Il Tempo che non Ho

di _Deina13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Premessa ***
Capitolo 2: *** Come Back ***
Capitolo 3: *** i signori Woosden ***
Capitolo 4: *** StarBucks ***
Capitolo 5: *** Mi concedi questo ballo? ***
Capitolo 6: *** Love you is dangerius ***
Capitolo 7: *** Voglio averti, ora ***
Capitolo 8: *** Sex! ***
Capitolo 9: *** 13 Settembre ***
Capitolo 10: *** First Kiss ***
Capitolo 11: *** Cosa possono cambiare le parole? ***
Capitolo 12: *** Cuando el Amor se Acaba ***
Capitolo 13: *** All at Once - All'Improvviso ***
Capitolo 14: *** Un bel viaggio ai Caraibi ***
Capitolo 15: *** Un tulipano giallo ***
Capitolo 16: *** No se Parece ***



Capitolo 1
*** -Premessa ***


 

 -Premessa- 
Le coperte erano tutte rovesciate per terra. Tutto il disordine della nostra camera era intorno a me. Io ero a terra, fra le coperte, il duro parque e le coperte che mi si rovesciavano sulle gambe; e piangevo, bagnavo la lettera che mi aveva lasciato, la rileggevo e la rileggevo, e piangevo. Non capivo, cos'era successo?  Perchè non mi voleva più?
Mentre continuavo a leggere e rileggere quel foglio di carta era come se sentissi la sua voce. La sua dolce melodiosa voce che mi diceva quelle parole

''Cara Winnie, piccolo amore mio,
sono dovuto andare via, mio padre mi ha costretto ad arruolarmi, ha saputo di me e te e, dopo i nostri tentativi di convincerlo, non c'è stato modo. Io ti a mo, e ti amerò per sempre, non ti dimenticherò mai; non ti chiedo di aspettarmi, perchè so che prima dei miei vent'anni io non rivedrò la luce del sole, dovrò sempre stare chiuso in una caserma, una stupida caserma che non serve a nulla, dove sono solo un numero, dove non potrò vederti, non potrò ricordarti che ti amo, stringerti forte e coccolarti. Non potrò sentire il suono della tua dolce voce che mi consola sempre solo perchè per mio padre stare con te è sbagliato. Amore mio, per quando io uscirò da lì tu sarai una donna, una bellissima donna, come lo sei già, piena di uomini ai suoi piedi, mi piace immaginarti così. Piccola hai solo quindici anni, devi essere felice, mi dimenticherai, lo so, non so però se io dimenticherò te, ma non penso, tu sei indimenticabile e ti amerò per sempre. Il giorno del mio diciottesimo compleanno, fra una settimana, mi spediaranno nella capitale per darmi una lezione, uno stupido addestramento militare di tre anni, uscirò che sarò grande ormai. Non ti rivedrò mai più, piccola mia, l'unica cosa che so è che ti amo, è l'unica cosa che mi viene da dire in questo momento; spero di incontrarti un giorno, magari ci racconteremo delle nostre famiglie, della nostra vita, dei nostri figli, e magari, andandomene, io ti sussurrerò semplicemente che ho dato a mia figlia, il tuo stesso nome; spero che accadrà un giorno, mi manchi già, mi mancano i tuoi occhi che mi guardano, i tuo sorriso, mi manca tutto, ma ora devo andare. Ricorda che ti amo, semplicemente ti amo,

Tuo per sempre                        
      Aaron
''                       

Le lacrime avevano rovinato la lettera. La conservo ancora, avevo quindici anni, ma è come se fosse stato ieri. Quanto ha significato per me, quanto ho sofferto per lui.

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Capitolo 2
*** Come Back ***


 -Devon?- urlai dalla scrivania del mio ufficio -Devon? Devo andare! Sheryl è uscita da scuola dieci minuti fa!-
-Uff- si lamentò -tu e tua figlia siete due cose impossibili-
-Fà il buon amico, Devon, me lo devi- gli feci l'occhiolino -lo sai-
-E chè, non lo so?!- si sedette alla mia poltrona -preparati e vai, Sheryl non aspetterà a lungo!-
Io ero già andata giù giù per le scale del palazzo. Dodici minuti di ritardo, non mi avrebbe mai perdonato.
Avevo venti minuti di ritardo quando arrivai davanti alla sua scuola. La scuola elementare della città era chiusa, con tanto di cancell e lucchetto. Merda. Controllai il cellulare, c'era un suo messaggio
''Mamma, ho incontrato un uomo che mi ha aiutato, ora sono al parco a giocare, ti aspetto lì''
Perchè non lo avevo visto prima? Dio quanto ero distratta.
Il parco si trovava di fronte le elementari, nell'altro lato della scuola, così attraversai di fretta la strada e trovai una panchina dinanzi l'altalena dov'era Sheryl che giocava
-Chery, tesoro, dobbiamo tornare a casa, è tardi- le dissi
-No mamma- li lamentò -un'altro pò, su-
Sbuffai e mi sedetti sulla panchina. Al mio fianco c'era un uomo, non lo avevo visto in viso ma sembrava giovane, tra i venti ai trent'anni
-Lei deve essere la madre si Sheryl- disse continuando a fissare un punto lontano, oltre il parco giochi
-Si, lei è?- risposi cercando di stare tranquilla, quell'uomo aveva un chè di famigliare
-Sua figlia era sola davanti scuola e mi sono permesso di portarla qui, spero non le dispiaccia- sorrise continuando a guardare un punto vuoto -non l'ho toccata, non si preoccupi-
-Bene- annuii -mi fa piacere il fatto che esista ancora gente per bene, in questo mondo-
-Già- acconsentì lui -poi un giorno di ritardo dal lavoro può succedere a tutti-
-Si, fosse solo un giorno- risi -è sempre-
-E' una donna molto occupata, signora...?- un modo cordiale per chiedermi il nome
-Signorina- mi girai verso di lui -Signorina Winther Dikon-
Il sorriso svanì quando capii chi avevo davanti, quando capii a chi stavo tendendo la mano
-Winnie?- l'uomo calò gli occhiali da sole che portava, per guardarmi
-Aaron?- balzai in piedi
-Cosa ci fai tu qui?- dicemmo all'unisono, eravamo entrambi a bocca aperta a squadrarci dalla testa ai piedi
-Ma allora voi due vi conoscete?- Sheryl si mise fra noi, guardandoci con i suoi grandi occhi color ghiaccio
-Sheryl, tesoro- iniziai -va' a aspettarmi in macchina-
-Ma io..- protestò
-Va', ho detto- alzai la voce
-Winnie..- mormorò Aaron
-Nessuno mi chiama più Winnie da tempo..- lo fermai
-Dobbiamo assolutamente rivederci..- scosse la testa lentamente
Annuii -ora devo andare però- feci per girarmi ma lui mi fermò
-Aspetta- mi sorrise -questo è il mio biglietto da visita- mi porde un piccolo foglietto di cartoncino -se mi fai uno squillo ti chiamo io per metterci d'accordo, okay?-
-Okay- e me ne andai.
Lui sicuramente era felice di avermi rivisto, io non lo ero. Io ero chiaramente imbarazzata. Avevo paura. Di cosa poi..

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Capitolo 3
*** i signori Woosden ***


Via Treglio 4, 136.
Avevo un'altro matrimonio a cui cantare, oppure sarebbe meglio dire 'un provino'. A quanto pare quella famiglia era molto ricca e sarei dovuta recarmi alla loro villa per far sentir loro la mia voce, come cantavo, per poi scegliermi come cantante alle loro nozze. Odiavo il mio lavoro. Menager di una agenzia pubblicitaria nei giorni feriali, cantante alle feste nei week-end .
Quella villa era un di quelle con il giardino all'inglese davanti, con quei grandi cancelli in ferro battuto all'entrata con 59398137 stanze lungo km; non c'era dubbio che quelli che vi abitavano erano pieni di soldi. Solo nel suonare il citofono mi tremava la mano; i signori Woosden, già dal cognome sembravano importanti, mi sembrava di averlo già sentito, ma non mi veniva dove
-I signori la ricevono nella Sala Magna della villa- mi disse una voce estranea al citofono
Il mio primo pensiero fu 'ah bene' come se fosse normale, una cosa del genere non me la sarei potuta permettere nemmeno con un ventina di vite lavorative.
Entrata dal cancello attraversai lentamente la stradina di ghiaia fra i cespugli, guardandomi attorno; il grande giardino all'inglese all'entrate e il giardino all'italiana di lato erano stupendi nell'insieme, e quella 'casa' era davvero enorme, sembrava una caserma dei carabinieri, ma era davvero una bella villa. Una donna tutta vestita di nero e con un grembiule ricamato bianco candido mi aprì la parta, un grande portone di legno di ciliegio, di quelle che resistono al tempo; mi fece accomodare nella grande sala d'ngresso. Il grande lampadario al centro del soffitto dava l'inpressione di essere piccoli, microscopici; era d'oro giallo con cristalli e diamanti appesi sotto le lampadine, doveva illuminare un casino di notte, ma dato che eravamo in primo pomeriggio il sole splendente entrava dalle alte finestre di lato e, riflettendosi sui cristalli, illuminava la stanza di un giallo perfetto. Il pavimento era di marmo e terracotta, di quei tipi usati nell'ottocento, anticamente quella doveva essere stata una crande sala da ballo. Qualche decina di metri dopo il portone d'ingresso c'era una grande scalinata di pietra rivestita di marmo, forse finto, era aperta ai lati  e gli scalini erano ripidi, visti dal pianerottolo dovevano far venire le vertigini. D'un tratto una donna, avrà avuto la mia età, scese piangendo le scale, più velocemente possibile; forse era una delle altre cantanti per il 'provino'. Ma seriamente, chi avrebbe mai potuto fare un provino per una cantante a un matrimonio? Quella gente doveva avere qualcosa che non andava nel cervello
-Non entrare lì- disse la donna fra i singhiozzi, una volta sceso le scale -sonod ei tiranni!- mi urlò, andandosene
Poi, apparì un'altra donna dal pianerottolo sopra le scale, era ben vestita con un completo marroncino di Chanel e delle scarpe tacco cinque Prada; Aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo ed era truccata acqua e sapone, i suoi modi erano posati e parevano gentili. Aveva in mano una cartella di cartoncino e lesse il mio nome
-L'ultima è..- disse neutra -la signora Dikon?-
-Signorina- la corressi alzando lo sguardo
Lei mi squadrò dalla testa ai piedi, poi esclamò -mi segua-
Che cosa aveva da guardare quella? Io mi ero vestita benissimo! Non un filo di trucco, Devon e Sheryl mi ripetevano sempre che ero molto più bella senza, così rinunciai, mi ero messa dei jeans attillati con degli stivali di camoscio nero sopra, una maglia lunga di cotone, di quelle con le scritte su Gossip Girl; non ero tanto male. I capelli raccolti in una lunga treccia color rame, di quelle che diminuiscono man mano che si allungano. Non ero del loro rango ma non ero nemmeno così in basso.
Superato il pianerottolo e mi ritrovai davanti la porta della cosìdetta 'Sala Magna', la donna che seguivo alzò la mano davanti a me per bussare alla porta, ma essa si aprì da sola
-..aspetta un secondo devo..- si bloccò quando mi vide.
Aaron era sulla soglia della porta che cercava di uscire, con davanti la donna che mi avrebbe portato dai neo-sposi
-Ah signor Woosden- disse -questa è la cantante, è l'ultima che è rimasta..-
Signor Woosden, ecco doveva avevo sentito quel cognome
Lui annuì -ah..- sibilò fissandomi a bocca aperta, poi mi tese la mano, come se non mi conoscesse -Piacere, Aaron Woosden-
Io abbassai lo sguardo -Winther, Winther Dikon-
-Winnie..- sibilò tra sè e sè Aaron
-Cosa?- sbattè le ciglia la donna
-No niente- poi mi guardò -prego, mi segua-
Entrai con lui in quell'enorme solone; era il doppio della sala dìingresso, con un lampadario ancora più grande. Alla fine della stanza c'era un piccolo palco, seguito da qualche paia di file di sedie, e sulla prima della prima fila c'era una giovane donna, sui venticinque anni, capelli mossi e biondissimi, quasi bianchi, magrissima con delle scarpe con tacco indecifrato e chili di trucco sul viso
-Mirta, piccola- le sorrise -questa è l'ultima cantante che ha mandato l'agenzia- mi guardò -ti prego sii buona..-
Fece una sforfia -okay, sali sul palco e fammi vedere che sai fare-
Annuii e salii lentamente su quel pezzo di legno, intanto loro si erano già seduti
-Qual'è il tuo nome?-  disse secca
-Winther- dissi piano
-Età?- mi squadrò dalla testa ai piedi
-Mirta..- si lamentò Aaron, ma io non ci feci troppo caso
-Ventidue anni- parlai sopra Aaron
-Ah- fece finta di essere sorpresa -bene, misuriamo le tue qualità canore..-
Misuriamo le mie qualità canore? E che sono io, un formaggio?
-Bene, potete dirmi voi che canzone cantare, io non ho preferenze- dissi a sguardo basso, fisso sulla mano di Aaron che stringeva in  vita Mirta, come aveva fatto con me sette anni prima..
-Io cerco una cantante che arrivi almeno alla potenza della voce di Whitney Houston- disse sicura di sè -quindi penso che Will Always Love You sia perfetta-
Era una delle più difficili canzoni mai cantate di tutti i tempi, ma già che c'era non poteva ingaggiare Whitney Houston in persona? Avevano tutti quei soldi da spendere, spenderli con cura non gli costava nulla.
Iniziai a cantare, le prime frasi erano senza musica, così feci del mio meglio, anche se sapevo che non bastava. Durante la canzone Mirta sembrava impassibile, poi a metà il suo sguardo cambiò, in modo buono per fortuna. Aaron invece mi guardava a bocca aperta, aveva quegli occhi che gli brillavano, mi mancava vedere quel luccichio.
Alla fine della canzone, sia la mia voce sia la musica cessarono e Mirta balzò in piedi applaudendo tecnicamente
-Si- disse con convinzione -sei fantastica, sarai la nostra cantante-
    -Grazie per darmi uno strappo a casa- dissi sorridendo ad Aaron che guidava -gli autobus non hanno il giro a quest'ora e sono troppo stanca per tornare a piedi..-
-Forse dovresti prendere la patente- mi consigliò lui
-Ce l'ho- spiegai -è solo che non ho i soldi per comprare un'auto, nemmeno di terza mano-
-Non hai detto di avere due lavori?- chiese lui
-Si, ma mi bastano a malapena per arrivare alla fine del mese e per le necessità di Sheryl..- dissi a voce roca -non mi bastano per un'auto-
-Ah..- mormorò -scusa se te lo chiedo, ma il padre di Sheryl?-
Sapevo dove voleva andare a parare, ma non mi avrebbe cacciato neppure una parola
-Un paio di mesi dopo che tu...- mi bloccai -beh, hai capito, ebbi una storia da una botta e via con suo padre..- mentii
-Quindi tu non..- balbettò
-Non ricordo neppure il suo nome- mentii -niente, e nemmeno mi importa-
-E Sheryl che sa di questa storia?-
-Gli ho detto che suo padre è in viaggio....devo solo trovare il coraggio di dirle la vertià- anche se non gliel'avrei mai detta
Seguì un attimo di lungo silenzio, poi arivammo sotto casa mia -puoi fermarti qui, grazie-
-Qui?- chiese perplesso -ma questa è..-
-E' la casa dove io e te vivevamo prima che te ne andassi- finii la frase -la coprai quando naque Sheryl..-
-Oh- esclamò sorpreso -è piena di ricordi-
-Già- risposi malinconica -ricordi che non voglio riesplorare-
Lo salutai e uscii dall'auto, andando dritta a casa. Forse avrebbe dovuto sapere la verità, non lo avevo mai dimenticato, ma stava per sposarsi, la verità a quel punto non avrebbe avuto senso.

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Capitolo 4
*** StarBucks ***


 -Cazzo, Win- esclamò dal suo ufficio -perchè non gli salti addosso?-
-Sta per sposarsi, Devon- gli risposi tamburellando con la penna sul mio cranio -non ha senso-
-Win, lui è ricco! Ed è anche infinitamente sexy! Se sapesse la verità..-
-Se sapesse la verità- lo fermai di botto -farei la figura di quella che cerca la carità-
-Mi spieghi cosa ti costa?- fece una smorfia -fossi in te mi farei scopare per ore da quel fustaccio là-
-Devon!- dissi ridendo -comincio a pensare che tu sia davvero dell'altra sponda, sai?-
-Shh- disse mettendosi il dito davanti la bocca sarcasticamente -non dirlo a quella strega di mia moglie!-
Iniziammo a ridere -Devon sei fantastico-
In quel momento il telefono dell'ufficio squillò, ed io premetti il bottone per rispondere -Si, Rose?-
-Win, quì c'è un certo signor Woosden che ti cerca- disse piano -credo sia urgente-
-Oh-oh- disse muovendo la testa Devon -Rose? Com'è?-
-Devon!- lo richiamai
-Ooh è così sexy!- anspirò Rose -alto, muscoloso, abbronzanto, bruno e gli occhi, ooh gli occhi ghiaccio..-
''Gli occhi di Sheryl..'' pensai
-Ma, una nota a suo sfavore- ci annunciò
Io e Devon si drizzammo sulla sedia
-Un anello portato con fierezza nella sua mano sinistra- disse d'un fiato
-Visto, Devon?- gli lanciai un'occhiataccia -Rose, digli che tra una decina di minuti scendo-
Sibilò qualcosa ed attaccò
-Bene..- mormorò piano Devon
-Devon?- lo chiamai -Devo truccarmi?-
Sorrise.
    -Quindi tu non sei mai più tornata qui?-
Aaron era tutto comodo seduto sulla sedia del tavolino, controluce, bellissimo come era sempre stato. Mi aveva portato alla vecchia 'gelateria' dove andavamo sempre prima delle uscite, anni prima. Era una di quelle cose chic, dove un frappè costa dieci euro, perchè si paga anche il favoloso 'ambiente chic' tutto intorno e, insieme alla normale consumazione che si ordina, ti danno -sempre- moltissimi 'stuzzichini' e cose varie. I tavolini erano di ferro pennellati di bianco candido e, la parte superiore, di vetro lavorato; non era cambiato niente da allora
-Aaron, guarda che ci venivo con te perchè potevamo permettercelo allora- gli feci notare con un sorriso
Lui non capiva -cosa significa..?-
-Senti- poggiai il braccio sul tavolino -io è già tanto se un paio di volte l'anno riesco a portare fuori Sheryl, figurati venire in un posto come questo..-
-Giusto, io sono io- mi sorrise
-Già...- sospirai
I suoi occhi ghiacciati ebbero un riflesso azzurro innaturale, con un raggio di sole venuto a sproposito
-Winnie, ascolta, tu non hai un fidanzato..?- si lasciò scappare
Aprii la bocca per rispondere ma lui mi fermò -nono, scusa, lascia stare, sono un pò indelicato negli ultimi tempi..-
Risi -Non preoccuparti, comunque no- dissi con un sorriso da demente -dopo di te non ho mai avuto lontanamente una storia, quindi...-
-Oh..invece per me, Mirta è la prima da tempo..- 'da dopo di te' avrebbe voluto dire, era strano
-Sono felice per te, dico davvero- dissi con sguardo sincero -Mirta è davvaro una ragazza adorabile, e di sicuro piacerà da matti a tuo padre..-
-Purtroppo sì..- accennò malinconico
-Perchè purtroppo?- gli chiesi, non riuscivo a seguire quello che diceva
-Andiamo- disse agitando leggermente le mani -sai perfettamente che io e mio padre abbiamo i gusti opposti, le donne che piacciono a me non possono piacere a lui, e viceversa-
Feci un sorriseo dentro, era una bella notizia, per me
-Me lo ricordo- feci un sorriso -ma stai per sposare Mirta, Aaron, non ci stai solo andando a letto-
-Ricordo perfettamente quanto sei indelicata su queste cose- disse guardandomi ad occhi sgranati
Risi a crepapelle -se non erro era epr questo che non andavo a genio a tuo padre-
-Già, qualunque donna che pensi con un cervello suo per lui è 'sbagliata'- approvò
    Avevamo passato davvero un bel pomeriggio insieme, come hai vacchi tempi; ma mentre tornavo a casa -a piedi perchè la gelateria era vicino casa mia- mi vibrò il telefono cellulare, un messaggio
From:
Aaron W.
Text:
Scusa, in che anno hai detto che è nata Sheryl?

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Capitolo 5
*** Mi concedi questo ballo? ***


-Dio, Aaron, grazie, grazie, graziee!- gli urlai
-Non c'è di chè, Winnie- mi sorrise
Per fortuna che c'era lui
-Non so come fare, tra le prove del tuo matrimonio e gli straordinari a lavoro, non riesco proprio a fare in tempo a prendere Sheryl a scuola-
-Non preoccuparti Winth- mi fece un'altro straordinario sorriso -non ho nulla da fare, stare qui è il mio hobby- mi spiegò
Mi aveva tenuto Sheryl al parco per una ventina di minuti mentre io cercavo di lasciare il lavoro in ufficio per  andarla a prendere a scuola, era davvero dolce con me, e con sua figlia. 'Sua figlia' mi faceva strano pensarlo
-Non ti prenderanno per pedofilo stando tutto il tmepo qui?- lo presi in giro
-Dici che ho la faccia da pedofilo?- fece una smorfia -Sheryl tu che ne pensi?-
-Mhm non sei tanto male- sorrise e si strinse a lui
Si abbracciarono, Dio mi sentivo un mostro, se solo avessero saputo..
-Ah Winni..- iniziò, ma si accorse dell'errore e ricominciò -Winther, cioè..-
Sorrisi compiaciuta, e lui divenne rosso
-Ho dimenticato di invitarti al mio fidanzatamento- continuò porgendomi due grandi biglietti di cartoncino filigranato -è stasera, questi sono per te e un accompagnatore..-
-Mamma, posso venire con te??- chiese Sheryl insistente
La presi in braccio e la strinsi -beh se non è un problema che ti porti..-
-No assolutamente..- si affrettò a rispondere Aaron
-Allora va bene, a domani sera- gli sorrisi e me ne andai.
Il mio ex fidanzato storico, padre di mia figlia, e unico uomo che abbia mai amato in tutta la mia vita, mi aveva appena invitato al suo fidanzamento con una spilungona snob. Il problema che però mi sembrava più evidente era cosa io e Sheryl ci saremo messe, non eravamo quel tipo di ragazze che di mettevano chili di trucco e minigonne strettissime, ma qualcosa mi sarebbe venuta in mente.
In un sola cosa mia madre è stata utile, prima di andare in giro ad ubriacarsi tutto il tempo; quando avevo dieci anni e i soldi residui di quel latitante di mio padre oscillavano, lei mi insegnò a cucire, vestiti, abiti e a renderli i migliori sul mercato, anche perchè li avevo confezionati io stessa. Ero il suo orgoglio quando finivo una camicetta o un abitino, diceva che i miei lavori erano bellissimi, che ero una sarta nata, beh se questoe ra vero, questa mia innaturale fortuna mi sarebbe tornata utile. Pensai che in due giorni sarei riuscita a cucire un bel vestitino per mia figlia, e sarebbe stata la più bella di tutta la sala, soprattutto più bella di quella smorfiosa della festeggiata.
Prima di tornare a casa io e Sheryl passammo in merceria, e le feci scegliere la stoffa per il suo abitino
-Buonasera- salutai entrando nel negozio del centro
-Buonasera!- mi fece eco Sheryl con la sua vocina stridula e con il sorriso di suo pdre, stampato sul visino da bambina. Il sorriso di suo padre, quanto mi era mancato vedere Aaron sorridere..
-Win, Sher!- ci salutò la commessa, Trixie; eravamo clienti molto abituali, non avevo spesso i soldi per comprare i vestiti a Sheryl, e la stoffa costava di meno -qual buo vento?-
-Io e la mamma siamo state invitate a un fidanzamento- disse Sheryl dondolandosi -un fidanzamento di due ricconi!-
-Sheryl!- la richiamai a occhi sgranati -Trixie, mi serve della stoffa, una di quelle di qualità-
-Un fidanzamento, eh? Quello dei Woosden, vero? Sai qui non si parla di altro- sorrise -ti mostro un tessuto nuovissimo, appena arrivato, ti piacerà, Sheryl!-
Ci mostrò un tessuto leggero e bianco, ricamato e con dei piccoli buchi rifilati. Era bellissimo e a Sheryl piaceva molto
-Fantastico ma...- stavo per dire quelle parole, avevo solo 50 euro in tasca, mi sarebbero dovuti bastare per la stoffa e la fodera -quanto viene? Mi servono tre metri, più 150 cm di fodera..-
-La stoffa viene 15 euro al metro, e un metro e mezzo di fodera 10..- mi disse Trixie tagliando il tessuto -verrebbe 55, ma per te farò uno sconto, 50 euro per le mie due clienti preferite-
-Grazie Trixie!- iniziò a saltellare leggera Sheryl
Risi -grazie davvero, sei la migliore!-
     Era già arrivato il giorno. Avevo confezionato un bellissimo vestitino per la mia bambina; poco al disotto del ginocchio, due strati  e la parte superiore a bretella, le stava benissimo, le avevo fatto mettere le ballerine di pelle bianca luccicante e un golfino di cotone sopra l'abitino.
Mancava mezz'ora all'inizio della festa di fidanzamento ed io avevo appena finito di vestire Sheryl, quando Devon aprì la porta della mia casa, con le sue chiavi di riserva
-Fermi tutti!- urlò attraversando la soglia -il salvatore della serata è arrivato!-
Sbattè la porta dietro di se, ed io lo raggiunsi all'entrata -Devon che ci fai qui?-
Lui non disse niente e mi porse una scatola di cartone
-E questo..?- non capivo
-Susu, in camera tua, e torna qui pronta!- mi incitò
Un vestito. Devon mi aveva portato un vestito. Mi ci vollero venti minuti buoni per metterlo, ma ne valse la pena;
Quando uscii sia Devon, sia Sheryl mi guardarono con un'espressione tipo 'wooow' e poi presi la sua macchina, per andare alla festa.
    Sheryl entrò correndo dentro il grande salone, entrando da dietro la villa; c'era uno dei giardini e, percorrendolo, ci portò a una grande porta di vivimi. Attirò subito l'attenzione di Aaron, che si distaccò dal suo gruppetto di snob e corse verso di lei, chinandosi alla sua altezza, intanto io stavo ancora eprcorrendo il giardino, cercandola
-Sheryl!- la salutò Aaron con un sorriso -ma che bel vestitino che hai!-
-Grazie- disse timida, dondolandosi su sé stessa -me lo ha fatto la mamma!-
-Win..- iniziò a dire, ma la sua attenzione venne attirata da me, che entravo spaesata nel salone, e si alzò in piedi attonito.
Avevo un vestito rosso, composto da un semplice corsetto strettissimo fino alla vita, poi iniziava una gonna larga sopra al ginocchio, le scarpe alte di tessuto sintetico color rosso sangue, e i capelli raccolti in un ordinatissimo tuppino intrecciato. Orecchini di piume bianche e rosse e una semplice catenina al collo, senza ciondolo.
Mi avvicinai a lui e lo salutai -Buonasera, Aaron- gli feci un docle sorriso -e auguri-
Lui era rimasto fermi a guardarmi a bocca aperta, continuava così da qualche attimo, poi iniziò a balbettare qualcosa di confuso -sei...sei bellissima..-
Feci un altro sorriso e mi sistemai i capelli con una mano -grazie-
In quel momento Sheryl vide un paio di ragazzini muoversi verso il giardino
-Mamma, io vado a giocare- mi annunciò
-Stai attenta!- le urlai mentre correva verso il giardino
Quando mi voltai di nuovo verso di Aaron lui mi guardo di nuovo e alzò un braccio per accarezzarmi il gomito; intanto l'orchestra della festa incominicio a suonare
-Senti Winnie..- mi sussurrò dolcemente -Mirta non scenderà prima della metà della festa, quindi che ne dici: mi concedi questo ballo?-
Gli feci un sorriso. Era tutta la vita che lo sognavo.

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Capitolo 6
*** Love you is dangerius ***


-Te ne stai rendendo conto, vero?- iniziò di nuovo Devon quel mattino a pranzo -quell'uomo sta flirtando con te!-
-Macchè!- dissi io, Sheryl era in camera sua ad ascoltare la musica -sta per sposarsi, non pensa a me!-
-Intanto questo pomeriggio andrai da lui- mi prese in giro -chissà cosa succederà..-
Era vero, Aaron quella mattina mi aveva telefonato. Era tutto serio e mi diceva che nel primo pomeriggio sarei dovuta andare alla villa, doveva parlarmi..aveva una voce strana, rauca, come quella che gliv eniva anni prima, quando piangeva perchè suo padre mi trattava male; forse era successo qualcosa di grave con Mirta..
Semplicemente lasciai Sheryl da un'amica per tutto il pomeriggio, e poi anche a dormire; presi in prestito di nuovo l'auto di Devon per andare alla villa e parcheggiai dietro il cancello. Non mi sembrava opportuno entrare dalla porta principale, così preferii dalla porta di servizio. Feci uno squillo ad Aaron, ma quando entrai me lo trovai davanti
-Ah..- esclamai allontanando il cellulare dall'orecchio -ti stavo chiamando..- dissi con un sorriso, ma lui non rideva.
Anzi, era impassibile poggiato sulla tavola di legno della vecchia cucina a braccia conserte. Mi fissava mentre poggiavo la borsa sul mobile
Feci un sorriso -che hai?- piegai il collo di un lato, scherzosa -non ti senti bene?-
Mi indicò con un cenno del volto un foglio di carta sul mobile di linoleum dinanzi me, ed il mio sorriso svanì quando capii che era serio
-E questo?- feci prendendolo in mano
La stanza era calata in un silenzio provondo, mentre io leggevo le prime righe del foglio
'Test privato del DNA'
Il cuore saltò dal mio torace in gola e deglutii per calarlo giù; continuai a leggere
'soggetti presi in test:
  -Aaron Jonathan Woosden
  -Sheryl Dikon
'
Le mie gambe cedettero, ma cadendo dietro di me non c'era nulla, così andai a sbattere contro una grande mensola e sbattei la nuca. Aaron alzò un sopracciglio, guardandomi
'risultato del test: Positivo (100% di parentela)'
Annuii guardando il foglio e deglutii lentamente; lo piegai due volte e poi lo strappai, ancora una volta, e un'ultima. Alla fine feci cadere i pezzi di carta a terra e guardai Aaron annuire
-Se era per questo che mi hai fatta venire qui- dissi piano, non avevo la forza di parlare a voce alta -potevi risparmiartelo-
Presi la borsa dal mobile e feci per andarmene dalla porta
-No, non è solo per questo- disse lui a sguardo basso ed io mi voltai verso il tavolo e mi avvicinai
-Volevo parlarti- disse solo
Alzai le mani -cosa devi dirmi? Vuoi tua figlia? Bene, prenditela-
-Non sono un mostro, Winnie- si staccò dal tavolo, ma rimase fermo a fissarmi
-Non chiamarmi Winnie- scandii bene le parole, mentre mi scendeva una lacrima sulla guancia
-Ehy..- sussurrò e si avvicinò a me, alzò una mano e, con un dito, mi fermò leggermente la lacrima cadere -non piangere-
-Vuoi portarmela via, non è vero?- feci due passi indietro
Scossa la testa -Winth, voglio solo parlare- mi fece cenno di sedermi al tavolo, ed io lo seguii
-Cosa vuoi?- mi sedetti davanti a lui e mi prese le mani, ma io mi ritrassi
Sospirò -finiscila, Win, per favore..-
Aprii la bocca ma non sapevo cosa dire, così aspirai e rimasi in silenzio
Mi accarezzo il braccio, poi il gomito, fino a finire a giocherellare con la mia spalla. Feci un lamento spaventata, e mi appoggiai di scatto alla sedia, lui rimase con la mano allungata sul tavolo, guardandomi con dolcezza
-E' questo che vuoi?- mi scesero altre lacrime -vuoi il mio corpo?-
Aggrottò la fronte e si avvicinò a mecon la sedia, con una mano mi accarezzò il palmi, che erano stretti a pugno sulle gambe e con l'altra mi alzò in mento, continuando a fissarmi
-Winnie?- disse dolcemente -sono sempre io, sono Aaron..-
Tirai su col naso -cosa c'è?-
-Sheryl..- iniziò sedendosi bene sulla sedia
-No, Aaron ti prego no..- chiesi implorante
-Winth..-
-Aaron no!- balzai in piedi facendo cadere la sedia dietro di me -tu non puoi farlo! Non puoi portarmela via!-
-Winther, è mia figlia..- disse triste, a occhi sgranati
Scoppiai silenziosamente a piangere, appoggiandomi con la schiena al mobile dietro di me -lo so, è tua figlia, lo so..-
-Io voglio che stia con me..- disse piano
Annuii -Davvero vuoi farlo? Vuoi farmi rimanere sola, di nuovo?-
-Winther tu non sei sola- riuscì a dire
Risi sarcasticamente -ma tu guarda che devo sentire..-
-Finiscila Winther!- urlò
-Tu- dissi avvicinandomi, puntandogli l'indice allo sterno -tu non sai niente di me-
Mi prese la mano e me la strinse. Era calda, mi faceva star bene; poi si chinò sul mio viso, guardandomi negli occhi
-Io non voglio che tu soffra, Winnie, credo che hai già sofferto abbastanza in passato- disse lentamente -non meriti altro dolore-
-Sai, è curioso che proprio tu mi dica questo- mi dimenai dalla sua stretta e incrociai le braccia sul petto -sai cosa ho dovuto sopportare? Sai che ho dovuto abbandonare la scuola? E sai quanto mi piaceva..non ho potuto avere una vita mia! Avevo solo quindi anni e dovevo fare la madre, Aaron, ed ero sola!- gli urlai contro -mia madre se ne andò quando scoprì che ero incinta e tutti i miei 'amici' mi voltarono le spalle, non puoi immaginare lontanamente quanto abbia dovuto soffrire, solo perchè tu non c'eri! Avevo anche pensato di dirtelo..quando uscisti dalla caserma..-
-Allora perchè non lo hai fatto?- mi urlò contro anche lui
Lo guardai con le lacrime agli occhi -perchè ti amavo, Aaron- riuscii a dire -e perchè ti amo, ti amo ancora da morire! E sapevo che se sarei venuta da te con una figlia tu avresti voluto stare con me e tuo padre ti avrebbe abbandonato..-
Lui rimase a bocca aperta  fissarmi
-Sapevo che adoravi la tua vita, non potevo permetterlo- dissi deglutendo -poi, pensavo che tu non mi volessi più, che mi avessi dimenticato..-
Lui mi strinse forte fra le spalle -come facevi a credere questo, Winther!- gridò
Piangevo ancora più forte -io..io non lo so..-
-Winnie..- mi lasciò le spalle e mi prese il viso fra le mani -io non sono mai riuscito a dimenticarti, ti amo ancora, ti amo talmente tanto Winnie...non posso dimenticarti, è impossibile..-
-Aaron tu vuoi lasciarmi sola, di nuovo- ripetei
Ma lui non rispose, mi porse una scatola rettangolare di cartone e mi accarezzò il viso -mentre ero al militare mi piaceva sciverti lettere, Winnie- disse dolcemente -sapevo che non ti sarebbero arrivate, ma scrivevo tutto quello che mi passava per la mente, e mi faceva star bene..-
Mi diede un piccolo bacio dulla guancia, e me ne andai senza dire niente.

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Capitolo 7
*** Voglio averti, ora ***


''          13-09-1993
Ciao piccola,
sorrido come uno scemo mentre ti scrivo, sai? Mi manchi tanto..sono passati sei mesi da quando me ne sono andato, mi manchi da morire, non riescoa  vivere senza di te. Qui, i primi giorni, mi hanno trattato male, mi hanno picchiato, ma sono forte. Solo stamattina sono riuscito a convincere i miei compagni di stanza a passarmi dei fogli ed una penna, non vedevo l'ora di scriverti. Oggi festeggiamo tre anni insieme, ti ricordi?  Il 13 settembre 1990 ci siamo scambiati il nostro primo bacio e, con un piccolo, luccicante anello, ti ho confessato che ti amo. Dopo tre anni sono qui che cerco di fartelo capire, ma le nostre vite sono state divise amore mio, spero che un giorno ci rivedremo, magari fra due anni, quando uscirò, magari sarai lì ad aspettarmi, anche se so che mio padre farà l'impossibile per allontanarti . Ho voglia di averti, piccola, di stringerti forte e coccolarti tutta la notte, come facevamo sempre, ora dobbiamo solo abituarci al fatto che è tutto finito ormai, anche se mi manchi da morire e vorrei tenerti stretta a me, devo lasciarti andare.
Ti amo amore mio, non so più come dirtelo. Appartengo a te, non sarò mai di nessun'altra, non posso chiederti lo stesso, crescerai e diverrai una bellissima donna, cara, dolce Winnie, tutti gli uomini morirebbero per te, io ti terrò nel mio cuore, sempre, ma non voglio che tu soffra come sto facendo io, non voglio dimenticarti per il semplice fatto che ti amo e non voglio smettere, ma tu non devi, tu devi essere felice. Voglio rivederti, un giorno
Non ti dimenticherò,
ti amo cucciola
   Aaron J.
''
Aveva fatto il cuoricino al punto sotto la J, lo adoravo quando lo faceva, era dolce.
La lettera mi fece piangere, seduta sul divano a tv spenta, sola in casa, con il pacchetto di fazzoletti di fianco.
Due mesi dopo, il 15 novembre 1993 sarebbe nata Sheryl, e la mia vita sarebbe cambiata per sempre.
''                16-04-1995
Winnie, quanto ti amo.
Volevo solo ricordartelo.
Tra cinque mesi sarò fuori di qui, finalmente, non so se tu ci sarai, anche se in fondo al mio cuore so perfettamente che sarà difficile che io e te un giorno ci rivedremo, ma ti voglio. Voglio te qui, in questo momento, voglio averti, tutta la notte. Mi manchi.
Sono quasi cinque anni che 'stiamo insieme'. Mi piace dirlo, anche se non è vero; Dio quanto ti amo.
Mi sono fatto un paio di amici qui, sai? I primi amici che non mi vogliono solo per i miei soldi, sono Hendrick e Nick, se tu li conoscessi li adoreresti, ne sono sicuro. Tu vai d'accordo con tutti piccola mia. Ma in questo momento, io, ho solo bisogno di sentire al tua voce, ancora una volta, mi manchi, mi manchi tanto. Mi ero portato dietro un paio di tue fotografie, sei bellissima, ora lo sarai ancora di più. Il sole in controluce, tu che sorridi, con in mano una margherita. Tutte le volte che la guardo scoppio in lacrime; sono uno debole, lo sai. L'ho tutta rovinata quella foto, con le lacrime, e con i baci che gli ho dato. Più penso che non ti rivedrò, più mi sento triste. In ogni singolo giorno, in ogni singolo momento ci sei tu. Quando vedo un raggio di sole entrare dalla finestra penso ai tuoi occhi brillanti, quando vedo le stelle illuminare il cielo notturno penso al tuo sorriso. Sei in ogni mio attimo di vita, in ogni mio respiro.
Solo, ti amo, non c'è nulla in più da dire.
Sempre io,
il tuo Aaron
''
-Pronto, Aaron?-
lo chiamai dopo essermi soffiata il naso un'ultima volta, ed aver rimesso la lettera al suo posto
-Possiamo vederci? A casa tua va benissimo..tra un'ora? Ok-
Chiusi.
Avevo voglia di lui.

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Capitolo 8
*** Sex! ***


Suonai al campanello, una, due, tre volte. La quarta volta Aaron mi aprì
-Winnie che fai q..-
Lo zittii con un bacio ed entrammo dentro chiudendo la porta dietro di noi
-C'è qualcuno in casa?- mormorai spostandomi sul suo collo
-Beh..Mirta è uscita con delle sue amiche, e torna domani a pranzo, mio padre è fuori per affari..c'è solo la servitù..- balbettò stralunato
-Bene..- dissi piano -scusami per prima, Aaron- continuai a baciarlo -ma ero arrabbiata con te..-
Ci staccammo -Winnie..- disse dolce passandomi una mano sulla guancia -mi dispiace per Sheryl ma..-
-Non sono stata una buona madre per lei- lo fermai -con te e con Mirta, sarà al sicuro e sarà educata a dovere, magari se di volta in volta mi permetterete di vederla mi farà piacere..- dissi giocherellando con le sue labbra. Quelle labbra
-Quindi per te va tutto bene?- chiese preoccupato
Sorrisi ed iniziai a baciarlo all'orecchio, poi gli sussurrai -farò domanda per un lavoro alla villa, così potrò stare accanto a mia figlia e all'uomo che amo, anche se non posso averti Aaron, voglio solo chiarire-
Lui si girò e mi guardò negli occhi, tenendomi il viso fra le mani e mi sorrise -piccola, ti va di salire su, con me?-
Annuii - voglio solo passare un'altra notte con te- ripresi a baciarlo -prima che mi sarà pribito averti-
Mi prese in braccio e, continuandomi a baciare mi portò su per le scale, in camera sua ed entrammo chiudendo al porta
-Winnie, piccola?- mi chiamò fra un bacio e l'altro -ne sei sicura? Non voglio metterti nei guai..-
Mi staccai da lui e poggiai le mani sui suoi pettorali -ti ricordi quando stavo con te e tutti mi dicevano puttana?- dissi fissandogli la bocca
Lui annuii accarezzandomi i capelli
-Forse, per una volta, questo si avvererà..- dissi solo, e ricominciai.
Mi stringeva forte in vita, mi attirava verso di lui ed io cominciai lentamente a sbottonargli la camicia, mentre ogni tanto ci scambiavamo un bacio. Girammo su noi stessi, mentre io gli toglievo definitiavamente la camicia e presi baciargli il collo; intanto lui mi toglieva la maglietta. Ci togliemmo uno a ciscuno le scarpe e ci sedemmo sul letto. Avevamo chiuso a chiave la porta, nessuno sarebbe entrato; iniziò anche lui a baciarmi il collo, intanto io gli toglievo la cintura, poi ci ritrovammo uno sopra l'altro, con ancora qualche vestito addosso, per fortuna
-Winnie?- mi chiamò dolce come il miele
-Si?- gli morsi un labbro
-Ti amo- disse piano
Sorrisi, e ci mettemmo sotto le coperte.

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Capitolo 9
*** 13 Settembre ***


Mi svegliai lentamente, togliendo la mano da sotto le coperte e strofinandomi l'occhio. Tutto intorno a me era silenzioso, non uno scricchiolio
-Buongiorno piccola- mi sorrise Aaron
Feci un balzo per lo spavento -Aaron!- lo richiamai tirandogli un pugno sulla pancia -mi hai spaventata!-
Rise -primo: mi hai fatto male, secondo: mi hai fatto male..- scherzò.
Gi stringemmo e ci scambiammo un paio di dolci baci
-Va tutto bene?- chiese dopo un pò facendmi occhi dolci
Anuii -per quello che può andare bene..-
-Dai..- mi diede un bacio sulla guancia
-Senti- lo allantonai -quello che è successo fra noi..sette anni fa..-
-Sette anni, tre mesi, 9 giorni...- mi interruppe
Lo guardai come se fosse pazzo.
Fece un sorriso -...47 minuti e 54 secondi..-
Alzai un sopracciglio -scusa?-
Sospirò ridendo -ho contato i secondi senza te..-
-Oh...- mormorai tornando al mio sguardo tranquillo -comunque sono sette anni, 10 giorni, 50 minuti e 28 secondi-
Gli feci un sorriso -non sei l'unico a tenere i conti-
Rise -va bene, mi ci devo abituare- prese fiato -comunque...cosa dicevi?-
-Dicevo che..- insipirai -forse dovremo lasciarcelo alle spalle..sarebbe meglio..-
Deglutì e si mise supino sul letto, stringendomi in vita con un forte braccio -io..io non ce la faccio, Winnie, ti ho amato troppo, e ti amo troppo..-
-Ma..-
Ci baciammo di nuovo, ma io mi scostai dalla sua presa -è stata solo una notte, Aaron-
Sospirammo a sguardo basso, e lui si staccò da me e si mise per conto suo -va bene-
Si strofinò le mani sulla faccia ed io mi misi il più possibile vicino a lui -non fare così...-
-Vale se ti dico che vorrei passare moltissime altre notti con te?- mi prese le mani e mi guardò con i suoi occhi da cane bastonato
-Mi porterai via mia figlia, devo avere in qualsiasi modo un contatto con te per questo..- guardai in basso
-Piccola, ascolta- con una mano mi accarezzò il volto -so che non vuoi separarti da Sheryl e nemmeno io lo voglio, l'unica cosa è che credo che debba passare un pò di tempo anche con me-
Annuii triste -lo so..ma ti prego non farla soffrire- gli passai una mano fra i capelli -ha già sofferto troppo stando con me-
-Lo so che farla vivere fra due famiglie non è il massimo, soprattutto per una come Mirta..- aspirò -mi sto rovinando la vita da solo..-
Gli scivolò una piccola lacrima sulle guance, che finì sulle sue labbra; feci un sorriso malinconico e gli presi la mano fra le mie, stringendola al mio cuore
-Intanto tu stai vivendo in questo momento, io da quando te ne sei andato mi limito ad esistere- dissi guardandogli le labbra, poi spostai lo sguardo sui  suoi occhi e gli accarezzai la guancia sinistra -è per Sheryl che non ho scelto di morire, altrimenti..-
-Come ti è venuto in mente?-  mi richiamò sgranando gli occhi
-Non sgridarmi..- mi fissai le punte dei piedi -ti ricordi che prima di incontrarti ero solo una nerd asociale, vero?-
Inspirò e si calò sul letto
-La mia vita è iniziata ed è finita con te, Aaron- ripresi -quando te ne sei andato il mio mondo mi è crollato addosso-
-Mi dispiace Winnie..- disse sincero prendendomi la mano e giocherellando con i miai riccioli -vorrei tanto poter fare di te la mia regina, sai?- fece un sorriso distratto -vivere la nostra vita insieme, ed essere felici, con Sheryl, e tanti, tanti altri figli..ne vorrei tanti- mi diede un bacio -da te-
-Ma c'è Mirta..- mormorai
-La lascio- il suo viso si illuminò -ti va?-
-Aaron..- lo richiamai
-Dai!-  mi fece lui tutto felice -andrò contro il volere di mio padre, e allora?-
-E' questo il problema...- gli feci notare -io voglio che tu sia felice e Mirta..-
-Io non sono felice se non sto con te- disse tutto d'un fiato
Rimasi a bocca aperta, poi mi scossi e mi misi seduta sospirando
-Dove vai?- chiese Aaron, rimasto a mani vuote
Mi girai verso di lui, tentando di abbottonarmi la sua camicia che era a terra; lo guardai a braccia incrociate e feciun sorriso e girai il letto, fino ad arrivare al suo lato, mi inginocchiai davanti al comodino, intanto che lui mi guardava e mi passò la mano sul fianco, mentre rimaneva allungato sul letto. Presi la foto incorniciata pesantemente in argento dal suo comodino e sospirai su di essa
-Dovresti toglierla- dissi passandoci la mano sopra
Raffigurava me e lui abbracciati in un fresco pomeriggio d'autunno; io a vevo in mano una margherita e sentivo il suo odore, tenendo gli occhi chiusi, mentre Aaron mi abbracciava da dietro e mi baciava il collo. Quello era il nostro secondo anniversario; era stata scattata nel parco davanti la scuola di Sheryl, dove ci eravamo conosciuti. Ecco perchè ci tornava sempre, perchè era sempre lì.
Passò la mano sulla cornice e le nostre mani si incontrarono. Per un periodo infinito di tempo ci guardammo negli occhi
-Non ci riesco a buttarla via- sospirò
-13 settembre 1992- mormorammo all'unisono
-Sono passati otto anni da allora ormai..- dissi pensierosa
-Come eravamo felici..- osservò -mi manca-
-Manca anche a me-
Tredici settembre.

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Capitolo 10
*** First Kiss ***


C'era una ragazza che passeggiava tranquilla per il parco, leggendo un buon libro e ascoltando musica leggera; ogni tanto si fermava per ammirare il paesaggio sotto la collina. Il sole le illuminava il volto, rendendola ancora più bella di quanto già non lo fosse. Aveva dei jeans stretti un pò troppo leggeri per essere una infreddolita domenica mattina di aprile e una semplice maglietta gialla ed una giacchetta di flanella nera; una sciarpa color marroncino che probabilmente aveva filato lei e i suoi lunghi capelli mossi color rame, biondi al sole, ondeggiavano al vento mentre le sue mani trascurate passavano fra le pagine. Qualcosa disturbò la sua quiete. Un gruppo di ragazzi faceva casino indistrubato dietro di lei. Senza che se ne arcoggesse venne travolta dalla 'folla' ed uno di loro la urtò, facendola cadere a terra; i ragazzo continuò a camminare e si girò solo per un secondo, urlando scusa, senza farci troppo caso, e se ne andò ridendo. La ragazza sbuffò cercando di rialzarsi, e di pulire il libro dalla pozzanghera dove era finito. Poi però qualcuno si abbassò davanti a lei e le sfiorò le dita
-Aspetta- sussurò il ragazzo, chino su di lei -ti aiuto..-
L'aiutò a rialzarsi -grazie- mormorò la ragazza -sei stato molto gentile-
Il ragazzo sorrise e un raggio di lui gli illuminò di cielo gli occhi loro ghiaccio, la ragazza ne rimase incantata
-Non c'è di chè- disse poi -ti ho vista qui tutta intenta a raccogliere le cose che quello scemo di Luka ti ha fatto cadere..-
Anche la ragazza fece una piccolo sorriso -grazie mille, di nuovo-
-Allora..- il ragazzo le fece verso di dirle il suo nome
-Oh, Winther- disse timida -mi chiamo Winther-
-Winther- disse lui fra sé e sé -che bel nome-
Sembrò sincero.
-Beh..ti va ti venire a prendere un drink al bar con me?-
La ragazza annuì con un piccolo sorriso stampato sul viso.
 Cinque mesi dopo i due, nello stesso luogo, si scambiarono il loro primo bacio.

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Capitolo 11
*** Cosa possono cambiare le parole? ***


 Erano due settimane che non vedevo nè sentivo Aaron, era da quando avevamo passato la notte insieme che non avevo sue notizie.
Quel giorno era due giorni prima del su matrimonio, la sera dopo ci sarebbe stata la cena, e poi il matrimonio ed il pranzo, una cosa orribile, ma tanto loro erano ricchi.
Aaron suonò il campanello, mentre io ero indaffarata con le valigie mie e di Sheryl, ci saremo trasferite alla villa dei Woosden solo per un pò, così andò lei ad aprire
-Aaron!- urlò e gli saltò in braccio
-Ehy!- rise Aaron -che fai? Ti lascio due settimane e mi cresci così tanto?!-
-Lo sai che la mamma sta per avere un fratellino?- disse timidamente Sheryl
A quel punto apparvi io dalla soglia della porta -Sheryl su, vai a finire a mettere la tua roba nella valigia-
-Uffa- si lamentò e, passando, sia io che Aaron le scompigliammo i capelli
Soli  lo guardai facendo un piccolissimo sorriso e sospirando, poi entrai in casa e lui mi seguì. Eravamo nella mia stanza, io ero intenta a mettere le mie cose dentro il borsone, ma Aaron mi venne da dietro e mi strinse in vita
-E' verò quello ch eha detto Sheryl?- disse baciandomi il collo
Io sciolsi l'abbraccio e feci un'altro sospiro
-Che c'è?- chiese lui
Mentre io cercavo i miei vestiti nell'armadio lui si diresse verso il ripiano superiore allo specchio della mia camera e prese dei fogli
-Queste..- disse sorridendo -queste sono le prime ecografie-
Mi girai verso di lui ed annuii a sguardo basso
-Winnie è fantastico!- era felice, davvero felice -avremo un'altro figlio..-
-No Aaron, io avrò un'altro figlio, non tu..- gli strappai i fogli di mano
-Win..- mi chiamò -dai, non fare così..-
-Puoi andare?- dissi con occhi imploranti -per favore..-
Guardò in basso, poi si avvicinò a me e mi prese l'ecografia dalle mani, con delicatezza
-Me ne vado, va bene- poi mi strinse forte in vita e mi passò una mano sulla pancia, baciandomi una tempia -ma nulla di quello che dirai o farai mi farà cambiare idea, Winnie..-
Sospirai guardando il pavimento
-Ti amo Winther- allentò la presa -non scordarlo-
Mi ama, pensai. E questo cosa cambia?

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Capitolo 12
*** Cuando el Amor se Acaba ***


12 settembre 2000, cena nuziale del sig. Aaron J. Woosden e sig.rina Mirta Nalita. Invito ufficiale'
M a davvero, chi celebra un matrimonio a settembre? Che cosa stupida.
                ''Te darìa todo..
si el miedo no insistiera en que te vas a ir
                 te daria todo
''
si mi alma que ahora es tuya se pudiera ir contigo..''
Te daria todo, Dulce Maria. Una delle stupide canzoni elencate nella stupida lista della stupida cena di Mirta ed Aaron. Perchè avevo accettato quel lavoro? Era la cosa più orribile che avessi mai fatto in tutta la mia vita.
Quando scesi dal palco mi diressi verso il banchetto dei cocktail, erano tutti altamente alcolici, solo un paio di bottigliette erano analcoliche, così scelsi con cura. All'improvviso due uomini, sulla trentina, si avvicinarono a me, al banco
-Complimenti, le canzoni erano fantastiche- disse uno di loro, sorridendo.
Era molto più alto di me, folti capelli bruni e ricci e profondi occhi verde smeraldo, che ipnotizzano alla vista. Indossava lo smoking, come tutti gli uomini in sala
-La sua voce è fantastica, e lei è bellissima..- continuò l'altro
Lui era un pò più basso, più o meno come Aaron, aveva capelli neri e gellati e grandi occhi pece. Erano entrambi molto belli
-Grazie mille- dissi con un sorriso girandomi verso di loro -siete molto gentili-
-E' la verità- fece il primo -piacere, Hendrick Uckerman- disse stringendomi la mano
Hendrick?
-Nick Puente Pontilla, al suo servizio- l'altro uomo mi baciò la mano
Nick?
Feci un sorriso -Winther Dikon, piacere-
-Mmh- mormorò Hendrick - credo di aver già sentito questo nome..-
Gli amici di Aaron, quelli che aveva conosciuto in caserma.
-Bhe- ripresi io -voi siete amici di Aaron?-
-Si, siamo i suoi migliori amici da quasi sette anni ormai..- mi spiegò Nick
Come pensavo.
-Ma perchè rimaniamo qua dentro?- disse Hendrick -si asfisia! Usciamo un pò, le va?-
-Certo- dissi sorridendo, e mi misi sotto braccio a entrambi.
Andammo fuori, verso il giardino inglese, e ci sedemmo a una panchina fra le fitte foglie tutt'intorno a noi ed inizziammo a parlare, del più, del meno, delle nostre vite ed emerse che avevamo molto in comune
-Comunque ora basta- dissi io dopo un pò -diamoci del tu-
Era uscito fuori  che loro avevano una band che stava andando davvero forte, così mi proposero di unirmi a loro, e mi offrirono di vivere nella loro grande casa, con mia figlia.
Quando dopo una mezz'ora buona rientrammo nel salone da ballo della villa i fidanzati stavano uno stretto all'altro ballando un lento, ma la maggior parte degli invitati avevano facce sconsolate, si annoiavano. Io e i ragazzi, così, decidemmo di movimentare un pò la festa.
Finito il lento Aaron si staccò dalle tette di quella smorfiosa di Mirta e salì sul palco, facendomi segno di salire anche io
-Gentili signore e signori- annunciò al microfono -vorrei dedicare un duetto alla mia amata Mirta; come avrete certamente notato il repertorio musicale di questa serate è quasi tutto in spagnolo, questo per rendere omaggio alle nostre radici sudamericane-
Este Corazon degli RBD. No, questa non doveva farmela. Stavo per piangere durante la canzone. Essa parlava di una donna lasciata sola dall'amato, che se la faceva con un'altra donna, e gli confessa di amarlo, gli dice che quando se ne è andato si è portato via la sua felicità. Era come se gliela stessi dedicando
'' Y este corazón que te robaste cuando te marchaste,
                     y te marchaste con mis besos,
                   con mis besos y mis sueños
''
Ci guardammo per tutto il tempo, ansimando, e quando Mirta salì nsul palco per abbracciarlo, quando la musica finì del tutto, lui alzò lo sguardò dal suo abbraccio e mi guardò triste, ed una lacrima cadde giù dai suoi occhi, ma se la asciugò in fretta, in modo da non farsi vedere da Mirta. A quel punto salì Hendrick e spinse via i piccioncini giù in pista e lui fece partire la musica
-Bene- dissi al microfono -ora è tempo di cambiare musica-
Mirta mi guardò con uno sguardo fulminante dalla platea, ma in ogni caso io iniziai a cantare, in duetto con Hendrick, che bella voce aveva Hendrick
'' No me has dado tiempo de disimularte
                que te quiero hablar
que por un beso puedo conquistar el cielo
            y dejar mi vida atras.
''
Lu por Besarte, RDB, rigorosamente dedicata ad Aaron, come le altre che vennero dopo.
A fine musica, quei pochi attimi muti, Mirta cercò di dire qualcosa, ma il meglio doveva ancora venire. Un duetto con Nick, scelse un'altro classico degli RBD, Solo Quedate en Silencio
''Te encuentro despierto
      me dices lo siento
con una lagrima derramas
''
Cantai praticamente tutta la canzone strusciandomi a Nick, per lo più lo feci perchè i fidanzatini là sotto sis entissero indignati. Ma agli invitati piaque molto la canzone, e anche la precendete, così ci acclamarono molto. Finimmo in bellezza, con una canzone da solista, che dedicai interamente ad Aaron, Cuando el Amor se Acaba
''Y soy... una chica enamorada de tus caricias
       y hoy hago paro y no es un motor
             buscando sin saber
        con quien vas a ceder
''
L'unico problema fu che durante buona parte della canzone fissai intensamente Aaron, e verso la fine sentii una lacrima scivolarmi sulla guancia destra, e anche lui sis entì visibilmente affranto.
    A fine cena Aaron e Mirta ci convocarono in privato per 'sgridarci'; quando arrivarono, io e i ragazzi stavamo strimpellando qualche nota di Que Hay Detras, ci divertivamo, e parlare con loro non era così pesante che con Aaron, prendeva tutto troppo seriamente, anche se lui mi faceva sentire bene come ness'un altro..
-Che vi è saltato in mente?- ci aggredì
-Hey calmo fratello- fece Nick -volevamo solo movimentare un pò la festa-
-Già, non vi scaldate- continuai io
-Non dovremmo scaldarci?- alzò la voce Mirta
-Tesoro..calmati..- cercò di parlarle  Aaron
-No, io non mi calmo!- urlò rossa di rabbia -e riguardo a te, zoccola che non sei altro- mi puntò il dito contro -d'ora in poi andrai a strusciarti alle persone in mezzo alla strada, sei licenziata puttana!-
-Mirta!- la richiamò inutilmente Aaron
-E riguardo a voi- disse rivolgendosi a Hendrick e a Nick -non mi importa chi siete, non voglio mai più rivedervi!-
-Bene- dicemmo all'unisono io ed i ragazzi
Mi avvicinai a lei -sarò anche una puttana, ma sarò sempre e comunque meglio di te- sbuffai sompigliandole la lavorata acconciatura -ti auguro di riuscire a portare qui il coro delle voci bianche di Vienna, per domani-
-Bene Aaron, su scegli!- iniziò Nick -o lei o noi!-
-Già- concordò Hendrick -o i tuoi due migliori amici inseparabili o una smorfiosetta da quattro soldi-
-Ragazzi..- stava per dire qualcosa, ma Mirta si infilò tra le sue braccia
Scossi la testa sconcertata, con le braccia incrociate al petto -ci hai proprio deluso, Aaron-
-Non ce lo aspettavamo da te- finì la frase Nick.
E ce ne andammo, senza che loro potessero aggiungere altro.

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Capitolo 13
*** All at Once - All'Improvviso ***


Dlin Dlon.
Il campanello della porta suonò, ma noi non lo sentimmo. Eravamo a casa di Hendrick e Nick, dividevano un grande casato in periferia, io e Sheryl saremo rimaste per un pò là, sempre tenendo la vecchia casa. Lei era in stanza di Nick che dormiva, intanto io e i ragazzi ci eravamo addormentati uno accanto all'altro sul divano, dopo due divertentissime ore passate a provare canzoni con la chitarra di Hendrick. Dopo una decina di campanellate insistente la porta sì a pri, e qualcuno entrò nel salotto dove io e i ragazzi dormivamo
-Bene!- urlò Aaron a braccia conserte, e noi scattamo
-Che ore sono?- fece di scatto Nick
-Calma..- mormorai sistemandomi comoda sul divano
-Che c'è?- bisbigliò ad occhi chiusi Hendrick
-Cosa c'è vete pure una cosa a tre?- continuò indignato
-Ci lasci in pace?- gli dissi senza farci troppo caso
-Aaron?- disse piano Hendrick aprendo lentamente gli occhi -sei tu?-
-No, sono la befana!- disse con sarcasmo
-Ah bene- disse assonnato Nick -so di essere stato cattivo, riceverò solo carbone nella calza, ma ora voglio dormire..-
-Uff ragazzi è solo Aaron- dissi io
-Solo..Oh- mormorò arrabbiato
-Che vuoi ora? Ci hai cacciati via, lasciaci in pace- continuò cercando di riaddormentarsi Hendrick
-Winnie non dovresti essere lì, non è un posto giusto per dormire nella tua condizione- mi rimproverò Aaron
-Puoi finirla di fingere che ti importi?- mi sedetti comoda ed accavallai le gambe
-Mi importa- disse sgranando gli occhi -dovresti essere comoda, distesa su un letto in questo momento, senza muoverti-
-Sono venuta a quella merda della tua cena di matrimonio se non mi sbaglio, con dei tacchi altissimi, hai idea di quanto faccia male questo nella mia situazione? Forse dovresti provarci..- gli feci il verso -anzi prova a far crescere una vita dentro di te, vedi come ci si sente-
-Winnie..- sussurrò sciogliendo le braccia dal petto
-Finiscila- intervenne Nick strofinandosi gli occhi -hai fatto la tua scelta, ora vattene-
-No, rimango qui, devo parlarvi-  insistette lui
-Ma per favore- si stiracchiò Hendrick -torna da lei, vai!-
-No, ragazzi lei vi ha parlato al posto mio, non volevo cacciarvi..- cercò di spiegarci -non volevo che vi trattasse così-
-Allora perchè le hai permesso di insultare Winther? Non se lo meriatava!- si arrabbiò Nick
-Io..- mormorò chinando il capo. Gli si vide una lacrima scendergli lungo la guancia -..mi dispiace, non ho reagito come dovuto-
-E' questo che ci hanno insegnato dopo anni al militare!- urlò Hendrick -fare la scelta giusta e reagire come si deve, ad ogni cosa, ma a quanto pare tu non lo hai ami capito-
-Nick, Hendrick lasciate stare su..- li scansai con delicatezza da un lato e mi avvicinai ad Aaron -Aaron..-
-Winnie io..- cercò di giustificarsi
-Io capisco che tra me e lei tu sceglierai per sempre lei, è logico..- dissi con voce rotta guardandolo negli occhi lucidi -ma i tuoi amici Aaron...nulla vale più di loro-
Abbassò lo sguardò inspirando tremante, abbattuto dalle mie parole
-Questa volta mi hai deluso, davvero..- gli dissi piano
-Lo so, non ne azzecco una- disse con un sorriso fra le lacrime -voglio stare con te, viverti, amarti, ma l'unica cosa che riesco a fare è solo un gran casino nella mia vita..- fece una pausa deglutendo -la verità è che non so cosa fare..-
-Io ti direi di scegliere la donna che ami..- dissi iniziando a lacrimare -e se vuoi che io sia onesta, è che ho paura di chi tu sceglieresti..-
-Sceglierei te, Win- dise passandomi la mano sulla guancia
Scossi la testa -no, Aaron, è lei la scelta giusta-
Di lato Nick si soffiò il naso commosso, mentre gli occhi di Hendrick lacrimavano accarezzandogli i definiti zigomi
-Ma io amo te, ho sempre amato te- mi confesso
-No, è  giusto così, hai deluso me ed i tuoi amici, ma va bene, il tempo aggiusta tutto- sospirai -13 settembre 2000, un bel giorno per sposarti- cerca di sorridere -auguri, ma ora vai, è meglio così-
Aaron se ne andò, guardando a turno ognuno di noi, e facendomi una lieve carezza sul volto. Doveva andare così. Per forza. Era giusto.
-Winnie- sussurrò Nick
-Ci dispiace- finì Hendrick
-Grazie mille, ragazzi-
Grazie per prendervi cura di me come dovrebbe fare lui.

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Capitolo 14
*** Un bel viaggio ai Caraibi ***


-Dal potere conferitomi..- e bla bla bla bla -vi dichiaro..- e bla bla bla bla
Era tipo il terzo bicchiere di champagne che bevevo da dietro il salone delle nozze della villa, forse mi ero fumata 5 o  sigarette, mentre quello stronzo del prete 'ufficializzava' la cerimonia di quei due fannulloni in matrimonio. Ipoteticamente io non avrei dovuto nè bere, nè fumare, ero un'egoista a pensare solo a me stessa lo so, stavo uccidendo una vita, ma se quella creatura sarebbe nata che vita gli avrei dato? Riuscivo a malapena a mantenere Sheryl, con due figli sarei finita in assistenza sociale più velocemente di un battito di ciglia.
Quarto bicchiere di champagne. Iniziavo a sentirmi male. Mi ero portata dietro altri due pacchetti di sigarette rubate a Nick. Mi spostai nel giardino all'italiana quando gli invitai iniziarono a spostarsi nella sala da pranzo per il buffet. Altre cinque sigarette e una mini bottiglia di tequila rubata dal cassetto degli alcoolici del padre di Aaron. Bere e fumare così tanto fa già male di suo, figurarsi da una donna incinta. Ma in fondo non mi imnportava. Mio figlio non doveva vivere per strada facendo i salti mortali per vivere. Ero meglio così, me ne ero convinta. Non avevo i soldi per l'aborto, ed in ogni caso non lo a vrei affettuato, ne sono contro; in quel modo avrei sofferto moltissimo, mentre il bambino non avrebbe subito nulla. Volevo evitarli tutto quello che avevo fatto passare a Sheryl. Non giudicatemi come un mostro, dovevo proteggerlo, era meglio così.
Avevo proibito ad Aaron di avvicinarsi a Sheryl, non volevo soffrire, non volevo far soffire lei.
Fu alla fine del ricevimento che mi sentii male; Gli sposi stavano salendo sulla limousine nera che gli avrebbe  portati in luna di miele. Cosa avrei dato per essere al posto di Mirta. Ero dietro tutta la folla che li osservavo felici, fumando un'ultima sigaretta; Nick ed Hendrick erano dietro di me e mi osservavano, alla fine Aaron ci aveva fatti infiltrare, e loro non avevano il coraggio di dirmi qualcosa, meglio così. Una volta la salita la sposa lo sposo si rigirò verso la folla cercando il mio sguardo e, guardandoci per un'istante a entrambi scese una lacrima dagli occhi finendo tra le nostre labbra.
Il dolore alla pancia si fece più forte, ed iniziai a piangere. Non per il dolore, ma per quello che stavo facendo. Era sbagliato, lo sapevo, ma non sapevo davvero che fare ero disperata. I ragazzi mi soccorsero, ma persi i sensi prima di arrivare all'auto che mi avrebbe portato in ospedale. Nessuno si accorse di me, una fortuna spacciata pensai.
Mi risvelgiai un paio di ore dopo in ospedale, i ragazzi erano io seduto vicino all'altro, le lacrime secche sul viso, accanto al mio letto, che si riposavano ad occhi chiusi
-Ragazzi, sussurrai- ma non mi sentirono.
A quel punto il dottore entrò nella stanza
-Sig.rina Dikon, vedoc he si è svegliata- fece con una sfumatura di sarcasmo
-Si, come vede- incrociai le braccia sul petto, ed i ragazzi di drizzarono sulle sedie, svegli
-Sa che quello che ha fatto è stato molto pericoloso per la sua situazione?- mi sgridò -sa qual'è la enorme conseguenza?-
-Sentiamo..- ascoltai
-Non avrà più un figlio, lo ha ucciso- mi disse secco
-Grazie della notizia allora-
Grazie per farmi sentire un mostro anche quando cercavo di fare la scelta giusta.
-Winther..- mi chiamò Nick
-Se non voelva un figlio non c'era bisogno di tutto questo casino!- mi urlò contro il dottore
-Ehy!- lo sgridò Hendrick -le ricordo che siamo in un ospedale e lei è un dipendente, sta parlando con una donna che ha appena subito un aborto!-
-Lascia stare Hendrick, ha ragione- mi girai di nuovo verso il medico -solo che prima di giudicare dovrebbe entrare nella mia vita-
-Poteva benissimo lasciarlo in affidamento, o in un orfanotrofio- mi rimproverò di nuovo
-In affidamento? - diventai rossa dalla rabbia -si, così che passa da una famiglia all'altra come un cucciolo indesiderato, e in orfanotrofio?- doveva rendersene conto -ho passato tutta la mia infanzia in un orfanotrofio, non lo agurerei a nessuno tantomeno a mio figlio-
-Signorina lei..- ricominciò
-La smetta, ha già causato troppi guai qui- lo rimproverò Hendrick -se ne vada-
Il dottore se ne andò senza dire nulla, sbuffando
-Ragazzi..- iniziai a singhiozzare -non so come ringraziarvi...davvero-
-No, Winther, non meriti tutto questo- Nick si sedette affiancò a me e mi abbracciò.
Intanto Hendrick mi prese la mano -su, ora puoi chiederlo-
Sorrisi e mi asciugai le lacrime -sono partiti vero? Due settimane nei Caraibi..-
Che domanda stupida.
-A quest'ora si staranno già dando da fare- commentò Nick.
Ovvio. Sono perfetti, loro due.

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Capitolo 15
*** Un tulipano giallo ***


-Sai, Winther, prima lui non era così, era docle, simpatico e ti ascoltava sempre, c'era sempre-
-Da quando lo conosciamo ha sempre pensato solo e soltanto ad una ragazza, la amava; ma da quando suo padre gli ha fatto conoscere Mirta, due anni fa, è completamente cambiato..-
-Già, non sta più con noi, non siamo mai stati simpatici a Mirta, e lei gli ha proibito di stare con noi, non gli avaremo mai permesso di sposarla altrimenti!-
Sospirai -ragazzi- dissi a sguardo basso -seguitemi-
Hendrick e Nick mi avevano aiutato molto. Quando tornai dall'ospedale vennero a stare da me per un pò, mi aiutavano in tutto, se non fosse stato per loro sarei già crollata.
Li guidai dentro la mia stanza, alla destra del letto al baldacchino non rifatto c'era una porticciola di una cabina armadio. La porta era di legno bianco consumato, e la maniglia di ferro pitturato d'argento. Entrai, con i ragazzi dietro di me che mi seguivano, aprii la luce fioca del grande e spazioso sgabuzzino e davanti a noi si illuminò la stanzetta piena di scaffali e qualche scatola a terra. Era grande, una finestriola appannata e levigata dal tempo dietro uno scaffale faceva entrare un pò di luce, che illuminava il tulipano giallo nel vaso bianco e decorato di nero, sul tavolo ad un lato della stanza, di legno antico, che appena veniva toccato scricciolava; c'erano pure delle sedie molto vecchie e impolverate, non le usavo quasi mai
-Wow- esclamò Hendrick entrando nella stanzetta
-Sedetevi dove volete- dissi accucciandomi a terra.
Nick prese una sedia e la girò, si sedette davanti a me poggiando le braccia incrociate sullo schienale. Le lunge gambe dentro glia derenti jeans neri che terminavano con le Adidas argentate ricadevano ai lati e mi fissava con il viso sepolto fra le braccia e mi fissava con quegli occhi che sembravano ancora più neri con quella luce, ma in loro c'era una strana scintilla che risuonava nel buoio. Affianco a lui Hendrick si sedette al lato dello scatolone con le gambe strette al petto.Sembrava che i suoi jeans verdi stessero per strapparsi per lo sforzo a cui erano sottoposti; le sue Diesel nere consumate e sporche avevano a malapena la suola attaccata al tessuto e sbattevano contro il cartone della scatola davanti a me. Mise le braccia intorno alle gambe, stirandosi la felpa blu di superman e si lisciava insistentemente un riccio dietro l'orecchio
-Perchè ci hai portati qui?- chiese guardandosi attorno.
Hendrick, girandosi verso uno dei numerosi scaffali pieni di foto incorniciate, ne prese una
-E questo?- chiese passandoci la mano sopra
-Ma questa sei tu- osservò Nick prendendola dalle mani dell'amico -e questo è..-
-Aaron- terminai la frase incrociando le gambe e posandoci i gomiti sopra.
La foto raffiguarava me e Aaron proprio in quello sgabuzzino, era una delle mie preferite. Eravamo di fronte alla finestra e lui mi stringeva forte in vita da dietro e poggiava la testa sulla mia spalla, sorridendo; i nostri visi erano illuminati dalla luce fioca che entrava dalla finestriola della stanzetta. Ricordavo la sensazione che provavo allora, ero felice, non ricordavo quand'era stata l'ultima volta che mi ero sentita così
-Winther- Hendrick ricordò il mio nome, come in un lampo, sossurandolo quasi a sé stesso
-Ero io- sorrisi, spostandomi una ciocca di riccioli dietro l'orecchio -trenta gennaio 1991-
-Eri tu..- mormorò Nick.
Aprii lo scatolone con forza e vi infilai le mani dentro, come se mi facesse stare bene mettere le mani in una ondeggiata di ricordi. Ne ti rai fuori una serie di fotografie dentro una vecchia busta di carta bianca consumata dalle tarme. Eravamo io e lui, in una ero alle spalle della finestra e stringevo la mano ad Aaron ch era dentro di me, io lo guardavo col capo girato e gli sorridevo, anche lui mi sorrideva, ci riprendeva interi, dalla testa ai piedi. Era un ottimo fotografo lui, mi ricordavo che era quello che lui voleva fare da grande, ma suo padre non glielo permise, mai. In un'altra io ero al balcone di casa sua, che ridava sul curatissimo giardino dove lui giocava da piccolo, tirava vento ed i miei lunghi capelli svolazzavano in aria; sotto, nel giardino c'era lui che mi sorrideva tendendomi con le mani un boquet di margherite appena raccolte. Passai il malloppo di foto ad Hendrick che a sua volta lo passò a Nick
-Dovete sapere un paio di cose su di me..- iniziai
-Che genere di cose?- fece Nick passando le foto una ad una
-Cose un pò forti..- spiegai
-In che senso, scusa?- chiese Hendick alzando lo sguardo un'attimo dalle fotografie
-Non ho mai conosciuto mio padre- dissi d'un fiato -mia madre mi a mollato in un orfanotrofio fino ai miei sei anni mentre lei andava in giro a prostituirsi per le strade..ed ho subito, da sempre, violenze di ogni genere..- drizzarono il capo -fino ai miei dieci anni vivevo in un monolocale in centro con la mamma, ma lei continuava ad ubriacarsi e a picchiarmi ogni volta che tornava a casa, poi ci strasferimmo in una vecchia casa in questo quartiere..-
-Poi cosa successe?- chiese incuriosino Nick
-Poi..beh..avevo dodici anni- il viso mi si illuminò -ed era una domenica di primavera, faceva freddo ed io ero al parco, passeggiando, leggendo un libro, indisturbata, quando un gruppo di ragazzi mi travolse e mi fece cadere, nessuno di loro però si sognò di aiutarmi..-
-Non capisco..- continuò Nick.
Sorrisi guardando il contenuto dello scatolone -il libro che avevo in mano era uno dei pochissimi che mia madre mi aveva permesso di comprare, Fiori di Cannella- spiegai -lo avevo letto e riletto milioni di volte, ma era caduto in una pozzanghera, e si era rovinato..-
Entrambi mi guardarono con aria interrogativa.
Sospirai -all'improvviso le mie mani sfiorarono qualcos'altro che non era la carta del libro, un ragazzo, un bellissimo ragazzo con gli occhi cielo mi stava aiutando- sorrisi come una demente -sapete, Aaron è stato l'unico a trattarmi bene, o anche solo a parlarmi è che...lui era diverso, diverso da tutti..-
-Cosa accadde?- aggrottò la fronte Hendrick.
Distese le gambe e poggiò le mani dietro di lui per mantenersi, aveva messo la serie di fotografie in bilico sul cartone della scatola
-Suo padre- alzai lo sguardo -io non gli andavo bene, non ero una dell'alta società e, dopo ogni suo tentativo di separarci decise di mandare Aaron a fare servizio militare..- dissi a voce rotta -mi preoccupava di più il fatto che quello che stava per affrontare, in quella caserma, era pericoloso e non avremmo potuto lontanamente sentirsi..poi io non potevo- sospirai -quando scoprii di essere incinta dovetti abbandonare la scuola e mia madre mi ripudiò, ero sola e lui non c'era..-
-Winther..- sussurrò Nick  -ci dispiace..noi..-
Scossi la testa -no, non è nulla-
Misi di nuovo le mani dentro lo scatolone e tirai fuori la scatolina di cartoncino che mi aveva dato Aaron quando andai a casa sua, presi la lettera dove mi diceva di Hendrick e Nick e la aprii. C'era una foto di loro tre, con Aaron al centro che teneva per il collo Hendrick alla sua destra e Nick alla sua sinistra, ridevano felici. Erano così belli insieme
-Guardatevi- dissi con un sorriso, passando loro la foto -che carini eravate tutti e tre insieme!-
-Bei tempi all'epoca- rise Nick
-Già- concordai -bei tempi..-

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Capitolo 16
*** No se Parece ***


Avevo un vestitino color panna, o bianco sporco, dipendeva dalla luce. Di quelli con le spalline a canottiera ma larghe, e righe poco sopra il ginocchio; uno scialle di camoscio bianco e tacchi alti. Io e i ragazzi stavamo provando alcune canzoni, in un locale con la band e avevamo quasi finito
-Okay- dissi una volta che la musica cessò -facciamo un'altro e poi andiamo?-
-Va bene- annuì Nick dalla platea, bevendo un martini con ghiaccio -scegli tu la prossima..-
Il locale era quasi vuoto, oltre a me e a Nick ed Hendrick c'era il propietario che, da dietro il bancone, puliva i bicchieri con uno strazzio infeltrito e un paio di quattordicenni seduti a un tavolo a bere e a leggere un quotidiano.
Era passata una settimana da quando mi avevano dimessa e 10 giorni da quando Aaron se ne era andato, o meglio, da quando si era sposato. La vita scorreva avanti normalmente: di mattina lavoravo come menager, il pomeriggio avevo le prove con la band e il weekend matrimoni ed esibizioni. Vivevo con i ragazzi e con Sheryl, che era completamente felice, molto felice; a lei stavano molto simpatici Hendrick e Nick, e non perdevano occasione di giocare insieme come se fossero stati bambini.
All'improvviso la porta d'ingresso del bar si aprì.
-Benissimo- dissi di scatto, dopo aver visto la porta aprirsi -facciamo No Se Parece-
Aaron si pulì i piedi sul tappetino all'entrata; fuori pioveva e dovevano essersi sporcati di fango. Iniziò ad avvicinarsi al palco. Aveva una cappoto di pelle aperto, con una felpa sotto; tutti i capelli bagnati, insieme ai blue jeans e alla felpa che dal grigio chiaro era passato al nero per l'acqua. Mi sorrideva.
''Cae como lagrimas, la lluvia sobre mi...
y la tristeza no, no se parece a ti..''
Quella canzone la avevo dedicata ad Aaron poco dopo che se ne era andato, anni prima. Lui capì all'istante a chi era dedicata e così rimase lì a guardarmi cantare sorridendo. Sembrava felice.
'' Este frio que siento..
No se parece nada..''
Me ne andai senza dire una parola, e uscii dal locale; lui mi seguì
-Ehy- mi salutò con un sorriso
-Ehy...- dissi nervosa, cercando nella borsa l'accendino -ti dispiace se fumo?-
Alzò un sopracciglio -fumi?-
-Ho iniziato il giorno del tuo matrimonio..- spiegai accendendomi una sigaretta
-E' per questo che...- abbassò lo sguardo -Hendrick me lo ha detto..-
Annuii sputando fuori il fumo -si, è per questo-
-Winnie..- iniziò ad avvicinarsi -mi dispice tanto..-
-Fa niente..- feci un'altro tiro -a proposito, che ci fai qui?-
-Voglio parlarti..ho una notizia..- disse con un piccolo sorriso
-Che notizia?- chiesi indifferente
-Ti sei...ehm..fidanzata?- disse imbarazzato
Risi, spegnendo la sigaretta -non ho mai avuto un fidanzato in otto anni, figurati in due settimane..-
-Non ho mai capito perchè lo facessi..insomma ha l'opportunità di dimenticarmi, perchè non lo fai?- si avvicinò ancora di più
-E' che io ti amerò per sempre, anche se significasse avere il cuore spezzato in milioni di pezzi, migliaia di volte, Aaron- spiegai cercando di guardarlo negli occhi
Fece un sorriso -ma allora..- continuò -perchè mi tratti sempre così male?-
-Beh, è semplice, per due volte mi hai lasciata proprio quando avevo più bisogno di te- dissi sospirando -è solo per questo..-
Deglutì -quindi tu mi ami?- si avvicinò  a me, era a mezzo metro da me.
Lo guardai e presi un respiro -si, ti amo- dissi a fatica -ma ora torna da tua moglie, per favore, non continuare a farmi soffrire..-
Fece un sorriso enorme ed il suo viso si illuminò -non sono sposato-
Aggrottai la fronte -cosa?-
-Non sono mai stato sposato- disse sorridendo -Mirta Nalita in realtà è una vecchia ottantenne vedova-
-Non capisco..- mormorai.
Mi prese la mano -Mirta si era spacciata per lei, per sposarmi di un matrimonio di interesse- i suoi occhi brillarono -quindi la cerimonia non era valida..-
-Non prendermi in giro..- dissi sulla difensiva
-Non lo sto facendo..- sorrise ancora più insistentemente; copri la mia mano con le sue, e la baciò con delicatezza -Winther Dikon, io ti prometto di saperti amare, di saper renderti falice, per sempre-
-Oh Aaron- sorrisi e mi aggrappai al suo collo -prometti di non lasciarmi mai più- gli sussurrai nell'orecchio.
-Te lo prometto, Winnie- disse stringendomi.
Poi un bacio; un bacio.
Tutte le grandi storie d'amore finiscono con un bacio.

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