La Fine dell'Eternità di Yammi (/viewuser.php?uid=125281)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sguardo insistente. ***
Capitolo 2: *** Fuga nelle Tenebre. ***
Capitolo 3: *** Una donna, una scelta. ***
Capitolo 1 *** Sguardo insistente. ***
Si, una mia nuova creazione, ma
non del tutto mia. Questo primo capitolo è diciamo una mia
versione
di un capitolo già esistente. Me l'ha mandato Quintessence
(autrice qui su EFP e mia cara amica)
in privato, affinchè io lo leggessi. Ne sono rimasto
stregato, e gli chiesi di continuarla. Ma lei
ha rifiutato, in quanto questa storia per lei rimane una shot, ma
io ero convinto che si meritasse
uno sviluppo. Così nasce questa Long, affidatami da lei
stessa dopo che io le avevo
illustrato le mie idee. Spero mi seguirete anche in questa avventura.
Un saluto e, come sempre, Buona
lettura.
Yammi.
La consapevolezza che lo stava osservando era chiara. Se ne era
accorto solo ora, nonostante sospettasse che ciò accadesse
già da molto
tempo. La vita, in quel futuro tanto atteso, non era come doveva
essere. Una moglie così impegnata ad amare il mondo da loro
governato che l'amore rimasto per lui, suo marito, si era impoverito
sempre di più. Una figlia che gli sembrava sempre
più strana ogni giorno. In quei momenti avrebbe fatto
sicuramente a meno dello sguardo di Pluto così insistente su
di lui, che gli sembrava sbucare in qualsiasi angolo buio in cui
guardasse.
Sapeva che la sua posizione alle Porte del Tempo era solitaria, questo
lo sapeva bene, ma se il destino le aveva dato la
possibilità di guardare qualsiasi cosa da
lontano...perchè fargli sentire il suo sguardo
così affilato ed insistente? Perchè non
nasconderlo?
Un giorno, particolarmente nervoso, si ritrovò a vagare per
un corridoio deserto. Continuava a sentire lo sguardo di Pluto su di
lui. Irritato, deconcentrato, ecco come lo faceva sentire.
La sera prima c'era stato un banchetto, uno di quei banchetti sontuosi
che aveva tanto sognato di fare con la sua amata in quel futuro, ma da
cui adesso avrebbe preferito fuggire all'istante.
Serenity era bellissima, con sguardi d'amore per tutti, tranne che per
lui. Aveva mangiato tutto ciò che c'era sulla tavola, anche
se con molta più raffinatezza di come faceva da giovane.
Small Lady aveva passato la serata sotto il tavolo, non uscendo nemmeno
per il dessert, sporcando e stracciando il vestito nuovo gettandosi sul
pavimento e giocando con dei cani. Gli sembrava quasi impossibile che
quella, sua figlia capitatagli tra capo e collo, potesse essere la
stessa bambina che molti anni prima era venuta dal futuro. Gli sembrava
solo la più strana e scomposta bambina che avesse mai visto.
Mentre questi pensieri si annidavano nel profondo del suo animo
sentì lo sguardo di Pluto farsi più insistente,
tanto che quasi sobbalzò quando una mano gli si pose sulla
spalla destra. Il sangue nelle vene smise quasi di circolare. Ma era
solo un cortigiano di corte che lo informava di alcune piccolezze. Ma
in quel momento aveva capito che era troppo, troppo anche per
lui.
Poche ore dopo, stava aprendo la porta che solo la reale famiglia
poteva aprire, che solo la reale famiglia poteva vedere. Si era
ritrovato così di fronte alla nebbiosa Porta del Tempo. Si
faceva strada in quella nebbia con naturalezza, come se avesse
attraversato quel passaggio molte (troppe) volte.
Serenity ci si perdeva facilmente. Lui invece conosceva quei luoghi
come le sue tasche. Forse meglio.
Trovò Pluto ad attenderlo. Quando lo vide non
mostrò la minima traccia di sorpresa. Anzi, sembrava
piuttosto annoiata.
«Da quando hai
preso l'abitudine di spiarmi? Lo trovo
piuttosto irritante e non voglio passare la vita a guardarmi le spalle
da una donna sola e annoiata dalla sua solitudine che non fa altro che
spiare la gente». Udendo
quelle parole gli erano sembrate più cariche di rabbia di
quanto in realtà non fossero. Cercò di fare un
sorriso, come un cuscinetto per attutire la sfuriata di poco fa. Pluto
lo guardò con uno sguardo neutrale, quasi come se non
sapesse di cosa Endymion stesse parlando.
«Qualcuno deve spiarti»
«Mi spiace deluderti ma ti stai confondendo con
mia figlia. Avrebbe più bisogno lei di me di due occhi
puntati addosso continuamente» Era
convinto di quel che diceva. Sicuramente Small Lady era una bambina di
quelle che si dovevano controllare costantemente, per evitare che
facesse qualche guaio. Forse in quel senso era uguale a Serenity. O
meglio, alla Serenity di tanto tempo fa. Pluto scrollò le
spalle in un gesto naturale. Era una donna altra, molto più
alta di Serenity e di Jupiter Eppure conservava, quasi nascondendola,
una candida femminilità capace di incantare qualsiasi
uomo...E lui?
«Hai bisogno della mia attenzione»
mormorò tranquilla. Sembrò che i suoi
occhi sapessero.
Ma non era vero. Però quegli occhi rossi sembravano fin
troppo sicuri. Endymion si era spesso domandato perchè solo
sua figlia e la guardiana del Tempo avessero gli occhi rossi. Gli occhi
del demonio. Eppure quelli di Pluto erano tutt'altro che demoniaci.
Quegli occhi nascondevano tentazione.
«Tu pensi di conoscermi, ma non
è così. Non sai nulla di me»
ci fu un movimento, rapido. Avanzò di un passo,
smuovendo la nebbia sotto di loro, che tornò ad inghiottirli
quasi subito. O almeno, così sembrava.
«Ma sapevo che saresti venuto, di nuovo»
a queste parole cercò la sua mano. Era fredda. Si
era forse sfilata i guanti o si stava confondendo?
«Per questo mi fai sempre capire che
mi guardi? Volevi che tornassi?» lasciò
la sua mano, così fredda ma tuttavia piena di vita. Era
capace di guardarli tutti senza farsi sentire, lo sapeva. Eppure con
lui si faceva sentire, ed anche tanto.
«Forse»
«Amo mia moglie» quelle
parole suonarono così sottili, tra quelle coltri di nebbia
senza tempo. Quelle parole sembravano più a voler convincere
lui che qualcun altro.
«...Forse» quel
tono di voce non gli piaceva. Era troppo sereno.
«Amo mia moglie, e tu lo sai. Ecco
perchè abbiamo smesso di...»
«Ma tu sei qui» lo
interruppe lei, sempre con quel tono sereno «Questo
non è smettere.»
«Io amo Serenity!» ripetè
ancora. Forse, se lo avesse ripetuto più spesso, avrebbe
potuto crederci di nuovo. Ma la verità era che quel
sentimento non gli sembrava più vivo. Pluto tornò
a cercare la sua mano. Lui, a quel tocco, si sentì gelare.
Quante volte avevano tenuto quella conversazione? Una, due, tre
volte...forse più. Incominciavano tutte così, con
Endymion che insisteva sui suoi sentimenti d'amore per Serenity, su
quanto l'amasse. E finiva sempre nello stesso modo.
«Tu amavi Usagi»
sussurrò la donna, e lo baciò. Quelle
labbra sembravano di fuoco, la differenza con le sue mani fredde era
evidente, ed era il motivo principale per cui Endymion si arrendeva
ogni volta.
Pluto lo conosceva molto
bene, dopo tutto.
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Capitolo 2 *** Fuga nelle Tenebre. ***
capitolo due serenity
E' stata dura scrivere questo
secondo capitolo, ma finalmente ce l'ho fatta. Questa volta
è tutta
farina del mio sacco, anche se Quintessence ha letto la bozza prima che
io la postassi e le
è piaciuta molto. Spero piaccia tanto anche a voi. Come
potete notare ho anche fatto
un'immagine di apertura per questo capitolo, come per il primo. Ho anche
messo una poesia, che secondo me, si adatta alla situazione di questo
secondo capitolo e allo stato d'animo dei personaggi.
Buona Lettura.
Yammi.
E' in queste ore di tenebre
che ti vengo a cercare.
Ovunque comincia la fuga d'amore
tra me e te:
io che entro nel tuo sonno,
e quando tu sogni i demoni,
i demoni della tua morte,
e ti senti lontano da Dio,
io ti resuscito il giorno.
- Alda Merini.
Da quanto tempo ci pensava? Da quanto tempo sapeva? Endymion
se lo
chiedeva spesso. Quando aveva smesso di amare sua moglie? Quando aveva
iniziato a provare qualcosa per un'altra donna?
Forse non c'era una vera risposta. Forse non c'era una vera ragione.
Forse la colpa non era di nessuno, dopo tutto.
Eppure, Endymion sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, in
ciò
che stava succedendo. Come poteva guardare ancora sua moglie, Serenity,
senza provare alcuna vergogna? Come poteva abbracciare sua figlia senza
provare la benchè minima compassione?
Eppure aveva desiderato davvero tutto questo, una volta. Ci aveva
creduto, una volta. Cos'era davvero cambiato? Forse, la vera ragione
era che non si sentiva abbastanza amato, da nessuno. Pluto sembrava
l'unica a capirlo veramente, era forse questo il motivo per cui si
trovava così bene con lei. Condividevano quasi le stesse
sofferenze. Quelle sofferenze che non avrebbero mai rivelato.
Una domanda, lo lacerava più di tutte. Non amava
più
davvero sua moglie? Non sapeva dirlo con certezza. La guardava dormire
la notte e spesso sembrava tornare quella di sempre, prima del suo
risveglio in cui tornava ad amare tutti tranne che lui.
Ma se Serenity avesse scoperto le sue fughe nel cuore della notte?
Se avesse scoperto che il suo cuore non batteva più d'amore?
No. Non l'avrebbe mai scoperto. Endymion avrebbe fatto di tutto,
purchè ciò non accadesse. Altrimenti, sarebbe la
fine. Di
lui, di lei, di tutto.
"Ma perchè
non smettere?"
Avrebbe tanto voluto farlo, l'avrebbe desiderato con tutto il cuore.
Alla fine aveva ottenuto tutto ciò che poteva desiderare.
Una
casa, una famiglia, un regno suo, infinite ricchezze. Ma forse
è
anche questa la condanna dell'uomo: desiderare tutto fino a consumarsi,
per poi voler perdere tutto, così da ricominciare con
interminabili follie.
"Questo non è
smettere..."
La voce di Pluto risuonava lontana, ma ugualmente nitida, come i suoi
occhi che lo spiavano continuamente.
Aveva ragione.
Quello non era smettere. Il solo rimuginare su quei pensieri risultava
un tradimento, per lui. Ma per fortuna nessuno poteva infrangere
la barriera dei suoi pensieri. Sperava fosse così,
perchè
altrimenti...
Si alzò dal letto su cui era rimasto tutto il giorno a
pensare.
Ora aveva un po' di mal di testa e la fronte madida di sudore. Si
diresse in bagno, che sembrava più un grande salone, a dirla
tutta. Si avvicinò al lavandino e infilò la testa
sotto
il getto d'acqua fredda. Alla fine, certe cose non erano mai realmente
cambiate.
Usava sempre questo trucco quando, in passato, si chiamava ancora
Mamoru Chiba e aveva dei piccoli problemi a cui badare. Non sperava
funzionasse, e infatti la situazione non
migliorò.
"Devo parlare con
Pluto...devo capire..."
Era ormai pomeriggio inoltrato, il sole del tramonto illuminava il
grande Crystal Palace proiettando luci color arancio su tutto il regno.
Anche Endymion lo amava, quel regno. Doveva ammetterlo.
Spesso passava ore ed ore a fissare Crystal Tokyo dalla torre
principale, ad osservare tutte le vite che nascevano, vivevano e
morivano in pochi secondi. In fondo, il posto che stava osservando era
stato anche casa sua, tanto tempo fa.
Ma chi avrebbe giocato, ora, al Crown Arcade? Chi avrebbe preso un
autobus per andare in centro a fare acquisti? Chi avrebbe fissato le
stelle di notte? Chi avrebbe sognato ancora un nuovo futuro
più
roseo?
Quel futuro non era malvagio, era soltanto diverso.
Per Endymion non era stato semplice abbandonare la sua vecchia vita.
Eppure
adesso, che aveva tutto ciò che un uomo potesse desiderare,
l'unica cosa che avrebbe veramente voluto era tornare indietro. Tornare
a quando sapeva ancora amare l'unica persona che non l'aveva mai
abbandonato. Tornare a vivere come una qualsiasi persona che osservava
dalla grande torre stagliata sulla cima del suo palazzo.
Voleva fuggire.
E l'unico
luogo che glielo permetteva era inaccessibile. O almeno,
così
doveva essere. Nessuno avrebbe dovuto fargli visita, nessuno dovrebbe
disturbare la Guardiana del Tempo. Eppure, nel cuore della notte,
desiderava sempre di più spalancare quella porta e ritrovare
Pluto. L'unica che aveva ancora un legame nitido con il loro passato.
Perchè Pluto non avrebbe mai vissuto in quel futuro, non ne
sarebbe mai stata contagiata. Era ancora intatta, era ancora un legame
con il vecchio se stesso. Endymion, questo, lo sapeva.
Perciò si ritrovava ancora una volta a vagare per i corridoi
più remoti del castello, mentre le tenebre della notte
avanzavano. Si facevano strada tra le alte finestre come dei demoni che
attendevano di inghiottirlo e portarlo via, senza più alcuna
possibilità di raggiungere quella porta.
Camminava a passo svelto, ma senza fare il minimo rumore. L'intero
castello sembrava trattenere il fiato con lui. Nessuno spiffero,
nessuno scricchiolio. Nulla, se non il silenzio.
«Papà?»
Una voce soffice lo
raggiunse da lontano, o da vicino. Non ne era sicuro. Sapeva solo che
quella voce non doveva essere li. Non adesso. Non ora.
«Papà?...Sei qui?»
si
fermò di colpo. Non poteva sfuggire a quella voce. Ma se
solo si
fosse sbrigato, se solo si fosse mosso un minuto prima ora non avrebbe
dovuto affrontarla.
«Papà! Ti ho trovato!»
Small
Lady ammirava molto suo padre. Se avesse potuto avrebbe passato intere
giornate in sua compagnia. Ma lo studio delle buone maniere, i giochi,
le visite nascoste a Sailor Pluto lasciavano poco spazio per suo padre.
Anche se avrebbe voluto tanto che lui sapesse quanto sua figlia gli
volesse bene.
«Small Lady. Cosa ci fai qui?»
Endymion
gli accarezzò il capo, mentre sua figlia lo abbracciava.
Avrebbe
voluto stringerla anche lui, ma in quel momento non se la sentiva.
Avrebbe significato tradire anche lei, e questo non lo voleva. La
bambina alzò il capo fissando suo padre con i suoi grandi e
profondi occhi rossi. Ma appena sotto il suo naso c'era un sorriso
candido che avrebbe fatto sentire tutti bene. Tranne Endymion,
ovviamente.
«Non ti ho visto tutto il giorno,
papà. Avevo paura ti fossi perso! Così io e Luna
P siamo venuti a cercarti» il
giocattolino di Small Lady levitava poco dietro di lei. Anche da li,
più che in qualsiasi altra parte, si potevano avvertire gli
occhi vigili di Pluto. Quasi trattenne il fiato. Doveva sbrigarsi.
«Sai che non devi addentrarti da sola
nel castello» mormorò suo
padre, sforzandosi di sorriderle.
«Ma io non sono sola! C'è Luna P!».
mise quasi il broncio. Si offendeva sempre quando qualcuno non prendeva
in considerazione Luna P. Dopo tutto era l'unica cosa che gli stava
sempre intorno, anche quando non ne aveva proprio bisogno. Grazie a lei
non si sentiva mai sola.
«Hai ragione. Allora tu e Luna P non
dovete addentrarvi da sole nel castello. Potreste perdervi»
non
era propriamente vero. Nessun membro della famiglia reale avrebbe mai
potuto perdersi lì. Ma sua figlia non lo sapeva,
fortunatamente «torna indietro. Io
finisco di controllare una cosa qui, va bene?»
Small Lady non lo capiva. Ma non andrò oltre. Suo
padre per quanto dolce era anche molto autoritario. «Però
fai presto, papà, altrimenti non troverai niente per cena!»
corse via ridendo. Si sarebbe davvero mangiata tutto lei, se
suo padre avesse tardato. O meglio, lei e sua madre.
A Endymion non importava di tardare, l'importante era
raggiungere Pluto al più presto.
Così si ritrovava ancora di nuovo alla porta che solo la
reale
famiglia poteva vedere ed aprire. La porta che conduceva al segreto del
tempo e alla sua custode.
«Sapevo che saresti tornato, anche
questa volta» mormorò lei
tranquilla, reggendo in modo fiero il suo scettro da cui non si
separava mai.
«Vorrei capire perchè
facciamo questo, Pluto» disse
lui, nel tono più pacato che poteva sfoderare in quel
momento.
Ma la verità era che in presenza di Pluto riusciva ad essere
tutto, tranne che un diplomatico.
In risposta, fece un sospiro «Secondo
te perchè?»
«Non lo so...lo sto chiedendo a te»
la fissò truce. Esigeva una risposta e lei
l'aveva. Ne era sicuro.
Pluto trasse un leggerò sospiro e quegli occhi, che tanto
aveva
visto fieri e forti, assunsero un velo di malinconia che sembrava ormai
perfino il residuo di una malinconia ben più grande e
dimenticata «Perchè siamo
rimasti soli,
Endymion. Siamo entrambi sofferenti e ci aggrappiamo al dolore,
perchè è l'unica cosa che ci è rimasta».
Fece
un passo avanti, decisa, per portarsi più vicina a lui.
Endymion
non si mosse, non era sicuro delle sue parole. Ma se avesse avuto
ragione? Infondo era convinto che lei conoscesse i reali motivi...e se
fossero stati realmente questi?
«Non so se crederti» sospirò
l'uomo,
voltando il viso dall'altra parte. Sostenere quello sguardo gli era
impossibile. Era troppo carico di tristezza e insoddisfazioni da
sopportare.
Lei si avvicinò ancora, ormai incurante di ciò
che
faceva. Perchè tutto ciò che faceva, lei sapeva
era per
amore. O qualcosa di molto simile, almeno. Portò una mano
sul
suo viso, per costringerlo a guardarlo.
«Cosa ci trattiene?»
chiese, incerta.
«Vorrei saperlo...»
non oppose
resistenza al suo tocco, nonostante fosse gelido come quello della
morte. Si chiese come doveva essere vivere così, in
solitudine, con un
corpo che non avvertiva mai fatica e stanchezze, con un corpo quasi
morto.
Lei non attese più. Aveva atteso per troppo tempo. Non
avrebbe
voluto recare dolore alla sua regina. Non avrebbe voluto deludere Small
Lady. Eppure, nulla la trattenne dal baciarlo, di nuovo, con tutta la
passione che provava. Una passione che la faceva sentire finalmente
viva, che le
faceva sentire finalmente il sangue caldo pulsare nelle vene.
Endymion ormai era convinto che tutto ciò fosse assurdo,
continuava da troppo tempo. Non voleva, non voleva più.
....O sì?
«Non sono cose che dovremmo fare...»
mormorò, per la prima volta intimidito da quella
donna carica di mistero.
«Non dovremmo» gli
sussurrò al lato della bocca. Poi portò le sue
labbra all'orecchio di lui, in un gesto rapido «Ma
possiamo».
Small Lady raggiunse finalmente la sala da pranzo. La tavola
era
come al solito imbandita di tante cose buone. Quasi non
salutò
sua madre per lanciarsi su una gustosa ciotola di ramen.
«Small Lady, dov'è
papà?» chiese
la donna vestita in abiti sontuosi in fondo al tavolo. Stava gustando
un boccone di carne da una forchetta d'argento. I suoi lunghi capelli
biondi, portati in due odago, ondeggiavano dietro la sedia e lei
emanava un profumo di fiori freschi.
«Era nel corridoio dove c'è
la porta di Pu, doveva controllare una cosa» disse
quelle cose senza nemmeno pensarci, troppo concentrata sul piatto che
aveva davanti.
Serenity alzò lo sguardo, preoccupata. "In quel corridoio? Cosa ci
faceva li? Non sarà successo qualcosa?"
sapeva che se ci fosse stato qualcosa di malvagio in agguato lo avrebbe
avvertito, ma sentiva ugualmente un senso di oppressione da quando
Small Lady gli aveva detto dove si trovava.
Preferì andare a controllare.
«Mamma, dove vai?»
chiese Small lady mentre si puliva la bocca con un bavetto
di seta. Sua madre si voltò,
sforzandosi anche lei di sorridere come suo marito poco prima «Vado
a ripescare tuo padre. Non vorrà perdersi questa cena, ne
sono sicura.» disse facendo un
occhiolino prima di addentrarsi nei corridoi più bui del
Crystal Palace.
Era ormai notte fonda.
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Capitolo 3 *** Una donna, una scelta. ***
cap 4
Finalmente è arrivato
anche questo terzo capitolo...felicità alle stelle! Ci ho messo un
pò a scriverlo,
causa scuola e una possibile febbre (di nuovo). Ho anche
rimesso una poesia della Merini, ne ho
trovate ben due che si rispecchiano nella mia fan fiction
(non a caso
lei è anche
la mia poetessa preferita). La prossima, ovviamente, nel
prossimo capitolo!
Spero tanto di non deludere le vostre aspettative.
Buona Lettura!
Yammi.
Non sai cosa vuol
dire un uomo piegato,
che cerca la sua zappa
per coltivare un amore spento.
Un amore che non vuol più vedere.
-Alda Merini
Quella notte era strana, e non si sapeva dire il
perchè. Il vociare allegro che
spesso si sentiva aleggiare nel palazzo era assente, la luna che
illuminava i corridoi era nascosta dietro strane nuvole,
lasciando quasi tutto al buio.
Queen Serenity avvertiva una strana sensazione, come di cambiamento,
mentre percorreva gli alti corridoi della propria reggia.
Come mai Endymion si trovava da solo a vagare per quell'ala del
castello e a quell'ora della notte? Serenity aveva sempre pensato che,
quando spariva, si trovasse nella grande biblioteca a divorare romanzi
e per questo non lo cercava mai, perchè sapeva che non gli
piaceva essere disturbato. Ma ora non poteva trovarsi lì. La biblioteca
si trovava dall'altra parte del castello e Small Lady l'aveva visto
qui, vicino alla porta che conduceva dalla Guardiana del Tempo.
Forse era andato a fargli visita? Ma non doveva, e lo sapeva bene.
Era da tempo che Queen rimuginava sui Tabù che aveva imposto
a Pluto. Erano forse troppo duri, anche per una guerriera forte come
lei? Erano forse ingiusti?
No.
Erano il prezzo da pagare per preservare il tempo; così
mutevole, così fragile. La Guerriera di Plutone aveva
accettato il suo destino con grande devozione ed era una cosa che Queen
sapeva con certezza. L'ammirava molto per questo.
Ma ora, che si trovava a vagare per quei corridoi così bui,
da sola, senza inibizioni non era più sicura di
ciò che stava succedendo. Forse erano semplici insicurezze,
semplici pensieri buttati all'aria,
Ma ciò li rendeva forse meno reali?
Girò un angolo, e un altro ancora.
I suoi passi rimbombavano senza affanni sulle mura di marmo bianco, che
ora sembravano di un inquietante blu scuro per via dell'ora tarda. Ogni
angolo sembrava più buio del precedente, come a nascondere
qualcosa di ben più minaccioso della semplice
oscurità.
Girò un angolo, e un altro ancora.
Ma dov'era, Endymion? Perchè non sentiva più la
sua presenza? Perchè gli sembrava così distante,
adesso?
"Forse non è
solo adesso che è così distante" si
sentì mormorare nella propria testa. "Sono sciocchezze. In questo
periodo ha molto da fare. Lui...lui è sempre qui, con me".
Cercò di cacciar via quei pensieri così
rapidamente che non badò a dove stesse mettendo i piedi,
fino ad urtare qualcosa, o qualcuno.
«Serenity, cosa ci fai qui a quest'ora?»
mormorò l'uomo con strana naturalezza. Passarono alcuni
secondi prima che Serenity rispondesse. Dietro alle spalle di Endymion
c'erano le porte che conducevano a Sailor Pluto ed avrebbe quasi
giurato di aver visto un paio di penetranti occhi rossi sbirciarli,
prima che le porte si chiudessero definitivamente.
«Potrei farti la stessa domanda» tagliò
corto lei, a labbra serrate. Non era in vena di assecondarlo, non
quella sera.
«Stavo semplicemente....»
«Hai fatto visita a Pluto, non è vero?»
quelle parole, così scoccate, avevano lasciato Endymion
senza fiato. Quindi sapeva? Aveva capito qualcosa? Lo aveva visto forse uscire
da quelle porte pochi minuti fa?
No, era impossibile. L'aveva incontrata quando ormai erano
giù chiuse.
«Ma no, cosa ti salta in mente. Stavo solo controllando la
situazione per i corridoi...lo sai che non infrangerei mai i
tabù che hai imposto a Pluto, anche se non li
condivido».
Serenity sapeva che mentiva, lo sapeva. Lo sentiva. Ma non
aveva prove. Nulla, se non insicurezze. Ma Endymion aveva appena
ammesso che non condivideva i tabù dettati a Pluto, una cosa
che non si era mai permesso di contestare. O almeno, fino ad ora.
«E com'è, la situazione?»
sospirò, abbassando le spalle in segno di resa verso se
stessa. Non aveva il coraggio di continuare su quella strada. Per paura
di ciò che avrebbe potuto trovare.
L'uomo le sorrise, come sollevato «Tutto normale.
Che ne dici di andare a cena? Altrimenti Small Lady non ci
lascerà più nulla da mangiare». La
precedette verso la sala da pranzo, continuando a chiacchierare, come a
voler far cadere il discorso. Camminava a testa bassa, immersa
nei suoi pensieri che, sapeva, si stavano annidando in lei.
Serenity rimase di proposito indietro. Camminava a testa bassa, con una mano sul mento, immersa nei suoi pensieri. Immersa in una decisione che non sapeva se prendere.
Scoprire la verità, oppure...continuare a mentire.
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Ed anche la sera
le sembrava bugiarda, immersa tra le sue profumate coperte di seta. La
luna non c'era, le stelle non c'erano. Solo il buio faceva da padrone
a quella sera.
Endymion era ancora in bagno. Uno dei suoi difetti era che ci metteva
sempre troppo tempo per andare a dormire, come a non voler far
terminare mai le sue giornate. Far finta che fossero eterne. Quando
uscì portò con se un odore di lavanda. Il
pigiama, del medesimo colore, gli donava molto. Serenity amava quel
colore, come amava la persona che lo portava.
Si, almeno di quello era sicura. Lei amava ancora.
Endymion si mise a rovistare nei cassetti del comodino, forse in cerca
degli occhiali per leggere. Serenity pensò che fosse
l'occasione giusta per metterlo alla prova.
«Endymion...» mormorò in un sospiro,
come quello di una persona che si sveglia da un lungo sonno
«Si?» lui non si girava, non la guardava. Era
così preso dal suo comodino...lei gli cinse il petto con le
braccia, appoggiò la testa sulla sua schiena. Poteva sentire
il battito del suo cuore...ora, così lontano «Ti
amo.»
Il cuore di lui mancò un colpo, forse due. Sperava che non
se ne fosse accorta. Non ce la faceva. Non ce la faceva a recare
così tanto dolore ad entrambi, inconsciamente. Eppure ci
riusciva. «Ti amo anch'io» si voltò,
incontrando gli occhi della persona che aveva amato una volta, facendo incontrare
le loro labbra.
"Menti"
pensava lei, mentre ricambiava il lungo bacio. Eppure sembrava tutto
così reale, tutto così tranquillo. Forse era
davvero tutto nella sua testa. Le cose andavano bene. La pace regnava
sovrana, il regno era prosperoso. Nel palazzo tutto andava per il
meglio.
Si, Serenity faceva male a preoccuparsi per nulla. Doveva imparare a
non dar più retta alle sue insicurezze. Erano cose del
passato, di una Serenity che aveva cercato di cambiare per farla
diventare una perfetta regina, una regina all'altezza del suo re.
Mentre si addormentava, nella sua mente aleggiava una tetra
verità che cercava di soffocare. Aveva fatto la sua scelta.
Mentire.
Il mattino dopo il sole si stagliava alto all'orizzonte. Il
cielo era di un azzurro profondo che si specchiava nell'immenso palazzo
di cristallo colorandolo di un azzurro altrettanto profondo.
La colazione era stata piacevole. Small Lady aveva mangiato tutto e
anche Serenity si era concessa di esagerare, per quella mattina. Si
sentiva molto bene. Endymion le aveva promesso di fare una passeggiata
con lei, l'altra sera. Non vedeva l'ora.
5...
10...
25...
30...
I minuti passavano lenti, Endymion ancora non si vedeva all'entrata del
palazzo. Forse era stato trattenuto? Ricominciò a cercarlo,
come l'altra sera. Però questa volta più
tranquilla.
Incrociò un cortigiano che stava trasportando una pila di
scartofie, quelle di cui di solito si occupava Mercury.
«Scusi, ha visto il re in giro?» chiese in tono
docile, raccogliendo perfino qualche foglio che era caduto al
malcapitato.
«Oh grazie, mia regina. E' sempre così
gentile...comunque il re ha detto che avrebbe passato la mattinata in
biblioteca e...»
Serenity non sentiva più
nemmeno la voce di quel cortigiano. I suoi dubbi, così celati, erano stati confermati. Endymion non avrebbe rimandato la
loro passeggiata per rintanarsi in biblioteca, a meno che...
«Grazie, ora so dov'è. Vado da lui.» si
diresse a passo svelto verso l'unico luogo in cui avrebbe potuto
trovarsi in quel momento, verso l'unico luogo in cui non si sarebbe
dovuto trovare.
«Mia regina, dove va? La biblioteca è dalla parte
opposta!»
Ma ormai Serenity aveva scelto, Nulla l'avrebbe più fermata,
nemmeno la sua vigliaccheria. Ormai, aveva deciso.
Verità.
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