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di SailorDisney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Promesse da bambini ***
Capitolo 2: *** Dolci Ricordi ***
Capitolo 3: *** Il tempo perduto ***
Capitolo 4: *** Febbre d'amore ***
Capitolo 5: *** Mettersi alla prova ***
Capitolo 6: *** Guai in vista ***
Capitolo 7: *** Chi la fa l'aspetti ***



Capitolo 1
*** Promesse da bambini ***


1.
 
“Mamma, posso uscire adesso?” piagnucolò Goten tirando la veste di Chichi.

“Hai finito i compiti di matematica?” chiese la donna con le mani sui fianchi.

“Hmm…si!” rispose lui con un sorriso così tenero da non lasciare trasparire alcuna bugia.

“Allora puoi andare! Ma non allontanarti troppo… intesi?” si accertò Chichi.

“Uh…ok…” rispose lui poco convinto. Poi sfrecciò fuori di casa come un fulmine.

“E’ proprio uguale a suo padre…” commentò malinconica, riprendendo le sue faccende domestiche.
 
“Yuuuppi!!!” Goten corse nel bosco vicino casa, si guardò intorno e non vedendo nessuno spiccò il volo.

In pochi attimi, arrivò in una deliziosa casetta vicino alla città, bussò alla porta sorridente.

Una bellissima donna dagli occhi color ghiaccio e dai capelli biondi aprì la porta.

“Ehi piccoletto!” disse vedendo Goten.

“Ciao..C-18…” mormorò gongolando un po’ imbarazzato. “Marron è in casa..?”
 
La donna sorrise e aprì la porta per farlo entrare. “Vai, è di sopra.”

“Tesoro, chi era alla port…Oh, Goten! Che bello vederti anche oggi! Sei proprio un ometto ormai!” disse Crilin vedendolo entrare in casa.

“Ciao Crilin!” disse Goten sorridente, poi salì in fretta le scale e aprì la porta di una cameretta tutta in rosa.

“Posso entrare?” chiese il bimbo educatamente.

“Goten!” Marron si fiondò ad abbracciarlo non appena lo vide.

“Eheh… ti va di andare a giocare?” Disse lui.

“Va bene!” disse lei e insieme andarono in giardino.

Crilin li guardava dalla finestra. “Secondo te, si rendono conto delle minacce che incombevano su tutti noi? Come sono innocenti…”
commentò in un misto di ricordi bui e felicità del presente.

C-18 non rispose. Come sempre, le bastava uno sguardo per rispondere al marito. E Crilin era proprio di quello sguardo che si era innamorato.

Goten e Marron si rotolavano sul prato, ridendo come matti.

Improvvisamente Marron smise di ridere.

“Goten..” disse guardando il cielo.

“Si, Marron?” rispose fermandosi anche lui.

“Saremo amici per sempre, vero?” domandò lei, con l'innocenza tipica di un bambino che ha scoperto da poco il significato della parola amicizia.

“Certo, per sempre!” disse lui sorridente.

Per sempre.

 
 
 
 
DRIIIIIIIIIN!!!!!

Goten si coprì con il lenzuolo. Quell’insopportabile sveglia suonava ancora. E non poteva farne fuori un’altra scaraventandola contro il muro, sua madre non gliel’avrebbe fatta passare liscia stavolta.

La luce che filtrava dalle tapparelle colpiva proprio i suoi occhi.

“Hmm…” mormorò.

Sua madre gridò. “Tesoro, è arrivato Trunks! Ti sta aspettando!”

“Uff…” affondò la testa nel cuscino, e capì di doversi alzare. In fretta e furia si preparò, anche se ci teneva particolarmente al suo aspetto.

“Yawn…” sbadigliò rumorosamente entrando in cucina.

“Buongiorno, dormiglione!” disse Trunks allegro. “Non possiamo fare tardi il primo giorno di università, sbrigati!”

“ ..‘Giorno… ho passato una nottataccia.” Disse imburrando una fetta di pane tostato.

“Uh? E perché? Non mi dirai che ci sono ancora problemi con…”

“Già.” Tagliò corto lui.

“Ah..Goten, fa come me! Goditi la vita,  non scavarti la fossa con le tue mani!” disse Trunks con un’espressione davvero spensierata.

Goten alzò un sopracciglio, poco convinto delle parole dell’amico.

“Si, lo so ma.. credo che mi piaccia questa ragazza, stavolta. Ma è appiccicosa come una caramella gommosa.”

Trunks scoppiò a ridere. “AhAh! Beh.. almeno a questa hai affibbiato un nome simpatico. Sbaglio o l’ultima l’hai mollata dicendole che era una ‘Piovra insaziabile’?

A Goten scappò una risatina, ricordandosene. “Ehm… andiamo, o faremo davvero troppo tardi!” disse lui, prendendo la sua tracolla.

“Si.. andiamo, che è meglio!”

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Capitolo 2
*** Dolci Ricordi ***


2.
 
Trunks e Goten percorrevano la strada verso l’università, Trunks ruppe il silenzio.

“Sai… mi chiedevo.. Non ti sarai rammollito?! Si, è parecchio tempo che viviamo in pace. Ma sono sicuro che tuo padre preferirebbe vederti distrutto da un pesante allenamento che da una nottata di litigi con una ragazza…”

Goten non rispose, riflettè sulla parole dell’amico. “Papà…chissà come sta.” Pensò malinconico.

Trunks gli diede una forte pacca sulla spalla. “Su, amico! Riprenditi! Cominciamo questa nuova giornata e questo nuovo anno!”

Goten abbozzò un sorriso, quando arrivarono davanti l’università. Tanti ragazzi erano davanti il grande edificio e si avviavano verso le loro aule.

“Goten, ci vediamo durante la pausa, io sono in aula 3!” disse Trunks salutando l’amico.

“Si, a dopo!” lo salutò Goten.

Il ragazzo si guardò intorno nel corridoio, fino a trovare la sua aula, si mise a sedere e la lezione poco dopo cominciò. Improvvisamente, qualche minuto dopo, entrò qualcuno dalla porta con un gran trambusto.

“Anf…anf…scusate, è questa l’aula 18?” disse ansimando.

Goten si voltò, per dare un viso a quella voce vagamente familiare. Eppure, non l’aveva mai vista prima. Si sarebbe ricordato di una ragazza così. E di quei lunghi capelli biondi che incorniciavano il viso di una bellissima giovane donna.

“Si.. signorina, si sieda pure. E domani, si presenti in orario..” disse il professore, allungando un occhio mentre la ragazza di avviava verso il banco libero che non fece caso a nulla.

Goten lo notò subito, era ormai abituato all’occhio lungo di quel professore sessualmente inappagato, ma si tenne la sua disapprovazione per sè. Poi si voltò verso quella deliziosa figura, eppure sapeva di averla già vista. Le guardò le gambe uscire da un corto abito rosa, sembrava una bambolina..nel corpo di un’affascinante ragazza.

Quando la lezione finì, uscirono tutti dall’aula avviandosi verso il giardino.

Goten raggiunse Trunks, ma notò che parlava con una ragazza. Ed era proprio quella che aveva attirato la sua attenzione a lezione. Si avvicinò disinvolto.

“Trunks, non riuscivo a trovarti..”

“Goten! Hai visto chi c’è?!” disse rivolgendo lo sguardo verso la ragazza.

Goten la guardò negli occhi, lei arrossì lievemente. “Ciao Goten…” mormorò in leggero imbarazzo.

“Uh..?” Goten la guardò meglio. Riconobbe all’istante quelli occhi che un tempo conosceva così bene. “Non..non posso crederci. Marron?”

Trunks rispose al posto suo. “E chi altra sennò?!” poi si rivolse alla ragazza. “Da quanto tempo non ci si vede… come sta Crilin?! E 18?”

“Direi che va tutto bene! Sarebbero felici di rivedervi, sicuramente.” Disse lei.

 “Ed anche noi ne saremmo felici! Sono anni che non ci vediamo ormai, vero Goten? ..Goten?”

Goten era immerso nei suoi pensieri, era davvero la sua amica d’infanzia, quella visione? Mai gli era capitato di contemplare qualcuno così, solitamente erano le ragazze che gli correvano dietro e lo ammiravano come un dio.

“Eheh…Si, ma certo! Sai, Marron, che seguiamo lo stesso corso? Ti ho vista oggi, entrare nella mia aula!”

Marron diventò rossa. “Oh… che figura. Sono arrivata in ritardo! Non ci posso fare niente, la mattina mi piace dormire..” confessò timida.

“Oh beh, sta’ tranquilla, non sfiguri accanto a Goten.. è il dormiglione per eccellenza! Se non lo svegliassi io, dormirebbe fino all’ora di pranzo!” disse Trunks prendendolo in giro.

“Ehi… non è vero!” disse Goten. Poi riflettè. “Ehm.. si in effetti è proprio vero!”

I tre scoppiarono a ridere.

Improvvisamente una ragazza si aggrappò al collo di Goten.

“Tesoruccio!!! Ma dov’eri finito?!” disse una bella ragazza dalla voce sguaiata.

“V-Valese.. ehm, ciao..” disse Goten in evidente imbarazzo.

La ragazza volse lo sguardo verso Marron. “E tu…sei?”

“Molto piacere, io sono Marron!” disse lei sorridente allungando la mano.

Valese la guardò stranita, come se non capisse il significato di quel gesto.

“E’ una cara amica d’infanz...” disse Goten.

Valese lo interruppe.“Si, si, allora, andiamo?! Avevi promesso di farmi un regalino oggi…”

“Ehm, si certo..” Goten si fece trascinare. “A dopo, ragazzi!” disse salutandoli con la mano.

“Non ci fare caso.. quella tipa e l’educazione non hanno ancora fatto conoscenza.” Commentò Trunks guardandoli allontanarsi.

Marron abbozzò un sorriso.

 

Quella sera Goten tornò a casa stanco e confuso, si sedette a tavola per la cena ma senza riuscire a mangiare.

“Tesoro! Tu e Gohan avete ereditato il proverbiale appetito di tuo padre… c’è qualcosa che non va?” chiese Chichi preoccupata.

“No, mamma, davvero è tutto a posto. E’ stata una giornata…strana. A proposito, lo sai che oggi all’università ho visto Marron?” rispose lui ritrovando il buonumore.

“Che notizia! Eravate così legati da bambini..” commentò lei.

“Davvero? Si, ricordo qualcosa. Ma con tutto quello che è successo, purtroppo ho troppi brutti ricordi nella mente.”

“Eh, già… il pianeta è stato in pericolo tante, troppe volte. Ma non devi lasciare che il passato influisca sul presente! Ora che ci penso… so io come farti tornare in mente bei ricordi.” Chichi si alzò e aprì un vecchio album di fotografie.

Goten le si avvicinò per vedere.

Goku soffiava le candeline. Chichi che imboccava il piccolo Gohan. La foto del matrimonio di Gohan. La nascita della piccola Pan. Poi, una sezione era interamente riservata a Goten.

“Mamma! Ma sono tutte foto mie!” disse lui stupito.

“Già.. le conservavo per farle vedere a tuo padre, quando sarebbe tornato…”

Goten sul seggiolone, Goten che mordicchiava il dito di Junior, Goten che dormiva in braccio alla sua mamma.

Goten in spiaggia che dava un secchiello a una graziosa bimba dai capelli biondi.

“Questa è Marron, mamma?” chiese lui.

“Già, eravate sempre insieme. Non c’era modo di separarvi, mi dicevi di aver finito i compiti per andare da lei! Avevi solo 7 anni… che pestifero!”

Goten continuò a sfogliare le foto, mentre quei ricordi riaffioravano nella sua mente.

Goten e Marron sulla giostra. Goten e Marron si rincorrevano. Goten e Marron, che mano nella mano raccoglievano fiori per le loro mamme.

Goten sorrise guardando quelle foto, poi ne prese una. “Questa mi piace particolarmente.” Disse.

Andò a dormire, mentre quei dolci ricordi lo avevano rasserenato. Senza nemmeno rendersi conto che aveva ancora la foto in mano, proprio vicino al petto, si addormentò.

Nella foto, potevano avere 6, al massimo 7 anni. Marron era appoggiata su Goten, ed insieme dormivano beati.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Il tempo perduto ***


3.

La mattina dopo, Marron si sedette accanto a Goten non appena entrò in classe.

“Buongiorno Goten!” disse allegra.

 “Buongiorno Marron!” rispose lui. “Allora.. come mai non ti ho mai vista qui finora? Me ne sarei accort…cioè, ehm, nel senso. Non ti ho mai vista, eheh!” Ma che gli prendeva? Non era mai stato cos’ nervoso.

Anche il professore entrò, cominciando la lezione.
 
“Ho dovuto cambiare università, non ho resistito lontano da casa.” Disse lei sottovoce. “E, ovviamente essendo arrivata da poco… non ti nascondo che ieri non ho capito una parola della lezione!” rise imbarazzata.

“Beh, se..se hai problemi, posso farti un veloce ripasso. Hai impegni più tardi?” chiese lui sfidando l’imbarazzo.

“No!” gridò. Si accorse di averlo detto a voce un po’ troppo alta, si voltarono tutti. “Ehm..volevo dire..no, eheh..non devo fare nulla!” sorrise ancora più imbarazzata della brutta figura.

Goten ricambiò il sorriso. “Allora, siamo d’accordo. Mia madre sarà felice di vedert…”

“DITEMI QUANDO AVRETE FINITO LA VOSTRA CONVERSAZIONE, COSI’ POTRO’ RIPRENDERE LA LEZIONE!” gridò il professore rivolgendosi a loro due.

Entrambi diventarono di tutti i colori.

“Ci scusi…” dissero in coro, poi si voltarono e si scambiarono un sorriso complice.

 
DRIIIIIIIN

Quando la lezione finì, uscirono insieme dall’aula e incontrarono Trunks.

“Ehi Trunks! Passeremo il pomeriggio sui libri… vuoi unirti a noi?” chiese Goten.

“Noi…chi?” chiese Trunks aggrottando le sopracciglia.

“Io e Marron! Abbiamo un bel po’ da ripassare..” disse Goten sorridente.

“Poi mi spiegherai che c’è da ridere al pensiero di studiare!” commentò Trunks. “Ma.. vi confesso che non mi dispiacerebbe, purtroppo però ho lezioni anche di pomeriggio. Sarà per la prossima volta!” disse, e li salutò.

“Beh..allora andiamo!” Goten porse il braccio a Marron che vi si aggrappò sorridente.

“Hm.. Goten?” disse Marron.

“Si..?”

Lei si guardò intorno. Non c’era nessuno.

“E se tornassimo a casa, volando?!” disse lei.

“Cos..ehm, volando?! Ma.. Io… in realtà..” Goten si rabbuiò.

“Ehi… ho detto qualcosa che non va?” domandò Marron.

“Beh…io… non volo da quando mio padre è andato via..” mormorò lui.

“Goten…mi dispiace, non volevo…” disse lei dispiaciuta.

“No, non importa.” Alzò lui la testa. “Mio padre sarebbe felice di vedermii spiccare il volo.” Disse sorridendo.

“Ne sono sicura anche io..” disse appoggiando la mano sulla sua spalla.

“Andiamo! Aggrappati, Marron!” disse lui chinandosi con la schiena.

“Ehm..Goten…non è necessario..” disse lei ridendo.

“Cos..? Che intendi dire?” chiese lui.

Marron fece un piccolo balzo e fluttuò in aria davanti a lui, porgendogli la mano.

“Andiamo..?” disse.

Il cuore di Goten batteva forte, afferrò la sua mano ed insieme spiccarono il volo.

“Ahah!” i due ridevano mentre volteggiavano nel cielo azzurro di quel pomeriggio.

“Wooow! Mi ero dimenticato quanto fosse divertente!” disse Goten felice. “Ma.. come può essere che tu…?”

“Mamma è una brava  guerriera e un’ottima insegnante, e ci tiene che io non sia da meno...”

Detto questo, trascinò Goten vicino ad una nuvola e ci passarono attraverso raggiungendo i colori del cielo più limpido.

Goten guardò verso il basso.

“Mi sa che siamo arrivati.. lì c’è casa mia!” disse indicandola. Così scesero giù in picchiata, atterrando delicatamente. Marron inciampò su un sasso nascosto e scivolò.

“Oplà..” disse Goten, afferrandola al volo.

Lei lo guardò negli occhi imbarazzata. Mentre i biondi capelli arruffati le coprivano il viso.

“Ehm…forse dovrei tirarmi su.” Notò di essere ancora fra le sue braccia. Poi si ricompose. “Oddio! Sono un disastro! Tua madre penserà che hai portato a casa una barbona…”

“Marron. Sei splendida.” Disse Goten senza pensarci due volte.

Marron rispose con un sorriso. Poi entrarono in casa.

“Mamma, guarda chi ti ho portato!” gridò Goten sulla porta.

“Marron! Tesoro! Sei proprio tu!” disse Chichi abbracciandola.

“ Chichi!” disse lei felice di vederla.

“Goten mi aveva detto di averti vista ma, non pensavo di incontrarti! Ti preparo subito qualcosa di buono!” disse lei.

“Ah, si..? Goten ti aveva detto di avermi vista?”

“Ma certo! E’ stata la prima cosa appena è tornato a casa e..”

“Va bene mamma, ok. Adesso non la annoiare, per piacere! Noi dobbiamo andare a studiare!” disse Goten imbarazzato portandola in camera sua.

Marron si sedette sul suo letto.

Cominciarono a mettersi sotto con lo studio. Goten guardava Marron estasiato, si sarebbe perso in quei grandi occhi azzurri se…
“GOTEN! VIENI QUI DI SOTTO!” gridò Chichi. E Goten uscì dalla stanza.

Marron tirò un respiro. Era tremendamente in imbarazzo.

“Quanto mi sei mancato, dannazione..” mormorò Marron guardando fuori dalla finestra. Poi si alzò e ne approfittò per curiosare un po’.
Videogames, trofei sportivi e montagne di libri. “Hihi… Chichi lo metterà sotto come si deve…” ridacchiò tra sé e sé.

Vecchi giocattoli. “Che sentimentale… è sempre stato un bambino dolce.” Pensò.

Poi aprì un cassetto, una rubrica. La aprì. Ne uscì una fisarmonica di fogli, con numeri di telefono.

Sarah, Katrina, Annette, Francine, Lily…  la lista era interminabile.

Marron la guardò sorpresa. Doveva proprio darsi da fare…

Poi si appoggiò sul letto, affondando la testa nel cuscino. Era proprio il suo profumo… lo conosceva così bene. Quanto le era mancato…Ma mentre le mani sfioravano quelle lenzuola, toccò qualcosa di inaspettato. Era della carta. No.. una fotografia, la tirò fuori da sotto il cuscino.

Si riconobbe immediatamente in quel piccolo quadrato di carta quando..

Goten entrò nella stanza. “Marron! Scusa se ti ho fatta aspettare ma…” vide quello che Marron aveva fra le mani. Il vassoio precipitò a terra e lui diventò di tutti i colori.

“NO! Ridammela!!!” Goten si buttò sul letto.

Marron rideva cercando di non fargliela prendere. “No, Goten, fammela vedere meglio, ti prego!” diceva lei cercando di sfuggire alla presa.

Goten le afferrò il polso cercando di toglierle la foto dalle mani, ritrovandosi su di lei. Improvvisamente si zittirono entrambi. Si guardarono.

Un strano silenziò calò nella stanza. Solo con un udito attento, si sarebbero potuti sentire i loro cuori che battevano come tamburi.

La foto scivolò dalle mani di Marron, cadendo sul letto. Ma Goten continuò a tenere stretto il suo polso, poi abbassò lentamente il viso avvicinandosi al suo..

“GOTEN! HAI DIMENTICATO I …” Chichi entrò nella stanza. “Ehm..ripasso dopo. Magari, domani.”

Marron presa dall’imbarazzo si alzò di scatto scaraventando Goten a terra.

“OiOi…” disse lui massaggiandosi la testa.

“Scusate, grazie di tutto… adesso devo andare!” afferrò un pezzo di torta e uscì frettolosamente dalla stanza.

Chichi guardò Goten fulminandolo con lo sguardo.

“Che c’è?! Che ho fatto?!” disse lui, continuando a toccarsi la testa.

 

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Capitolo 4
*** Febbre d'amore ***


4.
 
L’indomani mattina Goten si ritrovava ancora più confuso. Trunks lo strattonò mentre lui era perso nei suoi pensieri.

“Insomma, Goten! Hai sentito quello che ti ho detto?!”

“Uh..? Scusa Trunks… oggi non ci sto proprio con la testa.” Confessò lui sorridente.

“Hmm.. ti va di parlarne? Sei davvero strano per ora... non c’entrerà mica Marron?”

Goten diventò rosso.

“Amico, non avevo mai visto quel colore sulla tua faccia! Non ci posso credere… ti sei preso una sbandata per la piccola Marron… tu! Proprio tu! Il detentore del record di cuori infranti!” Trunks scoppiò a ridere.

“Non c’è nulla da ridere… e poi, non ho preso nessuna sbandata. Almeno…credo.”

“Goten, fatti dire una cosa. Dopo la scomparsa di tuo padre hai attraversato un brutto periodo e ti sei divertito come potevi. Io lo so, ero lì con te. Ma… adesso, non ti ho mai visto così felice. Sarà un caso?” disse Trunks facendo l’enigmatico.

Goten si apprestava a rispondere quando avvertì una presenza alle sue spalle.

Valese lo afferrò dal braccio. “Tesoruccio! Di che stavate parlando?!” disse lei intromettendosi.

“V-valese… eheh, niente! Di.. ehm, Vegeta. Già, il padre di Trunks si è tagliato i baffi! Di nuovo!” Goten improvvisò una risposta.

Trunks cercò di trattenere le risate.

“Uhm, molto interessante. Goten, si può sapere dov’eri finito ieri pomeriggio?! Ti ho cercato dappertutto!” disse lei arrogante.

“Io.. non ero in casa. Avevo delle commissioni urgenti da sbrigare per mia madre..” Altra bugia.

“Commissioni?! Ma tua madre pensa che sei un facchino?!..Uff. Quella donna è proprio esasperante. Non lo sapeva che dovevi uscire a comprarmi quel delizioso bracciale che avevamo visto in centro?!”

Valese sbuffò allontanandosi sdegnata.

“Goten… liberati di quella pazza.” Si limitò a commentare Trunks.

Nei giorni seguenti, Marron non si fece vedere a lezione. Da quando era fuggita da casa di Goten. Lui cominciò a preoccuparsi, che lei stesse bene era l’unica cosa che gli interessava.

Un pomeriggio si decise, volò fino a casa sua, si ritrovò a fare quel percorso che conosceva così bene.. Bussò alla porta delicatamente, per evitare di sfondarla e attese.

Una bellissima donna, la cui vecchiaia non si era ancora fatta vedere, aprì la porta.

“…Goten?” rispose sorpresa.

“Eheh… Ciao, C-18!” disse lui con la stessa timida espressione di quando era un bambino.

“Non ci aspettavamo di vederti..” disse con uno dei suoi sorrisi indecifrabili.

 “Goten! Sei proprio tu?!” disse un piccoletto brizzolato guardandolo dal basso.

“Crilin!” Goten lo abbracciò.

“Ragazzo mio, ti vedo in gran forma! Qual buon vento ti porta?!”

“Sono venuto per avere notizie di Marron. E’ qualche giorno che non la vedo a lezione e..”

“Oh, già. Marron ci ha detto che frequentate la stessa università. Beh, purtroppo non è stata bene. La puoi raggiungere di sopra, vai pure!” disse invitandolo ad accomodarsi in casa.

“Grazie..” disse timido entrando.

TOC TOC

Goten bussò alla porta della camera di Marron.

“Etchù! Avanti..” rispose lei dopo uno starnuto.

“Ehm.. salute!” disse Goten sbucando la testa dalla porta.

“AAAAAAAAAH!!!” Marron lanciò un urlo. “CHE CI FAI QUI?!” disse coprendosi con le lenzuola.

“Ti ho portato gli appunti delle ultime lezioni! Ti sembra il modo di scomparire? Mi sono preoccupato sai..” disse sfoggiando il suo sorriso, sedendosi sul letto.

“Tu…ti sei preoccupato.. per me?” ripetè lei per accertarsi di aver capito.

“Ma si, certo!” disse lui. “Come ti senti?”

Marron abbandonò la difensiva. “Il raffreddore sta passando...ETCHU’!”

“Salute!” Goten si guardò intorno. “Questa stanza non è cambiata di una virgola! Ricordo ancora tutti i pomeriggi passati qui a giocare!” disse lui estasiato. “Sei rimasta una bambina…eh?”

“Non sono una bambina!” disse offesa. Poi si guardò intorno. Pareti rosa, bambole. Forse lo era.

“Scusa, scusa! Non fare la permalosa, adesso!” disse lui.

“Goten.” Disse lei seria.

“Si?”

“Mi avevi fatto una promessa. Non l’hai mantenuta.”

“Cos..? Ma di che stai parlando?” chiese lui aggrottando le sopracciglia.

“Ecco..vedi? Nemmeno te la ricordi. Insensibile.” Disse lei nascondendosi sotto le coperte.

Lui si distese accanto a lei.

“Di che promessa parli, Marron?” chiese Goten.

“pvafdlo dellfa pfrmedsdca…” disse lei da sotto le coperte.

Goten scoppiò a ridere. “Marron, esci di lì! Non capisco una parola!”

Marron si tolse la coperta dalla testa e si ritrovò il viso a pochi centimetri da quello di Goten.

“Io… tu… avevi detto che saremmo stati amici per sempre!” mormorò lei guardandolo negli occhi, il suo viso era tutto rosso.
Goten la guardava fisso.

“Amici…? Ma noi siamo amici, Marron…” rispose lui, quasi in un sussurro.

“Già..” rispose lei con un tono malinconico.

I loro visi erano vicini.

Marron chiuse gli occhi e… cadde addormentata sul cuscino.

Goten rimase fermo, incredulo. Poi posò la sua mano sulla fronte della ragazza. Scottava.

Sorrise guardandola. Era così bella.. pensò. Si avvicinò a a lei.

 “Manterrò la mia promessa… e come amico, mi prenderò cura di te.” Sussurrò dandole un tenero bacio sulla fronte. Ma lei era troppo persa nei meandri febbrili per rendersene conto.

Goten andò via, avvertendo C-18 del mancamento della figlia e li ringraziò per l’ospitalità.

Prima che potesse varcare la soglia, la donna lo afferrò dal braccio.

“Ehi…”

Goten temeva ancora C-18, dopo tutti quelli anni. Gli incuteva un timore che solo Vegeta poteva raggiungere.

“S-si?” balbettò Goten.

“..ricordati che qui sei sempre il benvenuto. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai..” poi rientrò in casa sbattendogli la porta in faccia.

Goten sorrise. Sapeva che era il suo modo di farlo sentire a casa sua. E ne era profondamente felice.

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Capitolo 5
*** Mettersi alla prova ***


5.
 
Qualche giorno dopo, Marron tornò a lezione. Goten la vide subito varcare la soglia dell’aula, lei incrociò subito il suo sguardo sorridendo allegra e si diresse verso di lui.

“Buongiorno, Goten!” disse lei sedendosi nel banco vicino al suo.

“Buongiorno! Come ti senti? Passato il raffreddore?” chiese lui.

“Si, ora sto bene! Grazie per la visita dell’altro giorno!”

“Già, a proposito.. per quanto riguarda il discorso che stavamo facendo io..”

“Quale discorso?” chiese lei confusa.

“Come? Non ricordi che…”

“Io so solo che ti ho visto entrare in camera mia e poi ho solo immagini confuse..”

“Quindi non…”

“BUONGIORNO STUDENTI, COMINCIAMO LA LEZIONE, GRAZIE!” Disse il professore entrando.

Entrambi si zittirono, per non essere ripresi per l’ennesima volta.

Alla fine della lezione, Goten fermò Marron.

“Ehi, se ti va… potremmo mangiare qualcosa insieme.” propose lui mantenendo il sangue freddo.

Marron sentì il cuore batterle all’impazzata. “C-con piacere! Solo.. un attimo. Devo chiedere un libro al professore, ci vediamo davanti alla biblioteca!”

Goten rispose con un sorriso. “A tra poco!”

Passarono parecchi minuti. Goten era appoggiato al muro e aspettava, felice che Marron avesse accettato il suo invito. Dopo un po’ cominciò a preoccuparsi.

Andò quindi sino all’aula dove l’aveva lasciata, la scuola era deserta dato che lezioni erano finite. Improvvisamente sentì la voce di Marron.

“La prego, mi lasci!” gridava.

Goten usò la supervelocità, sfrecciò nel corridoio e arrivò nell’aula vuota.

Il professore tirava Marron a sé, strattonandola da un braccio e con la mano sul suo fondoschiena.

Goten sentì una rabbia mai provata salire su per le vene, buttò giù la porta con una violenza inaudita e in un lampo afferrò il professore per il collo scaraventandolo al muro.

“Maledetto bastardo...!” gridò tenendolo con un braccio in aria e guardandolo negli occhi.

“Aiuto…chiedo perdono…” cercò di dire lui.

Goten lo sbattè con ancora più violenza contro il muro, lo avrebbe ucciso in pochi secondi se non…

“Goten…” Marron posò la mano sulla sua spalla richiamando la sua attenzione. “Goten, lascialo.. sto bene.”

“Non merita di vivere!” gridò Goten ancora più forte.

“Ti prego, Goten…” mormorò Marron.

Goten rimase fermo, senza mollare la presa dell’aggressore. Poi improvvisamente lo lasciò andare, ma prima gli sferrò un potente cazzotto facendolo cadere  a terra.

“Viscido verme…” disse guardandolo un’ultima volta. Poi si voltò verso Marron abbracciandola.

“Stai bene?! Marron, dimmi che stai bene!”

Marron lo abbracciò scoppiando in lacrime. “Sto bene, adesso..”

Goten la prese in braccio e salì in fretta sul tetto dell’edificio.

“Sei pronta? Tieniti forte, ti porto a casa.” Disse lui.

“Aspetta…”

“Cosa c’è? Qualcosa non va? Forse, ti fa male il braccio?”

“Sarà solo una distorsione..”

“Ma non c’è tempo da perdere, andiamo a casa tua a medicarlo immediatamente..”

“Goten, me la cavo da sola. Fammi scendere..” disse provando a dimenarsi dalla sua presa e appoggiando i piedi a terra.

“Marron.. permettimi di accompagnarti. Sei stravolta e...”

“Goten non sono più una bambina!” gridò lei.

Si zittirono.

“Non m’importa. Non voglio che ti succeda niente di brutto.” Disse lui guardandola.

Lei si imbarazzò, non voleva essere sgarbata.

“Scusa Goten e…grazie per avermi salvata.”

“Non parliamone più.. se penso alla rabbia che avevo dentro, potrei tornare di sotto e conciarlo per le feste.”

“Non sarà necessario, scommetto che non lo vedremo più per un bel pezzo.” Rispose lei sorridendo.

“..Come fai?”

“Cosa?”

“Hai la capacità di farmi stare bene, in qualsiasi momento.”

Lei lo guardò. “Perché è quello che voglio.”

Lui ricambiò lo sguardo, avvicinò il viso riuscendo a specchiarsi in quei grandi occhi azzurri.

Chiuse gli occhi e lentamente sfiorò le sue labbra a quelle di Marron. Lei non si tirò indietro e chiuse gli occhi, assaporando quel dolce bacio.

Il vento scompigliò i suoi lunghi capelli biondi accarezzando Goten che con una mano gli portò dietro l’orecchio di Marron, approfittandone per afferrarle il viso e baciarla ancora più appassionatamente. Con l’altra mano le cinse il fianco, stringendola forte a lui. Entrambi si persero in quel lungo, interminabile bacio che avrebbero voluto non finisse mai.

Improvvisamente entrambi aprirono gli occhi, nei loro occhi brillava una luce speciale. Appoggiarono l’uno la fronte sull’altra e risero.

“Ti porto a casa, piccola.”

Goten la prese in braccio, e spiccò il volo. Lei si strinse forte a lui, tenendosi al suo collo.

Non appena arrivarono a casa di Marron, C-18 aprì la porta prima che bussassero.

“Ho sentito le vostre auree in avvicinamento..” disse prima che potessero parlare.

Goten fece scendere Marron. “Beh io..andrei, allora…”

 “Aspetta tu!” disse prendendolo dal colletto. “Marron, che cosa è successo? Perché so che è successo qualcosa.. ho avuto un brutto presentimento, prima..” disse lei cominciando ad arrabbiarsi. Goten tremava come una foglia.

“Mamma, sono stata aggredita.” Disse Marron prima che se ne andasse.

 “Chi è questo farabutto?!” C-18 era fuori di sé.

“Mamma, sta tranquilla, Goten è arrivato appena in tempo! Lui mi ha salvata, mamma…”

“Eheh… io non ho fatto niente. Ma ho dato una bella lezione a un tipo che la stava importunando..tutto qua.” Disse lui.

Crilin si inserì nella discussione. “Le vostre auree oggi hanno qualcosa di diverso.. trasmettono una potentissima energia.”

Goten e Marron si guardarono imbarazzati. C-18 strinse gli occhi.

“Beh..comunque sia, Goten, dobbiamo ringraziarti! Sei un vero eroe, proprio come tuo padre!” disse dandogli una pacca sulla spalla.

“Eheh.. no davvero. L’importante è che Marron stia bene.” Disse guardandola. “Beh, adesso è ora che vada..” disse avviandosi verso la porta.

“Ti accompagno..” disse Marron innocentemente.

Arrivarono all’entrata, Goten controllò se c’erano sguardi indiscreti. Poi le diede un tenero bacio sulla guancia e sorrise.

“Buonanotte, piccola..”

“Buonanotte..” disse lei sorridendo.

Goten si voltò e spiccò il volo. Marron si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò sospirando.

C-18 uscì da dietro l’angolo e la guardò a braccia conserte.

“..devi dirmi qualcosa, signorina?” chiese battendo il piede.

“Io…no. Non credo, perché?” rispose lei facendo l’indifferente e avviandosi verso la sua stanza.

“Sappi..che la tua aura, diventa immensamente potente quando subisce un forte cambiamento emotivo..” disse congedandosi.

Marron diventò di tutti i colori. “Non so di cosa tu stia parlando!” salì in fretta le scale e si chiuse in camera.
 
 

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Capitolo 6
*** Guai in vista ***


6.
 
Goten tornò a casa, non si era mai sentito così felice. Finalmente aveva capito quello che voleva.. Marron era tutto quello che potesse desiderare. Chiuse gli occhi, pensando a lei e addormentandosi sereno dopo parecchio tempo.

 
La mattina dopo, Goten si svegliò pimpante. Era deciso ad andare a prendere Marron a casa e portarla all’università. Ma quando aprì la porta per uscire, si trovò davanti ciò che aveva dimenticato finora.

Valese lo aspettava con le mani sui fianchi. “Devo parlarti.” Disse.

Goten rispose sicuro di sé. “Bene, perfetto. Perché anche io devo parlarti. Valese io..”

“Ascoltami bene. So tutto. Di te e la biondina, intendo. Ma non m’importa. Perché francamente, non sei mai stato un granchè come fidanzato.”

“Uh..beh, abbiamo detto tutto allora..buona giorna..”

“Goten caro, quando intendo tutto, intendo proprio tutto. Compresa l’aggressione, mi trovavo lì per caso. Sappi che non mi eclisserò senza avere nulla in cambio.”

“L’aggressione? Tu hai visto tutto.. e non l’hai aiutata?! Sei spregevole…” disse lui con tono sbalordito.

“Già, forse. Diciamo che non ci avrei ricavato nulla dal salvarla. Ma ci ricaverò adesso… Goten, devi rimanere con me. Sei bello e popolare. E se non lo farai… io dirò a tutti di come alla tua amichetta piace stare in intimità con gli insegnanti…” disse con sorriso furbetto.

“Tu…cosa?!”

“Hai sentito benissimo, cocco. Ora porgimi il braccio e andiamo .. non vorrai mica che la tua amichetta passi per la poco di buono? Pensa come starebbe male..” disse fingendo di essere afflitta.

Goten strinse i pugni. Cosa doveva fare? Cedere al ricatto? Non vi era altra possibilità di scelta..

“.. e sia. Fingerò qualsiasi cosa ma tu non mettere in mezzo Marron… mi hai capito?” disse voltandosi rabbioso verso di lei.

“Bene.. sapevo che non potevi rifiutare. Le mie offerte sono così… intriganti!” esultò beata e si incamminarono verso l’università.

Anche Marron arrivò prima quel giorno, era così impaziente di vedere il suo.. amico? Fidanzato? Come avrebbe dovuto chiamarlo? Non lo sapeva nemmeno lei.. voleva solo abbracciarlo.

Non appena arrivò davanti all’edificio, lo scorse fra la folla. Poi guardò meglio, al suo braccio c’era Valese che ridacchiava intorno ad altri ragazzi e ragazze.

“..già, il mio amoruccio ha promesso di regalarmi quel delizioso brillante della gioielleria in centro!” disse lei vantandosi con le sue amiche. “Non è vero, amoruccio?”

“Uh..? si..” disse lui assente guardandosi in torno, sperando di non vedere Marron in quel momento.

Ma lei era lì, lo guardava in lontananza, gli occhi affollati di lacrime.

Gli passò accanto correndo, entrando nell’edificio. Il cuore di Goten soffriva in silenzio. Valese sorrise soddisfatta.

Quando la lezione cominciò, erano seduti vicini. Marron si voltò a guardarlo, avrebbe voluto un suo sorriso ad ogni costo, ma lui la ignorava.

“Ti prego..non guardarmi. Non sai quanto mi è difficile far finta che tu non esista…” pensava Goten nella sua mente.

Durante la pausa, Marron lo chiamò in disparte. “Goten.. ti posso parlare?”

“Cosa c’è? Non vedi che sono impegnato?” rispose lui sgarbato.

Lei si rabbuiò. “S-scusa.. volevo solo.. sapere se potevamo vederci…”

“Vederci? Io e tu? .. Ma cosa vai dicendo? Adesso scompari. Non mi disturbare più.” Goten si voltò dandole le spalle.

Il cuore di Marron si ruppe in mille pezzi. Si allontanò per non mostrare il suo pianto.

Corse all’impazzata quando andò a sbattere contro qualcosa. Qualcuno per l’esattezza.

“Marron!” esclamò Trunks. “..Perché stai piangendo?”

Lei scoppiò in un pianto sommosso, lo guardò. Poi riprese la sua corsa disperata, senza dire una parola.

Trunks voleva vederci chiaro. Andò a cercare Goten, magari sapeva qualcosa. Poco dopo lo trovò, da solo in un’aula con lo sguardo perso nel vuoto.

“Goten… so benissimo che hai a che fare con la Marron piangente che ho appena incontrato. Mi vuoi dire che succede?” chiese Trunks sedendosi nel banco accanto al suo.

“Pensavo di aver fatto la scelta giusta ma adesso.. non ne sono poi tanto convinto.”

“Di cosa parli? Vuoi spiegarmi, insomma?!”

“Trunks, mi sono innamorato. Follemente. E per la prima volta, nella mia vita.” Confessò lui.

Trunks non riuscì a trattenere un sorrisetto.

“Beh… immagino che la sfort…ehm, fortunata, sia Marron. Giusto? E allora cosa c’è da essere tristi?”

“E’ difficile ma, farei qualsiasi cosa per lei, per proteggerla.”

Trunks lo incoraggiò a spiegarsi meglio. E Goten raccontò all’amico il ricatto di Valese.

“Goten, mi stupisco di te! Non puoi cedere alle sue minacce! Racconta a Marron, le cose come stanno! Lei pensa che tu l’abbia solo presa in giro!”

“E’ meglio così. Non posso rischiare che possa soffrire, meglio che rimanga delusa da me, piuttosto che essere derisa da tutti. Non lo sopporterei.”

“Goten io credo che…”

“Grazie Trunks, ma ho deciso. Non dire una parola a Marron, non deve sapere nulla.”

“Io…”

“Trunks, per piacere.”

“…d’accordo. Ma sappi che per Marron non si tratterà di una delusione passeggera.”

Goten non rispose, ed uscì dall’aula in preda ai pensieri.
 

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Capitolo 7
*** Chi la fa l'aspetti ***


7.

Il giorno dopo, Marron si svegliò distrutta. Si sentiva a pezzi, non aveva chiuso occhio tutta la notte.

C-18 entrò in camera sua per svegliarla.

“Sveglia, signorina! Oh ma… già in piedi?” disse mentre la figlia si abbottonava la camicia.

“Già..” mormorò lei.

“Ascoltami bene… “ disse prendendola dalle spalle. “Non so chi o cosa ti abbia ridotta così, ma posso dirti una cosa. Tu sei mia figlia, sei speciale. Non permettere a nessuno di farti stare male. Mi hai capita bene?”

Marron abbozzò un sorriso. “S-si mamma… hai ragione.”

“Bene.. e adesso sbrigati, prima che tuo padre si finisca anche la tua colazione.” Disse tornando al piano di sotto.

Marron ritrovò un po’ di buonumore, uscì di casa e cominciò a riflettere.

“Goten… non so cosa sia successo. Eri così sincero durante quel bacio… ho riposto in te tutta la mia fiducia. Perché adesso non conto più nulla?”

Mentre questi pensieri la tormentavano, scorse nel marciapiede opposto la figura di Trunks.

“Ehi, Trunks!” lo chiamò da lontano.

Trunks sbiancò non appena la vide, non era bravo a tenere i segreti.

“Ehi, Marron..eheh… ciao!” disse impacciato.

“Io, volevo scusarmi per ieri… ti sono arrivata addosso e non ti ho nemmeno chiesto scusa. Mi dispiace, era un brutto momento..” disse lei abbassando lo sguardo.

“Sta tranquilla..eh… avevi appena visto, Goten quindi eri sconvolta..” disse lui. Poi si morse la lingua.

“Già e… ehi, un momento. Tu come fai a sapere che c’entra Goten?”

“Io?..io, ho.. ipotizzato. Già, ipotesi.. teoria. Tutta scienza. E .. sono arrivato alla conclusione, da solo! Eheh…” cercò di comporre una risposta sensata senza successo.

Marron lo scrutò. “Trunks… tu sai qualcosa.”

“Io? Ahah! Che sciocchezze! Non so niente né di Goten né delle minacce! Nulla!”

“Minacce… ma che vai dicendo?”

“Le minacce di Valese! Ops… no, intendevo…”

“Ora mi dici tutto quello che sai!” Marron lo afferrò dal colletto della camicia e lo alzò dal terreno.

“Caspita… certo che i geni della tua famiglia, non scherzano..” commentò lui in difficoltà. “Ok.. ti dirò tutto ma mettimi giù!”

Si sedettero su un gradino, Trunks raccontò ciò che era successo, le minacce di Valese e le bugie di Goten.

“Quindi… lui vuole proteggermi?” disse lei arrossendo.

“Già… farebbe di tutto perché non ti sia fatto del male, anche a costo di farsi odiare da te.”

Marron si alzò in piedi di scatto. “Devo andare!”

“Ehi ma…”

“Grazie mille, Trunks!” disse lei correndo a gran velocità.

 
Marron sfrecciò in direzione dell’università. Goten e Valese erano lì davanti, lui con lo sguardo rivolto in aria, mentre lei parlava senza fermarsi mostrando l’anello al suo dito.

“Ascoltami bene…” disse una voce alle loro spalle. Valese si voltò. “Lascia stare Goten.. lui non vuole stare con te.”

Valese fece un sorrisetto beffardo. “Hmm… ne sei proprio sicura? Eppure, questo anello dimostra il contrario.. hihihi…” disse allungando la mano, suscitando le risa di tutti quelli intorno.

“Forse quell’anello dimostra solo quanto tu sia meschina..” rispose Marron.

Goten rimase in silenzio. Cosa stava facendo?

Valese cominciava a infastidirsi. “Meschina…? Almeno io non colleziono buoni voti appartandomi con gli insegnanti..” disse velenosa.

Tutti mormorarono, guardando Marron.

 “Stupida ragazzina viziata… hai commesso un grave errore..” disse la voce di Goten che cominciava a raccogliere energia, tutti indietreggiarono impauriti.

Marron si mise in mezzo. “Stai tranquillo, calmati adesso..” gli disse. Poi si voltò verso Valese. “Mi dispiace.. non mi hai lasciato altra scelta. Dimmi un po’, ti sei mai rifatta il naso?”

“NO!” esclamò lei stizzita.

Marron sferrò un potente pugno sul suo naso, buttandola a terra in un solo colpo.

“Che colpo…!” commentò Goten.

“Oh.. e tanto perché tu lo sappia. Non potrei mai appartarmi con nessun insegnante, neanche volendolo. Sono troppo occupati…” detto questo, gettò a terra vicino a lei una foto di Valese in.. una situazione  inequivocabile con il professore di biologia.

Tutta la gente intorno vide la foto e cominciò a additare la ragazza, deridendola.

“E tu…come hai fatto a…?!” gridò Valese dolorante.

“..so che eri lì quando sono stata aggredita. Eri appena uscita da quell’aula… sono arrivata giusto in tempo per immortalarti… sapevo che prima o poi ci avrei fatto qualcosa con quello scatto..” disse voltando le spalle.

Goten  era sbalordito. Afferrò il polso di Marron prima che andasse via.

“Marron io…”

“Sei uno stupido, Goten!” disse lei voltandosi con gli occhi pieni di lacrime.

Lui la abbracciò contro la sua volontà. Lei cercò di dimenarsi in tutti i modi, poi lo strinse ancora più forte abbandonandosi a quell’abbraccio.

“Scusami per come ti ho trattata… non volevo che Valese dicesse delle cose brutte su di te e…”

“Sssh..” lei lo zittì. Alzò il viso e lo avvicinò al suo sorridendo.

Goten la baciò senza darle il tempo di reagire. Lei lo abbracciò al collo accarezzandogli i capelli.

Poi si guardarono.

“Ti amo..” disse Goten.


 
 
QUALCHE TEMPO DOPO
 
C-18 aprì la porta.

“Entra.” Disse senza sorridere.

Goten sorrise timido. “Eheh… buonasera.” Disse varcando la soglia di casa.

Marron corse ad abbracciarlo. Poi lo prese per mano e si sedettero a tavola.

Crilin guardava fuori dalla finestra.

“Goku… come vorrei che fossi qui per vedere tutto questo..”

Sul vetro, comparve la sua immagine riflessa. Era proprio il sorriso di Goku.
 
 
 
 

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