Io sento.

di Write
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono Heloise, ho 15 anni e ho una storia. Come tutti del resto. Ognuno ha la propria storia. Però la differenza è che io sento. Beh, cosa c'è di così speciale nel sentire? Prima di tutto cosa vuol dire sentire?

Dal Dizionario della lingua italiana.
Sentire (io sento) verbo transitivo.
Percepire per mezzo dei sensi. Può riferirsi a tutti i sensi, eccetto la vista.
Un rumore, un profumo, la ruvidezza di una stoffa..

Ecco. Io sento. Sento con i sensi.Sento la voce roca di un passante al mattino che rassicura la moglie che tornerà per cena. Sento il soffio del vento la sera contro il mio viso. Sento la mano di papà sulla mia schiena. Sento le labbra della mamma che schioccano un bacio sulla mia guancia.  Sento la melodia delle note che provengono dalla radio. Sento la freschezza delle mie lenzuola la sera, e il loro calore al mattino.

Persi la vista quando avevo sette anni. Amaurosi congenita di Leber, dicevano i medici, perdita completa della vista. Punto.
  Quando sei bambino guardi tutto, osservi e apprendi ogni colore, ogni immagine, ogni forma.. E io così ho fatto, ho appreso. . Ho sbagliato?
Sfrecciavo in mezzo all’erba come una gazzella che scappa per un lieve fruscio. Correvo assaporando il calore del sole, poggiato sopra  un azzurro, soffice lenzuolo di seta. Scorgevo il rosso delle coccinelle in mezzo al verde dell’erba, il colore delle farfalle che svolazzavano leggere di fiore in fiore. Girasoli.  Mi divertivo come una matta a sfiorare quei gialli petali orientati verso la nostra stella.
Una volta ne colsi uno per mamma. Era così felice.. Le sue gote divennero rosa di felicità e stupore, affiancate subito dopo dal sorriso di papà.
  Quant’era bella mia madre. Sono sicura che lo è anche adesso, ma quando guardavo il suo viso era tutto così magico. Cadevo, sbattevo il fondo schiena  e lei, con quei suoi piccoli occhi e quel suo meraviglioso sorriso, circondato da labbra sempre perfettamente colorate del rosso di quel rossetto, mi rassicurava che era tutto a posto. E lo diventava veramente, anche se il dolore mi irritava.
Anche quel giorno mi disse che sarebbe andato tutto per il meglio; ma non vidi quel sorriso.
Non lo rividi più.

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Capitolo 2
*** 1. ***


1.
Era un’altra mattina di ottobre. Dalla finestra i raggi di un sole ormai freddo sbirciavano invitandolo ad uscire: l’ennesima giornata scolastica stava iniziando, ed era troppo tardi per continuare a sonnecchiare sotto le coperte. Non era una persona molto ottimista, ma quella mattina aveva voglia di non pensare molto, ma di godersi ogni piccola sfumatura di vita quotidiana. Quando questo pensiero aveva ormai presto il sopravvento in lui, vide suo padre addormentato un’altra volta sul divano con una bottiglia in mano. Tutto quello strano ottimismo andò subito chissà dove, mentre suo padre si svegliò sentendolo sbattere la porta di casa.
Glielo aveva promesso, ma è ovvio: tutti i padri devono farlo. Aveva imparato a non credere più alle parole di un uomo che aveva perso tutto e che adesso doveva crescere un figlio che non voleva avere a che fare con il mondo. Era stato un duro colpo per tutti e due la scomparsa di Rose, che venne a mancare per il dodicesimo compleanno di suo figlio: non aveva più spento le  abituali candeline da quel giorno.
Il pensiero della madre gli provocò una fitta al cuore che gli fece accendere la prima sigaretta del giorno, mentre si avviava verso il suo scooter, uno dei tanti regali “per non pensare” ricevuto il giorno del suo quindicesimo compleanno.

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Capitolo 3
*** 2. ***


Era stata dura entrare al liceo, ma, con l’aiuto di qualche corso privato, era riuscita a cavarsela benone e grossomodo era riuscita a trovare il suo spazio in un mondo che avrebbe voluto le appartenesse di più. Dopo due lunghi anni, era da poco iniziato il terzo e niente la scoraggiava di più come i primi due mesi di quell’inferno. Doveva di nuovo memorizzare l’ambiente, dati i tre mesi di assenza dovuti alle vacanze estive che tutti adoravano tranne lei, doveva fare molti esercizi con il bastone bianco e ripercorrere i vari vani più volte. Non aveva legato molto con i suoi compagni, ma era riuscita molto spesso a prendere parte di feste, compleanni e ritrovi pomeridiani. Raggiungeva l’edificio scolastico con il solito scuolabus che prendevano tutti. Sedeva al suo posto e ascoltava la musica del suo mp3 assorta nei suoi pensieri  (anche se doveva stare attenta a non alzare troppo il volume per poter avere la situazione sotto controllo).
Quella mattina fu come sempre faticosa per tutti, e alla fine delle lezioni percorse la strada che la separava dall’aula alla fermata del bus.

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Capitolo 4
*** 3. ***


Non voleva ancora tornare a casa. La scuola era il suo unico sfogo, dove doveva soltanto ascoltare e raramente parlare, dove rimaneva dietro il suo banco, molto spesso con le cuffie alle orecchie, mentre attendeva la fine di tutto. Ma, quando quella fine arrivava, era ancora più triste sapere cosa lo aspettava al suo ritorno in quella casa ormai troppo stretta, poiché non riusciva a contenere tutti i pensieri di suo padre, ne quelli suoi, che ormai prendevano una piega sempre più triste e rassegnata. Uscendo dall’edificio sentì il vento leggermente fresco della stagione autunnale che gli scompose i capelli, e chiuse per un istante gli occhi assaporando ciò che gli era rimasto della vita: le sensazioni. Adorava percepire i profumi, sentire il suono delle voci e delle cose che si muovevano intorno a lui. Quando riaprì gli occhi la vide. Non sapeva cosa gli stava accadendo, ma sentiva come una forte energia che lo spingeva verso quegli occhi azzurri. Sentiva come il bisogno di stringerla e dirle che andava tutto bene. Aveva dei boccoli che le cadevano lungo la schiena di un colore indefinito, ma che brillava al sole come fosse fuoco. Quel bastone bianco che stringeva tra le mani lo portò alla realtà: era una non vedente.

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