Bloody Alice

di Gizem_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Prima Alice ***
Capitolo 3: *** Il Secondo Invito ***
Capitolo 4: *** La Seconda Alice ***
Capitolo 5: *** Il Terzo Invito ***
Capitolo 6: *** La Terza Alice ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


* Prologo *

 

Il sogno si scrocchiò le dita, pensieroso.                                                                                
“Ho ancora tutti e quattro gli inviti”, pensò.
“Il nostro mondo sta cadendo a pezzi, e abbiamo bisogno di una nuova Alice che lo faccia risplendere della sua vecchia grandezza.”
Prese in mano uno dei quattro inviti e se lo rigirò tra le mani.

“Non voglio sparire. Nessuno nel Paese delle Meraviglie lo vuole”.
Si alzò da terra, e gettò in aria l’invito: un Asso di Picche. La carta non cadde a terra, ma si librò dolcemente in aria fino a quando non scomparve.

“Buona fortuna, Alice”

“Non ci deludere”

 

..

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Capitolo 2
*** La Prima Alice ***


Capitolo 1
 * La Prima Alice *

Molto distante da lì, una ragazza castana stava guardando il cielo.                                        
Le nuvole si muovevano con grazia sul firmamento azzurro, dando come l’impressione che il tempo non scorresse.
“Mi stavo addormentando”, pensò.  Sorrise tra sé e sé.
Poco distante da lei, vide risplendere qualcosa alla luce del sole. Curiosa di scoprire l’origine del bagliore, si avvicinò.
Per terra giaceva una spada lucente e affilata; nuova, all’apparenza.
“Cosa ci fa una spada qui nella valle?” Si chiese.
La prese in mano. Era incredibilmente leggera, come se fosse stata dello stesso materiale delle nuvole in cielo. Però era stranamente fredda, come se fosse stata immersa nel ghiaccio per ore. Guardandola meglio, la ragazza scoprì che c’era un grosso rubino incastonato nel manico.
La spada aveva lasciato un solco nell’erba, e proprio dove prima era posta l’impugnatura della lama, ora giaceva una piccola carta bianca.
La ragazza si chinò per raccoglierla, e rimase quasi delusa nel costatare che era una semplice carta da gioco.
“Prima una spada, e adesso un Asso di Picche. Chi ha lasciato questa roba qui?”
Appena sfiorato l’Asso, tutto si fece buio. Ci fu un rumore, come un grande risucchio, e la ragazza provò la strana sensazione di cadere nel vuoto. Urlò, senza capire cosa stava succedendo, senza sapere quando tutto sarebbe finito.
Toccò terra. Era un suolo freddo, terroso. All’inizio ebbe paura ad aprire gli occhi, come se tutto fosse un incubo. Quando trovò il coraggio, vide di essere in una valle simile a quella dove era prima, solo che era sinistra, cupa. Il cielo non era azzurro, ma nuvoloso e oscuro. 
Aveva così tanta paura che quasi non riusciva a parlare, e non aveva il coraggio di rompere il silenzio: era tutto così irreale che parlare sarebbe stato pericoloso, ne era certa. Era come se il silenzio fosse il suo unico scudo.
Scudo …” Pensò.
“Ho una spada”. Si disse.
La impugnò con fermezza, e fece un passo. Il paesaggio cambiò di nuovo.
Ora si trovava dentro un bosco buio e lugubre, e ancora il silenzio ricopriva ogni cosa. Faceva freddo.
Con l’aspettativa di finire in un altro luogo ancora, fece un altro passo, ma il paesaggio non cambiò. Anzi, rese quello in cui era ancora più terribile e reale.
Iniziò a camminare, seguita solo dal suono dei suoi passi sopra le foglie.
Dopo qualche minuto, la sensazione di oppressione aumentò, e la paura si fece quasi folle.
“Benvenuta, Alice”.
La voce risuonò nel bosco. La ragazza sussultò, e la spada le cadde quasi dalle mani.
“CHI SEI?” Strillò.
La sua voce rimbombò tra gli alberi. Per un attimo, un terribile attimo, pensò che nessuno gli avrebbe risposto, che adesso che aveva urlato lo scudo si fosse rotto. Ora che ci pensava … lei non si chiamava Alice.
“ Shh … non urlare …”
Riprese la voce. Era infantile, straziante.
“COSA VUOI DA ME? IO NON SONO ALICE!”
Riprese. Incapace di trovare la fonte della voce, prese a girare istericamente su sé stessa.
“Oh, lo diventerai. Lo diventerai se ti comporterai bene”
Non lo sopportava più. Iniziò a tranciare tutti gli arbusti intorno a lei con la spada, convinta quasi che il distruggere tutto ciò che la circondava l’avrebbe salvata.
Apparve davanti a lei la fonte della voce. Un bambino spettrale, con i capelli neri arruffati che gli cadevano sul viso.
“ VAI VIA!” Urlò la ragazza.
Stava per trafiggerlo con la spada, quando il bambino parlò ancora:
“Non sei stata chiamata qui per uccidermi, Alice.” Sussurrò.
La ragazza abbassò l’arma, ma si tenne pronta a colpire ancora.
“Fai la brava”. Detto questo, il bambino scomparve.
Aveva più paura che mai. Iniziò a correre per il bosco, senza mai fermarsi, con la spada in mano. Ad un certo punto si fermò, convinta di aver sentito delle voci. Sì, sì! C’era qualcuno!
Spuntarono dal cespuglio alcuni bambini molto piccoli, che ridevano a crepapelle.
Appena videro la figura della ragazza con la spada si azzittirono terrificati.
La ragazza fu presa da uno spasmo di collera, affondò la spada in aria e la conficcò nel petto di una bambina. La spada le trapassò il corpicino, imbevendo i vestiti di sangue rosso cremisi. Le aveva lacerato il busto con violenza, lasciando visibile l’intestino. La ragazzina urlò, urlò con quanto più fiato aveva in gola.
“Li uccido tutti! Distruggerò il loro mondo!” Pensò la ragazza.
Estrasse la lama dal petto insanguinato della bambina, che si accasciò a terra, rigida. Gli altri bambini si misero a piangere e a correre. La ragazza lasciò il cadavere della bimba in un lago di sangue, e rincorse gli altri. I bimbi erano lenti, li raggiunse in un attimo. La spada saettò nell’aria, mutilando i piccoli corpi. Spruzzi di sangue le macchiavano la veste, ma non le importava. Li lasciò cadere uno dietro l’altro, coperti di sangue, le interiora ciondolanti.
Ormai aveva il fiatone, ma ne mancava solo uno. Era un bimbo molto piccolo.
“P…Per… Per favore … signorina ... non mi uccida!”
Sussurrò.
“Devo … devo tornare … a casa!”
Singhiozzò.
Lei lo prese per i capelli, ignorando i suoi strilli strazianti, e gli conficcò la spada fino in fondo, nel cuore. Vide la luce lasciare i suoi piccoli occhi, e il sangue sgorgare a fiotti sulla sua veste.
Erano tutti morti.
La ragazza, ormai folle di paura, prese a ridere. Era una risata che non le apparteneva. Era malvagia, sadica. Iniziò a correre, e a ridere. Lasciava dietro sé un piccolo sentiero rosso, creato dalle gocce di sangue che le cadevano dalla veste.
Dalla spada colava liquido scarlatto, ma lei non si fermò.
Non si fermò finché non sentì le forza lasciarla.
Provò ancora quella strana sensazione di cadere nel vuoto, tutto divenne buio.
Il paesaggio era cambiato, ora era dentro una gabbia. Non aveva più la spada.
Si alzò, in preda al panico, e iniziò a urlare colpendo le sbarre, che sotto il suo tocco rimanevano ferme e fredde. Continuò a urlare, piangere e colpire fino a quando non le fecero male le mani. Se le guardò, aveva un segno di picche marchiato sulla mano destra. Le lacrime le cadevano dal viso, era stata imprigionata da qualcuno. Era stata condannata a rimanere lì per sempre.

Dimenticata.

                                                                                                                                        
 

..

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Capitolo 3
*** Il Secondo Invito ***


Capitolo 2  
* Il Secondo Invito *


“Ahhh  …” smaniò il Sogno.
“Niente da fare … restano solo tre inviti ed il primo è stato un fallimento!”
Prese uno dei tre inviti rimasti, un Asso di Quadri.
“Forse sarebbe meglio provare a far diventare Alice qualcuno del Paese delle Meraviglie …”
Si disse.
“Almeno non impazzirebbe”. Aggiunse.
Lanciò l’invito, che fluttuando, scomparve.
“Almeno spero” Sogghignò.

“Auguri …”

 
 

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Capitolo 4
*** La Seconda Alice ***


 

Capitolo 3

* La Seconda Alice *


La notizia della strage di bambini si era diffusa velocemente nel Paese delle Meraviglie. Uno strano ragazzo dai capelli blu camminava velocemente per le strade, senza intercettare lo sguardo di nessuno. Imboccò uno stretto e tortuoso vicolo di sampietrini, e per sicurezza strinse la mani attorno alla vita, dove teneva una pistola d’argento.
Ormai tutti giravano armati, per paura di un nuovo massacro.
Continuò a camminare, con il fiatone. Il suo sguardo cadde su qualcosa che era a terra, qualcosa di bianco.
Si chinò per raccoglierla: era una semplice carta da gioco. Un Asso di Quadri.
Appena sfiorata la carta, l’uomo dai capelli blu si sentì stranissimo. Era come se tutto, nella sua testa, fosse stato violentemente spazzato via. I suoi pensieri furono sostituiti da visioni terribili, di bambini che urlavano e di una ragazza castana che uno ad uno li uccideva con una spada …
C’era sangue dappertutto. La ragazza ne era coperta, ma rideva.
L’uomo urlò, urlò più volte, senza che nessuno lo sentisse.
Tutto si fece buio. Il vicolo era scomparso, il sangue era scomparso, la ragazza era scomparsa.
Silenzio. L’uomo ne era circondato. Ombra e silenzio.
L’uomo urlò ancora, ma nessuno corse in suo aiuto.
Le sue mani corsero alla cintura, ed estrassero la pistola. Gli tremavano le mani.
“Benvenuta, Alice”.
Sussurrò una vocina. Era terribilmente sinistra, sebbene acuta ed infantile.
L’uomo si girò di scatto, come se si aspettasse di vedere la fonte del rumore dietro di lui, ma dietro di lui non c’era nessuno.
Cosa voleva dire Alice? Lui non si chiamava Alice!
“Chi sei?” Domandò l’uomo.
Aveva deciso che fingere calma era la cosa migliore.
“Oh, che bello. Tu sei calmo. L’altra Alice sembrava spaventata”.
L’uomo aveva un groppo in gola.
“… L’ altra? … Cosa vuol dire Alice? Ce ne sono altre?”
Per un attimo era stato certo che nessuno gli avrebbe risposto, ma la vocina infantile risuonò ancora nelle tenebre.
“Si. Solo una … è stato un totale fallimento.”
L’uomo non capiva più niente, l’unica cosa che voleva era andare via da quel posto orribile. Come se il bambino gli avesse letto nel pensiero, la voce risuonò ancora:
“Comportati bene”.
L’uomo provò la sensazione di cadere nel vuoto, e tutto intorno a lui si fece confuso. Quando aprì di nuovo gli occhi, si trovò nel vicolo cupo che aveva lasciato, la pistola in mano.
La sua mente non riusciva ad elaborare niente. Aveva in testa solo una nenia di cui non conosceva l’esistenza. Era come se tutto il suo corpo la volesse cantare, ma l’uomo aveva paura.
Aprì la bocca.

La Prima Alice fu una donna di Picche
brandiva coraggiosamente una spada tra le mani.
Tagliando tutto ciò che era sulla sua strada
lasciò dietro sé un sentiero rosso sangue.”

Si fermò. Era come se le parole non uscissero da dentro lui, la melodia gli era ignota. Era tremendamente sinistra.
Che avesse a che fare con la strage del bosco? La canzone parlava di un’altra Alice …
L’uomo fu spinto da chissà quale energia a continuare la canzone.

Quell’Alice nel bosco fu portata
e lì intrappolata come peccatrice
se non fosse stato per quel sentiero rosso
si sarebbe detto non è mai esistita”

La canzone era terribile. Mentre la cantava continuava a vedere la strage dei bambini nella foresta. Era la ragazza castana l’altra Alice? Anche lui era destinato ad uccidere qualcuno? Ora tremava visibilmente, e la stretta attorno alla pistola si fece più salda. Ma la canzone continuava, e lui fu costretto a cantare.

“La Seconda Alice era un fante di Quadri
cantava dolcemente una canzone in Wonderland
per riempirlo con ogni tipo di suono
e da quei suoni produsse un folle mondo.”

L’uomo si strinse la testa, e cominciò ad urlare. Era lui la Seconda Alice, ma non capiva cosa significava.
“Continua”
Sussurrò una vocina.
“NOO!”
Sbraitò l’uomo. Eppure una forza smisurata lo costrinse.

“A quell’Alice crebbe un fiore
sulla testa dove un pazzo gli aveva sparato.
Ora è cremisi come rose rosso sangue …

L’ uomo non seppe andare avanti. Si era bloccato dalla paura.
La sua stessa mano, come mossa da qualcosa di invisibile, aveva spostato la pistola, puntandola dritto alla sua stessa faccia. L’uomo vedeva il buco nero della canna. Una lacrima gli solcò il volto.
“Continua”
Sussurrò la vocina.

… tutti lo amarono quando morì”

Distinse poche immagini. Il suo dito premette il grilletto. Il colpo partì con un rumore fragoroso, bucandogli l’incavo tra gli occhi. Provò un dolore lancinante, e si accasciò a terra, con la faccia coperta di sangue. L’ultima immagine che concepì fu quella di un piccolo bambino che gli buttava una rosa sul petto. Il suo corpo giaceva morto sul suolo.

 
Folle.

 

                                                                                                                 

                                           
 
 
 
Poverino … lui mi piaceva” ghignò il Sogno.

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Capitolo 5
*** Il Terzo Invito ***


Capitolo 4
* Il terzo invito *

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“Bene, un’assassina e un pazzo suicida. Potevo desiderare di meglio?” Pensò il Sogno.
Calpestò la terra, nervoso.
“La mia regina non sarà molto felice.”
I primi due inviti erano stati un disastro. Il terzo non lo sarebbe stato, ne era convinto.
“ E se proponessi alla mia regina di diventare Alice? Lei sì che avrebbe la stoffa giusta …”
Prese il terzo invito: un Asso di Fiori.
“Sì … il terzo invito sarà per lei”
Ridacchiando, si incamminò verso il palazzo, con la carta stretta in mano.
 

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Capitolo 6
*** La Terza Alice ***


 

 

Capitolo 5
* La Terza Alice *

 


La Regina, una ragazza dai lunghi capelli verdi, era seduta sul trono con aria annoiata. Quando il Sogno entrò nella sala, la Regina parve scossa da un fremito, e gli chiese:
“ Che notizie porti?”
Il sogno si inchinò, e con la testa ancora bassa disse:
“Mia Regina, i primi due inviti sono stati un fallimento.”
La Regina sbatté forte un pugno sul trono.
“Quali dei quattro abbiamo perso?”, ringhiò.
Il Sogno si rialzò, e rispose:
“Picche e Quadri, mia signora”.
La Regina si mosse appena.
“Conseguenze?”, chiese.
Il Sogno sorrise.
“La strage del bosco è stata opera della Prima Alice, mia signora. La seconda Alice non era stabile. Si è sparato in mezzo agli occhi.”
La Regina fece un cenno con la testa, per niente turbata dall’avvenimento. Il Sogno incrociò gli occhi verdi e profondi della Regina: era bellissima.
“Mia Signora …”
Continuò.
“… credo che la prossima Alice debba essere lei.”
La Regina lo guardò per molto tempo. Il sogno non fu in grado di capire cosa pensasse.
“Sembra che io sia l’unica capace di questo compito, no?”
Ammise a sé stessa. Poi riprese.
“Sì. Lo penso anche io. Dammi l’invito.”
Il Sogno le sorrise, poi gettò in aria l’Asso di Fiori, che finì dritto tra le dita sottili della Regina.
Lei si alzò dal seggio, e attese. Ad un tratto parve scossa da un gemito di dolore. Urlò, impazzita. Urlò come il Sogno non aveva mai sentito urlare: erano ringhi di pura agonia.
“Mia Signora! Cosa succede?!”
Lei non rispose, ma continuò ad urlare ed a contorcersi a terra.
All’improvviso i suoi occhi verdi si rigirarono nelle orbite, e divennero neri. Sangue rosso cremisi le colò dai bulbi come lacrime, andando a macchiare la veste e i capelli.
“MIA SIGNORA!” Urlò il Sogno, senza sapere cosa fare.
La Regina urlò, e urlò ancora. Il sangue le colava dagli occhi a fiotti. Poi le urla si fecero più forti, e la pelle le si fece grigiastra.
Il Sogno non era capace di parlare, tanto la visione era orribile. Ora la regina era solo un corpo marcio coperto di sangue, i capelli verdi arruffati le si avvinghiavano sul busto. La pelle le si coprì di croste, e un simbolo di Fiori le comparve bruciante sul dorso della mano. Sembrava morta, ma respirava. Respirava ed urlava, con la faccia coperta di sangue. La corona che portava in testa risplendeva d’oro.  
Il Sogno la prese in braccio, e la poggiò sul trono. Appena seduta, il dolore cessò. La Regina si azzittì, e cadde come in trance. Dapprima bellissima, ora aveva il corpo putrefatto e gli occhi insanguinati e marci.
Il Sogno la guardò, senza proferire parola. Ad un tratto riprese ad urlare:
“TOGLILO DALLA MIA TESTA! FALLO ANDARE VIA!”
“… cosa succede, mia signora?”
“FALLO SMETTERE! FAGLI SMETTERE DI CANTARE!”
“… nessuno sta cantando, mia Signora”
“E’ NELLA MIA TESTA! UCCIDILO!”
“Chi è?”
La Regina lo guardò, folle e sadica.
Poi, senza nessuna aspettativa, cominciò a cantare con una voce agghiacciante.

“La Terza Alice era una figlia del Trifoglio
aveva un bel corpo lì, dentro Wonderland.
Ma per molti lei era una delusione:
da quella delusione lei creò un forte regno.”                                                           

Si strinse la testa, e riprese ad urlare. La sua carne continuava a marcire, e si stava coprendo di croste.

“Quell’Alice era la Regina
posseduta da sogni perversi
ora mostra solo carne putrefatta
comanda il suo reame dalla sommità”

Il Sogno non sapeva cosa fare. La sua Regina smise di urlare, si rimise seduta e abbassò la testa. La corona scintillava luminosa.
“Mia Signora, cercherò un’altra Alice”.
La Regina annuì, e riprese a piangere.
“Abbiamo ancora un invito, mia Signora.”
Lei annuì ancora.
Il Sogno le si avvicinò, risoluto:
“Sceglierò dei bambini, mia Signora. Sono facilmente condizionabili”.
Girò le spalle e se ne andò, lasciando la Regina seduta sul trono, immersa nel sangue, ma viva.
La sua carne era quasi nera, coperta di ematomi e di croste, alcuni pezzi di pelle penzolanti lasciavano vedere il muscolo vivo sotto di essa.
 
Se si fosse alzata dal trono, il dolore l’avrebbe uccisa.
Doveva stare seduta, viva e sofferente.

  Condannata
 

                                                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                                                                                                                        
 
 
 
“Lei avrà la sua vendetta”, ringhiò il Sogno.
 

Gizem's space
Eccomi qui, apparte le immagini sfalzate alla fine credo vada tutto bene.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito, siete davvero troppo gentili.

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