , quasi impercettibilmente e , senza degnarlo ancora di uno sguardo , si allontanò lentamente , tremando un po’.

Tom non la perse di vista un solo istante fino a che gli fu possibile , fino a che la nebbia , fattasi più densa , non la inghiottì completamente. A quel punto sperò soltanto che riuscisse ad arrivare alla baracca sana e salva.




-Tomi..- erano almeno dieci minuti che Bill bussava alla sua porta.

Era mattina presto , voleva passare una giornata in compagnia di suo fratello dal momento che non lo vedeva da un giorno.

Quello precedente l’aveva passato interamente a Birkenau ritirandosi così stanco da voler essere andato direttamente a letto , senza neanche dare la buona notte a Tom. Senza contare che aveva saputo essere di ronda in quel momento.

Forse per questo non apriva.

Forse aveva fatto le ore piccole e ancora dormiva come un bambino.

-Tom!- chiamò con più insistenza.

Erano a lavoro però non poteva prendersela comoda come a casa.

Sospirò spazientito , in un gesto istintivo posò la mano sulla maniglia della porta.

Aperta.

Era aperta?! Saperlo prima non avrebbe trascorso tutto quel tempo bussando.

Entrò , dunque , senza alcuna esitazione , aspettando di trovarselo sotto le coperte. -Sveglia sveglia dormiglione , eri così stanco che neanche hai chiu… Tom?- ma le condizioni in cui lo vide lo lasciarono alquanto basito : seduto sul letto , i gomiti puntati sulle ginocchia , la testa china e le mani a coprirsi il viso; I pantaloni e gli stivali della divisa indossati ma il petto scolpito ancora nudo , i capelli biondi spettinati ma pur sempre belli.

Che diavolo , si era addormentato all’improvviso?

-Tom?- chiuse la porta alle sue spalle , quasi preoccupato lo raggiunse andando a sedersi accanto a lui.

-Non posso..- sussurrò , scuotendo appena il viso , quasi arrancando con le parole.

Pareva distrutto , sconfitto , in fin di vita.

-Cosa? Cosa non puoi?-

-Uscire io..io non posso- ogni parola era così flebile che parevano respiri.

-Perché non puoi? Tom- inarcò un sopracciglio –Non avrai mica bevuto ieri sera?- anche se non sembravano i sintomi di una sbronza appena superata.

Sembrava più aver affrontato una dura battaglia dalla quale solo per miracolo ne era uscito vivo.

Una battaglia con se stesso e con il suo senso di colpa che si faceva ogni giorno più forte e invincibile.

Questo però Bill non poteva neanche minimamente immaginarselo.

-Bill , ti prego , oggi non posso-

L’altro rimase in silenzio qualche istante , solo pochi secondi impiegò per capire quale fosse la causa di quella condizione pietosa : Annerie.

Sospirò , il suo parve quasi uno sbuffare. –Hai visto lei?- non si azzardò a dire “hai visto quell’ebrea?” perché ben ricordava quale era stata la reazione del fratello e preferiva evitare.

-Si.- biascicò , ricordare di quante lacrime e di quanto dolore era pieno lo sguardo di Anastasiya gli faceva un male indescrivibile. Come se in quel campo il suo animo fosse li , tra quegli ebrei , costretto alle loro stesse torture.

-Quindi?-

-Non capisci?- girò il viso e allora si scoprirono i suoi occhi rossi e stanchi , spenti , morti. –Non vuoi capire? Non puoi capire?- la voce iniziava ad incrinarsi , lui iniziava a perdere le staffe molto probabilmente perché preda di un esaurimento nervoso.

Combattere contro se stessi e la battaglia più atroce che si possa affrontare e quella notte se l’era vista brutta.

-Io capisco Tomi ma..-

-No , tu non capisci!- sbottò , alzandosi dal letto. –Tu non puoi capire , non ci arrivi! Tu sei malato , sei malato come tutti quanti qui dentro!- non aveva più il controllo delle sue facoltà mentali , ogni parola usciva così , dotata di una propria volontà ed autonomia. –Se ci fosse Arrietty tra quelle persone?-

Bill sospirò senza rispondere.

-Se ci fosse Arrietty tra quelle persone?!- urlò , duro.

-Sei debole , maledizione , sei debole!- fu il grido di risposta , suo fratello si alzò dal letto , fronteggiandolo.

-Io non sono debole- sibilò tra i denti , sostenendo il suo sguardo.

-Si , lo sei! Sai dove vengono sbattuti i deboli come te?! Lo sai dove?! A Birkenau!- lo spinse.

-Io non sarò sbattuto a Birkenau- sibilò ancora , stringendo i pugni e i denti , reprimendo l’impulso di rispondere alle sue provocazioni con la violenza.

-Allora dimostra che non te lo meriti. Dimostralo , hai capito?!- lo disse in tono acido , guardandolo per un’ultima volta e poi uscendo dalla camera , richiudendo bruscamente la porta.




Blocksperre.

Georgie , che era internata da più tempo , aveva spiegato che quando gridavano blocksperre significava chiudere tutti i blocchi , restare nelle loro baracche perché era in corso la selektion.

La selektion era un controllo medico , simile a quello fatto al momento dell’arrivo. Determinava chi era ancora abile al lavoro e chi da inviare a Birkenau , nelle camere a gas.

Alcune ragazze avevano iniziato a piangere consapevoli che mai e poi mai avrebbero passato l’esame , condannate così alla morte certa.

Anastasiya , ormai più nessuno riusciva a chiamarla Annerie , tremava , paurosa. Forse la presenza di Rebecca l’avrebbe tranquillizzata.

Lei però non c’era.

La porta si spalancò di colpo , urtando contro la parete così forte che per poco le tegole in legno non si staccarono.

Si pensò al medico ma non era lui , senza contare che non sarebbe entrato con una violenza tale.

Tom Kaulitz , che raramente era entrato nelle baracche , attraversò il corridoio delle cuccette a passo svelto e deciso. Sul viso una maschera di durezza e inespressività.

Pareva cattivo e incuteva paura quella sua aria tenebrosa e autoritaria.

Si diresse , senza dar peso ai singhiozzi di alcune deportate , direttamente verso Annerie.

Senza parlare , senza proferire parola ne dare spiegazioni , la prese per il polso con violenza.

La ragazza tremò e lui la sentì ma non sembrò curarsene. La fece alzare con uno strattone e la trascinò con la stessa noncuranza fuori dalla baracca , lasciando tutte le altre basite.

La porta ancora aperta , per le strade i soldati urlavano.

Blocksperre!

Poi si chiuse e il silenzio calò nella stanza fredda e buia.

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Capitolo 12
*** Lieben. ***




Mi sono uccisa per riuscire a postare oggi perché domani purtroppo non potrò farlo c.c ; Ringrazio velocemente :

- CatharticMoment
- Gisy
-memy881
-Mary_TokioHotel_98
-Layla
- ZoomIntoMe

Sapete già quanto vi amo <3.
Scappo , veloce.
Buona lettura , al prossimo capitolo prometto di ringraziare una per una <3.




Der ruheraum




Era combattuta in realtà , non sapeva cosa provare.

Una parte di lei le diceva di stare tranquilla , che quello era il suo Tom e che mai le avrebbe fatto del male. L’altra , invece , purtroppo le ricordava , urlando , che quello stesso ragazzo aveva ucciso Rebecca e la stava strattonando per tutto il tempo.

Non sapeva dove la stesse conducendo , quelle strade erano a lei sconosciute. Giunsero ad un palazzo alto , color crema , scrostato in alcuni punti.

Alla porta d’ingresso due soldati semplici a far la guardia , tra le mani il fucile ma fermi come statue e sguardo fisso dinanzi a loro. Non fecero domande nel veder Tom entrare con un’ebrea.

Iniziarono a salire le scale mentre alcuni ufficiali le scendevano. Si accorse che , ogni qualvolta uno di loro li guardava con fare strano e interrogativo , Tom la spingeva , trattandola male.

Perché?

Finalmente giunsero al terzo piano , imboccarono un lungo corridoio costeggiato su ambedue i lati da porte lignee. Si fermarono ad una di esse , lui prese le chiavi , l’aprì e la spinse dentro.

Lei era così scossa , così intorpidita che faceva fatica a capire cosa esattamente era successo in quei quindici frettolosi minuti.

E non ebbe il tempo neanche di far domande perché gli eventi continuarono a lasciarla senza parole : chiusa la porta , Tom l’attirò a se , stringendola forte tra le sue braccia , assicurandola come non mai al suo petto.

Annerie si lasciò abbracciare , chiudendo gli occhi , inebriandosi del suo profumo. Quel contatto la sciolse , le fece capire che quello era il suo Tom. La fece sentir meglio , felice , perché in realtà non l’aveva perso come temeva. Era li.

Erano li.

Insieme.

Non le sembrava vero.

E dal canto suo , Tom , si ritrovò a dar ragione alle parole di suo fratello : era debole , si. Lui era il ragazzo più debole del mondo se accanto non c’era la sua Annerie. Solo in quella circostanza diventava forte , solo la sua presenza riusciva a dargli coraggio , lo spronava a sopportare ancora quella situazione.

Era debole perché incompleto , almeno fino a quel momento.

Sciolto quel lungo abbraccio , le prese il viso tra le mani , posando la fronte sulla sua.

-Va tutto bene- le sussurrò , la voce dolce e sollevata , come se avesse rischiato di perderla sul serio.

-Lo so- rispose piano lei , posando le mani sulle sue.

Incrociò il suo sguardo , lo contemplò per parecchi minuti giusto per rendersi conto che non stava sognando , che sul serio era riuscito a portarla in camera sua.

-Annerie , ascolta , io devo uscire ora , però tu resti qui- disse , sfiorando appena le labbra con le sue in un casto bacio –Okay?- le prese la mano , intrecciandovi le dita , e aprì la porta del piccolo bagno poco distante. -Qui puoi sistemarti , mh? E nell’armadio c’è un ricambio pulito. Non è molto ma è tutto ciò che sono riuscito a far arrivare da Berlino- ammise.

Ciò significava che tutto era stato progettato nei minimi dettagli.

Vedere il comandante Nike portarsi in camera un’ebrea lo aveva folgorato : avrebbe fatto la stessa identica scenata con Annerie , per non destare sospetti , solo che dopo non l’avrebbe certamente violentata. No. Lui l’avrebbe amata , protetta , coccolata e tutto ciò che gli era possibile fare per farla felice.

Pensandoci da qualche giorno aveva ordinato un vestito e un cambio intimo dalla città di Berlino , prevedendo che la ragazza avrebbe sicuramente avuto bisogno di sistemarsi in bagno.

-Io torno- continuò a parlare , facendo sgusciare lo sguardo su di lei. –Hai capito? Io torno presto , qualche ora. Solo qualche ora- sembrava più dirlo a se stesso. Le schioccò un bacio delicato sulla fronte poi , a malincuore , uscì dalla stanza , lasciandola sola.


Si rinfrescò , dunque , facendosi una belle doccia rigenerante. Aveva dimenticato quasi la bella sensazione delle goccioline d’acqua che lentamente accarezzano il corpo.

Era rinata , rinata sul serio , come se non fosse mai stata deportata in un campo di concentramento , come se non fosse mai stata costretta a vivere in condizioni disumane.

Per fortuna il suo status di prominent le aveva permesso pasti dignitosi , altrimenti sarebbe morta di fame o anoressia nel giro di poco tempo.

Uscita dal box , si avvolse il corpo con un lungo asciugamano bianco , morbido , nulla a che vedere con il pigiama a righe che giaceva sul pavimento in condizioni scabrose.

L’osservò non riuscendo a credere di aver portato quell’indumento per quasi una settimana e mezza , forse anche due. Sospirò e uscì dal bagno , andando all’armadio e aprendo le antine.

Tom aveva detto che un ricambio pulito era pronto per lei. Lo cercò facendo sgusciare prima lo sguardo sulle decine di camice , tutte uguali , di ricambio della divisa del ragazzo. Anche lui , come lei , era costretto a indossare sempre un unico completo e non sapeva , a quel punto , quale tra i due fosse il peggiore.

Se il pigiama a righe o la divisa da ufficiale ss.

Forse entrambi , concluse.

Finalmente trovò quello che cercava. Una scatola tonda , color rosa confetto , con un fiocco grande e rigoglioso, giaceva sul fondo dell’armadio. Si chinò per prenderla e la posò sul letto , sedendosi poi.

Era proprio curiosa di vedere cosa mai le avesse comprato. E poi quello era.. un regalo?

Aprì la confezione.

In una busta bianca c’era un semplice ricambio intimo.

Poi il vestito che estrasse , prendendolo tra le mani e guardandolo in tutto il suo splendore : un dirndl color panna , la blusa bianca con maniche corte e a palloncino , la gonna semplice ma il grembiule , messo per decoro , ovviamente , pieno di raffinati ricami.

Era uno spettacolo e rimase senza fiato per un attimo.

Ma la sorpresa vera e propria arrivò subito dopo , quando erroneamente la sua attenzione capitò nuovamente nella confezione : la sua collanina.

O , meglio , la collanina che Tom le aveva regalato , da cui mai se ne separava e che credeva di aver perso per sempre con il suo arrivo al campo.

Invece no , era li che giaceva sul fondo bianco in cartone , quasi che l’aspettava in silenzio e pazientemente.

Le labbra si incresparono volontariamente in un sorriso.

Non sorrideva da così tanto tempo che quasi gli zigomi non erano più abituati a sollevarsi , atrofizzati da tutti i dolori passati nei suoi giorni di internamento.

Un momento.

Lei era ancora internata.

Scosse il viso , doveva godersi il momento.

Prese tra le mani la collanina , guardandola con nostalgia e amore. Ricordava bene che Tom gliel’aveva regalata un giorno qualsiasi , all’uscita delle scuola e lei l’aveva sempre tenuta con se.

Chiuse gli occhi , stringendo quel ciondolo in un pugno e portandoselo all’altezza del cuore.

Solo in quel momento realizzava che se non si era abbandonata a quella situazione , se aveva trovato la forza di reagire e di sperare , era solo merito dell’amore che provava nei confronti di quel ragazzo.

Amore sbagliato , certo , ma così forte che nessun campo di concentramento sarebbe stato in grado di sterminare. Questo valeva per entrambi.

Riaperte le palpebre , un sorriso dipinto sul viso che pian piano stava acquistando il colore e lo splendore di sempre , si alzò , iniziando a vestirsi.




Quando Tom rientrò in camera era pomeriggio inoltrato.

Era la prima selektion alla quale partecipava attivamente e , per partecipazione attiva , s’intendeva prendere coloro che venivano scartati dell’esame medico , formare plotoni di vittime e mandarli tutti a morire nelle camere a gas.

Aveva guidato almeno otto gruppi di gente che non avrebbe mai più visto la luce una volta entrati in quei macabri e mortali luoghi.

Ma il pensiero che , una volta tornato , avrebbe trascorso il resto della giornata con la sua Annerie , finalmente loro due da soli , senza nessuno , gli aveva dato la giusta forza di volontà per sopportare un simile incarico.

Quando rientrò e la vide con il dirndl panna gli sembrò di rivivere le stesse identiche sensazioni di quel giorno di festa : il cuore perse un battito , il respiro si arrestò momentaneamente.

Anastasiya , Annerie , era la cosa più bella che avesse mai visto.

Un raggio di sole in quel posto buio e pieno di sofferenza.

Chiuse la porta alle sue spalle , la chiuse a chiave per evitare che qualcuno , tipo suo fratello , potesse dare seccature. Senza contare che nessuno doveva sapere che Annerie era li con lui.

-Mi aiuti?- la ragazza lo guardò , tendendo con le dita la catenina.

-Certo- sorrise lui , un sorriso sereno e ritrovato dopo tanto. Le si avvicinò , spostandole i capelli su di una spalla , lasciandole così il collo scoperto.

Prese le estremità della catenina e , prima di agganciarla , le posò un bacio sulla nuca –Ecco fatto- disse , dopodiché le braccia scesero ad avvolgerle la vita e stringerla a se. –Sei bellissima- mormorò.

Lo sguardo della ragazza si fece basso e malinconico –Sono ebrea- e con questo voleva dire che quello non era il suo posto e che Tom stava rischiando troppo.

-Sei bellissima anche per questo- ma a lui sembrò non importare e le baciò delicatamente il lobo dell’orecchio.

-Tom..-

-Scusami- disse , interrompendo la sua frase sul nascere. –Io non avrei dovuto fare tutto quello che ho fatto. – posò la fronte sulla sua spalla , chiudendo gli occhi. Ecco che il mostro dei sensi di colpa tornava all’attacco –Ma sono costretto Annerie , lo capisci?- la voce era bassa , disperata. -..E la tua..amica- così aveva capito –E’ stata lei a chiedermi di farlo io , io non volevo , non avrei mai voluto e..-

-Tom- ribadì lei , imponendosi ma sempre con quella dolcezza che la caratterizzava. Compì un mezzo giro su se stessa , continuando a stare tra le sue braccia ma ritrovandosi con il viso contro il suo.

Rimasero in silenzio per un po’ poi si abbandonarono a sorrisi pieni di gioia anche se parecchio timidi.

-Ti amo- sussurrandolo all’unisono , sorrisero ancora un po’ divertiti.

Poi piano e dolcemente si baciarono.

Un bacio diverso da quello dato a casa della ragazza.

Non era a fior di labbra , non era casto , per nulla.

Era un bacio vero.

Così come vero fu tutto ciò che ne conseguì.




-Signore- un soldato semplice era entrato timidamente nell’ufficio di Bill.

Si perché , anche se non era solito usarlo , Bill , da comandante superiore , aveva un suo personale ufficio in una palazzina adiacente a quella degli appartamenti.

Dopo aver partecipato alla Selektion accanto a suo fratello , aveva sentito la voglia di non oziare e , quindi , di lavorare un po’.

-Si?- seduto alla scrivania , alzò il viso dai documenti che distrattamente stava leggendo.

-E’ arrivata posta , signore- disse il ragazzo.

-Poggiala li- indicò con un gesto disinteressato un comodino già sommerso da parecchie carte. –E puoi andare- lo liquidò subito , quasi un po’ snobbandolo.

Il soldato semplice posò la lettera sul ripiano in mogano ed uscì dalla stanza.

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Capitolo 13
*** Herr Commandant ***




Io sul serio sono senza parole ç___ç I vostri commenti non solo crescono sempre di più ma hanno così tante belle parole che quasi sento di non meritarmele.
Quindi,cioè,ringraziarvi è il minimo che io possa fare :

-CatharticMoment
-Gisy
-memy881
-LadyJules_85
-Aliens
-Layla
-KymLYCANTHROPE
-Mary_TokioHotel_98
-EliBeke
-ZoomIntoMe

Ringraziare voi e sperare che questo capitolo piaccia dal momento che a me non convince molto (ho provato anche a riscriverlo ma è venuto una schifezzuola ugualmente >.<). Quindi sperare anche che quei complimenti non si trasformino in bestemmie coloratissime xD.
Posto di mattina presto perché questo pomeriggio non ci sono e non voglio temporeggiare poiché essere costante nel postare lo trovo un modo come un altro per ringraziarvi maggiormente.

Buona lettura belle , vi voglio un bene infinito!




Der ruheraum




Avevano fatto l’amore tutta la notte.

In realtà , per lei , era stata la prima volta in tutti i sensi : la prima volta che apparteneva a Tom , la prima volta che l’aveva tutto per se per così tanto tempo e la prima volta che si concedeva a qualcuno.

Anche per il ragazzo , però , non era stato diversamente : certo era andato a letto con molte altre donne prima ma con Annerie era stato , come è facile pensare , vero amore , non vuoto e squallido sesso.

L’aveva trattata con tutta la delicatezza possibile e immaginabile e , al momento della stanchezza , si erano addormentati abbracciati.

O , meglio , lei era caduta nel mondo dei sogni con estrema facilità , lui , invece , era rimasto sveglio a vegliarla , a stringerla tra le sue braccia e forte al suo petto , accarezzandola e regalandole qualche morbido e delicato bacio anche se le sue coccole , forse , non venivano neanche recepite.

Ma non poteva farne a meno.

Finalmente l’aveva , finalmente era sua e , cosa più importante , finalmente era lontana , anche se di poco , dall’inferno di cui era stata vittima , di cui tutti erano vittime.

Così la notte era trascorsa veloce e felice , il sole sorto in cielo preannunciava una splendida giornata, peccato che risplendeva su uno scenario così macabro che non era in grado di illuminare.

Chissà se anche il sole si sentiva impotente dinanzi a quella situazione.

La sua Annerie si mosse appena , accoccolandosi maggiormente al suo corpo. Lui la lasciò sistemarsi e poi tornò a stringerla nuovamente a se , rivendicandola quasi come sua.

Non quasi : lei era sua.

Un raggio sfuggì alle tende color crema andando ad accarezzarle il viso. Infastidendola, pian piano aprì i suoi occhi , guardandosi intorno e facendo mente locale.

Eh no , non era stato tutto un bel sogno , di quelli che faceva raggomitolata nella sua cuccetta per tentare di appigliarsi a qualcosa e sopravvivere.

Era stata la realtà.

La fantastica realtà.

Alzò lo sguardo chiaro incontrando quello nocciola del ragazzo che la osservava da chissà quante ore ormai.

-Buongiorno- mormorò lui , roco , schioccandole un bacio sulla fronte.

-Buongiorno- rispose lei , chiudendo gli occhi , sospirando e tornando a godere , quasi approfittare , del suo calore e della sua stretta.

Tom spostò l’attenzione fuori dalla finestra , ormai rassegnato all’idea che quella sarebbe stata una giornata pesante come tutte le altre.

Pesante e insopportabile.

-Devo prepararmi- disse a malincuore. La strinse ancora un po’ e poi si alzò dal letto , iniziando a vestirsi.

Indossare quella divisa nera era come caricarsi sulle spalle il suo enorme e pesante sacco di sensi di colpa.

Finito di vestirsi si sedette al bordo del letto , accarezzandole delicatamente il viso. Dal viso la mano sgusciò lungo la linea sinuosa del suo fianco e poi risalì , scendendo dal braccio e soffermandosi sul numero cucito nella sua pelle.

Sospirò , chinandosi a baciarle le labbra morbidamente –Ti farò uscire di qui- sussurrò su di esse , baciandole ancora –Te lo prometto Annerie , troverò il modo di farti andare via- il tono era sommesso , pieno d’amore ma anche fermo e determinato.

L’avrebbe salvata.

Lo avrebbe fatto anche a costo della sua stessa vita.

-Non voglio andarmene da sola- rispose piano lei , posandogli la mano sul viso. –Voglio andare via con te , altrimenti resto qua-

-Sarà così- posò la mano sulla sua intrecciandovi le dita –Torneremo a Berlino , la nostra Berlino e vivremo insieme , insieme per sempre. Ci sarà un modo.. e fin quando non lo troverò tu resterai qui , va bene? Ma non dovrai far rumore- sembrava parlare ad una bambina. Sorrise appena , sfiorandole le labbra con le sue –Sarai il mio piccolo segreto-

E , dopo essersi scambiati altri infiniti baci , riuscì finalmente ad uscire e a lasciarla sola nel suo piccolo appartamento , intraprendendo , a malincuore , quell’orribile ma soleggiata giornata.




Sapeva bene che quello non era un giorno come gli altri. Quella mattina avrebbero ricevuto la visita del comandante delle ss del Reich , un grado a cui perfino il sergente Kledir era subordinato.

Il comandante Koch era , pertanto , l’uomo a cui tutti dovevano obbedire e rispettare dal momento che metteva piede nel campo di concentramento.

La sua era una semplice ispezione , visita se così la si vuol definire , per valutare l’”operato” del campo di A. e conoscere gli uomini della ss che ci prestavano servizio.

Conobbe e parlò con Kledir e a lui chiese dei gemelli Kaulitz ai quali pareva essere particolarmente interessato.

Certo erano famosi per essere così giovani e ricoprire già gradi alti nel corpo delle forze fasciste.

-Herr commandant- dissero i due all’unisono. Alla sua presenza , non solo si irrigidirono come erano soliti fare i soldati semplici al loro cospetto , ma tesero il braccio destro in aria , compiendo così il famoso saluto fascista.

Koch aveva l’aspetto giusto per essere un comandante superiore a qualsiasi grado : alto , robusto , viso spigoloso e sguardo pungente. Senza contare il suo atteggiamento , fiero e spavaldo.

-I Kaulitz?- l’uomo dagli occhi neri come il catrame li squadrò.

-Si , herr commandant- nonostante Tom fosse , come definito dal suo stesso fratello , un “ribelle” , sapeva quando essere composto e portare rispetto.

-Bill Kaulitz?-

-No , herr commandant. Sono Tom Kaulitz , herr commandant-

Le sottili labbra dell’uomo si incresparono in un sorriso. –Per me è un onore conoscere i nostri gemelli ariani- disse , quasi con fierezza.

I due fratelli rimasero in silenzio.

-Prego.. prego , venite , camminiamo un po’- sorrise , invitandoli ad uscire fuori dagli uffici.

Che bello passeggiare tra i morti e la sofferenza , pensò ironicamente Tom.




Avevano parlato tanto , in particolar modo Bill era riuscito , come sempre , a rientrare tra le simpatie dell’uomo in divisa , grazie , soprattutto , alla sua mentalità così conforme con quella nuova e perversa cultura che i tedeschi amavano rispettare.

Tom , dal canto suo , aveva parlato poco e quasi quanto niente perché non si rispecchiava in nessun discorso affrontato. Discorsi riguardanti gli ebrei e il loro sterminio e i tedeschi e la loro razza pura.

Che assurdità.

-..Quindi.. i gemelli tedeschi e ariani come voi sono , per questo mondo , vere perle- concluse uno dei suoi tanti dialoghi , fermandosi dinanzi a una struttura bianca , di un sol piano e larga.

Tom sapeva esattamente cos’era.

Personalmente , se fosse stato un internato , avrebbe preferito entrare in una camera a gas piuttosto che li dentro.

Perché quello che veniva spacciato per un ambulatorio era , in realtà , uno studio di ricerca su cavie umane.

Forse neanche Dio sapeva quali atroci torture venivano compiute tra quelle mura.

Koch aprì la porta in ferro , blindata come se avessero paura che qualcuno potesse sottrarsi agli esperimenti , ed entrò.

Tom fu costretto a seguire lui e suo fratello che , senza alcun problema , varcò la soglia come un cagnolino segue fedelmente il proprio padrone.

Assurdo , pareva un suo schiavo , essere stato asservito.

-Guardate- Koch indicò una coppia di gemelli , gemelli ebrei seduti su una panca in legno , che di umano non avevano più nulla : il viso scarno , occhi che giacevano su terribili borse e la pelle ancorata alle ossa spigolose. Era perfino possibile contare con precisione le loro costole.

Quella visione non parve colpire Bill a differenza di suo fratello che accusò una forte stretta al cuore oltre che allo stomaco. Ma , come lui , rimase impassibile.

-Questi come voi sono gemelli. Lo scopo di questa ricerca è capire se è possibile indurre gravidanze gemellari- disse.

-Indurre gravidanze gemellari?- il più grande dei Kaulitz lo guardò curioso.

-Esatto. Come ho detto prima , i gemelli ariani sono per noi dei veri e propri gioielli e , se se ne potessero avere di più , la nostra razza potrebbe sul serio diventare la più pura e perfetta.-

-Quindi gravidanze gemellari delle donne tedesche?-

-Ovviamente non possiamo rischiare con loro. Gli esperimenti vengono condotti su donne ebree ma la maggior parte di esse muore. – sospirò , scrollando le spalle , come se fosse seccato. Il suo sguardo scuro sgusciò sui due internati –E questi due credo che ormai siano diventati inutili- e guardò un medico che armeggiava con farmaci e siringhe.

Tom non impiegò molto per capire cosa sarebbe successo di li a poco.

No.

Non era abbastanza forte per vedere una cosa del genere e girò sui tacchi con l’intento di uscire.

-Kaulitz , dove vai?-

Ma si dovette fermare richiamato da Koch. –Herr commandant io..-

-Resta qui , con noi- gli si avvicinò , cingendogli le spalle con un braccio in un gesto quasi amichevole. Come se gli stesse proponendo di restare per una divertente serata passata a bere birra in allegra compagnia.

Perché? Perché voleva farlo restare?

-Io credo sia meglio attendere fuori , sul serio- provò a dissuaderlo.

-Tom..- Bill bisbigliò , guardandolo ma il suo non era uno sguardo di rimprovero.

Era difficile interpretarlo.

Il medico , pronta la siringa , si avvicinò ad uno dei due gemelli.

Tom scosse il viso , abbassando lo sguardo , rifiutando di vedere una simile scena.

Purtroppo però non poté evitare di sentire le atroci urla disumane che riempirono e gonfiarono i muri di quel tetro posto.

Urla di dolore , urla spaventose , insopportabili , così tanto che avrebbe voluto supplicare in ginocchio di uscire.

Non poteva abbassarsi però a simili livelli.




Quando uscì da quel posto orribile , corse a rintanarsi in un vicolo cieco isolato da tutto e da tutti.

Aveva sudato freddo e continuava a farlo , preda dei conati di vomito. Quelle dannate urla ancora rimbombavano nella sua testa , parevano essersi incatenate al suo mostro di sensi di colpa.

Le parole di Bill avevano trovato un ulteriore conferma : lui non era forte.

Ma in quel momento , a mente più lucida , ripensò allo sguardo lanciatogli dal fratello.

Non era di rimprovero , non era seccato e di disapprovazione.

Era.. era quasi una richiesta di conforto.

Che la visione dei due gemelli ridotti in quelle condizioni avesse , in realtà , fatto soffrire anche lui? Che anche Bill sapeva quale terribile morte li stesse attendendo e che avrebbe dovuto assistere come spettatore senza fiatare? Anzi , quasi approvando tutto quello.

Che per quel momento anche lui fosse stato contrario a quel gesto?

Si tolse la giacca , poggiandosi poi di schiena al muro di quella baracca. Respirava a fatica , quasi ansimava e si tolse il berretto passandosi una mano tra i capelli biondi.

Ora doveva solo cercare di rimuovere un simile episodio.

E doveva riuscirci.

Doveva riuscirci con tutte le sue forze anche se era debole.




Dopo essersi ripreso e aver terminato il suo turno di guardia per le strade del campo, prima di tornare al suo appartamento e riabbracciare la sua Annerie , aveva fatto un salto nell’”ambulatorio”.

Strano vero?

E pure , pensando alle parole del comandante Koch , era stato assalito da una domanda piena di curiosità.

Entrò timidamente , ovviamente ancora reduce della sofferenza provata quella mattina. Si guardò intorno alla ricerca di qualche medico che notò poi venirgli incontro.

-Comandante Kaulitz.. come mai qui?- domandò questo , un po’ stranito nel vederlo a quell’ora.

-Mi scusi per l’orario ma , io , avrei una domanda da fare- lavorava nel campo da un mese scarso e doveva ancora apprendere alcuni meccanismi del “regolamento”interno.

-Mi dica- il dottore si avvicinò ad una scrivania iniziando ad impilare alcune carte , prestandogli però attenzione.

-Il comandante Koch ha detto che conducete esperimenti su donne ebree per tentare di indurre gravidanze gemellari , non è così?-

-Esatto- annuì lui.

-E’..mai successa una cosa del genere?-

-No- sospirò sconsolato , scuotendo il viso.

Ovviamente a quei tempi ancora non era stata brevettata la moderna gravidanza assistita , quindi , come potevano pretendere di riuscire in una cosa del genere?

-Però- continuò all’improvviso , facendolo sussultare –Spesso quelle poche donne non ancora sterili vengono accidentalmente messe incinta dai soldati , magari perché violentate-

-E.. e cosa succede in quei casi?-

-Noi valutiamo se il futuro nascituro ha ereditato i caratteri ariani o meno-

-Se ciò avviene?-

-La donna viene lasciata libera , riportata in Germania e curata come si deve perché , d’altronde , metterà alla luce un tedesco.Però è difficile che ciò avvenga. La nostra razza è così pura e delicata che con nulla viene sopraffatta dalla sporcizia- lo guardò –Ma perché tanto interesse , signor Kaulitz?-

-Nulla- scosse il viso , scrollando le spalle –Era semplice curiosità la mia. Buona notte dottore-

-Buona notte Herr Kaulitz-

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Capitolo 14
*** Brief ***




Sono da nonna , internet non mi funge bene quindi dovrò fare in fretta prima che la connessione muoia del tutto c.c
. Ringrazio tantissimo:

-Gisy
-memy881
-Aliens
-jiada95
-Layla
-ZoomIntoMe
-CatharticMoment
-itsfrerardbitch

Alcune di voi hanno recensito questa mattina quindi chiedo scusa se accavallo il postaggio (esiste come termine? o.o) di questo nuovo capitolo con le vostre fresce recensioni appena sfornate xD.

Buona lettura ragazze!




Der ruheraum




Entrò nel suo appartamento e richiuse la porta alle sue spalle , facendo sgusciare lo sguardo nella stanza.

Subito , ovviamente , fu catturato dalla figura di Annerie , stesa sul letto , nel suo completo color crema , assopita e abbracciata a uno dei due cuscini.

Doveva essere parecchio stanca e come poterla biasimare.

Sospirò , avvicinandosi , andando a sedersi al bordo del materasso e accarezzandola come ormai era abituato a fare.

Erano tocchi delicati , quasi le punte delle dita sfioravano quella pelle tenera e tiepida.

Forse aveva trovato il modo di salvarla e forse era l’unico considerando la situazione.

Però doveva valutare anche i contro.

Il medico aveva detto che se il bambino ereditasse i caratteri ariani la madre sarebbe libera di tornare a Berlino per essere affidata alle cure migliori.

Ma se ciò invece non accadesse?

Il medico aveva anche aggiunto che quei casi erano pochi , pochi sul serio.

Insomma , in conclusione , era un rischio , era un passo nel buio , nell’oblio. Sospirò nuovamente , chinandosi a baciarle la guancia dolcemente.

Pian piano a quel contatto la ragazza aprì gli occhi , svegliandosi. –Tom..- mormorò sommessamente , la voce delicata e soave come al solito.

-Ehi..- abbozzò un sorriso , la sua voce era si tenera ma stanca e distrutta , ancora reduce della sofferenza passata quella mattina e pomeriggio. –Come stai?-

-Bene.. credo di essermi riposata completamente- si tirò su a sedere e si lasciò baciare morbidamente sulle labbra.

-Credo di aver trovato il modo per andare via- disse lui , tenendo la mano sul suo viso e posando la fronte sulla sua.

-Sul serio? Andarcene insieme?- la sua voce squillò d’entusiasmo contenuto.

-Si- credo avrebbe voluto aggiungere –Ma Annerie è.. una cosa seria. Tanto seria e difficile-

-Ci sarai tu con me?- domandò lei , sfiorandogli la guancia con l’indice.

-Sempre- rispose lui sicuro , sospirando ancora e abbassando lo sguardo.

-Allora farò qualsiasi cosa-

Tom sorrise , un sorriso dolce , rendendosi conto di quanto lei fosse innamorata proprio come lui.

E’ parecchio difficile trovare qualcuno che ricambi completamente i nostri sentimenti e per loro due era facile , se non quasi naturale , riuscirci.

-Anche avere un bambino?- chiese guardandola.

Anastasiya rimase in silenzio per un po’ , forse per realizzare quella richiesta strana e inaspettata.

Un bambino?

Non lo prese per pazzo , se lo stava proponendo sicuramente lo faceva per una valida ragione.

Un bambino , però , a diciotto anni.. no , non era per nulla un’impresa facile.

Tanto seria e difficile.

-So cosa stai pensando- fu lui a rompere quel breve ma intenso silenzio. –E’ presto ma , Annerie , è l’unico modo. Se i medici ritengono che il bambino sia , sia.. tedesco- non riusciva neanche lui a realizzare una cosa tanto assurda. Come poter giudicare un bambino? Per giunta un bambino non ancora nato? –Ti faranno andare via e..-

-Mi?Solo io?-

-Io troverò il modo di seguirti. Ora sei tu l’unica cosa importante , io vengo dopo..-

-No- prese la sua mano , intrecciandovi le dita e guardandolo –Noi veniamo insieme , nessuno viene prima dell’altro. E per quanto riguarda il bambino io..-

-Un giorno avrei formato comunque una famiglia con te.-

Annerie rimase ancora una volta in silenzio , come se stesse ponderando la sua decisione.

Sembrò durare poco però la sua pausa di riflessione , con la fronte posata sulla sua , sorrise un po’ , baciandolo delicatamente –Tu ne sei sicuro?-

-Si- rispose senza esitare –E Bill potrà aiutarci-

-Bill? Tuo fratello?- impossibili non essere scettici nel sentire una cosa del genere.

-Mio fratello , si. Bill ci aiuterà , ne sono sicuro- sussurrò e poi di li seguirono una serie di morbidi baci che li riportarono nuovamente a fare l’amore.




Stava sistemando le carte ed alcuni documenti nel suo ufficio dal momento che non riusciva a prendere sonno.

Si sentiva strano , turbato , inquieto e nei suoi occhi aveva ancora il viso di quei due gemelli ebrei sformato dall’atroce dolore.

Koch gli aveva spiegato che era stato iniettato loro del veleno nel cuore , una morte lenta e brutale ma che due scarti come loro meritavano.

Perché? Si chiese in quel momento.

Perché se lo meritavano? Quando non era entrato a far parte delle ss , quando ancora era un soldato semplice , era solito punire coloro che commettevano un crimine , come aver rubato o aver fatto male a qualcuno.

Quei due gemelli che crimine avevano compiuto? Cosa c’era di diverso tra loro e i Kaulitz?

Che domande.. lui e Tom erano ariani. Erano delle perle per la Germania , l’aveva detto il comandante.

E pure quelle urla ancora gli stringevano uno strano e fastidioso nodo allo stomaco.

Impilando e spostando alcuni fogli , una busta danzò in aria andando a posarsi sul pavimento.

Sbuffò appena , piegandosi sulle ginocchia per raccoglierla.

Era color crema e la girò per leggere sul dorso il nome del destinatario.

Christina Dublas.

Chi era Christina Dublas?

Andò a sedersi alla sua scrivania , mentre la scartava cercava di ricordare se mai avesse conosciuto una ragazza o una donna con il suo nome.

Prese poi il foglio ripiegato al suo interno , lo aprì e immediatamente riconobbe la calligrafia sinuosa di Arrietty.

Un momento.

Perché Arrietty inviava una lettera sotto il nome di Christina Dublas?

Iniziò a leggerla.

Caro Bill
Sono io , la tua Arrietty. Sicuramente ti starai chiedendo
Perché ti invio una lettera sotto il nome di mia cugina , Christina Dublas.
Prima di spiegarti il perché , però , e prima che tu continui a leggere queste righe
Voglio , anzi , esigo , che tu ti sieda comodo e che prometta , più a te stesso che a me ,
di non fare pazzie una volta arrivato fino alla fine.
Bada , prima di inviarti questa lettera ho dovuto chiedere l’esplicito permesso di mio
padre.
Sono in America e vivo da mia zia Prudence , come tu ben sai. .
Quello di cui sei all’oscuro , però, è il vero motivo che ha spinto mio padre a portarci qui, .
Non è solo per tutelarci maggiormente dalla pazzia che infetta la Germania e cha ha.
Ammalato anche te , amore mio. .
Io sono qui , in America , per non essere li , nel campo di concentramento. Non come .
tua fidanzata ma come internata. Si Bill , hai letto bene , secondo il tuo Hitler io .
dovrei essere tra loro. .
Sono ebrea , Bill , o meglio , lo ero e infondo continuo sempre ad esserlo. Prima dello .
scoppio della guerra , mio padre , iniziando ad intuire che le cose sarebbero .
degenerate , ci ha fatto segretamente convertire al cattolicesimo. Questo è accaduto .
prima di conoscerti e io avrei dovuto dirtelo , lo so , ma ti ho amato troppo fin dal .
primo istante e la paura di perderti , di essere giudicata , era forte e tanta.
Così potrai ben capire perché ho preferito inviarti la lettera sotto questo nome Francese ,
non molto conosciuto dal momento che mia cugina è parecchio associale. Non potevo .
rischiare le intercettazioni e , credimi , ve ne sono parecchie in questo periodo.
Ti prego , amore , non sentirti in colpa
E ti prego amore non lasciarmi.
Ricordati che
e' l’amore e non la filosofia tedesca.
La vera spiegazione di questo mondo

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Capitolo 15
*** Versprechen ***




Partiamo subito coi ringraziamenti :

-memy881
-Gisy
-Aliens
-Elibeke
-CatharticMoment
-Jiada95
-Layla
-itsfrerardbitch
-LadyJules_85

Pooooi.
Bèh , mi sembra che ormai tutte , dopo aver letto questo capitolo , capiate che siamo ormai agli sgoccioli. >.<
Ma come già preannunciato il sequel verrà postato immediatamente (Il primo capitolo di Shadi è già scritto , pensante un po’) e io spero di ritrovarvi tutte >.<
Per questo vorrei tanto sapere se le mie lettrici sono a conoscenza del nome del papà naturale dei gemelli. E’ una cosa importante ma credo che voi lo sappiate perché siete brave , belle e intelligenti v.v .

Buona lettura!

Ps: Per chi volesse sapere il titolo della “colonna sonora” è –Svanire-di Ludovico Einaudi.






Der ruheraum




Dopo essersi appartenuti per tanto tempo , quella volta , si addormentarono insieme.

Abbracciati , stretti forte : Tom l’assicurava al suo petto e lo faceva con così tanta possessione che quasi sembrava volesse farla divenire un'unica cosa con il suo corpo.

I loro respiri si mischiavano così come i battiti dei loro cuori che divenivano un solo , unico , ritmo regolare e forte.

Avevano fatto l’amore non solo per tentare di concepire la loro unica forma di salvezza ma anche perché , ormai , quello di sentirsi l’uno parte dell’altra iniziava a divenire quasi un bisogno essenziale.

Aiutava maggiormente a capire quanto fossero innamorati e quanto quel sentimento fosse forte e incontrollabile.

Come sempre il solito raggio di sole andò a posarsi dolcemente sui loro visi , come una madre che , per svegliare il suo bambino , si siede al bordo del materasso e lo bacia sulla guancia.

Così Tom , pian piano , aprì gli occhi nocciola e subito la sua attenzione ricadde sull’unica cosa importante per lui : Annerie , che iniziava a destarsi anche a lei solo con più delicatezza.

Si accoccolò tra le sue braccia al suo petto , sfiorandolo appena con la punta del naso , e sospirò nel sentirsi stringere dal ragazzo.

Questo si chinò appena per schioccarle un bacio sull’omero scoperto , poi nell’incavo del collo , nei pressi della clavicola. –Buongiorno piccola- sussurrò , girandosi completamente su un fianco per poterla meglio tenere a se.

-Buongiorno comandante- sorrise lei , baciandogli il petto e tornando rilassata nella sua stretta possessiva.

-Oggi parlerò con Bill..- mormorò .

Aprì gli occhi tenendo però lo sguardo basso e pregno di malinconia –Tu , tu sei sicuro che ci aiuterà?-

-E’ Bill , Annerie , e credimi non è quello che sembra. Lui è mio fratello , mio fratello gemello , lo conosco meglio di me stesso e so che ci aiuterà.. mi aiuterà. È buono in realtà.. –

Sospirò –Mi fido di te-

-E io mi fido di lui- sorrise –Mi fido anche di te- le baciò le labbra e pian piano la fece scivolare sotto di se.

Si baciarono ancora , baci morbidi ma intensi , pieni d’amore ma conditi anche con un tocco di malizia e passione. Le braccia del ragazzo la stringevano forte a se , la mancina gli accarezzava appena la schiena nuda. Le sue labbra , poi , sgusciarono sul suo collo e scesero ancora tra i seni fino a raggiungere il ventre.

Chissà se ancora era vuoto o vi era già qualcosa.

-Secondo te , c’è già?- domandò lei , posandogli entrambe le mani sul viso.

Riflettendo su quel loro “progetto” , in realtà , il pensiero di avere un bambino la riempiva d’entusiasmo e di speranza.

Non era solo un modo per fuggire all’inferno. Quel bambino sarebbe stato la testimonianza del loro amore quindi entrambi lo desideravano a prescindere dalla situazione o dalle esigenze.

Tom era stato chiaro poi nel dire avrei formato comunque una famiglia con te.

Semplicemente stavano anticipando le cose.

-Si- sorrise lui , baciando quella pelle chiara e che , forse , tra qualche mese avrebbe avuto un bel rigonfiamento tondo. Vi posò poi il viso , chiudendo gli occhi –Non lo senti tu? Io si..-

-Ah si?- sorrise –E cosa sta dicendo?-

-“Sul serio avrò una mamma così bella?” ,si sta chiedendo- rispose , facendola ridere. Nel sentirla sorrise anche lui , alzandosi e tornando con il viso all’altezza del suo –E tu sei mia? Mia sul serio?- si chinò a baciarle teneramente le labbra.

-Non potrei essere di nessun altro- sussurrò lei , posandogli una mano sul viso e guardandolo.

-Ti amo Anastiya- mormorò roco , ricambiando il suo sguardo –E fremo dalla voglia di vivere con te , però non a Berlino..-

-Non a Berlino?- domandò lei , la voce sempre dolce ma anche un po’ interrogativa. –E dove?-

-Potremmo andare a Lipsia , che ne dici? È una cittadina tranquilla.. perfetta per crescere i nostri bambini-

-Bambini?- sorrise teneramente , fantasticare era la cosa che più le piaceva , specialmente se quelle fantasie inquadravano lei e Tom come protagonisti indiscussi –Ne vuoi avere altri?-

-E’ ovvio- le baciò le labbra , accarezzandole la guancia –Almeno tre-

Annerie lo guardò , restando in silenzio , con quei suoi grandi e innocenti occhi chiari. Pareva un cerbiatto in realtà. –Sarà bellissimo- disse poi e questa volta fu lei ad annullare le distanze tra le loro labbra.




-Mi dica perché! Perché non me l’ha detto prima!- dire che Bill Kaulitz era fuori dai gangheri è sul serio dir poco.

Era entrato nell’ufficio del sergente richiudendo la porta con così tanta violenza da far tremare la cornice in legno; Poi aveva sbattuto la lettera ,e quindi anche la mano , sulla scrivania e la forza impressa aveva fatto spaventare e sussultare l’uomo che quasi lo aveva guardato con terrore.

Pareva essere stato impossessato da Satana e , sul serio , non si sta esagerando con i paragoni.

Dall’esterno pareva arrabbiato , molto arrabbiato ma , in realtà , era così disperato che la sua anima era ormai un completo strazio.

La sua Arrietty non poteva essere ebrea. Non doveva essere uguale a tutte quelle persone che senza alcuno scrupolo aveva annientato nelle camere a gas o con le sue stesse mani.

-Il perché mi sembra chiaro , Bill- disse Kledir che , dopo aver letto il contenuto della lettera della figlia , aveva assunto un’espressione seria , per nulla giocosa e simpatica come quella di sempre.

-Lei non si rende conto , non si rende minimamente conto!-

-Di cosa dovrei rendermi conto?- domandò , al contrario del ragazzo che urlava come un dannato , lui era calmo , fede al motto “prendere il toro per le corna”.

In quel determinato caso Bill era il toro infuriato.

-Che mi sento tradito dalla ragazza che amo!-

-Ti senti tradito o ti senti in colpa?- brecciò determinato e dal silenzio improvviso del ragazzo capì di averlo colpito e affondanto.

Si.

Bill si sentiva in colpa per aver trattato come scarti , come rifiuti , persone uguali alla sua Arrietty che amava e che aveva da sempre trattato come una principessa.

Sentiva di aver trattato male anche lei , indirettamente. Di averla ferita.

-La smetta , io non mi sento in colpa- sibilò.

-Ti rendi conto Bill di quanto tu sia grave?- l’uomo si alzò dalla sedia in pelle , le mani intrecciate dietro la schiena , lo sguardo serio e pungente.

Parlava in vesti di sergente ma anche in veste di padre perché Bill , per la sua giovane età e ingenuità , poteva considerarlo un figlio , un figlio plagiato dal male.

-Basta!-

-Sono io a dire basta- il suo tono di voce si inasprì volontariamente. –Sono il tuo maggiore e devi portarmi rispetto , hai capito?-

-Come posso portare rispetto all’uomo che mi ha raggirato per tutti questi anni?-

-Se c’è qualcuno qui che ti ha raggirato , quel qualcuno sei tu. Ancora non riesci a capire quanto tutto questo sia folle? Ancora non ti rendi conto di quanto tu sia grave?- ripeté nuovamente.

-Io non sono grave..-

-No? Non lo sei? C’è ancora un briciolo di umanità in te? C’è ancora quel soldato semplice che ho creduto potesse essere un buon partito per mia figlia e non perché ariano- disse con sprezzo e quasi ironia quell’appellativo. –Ma perché buono d’animo , gentile , giusto…onesto?-

Quelle parole giunsero lontane e non a quel Bill superficiale , che si copriva dietro una divisa nera da ss. Quelle parole arrivarono dritte a un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri , debole , distrutto , volutamente e forzatamente seppellito.

Insomma , furono recepite da quel Bill che , con l’avvento del fascismo , era stato violentemente soppresso.

Quel Bill che Tom non aveva mai smesso di cercare per riaverlo nuovamente.

Quel Bill che solo in presenza di Arrietty riusciva a prendere vita , anche se molto raramente.

Quel Bill che aveva sofferto nel vedere i due gemelli ebrei morire così brutalmente.

Quel Bill che sentì e riconobbe lacrime gonfiargli gli occhi.

Senza replicare uscì dall’ufficio con la stessa violenza con cui era entrato. Scese le scale , uscendo completamente dalla palazzina.

Si sentiva in colpa e Kledir aveva ragione.




-Bill- Tom era stato perfino a Birkenau per cercarlo.

Poi , verso tarda sera , l’aveva finalmente trovato ai confini del campo , seduto su una lastra metallica e guardare al di là della recinzione zingata.

Era strano , qualcosa non andava e lo recepì immediatamente.

D’altronde erano gemelli , no? Sangue dello stesso sangue.

-Cosa vuoi?- domandò il fratello , senza neanche rivolgergli lo sguardo o girare il viso verso di lui.

La voce era distrutta e un po’ ricordava quella che aveva Tom ogni qualvolta che combatteva contro se stesso.

-Parlarti io..voglio parlarti- il più grande andò a sedersi al suo fianco , sospirando appena.

-Dimmi- era così atono e inespressivo.

-Prima devi dirmi tu che cos’hai..-

-Io non ho niente da dirti altrimenti ti sarei venuto a cercare come hai fatto tu. Quindi parla-

Preferì non insistere e non farlo arrabbiare. Gli serviva buono e docile.

-Ascolta io.. – sospirò ancora , si , doveva e poteva fidarsi di suo fratello. –Annerie è in camera mia da qualche giorno ormai- si fermò un attimo , pronto alla sua reazione.

Nulla.

Come?

Lo guardò , sorpreso. Niente urla? Niente sguardi riluttanti o disapprovazione? Niente avvertimenti come “ti sbatteranno in un forno crematorio di Birkenau” ?

Niente di tutto questo.

Solo e semplice apatia.

Deglutì silenziosamente , decidendo di proseguire –Vogliamo avere un bambino. Sai che se lo ritengono ariano lei è libera di tornare in Germania-

-E io che centro in tutto questo? Vuoi che a metterla incinta sia io?- domandò ironico e aspro , segno che non si stava arrabbiando ma che cercava di mascherare l’interesse dietro un comportamento duro e disinteressato.

Tom ne fu rincuorato.

-No- disse , scuotendo il viso. –Tu e il Dottor Vance siete molto amici da quel che so. Potresti…-

-Vuoi che lo corrompa?-

-Beh , è un po’ drastica come cosa ma..si.-

Bill restò in silenzio , annuendo appena. Lo sguardo fisso oltre l’alta recinzione a guardare la campagna vuota e buia.

-Si , va bene- disse atono , forse un po’ roco.

-Sul serio?- Tom non riusciva a crederci che fosse stato così facile. Aveva immaginato di far lite o , peggio ancora , di arrivare alle mani.

Ma un “va bene” proprio non se lo aspettava.

-Si. Credo di avere qualcosa a mio favore per farlo cedere-

-Tipo?-

-E’ figlio di un recidivo e non ha fatto rapporto al comandante- disse , guardandolo –Sai questo cosa significa?-

-Che può essere internato seduta stante- rispose prontamente , in un sussurro , abbassando lo sguardo.

-Esatto..può essere internato seduta stante- ripeté lui come un eco. Si alzò poi , guardandolo –Per quanto riguarda la tua Annerie e il vostro bambino , il controllo lo si fa almeno al quarto mese. Non conosco la prassi ma mi è stato detto così. Tuttavia , Vance sarà così gentile da dire al comandante Koch che il vostro bambino è talmente ariano che è visibile già dalle prime settimane-

Tom non riusciva a credere alle sue orecchie.

Bill.. Bill stava sul serio dicendo quelle cose? Sul serio lo avrebbe aiutato in quella maniera?

-Tommi-

E sul serio lo stava chiamando così?

-Si?-

Con quel tono dolce , affettuoso.

-Devi promettermi una cosa però.-

-Tutto quello che vuoi-

-Che mi porterete via con voi-

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Capitolo 16
*** Bruder ***




Bene ragazze , questo è il mio ultimo colpo di scena e purtroppo il penultimo capitolo.
Insomma , ci vediamo all'epilogo >.<
Per questo , prima di passare ai ringraziamenti , vorrei dare una piccola informazione alle mie lettrici , importante per capire qualcosa sul sequel : Il papà biologico dei gemelli si chiama Jörg Kaulitz (con tutto il rispetto , i gemelli mi perdoneranno se lo cito perché mi serve v.v c.c).
Tenetelo ben a mente v.v
Detto questo , ringrazio :

-PANDAsenzanome
-Gisy
-memy881
-Aliens
-itsfrerardbitch
-CatharticMoment
-Mary_TokioHotel_98
-_Francesca_
-Louder_
-LadyJules_85

Buona lettura ragazze! (Non odiatemi alla fine xD e ci vediamo al capitolo 17 :*)




Der ruheraum




Tom Kaulitz era così felice che non ci sono parole per potervelo descrivere , mi spiace.

Era raggiante , era un qualcosa di mai visto prima : il suo sguardo pieno di colore , il suo sorriso così luminoso che il sole probabilmente ne era invidioso.

Perché?

Perché finalmente , dopo quattro mesi , avevano ricevuto l’esplicito permesso di poter lasciare il campo di concentramento , per sempre.

Bill non aveva semplicemente corrotto , o meglio minacciato , il dottor Vance , aveva fatto molto , molto di più : era riuscito a convincere il comandante Koch che Annerie e Tom avrebbero avuto , per eredità , due gemelli e dire questo a quell’uomo era come promettere a un bambino una montagna di regali.

La situazione era così repentinamente cambiata che si stentava a crederci.

Solo una cosa riusciva a far capire ad Annerie e a Tom che si stava vivendo la felice e vera realtà : il ventre della ragazza , quel pancino del quarto mese che iniziava a farsi vedere.

A Tom non importava se era maschio , femmina e figurarsi se aveva ereditato i caratteri ariani o meno. Quello era il suo bambino , il suo piccolo , il frutto del loro amore.

-Andiamo?- Tom aveva preparato le valige , erano pronti per partire.

Il dottor Vance aveva , in realtà , dato l’okey già dalle prime settimane di gravidanza ma Koch aveva voluto avere un’ulteriore conferma prima di lasciarli partire definitivamente.

In realtà l’unica a dover tornare in Germania sarebbe dovuta essere solo Annerie ma Tom , aiutato anche da suo fratello , aveva insistito talmente tanto che alla fine era riuscito ad ottenere il permesso di seguirla.

-Si..- rispose lei con quella sua voce dolce e morbida. Continuava a rimirarsi allo specchio della camera che presto avrebbero abbandonato per sempre e la cosa non dispiaceva a nessuno.

In particolar modo guardava quel suo tenero e accennato gonfiore del ventre , coperto da un cappotto color crema che Tom le aveva comprato per tener calda sia lei sia il suo piccolo.

Lui sorrise , avvicinandosi e , sollevandola , compì un mezzo giro su se stesso.

Erano la gioia fatta a persone.

-Siete bellissimi- sussurrò lui , riposandola a terra e baciandole le labbra.

-Vuoi dire qualcosa al bambino visto che sei l’unico che riesce a parlarci?- domandò lei dolce e divertita.

-Mmh , vediamo- si piegò sulle ginocchia , posando le mani sul pancino e sfiorandolo con le labbra anche se coperto. –Che dici piccola principessa , ti piacerà Lipsia?-

-Principessa?- ridacchiò lei –Ancora non sappiamo se è maschio o femmina- commentò.

-Shsh , io son sicuro che è femmina. Ci parlo , no? E’ delicata , piccola e tenera. È la mia principessina- sussurrò , sfiorandole ancora il ventre con le labbra.

Sorrise , guardandosi intorno –E’ tutto pronto allora?- domandò.

-Si , tutto pronto- si alzò lui , prendendole la mano. –Due soldati mi aiuteranno a caricare i bagagli in macchina-

Durante quei quattro mesi , Annerie , era stata comunque trattata con rispetto. Da quando i medici avevano informato i superiori che molto probabilmente portava in grembo un figlio ariano lei , da essere una prominent internata , era divenuta la futura moglie del comandante anche se ebrea.

Quell’etichetta non importava più dal momento che avrebbe dato alla Germania un altro essere puro e perfetto. Un altro tedesco.

Da qui si poteva ben capire quanto quella politica fosse in realtà stupida e insensata.

Insomma , chi erano loro per giudicare le persone? O , cosa più assurda , un bimbo non ancora nato?

-Bill?- sussultò lei , come se si stessero dimenticando qualcosa di molto importante.

Ed , effettivamente , Bill era diventato importante per lei , come un fratello e , cosa ancor più incredibile , lo stesso valeva per il ragazzo.

-Credo sia pronto anche lui.- la condusse fuori dalla camera , richiudendo la porta per l’ultima volta. –Vai all’auto , dai , io lo cerco , mh?-

-Agli ordini- sorrise raggiante , accingendosi a raggiungere le scale di quel particolare condominio.

-Aspetta , aspetta- la fermò per un braccio , attirandola a se. La baciò poi , un bacio morbido e tenero –Okey , ora puoi andare- le sfiorò nuovamente le labbra e la lasciò libera di allontanarsi.

Ora doveva solo trovare Bill e il loro lieto fine sarebbe finalmente giunto.




-Herr commandant.. io..- quel soldato semplice continuava a torturarsi le mani , nervoso e forse stava perfino sudando freddo.

Una richiesta del genere non se la sarebbe mai aspettata ne poteva sapere quali sarebbero state le conseguenze.

-Sii forte soldato- Bill gli posò una mano sulla spalla , guardandolo serio e determinato. La voce era però spenta e frustrata –E obbedisci ai miei ordini , chiaro?-

-Si , Herr commandant- il ragazzo , perché era troppo giovane per definirlo uomo , si mise sull’attenti , raccogliendo tutta la forza d’animo che riusciva a possedere.

-Andiamo- l’altro lo incitò a camminare.

Prima di seguirlo , si girò verso l’auto di Tom , lontana da dove si trovava lui –Ti voglio bene fratellino- sussurrò per poi dileguarsi nell’opposta direzione , verso Birkenau.




Nella sua stanza non c’era quindi era , forse , nel suo ufficio , magari per sistemarlo al meglio.

Bill d’altronde era così preciso e pignolo.

Aprì la porta , dunque , sicuro di trovarlo li.

D’altronde dove mai sarebbe potuto essere?

-Bill siamo pron..- ma si fermò , accorgendosi di essere solo , che quella camera era vuota.

Non c’era suo fratello , non c’erano le sue carte , i suoi appunti , i suoi documenti.

Niente se non un foglio posato sulla scrivania.

Aggrottando un po’ la fronte , stranito , si avvicinò , prendendolo tra le mani , senza sedersi.

Era la calligrafia di suo fratello , come poteva non riconoscerla?

Caro Tom

La lettera iniziava così.

Vi era poi una serie di discorsi , in particolar modo riguardanti loro due , il loro rapporto speciale e che tanto amava , il loro passato , le loro esperienze.

Erano circa tre fogli scritti.

All’ultimo , poi , pareva esserci il cuore della composizione.

[...]

Sicuramente tu ricorderai ogni cosa , perché è la tua caratteristica
Ed è stata la tua impresa fin dall’inizio : ricordarmi chi sono veramente,
quali erano i miei ideali , i miei reali modi di fare.
L’ho rammentato troppo tardi ,però , è il vero me non riesce a convivere
Con quel senso di colpa che , fino ad ora , non sono mai riuscito ad accusare
A differenza tua.
Non è vero che sei debole , tu , Tom , tu sei l’uomo piu’ forte che io
Abbia mai potuto conoscere. Hai stretto i denti , sei riuscito a portare sulle
spalle il carico di tutte quelle persone uccise della mia , dalla nostra , pazzia.
Sono io il debole.
Io non riuscirò mai a guardare Arrietty , a tenerla stretta a me , a baciarla e a
Dirle ti amo , pensando che ho sterminato i suoi simili e che , se non fosse andata
in America , le avrei fatto fare la stessa identica fine.
Lei non merita un essere come me , un essere che non sa piu’ cosa significhi amare,
essere umano , provare sentimenti.
Una cosa però la ricordo ancora: com’è essere perdonati e diviene bello quando a
farlo sei proprio tu.
Ti chiedo quindi scusa per il mio comportamento , per come ti ho trattato e per
ciò che ti ho detto. Sei il mio Tommi e lo sarai per sempre.
Ecco perché tu , fratellino , riuscirai anche a comprendere a pieno la mia decisione.
Perché mi conosci meglio di chiunque altro , meglio di me stesso che sono stato in
grado di perdermi e non ritrovare la giusta strada ,
quella che tu hai sempre percorso.
L’unica cosa che mi merito , alla resa dei conti , è morire come
Tutte le persone che io stesso ho condannato.
Io..

Neanche riuscì a terminare la lettura silenziosa che l’aveva ucciso , parola dopo parola.

Il suo pensiero corse a una notte trascorsa insieme , come sempre , a un discorso nel quale fu citata una camera a gas poco utilizzata e chissà il perché.

Forse per istinto , forse per motivi di natura ancora sconosciuti , l’impulso fu uno e uno soltanto : correre immediatamente a quel luogo.

Subito , non c’era un secondo da perdere.

E così fece.




Eccola , eccola li.

Trafelato riuscì ad arrivarci , nonostante i muscoli delle gambe tremassero e a causa del respiro affannoso la cassa toracica era tutto un dolore , non doveva arrendersi.

Non doveva , non poteva e non voleva perderlo.

Entrò nello spogliatoio , quasi scardinando la porta. Cercò tra i banchi utilizzati per cambiarsi la porta blindata delle “docce” e la raggiunse di corsa.

Provò ad aprirla ma era chiusa.

-Bill- mormorò , non aveva fiato , era sfinito.

No , doveva resistere.

-Bill!- urlò , sbattendo un pugno contro la porta.

Il fratello , nella camera poco illuminata e vuota , era ancora in vita.

Per poco però.

Il gas era già in circolazione.

Sentì la voce di Tom , si avvicinò alla porta , posandovi le mani sul freddo metallo. –Tommi..- chiamò , senza urlare troppo riuscì a farsi sentire.

-Bill , ti prego apri la porta- era una supplica straziante e disperata la sua.

-Tommi- tossì , piegandosi sulle ginocchia. Le forze iniziava ad abbandonarlo.

-Bill non è necessario. Ti prego , ti supplico , esci fuori , ti aiuterò io a superare tutto. Si può e tu ce la farai..abbiamo tutti diritto ad una seconda opportunità-

L’altro abbozzò un flebile sorriso –Sarai un papà favoloso.- mormorò e Tom riuscì a stento a sentirlo. –Un marito fantastico e io sono stato fortunato ad averti come fratello- si accasciò a terra , completamente –Ti voglio bene Tommi- sussurrò per poi chiudere gli occhi e addormentarsi.

Silenzio.

Poi ci fu solo silenzio.

A Tom mancò il fiato per un secondo.

-Bill!- poi il suo urlo straziante , i suoi pugni che picchiarono violentemente la porta blindata.

Si piegò sulle ginocchia , piangendo , preda di un dolore così atroce che forse solo quei due gemelli ebrei morti a causa del veleno avevano provato.

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Capitolo 17
*** Epilogo ***




Bene ragazze. Siamo giunti all’epilogo. Lo so , non è molto sostanzioso ed è cortissimo ma è così che lo volevo. Breve e conciso , non troppo struggente.
Per quanto riguarda il sequel , vi dirò , il primo capitolo sarà postato domani , Domenica , perché ha bisogno di qualche ritocco dal momento che non tanto mi soddisfa.
Comunque si chiamerà Shadi , quindi non potrete sbagliarvi v.v
. Beh , che dire..
E’ meglio fare un ringraziamento generale :
Grazie a TUTTE , e con ciò intendo non solo coloro che hanno sempre commentato o commentato sporadicamente ( a cui comunque vanno i doppi ringraziamenti , perdonatemi ) ma grazie anche a coloro che hanno sempre letto nell’ombra e inserito la mia storia nelle seguite.
Insomma grazie a tutte voi che mi avete spronato a giungere all’epilogo.
Ci vediamo presto , promesso!






Der ruheraum




Aprile , 1954.
Lipsia.


Da quel felice e tragico giorno trascorsero ben dieci anni.

Bill non li aveva mai abbandonati , neanche dopo la morte , Tom continuava a sentirlo nel cuore e al suo fianco.

Il regime di Hitler , ormai arrivato al culmine della pazzia , crollò con la stessa brutalità con la quale si era imposto. Gli ebrei , coloro che erano riusciti a sopravvivere all’inferno , furono liberati dagli Americani e ricondotti alle loro rispettive vite.

La guerra era cessata ed era solo un lontano e sbiadito incubo.

I campi di concentramento erano rimasti intatti ma vuoti.

Le camere non erano più piene di urla.

Erano divenute camere silenziose. Der ruheraum , che , in tedesco , significa proprio camera del silenzio. Nessuno ne voleva più parlare ma non era neanche permesso dimenticare.

E comunque, nonostante tutto , Tom e Annerie non tornarono mai più a Berlino.

La loro casa , situata nelle campagne di Lipsia , era ormai divenuta la culla della loro famiglia.

Aveva visto nascere Suri , nome che in ebraico significa principessina , e Jörg , nome tedesco , quello che Bill avrebbe voluto tanto dare a un suo eventuale bambino.

Si viveva un tranquillo pomeriggio , forse un po’ particolare rispetto agli altri : mentre Tom e il suo figlioletto erano a giocare in giardino , Suri occupata con le sue prime faccende domestiche , dal momento che aveva già compiuto i dieci anni , una Annerie , ormai donna matura , stringeva tra le braccia una creaturina avvolta in una copertina rosa confetto.

Raha , la terza ed ultima arrivata.

Raha significa , sempre in ebraico , felicità.

Quella felicità che si era insinuata nelle loro vite e che mai li avrebbe abbandonati.

Quella felicità figlia di sacrifici , sofferenze e dolori.

Quella felicità tanto agognata e che a pieno stavano vivendo da dieci anni.

-Sull’attenti- Tom impartiva ordini ridendo , giocando.

Non faceva più parte delle ss ma del normale esercito tedesco , raggiungendo , dopo duro lavoro e dedizione , il grado di sergente.

Jörg si impettì quanto possibile , portandosi la manina alla fronte. –Si signore!- esclamò con quel suo tono vivace e infantile.

-Bravo il mio soldatino- sorrise il padre –Allora.. voglio che vai a dare dieci baci alla mamma. Capito soldatino?-

-Si , Herr commandant!- scoppiò a ridere , correndo sulla veranda che incorniciava l’ingresso. Salì quei pochi gradini , Annerie era seduta al tavolino in vimini a cullare la sua nuova bimba.

-Mamma , ordini del sergente-

-Si?- la donna alzò lo sguardo , sorridendo divertita –E quali sono questa volta?-

-Dieci baci!- esultò , sporgendosi per baciarla tante volte sulla guancia.

Nel frattempo Tom li raggiunse.

-Nove..dieci! Papà- il bambino si girò verso il padre , un sorriso smagliante e sguardo vispo –Allora , che altro devo fare ora?-

-Niente soldatino.- l’uomo si sporse un po’ per scorgere, poco distante , Suri impacciata nel stendere i panni allo stendino esterno , in giardino –Anzi.. qualcosa puoi fare. Vai ad aiutare tua sorella , mh?-

-Ma..-

-Su forza soldatino. Vuoi diventare sergente si o no?-

-Agli ordini!- era un buon metodo per spronarlo ad obbedire quello.

Ridacchiò nel vedere il figlio correre verso la primogenita e , dopo , andò a sedersi accanto a quella che ormai era sua moglie.

-Ciao- sorrise , sporgendosi per baciarle le labbra.

Raha , con i suoi grandi occhi azzurri , lo scrutò , schiudendo le labbra e muovendo un po’ le manine strette in due pugnetti.

-Le sei mancato vedo- commentò Anastasiya , anche se da tempo non veniva più chiamata così , posando delicatamente la piccola tra le braccia del padre.

-No piccolina , sono qui- la strinse al petto , piegando appena la testa per baciarle la fronte.

Si respirava un clima così sereno e spensierato , come se si stesse vivendo una favola.

Ed effettivamente quella era una favola.

Era la loro favola.

E sempre lo sarebbe stata.

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