Piccole guerriere crescono di bimbarossa (/viewuser.php?uid=150311)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Questione di equilibrio-Amy la perdente ***
Capitolo 3: *** Per fare un albero ci vuole un fiore-Mina la perdente ***
Capitolo 4: *** I vestiti nuovi della principessa-Rei la perdente ***
Capitolo 5: *** L'altra faccia dell'acqua-Amy la vincente ***
Capitolo 6: *** Grasso è meglio-Mako la perdente ***
Capitolo 7: *** Una seconda occasione-Mako la vincente ***
Capitolo 8: *** Uno strano rapimento ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Nella
città di cristallo tutto era ovviamente di quel materiale,
le case,
i palazzi. Sembrerebbe bello vivere in un luogo simile, certo, ma con
tutto quel materiale riflettente non dovreste avere la minima
imperfezione fisica perché ogni volta che passaste per la
strada,
ogni vetrina,ogni minimo movimento ve lo ricorderebbe. Infatti a
Crystal Tokyo erano quasi tutti perfetti, dal re e la regina, alla
loro bellissima figlia, alle divine guardiane con i generali che
accompagnavano re Endymion nelle sue missioni di pace.
Tutto
era infatti pace, amore e bellezza. O forse non tutto. O forse non
tutti.
Infatti
in questo tripudio di perfezione e magnificenza esistevano loro
malgrado quattro giovinette che non solo non erano fisicamente
gradevoli(gradevolmente riflettenti!) ma avevano anche dei nomi
strani, nomi vetusti, di un'altra epoca, un'epoca che richiamava il
20° secolo non certo una società avanzata e nobile
come la loro.
Amy, Rei, Mako e Mina non sapevano niente delle vite precedenti,
delle reincarnazioni precedenti delle loro madri, anzi non sapevano
neanche cosa volesse dire la parola reincarnazione, sapete non erano
forti in lettere ne in storia del secolo precedente, a parte forse
Rei che teneva molto all'etichetta e Mako che era fissata con le
scatole del tempo e ne aveva appena seppellita una in giardino. La
maggior parte della loro giornata la passavano nel grande palazzo
reale, dove incontravano i sovrani, i loro genitori e quelle
smorfiose delle nuove Guerriere Sailor capitanate da quella che un
tempo era Small Lady, ora cresciuta ma sempre in cerca di attenzione.
Era
lei che aveva creato tutto quel pasticcio,pochi anni prima, rubando,
oltre che smorfiosa pure ladra!, il Cristallo d'Argento, e rendendo
sua madre un ghiacciolo, suo padre un ectoplasma e creando la famosa
leggenda per cui le madri ai figli che non volevano dormire
dicevano"se non dormi viene Death Phantom a prenderti!";
loro non ci credevano ovviamente ma era meglio ascoltarle, non si sa
mai. Le quattro ragazzine erano sempre insieme essendo simili per
età, e frequentandosi era naturale che cercassero di
aggregarsi per
far fronte comune contro quegli adulti che secondo loro spesso le
sottovalutavano.
Nessuna
di loro aveva un simbolo astronomico sulla fronte, non avevano
poteri; Amy in una delle sue incursioni nella sala delle udienze
aveva sentito chiaramente Queen Serenity affermare che per
inspiegabili anomalie della genetica non li avrebbero mai avuti
quindi si spiegava facilmente perché i loro genitori le
tenessero
sempre nel palazzo, non li facessero frequentare altri bambini e le
viziassero disgustosamente.
Non
sapevano questi poveri genitori che così facendo avevano
creato dei
piccoli mostri desiderosi di imporsi in una società poco
accogliente
e vendicarsi di questa famosa Genetica. Quando l'avrebbero trovata
quella lì gliela avrebbero fatta pagare, si era messa contro
le
paladine dell'amore(per i vestiti costosi) e la giustizia(
cioè se
tu fai un torto a me io ne faccio uno a te!).
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Capitolo 2 *** Questione di equilibrio-Amy la perdente ***
Nella
città di cristallo c'erano molti luoghi in cui quattro
adolescenti
potevano riunirsi per parlare, confidarsi e spettegolare ma nessun
luogo era migliore del giardino privato di Queen Serenity.
Normalmente
se qualcuno fosse stato trovato lì senza permesso sarebbe
stato
immediatamente arrestato ma Rei avendo fatto un apprendistato come
dama di compagnia della sovrana aveva avuto a disposizione per quel
periodo la chiave, e dandola a Mako che era un'esperta di cose
manuali avevano ottenuto una copia simile. Nessuno si era accorto di
niente perché la copia non era stata fatta mettendo
l'originale in
un calco, ma era stata messa in uno speciale materiale fabbricato da
Amy, che almeno dal ramo materno aveva ereditato una propensione alle
materie scientifiche.
Ma
dalla Signora di Mercurio aveva anche preso il colore dei capelli,
neri con riflessi bluastri; questi però erano lunghi e
ondulati come
quelli del padre, Zachar che era uno dei generali di re Endymion,
insieme ai suoi occhi verde acido e la sbruffoneria a volte
insopportabile.
Amy
era nata sulla Terra del 30° secolo, aveva circa 12 anni e non
aveva
mai visto la patria di sua madre; anche se mostrava una certa
curiosità verso Mercurio era più che altro un
riflesso della sua
passione per l'astronomia che non per un orgoglio di nascita che
comunque non avrebbe potuto rivendicare.
Non
aveva molte amiche perché non gli interessava averne ma
quando aveva
conosciuto le altre quattro ragazze e aveva saputo di condividerne la
sorte, un po' della tenerezza ed empatia si erano risvegliate in lei,
soprattutto con Mako.
Ora
si trovava con lei e le altre tra il fitto fogliame che circondava il
giardino e forse avevano riso troppo forte, le battute di Mina erano
troppo comiche, ma all'improvviso una sfera azzurra rimbalzò
nel
muretto accanto a loro con un fragore che spaventò talmente
Mako che
la torta che stava ingurgitando per poco non la soffocò.
"Ma
bene, chi abbiamo qui? Sailor Pallas è curiosa!". La voce
infantile della guerriera azzurra che componeva il Sailor Quartet
rimbalzò come un'eco crudele in quel luogo ameno.
"Stavamo
solo mangiando qualche dolce e spettegolando, anche su di te"rispose
con aria saputella e arrogante Rei che non voleva farsi sminuire da
nessuno.
"Allora
potevate invitarmi, o forse non volevate dividere la torta".
Serafica
si avvicinò guardando la ragazzina più
cicciotella che era ancora
rossa per lo sforzo di digerire la prelibatezza e con un gesto di
disprezzo le diede uno schiaffetto che non le avrebbe fatto male se
non all'orgoglio.
"Ehi!”
Amy si alzò subito per frapporsi tra l'amica e la sua
aguzzina,
"come ti permetti? Lasciaci in pace e vattene...e non
dimenticarti il tuo giocattolo, "e con un poderoso calcio per un
persona minuta come lei era scagliò la sfera azzurra
dall'altra
parte del giardino.
Sailor
Pallas la incenerì con lo sguardo, saltellò fino
al punto dove era
finita la palla e la raccolse con indifferenza.
"Hai
fatto arrabbiare Sailor Pallas, ora tu e le tue amichette la
pagherete, puoi scommettere che la regina verrà informata
della
vostra presenza nel suo giardino privato," e vedendo la chiave
falsa sopra il tavolo la afferrò.
"Questa
è opera tua genietto,” rivolgendosi alla ragazzina
dagli occhi
verdi, "i tuoi genitori ne verranno informati e si vergogneranno
di te!"
Se
ne andò baldanzosa con la sfera azzurra che rimbalzava con
un ritmo
volutamente fastidioso.
"Dovremo
dire addio al nostro rifugio,” sospirò Mina
sconsolata.
"Non
avresti dovuto toccare la sua sfera Amy,sai che quelle tizie ne sono
gelose," Rei era schifata, "sono selvagge e si vestono in
maniera indecente, sarebbero dovute rimanere nella foresta
amazzonica!"
"Non
la sopporto proprio quella lì, sicuramente
spiffererà tutto ai
tuoi!".Mina cominciò ad accatastare le loro cose mentre Mako
cercava di consolare Amy, ma non ve ne era bisogno. I suoi occhi
rispendevano della stessa furbizia vendicativa del padre.
"Ti
sei fatta una nemica, anche le sue compagne la giudicano pericolosa,
basta vedere i mostriciattoli che si tira dietro ,rotondi e sempre
con due facce, come lei!"Mako si era ripresa e stava dicendo
cose che tutte loro sapevano"sarà anche infantile ma una
volta
sono entrata nella sua stanza e in una scatola c'erano bambole fatte
a pezzi"rabbrividì palesemente, "sarà
già dalla regina a
dirle tutto!".
"Se
lo farà se ne pentirà amaramente"
Seppure
molto viziata dai genitori, Amy non era una bambina a cui piacevano i
vestiti, i peluche o le bambole. Se dovevano partire per un viaggio
lei chiedeva solo libri, oppure statuine a forma di gatto,
preferibilmente neri.
Passava
molto tempo nel laboratorio di sua madre dove studiava le
proprietà
dei vari elementi come se fossero persone a cui attribuiva delle
caratteristiche umane. Secondo questi principi si era convinta che
anche se Mercurio e la sua forza planetaria non scorrevano nelle sue
vene almeno aveva le caratteristiche dell'elemento mercurio. Si
divertiva molto a prendere una piccola goccia di quella sostanza e la
faceva scivolare sul tavolo, tentando di separarla in piccoli
frammenti e riuscendoci per qualche secondo ma poi magicamente le
singole parti si riavvicinavano come dotate di vita propria e si
riunivano come prima. Come se lei non fosse mai intervenuta. Il
mercurio era indifferente e diffidente.
Sailor
Pallas poteva anche tentare di spezzarla ma non ci sarebbe riuscita.
Come
ogni pomeriggio appena tornata a casa si diresse verso il
laboratorio, si mise gli occhiali protettivi e cominciò ad
afferrare
fiale, e contenitori con strani beccucci. Lavorò per ore
mischiando
strane sostanze.
Poi
la voce arrabbiata e inconfondibile di suo padre la raggiunse nello
stesso momento in cui in una boccetta qualcosa emise un inquietante
scoppiettio.
Alcuni
giorni dopo il castello era in fermento perchè erano in
arrivo
alcuni ambasciatori di un pianeta esterno al Sistema Solare, ci
sarebbe stata una grande festa e ci sarebbero stati spettacoli di
intrattenimento.
Il
Sailor Quartet che era bravo in questo avendo lavorato in un circo si
esibiva nella sala principale.
Le
nostre quattro amiche non avevano ricevuto il permesso di partecipare
dopo quello che avevano combinato perché ovviamente Sailor
Pallas
aveva spifferato ogni particolare della vicenda.
Proprio
lei adesso si preparava ad esibirsi nel suo numero preferito in cui
doveva stare in equilibrio su una grande sfera azzurra.
All'inizio
tutto andò bene anche se si notava una mancanza di
scioltezza nei
suoi movimenti.
Poi
si poteva vedere chiaramente che restare in equilibrio per lei era
molto difficile, barcollava e i piedi scivolano fino a quando con un
ultima spinta cercando di non cadere in avanti si proiettò
con un
capitombolo proprio davanti al trono reale con la regina e il re che
faticavano a non ridere. Poi il carattere solare di Queen Sereniy
venne fuori e scoppio in una fragoroso risata seguita da tutti quelli
presenti nella stanza mentre la sfortunata artista nella sua
fiammante divisa blu cercava di non piangere.
Le
quattro ragazze vedendo quella scena cominciarono a sghignazzare
rumorosamente.
"Non
era in forma oggi Sailor PallaPalla vero?
"Dimmi
cara Amy," la voce di Mina era suadente ma divertita, "non
è che tu hai qualche responsabilità in questo
spettacolo?"
"Io?
Assolutamente no!"
"Allora
perché sei arrivata in ritardo nel palco dove siamo
confinate per
punizione?"Mako era dubbiosa.
"Ero
in laboratorio, stavo facendo degli innocui esperimenti!"e aveva
davvero un'aria innocente mentre lo affermava.
Ma
Sailor Pallas non ne era convinta, lei era un'equilibrista perfetta,
non poteva fallire. Esaminò attentamente la sfera e
scoprì che
sulla sua superficie era presente una sostanza trasparente, oleosa e
inodore, con una consistenza strana. Ma certo! Quella pidocchiosa con
le manie da scienziato, era sicuramente stata lei!
La
mattina dopo Queen Serenity invece di svolgere compiti utili per il
suo popolo dovette presenziare ad un furibondo litigio:
"Sailor
Pallas è furiosa e vuole vendetta," gridò
l'infelice vittima
della caduta, "sto versando molto sangue dal mio splendido
ginocchio!"le lacrime le scendevano copiose dagli occhi ma il
sorriso era maligno.
La
regina era palesemente stanca di questa disputa:
"E'
stato provato Amy che sei la responsabile dell'incidente accorso a
Sailor Pallas, hanno trovato nel laboratorio di tua madre, che
è
molto arrabbiata per il tuo gesto, tracce di questa sostanza di cui i
nostri chimici vorrebbero la formula"non seppe trattenere un
sorriso, materno ma irremovibile"quindi come punizione la
prossima estate la passerai su Triton Castle, vedremo se Princess
Neptune correggerà il tuo carattere".
Amy
non ebbe la minima reazione alla lettura di quella sentenza, se lo
era meritato, non perché aveva sbagliato ma
perchè avrebbe dovuto
inventare una sostanza che evaporava dopo un certo tempo, non sarebbe
mai stata beccata ma era stata distratta da un nuovo libro di fisica
trovato in un negozio.
Aveva
fallito ma non aveva paura dell'algida Principessa che viveva su
Nettuno, in fondo poteva inventare molte altre sostanze, sicuramente
resistenti all'acqua. Ne era convinta.
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Capitolo 3 *** Per fare un albero ci vuole un fiore-Mina la perdente ***
Quella
primavera nella città di cristallo c'era aria di festa.
Ricorreva
l'anniversario della fondazione di Crystal Tokyo e i sovrani avevano
programmato festeggiamenti ogni settimana con giostre, fiere,
rievocazioni e anche un concorso per il miglior carro allegorico.
Siccome
la bontà pervadeva ogni cosa coloro che avessero vinto
avevano già
stabilito di donare in beneficenza i soldi del premio.
Le
nostre quattro amiche, dopo la nefasta notizia che presto Amy sarebbe
partita per Nettuno, erano molto abbattute e neanche le pompose
celebrazioni sortivano alcun effetto positivo .
“Tua
madre non ci ripensato? Magari potrebbe intercedere con Queen
Serenity ed evitarti Miss Ghiacciolo!” Mako era la
più triste del
gruppo perché Amy rappresentava il suo difensore,la sua
confidente
mentre per la brunetta con gli occhiali Mako era l'unica persona che
rideva alle sue battute che non erano esilaranti come quelle di Mina.
“Ho
sentito che la Signora di Nettuno ha uno specchio magico che se ti
specchi diventi una pietra!”
Ecco
un esempio di ciò che usciva dalla bocca di Mina.
“Andiamo
Mina, non è vero niente, sono tutte sciocchezze, non
spaventare la
povera Amy!” Rei era la più informata del gruppo,l
ei ci bazzicava
nell'ambiente dei nobili di Crystal Tokyo e lo faceva con evidente
piacere. Anzi, voleva diventare una di loro.
“E'
vero che ha uno specchio magico ma distrugge solo i
nemici...quindi vedi di non diventare una sua
nemica!”concluse ridendo.
Questi
discorsi erano stati accolti dalla ragazzina con
imperturbabilità ma
solo Mako vedeva nei suoi occhi verdi un leggero timore, non tanto di
affrontare Miss Ghiacciolo e il suo terribile specchio ma quello di
abbandonare tutte loro per un'intera estate.
Per
cambiare argomento poiché sapeva che Amy detestava farsi
vedere
debole davanti a tutti Mako si mise a parlare di quello a cui tutti
si riferivano come al Grande Giorno, cioè quando avrebbero
sfilato i
carri allegorici.
“Vorrei
anche io costruire un carro talmente bello che tutti mi invidieranno,
e mi guarderanno mentre consegnerò con la mia aura di
santità
l'assegno ai responsabili dell'orfanotrofio! Sarebbe bellissimo, ma
non potrei fare tutto da sola!” Mina era esitante e le altre
ragazze non l'ascoltavano neanche più; già da un
anno la bionda
adolescente diceva queste cose proclamando la sua intenzione di
costruire il più bel carro che si fosse mai visto, ma poi la
sua
innata pigrizia aveva impedito che tutti questi progetti si
avverassero.
“Aspetta,
voi potreste aiutarmi!” Le brillavano gli
occhi e Rei poteva
giurare di vederci tante stelline che la pregavano fiduciose.
“Non
vi ho mai chiesto niente ragazze, per favore aiutatemi a realizzare
il mio sogno! Voglio diventare famosa almeno per un giorno!”
“Non
ci hai mai chiesto niente? Ma se ancora devi ridarmi i soldi che ti
ho prestato per il concerto!” Amy non aveva parlato con
rabbia ma
solo per puntualizzare. Lei amava puntualizzare.
“Con
i soldi che vincerò ti ripagherò
eccome!”
“Ma
i soldi non dovevi consegnarli ai bambini orfani?”Mako era
intervenuta con un leggero tossire ma fu ripagata dalla faccia
innocentemente burlesca dell'amica.
“Ma
certo! Ma certo! Ci saranno soldi per tutti se voi mi
aiuterete!”
Le
sue compagne esitarono solo un attimo ma poi acconsentirono con
riluttanza.
Nelle
ultime settimane nessuno si era impegnato strenuamente come Mina.
Passava come un turbine avanti e indietro dalla sala dove erano
posizionati i carri che si stavano costruendo, a volte si poteva
vedere la polvere che si alzava dalle sue scarpe mentre lei era
già
sparita per raggiungere chissà quale luogo e per prendere
chissà
quale oggetto per decorare la sua creazione.
Di
solito Mina non era una persona molto meticolosa come Rei, ma in
questo caso aveva predisposto e trascritto un piano di battaglia con
la planimetria del carro e e di dove le decorazioni andavano
esattamente, e se qualcuno di loro si sbagliava di un millimetro si
poteva udire la sua voce squillante da alcuni kilometri mentre con un
righello controllava che tutto fosse perfetto.
La
sua creazione prevedeva un'enorme scultura a farfalla dorata con un
tripudio di rose gialle che la ornavano; sopra l'insetto cavalcava
fiera Queen Serenity, la guerriera misteriosa della gloria e della
Vittoria sul male. Era davvero un progetto ambizioso e barocco di cui
la ragazza era molto fiera.
“Vincerai
di sicuro il primo premio.” Anche Rei, che apprezzava le cose
belle, si era entusiasmata.
“Lo
so,” il tono della biondina era serafico,
”vincerò io e tutti mi
acclameranno come la più brava, bella e buona del nostro
regno! Sarò
famosa e potrò anche portare un po' di felicità
per quei poveri
piccoli orfani.”
“Abbiamo
la nuova Regina Bianca della situazione, ma per favore!” Amy
era
scherzosamente indignata, ”sicuramente Queen Serenity si
commuoverà
e ti nominerà Guerriera Sailor!”
“Magari,
ma sappiamo che non succederà mai, per nessuna di
noi!”.
Quella
frase smorzò i toni della conversazione ma una battuta di
cui Mina
era famosa riportò l'allegra e quello spirito di iniziativa
di cui
era ampiamente dotata.
Se
quelli erano giorni molto impegnativi per la nostra amica sicuramente
lo erano anche per la sua famiglia che doveva sopportarla.
Le
porte sbattevano, carta e oggetti luccicanti si potevano trovare nei
luoghi più impensati, sua madre si era ritrovata le mani
incollate
mentre trafficava in bagno e suo padre che non si arrabbiava quasi
mai perché aveva altri metodi per punire nelle ultime
settimane
aveva sbottato che se sua figlia non se la fosse piantata con quel
Dannato Coso lo avrebbe distrutto con la sua spada.
Ma
questi battibecchi e incomprensioni famigliari non turbavano
minimamente Mina che si era rinchiusa in una bolla di ambiziose
prospettive e smania solitaria.
Quel
pomeriggio si stava rimirando da ore allo specchio provandosi una
miriade di vestiti per trovare il più adatto da indossare il
giorno
della sua premiazione.
Secondo
il suo modesto parere, e non solo, si considerava una persona
bellissima, sia fisicamente che moralmente.
Aveva
preso il meglio dai genitori,i l colore scuro di Lord Kaspar e la sua
altezza, anche se Mako la superava, il biondo chiaro dei capelli che
era un misto tra quello della madre e quello del padre, l'ovale
perfetto di Princess Venus e la sua naturale spensieratezza.
Il
buonumore della genitrice che la contraddistingueva però era
mitigato da una vena di diplomazia che poteva essere scambiata per
freddo calcolo, o mancanza di coraggio oppure infantile voglia di
seguire la corrente. Non che Mina fosse una docile pecora senza un
pensiero autonomo, ma era un'adolescente che stava crescendo,
crescendo con persone che la evitavano o la guardavano con
compassione, e lei odiava quegli sguardi.
Quegli
sguardi mentivano, erano tutti bugiardi, bastava che si osservasse
allo specchio per avere la sua risposta, lì non c'era niente
da
compatire. In lei non c'era niente da compatire.
E
quando avrebbe ricevuto il suo premio avrebbero anche visto una
persona buona, lei aveva un cuore puro, lei era speciale.
Il
giorno dopo, la vigilia della premiazione Mina arrivò in
ritardo.
Le
sua amiche, preoccupate la videro correre verso di loro con
tantissimi vestiti dalle tinte più disparate infilati in una
valigia
che neanche si chiudeva bene per quanto era piena.
“Ma
cosa stavi facendo? Ti stiamo aspettando da ore!”Rei era
arrabbiata, aveva un corso di galateo a cui doveva partecipare e non
voleva rinunciarci.
“Scusatemi,
ma sono molto indecisa su quale vestito mettermi. Immaginate la
scena, io che salgo nobile e bella sul palco, l'immagine della
dolcezza e misericordia umana e mi accingo ad alleviare
le...”
“Pene
dei piccoli orfani,si lo sappiamo!” Amy con un mini computer
stava
elaborando i dati per evitare che il carro avesse sgradevoli
asimmetrie.
“Possiamo
tornare al mio vestito? Stavo dicendo che i colori pastello si
accompagnano meglio alla mia carnagione abbronzata anche se Rei mi
ucciderà perché non sono eleganti. Ma ho deciso
di sacrificare
l'eleganza e preferire...”
Nessuno
seppe cosa voleva preferire perché in quel momento
entrò nella sala
il più bel carro allegorico che avessero mai visto.
Completamente
rivestito di fiori di ogni colore e specie rappresentava i due
sovrani a grandezza naturale con ai loro piedi, splendente e in
evidente adorazione la loro figlia. Tutto ciò senza che si
percepisse il minimo cenno di pacchianeria e lusso stucchevole anche
se le statue erano dipinte a colori brillanti che sottolineavano
l'oro dei capelli della regina, il blu profondo degli occhi del re e
la simpatia arguta della loro erede.
Sopra
il carro, come una regina esotica sul suo elefante stava Sailor Ceres
che da un piccolo cesto buttava a quelli che ammiravano il suo
destriero petali di rose. Rose gialle. Come le sue!
Con
orrore crescente Mina notò che queste erano il fiore
predominante e
davano una nota di quell'eccitante calore che ti fa dire che quello
che stai guardando è delizioso.
Impettita
la ragazza si diresse verso la sua rivale prima che le altre la
potessero fermare.
“Ehi,
queste”e prese una rosa gialla, pomo dorato della
discordia”queste
sono il mio marchio, il simbolo del mio carro e tu mi hai
copiato!”
Sailor
Ceres scese con un fluido movimento dal carro e la
fronteggiò
spavaldamente:
“Senti
carina, non mi seccare, io non posso averti copiato, guarda il mio
carro”fece una risatina canzonatoria”mi sentirei
umiliata se
dovessi presentare davanti a tutti una copia della tua miserabile
creazione, e adesso spostati. Possibile che non ci sia il tappeto
rosso! Io non cammino senza il mio tappeto rosso, pretendo rispetto!
Sono una signora, io!”
L'ultima
parola era stata pronunciata in maniera strascicata rivolgendosi alla
biondina furente che se ne stata lì impalata mentre la sua
nemica se
ne andava seguita dal suo codazzo di ammiratori.
“Non
le permetterò di prendersi il mio premio, i miei orfani, il
mio
pubblico! Non lo permetterò!”
“Non
hai alternative Mina, il tuo carro è bellissimo ma il
suo...”
Rei non finì la frase.
Il
carro di Sailor Ceres avrebbe vinto e lo sapevano tutte loro.
“L'unico
modo che avresti per vincere sarebbe se il suo carro non partecipasse
alla sfilata”. Sicuramente Mako non avrebbe mai detto quelle
parole
se avesse saputo le conseguenze che avrebbero portato.
“Già,”
di nuovo le stelline di allegria nuotavano nelle sue iridi
dorate.”Senti Amy, tu che inventi sostanze strane me ne
daresti una
in grado di fare appassire tutti i suoi fiori?”
Mako
che stava divorando un panino e Rei che s stava truccando si
fermarono a guardarla scandalizzate.
“Sai
che sono in punizione Mina, se ti aiutassi Nettuno sarebbe un pianeta
troppo vicino in cui confinarmi.”
“va
bene, allora lo farò da sola!”
“Aspetta,
non posso aiutarti e non posso dirti che la bottiglia blu che si
trova nel laboratorio della scuola a destra dentro l'armadio potrebbe
servirti, e non potrei dirti che però devi stare attenta
perché è
a base di ammoniaca e quindi altamente infiammabile”.
Lo
scambio di battute era avvenuto in maniera piatta e incolore,come se
si fosse parlato di un argomento tra i più innocui.
Le
sue amiche non videro nemmeno la sua figura sparire ma solo il vuoto
lasciato dalla sua assenza.
Il
giorno della premiazione tanta gente affollava le vie della
città.
Mina era stata tutta la notte sveglia. I sensi di colpa per quello
che stava per fare le impedivano di dormire ma c'era una vocina in
sottofondo che la spronava, la intontiva, suadente a ammaliante,
dorata come la sua farfalla che non sarebbe mai volata se lei avesse
perso, e i dubbi passavano.
Si
vedeva introdursi nella sala dove c'erano i carri e spargere il
contenuto della bottiglia blu ovunque, su quelle bellissime rose
gialle, le avrebbe uccise ma lei sarebbe davvero diventata la Regina
Bianca. La Regina senza Macchia. La Regina Pura. Non era un peccato
dare una lezione a quella smorfiosa, anche Amy lo aveva fatto e non
aveva avuto rimorsi.
Allora
perché adesso che davvero si trovava lì, nella
luce tenue
dell'alba, le tremava la mano? Se lo avessero saputo i suoi genitori?
Papà,che non la sgridava mai ma con il suo sguardo gelido di
paterna
disapprovazione le incuteva ancora più timore e soggezione.
Un
cuore puro, l 'immagine che lei, perfetta, bionda, angelica, una
moderna Beatrice misericordiosa, infondeva gioia era però
troppo
allettante.
Con
gesti rapidi e abbozzati, chiaro segno della sua lotta interiore,
innaffiò tutte le piante del carro di Sailor Ceres, poi se
ne andò
correndo senza voltarsi indietro.
Il
sole ormai era alto nel cielo ed era anche abbastanza caldo per
godersi l'aria pulita e i festeggiamenti.
La
sfilata non era cominciata e i carri erano ancora nella sala. Mina si
trovava vicino alla sua creazione ma l'oro non era più
così
brillante come nella sua visione, il suo vestito azzurro era
spiegazzato e i capelli quella mattina si erano ribellati e
sfuggivano in onde furiose.
Improvvisamente
il brusio dei concorrenti, anche le grida di Sailor Ceres contro una
sua collaboratrice, si interruppero.Aveva fatto il suo ingresso un
figura non molto alta, completamente vestita di viola e che con le
mani inguantate impugnava un inquietante scettro a forma di falce.
“Ma
quella non è Princess Saturn? Che ci fa qui? E' venuta a
rovinarci
la festa con la sua presenza malevola!” la concorrente che
aveva il
carro vicino a quello di Mina era esterrefatta.
Mina
non aveva mai visto la principessa che governava il pianeta con gli
anelli ma si diceva che tutti la temessero; dove passava lei c'erano
solo morte e desolazione.
Dopo
poco il vociare tornò a riempire la sala anche se non
più con gli
schiamazzi di prima.
L'apparizione
in viola intanto si aggirava tra i carri guardandoli in modo vacuo e
disinteressato; ma se la celebrazione non le importava,
perché era
lì?
Intanto
Mina cercava di non guardare ne il carro da lei infettato ne Princess
Saturn, magari con i suoi poteri aveva saputo tutto e adesso voleva
ridurla in cenere!, così non seppe mai cosa aveva innescato
la
scintilla.
Si
sentì solo un urlo e poi una parte del carro di Sailor Ceres
cominciò velocemente a bruciare.
Siccome
tutti i carri erano fatti di cartapesta e materiale infiammabile
subito anche il carro vicino divenne una torcia fiammeggiante.
La
gente, dopo il primo attimo di sbalordimento, forse per le urla acute
della guerriera vestita in rosa, si riprese immediatamente e
cercarono inutilmente di salvare gli altri carri ma erano troppo
vicini.
“Silent
Wall!”una voce sorprendentemente gentile e ferma si staglio
chiara
nella stanza invasa dal fumo e dalla cenere che arrochiva la voce dei
presenti ma non la sua. Una barriera trasparente si alzò per
proteggere i carri rimasti integri il tempo sufficiente a permettere
lo spegnimento dell'incendio.
Mina
nella confusione era rimasta immobile. Non aveva fatto nulla. O
meglio, aveva fatto tutto.
Era
tutta colpa sua, se non fosse intervenuta Princess Saturn invece di
una festa ci sarebbe stata una tragedia. Era una criminale, una
piromane, un'assassina di candide rose gialle di cui adesso
rimanevano solo petali bruciacchiati che ricoprivano il pavimento.
Doveva
andarsene da lì. Bruciacchiata anche lei, con le lacrime che
creavano nel suo volto annerito piccoli fiumi di pelle pulita,
smacchiata, si nascose tra alcune scatole e non sentì una
presenza
che si avvicinava. Solo quando dei guanti viola le presero la mano
sporca e vi infilarono una rosa rimasta sorprendentemente intatta, la
ragazza alzò gli occhi e vide la Signora di Saturno.
“Non
sempre fare del bene significa ricevere lodi, gratificazioni e
ammirazione, a volte l'unica cosa che ottieni e sospetto e
diffidenza. A volte significa accettare la sconfitta sapendo che si
è
dato il meglio di noi. A volte essere buoni significa
perdere!”
“Hai
salvato la vita a tutti loro poco fa, ma non ti hanno neanche
ringraziato! Non vuoi prenderti il giusto merito? Non vuoi che non
dicano più le frasi brutte che ho sentito?”
“Piccola
Mina, hai ancora molto da imparare. Senti, perché non vieni
a
trovarmi questa estate?Potresti conoscere le risposte alle domande
che mi hai posto”.
Se
ne andò silenziosamente senza aspettare la sua risposta.
La
ragazza rimase seduta, nel silenzio profondo della sua anima.
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Capitolo 4 *** I vestiti nuovi della principessa-Rei la perdente ***
Se
qualcuno avesse chiesto quale era il sogno di Rei lei avrebbe
sicuramente risposto diventare una principessa.
Ed
era solo per questo che ora se ne stava davanti quella porta
scarlatta, ad aspettare impaziente con il foglio pubblicitario in
mano, trepidante come mai era stata in vita sua la risposta a tutte
le sue domande e ambizioni.
Dovete
sapere che la nostra amica era sempre stata una bambina bellissima,
con i lunghi capelli scuri dai riflessi violacei della madre e gli
occhi azzurro ghiaccio del padre, alta, aggraziata, una creatura
assolutamente speciale.
Anche
se il fattore ereditario aveva avuto la sua parte Rei crescendo aveva
sviluppato queste qualità per diventare quella che lei
chiamava la
Lady Perfetta.
Così
fin da poppante se ne stava dietro il regale abito rosso della madre
mentre davanti ai suoi occhi infantili si avvicendavano dame e
cavalieri che ballavano e facevano luccicare preziosi gioielli; con
le guance arrossate e il respiro che le si mozzava in gola vedeva i
suoi splendidi genitori volteggiare come esseri divini, nobili e
senza macchia.
Lei
voleva essere come loro, voleva essere come la figlia dei sovrani,
adulata, corteggiata, con persone che la servivano e l'adoravano.
Quando
lei e le altre ragazze avevano scoperto che non sarebbero mai
diventate guerriere si vergognava ad ammetterlo ma ne era stata
felice. Se invidiava alla figlia dei sovrani il suo lato principesco
non le invidiava di certo il fatto di essere una paladina della
giustizia. Come avrebbe fatto a combattere senza rovinarsi
l'acconciatura? E poi quelle uniformi non le piacevano! C'era un
galateo per combattere? Si poteva intimare cortesemente al nemico di
arrendersi e farsi uccidere?
Infatti
dovete sapere che se Mina rallegrava le altre con battute sciocche
Rei le ammorbava con citazioni continue del galateo, non si
può fare
quello, questo deve essere fatto così...un vero
tormento.
Finora
il suo studio dell'etichetta si era limitato a ciò che la
sua stessa
nascita le permetteva, attraverso i libri oppure con le sue
istitutrici che la avevano introdotta in questa stupefacente
realtà
fatta da regole ben precise, dove tutto era sotto controllo e
l'armonia regnava ovunque.
Poi
c'era stata l'esperienza come dama di compagnia della regina che si
era conclusa tragicamente con l'umiliante licenziamento in seguito
alla scoperta della duplicazione della chiave del giardino privato di
Queen Serenity; almeno Amy si era beccata la punizione maggiore con
la permanenza forzata su Nettuno per l'estate che stava ora
iniziando.
L'estate.
Rei ne sentiva i primi segni sulla pelle, lì davanti a
quella porta
scarlatta, con il sole che si divertiva ad arrossare la sua
epidermide perfetta(spendeva un sacco di soldi dello stipendio di suo
padre per i cosmetici)ma anche se ormai gli occhi le lacrimavano per
il riverbero della luce lei non desisteva.
Il
misterioso foglietto, anch'esso rosso come il sangue bruciava,un
cartaceo tizzone incandescente come il liquido scarlatto che le
scorreva nelle vene pompato dal suo cuore che batteva impazzito e
ansioso.
In
alto scritto in nero vi erano queste profetiche(almeno Rei sperava
che lo fossero)parole”Diventa la nuova Lady di Crystal City:
segui
le lezioni di galateo di Madame Astev, famosa ma sfortunata
principessa costretta all'esilio dalla sua patria. Contattala e
diventa la prossima principessa!”
Dopo
la brusca conclusione con la sua regnante che avrebbe potuto essere
più clemente nei suoi confronti, Rei non si trovava nella
disposizione emotiva di provare rimorso a tradirla con una oscura ex
regnante che si manteneva dando lezioni di bon ton che l'avrebbero
fatta certamente diventare la nuova principessa, l'orgoglio dei suoi
genitori.
Lentamente
aprì quella porta ma essendo in controluce non vide nulla se
non
l'ignoto, nero e affascinante come il pericolo.
“Mina,
sono settimane che non vedo più Rei, sta frequentando ancora
quel
fantomatico corso di galateo?” Mako stava divorando un
gigantesco
gelato alla nocciola con la panna sopra e non facendo attenzione
mentre parlava si sporcò suscitando l'allegria delle altre.
“Si,
adesso non ha più tempo per noi; è diventata
ancora più pedante di
prima riguardo alle regole. Sinceramente sono contenta che non ci
sia, non sopporterei i suoi rimbrotti sul fatto che non posso bere
prima di avere digerito il boccone, oppure non mi posso vestire con
colori troppo accesi, o che non posso frequentare più
ragazzi
contemporaneamente, anzi non vuole che frequenti neanche un ragazzo
se prima non lo avverto con un biglietto!” Mina si sedette
con uno
schianto e ordinò un gelato grande tanto quello di Mako.
“Per
quanto mi riguarda Rei sta perdendo il suo tempo con quel ridicolo
corso, il galateo è per gli idioti che non hanno un cervello
proprio
e si affidano a tutte quelle regole per nasconderlo!”Amy era
sempre
sferzante quando le sue amiche affrontavano quel nuovo problema
creato da Rei.
“Ma
voi l'avete mai vista questa principessa esiliata? Ho chiesto in giro
ma nessuno al castello sa niente!”
“Mako,
se tu fossi stata cacciata a calci nel sedere ti piacerebbe che tutta
la nobiltà di Crystal City lo venisse a sapere?”
Mina
attaccò con ingordigia il suo gelato e per un po' nessuna
parlò.
“Secondo
me c'è qualcosa di strano e non mi piace che Rei ne sia
così
coinvolta!”
Con
queste parole Mako si pulì e ordinò un altro
gelato.
Se
le sue amiche avevano visto poco Rei in quelle settimane Rei aveva
visto poco loro. Non che non le dispiacesse non frequentarle ma si
rendeva conto che lei era diversa da loro, aveva delle ambizioni
più
elevate, un'educazione migliore e una maggiore forza di
volontà per
ottenere quello che voleva. A Mako bastava mangiare per essere
felice, Mina impazziva con i vestiti e i ragazzi mentre Amy se ne
stava sempre immersa nei libri e nel suo laboratorio non per
inventare chissà quale portentosa invenzione ma solo
materiale
speciale per produrre copie di chiavi proibite e soluzioni
infiammabili per distruggere piante.
Lei
era diversa.
Quando
era entrata in quella villa tra le colline boscose che circondavano
la città Rei aveva continuamente, ad ogni passo che la
separava
dalla sua benefattrice, pensato a come lei fosse, ma non si era
minimamente immaginata una cosa simile.
Ad
iniziare dalla stessa magione che ospitava la nobildonna e il suo
seguito, che era tutta sui toni del rosso e del nero. Mentre Queen
Serenity aveva uno stile più classico e semplice che si
poteva
riscontrare anche nel suo castello, questa Astev preferiva
l'opulenza, i mobili lussuosi e i tappeti orientali, le tende di
velluto e i preziosi marmi che avevano un'insolita tinta nera come
peltro con nervature rosse, lacrime sanguigne che inizialmente
l'avevano leggermente spaventata.
Un
maggiordomo dalla faccia somigliante ad un carlino l'aveva condotta
davanti ad una figura immobile, appollaiata su una sedia di velluto
in una posizione che non ricordava quella di una Lady.
Non
appena entrarono però la misteriosa donna si sedette
regalmente e
con la mano inguantata di pelle nera le fece segno di avvicinarsi.
Abituandosi
a quella inconsueta luce rossastra che le ricordava le camere oscure
del 20° secolo Rei poté vedere che Astev,
perché di lei si
trattava era una giovane donna, troppo giovane, con lunghi capelli
rosso sangue che le scendevano in boccoli, il viso ossuto in cui
spiccavano due occhi talmente marroni da sembrare rossicci, la
carnagione abbronzata di chi è abituato all'aria aperta e
alle
cavalcate,pensò Rei, magari il risultato di uno sport come
la
caccia, anch'esso molto diffuso tra i nobili del 20° secolo.
Forse
questa famosa principessa era fissata per le cose antiche!
Rei
fece una profonda reverenza che strappò un sorrisino di
piacere
all'esotica regina.
“Tu
sei una delle cinque ragazze che avranno il privilegio di imparare le
virtù indispensabili per diventare una Lady Perfetta!
Vieni,” la
sua voce era suadente e melodiosa come quella dei canarini che se ne
stavano a cinguettare nelle numerose gabbie presenti nella sala, anzi
per un attimo Rei non ne riuscì a distinguere la differenza.
“Ti
presenterò le tue compagne con cui condividerai il soggiorno
per le
prossime sei settimane. Ecco, fanciulle vi presento Rei,” e
la
indicò con la mano, un gesto certamente nobile e frutto di
molta
pratica, ”cercate di diventare amiche e di creare un legame
di
armonia e aiuto reciproco. L'armonia è una cosa buona.
L'armonia
deve essere in tutto quello che facciamo. Io vi insegnerò
l'eleganza
persino sopra il water...ehm volevo dire alla toilette!”
Con un
portentoso e brusco colpo di tosse la nobildonna cercò di
ricomporsi
e cominciò a lisciare le pieghe dell'abito di seta nera con
decori
scarlatti.
Forse
era l'eccitazione per avere finalmente il suo sogno a portata di mano
o forse Rei era troppo sconvolta per la presenza di Sailor Ceres nel
gruppo ma non diede molta importanza allo strano comportamento della
sua nuova insegnante.
Anzi
con il passare dei giorni Rei e le altre allieve cominciarono a
sviluppare per lei un'ammirazione che rasentava il proselitismo,
nelle loro camere di notte ripetevano le lezioni che lei aveva
impartito, imitavano i suoi gesti e osservavano affascinate i suoi
capelli bellissimi che si muovevano come una massa viva rosso scuro
mentre Astev cavalcava.
Infatti
ogni settimana le ragazze avevano lezione di equitazione. La
principessa e le sue profferte si avvolgevano nei loro mantelli
dotati di cappucci, che nel caso di Astev era nero come il suo abito,
e prendendo ognuna il proprio cavallo si dirigevano nelle lontane
foreste a nord, dove il disboscamento e l'urbanizzazione non si erano
ancora diffusi. Niente case di cristallo da quelle parti, solo natura
incontaminata e aria pura.
A
Rei piacevano molto quelle escursioni, piaceva l'avvolgersi nel
pesante abito azzurro ghiaccio come i suoi occhi scelto appositamente
da sua altezza, montare la più bella giumenta che avesse mai
visto e
sentire il vento tra i suoi lunghi capelli scuri.
In
quei momenti avrebbe voluto che le sue amiche fossero lì con
lei.
Aveva provato a coinvolgerle in quello che le stava capitando,
attirare anche loro nella magica luce rossa di Astev ma l'esperienza
era stata un completo fallimento.
Aveva
invitato le ragazze a pranzo, ovviamente con il consenso della
padrona di casa, preparando tutto affinché risultasse
elegante e
armonioso(l'armonia era sempre il fine primario).
Ma
già dall'inizio si era resa conto che le invitate non erano
ne
eleganti ne armoniose. Non rispettavano le elementari regole del
comportamento a tavola: Mako si abbuffava, Mina rideva e parlava
ininterrottamente e Amy invece si era ostinatamente rifiutata di
portare il rispetto dovuto alla nobildonna che fissava scandalizzata
la scena.
Rei
era imbarazzata e furiosa. E la sua furia e il suo imbarazzo crebbero
quando dopo il pranzo e dopo che le troglodite se ne furono andate la
ragazza ascoltò per caso una conversazione in cui Astev si
lamentava
disgustata con Sailor Ceres che Rei aveva delle pessime relazioni
sociali e che queste le avrebbero rovinato la carriera.
Allarmata
la piccola spiona si era rinchiusa in camera sua. Davvero avere delle
amicizie tanto compromettenti poteva rovinare tutto quello che stava
costruendo? Poteva rinunciare a loro se così fosse stato?
Si
disperò tutta la notte, lacerata su quello che doveva fare.
In
realtà aveva già preso la sua decisione molto
tempo prima, quando
lei stessa si era disgustata vedendo la totale mancanza di decoro di
quelle tre sciocche.
Non
che Rei trovasse facile ammettere tutto ciò, di vergogna e
rimorso
ne provava ma semplicemente era più forte in quel momento
l'immagine
di lei bambina tra le gonne di sua madre e le chiedeva:
“Mamma,
io sarò mai una principessa come te? Se divento importante
il papà
non dirà che sono inutile perché sono una
femmina?”
Tutti
nella villa di Astev si erano accorti che Rei era molto abbattuta in
quei giorni. Aveva evitato le sue amiche da quel famoso giorno in cui
consapevolmente o no aveva rinunciato alla loro amicizia. Loro lo
avevano capito e le avevano mandato un biglietto in cui si scusavano
se l'avevano messa in imbarazzo e le auguravano buona fortuna.
Inoltre
la partenza di Amy per Nettuno si stava avvicinando e Rei non sapeva
come comportarsi.
Almeno
si sarebbe consolata con la festa dell'estate del giorno dopo e stava
decidendo che vestito indossare quando entrò Astev che
reggeva uno
strano indumento.
“Buongiorno
fanciulla, spero che tu ti senta meglio oggi! Ti ho portato un regalo
che spero apprezzerai. E' un vestito fatto con del materiale prodotto
sul mio pianeta, volevo regalartelo perché sei la mia
allieva
migliore e ci terrei che tu lo indossassi alla festa.”
“Davvero?”
Tutta
la tristezza che aveva provato in quei giorni scomparve magicamente
mentre afferrava trepidante il leggero tessuto viola che sembrava
fatto di nuvole e sogni. I suoi sogni.
Provandolo
vide che era MOLTO
leggero,
ma la sensazione di indossare aria era troppo invitante.
Era
una giornata molto calda ma Astev aveva insistito che tenessero i
mantelli fino alla loro presentazione formale davanti ai sovrani.
Rei
sudava copiosamente ma non avrebbe mai infranto le regole, quindi
accolse con sollievo lo squillo delle trombe che indicavano l'arrivo
del re e della regina.
Una
folla di dignitari riempì la sala e le cinque ragazze
stavano per
unirsi al gruppo quando Rei si accorse che la principessa era
scomparsa e anche Sailor Ceres. Le altre tre ragazze la guardavano in
modo strano, come se aspettassero qualcosa di estremamente
interessante.
Altre
tre ragazze, quelle che lei aveva elegantemente e armoniosamente
scaricato erano riunite insieme e la ignoravano, alternando
espressioni di disprezzo, confusione e nostalgia.
Rei
decise di ignorarle e si preparò a sfoggiare il suo
fantastico abito
quando si accorse togliendosi il mantello che sotto non aveva nulla e
la fodera interna del mantello era tutta sporca di viola.
Così
si trovò davanti a tutta la corte con un leggerissimo
tessuto
trasparente che non copriva niente e se prima si sentiva vestita
d'aria ora era il fuoco della vergogna a bruciarle il viso e sarebbe
voluta sprofondare nel terreno.
Tutta
la stavano fissando, i suoi genitori, le sue ex amiche e con orrore
crescente anche la sua cara Astev che adesso era Sailor Vesta e se la
rideva con le sue compagne mentre un brusio sempre più forte
arrivava alle sue orecchie infuocate. In quel momento però
arrivò
una figura vestita di rosso che protesse quel corpo esposto con le
sue gonne, come aveva sempre fatto da quando era una bambina.
“Era
tutto uno scherzo! Era tutto un maledetto scherzo! Umiliata e con la
reputazione distrutta. E adesso?”
Princess
Mars la guardò con tenerezza e comprensione.
“Si
volevano vendicare per quello che è successo a Sailor Pallas
e la
distruzione del carro allegorico di Sailor Ceres, anche se hanno
esagerato. Saranno punite ma dovresti esserlo anche tu. Hai
rinunciato ad uno de sentimenti più nobili che esistano,
l'amicizia
per cosa? Un'illusione! Sei stata superficiale e pedante,
sconsiderata e molto meno nobile di quanto mai saresti potuta essere
senza la lezione che ti ha impartito Sailor Vesta che non approvo ma
che ti è stata molto utile. Ora dovrai scusarti con loro e
sperare
che ti perdonino.”
“Credi
che lo faranno?”
“Non
lo so, ma una principessa rischierebbe!”
Rei
aveva rischiato e aveva perso. Aveva raggiunto le ragazze vicino alla
navicella che doveva portare Amy su Nettuno mentre si stavano
abbracciando e dando consigli per non incorrere nell'ira di Princess
Neptune.
Appena
la videro si scambiarono uno sguardo di intesa e e continuarono ad
ignorarla fino a che non si fece coraggio per sussurrare parole che
niente avevano di elegante o affettato. Se voleva chiedere scusa
doveva dimenticare tutte le nozioni, il galateo e quella maledetta
armonia.
“Mi
dispiace, sono stata una stupida e voglio solo rimediare a quello che
ho fatto!”
“Ora
è troppo comodo venire qui e pregarci, te lo puoi scordare
che ti
perdoniamo! E poi non vogliamo che lo zimbello di tutta Crystal City
si avvicini a noi, sarebbe socialmente inammissibile!”
Mako
era stata sorprendentemente dura ma il tradimento di Rei l'aveva
particolarmente ferita.
“E
' meglio che te ne vai! Torna da quelle smorfiose, noi non ti
vogliamo!” Mina si voltò mentre Amy non
parlò neppure, non c'era
bisogno che parlasse. La piega amara della sua bocca era sufficiente,
non l'avrebbero perdonata.
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Capitolo 5 *** L'altra faccia dell'acqua-Amy la vincente ***
Tutti
pensano che l'universo sia silenzioso, immobile e vuoto. Anche Amy lo
pensò quando la navicella che la stava portando su Nettuno
uscì
dall'atmosfera terrestre e quel blu che non avrebbe mai dimenticato,
quel colore che non immaginava esistesse furono le sole cose che
riusciva a vedere dall'oblò del veicolo che la imprigionava.
Perché
adesso lei era in prigione e lo sarebbe stata nei tre mesi che
sarebbero seguiti.
Ripassando
le sue nozioni di astronomia che considerava basilari(in
realtà non
lo erano affatto, comprendevano lo studio approfondito della geologia
dei pianeti e un corso specializzato in selenelogia)Amy si rese conto
beffardamente che sarebbe stata fortunatamente su Nettuno solo tre
mesi terrestri perché il movimento di rivoluzione del
pianeta in cui
stava per essere confinata era di 164,79 anni.
Quella
sarebbe stata una punizione!
Tre
mesi poteva reggerli con Miss Ghiacciolo ma 164,79 anni!
Ormai
sapeva tutto su Nettuno e sapeva tutto sulla sua Signora, compreso
che avesse uno specchio che come diceva Mina ti riduceva in polvere.
Amy sapeva che non era così, che non poteva essere
così! Eppure nei
vecchi libri ammuffiti che aveva consultato dopo aver saputo della
sua condanna aveva letto un riferimento al Deep Aqua Mirror che
secondo il vecchio tomo era un potente talismano in grado di
sconfiggere i nemici e inoltre poteva rivelare cose che nessuno
sapeva. Quali cose Amy non se ne curava ma sentiva che tutta la calma
e la spacconeria che aveva mostrato davanti alle sue amiche era solo
una facciata.
Aveva
paura e non riusciva ad accettarlo.
Ora
vi racconterò alcune cose di Amy che poche persone, forse
solo Mako
conoscevano.
Essendo
figlia della potente e saggia principessa di Mercurio e del generale
Zachar Amy aveva vissuto una vita di agi e serenità.
Soggiornava a
corte, frequentava illustri scienziati che sua madre, essendo una
mecenate e una estimatrice d tutto ciò che era cultura
riuniva nel
loro palazzo a Crystal City, e infine aveva un laboratorio in cui
poteva sperimentare tutte le idee bizzarre che possono passare nel
cervello di una adolescente curiosa del mondo, come trovare la
formula per eliminare i brufoli,creare un filtro d'amore o inventare
un inchiostro invisibile per suggerire le risposte a Mina durante gli
esami.
In
realtà i filtri d'amore non erano per lei, Amy non si era
mai
innamorata e anche se una volta aveva provato un leggero interesse
per il suo insegnante si era resa conto che questo era solo un
riflesso inconscio, un modo in cui la sua psiche(aveva frequentato
brillantemente anche un corso di psicologia)le diceva che in quella
piccola infatuazione lei rivedeva il suo rapporto con i suoi
genitori.
O
meglio il rapporto con sua madre.
Amy
era molto orgogliosa di quella madre così azzurra,
così gentile e e
intelligente.
L'aveva
sempre sostenuta, aiutata, coccolata e il fatto che condividessero
molti interessi aveva cementato il loro legame. Ma avete presente
come è il cemento? Il cemento una volta che si indurisce non
si
spacca facilmente, non è elastico ma è
inamovibile, duro e così
solido da sembrare opprimente, saldo e sicuro se cerchi protezione ma
limitante e soffocante se sei una ragazzina di 12 anni che cerca la
sua strada.
Bhe
Amy aveva messo sua madre su un enorme piedistallo di cemento, con
lei che la guardava dal basso, piccola e senza poteri; osservava
quella madre candida e perfetta nella cui fronte bianca spiccava
luminoso il simbolo di Mercurio mentre la sua fronte era spoglia e
neutra.
Per
spezzare il cemento devi rompere tutto, non ci sono mezze misure ed
Amy temeva che prima o poi quella distruzione totale sarebbe avvenuta
se non voleva rimanere imprigionata nell'ombra di sua madre, e lei
aveva ereditato troppo spirito ribelle dal padre per sopportarlo.
Ovviamente
questi concetti Amy non li aveva analizzati in maniera così
chiara,
sia per paura che per vergogna ma a volte, prima di addormentarsi,
sola nella sua camera sentiva qualcosa di duro e tenace,qualcosa che
si era infilato nelle pieghe della sua coscienza ancora infantile,
qualcosa che non non era altro che la sua maturità, l'amorfo
nucleo
che avrebbe permesso il suo divenire adulta.
Per
ora però in quella stanza c'erano ancora la sua collezione
di gatti
neri, i suoi libri e i souvenir che il padre le portava dai suoi
viaggi ma lei in quella camera non ci sarebbe tornata molto presto.
Certo
alcuni oggetti era riuscita a portarli con sé ma il suo
mondo, quel
suo piccolo mondo fatto di cemento diventava sempre più
lontano e
quando la Terra sparì dalla sua visuale sentì che
una piccola
spaccatura, un piccolo colpo con un martello pneumatico era stato
dato a quel blocco di calce.
Esattamente
Amy non sapeva cosa attendersi al suo arrivo su Triton Castle ma una
spada rovesciata era al di là delle sue aspettative
più
fantastiche.
La
navicella atterrò silenziosamente su un'immensa pista di
atterraggio
che rappresentava una parte dell'elsa della spada e diversi soldati
con delle armature verde acqua si avvicinarono brulicanti e rumorosi.
La
ragazzina li osservò impettita, scese rigida dalla navetta e
quando
venne prelevata da una di esse non mostrò resistenza, si
lasciò
trascinare, ostaggio non recalcitrante ma neanche passivo, e venne
condotta in una grande sala in cui le pareti erano immensi acquari
contenenti pesci di ogni dimensione e colore, e al cui centro
spiccava un trono laccato di un bellissimo verde acqua e inciso con
creature marine che non aveva mai visto.
Un
leggero odore salino che le ricordava il mare pervadeva la stanza ed
Amy percepì per un attimo l'innalzarsi come di un'onda
solida, una
forza di volontà pari a quella di sua madre, un altro
piedistallo
non di cemento ma di corallo, pezzi di conchiglia e ossa di sirene
dai lunghi capelli rosso fiamma e occhi blu come quelli che la
stavano adesso guardando.
Sobbalzò
violentemente nel vedere quella figura regale che era apparsa dal
nulla come uno squalo pronto a braccare la sua preda e tutta la sua
compostezza rischiò di infrangersi nell'urto con quella
figura, come
ogni volta la sua sicurezza si scontrava con il carisma e il potere
di colei che l'aveva generata.
“Vieni
avanti Figlia dell'Acqua, non avere paura di me,non mordo!”la
sua
voce era profonda ma leggere come una carezza.
La
solita baldanza che era stata vinta per un attimo dal timore che
Neptune ispirava si impossessò di Amy e le gambe sotto le
gonne del
suo vestito verde smisero di tremare.
Poteva
avere uno specchio potente ed un intero castello da comandare ma lei
era più furba, se era riuscita a sopravvivere in una corte e
in una
famiglia in cui tutti erano degli eroi mentre tu eri uno scherzo
della genetica poteva benissimo farcela con quella ninfa acquatica
pomposa e bizzarra. L'aveva chiamata Figlia dell'Acqua ma non poteva
sapere che Amy non sapeva nuotare.
Forse
per fare inconsciamente un dispetto a sua madre o forse
perché
davvero ne aveva terrore, Amy non si era mai avvicinata all'elemento
governato da Princess Mercury, e quando le sue amiche andavano in
spiaggia durante l'estate lei rimaneva al riparo, leggendo o
ammirando lo stile di nuoto di Rei che era eccellente.
Quindi
Neptune si sbagliava, non era la guerriera tanto temuta da tutti, non
vedeva tutto in quello specchio.
Amy
aveva trovato una piccola falla e già pensava a come fare
saltare in
aria l'intera diga mentre si avvicinava obbediente e mansueta come un
delfino ammaestrato alla sua carceriera.
“Il
soldato che ti ha accompagnato mi ha recapitato una lettera di Queen
Serenity dove afferma che la tua permanenza nel mio castello
è
dovuta al tuo pessimo comportamento”la guardò come
se faticasse a
credere che una persona così minuta, incolore e anonima
potesse
avere commesso tutti i reati che sicuramente erano citati nella
lettera, come trafugare la chiave del giardino privato della regina,
coniarne una copia e usarla a sua insaputa, avere rovinato il
ricevimento con i dignitari stranieri e avere distrutto il ginocchio
di Sailor Pallas. L'ultima sua vile azione era quella di cui Amy era
più orgogliosa e sorrise ripensando alla faccia di quella
stupida
che cadeva come una dilettante. Altro che provetta equilibrista!
“Non
credo che tutto ciò sia divertente! Io non mi diverto
affatto! Ora
sono molto impegnata e questo nuovo impegno non me lo
aspettavo”si
sedette lentamente e con grazia sul trono e la squadrò con
freddezza”su Nettuno ci sono molti problemi attualmente
quindi non
posso dedicarti molto tempo. Ti affiderò a Despina che
è molto più
paziente di me con le ragazzine insolenti!”
Detto
questo si voltò e sparì dietro un tendaggio verde
acqua senza
neanche chiedersi che fine lei facesse lasciandola sorpresa e con la
bocca spalancata come un'aringa presa all'amo.
“Voglio
andarmene da qui!”
La
ragazzina insolente si butto nell'enorme letto che con il suo peso
emise un sibilo e si mosse tutto come se fosse una barca in mezzo al
mare durante una tempesta.
Amy
si rialzò subito e osservò quella trappola per
scoprire che non era
niente altro che un materasso ad acqua.
“E
così Miss Ghiacciolo è anche dotata di
ironia!”
Intanto
lei era chiusa in quella stanza che non era esattamente fredda,
brutta e non confortevole. Semplicemente non era la sua stanza.
Non
aveva sonno anche se il viaggio era stato lungo e, doveva ammetterlo
anche vissuto con una leggera agitazione per quello che sarebbe
successo.
Ora
che l'adrenalina e l'impatto del primo incontro con Princess Neptune
erano stati metabolizzati Amy si sentiva prostrata e sfiduciata.
Dopo
l'uscita della Signora di Nettuno che l'aveva lasciata interdetta Amy
era stata subito raggiunta da una signora anziana con una gran massa
di capelli bianchi legati in una crocchia arruffata. Si presento come
Despina e la guidò attraverso innumerevoli corridoi non bui
ma
nemmeno luminosi.
Se
solo non avesse avuto paura dell'acqua e si fosse concessa una bella
nuotata avrebbe riconosciuto quella particolare luce rifratta che si
può solo trovare nelle profondità marine.
Siccome
un giorno su Nettuno durava 16 ore e 7 minuti qui tutti si erano
già
ritirati nelle proprie stanze mentre Amy avrebbe voluto visitare
ancora un po' il posto in cui era confinata.
Ma
chi ha detto che non poteva farlo da sola?
Così,sfidando
l'ira della pomposa dama Amy aprì silenziosamente la porta e
si
immerse in quel labirinto che era Triton Castle.
Quando
era partita in esplorazione Amy non aveva intenzione di profanare il
sacro rifugio di Sua Altezza ma inspiegabilmente era stata attirata
da una forza misteriosa proprio in quel luogo. Aveva notato il
simbolo di Nettuno, dorato e barocco ma non ci aveva fatto molta
attenzione.
Era
entrata con circospezione immaginando grandi tesori, forzieri pieni d
monete d'oro ma vide solo un letto modesto anche se a forma di
conchiglia, una specchiera e un quadro che rappresentava una donna
con un lungo vestito blu. La riconobbe perché a volte si
faceva
vedere a Crystal City, era Princess Uranus che teneva una sciabola
come se dovesse marciare per una guerra.
Stava
per andarsene perché non c'era niente di interessante quando
nel
voltarsi urtò contro qualcosa appoggiato sulla specchiera
che cadde
con un tonfo sordo.
Nel
raccoglierlo non capì immediatamente cosa fosse e lo stava
già
stringendo tra le mani quando comprese quello che era.
Istintivamente
voleva lasciarlo andare e scappare, magari in bagno perché
la sua
vescica aveva improvvisamente l'urgenza di svuotarsi, ma resistette.
Lei
non era un codarda e quello era un semplice specchio; come aveva
detto prima Princess Neptune non mordeva. Ma la solita abitudine di
puntualizzare la costrinse a pensare che Princess Neptune non
mordeva, non si era riferita allo specchio.
Dopo
avere controllato che non avesse una fila di denti degni di un'orca
assassina Amy osservò meglio quell'oggetto che, poteva
sentirlo
anche una profana come lei, emanava una straordinaria energia.
Nel
fare questa ispezione si specchiò involontariamente e si
aspettava
chissà quale rivelazione sul suo futuro ma non accadde
niente.
Delusa lo rimise giù e già era avviata all'uscita
quando un brusio
di voci agitate si avvicinò.
Se
l'avessero beccata lì dentro sarebbe stata esiliata
lì per tutti i
164,79 anni che ci metteva Nettuno per girare attorno al Sole.
Si
nascose sotto il letto e sentì la porta aprirsi e poi
Neptune e un
uomo, un certo Proteo irruppero nella camera.
“Tra
qualche settimana dovremo tornare sulla Terra. Devo presenziare ad
una cerimonia importante mentre tu devi partire per Nettuno al
più
presto per svolgere quelle rilevazioni geologiche.”
“Come
volete mia signora. Come farete però con la ragazzina
terrestre? E'
stata mandata qui per essere corretta e non credo che Despina possa
farlo.”
Amy,
essendo stata citata aguzzò le orecchie per sentire la
risposta di
Sua Altezza che però non arrivò subito.
“Certo,
si prospetta un compito gravoso e non avrei mai voluto accollarmelo
ma la regina ha insistito. Non voglio bambine viziate in questo
castello ma ormai mi sono assunta questo compito.”
Una
seccatura ,ecco cosa era! Una bambina viziata che combinava guai e di
cui nessuno voleva occuparsi! Non aveva chiesto lei di venire in quel
posto isolato e ameno, voleva tornare a casa sua, non voleva
confrontarsi con quella donna fredda e scostante.
Certo
non aveva mai osato sperare che Miss Ghiacciolo fosse contenta di
averla lì, sapeva di esserle stata imposta, non si illudeva
tanto ma
almeno poteva sforzarsi di conoscerla. Poteva sforzarsi di
tollerarla.
Se
non la volevano se ne sarebbe andata! Da quello che aveva sentito
erano in partenza alcune navicelle dirette sulla Terra; si sarebbe
intrufolata in una di esse e sarebbe tornata dai suoi genitori, li
avrebbe supplicati di riprenderla e avrebbe dimenticato
quell'esperienza così umiliante.
Nei
giorni che seguirono Amy vide raramente la padrona del castello ma in
compenso aveva conosciuto un ragazzo simpatico e divertente, il
nipote di Despina, e lei che già faticava a relazionarsi con
le
ragazze e aveva sempre temuto e disprezzato i maschi trovò
in Neso
un compagno di giochi inaspettato.
Anche
lui si annoiava in quel palazzo così grande e desolante, e
quando
aveva visto la prima volta Amy che guardava diffidente le acque del
mare artificiale costruito sulla sommità della castello, si
era
sorpreso. Timoroso di parlarle l'aveva osservata guardingo per molto
tempo prima di essere sicuro che lei non lo avrebbe liquidato con le
battute acide che rifilava a sua nonna e a chiunque si avvicinava a
lei, tranne ovviamente la Signora che però non prendeva mai
in
considerazione i marmocchi come loro, diceva sempre Despina.
Forse
la noia che Amy provava o la solitudine che ormai non l'abbandonava
mai avevano abbondantemente abbassato le sue difese quindi decise,
dopo un attento esame del soggetto, che Neso era innocuo e quindi
sopportabile.
Si
meravigliò quando poi lo trovò davvero
divertente, con la sua
loquacità che bilanciava il suo carattere schivo e
silenzioso, la
sua pazienza quando magari il suo lato caustico saltava fuori
inavvertitamente; le ricordava Mako ma il pensiero della sua amica
non era più fonte di nostalgia perché presto
l'avrebbe rivista.
Amy
si stava per infilare dentro una cassa, depositata nella stiva di una
delle tante navicelle che erano in partenza e che sicuramente doveva
contenere i vestiti di Sua Altezza quando sentì che qualcuno
la
tirava per una manica. Infatti il giorno previsto della partenza
delle varie spedizioni era arrivato ed Amy, non appena era stato
possibile eludere la sorveglianza che era insolitamente sguarnita,si
era diretta alla pista dei decolli. Si preparò a scalpitare,
scagliare pugni o colpire persino il bel viso di Princess Neptune ma
vide solo la faccia di Neso che la guadava con disapprovazione e
terrore.
“Sei
impazzita! Che cosa stai facendo qui? Se vuoi scappare dovresti
almeno...”il rombo di motori che partivano gli
impedì di
continuare. Uomini armati di corazze si stavano avvicinando e l'unica
alternativa era entrare nella navicella in cui Amy stava entrando
quando Neso l'aveva scoperta.
“Adesso
siamo in un bel guaio! Amy, sai dove cavolo siamo diretti?”
“Si,
lo so benissimo che sto tornando a casa. Non credo di avere mai
apprezzato tanto la mia patria di cristallo!”
“Sarai
tanto intelligente ma hai uno spirito di osservazione misero. Questa
navicella non sta andando sulla Terra ma su
Nettuno!”sputò fuori
la notizia con orrore e rabbia.
“No!
Stai mentendo! Su Nettuno! E adesso cosa facciamo?”
Neso
non si preoccupò neanche di risponderle ma si mise ad aprire
tutte
le casse che conteneva la stiva. Ne tirò fuori oggetti
scientifici
che accantonò furiosamente, poi in un baule vide qualcosa
che lo
fece sorridere.
“Vieni,
prendi questo cappotto e mettitelo. Quando arriveremo su Nettuno la
prima cosa che sentirai sarà il freddo. Poi ci
sarà il problema
dell'aria piena di metano che non ti farà respirare. Indossa
anche
la mascherina, non so quanta autonomia hanno le bombole, forse
dovremmo farci scoprire, ci riporteranno indietro e verremo
decapitati!”
“Non
possiamo farci scoprire, non voglio stare qui per 164,79
anni!”
“Ma
non possiamo neanche stare qui ad aspettare che ritornino. La
spedizione durerà qualche giorno e non abbiamo
cibo.”
“Meglio
non mangiare che venire decapitati!”
Amy
e Neso erano convinti che anche se non sarebbero stati decapitati
sarebbero comunque morti. Le folate gelide che scuotevano l'abitacolo
parcheggiato su Nettuno dagli scienziati che si erano diretti in un
punto imprecisato del pianeta lasciando lì i loro veicoli,
entravano
dentro e li congelavano.
Erano
lì, accucciati dietro le casse da due giorni, avevano fame e
in più
non c'era neanche molta luce.
Quel
pianeta era uguale al castello di Princess Neptune, i raggi e il
calore del Sole non riuscivano a penetrare del tutto attraverso lo
spesso strato di nubi che era Nettuno.
Amy
ricordava che il pianeta non era come la Terra, aveva un piccolo
nucleo roccioso contornato da un rivestimento di nubi che aumentava a
dismisura la sua circonferenza rendendolo uno dei pianeti
più grandi
del Sistema Solare.
“Neso,
come mai prima di andarsene quegli uomini hanno fissato un
localizzatore nella navicella?Non hanno una bussola per
ritrovarla?”ormai Amy straparlava e forse stava anche avendo
delle
allucinazioni ma sentiva una strana sensazione, come se stesse
sprofondando, non lei ma l'intero abitacolo.
“Mio
padre mi ha detto che è molto pericoloso venire qui, questo
pianeta
è infido come quello che voi chiamate mare. Mia nonna
c'è stata
sulla Terra e mi ha spiegato come è. Vedi, su Nettuno non
c'è una
demarcazione netta tra suolo e aria. I gas che lo compongono posso
passare dallo stato liquido allo stato gassoso senza soluzione di
continuità e quindi è difficile atterrare
in...”non fece
neanche in tempo a finire la frase che il veicolo si impennò
come se
improvvisamente stesse galleggiando, anzi come se stesse andando a
fondo ma a fondo di cosa Amy se lo chiedeva terrorizzata.
“Dobbiamo
uscire di qui!”
Certo,
per lui era facile, era più vicino alla porta mentre Amy non
riusciva neanche ad avvicinarsi allo sportello. Mentre stava quasi
per raggiungerlo però vide Neso sparire, inghiottito da un
mare che
si era formato davanti ai suoi occhi. Niente l'aveva preparata
all'immagine del terreno che si scioglieva, come se qualcuno, e chi
se non Princess Neptune l'avesse liquefatto con un suo gesto della
sua alga-mano e all'interno di questo lago neonato vedeva Neso che
annaspava.
Sentiva
le sue grida di aiuto ma cosa poteva fare? Non sapeva nuotare, o
meglio non aveva mai voluto imparare ma il suo amico stava per morire
e lei se ne stava lì impotente. Doveva agire! Non ci
pensò, non
fece calcoli, non valutò le percentuali di riuscita, si
buttò,
semplicemente, si lasciò avvolgere da quello strano liquido
che non
era acqua ma ne aveva la consistenza vischiosa e languida.
Avrei
dovuto farlo prima, non è una brutta sensazione,
è così
famigliare!
Sentì
ogni sua vena pulsare, gli antichi legami non di cemento ma di sangue
si stavano riallacciando o forse si stavano creando veramente per la
prima volta, sentiva un potere crescere dentro di lei, una forza
immane che la spinse verso Neso anche se non lo vedeva e a
trascinarlo sulla navicella che essendo vuota ballonzolava come un
tappo di sughero.
Solo
quando furono entrambi in salvo sentirono voci concitate che si
avvicinavano.
“Così
hai di nuovo violato le regole disobbedendo agli ordini che ti avevo
impartito!”Neptune era giustamente adirata ma non furiosa.
Amy
dubitava che Miss Ghiacciolo si sarebbe mai infuriata per qualcosa e
se questo fosse dovuto succedere lei non voleva essere presente.
“Almeno
è accaduto quello che speravo, l'incidente di Neso ha
sbloccato il
tuo potenziale latente, sei diventata più forte ,puoi
nuotare nel
mare della vita da sola, adesso puoi diventare una vera
guerriera!”
In
tutto questo discorso ampolloso Amy aveva solo notato le
parole”vera
guerriera”. Allora c'era davvero la possibilità
che lei diventasse
una combattente come sua madre?
“Ma
non dovrei avere una divisa e magari dei veri poteri?”
“Non
ho mai detto che saresti divenuta una Sailor guerriera!”
“Ma
allora cosa sono?”
L'espressione
di Princess Neptune si addolcì come Amy non si sarebbe mai
aspettata.
“Sei
molto di più di questo, sei diventata grande!”
Amy
stava sbuffando sprofondata nel divano del salotto di Sua Altezza
quando vide Neso che correva trafelato verso di lei.
“Presto
Amy, è arrivato un corriere dalla Terra, non so cosa sia
successo ma
si tratta di una certa Mako, credo che le sia accaduto qualcosa di
grave!”
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Capitolo 6 *** Grasso è meglio-Mako la perdente ***
Per
quanto a Crystal City le persone fossero o cercassero di essere buone
e perfette per Mako gli altri esseri umani erano fonte solo di
perfidia e compassione.
Come
sarebbe potuto essere altrimenti? Lei aveva una difetto che non
poteva essere esteticamente tollerato nella nostra società,
quindi
immaginiamoci in quella in cui viveva lei.
Lei
era grassa. Immancabilmente e smodatamente grassa.
Lo
era sempre stata, fin da piccola, ma con l'adolescenza e gli ormoni
che aumentavano a dismisura, non solo adesso era enorme come una
mongolfiera ma la sua pelle era diventata unta e adiposa, i capelli
stopposi e opachi.
Eppure
glielo diceva Rei che erano il suo punto forte se solo se li fosse
curati di più. Erano lunghi e di un colore più
scuro di quello
della madre, un rosso mogano che attirava subito l'attenzione insieme
purtroppo ai suoi innumerevoli difetti, ed erano legati in una coda
simile anche questa a quella di sua madre, ma se quella di Princess
Jupiter era riccioluta, ribelle e viva, quella della figlia era
liscia e floscia.
Come
tutto di me! questo pensava mentre se ne prendeva una ciocca tra le
dita davanti allo specchio.
Il
rituale dello specchio era orribile e temibile. Lo specchio era
spietato e senza scrupoli e quella mattina calda di inizio estate la
sua pelle, poteva vederlo benissimo alla luce del sole che era
deleterio per lei che era pallida come una mozzarella, era ancora
più
sudaticcia e piena di macchie.
Settimane
prima aveva chiesto consiglio alle sue tre amiche per quel problema
che la affliggeva.
“Lascia
perdere Mako, l'epidermide serve a proteggere il corpo e l'estetica
è
un fattore trascurabile!”Amy stava già cominciando
i compiti delle
vacanze, anzi li aveva quasi finiti e si passava la matita sui
brufoli che aveva in faccia. Anche lei era pallida ma la sua
epidermide, brufoli compresi, era visibilmente più fresca e
sana.
“Almeno
tu non ha le lentiggini, io devo nasconderle con litri di fondotinta
che faccio comprare a mia madre. Un aspetto curato è
fondamentale
per una ragazza!” Rei come per sottolineare le sue parole si
stava
ritoccando il trucco leggero, suo padre era stato chiaro su questo
punto, non doveva esagerare, lui non era disposto a spendere tutti i
suoi soldi per quelle stupidaggini da femmina.
A
quel punto tutte guadarono Mina che non poteva lamentarsi.
La
sua pelle era perfetta, abbronzata e uniforme che contrastava con il
biondo chiarissimo dei capelli.
Infatti
lei se ne era stata zitta a sentire quelle lamentale con
un'espressione sorniona e accattivante che aveva irritato Rei.
Rei.
Già,adesso lei non era più loro amica.
Mako
si distese sul letto e pensò che ormai erano rimaste in due.
Lei e
Mina. Non aveva perduto solo Rei, anzi se ne era andata, ma anche la
sua migliore amica l'aveva abbandonata.
In
realtà Amy non aveva avuto scelta, era stata punita
perché aveva
difeso lei e i sensi di colpa, soprattutto da quando Amy era partita
per Nettuno a volte le impedivano di dormire.
L'unico
rimedio per distrarsi era la cosa che Mako preferiva più
d'ogni
altra, leggere.
La
sua camera era piena di libri, in maggioranza romanzi storici adatti
a lei che essendo una ragazzina di 12 anni doveva chiedere il
permesso a sua madre prima di comprarli, oppure i classici che
trovava nella biblioteca di suo padre.
Mako
adorava la storia e la letteratura e stava facendo una ricerca sulle
grandi donne dell'Ottocento invece che i compiti delle vacanze.
Subito
si rabbuiò, questa estate non avrebbe potuto copiarli da
Amy, lei
era partita, ERA ANDATA VIA.
Ripensò
ancora a quel pomeriggio, l'ultimo prima che Rei rovinasse tutto, in
cui avevano discusso di epidermide e crisi adolescenziali.
Ripensò
a quanto era bello che quattro persone così diverse si
fossero
trovate, che lei che era così diversa avesse trovato loro.
Era
troppo bello per continuare. Quello che Rei aveva fatto era stato un
tradimento bruciante e imperdonabile.
In
vita sua non si era mai fidata di nessuno, temeva che le persone
facessero amicizia con lei per compassione, oppure per poterla
prendere in giro meglio, oppure per scommessa. Ci era voluto molto
per aprirsi con Mina, Amy e Rei.
La
odio, ha distrutto il paradiso che mi ero conquistata, ha distrutto
il sogno che meritavo!
Sapere
che Rei si vergognava di loro, che si vergognava di lei era stato
devastante, un salto al passato che l'aveva lasciata peggio che
delusa, l'aveva lasciata furiosa.
Sentì
suo padre che rientrava. Sua madre stava come sempre cucinando
gustosi piatti che poi avrebbe servito a Mako e lei si sarebbe
abbuffata. Provava un piacere perverso ad ingozzarsi, sentire il cibo
che ti riempiva la bocca, che ti riempiva il vuoto nello stomaco e
nell'anima.
“Cosa
stai facendo amore mio?”
“Oh
Nevius, vi sto preparando il più bel piatto di pasta con i
pomodorini e la rucola che abbiate mai visto. Mako deve crescere e tu
fatichi molto in questo periodo, hai bisogno di energia!”
“Mako
è già cresciuta abbastanza!”la voce del
padre era diventata aspra
e sembrava che urlasse appositamente per farsi sentire dalla figlia
in camera, ”non dovrebbe mangiare così tanto, non
capisco come una
ragazza intelligente come lei non comprenda che deve
controllarsi!”
“Andiamo,
è solo una bambina e non è grassa! Almeno non
è come le ragazze di
oggi che stanno tutte a dieta.”
“E'
tutta colpa tua se è così. Quelle come lei
faticano di più nella
vita e già non è provvista di poteri!”
“Quelle
come lei! Hai già classificato tua figlia!”
“Io
non ho classificato nessuno ma tu dovresti smettere di trattarla come
un maiale da ingrassare, dovresti...”
Mako
non ce la fece più a sentirli, ogni volta che parlavano di
lei
finivano per litigare e lei si sentiva come un gigantesco e grasso
pomo della discordia e quindi mangiava per consolarsi, così
il
circolo ricominciava e lei si sentiva in trappola. Si mise il cuscino
sulla testa per non sentire più quelle voci che la
perseguitavano.
“Dovresti
leggere questo fumetto Mako, è troppo
divertente!”Mina si stava
sbellicando dalle risate mentre lei stava seduta su letto dell'amica
a leggere I Malavoglia di Verga mentre addentava un panino.
“No
grazie, preferisco leggere un romanzo che trasmetta qualcosa e che mi
distragga dalla mia faccia orrenda, da Rei che ci ha pugnalato alle
spalle e dal fatto che odio i miei genitori.”
“I
miei sono peggio e poi anche i fumetti trasmettono qualcosa e almeno
mi diverto. Con Amy che preferisce quei vecchi scienziati ammuffiti e
Rei che è fissata con le poesie perché ritiene
che sia elegante
citare i versi dei...”
“Non
parlare di Rei, non la voglio neanche sentire nominare! Ormai non
è
più nostra amica!”il tono di Mako era irremovibile.
Mina
ne era sorpresa perché di solito Mako non era permalosa
anche se si
arrabbiava se veniva criticata e a volte era violenta nell'esprimere
le sue idee e nascevano intensi dibattiti se l'argomento la
coinvolgeva molto. Per il resto del tempo invece era tranquilla e
pacifica, ironica e irriverente anche se nessuno se lo sarebbe mai
aspettato perché quando l'aveva conosciuta, Mina credeva che
fosse
un tipo introverso e timido.
Aveva
capito che questo era solo un meccanismo di difesa e sapere che Mako
si fidava di lei la rendeva orgogliosa.
“Sai,
se vuoi avere una pelle più bella dovresti cambiare stile di
vita,
mangiare meno cibi fritti e senza grassi, non saresti affatto male se
ti curassi di più”.
“Stai
dicendo che sono grassa e brutta?”il tono minaccioso
allarmò Mina
che era animata dalle migliori intenzioni.
“No,
sei carina anche così, il mio era solo un
consiglio!”
“Non
era richiesto! Meglio che me ne vada!”
“Mako
aspetta, non andartene...”
Ma
l'amica era già fuori dalla porta.
Mako
stava camminando per i giardini attorno al castello quando
sentì un
gridò e poi il rumore di una moto che rombava.
All'improvviso Sailor
Juno apparve sul bolide che provocava tutto quel rumore con uno
stridio di gomme e si fermò accanto a lei.
“Ehi
ragazzina che ci fai qui? Dove sono le tre smorfiose che ti porti
dietro? Fammi ricordare...il genietto dovrebbe essere su Nettuno
adesso mentre la piromane e la gran dama non si fanno più
vedere in
giro!”
“Fatti
gli affari tuoi, oggi non potrei sopportare anche il tuo
sarcasmo!”
“Strano,
perché sopportarmi potrebbe essere vantaggioso per te.
Potrei fare
avverare il tuo desiderio più segreto!”
“Non
credo che potresti farlo e poi non vorrei cadere in uno dei vostri
scherzi come ha fatto Rei!”
“Mettimi
alla prova, dimmi che cosa desideri e io lo
esaudirò.”
L'espressione
di Mako oscillava dal riso alla palese voglia di ascoltare
più
attentamente quella proposta incredibilmente allettante e utopica.
“Avanti,
devi soltanto chiedere...”
La
voce di Sailor Juno era suadente e sorprendentemente veritiera, priva
di malizia o false promesse.
“Dimmi,
che cosa desideri?”
Un
desiderio, che cosa c'era di male ad esprimerlo? Era pazzesco ma
doveva farlo, doveva dire quelle parole.
“Voglio
diventare magra e bellissima!”urlò quasi e subito
dopo si sentì
meglio, e pensò che se anche Sailor Juno stava mentendo,
qualcosa di
positivo l'aveva comunque ottenuto. Era già abbastanza.
“Solo
questo? E' facilissimo e ho proprio quello che fa per
te!”prese un
piccolo flaconcino dalla tasca con delle pillole verdi che vi
nuotavano dentro.
“Prendine
una ogni giorno per un mese, ti darà un aspetto
più sano, ma
ricordati quello che ti sto per dire perché è
importante, solo una
ogni giorno e solo per un mese. Tieni,” e le
lanciò la
bottiglietta che Mako si affrettò ad afferrare come se fosse
la cosa
più preziosa che possedesse.
“Ricordati
di ringraziarmi!”e detto questo Sailor Juno partì
lasciando una
nuvola di fumo prima che la ragazza potesse solo cominciare ad
esprimere la sua sincera gratitudine.
Mako
si era appena alzata e, ancora assonata e arruffata si diresse in
bagno passando davanti allo specchio.
Di
solito non le piaceva la sua immagine ma non aveva mai sobbalzato al
solo guardarsi.
Comunque
c'era di che sobbalzare; quella non era lei.
Gli
occhi verde-blu di Mako misero a fuoco una ragazza che non aveva mai
visto, una ragazza alta(l'altezza non era cambiata), longilinea e con
una criniera di lucidi e vaporosi capelli rosso mogano, e la sua
pelle non era bianca, flaccida e unta ma color avorio e candida come
il latte.
Certo
non si poteva dire che fosse magra, lei non si sentiva magra ma si
sentiva bene come mai si era sentita bene nel suo corpo prima.
Una
settimana di quelle pillole verdi era miracolosa! Grazie al dono di
Sailor Juno non solo aveva un fisico più accettabile ma non
aveva
neanche quella fame insaziabile che la divorava. Forse se ne avesse
prese di più e più a lungo avrebbe avuto
risultati migliori!
Quindi
dopo avere mangiato metà di quello che una Princess Jupiter
molto
sorpresa aveva preparato per colazione, Mako decise di esibire il suo
nuovo corpo e si diresse al centro commerciale più famoso di
Crystal
City dove trovò anche Mina e sua madre che facevano shopping
e Rei
che invece se ne stava da sola con un'aria misera e sconfortante che
galvanizzò molto la nostra amica.
“Ciao
Mina, come stai?”
“Mako,
ma sei in splendida forma! Hai messo in pratica quello che ti ho
detto? A proposito non sei arrabbiata con me? Non volevo dire quelle
frasi per offenderti...”
“Non
ti preoccupare,” e guardò di sottecchi Rei che a
bocca spalancata
la osservava stupita”avevi ragione a dirmi che dovevo seguire
uno
stile di vita più sano.”
In
quel momento il ragazzo più carino della scuola per cui Mako
aveva
un'infatuazione da anni e che non la degnava di uno sguardo
passò
vicino alle due ragazzine e le sorrise.
Quelle
pillole erano davvero portentose!
La
decisione era già presa, avrebbe accantonato gli stupidi
ammonimenti
di Sailor Juno e si sarebbe presa tutto quello che la vita le aveva
finora negato.
Mako
si buttò sul letto. Non aveva voglia di leggere, sentiva una
strana
debolezza che le rendeva difficile persino tenere un libro tra le
mani. Certo il libro era un tomo enorme come Guerra e pace ma era
comunque al di là delle sue forze. Almeno la casa in quei
giorni era
silenziosa e niente liti che la facessero sentire in colpa. Adesso i
suoi genitori pensavano solo a sbaciucchiarsi e a stupirsi di quanto
la loro figlia fosse diventata carina e normale finalmente.
Questo
almeno all'inizio, poi sua madre si era cominciata ad allarmare.
Sapeva anche lei pur non avendolo mai ammesso che Mako mangiava
troppo ma la considerava una fase di passaggio. Ora la situazione
però era opposta. Da sei settimane sua figlia mangiava
sempre meno e
se prima l'organismo non ne risentiva ora i primi segni dell'inedia
si erano fatti sentire
Non
che Mako fosse diventata un'acciuga ma il suo viso era diventato
scavato, gli occhi pesti e vacui.
Princess
Jupiter aveva cercato più volte di parlare con sua figlia,
l'aveva
minacciata di mangiare e sospettava che sotto ci fosse qualcosa di
più serio. Così era entrata in camera della sua
bambina, aveva
frugato tra le sue cose e infine aveva trovato la soluzione del
terribile enigma che era diventata sua figlia. Il flaconcino era
vuoto e lei se lo era messo nelle tasche come una prova di un
delitto.
Appena
Mako era tornata i suoi genitori, perché anche Nevius ne era
stato
informato, l'avevano affrontata, e non ci erano andati leggeri
Mako
ricordava che suo padre era furioso mentre sua madre piangeva; eppure
non avevano capito che lo aveva fatto anche per loro? Perché
non
potevano essere mai contenti di lei?
Il
soffitto che stava osservando divenne indistinto, le lacrime
minacciavano di sopraffarla. Cerco di trattenerle e un nodo in gola
che non voleva sciogliersi minacciava di soffocarla. Cerco di nuovo
di focalizzarsi sul soffitto; non ci riuscì ma stavolta non
c'entravano le lacrime.
Un
torpore meraviglioso la travolse e il buio finalmente si
portò via
le speranze deluse, i sensi di colpa e il desiderio di mangiarsi un
bel panino.
“Come
stai tesoro? Finalmente ti sei svegliata!”la voce dolce di
suo
padre la raggiunse prima ancora di riuscire a vedere il suo volto,
chino su di lei, protettivo e affettuoso come non mai.
“Papà,
dove sono?”faticava a parlare e sentiva la gola riarsa come
se
fosse piena di sabbia.
“Sei
in ospedale, le pillole che hai ingoiato dovevano essere usate con
moderazione. Sono molto pericolose”un attimo di pausa come se
Nevius dovesse riflettere attentamente su quanto doveva dire, come se
temesse la sua reazione o come se non volesse
ferirla.”Perché?”sussurrò
semplicemente.
Mako
avrebbe voluto dire molte cose, rinfacciare, urlare e infuriarsi. Ne
aveva tutti i diritti ma ne aveva anche suo padre. Aveva il diritto d
non sentirsi come si era sentita lei quando li sentiva litigare,
aveva il diritto che nella loro famiglia non cambiasse niente, aveva
il diritto al suo silenzio.
Lo
sbaglio lo aveva fatto lei, nessuno l'aveva costretta e ne avrebbe
pagato le conseguenze, ma ora voleva solo dormire e poi mangiare.
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Capitolo 7 *** Una seconda occasione-Mako la vincente ***
L'estate
stava finendo e già si sentiva nell'aria quel leggero odore
frizzante che annunciava l'autunno, il caldo non creava più
quella
cappa di umidità che aleggiava pesante su Crystal City e che
aveva
reso i suoi cittadini un po' meno comprensivi e e tolleranti mentre
la sera un leggero venticello fresco e inebriante leniva i tormenti
patiti durante il giorno.
Sicuramente
leniva quelli di Mako che aveva lasciato appositamente la finestra
aperta quella notte e se ne stava sotto le lenzuola gustandosi quella
sensazione di freddo che rendeva lucida la sua mente.
Doveva
riflettere, doveva riflettere e capire che cosa poteva fare per
riportare le cose a come erano prima.
Da
un mese era ritornata dall'ospedale dopo l'immane sciocchezza che
aveva combinato e pensava che tutto si sarebbe sistemato; non vi
erano state conseguenze fisiche e aveva anche ripreso a mangiare
più
di prima.
Però
gli strascichi emotivi c'erano eccome!
Il
rapporto con i suoi genitori se possibile era ancora peggiorato. Suo
padre non la sgridava più perché mangiava troppo
e non litigava più
con sua madre. Era diventato semmai insopportabilmente gentile con la
figlia che si era subito insospettita.
Dopo
il primo momento in ospedale in cui la commozione e la preoccupazione
erano sincere e nella sua voce incrinata vi aveva visto davvero
l'affetto che non le aveva mai dimostrato, ora i suoi modi sdolcinati
o il chiedere sempre come stava, sembravano affettati e dettati
più
da un senso di colpa, non per averla sempre fatta sentire diversa e
quindi averla spinta al suo folle gesto, ma perché quello
che Mako
aveva fatto lo reputava un suo fallimento come genitore, e Nevius
odiava fallire.
Con
sua madre, e pensandoci Mako emise un gemito angoscioso, la
situazione era invece tragica.
Inizialmente
c'erano state lacrime e recriminazioni personali, poi Princess
Jupiter non riuscì neanche a guardare in faccia sua figlia e
se ciò
avveniva la ragazzina poteva vedere un luccichio sospetto che le
faceva venire voglia di scappare.
E
Mako sarebbe fuggita sul serio se avesse avuto un posto in cui
andare.
Di
solito il suo rifugio era la casa di Amy; si divertiva tantissimo a
parlare con sua madre di libri, di storia e di fantastiche donne che
avevano sfidato i pregiudizi e si erano rese indipendenti e potenti.
Anche
lei voleva essere una di quelle eroine, bellissime, intelligenti e
amate.
Adorava
nascondersi nella penombra della grande biblioteca di Princess
Mercury, aspirare quell'odore particolare di oggetti antichi che
trasudano un passato non del tutto sopito, passare la mano sulle
copertine rilegate finemente di cuoio e fregi dorati.
In
quella stanza poteva essere grassa, con la pelle flaccida e unta ma
ai suoi personaggi questo non importava. Lei li dava la vita e loro
la ringraziavano permettendole di partecipare alle loro avventure
rocambolesche ed eccitanti, e quando doveva rientrare nella dura
realtà, quando doveva rientrare nel suo corpo informe dopo
essere
stata in quello di una ballerina russa o di una contessa inglese la
separazione e il senso di estraniamento erano dolorosamente difficili
da superare. A volte neanche ci riusciva ed indugiava per giorni a
fantasticare di cavalcare in mezzo alle zebre in Africa o di
contemplare estasiata il lento e catartico fluire del Gange.
Forse
per questo l'aspetto contava poco per Mako; poteva essere chiunque
nella sua mente, gli altri non importavano, fino a quando i suoi
amici immaginari esistevano anche lei poteva fingere di essere una
contessa o una principessa magra e affascinante. Solo davanti allo
specchio o quando quelli stessi altri che cercava disperatamente di
ignorare entravano a forza nella sua orbita si rendeva conto che non
era perfetta, che i suoi difetti non erano magicamente spariti con il
potere delle parole, che lei aveva ancora e per sempre la pelle
flaccida e i capelli rosso mogano arruffati e unti.
Allora
si pentiva delle sue fantasie, si rimproverava di essere come sua
madre e lei non voleva esserlo.
Non
voleva essere una semplice casalinga, una donna lacrimosa che si
commuoveva leggendo il romanzo d'amore di turno o che parlava con le
sue piante come se fossero i suoi figli oppure che fosse sempre
così
gentile e materna.
L'aria
si era fatta molto fredda, troppo fredda e Mako si alzò
lentamente
nel buio per chiudere la finestra ma nel farlo sentì dei
singhiozzi
arrivare dalla stanza dei suoi genitori ma non seppe da chi
provenivano.
Un
mese intero senza essere uscita neanche una volta. Mako cominciava ad
annoiarsi ma lo sforzo di vestirsi, sorridere e fare finta che
nessuno la guardasse e la additasse come quella che era stata
ricoverata per avvelenamento da farmaci era troppo per lei. Preferiva
la noia e poi aveva i suoi libri.
I
compiti delle vacanze erano stati prontamente messi da parte e Mako
aveva perfidamente sfruttato la sua malattia con sua madre che
l'aveva dispensata da quell'ingrato compito. Molto meglio leggere
Delitto e castigo.
No,
si sentiva troppo in colpa per leggere un romanzo di crimini e
sofferta espiazione. Lei non avrebbe mai espiato abbastanza, non
sarebbe mai stata abbastanza punita per ciò che aveva
commesso.
Il
campanello suonò facendola sobbalzare. Mako
aspettò di sapere chi
fosse, sicuramente non era per lei. Invece di li a poco sua madre
fece capolino dalla porta della sua stanza avvertendola che Rei era
venuta a trovarla.
“Dille
di andare via. Per favore mamma! Non la voglio vedere!”
“Scordatelo,
è ora che vi riappacifichiate!”il tono di sua
madre non ammetteva
repliche e poi Mako voleva finalmente sfogarsi con quella
presuntuosa,dirle tutto quello che pensava di lei e aveva il
vantaggio che nessuno se la sarebbe presa con una povera inferma.
Rei
entrò silenziosamente nella stanza che tante volte le aveva
viste
insieme a Mina e ad Amy scherzare e scambiarsi segreti e risate.
Come
era lontano quel periodo!
La
nostalgia la prese in contropiede e tutta la rabbia e il rancore
lentamente urlavano un po' meno, premevano un meno per uscire.
“Ciao
Mako, come stai?” Rei era in evidente imbarazzo e anche lei
si
sentiva come se quella che le stava di fronte fosse un'estranea che
non conosceva più, o che non aveva mai conosciuto. Le
conseguenze di
questo pensiero erano troppo penose così Mako si volto verso
la
finestra e osservava le gocce del violento temporale che formavano
strane ruscelli simili a lacrime sul vetro.
Adesso
che lo aveva notato in effetti il cappotto di Rei era bagnato e anche
il suo volto era umido e sorprendentemente poco curato.
“Ciao”disse
in un tono che più piatto non si poteva e sentì
Rei che sbuffava.
“Proprio
non mi vuoi perdonare? Mi dispiace per come mi sono comportata. Io
non mi vergogno di voi e di sicuro non mi vergogno di te. Ammetto che
per un po' pensavo il contrario ma...io so, so che non
è
così”mormorò piano. ”Semmai
mi vergogno di me stessa e di
quello che ho buttato via. Voglio solo che le cose ritornino come
erano prima ma non posso farlo se tu, Amy e Mina non mi date un'altra
possibilità. Tutti meritano una chance!”aveva
parlato in modo
appassionato.
Tutti
meritano una chance! Anche io ne vorrei una con la mia famiglia!
Anche io ne vorrei una per me stessa!
Vedendo
che Mako ostinatamente non si voltava Rei si rimise la giacca
bagnata.
“Come
vuoi ma sappi che adesso sei tu che hai dei pregiudizi!”
E
il suo volto adesso era umido perché piangeva.
Di
nuovo il campanello. Non credeva che fosse Mina; lei era venuta a
trovarla ogni giorno in ospedale portandole una moltitudine di regali
e confortandola con il suo carattere allegro.
Se
avesse cercato di indovinare però non ci sarebbe riuscita.
Invano
cerò di riconoscere la voce che parlava al piano inferiore
con i
suoi genitori, una voce che le era famigliare ma a cui non riusciva a
dare un volto distinto.
Dopo
qualche tempo e dopo che lei si era stancata di fare congetture e si
era messa a leggere Madame Bovary di nuovo la voce di Princess
Jupiter, ma questa volta con un piglio decisamente autoritario e poco
famigliare a Mako la invitò a raggiungerla.
Qualunque
cosa si fosse preparata ad affrontare nel breve lasso di tempo che ci
impiegò a scendere le scale, qualunque persona si era
preparata ad
incontrarne gli occhi pieni di pietà, niente di tutto questo
trovò
davanti a lei.
Una
persona minuta e alta dall'aspetto mascolino che creava un contrasto
non del tutto spiacevole con l'elegante vestito blu che indossava si
stagliava nella loro cucina, e con la forza dei suoi occhi blu scuro
e del suo carisma toglieva ogni traccia di quell'intimo calore
domestico che le serviva come protezione.
Il
senso di disagio aumentò quando si rese conto che sapeva
benissimo
chi era quella donna ma era così fuori luogo la sua presenza
lì
nella loro casetta che per un attimo Mako dubitò che la
Signora di
Urano si fosse scomodata per venire a parlare con loro.
Una
vocina però l'avvertiva che in realtà Princess
Uranus non era
venuta per i suoi genitori ma per vedere lei.
Sospetti
confermati dalle parole che questa pronunciò subito dopo:
“Salve
Mako, come stai?Spero che tu stia meglio?”
Non
stava bene e adesso stava peggio. Cosa mai poteva volere da lei?
La
guardò fisso e riprese a parlare:
“Noi
due non ci conosciamo molto ma abbiamo delle amiche che tengono molto
a noi e a cui noi teniamo molto”la ragazzina non era sicura
di
comprendere quello che le stava dicendo e doveva vedersi dalla sua
faccia perché sua madre intervenne dolce ma determinata.
“Amy
che si trova su Nettuno ha saputo di quello che ti è
successo,
voleva venire per aiutarti ma non poteva così Princess
Neptune è
intervenuta e ha organizzato la cosa”.
“Non
capisco mamma! Potresti spiegarti?”la sensazione che avessero
complottando alle sue spalle e che dentro c'era anche Amy la
nauseava.
“E'
stato deciso che fino a quando non inizierà la scuola starai
con me
su Miranda Castle per riprenderti”le parole della donna
bionda
erano un sussurro, lievi e leggere come un alito di vento ma che
avevano scatenato in Mako una tempesta di paura.
“No!”si
rivolse verso suo padre che era rimasto impassibile per tutto quel
tempo”non verrò su Urano! Non voglio venire! Ti
prego mamma, non
farmi questo, ti prego!”
“Smettila
Mako! E' la sola soluzione che abbiamo, tutti noi .Per un po' devi
stare lontana da questo ambiente, per un po' devi stare lontana da
noi e noi da te. Ritornerai presto e allora potremo affrontare tutto
quello che deve essere affrontato, ma non ora. Non ora”.
Sua
madre, la sua dolce e apprensiva mamma che si preoccupava sempre se
lei non rientrava presto a casa si era trasformata in una persona
glaciale e granitica, combattiva e irremovibile.
Non
la conosco! E' mia madre e non la conosco! Mi sta cacciando via!
“Mako,
lo stiamo facendo per te, forse un giorno ci ringrazierai!
Suo
padre sembrava stanco o come era più probabile, sollevato
all'idea
che finalmente si stesse sbarazzando di quella figlia indesiderata di
cui si vergognava.
Forse
fu in quel preciso istante che successe, perché anni dopo
Mako
ripensandoci vedeva quella scena come l'inizio del suo allontanamento
da suo padre.
Non
si fidava più di lui, era stata zitta e non aveva
rinfacciato niente
e adesso si pentiva di non averlo fatto. Se non la voleva allora lei
se ne sarebbe andata volentieri. Stare su Urano era infinitamente
meglio che stare con i suoi genitori.
“Prepara
le tue valigie piccola, dobbiamo partire in fretta!”ora la
bionda
guerriera si era avvicinata a lei e le aveva messo una mano su una
spalla, come se loro fossero amiche da tempo immemorabile. Da quanto
suo padre non la toccava così?
La
guardò e non vide ribrezzo, ne compassione, solo una sfida
che era
pronta ad accettare.
La
dimora in cui viveva Princess Uranus era enorme e Mako appena
arrivata e nei giorni successivi non faceva altro che ammirare quelle
delizie a bocca aperta con grande divertimento della Signora.
Miranda
Caste orbitava attorno ad Urano e assomigliava ad una gigantesca
conchiglia spiraliforme ma ciò che la rendeva magnifica era
il
colore del materiale con cui era stato costruito, una specie di
madreperla blu scuro dai riflessi dorati. Alla ragazzina piaceva in
particolare aggirarsi e percorrere tutti corridoi a forma di
chiocciola che parevano celare passaggi segreti e spettri vittoriani.
La
sua eccitazione però durò poco. Pensava
già di essere nel luogo
perfetto in cui coltivare le sue fantasie ispirate ai suoi romanzi
preferiti quando Princess Uranus la convocò nella sua stanza
per
parlarle urgentemente.
“Allora
Mako, in questi giorni ti ho lasciata ambientare e spero che tu possa
considerare questo posto accogliente. Ma ora cominceremo a lavorare
sul serio. Domani inizieranno gli allenamenti e ho già
parlato con
Setebos che ti aiuterà nelle lezioni di scherma”.
A
sentire quelle parole Mako impallidì. Cosa stava dicendo
quella
donna?Allenamenti? Ma era pazza?
“Ora
puoi andare, ho già dato alla cuoca la dieta che dovrai
seguire
quindi buona cena!”
Altro
che buona cena! Il pasto che una stupefatta e affamata Mako aveva
divorato consisteva in un contorno di verdure con carne bollita.
Disgustoso!
Quella
sera nel suo letto poteva sentire il suo stomaco che emetteva dei
brontolii di protesta e un senso di fame che le impedì di
dormire, e
quando ci riuscì sognò di rincorrere un panino
gigante che aveva la
stessa risata di suo padre.
Il
giorno dopo però il panino era l'ultima delle sue
preoccupazioni
perché era troppo intenta a sopravvivere agli estenuanti
esercizi
che il compagno di tortura di Miss Sadismo le aveva imposto.
Ecco
la lista di tutto quello che Mako doveva subire da quando si alzava
all'alba di un giorno che almeno su Urano durava solo 17 ore: dopo
una magra colazione doveva correre nel giardino con Setebos che la
spronava(gli mancava solo il frustino), poi gli allenamenti alla
sbarra e i pesi, un ancor più misero pranzo e le
esercitazioni con
la spada di cui dubitava la validità. A che cosa le serviva
sapere
maneggiare quell'arma se lei non era una guerriera?
Finalmente
quando il pallido sole il cui calore raggiungeva a stento quel
pianeta spariva lei poteva rintanarsi nella sua stanza e buttarsi,
sudata e distrutta sul letto fino a quando Setebos non la
svegliava(sempre troppo presto o quando lei aveva appena raggiunto il
panino onirico).
Dopo
due settimane di quella vita militare una mattina che Mako aspettava
Miss Sadismo in palestra la vide arrivare non più fasciata
nel suo
elegante abito da principessa ma nella sua divisa da guerriera e in
mano teneva una spada gigantesca e scintillante. Nell'altra teneva
uno zaino mentre Setebos che era con lei ne aveva altri due.
“Oggi
niente allenamenti. Faremo un escursione su Urano. Vediamo se tutto
quello che hai imparato ti è servito!”
Detto
questo Setebos le passò uno dei due zaini che pesava una
tonnellata
e con fatica lei se lo mise sulle spalle.
Quello
che successe nelle ore successive fu un incubo per la ragazzina.
Dopo
averla dotata di respiratore e di un giaccone che la faceva sembrare
ancora più enorme, sbarcarono su Urano che era un pianeta
gassoso
con un nucleo ricoperto di ghiacci e roccia. Quindi inizialmente il
terreno era si pianeggiante ma infido ed estremamente instabile,
sembrava di camminare su qualcosa di liquido ma gommoso e Mako temeva
di sprofondare ad ogni passo. Invece la bionda guerriera che non
temeva ne le folate gelide ne di essere risucchiata in quelle sabbie
mobili avanzava sicura, seguita dal suo fidato amico che Mako odiava
profondamente.
Poi
iniziarono a scendere anche se stranamente la sensazione era quella
di scalare una montagna. Il suolo che calpestavano erano solido e
simile a quello terrestre ma la fatica che facevano le faceva
rimpiangere la palude azzurra che avevano attraversato.
Quando
fu sicura che non avrebbe più potuto fare un altro passo e
che
sarebbe morta su Urano senza più rivedere nessuna delle
persone a
lei care Princess Uranus si fermò su uno sperone roccioso e
si
sedette sulla sua estremità con le gambe che le penzolavano
nel
vuoto. Setebos era poco distante che preparava qualcosa per cena e
Mako si buttò ai piedi della sua aguzzina respirando
affannosamente.
“Dei
essere fiera di te, non è da tutti resistere al mio
pianeta!”
Lei
non provava tutta questa soddisfazione, voleva solo un letto, il suo
letto; voleva essere nella sua camera a leggere le avventure di
altri, voleva leggere le fatiche di altri.
“Scommetto
che ti manca la tua casa, i tuoi amici e soprattutto i tuoi genitori.
Non devi essere arrabbiata con loro, non sapevano cosa fare con te e
hanno accolto la mia proposta. Non ti hanno abbandonato”.
Lei
la faceva facile! Che cavolo ne sapeva di quello che era la sua vita?
Il
suo scetticismo trasparì dal suo sguardo e raggiunse
Princess Uranus
che intanto fissava un punto lontano a ovest.
“Ho
saputo quello che hai fatto. Non ti chiederò il motivo, non
credo
che mi riguardi, ciò che fai nella tua vita è
solo una tua
responsabilità. Ma almeno lo hai spiegato ai tuoi
genitori?”
“L'ho
fatto perché era così semplice. Avrebbe risolto
tutti i miei
problemi e non solo i miei. A mio padre non piaccio mentre mia madre
è sempre così...sdolcinata!”
“Ti
sorprenderebbe pensare che tua madre è una delle
più potenti
guerriere del regno. Credo che sia una delle poche persone che possa
sfidarmi in una lotta, sicuramente avrei paura a scontrarmi con lei.
Una donna che non si incontra facilmente!”
“Non
ci credo! Mamma che prende a pugni qualcuno? Vorrei proprio
vederla!”
“Sicuro,
è la guerriera del coraggio e si è battuta contro
ogni genere di
nemico per proteggere ciò che ama. Come ha fatto mandandoti
da me. A
volte per aiutare qualcuno non puoi tenertelo vicino, a volte devi
mandarlo via perché impari a difendersi da solo!”
Mako
rimase pensierosa mentre le spesse nubi di metano si diradavano
lentamente e timidi raggi luminosi lottavano per forarne la spessa
coltre.
“Hai
mai detto a tuo padre come ti senti? Gli hai mai detto quello che
vorresti che facesse?”
“No,
e non penso di poterlo fare. Non abbiamo un rapporto così
stretto,
forse anni fa. Quando ero piccola ricordo che mi portava nel suo
osservatorio e guardavamo le stelle per ore ma poi non mi ci ha
più
portato e io non glielo più chiesto”.
Era
così strano parlare di cose tanto intime con una sconosciuta
ma la
leggerezza che sentiva, il sudore che asciugandosi le dava quella
sensazione di freddo e il panorama che si stagliava sotto di loro le
infondevano un tale senso di spiritualità e sollievo che
questo
dettaglio non aveva più molta importanza.
“Forse
ora dovresti provare di nuovo a chiederglielo. Una seconda
possibilità la meritano tutti. Magari lui non ti
ascolterà subito
ma se insisti ti potresti stupire dei risultati”.
Ora
il sole in tutto il suo fulgore bucava le nuvole in quello che non
poteva essere un tramonto(su Urano non c'erano tramonti e in quella
parte del pianeta adesso doveva esserci una notte perenne)ma era un
tramonto che, arancione come l'albume di un uovo, illuminava quel
momento di condivisione imprimendolo nella memoria della ragazza come
uno dei traguardi che aveva raggiunto e da cui sarebbe ripartita per
il seguente.
L'autunno
era iniziato e le foglie cominciavano a cadere inondando la strada
che conduceva all'esclusiva scuola privata che le nostre amiche
frequentavano.
Mako,
in forma anche se non magrissima ma questa volta solo per meriti
strettamente personali si avvicinò ad una figura che
avanzava da
sola in mezzo alla marmaglia di altri ragazzini ricchi e viziati.
“Aspettami
Rei, devo parlarti! Volevo dirti che tutti noi abbiamo dei pregiudizi
e io ne ho più di altri. Ma più di altri so anche
che tutti
meritano di rimediare ai loro sbagli. Se ti va possiamo entrare
insieme così accoglieremo Amy che è
tornata!”
“Certo,”
e mano nella mano si volsero verso la figura che le guardava con
sorpresa e diffidenza.
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Capitolo 8 *** Uno strano rapimento ***
Le
due ragazze si squadravano, una di fronte all'altra,l'atteggiamento
mite e tranquillo, sicuro di sé, della bruna dagli occhi di
ghiaccio
davanti alle bellicosità dell'adolescente con gli occhiali,
ritta e
impettita come a voler sottolineare che la guerra non era ancora
finita.
Mancava
infatti ancora uno scontro epico a cui la prima si era rassegnata
ricordando le sue incontrovertibili colpe, mentre la seconda ne era
sadicamente stimolata ma anche intimorita.
Rei
ed Amy avevano paventato entrambe quel momento. Troppe cose erano
state dette e fatte, o non fatte nel caso di Rei.
Mako
pensava a questo intanto che, in disparte come un serafico e pacifico
giudice imparziale, osservava pensierosa le sue due amiche.
Quando
aveva deciso di perdonare Rei si era aspettata che lo stesso atto
magnanimo si fosse sbloccato automaticamente anche nel cuore di Amy e
Mina ma ciò non era naturalmente avvenuto.
Non
siamo tutti uguali, ognuno di noi ha i suoi tempi per elaborare le
sue gioie e i suoi dolori!così avrebbe detto Princess
Uranus, la sua
guida spirituale, il suo nuovo punto di riferimento.
Era
passata una settimana dal suo ritorno sulla Terra, dal suo ritorno a
casa da Urano e la donna bionda che era stata il suo tormento e la
sua aguzzina era diventata dopo una serie di faticose e sudate
vicissitudini la sua nuova eroina .Ogni tanto e anche per gli anni
che seguirono Mako si sarebbe sorpresa a pensare, nei momenti
difficili in cui doveva prendere una decisione ostica, oppure quando
era confusa e infelice, a che cosa avrebbe detto o fatto Princess
Uranus e molte volte le sue parole, immaginate o forse no,
l'avrebbero aiutata e indirizzata durante il suo percorso.
Quella
mattina, il giorno del ritorno di Amy nonché l'inizio del
nuovo anno
scolastico aveva riferito alla sua migliore amica che si era arresa,
che era stanca di essere arrabbiata con Rei, che voleva darle una
seconda occasione e che forse l'antico gruppo poteva essere
riformato.
Ma
Amy era un osso duro e i suoi occhi verde acido dietro le spesse
lenti erano rimasti ostili e freddi all'entusiasmo che strabordava
dal corpo grassoccio di Mako.
“Complimenti!
Ti sei lasciata incantare dalla gran dama! Non ti ricordi cosa ha
fatto? E poi ho scoperto che ha stretto un'alleanza con quella strega
di Sailor Vesta mentre era su Plutone! Quindi oltre che presuntuosa
è
anche una infida traditrice e io non mi faccio ingannare tanto
facilmente!
Rei
aveva voluto replicare ma l'arrivo dell'insegnante aveva impedito una
probabile lite ma anche le necessarie spiegazioni.
Per
tutte le interminabili ore di lezione Mako si era arrovellata su
quello che aveva detto Amy su Rei e Sailor Vesta. Una parte di lei ne
era indignata ma un'altra ne era estremamente incuriosita ed
affascinata. Che cosa avevano in comune quelle due proprio non
riusciva ad immaginarlo e la campanella che permetteva agli
impazienti alunni di alzarsi ed andarsene a casa fu accolta dalla
nostra amica con un sospiro di sollievo ed eccitazione.
Il
sole stava tramontando e le ultime cicale della stagione riempivano
l'aria immota e fresca del loro melodioso e sonnolento frinire; il
cortile della scuola era vuoto e desolato.
C'erano
solo tre figure, le loro ombre che si allungavano nell'erba umida per
il troppo calore immagazzinato durante il giorno; tre figure che si
sfidavano e si intimidivano, tre persone che si conoscevano da anni e
che avevano imparato a volersi bene mentre ora si guardavano le
spalle e non si fidavano neanche di parlare per prime, così
il
silenzio perdurò per parecchi minuti prima che Rei si
decidesse a
schiarirsi la gola ed esclamare velenosa:
“Allora
Amy, vuoi un duello? Quale arma scegli, la spada o la lingua? Tu sei
molto brava con la seconda quindi possiamo anche
incominciare!”
Nello
suo sguardo vi era una scintilla di tale furiosa dignità e
fierezza
che ammutolì la ragazzina con gli occhiali, cosa non facile
e non
alla portata di tutti.
“Beh,
per me fa lo stesso! Almeno io non fraternizzo con il nemico! Sarai
anche riuscita a convincere Mako del tuo cambiamento ma che mutamento
può essere se deriva dalla tua nuova e fulgida amicizia con
quella
lì? Ti sei scodata quello che ti ha fatto?”
Nella
mente di tutte e tre passarono le immagini di una sala affollata e di
un vestito sparito misteriosamente, anzi letteralmente sciolto e poi
Rei che rimaneva nuda come un verme davanti a tutti durante il ballo
con i dignitari stranieri.
Sailor
Vesta non era stata punita per lo scherzo, o almeno Mako non lo
sapeva.
Ma
cominciava a comprendere che le cose non erano andate esattamente
come credeva.
“Lasciala
parlare Amy! Voglio sapere cosa è accaduto!”
La
voce di Mako era imperiosa e pretendeva obbedienza. Di nuovo Amy si
sorprese, tutto intorno a lei stava cambiando, tutti intorno a lei
stavano cambiando. Rei che se la intendeva con il nemico e pareva
esserne fiera, Mako che era sempre stata timida, passiva adesso dava
ordini come un militare! Mina invece era da giorni che non la vedeva.
Anzi da quando erano rimaste sole dopo la partenza, no, dopo
l'incidente di Mako, il loro rapporto si era un po' congelato.
Non
avevano molto in comune le due e senza gli altri membri del gruppo
era diventato difficile comunicare.
Loro
quattro funzionavano solo se stavano insieme.
“Va
bene, spiegaci tutto!”sospirò rassegnata ma sempre
con un certo
altero distacco.
Rei
fece una smorfia per indicare che apprezzava la gentile concessione
ma non si azzardò a provocarla di nuovo. Conosceva
l'acidità
dell'amica e se voleva rimediare al disastro che aveva combinato
doveva sfruttare quell'occasione.
“Bene,
sediamoci nelle panche sotto gli alberi. Tra poco dovrebbe arrivare
la squadra di calcio di quelli delle superiori per allenarsi e
lì
non ci disturberanno!”
Mako
e le altre così si spostarono nelle panche di legno sotto un
nocciolo che stava cominciando a spandere i suoi frutti per terra;
Mako che era golosa di noccioline si mise a cercarne qualcuna tra
l'erba con fare noncurante mentre Rei si sedeva e, dopo essersi
aggiustata una ciocca di lunghi capelli neri dai riflessi viola come
quelli di sua madre, si accinse a raccontare la sua storia.
“Beh
sapete bene che dopo lo scherzo di Sailor Vesta non volevo
più
uscire di casa perché mi vergognavo troppo. Mia madre
però non
riteneva che io dovessi stare tutta l'estate chiusa in casa e sapendo
che non vi frequentavo più e che farmi nuove amiche era
pericoloso
nel mio caso mi ha trovato un lavoro”si interruppe per un
momento
per prendere la sua bottiglietta d'acqua e dopo averne bevuto un po'
del contenuto mentre le altre due fremevano
continuò”con i miei
precedenti non era una cosa facile ma una persona pareva ben disposta
ad accogliermi nella sua cerchia d dignitari e avrei dovuto
assisterla qui nel palazzo il tempo della sua permanenza sulla
Terra”
“Sulla
Terra? Io sapevo che eri andata su Plutone!”Amy non
frequentava
l'alta società di Crystal City ma era sempre informata di
tutto
quello che succedeva.
“Il
mio viaggio in quel pianeta non era proprio programmato”la
faccia
di Rei esprimeva ancora incredulità ma c'era qualcosa nel
suo
sguardo, come se quell'esperienza non fosse stata molto piacevole.
“Avevo
cominciato a lavorare per lei da una settimana quando mi
accorsi...”
Entrando
nella camera della Signora di Plutone Rei si accorse che qualcosa non
andava. Anche se non era molto che la conosceva e frequentava le sue
stanze sapeva fare bene il suo lavoro. Sapeva che doveva ricordare
ogni cosa della persona che serviva, ogni suo appuntamento, ogni sua
abitudine, ogni disposizione degli oggetti e ogni comportamento e
faccia strana che si avvicinava nella cerchia della sua padrona.
I
primi giorni infatti Rei aveva dedicato il suo tempo a questo; aveva
preso appunti, fatto sopralluoghi e osservato tutto quello che la
circondava.
Princess
Pluto poi non era una donna molto mondana, non partecipava a tutti i
ricevimenti che si tenevano al palazzo e non si attardava a
chiacchierare con quelle pettegole che seguivano sempre la scia della
nobiltà di corte.
Inoltre
anche il suo mobilio era molto semplice ma estremamente elegante, con
arredi di ebano intarsiato in quarzo rosa.
Quella
mattina perciò la nostra amica fiutò subito che
qualcosa nella
disposizione della stanza era diverso;poi le cadde l'occhio su una
forma strana nella moquette nera che rivestiva il pavimento. Era
l'impronta del tavolino che evidentemente era stato spostato.
Rei
ispeziono il suddetto mobile finemente lavorato senza trovarci nulla
che risaltasse ma mentre stava per lasciar perdere un macchia
inquietante si palesò alla sua vista.
Non
potevano esserci altre spiegazioni. Quello era sangue.
Delle
voci in corridoio la fecero sobbalzare e improvvisamente si
guardò
intorno come se dietro ogni tenda, o sotto l'enorme letto al centro
della stanza ci potesse essere un mostro pronto a divorarla.
Cosa
stava succedendo? E dove era Princess Pluto?
Fece
appena in tempo a raccogliere un frammento di lettera che aveva
raccattato da terra quando venne raggelata.
“Ehi!
Tu che ci fai qui?”
La
voce della segretaria della Signora di Plutone era stridula e
nervosa.
“Sono
venuta solo a ricordare a Princess Pluto che oggi pomeriggio ha un
impegno con i sovrani e le altre Sailor Guardiane ma non riesco a
trovarla!”sperava di avere un'aria tranquilla e innocente ma
non
era sicura di esserci riuscita. Non sapeva perché ma sentiva
di non
doversi fidare di nessuno. L'unica soluzione era di parlare
direttamente con la regina e lei avrebbe l'avrebbe aiutata.
“Princess
Pluto oggi non verrà e non so quando ritornerà ma
non sono cose che
ti riguardano. Comunque non hai il permesso di stare in queste stanze
senza che lei dia il suo permesso”!”e con
risolutezza le pose una
mano d'acciaio sulla spalla e la condusse nel grande atrio da cui si
dipartivano tutte le diverse ale del castello di cristallo.
Non
appena fu sola si diresse verso i grandi giardini che costeggiavano
l'intera struttura e solo lì dove era sicura che nessuno la
spiasse
ebbe il coraggio di decifrare il messaggio.
Decifrare
era la parola giusta perché il testo era scritto in una
strana
lingua che faticava a comprendere. Eppure alcuni caratteri erano
simili all'alfabeto che utilizzavano loro sulla Terra e Rei, che non
si arrendeva facilmente si sedette sul bordo di una fontana, piegando
e ripiegando il foglio in varie angolature, cercando un codice
segreto che magicamente sbloccasse la sua comprensione.
Dopo
una buona mezz'ora di tentativi sbuffò, dopo un'ora
cominciò ad
imprecare, dopo due ore maledisse quel lavoro che sua madre le aveva
gentilmente trovato.
“Non
ne posso più! Ma che mi importa di questa lettera, che si
arrangi!
Che si arrangino tutti, compresa quella scema di Sailor
Vesta!”
La
rabbia per il mancato perdono, per l'umiliazione patita e poi anche
per quel foglietto che la sbeffeggiava e che le ricordava un altro
foglio, rosso come il fuoco che era stato fonte di speranze mal
riposte la invase e appallottolata la ferale e incomprensibile
missiva la scagliò in aria.
“Ahia!
Ma sei idiota!”un urlo si propagò per tutto il
giardino come
un'eco assordante ma armoniosa insieme.
“Guarda
chi c'è qui! Ancora tu!”l'armonia, quella
maledetta armonia se ne
era andata per lasciare spazio a quella rabbia che Rei aveva represso
per settimane.
“Io
sto dove mi pare e sai una cosa? Sono contenta che ti abbia colpito,
vorrei solo averlo fatto con qualcosa di più pesante! E ora
vuoi
ridarmi la mia lettera?”
Sailor
Vesta, proprio lei infatti teneva nella mano come un trofeo insperato
il foglio appallottolato e sembrava non avere nessuna intenzione di
restituirlo.
“Dovresti
dirmi per favore, una principessa non transigerebbe
sull'educazione!”
“Non
ci penso neanche, oltre che falsa sei anche una ladra adesso?”
Sailor
Vesta dispiegò il foglio e lo guardò incuriosita.
“Se
questa lettera è tua vuol dire che conosci il plutoniano?
Sentiamo,
dimmi qualche frase! Io l'ho imparato molto tempo fa quindi posso
capirti!”
Con
un'espressione maligna aspettò una reazione di Rei che resa
muta
dall'essere stata colta in fallo era arrossita e avrebbe voluto
strozzare la guerriera con i capelli rosso sangue.
“Va
bene, la lettera non è mia ma devi restituirmela subito. E'
urgente
e una persona, molto importante, potrebbe essere in pericolo!”
L'altra
la guardò come stentasse a crederle ma l'angoscia negli
occhi della
ragazzina era reale.
“Chi
sarebbe questa persona molto importante? E' stata rapita?”
“Perché
dici questo?”
“Qui”e
indicò la missiva indecifrabile, ”si parla di un
luogo per un
appuntamento e di mantenere il più totale riserbo. Indica
anche
delle coordinate che dovrebbero riferirsi, se sono ancora ferrata in
geografia dei pianeti ad un posto situato nell'emisfero
settentrionale di Plutone. Parecchio lontanuccio direi!”
E
le lanciò il foglio nuovamente appallottolato.
“Auguri
se vuoi andare avanti con questa storia, ne avrai bisogno!”
Già
Sailor Vesta se ne stava andando facendole ciao con la mano quando fu
fermata dall'urlo strozzato della nostra amica:
“Aspetta!”
Dire
quella semplice parolina era costato un'enorme sforzo per Rei che
aveva le guance gonfie come se dentro la bocca contenesse migliaia di
rospi.
“E'
Princess Pluto!”
“Cosa
stai dicendo?”
“Credo
che Princess Pluto sia stata rapita e tu sei l'unica che può
aiutarmi. Io non conosco il plutoniano e non so minimamente come
raggiungere quell'astro! Ti prego, non è per me,
è per una delle
più importanti rappresentati della nostra patria. Della tua
patria.
E poi tu sei una Sailor guerriera e dovresti seguire nobili principi!
Avresti sulla coscienza la sua morte!”
Sailor
Vesta sembrava dubbiosa, la situazione le sembrava troppo
melodrammatica, anche se quel biglietto conteneva un che di sinistro
e misterioso.
Squadrò
la ragazzina dagli occhi azzurro ghiaccio che la fissava ostinata,
che la pregava ostinata; sembrava decisa a proseguire in questa
assurdità ma era chiaro che era troppo piccola e inesperta
per
riuscire anche solo a rimediare un passaggio per quel pianeta
lontano. Si sarebbe cacciata nei guai e una parte di lei voleva
proteggerla.
“Va
bene, non ho niente da fare al momento, e poi sono curiosa! Ma dovrai
obbedirmi, questa spedizione la comando io!”
“Hai
detto che la comandavi tu questa spedizione quindi la colpa
è tutta
tua Sailor Vesta! Vorrei proprio sapere perché mi sono
fidata di te!
Lo sapevo che era una pessima idea coinvolgerti e lasciarti
spadroneggiare a tua piacimento!”ormai erano ore che Rei
emetteva
queste frasi intervallate da grida rauche e imprecazioni signorili
che la nostra amica aveva copiato dai romanzi del 19° secolo.
“Senti
carina,non è colpa mia se tu ti sei attardata a prendere una
miriade
di vestiti e questo volo cargo era l'unico rimasto...non lo sai che
su Plutone adesso la temperatura è a -220 gradi!”
“Io
pensavo che su Plutone adesso fosse primavera e quindi non ho pensato
di portare un parka come il tuo...e francamente te lo dico, il tuo
stile era migliore quando eri Astev, almeno non avevi quell'orrenda
tuta nera...”
“Ma
vuoi stare zitta e non lamentarti per un minuto? Ti consiglio di
mettere anche tu un modello come il mio...ecco tieni, ne ho uno di
scorta”le porse un giaccone foderato di
pelliccia(sintetica!)azzurro ghiaccio”altrimenti quando
arriveremmo
non farai in tempo a scendere dalla navicella che congelerai
all'istante...e non dimenticarti la mascherina. L'aria piena di
monossido di carbonio, metano e azoto non è propriamente
aria di
montagna e poi vedi di non starmi tra i piedi perchè se sono
stata
pazza a darti retta potrei sempre cambiare idea e lasciarti su
Plutone tutta da sola!”
Rei
spalancò la bocca per sputarle qualche frase ad effetto da
far
invidia ad Amy ma giudicò che non fosse abbastanza saggio
seguire il
suo impulso.
Aveva
ancora bisogno di Sailor Vesta per trovare Princess Pluto ma non
appena avesse portato a termine la sua missione avrebbe abbandonato
la velenosa Sailor guardiana al suo destino.
Di
nuovo, ma questa volta mentalmente si chiese perché aveva
intrapreso
questa impresa.
Avrebbe
potuto informare sua madre, oppure Queen Serenity oppure le sue
amiche...no, le sue amiche no.
Amy
era appena partita per Nettuno, Mina neanche la guardava quando si
incontravano al centro commerciale mentre Mako l'ultima volta che
l'aveva vista era cambiata talmente tanto che aveva faticato a
riconoscerla.
A
dire la verità era un po' preoccupata per lei ma se si fosse
avvicinata alla ragazza era sicura che l'avrebbe cacciata a calci
nelle natiche.
Forse
era per questo, per cercare una sorta di riscatto sociale che era
partita, che era stata stata zitta e non aveva riferito niente a
nessuno.
Se
avesse salvato Princess Pluto da sola(va bene, con l'aiuto di quella
sbruffona!)avrebbe ottenuto una redenzione agli occhi di sua madre,
delle sue ex amiche e soprattutto di suo padre.
Si
ricordava la sua faccia quel Giorno dell'Umiliazione Suprema; uno
sguardo di puro disgusto, di puro sdegno.
Aveva
ragione lui. Le femmine erano tutte oche, inaffidabili e piene di
difetti.
In
tutti questi anni sua madre lo aveva sopportato anche perché
con sua
madre era diverso. Loro si amavano. Ma Jack non aveva mai nascosto di
essere molto deluso che la sua stirpe comprendesse solo una bambina,
per quanto carina fosse.
Vederla
poi nuda davanti a tutti che gettava fango sul suo onore e prestigio
era stato il colpo di grazia.
Le
parlava a malapena e solo con un tono neutro e piatto. Sua madre
aveva cercato di porre rimedio a questo dissidio, ne erano nate
discussione e la fragilità di cristallo che reggeva il loro
matrimonio era venuta fuori in tutta la sua tragedia.
Se
fosse nata maschio tutto questo non sarebbe mai avvenuto.
Lei
era imperfetta e poteva cercare di essere impeccabile quanto voleva,
non avrebbe risolto niente.
Diventare
qualcuno, diventare importante, diventare una principessa non avrebbe
reso orgoglioso suo padre.
Eppure
lei continuava ad adorarlo, era il suo eroe, il suo principe
dall'armatura scintillante che sconfiggeva i nemici e che ballava con
sua madre nella luce dei candelabri e nello splendore dei lustrini di
quel mondo patinato di cui cercava disperatamente di far parte.
Un
maschio, si disse decisa vedendo sotto di lei il pianeta Plutone,
avrebbe risolto la faccenda da solo e non avrebbe chiesto aiuto a
nessuno.
Lei
avrebbe fatto altrettanto e se doveva trascinarsi dietro Sailor Vesta
avrebbe fatto anche quello.
“Ehi,
ci sei? Guarda che siamo arrivate perciò riscuotiti e
mettiti la
tuta. Non ho voglia di di avere un ghiacciolo come zavorra,
è tutto
già abbastanza complicato!”
“Come
mai?”
“Mentre
tu te ne stavi qui a contemplare il vuoto io mi sono aggirata per
spiare le conversazioni degli altri passeggeri. Questi qui non sono
normali turisti, anche perché Plutone è un po'
fuori dalle normali
rotte commerciali. Queste persone”e si avvicinò
per bisbigliarle
nell'orecchio con fare cospiratorio”sono emissari della
regina
mandati appositamente su questo pianeta lontano per riferire
ciò che
sta accadendo!”
“E
cosa starebbe accadendo in un luogo così
ameno?”Rei era parecchio
scettica.
“Ci
sono voci in giro che dicono che su Plutone la gente sparisca puff!e
non venga più ritrovata. Le leggende plutoniane fanno
riferimento ad
un mostro che rapisce e divora le persone; la situazione è
così
grave che Queen Serenity ha mandato degli esperti per capirci
qualcosa!”
Rei
meditò in silenzio per qualche minuto mentre la navicella
atterrava
con un tonfo leggero.
“Stavo
pensando che questa storia potrebbe essere collegata alla sparizione
di Princess Pluto ma se è così non riesco a
trovare il
collegamento”.
“Potrebbe
essere ma non lo sapremo mai se non scendiamo da questa
navicella!”
E
in silenzio si accodarono alle altre persone.
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