Le Risposte del Destino

di Dina91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La parola a India ***
Capitolo 2: *** La parola a Nicholas ***
Capitolo 3: *** L'amara verità ***
Capitolo 4: *** Quel NO dritto al cuore ***
Capitolo 5: *** Una dura decisione ***
Capitolo 6: *** Una brutta realtà ***



Capitolo 1
*** La parola a India ***


India, 26 anni, laureata in ambiete museale e in attesa di un contratto di lavoro. Fidanzata da 5 anni con Stefano,  con il quale sogna un matrimonio.  La sua miglior amica Silvia è a Parigi da ormai un anno, dove lavora come aiutante nella gestione di un museo.

«India quando verrai a trovarmi? Ci sono tante cose da vedere, Parigi è meravigliosa…poi mi manchi un sacco, mi mancano le nostre chiacchierate infinite» le dice Silvia tramite Skipe.
«Tesò non immagini come vorrei venire, una vacanza mi farebbe proprio bene!  Ogni giorno mi sveglio con la speranza di una lettera, una chiamata per un lavoro e intanto lavoro nel negozio di mia zia, l’aiuto nelle composizioni di fiori. Ho sempre avuto una passione per ciò. Sai proprio l’altro ieri, domenica, abbiamo preparato le decorazioni per un matrimonio…pensavo a me e Stefano e quel giorno».
«Non gliene hai ancora parlato? Aspetti che sia lui a fare la prima mossa? Però è proprio strano, eppure è tanto innamorato ed ormai sono quasi 6 anni che state assieme perché non ha mai accennato a niente? »

DriinDriin

«Parli del diavolo e spuntano le corna. E’ proprio Stefano che mi sta chiamando, attendi un attimo! >> le dice India rispondendo intanto al telefono: << Ciao Amore!  Sisi certo.  Stasera alle 20.30…cinema e pizza!  Perfetto!  A dopo! »

Silvia aveva sentito tutto e pensava “ Come sono innamorati e che carini” mentre India sorridente spegnava la chiamata.
«Allora che andate a vedere di bello al cinema? Comunque per quel fatto pensaci! »
«Mm in realtà mi ha detto che è un film a sorpresa, sai che non m’intendo tanto di film e di programmazioni, a me basta stare con lui! Bhè si ci penso, farò passare un altro po’ di tempo, altrimenti gliene parlerò apertamente! » rispose India, leggermente persa nei pensieri.
«Bene. La mia amica merita tantissimo e guai chi la fa soffrire.  Ah ricordati che devo farti da testimone, perché è stato grazie a me che voi due vi siete conosciuti... Ora scappo che il mio capo Nicholas mi aspetta al museo» le dice, facendole l’occhiolino e salutandola con un bacio.

India la saluta anche con bacio e spegnendo si ricorda esattamente come si sono conosciuti lei e Stefano nell’Ottobre di sei anni prima, quando era poco più che ventenne. Un ordine al solito bar in attesa proprio di Silvia, quello scambio di sguardi con quello sconosciuto bello, moro e dagli occhi verdi e lo scherzo del destino quando il cameriere le porto esattamente l’ordine di quel ragazzo, che scoprirà chiamarsi Stefano poi.
Quando si accorse dell’errore, richiamo il cameriere che si scuso e nel pronunciare ad alta voce il numero dell’ordinazione, India venne “ travolta” da un sorriso stupendo esattamente di Stefano, che sentendo chiamare il suo numero e la sua ordinazione si andò a sedere al tavolo di India e attese con lei la sua di ordinazione. Nel frattempo India intimidita ma fremente della voglia di conoscerlo, gli concesse un piccolo sorriso, ma lui era concentrato solo sugli occhi, celesti come il mare e sinceri, mai visti prima.

«Lascia che mi presenti: mi chiamo Stefano e oggi l’oroscopo mi diceva che avrei offerto un caffè e un dolce proprio a una bellissima ragazza. Caspita, dalla descrizione sembri esattamente tu. Per una volta l’oroscopo mi ha consigliato bene, sarà buono continuarlo a seguire se solo questa dolcezza mi desse la possibilità di conoscerla meglio …».
Sbalordita e meravigliata dalla simpatia e dalla spontaneità di Stefano, si senti travolge da una calma e da un sesto senso che le diceva di fidarsi, che non era come tanti, ma esattamente lui.
«Ciao… ehm piacere sono India. Bhè non ascolto o seguo l’oroscopo, di solito lascio parlare il mio cuore. Sai mi ha consigliato di accettare la tua offerta…e magari di accettare anche l’altra. » Si senti tranquilla e scoppiarono a ridere entrambi…

Senza saperlo a osservare tutta la scena c’era Silvia, la quale anticipò la telefonata di India, che entusiasta le volle raccontare tutto. Ma Silvia si complimento solo dicendole che aveva assistito a tutto e scherzando sul fatto che poteva aprire un’agenzia matrimoniale.

Dopo quell’incontro, al fine del quale si scambiarono i numeri di telefono, c’è ne furono tanti altri finché arrivo in una gelida sera d’inverno il primo bacio avvenuto su una panchina dove ritorneranno in seguito ogni anno, solo per il semplice gusto di ricordare e di ridarsi il bacio allo stesso orario del primo. Infatti, dinanzi a loro vi era un grande orologio, l’orologio del comune che entrambi fissarono dopo il bacio per l’imbarazzo: segnava esattamente le 22.00. In seguito, dopo una settimana, la proposta da parte sua di divenire una coppia.
Da allora sono passati quasi sei anni, sei anni meravigliosi insieme a un ragazzo unico con il quale ha condiviso momenti di gioia e momenti bui e tristi, ma insieme hanno superato tutto. Lui un ragazzo serio e lavoratore, impiegato nell’azienda dello zio come disegnatori di interni.  Lui che all’epoca aveva ventiquattro anni e che è dovuto crescere in fretta dividendosi tra lavoro e università, ma che non perde mai il sorriso, anzi da gioia sempre agli altri, orgoglio della madre e del padre. Il destino le aveva riservato un grandissimo regalo. E’ questa era una  grandissima responsabilità.

Fu riportata alla realtà dalla sorella Emma, che era piombata in camera sua chiedendole in tutta fretta un’occhiata nel suo armadio.
Oddio ci risiamo – penso India, rivolgendole uno sguardo storto che si trasformo subito in dolce.
«Scegli ma fammi vedere che prendi! »
«Agli ordini sister» ironizzò Emma, scagliandosi nell’armadio della sorella, mentre India le andava incontro rivolgendole un grande sorriso ripensando a quando fosse fortunata.

 
*** 

 

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Capitolo 2
*** La parola a Nicholas ***


«Ok, ho capito! Cosa? 30 inglesi domani verranno a fare visita qui? Questa si che è una notizia!!! D’accordo a dopo per le ultime novità.»  rispose Nicholas frettolosamente al suo collega nonché suo dipende.

Già perché Nicholas era responsabile di un museo antico, ereditato dal nonno dopo la sua morte. Cosi dovette lasciare tutto in Italia e trasferirsi a Parigi, dove si era trovato immerso in centinaia di carte e con un museo da rimettere in nuovo e da aprire a tutti. Lui 30 anni, una laurea in beni culturali e un sogno appena realizzato con la certezza di un futuro almeno lavorativo abbastanza sicuro. La sua famiglia è tutta in Italia, ma ha avuto la fortuna in tre anni di conoscere tante persone che gli hanno dimostrato subito i loro affetto e da un due anni haaccanto a se Charlotte, il suo amore, quella con cui sogna una vita felice insieme
.
« Silvia, ti attendo nel mio ufficio tra 15 minuti. Argomento: visite guidate. »
« Capo, corro subito da lei. Ma prima mi fermo a prendere un caffè, lo vuole anche lei? » gli chiede Silvia, sempre cosi spontaneamente. 
« Servirebbe!!! Ti ringrazio!!! »

Eh che farei senza Silvia? – penso Nicholas. All’inizio della sua carriera qui avevano avuto anche una piccola relazione, niente di particolare, ma non poteva negare che lei era particlarmente affascinante e poi sapeva cme trattare gli uomini. Ma all’improvviso il uso pensiero passo a Charlotte : l’aveva conosciuta dopo 9 mesi che si era trasferito a Parigi, lei avvocato in carriera nell’ufficcio del padre, bella e alta.

Una modella – il suo primo pensiero quando la vide un giorno di maggio nel suo museo. Era venuta a fare visita a quella meraviglia ma anche per vedere se tutto era in regola. Un caffè frettoloso al bar, una stretta di mano e il giorno dopo il caffè divenne una cena e poi il passo di convivere prima del grande giorno. Ormai Nicholas desiderava tanto convogliare a nozze con lei, ne avevano parlato qualche volta ma da parte sua nessuna pronuncia in più oltre a qualche – Vedremo! – che fosse troppo presto? No, si disse, quando le cose si sentono non è mai troppo presto o tardi, è esattamente il momento giusto. Ok , si decise, uscito da lavoro, quella sera, sarebbe passato nella gioielleria ppiù bella e avrebbe aquistato l’anello che più lo avrebbe colpito e che sarebbe stato perfetto per la sua Charlotte per poi chiderle di sposarlo il giorno dopo, alla cena che lui involontariamente aveva già prenotato.
I suoi pensieri vennero interotti dall’arrivo di Silvia, che nel suo tailer nero attirava ancora di più l’attenzione.

«Eccole il caffè » sorriso smagliante e poi «Allora a quanto queste visite? Per quante persone? »
Le sorrise, ripensando ai suoi pensieri: « Domani, 30 inglesi! Più una scolaresca di 50 persone! »
« Perfetto, so benissimo di cosa occuparmi : chiuderemo le sale che stiamo ancora allestendo e chiamerò io stessa la Signora Deluxe per la guida, io domani dovrò occuparmi della scolaresca visto  che mi preoccupa molto.! » rispose Silvia, ripercorrendo la visita della settimana prima di una scolaresca quando tra due litiganti una vetrina ne pago le conseguenze, frantumantosi in migliaia di pezzi senza calcolare i ,manufatti al suo interno, oggi in restauro.
« Allora se questo è tutto, io mi metto subito all’opera… » gli disse alzandosi dalla sedia.
« Ferma, un ultima cosa… » e la guardo, uno sguardo che le fece ricordare quei mesi con lui solo per un attimo « Grazie! » .
Arrossi cosi leggermente e si disse che Charlotte era davvero fortunata, aveva accanto a se un uomo bellissimo nel suo aspetto : alto, capelli neri e occhi nocciola che avrebbero mandato in tilt qualsiasi donna, e gli occhiali da vista che gli donavano quell’aria perfetta di bravo ragazzo e uomo d’affari nello stesso tempo.  Si era impegnato a lungo e con vigore in quel museo, facendolo diventare uno tra i più frequentati a Parigi.
E con questi pensieri, lo ringrazio con un sorriso e con un gesto della mano lo saluto, dimenticandosi per un attimo che lui era il suo capo.

Ripreso a lavorare e riguardare tutte le carte e i lavori di restaurazione e allestiemnto delle due sale, i ltempo volo e mancava un ora alla chiusura. Visto che non c’erano più visite e l’ultima coppia di visitatori stava appena uscendo, si disse che per una volta poteva chiudere prima e lasciare tutti “ liberi ” un po’ prima.
Quindi annuncio al microfono, collegato in tutte le sale e negli uffici dei suoi colleghi la chiusura straordinaria di un ora prima quella sera :
« Avviso importante per tutti i miei carissimi collaboratori, nonché amici e conoscenti : non avendo più visite ho deciso, per via speciale e motivo importante di chiudere un ora prima, quindi esattamente tra dieci minuti vi voglio tutti fuori. Andate dalle vostre famiglie e godetevi questa bella serata autunnale. Buona serata! » disse sorridendo e scherzosamente, mentre in tutto il museo parti un sonoro applauso che lo rese fiero del suo lavoro e del fatto che tutti lo apprezzavano.

Fiero, contento e pronto per il grande aquisto chiuse tutto e si avvio all’uscita dove una volta chiuso il museo e salutati tutti Sali sulla sua Mini Cooper blu elettrico, il suo gioiellino dirigendosi verso “ Gioielleria Eiffel”.
 

***

  

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Capitolo 3
*** L'amara verità ***


India si gira e rigira nel letto, sotto calde coperte, combattendo con la voglia di starci ancora e quella di uscire. Accende il telefono solo per leggere e mandare il primo messaggio del giorno dalla e alla stessa persona: Stefano, ogni mattina era di perfetto orario a mandarle il buongiorno. Cosi la sua giornata iniziava sempre con un colore in più. Lesse il messaggio e dopo si decise ad alzarsi pensando che aveva la mattina vuota e quindi poteva occuparsi della sua stanza.

Sorridente e allegra andò a fare la colazione, dove la madre la accolse con un grande sorriso e un dolce “buongiorno”. Dopo colazione e le varie abitudini mattutine accese il computer per dare un’occhiata e accendere la musica, ma fu rapita da un messaggio privato in Face book.  Sarà Silvia – penso sorridente, invece apparse un nome che lei non aveva mai sentito, né tantomeno conosceva: Francesca.

Apri il messaggio velocemente e comincio a leggerlo, ma all’improvviso i suoi occhi si offuscarono e lacrime silenziose scesero sulle guance. Quel messaggio lo consumò, poiché lo lesse tantissime volte prima di trovarne un senso e le lacrime scendevano sempre sulla stessa parte: “ Sono l’ex di Stefano ”. Quell’ex di cui lui non aveva mai parlato, ma che lei ne conosceva l’esistenza. Per lui era un argomento tabù, eppure lei voleva sapere qualcosa. Francesca, nel messaggio la invitava la mattina stessa a un bar per una chiacchierata e per svelarle un particolare della sua storia con Stefano che doveva sapere.

Si asciugo gli occhi, guardo l’orologio, erano le 10.00. C’è la poteva fare, ma chi le avrebbe detto che non era una bugia o uno scherzo. Poi noto gli amici in comune e si disse decisa di scoprire il tutto, ma un sesto senso le disse che qualcosa stava per avvenire.
Nel giro di un’ora si ritrovo rigida, perplessa e incuriosita davanti al bar. Si diede in occhiata in giro e poi la vide, la riconobbe. Piano le andò incontro e lei la saluto con una stretta di mano e la presentazione.  Era il suo opposto: Francesca, alta, mora e riccia; lei poco più che un metro e sessanta, bionda e liscia.

«Ciao, immagino che non te l’aspettavi proprio soprattutto dopo sei anni. Però vorrei parlarti apertamente e spiegarti cose di cui sicuramente Stefano non te ne ha mai parlato. Sai è riservato, però questo devi saperlo.» disse tutto di un fiato Francesca.

India si senti travolge da una rabbia e le lacrime agli occhi. Le succedeva sempre quando pensava al passato di Stefano, quel passato che lo aveva ferito e che lei temeva come se potesse tornare, come se quello di prima fosse più importante di lei stessa.
«Ok, parla. Ma chi mi dice che sono cose vere?  Soprattutto perché solo ora? »
Mentre pronunciava la seconda domanda, lei le mostro una foto con lei e Stefano mano nella mano e la data dietro corrispondeva esattamente a due anni e mezzo prima che loro si conoscessero. I conti tornavano …

«Immaginavo la tua domanda, entrambe. La prima penso hai intuito la risposta, per la seconda devi sapere che io mi sono trasferita all’estero dopo che la nostra relazione è terminata e sono tornata pochissime volte. Poi mi sono decisa, all’inizio mi sembrava assurda poi ho pensato fosse giusto, giusto chiederti scusa …» Francesca le rispose con gli occhi fissi nei suoi.

«Scusa? Ma per cosa? Nemmeno ci conosciamo! » India sbotto.

«Scusa perché ho fatto del male a Stefano, che ora ha poca fiducia nell’amore ma soprattutto per il futuro di coppia. Scusa perché automaticamente fa del male a te. Ti spiego: stavamo insieme da anni, una coppia perfetta a detta di tutti. Non mi faceva mancare nulla. Una sera, dopo una bella serata trascorsa in un posto da favola, mi chiese di sposarlo. Ero entusiasta, non me l’aspettavo. Risposi di sì e da li partirono i preparativi. La data era destinata a sei mesi dopo. Eravamo felicissimi e progettavamo tante cose. Purtroppo un mese prima della fatidica data io mi tirai indietro, mi resi conto che ero giovane e stavo abbandonando tutti i miei sogni per uno solo. Io sognavo di viaggiare, di conoscere gente nuova. Lui voleva una famiglia. Gli chiesi un mese di pausa, ma il mio amore per lui era grande e ritornai da lui ma ormai c’era qualcosa di rotto e i miei continui tira e molla, lo condussero a lasciarmi definitivamente, promettendo che non avrebbe mai più parlato di matrimonio. Ammetto che i primi tempi erano difficili, anche perché c’era il rischio di incontrarlo avendo gli amici in comune. Piano lui si allontana da tutti ed io altrettanto riuscendo a trovare un lavoro fuori Italia. L’ho rivisto solo altre pochissime volte, tra cui l’ultima ad aprile. Solo allora seppi che era fidanzato da qualche tempo con te e mi dissero che gli avevi riaperto il cuore e le speranze, ma del futuro non ne parlava mai. Ha mantenuto la promessa, ma lui, come te merita il meglio e di conseguenza un futuro roseo. » rispose Francesca tremante e sentendosi in colpa.

India stringeva quella foto in mano ormai umida di lacrime, senti un dolore dentro terribile. Le rivolse uno sguardo, uno sguardo da bimba tenera e indifesa, sognante e ora delusa.
«Infatti, ha intuito bene, non sapevo nulla di questa storia. Non mi ha mai detto nulla, tenendomi all’oscuro di tutto. Il passato era al di fuori di noi. Ma io avevo il diritto di sapere e di capire il rifiuto che ha quando parlo di futuro.» le rispose, ancora molto scossa. «Io ti ringrazio davvero tanto, mi hai aperto gli occhi.
Ti sento sincera anche perché i tuoi occhi sono lucidi.». E con ciò si alzo, le rivolse un sorriso, seppur triste.
Poi improvvisamente Francesca si alzo e l’abbraccio.
«Ora vado, ho bisogno di tempo per me e per capire! » India la saluto e scappo, guardandola per l’ultima volta
.  


***

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Capitolo 4
*** Quel NO dritto al cuore ***


Si sentiva il più bello del mondo, o almeno sperava lo fosse per la sua Charlotte. Sorrideva, felice nello specchio dinanzi  a sé mentre si aggiustava nervosamente la cravatta e si rassicurava di avere in tasca l’astuccio contenete, sperava, il suo “ miracolo ”. Temeva una risposta negativa da parte di lei, ma si augurava che quell’anello, che lei desiderava, le facesse cambiare idea. Non era un tranello o inganno, o piano subdolo per un “ si ” costretto, ma un suo alleato.

Immaginava  che tutto sarebbe andato bene e che quella sera avrebbero festeggiato per la seconda volta nel suo appartamento e pensando ciò si diede un’occhiata fugace in giro, guardando se tutto fosse in ordine.

Prese le chiavi della macchina a volo, quelle di casa dietro la porta e si precipitò fuori rendendosi conto che era in anticipo di venti minuti. Minuti perfetti per passare a prenderle un mazzo di fiori.

Dopo quindici minuti era al loro tavolo pronto, con il cuore che gli batteva all’impazzita. Si guardo intorno, tutto era perfetto: il tavolo apparecchiato con una tovaglia dal ricamo oro, bicchieri per il vino, rigorosamente rosso, e quelli per l’acqua. Le posate allineate, due su un lato e una sull’altro del piatto. L’atmosfera intorno era stupenda grazie anche ai riflessi della luna piena nella piscina e alle candele che emanavano un profumo di pesca.

All’improvviso fu distratto da una luce che lo fece girare di colpo. Sbatte le palpebre per capire cosa fosse, e si accorse che era la luce della luna a illuminare una figura slanciata con un vestito bianco e celeste lungo. I capelli raccolti in una lunga treccia, gli occhi delicatamente truccati quando basta per esaltarli ancora di più e le labbra, quelle labbra perfette ma ora colorate con un rosa leggero.

Bellissima - penso - anzi di più, perdutamente meravigliosa.

Il sorriso di lei lo tranquillizzò. E con questo le si avvicino e da gentiluomo che era le bacio la mano prima di donarle quei fiori meravigliosi, il quale profumo, non superava o poteva mettersi in contrasto con quello di lei.

«Charlotte, amore mio, sei meravigliosa! Davvero non ci sono parole.» la condusse al tavolo, e le sposto la sedia per farla accomodare.

«Oh no, tesoro. Io non ho parole per ciò che mi circonda.» e gli fece l’occhiolino, sottolineando, con tono più forte le parole “ ciò che mi circonda ” che era chiaramente una provocazione.

«Solo ciò che ti circonda? Mi ritengo offeso, si dia il caso che abbia io stesso programmato tutto. Ogni minimo dettaglio.» le disse scherzosamente offeso, aprendo la bottiglia di vino.

«Mi sei sempre piaciuto quando fai l’offeso. Ma sai bene che ho occhi solo per te.» lo rispose a tono ridendo, prima di assaggiare un sorso di vino, rilassarsi e godersi quella stupenda serata.

La serata trascorse allegramente e lui noto che lei apprezzò molto anche la cena. Lo leggeva negli occhi e pensò che fosse arrivato il momento giusto. Con molta lentezza si alzo, sotto gli occhi di lei, poso il tovagliolo sul tavolo e s’inginocchio. Prese il cofanetto nella tasca della giacca e con un brivido di emozione e il cuore che gli batteva forte, aprendolo disse:

«Charlotte, io ti amo. Ti amo davvero tanto, un amore bellissimo che mi spinge a fare il grande passo con te» disse tutto di un fiato, prima della fatidica frase «Mi concedi l’onore di diventare tuo marito?»

La guardo negli occhi, cercando una risposta o almeno un accenno di approvazione mentre le sue mani gli sudavano e lui si sentiva mancare il terreno sotto i piedi. Lei non si mosse, lo guardo sorpresa e anche un po’ delusa. E sbottò.
«Se avrei immaginato che questa serata era preparata per questa proposta allora ti avrei fatto cambiare idea. Tesoro, non posso accettare qui su due piedi. Perché non me ne hai parlato prima? Perché non hai chiesto il mio parere prima di procurarti da solo questo dolore?» i suoi occhi le si riempirono di lacrime e lui non capiva dove avesse sbagliato. Chiuse l’astuccio, profondamente turbato e scosso.

Si alzo e parlo:
«Non capisco ora il tuo comportamento, la tua disapprovazione, il tuo rifiuto. Eppure pensavo eri felice con me e volessi continuare a esserlo. Ma si vede che desideri altro nel tuo futuro. Io sono semplicemente uno qualunque.»

Con queste parole ripose l’astuccio, sospese la cena e pago mentre le parole di lei gli rimbombavano nella testa. Intanto Charlotte cerco di spiegare il suo punto, sapendo comunque di aver esagerato. Aveva solo paura di quel passo seppur volesse.
«Nicholas, ascoltami ti prego. Ho sbagliato con quelle parole. Io ti amo e non sei uno qualunque. Tu sei quello che davvero voglio. Ma ho paura, paura di fare un passo falso. Se mi ami, capiscimi.»

«Oh no, capisco solo di essere stato uno stupido. Dovevo capirlo dall’inizio che tu non volevi nessun matrimonio, nessuna famiglia, nessun figlio. Anche per me è un grande passo, ma era con te. E quella paura svaniva. Avresti potuto almeno accettare l’anello, dirmi che ci avresti pensato, ma non distruggermi con quelle parole. Mi hai ferito!  Ti riporto a casa.»

Charlotte si alzo e s’incammino verso la macchina con lui. Sembravano due estranei o semplici amici: camminavano a distanza di due metri uno dall’altro. Ognuno con le proprie buone ragioni, ma certamente entrambi soffrivano.
Giunto sotto il portone di lei, Charlotte si rivolse verso di lui che guardava fuori il finestrino.

«Grazie della serata. Allora ti chiamerò domani per sapere come stai.» disse.

«Evita, ho bisogno di capire delle cose. Comunque non voglio nessun grazie, ma solo che tu capisca il male che stasera mi hai fatto.» rispose Nicholas, senza nemmeno guardarla mentre le lacrime lo sorpresero.

«Allora  meglio un periodo di pausa per entrambi. Scusa Nicholas. Buonanotte.»

Charlotte si chiuse la portiera alle spalle e corse verso il protone. Lui riparti, ripensando a quella serata. Si sentiva deluso, triste. Aveva bisogno di riposare, magari era solo un brutto sogno, penso.                             
Poi si accorse che gocce di pioggia bagnavano il parabrezza della macchina.

No, era tutto vero. Cielo nero e pioggia fitta facevano da atmosfera perfetta al suo umore. 

***
   

Grazie A Hiphipcosty e Nicosia per le loro recensioni e per apprezzare questo lavoro.  

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Capitolo 5
*** Una dura decisione ***



Ragazze belle =) rieccomi con un nuovo capitolo. Sper vi piace come si sta evolvendo la storia ** Mi aspetti tante recensioni, non solo di complimenti ma anche se ci sono putni negativi.
Preciso che per il momento di " sofferenza " di India le ho dato le mie emozioni trovandomi io al suo posto. Spero ho reso l'idea di lei forte, che vuole superare senza essere compatita ma che alla fine basta poco per sentirsi devole e triste. Questa storia a un non sò che di personale, a pezzi. E' la prima ed è importante. Ringrazio chi la segue e me la recensa!
 Baciotti a voi. Dina91*



"Il cuscino di India aveva assorbito ogni sua lacrima, che conteneva dolore e rabbia. Per fortuna nessuno si trovava in casa e lei poteva tranquillamente sfogarsi. Parlare con qualcuno le avrebbe riservato le solite frasi di circostanza, ma sempre a fin di bene:  “ Non ti meritava ”, “ La vita va avanti, sei giovane!”.


Non aveva voglia di vederlo, non sapeva come comportarsi. Sentirlo le avrebbe fatto cambiare idea o convincersi che non valeva niente quella cosa, che apparteneva al passato. Sì, ma se era tornato, un motivo c’era. Stefano le aveva mandato almeno cinque messaggi e chiamata due volte, a entrambi lei non aveva risposto.

Basta! Basta si disse, doveva alzarsi e affrontare la realtà. Non c’era tempo di tornare indietro ma quello per andare avanti. Senti una stretta allo stomaco e una fitta al cuore.  Andò in bagno, si lavò il viso. Da lì a mezz’ora sarebbero tornate sua madre e poi Emma. Non voleva farsi vedere cosi, avrebbe parlato più tardi con loro, ma doveva prima riprendersi un po’.

Intanto il telefonino suono, ennesimo messaggio di Stefano: “ Mi sto preoccupando tantissimo. LE’ successo qualcosa? ” Lo lesse. Non doveva farsi intenerire eppure il cuore le batteva forte. Cucinava, distraendosi, e quando bussarono alla porta, andò ad aprire con un sorriso, il solito sorriso che non lasciava trapelare nessun “ dolore ” interiore.

«Mamma» le diede un bacio sulla guancia «stavo cucinando! Tu fai tutto con calma, intanto aspettiamo Emma.».Peccato che la sua voce la tradisse un po’.

«Tesoro stai bene? Ti sento un po’ strana! » le disse la mamma preoccupata.

«Tutto bene mamma, sarà che ho un pò di mal di testa.» la tranquillizzo India.

«Ok, ti voglio credere. M se hai bisogno sai che ci sono sempre.» le accarezzò la testa. La ringrazio con un tenero sorriso, non poteva nasconderle niente.

Dieci minuti dopo arrivo Emma, come sempre “ frizzante ”: «‘Giorno a tutti, che si mangia oggi? Uh hai cucinato tu?» disse sbirciando nelle pentole e guardando la sorella, continuando «Bene, a saperlo prima mi fermavo a mangiare una pizza.». Ridendo si diresse in camera sua. La solita ironica, penso India, sorprendendosi a ridere senza pensieri.

Pranzarono, parlando e guardando la tv. Ma India mangiò pochissimo, inventandosi la scusa del mal di testa. Aiuto a sparecchiare e poi andò in camera sua: sentiva Emma cantare, la mamma chiacchierare al telefono e i suoi occhi indugiarono un po’ troppo sul peluche che lui le aveva regalato il primo giorno che uscirono assieme: quanti ricordi, quante cose che lui le aveva insegnato, quante cose fatte insieme e ancora da fare, di cui a volte si trovavano a parlarne. Ma mai, mai di matrimonio. S’innervosì prese quel peluche, lo guardò. Possibile che lui aveva basato il loro rapporto su una bugia, su una fiducia a metà?

Squillo il telefonino era di nuovo lui. Squillo venti volte prima di ammutolirsi. Spense il telefonino, ma prima gli mando un semplice messaggio “ Dobbiamo parlare. Stasera lavoro. Forse domani.”. Freddo, determinato e molto diretto.

Indosso una camicetta nera, un maglioncino celeste sopra, un pantalone blu e scarpe da ginnastica. Si aggiusto i capelli, un trucco leggero, preparo la borsa e salutando la mamma ed Emma usci. S’incammino verso il negozio, sforzandosi di non pensare. Arrivò in anticipo, rispetto a sempre. L a zia Arianna sorpresa e sempre felice di vederla la saluto con un sonoro bacio sulla guancia. Anche lei, come la mamma si accorse di qualcosa, ma sapeva che quando India se la sarebbe sentita le avrebbe riferito ogni cosa.

India si accorse di ciò e penso che era circondata da persone meravigliose che tenevano a lei, era giusto quindi non farle soffrire. Era ora di cominciare a lavorare. Sorrise e si avviò con la zia in negozio, che profumava di mille fiori diversi.”. Buon lavoro India ” si disse.

 Erano le 17.45, considerò che il tempo fosse volato in fretta. Aveva capito che doveva fare: prendersi del tempo prima di passi falsi. Accese il telefonino e arrivò una valanga di messaggini, alcuni di lui e due di Silvia. Lesse quelli di Silvia: aveva ricevuto una telefonata da Stefano preoccupato e voleva capirne il motivo.

Mentre li leggeva, si senti toccare la spalla, spaventata si girò con un salto e si ritrovo Stefano davanti con gli occhi rossi, evidentemente preoccupato. Per fortuna la zia era uscita per una consegna quindi erano soli.

«India, amore mio, ero preoccupato. Perciò sono uscito prima da lavoro per parlarti dal vivo. Che cosa è successo? Di cosa dobbiamo parlare? Te ne prego, spiegami!» Stefano tento di abbracciarla. Ma lei si tirò indietro dicendogli di allontanarsi.

«Non mi toccare. Non voglio essere toccata da una persona che in cinque anni mi ha nascosto un episodio importante della sua vita raccontatomi da terzi. Francesca ti dice niente questo nome? Vuoi più dettagli? Sei anni fa. Capisci!» era dura, come non mai. Sul viso di Stefano appariva un’espressione di sorpresa e spavento.

«Francesca? Oddio, quella Francesca! Cavolo. India ascolta, per me è storia vecchia, una cicatrice che con te è rimarginata. Non buttiamo tutto all’aria cosi. Mi lasci spiegare? Aspettiamo tua zia e usciamo.» Cerco di calmarla e calmarsi pensando al motivo di quel ritorno. Poi d’un tratto si ricordo la promessa che fece a Francesca “ Io non parlerò più di matrimonio con nessuna donna del mio futuro! ”. Francesca era a conoscenza che lui non si era ancora sposato e quindi volle mettere in guardia India. Solo allora capi di non aver mai parlato di matrimonio con India, quando invece lei lo faceva entusiasta. Aveva sbagliato. Doveva rimediare.

«Non voglio sentire niente. Tu mi hai deluso, perché io ti ho sempre raccontato tutto, ogni minimo dettaglio e pensavo tu facessi lo stesso con me. Ed eccoci qui, mi sembra di avere davanti a me un estraneo. Sai che ti dico? Che è stato meglio scoprirlo ora che è ancora presto. Ho bisogno di tempo da sola. Voglio capire se c’è ancora qualcosa da salvare tra di noi. Adesso vai via. Tra noi è-è…»

Lui le tappo la bocca con la mano, non voleva sentire quella parola, gli avrebbe spezzato il cuore. India vide un petalo di una rosa blu cadere, come una sua lacrima in quel momento. Morse la mano di Stefano e fini la frase: «E’ finita! »
L'aveva detto proprio quando si accorse della zia che stava guardando tutto. Arianna non capi nulla, ma si accorse poi dei singhiozzi forti di India e di Stefano che scappo via. Non aveva mai visto India cosi, tranne che in qualche altra situazione. Le andò vicino, l’abbraccio e disse: «Bambina mia, ora chiudiamo. Ti accompagno a casa e racconterai con calma tutto a me, mamma, papà ed Emma. Qualsiasi cosa sia successa ti aiuteremo noi e sicuramente si risolverà.». La rincuoro, accorgendosi che i suoi occhi si erano emozionati alle sue parole. Era grande India, ma in quell’istante fragile.

Arrivarono a casa di India, bussarono alla porta e corse ad aprirle Emma. Visibilmente scossa guardò la sorella, l’abbraccio e scoppio in lacrime. Entrambe. Già perché Arianna aveva telefonato avvertendo i suoi di tutto. Nel frattempo la raggiunsero anche la madre e il padre, entrambi preoccupati.
India si strinse a loro e disse: «Vi racconterò una storia, che non doveva finire cosi.!».

*** 
 

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Capitolo 6
*** Una brutta realtà ***



Erano le quattro di mattina e Nicholas non aveva chiuso occhio per tutta la notte, pensando a Charlotte. Era tornato a casa dopo due ore in giro per la città senza metà: solo in compagnia della pioggia che insistente scendeva, procurando un sottofondo malinconico.

Rientrato a casa, aveva avuto solo la forza di togliersi quella cravatta troppo stretta in quel momento e gettarsi sul letto sperando di addormentarsi, peccato solo che era rimasto immobile fino a quell’ora a fissare il soffitto.

Si convinse addirittura di aver affrettato le cose e aveva deciso che appena ora decente sarebbe corso a casa di lei con la colazione e fiori e chiederle scusa per continuare la loro storia. Alla fine che fretta c’era? Erano giovani e si amavano, quando volevano entrambi, si sarebbero sposati.

Sì, pensò sorridendo, era giusto cosi. Sembrò che proprio in quell’istante Morfeo si stava impossessando di lui, e crollo.

La sveglia suono alle sette e nonostante le sue poche ore di sonno si sentiva frizzante e pieno di vita. Si alzò dal letto, si stiracchiò, accesa la radio e spalanco le finestre notando la splendida giornata favorevole alla sua decisione. Si fece una doccia canticchiando e si preparò abbastanza accuratamente per la giornata che lo aspettava non solo lavorativamente ma anche sentimentalmente. No, non accettava quella pausa, sapeva che pausa significava separazione e lui non desiderava vivere senza Charlotte.

Pronto, profumato e sorprendentemente sorridente scese di tutta fretta da casa e si diresse con la sua auto a prendere la colazione per poi andare a casa di lei.

Avendo le chiavi dell’appartamento di lei, decise di farle una sorpresa, sicuro che lei stesse ancora dormendo. Una volta in casa cercò di non fare rumore e poggiato tutto sul tavolo in cucina, entrò nella stanza da letto.  Il suo viso cambio espressione ben presto, passando dalla felicità alla delusione di aver trovato la camera ben ordinata e senza di lei. Forse in bagno, pensò a farsi la doccia. Nemmeno lì l’ombra. Allora decise di chiamarla a telefono, ma è spento. Entra nel panico. Che le sarà accaduto? Che sarà scesa prima per andare a lavoro? No, impossibile.

In preda all’ansia si lasciò andare sul divano e dinanzi a lui qualcosa rubò l’attenzione: una lettera. L’apri e la lesse: era una lettera di poche righe ma precise. Charlotte aveva lasciato la città, era partita chissà dove e si era presa un periodo di aspettativa facendosi sostituire. Gli chiedeva scusa per questo e per quello che era accaduto la sera prima, aveva bisogno di tempo ma lontano da lui e dal luogo che aveva visto nascere e crescere la loro storia. Stare lì l’avrebbe solo fatta soffrire senza capire cosa davvero desiderasse. Lo pregava di non cercarla, perché si era già procurata un altro numero e di non chiedere informazioni al padre. Non era un addio né un arrivederci con data di ritorno.

Una volta letto, stropiccio quel foglio e lo butto. Prese la giacca e quasi scappò da quella casa che era ed è importante per lui. Non sapeva se un domani avrebbe riavuto lo stesso significato, sapeva solo che non poteva fare nulla, se l’amava solo accattare la sua scelta. Charlotte non aveva mai fatto una cosa simile e per farla aveva buoni motivi; forse il loro problema lo era. Ora doveva solo pensare a lui, senza buttarsi giù con il rischio di cadere in depressione. In mente sua penso che se nel giro di un mese, massimo mese e mezzo lei non si sarebbe fatta sentire allora la loro storia era definitivamente conclusa.

Con questi pensieri si diresse al museo, che nonostante la rabbia e la ferita dentro sapeva renderlo felice e riempire ora le sue giornate anche se la sera si sarebbe trovato nel suo appartamento solo soletto o magari sarebbe uscito con qualche amico, come già capitava. Sapeva che qualcosa era cambiato, eppure dentro sentiva una sensazione strana che lo spingeva a non smettere di sperare come se da lì a qualche settimana si sarebbe sentito di nuovo bene. Magari sarebbe ritornata Charlotte, pentita? Doveva solo aspettare, senza aspettarsi nulla.

Al museo, una volta salutati tutti raggiunse il suo ufficio. Accese il computer bevendo un caffè ma si rese conto che aveva il bisogno di parlare con qualcuno. All’improvviso, come destino, Silvia busso alla sua porta.
Sì, lei. Disse sorridendo, attimo prima di farla entrare.

«Buongiorno» sempre con un sorriso travolgente e allegra «ti ho visto strano! Oh certo, magari non ne vuoi parlare o comunque non saranno fatti miei, ma sai che se solo ho un modo per aiutarti non esitare a chiedere. Alla fine è inutile negare che tu ed io abbiamo avuto sempre un certo feeling. » gli disse Silvia facendogli l’occhiolino.

Nicholas si sorprese a sorridere di lei e del modo di parlare «Tempismo perfetto» le disse. «Effettivamente avrei bisogno di parlare con qualcuno. Inutile tenermi tutto dentro.»
Silvia si sedette curiosa «Bhè Nicholas, sono qui. »

Nicholas allora guardo che tutto nel museo funzionasse correttamente, potevano prendersi tranquillamente una buona mezz’ora per parlare e cosi con calma comincio a raccontarle tutto: dalla serata iniziata bene, dal suo evolversi, alla decisione affrettata alla sorpresa della mattina.

Silvia l’ascolto con attenzione e una volta terminato gli mise una mano sulla sua, in segno di comprensione dicendogli: «Tesoro, comprendo benissimo il tuo dolore. Caso strano anche la mia miglior amica si è appena lasciata con il ragazzo. Comunque fai bene ad aspettare, non troppo tempo, ma finché il tuo cuore vorrà. Ora fai uno dei tuoi splendidi sorrisi e domani sei invitato a cena da me, cosi ci sentiremo meno soli entrambi» gli disse sorridendo prima di alzarsi e lasciarlo a bocca aperta avviandosi verso la porta. «Ah, non saremo soli, tranquillo, ti devo presentare qualcuno. » e cosi dicendo lo lascio nei suoi pensieri, allontanandosi sempre con aria divertente e molto seducente.

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