LE CRONACHE DEL MONDO FANTASY

di Exception
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- L'assassina ***
Capitolo 2: *** 2-Altaria ***



Capitolo 1
*** 1- L'assassina ***


St/1 storia number 1
Sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensiate di questo inizio, spero vi piaccia!
Rendetemi partecipe delle vostre impressioni ^.^

< si Lucinda ! tranquilla, riesco a respirare, mica sono una marmotta! > delle risatine da parte delle cameriere che stavano uscendo portando via i vestiti bagnati.
< lo so, lo so signorina Padme, ma questo vestito dalle terre di Tsuki mi sembra troppo sottile per la sua vita, le aderisce troppo, riesce a respirare?! >
< Lucinda! > la rimproverai.
< e va bene e va bene, ma vostro cugino e piuttosto lascivo! > finì di parlare con questa dichiarazione, che sospettavo avrebbe anche spalmato in faccia a Geko.
Mi guardai con sguardo critico nel grande specchio, capelli lunghi fino alla vita neri, scalati, leggermente ondulati  con riflessi azzurrini, ora legati in uno shignon con ciuffi sbarazzini che scendevano sul collo e ai lati del viso. Ciglia folte e lunghe che facevano da cornice a due occhi grandi e violetti con  sfumature azzurre,, ai cui lati c’erano piccole schegge oro. Naso ne troppo piccolo ne troppo grande, normale. Zigomi alti su pelle ambrata, collo lungo al quale si trova legata una catenina argento che scendeva a trovare un ciondolo a forma di goccia d’acqua, di un colore azzurro ghiaccio, sciolto, limpido e freddo, che sembrava proprio contenerlo.
Labbra sottili pallide e denti bianchi dritti.
iI vestito che iniziava sulle spalle lasciandole scoperte, con una scollatura non troppo grande.
Arrivava fino ai gomiti, dove terminava con un pizzo floreale bianco, un corpetto stretto sui seni pieni e sulla vita sottile.
Il vestito, che arrivava fino a terra era di un color lilla chiaro brillante, abbinato a un paio di scarpette.
< bhe dai non sono proprio una marmotta no? > chiesi alla mia vecchia e saggia balia che mi aveva accudito da quando ero in fasce.
< ma no, sei un incanto piccola Padme... > disse affettuosa.
Poi finendo di allacciare l’ultimo nastro, se ne andò via avvertendomi di andare subito nella sala da ballo dove gli invitati erano già arrivati attendendo il mio arrivo . Appena sentii la porta sbattere sprofondai nella poltrona davanti allo specchio.
< aaaaaha! > mi lagnai in appoggiando il capo sulle braccia incrociate sul tavolino e iniziai a borbottare fra me e me.
< al diavolo il mio compleanno, certo, i regali saranno di certo fantastici, e non mi dispiacerà riceverli, ma dovrò ballare con tutti!!  > mi rialzai appoggiandomi allo schienale poi presi il profumo al narciso ne misi una goccia sull’incavo del collo e sui polsi e tanto per fare sulle caviglie.
Mi tolsi gli altri quattro orecchini e li infilai dentro il corpetto.
< bene, si va in scena! > mi dissi con espressione annoiata, che poi, sull’ultima scalinata si sostituì a un sorriso educato e gentile.
Mio padre mi notò fece un grande sorriso, poi con un gesto alla folla di persone che c’erano fece calare il silenzio.
< signori e signore, ragazzi e ragazze vi presento mia figlia, Padme, che oggi compirà diciannove anni! > mentre parlava io scesi dalla scalinata come sapevo che avrei dovuto fare, mentre la stanza si riempiva d’applausi che rimbombavano dappertutto alzando lo sguardo incrociai due paia d’occhi che mi fecero provare due sensazioni diverse, i primi erano di di puro topazio, ridenti, che mi fecero sorridere più apertamente, dandomi allegria al pensiero del mio vecchio amico di infanzia Jake Russel, i secondi, invece, che non sapevo a chi appartenessero erano verdi, attenti e intelligenti al quale tocco mi sentii rabbrividire da uno strano presentimento, appena finirono gli applausi la stanza ritornò al suo stato normale e i musicisti iniziarono a  suonare, le dame e i cavalieri si distribuirono a coppie tranne qualche persona che rimase hai lati della sala, compresa io, che non potei ballare grazie a tutte le mie amiche che mi saltarono addosso facendomi i complimenti sul vestito e iniziarono a fare pettegolezzi sui ragazzi fra i quali miei parenti, che ridendo iniziai a consigliare.
Poi  riuscendo finalmente a uscire dalla cerchia il mio sorriso si aprì a vedere a qualche metro di distanza Jake che mi stava venendo in contro, ma fu un attimo che si parò in mezzo un ragazzo vestito di nero dai capelli neri con riflessi rosso cupo e gli occhi verdi vispi, della mia età, snello una mascella non troppo squadrata, che facendomi un inchino mi porse la mano e proprio all’inizio del nuovo ballo mi portò in mezzo alla sala, ci scambiammo gli inchini e iniziammo a ballare con bravura ed eleganza, nella sua stretta forte sentii nuovi brividi che mi misero in allarme, poi a una rapida giravolta che mi fece fare  il mio vestito si aprii formando un cerchio perfetto, poi riportandomi verso di lui sentii quando sfiorai il suo petto con il mio qualcosa di duro che riconobbi come vari pugnali, alzai gli occhi su di lui affilando lo sguardo, e lui forse, che si era accorto della mia nota strinse più forte la presa.
< ma chi sei? > chiesi abbandonando le buone maniere, un sorriso sghembo gli dipinse le labbra, e in una nuova giravolta che feci quando lui mi prese della vita facendomi fare un saltino vidi sul suo petto un strano tatuaggio a forma di fiamma con vari disegni geometrici, quando atterrai lui rispose.
< Soul Jace, al vostro servizio! >
con una mano gli misi una mano sul petto e tastai, come avevo pensato riuscii a trovare l’impugnatura di un coltello, che con la mia lunga esperienza riuscii ad identificare come quello da combattimento da sicario, lui affilò non perse quel sorriso, ma mi afferrò lesto la mano.
< sei un assassino?! >
< indovinato signorina Isis >
< che cosa fai nella nostra casa maledetto?! > nei miei occhi brillò una scintilla e la pupilla si squadrò impercettibilmente.
< wow di già ti scaldi, e dire che pensavo fossi una sicaria più gentile ed educata di certi altri nostri colleghi >
< vuoi uccidermi o punti a mio padre? > il suo sguardo cambiò e si fece pensoso, aggrottando la fronte parlò.
< no, niente di tutto questo, dopo il ballo ti aspetto in camera tua, dobbiamo far veloci, gli altri due sicari e il nostro capo ci aspettano fra quattro giorni > l’ultimo violino solista finì di suonare e mio padre che mi guardò da lontano mi lanciò uno sguardo interrogativo, così finendo di inchinarmi sotto l’applauso generale e riprendendo il mio sorriso gentile.
Poi, tornando verso l’opposto lato della sala sotto un portico in marmo bianco e sbattendolo dietro a un imponente colonna con una leva feci apparire dal nulla una lama d’acciaio e i miei occhi diventarono  di nuovo leggermente felini
< perché dici questo, giustificati o ti ucciderò all’istante >
< oh calma, calma, cos’ho fatto di male adesso? > senza batter ciglio feci pressione e un taglio si aprì sulla sua pelle e del sangue iniziò a sgorgare, ne leccai qualche goccia, era squisito incandescente, che strano, focoso...
< che gattina, ma stai attenta che puoi farti male > invertì le posizioni e mi sbattè contro la colonna, intanto chiudendo gli occhi si passò un dito sul taglio e la ferita si rimarginò.
< ora, comunque non è il momento, te lo spiegherò questa notte > poi scivolò via come se niente fosse successo.
La serata poi passò scorrevole, le persone dopo i balli mi consegnarono tutti vari regali, collane, gioielli, pettini, e tantissime altre cose.
Quando poi tutti se ne furono andati me ne andai veloce dalla sala e arrivata davanti alla porta raccomandai alle cameriere di non entrare poi mi chiusi la porta alle spalle, alzai lo sguardo in modo fulmineo, non c’era nessuno, meglio, mi tolsi con velocità le scarpe e mi  sciolsi i capelli , poi dal corpetto mi infilai i quattro orecchini argento e mi iniziai a slacciare i tanti lacci, poi, facendo scivolare via il vestito mi infilai la camicia da notte bianca e davanti allo specchio mi iniziai a pettinare, dal balcone sentii un fruscio e dentro lo specchio apparve il volto del giovane ragazzo.
< allora, spiega > dissi mentre continuai a pettinarmi.
< c’è il consiglio dei sicari di Altaria , e i quattro ELEMENTARI sono  stati convocati, il motivo non lo so neanche io, il consiglio si terrà fra quattro giorni, alle 7 di sera, vieni, dobbiamo partire subito > affilai lo sguardo, quei bastardi, avevo sospettato qualcosa....
< su vieni > una mano si posò sulla mia spalla e il mio sguardo arrivò al sotto zero.
Un attimo dopo una sagoma cadeva giù dal balcone con sopra un’altra.
Atterrammo per terra , gli sferrai un pugno sulla mascella .
Ma lui fece diventare il suo corpo incandescente allora mi scostai e con il palmo rivolto verso di lui dissi.
< bye, bye  > e un’enorme campo elettro magnetico esplose come una luce viola, prima che il così detto Soul potesse essere polverizzato sparì nella notte, feci un sospiro e a piedi nudi con calma mi incamminai  verso il balcone.
 
 

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Capitolo 2
*** 2-Altaria ***


TRE GIORNI DOPO

Slacciai per l’ennesima e non ultima volta nella mia vita i lacci del corpetto che feci scivolare per terra.
Iniziai con uno stretching, poi con un gesto della mano sull’enorme armadio che con un tremito poi rimase fermo aprii le due ante e davanti a me si prospettò un intero armamentario di varie armi, mi abbassai e presi con eleganza da un cassetto una veste aderente nera senza tessuto  sulla schiena, dove si intravedeva una enorme goccia d’acqua tribale dentro un cerchio di lettere, solo un nastro a legarsi dietro al collo, presi poi il corpetto nero e con un lato di esso lo portai dietro e lo legai con l’altro lato, in modo stretto e sicuro, dentro le tasche misi tre fialette di veleno di Crisalide e nelle altre tre dell’antidoto , poi nelle due tasche grandi due coltelli piatti a forma di rombo sottilissimi e affilatissimi.
Poi presi due pantaloni bianchi corti fino a metà coscia sfilacciati nei quali misi negli spazi della cintura nera, dei dardi avvelenati, soporiferi e normali, con punta scavata.
Poi sopra il corpetto aderentissimo che faceva da seconda pelle, nonostante la sua resistenza, mi infilai una camicia bianca aperta, poi due stivaletti neri ai piedi, infilati gli orecchini, presi due pugnali di una lama scintillante dietro la cintura nei loro foderi in pelle nera e un mantello nero a maniche lunghe che tirai su, misi nella borsa a tracolla una specie di balestra sottile  e pi9ghevole nel suo fodero rigido,  con dei cambi, altri veleni e antidoti, bende e set di scassinatura,poi con due lame nelle maniche chiusi l’armadio, mi feci una lunga coda e mi infilai gli orecchini e la collana .
< Padme? >
< si, entra papà >lo sentii entrare e chiudere la porta alle sue spalle.
< io vado a quel consiglio, ho come uno strano presentimento, tornerò, tranquillo > mi finii di tirar su le maniche e andai verso il balcone dove sotto c’era il vuoto.
< stai attenta > mi girai e gli sorrisi.
< ti voglio bene, ciao!> poi unendo le mani e aprendo gli occhi di scatto slati nel vuoto, che evitai sentendo sotto di me delle piume.
< bene, andiamo Thoros! > urlai al vento mentre l’aquila volava.
 Il giorno dopo, città di Altaria, ore 7:30
Cavolo sono in ritardo, va bhe! Peggio per quei vecchi.
Saltai di nuovo sull’enorme palazzo, dove c’era una sporgenza, poi aggirandolo, rivolsi lo sguardo verso una finestra spalancata, era quella!
< bene > mormorai dandomi lo slancio saltai, dopo pochi secondi rialzandomi da sopra il tavolo con una riverenza alzai lo sguardo togliendomi il cappuccio e slacciando il mantello.
< allora sei arrivata Padme > disse una voce profonda che proveniva dal capo tavola.
< scusate per il ritardo, c’è stata un po’ di turbolenza > e con un gesto indicai la finestra da dove il temporale si stava sfogando.
< vedo >disse probabilmente con un sorriso da come l’aveva detto, sentii il mantello bagnato sollevai, e con un ghigno che mi disegnò le labbra, meschino e pericoloso, che poi subito scomparve acconsentii e me lo sfilai, lasciandolo galleggiare verso il focolare, con un salto andai su un davanzale della finestra e mi sedetti, e con un gesto della mano la camicia aperta divenne una maglietta a maniche corte bianca con colletto alto.
< allora, perché mi avete chiamato? > chiesi con le braccia incrociate e la voce educata e gentile, sentii con noncuranza lo sguardo degli altri ELEMENTARI sopra di me.
< bene, allora, vi abbiamo chiamati perché il vostro dovere di sicari, delle vostre rispettive grandi famiglie, ovvero:quella del vento, i Kage, quelli del fuoco , i Jace, i Cornelius con la terra e infine, ci sei tu Padme Rin, ovvero della famiglia Isis, con l’acqua... >fece una pausa come se volesse dire altro.
< e l’elettricità > io rimasi impassibile
< vedo che lo sapevate anche voi vecchio > sempre in tono educato ma con una vena di fastidio.
< certo, sei un caso a parte nella tua famiglia, forse per tua madre che era di una famiglia ormai estinta da anni ed era l’ultima sopravvissuta! > esclamò imperioso.
Strinsi un pugno. Le guardie a loro volta che non perdevano un particolare si alzarono .
< comunque, siete chiamati voi elementari per andare in tutte le terre del mondo scoperto e anche oltre, dovrete provare tutte le arene  e non solo, c’è questa pergamena... >mostro una pergamena esageratamente grande una ragazza sui venticinque anni dai capelli verdi e un paio di occhiali a libellula.
< con tutti i ricercati che dovrete portare nelle prigioni nelle città dove li avete catturati >
< perché? Se posso chiedere... >dissi con ancora il pugno stretto.
< c’è la legge che dice così > disse una voce suadente di un ragazzo con forse due anni più di me, dai capelli argenteii e gli occhi azzurri.
< ha ragione Rein,  la legge dice che ogni quattro anni da quando si compiono i diciannove anni gli elementari vengono chiamati per il mondo a fare pulizia delle fecce della società > disse in modo duro e altamente dispregiativo il vecchio.
< stai zitto, cosa pensi che siamo noi, angeli casti e puri, che poi non esistono neanche?! io credo che siamo tutti, compreso tu vecchio… soprattutto noi, fecce della società > commentai con il suo stesso tono freddo, ma con molta più classe  notai, nello stesso momento un lampo e un tuono si fusero, e il tempo che loro smettessero io ero scomparsa dalla finestra e le otto guardie mi stavano attaccando contemporaneamente.
Con un ghigno e una scintilla un pugnale di ghiaccio roteava nella mia mano.
< fatevi sotto fecce>, con un movimento fulmineo otto corpi giacevano a terra svenuti, e forse morti.
< comunque, hai capito Padme, si partirà domani sera, vai nel mio studio per cortesia > fece come se non fosse accaduto niente.
< ah! Di anche alla ragazza che c’è in studio di farti un buon servizio, e fallo > l’ultima frase era perentoria..
< certo > dissi ironica, e con il dito mi pulii uno schizzo di sangue sulla guancia, poi passando dal focolare per prendere il mantello scomparii nel nulla.
Mi ritrovai dentro un’enorme studio, con una ragazza mezza nuda che si girò di colpo, coperta solo da un reggiseno in perle e una gonna di perline rosa e color terra, era bella, ben formosa, pelle molto abbronzata, capelli marrone scuro e occhi verde scuro, labbra rosso fuoco e ciglia scurissime, feci una smorfia, che porco.
< chi siete bella ragazza > la ignorai e lanciai sulla scrivania il mantello e mi andai a sedere poi con lo sguardo fisso sulla ragazza, che aveva l’aria tremendamente maliziosa e volgare.
< il tuo padrone ha detto che devi farmi un servizio > lei si leccò le labbra, cinque o sei anni più di me analizzai, lei fece segno di sdraiarmi su un lettino da massaggi.
< bene, bene, era da un bel pò che non ricevevo visite di così incredibile e giovane bellezza... > con un gesto mi tolsi i pantaloncini, , poi affilando lo sguardo con cinque gesti veloci spaccai con un ago di ghiaccio le telecamere, la donna fece un risolino.
< c’è ne sono altre sai>
< vedremo >mentre componevo con le mani dei gesti strani e lunghi lei continuò a parlare.
< chiamami pure...Donna > feci una smorfia, a vedere come mi stava guardando il corpo, poi appoggiando le mani per terra apparve una bolla sottilissima d’acqua che si gonfiò per tutto lo studio, sentii dei piccoli scoppi, ecco fatto.
Sentii un’altro risolino quando mi tolsi la maglietta.
< sei così bella...è eccitante >
< felice per te, ma niente di troppo sporco chiaro?> lei annuì ma non  credo avesse capito, mi passò un’asciuga mano che afferrai subito, poi mi slacciai il corpetto e mi sfilai la tuta e mi coprii con l’asciugamano per farmi massaggiare.
Lei mi sciolse anche i capelli e li accarezzò.
< che belli... > commentò.
< dici? > dissi di nuovo ironica, poi con tocchi leggeri ma calibrati mi iniziò a toccare i punti della schiena che erano tesi come una corda di violino.
< ma chi sei ragazza? >
< chiamami Rin , Padme o Isis, scegli tu > una risata.
< va bene, ma è più adatto Bimba > alzai un sopraciglio mentre i miei muscoli si stavano lentamente sciogliendo.
< fa come vuoi >
< allora Bimba chi sei? Una nuova ragazza, la fidanzata del padrone? O una cliente? > questa volta scoppiai io a ridere, e la cosa stupì tanto la... ah, giusto Donna che per un attimo smise con i suoi movimenti.
< niente di tutto ciò Donna >
< allora chi sei? > feci fra me e me un sorrisino.
< una feccia della società, niente di chè >
< non credo che tu lo sia, massimo lo potrei essere io, con il mio lavoro >  
< noo, il tuo è piuttosto sporco, ma ti assicuro che non sei arrivata ancora al mio livello >
< dai, Bimba dimmi chi sei? Mi incuriosisci >  aprii gli occhi e li puntai fissi sul caminetto e feci un sospiro di piacere, almeno non mi aveva stuprata.
< un sicario > sentii il suo toccò sobbalzare, mi girai a pancia in su guardando fisso il sofitto.
< vedi, non c’è niente di più derelitto e sporco che essere un sicario, ma, nonostante ciò mi piace farlo >
< ancora più eccitante > disse lei, strabuzzai gli occhi.
< hai gusti strani >
< dici? Bimba, inefetti, mi piacciono sia gli uomini, che le donne, e anche a me piace fare il mio lavoro >
< bhe, ognuno hai propri gusti > sentii ad un  tratto la mano farsi più un carezza, e passare ai lati del bacino fino ai lati del petto, ebbi un leggero fremito quando le mani andarono verso il centro delle costale, per poi iniziare a salire, evitarono i seni all’ultimo, io con gli occhi ancora fissi, scintillanti.
< è da tanto che non ti metti alla mercè vero? >la voce leggermente alterata, dal collo le mani iniziarono a scendere, la donna aprì leggermente l’asciugamano coi pollici facendo intravedere di più la linea dei seni, poi con l’indice fece una leggera pressione poco più su di essi, feci un piccolo sobbalzo con la schiena.
La mano poi riandò ai lati del petto, e con leggere carezze più vicine ai miei seni, stava proprio per prenderli che io mi alzai balzando giù dal lettino.
< così non si fa Donna > lei aveva uno sguardo famelico.
La ignorai, a breve sarebbe tornato il vecchio.
Presi di nuovo tutto il mio armamentario e feci in tempo proprio a sedermi  ed incrociare le gambe sul tavolo che davanti a me apparve un uomo dai capelli lunghi e argentei legati in un codino.
 

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