She Wolf

di rock star 96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un inizio quasi perfetto ***
Capitolo 2: *** la serata di gala ***
Capitolo 3: *** il lupo bianco ***
Capitolo 4: *** stessi occhi, due punti di vista diversi ***
Capitolo 5: *** terrore nella foresta ***
Capitolo 6: *** she is wolf ***
Capitolo 7: *** voglio che tu sia mia per sempre ***
Capitolo 8: *** notte di nozze ***
Capitolo 9: *** il modo dei lupi per dire TI AMO ***
Capitolo 10: *** la visita medica ***
Capitolo 11: *** non posso credere che stia succedendo di nuovo ***
Capitolo 12: *** di nuovo con gli occhi lupini ***
Capitolo 13: *** dimmi che mi ami ***
Capitolo 14: *** il branco ***
Capitolo 15: *** i fantasmi ululanti della notte ***
Capitolo 16: *** la pallottola che ha fatto sparare il fucile ***
Capitolo 17: *** la caccia è aperta ***
Capitolo 18: *** al mio via scatenate l'inferno ***
Capitolo 19: *** per un istante, la speranza ***
Capitolo 20: *** non ci potevo credere ***



Capitolo 1
*** un inizio quasi perfetto ***


Da più di un anno, Zhalia viveva a casa di Dante a Venezia, tra i due ci sono ottimi rapporti, e continuano ad andare sempre meglio, molta gente che li vede in giro per strada, li scambia per una coppia appena sposata.
Un giorno, mentre Dante fruga tra la posta, trova una lettera sigillata con la ceralacca
-ehi guarda!!!- fa rivolto a Zhalia, si siedono sul divano e la aprono:
Gentili signor Vale e signorina Moon, siete stati invitati alla cerimonia di gala presso la sede della fondazione Huntik sul monte Gran SanBernardo, alla quale parteciperanno solamente i più grandi cercatori della fondazione.
I due rimasero piacevolmente sorpresi di aver ricevuto quell’invito, e come poter rifiutare?!

Ma a loro insaputa, l’organizzazione, stava complottando, da quando il professore era stato sconfitto, c’era un nuovo capo, di nome Jacko
-ditemi signori- disse –il messaggio è stato recapitato ai destinatari?-
-sì signore, è arrivato questa mattina-
-ottimo, il professore non riuscì a sconfiggere la squadra Huntik per colpa di Dante Vale e della sua squadra, beh io conosco il modo perfetto per farlo-
-e quale sarebbe signore?-
-facile, dividi e conquista, sono due uomini e due donne, e creano due coppie, per prima ci occuperemo della signorina Moon, e poi della giovane Casterwill-
-e in che modo intende occuparsene signore?-
-un modo ci sarebbe, portami tutti i bicchieri di cristallo, è il momento ideale per sperimentare la mia ultima creazione-
-e sarebbe signore-
-diciamo che se togli la dama all’uomo, lui andrà fuori di testa- detto quello, l’altro scagnozzo, lo portò nell’altra sala, dove si trovavano centinaia di bicchieri di cristallo, e tirò fuori dalla tasca due provette, una era piena di liquido lilla, e l’altra di un liquido verde.

La sera, i due erano sfavillanti, Dante indossava un elegantissimo smoking nero con sotto una camicia bianca, stava aspettando con impazienza la sua dama, che da un po’ era chiusa in camera sua, ma quando la maniglia scattò era pronta, indossava un vestito stretto, che le rimettevano in risalto le dolci curve, era nero pieno di brillantini, e aveva una spaccatura che partiva dalla coscia destra e finiva al ginocchio della gamba sinistra, e sotto porta un paio di sandali neri legati come se fossero delle scarpette da ballo. Dante rimase con la bava alla bocca per un bel pezzo, e poi quando si riprese, le porse il braccio e si avviarono al aereoporto, dove un elicottero li aspettava per portarli alla villa.

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Capitolo 2
*** la serata di gala ***


Arrivarono sulla cima della montagna, era una casa enorme, che copriva gran parte della poca roccia che c’era prima del precipizio, e dall’altro lato, era circondata da una bellissima foresta di pini i quali avevano i rami coperti di neve, che luccicando al chiaro della luna davano un effetto molto romantico.
Scesi dall’elicottero, stranamente non faceva eccessivamente freddo, si diressero verso l’enorme portone di vetro
-dimmi un po’ Dante- gli chiese Zhalia –ma tu conosci l’organizzatore della festa?-
-no,ma so che è un grande cercatore- e in fatti Dante aveva ragione, era un grande cercatore, ma peccato che non era della fondazione Huntik.
Entrarono all’interno della lussureggiante villa, dove ad accoglierli ci fu un enorme salotto illuminato da un lampadario di cristallo, che illuminava un incredibile massa di cercatori che sembravano provenire da tutto il mondo, e che ballavano a ritmo della dolce musica suonata dall’orchestra che sedeva vicino al lunghissimo tavolo del buffet.
Appena varcata la soglia, vennero subito accolti
-lei deve essere Dante Vale?- gli chiese un signore venendo verso di loro
-sì sono io-
-e chi è questa splendida donna, vostra moglie?- a quelle parole i due arrossirono
- no no no, io sono Zhalia Moon-
-ah, la signorina Moon, è un piacere conoscervi di persona- le disse prendendole la mano e baciandole il dorso
-io sono il signor Jacko, ma diamoci pure del tu- detto quello, l’uomo se ne andò, mettendosi seduto ad uno dei tavoli accanto a un altro uomo
-signore, perché facciamo tutto questo? La sala è piena di agenti dell’organizzazione, perché non li attacchiamo e basta?- gli chiese
-abbi pazienza mio caro, la vendetta è un piatto che va gustato lentamente, e poi è molto più divertente se a prepararlo, sia il tuo nemico stesso-.
Dopo un po’ di tempo, Dante prese coraggio e si decise, andò verso Zhalia, che era seduta ad un tavolo a bere un po’ d’acqua, le porse la mano
-ti va di ballare?- le chiese, e lei le diede la mano, lasciandosi tirare per alzarsi, si incamminarono verso il centro del salotto, si misero uno dinnanzi all’altro, e stringendosi cominciarono a muoversi, erano così vicini che uno poteva sentire il cuore tamburellare all’impazzata nel petto dell’altro
-sei bellissima- le disse Dante
-ti ringrazio, anche tu sei stupendo- per un solo istante, tutto quello che li circondava sparì, la musica era diventata muta, c’erano solo loro due, nient’altro, Dante le poggiò una mano lungo la schiena, che questo le provocò un brivido, e con l’altra le prese il mento alzandoglielo e costringendola a guardare i suoi occhi verdi l’avvicinò di più a se, di più sempre di più, le loro labbra per un pelo non si sfiorarono, ma furono interrotti dall’arrivo del cameriere
-gradite del vino signori?- gli chiese
-no grazie-
-ah ma dovete berlo!!!- disse Jacko arrivando da dietro -questo è dell’ottimo Porto del 56, annata ottima- gli disse prendendo i tre bicchieri che si trovavano sul vassoio, ne diede uno a Dante, e l’altro mentre lo porgeva a Zhalia, lo fece cadere per terra
-oh signora sono spiacente-
-non si preoccupi, tanto io non bevo-
-oh ma deve, prego prenda il mio- le diede il bicchiere, e lei per cortesia lo accettò, e sia lei che Dante lo bevvero tutto d’un fiato.
Più tardi, dopo la cena Dante fu chiamato da un gruppetto di persone, ma prima di andare, prese per un braccio Zhalia e le sussurrò all’orecchio
-ti aspetto alle panchine di fuori tra una mezzora- a Zhalia non sembrava vero.
Per l’eccitazione andò subito alle panchine che si trovavano sul retro della casa, erano coperte di neve, e si affacciavano sulla foresta, così buia, eppure così bella.
Si sedette, non sentiva niente, non sentiva freddo, sentiva solo il suo cuore battere all’impazzata, poi cominciò a sentire anche un'altra sensazione, più sgradevole, uno strano dolore alla pancia, che diventava sempre più forte, finche non divenne così forte da costringerla a piegarsi sulle ginocchia e a raggomitolarsi a terra, aveva uno strano sapore in bocca, un sapore forte, e tutta via caldo, quando la aprì per tossire, vide la neve, e vide che era macchiata di sangue, il suo sangue, il sangue che le usciva dalla bocca, che aumentava, e con esso anche il dolore lancinante.
Ebbe un momento di black-out, ma quando tutto finì, si rimise in piedi barcollando, e si ritrovò davanti Dante, ma in lui, qualcosa non andava, sul suo volto, lesse un espressione gelida pallida, e i suoi occhi erano pieni di lacrime, era come se fosse addolorato e arrabbiato, e fece quello che non avrebbe mai immaginato avrebbe potuto farle, la attaccò. 

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Capitolo 3
*** il lupo bianco ***


Dante aveva appena finito di chiacchierare con quel gruppo di uomini, e si stava dirigendo con un passo piuttosto svelto verso il giardino sul retro della casa.
Ma arrivato di fuori, diede uno sguardo veloce alle panchine, che erano tutte vuote, allora si avvicinò ulteriormente ad esse, scrutando la neve che copriva in terreno, dove trovò finalmente le impronte delle scarpe di Zhalia, che percorrevano un breve percorso, e poi si interrompevano, in un enorme macchia di sangue dove nella quale, giaceva anche alcuni brandelli del suo vestito.
Dante non si rendeva conto di cosa stese succedendo, ma poi senti un rumore, un verso, alzò lo sguardo e a pochi metri da lui, c’era un lupo, un enorme lupo bianco con la bocca intrisa di sangue restava lì non faceva niente, rimaneva solo a fissare il cercatore con quei enormi occhi color nocciola, e pian piano gli si avvicinava, ma il cercatore, percorso dalla rabbia e dal dolore attaccò il lupo
-BOLTFLERM!!!!- gridò –DRAGOFISE!!!!- l’animale saltellava da una parte all’altra per evitare i colpi, de diventavano sempre più potenti, fino a che fu costretto alla ritirata.
Sentendo il fracasso, tutti gli altri cercatori all’interno della villa corsero di fuori
-che è successo?- chiese Jacko -Zhalia, è stata divorata da un lupo- disse Dante singhiozzando con le lacrime agli occhi
-o mio dio!!! Non si erano mai spinti così lontano dalla foresta-
-di che sta parlando?-
-nella foresta, vivono molti lupi, e ogni tanto bazzicano da queste parti, ma mai così vicino alla casa, e ora hanno addirittura aggredito una ragazza indifesa, questo è un segno. SIGNORI!! Dopo questo spiacevole episodio, ho preso una decisione, prendete tutti un fucile, da domani, si aprirà la caccia al lupo!!!- un grido di consenso provenì da tutti i cercatori che erano accorsi
-signor Jacko, a che scopo fare questo?-
-non possiamo permettere che qualcun altro finisca come la sua dama, e in oltre questa per lei potrebbe essere un modo per vendicarla- Dante non era uno da violenza vendicativa, ma in quel momento gli sembrava la cosa più giusta, rientrò in casa insieme a tutti gli altri.

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Capitolo 4
*** stessi occhi, due punti di vista diversi ***


DANTE:
io non ero tipo da violenza insensata, ma quando vidi il vestito nero completamente stracciato, e intorno a lui non c’era nient’altro che una chiazza enorme di sangue, non potei fare a meno di infuriarmi. Quel lupo, quella bestia, aveva ucciso la donna che amavo, non riuscì nemmeno a pensare un momento, quando gli vidi la mascella e i denti aguzzi coperti completamente dal liquido rosso.
Ormai ero certo, dovevo vendicare Zhalia, e tutti gli altri cercatori, sembravano essere d’accordo con me.
 
ZHALIA:
stavo correndo nella foresta innevata, non sapevo perché Dante mi avesse attaccato, ma questo non mi piaceva. Non mi ricordavo niente di preciso, dopo quel dolore lancinante alla pancia ebbi come un black-out e poi continuai a sentire il sapore caldo del sangue in bocca, e vidi Dante con uno strano sguardo. In verità, ancora sentivo il sapore del sangue, mi misi una mano sul labbro, ma appena alzai il braccio, caddi per terra, atterrando a pancia all’aria.
Vidi il cielo stellato che veniva incorniciato dagli alberi, diedi uno sguardo alle mani, ma con mio stupore, non c’erano più, al loro posto c’erano un paio di zampe coperte da un pelo bianco come la neve, mi girai per vedere il  mio corpo, e anche esso era coperto da una folta pelliccia bianca che copriva tutto il lungo corpo in orizzontale poggiato su quattro grosse zampe, e che termina con una vaporosa coda bianca.
Mi avvicinai ad uno stagno congelato che era lì vicino, e vidi che nel mio riflesso, al posto della solita donna dai lunghi capelli blu dagli occhi color nocciola, c’era una lupa, una lupa bianca, ma che aveva gli stessi occhi della sua forma umana,vidi quella chiazza di sangue che mi era rimasto ad un angolo della bocca, e feci un ragionamento veloce: vedendo il mio vestito stracciato per terra circondato da sangue e la mia bocca intrisa dello stesso colore, Dante avrà pensato che il lupo mi abbia aggredito, ma non sapeva che ero io stessa, quel lupo che è corso via nella foresta, scappando dal suo unico amore.  

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Capitolo 5
*** terrore nella foresta ***


Intanto a Venezia, Lok e Sophie erano rimasti a casa, a “studiare”, ma Sophie fu percossa da un altro pensiero
-è incredibile che Dante e Zhalia siano stati invitati alla festa, e noi no-
-e dai, in fondo sono cercatori più esperti di noi, se lo meritano-
-se lo dici tu- in quel momento, il campanello suonò, Sophie andò a aprire, e dinnanzi alla porta c’era Metz
-ehi ciao Metz-
-salvo Sophie, come stai?-
-bene grazie, prego entra, c’e’ anche Lok- Metz si accomodò in soggiorno, dove notò subito la lettera dell’invito che Zhalia aveva mostrato in precedenza a Sophie
-avete ricevuto un invito?- chiese Metz
-no, in realtà è di Dante e Zhalia, ci sono andati ieri-
-a proposito Metz, perché non siamo potuti andare anche noi?-
-di che stai parlando?-
-lo so che non siamo cercatori potenti quanto Dante e Zhalia, ma ci avrebbe fatto piacere partecipare alla festa-
-quale festa?!-
-la festa di gala sul monte SanBernardo, ci partecipano solo i cercatori più potenti della fondazione-
-ragazzi, ma non c’e’ nessuna festa sul monte SanBernardo, non è nemmeno uno dei punti in cui si trovano una delle sedi Huntik-
-ma come è possibile?!?!- la cosa si faceva allarmante, Lok prese l’olotomo e lo aprì
-olotomo, dammi la piantina del monte SanBernardo e cerca delle fonti di energia- dopo una manciata di secondi, l’olotomo segnalò una gran quantità di energia in una sola zona
-olotomo, mostrami la posizione di Dante e Zhalia-  l’olotomo fece vedere due sagome, una era ferma, l’altra in continuo movimento nella foresta
-olotomo, mostrami i componenti della fondazione Huntik-
-spiacente mio signore, le uniche forme della fondazioni Hunitk sono già segnalate-
-mi sta venendo un dubbio, olotomo, mostrami i componenti dell’organizzazione- una gigantesca macchia rosso prese quasi tutta la proiezione dell’olotomo, segnalando le numerose presenze dell’organizzazione
-E’ STATA TUTTA UNA TRAPPOLA, DANTE E ZHALIA SONO IN PERICOLO!!!!!!!!!!!- senza pensarci, i tre corsero fuori di casa, prendendo l’elicottero di Sophie, diretti verso il monte SanBernardo.
 
Intanto il tempo passavo, poi sulle montagne faceva buio molto in fretta, erano appena le 17:30 e già il sole stava sparendo dietro i monti.
Dante guardava fuori dalla finestra, stringendo un brandello del vestito di Zhalia in mano, e ripensando al momento in cui lui e Zhalia erano stretti mentre ballavano, e quando a lui gli è venuta quella stupida idea di farla andare fuori, segnando il suo destino
-signor Vale- gli disse Jacko spuntando da dietro con un fucile in spalla –è pronto?-
Dante prese anche lui il fucile che era appoggiato alla sedia, e si mise la tracolla intorno alla spalla
-sì, andiamo-.
Si addentrarono nella foresta dividendosi, seguendo le tracce che lasciavano i vari animali, ma grazie alla neve, non era difficile trovare una pista.
Andarono avanti per diversi chilometri, e Jacko continuò a pedinare Dante per tutto il tempo.
Intanto, anche Zhalia lo seguiva dietro i cespugli, ora che era un lupo, lo guardava con occhi diversi, ma in fondo rimanevano sempre gli occhi della giovane cercatrice innamorata, decise che anche se era rischioso, avrebbe dovuto cercare di comunicare con lui.
Le tracce conducevano ad un altura, dove Dante si piegò un momento per osservare le impronte fresche di lupo, e quando si alzò, era proprio davanti a lui. Non faceva niente, rimaneva lì a fissarlo con quei grandi occhi lupeschi, a odorare il suo intenso odore, che ormai si era mischiato a quello della foresta, a osservare i suoi bellissimi occhi scuri, pieni di odio, ma allo stesso tempo, sembravano vedere qualcosa dentro quella creatura.
D’un tratto, il lupo drizzò le orecchie, sentì lo scatto del fucile quando si carica, diede un occhiata ai cespugli, e vide una canna puntare contro Dante, senza pensarci due volte, il lupo con uno scatto muscolate, si tuffò in mezzo ai cespugli, dove riemerse a dosso a Jacko, stringendo la canna del fucile tra le possenti zanne
-VALE!!!- gridava Jacko –SPARA!!!!! SPARA!!!!!- Dante cercò di prendere la mira, ma il bersaglio non stava fermo, e avrebbe potuto colpire Jacko.
Da dietro l’altura, arrivarono Lok e Sophie, guidati dall’olotomo, erano riusciti a trovarli, e vedendo la scena cominciarono a gridare
-DANTE!!!!- l’attenzione di tutti venne attirata dai due ragazzi, nella quale Jacko ne approfittò per togliersi il lupo di dosso e puntare nuovamente il fucile verso Dante, ma non fece in tempo a sparare, perché il lupo lo caricò nuovamente, ma prima di aggredire l’uomo, si sentì uno sparo, e il lupo cadde a terra, con una chiazza di sangue a dosso, mentre il fucile di Dante, era ancora fumante per il colpo appena sferrato.    

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Capitolo 6
*** she is wolf ***


I due ragazzi si avvicinarono all’uomo con in mano l’olotomo
-Dante, perché hai sparato a quel lupo?-
-perché…..perché ha ucciso Zhalia- gli rispose mostrandogli il brandello di vestito che si era sempre portato dietro. Sophie diede un occhiata all’olotomo
-non è vero, l’olotomo dice che è viva, e che è qui- mentre si alzava, Jacko fece una risatina sinistra e malefica 
-beh, in effetti è qui, ma è viva per poco-
-che sta dicendo-
-sto dicendo che hai appena ucciso la tua amata con un colpo di fucile- Dante diede un occhiata al lupo, incredulo
-sta mentendo-
-e perché dovrei, è vero che sono dell’organizzazione, ma non potrei mai mentire ad un assassino-
-lei è dell’organizzazione!!!-
-come tutti del resto, ho creato questa festa a posta, dovevo vendicare il professore, e quindi perché sporcarsi le mani quando a vendicarlo potevano essere i miei stessi nemici, così  ho messo un veleno nel vino, una sorta di pozione, un estratto di lupo che fa effetto dopo qualche minuto, ma che provoca una tubercolosi momentanea, su di voi non ha fatto effetto, perché l’antidoto, era spalmato sul bicchiere, ma tranne su uno, quello della signorina Moon, sapevo che voi due eravate innamorati, e pensavo che avrebbe pensato a una cosa romantica come a punto portarla fuori, ma bisognava che la pozione facesse effetto, così l’abbiamo intrattenuta per un po’, e quando è uscito lei ha fatto tutto il resto, l’odio è l’arma più potente che esista- Dante stava stringendo i denti, non era più in se, era come se qualcosa dentro di lui si stese caricando, poi disse
-e in fatti hai ragione, l’odio è l’arma più potente che esista, ma penso che non si dovrebbe mai mettere un fucile in mano ad un uomo infuriato- prima che Jacko potesse fare qualsiasi cosa, Dante sferrò un altro colpo di fucile, dritto al petto di Jacko, che cadde a terra sprofondando nella neve.
Dante buttò a terra il fucile e si accovacciò accanto al lupo
-Zhalia- disse con le lacrime agli occhi e mentre le accarezzava la pelliccia, in quel momento, lei aprì gli occhi, facendo un leggero sospiro
-bisogna portarla in un ospedale della fondazione presto- prese il lupo di peso, e lo portò fino all’elicottero, dove volarono in tutta fretta.
Arrivati a Venezia, spiegarono tutto a Metz, e portarono il lupo in un ospedale delle fondazione, dove spiegarono tutto a loro volta alle infermiere e ai dottori
-questo dovrebbe darle un po’ di energia- disse il dottore –MY LIFE!!!!! MY LIFE- dopo di quello, il lupo aprì leggermente gli occhi
-che cos’era?- chiese Lok
-una magia che trasferisce la tua energia ad un'altra persona- gli rispose il dottore, mentre portava Zhalia in sala operazione per farsi estrarre il proiettile dal corpo, ci misero molto tempo, perché in sala dovettero collaborare anche con dei veterinari.
Passarono le ore, oramai erano le 23 in punto, erano tutti addormentati, Sophie era accoccolata a Lok, Metz era appoggiato al muro, tutti, tranne Dante, lui ancora faceva avanti e dietro davanti alla stanza di Zhalia, poi finalmente, la pota si aprì, uscì l’infermiera con una faccia molto triste
-come sta?-
-è messa male, puoi vederla per poco- Dante entrò nella stanza, dove si trovava distesa nel letto la lupo bianca, con una coperta che le arrivava al di sotto delle zampe anteriori, e era collegata a centinaia di macchinari e di flebo. L’uomo si poggiò sulle ginocchia e cominciò a accarezzarle la testa, che al primo tocco, lei aprì gli occhi per guardarlo, e vide che i suoi occhi erano pieni di lacrime
-oh Zhalia, che cosa ti ho fatto…. Mi dispiace tantissimo, non volevo farti del male, mi dispiace tantissimo, troveremo una cura, un modo per farti tornare normale, te lo prometto- la lupa alzò leggermente il muso, sfregò il suo naso nero contro quello di Dante, e poi gli diede una leggera leccatina sullo zigomo, dopo di che, si lasciò cadere sul cuscino e chiuse dolcemente gli occhi, la linea del cardiografo era piatta. Zhalia era morta. Dopo di che, la sua vaporosa pelliccia bianca sparì, e le sue zampe ritornarono mani. Ritornò umana. Dante aveva gli occhi colmi di lacrime
-no, ti prego no!!!- si lasciò cadere sulla donna, poi alzando lo sguardo, allungò le mani all’altezza del cuore
-MY LIFE!!!!!!!- gridò –MY LIFE!!!!! MY LEFE!!!! MY LFE!!!!- le stava donando tutta l’energia che aveva in corpo, finche non finì anche quella, ma la linea del cardiografo era sempre piatta.
Poi un suono, un leggero segnale da cardiografo, che divenne sempre più forte, Dante guardò con gli occhi colmi di lacrime la cercatrice, che pian piano si svegliò e gli donò un sorriso
-Dante ti...…- non riuscì nemmeno a finire la frase, che lui la prese dietro la nuca e la baciò.         



spero vi sia piaciuta, scusate se c'erano alcuni errori o qualche altra cosa, ma sono state delle giornate terribili con la scuola e ho il cervello in pappa, ma erano un paio di giorni che avevo quest'idea in mente e dovevo liberarla. un bacione <3

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Capitolo 7
*** voglio che tu sia mia per sempre ***


 
Poco dopo, dentro la stanza fecero irruzione Lok e Sophie, abbracciando forte la donna, che era semi sdraiata sul letto, nuda, con solo il lenzuolo che la copriva, infatti Lok esitò e distolse lo sguardo.
Un minuto dopo entrò l’infermiera
-mi dispiace, ma vi devo chiedere di andarvene, per far riposare Zhalia- i due ragazzi la salutarono, Dante invece le fece un sorriso a 32 denti, ma prima che oltrepassò la porta, l’infermiera lo fermò
-mi scusi- gli disse –per riempire il modulo della signora, mi servirebbe il nome di un parente, lei per caso lo è?- Dante rimase in silenzio per un istante, poi disse
-sì, io sono il marito-
-d’accordo, allora mi serve la sua firma, e se vuole può rimanere con sua moglie- Dante firmò il foglio sulla cartella medica, e lasciò andare l’infermiera.
-mio marito?!- disse Zhalia facendo un lieve sorrisetto
-perché no- le disse inginocchiandosi davanti al letto, e prendendole la mano –Zhalia, in tutto questo tempo, mi sono reso conto che ti potrei perdere, non posso stare con questo peso sullo stomaco, voglio che tu sia mia, Zhalia, mi vuoi sposare?- le guance della donna divennero di un color paonazzo, non disse nulla, come risposta, lo prese da dietro la nuca, e lo baciò, sussurrandogli a fior di labbra –ero tua gia prima, sono sempre stata tua-.
 
DOPO UN ANNO E MEZZO DI PREPARATIVI
 
Era passato un bel po’, Lok e Sophie aveva finito la scuola oramai.
Un pomeriggio, durante una giornata di sole, la giovane donna dai capelli color notte, guardava fuori dalla finestra, con in dosso solo un bustino bianco, che presto fu ricoperto da un lungo vestito bianco candido che le infilò la ragazza dai capelli rossi
-Sophie- disse –mi sento male-
-ma dai Zhalia, credo che sia normale sentirsi in questo modo quando ci si sposa-
-non ne sono sicura, sento una fitta allo stomaco, è come qualcosa che mi sta divorando-
-credo comunque che sia il tuo nervosismo per il fatto che tra meno di un ora ti sposi, e tu non sei ancora pronta-
-comincio a pensare che non sia una grande idea dopo tutto, insomma, io amo Dante, alla follia, ma, dopo tutto quello che gli ho fatto passare-
-se dopo tutto quello che gli hai fatto passare ti ha chiesto di sposarti, vuol dire che ti ama davvero, nonostante tutto-
-ma…-
-Zhalia- la interruppe la ragazza mettendole le mani sulle spalle –ti ricordi, un tempo eri la mia rivale in amore, ma ora le cose sono diverse, sei in assoluto la mia migliore amica, l’unica, insieme abbiamo affrontato grandi cose, riusciremo ad affrontare anche questa- le disse stringendola forte a se e mettendole in testa la tiara con un lungo velo che le copriva il viso.
La cerimonia ebbe inizio, Zhalia fece il suo ingresso con Metz che l’accompagnava
-sono molto contento per voi- le disse
-ti ringrazio Metz-
-no, io ringrazio te, per me Dante è come un figlio, sono felice che abbia trovato un lieto fine, e anche tu, sono orgoglioso di voi- concluse lasciandola all’altare, dove Dante le se mise davanti e spostandole il velo dal viso le disse a fior di labbra –sei bellissima Zhalia- la cerimonia proseguì, e al momento del bacio, tutti acclamarono.
Successivamente si diressero tutti a casa di Dante per la cena, c’erano dei piccoli tavoli rotondi sparpagliati per il giardino,un lunghissimo tavolo stracolmo di cibo, e tutta la piazza era illuminata, con le coppie che ballavano, e ovviamente gli sposi al centro
-sei uno splendore- le continuava a ripetere lui, la donna arrossì e gli sorrise
-ti ringrazio, e tu sei una visione, non pensavo che sarebbe mai arrivato questo giorno-.
E ovviamente dall’altra parte della pista,anche Lok e Sophie stavano ballando
-non sono molto bravo a ballare- le disse lui
-non temere, è per questo che ci sono io- gli rispose facendogli un sorrisetto
-lo so, tu sei sempre stata la mia ancora di salvezza-
-ma dai Lok-
-no Sophie, dico davvero, se tu l’unica cosa che mi fa restare a galla-si guardarono con intensità, uno negli occhi profondi dell’altro, lui la strinse intorno alla vita, avvicinandola sempre di più a se, finché le loro labbra non si toccarono.
Il cielo notturno, fu solcato da colorati fuochi d’artificio, che segnavano il momento clou della serata.
Il lancio del bouquet.
I due sposi salirono di corsa le scale, finché Zhalia non se ne accorse
-o dio mio- disse –ho scordato il bouquet in chiesa, e ora che si fa?-
-non hai niente che puoi tirare?-
-l’unica cosa che posso togliermi è la giarrettiera- l’uomo le diede un occhiata alla gamba, e chinandosi, le scostò il vestito scoprendole la coscia
-posso?- le chiese, lei annuì, le sfilò la giarrettiera, e dandogliela, lei la lanciò, e chi la prese, fu ovviamente Sophie, che quando si rese conto che non erano fiori, si misero tutti a ridere.
E mentre scendevano le scale, Zhalia si fermò un attimo, stringendosi la mano sullo stomaco
-che hai Zhalia?-
-niente, un po’ di mal di stomaco, forse ho mangiato troppo-.   

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Capitolo 8
*** notte di nozze ***


È pazzesco come un singolo oggetto possa unire nello stesso modo due coppie, come un misero simbolo possa come stare a significare qualcosa, qualcosa che avrà inizio con quello.

LOK & SOPHIE Stavano ritornando a casa, Lok voleva accompagnare Sophie, per cercare di strapparle un'altra volta un bacio con la scusa della buona notte.
Arrivarono all’enorme villa, entrarono e cominciarono a parlare del più e del meno, poi a Lok venne un dubbio
-dove hai messo la giarrettiera?- la ragazza si scostò il vestito e gli mostrò la giarrettiera bianca posizionata a metà coscia
-la vuoi togliere?- gli chiese mordendosi il labbro, lui si inginocchiò, le strusciò la mano su l’altra metà della coscia, fino a raggiungere la giarrettiera, che le sganciò, e rialzandosi, la guardò dritta negli occhi, e non tardò a baciarla nuovamente, e a avvolgerla con il suo corpo, che la stese sul tappeto.
Lei le passò le mani tra i capelli ingelatinati, riportandoli alla loro forma scompigliata naturale, e andando più giù, gli tolse la giacca nera, e gli tolse via la camicia strappando via tutti i bottoni, e sentendo sul suo petto, ormai coperto da solo il reggiseno bianco, la pelle nude del ragazzo, e il suo cuore che per poco non usciva fuori dal petto.

DANTE & ZHALIA
Ormai la cerimonia era finita da un pezzo, i due sposi si diressero in camera da letto, dove si cambiarono.
Seduto sul letto, Dante diede uno sguardo alla sua compagna dall’altro lato del letto, che era rimasta in intimo ormai, si fece gattonando il letto, fino ad arrivarle ad abbracciarla lungo la vita
-lo so che te l’ho già detto, ma sei bellissima- la giovane cercatrice si voltò e spostando le gambe sul materasso lo baciò.
Fu in quell’istante che Dante notò il segno della giarrettiera sulla coscia
-quella giarrettiera doveva essere proprio stretta-
-sì, un po’- lui si abbassò, sollevandole leggermente la coscia, e cominciandole a baciare dove aveva il segno, e da lì passò alla pancia fino ad arrivare nuovamente alla bocca.
Si affrettò a toglierle il reggiseno, se percorrendole il copro con le mani, arrivò agli slip, che tolse nello stesso istante in cui lei gli tolse i boxer, e da lì, cominciò a penetrarla.

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Capitolo 9
*** il modo dei lupi per dire TI AMO ***


Il giorno seguente, Dante si svegliò per primo.
Quando mise bene la messa a fuoco, si accorse di avere stretto a se Zhalia, che gli posava il viso sulla spalla destra.
Le scostò una ciocca di capelli da davanti i suoi grandi occhi marroni, che si aprirono poco dopo.
I due si scambiarono un occhiata, non serviva dire tante parole in una situazione del genere, è bastato un abbraccio
-sei bellissima- le ripete Dante
-questa è la tremillesima volta che me lo ripeti da ieri-
-perché lo penso davvero-
-tanto per curiosità, quante ne hai rimorchiate con questo metodo?!-
-un paio…. A 12 anni-
-no, ma seriamente, quante donne hai avuto prima di me?-
-nessuna-
-e dopo di me?-
-nessun altra- seguì un attimo di silenzio
-e tu piuttosto, quanti uomini hai avuto prima di me?-
-è… sapessi- gli rispose la donna facendogli un sorrisetto malizioso e un po’ furbetto
- ah sì, a quanto pare sono stati posseduti dal tuo fascino- gli rispose l’uomo restituendole il sorrisetto.
Ma per vendicarsi, con un colpo di reni, la ragazza si mise sopra di lui bloccandolo al materasso spingendogli le mani sulle spalle
-e a quanto pare, tu uno di quelli che c’e’ cascato- Dante la prese per i polsi e capovolse la situazione, mettendo lei bloccata sul materasso
-ci sarò cascato, ma personalmente mi sento il più fortunato- le disse dandole un lieve bacio e scostandole un'altra ciocca da davanti il viso
-non posso credere che ti avevo quasi persa-
-ma non è successo, grazie a te- l’uomo riflette un momento sull’aspetto della ragazza quando era un lupo
-una lupa bianca, l’animale perfetto per esprimere la tua forza e la tua purezza-
-era strano quando ero un lupo, un lato di me seguiva la ragione, ma un minimo lato di me, perché l’altro lato era soprafatto dall’istinto animale, e questo un po’ mi spaventava-
-ma ora è tutto passato- dandole un lieve bacio sulla fronte, Dante si alzò, e rimettendosi i boxer fece per andare al piano di sotto, ma fu attratto da un suono, da un lieve ululato, quasi un fischio che emise la donna
-che cos’era?!- fece l’uomo un po’ divertito
-è il modo dei lupi per dire “ti amo”- l’uomo le fece un sorriso a 32 denti, e scese al pian di sotto, dove dopo un po’ si sentì che anche lui ricambiò l’ululato con un fischio stonato, che fece ridere la donna. 

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Capitolo 10
*** la visita medica ***


Qualche tempo dopo,Zhalia si stava lavando i denti, e mentre spazzolava a fondo, urtò contro qualcosa, posò lo spazzolino e cominciò a setacciarsi in bocca, da dove tirò fuori da due denti un pezzo di plastica nera molto sottile, chissà come c’era finito lì??????
Nel pomeriggio,la donna andò in ospedale per farsi delle analisi del sangue, per vedere la causa di quella fitta allo stomaco che le prendeva sempre, e che negli ultimi tempi si stava facendo sempre più frequente,uscendo dal cancello, incontrò la sua anziana vicina che esaminava un sacchetto dell’immondizia
-buongiorno signora-le disse
-ah, buongiorno Zhalia-
-ma che è successo?- le chiese avvicinandosi e notando che il sacchetto era completamente sbrindellato, che si estendevano rifiuti dappertutto
-eh, che è successo…questa notte un animale deve aver cenato con i miei rifiuti, guarda un po’- in effetti la maggio parte dei contenitori buttati erano di carne in scatola, merendine e roba varia, ed era tutto perfettamente pulito, non c’era più nemmeno una singola briciola di cibo.
Andò nello stesso ospedale di dove era stata ricoverata quando era lupa, e quindi si ricordavano di lei, le prelevarono il sangue, e mentre lo faceva, l’espressione sul viso del dottore si concentrava sul sangue particolarmente scuro che riempiva la siringa
-Zhalia- le fece –ti dispiace se per sicurezza facciamo anche un esame delle urine?-
-no, va bene, ma perché?-
-niente, ma il tuo sangue mi sembra un po’ scuro, mangi regolarmente?-
-sì-
-e in modo sano?-
-certo-
-sicura, non mi sembra tanto-
-come lo sa?-
-beh, in genere il sangue scuro indica che qualcosa non va, o mangi poco, oppure in modo malsano-
-no dottore, glielo giuro, non mangio poco, anzi in questi ultimi tempi ho anche più fame, ma in genere mangio della frutta se mi viene nel pomeriggio, al massimi qualche biscotto-
-va beh, questo si vedrà, domani avrai le risposte delle analisi, puoi andare-

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Capitolo 11
*** non posso credere che stia succedendo di nuovo ***


il giorno seguente, Dante e Zhalia furono svegliati da un gran fracasso alla porta, era un continuo tamburellare, che li costrinse a scendere dal letto e andare ad aprire.
Erano Lok e Sophie che avevano il fiato, evidentemente avevano corso
-presto accendete la tv- gli fecero, si precipitarono davanti al megaschermo, dove stava andando in diretta il telegiornale
-e recentemente nella città di Venezia, in un quartiere piuttosto in periferia si stanno verificando eventi strani, parecchi cassonetti della spazzatura sono stati svuotati, alcune bancarelle di alimentari sono state assalite e un vecchio supermercato che era sto involontariamente lasciato aperto, è stato completamente saccheggiato, l’oggetto del furto non si tratta di soldi, ma di viveri, cibarie e così via, una delle telecamere del supermercato hanno ripreso la scena, si intravede una figura molto grande, si tratta di un animale, dagli occhi molto lucenti, e sembra di colore di pelliccia piuttosto chiaro- concluse il notiziario
-pensate si possa trattare di un titano?- chiese Lok
-e che ci farebbe un titano con del cibo?-
-ad ogni modo, è meglio andare in fondo a questa storia- concluse Dante mentre andava in cucina, ma quando accese la luce, rimase pietrificato, e poi rivolgendosi agli altri
-credo che ora sia fondamentale approfondire questa storia-
-perché?- chiese Lok mentre lo raggiungeva accompagnato dalle due ragazze, la cucina era completamente ribaltata, il tavolo era per terra insieme alle sedie, il frigo aperto, ma completamente vuoto, e c’erano segni di artigli dovunque, e su tutto il pavimento c’erano sacchetti e scatolette vuote e peli dappertutto.
Scesero in strada, e la prima cosa che notarono furono i numerosi agenti di polizia che circolavano per il quartiere insieme ad una scorta di auto, il tutto seguito dagli sterminatori di animali e dagli accalappiacani, evidentemente la presenza di quella creatura inquietava tutti, il pensiero era che finché si limitava al cibo sarebbe andato bene, ma che sarebbe successo se avrebbe cominciato ad aggredire le persone….
-bene, ecco il piano- fece Dante –ci divideremo in quattro gruppi, Lok, tu vai nel parco, dietro il mercato ortofrutticolo, forse troverai qualcosa; Sophie, tu cerca di chiedere ai testimoni di descrivere la creatura; Zhalia, tu cerca nei cassonetti in zona, forse ha lasciato qualcosa; e io andrò a vedere quel supermercato, cercatori, state attenti, tenete gli occhi aperti, ci vediamo qui tra un ora- detto quello, il gruppo si divise, andando ognuno nel proprio posto.
 
ZHALIA:
camminavo oramai da quasi quaranta minuti all’incirca, perlustravo ogni cassonetto, anche se mi faceva veramente schifo farlo, ma dopo tanto tempo che stai vicino alla puzza di immondizia, ci si comincia ad abituare, e infatti, dopo un po’, non sentivo più tanto la puzza, ma piuttosto l’odore di alcuni cibi che erano stati gettati, cibi come carne avanzata, vecchie merendine e così via.
Quegli odori che mi passavano sotto il naso sotto forma di tanfo, ma che comunque mi solleticavano la fame che avevo già da un po’. Non so perché, ma in quell’ultimo tempo avevo più fame, da quasi un mese avevo voglia di cibo molto più del solito, e ai pasti mangiavo il doppio di quanto mangiavo solitamente.
Avevo lo stomaco che gorgogliava moltissimo, e dopo un po’ il gorgoglio si trasformò in dolore, così acuto che fui costretta a poggiarmi al cassonetto e a lasciarmi accasciare a terra. Mi misi la mano sullo stomaco, e sulla gola, sentì in bocca uno strano sapore caldo, un sapore familiare, ebbi un attacco di tosse, che mi fece sputare della saliva, che quando la vidi, era rossa, cominciai a sputare sangue, mi sentì una forte pressione sulla schiena, come se le ossa si deformassero, non potevo credere che mi stesse accadendo di nuovo.
 
DANTE:
ero in giro da un bel po’ oramai, non sapevo nemmeno da quanto, avevo dato un occhiata al supermercato, e notai che era nelle stesse condizioni della mia cucina, era tutto sottosopra, il cibo completamente spazzolato, e dei peli ovunque. Non mi spiegavo cosa ci facesse e perché un titano avesse bisogno di tutto quel cibo, feci un rapido giro della zona per vedere se c’erano altre tracce, non so, qualcosa, qualsiasi cosa.
E mentre camminavo, assorto nei miei pensieri, non me ne resi conto, e sbattei contro il dottore dell’ospedale
-Dante!!!- mi fece –stavo proprio venendo da te- mi porse una cartellina bianca –queste sono le analisi di Zhalia-
-va tutto bene?-
-beh, in realtà no-
-perché, che cos’ha!?!?!?!?!?!!!!!!!-
-beh, in verità non lo so nemmeno io, vedi, risulta che mangia poco cibo, beh, in realtà ne mangia abbastanza, solo che non le basta, non la sazia, e non mi spiego il perché, e un'altra cosa, dovrebbe stare molto attenta a quello che mangia, per caso mangia la roba con tutto l’imballaggio?!??? Perché ho ritrovato dei residui di plastica nelle analisi-
-plastica?!!!!-
-sì, una cosa assurda, è come se mangiasse tanto, ma spazzatura, e per di più non so perché ma non la sazia- mi venne un dubbio.
Tornai a casa, dove riandai in cucina, era come l’avevo lasciata, completamente distrutta, allora andai in bagno, dove presi lo spazzolino di Zhalia, che notai essere leggermente intriso di rosso, poi vidi sul lavandino un brandello di plastica nero, anche quello leggermente intriso di rosso.
Ritornai in cucina, dove feci un confronto, il brandello era del sacchetto della spazzatura che avevo in cucina. E solo in quel momento notai il colore dei peli, da lontano mi sembravano grigi, ma da vicino, mi resi conto che erano bianchi, e in quel momento mi venne un flash; il sangue in bocca, i peli bianchi, il segno di artigli OH NO ZHALIA………….    

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Capitolo 12
*** di nuovo con gli occhi lupini ***


ZHALIA:
cominciavo a sentirlo, un'altra volta, le stesse sensazioni, il sangue in bocca, il mal di stomaco lancinante, la sensazione che i peli mi si allungassero coprendo tutto il corpo in una folta pelliccia, lo sapevo che mi stava succedendo di nuovo, e in fatti, persi di nuovo i sensi, e quando mi ripresi, camminai a fatica vicino alla vetrina più vicina per specchiarmi, e come già sapevo, vidi riflessa la lupa bianca dagli occhi marroni.
Ma quello che mi sorprese veramente, fu lo sparo che mi mancò per un soffio, lanciato da uno dei poliziotti che richiamava a se molti altri, quasi un armata, che mi puntavano contro armi e fucili. Iniziai a correre. Mi inseguirono per diversi isolati, e man mano che andavo avanti, mi sembrava che gli agenti aumentavano, e dopo tutto, un enorme lupo bianco, avrebbe attirato l’attenzione, in una città che pullulava di agenti in servizio che avevano il compito di trovare un animale misterioso, ma per mia fortuna, non poteva spararmi a distanza, perché era una zona urbana, e sui marciapiedi, la gente passeggiava liberamente, per poi scappare in preda al panico, di fronte a un animale che corre nel tentativo di scappare. In quei momenti, gli istinti prevalevano sulla mia metà razionale, e in fatti continuai a correre, fino a passare di sfuggita davanti al supermercato, dove intravidi Lok e Sophie, riuscì a riconoscerli, e a ricomporre la mia mente in modo da pensare. Qualche metro dopo il supermercato, c’era un violetto, e quello era la mia uscita. Lo superai, e attesi che gli agenti andarono dritti, fino ad uscire dal vicolo, poi quando la calma ritornò, uscì fuori dal bidone dove mi ero infilata, e ritornai indietro, da Lok e Sophie.
Inizialmente non mi riconobbero, ma poi mi fissarono per un po’, e riconobbero i miei occhi marroni.
D’un tratto sentì uno sparo, e un pizzico molto doloroso alla coscia destra, sobbalzai facendo un acuto strillino, e girando su me stessa nel tentativo di capire cosa mi aveva colpito. Dopo un paio di giri su me stessa, mi si staccò dal corpo, una siringa, per la precisione, un proiettile con un ago sulla punta e un fondo piumoso, dopo un po’, cominciai ad avere la vista appannata, le palpebre si chiudevano, sentì che mi stavano sollevando dopo che fui accasciata a terra, e mi posarono su una superficie molto fredda e liscia, e l’ultima cosa che fui sicura di riconoscere fu la voce di Dante
-NO!!!!!!!! VI PREGO, LASCIATELA………-
 
DANTE:
ero arrivato tardi, ormai la stavano caricando sul furgone dell’accalappia cani, le avevano appena sparato un sedativo, e a giudicare dall’effetto immediato, doveva essere anche molto potente. Povera Zhalia. Se solo fossi stato più svelto a capire. Se solo mi fossi preso più cura di lei, tutto questo non sarebbe successo
-NO!!!!!!! VI PREGO, LASCIATELA……- gridai mentre correvo in direzione del furgone
-mi dispiace signore,questo animale è pericoloso- mi disse un uomo bloccandomi
-voi non capite, lei è…..non è pericolosa-
-mi dispiace comunque, ma questo animale è fuori dal suo ambiente naturale, e in oltre a attaccato diversi luoghi pubblici e ha ferito delle persone, non può rimanere qui-
-e cosa le succederà??- chiese Lok arrivando da dietro –in Italia non ci sono luoghi per i lupi bianchi-
-infatti la trasferiremo in Canada-
-e che le succederà?-
-verrà liberata in una foresta-
-foresta?!?!!?- replicò Sophie –ma in Canada il lupo non una specie protetta, potrebbe essere uccisa-
-sentite non è un problema mio, e ora per piacere sparite, non c’e’ niente da vedere-
Sophie aveva ragione, in Canada il lupo non era protetto, e la caccia sarebbe stata aperta a fine autunno. La vidi mentre la chiudevano dentro il furgone che si allontanava. Ti troverò Zhalia, fosse anche l’ultima cosa che faccio…   

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Capitolo 13
*** dimmi che mi ami ***


DANTE:
stavo preparando i bagagli, ero pronto per partire per il Canada. Avrei dovuto vedermi con Lok e Sophie tra mezz’ora all’aereoporto. Mentre prendevo una maglietta dal cassetto, mi cadde l’occhio sulla cornice che era sopra il mobile, la foto scattata il giorno del matrimonio, non mi sembrava vero. Quasi un anno fa, era solo la mia amante, poi divenne lupo e per poco non la uccisi, e ora che eravamo usciti da quell’incubo, ora che finalmente eravamo felici, tutto è ritornato a complicarsi.
Suonarono alla porta.
Andai ad aprire, e davanti a me c’era un agente della protezione animali affiancato ad uno della polizia
-cosa posso fare per voi?- chiesi
-buona sera signor Vale, siamo qui per ispezionare il suo giardino-
-e per quale motivo?-
-per controllare la presenza di eventuali tracce che ha lasciato il lupo-
-ma la lupa è stata catturata-
-si ma siamo certi che ci sia un altro esemplare nei paraggi, un maschio per la precisione-
-e per quale motivo lo sostenete?-
-perché abbiamo fatto delle analisi all’esemplare femmina in nostro possesso, e a noi risulta essere incinta, da svariate settimane, e dato che i lupi bianchi non sono animali del nostro territorio, sosteniamo essercene un altro in giro- rimasi un momento senza fiato, sentì le guance perdere di colore, con quel poco di voce che avevo riuscì a dire
-va bene, ma per favore fate in fretta, tra poco io avrei un aereo- e dopo di che, chiusi la porta e mi ci appoggiai con la schiena, lasciandomi scivolare fino al pavimento. Non potevo credere a quello che avevo fatto, mi misi una mano tra i capelli. Incinta. L’avevo messa incinta.
 
 
Il gruppo di cercatori, arrivò all’aereoporto di corsa, Dante in particolare aveva un passo molto veloce, nonostante l’aereo partisse tra un quarto d’ora e in oltre era in ritardo.
Arrivarono alla loro rampa, dove Lok e Sophie lasciarono sfiniti le valige per terra
-Dante ti prego calmati, non è che se arrivi prima l’aereo parte prima- gli aveva fatto notare Lok. Il cercatore fece un lungo sospiro, e osservando il cielo grigio e nuvoloso, gli rispose
-sì Lok, hai ragione, mi dispiace ragazzi-
-ehi, sappiamo che sei preoccupato per Zhalia, ma non preoccuparti, la troveremo- lo rassicurò Sophie mettendogli una mano sulla spalla –e in oltre, Metz ci ha lasciato la completa disposizione della sua casa invernale, e la caccia apre tra due tre settimane, e inoltre Zhalia avrà già provato a cercare un luogo civilizzato e un modo per farsi riconoscere, non dimenticare che è una lupa, ma con il cervello di una grande cercatrice- Dante le fece un lieve sorriso
-grazie Sophie, voi riposatevi un po’, io vado a vedere quando arriva l’aereo-.
-sei stata brava Sophie- le disse Lok
-beh, non lo biasimo, ha appena perso la sua amata, e forse se non arriviamo in tempo la perderà per sempre-
-Dante è determinato, andrà fino in fondo a questa storia, è innamorato pazzo di Zhalia, farebbe qualsiasi cosa per lei-
-e tu?-
-come?!-
-tu faresti qualsiasi cosa per me?-
-certo, anche di più- il ragazzo la prese da sotto il mento e la baciò. Sophie fece un lungo respiro
-Lok- gli disse
-dimmi-
-devo dirti una cosa-
-che cosa?-
-io…io…- gli occhi della ragazza si fecero lievemente lucidi, si morse il labbro inferiore –io…sono in ritardo- il ragazzo si scostò la manica e diede un occhiata all’orologio
-ma che dici? Siamo anche in anticipo-
-no!! Non in quel senso, io ho un ritardo- il ragazzo ci riflette un attimo, poi strabuzzò gli occhi
-quanto ritardo?-
-quasi dieci giorni-
-dieci giorni?!?!?!?!!! È tanto???-
-direi di sì, io al massimo ritardo due/tre giorni, non di più-
-ma ne sei sicura?-
-non lo so- gli occhi della ragazza si colmarono di lacrime, si morsi il labbro inferiore per evitare di farlo tremolare. Lok l’abbracciò e le diede un bacio sulla tempia
-che vorresti fare ora Sophie?- le chiese
-non lo so- si sentì il suono del tirare su con il naso, e poi una lieve sensazione di bagnato sulla spalla –dimmi che mi ami Lok….ti prego dimmelo-
-Sophie, ti amo più di qualsiasi altra persona al mondo, ti ho sempre amata, anche quando a scuola non mi filavi per niente, se nel caso fosse, sappi che ti starò sempre vicino- si riportò il viso della ragazza davanti, aveva gli occhi rossi e le guance completamente bagnate, le passò i pollici sulle guance al fine di asciugargliele, poi con un lieve gesto, le passò la mano sulla pancia, cominciando a massaggiargliela delicatamente –ti prometto che appena sarà finita questa storia, noi ci sposeremo- per la secondo volta il viso della ragazza fu sommerso dalle lacrime, che le scorgerono anche sulle labbra, che Lok si era affrettato a baciare.
In quell’istante, la chiamata del loro volo li interruppe, alzarono lo sguardo e videro Dante che in mezzo alla gran folla gli faceva segno di andare. I due si ricaricarono i bagagli a dosso, e mano nella mano, si dirigerono verso l’aereo.    

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Capitolo 14
*** il branco ***


ZHALIA:
ero stordita, mi alzai barcollando e per pochi secondi vidi tutto sfogato e nitido, in quei pochi istanti, percepì l’odore di selvatico, l’odore di muschio, di pini, di frutti selvatici e di acqua stagnante. Poi quando mi ripresi del tutto, mi ritrovai in mezzo a una foresta, una foresta formata da pini e abeti, che stava pian piano perdendo le foglie di vari colori, che orami ricoprivano il terreno. Doveva essere quasi inverso, sentì una forte brezza nell’aria che scrollò gli alberi, ma non sentì freddo. Ma annusandola, mi resi conto che nell’aria si stava diffondendo un altro odore, un odore più forte, un odore di selvatico mischiato all’odore di carne putrefatta e di fango, insieme ad esso, sentì anche un fruscio tra le foglie lontane, che sembrava avvicinarsi sempre di più a me, era il suono di passi, passi che si facevano sempre più vicini e forti.
Mi guardai in torno, ma l’unica cosa che vidi furono i cespugli, che coprivano le nere sagome degli esseri che mi cominciarono a girare in torno. Tirai fuori i denti, e cominciai a ringhiare appena sentì un singolo fruscio, e dopo un po’, uscirono allo scoperto.
Erano un trio di lupi, tutti e tre di un marrone scuro, mi si avvicinarono e cominciarono a girami in torno, dilatarono le narici nel tentativo di percepire il mio odore, dopo un po’ che mi annusarono, si fermarono e drizzarono le orecchie sgranando gli occhi. Mi si avvicinarono ancora di più, uno in particolare, mi cominciò ad annusare il muso, visto da vicino, mi resi conto che si trattava di un lupo molto più giovane rispetto gli altri due. Rimasi immobile. I due che avevo dietro, si misero molto vicino a me, quasi mi toccarono, e dandomi lievi spintoni, mi cominciarono a far camminare.
 
DANTE:
arrivammo in Canada verso le 22:30, era molto tardi, Lok e Sophie stavano crollando, e in realtà anche io, ma continuavo a camminare nonostante tutto.
Metz ci aveva prestato la sua casa invernale, si trovava ai margini di un boschetto, a soli 10 km dalla foresta nella quale era stata liberata Zhalia, nella quale tra poche settimane, si sarebbe aperta la caccia, e lei forse sarebbe diventata un manicotto.
 
ZHALIA:
camminammo per un bel po’, e man mano che andavamo avanti, sentivo odori sempre nuovi, odori a me sconosciuti, e anche se proveniva da un animale o da una cosa piccolissima, lo riuscivo a percepire come se fosse lì.
Ci addentrammo in una piccola gola rocciosa, cominciai a percepire altri odori e suoni. I due lupi vicino a me emisero dei lievi gridolini, che rimbombarono nella gola, e che portò allo scoperto da dietro le rocce e gli alberi altri lupi, tutti di colore molto scuro, che andava o sul marrone o sul nero. Mentre percorrevo quella gola infinita affiancata dai due lupi mi sentì osservata, gli esemplari maschi mi guardavano con interesse. Femmine con fare furtivo. In effetti ero un po’ fuori luogo, ero l’unica macchia bianca in quel mare di scuro, ma mi ricresi presto. Arrivammo alla fine della gola, dove c’era una grotta molto buia, il lupo più giovane fece uno strano verso, che anche questo rimbombò dentro la grotta. E dall’interno, provenì il lieve rimbombo di passi, il buio fitto della caverna venne  squarciato da un lieve chiarore. Uscì fuori. Un enorme lupo, dall’aspetto molto anziano, aveva un segoso manto grigio, un grigio così chiaro da sembrare quasi bianco, e aveva intorno alla bocca una chiazza di rosso, come notai che ce l’avevano tutti i lupi intorno a me.
Il lupo mi si avvicinò anche lui mi incominciò ad annusare, e pi si mise davanti a me, immobile. Da qualche parte avevo letto che i lupi devono vivere in branco per sopravvivere, e i nuovi arrivati, devono dimostrare la loro sottomissione al capo branco. Feci qualche passo in dietro e mi accovacciai al terreno, mi strinsi a me la coda e abbassai più che potei le orecchie, portai lo sguardo alle sue possenti zampe, e avvicinandomi gattonando,sollevai leggermente la testa per osservarlo di nuovo. Evidentemente lui mi accettò, perché prendendomi per la collotta, mi fece alzare e mi diede qualche spintone per entrare nella caverna, dove ci seguirono tutti gli altri lupi, che in tanto mi scodinzolavano a torno.
Man mano che andavamo avanti, sentivo l’odore di putrefatto farsi sempre più forte. Era una caverna lunga e stretta, infatti nel corridoio potevano starci solo due lupi, e io ero affiancata dal lupo alfa. Finimmo in una specie di atrio, pieno di foglie e erba accatasta che facevano da tane, al centro c’era una piccola sorgente d’acqua, e in un angolo, una matassa di ossa spolpate e di animali morti, doveva venire da lì la puzza di putrefatto. Ma il mio sguardo venne attirato da una particolare preda, una coperta da un paio di jeans e da una felpa viola a strisce rosa. Il lupo mi condusse al “buffet” per farmi mangiare, e lì ne ebbi la certezza, era una ragazza, accovacciata su un fianco con la bocca e il naso completamente insanguinate. Appena mi avvicinai alla ragazza, il lupo mi fermò, offrendomi un altro pezzo di carne. Poi capì il suo comportamento, la ragazza aveva nelle tasche e nelle mani dei funghi, della quale uno era addentato, notai che lo steso fungo cresceva proprio agli angoli della caverna, e che la ragazza nono aveva segni di unghiate o morsi sul corpo, la ragazza doveva essere morta per avvelenamento, e i lupi non l’aveva toccata perché la sua carne poteva essere infetta, in fondo non erano creature selvagge come credevo.
 
    

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Capitolo 15
*** i fantasmi ululanti della notte ***


DANTE:
eravamo arrivati a casa, Lok e Sophie andarono a dormire, ma andarono tutti e due nella stessa stanza, non stetti troppo a chiedermi il motivo. Uscì fuori dal balcone, che affacciava sul piccolo boschetto sotto casa, e poi dopo un grande lago, l’amplia foresta, che si estendeva per chilometri e chilometri. Aprì la mia valigia, e tirai fuori la foto del matrimonio, me l’ero portata, per far sì che mi sentissi meno solo, e di ricordarmi il motivo per cui stavo facendo tutto questo, lo stavo facendo per lei, per mia moglie, per il mio unico amore, e per il mio futuro figlio.
La mia attenzione, fu attirata dal suono che produsse l’olotomo, era Metz
-ciao Metz- lo salutai
-ciao Dante, spero di non averti svegliato-
-no, non preoccuparti, siamo arrivati da poco, e io ero ancora sveglio-
-d’accordo, comunque ti volevo parlare di una cosa; forse o trovato la cura per Zhalia- rimasi per un attimo in silenzio, sgranai più che potei gli occhi –di che si tratta?-
-ora riflettiamo su una cosa, quando Zhalia ha bevuto il vino con dentro la tossina, le entrata in circolo, e questo a fatto in modo di trasformarla in lupa, giusto?- annuì –e poi quando l’hai…- Metz fece una pausa, per trovare le parole adatte -….quando in ospedale è morta, le hai ridato la vita passandole un po’ della tua energia, ma ora, la tossina ha ricominciato a fare effetto, e questo l’ha riportata nello stato di lupo, l’unica cosa che mi chiedo è, perché?-
-perché cosa?-
-perché ha ricominciato a fare effetto, dalle sue analisi del sangue qualcosa non va, ma in tutto questo tempo avrebbe potuto benissimo fare effetto altre volte-
-il dottore dice che nonostante mangi, il cibo non la sazia a sufficienza, e forse, la sua fame incontenibile fa risvegliare il lupo che è dentro di lei, e la fa trasformare-
-ma perché ha così tanta fame?-
-perché ha due bocche da sfamare- Metz alzò lo sguardo, mi fissò per un po’
-l’hai messa incinta?!?!- io non dissi niente, abbassai solo lo sguardo
-è per questo che mi serve la cura Metz, perché ormai non devo salvare solo Zhalia, ma anche mio figlio-
-Dante, ora però non so se è la cosa giusta-
-come!!!! Che vuoi dire??!?!?!!?!-
-vedi, la cura sarebbe stata somministrare a Zhalia un forte sedativo, da farla calmare e farla ritornare umana, e poi quando succede, tu deve somministrarle una specie di veleno, che uccida il lupo che è dentro di lei, ma è pericoloso, perché può assumere il veleno solo quando è umana, altrimenti non so cosa succederà- ci riflettei su per un po’
-mandami il veleno e il sedativo, la devo salvare-.
 
ZHALIA:
dopo aver mangiato un paio di animali, a me sconosciuti, rimasi a fissare quella ragazza, aveva uno strano odore, un odore sgradevole, un odore che mi fece indietreggiare, un odore di pericolo, forse è per questo che i lupi non l’avevano mangiata, perché avevano fiutato il pericolo,  perché sapevano che era stata avvelenata e che forse lo era diventata anche la sua carne.
Li vidi uscire tutti dalla grotta, il lupo grigio mi diede uno spintone da dietro, come per dire di muovermi, incominciai a camminare.
Uscimmo dalla grotta e dalla gola, camminammo per una dozzina di metri, ma rimanendo sempre sul territorio roccioso. Ci arrampicammo in cima a una piccola parete rocciosa, che poi il cima, aveva un fiume, bloccato da una diga fatta di tronchi, che affacciava su tutta la valle, da lì si poteva vedere tutto, la gola dove alla fine c’era la grotta dei lupi, la foresta che sembrava sconfinata, l’enorme lago, e dall’altra parte di quest’ultimo, c’era un piccolo bagliore giallo.
Il lupo alfa di sedette sul bordo della roccia, si mise a guardare l’infinito, e poi fecero lo steso gli altri. Chinò lievemente la testa verso l’alto, e de guardandomi con la coda dell’occhio, cominciò a ululare, era un ululato profondo, era come un canto che echeggiava nella foresta, pian piano, anche il resto del branco cominciò a ululare, era come un coro, un coro che mi dava la sensazione di calore e di sicurezza, la stessa sensazione che provavo quando ero insieme a Dante, e con il pensiero della sua immagine, incominciai a ululare anche io.
 
DANTE:
ero steso del letto, a pancia all’aria, avevo il sonno leggerissimo, mi svegliai al primo rumore. Un ramo che batte contro il tetto. Per un paio di minuti guardai il soffitto, completamente nero, illuminato da un lieve fascio di luce lunare che filtrava dalla persiana, e poi li sentì.
Mi alzai, andai a piedi nudi verso la finestra, il pavimento freddo mi faceva rabbrividire, ma niente fu rispetto alla folata di aria gelida, che mi trafisse appena aprì la finestra. Ero certo, li sentivo, un branco di lupi, che ululavano alla grande luna che veniva riflessa nel lago quasi ghiacciato, e tra tutti quegli ululati, la riconobbi. Quell’ululato, quell’ululato un po’ stonato, quasi simile a un fischio, mi ricordai di quella mattina quando mi ero risvegliato con lei tra le mie braccia “è il modo dei lupi per dire ti amo” mi aveva detto, non c’era dubbio. Era lei. E stava bene.  
    

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Capitolo 16
*** la pallottola che ha fatto sparare il fucile ***


DANTE:
il giorno seguente, andai in città alla buon ora, per prendere qualche cartina del luogo e per ritirare il veleno e il sedativo che mi aveva inviato Metz, fortunatamente alle poste Canadesi, c’e’ un membro della fondazione Huntik, che appena entrai mi riconobbe subito, e mi fece avvicinare, mi diede una busta, uno scatolone e in più un pacco molto lungo, che appena toccai , capì dal suono che all’interno c’era un fucile.
Uscito fuori, aprì la busta, e vidi che all’interno c’erano due cartine, una di tutta la zona, e un'altra della zona forestale, con delle X sui punti in cui potrebbe trovarsi e su dove potrebbe trovare del cibo, perché essendo per metà umana, non credo che Zhalia ami cacciare. Poi aprì il pacco lungo, avevo ragione, era un fucile, e anche bello grosso
-ehi amico- mi fece un tizio appoggiato al muro insieme ad altri quattro –gran bel ferro-
-ah grazie-
-sei qui per la caccia?-
-si, più o meno, devo dare la caccia a un lupo-
-ah, allora preparati, e comunque non preoccuparti, quelle bestiacce non camperanno a lungo-
-mancano svariate settimane alla caccia- l’uomo mi fissò per qualche secondo e poi sbottò a ridere
-si vede che non sei di qui, la caccia al lupo è stata posticipata- mi si bloccò il respiro
-e posticipata a quanto di preciso?-
-ah poco, diciamo….domani- a quel punto non respirai più, con quel poco di voce strozzata che avevo in gola dissi
-c..c..come domani….perché….domani-
-perché nell’ultima settimana una ragazza è stata uccisa dai lupi, l’unica cosa che è stata trovata di lei è stata una grossa chiazza di sangue un brandello della sua felpa, e questo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio, la pallottola che è ha fatto sparare il fucile- mi affrettai a prendere la roba e a tornare a casa, dove trovai Lok e Sophie davanti al camino acceso
-la caccia apre domani- saltarono giù dal divano e impallidirono. Prendemmo le cartine e cominciammo a esaminare la zona, se avevo ragione io, basandosi sugli ululati che avevo sentito la sera prima, c’era solo un posto dove poteva stare un branco di lupi.  

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Capitolo 17
*** la caccia è aperta ***


ZHALIA:
era il tardo pomeriggio, era incredibile di come passassero in fretta le giornate, ma vero anche che l’inverno si stava avvicinando, e che il sole durava poco tempo, per poi essere sostituito dall’oscurità. Rimasi tutto la tarda sera a osservare quel bagliore al di là del lago, le luci erano accese di ore, anche quando il sole era ancora in cielo, vedevo una lieve lucina passare attraverso le finestre, solo quando oramai fu notte fonda, a occhio e croce saranno state le dieci di sera, se non più tardi, finalmente si spensero.
Il giorno dopo, mi svegliai, appena aprì gli occhi mi sentì la bocca incredibilmente asciutta, mi diressi verso la fonte d’acqua,ma quando la bevetti, mi resi conto che aveva uno strano sapore, non era come di fango o di terra o di qualsiasi altra cosa si potesse trovare nella foresta, era diverso.
In tutta la montagna, la fonte d’acqua era una sola, e alimentava tutto. Così provai a cambiare.
Mi diressi verso la diga, bevetti anche lì e il sapore era lo stesso, era strano, aveva un non so che di diverso, non era la solita acqua pura e fresca, si era come appesantita. La mia attenzione fu attirata da qualcosa che galleggiava nell’acqua, qualcosa che luccicava che si andò ad incagliarsi sulla sfonda. Era una borraccia. La annusai, l’imboccatura puzzava d’alcol, ma l’odore non era tanto forte, quindi non poteva contenerne, ma la cosa che mi solleticò di più il naso, fu il forte odore di polvere da sparo che copriva tutta l’impugnatura. Sentì un rumore. Alzai lo sguardo e vidi in lontananza uno stormo di uccelli scappare via da un punto della foresta. Annusai l’aria, sentì uno strano odore, leggermente famigliare, da che mi dava un non so che di pungente e pauroso.
Alle mie spalle arrivò il lupo alfa, annusò anche lui l’aria, e drizzando le orecchie per poi abbassarle, mi spintono come per andare via, per poi tornare alla grotta, svegliare tutti gli altri lupi, e cominciare a metterci in marcia.
Rimanemmo sul territorio roccioso, ma ad un certo punto sentì un altro odore, ma questa volta era inconfondibile, era l’odore di bruciato, e sentì dentro di me un'altra volta quella sensazione che mi pungeva lo stomaco e che mi incitava paura.
Si sentì un esplosione.
La terra tremò.
Sopra di noi, caddero dei tronchi, che ci bloccarono la strada, e intorno a noi, i cespugli cominciarono a tremare, e l’odore di polvere da sparo si faceva più intenso. Ora sapevo cos’era quella sensazione, era il segnale che qualcosa non andasse, era l’avvertimento di stare in campana, era il senso del pericolo.

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Capitolo 18
*** al mio via scatenate l'inferno ***


DANTE:
ci unimmo a un gruppo di cacciatori che avevamo incontrato in città, era stata allestita anche una gara: chi avrebbe portato il lupo più grosso avrebbe vinto, ma noi non eravamo lì per vincere, ma per trovare la lupa bianca, e dovevamo sbrigarci a farlo, perché per via del suo manto chiaro, sarebbe stata facilmente visibile.
Arrivati nella foresta, il leader dei cacciatori ci espose il suo piano: avremmo fatto del baccano per allertare i lupi e condurli in una strada rocciosa vicino ad una diga, e per di più, vicino alla gola, dove alla fine si trovava la loro tana, poi li avremmo bloccati, e lì sarebbe partita la caccia.
Ci postammo ai sui bordi delle rocce, accucciati ad esse per evitare di essere visti, con me avevo solo un fucile carico con dei sedativi, e così anche Lok e Sophie.
Aspettammo per un bel po’, poi vedemmo i sassolini cominciare a tremare
-stanno arrivando!!!- gridò l’omone mentre alzandosi in piedi accese un fiammifero e diede fuoco ad una miccia
-che cos’e’ quella?- chiesi
-è il nostro blocco per loro- seguì la miccia con lo sguardo, e vidi che conduceva a due alberi ai bordi della strada rocciosa, completamenti avvolti da dinamite
-al mio via scatenate l’inferno- gridò.
Stavano arrivando, finalmente vedemmo il branco entrare nella strada. Una settantina di lupi correre lungo la strada recintata da rocce altissime e da alberi, e tra di loro, spiccarono le uniche due macchie bianche che si vedevano; una era a capo del branco, un lupo molto grosso e dall’aspetto molto vecchio, ma nonostante questo correva come un fulmine, e al centro del branco, la seconda, pelo soffice e vaporoso, corpo snello e scattante, occhi come due pietre: Zhalia.
La miccia si faceva strada nella vegetazione, era a pochi centimetri dal tritolo, tutti caricarono i propri fucili.
Un esplosione.
I due alberi caddero bloccando la strada ai lupi, che cominciarono a correre disordinatamente
-ORA!!!!!!!!!!!!- gridò l’uomo. Dalle pietre più alte, un orda di cacciatori cominciò a sparare sopra le teste dei lupi, ma ne vennero colpiti solo un paio, e alcuni furono feriti, mentre gli altri si dirigevano verso l’uscita della strada, tra gli alberi.
Rimanendo sempre uniti, i lupi corsero molto, ma noi li avevamo accerchiati; avevamo parcheggiato le macchine lungo un certo diametro, e in tutto il resto avevamo abbattuto altri alberi. Erano in trappola, bloccati in quei pochi metri quadri di foresta, mentre noi gli andavamo a dosso, muniti di fucili carichi.
Dovevamo tirare Zhalia in disparte, allontanarla da quel campo minato, e io avevo già in idea, chiamai Lok e Sophie, e gli piegai…
 
ZHALIA:
non potevo fare altro che correre. Rimanemmo sempre tutti uniti, la forza stava nel branco, ma contro un altro branco, e per di più di umani armati di fucili, c’era poco da sperare.
Corremmo per svariati chilometri, ma la strada ci venne bloccata da dei tronchi abbattuti e da delle auto parcheggiate in orizzontale, come fossero una barriera.
L’odore di polvere da sparo si faceva sempre più forte, una decina di noi erano stati colpiti, anche se alcuni solo feriti, ma un lupo ferito, non può avere la stessa rapidità e velocità di uno sano.
Ad un tratto venni attirata da un suono che rimbombava tra le rocce
-ZHALIA- quelle voci –ZHALIA!!!!!!- non poteva essere, erano due voci, una maschile e una femminile, erano loro.
Mi distaccai dal branco, attirata nei pressi della diga, dove venni bloccata alle spalle da due ragazzi col fucile, non riuscivo a vedere i loro volti, e indietreggiai.
Poi mi colpì qualcosa, per l’ennesima volta, mi ritrovai con un proiettile con un ago alla punta, barcollai e persi i sensi.
 

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Capitolo 19
*** per un istante, la speranza ***


DANTE:
le avevo sparato un iniezione di sedativo all’altezza del torace, fece effetto subito, perché era un sedativo così potente da far addormentare persino un cavallo. Aspettammo. La coprì con un asciugamano scuro per far si che non venga vista più di tanto dagli altri, e anche per far in modo che quando ritorni umana, le sue nudità non vennero troppo esposte. Aspettammo per un altro po’, la temperatura cominciava a calare, nei dintorni non si sentiva quasi nessun rumore. Aspettammo. Non succedeva niente, era sempre la stessa lupa bianca avvolta in un telo che dormiva come un sasso. Aspettammo. E poi finalmente successe. I peli all’altezza della testa si allungarono e divennero di un blu notte, le zampe ritornarono mani e piedi, la pelliccia le cominciò a cadere di dosso, e il corpo ritornò eretto e slanciato, era tornata Zhalia.
Ancora dormiva. Metz aveva detto che non bisognava somministrargliela direttamente nella vena, ma bisognava lasciare che il liquido circolasse nel corpo come se fosse uno sciroppo.
Le sollevai la testa e me la poggiai sulle ginocchia, le aprì leggermente la bocca e tirai fuori dallo zaino un flaconcino con all’interno un liquido da un colore verdastro. Lo aprì, e facendo molta attenzione a non farne cadere nemmeno un goccia, glielo feci bere.
Era bellissima, così fragile e così indifesa, ma allo stesso tempo anche forte e determinata, mi ricordai la notte di nozze e la mattina seguente, non mi sembrava vero averla di nuovo lì con me.
D’un tratto il silenzio intorno a noi si interruppe. Uno sparo.
Zhalia aprì gli occhi di colpo, e scostandosi si accucciò a se, e in un batter d’occhio ritornò lupo.In un momento del genere gli istinti prevalevano la parte razionale.
Cominciò a saltare pazzamente e a ringhiarmi contro. Mi assalì per farmi perdere l’equilibrio e farmi cadere il flaconcino dalle mani con dentro più della metà del liquido.
Poi dopo venne attirata da Sophie, che nel tentativo di farle riacquistare razionalità, era arrivata a darle un botta con la borsa, ma questo non era la cosa migliore da fare con un lupo in difesa.
Le saltò a dosso stendendola a terra, e le mostrò tutti i 32 denti aguzzi.
Nel tentavo di mandarla via, Lok le tirò delle pietre, e in fine per spaventarla, sparò verso l’alto, e il suono rimbombò tra le rocce, facendole drizzare le orecchie e facendola scappare via.
Si arrampicò sulla diga, la inseguimmo finché potemmo.
Arrivata ai margini della diga, si incamminò sul tronco posto in cima a tutto, indietreggiò tenendo le orecchie basse e la coda in mezzo alle zampe
-Zhalia- le dissi –ti prego calmati, siamo noi, sono io, ti prego- la mia attenzione fu richiamata da uno scintillio che proveniva da sotto la diga.
Un cacciatore stava puntando il fucile contro di lei, e era pronto a sparare
-NO!!!!!!!!FERMO!!!!!!!!!!!!!!- gridai, ma fu inutile, perché sparò, ma ringraziando dio, non la colpì.
Prese il bordo inferiore del tronco, che tremò. Si tolse un sasso che liberò uno schizzo d’acqua. Poi si tolse un ramo che liberò un altro schizzo. Il tronco su cui si trovava Zhalia incominciò a tremare, così come tutta la diga. I tronchi si spostarono, l’acqua cominciò a ribollire, e ben presto, la diga si distrusse, liberando milioni e milioni di litri d’acqua per tutta la valle, inondando tutto quello che incontrava, e facendo sparire Zhalia in un onda che travolse quasi metà della foresta. 

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Capitolo 20
*** non ci potevo credere ***


DANTE:
erano passati due mesi ormai, la polizia e la guardi forestale aveva perlustrato la foresta, gli uomini furono tutti ritrovati, ma i lupi, non interessavano a nessuno.
Scesi giù in salotto, Lok e Sophie stavano sdraiati sul divano sotto la coperta. A Sophie le se cominciava a vedere il pancione. Immaginai anche Zhalia così; davanti al camino, avvolta in una coperta mentre si carezzava la pancia, mentre io probabilmente, stavo accanto a lei stringendole forte a me, così forte da riuscire a sentire il suo cuore battere, e forse anche quello del bambino, così, in silenzio, quando si ama qualcuno, non servono tanto le parole, basta averlo accanto a te.
Dovetti andarmene subito, altrimenti mi sarei messo a piangere.
Uscì in giardino. L’aria gelida mi travolse del tutto, in Canada quando arriva l’inverno, si vede immediatamente, perché sul suolo, al posto di quell’arcobaleno di foglie secche, ormai c’era solo neve, e così anche gli alberi.
Rimasi in ascolto. La foresta era fredda, silenziosa, morta. Nessun suono. Nessun segno. Nessun segno di vita. Niente. Feci per rientrare. Quando sentì finalmente un suono, fu lo spezzarsi di un ramoscello. Mi misi sull’attenti
-chi è?- chiesi. Nessuna risposta
-forza, fatti vedere- niente
-lo so che sei lì, quindi esci fuori- certo, potrebbe essere che stessi parlando ad un animaletto della foresta, ma successivamente, vidi una nuvola di vapore acqueo provenire da dietro un albero (sapete quelle nuvolette che si fanno quando si respira con la bocca quando fa freddo) doveva essere bello grosso per essere un animale, anche il suo respiro pesante non fece altro che confermare la mia teoria
-non lo ripeto più, fatti vedere subito!!!!- seguì un momento di silenzio, poi finalmente uscì.
Prima si poggiò al tronco dell’albero con una mano, poi pian piano uscì anche con le gambe, fino a che tutto il corpo non fu fuori. Non ci potevo credere.
Era coperta con un sacco di stoffa tagliato ai bordi per fare i buchi per la testa e le braccia, legato in vita da una cordicella, una cosa misera, ma stranamente le stava bene a dosso. I piedi nudi toccavano la neve fredda, e in fatti erano di un colore violastro. I capelli erano tutti scompigliati , ma venivano messi in risalto da piccoli fiocchi di neve che le luccicavano come se fossero diamanti.
Mi avvicinai con cautela,come quando ci si avvicina a un animale. Quando mi trovavo a un passo da lei, non seppi che cosa dire, mi sentivo solo le lacrime scendere sulle guance, che si stavano congelando.
Mi passò un pollice sullo zigomo per togliere quei due piccoli stalattiti che mi stavano venendo sotto gli occhi
-Dante- disse –che hai, di qualcosa- non seppi che cosa dire, le lacrime continuavano a scorrermi sulle guance, e ben presto anche sulle sue spalle, che stavo stringendo forte a me. Nono potevo crederci.
Mi staccai da lei dopo qualche secondo, e abbassando lo sguardo, vidi un evidente gonfiore sulla pancia, che accarezzai. Riportai lo sguardo nel suo, e la baciai, le sue labbra erano fredde, ma avevano un sapore caldo, e i suoi capelli odoravano di muschio e pini. Non potevo crederci. Lei era viva, ed lì con me.
 
ZHALIA:
a Venezia ancora c’era la caccia al lupo, per cui decidemmo di rimanere lì finché le acque non si fossero calmate.
Nella stanza accanto alla mia, le acute grida di un bambino rimbombavano per tutta casa. Distesa sul letto, Sophie teneva in braccio il suo bel maschietto che implorava il suo biberon che venne portato dal padre.
Eravamo rimasti lì per quasi cinque mesi, e Sophie aveva partorito con un po’ d’anticipo, ma comunque tutto andò bene, e anche il mio era in arrivo oramai.
Andai alla finestra, a guardare la foresta, così bianca e silenziosa. Mi parve impossibile che quella era la stessa foresta nella quale ero vissuta per un periodo di tempo. Quella dove ero vissuta io, era piena di colori, di odori e di suoni, quella sembrava tutt’altra cosa, sembrava una landa desolata, un enorme macchia bianca con delle piccole chiazze verde scuro, gli odori si erano coperti con la neve, così anche i colori, era pazzesco, sembrava che con il giungere dell’inverno, tutto morì. O almeno quasi tutto. In lontananza tra le montagne, sentì un suono, era come un canto lieve e amichevole, solo dopo mi resi conto che si trattava di un ululato, l’ululato del lupo alfa, che poi venne accompagnato da quello di tutti gli altri componenti del branco, non erano proprio tutti, una dozzina di lupi mancavano, ma i loro ululati, vennero rimpiazzati da quello di dei ululati più piccoli e un po’ stonati, come quello dei cuccioli. Era fantastico, stavano bene, e mi stavano dicendo addio, facendo conoscere anche i nuovi nati.
Ma dopo qualche secondo, anche il mio cucciolo mi chiamò. Sentì scalciare nell’interno, e anche con abbastanza violenza, cominciava a muoversi, si stava girando, poi mi sentì bagnata, mi si ruppero le acque
-Dante- gridai –ci siamo!!!!!-.
 
 
 
 
 
Spero che questa storia vis sia piaciuta, perché mi ci sono impegnata a scriverla e a renderla emozionante. Vi ringrazio per quelle che mi seguono continuamente e quelle che recensiscono ogni mio capitolo.
Ma ora un pensiero personale: avete presente nella seconda serie di Huntik l’episodio 35 e l’episodio 38, quello in cui nel primo, Zhalia se ne va e Dante l’abbraccia; e nel secondo Sophie vuole affrontare la spirale, ma Lok tenta di fermarla, ma io dico, che salami, magari non dico di baciarle, magari quello dopo, ma almeno dirle qualcosa di dolce. Ma io dico….
 
 
 
 

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