Inafferrabile

di TheGhostOfYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Qualche bicchiere di troppo. ***
Capitolo 2: *** Desideri ***
Capitolo 3: *** Perché batti così forte, maledetto? ***
Capitolo 4: *** La storia si ripete ***
Capitolo 5: *** Bad Day, Good Day ***
Capitolo 6: *** Più vicini. ***
Capitolo 7: *** Proverò a guarirti ***
Capitolo 8: *** Passion ***
Capitolo 9: *** Inafferrabile. ***



Capitolo 1
*** Prologo - Qualche bicchiere di troppo. ***


 
 
Ibiza, Playa d’en Bossa.
La festa era già iniziata quando Giddy e Bre uscirono dal loro albergo, a pochi metri dalla spiaggia, decise a godersi la loro ultima serata di vacanza. Ibiza era il posto migliore per lasciarsi alle spalle un anno di lavoro e lo stress del trasferimento in una nuova città. Lontano dalla loro amata America, le due ragazze si erano divertite come pazze, passando le giornate in spiaggia sorseggiando cocktail, o in giro per i curiosi negozietti dell’isola.
L’ultima serata doveva essere spettacolare. Se l’erano promesse a vicenda.
La loro amicizia era la cosa che contava di più al mondo, mai intaccata da un litigio o da uno screzio, amiche fin dall’infanzia, si erano curate le ferite a vicenda e avevano plasmato insieme il loro motto.
Vivi la tua vita come se fosse l’ultimo giorno.
- Non credi che questi siano esagerati?- Bre camminava barcollando sulle sue scarpe, ultimo acquisto di un folle pomeriggio passato a Barcellona, il giorno precedente.
- Decisamente si, per questo mi piacciono!-
La festa era già nel vivo, e parecchi ragazzi e ragazze ballavano scalzi nella pista al centro della baia, attrezzata da sempre per quel genere di feste.
La musica pompava alta negli amplificatori, ed un dj piuttosto bravo mixava con gusto alcuni pezzi commerciali, facendo scatenare chiunque passasse da lì.
- Muoio di sete.-
- Immaginavo.- Giddy alzò gli occhi al cielo. Senza prima aver bevuto un buon cocktail, Bre non sarebbe mai andata in pista.
Si avvicinarono al bancone ed ordinarono da bere, sapendo che quel bicchiere non sarebbe stato l’unico della serata.
- Carino quello laggiù, un po’ basso forse!- Bre indicò un ragazzo in piedi di fianco ad una sdraio, con le braccia coperte  da vistosi tatuaggi e una birra in mano.
- Nah, meglio l’amico, quello seduto.- Giddy rivolse un sorriso al ragazzo seduto sulla sdraio, che la stava osservando da un po’. I capelli neri appena più lunghi del normale incorniciavano un viso gentile.
- E’ vero che tu hai il debole per quelli con la faccia d’angelo.-
- Perché alla fine si rivelano dei diavoli tentatori.-
La ragazza abbozzò un sorrisetto malizioso e si spostò i lunghi capelli castani da un lato, lanciando uno sguardo malizioso al ragazzo seduto, per poi concentrarsi sul suo Sex On The Beach come se niente fosse.
- Mi sa che stasera hai trovato la tua vittima.-
- Ma sentila, la stronzetta!- Giddy pizzicò il fianco della sua migliore amica. – Non fai gli occhi dolci al tatuato solo perché è di schiena.-
- Hai ragione, e che visione, da qui.- Bre aveva appena fatto intendere, con un gesto secco, che apprezzava la carrozzeria.
- Ok, qui c’è bisogno di un altro cocktail, decisamente.- si trascinarono di nuovo al bancone, ordinando un altro bicchiere e appoggiandosi al ripiano ondeggiando a tempo di musica.
- Cioè, questa mi piace troppo, muoviti!-
Giddy prese per un braccio la sua migliore amica, trascinandola nel mezzo della pista. Cominciarono  a muoversi a ritmo di musica, tentando ogni tanto anche qualche gesto sensuale, inconsapevoli che qualcuno da lontano le stava osservando.
 
Gerard fissava il corpo sinuoso di quella ragazza, fasciato da un vestito verde brillante che si muoveva a ritmo della musica. La noia l’aveva pervaso per tutta la vacanza su quella stupida isola, sempre sdraiato al sole ad ascoltare i discorsi imbecilli di Frank e di Mikey, mentre Ray faceva le parole crociate nascondendosi dietro i suoi Ray Ban scuri.
Una settimana per riprenderti dagli sforzi del tour, ti farà bene.
Frank e le sue idee idiote.
Una settimana così e ne aveva già abbastanza.
Soprattutto, ne aveva abbastanza di feste del genere. Frank l’aveva trascinato a ballare tutte le sere, ignorando le sue proteste e i suoi lamenti, complice con Mikey. Quei due avrebbero potuto diventare amanti, per quanto ne sapeva lui.
Rincuorato dal fatto che probabilmente sarebbe entrato in una discoteca per l’ultima volta nella sua vita, si era lasciato coinvolgere dai piani malefici di suo fratello e dei suoi amici ed era andato a quella festa.
Ora, la trovava decisamente interessante.
Si ritrovò a fissare con insistenza la ragazza, che rideva e scherzava con la sua amica, traballando di tanto in tanto su quei tacchi vertiginosi.
Se l’era immaginato, o le aveva appena fatto l’occhiolino?
- Pianeta Frank chiama pianeta Gerard.- il ragazzo tatuato passò una mano davanti agli occhi del suo migliore amico, che fissava un punto indefinito oltre le sue spalle.
Frank si girò e gli occhi caddero sulle due ragazze impegnate in un balletto a due decisamente poco casto. Deglutì, osservando la più bassa, che gettò la testa all’indietro con gli occhi chiusi.
- Oh merda, ora capisco perché ti eri fissato! Scommetto che guardavi quella col vestito verde.-
- Io non guardavo.-
- Si come no. Raccontala a Mikey, forse, che è stupido. Non a me.-
Frank si accese una sigaretta con fare deciso, mentre veniva raggiunto da un calcio negli stinchi da un Mikey decisamente offeso.
- Io non sono stupido!-
- Già, infatti sei un idiota. Ma ti sembra il modo di trattare il tuo amico?-
Gerard alzò gli occhi al cielo. Quando cominciavano, non la smettevano più.
- Bambini, la vogliamo smettere?-
- Gerard, continua a farti le seghe mentre guardi la tipa!-
- Frank, vuoi che ti cambi i connotati?-
- Dai, Mr Way, vediamo che cosa sai fare!-
Gerard si era alzato in piedi e si era avvicinato al suo migliore amico, guardandolo dall’alto, poi scoppiando a ridere.
- Non picchio i nanetti, io!-
- Ok, ora basta davvero.- Ray si era messo in mezzo ai tre ragazzi, rischiando di venire colpito da un pugno volante. I quattro scoppiarono a ridere, tenendosi lo stomaco, e si buttarono sulla spiaggia.
In quel momento, videro le due ragazze avviarsi al tavolo dei cocktail.
Frank mise una mano sulla spalla a Gerard, che si stava passando una mano tra i capelli lunghi.
La ragazza col vestito nero si era appena voltata verso di lui facendogli un sorriso bellissimo.
- Ora o mai più, amico.-
 
Giddy si faceva aria con la mano mentre le due ragazze si avvicinavano per la terza volta al bancone dei drink. Faceva insopportabilmente caldo, quella sera, e di certo tutto quel ballare peggiorava la situazione. Gettò uno sguardo alla sua amica, che era arrossata in viso e aveva il fiatone.
- Decisamente, sta sera berrò come una spugna.-
Bre si sentì toccare leggermente una spalla, e si girò con aria scocciata.
- Ma che cazz.. Oh.- se possibile, divenne ancora più rossa quando riconobbe il ragazzo che si era avvicinato a lei. – Ciao tatuato.-
- Ciao a te. Possiamo offrirvi da bere?-
Dietro di lui, spuntò il ragazzo che Giddy aveva guardato ininterrottamente tutta la sera, che stava sorridendo timido, evitando lo sguardo diretto con i suoi occhi.
- Puoi contarci! Io sono Bre.- allungò la mano, che il ragazzo strinse con la sua.
- Io sono Frank, e lui è Gerard.- la ragazza si sporse verso Gerard e gli sorrise, mentre lui, impacciato, balbettava qualcosa di incomprensibile.
- Io sono Giddy.- la ragazza sorrise ai due, poi si rivolse alla sua migliore amica. – Colpiti e affondati.-
- Siete americane?-
Le ragazze annuirono, mentre cominciavano a bere quello che era il terzo cocktail della serata.
- Anche voi?-
Frank e Gerard si guardarono, confusi.
Quelle due davvero non li conoscevano?
- Voi..- cominciò balbettando il moro. – Voi non ci conoscete?-
- Direi che stasera è la prima volta che vi vediamo.- Giddy si sedette ad un tavolino, accendendosi una sigaretta e passandone una a Bre, che aggiunse, perplessa. – Dovremmo conoscervi?-
Frank bevve un sorso della sua birra. Non sapeva davvero che cosa aspettarsi. Solitamente, erano conosciuti ovunque andassero, e le ragazze si attaccavano a loro solo per la loro fama e i loro soldi. Non avevano mai avuto a che fare con ragazze che non li conoscevano.
- Noi siamo.. Una band famosa.-
- Dai Frank, lascia stare, non vorrai annoiarle con i nostri racconti. Che ne dite di andare a ballare?-
La birra di Frank cadde per terra facendo un fracasso tale che chiunque fosse seduto lì intorno l’aveva guardato male.
Gerard sta chiedendo ad una ragazza di ballare?
Dove sono Mikey e la sua telecamera quando servono?
- Scusate.- borbottò, lanciando uno sguardo indagatore verso il suo migliore amico, che fece spallucce e si alzò.
Lo seguirono tutti, e poco dopo furono raggiunti in pista anche da Mikey e Ray; fu una notte magica. Erano tutti consapevoli che probabilmente non si sarebbero rivisti mai più, quindi decisero di godersela fino alla fine, senza rimpianti.
Verso le quattro del mattino, Bre, sfinita ed ubriaca, si sedette su una sdraio con lo sguardo perso nel vuoto.
- Sono completamente ubriaca!-
Frank si buttò per terra, cominciando a rotolarsi nella sabbia.
- Mi sento una cotoletta!-
- Tu sei più andato di me!- Bre si stava massaggiando i piedi doloranti, mentre osservava la sua migliore amica che barcollava in direzione del mare.
- Io vado a bagnarmi i piedi, eh?-
Bre le fece segno di aver capito e chiuse gli occhi, rilassandosi per un momento su quello sdraio. Nemmeno quattro ore dopo avevano l’aereo che le avrebbe riportate a Los Angeles. Non l’avrebbe rivisto mai più.
Sentì che Frank si avvicinava, e desiderò fuggire da lì. Gli effetti dell’alcool non le facevano muovere un muscolo. Fu così che aprì gli occhi. Un paio di occhi dal colore indefinibile la stavano scrutando attentamente.
- Penso di aver bevuto qualche bicchiere di troppo.-
- Anche io.- biasciò Frank, che si faceva pericolosamente vicino.
Bre lo fermò con una mano, prima che succedesse l’irreparabile.
- Non sono abbastanza ubriaca per fare certe cose.-
Il ragazzo scoppiò a ridere; quella voce fece vibrare le corde del cuore della ragazza. Era una sensazione stranissima. Sembrava quasi che il suo cuore avesse cominciato a battere più velocemente.
- E io non sono abbastanza ubriaco per lasciarti andare via.-
Le imprigionò i polsi tra le sue mani avvicinandosi ancora di più. Bre poteva sentire il forte odore di tabacco che si insinuava tra le narici e le faceva perdere la testa.
Che diavolo aveva quel ragazzo di tanto speciale da permettere al suo cuore di ignorare i segnali del cervello e battere più del dovuto?
Perché si sentiva imprigionata da quegli occhi stupendi, incapace di muoversi o di dire qualcosa?
Le labbra di Frank la raggiunsero non appena abbassò un attimo la guardia. Si sentì invadere da un calore mai provato prima. L’alcool, la presenza di quel ragazzo e il suo bacio dolce la stavano facendo impazzire.
Non doveva cedere. Era la sua filosofia di vita.
Lottò con tutta la sua forza di volontà per non arrendersi a quel bacio e non trascinare Frank sulla sabbia, incurante di chi poteva passare.
Quando il ragazzo si staccò dalle sue labbra, Bre recuperò la calma e lo guardò quasi con disgusto.
- Hai finito?-
Frank si lasciò cadere sulla sabbia.
- Sc.. Scusami?-
- Ho chiesto se hai finito di fare la sceneggiata.-
La ragazza si alzò dallo sdraio e lo guardò ancora. Si sarebbe tagliata volentieri la lingua, ma non voleva rischiare di rimanere incatenata a qualcosa che sapeva benissimo non avere un futuro. Conosceva quel ragazzo da un paio d’ore e già gli aveva procurato non pochi problemi.
- Sei pazza?-
- No, tu sei il pazzo. Ti sei divertito a baciarmi?-
Frank si alzò a sua volta, e si pulì le mani piene di sabbia sui jeans chiari.
- Tu sei strana forte.- le si avvicinò, prendendole un polso ed esercitando una leggera pressione. Gli sguardi che si scambiarono non lasciavano spazio a nessuna incomprensione. Bre continuò a guardarlo. Non avrebbe mai ceduto per prima.
Frank lasciò il polso della ragazza, poi si voltò.
- Buon ritorno in America, cara Bre.-
Se ne andò, lasciandola li da sola, a cadere in ginocchio nella sabbia, e a pentirsi di quello che aveva appena fatto.
Non l’avrebbe più rivisto.
 
Gerard osservava Giddy ferma, con lo sguardo perso all’orizzonte. Non sapeva il perché, ma gli metteva un’adrenalina addosso incredibile.
Si erano scambiati si e no due parole, ma, non sapeva se era colpa dell’alcool o meno, era irresistibilmente attratto da lei. Non riusciva a staccarle gli occhi di dossi, quasi come se fosse una calamita alla quale è impossibile resistere.
Si avvicinò a lei piano piano, e le cinse i fianchi con le sue mani pallide.
La ragazza sussultò, ma poi posò la testa contro il petto del ragazzo.
- Tempo di aver bevuto qualche bicchiere di troppo.-
- Anche io.-  le rispose Gerard. – Altrimenti, da sano, non avrei mai fatto questo.-
- Cosa?- la voce di Giddy era un sussurro.
Il ragazzo la voltò con prepotenza, stringendola a se, e senza chiedere il permesso la baciò violentemente. Il contatto con le labbra del ragazzo la fece fremere.
Sapeva che quello che stava per succedere era tremendamente sbagliato, ma la sua forza di volontà di era sbriciolata nel momento esatto in cui le loro lingue si erano incrociate e lei aveva assaporato quell’odore di tabacco mischiato alla birra.
Intrecciò le sue braccia intorno al collo del ragazzo, infilando le mani nei capelli, mentre lui la faceva distendere sulla sabbia e le slacciava la zip di quel vestito verde che l’aveva incantato quella notte. Giddy sussultò di nuovo.
- Lasciamelo fare, ti prego. Ti voglio.-
La ragazza si perse nel verde profondo dei suoi occhi, cosciente di quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
Rotolarono sulla sabbia, arrivando a toccare l’acqua cristallina, mentre i loro corpi ormai nudi si adattavano l’uno all’altro e venivano raggiunti dalle onde fredde.
Quasi non si rese conto che lui aveva cominciato a muoversi, sopra di lei, e credeva fosse l’alcool a farle battere il cuore in quel modo. Non era mai successo prima.
Non dissero una parola mentre si lasciavano trasportare dalla passione, su quella spiaggia di sabbia bianchissima che entrambi, in quel momento, stavano amando.
Giddy non capiva nulla, tutto quello che sapeva è che non avrebbe mai voluto lasciare, per nulla al mondo, quelle braccia che la stringevano in quel modo.
È sbagliato,  è tremendamente sbagliato.
Fu invasa da un’ondata di calore, e si lasciò andare completamente. Succube di quel ragazzo che aveva conosciuto solo quella sera.
Vivi la tua vita come se fosse l’ultimo giorno.
Poco male. Non lo rivedrò mai più.
 
Nessuno sapeva che quella notte non l’avrebbero mai dimenticata.
 
***

Ciao a tutte!
Ed eccomi qui con una nuova FF sui My Chemical Romance. Che ne dite del prologo? Le protagoniste siamo sempre io e Bre, la mia migliore amica, questa volta in un contesto decisamente diverso. Un incontro/scontro decisamente interessante, una passione improvvisa, che colpisce i quattro protagonisti senza nemmeno dar loro il tempo di capire il perché si sentono attratti da persone così diverse.
Spero che come primo capitolo possa piacervi!
Se vi va di seguirmi anche su Facebook, ho una pagina. Venite tutti qui. (quella vecchia è stata cancellata!)
Un bacio.
Ghost.
   

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Capitolo 2
*** Desideri ***


Gerard si svegliò all’improvviso. Cercò di aprire gli occhi, ma ci riuscì a malapena. La luce del sole, ormai alto nel cielo, lo accecava a tal punto che gli occhi bruciavano. Un gran mal di testa era il ricordo più nitido della sera prima. Il resto era tutto un groviglio confuso di azioni, parole e sensazioni che a malapena ricordava. Sotto la sua mano sentì la sabbia fresca ed umida. L’ultima cosa che ricordava era il vestito della ragazza che aveva conosciuto la sera prima che si sfilava dal suo bellissimo corpo. Poi, un buco nero.
Merda.
Cercò di alzarsi a sedere, con grande fatica. Si voltò e vide Giddy distesa di schiena, che dormiva rilassata coperta solamente di quel vestito che lo aveva fatto impazzire la sera prima. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli. Avrebbe voluto accarezzare ancora quella pelle così morbida, ma sapeva di aver sbagliato una volta, e non voleva farlo di nuovo.
Che cazzo mi è passato per la testa?
Si alzò, cercando di fare il meno rumore possibile. Sapeva che era da vigliacchi scomparire così, senza dire nulla, ma il senso di colpa lo stava torturando. Non si era mai lasciato andare così facilmente, nemmeno quando era single. Non era mai andato a letto con una semi sconosciuta. Eppure, il fatto di essere fidanzato non lo aveva fermato. Aveva visto in quella ragazza un qualcosa di più, e spinto da quella sensazione piacevole che gli aveva dato, si era buttato. Ed ora si sentiva in colpa.
Mentre si stava per allontanare, deciso a sparire come un ladro o un assassino, Giddy si svegliò, stiracchiandosi rumorosamente.
La prima cosa che sentì fu un gran mal di testa, che quasi le impediva di respirare. Quanto aveva bevuto, la sera prima?
Si rese conto di essere sdraiata su una spiaggia, semi nuda, senza la minima idea di che cosa fosse successo. Tutto quello che si ricordava era un paio di occhi verdi che l’avevano incatenata e una massa di capelli scuri che circondavano un bellissimo sorriso. Poi, il vuoto totale. Alzò il viso, e vide il ragazzo che aveva conosciuto la sera prima che si stava alzando, probabilmente per andare via.
Ma che simpaticone.
- Gerard?-
Il ragazzo si voltò, colto alla sprovvista, e gli fece un gran sorriso.
- Scusami, mi dispiace. Non sono solito scappare via.-
La ragazza si portò una mano sulla tempia, massaggiandola leggermente.  Anche il minimo rumore la faceva impazzire, in quel momento.
Bella scusa, amico.
- Si, lo vedo..-
- E’ che ho.. L’aereo. Devo tornare a casa, oggi.- il ragazzo si stava ancora toccando i capelli; era una cosa che faceva spesso, quando era imbarazzato. Anche durante le interviste, che il più delle volte lo mettevano a disagio, era sempre a torturarsi i  capelli.
- Oh, merda!-
Giddy si alzò, velocemente, e si infilò il vestito; un attimo dopo aveva già raccolto la borsa e si stava infilando le scarpe nere.
- Che succede?-
- Succede che stamattina anche io devo prendere un aereo. Se Bre non mi trova in albergo probabilmente avrà una crisi isterica. Cazzo!-
Cominciò a camminare velocemente sulla riva del mare, seguita a fatica da Gerard.
- Aspetta, dove vai?-
- Nella mia stanza. Devo ancora finire la valigia!- Giddy si voltò, affrontando il ragazzo con lo sguardo. – E poi tu non stavi sgattaiolando via?-
Gerard rimase incantato dalla profondità degli occhi di quella ragazza; il suo sguardo brillava di vitalità. Ebbe di nuovo l’impulso di baciarla, fregandosene delle conseguenze.
- Si, infatti.-
- Bene, Gerard. Le nostre strade si dividono. Grazie per la serata e buon rientro.-
Dopo un secondo, Giddy si voltò, sospirando, ed entrò nella hall dell’albergo.
Non si sarebbe scordata tanto facilmente gli occhi di quel ragazzo, ma era meglio per tutti credere che per lei non avesse importato nulla, quella notte sulla spiaggia.
Aveva deciso da tempo di smetterla, con gli uomini.
Prese l’ascensore, e poco dopo si ritrovò davanti ad uno scenario che aveva quasi dell’assurdo. Bre era sdraiata sul letto della loro camera, con una sigaretta tra le dita e un caos immenso. Sembrava avesse disfatto la valigia e buttato le sue cose all’aria, senza preoccuparsi del casino che avrebbe creato.
- Dove sei stata?-
La sua voce sembrava curiosa, non arrabbiata.
- Ehm..-
- Giddy, sai che a me puoi dire tutto.-
Era vero. Ma come avrebbe spiegato che una sola notte le aveva lasciato dentro un qualcosa di inspiegabile? Una sensazione inafferrabile.
- Sono stata sulla spiaggia, con quel Gerard.-
Bre si tirò su, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica.
- Ti prego.- le disse avvicinandosi e mettendole le mani sulle spalle. – Dimmi che non te lo sei lasciata sfuggire. Dimmi che non hai fatto l’idiota come ho fatto io.-
La ragazza si sedette sul letto, accendendosi una sigaretta a sua volta. Da quando si era svegliata e aveva rivisto Gerard, le era venuta un’inspiegabile voglia di nicotina.
- Ci sono stata a letto.- cominciò lei. – Lo so che è stato avventato. Lo so bene. Ma non è questo il problema. Il problema più grave è che mi aspettavo tutto meno che un coinvolgimento. Sembra sciocco da dire, visto che nemmeno lo conosco. Ma quel ragazzo mi ha fatto battere il cuore. Mi sono sentita viva, per una sera.-
Bre la ascoltava rapita. Rapita, sì, perché ciò che stava dicendo la sua migliore amica era esattamente quello che aveva provato su quello sdraio con Frank.
Sospirò, sedendosi accanto a lei.
- Non sai quanto ti capisco.-
- Che è successo con Frank?-
La ragazza fissò un punto indefinito sopra la porta, continuando a sospirare.-
- Niente. Un bel niente. Un bacio. Il problema è che quel bacio mi ha fatta sentire come quando stavo con Matt.-
Giddy la guardò con sospetto.
- Matt ti ha fatto del male.-
- Lo so. Per questo l’ho mandato via. Non riesco più a fidarmi delle persone. Quella sensazione di felicità mi è sembrata inafferrabile, in quell’istante. E l’ho mandato via.-
E me ne sono pentita per tutta la notte.
- Hai paura, questo è comprensibile.-
- Si, ho paura di farmi coinvolgere di nuovo.-
Dopo tutto quello che aveva passato, non era il caso di lasciarsi andare in qualcosa di nuovo. Non era pronta a soffrire di nuovo. Non l’avrebbe mai detto, ma quando aveva baciato Frank aveva in qualche modo capito che forse avrebbe potuto esserci qualcosa di più. E si era fermata, per evitare di soffrire. Il ricordo di Matt era ancora vivido.
Giddy si alzò, cominciando a radunare le loro cose.
- Dai. – disse con un sorriso, progendole una mano. – Muoviamoci, abbiamo l’aereo. In fondo, è stata solo una serata alternativa. Non li rivedremo mai più. –
Bre annuì, alzandosi e mettendo in ordine quel casino che aveva creato.
- Hai ragione. Da domani ricomincia la nostra solita vita.-
Non mi lascerò sopraffare da qualcosa che nemmeno esiste.
 
Non appena Gerard aprì la porta della suite, fu investito da una confusione che lo fece andare su tutte le furie. Mikey stava cantando, con il sui Ipod nelle orecchie, improvvisando un concerto rock sulla terrazza con vista sul mare. Ray stava giocando al Xbox, riempiendo di parolacce un mostro che non riusciva a sconfiggere. L’unico che sembrava assorto nei suoi pensieri era Frank, seduto su una poltrona mentre leggeva uno dei suoi tanti libri.
- Hey, amico! Ben tornato!- Ray abbandonò per un istante il suo gioco, alzandosi per raggiungere il ragazzo. – Dove sei stato?-
- Non ora, Ray. Ho assolutamente bisogno di un’aspirina.-
Pochi secondi dopo, una piccola scatola colorata gli arrivò dritta in fronte, peggiorando il suo mal di testa e il suo malumore.
- Ma che cazzo fai, Frank?-
Il ragazzo alzò le spalle e continuò a leggere, senza degnarlo di una parola. Doveva aver avuto una serata storta, perché sembrava davvero di malumore.
Gerard prese la medicina, poi andò a sedersi sul pavimento, di fronte al suo migliore amico.
- Si può sapere che ti prende, testa di cazzo?-
- Niente, cazzone. Che succede a te, piuttosto. Sei sparito, stanotte.-
Il ragazzo non rispose subito. Che cosa avrebbe dovuto raccontare? Che aveva tradito la sua ragazza? Che pensava di essersene pentito e invece non era così? Che aveva probabilmente passato la serata più bella da tanto tempo?
- Sono stato con Giddy.-
- Non mi parlare di quelle due, per favore.-
Gerard gli lanciò un’occhiata interrogatoria, al quale Frank rispose con un sorriso amareggiato.
- Forza, racconta.-
Il ragazzo chiuse il libro di scatto, buttandolo a terra.
- Che cosa dovrei dirti? Bre mi piaceva, e molto. Ma lei mi ha cacciato via come se fossi spazzatura. Eppure, non ho fatto niente di male.-
- Amico, magari aveva dei motivi validi, non credi?-
Frank gli lanciò un’occhiataccia, poi si accese una sigaretta. Era frustrato, molto, per quello che era successo. D’altronde era abituato a ragazzine urlanti che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui. Quel rifiuto l’aveva spiazzato, ma in fondo aveva apprezzato quel caratterino pepato ed irascibile di Bre. Non capitava tutti i giorni di incontrare una ragazza che gli tenesse testa, e che non fosse interessata solo ai suoi soldi e alla sua fama.
- In fondo, mi ha sorpreso il fatto che lei mi abbia detto di no. Quella ragazza mi ha messo addosso una voglia di vivere che non immagini nemmeno.-
Gerard era confuso. Ma infondo, con gli anni, aveva capito che cercare di comprendere i ragionamenti di Frank era come cercare di capire la fisica quantistica: meglio lasciar perdere e prendere tutto quello che diceva per buono.
- Cosa è successo a te, invece? Non mi sembri per niente dispiaciuto per Lynz.-
Era vero. All’inizio, Gerard si era sentito malissimo per aver tradito la sua fidanzata, ma poi si era reso conto di non aver mai provato sensazioni simili, da quando stava con lei. Era tutto monotono, tutto ripetitivo. Lei chiedeva e lui faceva, senza possibilità di replica.
La passione dei primi giorni aveva lasciato spazio pian piano alla monotonia e al caratteraccio di lei, tipica donna portata per il comando.
Giddy era una ragazzina, se ne rendeva conto da solo, ma aveva una vitalità e una passione che lo aveva fatto impazzire.
Era una cosa che non gli capitava mai.
- Cosa vuoi che ti dica? Quella ragazza mi ha messo dentro un’adrenalina pari forse a quella della folla ai nostri concerti.-
Frank sorrise. Non se la sentiva di rimproverare il suo migliore amico.
- In fondo, non le vedremo mai più. Quindi, non mi sento per niente in colpa.-
Gerard era convinto di quello che diceva e il ragazzo tatuato annuì, dandogli una pacca sulla spalla.
- Hai ragione, basta farsi problemi. Prendiamola come una parentesi piacevole dalla nostra vita. non le rivedremo più, quindi, perché farci problemi?-
Con un sorriso complice i due amici presero le loro valigie e si avviarono fuori dalla loro stanza, seguiti da Mikey e Ray.
Frank, nella sua mente, aveva solo una richiesta.
Vorrei rivederla.
Non sapeva che bisogna stare molto attenti ai propri desideri, perché potrebbero avverarsi.
 
- Tieni, guarda con chi siamo state.-
Bre lanciò sul tavolo della caffetteria dove stavano facendo colazione un giornale. Sbuffò. Odiava chi disturbava il suo momento sacro con il caffè e il suo muffin al cioccolato.
- Ci stai ancora pensando?-
- Ti ho detto leggi.-
La ragazza cominciò a scorrere l’articolo. Parlava degli ultimi cd che erano usciti in quel periodo, e nominava un certo “Danger Days”, il miglior album rock dell’anno. Continuò a leggere l’articolo, che decantava le doti dei My Chemical Romance. Giddy aveva sentito qualche loro canzone per radio e ricordava che fossero belle, ma non si era soffermata più di tanto su di loro. Con il lavoro che faceva aveva poco tempo per ascoltare la musica.
Quando però vide, nella pagina accanto, la foto di Gerard e Frank, insieme agli altri ragazzi che aveva visto sulla spiaggia, due giorni prima, ad Ibiza, il cuore cominciò a batterle furiosamente.
- Ti rendi conto, sono delle star e non sapevamo nemmeno della loro esistenza.-
Bre scoppiò a ridere, addentando la sua ciambella. – beh, per lo meno non penseranno che siamo andate con loro per la loro fama o che altro..-
Giddy sbuffò di nuovo, appallottolando il giornale e concentrandosi di nuovo sulla sua colazione. Erano tornate a Los Angeles da due giorni e già era cominciato il delirio lavorativo. Non poteva permettersi distrazioni, non il giorno di un matrimonio che organizzavano da cinque mesi.
Bre e Giddy erano organizzatrici di matrimoni, un lavoro che le aveva sempre appassionate e per il quale si erano trasferite nell’assolata Los Angeles. Un lavoro che dava un sacco di soddisfazioni; erano sempre state due ragazze creative, che amavano organizzare feste per i loro amici a New York. Era stato semplice, per loro, essere le migliori al corso e diventare le più famose della grande mela, tanto da essere richieste in California da grandi star.
Quella mattina, per la precisione, era il matrimonio della cugina di Anna Wintour, la direttrice di Vogue USA. Per quello erano agitate. Avere la sua approvazione era segno di grande stima e professionalità. E Giddy non poteva permettersi distrazioni in quel momento.
- Non mi importa, in questo momento. Se non te ne fossi accorta, sono un tantino agitata per il matrimonio.-
- Rilassati, sarà tutto perfetto.- Bre bevve un lungo sorso di Coca Cola. Il caffè, proprio, non riusciva a sopportarlo. – E dopo potremmo pensare alla nostra avventura con due star della musica.-
Da quando erano tornate, Bre non faceva che tormentarla con la storia di Frank; si era pentita, di essersi tirata indietro, ma da una parte pensava di aver fatto bene.
Era un controsenso vivente, quella ragazza, ma ormai Giddy l’aveva imparata a conoscere e non ci faceva più caso. L’adorava anche per quello.
- Ci conviene andare, dobbiamo essere a Santa Cruz per le dieci.-
Dopo aver pagato il conto, salirono sul Range Rover di Bre; una delle cose che adoravano di L.A era il fatto di poter guidare. New York era talmente trafficata che andare in giro con una macchina era decisamente impossibile.
- Con questo bestione saremo là in men che non si dica.-
- Non ho dubbi, visto come guidi.-
Bre accese lo stereo, sintonizzando la radio sulla loro stazione preferita.
- Non so se prenderla come un’offesa o come un complimento.-
- Lascia perdere.-
Il SUV sfrecciava veloce per le strade assolate della città velocemente, tanto che tutto quello che c’era fuori dal finestrino appariva come una macchia indistinta di colori e forme.
In quel momento, dalle casse della macchina uscirono le note di “Famous Last Words”.
- Non ci posso credere.- commentò Giddy, alzando il volume della radio.
- Cosa?-
- Questi sono loro! Era la canzone che mi ossessionava anni fa!-
Bre inchiodò la macchina, facendo stridere le gomme sull’asfalto e provocando il malcontento degli automobilisti dietro di lei che cominciarono a suonare il clacson impazienti.
- Stai scherzando?-
- No. Ora per favore, continua a guidare senza farti prendere da un infarto.-
Bre annuì, e si rimise in strada, cercando di mantenere la calma. Ascoltava rapita le note di quella canzone, e promise a se stessa di farsi una cultura sui My Chemical Romance non appena avrebbe avuto tempo.
Arrivarono a Santa Barbara in poco tempo, nonostante il traffico fosse davvero allucinante. Era già tutto pronto, come si erano assicurate il giorno prima. Il matrimonio sarebbe stato semplice, senza fronzoli. Un piccolo altare intagliato nel legno, gigli ovunque e una cerimonia basata sui toni dell’azzurro, colore preferito della sposa.
- Michael, per favore, vai a controllare se è arrivato il catering! Elisabeth, sistema i gigli su ogni sedia. Li voglio tutti entro dieci minuti!-
Giddy era al centro del parco in cui gli sposi avevano deciso di sposarsi, e dava ordini essenziali e precisi, in equilibrio sulle sue scarpe come sempre troppo alte.
Dall’altra parte del parco, anche Bre era impegnata con i suoi assistenti, quasi presa da una crisi di panico.
- Perché ci sono solo sette candelabri? Ne avevano chiesti dieci! Dove sono gli altri tre? Cos’è tutta questa incompetenza?-
- Tata, rilassati, ok? Ti fai prendere dal panico ogni volta.-
Giddy passò una sigaretta a Bre, che l’accese e tirò una lunga boccata di fumo, chiudendo gli occhi e godendosi quei cinque minuti di piacere. Era meglio di qualsiasi altra cosa.
- Ok, mancano cinque minuti. Gli altri candelabri sono arrivati in quest’istante e la sposa è quasi qui.-
- Grazie, Demetra, sei sempre eccellente.-
Giddy rivolse un gran sorriso a Bre. Si era ripresa, fortunatamente.
- Così ti voglio! Siamo professioniste. E ora andiamo! Abbiamo una cerimonia da coordinare.-
Il sorriso sulle labbra delle due ragazze lasciava intravedere l’emozione che provavano ogni volta che vedevano una sposa soddisfatta e felice, nel giorno più bello della sua vita.
In fondo, erano due romantiche. Era per questo che avevano deciso di aprire quel genere di attività insieme.
Credevano nell’amore con tutta la loro anima, ma non erano mai state innamorate.
Non avevano mai avuto quella sensazione di leggerezza e serenità. Di completezza.
Mentre la sposa entrava, fasciata nel suo bellissimo abito avorio, le due ragazze desiderarono anche loro di poter provare quelle meravigliose sensazioni.
Non immaginavano nemmeno che il loro più grande desiderio si sarebbe realizzato molto presto.
 
West Los Angeles. Cinque ore dopo.
 
Gerard si stava guardando allo specchio. I capelli, quella mattina, erano più in disordine del solito, ma lui non si preoccupò di pettinarseli. Si infilò la maglietta nera, i jeans scuri e le converse rosse e gettò un’ultima occhiata frettolosa a quello specchio. Non era male, ma sembrava pronto per un funerale.
Che poi, più o meno, è la stessa cosa.
- Gerard, sei pronto?-
La voce squillante, anche troppo, di Linsday arrivò dal salotto e lo irritò ancora di più di quello che già non fosse. Da quando era tornato da Ibiza, ogni cosa che faceva o diceva la sua fidanzata lo irritava. La sua voce era una di quelle cose che sopportava di meno.
Con un ultimo sospiro alzò gli occhi al cielo e prese il portafogli dal comodino.
- Si, arrivo.-
Scese le scale lentamente, come se stesse andando al patibolo. Avrebbe voluto rimandare quel giorno, ma purtroppo Lynz era stata davvero insistente. E Gerard aveva ceduto, perché era un codardo e non riusciva a dirle di no. E soprattutto, non riusciva a dirle che non l’amava più.
Stavano insieme da tre anni, ormai, e lei era diventata un po’ come un’abitudine. Una di quelle abitudini fastidiose, ma che per qualche motivo fai fatica a lasciarti alle spalle.
- Oh, finalmente! Sei sempre così in ritardo!-
- Scusa.-
L’uomo gettò un’occhiata frettolosa alla sua ragazza; come al solito, non rinunciava mai alle sue minigonne che assomigliavano molto di più a piccoli pezzi di stoffa, e che su di lei risultavano volgari. Ma, come sempre, non disse niente.
Sei un coglione, Gerard Way.
- Sei un coglione, Gerard Way.-
Il suo migliore amico aveva appena fatto il suo ingresso trionfale in casa sua, avvicinandosi a lui e tirandogli un pugno.
- Sei sempre gentile, Frankie.- disse lui, massaggiandosi la spalla.
- Lo sai che ti voglio bene.-
- Vogliamo andare?-
Frank fece una smorfia disgustata non appena la soave voce di Lynz arrivò alle sue orecchie.
- Ma che cazzo, donna, hai ingoiato un megafono?-
La donna gli lanciò un’occhiataccia, poi lanciò le chiavi della macchina a Gerard, che sbuffando si avviò in giardino e avviò l’auto.
Poco dopo, arrivarono davanti ad un ufficio situato in un edificio elegante nei pressi di Hollywood. Come se fosse sull’orlo di un burrone, Gerard camminava lento, affiancato da Frank, mentre Lynz aveva già aperto la porta dell’ufficio, tutta orgogliosa della sua scelta.
Loro erano le migliori, a Los Angeles.
Una ragazza con i lunghi capelli castani arrivò dal retro e sorrise alla donna.
- Salve, benvenuta da “The Perfect Dream.” In che cosa posso esserle utile?- mentre aspettava che la donna parlasse, la ragazza alzò lo sguardo. Si trovò davanti due persone che mai avrebbe immaginato di rivedere.
Il cuore di Giddy in quel momento cominciò a battere all’impazzata. Avrebbe riconosciuto quegli occhi verdi che la fissavano increduli ovunque.
Gerard, il ragazzo di Ibiza, e Frank erano nel loro ufficio.
Gerard abbozzò un sorriso, mentre sentiva il suo cuore battere all’impazzata. Giddy era lì, davanti a lui. Non poteva crederci. Mosse un passo ma fu fermato immediatamente da Frank, che indicò Lynz con un cenno silenzioso.
- Oh, cazzo. Bre, vieni un attimo.-
Dopo qualche secondo, la ragazza comparve dal retro del negozio sorridendo. Non appena alzò lo sguardo, il suo Blackberry le cadde di mano.
- Merda.-
Bre notò che le mani di Giddy tremavano, mentre sentiva lo stomaco attorcigliarsi; venne percorsa da una scarica di adrenalina mentre gli occhi chiari di Frank si illuminavano e lui le rivolgeva un sorriso mozzafiato.
- Bene, bene. Ma guarda chi si rivede.-
I loro desideri erano stati esauditi.
 
***
Ed eccomi qui, con immenso ritardo, lo so, ma lo studio mi ha tenuta impegnatissima. Ringrazio chi ha recensito il primo capitolo, e spero che questo possa essere di vostro gradimento!
Se vi va di seguirmi anche su Facebook, ho una pagina. Venite tutti qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 3
*** Perché batti così forte, maledetto? ***


Bre si sentì svenire, mentre guardava quegli occhi beffardi fissarla insistentemente, con un fare scherzoso, e il ragazzo che l’aveva ammaliata quella sera a Ibiza si faceva avanti verso di lei.
Maledetto cuore, smettila di battere.
Che diavolo ci faceva lui, lì? Come aveva fatto a trovarla?
La donna che era con loro continuava a lanciare sguardi accusatori da Frank a Bre, per poi soffermarsi su Giddy, che era rimasta a bocca aperta, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita, come faceva sempre quando era nervosa.
Bre trattenne un respiro, poi si fece coraggio e si parò davanti a Frank,affrontandolo.
- Che diavolo ci fai qui?-
- Non sono qui certo per te, ragazzina.-
Bre strinse i pugni.
Ragazzina? Come diavolo si permetteva di chiamarla in quel modo?
- Non sono una ragazzina.-
- Come no.- Frank si avvicinò ancora di più mentre con una mano spostava i capelli di Bre, avvicinandosi al suo orecchio. – Una ragazzina che scappa appena le cose si fanno serie.-
Il profumo del ragazzo arrivò alle narici di Bre, che ne venne totalmente ammaliata. Che diavolo aveva quel ragazzo, di così speciale? Perché la sua testa girava come una trottola e il suo cuore si comportava come se per tutta la vita avesse aspettato lui?
- Ok, ora basta.- Lynz si era messa in mezzo ai due ragazzi, prendendo il migliore amico del suo ragazzo per un braccio e allontanandolo dalla ragazza, che sembrava sul punto di uccidere qualcuno.
Frank, hai appena toccato il tasto sbagliato.
Giddy aveva osservato la scena senza dire una parola, il che era strano per una come lei, che aveva una parlantina incredibile.
Non poteva crederci; Frank e Gerard si erano appena presentati nel loro ufficio, e il suo cuore non la smetteva di farsi sentire.
Gerard aveva un fascino incredibile, vestito in quel modo. I suoi occhi verdi risaltavano su tutto. Non era bello nel senso stretto della parola. Ma aveva qualcosa di affascinante che pietrificava la ragazza.
Non era in grado nemmeno di muoversi, talmente era incatenata a quegli occhi. Una sensazione stranissima, che non aveva nulla a che vedere con il disagio. Era quasi felice, di averlo rivisto.
La donna che era con loro si parò davanti a lei facendola sobbalzare.
- Siete voi le Wedding Planners?-
Lo sguardo di sfida con il quale stava scrutando Giddy era a dir poco spaventoso. Quella donna le incuteva timore.
- Si, siamo noi, desidera?-
La ragazza si riprese dallo shock di aver rivisto quei due ragazzi conosciuti in Spagna, e fronteggiò Lynz con lo stesso sguardo di sfida.
- Chi è che si sposa?- chiese improvvisamente Bre, tornata tranquilla.
- Io.-
Era la prima cosa che aveva detto Gerard da quando erano entrati lì dentro.
Il cuore di Giddy ebbe un sussulto.
Perché batti così forte, maledetto?
Non poteva crederci. La ragazza sentì le mani cominciare a tremarle e il peso sullo stomaco diventare il doppio.
Era andata a letto con uno che doveva sposarsi.
E quel che era peggio, la sua donna era l’antipatia fatta su misura. Che altro poteva esserci di peggio?
Lynz ignorò Gerard, che le si era avvicinato borbottando un ”Andiamo via, su.”, e tornò a rivolgersi a Giddy.
- Mi hanno detto che voi siete le migliori, qui a Los Angeles. Vi voglio come organizzatrici del nostro matrimonio.-
Giddy era sbiancata, e Bre le prese la mano come per farle coraggio. Aveva pensato che non ci potesse essere nulla di peggio di quello che era successo fin ora, ma ecco che il destino si era messo in mezzo e ora loro due dovevano organizzare il matrimonio di Gerard Way e di quella donna così antipatica.
Il cuore di Giddy continuava a battere imperterrito e il peso sullo stomaco non accennava ad andarsene.
- Ok. Va bene.-
La sua voce era poco più di un sussurro. Con la coda dell’occhio vide Gerard impallidire e guardare in basso imbarazzato. Sarebbe stato un bel problema.
- Ti sposi anche tu?-
La voce acida di Bre arrivò dritta alle orecchie di Frank, che venne catturato dalla dolce melodia della sua voce. Sorrise appena; sembrava che lo avesse detto apposta, per sfidarlo.
- No, bellezza. Non ci tengo ad incatenarmi, sai. Io lascio aperte varie opzioni.-
- Ho notato.-
Per la prima volta nella sua vita, Frank rimase senza parole. Quella ragazzina impertinente continuava a stuzzicarlo e a giocare con lui, rispondendo a tono a tutto quello che diceva.
Assomigliava tanto a lui, da quel punto di vista.
- Amico, ti ha fottuto di nuovo.-
Gerard diede una pacca sulla spalla al suo migliore amico, che lo guardò con aria maliziosa. Controllò che Lynz non stesse ascoltando, poi si avvicinò all’orecchio di Gerard.
- Mi sembra che una delle due abbia fottuto anche te.-
- Molto simpatico, Frankie.- il ragazzo si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. – Se viene fuori questa storia ti ammazzo, giuro.-
- Amico, con me il tuo piccolo segreto è al sicuro.-
Si avvicinarono nuovamente alle ragazze; Lynz stava concordando con Giddy i giorni della settimana in cui le due ragazze si sarebbero dedicate al loro matrimonio. Gerard si lasciò andare, osservando Giddy che sembrava tranquilla. La notizia non doveva averla turbata più di tanto. Non quanto aveva turbato lui il fatto di doversi far organizzare il matrimonio da una con cui era andato a letto. Il suo cuore batteva all’impazzata, quel maledetto. Che cosa stava cercando di fargli capire? Che stava facendo una cazzata?
Che aveva la possibilità di una vita migliore, lontano da quella donna che gli stava facendo diventare la vita un inferno?
Bastardo, perché batti così?
Poco dopo, si ritrovarono nuovamente alla luce del sole, nel mezzo del traffico di Los Angeles. Gerard guidava la sua macchina tranquillo, cercando di non pensare alla mezzora precedente, che lo aveva decisamente scombussolato.
Al suo fianco, Lynz spediva un messaggio mentre ondeggiava la testa a ritmo di musica. Frank, invece, osservava senza davvero vederle le immagini al di fuori della macchina. Non appena era uscito da quel posto, aveva sentito un vuoto dentro di se, qualcosa che non aveva niente a che fare con il fastidio di aver rivisto la ragazzina impertinente.
Era una sensazione strana, che non riusciva a spiegarsi. Una cosa bella e brutta allo stesso tempo. Scosse la testa, mettendosi le cuffie del suo Ipod e lanciandosi nel suo mondo fatto di musica. Forse era meglio così.
- Mi porti da Jessica, per favore?-
Lynz aveva appoggiato la mano su quella di Gerard, che era sul cambio automatico del grande suv nero. Il ragazzo cercò in tutti i modi di ignorare il fastidio che quel semplice gesto gli aveva provocato.
- Certo.-
- Come facevate a conoscere quelle due?- la voce della donna si era alzata di un decimo, ed era già fastidiosa.
- Ibiza. Frank si era preso una sbandata per Bre.-
Il ragazzo cercò di essere il più vago possibile, per non dare sospetto a Lynz di quello che in realtà era successo con Giddy.
- E tu, invece?-
Io, per una volta nella vita, sono stato fottutamente bene.
Gerard scosse la testa,tornando a fare attenzione alla strada trafficata che si snodava davanti a loro. doveva respirare e rimanere calmo, altrimenti avrebbe confessato tutto. Non capiva per quale ragione si stava prestando a quella messinscena. Poteva tranquillamente lasciare Lynz e rimanere solo.
Ecco, era proprio la paura di rimanere ancora una volta solo che lo spingeva a sposarla e ad accontentarla. Se c’era qualcuno con lui, difficilmente sarebbe ricaduto nella depressione.
Era un discorso da egoista, lo sapeva bene. Ma non poteva farci nulla.
Scaricò la donna fuori dalla villa della sua migliore amica, e poi riprese a guidare tranquillo verso casa di Frank.
Una volta scesi, il suo migliore amico lo invitò ad entrare.
La casa di Frank era semplice, ma molto caotica. Tipica di un single che non vuole crescere e continua a fare il cazzone. La cucina era piena di piatti sporchi, e sul pavimento giacevano ovunque vestiti. Gerard scosse la testa; il suo migliore amico era quello che chiunque avrebbe definito “l’eterno Peter Pan.”. Ma infondo, Frank era così, e loro due erano legati come fratelli; per niente al mondo l’avrebbe cambiato.
- Che c’è Gee? Ti vedo pensieroso.-
Frank allungò una birra a Gerard, che ne bevve un lungo sorso, prima di sedersi sul bancone della cucina, accendendosi una sigaretta. Ne offrì una a Frank, che la prese e si sedette accanto a lui.
- Non riesco a smettere di pensare a Giddy.-
Gli occhi del suo migliore amico si assottigliarono dal sospetto.
- Continua..-
- Che devo dirti, Frank? Mi dispiace che lei lo abbia saputo così.. del fatto che mi sposo. Era molto meglio se non ci fossimo più visti. Ognuno avrebbe continuato a vivere la sua vita come meglio credeva. Ma così..-
- Come sei loquace, oggi.-
- Smettila, testa di cazzo!-
Frank bevve un lungo sorso di birra, poi sorrise.
- Che hai intenzione di fare?-
Gerard scosse la testa. Poi sorrise anche lui, saltando giù dal bancone. Sembrava un bambino che aveva appena incontrato Babbo Natale.
- Ma certo! Le chiederò scusa! Semplice, no?-
Si sentiva euforico come mai prima d’ora. Non sapeva da che cosa era nata tutta quella felicità. Forse dal fatto che si sarebbe comportato bene, o forse al pensiero di rivederla senza quella borsa della sua fidanzata tra i piedi.
- Quanta euforia! Ma si, mettiamoci a saltellare!-
Frank prese a braccetto il suo migliore amico, e insieme cominciarono a saltellare. Era una vita che non si facevano una risata insieme, troppo occupati da tour, cd, fidanzate e casini vari.
Si schiantarono sul divano e scoppiarono a ridere, fino a quando non si dovettero piegare in due dalle risate. Come due amici che non hanno nulla a cui pensare se non divertirsi.
Era bello vedere Gerard felice, sorridere alla vita.
- Devo.. dobbiamo andare adesso.-
Il cuore di Gerard cominciò a battere all’impazzata non appena si rese conto che l’avrebbe rivista davvero.
- Amico, devo pensare che Ibiza ti ha fatto bene?-
- Oh, Frankie, non hai idea di quanto.-
Salirono sulla macchina continuando a ridere. Decisamente, Ibiza aveva fatto bene ad entrambi.
 
Giddy chiuse a chiave l’ufficio, tenendo stretta con una mano la sua Alma Vernis, e con l’altra il Blackberry viola che conteneva tutta la sua vita. Bre, dietro di lei, cercava qualcosa insistentemente nella sua Burberry borchiata, e borbottando una sequela di parolacce che nemmeno uno scaricatore di porto sarebbe stato in grado di ripetere.
Come essere rozze stando su un paio di tacchi.
Velocemente, le due ragazze si diressero verso l’Audi TT Coupè di Giddy, che si aprì con un gesto secco.
- Non posso credere che sia così stronzo.-
La ragazza mise la marcia, stando attenta a fare bene manovra. Diede gas ed entrambe partirono alla volta di Malibù Beach, dove vivevano da due anni.
- Non incazzarti troppo. Stai guidando.-
- Non me ne frega un cazzo. Si doveva sposare, il porco!-
I capelli delle ragazze svolazzavano nel vento, mentre il sole in lontananza tramontava dietro le colline di Hollywood. Giddy era arrabbiata e non capiva nemmeno il perché. Infondo, che cosa poteva volere da Gerard? Era stata solo una notte, nulla di più. Nonostante il cuore continuasse a battere furioso, rischiando di uscirle dal petto ogni volta che pensava a lui, non si erano promessi nulla. Lei non voleva niente da lui, come lui non voleva niente da lei.
Ma quel peso allo stomaco era più fastidioso di qualsiasi altra cosa, e Giddy non poteva fare a meno di essere incazzata per la situazione.
- Scusa, ma che ti importa? Mica era il tuo ragazzo!-
- Si, hai ragione. È che io non concepisco il tradimento.-
Bre scosse la testa. La sua amica non sarebbe mai cambiata. E non avrebbe mai ammesso che quello che stava provando era la gelida morsa della gelosia.
- Piuttosto, io sono incazzata. Hai sentito come mi ha trattata quel nano da giardino? Ragazzina, a me?-
- Com’è che vi odiate così tanto?-
Già, com’è che ci odiamo così tanto?
Bre non se l’era ancora spiegato. Sapeva solo che l’attrazione che aveva provato la prima sera ad Ibiza si era pian piano trasformata in odio, alimentato dal caratterino per nulla domabile di Frank.
Al pensiero degli occhi del ragazzo, quel bastardo del suo cuore si fece sentire di nuovo.
- Ecco, vedi?- si battè una mano sul petto. – Non ne vuole sapere di stare zitto.-
- Il cuore fa dei brutti scherzi, a volte.-
Bre la guardò con sospetto, ma fece finta di nulla. Qualunque cosa lei avesse in mente, gliel’avrebbe detto non appena se la sarebbe sentita. Era quello il segreto della loro complicità e della loro amicizia.
Giddy parcheggiò nel vialetto davanti a casa, e scese dall’auto, accendendosi una sigaretta. Aveva la strana sensazione di essere osservata.
- Hey, bellezze.-
Le due ragazze si voltarono. Dall’altro lato della strada erano appena scesi da un suv nero Gerard e Frank, che stavano avanzando verso di loro.
Ma che palle.
Bre alzò gli occhi al cielo. Com’è che se li erano appena ritrovato sotto casa? Era una maledizione, sicuramente. Dovevano aver fatto qualcosa di male nella loro vita, perché il Karma in quel momento si stava abbattendo su di loro.
- Però, che posticino.-
Frank stava osservando meravigliato la deliziosa casetta bianca che si affacciava sulla spiaggia. Indossava una giacca di pelle nera, e il modo in cui camminava ricordava molto John Travolta in Grease.
- Ma guarda chi abbiamo qui. Denny Zucco e Jack Scheletro.-
Bre si accese una sigaretta, guardando con aria di sfida i due ragazzi.
- Perché io Jack Scheletro?- chiese Gerard.
- Perché sembri un cadavere, così pallido.-
- La ragazzina punge.-
Giddy si voltò, guardando Frank esasperata.
- La ragazzina, qui, si è stufata di Peter Pan.-
Scoppiarono tutti e quattro a ridere. Gerard notò quanto fosse facile scherzare con loro. Nessuno di loro poteva saperlo, ma in quel momento quattro cuori battevano all’impazzata, cercando di sfondare la loro gabbia toracica.
- A parte gli scherzi.- disse Giddy, torturandosi i capelli. – Come mai siete qui?-
- Vi abbiamo pedinate.-
- Ah, abbiamo Sherlock Holmes e il fedele Watson, qui.-
Frank si avvicinò a Giddy, prendendola per un polso.
- Non credevo fossi così divertente, Giddy.-
- Non sai tante cose, di me.-
Il ragazzo si allontanò, facendo cenno a Gerard di spiegarsi.
- Beh ecco..- cominciò lui, torturandosi i capelli neri. – Volevo scusarmi per..-
- Per non avermi detto che ti stavi sposando?- lo stomaco di Giddy si attorcigliò. – Tranquillo, non è successo nulla. Come vedi non mi sono suicidata non ha significato nulla nemmeno per me.-
Gerard si sentì malissimo, a quelle parole. Cominciò a respirare in fretta, cercando di rimanere concentrato sul discorso che si era preparato. Ma nella sua testa rimbombavano solo quelle parole.
Non è successo nulla.
Non ha significato nulla nemmeno per me.
- Sono.. sono felice di sentirtelo dire.-
Giddy annuì, esibendo un sorriso falso. Ma che cosa avrebbe dovuto dire? Non sapeva nemmeno lei il perché di quel fastidio, di quella sensazione spiacevole.
- Bene, ora che siamo tutti di nuo /> Il cuore di Giddy ebbe un se di andare a berci un drink?-
Frank prese Bre a braccetto, che dopo tre secondi gli tirò una sberla e si staccò da lui.
- Puoi anche andartene, tesoruccio.-
- E dai, Bre. Un drink solo. Scommetto che dopo metà cocktail sei già ubriaca.-
Gerard scosse la testa. Non conosceva molto bene quella ragazza, ma aveva capito che era meglio non farla arrabbiare.
- Ma chi ti credi di essere, Frank Iero? Io ti batto quando vuoi!-
Frank si avvicinò a lei, sfiorandole leggermente una spalla.
- Domani sera, al White Party?-
Bre si voltò verso Giddy, che annuì.
- Tu, uomo che stai per sposarti, ci stai?-
Giddy non sapeva perché avesse chiesto anche a Gerard di unirsi a loro. Sapeva solo che in quel momento era la cosa giusta da fare.
Lui la guardò negli occhi, annuendo.
Perché batti così forte, maledetto?
Bre guardò sconcertata lo scambio di battute tra la sua migliore amica e Gerard, poi tornò a rivolgersi a Frank.
- Domani sera, alle nove.-
- Affare fatto, baby.-
Perché batti così forte, maledetto?
Frank fece cenno a Gerard, che lo seguì, agitando la mano per salutare le ragazze. La sera dopo, le avrebbero riviste. La scusa di Frank era stata geniale.
- Frankie, caro!-
Il ragazzo si voltò, mentre Bre scoppiava a ridere.
- Guarda che non siamo più negli anni ottanta, comunque.-
Il dito medio di Frank era più che eloquente.
Quei due si piacevano. Era inevitabile.
 
***
Ed eccomi qui con il terzo capitolo. Spero vi piaccia. Devo dire che questa storia comincia ad entusiasmare anche me. Ho tante idee nella mia testa, che prenderanno forma. Qui Gerard è decisamente più allegro, complice anche il caratterino di Frank. Un Frank che mi ricorda molto il Damon di Vampires Diaries, da cui ho preso ispirazione! *__*
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 4
*** La storia si ripete ***


Gerard infilò la chiave nella toppa della porta di casa sua, fischiettando allegramente. Frank era davvero un genio nel rimediare gli appuntamenti, doveva ammetterlo. Quelle due avevano un caratterino difficile, ma dopo una bella bevuta probabilmente sarebbe andato meglio.
Sorrise di gusto pensando che l’ultima volta che si era ubriacato le cose erano decisamente andate meglio.
La casa sembrava vuota, con suo sollievo. Non aveva proprio voglia di sentire le lamentele di Lynz e il doverle spiegare perché usciva con Frank. Che cosa avrebbe potuto dirle? “Scusa sai, ma la ragazza con cui ti ho tradito ad Ibiza mentre ero ubriaco mi interessa davvero.”
Si fermò, compiaciuto di se stesso. Stava cominciando a diventare ironico, e la cosa gli piaceva molto. Basta depressione, basta piangersi addosso. Da quel momento in poi sarebbe cambiato tutto. A partire dal colore dei capelli.
- Dove sei stato?-
La sua felicità era durata troppo poco. La sua ragazza era seduta sul divano con un aperitivo in mano; al suo fianco, Jessica, la sua migliore amica dai tempi del liceo, sorseggiava una birra e mangiucchiava qualche patatina.
Sul divano bianco.
Gerard sbuffò; tutta l’euforia che aveva avuto era svanita non appena aveva visto le gambe tatuate di Lynz e la sua minigonna sempre troppo corta.
- In giro con Frank.-
Cercando di non farsi notare, appoggiò le chiavi della macchina sulla mensolina di fronte allo specchio e voltò le spalle alle due donne. Aveva decisamente bisogno di una doccia e di una bella rassettata. Quella sera doveva essere in forma, se voleva tenere testa a Giddy.
- Io e Jessica stasera andiamo al cinema, tu vieni?-
- Ehm, no. Veramente, avrei un appuntamento con Frank.-
Non appena disse così, fece una smorfia disgustava. Non suonava proprio bene, sembrava che avesse davvero un appuntamento romantico con il suo migliore amico; la cosa non era sfuggita alle due donne, che ridacchiavano fastidiosamente tossicchiando e indicandolo.
- Va bene, allora vai pure al tuo appuntamento.-
Gerard salì le scale di corsa, sollevato di non dover sentire più quelle due donne chiacchierare come galline in amore.
Si passò una mano tra i capelli scuri e cominciò a spogliarsi lentamente, guardandosi allo specchio. Non era mai stato figo, non come gli attori che vivevano di fianco a lui, lì ad Hollywood, e non ne aveva mai sentito la necessità. Si andava bene così com’era. Il fisico asciutto, la pelle candida, i capelli spettinati. Dopo tutto era una rock star, non un pappone sfigato che recita in quei film idioti ed è buono solo di far vedere i muscoli.
Aprì il getto della doccia e si infilò sotto. L’acqua calda scorreva sulla sua pelle e gli lasciava una bellissima sensazione di benessere, portandosi via anche tutti i suoi pensieri. L’unica cosa a cui riusciva a pensare erano gli occhi di Giddy. Scosse la testa, cercando di togliersi anche quel pensiero dalla testa, ma non voleva andarsene.
Mentre si stava insaponando, con gli occhi chiusi, si ritrovò a pensare alla pelle morbida della ragazza, sotto le sue mani, ruvide dalla sabbia. Inspiegabilmente si ritrovò eccitato sotto la doccia, senza che lo volesse. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, il vetro della doccia si aprì e comparve Lynz ancora tutta vestita. Gettò un’occhiata alle sue parti passe e sorrise.
- Stavi pensando a me?-
Si stava per infilare nella doccia, quando una mano di Gerard la fermò.
- No.-
- Come no?-
- Ti ho detto no, capisci? Fammi finire la doccia, sono in ritardo.-
La donna lo guardò un po’ arrabbiata, ma poi si voltò ed uscì dal bagno. A Gerard non importava che si fosse offesa. Così non potevano andare avanti. Lui non l’avrebbe presa in giro ancora.
Uscì dalla doccia e si diresse verso l’armadio. Aveva pochi vestiti. Lui e Lynz non avevano mai avuto la passione per lo shopping e quindi la scelta era decisamente ristretta.
Alla fine, scelse di indossare un paio di jeans chiari, una camicia a maniche corte, un gilet nero e le sue inseparabili converse. Si guardò allo specchio, abbastanza soddisfatto di se, prese il telefono ed inviò un messaggio a Frank.
- Buona serata, allora.-
Lynz gli aprì la porta, mentre lui usciva di fretta. Le sorrise, poi si fermò un attimo, prendendola per un braccio.
- Poi dobbiamo parlare, ok?-
La donna annuì, lasciandolo andare.
Aveva già capito che cosa dovevano dirsi.
 
Coglione, io sto partendo. Ci vediamo tra un quarto d’ora da te.
- Oh merda!-
Frank era arrivato prima di Gerard a casa, ed era ancora così. In boxer, steso sul divano a guardare la partita di football più noiosa della storia. Con una birra in mano e le alette di pollo speziate nell’altra. Se qualcuno l’avesse visto, non avrebbe mai pensato che fosse il geniale chitarrista dei My Chemical Romance.
Ma a lui, in casa, piaceva stare comodo. E per lui comodo significava indossare i boxer di Superman, regalo di sua nipote Stacey.
- Maledetto Gerard e la sua dannata puntualità.-
Si guardò intorno. C’era troppo casino. Il giorno dopo avrebbe dovuto rimediare, di certo. Non poteva continuare a vivere in quel porcile. Meno male, che quando portava a casa le ragazze erano troppo attente a lui per osservare la casa, altrimenti sarebbero scappate a gambe levate, con la paura di aver contratto la lebbra.
Si alzò lentamente; sembrava un bradipo in letargo. Gettò l’ultima aletta di pollo nel contenitore che aveva trovato in frigo e con un sorso finì la birra, depositandola poi per terra. Meno male che i suoi cani avevano le loro cucce in giardino, altrimenti quella casa sarebbe stata invivibile.
- E’ ora di andarsi a fare la doccia, caro Frankie.-
Si infilò nel corridoio, forse l’unica cosa in ordine della casa, dove c’erano svariati premi vinti e tutta la sua collezione di chitarre. Non avrebbe mai permesso che quelle si sporcassero, mai.
Sorpassò una montagna di vestiti accatastati a caso, e storse il naso. Da quanto tempo non faceva una lavatrice? A giudicare dall’odore, troppo. Il giorno dopo si sarebbe messo d’impegno e avrebbe pulito la casa da cima a fondo.
Si infilò finalmente sotto il getto della doccia e cominciò a fischiettare allegramente. Non vedeva l’ora di uscire con quelle due pazze scatenate delle loro nuove amiche. Bre, in particolare, aveva un caratterino che lo irritava e lo eccitava allo stesso tempo. Provava l’impulso di prenderla a schiaffi e contemporaneamente prenderla lì, ovunque fossero stati. Era una cosa micidiale, per lui. Una cosa che si sarebbe dovuto levare dalla testa. In fondo, era solo una ragazza come tutte le altre, perché ne era così ossessionato?
Doveva averla, e avrebbe usato tutte le sue armi da seduttore per riuscire nella sua impresa.
In fondo, quella sera, si sarebbero ubriacati.
E quale occasione migliore?
Uscì dalla doccia fischiettando ancora, frizionandosi i capelli con un asciugamano. Si infilò in camera e cominciò a rovistare sulla montagna di vestiti ammassata sulla sedia.
Poco dopo, estrasse dalla pila traballante quello che cercava, tutto soddisfatto.
Una maglietta spiegazzata dei Green Day e un paio di jeans scuri. Ai piedi, le sue fedeli Nike. Perfetto!
Prese un po’ di gel e si sistemò i capelli, spettinandoli più che poteva. L’effetto “disordinato” piaceva un sacco alle ragazze.
In quel momento, suonò il campanello.
- Arrivo!-
Si fiondò alla velocità della luce ad aprire alla porta. Rimase a bocca aperta. Il suo migliore amico si era vestito come una persona normale e sembrava quasi figo.
- Uhm, ti ha colpito un meteorite?-
- Io non avrò senso dello stile, Frankie, ma tu non hai senso dell’ordine.- con una mano indicò il casino sparso per la casa. – Ti rendi conto che i maiali vivono meglio?-
- Senti, Karl Lagerfeld dei miei stivali, smetti di rompere i coglioni.-
Gerard lo guardò come se avesse appena parlato elfico antico.
- Karl chi?-
Frank scosse la testa.
- Karl Lagerfeld è il capo esecutivo di Chanel.. oh, ma cosa te lo dico a fare.-
Gerard per poco non scoppiò a ridere. Da quando il suo amico era diventato un fan dell’alta moda? Si guardò intorno, per vedere se nel casino sparso c’erano anche quei giornali di moda che Lynz leggeva praticamente ogni giorno.
- Da quando ti intendi di moda?-
- Da sempre. Mia madre era appassionata. Ma ovviamente con voi non posso parlarne, mi guardereste male. Come quando vi parlo di libri che voi nemmeno conoscete.-
- In effetti..-
Frank sbuffò e, dandosi un ultima occhiata veloce, prese il portafogli, il telefono e le sigarette e uscì dalla porta principale.
- Muoviti cazzone, o faremo tardi!-
Gerard sorrise. Era abituato alle pazzie di Frank. Quel ragazzo non faceva che sorprenderlo, ed era merito suo se era uscito dal periodo più buio della sua vita.
Sospirando, si chiuse la porta alle spalle, salendo in macchina.
Chissà che cosa avrebbero combinato in quella serata.
 
- Bre, mi presti il tuo rossetto?-
Giddy passò l’eye liner con decisione sulle palpebre, per poi ricalcarne i contorni con la matita nera. Cercò il mascara nel suo enorme beauty case, che avrebbe potuto benissimo fare invidia a una qualunque profumeria.
Poco dopo, Bre arrivò, una scarpa in mano e l’altra già nel piede. Barcollava, ed era buffissima. A Giddy scappò una risata allegra.
- Sei un sacco bella così.-
La ragazza sorrise timida, guardandosi allo specchio. Si, non era niente male.
Un paio di shorts neri, una canotta grigia e quelle meravigliose scarpe verde acqua comprate da Topshop a Londra.  Si avvicinò a Giddy e posò di fianco a lei il suo rossetto rosso, sorridendole di nuovo.
Giddy aveva appena preso il ferro in mano ed ora stava modellando i suoi capelli in modo da renderli mossi e spumosi. Il suo vestito nero, cortissimo, la slanciava e quei tacchi vertiginosi color crema la rendevano bellissima.
- Vieni qui.-
Bre si avvicinò e si lasciò acconciare i suoi capelli dalla sua migliore amica; non permetteva a nessuno di toccarli, solo a lei.
- Sei emozionata?-
- Chi, io?- Bre scoppiò a ridere. – Ci mancherebbe solo! Emozionata di cosa?-
- Dai, Bre, non dirmi cazzate. Si vede lontano un miglio che ti piace.-
La ragazza arrossì. Odiava essere così trasparente, soprattutto per quanto riguardava i suoi sentimenti verso un altro ragazzo. Odiava essere debole e abbandonarsi alle emozioni, per questo si nascondeva dietro alla maschera di fredda e sarcastica ragazza.
Anzi, ragazzina, per come la pensa Frank.
- E tu invece, che mi dici? C’è del tenero?-
- Ma quale tenero? Ma dove? Si deve sposare, è un traditore, questo è il punto.-
- Ma ti piace!-
Giddy annuì. Certo che gli piaceva, gli piaceva eccome.
- Ma stavolta dovrà soffrire un pochetto.- il sorriso maligno che apparve sulla faccia della ragazza era inequivocabile. – Già la prima volta gliel’ho data vinta subito.-
- Per essere precise.. Gliel’hai data subito, no?-
Giddy le tirò un pugno, facendole la linguaccia, ma sapeva che non aveva poi tutti i torti. Di solito, non si concedeva così presto, anzi.. Ma con Gerard era scattata subito la scintilla, ed era stata attratta da lui come mai prima d’ora. Quegli occhi verdi erano una specie di calamita difficile da ignorare.
- Sei una cretina, ecco!-
Bre scosse la testa e prese la sua borsa borchiata, frugandoci un attimo dentro. Dopo poco, trovò quello che cercava. Prese una sigaretta e la accese, aspettando che Giddy finisse di farsi i capelli.
- Me ne passi una? La borsa è di la.-
Bre annuì, poi si sdraiò sul loro letto, aspirando un po’ di fumo e pensando.
Era una serata come un’altra, ma il suo cuore batteva più del necessario. Era una situazione inafferrabile, della quale le sfuggivano i contorni. Che cosa volevano, quei due? Gerard stava per sposarsi e Frank era un donnaiolo.
Una notte e basta? Illudendole per bene, a quanto pareva, perché nessuna delle due l’avrebbe mai ammesso, ma ci erano già dentro fino al collo.
Bre si chiese se era possibile farsi coinvolgere così tanto in così poco tempo. Eppure, a quanto pareva, era ciò che era successo a loro.
Continuò a fumare la sigaretta, che si consumava tra le sue dita come si stava consumando il suo cuore, a forza di battere.
Giddy si  sedette al suo fianco, posandosi una mano sul petto.
- Non la smette di battere, lo stronzo.-
- Neanche il mio.-
Si sorrisero. Incredibile come condividessero anche le più piccole emozioni. Era tipico di due persone che legano la loro anima indissolubilmente.
Tipico loro.
- Sta volta, però, non mi farò sopraffare dal cuore. Deve vincere la testa.-
Giddy era convinta. Non si sarebbe lasciata andare. Se Gerard la voleva, doveva penare, per lo meno, e lei lo avrebbe fatto ammattire.
In fondo era un gioco divertente. Ed anche pericoloso.
In quel momento il campanello suonò. Le ragazze si alzarono in piedi, quasi sbattendo tra di loro, presero le borse ed uscirono.
Frank e Gerard rimasero a bocca aperta; se possibile, quelle due ragazzine erano ancora più sexy e provocanti di quando le avevano conosciute ad Ibiza. Non era normale.
Gerard si torturava le mani e si stava imponendo di non saltare addosso a Giddy o sarebbe passato come un pervertito.
A Frank si era asciugata la bocca.
- Chiudi la bocca, altrimenti le mosche entrano.-
Bre gli sorrise e lo salutò allegramente, mentre lui tentava di capire che cosa volesse dire con quella battuta. Poi si ricordò di avere la bocca aperta, e la chiuse immediatamente.
. Ma guarda, c’è anche Giuda.- il tono di Giddy era amichevole, nonostante lo stesse prendendo in giro. – La tua futura moglie sa che sei qui.-
- No.-
Giddy scoppiò a ridere e lo prese sotto braccio.
- Devi imparare a dire la verità, altrimenti il Karma si abbatterà su di te!-
- Dove ci portate stasera?-
Frank e Gerard si guardarono, credendo di avere in pugno la situazione.
- E’ una sorpresa.-
 
- Un locale sulla spiaggia? Molto originale.-
- Zitta bimba! Che ne sai dove ti stiamo portando?-
Bre tirò uno sberlone a Frank, che si spostò subito. Quella ragazza era pericolosa.
- Chiamami di nuovo bimba e ti schiaccio gli attributi.-
- Tanto non gli servono!-
- Gerard, brutto stronzo, non ti ci mettere anche tu!-
Erano arrivati a Venice Beach, uno dei quartieri più belli di Los Angeles e ora stavano camminando sulla spiaggia da circa un quarto d’ora. Frank faceva strada, perché il posto l’aveva scelto lui. In macchina non avevano fatto altro che punzecchiarsi a vicenda, facendosi però delle grandi risate.
Frank si avvicinò ad una scala che portava ad una porta costruita direttamente su una duna di sabbia.
- E comunque, Bre, non è un pub sulla spiaggia. È un pub sotto la spiaggia.-
Giddy e Bre si guardarono perplesse, mentre entravano in questo fantomatico pub sotto la spiaggia.
Un lungo tunnel di quello che doveva essere cemento, decorato con luci psichedeliche, portava ad una sala più ampia, effettivamente sotto la spiaggia, dalla quale partiva musica rock. Il locale era già affollatissimo, ma i ragazzi riuscirono a trovare un tavolo per quattro. Frank ordinò subito una decina di shot alla tequila e vodka, per riscaldare l’atmosfera.
- Allora fai sul serio!-
- Non sono mica uno che si tira indietro, bellezza.-
Frank si avvicinò a Bre, accarezzandole i capelli, lei gli tirò una sberla sulla mano e si allontanò di qualche centimetro.
- Devi smetterla di picchiarmi.-
- E tu devi smetterla di avvicinarti con quelle manacce tatuate.-
- BAMBINI, STOP!-
Tutti si fermarono a guardare Giddy, che alzò le spalle.
- Sono arrivati gli shot.-
In pochi minuti, il tavolo si riempì di bicchieri e bicchierini; tequila, vodka, gin, cocktail, bottiglie di birra e ruhm.
Un’ora dopo, Giddy e Bre erano salite in piedi sul tavolo di legno e avevano cominciato a scatenarsi al ritmo di musica, mentre Frank e Gerard, con la mente abbastanza annebbiata li guardavano con la bocca aperta senza riuscire a scandire una parola.
Giddy e Bre stavano diventando l’attrazione del locale. Si erano tutti riuniti intorno al loro tavolo, e le guardavano ballare ridendo ed urlando come solo una massa di ubrachi sa fare.
Giddy si abbassò, chiamando Gerard.
- Dai, vieni anche tu!-
Senza aspettare risposta, lo trascinò sul tavolo e cominciò a farlo ballare, volteggiandogli intorno come se fosse stato un palo della lap dance.
Gerard ringraziò di essere ubriaco, perché da sano molto probabilmente se la sarebbe fatta sul tavolo del locale.
Nel frattempo, anche Frank era salito e si era tolto la maglietta dei Green Day, che ora penzolava sudaticcia dalla sua testa, per la gioia delle ragazze che erano li, che ammiravano il fisico tatuato del ragazzo.
In preda all’alcool, Bre prese un cubetto di giacchio e se lo infilò in bocca, continuando a muoversi sensuale verso Frank.
- Prendi il cubetto.-
Frank non se lo fece ripetere due volte. Le prese la testa tra le mani e la baciò, cercando con la lingua il cubetto di ghiaccio, mentre Bre si faceva baciare per assecondare quel giochino sensuale che lei stessa aveva ideato.
Inspiegabilmente, il cuore della ragazza fece una capriola, e lei spinse via il ragazzo, tenendosi il cubetto di ghiaccio.
- Maiale!-
- Ma me l’hai chiesto tu!-
- Si, si, tutte scuse!-
Dopo circa due ore, uscirono dal locale barcollando. Non erano certo in grado di guidare, in quelle condizioni.
Mentre Bre chiamava due taxi, e Frank fumava sdraiato sulla spiaggia, Gerard si avvicinò a Giddy.
- Anche se sono ubriaco, posso dirti che sei bellissima?-
La prese per i fianchi, guardandola intensamente negli occhi.
Giddy si avvicinò, lasciandosi sfiorare le labbra, poi si allontanò, ridendo.
- Troppo facile, signor Way.-
Giddy cominciò a correre per la spiaggia, seguita da Gerard. Bre poteva sentire le loro risate, mentre si sedeva vicino a Frank.
- Bella serata, davvero.-
- Mi hai smerdato di nuovo.-
Bre si sdraiò accanto al ragazzo, ridendo silenziosamente.
- Se te la dessi vinta subito, che gusto ci sarebbe?-
Gli allungò un bacio sulla guancia, alzandosi velocemente.
-Dì a Giddy che la aspetto al taxi.-
Frank non disse nulla. Si toccò con la mano la guancia, quasi non ci credesse che quelle labbra delicate si fossero posate in quel punto di loro spontanea volontà.
Afferrò un po’ di sabbia.
Inafferrabile.
Quella ragazza lo era, e lo stava facendo impazzire.
Ma prima o poi l’avrebbe avuta vinta.
Poco più in la, Gerard era riuscito a prendere Giddy e a scaraventarla sulla sabbia, sotto il suo peso.
- La storia si ripete.-
Il ragazzo si avvicinò al suo collo, annusando il suo profumo.
- Hai lasciato la tua donna?-
- No-
Giddy se lo scrollò di dosso, facendolo rotolare sulla sabbia. Lo guardò dall’alto, con uno sguardo misto tra l’incazzato ed il deluso.
- Allora non si ripeterà proprio un bel niente. Ciao Gerard.-
Fece per andarsene, ma lui la prese per un braccio.
- E se la lascio? Mi assicuri che ci sarai?-
Giddy alzò le spalle.
- Mah, chi lo sa…? Forse si, forse no. È bello tenerti sulle spine.-
Lei gli sorrise, poi se ne andò saltellando.
Gerard rimase con un pugno di mosche, ma una grande adrenalina ed eccitazione. Quella ragazza l’avrebbe fatto impazzire, lo sapeva già.
Si chiese se ne sarebbe valsa la pena. Mentre la guardava raggiungere la sua migliore amica e salire sul taxi, sapeva già la risposta.
Ne valeva decisamente la pena.
 
***
Ma ciao a tutti! Sono tornata!
Ecco un nuovo capitolo, molto simpatico secondo me! Le nostre ragazze li stanno facendo impazzire, o no? Hanno anche le loro ragioni, comunque. E poi, sembra che ai due ragazzi la cosa non dispiaccia affatto.
Vi ringrazio per tutti i vostri commenti, o anche semplicemente voi che leggete!
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.
 

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Capitolo 5
*** Bad Day, Good Day ***


Il telefono squillava senza sosta da circa dieci minuti. La casa era immersa nel buio e nel silenzio totale. L’unico rumore era quella musichetta assordante che proveniva dal Blackberry nero, appoggiato casualmente sul comodino.
Giddy aprì gli occhi, ma tutto quello che vide fu una massa indistinta di luci e colori. Il suono perforante che proveniva dalla sua destra non faceva altro che peggiorare il suo mal di testa.
Ci volle un po’ per capire che quel suono era lo squillo del suo cellulare.
Allungò la mano a tentoni e prese il telefono, schiacciando il tasto verde.
- Pronto?- La sua voce era impastata. Si sentiva ancora in bocca il gusto della tequila, e per un attimo fu tentata di correre a vomitare.
- Giddy, ma dove cazzo siete? Hai idea di che ore sono?-dall’altra parte del telefono, Kim, la loro assistente, sbraitava come una pazza.
La ragazza guardò distrattamente l’orologio digitale sul comodino e sbiancò.
Merda.
Le undici e mezza.
- Scusa, Kim. È che ieri sera abbiamo avuto un contrattempo.-
- Vi siete date alla pazza gioia di nuovo? Cosa dico ai clienti?-
Giddy si portò la mano libera alla tempia, respirando. Di certo, lei non era nelle condizioni di andare a lavorare e nemmeno Bre doveva esserlo.
- Di che siamo fuori città per un impegno improvviso, per favore. Noi ci vediamo domani.-
- Ok, ma ti prego, domani vedete di esserci. Non posso fare tutto da sola.-
Giddy buttò il cellulare per terra e con una lentezza disumana si alzò, andando in bagno. Si guardò allo specchio, spaventata.
Aveva un paio di occhiaie profonde e la pelle tirata e pallida. Le sbronze non le facevano per niente bene. Socchiuse gli occhi, sciacquandosi la faccia nel lavandino, sospirando quando la sua pelle venne a contatto con l’acqua fresca.
- Chi era al telefono?-
Bre era sulla porta, con i capelli scompigliati e l’aria di una che non aveva dormito tutta la notte. Superò Giddy e si mise a sedere per terra, con la testa stretta tra le mani.
- Merda, giuro che una sbronza così non l’avevo mai presa.-
- Hai dormito, almeno?-
Bre la guardò storto. Non era riuscita a chiudere occhio. Aveva pensato e ripensato a quello che era successo la sera precedente. Sorprendentemente, si era divertita. Frank Iero era un pazzo scatenato, senza regole. L’aveva coinvolta nei suoi balletti deliranti, facendola divertire come non succedeva da tanto tempo.
Come non succedeva dai tempi di Matt.
- Ho pensato tutta la notte a Frank.-
Giddy scoppiò a ridere, prima di rendersi conto che la testa le faceva davvero male.
- Non ti piacerà quel pazzo, spero!-
Bre non rispose. Si limitò a scuotere la testa. A lei non piaceva nessuno. Si era solo divertita tanto con qualcuno che poteva considerare suo amico.
- No, è solo simpatico.-
- Certo, ci credo.-
Le due ragazze si alzarono e si diressero in cucina. Bre aprì uno scaffale, dal quale prese dell’aspirina, che sciolse in due bicchieri.
- Comunque, ti ci vedo con lui. Siete pazzi uguali.-
- Per favore.-
- Perché, non è vero? Dai, ammettilo. Quel ragazzo è simpaticissimo. Un po’ arrogante, è vero, ma simpaticissimo!-
Giddy aveva desiderato per tutta la vita un tipo così per Bre.
- E tu, allora? Cosa mi dici di Gerard.-
Fu Giddy sta volta a scuotere la testa.
- Ci prova, ma io non ci sto. Mi diverto a farlo penare, dopo quello che è successo ad Ibiza. Non è il mio tipo.-
Non è vero, e lo sai. Il problema è che è fidanzato.
Bre bevve d’un fiato la sua acqua, poi si sedette per terra. Lei ed il pavimento avevano un rapporto speciale, quel giorno.
 - Ma smettila! Lo so che non gli resisterai ancora a lungo.-
- Vogliamo scommettere?-
Giddy odiava perdere, ed essere contraddetta. Aveva sbagliato una volta, non l’avrebbe fatto mai più. Gerard poteva rimanere tranquillamente un suo amico, e lei poteva tranquillamente giocare con lui, senza che nessuno dei due si facesse male.
Bre, intanto, si era alzata per andare a prendere le sigarette nella sua borsa. Al ritorno, aveva in mano un telefono che non era il suo.
- Da quando in qua hai l’Iphone?-
Bre alzò le spalle.
- Non è mio, è di Frank. Mi aveva chiesto di tenerglielo nella mia borsa, ma deve esserselo dimenticato.-
Bene, un problema in più. Che pessima giornata.
 Giddy allungò la mano, per farsi dare il cellulare.
- Che vuoi fare?-
- Beh, ci deve essere il numero di Gerard,no? Chiamiamolo, e facciamolo venire a riprendere il telefono del suo amico.-
La ragazza digitò qualche tasto, finchè soddisfatta non trovò quello che cercava e premette il tasto di chiamata con decisione.
Poco dopo, rispose una voce ancora mezza addormentata.
- Frank, che cazzo vuoi? Ti ho lasciato un biglietto sul tavolo.-
- Non sono Frank, mi dispiace.-
Dall’altra parte del telefono, il ragazzo tossicchiò.
- Se volevi risentirmi, bastava che mi chiedessi il numero. Non c’era bisogno di rubare il cellulare a Frank.-
Giddy sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. Borioso, noioso e arrogante.
- Avrei preferito evitare questa conversazione. Frank ha dimenticato il telefono nella borsa di Bre. Potete venire a riprendervelo?-
- Lo sapevo che non saresti riuscita a stare troppo lontano da me.-
A Giddy stava venendo un esaurimento nervoso. Lo avrebbe volentieri picchiato, se fosse stato davanti a lei.
- Senti, super star, o venite a riprenderlo o si fa un tuffo nell’oceano.-
- Ok, ok. Io ora non posso, sono dal parrucchiere. Ci vediamo a casa di Frank tra mezz’ora.-
Sempre sbuffando, Giddy prese in mano una penna e scrisse sul palmo della sua migliore amica l’indirizzo di Frank.
- Bene a dopo.-
- Giddy?-
La ragazza sbuffò per l’ennesima volta.
- Che c’è?-
- Non vedo l’ora di vederti.-
La ragazza chiuse la conversazione senza rispondergli. Aveva un diavolo per capello. Chi si credeva di essere quell’insopportabile ragazzo?
Solo perché era un cantante, non voleva dire che tutti fossero disposti a fare quello che voleva lui.
Arrogante, imbecille, cretino.
La ragazza cominciò a vestirsi, sotto lo sguardo preoccupato della sua migliore amica che la guardava preoccupata.
- Che c’è? Perché mi hai scritto un indirizzo sulla mano?-
- Preparati, perché tra mezz’ora dobbiamo essere a casa di Frank.-
Bre spalancò la bocca ma non disse nulla.
Era decisamente una pessima giornata.
 
Frank Iero si considerava un’anima libera, uno spirito selvaggio che vagava senza bisogno di un rapporto stabile. Nella sua vita aveva avuto tante donne, ma mai una fidanzata. Non era come Gerard, che si perdeva nell’universo femminile, cercando di capire come funzionava la loro testa. Lui si divertiva e basta; in molte lo chiamavano stronzo, ma lui si definiva semplicemente un “amante della vita”. I rapporti stabili non facevano per lui. Non era mai stato attratto mentalmente da una donna.
Non prima di incontrare Bre, almeno.
Quella ragazzina tutto pepe, oltre che ad essere davvero graziosa, era un concentrato di energia e intelligenza, chiasso, pazzia e un pizzico di sarcasmo. L’aveva stregato, quella sera ad Ibiza, e continuava a farlo.
Come la sera prima. Aveva sperato che l’alcool mettesse un freno alle sue inibizioni, così da riuscire a conquistarla, e invece lei l’aveva sorpreso ancora, ridendogli in faccia e spingendolo via, facendolo cadere nella sabbia.
Incredibile. Una volta, una ragazza così l’avrebbe ignorata, adesso invece, non vedeva l’ora di rivederla. Anche solo per scherzare con lei.
Si sentiva impotente, ed era una sensazione nuova per lui. Frank Iero aveva battutine per tutto e per tutti, ma con lei rimaneva senza parole.
Si era alzato da poco, ancora parecchio scombussolato dalla sera prima, e aveva trovato un biglietto di Gerard che gli diceva di essere andato dal parrucchiere.
Chissà che cosa sta combinando quel cretino.
Portò l’enorme tazza di caffè alla bocca e ne bevve un sorso, beandosi dell’odore della caffeina che lo inebriava.
Ecco, Bre era come la caffeina.
Dannosa per la salute, ma non potevi farne a meno.
Si guardò intorno, e si sentì quasi mancare. Quella casa era un totale casino. Aveva un sacco di cose da fare, per migliorare quel posto. Per prima cosa, doveva imbiancare, poi, doveva comprarsi un armadio, tanto per non tenere i vestiti tutti ammassati per terra. E doveva ricomprare il divano.
Mentre si annotava a mente tutte le cose da fare, qualcuno suonò il campanello.
- Arrivo.-
Saltellò per la casa, evitando gli ostacoli creati dai suoi vestiti e le sue scarpe, e andò ad aprire. Con grande sorpresa, si ritrovò davanti Bre e Giddy, che sorridevano quasi forzatamente.
- Questo è totalmente inaspettato.-
- Già, dillo a noi. Ci fai entrare o no?-
Frank sorrise e con un gesto le chiamò dentro. Le due ragazze entrarono e rimasero scioccate dal casino che c’era in quel posto. Frank poteva anche essere un musicista famoso, su questo non c’erano dubbi, ma era un casinista di prima categoria. Bre si mise le mani tra i capelli. Neanche lei era arrivata a tanto, e dire che era disordinata.
- Questa è casa tua?-
- Non vedo nessun altro qui.-
Bre scoppiò a ridere, sedendosi sulla prima sedia disponibile.
- Ti rendi conto del casino che c’è qua dentro?-
- Uhm.. si, in effetti stavo aspettando Gerard proprio per cominciare a mettere in ordine.-
Giddy lo guardò quasi impietosita, poi tirò fuori dalla sua borsa il cellulare del ragazzo, passandoglielo.
- Comunque, siamo venute qui per ridarti questo.-
- Oh, grazie! Non me n’ero nemmeno accorto.-
- Te lo credo, con questo casino!-
Bre si era alzata e stava ispezionando la casa come se fosse stata un ispettore dell’igiene. Il lavello era pieno di piatti sporchi, anche di qualche giorno, ci mancava solo che cominciassero a volare le mosche.
- Si, sono disordinato, ma perché sono un uomo.-
- Hai proprio bisogno di una donna, allora.-
Frank si alzò dalla sedia velocemente, e la prese per in braccio, tirandola a se.
- Vorresti essere tu, eh? Ammettilo.-
- Nemmeno morta.-
I due ragazzi si guardarono in cagnesco per un po’; Bre, se avesse potuto, l’avrebbe fulminato con il sguardo. Frank, invece, l’avrebbe tranquillamente sbattuta sul tavolo della cucina.
- La volete smettere voi due? Bambini dell’asilo.-
Giddy si era accesa una sigaretta e aveva sbuffato, ma sotto sotto era divertita da quella situazione. Difficilmente Bre trovava qualcuno che riuscisse a metterla in difficoltà e a farla capitolare; Frank ci stava riuscendo benissimo, a quanto pareva.
- So che ti annoi perché non c’è Gee.-
Giddy si alzò, guardando dall’alto Frank. Non era molto alta, ma con i dodici centimetri di tacco che si era messa quella mattina, lo sovrastava facilmente.
- Sentimi bene, nano. Io sono dalla tua parte, ma non osare dire mai più che mi piace il tuo amico.-
Il tono falso minaccioso della ragazza lo fece sorridere. Stava per ribattere, quando il campanello suonò di nuovo.
- Ti ha salvato il campanello.-
- Gne gne.-
Sulla porta c’era Gerard, appena tornato dal parrucchiere. E il risultato non poteva essere più evidente.
Capelli rosso fuoco.
Frank lo guardò a bocca aperta mentre entrava e si toglieva la giacchetta di pelle nera, sorridendo alle due ragazze. Non sapeva se ridere o se piangere per il cambiamento repentino del suo migliore amico.
Bre soffocò una risata, girandosi dall’altra parte e facendo finta di cercare qualcosa nella borsa.
Giddy lo guardò, per un attimo seria, poi gli scoppiò a ridere in faccia. Rideva così tanto che rischiò di cadere dalla sedia.
- Perché stai ridendo come una pazza?-
La ragazza si asciugò una lacrima che faceva capolino dall’occhio destro.
- Chi volevi imitare? Rihanna, o la Sirenetta? Perché in entrambi i casi non ci sei riuscito.-
E così, la ragazzina impertinente oltre che tenerlo sulle spine lo prendeva anche per il culo! La cosa lo eccitava maggiormente.
- Infatti, il mio intento era un altro. Come ben sai, io ho qualcosa che loro non hanno.-
- E’ la battuta più squallida che abbia mai sentito.-
Il ragazzi si avvicinò pericolosamente a lei, che per un momento sentì il suo cuore palpitare dentro la sua gabbia toracica. Rosso era divino, questo lei lo sapeva bene. Le labbra del ragazzo erano così vicine che se lei avesse appena mosso la testa, le avrebbe toccate di sicuro.
Era ad un passo dal cedere.
E Gerard lo sapeva. Sentiva il suo sapore di tabacco entrargli nelle narici, e si trattenne a stento. Quella ragazza era peggio del diavolo, una tentazione continua.
- Hai lasciato la tua donna?-
Colpo basso, Gee.
- No.-
- E allora vattene al diavolo.-
La ragazza lo spinse via e si alzò. Voleva andarsene da lì a tutti i costi, scappare via e non dover rivedere Gerard mai più. Sarebbe impazzita, prima o poi. Quella situazione le stava facendo perdere la testa, più di quanto volesse.
- Ragazze, vi va di restare e di darci una mano con la casa?- Frank si era messo davanti a Giddy, guardandola con un paio di occhioni dolci alla quale lei di certo non poteva resistere. – L’avete detto voi, che ci serve la mano di una donna.-
- Due per la precisione.- borbottò Bre.
Le due ragazze si guardarono. Erano entrambe combattute. Da una parte, avrebbero voluto andarsene, scappare via di lì e lasciarsi alle spalle quei due ragazzi che le scuotevano nel profondo. Ma la parte più forte era quella che diceva di restare e godersi quella giornata con due ragazzi normalissimi, come se fossero stati loro amici.
- Ok.- Giddy l’aveva quasi sussurrato.
- Però dobbiamo andare a cambiarci. Di certo non possiamo pitturare così.-
Frank annuì sentendosi più leggero. Le guardò uscire di casa mentre Gerard gli appoggiava una mano sulla spalla.
Quelle due, prima o poi, sarebbero cadute ai loro piedi.
 
Erano tornate un’ora dopo, entrambe in tuta, con in mano due pizze giganti e sei birre. Frank e Gerard le avevano guardati incantati, per poi lasciarle entrare in salotto, che era già pronto per essere pitturato.
- E così, quella è la tua chitarra.-
Giddy aveva in mano una bottiglia di birra e aveva indicato la chitarra chiara di Frank, appoggiata sul divano.
- Si. Prima c’era Pansy..-
- Pansy?-
- La mia prima chitarra.-
Bre scoppiò a ridere, rotolando sul pavimento con il suo pezzo di pizza. Quel ragazzo era una sorpresa continua.
- Hai dato un nome alla chitarra?-
Frank annuì, pensando alla sua chitarra che si era rotta qualche anno prima. Era stata la sua prima chitarra, e ci era affezionato davvero tanto.
- Quando tornerete in studio? È tantissimo che mancate dalle scene.-
- Sei interessata, Giddy?-
La ragazza sbuffò. Gerard e i suoi maledetti doppi sensi.
- Beh, diciamo che non mi dispiacete affatto. Fate della buona musica, e i testi sono stupendi. Ho comprato The Black Parade stamattina. Uno dei cd che ho più apprezzato.-
- Stiamo registrando.- rispose Frank. – Abbiamo cominciato poco prima di partire per Ibiza. Perché non venite in studio, uno di questi giorni?-
Bre e Giddy si guardarono. Uno dei loro grandi sogni era proprio quello di entrare in uno studio di registrazione. Nonostante il loro aspetto, non propriamente da rocker, in realtà erano grandi appassionate di musica, in particolare quella rock. Era solo per caso che non avevano sentito i My Chemical Romance.
- Devo dire che mi piacerebbe molto.-
Gerard sorrise, sentendo Giddy quasi commossa. Si stava aprendo con loro, ed era davvero felice. Quella ragazza lo torturava, con i suoi giochetti da stronza, ma, in fondo, doveva avere un buon cuore.
Finirono di mangiare e cominciarono subito a pitturare il salotto. In quattro, avrebbero fatto in fretta.
- Com’è che sei così scontrosa?-
Frank si era avvicinato cautamente a Bre, e le aveva sorriso tranquillo.
- Brutta storia, meglio che non ne parli. Ma sono diffidente, con gli uomini soprattutto.-
- Guarda che io sono un bravo ragazzo.-
Bre smise per un attimo di pitturare. Quel Frank le faceva una tenerezza assoluta, a volte. Era solo un ragazzo che chiedeva di essere capito ed amato. Prima che cominciasse a fare il cretino, solitamente.
Adorava quel lato dolce di lui, nascosto dall’ironia sottile e pungente.
- Non ne ho dubbi, per questo sfuggo da te. Mi farei troppo male. I bravi ragazzi sono quelli che ti deludono maggiormente.-
Mentre Frank cercava di capire quella piccola ragazza che l’aveva tanto colpito, dall’altra parte della stanza, tra Giddy e Gerard era in atto una specie di guerra senza esclusione di colpi.
- Hey, attento! Mi sporchi tutta così.-
Gerard sorrise e intinse il pennello nella pittura gialla, poi lo scosse in aria, in direzione di Giddy, che si sporcò tutta.
- Ah, si. È così allora.-
La ragazza fece la stessa cosa, e sporcò Gerard. In pochi attimi, cominciarono a pitturarsi tra di loro, invece che farlo sul muro.
Gerard sembrava avere la meglio, fin quando Giddy non gli infilò direttamente il pennello sporco in testa, scoppiando a ridere.
- Brutta ingrata, vieni qui.-
La prese per la vita e la sollevò in aria, mandandola a finire con il sedere dentro la pittura. La ragazza si rotolò per terra, in preda alle risate.
Gerard si buttò sopra di lei, mentre la sua mano accarezzava il suo fianco.
- Signor Way, hai lasciato la tua donna?-
- No.-
La mano del ragazzo continuava ad accarezzarla, mentre lei era scossa dai brividi.
- Allora non avrai niente da me.-
- Scommettiamo?-
Le labbra di Gerard vagarono sul collo di Giddy, che a stento trattenne un gemito. Lo desiderava, lo desiderava in quel momento.
Dischiuse le labbra, in attesa della bocca del ragazzo.
Ma lui si fermò, non appena la vide così accondiscendente e si tirò su.
- Beccata, pesciolino!-
- Bastardo!-
La ragazza gli tirò un calcio mentre lui scappava a nascondersi dietro a Frank, che si stava subendo tutta la furia omicida di Giddy.
Bre osservò quella scena e si sentì leggera.
Se quella mattina era cominciata male, ora era tutto il contrario. L’allegria era nell’aria, nonostante Gerard e Giddy fingessero di litigare, e lei si sentiva felice come mai prima d’ora.
Sorrise, pensando che lei, quella mattina, nemmeno voleva vederlo Frank.
E invece, quella che era cominciata come una pessima mattinata, si era trasformata in una bella, bellissima giornata.
 
***
 
Aggiornato in super tempo, devo dire! Che ne pensate? Le nostre ragazze cominciano a cedere, anche se non dovete mettervi troppo comode. Prima che acconsentano del tutto, passerà un bel po’ di tempo!
Presto ci sarà la resa dei conti tra Lynz e Gee, ve lo prometto.
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 6
*** Più vicini. ***


- Porca vacca, nemmeno sembra la mia casa!-
Frank osservava meravigliato il salotto, pitturato e riordinato in poco più di due ore. Era pieno di vernice dalla testa ai piedi, complice una battaglia all'ultima pennellata con Bre, che in quel momento sedeva allegramente sui giornali accatastati per terra, fumandosi una sigaretta. Come il salotto, anche cucina e camera da letto erano state ripitturate. Avevano perso tutto il pomeriggio e quasi metà serata per finire il lavoro, ma erano decisamente soddisfatti. Il ragazzo tatuato prese una birra dal frigo portatile che avevano portato le ragazze e la stappò, alzandola davanti a lui.
- A queste due meraviglie che ci hanno aiutato.-
- Frank, ti servivano proprio due donne per uscire da quel casino.-
Giddy prese a sua volta una birra e ne bevve un bel sorso, prima di voltarsi verso Gerard e fargli un luminoso sorriso. Il ragazzo si portò una mano tra i capelli, imbarazzato, e le sorrise a sua volta. In quel momento, squillò il suo telefono.
- Pronto?-
Dall'altra parte del telefono, una voce da cornacchia stava urlando qualcosa di incomprensibile.
- No, aspetta. Sono da.. ehm.. Mikey.-
Il ragazzo si alzò ed uscì dalla casa, tutto intento a cercare una scusa per giustificare il fatto che non tornasse a casa dal giorno prima.
- Linsdey.-
Frank alzò gli occhi al cielo. Quel poveretto era un santo a sopportare quella donna maleducata e impertinente.
- Che palle, ma non lo lascia mai in pace?-
Bre si riveriva alle circa venti telefonate che Gerard aveva ricevuto nell'arco del pomeriggio; ogni volta le aveva raccontato una scusa diversa, scusandosi e promettendole che sarebbe tornato a casa presto, per poi chiudere il telefono e tornare a fare gli occhi dolci a Giddy. La ragazza, in quel momento, sorseggiava tranquilla, o almeno così sembrava, la sua birra, non prestando attenzione a quello che dicevano Bre e Frank. In realtà, bruciava dentro dalla gelosia. Era indubbio, ormai, che a lei Gerard piacesse. Ma come tutte le volte, nella sua vita, il ragazzo in questione era impegnato. Era una storia che si ripeteva spesso. E lei odiava fare l'amante di turno. Quindi, insieme alla birra, ingoiava anche quei sentimenti che cominciavano a crescere dentro di lei.
"Appena senti le farfalle nello stomaco, meglio bere dell'insetticida", diceva sempre lei.
- In realtà Lynz odia me. Sentimento perfettamente contraccambiato, direi.- gli occhi di Frank si fecero tristi. Bre gli prese la mano, d'impulso. Nonostante lei fosse reticente, quel ragazzo era così dolce che le era entrato dentro in poco tempo, e vederlo così l'angosciava. 
- Perchè?- si limitò a sussurrare mentre Frank stringeva la mano appoggiata sulla sua.
- Mi odia perchè crede che sia un pessimo esempio per lui. Sai, sono un donnaiolo, e non è bene avere per migliore amico un donnaiolo.-
Bre era davvero dispiaciuta per quella situazione, ma si impose di non dire nulla. Era una cosa che dovevano mettere a posto da soli. Gerard non sembrava felice, eppure non faceva nulla per migliorare quella situazione.
- Che ne dici, Giddy?-
- Che cosa dovrei dire? E' la sua donna, ci penserà lui.- la ragazza non voleva essere acida. Anche a lei dispiaceva per quella situazione, ma era stufa di dover essere presa in giro. Se Gerard la voleva, allora doveva fare una scelta decisiva.
- Dai, lo sappiamo tutti che ti piace.- Frank aveva azzardato un sorrisetto compiaciuto, facendole l'occhiolino. La ragazza scoppiò a ridere, per la faccia buffa che aveva fatto. Finì la sua birra e se ne aprì un'altra.
- Non lo nego. Ma deve smetterla di fare il ragazzino.-
Gerard era appena rientrato in casa e sembrava aver sentito quello che aveva appena detto Giddy, ma non disse nulla. Prese la giacca di jeans che aveva abbandonato su una sedia e si voltò verso i suoi amici.
- Scusate, devo andare a casa. Domani allora venite su allo studio di registrazione?-
Mentre Giddy borbottava qualcosa che assomigliava vagamente a "ecco, bravo, scappa dalla tua donna." Bre si era alzata in piedi ed era andata ad abbracciarlo, come se volesse fargli capire che sapeva benissimo il suo stato d'animo quale fosse. 
- Ci vediamo domani, Gee.- gli aveva detto, dandogli una carezza sulla guancia.
Frank lo salutò con la mano, mentre Giddy gli voltava le spalle, intenta a prendere una sigaretta dalla borsa. Gerard la guardò per un po', poi abbassò gli occhi ed uscì dalla casa, come se fosse diretto al patibolo.
Non si era accorto che gli occhi di Giddy erano pieni di lacrime.
- Stai bene?- le chiese Frank, aiutandola ad accendere la sigaretta. Aveva le mani tremanti, come mai prima d'ora. Che diavolo le stava capitando? Era solo un ragazzo come tanti!
- Si. Non preoccuparti. Ha scelto lei, va bene così.-
Bre, però, sapeva che in realtà non stava affatto bene. La conosceva da anni, e ormai sapeva tutto di lei. Sapeva leggerla dentro, come nessun'altra amica avesse mai fatto. Era quello che le ripeteva sempre Giddy. La raggiunse, prendendola per mano.
- Forse è meglio che andiamo a casa, eh?-
Giddy annuì, prendendo la borsa e avviandosi verso la porta.
- Ma domani ci venite agli studi, vero?-
Gli occhi di Frank erano illuminati come quelli di un bambino che guarda la sua torta di compleanno. Giddy gli sorrise dolcemente.
- Domani abbiamo dei giri da fare, ma nel pomeriggio ti prometto che faremo un salto.- lo abbracciò, poi uscì dalla casa.
Tra Bre e Frank scese il silenzio. Lui aveva l'impulso di stringerle la mano un'altra volta, ma aveva paura che si sarebbe tirata indietro.
- Allora a domani.-
Bre sorrise, allungandogli un bacio sulla guancia. Frank si toccò appena, poi la guardò.
- Come mai?-
- Sei stato carinissimo con Giddy. E chiunque sia carino con lei si merita una possibilità.- gli diede una pacca sulla spalla. - Sei un bravo ragazzo, Frank Iero.-
Lui annuì, e si chiuse la porta alle spalle, sorridendo al bianco della porta davanti a lui.
Bre cominciava a cedere.

Inafferrabile.
Gerard cominciò a pensare al significato di quella parola mentre si infilava a letto, vicino ad una donna che non era quella che lui realmente voleva. La guardò spegnere la luce, mentre gli allungava un bacio e si girava, chiudendolo fuori dal suo mondo. Era sempre stato così con Lynz. C'erano stati giorni in cui erano stati felici, ma erano passati da un pezzo. E forse per abitudine, lui continuava a tornare da lei ogni sera, sapendo di avere qualcuno su cui contare. Ma non era lei che voleva in quel momento.
Chiuse gli occhi, cercando di dormire, ma il veleno delle parole di Giddy tornò a galla, facendolo sentire malissimo. Che razza di persona era? Giocava con lei come al gatto col topo, come se fosse stata un giocattolino da usare e poi cacciare via quando si fosse stufato.  Non era così, in realtà, ma non poteva fare a meno di comportarsi in quel modo. Aveva paura di ferire delle persone a lui care, ma comportandosi così feriva tutti. Lui per primo.
Inafferrabile, come il vento, come il fumo. Qualcosa che sfugge via dalle dita, senza che tu lo voglia.
Giddy era così. Un momento prima ti sorrideva, invitandoti ad entrare nella sua vita, ed il momento dopo ti caccia fuori a calci in culo, scomparendo tra le tue dita mentre cerchi di afferrarla.
Inafferrabile ed impossibile. Ma non per questo meno interessante.
Gerard afferrò con una mano il lenzuolo, ripensando a tutto quello che le avrebbe fatto, se si fosse trovato davanti a lei in quel momento. 
Niente con lei era sicuro. Poteva benissimo essere tutta una presa in giro.
Una presa in giro che però lo eccitava e lo scuoteva dentro. E forse, anche qualcosa di più. Si stava fottendo il cervello cercando di capirla. cercando di afferrarla prima che si chiudesse a riccio e non lasciasse entrare nessuno dentro il suo cuore.
Lui, nel suo cuore, ci voleva entrare eccome.
Sentì Lynz sbuffare al suo fianco, mentre lui si rigirava come un dannato cercando di dormire.
- Non hai sonno?-
La voce sprezzante della ragazza lo irritò ancora di più. Accese la luce, cercando il pacchetto di sigarette sul comodino di fianco a lui. Si alzò senza rispondere, uscendo dalla stanza. La donna non lo degnò di uno sguardo.
- Spegni la luce, quando esci. E non fare casino. Sono stanca.- si limitò a dire.
Gee sbuffò, spegnendo la luce ed uscendo il balcone.
Meglio qualcosa di inafferrabile che una vita così.

Quel martedì mattina il sole picchiava forte già alle nove del mattino. Giddy e Bre erano a Rodeo Drive, alla ricerca di un atelier che potesse soddisfare i gusti di Bonnie, una delle loro migliori amiche alla quale stavano organizzando il matrimonio. Bonnie era una tradizionalista. Non amava particolarmente le cose trash che andavano molto di moda in quel periodo a Los Angeles. Per questo l'avevano trascinata in Rodeo Drive. Vera Wang avrebbe avuto sicuramente qualcosa di adatto per lei. 
Così, cappuccino in mano e ciambella alla fragola nell'altra, camminavano tranquille per la via della moda di Hollywood, osservando di tanto in tanto le vetrine.
Bre non riusciva a capire come Giddy potesse essere così allegra. La sera prima era andata a letto senza nemmeno darle la buonanotte, non prima di aver fumato mezzo pacchetto di sigarette e aver inveito contro Gerard per tutta la strada del ritorno. Quella mattina, invece, si era svegliata raggiante, come se avesse passato la notte migliore della sua vita, e sorridente.
- Giddy.- Bre interruppe la conversazione tra la sua migliore amica e Bonnie. - Sei sicura di sentirti bene?-
La ragazza fece finta di nulla.
- Benissimo, perchè?-
Bre alzò gli occhi al cielo. Faceva anche finta di nulla.
- Senti, è già abbastanza difficile così. Cerco solo di non pensarci. In fondo, mica eravamo legati per l'eternità.-
Bre annuì, e lasciò perdere. Ma nel suo cuore sapeva che Giddy, alla fine, si sarebbe lasciata andare. Sembrava tanto forte, ma in realtà era tanto fragile. Un po' come lei, che faticava a lasciarsi andare con Frank per via di quello che era capitato con Mike.
Mike.
Era una vita che non pensava a lui. Forse, era meglio se fosse rimasto un ricordo sbiadito all'interno del suo cuore. Era doloroso rivangare il passato, soprattutto ripensare a lui.
Passarono tutta la mattinata in giro per atelier, fino a quando, alle due, Bre si rese conto che quel pomeriggio aveva un appuntamento.
- Ehm, Giddy?-
La ragazza stava scrivendo un sms con il suo cellulare, e alzò gli occhi dal display sorridendo.
- Sai che dobbiamo andare allo studio di registrazione, vero?- 
La ragazza annuì, e Bre aspettava che scoppiasse.
Invece si alzò dalla sua panchina, prendendo la borsa e salutando Bonnie, e si avviò verso la macchina di Bre, parcheggiata poco più in là. Entrambe entrarono nel SUV della ragazza, che accese il navigatore satellitare e digitò la via che le aveva inviato Frank per sms. Lo studio era distante solamente tre isolati da lì, in quella che poi scoprirono essere la casa di Ray. I ragazzi avevano installato un bellissimo studio di registrazione e quando le due ragazze arrivarono, erano impegnati a registrare una nuova canzone.
Christa, la fidanzata di Ray, le fece entrare non appena le dissero chi erano, e le fece accomodare al di là del vetro. Porse un paio di cuffie ad ognuna di loro, sorridendo.
- Vedrete, stanno spremendo le meningi. Questo cd sarà un successo.-
Giddy si soffermò ad osservare la ragazza. Era molto carina, semplice. Indossava una canotta bianca ed un paio di shorts, e sembrava totalmente a suo agio, seduta sulla sedia ad ascoltare i ragazzi che suonavano. Era molto diversa dalla futura moglie di Gerard; non la conosceva, ma le era sembrata molto autoritaria e soprattutto una che non accettava di buon grado le critiche.
Si concesse di dare un lungo sguardo ai ragazzi. Frank era seduto su uno sgabello, con la chitarra acustica tra le mani; accarezzava le corde come se fossero fatte di cristallo. Si vedeva che amava ciò che faceva. Giddy vide Bre guardarlo e sorridere compiaciuta, mentre con la testa teneva il ritmo di quella canzone, che, tra l'altro, era davvero bella. Lo sguardo della ragazza cadde su Gerard. Era in piedi, e si teneva la cuffia tra le mani, mentre cantava ad occhi chiusi.
Il suo cuore, inspiegabilmente, cominciò a battere, proprio nel momento in cui lui apriva gli occhi e la guardava, sorridendo.
Giddy deglutì e rivolse lo sguardo dall'altra parte. Era troppo. 
Sentire il suo cuore battere così era fastidiosamente piacevole, una cosa che non avrebbe mai pensato di provare.
- Batte anche a te il cuore, quando vedi Frank?-
- Cazzo, si!- Bre lanciò il pungo chiuso della sua mano in aria, e si portò l'altra mano al petto. - E non sai quanto vorrei evitarlo.-
- Dovresti buttarti, con Frank. Dico sul serio.-
Bre aprì la bocca, ma non disse nulla. Aveva già fatto passi da gigante, concedendogli una possibilità. Non voleva di certo sprecare tutto e buttarsi così. Aveva ancora bisogno di tempo. Ma, inspiegabilmente, annuì. Come se il suo corpo e il suo cervello volessero due cose completamente diverse. Guardò di nuovo Frank, che le fece l'occhiolino.
Forse, poteva davvero dargli fiducia.

La registrazione per quel pomeriggio era terminata. Christa aveva offerto a Giddy e Bre l'aperitivo, e poi era tornata con salatini e patatine nella sala di registazione. Le ragazze avevano conosciuto anche Mikey e Ray; il primo era molto taciturno, molto chiuso in se stesso, ma con un sorriso particolare. Ray, invece, era più loquace, e decisamente più riflessivo e calmo di Frank e Gerard, che non smettevano di riempirlo di insulti amichevoli.
Frank sorprese Bre ad osservare la sua chitarra classica, e la raggiunse.
- Sai suonarle?-
Bre scosse la testa.
- In realtà ho provato con il basso elettrico, ma solo qualcosina. Tu.. Sei spettacolare.-
Aveva detto quelle parole quasi sussurrandole, ricordandosi ancora le note suonate da Frank con quella chitarra; sembrava stesse danzando, con le mani e con la mente. Una cosa davvero impressionante. 
Il ragazzo mosse una mano per prendere quella che definiva il suo "grande amore", ed involontariamente sfiorò la mano di Bre. La ragazza fu scossa dai brividi, come se un fulmine l'avesse appena colpita con la sua scarica più potente. Trattenne il respiro mentre capiva che anche per Frank era stata la stessa cosa. Voleva scappare, scappare di lì, ma si sentiva le gambe pesanti come il piombo.
Inaspettatamente, si ritrovò a stringere la mano di Frank, che spalancò gli occhi e sorrise.
- Hai ceduto al mio fascino?-
- Non correre, Iero. E' solo un passo avanti.- divenne rossa, e mormorò qualcosa, che Frank però sentì bene. - Ho capito che di te mi posso fidare.-
Il ragazzo strinse più forte la sua mano, e se la portò al petto.
- Senti. Senti che effetto hai sul mio cuore.-
La ragazza arrossì violentemente, e ritirò velocemente la mano.
Maledetto Frank Iero. Che cosa c'è in te che mi spinge a fare certe cose?
- No, perchè fai così?-
Perchè scappi da me? Sei inafferrabile, Bre.
- Frank, un passo per volta, ok? Sono.. Sono stata scottata in passato, e brucia ancora. Abbi pazienza.- la ragazza si toccò i capelli, fino a quando non lo vide sorridere. Solo allora si lasciò andare un sospiro di sollievo.
- Ti hanno proprio fatto del male, eh? Va bene, ti aspetterò. Ma concedimi una cosa.-
- Che cosa?-
- Vuoi uscire con me?-
Frank l'aveva chiesto così, senza impegno. La sua sorpresa fu grande quando, inaspettatamente, vide il viso di Bre annuire. Preso da uno slancio di affetto la abbracciò. I loro cuori battevano all'unisono. Più vicini.

Giddy osservava estasiata tutti quegli strumenti fantastici, senza accorgersi che al di là del vetro, qualcuno la stava osservando. Si fermò, per un istante, davanti al microfono giallo, e lo accarezzò. In pochi lo sapevano, ma cantare era sempre stato il suo sogno, che non era mai riuscita a realizzare. Chiuse gli occhi, immaginando di essere davanti ad una folla in delirio, con il microfono in mano.
Si sentì afferrare per i fianchi e trasalì.
Si girò, vedendo i capelli rosso fuoco di Gerard davanti a lei, e arrossì. Quella non era di certo una situazione spiacevole; il suo cuore cominciò a battere. Erano troppo vicini.
- Non sapevo ti interessasse il microfono.-
La ragazza deglutì. Non riusciva a staccare gli occhi da quel verde chiaro, attraente come una calamita per il ferro. Si sentiva la bocca arida, senza un filo di voce. A fatica, riuscì a rispondere.
- Mi piace cantare.-
Gerard continuava a tenere le mani sui suoi fianchi e lei era lì, davanti a lui, con le braccia abbandonate lungo il corpo, che doveva fingere che lui non le interessasse.
- Mi farai sentire, un giorno?-
- Non ti devo niente, Way.-
Con una forza di volontà che non credeva di avere, si staccò da Gerard, che barcollò un secondo all'indietro, prima di prenderla per un braccio e costringerla ad ascoltare quello che aveva da dire.
- Mi dispiace, ok?- cominciò, incrociando le braccia dietro alla schiena della ragazza. - Lo so che non ti meriti di essere trattata così. Era solo sesso, all'inizio. Ma.. E' cambiato qualcosa. Io non la voglio sposare, non voglio più stare con lei. Devo solo avere il coraggio di dirglielo. Io voglio te, in un modo o nell'altro. E non mi fermerò, dovessi domare questo tuo caratterino da stronza.-
Giddy era impietrita. Non si aspettava un discorso del genere da Gerard. Pensava che lui volesse solamente giocare con lei, prendersi gioco di quello che era successo, per poi tornarsene tra le braccia di Lynz senza nemmeno ricordarsi come era cominciato tutto. 
Ma quel discorso l'aveva spiazzata. Era preparata per fare la stronza, ma non per quello. 
Gerard la spinse verso di se, e prima che potesse rendersene conto, si ritrovò schiacciata contro il suo petto. Il suo cuore lottò furibondo per uscire dalla cassa toracica, mentre un leggero rossore le copriva le guance.
Erano vicini. Più vicini. 
Troppo vicini.
Giddy riusciva a sentire il profumo del dopobarba di Gerard, mischiato a quello del tabacco, mischiato a qualcos'altro che non avrebbe saputo definire. Tutto quello che sapeva era che il suo cervello si era scollegato nel momento in cui lui aveva detto di volerla domare. Si era come sentita svuotata da tutto l'odio che aveva ed ora stava fissando quegli occhi senza proferire parola.
Gerard si avvicinò un po' di più e lei sentì la ragione abbandonarla del tutto.
- Mi hai portato via un matrimonio.- si ritrovò a farfugliare sulle labbra del ragazzo.
- Ti ripagherò tutto.-
Giddy non ebbe il tempo di rispondere. Sentì una mano di Gerard afferrarle la testa, ed infilarsi nei suoi capelli, proprio mentre le loro labbra si univano e l'altra mano le accarezzava la schiena.
Ormai completamente schiava di quel bacio, la ragazza portò le mani dietro al collo del ragazzo e si lasciò andare.
Le labbra di Gerard assaggiarono le sue, appena. 
Menta.
Era quello l'odore che Giddy aveva sentito poco prima. La lingua del ragazzo si intrecciò con la sua, mentre i loro corpi si avvicinavano sempre di più, e quei vestiti diventavano un ostacolo. Quasi bruciavano, sulla loro pelle.
Gerard la spinse contro il muro della sala d'incisione, e si spinse contro di lei, continuando a baciarla, continuando a divorarle l'anima. Fu in quel preciso istante che una voce sgradevole interruppe quel piccolo istante di perfezione.
- Che cazzo succede, quì?-
Gerard si staccò bruscamente da lei, mentre apriva gli occhi e si rendeva conto del casino nel quale si erano appena cacciati.
Lynz aveva visto tutto.

***
In ritardo lo so, ma ce l'ho fatta! :D Scusatemi ancora, ma la notte rosa di Rimini mi ha devastata e non sono riuscita a scrivere nulla. In più, si avvicina l'ultimo esame della sessione estiva e io non ne posso davvero più.
Se qualcuno di voi ha cantato vittoria, non mettetevi troppo comodI! XD E' solo l'inizio. ^^ E la vostra scrittrice combinerà dei bei casini in questa Fan Fiction. Siete avvertiti!
Detto questo, vi ringrazio per il calore e per l'affetto. Piano piano anche questa storia sta prendendo forma, nonostante i miei mille impegni, e vedo che è seguita! GRAZIE.
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 7
*** Proverò a guarirti ***


When you try your best but you don't succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can't sleep
Stuck in reverse

Giddy si staccò immediatamente dalle braccia di Gerard, e si voltò verso il muro insonorizzato della saletta di registrazione. Era riuscita a malapena a vedere Lynz, con una faccia degna del peggiore cecchino tedesco, che l’aveva praticamente fulminata con gli occhi scuri, prima di posare il suo sguardo su Gerard, che si contorceva le mani in un modo decisamente vistoso.
Si imbarazza a farsi vedere con me.
La ragazza sentì un improvviso calore invaderle il volto, e immaginò di essere arrossita. Era una situazione assurda.
Stava per fare sesso nella saletta di incisione dei My Chemical Romance con un uomo che stava per sposarsi.
Che cavolo ti è saltato in mente?
Non è una favola, tu non sei una principessa e lui non è affatto il principe azzurro, mettitelo in testa.

Chiuse gli occhi, sperando che al suo risveglio si sarebbe ritrovata nella sua confortevole camera, magari con la colazione pronta. Quando li riaprì, però, si rese conto che non era un sogno, o peggio, un incubo. Quella era la realtà.
Scosse la testa.
La realtà l’aveva persa di vista tanto tempo prima, su una spiaggia ad Ibiza. Quel Gerard Way si era insinuato nelle su viscere senza che lei avesse il tempo di chiuderlo fuori dalla sua vita. E quello era il risultato.
Una presa per il culo.
Quando ami qualcuno ma va tutto a rotoli. Potrebbe andare peggio?
Amore.
Si rifiutò anche solo di pensare che quello che c’era tra Gerard e lei fosse amore. Semmai, attrazione, desiderio, lussuria. Ma non amore.
Sospirò, mentre nella stanzetta la tensione tra loro tre era alta, e in meno di un secondo aveva afferrato la sua borsa e, con passo deciso, si avvicinò all’uscita. Sentì afferrarsi per il polso senza avere il tempo di scappare via da lì.
- Dove vai?-
La dolce voce di Gerard le arrivò alle orecchie, e fu come un coltello dalla lama acuminata che colpisce senza pietà lo stomaco.
Non cercare di fermarmi.
- Via, Gerard. Non c’entro nulla quì.-
Il ragazzo lascio leggermente la presa, ma voleva che lei stesse lì. Aveva bisogno della sua vicinanza, nonostante quella scena fosse patetica e lei si fosse scocciata di stare in mezzo ad una relazione che non funzionava più da tempo.
- Per favore.-
La sua fu una supplica appena sussurrata, ma vide, dal fremito negli occhi nocciola della ragazza, che aveva centrato il segno.
- No.-
Il tono deciso della ragazza sorprese Gerard, che la guardò per un attimo, poi tornò a voltarsi verso Lynz, che osservò la scena con le mani sui fianchi, in attesa di una spiegazione.
- Ecco, brava, vattene, tanto qui non c’entri nulla.-
Lynz aveva finalmente parlato, trovando la forza di essere acida ed antipatica con quella ragazza che, in teoria, avrebbe dovuto organizzarle il matrimonio.
Giddy non se lo fece ripetere due volte, ed uscì da quel posto, stanca di tutte le contraddizioni del ragazzo.
 
And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
When you love someone but it goes to waste

Could it be worse?
 
Gerard la guardò uscire, poi si voltò verso quella che avrebbe dovuto essere la sua futura moglie. Era il momento di tirare fuori le palle e lasciare quella donna.
- Lynz.- cominciò lui, ma lei lo fermò subito.
- Farò finta di non aver visto nulla, Gerard. Dimentichiamoci di quella puttanella che ti è saltata addosso e torniamo a casa.-
Lo prese per mano, ma lui la scansò, cominciando a respirare profondamente.
Quando perdi qualcosa che non puoi sostituire.
- Giddy non è una puttanella.- cercò di respirare, ma invano. Se avesse continuato di quel passo, gli sarebbe venuto un infarto. – E’ la ragazza con i difetti peggiori di questo mondo: è scontrosa, ironica, tagliente, antipatica. Ma non è una puttanella.-
Lynz lo guardò con il suo solito disprezzo, quello che riservava solo a lui nelle peggiori occasioni, poi lo afferrò nuovamente per un polso.
- Sarà così, ma andiamo a casa ora.-
Di nuovo, Gerard si scostò da lei.
- No, Lynz.- la sua voce era ferma e decisa. – Non voglio più tornare a casa con te. Non voglio più dividere quel letto a metà, e soprattutto, non voglio più sposarti.-
L’aveva detto. Sembrava incredibile, ma l’aveva detto. Fu come se un enorme macigno fosse stato sollevato dal suo stomaco e se ne fosse liberato. La donna continuò a fissarlo, come se non avesse capito esattamente quello che voleva dire.
- Scusa, come hai detto?-
- Lynz, non fare finta di non capire. Lo sai anche tu, non possiamo andare avanti così. Io non voglio passare tutta la mia vita rimpiangendo questo momento. È finita, non c’è altro da dire.-
La donna dilatò le narici ed assottigliò le labbra; sembrava invecchiata di una decina d’anni, ma non urlò, come aveva immaginato il ragazzo. Si limitò a borbottare qualcosa.
- Se è questo quello che vuoi. Non lamentarti poi, e non cercarmi più.-
Detto questo, si voltò, senza nemmeno salutarlo, ed uscì a passo svelto dalla saletta d’incisione, sbattendo la porta.
Gerard si lasciò cadere su una sedia, rincuorato. Sorrise, al nulla. Era felice, in quel momento, anche se aveva appena troncato quella che era stata la relazione più importante di tutta la sua vita.
L’aveva amata, e molto, ma adesso non c’era più spazio per i ricordi. Il suo cuore pompava forte, ed era pronto per amare di nuovo.
Era pronto per essere curato.
 
Lights will guide you home
and ignite your bones
And I will try to fix you

 
Il getto bollente dell’acqua lavava via i pensieri di Bre, che, appoggiata al muro della doccia, si era lasciata trascinare ed aveva aperto il cassetto dei ricordi.
Due anni prima, a Londra, era tra le braccia di Mike. Due anni prima, aveva subito la prima cattiveria. Uno schiaffo, per non aver ordinato la colazione. Aveva chiamato Giddy, disperata, e lei era corsa in suo aiuto, prendendo il primo aereo per Londra e prendendo a calci nel sedere Mike. Letteralmente.
L’acqua lavò via anche le poche lacrime che le erano scese a quel brutto ricordo. Si risollevò, massaggiandosi la testa piena di shampoo, e si convinse che Frank non era come Mike.
Non poteva esserlo, non con un faccino così dolce.
Uscì dalla doccia, immersa nella nuvola di vapore che aveva creato, e si guardò allo specchio. I lividi non c’erano più da un bel po’ di tempo, ma erano rimaste le ferite dentro. Ferite che si era curata da sola, e che temeva potessero essere riaperte. Aveva fatto di tutto per evitare Frank, ma il suo cuore aveva ricominciato a battere davvero, dopo tanto tempo.
Quindi, aveva deciso di lasciare una possibilità a quel ragazzo tanto dolce e premuroso, ed in quel momento si stava preparando per il loro primo appuntamento.
Sorrise, allo specchio, mentre cominciava ad asciugarsi i capelli.
Sembrava una cosa anni ’50. Quanta gente chiedeva ancora appuntamenti? Di solito tutto capitava per caso, una serata in discoteca, un cocktail di troppo.
Ma Frank era davvero diverso.
Uscì dal bagno una mezz’ora dopo, truccata e pettinata di tutto punto. Giddy era in casa, poteva sentire la televisione in salotto da lì. Chissà com’era finita con Gerard. Li aveva visti entrare nella saletta di registrazione insieme, ed immaginava fosse accaduto qualcosa.
Si vestì, scegliendo con cura cosa indossare. Optò per un semplice tubino nero ed un paio di scarpe nere non tanto alte. Non era carino essere più alti del ragazzo con il quale si usciva.
- Wow, sei stupenda!-
La ragazza si voltò. Giddy era attaccata allo stipite della porta e la osservava compiaciuta.
- Com’è andata con Gee?-
- E’ andata..- gli occhi della ragazza si rabbuiarono. -… Fanculo, è andata di merda. Ci ha scoperti Lynz.-
Bre aprì la bocca, ma in quel momento suonarono alla porta. Giddy fece segno di stare ferma dov’era e andò lei stessa ad aprire.
Frank sorrise, vedendola. Aveva in mano un mazzo di fiori, bellissimi e coloratissimi, ed era proprio elegante.
La faccia di Giddy, però, era minacciosa.
- Spero.- cominciò, guardandolo dal basso verso l’alto. – Che tu non sia testa di cazzo come il tuo migliore amico. Falle del male e provvederò io stessa a non farti procreare. Mai.-
Frank deglutì, ma in quell’istante apparve Bre alla porta. Il ragazzo la guardò a bocca aperta, mentre lei gli concedeva uno dei suoi bellissimi sorrisi.
- Questi sono per te.- mormorò porgendole i fiori. – Sei bellissima.-
Il cuore di Bre sussultò. Anche lui era bellissimo.
Anche troppo.
 
High up above or down below
when you're too in love to let it go
but If you never try you'll never know
Just what your worth

 
Il ristorante che Frank aveva scelto era fuori Los Angeles, sulla costa, ed era un ristorante giapponese piccolo ed intimo, con grandi candele ad ogni tavolo. Frank aveva prenotato un tavolino appartato, che dava proprio sul mare. Bre guardò incantata le onde infrangersi sulla sabbia, desiderando essere, per una volta, come quella sabbia che si lasciava trasportare via dal mare e si fondeva con esso. Frank era il mare, spontaneo e forte, e lei era la sabbia, sfuggente ed ingannevole.
Sorrise, al pensiero di respirare quella brezza marina e di essere in quel posto meraviglioso con lui. Era raro che uscisse a cena con qualcuno, specialmente se apparteneva alla categoria maschile.
In quel momento, però, riusciva addirittura a sorridere e si sentiva bene come non stava da tempo.
Se non proverai mai, non saprai mai cosa vale la pena.
Frank era parecchio imbarazzato, tanto da tenere lo sguardo concentrato sul menù, fisso, anche se sapeva benissimo cosa ordinare.
- E’ un bellissimo posto, questo.-
Bre cercò di rompere il ghiaccio. Non aveva senso stare in silenzio; a cosa serviva, altrimenti, quell’appuntamento?
- E’ uno dei miei posti preferiti. Ci venivo spesso con Jamia.-
Jamia, una ragazza.
Inaspettatamente, Bre sentì una morsa allo stomaco che non aveva nulla a che fare con la fame, e tutto a che vedere con la gelosia.
Che sciocca, è ovvio che ha avuto parecchie storie, prima.
- Jamia?-
- La mia ex ragazza.- Frank versò da bere a Bre, poi continuò. – Siamo stati insieme al liceo, poi mi ha lasciato per un altro. Per questo sono diventato.. un donnaiolo.-
Nuovamente, Bre gli prese la mano, come la sera prima a casa sua. Stava diventando un’abitudine difficile da eliminare. In qualche modo, il contatto con la mano del ragazzo la faceva sentire meglio, anche se non era inquieta.
Si chiese come si potesse mai lasciare un ragazzo così dolce. Frank spalancò gli occhi e strinse la mano della ragazza a sua volta.
I loro cuori battevano più forti che mai.
 
Lights will guide you home
and ignite your bones
And I will try to fix you

 
La serata passò tranquilla, tra chiacchiere veloci e un’abbuffata di sushi. Bre scoprì che lei e Frank avevano tantissime cose in comune. L’amore per i cani, per prima cosa, e la folle passione per il gelato. Entrambi erano stati feriti da coloro che amavano, anche se avevano reagito in modo diverso.
Si ritrovarono a passeggiare mano nella mano, al chiaro di luna, senza rendersi conto di appartenersi un po’ di più, da quella sera.
Bre non era stata nemmeno per un attimo timorosa; forse, lui avrebbe guarito per sempre le sue ferite, forse, l’avrebbe amata come si meritava.
Bastava buttarsi e seguire il richiamo del suo cuore.
La luna rifletteva la sua luce sulla superficie movimentata dell’acqua. Frank prese Bre per i fianchi, e la strinse a se.
La ragazza si mosse inquieta. Non sapeva più se seguire il cervello o il cuore. Sentiva i brividi, ed era una cosa talmente strana che si allontanò da lui.
- Perché sei così restia a farti amare?-
Se Frank disse qualcosa dopo, Bre non lo sentì. Si era fermata a quell’amare che sembrava allo stesso tempo dolce e totalmente pericoloso.
- Non mi va di parlarne.-
- Non dovrai mai, se non vorrai. Ma sei ferita. E lo vedo.-
I loro occhi si scontrarono in una tumultuosa e silenziosa lotta, per prevalere gli uni sugli altri. Frank si avvicinò, e se, una minima parte di Bre avesse voluto scansarsi, non ci sarebbe riuscita.
- Frank.. ti racconterò tutto, un giorno.-
Lui passò una mano tatuata tra i suoi capelli, accarezzandole la testa.
- C’è tempo. Ti prometto una cosa.-
Sta zitto e baciami!
- Cosa.- sussurrò lei, mentre le loro labbra erano talmente vicine che un soffio di vento avrebbe potuto avvicinarle ulteriormente.
- Cercherò di guarirti.-
A quel punto, poco importava se Bre fosse spezzata a metà. Prese il viso di Frank e lo avvicinò al suo, posando le labbra su quelle del ragazzo, che la fissò ad occhi aperti per un secondo, prima di chiuderli e lasciarsi trasportare da quel bacio che aveva atteso per settimane, sognandolo anche di notte.
Era molto, molto meglio che nei suoi sogni più vividi.
Le labbra di Bre erano morbide e sapevano di buono, di dolce, mischiato al sapore della coca cola che avevano bevuto e delle sigarette che avevano fumato. Frank prese i suoi capelli tra le mani e la spinse più in profondità, nella sua bocca, come se quel bacio fosse di vitale importanza.
Il vento che trasportava la salsedine fece loro compagnia durante quel primo bacio.
Il mare tempestoso e la sabbia sfuggente si erano finalmente incontrati, per fondersi insieme.
Era giusto così.
 
Tears streaming down your face
When you lose something you cannot replace
Tears streaming down your face and I

 
Stupida, stupida, stupida.
La sigaretta tra le mani di Giddy si stava consumando velocemente, come velocemente si era consumato il suo cuore. Era patetica, seduta sulle scale davanti alla porta della casa di Gerard, in attesa che lui uscisse, anche solo per un secondo, cercandola, magari per dirle che con quell’altra era finita.
Sei solo una stupida, ecco!
Cosa si immaginava? Che Gerard lasciasse la sua storica fidanzata per un paio di baci ed una notte passata insieme?
Non sapeva nemmeno che cosa ci faceva lì, in piena notte, ad aspettare il nulla, a parlare al vento, in attesa di qualcosa che non sarebbe mai accaduta.
Diede un tiro alla sigaretta, ormai quasi del tutto consumata, e si sentì bruciare il cuore. Fece cadere il mozzicone e lo pestò, come lui aveva schiacciato il suo cuore, sbriciolandolo senza pietà.
Se aveva cercato di nasconderlo anche a se stessa, il dolore che aveva provato uscendo da quella saletta senza che lui la rincorresse, le aveva fatto capire la verità.
Si era innamorata di Gerard Way.
Un cazzone con i capelli rossi che cantava in una band che a lei nemmeno faceva impazzire così tanto. Un cretino che la faceva passare per amante senza scrupoli, per ragazzina viziata che vuole tutto per se.
Eppure lei, seduta su quella gradinata in attesa di lui, era innamorata.
Sia maledetto l’amore in tutte le sue forme.
Schiacciò nuovamente il mozzicone ormai spento, giusto per il gusto di vederlo rompersi davanti ai suoi occhi, poi gettò un’ultima, penetrante occhiata alla casa, si voltò sospirando, e se ne andò.
Un rumore sordo, come una porta sbattuta, la fermò.
- Che ci fai qui.-
A Giddy non servì girarsi per capire di chi fosse quella voce.  L’avrebbe riconosciuta tra mille, talmente era bella per lei.
- Scusami, ora me ne vado.-
Con passo veloce, attraversò la strada e si mise a correre in direzione opposta da quella in cui era arrivata lì.
Il rumore delle macchine che passavano non le fecero sentire quello di un paio di piedi che la rincorrevano.
 
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
 
- Fermati, per favore.-
La ragazza ignorò la voce, e svoltò a destra, in quella che si rivelò essere una stradina chiusa. Gerard si stava avvicinando e lei non aveva vie di scampo.
Si girò, pronta ad affrontare la verità.
- Hai scelto lei, vero? Hai scelto lei?-
Gli occhi del ragazzo la guardavano con pietà. Era peggio di un proiettile sparato a tutta velocità dritto al cuore.
Era peggio dell’aria che mancava dai polmoni.
- Sei un vigliacco. Prima baci me e poi torni da lei.-
Tutta la rabbia che aveva provato in quei giorni, per essere stata usata, era esplosa in quell’urlo che aveva appena fatto.
Con un gesto fulmineo, Gerard la prese e la sbattè contro il muro, premendo il suo petto contro quello di lei.
Il bastardo era pure eccitato.
- Lasciami, lasciami! Torna dalla tua donna.-
Ma Gerard continuò ad agitarsi contro di lei, fin quando non le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardarlo.
- Non ho scelto lei.-
Poi la baciò, nuovamente, come quella mattina, ma con più rabbia, con più passione. I suoi denti affondarono nella carne delle labbra e la morsero fino a farle uscire del sangue. Era bellissimo.
Si staccò da lei, per stringerla più forte. Voleva farle male, se lo meritava, quella stronzetta. La voce che uscì dalla sua bocca, però, fu inspiegabilmente dolce.
- Cazzo, lo capisci? Non ho scelto lei, ho scelto te.-
 
***
Nuovo capitolo, mi piace un sacco devo dire! *___* Finalmente un po’ di pace per entrambe le coppie, no? Spiego solo una cosa: Lynz reagisce così perchè non vuole far vedere a Gerard che in realtà sta soffrendo, e quindi risulta fredda. E' una reazione comprensibile da parte di una persona che è stata lasciata! Grazie a chiunque mi segua!
Vi ricordo che, se vi va di seguirmi anche su facebook, la mia pagina è "TheGhostOFYou Efp". (: Cliccate ed entrate.
Un bacio
Ghost.

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Capitolo 8
*** Passion ***


8 - Passion.


I've lost my fucking mind 
And theres no fucking time 
I can't believe I'm actually 
Meant to be here 
Trying to consume, 
The drug in me is you 
And I'm so high on misery 
Can't you see? 

The Drug In Me Is You - Falling In Reverse



Aveva cominciato a piovere.
O forse, pioveva già prima che lui la raggiungesse e la baciasse in quel modo. Come se essere baciata in quel modo fosse possibile; Giddy non ne era sicura. Non era nemmeno tanto sicura di essere sveglia, tanto per dirne una, era solo sicura che quel bacio era talmente bello che non sentiva nemmeno la pioggia scorrere su di lei. 
Era un bacio disperato, forse, un bacio desiderato, quello sicuramente, ma era totalmente, incredibilmente spontaneo. Lei chiuse gli occhi, lasciando che le goccioline di pioggia cadessero sulle sue palpebre e le labbra di Gerard giocassero con le sue. 
Quel ragazzo sarebbe stata la sua fine, se lo sentiva.
Lui la spinse ancora di più verso il muro, lasciandole poco spazio per respirare, e lei si aggrappò ancora di più al suo collo; se si fosse staccata da quelle labbra, sarebbe impazzita, lo sapeva per certo. Sentì Gerard mugugnare mentre si faceva spazio nella sua bocca e le loro lingue si toccavano e si accorse di desiderarlo come non aveva mai desiderato nessuno prima. 

Era assurdo pensare di poter davvero desiderare così tanto qualcuno, qualcuno che non era nemmeno perfetto, che era un cafone, un cretino, e che le faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi.

Eppure, Gerard ci riusciva benissimo.

- Forse dovremmo andare da me.- gli sussurrò lui tra le labbra. In effetti, erano nel bel mezzo di una via. - A meno che tu non voglia dare spettacolo quì.- aggiunse con un sorrisetto, che le fece venire i brividi.
Lei sorrise, staccandosi per un attimo da lui ed arrossendo. Fortunatamente, era buio, altrimenti, lei lo sapeva, l'avrebbe presa in giro a lungo. Osservò per un attimo il profilo di Gerard. I capelli rossi erano bagnati, illuminati dalla luce di un lampione in fondo alla strada, e gli ricadevano scomposti sulla fronte. Gli occhi erano aperti e la fissavano in un modo, in quel modo, che era un misto tra adorazione e passione. Sorrideva, ancora, con la sua faccia tosta, e Giddy fu presa dall'impulso di prenderlo a schiaffi e poi baciarlo di nuovo.

- Le cose saranno complicate, tra di noi.- aggiunse lui, guardandola ancor più con aria di sfida.
E nonostante lei desiderasse ucciderlo con le sue mani, non potè fare a meno di gettarsi di nuovo al collo di quel cantante a lei sconosciuto, che era l'opposto di lei.
- Lo so, e non mi interessa.- rispose, baciandolo nuovamente.

****

- Forse..-
Ok Bre, puoi farcela. Dopo tutto ti ha baciato, non torturata.
- Si?- Frank si voltò dietro di lei, mentre la pioggia cominciava a scendere e il mare si agitava dietro di loro, che, incuranti della pioggia, erano ancora seduti su quella spiaggia dopo una serata memorabile. Il mare in tempesta assomigliava molto allo stomaco di Bre ogni volta che quel ragazzo la guardava negli occhi.
- Forse dovremmo parlarne di..- arrossì. Da quando era diventata imbranata con i ragazzi? Da quando non metteva i piedi in testa agli uomini e si imbarazzava, addirittura
- Di questo, immagino.- Frank si avvicinò nuovamente alla ragazza, le mise una mano sul collo e la trasse a se, baciandola. Bre si lasciò cullare per un attimo, e poi fu come se il respiro le si fosse mozzato. Fu come annegare, sempre più giù, in quel mare in tempesta che era meraviglioso, ma anche pericolosissimo. 
La dolcezza disarmante di Frank la spiazzava ogni volta.

Aveva giurato a se stessa di non amare più, di non lasciarsi più coinvolgere da niente e da nessuno, ma ogni volta che gli occhi di Frank la scrutavano, non ce la faceva. Frank era di quanto più sbagliato ci fosse al mondo, su questo non c'erano dubbi. Pieno di se, arrogante, antipatico, una vera super star. Ma era così dolce che i buoni propositi di Bre di lasciar perdere sparivano come fumo nell'aria.

Era estenuante, ed era anche bellissimo.

- Allora, che cosa volevi dirmi?- chiese Frank, ancora più malizioso di prima.
- Niente..- Bre si guardò le mani, poi osservò la tempesta che passava silenziosa negli occhi del ragazzo, e desiderò solo abbracciarlo e continuare a baciarlo. - Niente, volevo solo.. Grazie.-
Il ragazzo sorrise, poi si alzò, sfregandosi le mani piene di sabbia sui jeans chiari a vita bassa, e prese le mani di Bre, sollevandola dalla sabbia e appoggiando il suo braccio tatuato sulle sue spalle.
- Lo so che hai paura e credimi, anche io.- cominciò lui, passeggiando verso il molo. - Ma credimi, non ti farei mai del male, perchè so che cosa vuol dire.- la sua voce si spezzò improvvisamente, e smise per un attimo di parlare. Bre lo guardò. Aveva abbassato gli occhi, che ora teneva fissi sulla sabbia e sembrava imbarazzato, perchè aveva cominciato a giocherellare con una ciocca di suoi capelli e sembrava non voler parlare di quello che aveva passato.
Bre rispettò il suo silenzio, e camminarono per un poi' sulla sabbia, il silenzio rotto dalle onde che si infrangevano sulla battigia e dalla sabbia sollevata dai loro piedi.
- Anche io ho sofferto per amore.- disse lui, improvvisamente. Sembrava più tranquillo di qualche minuto prima. - Lei si chiamava Jamia. Siamo stati insieme per tutto il liceo e anche oltre. E' scappata con un altro a pochi mesi dalle nozze, lasciandomi un biglietto e nient'altro.- la voce era controllata, ma Bre sentiva che aveva sofferto tantissimo. Non lo interruppe. Si limitò a prendergli una mano tatuata e a stringerla nella sua. - Quando ti ho conosciuta, a Ibiza, e mi hai tenuto testa, non potevo crederci. Di solito le persone farebbero pazzie per stare con uno famoso. Anche quando hai saputo chi eravamo, ti sei sempre tenuta a distanza, non mi hai mai lasciato vincere. E' questo che mi piace di te.-
In un moto di assoluta tenerezza, Bre appoggiò la testa sulla spalla di Frank, e continuarono a camminare in quel modo. 

E così, lei e Frank avevano qualcosa in comune, molto di più di una banale passione per la musica o per la moda.
Entrambi avevano sofferto per amore.
In quel momento,Bre si sentì più vicina che mai a quel ragazzo semi sconosciuto.
Alzò la testa e gli diede un bacio sulla guancia.
- Ti va di venire da me?- chiese, quasi sussurrandolo.
Non ci fu bisogno di rispondere. Il bacio che Frank gli diede fu più eloquente di qualsiasi altra cosa.

****

Le sembrava davvero di consumarsi lentamente come quella sigaretta che aveva tra le dita mezz'ora prima.
La casa di Gerard non l'aveva nemmeno guardata, talmente era impegnata con le sue labbra e con i suoi occhi; non si era nemmeno accorta di essere entrata in casa, a dire la verità.
Erano inciampati nei loro vestiti, sparsi quà e la per il salotto mentre non aspettavano neanche di sdraiarsi sul divano.
Era passione come non ce n'era mai stata prima.
Forse era quello che li attirva l'uno all'altra, forse tra di loro non c'era davvero nulla in comune, e forse era davvero sbagliato tutto quello che stavano facendo.
Ma se era sbagliato, tutto quello, perchè si sentivano così bene?

La pelle di Giddy scottava, era come fuoco, come lava incandescente che si modellava sotto le mani di Gerard. Quella ragazza lo aveva fatto andare nei matti, di questo ne era certo, ed in quel momento, entrambi sobri, entrambi consapevoli di quello che stava per succedere, lui era ancora più pazzo.
L'aver lasciato Lynz, a pochi mesi dalle nozze, aver messo tutto in discussione per una ragazzina conosciuta su un'isola, averla seguita sotto la pioggia, averla lì tra le braccia, era dannatamente sbagliato. Si sollevò un attimo, per guardarla; la pelle candida rifletteva la luce della lampada, unico punto di luce in quel salotto, e sembrava così morbida e così dolce.
Si tuffò su di lei, nuovamente, per non pensare a nient'altro che non fosse il loro piacere. Affondò dentro di lei con bisogno, necessità, un impulso a cui non sapeva e non poteva dire di no. Si sentiva libero, come non lo era mai stato, in grado di decidere della sua vita.

E tutto quello che voleva era perdersi in lei, più e più volte.
Il resto l'avrebbero affrontato l'indomani.

Era notte fonda quando Giddy si svegliò. Fuori pioveva ancora; sembrava non volesse smettere. Amava la pioggia, la calmava quando non riusciva a dormire, quando era arrabbiata con il mondo. Cosa che succedeva spesso.
Si alzò, cercando di non fare rumore. Gerard dormiva a pancia in giù sul tappeto pregiato dove poco prima avevano.. Già, che avevano fatto? Fatto l'amore? Fatto sesso?
Che cosa erano esattamente loro?
Cercò di non pensarci mentre si infilava nuovamente la maglieta nera che lui le aveva quasi strappato di dosso facendola gemere, facendole quasi pregare di spogliarla.
Loro non erano niente, e avrebbero continuato a non essere niente.
Due vite troppo diverse, due caratteri opposti.
Loro si attraevano sessualmente e basta. Lei, con lui, non ci voleva stare. Era troppo complicato stare con una rockstar, sempre in giro per il mondo, con la loro vita sregolata.
Stranamente si sentiva serena; non si sentiva nè ferita nè umiliata, perchè era stata una sua decisione, nonostante con lui ci stasse bene e volesse comunque sempre vederlo.
Nonostante quella notte fosse stata fantastica.
Fantastica, non perfetta.
Perchè della perfezione ci si stanca. 
- Dove vai?- Gerard si era svegliato. Aveva la voce roca. Con una mano le afferrò la caviglia. - Stai scappando?-
- Si. Torna a letto.- si liberò della stretta facilmente, e cominciò ad infilarsi  i jeans. Ma Gerard fu più veloce, si alzò e la prese per i polsi, sedendosi sul divano.
- Dai, resta quì, stanotte.-
Quella richiesta proprio non se l'aspettava. Lasciò cadere il pacchetto di sigarette che aveva in mano, guardando il ragazzo con un'aria stralunata e scioccata. Le aveva davvero appena chiesto di rmanere? Stava per ignorare la sua richiesta quando venne trascinata sul divano, senza riuscire nemmeno a lamentarsi, perchè Gerard la trasse a se e la baciò di nuovo, mentre con la mano libera si infilava nuovamente sotto la maglietta e accarezzava la pelle nuda. Un brivido la percorse; nonostante la sua buona volontà, si attaccò alla bocca di Gerard e il bacio divenne più spinto.

La bocca di Giddy sulla sua era terribilmente eccitante. Stava diventando insaziabile, e non gli era mai capitato.
Si perse di nuovo in lei, come poco prima, con ancora più passione.
In fondo, era solo quello che li accomunava.


****
Le mani di Bre tremavano mentre cercava di infilare nella toppa la chiave giusta.
Maledetta casa, trecento chiavi per tre porte!
Quando finalmente riuscì ad aprire la porta, lei e Frank erano bagnati dalla testa ai piedi; avevano scoperto di avere un'altra cosa in comune: odiavano gli ombrelli.
- Dai, entra.- la ragazza sorrise a Frank: così, tutto bagnato, sembrava un pulcino indifeso.  - Vado a prendere un asciugamano.- corse verso il bagno, facendo attenzione a non scivolare sulla montagna di vestiti che lei e Giddy avevano lasciato poco tempo prima, e prese il primo asciugamano disponibile.
- Carina questa casa.-
Frank si mise ad osservare l'abitazione; era proprio casa loro. Ovunque c'era qualcosa di lilla, che, Bre gli aveva detto, era il colore che le caratterizzava di più. Sulle pareti erano appese almeno un centinaio di loro foto, in giro per il mondo. La televisione, rigorosamente cinquanta pollici al plasma, era stata incorniciata al muro dentro una specie di riquadro viola scuro. Da un lato, giacevano la batteria e la chitarra di Rockband,  cui giocavano nel tempo libero.
- C'è un sacco di voi, quì dentro.-
Bre sorrise. - E' vero, è molto personale.. Vuoi.. Vuoi qualcosa da bere?- gli chiese mentre gli sporgeva l'asciugamano, arrossendo. Improvvisamente si rese conto di essere da sola con Frank Iero a casa sua.
Lui le fu davanti in pochi istanti.
- Sei carina quando arrossisci, sai?-
Lei scoppiò a ridere, poi gli tirò un pugno.
- Non cercare di ammorbidirmi con questi standard da film smielenso, non ci riusciresti.-
Anche Frank scoppiò in una risata allegra e liberatoria. Non aveva mai riso così in vita sua. Mai.
- Una coca cola, grazie.-
Lei gli passò una lattina e ne aprì una per se.
In quel momento, la casa fu immersa da un silenzio imbarazzato. Entrambi si guardavano negli occhi mentre sorseggiavano la loro coca cola, senza avere il coraggio di dirsi nulla.

E' così maledettamente complicata.
Frank se ne stava seduto su quella sedia, che d'un tratto si era fatta più scomoda. L'mpulso di correre da lei e baciarla, era troppo. Ma doveva andarci piano, se non voleva rischiare di prendersi uno schiaffo in piena faccia. 
Bre ne era sicuramente capace.
- Hai ragione, tu non sei carina quando arrossisci.- Frank aveva alzato lo sguardo e la osservava con aria di sfida. - Tu sei antipatica, la maggior parte delle volte, arrogante, manesca e incomprensibile.-
Bre aprì la bocca per dire qualcosa, ma Frank le fece un gesto e lei chiuse la bocca. Il ragazzo si alzò, appoggiando la lattina sul tavolo, e si avvicinò a lei. - Sei insopportabile, cocciuta, testarda e fai anche la preziosa.- 
Le era davanti; Bre non sapeva quanto avrebbe resistito prima di saltargli addosso.
- Chiunque scapperebbe di fronte ad una ragazza così. Io no. Tu mi piaci esattamente così. Paranoica, rompiscatole e violenta.-
Le fe ce un gran sorriso; in quel momento, lei gli saltò al collo e cominciò a baciarlo, come non aveva mai fatto con nessuno prima.

Era passione, una passione che non credeva di avere; mai, nella sua vita, avrebbe potuto credere di baciare qualcuno in quel modo. Fu come se niente avesse più importanza; in quell'istante esistevano solo loro due. E i problemi, le differenze, le cavolate, erano sparite dietro a quel bacio.
Frank la prese per i fianchi, e la fece stendere sul tavolo della cucina. Non poteva crederci, aveva finalmente ottenuto una reazione. Ci andò cauto. Le sue mani scorrevano sulla pelle liscia della ragazza, mentre la osservava contorcersi sotto di lui, e desiderava averla così per sempre. Farla sua per sempre e lasciarsi le incomprensioni alle spalle.
Si amarono così, senza rimpianti ne rancori, solo con la voglia di stare insieme e di godersi quel magico momento, ritagliandosi quello spazio tutto per loro. Senza pensare al domani.

Perchè il domani, sarebbe stato peggio.

***
Tornata dopo un mese e più di assenza. Stanotte ho ritrovato l'ispirazione ed ecco quì pronto un nuovo capitolino che spero vi piaccia! :) 
Vi ricordo la mia pagina Facebook, proprio quì.
Un bacio, Ghost.


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Capitolo 9
*** Inafferrabile. ***


- Las Vegas.-
Frank agitava due biglietti di prima classe tra le sue mani tatuate, ed aveva un sorriso che gli illuminava la faccia. Sembrava pronto a saltellare in mezzo alla strada da un momento all'altro. Gerard lo osservava, ma la sua espressione era impenetrabile, nascosta dagli occhiali scuri che creavano un contrasto con quel rosso particolare di capelli.
Erano passati tre giorni da quella sera, quella bellissima sera che aveva unito le loro vite. Frank e Bre si erano dimostrati affiatati, esattamente fatti l’uno per l’altra.
Gerard era semplicemente sparito, spegnendo il cellulare ed ignorando quindi le chiamate ed i messaggi di Giddy, che ora lo guardava incredula.
Era entrato in quel posto e non aveva salutato nessuno. L’aveva semplicemente ignorata.
 Si erano ritrovati tutti quattro a fare colazione allo Starbuck’s più vicino, sotto insistenza di Frank, che sembrava più iperattivo del solito, ed era tutto dire.
- E quindi?- chiese Bre, alzando gli occhi al cielo.
 
Mi sono messa con un bambino.
 
- Hai presente Las Vegas? Luci, alcool, musica...-
- Non sono cretina, Frank, va avanti.-
Giddy sbuffò, e si concentrò sull'espressione di Gerard. Non capiva come mai fosse così distratto; non stava partecipando alla conversazione e non era nemmeno lontanamente felice come Frank. Rimase semplicemente in silenzio,come se si conoscessero appena, come se tra di loro non ci fosse stato nulla. Poteva percepire lo sguardo di odio profondo che stava rivolgendo al suo migliore amico, nonostante avesse gli occhiali. Lei poteva vederlo, e poteva percepire la tensione tra di loro.
 
Forse odia Las Vegas.
 
- Bre dai, lascialo parlare.- continuò la ragazza, sorridendo a Frank, che si sedette sulla panchina e si accese una sigaretta.
- So che dovete lavorare, ma io e Gerard.- il ragazzo con i capelli rossi tossì fortemente, così da farsi notare dal suo migliore amico. - Oh, e va bene, io ho pensato che vi avrebbe fatto piacere assistere ad un nostro concerto stasera, a Las Vegas!-
Ci mancava solo che agitasse le mani e sarebbe sembrato una foca monaca, in tutto e per tutto.
Bre sorrise; non era mai stata a Las Vegas. Sembrava un posto magico, e soprattutto, un posto dove fare baldoria senza rischiare di venire arrestati. Era il posto giusto per darsi alla pazza gioia.
- Ci sto.-
- Anche io.- aggiunse Giddy, che si avvicinò maliziosa a Gerard. - Ma se a te non sta bene, posso sempre stare a casa. Ho di meglio da fare.-
Si voltò, lasciando che lui la seguisse con gli occhi verdi, mentre sorrideva e desiderava solamente punirla, a suo modo.
 
Maledetta donna, sarai la mia rovina.
 
****
 
Il sole era già tramontato quando i quattro ragazzi avevano lasciato l’aereoporto di Las Vegas, in una limousine, diretti all’Hard Rock Hotel. Gerard aveva insistito perché avessero stanze separate, maschi e femmine, come all’asilo.
Era stato in silenzio per tutto il viaggio, facendo finta che il posto occupato da Giddy fosse vuoto.
Lei si era sentita un fantasma, e si era sentita inutile.
Era una strana sensazione, inafferrabile, come tutta quella storia, cominciata appena un mese prima.
C’era decisamente qualcosa che non andava, ma lui ignorava il suo sguardo, era sfuggente, non lasciava nemmeno che lei gli rivolgesse la parola. Non era una ragazza che implorava le persone; se Gerard voleva essere lasciato in pace, beh, così sarebbe stato. Non sarebbe sicuramente morta per due volte che erano andati a letto insieme, e per un mese passato a litigare praticamente sempre.
 
Il suo stomaco fece una capriola, ma lei voleva ignorarlo. Non poteva, non doveva essere così. Forse aveva fame, forse quel dolore di stomaco non c’entrava niente con gli occhi verdi di Gerard e quel suo modo buffo di sorridere.
 
Ma chi vuoi prendere in giro?
 
Lanciò un’occhiata verso il ragazzo, che continuava a guardare fuori dal finestrino e a stringere le nocche contro le sue ginocchia. Erano vicini, ma lui aveva fatto in modo che non si sfiorassero nemmeno una volta.
 
Era innamorata, non c’era altra spiegazione.
 
Si maledì, perché si era promessa che non ci sarebbe mai ricascata, che non avrebbe mai ceduto ai richiami del suo cuore. Gerard aveva spezzato ogni sua convinzione, ma non c’era niente di romantico, niente di poetico in quel modo di amare. Era solo un modo per autodistruggersi, lasciando che quegli occhi verdi la facessero tremare.
E lui la ignorava, come se non fosse mai esistita.
 
Decisamente, era meglio bere del cianuro, piuttosto che amare così.
 
****
Le luci intorno all’Hard Rock Hotel brillavano nella notte, ormai scura. Migliaia di persone camminavano sul marciapiede, prestando pochissima attenzione a dove mettevano i piedi. L’autista della limousine scaricò i bagagli dei ragazzi e li consegnò al fattorino, che li avrebbe spediti nelle loro rispettive camere.
Bre prese per un braccio Frank, facendolo voltare verso di lei. Il ragazzo sorrise, a quello slancio “d’affetto”, come lo chiamava lui, e la strinse a se, posando le sue labbra su quelle della ragazza. Lottarono un po’, poi lei si arrese, lasciandosi andare tra le sue braccia.
- Che diavolo succede a Gerard?-
Frank si sentì sotto interrogatorio; lo sguardo penetrante di Bre, nonostante fosse ancora arrossata dal bacio, non lasciava diritto di replica.
 
Eppure lui non poteva farlo, non poteva lasciare che lo sapesse così.
 
- Non… Niente.- ma arrossì, tradendosi.
Bre si allontanò da lui e lo guardò, incrociando le braccia sul petto.
- Frank Iero, voglio saperlo subito.-
- Ecco…- il ragazzo arrossì di nuovo, e si maledì di essere così maledettamente simile ad un libro aperto per Bre. Stavano insieme da tipo tre giorni, e già non riusciva a mentirle. – Gerard è… Ha deciso di sposarsi!-
Bre sgranò gli occhi.
- Vuole chiedere a Giddy di sposarlo?- si aggrappava a quella convinzione, perché qualsiasi altra risposta non sarebbe stata accettata, lei lo avrebbe preso a calci nel culo fino al maledetto palco dove dovevano suonare.
Frank scoppiò a ridere.
- Stai scherzando, vero? Lei è stata solo un passatempo. No, sposerà Linz dopo il concerto.-
Bre sbiancò. Doveva proprio prenderlo a calci nel culo.
- Che bastardo.-
Tremava, perché lei ci era già passata. Giddy non le aveva detto nulla, ma si vedeva chiaramente che cominciava ad avere interessi per quella rockstar da quattro soldi.
Frank la prese per mano, accarezzandole dolcemente il dorso con il suo pollice. Anche lui non sopportava l’idea che il suo migliore amico si comportasse da bastardo. Per questo le aveva portate a Las Vegas; non voleva fare del male a Giddy, ma Gerard avrebbe continuato a tenere il piede in due staffe se lei non avesse visto con i suoi occhi quello che sarebbe successo dopo quel concerto.
 
- Ma sei cretino?- gli aveva detto, prendendolo da parte dopo la colazione di quella mattina. – Mi lincerà.-
- Tu sei un cretino, Gerard. Come tuo migliore amico, ti dico di smetterla di giocare in quel modo. Lei non è Lynz, se non l’hai capito.-
Il ragazzo aveva preso una sigaretta, accendendosela nervoso.
- Lo so benissimo chi è, grazie.-
- E allora scegli una delle due. Non puoi sposare Lynz e continuare a fare i giochini con Giddy.-
Aveva dato un tiro alla sigaretta, con lo sguardo corrucciato.
- Io faccio quel cazzo che mi pare. Non posso stare dietro ad una ragazzina di vent’anni. Lynz mi da sicurezza.-
Frank si era trattenuto dal mandarlo a quel paese, aveva girato i tacchi e se n’era andato da Bre, lasciandolo marcire nei suoi fottuti pensieri.
 
La ragazza passò in quel momento, con lo sguardo incollato al marciapiede. Bre guardò Frank, che la lasciò correre dalla sua migliore amica.
- Giddy!-
Lei si voltò, i lunghi capelli arruffati dal venticello che si era alzato. Bre la raggiunse, abbracciandola. Non poteva dirle del matrimonio, quello spettava a Gerard, ma poteva metterla in guardia.
- Da dove viene tutta questa dolcezza?-
- Non lasciarti coinvolgere, ti prego.- aveva la voce spezzata, sembrava stesse per piangere. – Gerard è un bastardo.-
Giddy alzò le spalle.
- Lo so.- mormorò.- L’ho capito nel momento in cui mi ha ignorata, dopo quella sera. Essere innamorati non significa essere stupidi. Non mi lascerò trattare come… hai capito insomma.-
Bre annuì. Giddy era davvero forte, in fondo. Non aveva bisogno di essere rassicurata; le leggeva negli occhi che aveva un piano, e di solito, i suoi piani erano infallibili.
- Ora torna da Frank. Almeno tu datti la possibilità di essere felice!-
 
****
 
- GERARD WAY!-
Il ragazzo si voltò, e la vide. Gli correva incontro, con i capelli lunghi sciolti e un vestitino di pelle nera e l’espressione dura ed incazzata.
Era bellissima.
- Che vuoi?-
L’espressione sul volto di Giddy si rabbuiò, ulteriormente. Lo spinse contro il muro, cercando di fargli tutto il male possibile. Voleva vederlo soffrire, sputare sangue. Era quello che si meritava.
- Che voglio? Dimmelo tu! Sei sparito, ignorandomi. Lo so che è solo sesso, ma non puoi fare finta di non conoscermi!-
Gerard non rispose; con tutta la forza che aveva in corpo ribaltò la situazione, lasciando che Giddy si appoggiasse contro il muro. Le mise una mano sui capelli e l’altra dietro alla schiena, e la baciò. La mano dietro alla schiena scese a stringerle un gluteo, mentre le loro labbra si rincorrevano fameliche. La sua mano si muoveva sotto il suo vestito, in quel momento, e quasi le strappò le mutande.
Giddy ansimò.
- Potrebbero vederci.-
- Non me ne frega un cazzo.-
La sollevò, tenendola con entrambe le mani mentre lei allacciava le gambe intorno al suo bacino e con un colpo secco entrò dentro di lei. Fu tutto molto, molto veloce. Non ci fu nulla di dolce, di delicato, di sussurrato. Era tutto dettato dalla velocità, dalla paura di essere scoperti, dalla passione.
C’era passione, ma non c’era amore.
Lui sciolse l’abbraccio presto, baciandola ancora, per un’ultima volta. Poi si allontanò, dandole le spalle. Sembrava tremare, sembrava non voler dire quello che stava per dire. Poi si voltò, guardandola negli occhi.
- Mi sposo con Lynz. Stasera, dopo il concerto.-
 
****
Il concerto era stato fantastico; Giddy e Bre non li avevano mai visti live, e avevano ammesso che avevano una grandissima energia. Frank era un mostro con la chitarra, e la voce di Gerard era pazzesca. Nonostante lo odiasse, Giddy non aveva potuto non ammirarlo per l’artista che era. Almeno quello glielo doveva.
Ed ora erano dietro il palco, con il batterista battezzato a prete, Bre e Frank mano nella mano e Giddy che osservava la scenetta del suo ex e di Lynz che si stavano sposando. Trattenne a stento una risata.
- Come fa a stare così calma?- chiese Frank, togliendo lo sguardo da Gerard che infilava la fede alla donnaccia, come l’aveva ormai ribattezzata. – Se succedesse a me, se ti stessi sposando tu con un altro, lo ucciderei.-
Bre sorrise, appoggiando la testa sulla spalla del suo ragazzo; il suo cuore batteva ancora furiosamente quando lui la sfiorava, eppure era felice.
 
Sentiva di poterlo essere davvero.
 
- E’ semplicemente forte. Ha capito che per lui non vale la pena star male.- il batterista stava dando la benedizione ai due novelli sposi in quel preciso istante. Lynz sorrise, Gerard non mostrava alcun segno di vita.
I due neo sposi si avvicinarono ai loro amici, a quelli che consideravano un po’ la loro famiglia, che faceva loro i complimenti. Solo in quell’istante, Giddy si rabbuiò, e si avvicinò alla sua migliore amica, che istintivamente le prese la mano.
Poco dopo, Lynx si avvicinò a lei, porgendole la mano.
- Ti ho giudicata male. So che non è colpa tua, che Gerard ha avuto un momento di sbandamento. Sono felice che tu sia qui.-
Giddy osservò la mano tatuata, poi alzò lo sguardo sorridendo.
- Anche io ero felice mentre tuo marito aveva un altro momento di sbandamento, appena mezz’ora fa, e mi scopava sul muro del backstage.-
Gerard sbiancò e Lynz ritrasse subito la mano, rivolgendo lo sguardo antipatico verso suo marito. Se ancora lo sarebbe stato dopo quella rivelazione.
- Sei una stronza!- gli urlò dietro Gerard, mentre trascinava via la donna, parecchio infuriata.
Giddy scoppiò a ridere.
- Dente per dente, mio caro!-
Era di nuovo libera, libera di essere se stessa, senza dover cercare ovunque di farsi volere da lui, che in un mese aveva sconvolto abbastanza la sua vita tranquilla, trasportandola in un turbinio di passione e sentimenti malsani.
Era stata una stronza, era vero, ma Gerard se lo meritava, e serviva anche a lei per stare meglio.
Si unì a Frank e a Bre e alle loro risate e li guardò con gli occhi di una migliore amica: erano stupendi, perfetti insieme.
 
Si meritavano quella felicità.
 
****
Tre mesi dopo – New York City.
 
La prima neve era caduta qualche giorno prima, cogliendo tutti di sorpresa, mentre facevano le loro compere natalizie da Bloomsday o in qualche centro commerciale alla moda dell’Upper East Side.
Il bar dove Giddy stava seduta aveva aperto da pochissimo, e aveva già tantissimi clienti. Bevve in un sorso il suo cappuccino all’italiana, mentre la sua mano era intrecciata con un’altra, fasciata da un guanto di pelle nera.
Sorrise, mentre si allungava verso il ragazzo e gli dava un bacio. Il freddo intenso di quella giornata sparì per un attimo; le labbra del ragazzo si dischiusero e l’accolsero, come una calda coperta in una mattina di neve come quella.
- New York è stupenda, con te.-
Lei arrossì; non era abituata a quelle parole. Stare con lui era così diverso. Non aveva mai provato cose simili.
- Sono felice di esserci venuta con te, allora.-
Quelle parole morirono sulle labbra di entrambi, impegnate in un nuovo bacio, più lento del precedente.
Il cuore di Giddy accelerò, galoppando veloce.
Era Natale, era inverno, c’era la neve.
 
E c’era lui.
 
- Disturbiamo?-
Bre e Frank si sedettero accanto ai due ragazzi, entrambi con due sorrisi che illuminavano anche la più grigia delle giornate. Giddy sorrise; era una vita che non vedeva la sua migliore amica, e New York era stata l’occasione per rivedersi. Giddy aveva portato lui a conoscere i suoi genitori, e Bre e Frank volevano passare qualche giorno in famiglia da lei.
- Com’è andata a Berlino?-
- Benissimo!- Bre addentò il cupcake alla fragola, tenendo ancora la mano del suo ragazzo. – Stupenda! Ma tu lo sai già, non è vero!-
- E tu che mi dici, Tom? Hai finito gli esami?-
Il ragazzo accanto a Giddy sorrise, amichevolmente. Lui e Frank si erano trovati subito benissimo, e Bre lo adorava. Si erano conosciuti per caso, su una spiaggia di Santa Barbara, tre mesi prima. Tom aveva guarito le ferite di Giddy senza fare una piega e l’aveva fatta innamorare di lui con la semplicità e l’allegria che lo contraddistingueva.
- Si, tra poco mi laureo!-
- A proposito di laurea.- Giddy arrossì, stringendo la mano di Tom. – Bre temo che dovrai comprarti un vestito da damigella.-
Per un attimo, tra i quattro cadde il silenzio. Bre aprì la bocca, poi lo sguardo cadde sull’anulare di Giddy.
- Vi sposate?-
Tom annuì velocemente, abbracciando la sua ragazza con calore- Gliel’ho chiesto ieri sera. Credi sia presto?-
Sapeva benissimo che l’approvazione di Bre era fondamentale. La ragazza, per tutta risposta, scoppiò a ridere e si alzò per abbracciare la sua migliore amica.
 
- Che cosa significa che ti sposi?-
 
Giddy alzò gli occhi; si aspettava che fosse stato Frank a parlare, ma con sua sorpresa vide Gerard in piedi davanti alla sedia del suo migliore amico.
Che cosa ci faceva lui a New York?
Le facce confuse di Bre e Frank le fecero capire che erano all’oscuro della presenza del ragazzo.
- Scusa, ero di passaggio e vi ho visti… volevo solo salutare.-
Giddy si alzò, avvicinandosi a lui.
- Ora hai salutato. Puoi andare.-
Lui la prese per un polso, stringendo fino a farle male, ma lei non si lamentò.
- Cosa significa che ti sposi? Con chi?- il suo sguardo cadde su Tom, che cercava di capire la situazione. Era alto, biondo e con gli occhi chiari. Si sentì una merda, in quel momento. – Ti sposi con quello?-
Giddy si liberò con una mossa veloce dalla morsa del ragazzo. I suoi occhi si riempirono di lacrime. La umiliava anche in quel momento.
- Quello, come dici tu, è il ragazzo che mi ha ridato voglia di sorridere. E si, mi sposo con lui. Se vuoi, puoi sempre fare la damigella d’onore, ammesso e non concesso che Bre ti lasci il posto!-
Si voltò e tornò a sedersi verso il suo ragazzo e verso quella che considerava la sua famiglia. Frank salutò Gerard; in fondo, era il suo migliore amico da sempre, anche se era una testa di cazzo.
Giddy lo seguì con lo sguardo, lasciandolo andare, lasciandolo uscire una volta per tutte dalla sua vita.
- Andiamo.- Bre le prese una mano. – Abbiamo un matrimonio da organizzare, questa volta il più importante di tutti.-
Baciò Frank sulla bocca, sussurrandogli che sarebbe tornata preso, e lo lasciò con Tom. Insieme, si diressero verso la strada innevata.
Giddy avrebbe ricordato per sempre la storia con Gerard, era stato importante per lei, ma ora aveva il diritto di vivere felice con Bre, Tom e Frank.
 
Con la sua famiglia.
 
Era inutile correre dietro a qualcosa di sfuggente, di insicuro, di volubile e passeggero. Era inutile far funzionare una storia così tremendamente fragile.
 
E lei si sarebbe ricordata di Gerard, come un pugno di sabbia che sfugge dal controllo della mano.
 
Come qualcosa di inafferrabile.
 
****
 
FINE.
Ce l’ho fatta. È stata una tortura scrivere questa storia, non ne sono tutt’ora convinta e per questo mi sono riservata questa fine dolce/amara. Vi ringrazio, se l’avete seguita, anche se è stata abbastanza corta. Non penso scriverò un seguito, ho fatto davvero fatica e non la sento totalmente mia.
Grazie comunque.
Un bacio.
Ghost.

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