Tutto può succedere

di Fauna96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Protettivo ***
Capitolo 2: *** Latte e miele ***
Capitolo 3: *** Confusione ***
Capitolo 4: *** Il ballo ***
Capitolo 5: *** College ***



Capitolo 1
*** Protettivo ***


1  Protettivo

 
Stavo ballando con una ragazza davvero  carina quando sentii una voce molto familiare chiamarmi.
- Non vedi che sono occupato? – borbottai, piuttosto infastidito.
- Derek! – mi chiamò di nuovo Casey, e questa volta percepii la nota lacrimosa nella sua voce. Mi girai e vidi che i suoi grandi occhi azzurri erano pieni di lacrime.
La presi delicatamente per le spalle, allontanandola un po’ dalla festa.
- Che è successo? Ti senti male? – le chiesi, preoccupato, mio malgrado. Non l’avevo mai vista così sconvolta.
- Ho visto Truman e Vicky... loro... loro si stavano baciando – balbettò, cercando di trattenere con tutte le sue forze le lacrime.
Mi sentii montare una gran rabbia. Come cavolo si permetteva di prenderla in giro, quel... quel... quel!!! E con sua cugina!
Marciai verso i due traditori con l’intenzione di far fuori Truman e di dire due paroline di lei.
Mi piazzai davanti a lui con la mia miglior espressione da duro.
- Bene – ringhiai. – Ora tu chiedi scusa a Casey e queste saranno le ultime parole che pronuncerai -. Casey mi guardò stranita e Vicky mi chiese con stupore: - Ehi Derek, da quando sei così protettivo con Casey? – Già, da quando?
- Da adesso – tagliai corto. Il fatto era che vedere Casey, sempre controllata e “perfettina”, così addolorata, mi aveva fatto sentire... non lo so... non volevo che soffrisse così. Cioè, io la facevo arrabbiare continuamente, certo, ma i nostri litigi erano ormai un’abitudine e comunque non credo l’avrei mai ferita così.
Nel frattempo, il verme (Truman) stava cercando di cavarsela con una serie di scuse una più patetica dell’altra; Casey, come mi aspettavo, le respinse e si diresse verso la porta con fierezza. Tuttavia, avevo notato che le tremava il mento: probabilmente stava aspettando di essere lontana per lasciarsi andare. Sperai con tutte le forze che gli argini del torrente tenessero ancora un po’, ma ne dubitavo. L’auto si sarebbe trasformata in una piscina.
 
Contrariamente alle mie ipotesi, Casey in macchina non pianse, anche se era ovvio che ne aveva una gran voglia. Non potevo che esserle grato, considerata la mia repulsione per le lacrime.
Non parlammo durante il tragitto. Solo quando eravamo quasi arrivati, Casey mi toccò un braccio e sussurrò un ʻGrazieʼ. Io mi strinsi nelle spalle e borbottai qualcosa. Insomma, non accadeva spesso che Casey mi ringraziasse (anzi, non accadeva mai).
Nora ci aspettava in salotto e non appena Casey la vide, le si buttò tra le braccia e scoppiò a piangere.
- Che è successo? – chiese Nora, guardandomi sospettosa.
- Non fissarmi così! – protestai. – Io non ho fatto niente! –
Casey le spiegò la situazione tra i singhiozzi e Nora cercò di consolarla; io decisi che era il momento di ritirarmi.
- Be’, dolce notte ragazze! – e me la svignai su per le scale, ma non prima di sentire Casey dire: - Dopotutto, quel ragazzo non è poi così male –.
- Chi? Truman? – chiese Nora, stupefatta.
- No! Truman è un vigliacco. Stavo parlando di Derek! –
Mi infilai in camera mia con un sorrisetto compiaciuto e un po’ stupito sulle labbra. 

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Capitolo 2
*** Latte e miele ***


Accidenti nessuna recensione!! Io però demordo ed ecco il capitolo 2 dedicato alle mie amiche Arianna, Elisa, Priscila e Romina che hanno la pazienza di starmi a sentire!!

2 Latte e miele



La mattina dopo era sabato, perciò mi feci vedere verso le 10, come mia abitudine. Ovviamente, tutta la famiglia era al corrente dei fatti della sera precedente per cui, visto che sarebbe stato indelicato chiedere a Casey, tutti si fiondarono su di me, bombardandomi di domande e facendomi sapere che cosa ne pensavano. Naturalmente, dovevano parlare tutti insieme, pertanto facevano più chiasso della folla a una partita di hockey. - Calma, calma! – tuonai, sedendomi al mio posto. Fu come se non avessi aperto bocca. - Pensavo che Truman si fosse messo la testa a posto – disse Edwin. - Non ho mai visto Casey così a pezzi! – strillò Lizzie. - Truman ha appena chiamato! – avevo deciso di ignorare il fiume di parole che i tre mi stavano riversando contro, ma la vocina di Marty mi fece alzare gli occhi dai cereali. - Che coraggio! E cos’ha detto? – fece Lizzie, indignata, rubandomi le parole di bocca. - Ha detto che voleva parlare con Casey ma io gli ho detto che lei non gli voleva parlare – disse Marty orgogliosamente, stringendo il suo peluche. Annuii in segno d’approvazione, visto che avevo la bocca piena. Se avessi beccato Truman gironzolare ancora intorno a Casey, o anche solo telefonarle, gli avrei dato una lezione che si sarebbe ricordato per un bel pezzo. La giornata trascorse normalmente: io feci un giro insieme a Sam e Ralph, Casey si rifugiò da Emily, sicuramente la persona più adatta a consolarla. A cena, la famiglia fu rumorosa come al solito, con una sola eccezione: Casey rimase perlopiù silenziosa, sorrise solo forzatamente e non rispose nemmeno ai miei punzecchiamenti; quasi non toccò cibo. Mi dispiaceva vederla ridotta così per un idiota, uno che non la meritava, lei che era così intelligente, in gamba, carina... No. Un momento. Avevo davvero pensato che Casey fosse carina? Be’, non era certo da buttare... Accidenti, che aveva messo Nora nel cibo? Scrutai sospettoso la mia razione, mentre Edwin e Lizzie raccontavano non so quale storiella. Ok, probabilmente ero solo un po’... come dire... stanco? Stressato? Negativo, non avevo fatto nulla tutto il giorno. Allora era solo un po’ di istinto fraterno... Insomma, non ne avevo idea. In verità, non avevo mai pensato davvero che Casey fosse brutta, secchiona o un’altra di quelle cose che le urlavo quotidianamente. All’improvviso, mi sentii un verme. Forse, anche se non si notava, Casey ci stava male quando le dicevo quelle cose. E io ci stavo male? Sì, ci stavo male. Arrivai a questa conclusione qualche ora dopo, disteso nel mio letto. Sì, perché quello che Casey mi rinfacciava ogni volta che litigavamo, cioè che ero irresponsabile, immaturo, un ragazzino stupido, era vero. Ma non forse non si trattava solo del fatto di prendere coscienza dei miei difetti; quello che più mi bruciava era apparire così agli occhi di Casey: per lei sarei stato sempre un ragazzo frivolo, che gode nell’irritare la sorellastra. Sospirai. Che mi stava succedendo? Non mi era mai importato più di tanto quello che Casey pensava di me, o meglio, non ci avevo mai riflettuto sopra. Con quei pensieri tanto inconsueti che mi vorticavano nel cervello, non sarei mai riuscito a dormire, così mi alzai con l’idea di prepararmi uno spuntino notturno. La cucina però era illuminata e già occupata da qualcun altro. Qualcuno dai lunghi capelli castani e con indosso una vestaglia azzurra. - Casey! – esclamai. Lei trasalì e si girò, tenendo in mano una tazza fumante. - Vuoi farmi prendere un colpo? – sussurrò irritata. – Che ci fai qui? – - Non riesco a dormire – mi strinsi nelle spalle. – Anche tu, immagino -. Lei annuì e si sedette al tavolo. La imitai, lanciando un’occhiata curiosa al contenuto della sua tazza. Casey notò il mio sguardo e fece un mezzo sorriso. - E’ latte caldo con miele. Quando ero piccola e avevo un incubo, mia madre me lo preparava sempre -. - Anche adesso hai avuto un incubo? – le chiesi in un soffio. Se la risposta era sì, sapevo bene chi avrebbe potuto riguardare. Il suo viso diventò serio. – Pensieri, più che altro -. Le parole uscirono da sole, quasi indipendentemente dalla mia volontà: - Vuoi parlare? –. Mi guardò stupita, come la sera della festa, e il sorriso le illuminò di nuovo il volto. - Cos’è questo attacco di gentilezza, Derek? Hai la febbre? Feci un sorrisetto beffardo. – Dev’essere la tua influenza su di me. Accidenti, sto diventando un santarellino come te, Cas! -. Scoppiammo a ridere. Lei bevve un sorso di latte e prese un respiro profondo. – Sfrutterò questo momento di debolezza del grande Derek Venturi. Ovviamente non lo dirò a nessuno – mi anticipò con un sorriso furbo. Cavolo, mi conosceva davvero bene! - Il fatto è che... Truman mi piaceva davvero – bastò il suo nome per farmi irritare ma rimasi zitto. – E mi fidavo di lui. Pensavo di essere qualcosa di più di un flirt qualunque. A quanto pare mi sbagliavo -. Calò il silenzio. Casey abbassò il capo. Io ero imbarazzato. Cosa dovevo fare? Azzardai una battuta scema: - Se vuoi, posso tendergli un agguato: aspetto che esca da solo e lo attiro in un vicolo buio o qualcosa del genere. Per sicurezza, posso anche portarmi il bastone da hockey... – Ridacchiò. – Grazie, ma sono contraria alla violenza. Anche se devo ammettere che l’idea non mi dispiace più di tanto... -. Ridemmo ancora. Era una situazione davvero bizzarra, a cui non ero abituato. In più, dovevo ammettere che mi piaceva parlare con Casey, passare del tempo con lei, semplicemente starle vicino... - Be’ – fece Casey alzandosi – io ho finito il mio latte ed è meglio non approfittare troppo del tuo lato gentile... non si sa mai, il tuo lato oscuro potrebbe farmela pagare quando meno me l’aspetto! – Per tutta risposta le lanciai una frecciatina delle mie, neanche tanto cattiva peraltro, e salimmo le scale. Lentamente. Come se non volessimo separarci ma rimanere ancora insieme. Ci fermammo davanti alle nostre camere e ci fissammo. Sembrava stessimo aspettando qualcosa ma cosa? Poi, Casey sussurrò: - Buonanotte, Derek -, si avvicinò e, alzandosi sulle punte, mi schioccò un bacio sulla guancia. Fu veloce ma percepii più che bene quelle labbra morbide sul viso. Un istante dopo era sparita nella sua camera. Io rimasi dritto impalato, a guardare come un idiota la porta appena chiusa. - Buonanotte – bofonchiai, piuttosto inutilmente, dato che lei non poteva sentirmi. Sentivo una strana sensazione nello stomaco... come se avessi bevuto troppo latte e miele.

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Capitolo 3
*** Confusione ***


Ciao!! Eccomi col terzo... spero vi piaccia! Colgo l'occasione per ringraziare SbrillyFrilly, Micettocarinocaruccio e Orticaria che hanno recensito!! Un bacio!

 

3 Confusione
 
 

Con lunedì si entrò nella settimana che precede il ballo. Se tutto fosse stato come negli anni passati, avrei occupato il mio tempo cercando una ragazza carina da invitare, vagliando tutte le possibili candidate. Ma ora, avevo la mente troppo confusa per badare alle altre ragazze. Confusa da due occhi azzurri e un lieve bacio.
A dir la verità, il bacio non era stato niente di che: un semplice bacetto sulla guancia, di quello che una sorella avrebbe potuto dare al fratello. Ma qui stava il problema: quando Casey mi aveva sfiorato il viso con le labbra, il mio cuore si era messo a battere furiosamente nel mio petto, come volesse uscire; dubitavo fosse una reazione normale.
Per di più, Casey era sempre nei miei pensieri; be’, in verità io pensavo sempre a lei, anche solo per escogitarle uno scherzo. Solo ora mi rendevo conto di quanto importante fosse diventata per me in quegli anni.
La faccenda era davvero impossibile, eppure non potevo negare l’evidenza: Casey mi piaceva. Ancor peggio: lei non era affatto la solita tipa di cui mi invaghivo per un po’ per poi mollarla; no, la faccenda era più seria.
Inutile dire che questa confusione sentimentale mi scombussolò completamente.
Innanzitutto, lei era mia sorella. No, non era vero: sorellastra. In passato, non mi ero mai chiesto perché non riuscissi a vedere Casey come mia sorella; forse semplicemente perché ci eravamo conosciuti già da ragazzi, non eravamo cresciuti insieme. Ora però mi rendevo conto che fin dagli inizi avevo provato qualcosina di più di  amore fraterno o anche solo amicizia. Il fatto che fossi sempre stato geloso dei suoi ragazzi (Sam, tanto per cominciare) la diceva lunga. Poi c’era la questione “sentimenti”: Derek Venturi non è il tipo romantico, sdolcinato, che fa dichiarazioni d’amore in ginocchio; Derek Venturi NON si innamora!
- Derek, sei tra noi? –
Uscii dalle mie meditazioni e vidi Sam e Ralph fissarmi.
- Hai sentito quello che ho detto? – fece Sam.
Al mio diniego sospirò. – Che hai in questi giorni, amico? Sei sempre silenzioso, distratto... comunque ti ho chiesto se hai già deciso con chi andare al ballo -.
- No – borbottai. Era una mezza verità: c’era qualcuno che avrei portato volentieri al ballo, ma non era disponibile, per così dire. – In realtà, pensavo di non venirci – aggiunsi con l’aria più disinvolta possibile.
I miei amici mi guardarono sgomenti.
- Ma... perché? – boccheggiò Ralph.
Ostentai noncuranza. – Alla fin fine, sono tutti uguali, no? E poi, non c’è nessuna ragazza che mi interessi – Bugiardo.
Il problema era che non volevo vedere Casey al ballo tra le braccia di qualcun altro. Una parte di me voleva rischiare, chiedere a Casey di uscire ma se lei avesse pensato a uno scherzo e si fosse arrabbiata? O (peggio) mi avesse preso per un maniaco?
Però non volevo arrendermi senza lottare. Volevo scoprire che programmi aveva Casey per il ballo, se qualcuno l’aveva invitata... Dovevo solo attendere l’occasione giusta.

L’occasione arrivò un soleggiato pomeriggio, giovedì per essere precisi, nella persona di Emily.
Era venuta a casa nostra per passare a prendere Casey e mentre lei si preparava, ne approfittai.
- Allora – iniziai, con la voce neutrale e tranquilla (o almeno, speravo lo sembrasse) – tutto pronto per il ballo? –
- Be’, quasi – rispose Emily – manca solo il vestito. Io e Casey andiamo ora al centro commerciale per questo -.
Oh cavolo. – Ah! E chi sarebbe lo sfortunato cavaliere della mia sorellina? –
Emily lanciò un’occhiata alle scale. – Il problema – mormorò – è che non ci voleva venire. Poi sono riuscita a convincerla ma ormai le coppie sono già formate... e anch’io sono impegnata e ho paura che poi si senta esclusa – sospirò. – A proposito – aggiunse – secondo il mio registro tu non hai ancora una compagna... come mai?
Prima che potessi rispondere, comparve Casey e le due sparirono in men che non si dica.

Tornarono all’ora di cena, tutte allegre. Dev’essere l’effetto che i centri commerciali fanno alle ragazze. Che cosa ci troveranno mai in quei cosi, dico io!
Comunque, era ovvio che avevano passato un ottimo pomeriggio. Al contrario del sottoscritto, che era rimasto a guardare la tv con aria “lugubre e abbacchiata”, citando Edwin.
Insomma, sapevo che non c’era nessun rivale, ma sapevo anche che Casey non avrebbe mai e poi mai accettato l’invito. E nell’ipotesi (senza speranza) che l’accettasse, che avrebbe detto tutta la scuola nel vederci insieme?
Salii le scale per andare in camera mia, ma venni bloccato da Emily che, evidentemente, mi aspettava.
- Derek, ascolta – disse velocemente, tenendo d’occhio la porta chiusa della stanza di Casey – so che non ne hai voglia e tutto ma... ecco... non potresti fare da accompagnatore a Casey? –
Rimasi a bocca aperta.
- Non ti chiedo di farla ballare o che altro, ma almeno accompagnala al ballo e riportala a casa... poverina, immagina che brutto andare da sola... Tanto sei senza ragazza... a proposito, perché... –
- Oh, quest’anno non avevo voglia di andarci, tutto qui – mi strinsi nelle spalle mentre il mio cuore faceva capriole – Comunque... d’accordo... insomma, non mi costa niente... –
Emily si profuse in ringraziamenti e mi raccomandò di non fare arrabbiare Casey e di limitare il sarcasmo. Io promisi che sarei stato un angelo e lei mi lasciò il compito di avvisare Casey, ma mi avvisò di farlo sembrare una mia idea. – Così le farà più piacere – specificò. Ne dubitavo.
Bussai alla porta. La voce di Casey mi invitò ad entrare.
Stava leggendo sdraiata sul letto.
- Cosa c’è? – chiese, mettendosi a sedere. Dalla sera del latte, eravamo un filino più gentili l’uno verso l’altra. Credo volesse ringraziarmi... In quanto a me, be’, si sa il perché.
- Ehm – esordii – vuoi un passaggio fino a scuola per il ballo? –
- Cosa? – fece lei stupefatta. – E la tua ragazza? –
- Non ce l’ho. E visto che sei sola anche tu... Se non ti va, fa niente , eh, lo dicevo per te... – una parte di me voleva che accettasse, l’altra gridava a gran voce di piantarla con questi sogni a occhi aperti da fessacchiotto.
- No, per me va bene... – Evvai! – Ma come mai questo cambio di abitudini? –.
Uffa, tutti la stessa domanda.
- Mah, così... cioè a dire il vero non volevo andarci... sai, non c’è mai niente di nuovo... Va be’, allora d’accordo così – E me la filai.
Mi buttai sul letto con la testa che quasi girava. Calma. Calma. Accesi lo stereo e misi una canzone spacca timpani. Alzai il volume al massimo e tentai di rilassarmi. Piuttosto inutilmente. 

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Capitolo 4
*** Il ballo ***


Ecco il quarto e penultimo!!! In questo finalmente succede qualcoda di bello! Ringrazio come sempre i miei recensori!! <3 Questo lo voglio dedicare alla mia classe la mitica V ginnasio! Vi voglio bene ragazzi!!

4 Il ballo


Eccoci qua. Il gran giorno era arrivato. Il D – Day, per così dire. Sprofondato nella mia poltrona, sentivo il cuore battere furiosamente contro le costole. Tentavo da parecchio tempo di mantenere la calma, ma era inutile: io, Derek Venturi, ero emozionato come un ragazzino al suo primo appuntamento. Incredibile, l’effetto che mi faceva quella ragazza... che, tra l’altro, ci stava mettendo un sacco a prepararsi. - Casey! – sbraitai. - Arrivo! Un secondo! – gridò lei dal piano di sopra. Evidentemente, le ragazze hanno una percezione del tempo diversa dai maschi, visto che era un secolo che stavo seduto e il mio smoking era tutto stropicciato. Lizzie e Marty si precipitarono giù per le scale. - E’ bellissima! – strillò Marty. – Sembra una principessa! – Ebbi il tempo di alzarmi e lisciare (si fa per dire) la giacca, che Casey apparve davanti a me. Oh, porca... non era bellissima. Era molto di più: indossava un abito blu notte, tutto luccicante, che le scivolava con grazia sul corpo. Il viso era luminoso, valorizzato da una pettinatura piuttosto semplice. Deglutii. Non ero sicuro di riuscire a controllarmi. - Oh, Casey, come stai bene! – squittì Nora. – E anche tu Derek! E’ bello vederti elegante una volta tanto... – Ci furono le solite raccomandazioni e ordini da parte dei fratellini di raccontar loro tutto quanto e, alla fine, salimmo in macchina. In macchina, parlammo del più e del meno tranquillamente; io pensavo a cosa avrei potuto fare al ballo: chiederle di danzare? Non sapevo se avrebbe accettato, anzi, ne dubitavo seriamente. Arrivati a scuola, ci separammo: io andai dai miei amici, lei dalle sue amiche. Non la persi di vista un attimo; volevo essere sicuro che nessun ragazzo si mostrasse troppo interessato a lei e soprattutto, non volevo che un certo Truman le si avvicinasse, ma il pusillanime si tenne ben lontano. Poi, iniziarono a mettere i lenti e Casey si volatilizzò. La cercai dappertutto: inutile. Avrei voluto chiedere a Emily, ma stava ballando con il suo ragazzo. Dopo un paio di angosciose gimcane (fortunatamente, nessuno mi notò: erano tutti abbastanza occupati), capii: Casey probabilmente si era sentita a disagio in mezzo a tutte quelle coppie ed era uscita. Mi precipitai fuori, nel cortile della scuola. Eccola lì: passeggiava pensierosa avanti e indietro. A questo punto, potrei dire che la luna splendeva argentea illuminando un paesaggio da fiaba incredibilmente romantico; che Casey mi vide ed io, spinto dalla passione, mi gettai in ginocchio dichiarando il mio amore per lei. Potrei dirlo, ma sarebbe una cavolata unica: primo, il cielo era piuttosto nuvoloso e non c’era uno straccio di stella; secondo, il cortile della scuola non è affatto un luogo fiabesco; terzo, e mi pare di averlo già detto, io non sono esattamente un tipo romantico. A ogni buon conto, mi avvicinai senza sapere bene cosa dire, ma lei mi anticipò con aria gelida. - Cosa c’è, Derek? Vuoi sparare la tua battuta sarcastica? Prego, fai pure -. - Veramente, io... -. - Andiamo, so che stai morendo dalla voglia di farlo, ma sappi che... – La parlantina di Casey arrabbiata è letale; non sarei mai riuscita a zittirla, a meno che... A questo punto, feci la cosa più stupida della mia vita, e io di stupidaggini ne avevo fatte: presi Casey per le spalle e la baciai. Mi aspettavo un ceffone come minimo e invece trovai una Casey stupitissima ma che rispose al bacio. Fu dolce e delicato e sicuramente uno dei miei baci migliori. Lei si staccò (un po’ troppo presto, secondo me) e mi fissò con gli occhi sgranati. - Sei impazzito? – esclamò. - Cosa? – feci io, sorpreso e un tantino offeso. Insomma, non è da tutti i giorni essere baciate da Derek Venturi! - Perché, mi hai baciata, Derek? E’ uno scherzo idiota dei tuoi? – gridò lei, e mi parve di sentire una nota di supplica nella sua voce. - Perché... be’, perché... – accidenti, non ci riuscivo! Tentai di rigirare la frittata. – E tu perché hai risposto? – le lanciai uno sguardo di sfida. Fece un’espressione oltraggiata. - Te l’ho chiesto prima io! – Ecco, ci eravamo cacciati in uno dei nostri litigi scemi. Ci guardammo in cagnesco. Poi Casey sospirò. - Vuoi davvero sapere il perché? Bene, te lo dirò; non ce la faccio più a tenermi tutto dentro. Sono innamorata di te. E questa è la cosa più stupida e masochista che abbia mai fatto in tutta la mia vita. – Mi voltò le spalle, ma prima vidi le lacrime scintillarle negli occhi. Al mio cervello ci volle qualche secondo per elaborare l’informazione; Casey era innamorata di me... Casey ERA INNAMORATA DI ME!! La girai delicatamente e lei non oppose resistenza; le lacrime scivolavano giù per le guance. Gliele asciugai piano e la baciai di nuovo, tentando di metterci tutto quello che provavo per lei, quella piccola donna forte e allo stesso tempo incredibilmente fragile che aveva sconvolto la mia vita... Questa volta si staccò con più dolcezza; gli occhi le brillavano, ma non più per le lacrime. - Derek... – sussurrò – Tu... davvero... cioè, non mi odi? – Alzai gli occhi al cielo. – Altrimenti perché sto qua a baciarti? Vuoi che lo ammetta? Sono cotto di te e probabilmente lo sono sempre stato... forse è per questo che ti ho sempre presa in giro... per evitare di affezionarmi troppo a te –. Forse l’avevo sempre saputo, eppure solo ora ne ero pienamente consapevole. Mi sorrise e mi strinse forte. Io appoggiai la guancia sui suoi morbidi capelli. Non parlammo, non ce n’era bisogno. Eravamo insieme e questo era tutto ciò che contava. Non mi importava niente di quello che avrebbero detto i nostri genitori, i nostri amici... mi importava solo delle parole appena mormorate da Casey contro il mio petto: - Ti amo, Derek -. - Ti amo... – ripetei in un soffio. E mentre la stringevo ancora di più a me... mi parve, solo per un istante, di intravvedere una stella piccola ma luminosa. Come il nostro amore. Oh, ma senti un po’! Che sdolcinato! Be’, forse solo per quella sera potevo permettermelo...

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Capitolo 5
*** College ***


Ciaoo!! Ecco l'ultimo capitolo! Ringrazio tutti quelli a cui è piaciuta e che si sono appassionati e i miei recensori!! Un ringraziamento speciale alle mie amiche Ari, Eli, Pri E Romi, dotate di incredibile pazienza!! Buona lettura!!

5 College


Decidemmo di tenere quel che era successo segreto, per lo meno alla famiglia; lo dicemmo solo ai nostri migliori amici. Non so come la prese Emily, ma per Sam e Ralph fu un vero shock: poco mancò che svenissero; mi chiesero due o tre volte se stessi scherzando, poi esplosero in un milione di domande: l’avevamo detto ai nostri genitori? Quando pensavamo di farlo? Come l’avrebbero presa? E se non l’avessero accettato? E se, e se... Insomma, mi riempirono la testa di tanti angoscianti interrogativi che quando tornai a casa ero molto più preoccupato di quando ero uscito. Tanto per migliorare la situazione, mio padre mi annunciò che il college, il Queens, a cui aveva fatto domanda mi aveva messo in lista di attesa, ovvero c’erano pochissime possibilità di essere ammesso. In realtà, non ci avevo mai dato troppo peso: pensavo di prendermi un anno sabbatico per fare un viaggetto in Europa. Casey invece era già stata accettata e aveva pure ricevuto una borsa di studio. Accidenti... non ci avevo mai riflettuto, ma questo significava passare un anno lontani... Mi buttai sul letto e mi infilai le cuffie; tentai di liberare la mente e di rilassarmi un po’... - Derek! – sussultai. Casey era sulla porta con aria preoccupata. Mi tirai su togliendomi le cuffie e le feci cenno di sedersi sul letto. Obbedì e sospirò. – George mi ha detto che la Queens ti ha messo in lista di attesa -. Annuii. – Be, sì; è già tanto che l’abbia fatto, a dire il vero -. - Quindi partirai per l’Europa? – mormorò. Mi allungai e le tolsi una ciocca di capelli dal viso. - Non saprei che altro fare... – - Sì, ma... – si interruppe. - Ma...? – - Mi mancherai tantissimo! – gridò e mi abbracciò forte. La strinsi a me, cullandola. Anche a me sarebbe mancata da morire... ma non vedevo altre possibilità. Casey alzò il capo. – Potrei venire con te... – - Cosa?! No, no Casey! Non puoi rinunciare a tutto per venire con me! – tuonai. - E perché no? – replicò lei, alzando il mento in segno di sfida e sciogliendosi dall’abbraccio. - E poi, chi mi dice che... – si interruppe di botto, arrossendo. - Cosa? – indagai. - Niente... una cosa stupida – balbettò, distogliendo lo sguardo. Le lanciai un’occhiataccia. Odiavo che lasciasse a metà un discorso. - Be’, insomma... dicono che le ragazze europee siano carine... – bofonchiò, torturandosi i capelli. - Sei gelosa! – esclamai ridacchiando. Come poteva esserlo? Ok, era una pessima domanda, considerati i miei precedenti. Ma se avesse potuto leggermi la mente, vi assicuro che non avrebbe avuto il minimo dubbio: c’era solo lei nei miei pensieri. Insomma, ci fu una piacevole pseudo- litigata sulla gelosia che si concluse con Casey che mi poggiava la testa sulla spalla e che ammetteva (a bassa voce) di essere un po’ gelosa. Tuttavia, per quanto la prendessi in giro, anch’io ero preoccupato; non per Casey, di lei mi fidavo; piuttosto, sapevo che qualche ragazzo al college le avrebbe messo sicuramente gli occhi addosso ed io sarei stato troppo lontano per dirgli due paroline o magari anche solo saperlo, perché, conoscendo Casey, mi avrebbe taciuto tutto pur di non farmi preoccupare. Eravamo ancora sul letto abbracciati quando la porta si aprì ed entrò la mia adorabile sorellina che appena ci vide sgranò gli occhi. Io e Casey scattammo come se avessimo preso la scossa ed io cercai disperatamente una spiegazione plausibile, senza trovarla; Marty poteva essere piccola ma non certo sciocca, anzi terribilmente furba, a volte. Ci fissò senza parlare per un po’. Poi: - Adesso non litigate più? – chiese con aria innocente. - Non più tanto, tesoro – rispose Casey, sorridendole. - Sono contenta! – gridò Marty ridendo. – Volevo dire che la cena è pronta! – saltellò fuori dalla mia stanza, poi tornò indietro, ci fece l’occhiolino e si portò alla bocca l’indice. - Grazie, Marty – feci io, sollevato. Come dicevo, Marty non è affatto sciocca: credo abbia preso parecchio da me.

I giorni seguenti passarono fin troppo veloci per i miei gusti; volevo solo passare più tempo possibile con Casey e non è cosa facile in una casa così affollata.
Arrivò la vigilia della consegna dei diplomi; Casey era incredibilmente agitata perché toccava a lei pronunciare il discorso di fine anno e non sapeva cosa dire e come dirlo. La sera prima, sentivo Casey che marciava su e giù per camera sua; decisi che dovevo vedere com’era la situazione e, purtroppo, non era delle migliori: la studentessa migliore della scuola era spettinata, circondata da fogli di carta appallottolati e in preda a una crisi di nervi. - Derek! Non so cosa dire nel discorso, mi vengono solo luoghi comuni! Oddio, farò una figuraccia davanti a tutti, il mio discorso sarà il più brutto mai pronunciato, tutta la scuola... – Per farla breve, la lasciai sfogare un po’, poi le cinsi le spalle e la feci sedere alla scrivania. - Casey – iniziai col mio miglior tono rassicurante, accarezzandole una guancia – andrà bene. Hai avuto solo un piccolo esaurimento nervoso, via! Adesso tu prendi un bel respiro e scrivi il più bel discorso di commiato mai sentito! - . Sbuffò. – Io non so cosa scrivere, Derek! Non ne ho la più pallida idea! In un discorso come questo bisognerebbe dare coraggio alle persone, dire loro che il futuro è una cosa meravigliosa, ma non ce la faccio! Il problema è che... in questo momento non riesco a pensare positivo... il problema è che ho paura -. La sua ammissione mi intenerì, perché Casey non era il tipo da dire certe cose. - Ascolta, Cas – sospirai – è normale avere paura di qualcosa che non si conosce. E forse tu nel discorso dovresti scrivere proprio quello che provi... che proviamo tutti, alla fine -. Mi sorrise. – Anche Derek Venturi? – - Anche lui – borbottai, prima di chinarmi a baciarla.

Prima di andare dormire, scesi in salotto a recuperare l’Ipod e passando feci cadere alcune lettere dal tavolino. Sbuffando, mi chinai a raccoglierle e vidi che una aveva il mio nome sopra; incuriosito, la voltai e, con mia enorme sorpresa, apparve lo stemma della Queens! Possibile che nessuno l’avesse notata? Probabilmente, era nascosta sotto una bolletta. Impaziente, lacerai la busta e lessi avidamente; oh, cavolo. Non era possibile. Ci doveva essere un errore. Ma no, c’era il mio nome. .... La informiamo che in seguito a bla bla bla... accettiamo la sua domanda d’iscrizione al nostro Istituto e ci auguriamo che... Oh, chi se ne importava! Ero stato ammesso!! Questo significava che sarei andato al college con Casey! Mi venne l’impulso di mettermi a saltare e urlarlo per tutta la casa, ma mi trattenni: era quasi mezzanotte, dopotutto, e i miei coinquilini erano piuttosto suscettibili se svegliati di notte... Insomma, il giorno dopo ci sarebbe stato tutto il tempo, no?

Ovviamente, mi sbagliavo, perché il mattino dopo la famiglia sembrava in preda a un attacco di isteria collettiva. Chi correva su e giù per le scale, chi urlava cose tipo : “E’ meglio questo o quel vestito?”, chi semplicemente era agitatissimo. Anch’io fui contagiato dalla frenesia e quasi mi dimenticai della notiziona e comunque non riuscii a dirla. Come sempre accade in questi casi, ci eravamo alzati prestissimo per fare tardi e fu con molta agitazione che riuscimmo a salire in macchina e partire.
E’ strano, ma non riesco ricordarmi il discorso di Casey; forse perché avevo la mente totalmente occupata dai miei pensieri: l’ammissione al college, quel che c’era tra me e Casey e le sue conseguenze; mi resi conto con panico che, dato che saremmo andati insieme alla Queens, avremmo dovuto dirlo. Mi è rimasta impressa una frase di quel discorso, forse perché esprime alla perfezione il mio stato d’animo: - E’ vero che quando si chiude una porta si apre un portone, ma abbiamo paura di scoprire ciò che si nasconde dietro ad esso. E’ normale, tutti, sono certa, tremiamo al pensiero di quello che ci aspetta, ma allo stesso tempo siamo impazienti di scoprirlo. Anch’io ho paura, ma sono certa che il futuro, per quanto inaspettato sia, porti sempre qualcosa di bello -. Qui, Casey incrociò il mio sguardo e mi sorrise; ricambiai,, in qualche modo sollevato che fosse riuscita a esprimere ciò che sentivo. Era vero: chi più di noi due avrebbe potuto confermarlo?

Durante la cena, io mi alzai e annunciai che ero stato ammesso alla Queens; mio padre stava per cadermi ai piedi, Edwin mi guardò con vera adorazione e Casey si buttò tra le mie braccia. Quest’ultima reazione scatenò sbigottimento generale; a toglierci dall’impiccio intervenne la fantastica Marty che disse con due occhioni innocenti che io e Casey eravamo fidanzati. A questo punto, mi aspettavo come minimo l’apocalisse. Invece, papà e Nora, dopo aver parlottato dissero che, dopotutto avrebbero dovuto aspettarselo; poi, dato che saremmo andati al college insieme, ci raccomandarono di “stare calmi” e la serata si concluse tra risate e espressioni di incredulità da parte di Lizzie ed Edwin.

Ero appollaiato sul tavolo della cucina mangiucchiando cereali e leggendo i corsi della Queens. - Ancora in piedi? – si informò una voce più c he familiare. - Mmm... direi che non sono l’unico... e per gli stessi motivi – soggiunsi, notando che anche Casey aveva in mano uno dei volantini del college. - Sono davvero interessanti! – esclamò entusiasta. – Guarda: teoria femminista, poesia femminista... - Lo so! Stavo pensando che dovrei frequentare i tuoi stessi corsi... sarebbe bello e potrei conoscere le tue amiche... – rimpicciolii sotto il suo sguardo infuriato. – Scherzavo! – - Ti conviene! - mormorò lei minacciosa. – Altrimenti, dovrò pensare a qualche uscita con i tuoi colleghi giocatori di hockey! – aggiunse con un sorrisetto. La guardai male. – Ok, lasciamo stare i corsi femministi... però devi promettermi di lasciarmi fare una cosa... – - Cosa? -. Mi avvicinai e la baciai con passione, stringendola forte. Si staccò con un mezzo sorriso e poggiò la testa sul mio petto. – Tutte le volte che vuoi. Promesso. –. Promesso – ripetei, soddisfatto, pienamente convinto che il college sarebbe stato meraviglioso.

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