I'm Tangled Up In You.

di MaDreamer
(/viewuser.php?uid=131705)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The day... I was born. ***
Capitolo 2: *** The day... I met you. ***
Capitolo 3: *** The day... I left the tower. ***
Capitolo 4: *** The day... I told you everything. ***



Capitolo 1
*** The day... I was born. ***


Buonasera a tutti. Non so come mi è venuta quest'idea ma ho deciso di provare a scrivere una Klaine!Fairytale, non so cosa ne verrà fuori nè tanto meno se possa piacere. Ma quest'idea mi girava in testa da un pò e non volevo sopprimerla. Spero che la storia vi piaccia ^_^ -Tina.





C’era una volta, in un castello molto lontano, una giovane Regina distesa sul suo letto, aspettando pazientemente che la morte la raggiungesse.
 
Al suo fianco, il Re versava lacrime amare, implorando i suoi servitori di trovare una cura che salvasse la sua amatissima moglie.
 
**
 
Anni prima, una piccola goccia di pioggia cadde sulla terra, dando vita ad un piccolo fiore argentato, mai visto prima di allora. Quel fiore, si narrava, avesse dei poteri magici: era in grado di curare le malattie, di rallentare, o persino fermare, l‘invecchiamento….
 
Un’anziana signora, di nome Sue Sylvester, trovandosi a passare per il lago, situato poco fuori dal loro piccolo paesino, notò questo minuscolo fiore e si avvicinò per poterlo osservare meglio.
 
Senza sapere il perché di quel gesto, cominciò a cantare una dolce canzone “Fiore dammi ascolto, tu mi aiuterai… E non dirmi che, per me è tardi ormai…” Improvvisamente il fiore si illuminò, dando vita a delle immense distese di luce argentea e, un profumo di pioggia, cominciò ad invadere quel piccolo luogo.
 
L’anziana donna si allontanò di scatto, spaventata da quello che le era appena successo e, senza rifletterci un attimo, corse via, tornando alla sua piccola torre.
 
Entrata in casa, passò dinanzi allo specchio e notò, con grande stupore, di essere ringiovanita. 
 
Dopo il primo momento di smarrimento, la donna, si fiondò di nuovo fuori di casa, cercando quel fiore che le avrebbe cambiato radicalmente la vita.
 
Da allora tutti in paese non facevano altro che parlare di quel magico fiore argentato, ma nessuno era mai riuscito a vederlo con i propri occhi.
 
Alcuni erano scettici e non credevano a quelle dicerie di paese; altri, invece, erano affascinati da quella storia e credevano che, se avessero trovato quel fiore, le loro vite sarebbero potute cambiare.
 
Ma mai nessuno fu in grado di trovare quel fiore.
 
**
 
Tornando al castello: Il Re inviò orde di cavalieri e servi in cerca di quel piccolo fiore argentato, avrebbe fatto di tutto pur di salvare la moglie.
 
In quel preciso istante la donna si contorse nel letto, toccandosi leggermente il ventre, e diede un urlo acuto che fece raggelare il sangue di suo marito.
 
L’uomo si avvicinò alla giovane donna e, senza esitazione, poggiò la mano sul suo ventre rigonfio.
La donna aspettava un pargolo, ma poiché era molto malata il destino di quel bambino sembrava non poter concludersi in modo sereno.
 
Il Re guardò con tristezza quella piccola sporgenza situata nel ventre della donna che amava e, leggermente, tracciò i bordi con le dita di una mano, mentre una lacrima solcava il suo viso.
 
**
 
Dopo tantissime ore di urla e sofferenza un giovane cavaliere entrò nella stanza, stringendo qualcosa tra le mani, con il fiato corto.
 
Guardò intensamente negli occhi della sua Regina e, sorridendo, le porse un piccolo fiore argentato, mentre, dall’altra parte del paese, un’anziana donna piangeva lacrime amare per la perdita del suo prezioso fiore.
 
Immediatamente tutti nel castello cominciarono a darsi da fare per far guarire la propria Regina e, delle serve, prepararono un’infusione con quel fiore argentato.
 
Le fecero bere quell’infuso e la lasciarono riposare.
 
**
 
Pochi giorni dopo tutto il paese era in festa per la ripresa della Regina e per la nascita del piccolo pargolo, che la famiglia Reale aveva deciso di chiamare Kurt. Questo piccolissimo principino aveva degli occhi color del ghiaccio e la pelle nivea, che pareva fatta di nuvole.
 
I festeggiamenti nel regno durarono una settimana e la famiglia Reale non era mai stata così felice. Tutto per loro sembrava aver acquistato un senso, la loro vita era cambiata e quel piccolo bambino dagli occhi color del cielo.
 
Il castello Reale venne addobbato da tante piccole gocce di pioggia che ricadevano e si poggiavano dappertutto. Soprattutto la culletta del piccolo Kurt era adornata da piccole gocce, più una grande posizionata esattamente su dove il capo del bambino si poggiava, quando dormiva.
 
**
 
Sue, ancora shockata per aver perso il suo fiore, decise di attuare un piano malvagio per riprendersi quello che, a detta sua, le spettava.
 
Così, dopo aver riflettuto bene sul da farsi, una sera si introdusse nel castello Reale e camminò, a passo felpato, verso la camera del piccolo Kurt, che dormiva tranquillamente nella piccola culletta.
 
Si avvicinò piano al bambino e, con un paio di forbici, si accinse a tagliare una ciocca dei capelli del piccolo (Pensando che i capelli del bambino avessero ereditato i poteri del fiore) ma, improvvisamente, la ciocca tra le mani dell’anziana donna divenne cenere.
 
In quel momento Sue non sapeva cosa fare così decise di prendere il bambino tra le braccia e portarlo con sé sulla sua torre, pensando che questa volta avrebbe nascosto per bene il suo prezioso fiore.

 
Si, esatto. Sto scrivendo Rapunzel in versione Klaine. Non so perché ma quel cartone mi ha affascinata e l'idea di vedere Kurt e Blaine nei panni di Flynn Rider e Rapunzel mi piaceva troppo. Per chi non ha ancora visto questo film, lo consiglio vivamente, poiché è davvero stupendo. Bhè che altro dire, spero che la storia vi piaccia e fatemi sapere se c'è qualcosa che dovrei cambiare o che semplicemente non vi piace, cioè recensitemi xD *Implora Recensioni* xD. Grazie a tutti ^_^ - Tina <3 
P.s: Ringrazio come sempre la mia stupenda beta: Join The Club. Ti voglio bene ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The day... I met you. ***






“Fiore dammi ascolto, se risplenderai, con i tuoi poteri tu mi proteggerai… e non dirmi che per me è tardi ormai, è tardi ormai.” Kurt continuava a cantare questa canzoncina, mentre i suoi occhi prendevano una scintilla di lucentezza e una lacrima scendeva dal suo viso.
 
Sue Sylvester si affrettò ad asciugarla e strofinandosela tra le dita e, a quel punto, il suo viso assunse, in un istante, un’espressione più giovane.
 
“Mammina, perché non posso mai uscire?” Chiese il piccolo Kurt, mentre scodinzolava i piedini, seduto sulla sedia.
 
La donna si accigliò a quella domanda e spazzolò un po’ più forte i capelli del piccoletto, sospirando.
 
“Il mondo può essere crudele, fiorellino. Io sto cercando solo di proteggerti e, l‘unico modo, è tenerti al sicuro dentro questa torre. Non me lo perdonerei mai se ti succedesse qualcosa, tu sei speciale per me”
 
Il bambino sorrise e abbracciò forte la donna che lui credeva fosse sua madre. Sue ricambiò l’abbraccio, accarezzando i capelli del piccolo.
 
All’età di 7 anni, Kurt, era rinchiuso in quella torre, senza nessuno con cui poter giocare, parlare o solo salutare. Si sentiva tanto solo…
 
L’unica volta in cui si sentiva un po’ di più parte del mondo era la sera del suo compleanno. 
 
Il piccolo era solito affacciarsi alla piccola finestrella della torre e guardare il cielo. Per il giorno del suo compleanno tante piccole luci fluttuanti ricoprivano il cielo e, il piccolo, non riusciva a non pensare che quelle luci stessero lì per lui.
 
In realtà era così, poiché il Re e la Regina erano soliti lanciare delle lanterne in cielo, ogni anno, per il compleanno del loro amato figlio scomparso.
 
Il piccolo poggiò le mani alla finestra e posò il suo mento sulle braccia, osservando quella distesa di cielo interrotta da quelle bellissime luci. Il bambino sospirò e sperò che un giorno o l’altro avrebbe potuto uscire da quella torre e conoscere il mondo.
 
Il piccolo Kurt ogni giorno occupava il suo tempo leggendo, disegnando, scrivendo o facendo qualsiasi cosa che gli avrebbe tenuto la testa occupata.
 
Il bambino aveva un piccolo camaleonte a cui aveva dato un nome, Pascal, e questo piccolo animaletto aiutata Kurt a tenere la mente occupata. Giocavano sempre insieme e Kurt a quel punto non si sentiva più tanto solo.
 
**
 
Kurt era cresciuto e ben presto avrebbe compiuto 18 anni e lui non era il tipo da volere regali o cose sfarzose. Aveva un solo, unico, piccolo desiderio.
 
 
Kurt aveva il desiderio di parlare con Sue e di chiederle di portarlo a vedere quelle piccole luci fluttuanti che riempivano il cielo ogni anno, il giorno del suo compleanno.
 
“Buongiorno Madre!” Disse il ragazzo schioccandole un bacio sulla guancia e sedendosi di fronte a lei, al tavolo.
 
Sue sorrise e passò una brioche al ragazzo dagli occhi color del ghiaccio.
 
“Madre posso… posso parlarvi di una cosa?” Esitò Kurt, non sapendo bene come iniziare l’argomento.
 
La donna annuì, non prestando particolare attenzione al ragazzo.
 
“Sai che tra poco è il mio 18esimo compleanno…” cominciò a parlare.
 
“Non è possibile, il tuo compleanno è stato l‘anno scorso. Me lo ricordo benissimo” lo interruppe Sue, con tono irremovibile.
 
Kurt sorrise e poi fece un sospiro. “Ecco, madre. La cosa buffa dei compleanni è che ogni anno si ripetono” Disse ironico. “Comunque vorrei chiedervi una cosa per il mio compleanno” continuò imperterrito.
 
La donna lo guardò negli occhi, aspettando che continuasse.
 
Il giovane deglutì ed, evitando gli occhi della donna, continuò a parlare.
 
“Io… Iovorreichetumiportassiavederelelucifluttuanti” disse in un fiato.
 
La donna lo guardò confusa, ma riuscì a capire cosa il ragazzo le stesse chiedendo.
 
“Intendi le stelle?” Chiese, cercando di sorridere dolcemente.
 
“E‘ proprio questo il bello. Ho fatto la mappa delle stelle…” Porse un grande rotolo di carta sul tavolo, aprendo e mostrando il disegno fatto dal ragazzo. Sul foglio c’era segnata la mappa esatta delle stelle.
 
“Loro non cambiano mai” continuò “Ma queste… queste compaiono solo una volta all‘anno, quand‘è il mio compleanno” Sussurrò abbassando lo sguardo “E io non posso fare a meno di pensare che vengano mandate in cielo… per me”
 
Sue aggrottò un sopracciglio e ridacchiò sotto voce.
 
“Oh Porcellana*, sei così ingenuo. Chi mai dovrebbe lanciare delle luci in cielo… per te? Sono solamente delle stelle, fattene una ragione” diede una piccola carezza sulla guancia del ragazzo e si avviò nell’altra stanza.
 
Il ragazzo sospirò e accasciò la testa sul tavolo, rassegnato.
 
**
 
In quello stesso momento, dall’altra parte del regno un giovane furfante bello e affascinante, con i capelli ricci e gli occhi color nocciola, si apprestava a rubare una preziosissima coroncina d’oro dal castello Reale.
 
“Mio Dio ragazzi, credete che riuscirei a comprarmi un castello con i soldi che ricaveremo da questa corona?” Disse sventolando una borsa contenente quell’oggetto tanto prezioso.
 
Due ragazzi dietro di lui, si apprestavano a seguire ogni sua mossa, mugugnando ad ogni sua piccola mania di protagonismo.
 
Si perché quel furfante era un tipo abbastanza appariscente; adorava cantare, aveva sogni abbastanza ambiti e particolari, gli piaceva sentirsi al centro dell’attenzione.
 
Il moro sorrise e cominciò a correre, seguito dai due ragazzi.
 
Si fermarono davanti a una specie di montagna da scalare e si guardarono tutti e tre negli occhi.
 
“Ehi su, mettete le mani qui, vado prima io” Disse il furfante, prendendo la borsa sotto braccio e mettendosi in posizione.
 
“Non così in fretta, Anderson. Dacci prima la borsa.” Disse, con un tono che non ammetteva repliche, un ragazzo dalla pelle scura. David.
 
“Si Blaine, dacci immediatamente la borsa e a quel punto ti aiuteremo a salire” continuò un ragazzo, dai tratti asiatici. Wes.
 
Blaine sospirò e porse la borsa a quei due ragazzi, che lo scrutavano intimidatori. Appena avuta la borsa, David, se la mise in spalla e,unendo le mani a quelle del collega, aiutarono il moro a scalare la montagna.
 
“Ora dacci una mano a salire” Wes porse la mano a Blaine che la rifiutò con un sorrisetto soddisfatto. Poco dopo sventolò una borsa tra le mani, “Mi dispiace, ho le mani occupate!” ridacchiò maleficamente. Poi cominciò a scappare.
 
“Anderson” gridarono i due ragazzi rimasti intrappolati e senza più la loro preziosa corona.
 
**
 
Il moro prese a correre più veloce, ritrovandosi in mezzo a una distesa di verde che portava ad un piccolo sterrato, nascosto tra le piante. Prese a camminare in quella direzione, anche se non aveva la minima idea di dove stesse andando.
 
All’improvviso un piccolo spiazzato si fece spazio davanti a lui. In mezzo a questa radura c’era un’alta torre, e il ragazzo pensò subito di arrampicarcisi e di rifugiarsi al suo interno.
 
Arrivato a una piccola finestrella, ai lati della torre, ci scivolò all’interno e sorrise vittorioso appena si sentì al sicuro.
 
Ma, in quel preciso istante, una padella si abbattè sulla sua testa, facendogli perdere i sensi.
 
Kurt, spaventato, rifugiò il suo viso dietro la padella e prese ad osservare il ragazzo steso ai suoi piedi. Era davvero bello, non c’era che dire. Aveva dei riccioli scuri che gli incorniciavano il dolce viso, dai tratti anche un po’ infantili. Dopo aver preso un po’ di coraggio, il giovane, prese il moro sottobraccio e decise di rinchiuderlo nell’armadio, per non far scoprire a Sue che uno sconosciuto avesse scavalcato la loro torre.
 
Sospirò, soddisfatto, dopo aver concluso il suo lavoro e si rigirò la padella tra le mani. 
 
“Non so cavarmela da solo, vero madre?” ridacchiò tra sé e sé. Poi qualcosa di brillante catturò la sua attenzione e, incuriosito, si avvicinò a quella borsa, lasciata incustodita, sul pavimento e l’aprì leggermente per scorgervi un’ovale scintillante. Kurt non sapeva cosa fosse e come si indossasse ma, per qualche strana ragione, decise di posarselo sul capo.
 
Si avvicinò allo specchio e scrutò la sua figura, snella e nivea a contrasto con quello scintillante sfarfallio di quello strano oggetto che portava tra i capelli.
 
Rimase paralizzato,davanti allo specchio, quando notò che quella piccola coroncina sembrava essere disegnata apposta per essere poggiata sul capo del giovane.




*E' il termine che usa Sue per indicare Kurt nella seconda stagione.

Ed eccomi qui con un altro capitolo. Spero che la storia vi stia piacendo, anche se le recensioni sono pochissime ç_ç Speravo in qualcosa di più! *Supplica Recensioni*.

Sono un tipo di poche parole, quindi non credo di aver da dire altre cose xD. Spero che il capitolo vi piaccia e spero in qualche vostra recensione *-*

Come sempre ringrazio la mia beta, che ha betato il capitolo e che mi è sempre accanto ^_^.

Al prossimo aggiornamento. Baci.

-Tina.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The day... I left the tower. ***








Blaine aprì piano gli occhi, sentendosi stordito per via della botta che aveva ricevuto al capo.
 
“Dove, dove sono?” Chiese guardandosi intorno e notando che era un ambiente che lui non conosceva affatto.
 
“Sei nella mia torre” Sussurrò una voce in penombra. Blaine si voltò di scatto, cercando di capire da dove provenisse quella voce, e provò a muoversi. Ma immediatamente notò di essere legato, fece cadere lo sguardo e vide delle corde attorcigliate al suo corpo. Facendo un po’ di pressione sul petto, provò a slegarle all’estremità. Senza alcun risultato.
 
“Non riuscirai a slegarti, senza il mio aiuto” Sussurrò, di nuovo quella voce. 
 
Blaine alzò la testa di scatto e, facendo vagare lo sguardo per tutta la stanza, sospirò.
 
“Chi sei tu?” Chiese quella voce, mentre una figura alta e slanciata usciva dall’ombra. Blaine puntò gli occhi su quel ragazzo, bellissimo fu il suo primo pensiero, e lo squadrò.
 
“Bhè… Il mio nome è Blaine” sussurrò con un sorriso particolare. Sembrava che stesse cercando di sedurre Kurt.
 
Il giovane alzò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere.
 
“Che… perché ridi?” Chiese confuso il moro.
 
“Hai una faccia da pesce lesso, in questo momento” Disse ridacchiando. Il moro gli lanciò un’occhiataccia, ma non rispose.
 
“E tu, invece, chi sei?” Chiese con un broncio.
 
“Io.. Mi chiamo Kurt” sussurrò il ragazzo dagli occhi color giacchio. 
 
Il moro sorrise. “Bhè, Kurt. Potresti slegarmi per favore?” Chiese, cercando di essere educato.
 
“Non se prima non mi dici cosa diavolo ci fai nella mia torre” Chiese il più piccolo, avvicinandosi alla sedia dov’era seduto il riccioluto.
 
“Stavo… Stavo solo scappando. A proposito dov‘è… dov‘è la mia borsa?” Chiese il moro cominciando a guardarsi intorno, allarmato, in cerca della sua preziosa corona.
 
“L‘ho nascosta” disse Kurt, avvolgendo le braccia al petto, in segno di superiorità.
 
“Perché?” chiese shockato il moro.
 
“Perché ho bisogno di un favore, da te”.
 
Kurt ci aveva pensato tutto il tempo. E aveva deciso di chiedere a questo Blaine di accompagnarlo a vedere le lanterne, prendendosi l’obbligo di riportarlo a casa sano e salvo.
 
“Che tipo di favore?” Chiese Blaine confuso.
 
Il più giovane si precipitò a prendere un dipinto, fatto dalle sue abili mani, sul quale era raffigurata la perfetta interpretazione di quelle luci fluttuanti.
 
“Voglio che tu mi porti a vedere queste” disse indicando sul foglio una di quelle luci.
 
Il moro sorrise, quasi dolcemente “Vuoi dire le lanterne che lanciano ogni anno in ricordo del principe scomparso?” chiese, ma con fare annoiato.
 
“Lanterne? Principe scomparso? Sapevo che non erano stelle” disse tra sé e sé.
 
“E sentiamo, perché ti interesserebbero così tanto queste lanterne?” Chiese il riccioluto puntando i suoi occhi nocciola in quelli di Kurt.
 
“Perché… queste lanterne vengono lanciate in cielo il giorno del mio compleanno. E ho il desiderio di vederle da vicino” sussurrò con fare fanciullesco. Gli occhi di Blaine si spalancarono un istante per la dolcezza che emanava lo sguardo di Kurt in quel momento. Poi si ricompose.
 
“Quindi tu mi stai chiedendo… di portarti a vedere queste lanterne e riportarti a casa sano e salvo e solo allora e dico allora, riavrò la mia borsa?” Chiese fingendo di essere confuso. In realtà aveva capito benissimo.
 
“Esattamente” rispose Kurt, stringendo gli occhi.
 
“Perché invece non mi ridai la mia borsa e fai finta che questo non sia mai accaduto?” Chiese il moro cercando di agganciare Kurt con il suo solito sguardo da cucciolo bisognoso. Ma il più piccolo non ci cascò, avvicinandosi al riccioluto e lasciando giusto qualche centimetro a dividerli.
 
“Ascoltami bene: potrai smontare la torre mattone per mattone, romperla pezzo per pezzo. Ma senza il mio aiuto non riuscirai a trovare la tua preziosa borsetta” Disse sussurrando. Il moro si ritrasse di qualche centimetro, sbuffando leggermente.
 
“Eh va bene, ti porterò a vedere le lanterne” Disse alzando gli occhi al cielo. Kurt, dopo quella frase, si lasciò andare ad un urletto di gioia e corse a liberare il moro dalle corde. I due ragazzi si diedero appuntamento il giorno dopo e Kurt sapeva che Blaine avrebbe mantenuto la promessa, perché aveva capito che il moro teneva troppo a quella borsa.
 
**
 
“Porcellana, sono tornata” Disse Sue, facendo irruzione nella camera del giovane.
 
“Ciao madre, aspettavo proprio te” disse innocentemente il castano, aveva ancora il desiderio di convincere sua madre a lasciarlo andare a vedere le lanterne.
 
“Perché mi aspettavi?” Chiese Sue, cominciando a infilare la testa tra varie scartoffie, non degnando di uno sguardo il proprio figlio.
 
“Bhè tu avevi detto che secondo te, non saprei cavarmela lì fuori. Ma proprio oggi…” cominciò, ma la donna lo fermò puntandogli un dito contro. Aveva l’aria di essere davvero arrabbiata.
 
“Basta Porcellana. Tu non andrai a vedere quelle stelle, le puoi benissimo vedere dalla finestra” disse tirando un lungo sospiro, cercando di mantenere la calma.
 
“Ma… Io…” Cercò di dire il ragazzo, ma Sue, con un tono che avrebbe facilmente spaccato i timpani alla persona più sensibile d’udito, lo battè sul tempo.
 
“Basta, Kurt. Tu non uscirai mai e poi mai da questa torre. Mi hai capita?” Si accasciò su una sedia, toccandosi la fronte con aria stremata.
 
Gli occhi del povero Kurt si riempirono di lacrime. Ma decise di non darle questa soddisfazione, decise di non piangere, ma soprattutto, decise che avrebbe fatto di tutto per uscire da quella torre. Quella sera stessa. Ormai il piano era già in atto, Blaine sarebbe andato a prenderlo e insieme, sarebbero andati a vedere le lanterne. Però doveva trovare una scusa per non farsi scoprire da sua madre…
 
“Io… in realtà volevo chiederti se, per il mio compleanno, potevi regalarmi quei bei colori fatti con le perle di mare” sussurrò con voce roca, si schiarì la gola.
“Ma… significa affrontare un viaggio lungo tre giorni, Porcellana.” Disse Sue, scocciata.
 
“Pensavo che questa poteva essere una buona alternativa… alle stelle!” Il giovane abbassò lo sguardo. Sapeva che se avesse guardato la donna negli occhi, quest’ultima si sarebbe accorta che nascondeva qualcosa. Quindi decise di evitare perché ci teneva troppo a vedere le lanterne.
 
“Eh va bene. Te la caverai qui tutto solo?” Chiese avvicinandosi al ragazzo e appoggiandogli le mani sulle spalle, in fare protettivo.
 
Il piccolo annuì e sorrise dolcemente alla donna. Poi cominciarono a preparare le cose che sarebbero servite a Sue per affrontare quel lungo viaggio.
 
Si salutarono ribadendosi quanto si volessero bene e poi la donna lasciò la torre e un Kurt decisamente elettrizzato.
 
**
 
“Ehi, pelle di nuvole! Ci diamo una mossa?” Chiese spazientito il moro, che aspettava da più di un quarto d’ora che il giovane ragazzo scendesse dalla torre. Sentiva i suoi complessi interiori anche dalla postazione in cui si trovava.
 
“Arrivo” strillò il soprano, ma non si mosse di un centimetro.
 
“E‘ da un quarto d‘ora che lo ripeti!” disse il moro, sbuffando.
 
Kurt sospirò e decide di uscire dalla torre, avviandosi con passo molto lento verso il riccioluto.
 
“Andiamo?” Chiese il moro, infastidito.
 
Il soprano annuì e, avvicinandosi ulteriormente, si aggrappò alla casacca di Blaine. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, era alquanto spaventato, Sue lo aveva sempre abituato a pensare che il mondo la fuori fosse crudere e senza scrupoli e, Kurt, credendo alle parole della donna aveva sempre avuto paura di quel mondo. Quindi ora era terrorizzato dalla paura che gli succedesse qualcosa.
 
Blaine notò quel gesto e sorrise sotto i baffi. “Hai paura, pelle di nuvole?” chiese il riccioluto, ridacchiando.
 
Kurt scosse velocemente la testa, ma non disse altro.
 
Blaine fece un cenno del capo e cominciò a camminare, con Kurt aggrappato alla sua casacca.
 
Durante un tratto del cammino, il soprano, continuava a mormorare tra sé quanto fosse sbagliata quella situazione.
 
Alternava sensazioni di felicità ed eccitazioni e momenti di malinconia e rimorso. Blaine stava diventando pazzo e, a quel punto, aveva proposto al ragazzo di fare una pausa e di sedersi su un ammasso di rocce, poco distanti da un laghetto.
 
Blaine decise di darsi da fare per riempire le loro brocche d’acqua con l’acqua che usciva dalla sorgente, accanto al laghetto, mentre Kurt decise di starsene seduto su quelle rocce continuando a ripetere “La mamma mi ucciderebbe se venisse a sapere che sono scappato, le si spezzerebbe il cuore”
 
Il riccioluto sorrise dolcemente, senza farsi notare. Trovava Kurt estremamente adorabile in quei momenti di crisi. Scacciò velocemente quel pensiero, Kurt poteva essere adorabile quanto irritante. Blaine, cercò di ritornare alle sue faccende, ma i mugugni del più giovane glielo impedirono così, con un sospiro, decise di avvicinarsi a lui e poggiare una mano sulla sua spalla.
 
“Kurt, possiamo sempre tornare indietro, se non te la senti” disse il moro. Certamente stava provando a convincere il soprano a tornare indietro cosìcchè lui avrebbe potuto riavere la sua borsa e non si sarebbe dovuto accollare la responsabilità di portare Kurt a vedere quelle lanterne, per poi riportarlo a casa.
 
Kurt lo guardò confuso e si scostò dalle mani del riccioluto. “No, io voglio vedere le lanterne!” disse in un modo quasi infantile.
 
Il moro sbuffò e lo guardò infastidito. “Bene, allora smettila con questi rimorsi ed incamminiamoci” disse per poi prendere in spalla la sua roba e cominciare a camminare verso un sentiero sterrato.
 
Kurt corse verso di lui e lo raggiunse, aggrappandosi nuovamente al lembo della sua casacca. Blaine ci stava prendendo gusto a vederlo così spaventato e pieno di paranoie. 
 
Camminarono per un periodo di tempo indefinibile finchè non si fermarono per riprendere fiato.
 
Al quel punto, un rumore proveniente dal cespuglio, fece sgranare gli occhi, per la paura, a Kurt.
 
Il soprano, infatti, lanciò un urlo cristallino, saltando sulle spalle di Blaine e stringendo la testa nell’incavo del suo collo.
 
“Sono furfanti, ladri, sono venuti per uccidermi?” chiese spaventatissimo il più giovane, stringendo fortissimo il moro, che stava rischiando di soffocare.
 
In quel momento, dal cespuglio, saltò fuori un piccolo coniglietto, dal pelo bianco e gli occhi dolcissimi.
 
Kurt lo guardò confuso e, imbarazzato, scese dalle spalle del moro, che ridacchiò divertito.
 
“Quindi, se ho capito bene, furfanti, ladri e assassini sarebbero da evitare?” Chiese il riccioluto, voltandosi verso il più giovane, che se ne stava rannicchiato in un angolo, ancora spaventato.
 
Kurt, non riuscendo a parlare, si limitò ad annuire vigorosamente, cosa che fece ridacchiare il moro. Poi piano gli si avvicinò e posò una mano sulla sua spalla.
 
“Hai fame?” chiese, cambiando drasticamente argomento.
 
“C…certo” disse il più piccolo, alzando lo sguardo e incontrando quello del moro. 
 
Blaine gli offrì la mano e lo fece rialzare, trattenendolo per un braccio. 
 
“Vieni, conosco un posticino che fa praticamente al caso nostro. Non c‘è posto più sicuro di quella piccola locanda. E‘ da questa parte” disse tirando il braccio di Kurt e trascinandolo verso un ponte, su un piccolo lago. Kurt rimase confuso dall’atteggiamento del più grande, ma decide di non indagare oltre, decise di fidarsi di quel ragazzo tanto adorabile quanto strano.
 
Ma rimase sorpreso quando Blaine lo trascino verso il posto più brutto e puzzolente che avesse mai immaginato.
 
Kurt sgranò gli occhi e si aggrappò nuovamente alla casacca di Blaine, spaventato.






Bhè eccomi con un nuovo capitolo ^_^ Spero vi sia piaciuto! Questo capitolo è stato un pò un parto poiché non riuscivo a decidere bene come adattare la storia su Kurt e Blaine, se c'è qualcosa che non vi è piaciuta o che è sbagliata fatemelo sapere ^_^

Un bacio, -Tina <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** The day... I told you everything. ***















Blaine spalancò la porta della locanda, con un sorriso compiaciuto sul volto.
 
“Eccoci qui!” Urlò voltandosi verso il soprano, che aveva gli occhi sbarrati dal terrore e si aggrappava, ancora, alla sua casacca.
 
“Blaine, do…dove siamo?” Chiese con un filo di voce, incastrando la testa nella spalla del moro.
 
“Siamo in una delle locande più conosciute di tutti i tempi!” rispose Blaine, ridacchiando.
 
A quel punto un omaccione alto, dalla pelle scura, muscoloso e con in testa una cresta da moicano si avvicinò ai due e fissò Kurt in viso.
 
“I tuoi occhi sono così… luminosi” rispose, avvicinandosi per osservare meglio gli occhi del controtenore.
 
“Si, ha degli occhi stupendi!” mormorò Blaine, trascinando Kurt, per un braccio, all’interno della locanda.
 
Un ragazzo dai tratti asiatici si sporse verso un altro ragazzo dai capelli biondi e le labbra carnose e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Poco dopo quest’ultimo si alzò e si avvicinò al bancone, prendendo qualcosa da lì sotto.
 
“Ma tu sei… il ragazzo che stanno cercando!” disse il biondo, avvicinandosi ai due ragazzi, con un foglio in mano.
 
Su quel foglio c’era la riproduzione esatta del viso di Blaine. Kurt guardò il foglio stupito, chiedendosi come mai un tipo come Blaine dovesse essere un ricercato, si voltò verso il moro in cerca di spiegazioni, ma quest’ultimo evitò il suo sguardo, rifiutandosi di cominciare il discorso.
 
“Mike, chiama le guardie reali. Digli che abbiamo trovato il loro fuggitivo.” Disse quello con la cresta da moicano, voltandosi verso l’asiatico.
 
“Subito, Puck!” rispose il ragazzo, e uscii dalla locanda.
 
“Bene, bene, bene. Quindi tu saresti un fuggitivo, con la tua cattura potremmo avere un sacco di bei soldini.” Disse Puck, avvicinandosi e cominciando a tracciare i bordi del viso di Blaine, quasi come se volesse imprimersi il suo viso nella mente.
 
“Lascialo stare…” sussurrò Kurt, puntando i suoi occhioni in quelli dell’omaccione di fronte a lui.
 
“Il tuo ragazzo è un po’ geloso.” mormorò Puck verso Blaine, ridacchiando.
 
“Non è il mio ragazzo.” rispose Blaine, senza esitazione.
 
Kurt, sul momento, ci rimase un po’ male per le parole di Blaine. Aveva capito di essere abbastanza attratto da quel ragazzo e che gli avrebbe fatto piacere conoscerlo in un modo un po’ “diverso”. Sentire quelle parole gli aveva fatto capire che Blaine non provava le stesse cose per lui, quindi si impose di non innamorarsi di lui e di pensare a lui solo come un conoscente che lo avrebbe accompagnato a vedere le lanterne e riportato a casa, sano e salvo. Non poteva esserci nulla tra di loro. Kurt annuì seguendo il filo dei suoi pensieri, poi si ridestò e tornò alla realtà.
 
“Già, non sono il suo ragazzo!” Disse con sguardo fiero, incrociando le braccia al petto.
 
Blaine sorrise all’infantilità di quel gesto, da parte di quel ragazzo. Sorrise perché trovava quel ragazzo adorabile.
 
Blaine aveva sempre saputo, fin da piccolo, che a lui piacevano gli uomini. Non si era mai fatto problemi con questo, anche se ci fu un periodo nel quale aveva deciso di sperimentare qualcosa di ‘nuovo’ e che l’aveva portato a uscire una volta con una certa Rachel Berry. Carina quanto odiosa, da quel momento Blaine si era dedicato solo ed esclusivamente ai ragazzi.
 
Blaine, dal primo momento in cui aveva visto gli occhi di Kurt, aveva avuto un senso di completezza, di appartenenza. Ma non ci aveva dato tanto peso, pensando che fosse solo una sua impressione. Forse pensava che a quel ragazzo piacessero le donne, o forse aveva paura di provare dei sentimenti reali. Fatto sta che aveva immediatamente escluso dalla sua mente il pensiero di una possibile relazione con il controtenore.
Sospirò seguendo il filo dei suoi pensieri, poi scosse la testa e tornò alla realtà.
 
“Dicevo… Tu mi farai diventare ricco.” Disse Puck, ridacchiando e prendendo Blaine per la casacca.
 
Kurt era spaventatissimo e non sapeva cosa fare, non aveva mai affrontato una situazione del genere, non sapeva come comportarsi, cosa dire a quel moicano per fargli decidere di non far del male al suo conoscente.
 
“Fermo aspetta, non fargli del male” disse d’un tratto. “Lui, lui deve accompagnarmi a vedere quelle lanterne. E‘ il sogno della mia vita, non esiste, per me, una cosa più importante, più importante del vedere quelle lanterne” cominciò a balbettare, cercando di far ragionare il ragazzone, per fargli mettere giù Blaine.
 
“Nessuno di voi ha mai avuto un sogno? Sapete cosa si prova sapendo di poterlo, finalmente, realizzare?” Chiese, guardando intensamente negli occhi di Puck, che si apprestò a far scendere Blaine e a dirigersi, a passo spedito verso Kurt.
 
Sembrava minaccioso, aveva una sguardo furioso e, Kurt, arretrò di qualche passo quando Puck gli si parò addosso.
 
“Io… Io avevo un sogno” mormorò il ragazzone, prendendo Kurt per i polsi e lanciandogli uno sguardo, piuttosto malinconico.
 
Ci furono alcuni minuti, di silenzio, in cui Kurt guardava fisso negli occhi di Puck, che sembravano essersi persi nel vuoto, come se stesse sognando ad occhi aperti.
 
Kurt provò a muoversi per liberarsi dalla presa del moicano ma, purtroppo, era minuto e la sua forza non comparava con quella del ragazzone muscoloso.
 
“Mi…mi stai facendo male!” Disse Kurt, con un filo di voce.
 
A quel punto Puck scosse la testa e sembrò tornare alla realtà, lasciando immediatamente i polsi del povero controtenore.
 
                                                                                                                                                E’ un piacere spaventare,
                                                                                                                                                    Sbraitare e ghignare,
                                                                                                                                      E sono più crudele di un dentista,
                                      
Puck cominciò a cantare, prendendo una piccola chitarra da dietro il bancone e mettendosi al centro della piccola sala.
 
Kurt sorrise e cominciò a battere le mani, al tempo della musica. Amava cantare, solo che Sue non aveva mai apprezzato il suo talento, anzi l’aveva buttato sempre giù di morale, insultandolo e provocandolo.
 
A quel punto cominciarono a cantare tutti insieme, e a loro si unì anche il giovane controtenore.
 
                                                                                                                                     E’ questo qui, E’ questo qui!
 
Puck, ridendo, si avvicinò a Kurt e lo prese per un braccio, portandolo a ballare con lui in mezzo alla sala, facendogli fare delle giravolte e dei saltelli su sé stesso.
 
Kurt non si era mai divertito così tanto, in vita sua.
 
                                                                                                                                                         Un sogno c’è!
                                                                                                                                                             Un sogno c’è!
                              Nella parte più nascosta che c’è in te.
                                                               Un sogno c’è!
                                                    Sembra strano… già.
 
I ragazzi continuarono a cantare e,quasi alla fine della canzone, Blaine si unì a loro, ridendo e ballando, prese Kurt per mano e non staccò gli occhi dai suoi per tutto il resto della canzone.
 
Mentre le ultime note della canzone svanivano, la porta si spalancò. Da lì entrarono un paio di guardie, armate di fucile, che si guardavano intorno.
 
“Dov’è Blaine Anderson?” Urlò uno dei due, sporgendosi nella stanza.
 
Puck prese Blaine per la giacca e Kurt per un braccio e li trascinò dietro al bancone, al sicuro. 
 
Si avvicinò a delle piccole leve, sotto il ripiano degli alcolici e ne tirò una, e in quel momento un piccolo passaggio segreto, apertosi dal pavimento, si fece strada tra loro.
 
“Va, insegui il tuo sogno!” Disse dolcemente Puck, voltandosi verso Kurt, con un sorriso stampato sulle labbra.
 
“Lo farò!” Disse avvicinandosi per posare un dolce bacio sulla guancia del moicano. “Grazie di tutto, Puck” continuò sorridendo, per poi scivolare oltre quel passaggio segreto, Blaine fu subito dietro di lui e appena entrambi furono in una grotta buia e spoglia, il passaggio si chiuse alle loro spalle.
 
“Bhè devo confessare che non ti ritenevo capace di tanto, sono piuttosto… colpito.” Disse Blaine, dando una leggera spallata contro Kurt.
 
“Lo so!” Rispose il controtenore, saltellando su sé stesso.
 
Il moro lo guardò stranito, cercando di trattenere un sorriso.
 
“Lo so…” ripetè Kurt, più morbidamente, quando si rese conto della sua reazione un po’ infantile.
 
Camminarono per qualche minuto in silenzio, cercando di capire dove portasse quel passaggio segreto. Poi Kurt decise di cercare di avviare una conversazione, quindi si avvicinò a Blaine e si sporse verso di lui.
 
“Allora, Blaine Anderson… da dove vieni?” Chiese cercando di apparire il più interessato possibile.
 
“Woh, woh, non fornisco retroscena, pelle di nuvole, anche se comincio ad essere abbastanza interessato al tuo!” Disse, cercando di voltare l’argomento verso Kurt.
 
“So che è meglio non parlare dei tuoi occhi!” Disse Blaine, guardando il soprano di traverso. Lui si apprestò a scuotere la testa, in modo affermativo.
 
“O di madri…” continuò e Kurt sorrise, annuendo.
 
“Francamente ho paura di chiedere della rana!” Disse il moro, guardando il piccolo animale, poggiato sulla spalla del controtenore.
 
“Camaleonte.” corresse il più piccolo, accarezzando Pascal.
 
“Quello che è…” fece un gesto sbrigativo con la mano, cercando di non distrarsi dal suo discorso.
 
“La mia domanda quindi è questa: se il tuo desiderio di vedere quelle lanterne è così forte, allora perché non ci sei andato prima?” chiese voltandosi verso il soprano.
 
Kurt rimase paralizzato da quella domanda e abbassò lo sguardo, sembrando imbarazzato. Cominciò a fare alcuni versi, cercando di emettere delle parole, ma non veniva fuori nulla.
 
Proprio in quel momento, mentre Kurt cercava di trovare le parole giuste, qualcosa nella grotta si mosse e alcune pietre cominciarono a cadere dal soffitto.
 
“Blaine…?” Chiese Kurt, spaventato. Si sporse per afferrare il braccio del riccioluto e stringersi a lui, involontariamente, solo per cercare protezione.
 
Kurt si girò intorno, cercando di capire cosa stesse succedendo e, proprio dalle sue spalle, una mandria di uomini in divisa si stava dirigendo verso di loro, urlando il nome del moro.
 
“Blaine…” Kurt ripetè ancora più spaventato.
 
Il più grande si sporse verso il controtenore, prendendolo per le spalle, lo spinse per cominciare a correre. Aveva uno strano senso di protezione, verso quel ragazzo. 
 
“Corri, corri!” sussurrò, cominciando a correre più veloce.
 
Blaine strinse Kurt a sé e lo invogliò a velocizzare il passo, per non essere raggiunti dagli uomini che li stavano seguendo.
 
Dopo aver corso per alcuni minuti, si ritrovarono su una piattaforma di pietra, senza via d’uscita. Si guardarono attorno spaventati, cercando qualcosa su cui arrampicarsi o su cui scivolare, per non essere presi.
 
Kurt trovò una fune, impigliata sotto a una roccia e si sporse per afferrarla, facendola scivolare su una trave e creando un bilico su cui aggrapparsi e scivolare fuori da quel guaio.
 
In un attimo saltò e si ritrovò su un’altra piattaforma, poco lontana da quella precedente, nel salto perse i suoi amati sai, che portava spesso con lui.
 
Blaine li notò e li prese subito tra le mani, mentre le guardie si avvicinavano a lui, sorridendo maleficamente.
 
Lui strinse più forte tra le mani quelle piccole armi, che però sembravano tanto affilate e si avvicinò alle guardie.
 
Cominciarono a duellare, sotto lo sguardo attonito di Kurt, che aveva paura per l’incolumità del suo conoscente.
 
Dopo alcuni minuti di estenuante attesa, Kurt vide Blaine in piedi, incolume, con un gran sorriso stampato sulle labbra.
 
“Wow, appena tutto questo sarà finito, dovrò comprarmi un paio di questi!” disse rivoltandosi tra le mani i due piccoli aggeggi, sorridendo infantilmente.
 
“Blaine, sbrigati!” disse Kurt, indicando dietro le spalle del moro. 
 
Il riccioluto si voltò e vide Wes e David correre nella sua direzione, con la vaga intenzione di ammazzarlo.
 
Blaine sbiancò e afferrò la fune che Kurt gli stava lanciando, appoggiandocisi contro e saltando per raggiungere il controtenore.
 
“Di là…” disse il moro, indicando una grotta che sporgeva appena sotto di loro, prese la fune e afferrò Kurt per i fianchi, tirandolo a sé, per poi saltare con un movimento fluido.
 
Il controtenore si strinse forte alle spalle del moro, chiudendo le spalle e affondando la testa nel suo collo. Appena furono a terra, cercò di trattenersi a lui per non cadere e quando fu sicuro di riuscire a reggersi in piedi cominciò a correre, tirando Blaine per un braccio e conducendolo nella grotta.
 
Nel frattempo Wes si sporse da una trave, per cercare di afferrare Blaine prima che si lanciasse, ma sotto il suo peso la trave si spezzò facendolo cadere.
 
David cercò di afferrarlo ma cadde insieme a lui ed entrambi finirono in una diga, facendola cedere e l’acqua cominciò a spargersi dappertutto.
 
Una pietra cadde e si posò esattamente sull’entrata della grotta, dove si erano rifugiati Kurt e Blaine.
 
Kurt urlò e si aggrappò alla maglia di Blaine che, inconsapevolmente, lo strinse più forte a sé.
 
La pietra aveva chiuso la loro unica via d’uscita, ma non impediva a l’acqua di entrare e di riempire l’intera grotta, facendoli stipare entrambi in un angolo.
 
L’acqua continuava a diventare sempre più alta, finchè entrambi non riuscirono quasi a respirare, poiché l’acqua gli arrivava al collo.
 
“No…non sono un delinquente” disse Blaine, con sguardo triste.
 
Kurt lo guardò confuso, ma lo invogliò a continuare.
 
“Non ho rubato la corona perché mi divertiva, ho rubato la corona per mia madre. Perché non voglio che viva nella miseria, non voglio che stia male.” Disse cercando di ricacciare indietro le lacrime che premevano nei suoi occhi, per uscire.
 
Kurt si allungò per toccargli una spalla, dolcemente.
 
Blaine a quel punto trattenne il respiro e andò sott’acqua, cercando un appiglio per poter fuggire da quel posto, per salvare entrambi.
 
Dopo pochi minuti ritornò a galla, con un espressione triste.
 
“Io… io ho degli occhi magici che risplendono quando canto!” disse Kurt, abbassando lo sguardo.
 
Che hai detto?” Chiese sconvolto il moro, voltandosi verso il più piccolo, forse anche un po’ intimorito.
 
“Io… ho… degli occhi… magici che risplendono… quando canto!” ripetè Kurt, mentre un’idea si faceva largo nella sua testa.
 
Blaine rimase semplicemente paralizzato, ancora in stato di shock dovuto alla rivelazione che aveva appena avuto.
 
Kurt cercò di raccimolare più aria possibile nei suoi polmoni e poi cominciò a cantare, dolcemente. 
 
Fiore dammi ascolto, se rispenderai… ” trattenne il fiato, poiché l’acqua era arrivata fin sopra la loro testa.
 
Il soprano, dopo qualche momento, aprì gli occhi e i suoi occhi presero vita, dando luce a quel posto tanto buio. Una luce intensa e argentata si fece spazio, creando una sensazione di sicurezza.
 
Blaine sbiancò, guardando quello spettacolo davvero impressionante che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
 
Si ridestò, però, immediatamente cercando di trovare un posto che avrebbe potuto aiutarli a sopravvivere.
 
Lo trovarono qualche secondo dopo.
 
Blaine si avvicinò a un ammasso di pietre, che sembravano sbucare fuori su una sorgente.
 
Cominciò a tirarle una per una, finchè la sua mano sbucò fuori, facendoli cadere in un lago e dando, finalmente, loro l’aria per respirare.
 
Blaine tossicchiò per la presenza di troppa acqua nei suoi polmoni e si sporse per appoggiarsi alla riva.
 
“Siamo vivi!” Urlò Kurt, uscendo immediatamente dall’acqua e cominciando a saltellare avanti e indietro, felice.
 
“I suoi occhi risplendono quando canta!” mormorò il moro, ancora in stato di shock.
 
“Blaine, Blaine. Siamo vivi!” Il soprano si avvicinò alla riva e tirò il riccioluto fuori dall’acqua, facendolo appoggiare a un tronco.
 
A quel punto si rese conto che il moro era ferito a un palmo e si sporse per esaminare la sua mano, che Blaine cercò di ritirare, spaventato.
 
Kurt strinse di più la presa e avvicino il suo viso al palmo della mano, scrutandolo per bene. 
 
Dopo qualche secondo chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulla mano di Blaine, che lo guardò confuso.
 
Il più piccolo cominciò a canticchiare sotto voce e, Blaine per la prima volta fece caso alla sua voce meravigliosamente intonata. Ai suoi occhi sembrava che stesse cantando un angelo. Kurt aprì velocemente gli occhi, resi luminosissimi dal suo canto e una piccola lacrima, cadde sulla ferita posta sulla mano del moro e improvvisamente il taglio sembrò guarire, come per una magia.
 
Dopo aver terminato, Kurt fasciò la mano del moro con un pezzo di stoffa, preso dalla sua casacca. Intrecciò per bene il tessuto al suo palmo e strinse, cercando però di essere gentile.
 
“Tu… tu hai davvero dei poteri magici.” sussurrò il più grande, con voce roca.
 
Kurt si limitò ad annuire, sorridendo timidamente.







Buonasera a tutti ^_^ Eccomi qui, con un altro aggiornamento, scusatemi il ritardo ma tra impegni scolastici, organizzazione di festa di Halloween e mancanza di ispirazione non riuscivo proprio a trovare modo di scrivere. Sinceramente non sono particolarmente soddisfatta di questo capitolo, ma spero che voi possiate dirmi se qualcosa non vi è piaciuto o è sbagliato. Grazie a tutti ^_^

Buona Serata, -Tina <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=839888