Ogni battito del mio cuore

di cloe cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oscar night ***
Capitolo 2: *** Destinazione paradiso ***
Capitolo 3: *** Love at first sight ***
Capitolo 4: *** The Pattinson method ***
Capitolo 5: *** Joy to the world ***
Capitolo 6: *** Just like us ***
Capitolo 7: *** The damned day ***
Capitolo 8: *** Family Bliss ***
Capitolo 9: *** You are my boyfriend ***



Capitolo 1
*** Oscar night ***


Oscar night SORPRESA! :D 
Indovinate chi è qui, di nuovo,  a proporvi un'altra super mega fantastica storia?! *___* (sì, sì, la panna....).
Ebbene sì. Forse non ci contavate più, forse molte di voi lo sanno già (grazie Letizia.... -___-"), ma c'è poco da dire...
Se non che noi siamo insieme e... JOY'S BACK!!! *____* awwwwwwww
ENJOY! *____*
PS: vi lasciamo ai vostri tripudi (tradotto in lingua comprensibile = festeggiamenti) di GIOIA! <3
PPS: nel caso ci fosse qualcuno (pfft!) che non lo sapesse, questa FF è un continuo della FF "Qui dove batte il cuore" :)
Ci leggiamo sotto ;)




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CAPITOLO 1 (Fio)

OSCAR NIGHT




POV KRISTEN


“Perseguire un obiettivo singolo; si riesce con il sorriso, l’abbandono della rabbia, con una respirazione attiva, con lo stimolo dei cinque sensi, guardando in alto, imitando chi si stima, favorendo il sonno, riflettendo, delle piccole e delle grandi cose, che diventano chiare, acquisite. Nel pensiero, nelle idee, nelle parole e nelle azioni positive... Nella calma.”
“Papaaaaaaaaaaaaà, ho finiiiiiiiiiiiitoooooooooooo”.
Espirai l'intera riserva di fiato che ero riuscita ad accumulare e, cercando di non perdere il controllo e la concentrazione, tornai a rilassarmi.
“Lasciare le sciocchezze, le frivolezze. Capire che ci sono quattro stadi: conoscere, riflettere, sintetizzare, elaborare in modo creativo.”
“Papaaaaaaaaaaaaaà”
Storsi la bocca in una espressione contrariata e disturbata. Mi concentrai sulla voce che veniva dallo stereo, sul mio corpo, sul mio pancione.
Rilassati, Kristen. Rilassati.
Quasi a volermi rassicurare, il bimbo scalciò e sorrisi automaticamente. Era stato un bel calcio.
“La memoria sia senza interferenza della mente e del ragionamento, senza fatica fino all’entusiasmo; ma è ancora l’inizio, poi si ha chiarezza, la coscienza di essere nel giusto.”
“PAPAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA'”
L'urlo quasi disumano di Joy mi scosse la mente in modo definitivo; non sapevo se essere più tentata dallo strangolare mia figlia, che aveva preso la brutta abitudine di urlare, o mio marito che mi aveva detto espressamente di rilassarmi, non fare nulla, perché tanto “Penso a tutto io, tranquilla!”
Cercai di fidarmi delle sue parole ma combattere l'istinto di alzarmi dal letto e andare a vedere di cose avesse bisogno Joy era difficile.
Proposi a me stessa di contare un minuto e decidere di conseguenza.
Dio, lo yoga diventava uno stress fatto in quel modo. E, con quello che mi aspettava quella sera, ulteriore stress era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
Cercai di non pensarci.
Respirai ed espirai mentre la musica rilassante invadeva la camera e io iniziavo a contare mentalmente i sessanta secondi.
Aprii gli occhi e, nonostante fosse impossibile non sentire Joy, feci attenzione ad ogni suono fuori.
Niente.
Chiusi gli occhi sollevata, beandomi di trovare nuovamente un po' di pace, quando sentii la porta schiudersi e scricchiolare fastidiosamente.
Stavolta il respiro divenne una specie di sbuffo, strinsi le mani attorno alle ginocchia e chiusi gli occhi più forte.
“Rob... la porta...”
Sapeva quanto mi dava fastidio essere distratta, soprattutto dal momento in cui era stato lui stesso a presentarsi con un kit di corso potenziato di yoga, semplice e pratico, con tanto di videocassetta e dischi di signorine dalla voce sensuale.
Quando l'avevo fatto notare a Rob lui aveva detto che, ovviamente, per lui non erano affatto sexy ma aveva rifiutato la mia proposta di trovare un corso tenuto da un uomo.
La porta scricchiolò ancora. Ero sul punto di perdere tutta la concentrazione guadagnata finora e saltargli addosso quando la voce che mi arrivò fu un'altra.
“Mami...”
Aprii gli occhi di scatto e voltai il capo verso l'entrata. La mia bambina era lì, la porta chiusa lasciava intravedere solo il suo faccino che sembrava mortificato per avermi interrotto.
“Joy, amore. Che succede?” le chiesi prima di abbandonare la posizione accovacciata che avevo assunto.
Lei, in risposta, spinse un po' la porta lasciandola aprirsi completamente e mostrandomi il suo stato, con i pantaloni e le mutandine abbassate e la farfallina che si intravedeva dalla maglia non troppo lunga.
“Oh...” facendo forza contro il materasso mi misi in piedi e la raggiunsi.
Dall'alto, con quella pancia di sette mesi, quasi non riuscivo a vederla.
Mi chinai alla sua altezza. “Amore, dov'è papà?”
“Non lo to” scrollò le spalle. “No lipponde e io avevo finito... Pelò non sono liussita a pulilmi...”
Un sorriso abortì sulle mie labbra quando mi fece vedere le mani che reggevano un po' di carta igienica. Peccato che non fosse solo quella ad essere sporca.
“Oh, Joy...” storsi la bocca cercando di non vomitare. Non che si sentisse la puzza o che non avessi mai visto della cacca prima d'ora ma in gravidanza ero ipersensibile ad alcune cose, e questa era una di quelle.
“Potto accalezzale il flatellino?”
Vidi le sue mani avvicinarsi pericolosamente alla mia pancia e riuscii a fermarle appena in tempo.
“No!” quasi urlai bloccandole nelle mie. “Ce le laviamo prima, okay?” le sorrisi.
Scrollò di nuovo le spalle. “Okay...” acconsentì per poi allungare le braccia verso l'alto quando io mi fui rialzata.
Oh-oh.
“Amore, la mamma non ce la fa a prenderti in braccio...”
“Ti plego” riprovò ma il medico era stato chiaro. Non avrei dovuto fare sforzi per tutto il corso della gravidanza e non avevo intenzione di rischiare per un capriccio di Joy. Poteva benissimo fare a piedi quei cinque passi che ci separavano dal bagno.
“Andiamo, su.” dissi, risoluta, prendendola per i polsi e facendola camminare avanti a me. Risi quando vidi un pezzo di carta igienica penzolare dal suo sederino.
Quando fu di nuovo pulita e profumata le aggiustai i capelli e mi abbassai per scoccarle un bacio sulla guancia. Lei si buttò su di me per abbracciarmi facendomi sbilanciare e cadere per terra.
Per fortuna ero così vicina al pavimento da non aver avvertito il minimo dolore ma ciò non impedì a Rob di urlare preoccupato e terrorizzato.
Lo sentii correre su per le scale e precipitarsi verso di noi.
“Kristen! Che è successo?”
Riuscii a percepire il terrore nella sua voce, tirò un sospiro di sollievo solo quando ci fu accanto e vide che ridevo e stavo perfettamente bene.
“Cavolo Kris, devi per forza farmi crepare di paura così?” sospirò rilassato mentre mi porgeva le mani e mi aiutava ad alzarmi.
“Papi ma dov'eli?”
“Già, dov'eri? Ho dovuto ripulire le mani di tua figlia dai suoi stessi escrementi perché qualcuno che ha tanto insistito di badare a lei, mentre io mi prendevo tutto il tempo per rilassarmi, non l'ha fatto...”
“Oh, chiedo scusa.” fu la sia unica risposta mentre prendeva in braccio Joy che si stringeva a lui prendendosi le coccole che aveva desiderato da me ma che non avevo potuto darle.
“Bè, allora dov'eri?” chiesi di nuovo visto che non avevo ottenuto risposta.
“Come ti senti?”
“Bene. Dov'eri?”
“Il piccolo?”
“Sta bene, Rob. Non eludere la mia domanda o inizierò a pensare che hai un'amante che ti aspetta dietro il vialetto...”
“Certo, e io avrei aspettato un anno e mezzo che ti liberassi da quella scimmia e ti accorgessi di me, ti avrei sposata dopo aver messo al mondo la bimba più bella del mondo, aspettato un altro paio d'anni per ingravidarti di nuovo solo per il gusto di farmi una scappatella con la postina...”
“Il nostro postino è maschio...” gli feci notare.
“Appunto, Kristen. Le uniche donne della mia vita sono qui, tutte e tre.”
Sorridemmo insieme e lui mi attirò a sé.
“No vi capisco quando pallate cotì...”
Joy, tra le braccia di Rob, fece scontrare i nostri visi per un bacio a stampo.
“Pelò mi piase quando vi basate.” ci mostrò il suo sorriso sdentato, complice della sua s moscia. “Zio Tom dise che lo fate sempe... “
Sia io che Rob ridemmo e lo stimolo giunse prima ancora che potessi finire di ridere.
“Con permesso, la gravida avrebbe bisogno di fare una pipì.”
“Ti serve aiuto?”
Non avrebbe mai imparato.
“Oh, si! Facciamo così. Joy mi abbassa i pantaloni, tu le mutande e poi mi porgi le tue dolci manine così posso riempirle col mio caldo e invitante liquido, che dici?”
“Siiiii fazzamolooooo” esultò Joy che, della cosa, doveva aver solo immaginato che sarebbe stato divertente.
Rob strizzò un occhio e sorrise. “Ok, scusa. Non voglio interrompere un momento tanto importante tra madre e figlia” aggiunse serio solleticando il mio pancione e guardandolo con sguardo adorante. Lo sguardo che riservava solo a me e a Joy. E ora al piccolo che da sette mesi cresceva in me, in noi.
“Continui ad essere convinto che sia una femmina, eh?”
“Sicuro. Solo le donne sono così preziose.”
Sorrisi sulle sue labbra che si posavano sulle mie per un altro bacio.
“Papi mi fai fale l'aloplanooo?” stavolta fu Joy stessa ad interromperci ma Rob continuò a baciarmi per un'altra manciata di secondi facendomi dimenticare ogni cosa.
La mia domanda, il mio bisogno del bagno e l'ansia per quella sera.

L'effetto durò solo per qualche secondo purtroppo perché, due ore dopo, ero sull'orlo di una crisi di nervi.
“Non può essere sparita!” sbraitai rovistando in ogni cassetto.
Joy mi guardava curiosa mentre, accovacciata sul letto, era intenta a coccolare Bear e Cake. Grazie a Dio aveva imparato a farlo senza tirar loro le code o le orecchie. C'era voluto un po' per farle capire quello che poteva o non poteva fare con loro ma ne era valsa la pena visto che ora era completamente a suo agio con gli animali che, tanto per cambiare, stavano sul nostro letto.
Rob si sarebbe arrabbiato da morire. Non voleva che qualsiasi forma di pelo fosse a contatto con superfici delicate, soprattutto se si trattava del piumone sotto cui dormivamo ogni sera.
Avevamo toccato quel tasto dolente anche quando aspettavo Joy e non voleva che mi avvicinassi a Jella ma ora, come se potesse essere possibile, era ancora più protettivo e pignolo.
Quando entrò in camera notai subito i suoi occhi diventare due palle enormi quando vide gli animali sul letto ma non gli diedi il tempo di adirarsi perché mi scagliai contro di lui.
“Tu!” lo minaccia col dito e col pancione. “Dove hai messo la mia maglia?”
“Quale maglia?”
“Quella con i lupi sopra.”
“Non l'ho vista in giro.”
“Stai mentendo. Te lo leggo negli occhi, Rob. Hai sempre adorato quella maglia ma non ti è mai andata. Che fine le hai fatto fare? Te la sei messa e l'hai stracciata? Eh?”
Il mio tono iniziava ad essere ridicolo.
“Kristen, ti giuro che non ho fatto niente alla tua maglia.”
“E allora dov'è finita?”
“Non lo so!”
“L'hai presa tu, lo so.” insistetti, cocciuta.
“Non ho preso niente, Kris.”
“Allora dev'esserci qualche presenza in casa perché non è possibile che le cose spariscano così!”
“Devi averle dimenticate a Londra...”
“No, no. Ci siamo stati un mese fa a Londra. Queste cose non le trovo da qualche giorno!”
“Magari ti sbagli...”
“Rob, sono incinta. Non sono idiota. Sono sparite diverse maglie e anche un paio di jeans.”
“Ma se metti sempre lo stesso”
“Perché gli altri sono spariti! Non trovo nemmeno le converse bianche!”. D'improvviso mi voltai verso Joy con sguardo indagatore ma non notai alcun segno di colpevolezza sul suo viso.
“Io non ho fatto nente” si limitò a dire e capii dal suo sguardo sicuro che era la verità.
“Che devi farci con quella maglia e le converse?” Rob sembrava non capire la gravità della situazione. Lo fulminai con uno sguardo.
“I coriandoli.” sbottai acida e ironica. “Indossarle, Rob. Che credi?”
“Kristen, siamo a Febbraio. Quella maglia è leggera.”
“Non mi importa! E' larga e mi va comoda e non mi fa sentire una balena.”
“Amore, non sei una balena. Dovrò ripetertelo ogni volta che aspetterai un bambino?”
“Vacci piano, amico. Non metterti contro di me oggi. Sono incinta, sono in ansia, sono terrorizzata e non voglio andare a quel cazzo di evento vestita rosa confetto.”
“Kristen, stai scherzando?”
“No!”
“Dobbiamo andarci.”
“No, non dobbiamo. Dove sta scritto?”
“Sui nostri inviti.”
“Bruciali.”
“Kristen sei nominata a un Oscar, ti rendi conto?”
“NO!” urlai nervosissima. “Cioè, sì. Insomma, lo sono?”
“Che vuoi dire?”
Sospirai. “Oh ma che ne so, Rob! Non so se ce la faccio ad andare lì... e...”
“Accettare una sconfitta?”
“Accettare una vittoria...” fui costretta a confessare mettendo a nudo le mie paure, nonostante fossi sicura che Rob le conoscesse già. Si avvicinò a me quando dovette sentirsi salvo da un mio eventuale attacco alla gola. Mi posò le mani sulle spalle e si mise dietro di me. Con estrema calma e con la precisione di un vero istruttore di yoga fece scivolare le sue mani lungo le mie braccia nude in movimenti continui e cadenzati. Le sue dita sembravano essere nate per il mio corpo e la mia pelle era così sensibile che divenne subito d'oca al suo tocco.
“Chiudi gli occhi.” sussurrò Rob al mio orecchio.
Chiusi gli occhi cercando di respirare bene e di rilassarmi.
“Ora ripeti dopo di me: Io.”
“Io.”
“Sono.”
“Sono.”
“Una fantastica attrice.”
“Rob...” alzai gli occhi al cielo.
“Ripetilo.”
“Una fantastica attrice.” quasi sbuffai.
“Bene, ora dillo tutto d'un fiato.”
“Rob, per cortesia...”
“Fallo.”
Mmm...
“Io sono una fantastica attrice.” lo accontentai sentendomi una perfetta idiota egocentrica.
“Perfetto. Ora continua a ripeterlo finché non te ne convinci tu stessa!”
Non gli dissi di quanto mi sentissi idiota nel farlo però davvero continuavo a ripeterlo a me stessa, almeno mentalmente, mentre le mani di Rob erano scese sul pancione, il mio punto debole ormai, abbassando ogni mia difesa, e con le sue labbra che assaggiavano piano il mio collo avrei potuto credere a qualsiasi cosa.
“Mmm...” mugolai sentendo un'improvvisa voglia di lui. Strinsi le mie mani nelle sue, sopra la mia pancia, ma dovetti davvero trattenermi quando ricordai che Joy era ancora nella stanza con noi e che, inoltre...
“E' tardi. Dobbiamo andare.”
Rob anticipò i miei pensieri riportando alla luce l'ansia.
“Okay...” riuscii a sussurrare con voce rotta dalla voglia che avevo di lui.
“Hai intenzione di venire in reggiseno o...?”
“Posso mettermi una maglietta?”
“Fino a casa dei tuoi genitori, sì.”
“Posso metterla anche stasera?”
Mi volta circondando le mie braccia attorno al suo collo e sentendo il contatto caldo che la sua felpa creava contro il mio pancione.
“No...”
“Perché no? Io ti piaccio anche in jeans e maglietta...”
“Se è per questo mi piaci ancora di più senza vestiti ma ciò non ti autorizza ad andare nuda per strada.”
“Sarebbe divertente! Potrei affittare un cavallo e protestare per qualcosa, tipo Lady Godiva!”
“Sarebbe perfetto solo se l'unico spettatore fossi io.”
Mi strinse a sé e mi aggrappai a lui ancora più forte.
“Ma dove sono finite le mie maglie, allora?” piagnucolai sul suo collo mentre mi cullava.
“Te l'ho detto, le avrai lasciate a Londra...”
Sospirai, iniziando a convincermi che fosse la verità. “Sì, forse hai ragione tu...”
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. “Vestiti. Io e Joy sistemiamo le bestie.”
“Pappaaaaaaaaaaa” urlò Joy che non si era lasciata sfuggire le parole di Rob.
Bear e Cake saltarono giù dal letto a quella parola e in due secondi furono in fondo alle scale. Rob sorrise e fermò Joy prima che facesse la stessa fine.
“Dove corri tu?” disse con tono minaccioso caricandosela sulle spalle e causando una sua lunga risata che mi accompagnò per molto. Potevo sentirla riecheggiare nella casa, dal piano di sotto, scaldarmi il cuore e darmi la forza di affrontare tutto.
Avrei portato quella risata con me quella sera e ne sarei uscita viva, pensai sorridendo, ma dovetti ricredermi quando, ormai in macchina, Joy si ammutolì completamente.
“Amore, che succede?” le chiesi portando un dito sotto il suo mento chino.
Aveva lo sguardo triste.
“Pecchè non posso venile co voi?” sussurrò con voce flebile mentre le dita stringevano forte il suo peluche.
Oh...
Lanciai un'occhiata a Rob sperando che fosse lui a parlarle approfittando del potere che aveva su di lei.
“Hey, vieni qui...” bisbigliò prendendola dal seggiolino e portandola sulle sue gambe.
Joy continuò a tenere il viso basso mentre le dita stringevano la maglietta di Rob.
“Amore, ne abbiamo già parlato, ricordi?”
Joy annuì poco convinta.
“Sei ancora piccola piccola per queste cose e lì ci sono tanti grandi e non potresti giocare con nessuno. Invece dai nonni ci sono gli zii, c'è Jella, non vuoi giocare con lei?”.
Sospirò pesantemente alzando le spalle.
“Ma poi mi venite a plendele?”
“Certo che ti veniamo a prendere. Ti prometto che ti sveglierai nel tuo lettino” intervenni io prendendole la manina e sorridendole. “Okay?”
“Okay...” sussurrò infine col morale ancora a terra.
Lanciai un'occhiata a Rob, incerto quanto me. Non riuscivo a capire da dove nascessero tutte quelle piccole paure. Joy era sempre stata molto attaccata a noi ma non aveva mai fatto storie per andare dai miei genitori. Immaginai che l'aver passato quegli ultimi sette mesi sempre con lei, lontani dal lavoro e dagli impegni, avesse influito sulla cosa.
Mi chiesi cosa potesse passarle per la testa per tutto il resto del viaggio fino a Los Angeles; non mi resi nemmeno conto che eravamo arrivati finché la macchina non fu ferma.
Scesi per prima salutando i miei genitori che erano già fuori ad aspettarci. Rob mi seguì e stava per far scendere Joy quando lei puntò i piedi in macchina e allungò le braccia verso di me.
“Voio la mamma.”
“No, tesoro. La mamma non ce la fa. Ti prendo io.”
“Nooooo, voio mammaaaaa.” iniziò a sbattere i piedi a terra e fu istintivo per me avvicinarmi a lei e allungare le braccia per prenderla in braccio ma Rob me lo impedì.
“No, Kristen. Deve capire. Joy, basta. La mamma non può prenderti.”
Rob cercò di prenderla ma lei ritirò le braccia e assunse un'espressione tra il triste e il deluso.
“Non puoi fale più nente con me!” urlò scoppiando a piangere e, saltando giù dalla macchina, ci superò e corse da mio padre.
Si buttò tra le sue braccia e si lasciò cullare mentre Rob ed io ci scambiavamo uno sguardo perplesso.
“Ci penso io...” disse Rob dirigendosi verso mio padre e prendendo Joy dalle sue braccia. Iniziò a sussurrarle qualcosa che non riuscii a sentire per poi portarla dentro casa.
“Ma che succede?” chiesero i miei genitori all'unisono.
“Vorrei tanto saperlo...” fu la mia unica e onesta risposta.
Avrei tanto voluto saperlo.
“Come ti senti per stasera?”
Ora peggio di prima. Una merda.
“Normale...” scrollai le spalle fingendo indifferenza ma i miei genitori mi conoscevano bene, così bene da non chiedermi né dirmi nient'altro se non: “Andrà tutto bene.”
Sospirai stanca e preoccupata finché non vidi Rob uscire di nuovo con Joy in braccio. Sembrava più calma ora ma quando si avvicinarono a noi...
“Dai, saluta la mamma.”
“No” ribatté lei stringendo le braccia attorno al collo di Rob e nascondendo il viso. “Non la voio più!”
Per un secondo, per quattro parole, mi si ruppe il cuore.
Non mi voleva più. Non mi voleva più ora, non mi voleva più come mamma?
“Joy!” la riprese Rob ma lei non mosse un capello.
“Ragazzi, dobbiamo andare o faremo tardi.”
Mio padre, responsabile tecnico, si sarebbe unito a noi così da non dover andare con due macchine. Ormai eravamo liberi di uscire senza terrore ma per eventi del genere Rob preferiva ancora avere due guardie del corpo e una macchina che ci accompagnasse e ci venisse a prendere.
Rob passò Joy a mia madre. Di nuovo nascose il suo viso senza darmi la possibilità di vederlo.
“Le passerà.” bisbigliarono Rob e mia madre nello stesso istante e pensai che era vero.
Non era la fine del mondo.
Le sarebbe passata sicuramente, mentre io ancora non sapevo se e come avrei passato quella serata ora che non avevo nessuna risata a cui aggrapparmi.

“Non mi lasciare!” sussurrai con voce stridula afferrando la mano di Rob che stava per allontanarsi da me.
Lui sorrise quasi divertito. “Kris, andrà tutto bene.”
Perché sembravano esserne tutti convinti tranne io?
Lo guardai ancora terrorizzata di restare da sola. Non ero pronta ad affrontare tutto questo, non a ventitré anni. Non ora. Non senza di lui.
Okay, forse la gravidanza mi stava trasformando in un melodramma vivente. In fondo si trattava di stare separati solo un paio d'ore per organizzare il trucco, i capelli, il vestito e... Oddio, non ce l'avrei mai fatta.
Rob tornò verso di me e mi carezzò una guancia.  
“Che c'è?”
“Non mi va di stare senza di te...” sussurrai storcendo il naso per le mie stesse parole. Da quando ero così dipendente da lui? Certo, Rob era sempre stato il mio cavaliere, da sempre. Da quando avevo diciassette anni non aveva fatto altro che venire in mio soccorso quando non sapevo cosa dire, quando l'ansia prendeva possesso di me. Mi bastava sussurrare il suo nome e lui era lì, anche solo per dirmi che ero bellissima.
“Ti sei vista, Kristen? Centinaia di donne vorrebbero essere al tuo posto ora, tantissime ti stimano e vorrebbero imparare da te.”
“Mi sento piccola, Rob...”
Lui annuì, capendo perfettamente.
“Non lo sei. Sei una donna, Kris. E una madre fantastica...”
“Mh!” sbuffai ironica. “Non ci giurerei.” sussurrai rattristandomi al ricordo delle parole di mia figlia.
“E' questo il vero problema? Stai pensando a quello che ha detto Joy?”
C'era davvero bisogno di rispondere? Chinai il viso lasciando che fosse quel gesto a dargli la risposta alla mia domanda.
“Hey...” mi alzò il viso con un dito. “Ha tre anni. Vedrai che stasera non se lo ricorderà nemmeno...”
“Già...”
O, in alternativa, non avrebbe nemmeno voluto darmi il bacio della buona notte.
“Non puoi venire a vestirti nei camerini delle donne?” piagnucolai. “Ho la sensazione che non darebbe fastidio a nessuna...” alzai un sopracciglio.
Lui rise. “E io ho la sensazione che dopo un po' darebbe fastidio a te...”
Non aveva tutti i torti. Di certo non avrei retto gli sguardi di altre donne su mio marito. Non ora che i miei ormoni erano a mille. No, meglio di no.
“E poi non sei sola, ricordi?” le sue mani scesero sul mio pancione e lo carezzarono dolcemente mentre mi guardava negli occhi.
Il bambino scalciò proprio in quel momento e Rob si aprì in un sorriso a sessantaquattro denti.
“No, infatti...” sorrisi io portando le mie mani sulle sue.
Avvicinò le labbra e lasciò sulle mie un bacio dolcissimo finché Ruth reclamò la mia attenzione. “Kristen, lo rivedi tra un'ora e mezza al massimo!” mi disse con tutta la calma di cui era capace. La stavo sicuramente facendo innervosire ma nessuno osava mettersi contro di me quando ero in dolce attesa.
“A tra poco.” Rob mi fece l'occhiolino. “Ciao piccola.” sussurrò al pancione.
“Ciao.”
Lo guardai allontanarsi per il lungo corridoio finché non voltò l'angolo.
Sospirai e mi voltai verso Ruth che mi aspettava con un falsissimo sorriso stampato in faccia.
Con pollice e indice mimai una zip che si chiudeva sulla bocca per intimarla a non fiatare. Lei alzò le mani in segno di resa e accondiscendenza.
Le sorrisi cercando di calmarmi ma era difficile.
Ruth mi prese sotto braccio e iniziammo a camminare lungo il corridoio.
Il mio pancione arrivava sempre un secondo prima di noi.
“Non lasciarmi!” pregai anche lei prima di mettere piede nel camerino.
“Tranquilla, non ti lascio.”

Non ti lascio, un corno!
Dopo soli dieci minuti ero seduta, sola, su quella cavolo di sedia piccola e scomodissima. Possibile che non avessero accortezza per donne incinte?
Certo, il mio sedere non era poi così grosso ma i miei fianchi si, e lì ci stavano decisamente troppo stretti!
E dove cavolo era finita Ruth? E quel diamine di parrucchiere che avrebbe dovuto farmi l'acconciatura? E dov'era Rob ora? E Cosa stava facendo Joy? E perché quella sedia era così maledettamente piccola?!
Feci forza sui braccioli e mi misi in piedi cercando di reprimere una crisi di nervi.
Ci mancò poco che prendessi a calci quella stupida sedia. Chiusi le tempie tra le dita e ringraziai la voce che attirò la mia attenzione bloccando l'istinto.
“Tutto bene?”
Scossi il capo prima di voltarmi e quando lo feci rimasi a bocca aperta.
Cazzo. Kate Winslet era accanto a me. La stessa Kate Winslet che avevo incontrato ai BAFTA circa quattro anni prima. La stessa Kate Winslet davanti alla quale avevo boccheggiato come una cretina. La stessa Kate Winslet che ora mi fissava aspettando che dicessi qualcosa.
“Wow.”
Cazzo, Kristen. Perché devi essere così idiota?!
“Nervosa?”
Stai calma, stai calma. Respira e rispondi come se fosse una persona qualunque e non una delle attrici che più stimi al mondo.
“Un po'...” annuii cercando di darmi un contegno.
Lei sorrise come se capisse perfettamente la situazione e sicuramente la capiva davvero essendo stata la più giovane attrice a ricevere due nomination a soli ventidue anni.
“Ti capisco. Stavo esattamente come te circa venti anni fa.” un sorriso accompagnò il suo ricordo.
“E come hai fatto a restare calma?”
“Oh non ce l'ho fatta. Ero terribilmente in ansia e, credimi, devi esserlo perché è la sensazione migliore del mondo...”
Riflettei sulle sue parole per qualche secondo e dovetti darle ragione quando mi resi conto che se non fossi stata agitata non sarebbe stata la stessa cosa. Si trattava di un Oscar e avevo tutto il diritto di sentirmi come mi sentivo.
“Bè, pare che abbiamo lo stesso team trucco-capelli.” commentò lei riportandomi indietro di quattro anni, quando aveva detto le stesse esatte parole e io ero nella stessa esatta posizione in cui ero ora: insicura, spaventata e... incinta.
Trovai ironico averla incontrata di nuovo nella stessa condizione, con la sola differenza che stavolta era decisamente più evidente.
“Forse se ti siedi è meglio...” consigliò lei sorridendo al mio pancione.
“Oh... ehm...” il mio cervello era totalmente disconnesso dalla bocca e finii per dire proprio quello che non volevo. -Non ci entro.-
Bene. Ottimo. Perfetto.
“Cioè... è un po' stretta... i braccioli...”
“Ti hanno dato una sedia stretta”- chiese lei incredula alzandosi e venendo verso di me e studiando la sedia. “E' inconcepibile!” sbottò quando si rese conto che in effetti la sedia sarebbe stata scomoda ad ogni donna incinta di sette mesi.
Prima che potessi rendermene conto aveva fermato un responsabile. “Le sembra normale che una donna incinta debba sedere su una cosa del genere?”
“Oddio, no, davvero. Non c'è bisogno...”
“Sì che c'è bisogno. Non puoi restare in piedi.” mi disse per poi voltarsi di nuovo verso il povero giovane ragazzo che si era beccato le lamentele. “Non crede anche lei?” Per fortuna addolcì i toni.
“Gliene procuro subito un'altra.” boccheggiò il ragazzo. Sembrava quasi terrorizzato e, in un certo senso, lo ero anche io.
“Sarebbe perfetto.” sorrise lei tornando in sé e osservandolo anche da lontano per assicurarsi che la sua richiesta fosse la sua nuova priorità.
“Non... non ce n'era bisogno... Grazie...”
“Non dirlo nemmeno.” mi fece un occhiolino. “Allora, a quanti mesi sei?”
“Sette.”
“Posso?” chiese gentile e mi sentii così lusingata che non avrei mai potuto dirle di no.
“Certo!”
Lei mi sorrise mentre le sue mani esploravano la mia pancia.
“Maschio o femmina?”
“Non si sa. Si nasconde..”
“Scommetto che è una femmina!” esclamò dopo qualche secondo.
“Davvero?”
“La pancia è estesa anche ai fianchi e ha una forma più ovoidale. Hai avuto nausee mattutine all'inizio?”
“Sì, a volte sì...”
“Allora è sicuramente una bambina.” confermò lei con una sicurezza che non riuscivo a comprendere. Avevo letto anche io di diversi modi per capire il sesso del bambino ma non mi ero mai fidata ciecamente né ne avevo parlato con Rob per dirgli che tutti i segni portavano a una femmina e sentirmi dire: Che ti avevo detto?!
Avrei potuto aspettare benissimo.
“Anche Robert è sicuro che sia una femmina...” commentai dopo un po' non avendo altri argomenti.
A proposito: Grazie piccolino, mi carezzai la pancia.
“Ne hai già una, vero?”
“Sì, una bambina. Ha tre anni e mezzo ora... E sono abbastanza sicura che mi odi al momento...” chissà perché lo stavo dicendo anche a lei.
“Perché?”
“Non so cosa le prende... E' un po' scontrosa, mi risponde male... Ce l'ha con me... Ed è assurdo perché era così contenta all'idea...”
Lei annuì e alzò le sopracciglia con l'aria di chi la sapeva lunga.
“Lascia che ti dica una cosa: quando aspettavo il mio secondo figlio, mia figlia non mi ha parlato per una settimana quando non la portammo all'ecografia.” disse scuotendo il capo.
“Quindi si tratta di gelosia?”
“Sì, una strana forma. Anche se è felice all'idea di avere un fratellino o una sorellina può succedere qualcosa, anche piccolissima, che mette il suo mondo sottosopra e le fa credere che sta per cambiare tutto...”
Strinsi gli occhi e mi morsi le labbra annuendo piano e assimilando ogni parola di quella teoria che non era per niente assurda, anzi.
“Vedrai che le passerà... Potrebbe peggiorare con la nascita, potrebbero esserci alti e bassi ma prima o poi le passerà.” cercò di rassicurarmi non sapendo di aver peggiorato le cose.
La sola idea che il comportamento di Joy cambiasse ancora dopo la nascita mi mandava al manicomio, ma non potevo pensarci al momento.
La ringraziai per i consigli che mi stava dando quando Ruth rientrò seguita da un responsabile con una nuova sedia per me.
Salutò Kate con garbo e mi informò che avrei dovuto prima vestirmi visto che il parrucchiere non mi avrebbe sistemato i capelli col rischio che si rovinassero infilando l'abito.
“D'accordo...” le risposi confusa e desiderosa solo che qualcuno pensasse al posto mio.
“Comunque tu cosa preferiresti?” mi chiese Kate prima che andassi via.
“Di cosa?”
“Un maschio o una femmina?”
Ci pensai su qualche secondo e diedi l'unica risposta possibile a quella domanda. -Io voglio solo che stia bene. Il resto non m'importa.- sorrisi scrollando le spalle.
Lei ricambiò il sorriso e mi prese una mano per stringerla.
“In bocca al lupo, Kristen.” mi disse sincera. “E, mi raccomando, stai in ansia.”
Sorridemmo entrambe finché non fui costretta a salutarla e seguire Ruth.
Ognuno che incontravamo lungo la strada mi salutava congratulandosi per il mio pancione e la cosa aumentò di intensità un paio d'ore dopo, quando ero ormai in quel vestito color bordeaux che fasciava la mia vita alla perfezione, con grazia ed eleganza; trucco leggere come sempre, i capelli raccolti lasciavano libera solo qualche ciocca che cadeva lungo il mio viso.
“Sei bellissima...” mi disse Kate.
“Sei bellissima...” mi disse Ruth.
“Sei bellissima...” mi disse mio padre.
Ma nessun di quei sei bellissima avrebbe mai avuto lo stesso tono e la stessa intensità di quello di Rob.
Era di spalle mentre mi aspettava alla limousine e per un secondo mi sembrò quasi di rivivere il giorno del matrimonio.
Si voltò lentamente e dalla sorpresa che lessi nei suoi occhi quando mi vide, capii che non mi stava aspettando, non ancora.
Accompagnò ogni mio movimento con il suo sguardo ammaliato, il suo sorriso perfetto, i suoi occhi lucidi quando furono di fronte ai miei.
“Sei... bellissima...” sospirò e le sue labbra sorrisero dolci sulla mia guancia per poi lasciarvi un bacio delicato.
“Come ti senti?” mi chiese in macchina.
“In ansia.” confessai. “E va bene così...” sorrisi stringendo la sua mano un momento prima che le portiere si aprissero.
Erano mesi che non vedevamo così tanti flash tutti insieme e, nonostante tutto, mi fecero quasi sentire bene. Raccolsi tutta la forza che avevo in ogni riserva di amore per Rob, per Joy, per quel piccolo dentro di me.
Istintivamente portai una mano sotto il pancione mentre Rob mi teneva l'altra e insieme camminavamo e posavamo sul tappeto rosso.
Fummo dentro prima ancora che potessi accorgermene e immaginai che Rob aveva progettato di fermarci per non più di tre minuti per la mia salute mentale.
Salutammo diverse persone all'interno del teatro. Ci congratulammo con Anna che era di nuovo candidata, abbracciai Sean Penn, Jodie Foster ed Emile Hirsch che non vedevo da una vita e al quale ero, in un certo senso, sempre stata riconoscente.
Ci fermammo a parlare con Kirsten, Garret e Sam, nominato come miglior attore protagonista.
Walter si aggiunse a noi augurando buona fortuna a tutti e a se stesso per la nomination come miglior film.
Rob restò accanto a me tutto il tempo partecipando ad ogni tipo di conversazione in cui fossimo coinvolti che, ovviamente, non escludeva mai un “Congratulazioni ad entrambi!”
Gli strinsi la mano mentre eravamo indirizzati ai nostri posti decisi, di proposito, all'esterno della fila così che, se avessi vinto, non avrei avuto difficoltà ad uscire.
Io e Rob parlammo e spettegolammo un po' sulla gente attorno a noi, ma senza malizia; un gioco che ci piaceva fare ad un qualsiasi evento nell'attesa che iniziasse.
Quando si spensero le luci iniziai ad avvertire un buco enorme allo stomaco che sembrò sprofondare completamente quando fu presentata la categoria “Migliore attrice non protagonista” e Natalie Portman salì sul palco per annunciare la vincitrice.
Strinsi la mano di Rob così forte che ebbi paura di avergli rotto le ossa, sudai freddo e mi morsi le labbra.
“E l'Oscar va a Kristen Stewart, On the Road.”
Sentii ogni muscolo del mio corpo rilassarsi all'istante, ogni paura affievolirsi, ogni ansia lasciarmi andare, completamente libera.
Incredula, mi alzai e Rob insieme a me. Mi diede un bacio sulla guancia e, tenendomi per mano, mi accompagnò fin sopra le scale dove mi aspettava il mio premio. Il mio Oscar. La ricompensa per l'amore verso il mio lavoro.
“Congratulazioni!” esclamò Natalie sorridendomi e abbracciandomi quando la statuetta era ormai nelle mie mani.
“Grazie...” fu tutto quello che riuscii a dire mentre l'emozione mi mangiava da dentro e il bambino iniziò a scalciare come non aveva mai fatto prima.
Presi un lungo sospiro e affrontai il microfono davanti a me.
“Wow...”
Tutto d'un fiato, senza interromperti, mi dissi.
“Grazie... Così tanto... perché anche solo avere un'opportunità era più di quanto potessi volere perciò... Grazie mille, è assurdo. La ricompensa più grande per me è lavorare con persone stupende di cui ho stima profonda. Sono così grata di aver avuto tutto questo e la possibilità di fare il lavoro che faccio. Voglio ringraziare i miei genitori per avermi dato la mia vita e... per avermi supportato fin da quando ero piccola e avermi insegnato come essere una persona umana. Voglio ringraziare il mio Team che ha fatto e ancora fa così tanto per me. La mia agente, i miei amici che sono tutto per me. Walter per aver creduto in me e avermi scelta per questo ruolo dandomi la possibilità di far diventare realtà un sogno di bambina. Chiunque mi abbia mai dato un'offerta di lavoro e tante persone in film di cui nessuno parla mai. Sono sempre stata attratta per film che nessuno mai vedeva perciò... vedere quanto una cosa possa essere apprezzata è... stupefacente e inspiegabile. Ringrazio ogni persona che mi ha permesso di arrivare qui; più di tutti la mia famiglia, i miei amici, mia figlia, e l'uomo che è sempre con me, qualunque cosa accada. Grazie...”
E prima che potessi evitarlo, due copiose lacrime mi solcarono il viso.

“Ti ho già detto che sono orgoglioso di te?”
“Almeno trenta volte, sì...” sorrisi e baciai Rob seduto in macchina accanto a me.
Mi sentivo molo stanca ma anche ancora piena di energie. Era una sensazione strana. Sembrava che il mio corpo volesse dormire la mia mia mente fosse ancora totalmente attiva.
Sotto consiglio di mio padre avevo rilasciato le interviste e fatto qualche altra foto con e senza Rob ed eravamo andati via. Troppe emozioni tutte insieme per una donna in stato interessante, secondo lui.
Rob aveva lasciato che fossi io a decidere e saltare l'after-party era una prospettiva davvero troppo invitante per rifiutare e, tenendo conto del fatto che potevo essere automaticamente giustificate, avevo appoggiato la proposta.
Così ora eravamo in macchina, verso casa dei miei genitori: io stringevo la mia statuetta tra le mani ma in realtà non avrei voluto stringere altro se non Joy.
Entrammo in casa e sperai con tutta me stessa che mi corresse incontro e si gettasse tra le mie braccia. L'avrei afferrata e l'avrei tirata su, in ogni caso.
Mia madre ci intimò subito il silenzio e ci indicò la nostra bambina che si era addormentata sul divano.
Avrei voluto prenderla io ma Rob mi precedette. Dovetti accontentarmi degli abbracci di mia madre e dei miei fratelli.
Ci fermammo a parlare per almeno un quarto d'ora e, considerando la mia stanchezza e quella di Rob che continuava a tenere Joy in braccio, era fin troppo.
Usai il loro bagno per cambiarmi dato che non avevo alcuna intenzione di viaggiare fino a Santa Monica con quel vestito lungo. Un comodo vestitino premaman sarebbe andato decisamente meglio.
La mia famiglia mi abbracciò di nuovo, si congratulò di nuovo, pianse per me, di nuovo? Sì, mamma mi aveva confessato che le erano scese due lacrime quando aveva visto le mie.
I miei fratelli pretesero di vedere la statuetta quindi ci accompagnarono in macchina.
Altri cinque minuti passarono a contemplare l'oggetto, dopo di che fummo finalmente liberi di tornare a casa.
Appoggia il capo alla spalla di Rob e iniziai a carezzare il viso e i capelli di Joy.
Stava diventando così bella che era impossibile non stare ore a fissarla e contemplarne ogni lineamento.
Le guance lisce, il nasino all'insù, i capelli dorati. Era un piccolo angelo. Il nostro piccolo angelo.
Si stiracchiò un po' e, senza svegliarsi, afferrò il mio dito e lo strinse, come faceva già da quando aveva pochi mesi. Fu difficile farlo scivolare via quando arrivammo e Rob avrebbe dovuto metterla nel suo lettino. Le carezzai la guancia e vi posai un tenero bacio.
“Torno subito...” disse lui e salì le scale mentre io andavo in cucina per soddisfare un'improvvisa voglia di cioccolato.
Preparai qualche fetta biscottata con la nutella, una tisana per me e una birra per Rob e mi spostai nel salotto con la compagnia di Bear e Cake.
Rob non disse nulla quando scese, ormai abituato alle mie voglie improvvise.
Erano le due passate, ero stanca ma non volevo ancora andare a dormire. Parlare con lui fino a tardi, con il sottofondo delle dolci canzoni notturne trasmesse alla radio, mi riportava indietro nel tempo, ad ogni tempo passato con lui.
Era semplicemente troppo bello stare lì, sul divano, stesa con lui. La mia testa sulle sue gambe, la sua mano sulla mia pancia e le sue labbra sulle mie una volta ogni tanto.
Avrei potuto vivere così in eterno o almeno fino alla mattina ma Rob non ammetteva che dormissi in posizioni scomode onde evitare ulteriori mal di schiena e io non potevo non assecondarlo dati i rischi corsi in passato.
Non avevo fatto niente se non stare a riposo da quando avevamo scoperto che ero incinta e, dopo tutto, andava bene così. I soldi non ci mancavano come invece ci mancava goderci un po' la vita, nostra figlia e una gravidanza tranquilla che, fortunatamente, procedeva nel migliore dei modi.
“Stai dormendo?” sentii la voce di Rob quasi in lontananza, persa com'ero nei miei pensieri.
“Mmm, non ancora, ma quasi...”
“Andiamo, su, prima che ti addormenti completamente.”
Furono le sue mani a rimettermi eretta e a farmi alzare dal divano ma i gradini preferivo farli da sola.
“Vengo subito.” dissi a lui quando fummo davanti la camera di Joy. Rob mi sorrise e si avviò in camera nostra mentre io entravo in quella illuminata dalla fioca luce del lumino sul comodino.
Mi posai sul suo lettino con quanta più leggerezza possibile e le scostai i capelli dal viso.
Lei prese un profondo respiro e sbadiglio mentre apriva piano gli occhi.
“Mami...”
“Ssssh, dormi...”
Ma lei non mi diede ascolto e aprì gli occhi completamente, anche se ancora assonnati.
“Hai vinto...”
Non era una domanda.
“Sì, ho vinto...”
“Lo tapevo... vi abbamo vitto alla TV...”
Le sorrisi e lei allungò una mano per toccare il mio viso.
“Eri bellittima...” sussurrò piano e non potei credere di aver trovato qualcun altro che nel pronunciare quelle parole le facesse arrivare davvero al cuore.
“Sei più bella tu...”
Lei sbadigliò di nuovo, potevo vedere che era molto assonnata ma nonostante tutto si mise a sedere nel suo lettino.
“Mami, cusa pel plima..” bisbigliò col viso chino e tono rammaricato. “Non è velo che non ti voio più, io ti voio ancola!” si mise in piedi in un secondo, così da arrivare alla mia altezza, e mi gettò le braccine al collo, stringendo forte.
Io affondai il mio viso nel suo piccolo collo e la strinsi a me.
“Lo so, amore mio. Lo so...” sussurrai tra i suoi capelli cullandola e baciandola continuamente.
“Tu mi vuoi ancola bene, velo?”
Mi pianse il cuore. “Certo che ti voglio bene. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, okay?”
La sentii annuire contro la mia spalla e dovetti prendere il suo piccolo viso tra le mani per bloccare le lacrime che, sapevo, stavano per scendere. Infatti incontrai i suoi occhi lucidi e mi aggrappai a uno dei modi che le avrebbero fermate sicuramente.
“Che ne dici se vieni a dormire in mezzo a mamma e papà stasera?”
Le si illuminò il viso. “Davvelo???”
“Si, davvero. Andiamo.” Feci per alzarmi con lei in braccio ma lei fece forza verso il basso.
“No, cammino!” esclamò scivolando via dal mio abbraccio e correndo verso la nostra camera.
Arrivai sulla soglia della porta giusto in tempo per vederla tuffarsi nel letto e mettersi accanto a Rob, nel mezzoo del letto.
“Hey, che ci fai tu qui? Che ci fai sveglia a quest'ora?” chiese Rob con aria minacciosa.
“La mamma ha detto che potto dolmile co voi.”
Sentii che Rob mi stava lanciando uno sguardo ma nel buio non riuscimmo a coglierci finché non fui anche io nel letto e potei vedere i suoi occhi curiosi e felici.
Feci una piccola smorfia che avrebbe dovuto significare: una volta ogni tanto ci vuole, e lui la colse.
“Mmm, d'accordo, se l'ha detto la mamma va bene. Venite qui, principesse mie...”
Joy si strinse a Rob dandomi le spalle che io coprivo con un mio braccio.
E così, alle quattro di notte, con la mano di Rob che si alternava tra il carezzare i nostri capelli e l'altra ferma sul pancione, ci addormentammo.
Fui svegliata dal suono del mio cellulare. Strizzai gli occhi e mi stiracchiai alla luce del sole che entrava dalle finestre. Ero sola nel letto enorme e dire che me ne ero completamente appropriata sarebbe stato riduttivo.
Lanciai una rapida occhiata alla svegliava che segnava le undici del mattino e afferrai il mio cellulare che continuava a squillare.
Oh, era Rob.
Un secondo, era Rob?
Corrugai la fronte e risposi.
Restai in silenzio per qualche secondo. “Rob...?”
“Svegliati. La colazione è sul comò e i tuoi vestiti sulla poltrona. Mangia, lavati, vestiti e scendi. Ti aspettiamo fuori. Hai trenta minuti. Non fare domande.”
Stavo per replicare quando mi resi conto che aveva già attaccato.
Non cercai nemmeno di capire che cosa potesse avere organizzato e mi limitai a seguire le sue istruzioni.
Sul comò c'era un vassoio con un cornetto e un cappuccino, e una rosa.
Sulla poltrona c'era uno dei vestitini più comodi che avessi; ne usavo parecchi in gravidanza.
Mangiai la colazione, mi lavai e mi vestii ansiosa di capire cosa stesse succedendo.
Scesi le scale sorpresa di non trovare Bear o Cake a farmi le feste.
Solo quando aprii la porta e uscii fuori capii il perché.
Rob era appoggiato a un taxi fuori il vialetto, teneva lo sportello aperto e giocava con Joy che era già sistemata nel suo seggiolino.
Mi avvicinai cauta e quando si accorse di me sorrise estasiato.
Aveva i capelli al vento, un sorriso luminoso e gli occhiali da sole che mi facevano morire. Era bellissimo.
“Rob...”
“Ce l'abbiamo fatta”
“Rob ma... che significa?”
“Sali, sali”
“Rob...”
“Sali!”
“Tao mamiiiii” mi salutò Joy da dentro la macchina e non potei fare a meno di salire per salutarla con un bacio. “Ciao, amore mio.”
Fu in quel momento che notai due valigie dietro di noi. Oddio ma dove mi stava portando?
“Joy, tu lo sai dove stiamo andando?”
“Ti ma papà ha detto che non devo ditti nente.” rise soddisfatta di essere complice del padre che, dopo aver chiuso casa, si era messo al posto davanti.
“Rob, posso sapere cosa succede?”
“Lo saprai quando arriveremo?”
“Arriveremo dove?”
“Sorpresa.”

Alla settimana prossima e fate girare la voce ;)
(Frà, Marti, Paola, Vero, Annie, e tutte voi... contiamo su di voi u.u).
A tal proposito, se volete aggiungerci su FB per spoiler, anticipazioni, per parlare o anche mandarci a quel paese :D ci trovate QUI. 
Un bacioneeeeeeee,
Cloe&Fio. xx

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Capitolo 2
*** Destinazione paradiso ***


cap nuovooooo Bonsoir!!!!!! Awwwwwwwwwww non avete idea di quanto adori ricominciare a commentare con battute cattive e stupide questa storia a inizio e fine capitolo *---*. Da una soddisfazione incredibile muhamuhamuhamahuaahmmahuhaha Ok basta Cloe u__________u. Che poi fino ad ora siamo state buone, invece in futuro avrò modo di sfogare e deliziarvi con tutta la mia ironia.
*Nessuno ride mai -_-*
Vabbè U_U  passiamo alle cose serie :D
Prima di tutto i ringraziamenti per tutte le fantastiche recensioni che ci avete lasciato la settimana scorsa *_*. Caspita, più di 50 recensioni, oltre cento preferiti..e siamo solo al primo capitolo *__* siamo estasiate girls. No words. Ci commuoviamo...anche un pò xchè la settimana scorsa eravamo insieme e ora siamo di nuovo separate T__T. Miss u sisters :(((.
Ok basta con i momenti depressione perchè fra 19 giorni c'è BD e la vita sarà bella e il mondo un luogo stupendo per quelle due magnifiche ore. E soprattutto Cloe non sarà più sola al cinema come tutti gli anni perchè tutti si sono rifiutati di accompagnarla a vedere il primo spettacolo del primo giorno (Ma sei scema?? Che ti importa, aspetta il week end. U__U la gente nn capisce ) ma sarà con la sua dolce mamma Leti C. awww. E Fio sarà con la dolce (vabbè ehm...più o meno u_u) Leti S.
Ok, smetto di parlare e senza ulteriori indugi vi lasciamo al capitolo!!!
Un bacione enorme dalle vostre due scrittrici preferite (e montate ahahah)
Cloe & Fio

P.S= Ahahah dal titolo sembra che muoiano tutti xD. Non è così ahah per lo meno non in questo capitolo muhamuhamuha +___+






http://i51.tinypic.com/4hoyvo.jpg



CAPITOLO 2 (Cloe)

DESTINAZIONE PARADISO






KRISTEN POV


“No dai, seriamente, ditemi dove stiamo andando”
Joy rise ancora più forte e Rob si battè la mano contro la fronte per quella che doveva essere la centomillesima volta.
“No”
“No mami.”
“No? Ma state scherzando, vero?”
Si certo quello doveva essere uno scherzo di quei due pazzi di mio marito e mia figlia. Probabilmente anche le valige erano vuote, vero?
Vero??
Rob si voltò e mi rivolse uno di quei sorrisi che facevano venire l’infarto a metà della popolazione del pianeta, me compresa, anche se non lo avrei mai e poi mai ammesso.
“Robert Thomas Pattinson non scherza mai mia cara.” Decretò “Si va in vacanza”
“Ma…ma ..” balbettai “Non possiamo mollare tutto quanto così.”
“Possiamo e dobbiamo. Guarda come sei pallida e bianchiccia. Abbiamo bisogno di rilassarci e prendere un po’ di colore. Soprattutto tu. Mi sembri un po’ nervosa, sicura che lo yoga ti abbia aiutata?”
Alzai la mano pronta a fermarlo. “Ok, sorvoliamo sul fatto che lo yoga è stato un’idea tua. Quanto…quanto pensi che resteremo fuori?”
Lui scrollò le spalle e mi abbagliò di nuovo col suo sorriso. Alzò un solo dito.
“Uno? Un giorno?”
“Una settimana”
Cosa?? La mia mente, in un secondo, tornò indietro, a casa nostra, a tutto ciò che avevamo lasciato in sospeso. Finestre aperte, il balcone, Bear e Cake che ancora non avevano mangiato e..
“Oddio Bear e Cake! Sono lì da soli e abbandonati! Dobbiamo tornare indietro subito.”
Alle mie parole sia Rob che Joy risero e se potevo capire mia figlia che neppure aveva quattro anni, mi trattenni dall’impulso di colpire in testa mio marito.
“Rob ma sei scemo?”
“Kris ma..” parlava tra un singhiozzo e l’altro “Secondo te non sono abbastanza responsabile da aver pensato a tutte queste cose? Tua madre sarà già a casa nostra a chiudere porte e finestre e a prelevare Bear e Cake per portarli a casa sua.”
Mi calmai all’istante sapendo che i miei due cucciolotti erano al sicuro. Forse la gravidanza faceva impazzire tutti gli ormoni legati all’istinto materno perché ultimamente ero più apprensiva del solito, e non solo con Joy. Insomma, con lei lo ero sempre, ma di solito con gli animali ero più calma e non tendevo a preoccuparmi della loro salute in modo eccessivo. Ultimamente invece mi sembrava sempre che avessero qualcosa che non andava. Bear che scodinzolava troppo poco o Cake che beveva troppo poco latte…
In più la storia dell’Oscar aveva lavorato un bel po’ sui miei nervi già tesi e dovevo ammettere che l’idea di una vacanza rilassante non era per nulla male, se mi fermavo a pensarci. E non era male neppure per Joy e Rob visto che avevano coraggiosamente sopportato tutti il mio nervosismo di quei giorni.
Un sorriso affiorò sulle mie labbra e quello di Rob divenne ancora più luminoso.
“Beh una vacanza non sarebbe affatto male in effetti…”
“Lo sapevo che era un’ottima idea. Dopotutto l’ho avuta io” scherzò baciandomi le labbra con passione “Vedrai ci divertiremo da impazzire.”
Il suo entusiasmo stava iniziando a contagiarmi e presi una saltellante Joy sedendola sulle mie gambe prima che si gettasse fuori dal taxi in corsa per la troppa eccitazione.
“Ok, dov’è che andiamo?”
Rob mi guardò accigliato per un attimo. “Non te lo posso dire. E’ ancora una sorpresa”
“Oh ma dai!” protestai “tanto già so che stiamo via una settimana, che prendiamo un aereo e che ci abbronzeremo. Che ti costa?”
“No” si voltò verso il finestrino ma poi tornò a fissarmi ad occhi spalancati “Ehi come sai che prenderemo un aereo? Io non ho mai parlato di aerei.”
“Rob, vivo a Los Angeles da tutta la mia vita, so qual è la statale per LAX.”
“Accidenti”
Risi alla sua espressione dispiaciuta e mi avvicinai di nuovo a lui stringendomi il più possibile al suo calore. Presi a baciargli piano il collo, come sapevo lo faceva impazzire. Dopotutto era mio marito da più di tre anni e avevo imparato qualche trucchetto da usare a mio vantaggio.
“Ti pregooooo”
“Oh nooo. Non ci provare ne…”
Gli mordicchiai il lobo dell’orecchio prima di scendere verso il basso alternando un morso ad un bacio ogni volta.
“Per favore…”
Lo sentii tremare.
“No..Joy non glielo dire”
“Dai Rob” implorai senza più cartucce da sparare “Mi sa che l’avete detto anche al tassista tranne che a me!”
Rob arrossì, facendomi capire che avevo ragione per quanto la cosa fosse folle.
“Glielo ha detto Joy!” si giustificò.
Tornai a osservare mia figlia che ci fissava confusa ma interessata.
“E alla tua mamma non lo dici? Povera mamma…”
“Te lo dico tolo te tu mi dici una coda” rise coprendosi il viso con le manine, affondandolo poi contro il mio seno.
“Pecchè moldi papà sul collo? A papà piace essele moldicchiato?”
“Oh amore” scoppiai a ridere imbarazzata più che mai. A volte tendevo a dimenticare quanto Joy stesse crescendo velocemente e che quando vedeva qualcosa di insolito non si limitava più a ridere sbattendo le manine, ma faceva domande. Tante domande.
“Sì, sì” annuii “A papino piace essere morso. Specie quando ha fatto il cattivo”
“Che bello!!! Potto moldelti papino?”
Non aspettò la risposta prima di prendere la mano di Rob e dargli un piccolo morsicotto, cosa che fece scattare la rappresaglia del solletico, che trasformò il sedile posteriore di quel taxi in un vero e proprio manicomio.
Finalmente, dopo dieci minuti di risate, arrivammo alla zona partenze dell’aeroporto e probabilmente non avevo mai ringraziato tanto Dio  di essere in un posto pubblico. Il bambino premeva con una sua parte anatomica non precisa sulla mia vescica e alla prossima risata ero certa che avrei allagato il sedile. E non d’acqua.
Ci precipitammo fuori e Rob si offrì di fare il check in dei nostri bagagli mentre io e Joy cercavamo un bagno il più urgentemente possibile. Anche se mi promise che il volo sarebbe durato poco non mi fidavo del mio corpo e neppure troppo della parola di Joy sul non avere assolutamente bisogno di fare la pipì. Ricordai con un sorriso  i giorni in cui avevamo cercato di farla abbandonare il pannolino; mi sembrava ieri e invece erano già passati anni. Da una parte il pensiero che stesse crescendo e diventando una bambina buona e generosa mi riempiva di orgoglio ma dall’altra non potevo contrastare la sensazione di tristezza ogni volta che davo via pacchi di vestiti che non le entravano più o giochi vecchi e rotti. Per fortuna presto avrei potuto rivivere ancora una volta i primi, intensi giorni di vita di un nuovo figlio. Non ero precisamente eccitatissima all’idea di poppate nel mezzo della notte e coliche ma…c’era qualcosa nel dividere quelle ore notturne con tuo figlio, a guardarlo mangiare dal tuo seno, che non avrei saputo spiegare. Cementava il rapporto ed era una sensazione magica e unica.
Io e Joy trovammo un bagno poco distante ma, paradossalmente, dopo essersi svuotata le venne una sete terribile. Ci accomodammo al tavolino di un bar poco distante, io con un bicchiere d’acqua frizzante e lei con la sua immancabile Coca-Cola.
Anzi, scusate, era una Pepsi. Avevano solo quella e di questo fatto Joy era piuttosto contrariata.
“E’ buona amore?”
“Non è motto motto buona ma non fa niente” sospirò come se caricasse sulle spalle il peso delle ingiustizie del mondo “Non è Coca-Cola”
“Piccola ma la Pepsi e la Coca-Cola hanno lo stesso sapore, dai”
Quando alzò gli occhi e mi guardò come se avessi detto una parolaccia orrenda non potei non rivedere Rob in ogni suo piccolo gesto.
“Ma mami, la Coca-Cola e moooooooooootto più buona!!”
Le carezzai la guancia paffuta. “Hai ragione. E’ molto più buona”
Avremmo anche continuato a parlare dei pregi di quella che era la sua bevanda preferita e, se fosse stato per lei, unica, se non fossi stata attirata da un flash a pochi metri da me.
Merda.
“Guadda mami c’è uno dei tinioli che fanno semple foto!” lo indicò e sventolò la mano in segno di saluto provocando un’altra raffica di flash. Dio solo sapeva quanto avrei dato per avere la calma e la pazienza di mia figlia. Le avevamo spiegato che quelle persone facevano foto per il loro lavoro e che, visto che mamma e papà facevano i film che si vedevano in televisione,a volte era normale incontrarli in giro. Lei non ne era affatto infastidita, anzi. Di solito sapeva gestire la cosa meglio di me e Rob messi assieme e sorrideva e salutava tutti molto educatamente.
Mandai un sms a Rob e quando ci raggiunse non sembrava affatto felice.
“Dai non fa niente” gli massaggiai la schiena per tranquillizzarlo. Tra noi quello che aveva ancora una grossa avversione per i paparazzi  e per i giornali di gossip era soprattutto lui, specie dopo ciò che era successo durante il rapimento di Joy. “Tanto non possono seguirci dopo il controllo sicurezza, no?”
“Figurati. Tanto qualcuno ci vedrà e lo scriverà su twitter.”
Il suo buon umore si era velocemente sfaldato e io non potevo permetterlo. Aveva fatto così tanto per organizzare qualche giorno solo per noi che sprecare quel tempo pensando a cosa sarebbe o meno potuto accadere era un’opzione non contemplabile.
“Ehi, davvero pensi che permetterò a qualcuno di scriverlo su internet quando neppure io, tua moglie, so la destinazione? Assolutamente no mio caro”
Passammo il controllo e poi ci avviammo piano tutti e tre mano nella mano verso il gate.
Joy saltellava su un piede solo davanti a noi e ne approfittai per baciargli la guancia e, poi, la bocca. Mi tenne stretta per i fianchi approfondendo il nostro contatto per prolungare quei pochi ma intensi secondi.
“Ehi, questa vacanza è già perfetta perché siamo insieme e perché l’hai organizzata tu”
“Spero solo che non ci trovino.”
“Non ci troveranno” scherzai “E se anche lo facessero Joy è più che felice di mettersi in posa per loro e avere tutta l’attenzione per sé, tranquillo.”
Rise e il suono mi scaldò il cuore.
“Adesso ti manca solo dirmi dove caspita stiamo andando”
“Oh signora Pattinson” rispose “Ti basta alzare gli occhi e guardare tu  stessa”
E così lo feci e quando lessi la scritta sul tabellone del gate non potei non sorridere.
“Hawaii. Dicono che sia un paradiso…”
“Bene…” le sue mani mi circondarono la vita e il pancione da dietro, avvicinandomi a se “Perché è la nostra destinazione. Destinazione paradiso….”


“Haloha!”
Beh, dire che Rob aveva organizzato le cose in grande  e in modo super dettagliato era un eufemismo. Champagne in prima classe(anche se potei berne solo qualche sorso), autista ad attenderci all’arrivo e guardie del corpo del posto che il suo agente aveva personalmente selezionato. Paradossalmente persino le nostre guardie del corpo erano diventate ‘famose’ a forza di essere fotografate con noi, perciò Rob aveva pensato che assumerne un paio di nuove per quella settimana fosse una buona idea per passare inosservati. E lo era…sorvolando sul fatto che avevano nomi hawaiani impronunciabili, ovviamente, e che quando si erano presentati li avevo fissati con uno sguardo da ebete e Joy era scoppiata a ridere.
Dopo tutto questo, finalmente, eravamo arrivati al resort  dove ci attendeva una suite, una settimana di relax, il mare e…tante e tante collane di fiori.
Avete presente quei film in cui appena uno dei protagonisti scende dall’aereo alle Hawaii viene accolto da gente sorridente pronta a riempirlo di Ghirlande?
Beh, è la verità.
Per lo meno se vostro marito ha deciso di spendere quindicimila dollari per una settimana di vacanza.
Fummo accolti in una stanza separata dalla hall dal direttore dell’albergo in persona e da una ragazza che sembrò sul punto di svenire non appena vide Rob. Ci scortarono fino alla nostra suite e dovetti ammettere che ogni dubbio che avevo avuto su quella vacanza così improvvisa svanì non appena mi guardai intorno.
Era…beh era enorme e lussuosa ma non nel senso di troppo opulenta o eccessiva. Mi ricordava tanto l’arredamento del Bungalow in cui io e Rob avevamo trascorso la nostra luna di miele, con divani bianchi ed enormi, fiori tropicali che profumavano la stanza e mobili in legno semplici ma dal gusto esotico.
“Pocca midelia!”
Ecco, Joy aveva più o meno espresso il mio pensiero.
“Amore non dire le parolacce”
La seguii mentre correva attraverso le altre due porte che davano sul salottino principale. Uscì subito dalla prima quando capì che quella era la stanza destinata a me e Rob e la sentii urlare di gioia quando capì che l’altra era tutta per lei. In realtà era piuttosto simile alla nostra, forse solo un po’ più piccola, ma la cosa che doveva eccitarla più di tutto era dormire in un posto nuovo ed ‘esotico’ e, soprattutto, la zanzariera che come un velo circondava il suo lettino.
Mi sedetti sul letto e la presi in braccio, affondando il naso tra i suoi ricci biondi. Avevo passato le ultime settimane a preoccuparmi di un Oscar che avrei potuto o non potuto vincere e, non fraintendetemi, era stato un grande onore, ma essere lì con Joy e Rob mi faceva capire come certe cose senza l’amore della tua famiglia non contassero nulla. Se non avessi avuto loro al mio fianco e un nuovo bambino dentro di me che cosa avrei fatto in quel momento? Sarei stata a casa tutta sola a lucidare il mio premio fino a farmi male alle dita? Per me aveva un valore solo perché potevo condividerlo con chi amavo e perché aveva reso orgogliosa di me la mia intera famiglia. Quello che pensava il resto del mondo, in fondo, valeva meno di zero.
“Allora amore sei contenta di essere qui?”
“Sì, sì, sì, sì!!” strillò gettandomi le braccia al collo e io la strinsi così forte  e per così tanto che quasi non mi resi conto di quando le braccia forti di Rob si unirono al nostro abbraccio.
Ci guardò e mi bastò una frazione di secondo per leggere l’eccitazione e lo sbrilluccichio dei suoi occhi. Era emozionato, era felice e questo perché potevamo passare finalmente del tempo tutti e quattro. Non mi sentii mai amata e voluta come in quel piccolo passeggero istante.
Un’ora dopo eravamo stesi sulla spiaggia tiepida e dorata, baciati dal sole e potevo dire con assoluta certezza che neppure le spiagge della California in pieno agosto potevano qualcosa contro quel…quel paradiso. La brezza era leggera e smorzava il caldo che era alla giusta temperatura per crogiolarsi e fare un riposino.
“Facciamo il bagno? Facciamo il bagno? Eh? Eh? Eh? Peffavoleeee? Facciamo il bagno?”
Ovviamente sembrava proprio che Joy non fosse del nostro stesso parere.
“Joy non sei stanca?” borbottò Rob che era steso dietro di me e, a giudicare dal suo respiro tiepido e costante sul mio collo, era ad un passo dal crollare addormentato.
“No. Voio fale il bagno!”
“Mmm..devi togliere il prendisole e infilarti il costume”
“Messo!”
“Devi spalmarti la crema”
“Fatto!”
“Anche sulla faccia”
“Fatto! Andiamo a fale il bagno?!”
Aprii piano un occhio e rimasi stupita nel vedere Joy che inginocchiata al nostro fianco ci fissava impaziente. Aveva il costume, il cappellino di paglia e uno spesso strato di crema solare spalmato su tutto il corpo, schiena compresa. Ma come aveva fatto?
“Ok” gracchiai combattendo l’impulso di sprofondare ancora di più nel mio comodo asciugamano. Anche se da incinta usare il lettino sarebbe stato più saggio per la mia schiena, la voglia di sdraiarmi nell’asciugamano per assorbire il calore della sabbia sotto di me era stata una tentazione troppo forte. E forse un po’ stupida visto che ora non avevo la più pallida idea di come fare ad alzarmi da sola, tra il mio pancione enorme e il mio fondoschiena che…beh forse era solo una mia fissa ma mi appariva altrettanto enorme.
“Rob”
Lo scrollai piano e lui si limitò a stringersi ancora più forte contro di me. Sorrisi. Sembrava un bambino piccolo quando si comportava così ed adoravo quel suo lato tenero.
“Rob non riesco ad alzarmi da sola”
“E allora non alziamoci”
“Ma papà io voio fale bagno!”
“Ma Joy amore…dammi solo cinque minuti”
Fu allora che vidi la determinazione farsi largo sul volto di mia figlia e quando afferrò il suo secchiello di plastica e si diresse decisa verso l’acqua capii cosa voleva fare. Sapeva di non avere il permesso di fare il bagno da sola e infatti non era assolutamente quello che voleva fare. Prese, invece, una secchiata d’acqua  e poi tornò rapida verso di noi. Io mi allontanai il più possibile da Rob che ebbe appena il tempo di aprire gli occhi prima che una cascata d’acqua lo colpisse in testa.
“Ma cosa diavolo…”
“Adetto facciamo il bagno?!” Joy sbattè le manine e scoppiò a ridere, scappando via di corsa, ben sapendo ciò che la stava per aspettare.
Rob balzò in piedi e si mise a correrle dietro; la raggiunse in due falcate e insieme caddero in acqua ridendo. Ovviamente io ero ancora bloccata sulla spiaggia comehttp://i42.tinypic.com/jl5pb5.jpg una balenottera arenata ma non era affatto importante, non quando potevo sentire le loro risa e i loro gridolini felici mentre si schizzavano nell’acqua bassa. Più lontano le onde erano parecchio alte ma vicino alla spiaggia l’acqua arrivava lenta e tranquilla.
Li lasciai a divertirsi per qualche minuto prima di iniziare il mio tentativo di alzarmi in piedi. Ci riuscii mettendomi prima in ginocchio e alla fine cedendo e chiedendo aiuto ad uno dei camerieri che consegnavano cocktail ai pochi clienti presenti in spiaggia.
Entrai piano nell’acqua anche se scoprii subito che era tiepida come quella di una vasca da bagno, proprio come me l’ero immaginata e raggiunsi Joy e Rob  mentre questo era impegnato a spiegarle come fare il morto a galla.
Mi unii a loro due che guardarono affascinati mentre mi lasciavo galleggiare con il pancione che usciva quasi totalmente dall’acqua. Improvvisamente il bimbo tirò un calcio che fu così forte da essere visibile perfino sulla mia pelle.
Joy vi posò un bacio sopra cosa che fece nascere un altro calcio e uno scoppio di risa da parte sua a quella vibrazione contro la sua piccola bocca. Continuarono a toccarmi ed accarezzarmi  tanto che ad un certo punto mi ribaltai, ridendo per il troppo solletico.
Rimanemmo in acqua per una buona mezz’ora ma quando un nuvolone coprì il sole e Joy iniziò a battere i denti per il freddo capii che forse era meglio avvolgerla per un po’ nell’asciugamano al caldo.
Rob rimase ancora un po’ in acqua a guardare il fondale e prese a chiacchierare con quello che capii essere l’istruttore di surf del resort, mentre io e Joy tornammo al nostro ombrellone. Dopo averla asciugata e averle dato un pezzo di anguria per merenda ci sdraiammo al sole, ma notai ben presto che lei non toglieva gli occhi da un bambino di colore che, a pochi metri da noi, giocava a fare una buca nella sabbia. Ogni volta che lui alzava lo sguardo lei lo abbassava imbarazzata, tornando a concentrarsi sulla frutta.
“Ehi..guarda c’è un bambino, magari potreste giocare” la buttai lì molto vagamente.
“Mmmm..non so…magali…”
Le carezzai i capelli per qualche minuto. Non mi era difficile capire perché Joy fosse così estroversa con gli adulti ma timida con i suoi coetanei. Doveva iniziare l’asilo il settembre seguente ed era sempre rimasta con la mia famiglia o con quella di Rob. Al massimo giocava coi suoi cuginetti o col figlio di qualche mia amica sporadicamente, ma legare con bambini che non conosceva non era facilissimo per lei.
“Magari gli piace l’anguria. Perché non gli vai a chiedere se ne vuole un pezzo?”
Lei mi guardò dubbiosa. “Sicula?”
“Fidati”
http://i42.tinypic.com/2wq5un8.jpgSi alzò e molto lentamente gli si avvicinò. Prima di parlargli gli girò intorno per parecchi minuti, poi si fece coraggio e gli si inginocchiò vicino.
Non riuscivo a sentire quello che si stavano dicendo anche se avrei dato qualunque cosa perché fosse così, come ogni buona madre impicciona che si rispetti.
“Che fa Joy?”
“Shh “ Rob era tornato gocciolante al mio fianco e insieme restammo a guardare mentre i due bambini parlavano fra loro e ridevano “Awww voleva parlarci ma era così nervosa!”
Prima che avesse il tempo di rispondermi i due tornarono da noi e Joy mi chiese un pezzo di anguria anche per il suo nuovo amichetto che si presentò come Chris.
Lui mi fissò ad occhi spalancati e, per un assurdo secondo, credetti quasi che mi avesse riconosciuta. Questo prima di rendermi conto che fissava più che altro il mio pancione. 
“Credo che la tua mamma se lo sia ingoiato tutto” sussurrò a Joy e quando capii che pensava davvero che la mia pancia fosse così grossa perché avevo ingoiato un anguria intera non potei contenere le risa.
“Tranquillo, ce n’è ancora” lo tranquillizzai “La mia pancia è grossa perché c’è un bambino qui dentro”
Porsi due fette ad entrambi e Joy corse di nuovo verso la buca che Chris stava scavando. Lui però rimase accanto a me, ancora pensieroso. “E come ci è finito lì dentro?”
Oh…
Oh..ehm..
“Sai che c’è? Perché non lo chiedi alla tua mamma e al tuo papà dopo?”
Lui scrollò le spalle prima di correre via da Joy.
“Wow..sai dobbiamo trovare una risposta per quando Joy ce lo chiederà. E’ strano che non l’abbia ancora fatto, conoscendola.” Mi voltai verso Rob e vidi che guardava i bambini con sguardo assorto 
“Sai, non sono sicuro che quel ragazzino mi piaccia”
“Cosa? Perché?”
“E’ un maschio. I maschi pensano solo a cose sconce già sin da piccoli, si sa.” Iniziò a blaterare mentre si sbrodolava mangiando l’anguria, come sempre “Secondo me non ha intenzioni serie”
Mi sdraiai di nuovo al sole e presto lui mi raggiunse ma vedevo che con la coda dell’occhio non li perdeva mai di vista.
“Rob non essere assurdo. Avrà sei o sette anni al massimo…di certo non pensa di sposarla domani.”
In realtà dovevo ammettere che era piuttosto tenero vederlo così geloso di Joy e mi scaldava il cuore che pensasse che nessuno sarebbe mai stato all’altezza della nostra piccolina. E in fondo anche io ero gelosa di lei …solo che Rob tendeva a diventare paranoico di tanto in tanto.
E infatti…
 Joy abbracciò il bambino e Rob…Rob impazzì del tutto.
“Voglio fare surf” decretò e quasi mi strozzai con il cocktail che uno dei camerieri mi aveva consegnato.
“Tu…cosa??”
“Hai capito benissimo, voglio provare a fare surf” borbottò “Joy lo troverà forte e così tornerà qui con noi invece che andarsene da strani, sconosciuti ragazzi…”
“Bambini…”
“E’ uguale”
Gli carezzai i capelli, posando il capo sul suo cuore. Era incredibilmente dolce il suo lato protettivo nei confronti della nostra cucciolotta ma se si aspettava che gli permettessi di sfracellarsi sugli scogli si sbagliava di grosso.
“Rob, c’è un motivo per cui ti chiamo Flippy” risi “E poi, comunque, l’istruttore non ti farà mai andare in mare aperto la prima volta che sali su una tavola. Bisogna fare prima lezioni in spiaggia perché ti spieghi come si fa ad alzarsi in piedi credo…”
Sospirò e ridacchiò in un modo che non mi fece presagire nulla di buono. “Andiamo, io non ho bisogno di lezioni. So perfettamente come si surfa”
“Certo” commentai “E’ ovvio visto che il surf è lo sport tipico inglese. Fammi indovinare , dove lo praticate? Nel Tamigi?”
“Guarda mia cara che sull’Isola di Wight ci sono splendide onde”
Scoppiai a ridere così forte che temetti di farmi la pipì addosso. “Rob su quell’isola ci sono solo vecchietti la maggior parte dell’anno”
“Anche la Cornovaglia ha ottime onde”
“Non sai neppure dov’è la Cornovaglia!”
Ormai stavo rotolando del ridere, sempre metaforicamente per via del pancione ovvio.
Rob si alzò indignato e mi guardò, lanciandomi uno dei suoi sorrisi fatti per incantare ogni donna. Mi incantò, ma solo un pochino.
“Mia cara Kris ti dimostrerò che sono un papà figo come nessun altro e che il tempo che Joy passa con me vale molto di più di quello che passa con un bambino maniaco qualunque.”
Fu proprio il caso di dirlo. Le.ultime.parole.famose.
Non so come Rob convinse quel folle istruttore a farlo salire su una tavola da surf, fatto sta che io e Joy fummo testimoni della più rovinosa cavalcata delle onde a cui Maui avesse mai assistito. Rob cadde in acqua e la tavola da surf riemerse colpendolo sopra l’occhio sinistro. Inizialmente mi prese un colpo ma quando vidi che stava bene  e che era tutto intero mi venne una voglia matta di prenderlo a schiaffi o a calci in un posto ben preciso.
Lasciai Joy con i nostri due fidati e muscolosi body guard a continuare a giocare in spiaggia e lo accompagnai dal medico. Non gli rivolsi la parola per tutto il tempo in cui lo disinfettarono e gli diedero i due punti necessari perché sentivo lacrime di rabbia premere e non volevo piangere o fare una scenata davanti ad uno sconosciuto. Quando fummo usciti, però, sentii due goccioloni scendermi lungo le guancie e solo in quel momento mi resi conto di quanto davvero mi fossi spaventata.
“Ti fa male?”
“Un pochino sì”
“Bene, sono felice.”
Solo quando mi guardò confuso vide i miei occhi umidi. Mi staccai da lui e accellerai il passo ma mi bloccò prima che mi fossi allontanata troppo.
Mi prese la mano e nonostante fossi furiosa con lui lo lasciai fare perché il suo contatto tiepido mi dava sollievo e calma, paradossalmente.
“Mi spiace”
“Potevi farti davvero male, lo sai?” mi ripulii il viso ma fui presto interrotta dalle sue mani che mi obbligarono a guardarlo “Sei un’idiota.” Gli colpii il petto prima di abbracciarlo forte “Stupido, stupido uomo senza cui non posso vivere…”
Mi massaggiò i capelli e quando rialzai gli occhi per incontrare i suoi li vidi carichi di rimorso.
“Hai ragione, mi dispiace” ma carezzò la pancia e mi strinse a sé mentre ricominciavamo a camminare “Tu stai bene?”
“Sì, ma mi è mancato il respiro prima per un attimo. Non lo fare mai più”
“Promesso” mi strinse con più forza “Te lo prometto”
Ritornammo mano nella mano in spiaggia proprio mentre il sole stava ormai tramontando e Joy ci venne incontro di corsa.
“Papino ti tei fatto male?”
Lui le arruffò i riccioli chiari. “No amore, per niente”
“Meno male! Sei stato bravissimo, sai? Domani lo fai di nuovo?”
Lanciai uno sguardo omicida a Rob. Se solo si azzardava a..
“Mmmm no, non credo. Lo lasciamo fare a chi è più bravo, ok?”
Joy annuì e poi si battè un colpo in fronte come se si fosse dimenticata di dirci qualcosa di fondamentale importanza.
“Mamma, papà…Chlis e io ci tiamo fidanzati!” esclamò “Clis è il mio fidantato!!”
Joy battè le mani felice, Rob sbiancò e io risi così tanto che mi feci anche qualche goccia di pipì addosso.
Perché i miei ormoni erano sotto sopra, perché ero incinta e perché potevo permettermi di essere un pò cattiva.
Soltanto un pochino, però.


“L’isola di Maui è la seconda per superficie delle isole hawaiiane, ha una popolazione di circa 117.000 abitanti. Uno dei due più grandi vulcani è l’Haleakala che ha un cratere spettacolare, raggiungibile anche in auto. Dobbiamo assolutamente andarci”
La mia idea di restare ancora un giorno a crogiolarci sulla spiaggia era stata prontamente scartata ma, al momento, tra i due la persona che odiava di più quel maledetto vulcano era proprio colui che aveva detto quella frase, suonando tanto simile a una versione parlante di Wikipedia.
Rob.
Si appoggiò alla parete dell’ascensore che ci stava riportando in camera, lo sguardo stravolto e stanco morto.
“Mai più…assolutamente mai più!”
“Secondo me è stato divertente” protestai “Insomma la vista era davvero fantastica…”
Ed era vero, anche se potevo capire che fare l’intero viaggio in macchina era una cosa mentre farlo a piedi era…beh, decisamente peggio.
Posò la testa sulla mia spalla e io gli carezzai i capelli come facevo sempre con Joy quando era stanca.
“Non vorrei essere quella che dice ‘te l’avevo detto’ però te l’avevo detto di venire in macchina con noi e non fartela a piedi con la guida.”
“Lo so” mugugnò. A malapena eravamo entrati in camera che già si era gettato sul letto, in modo piuttosto drammatico.
Spalancai le finestre per cambiare l’aria anche se la stanza era stata pulita e sistemata impeccabilmente come ogni giorno da quando eravamo arrivati. 
“Ti va se stasera mangiamo in camera? Pizza, servizio in camera…decidete pure voi basta che non mi fate uscire da qui.”
Annuii. Tanto anche Joy probabilmente sarebbe tornata di li a poco completamente distrutta da una giornata passata in spiaggia e poi allo zoo. Si era categoricamente rifiutata di venire con noi in gita e aveva preferito restare in hotel con uno dei nostri body- guard con cui aveva particolarmente legato ed il loro figlioletto di quattro anni. Qualcosa mi diceva che Chris aveva un po’ di competizione ma non mi azzardavo a dirlo ad alta voce per paura di Rob.
Mi spogliai e attaccai l’aria condizionata, pronta a buttarmi sotto una bella doccia rinfrescante, quando il mio sguardo si posò su Rob ancora semi sdraiato. Solo che ora non sembrava più così stanco, anzi una certa parte del suo corpo sembrava particolarmente attiva.
“Ma tu non eri distrutto?”
Il suo sguardo e la sua domanda successiva risposero per lui.
“Quando torna Joy?”
Guardai velocemente l’ora sentendo un flusso di eccitazione farsi strada nel mio corpo, visto che la sola nota negativa di quella vacanza era che Joy aveva trovato il suo lettino molto divertente per giocare a saltarci sopra ma non molto per dormirci.
“Almeno un ora e mezza direi…”
“Vieni qui”. La sua voce era roca quando mi trascinò a cavalcioni su di lui. Osservò il mio corpo nudo per diversi minuti prima di posare le labbra sopra il mio cuore. “Sei bellissima”
“Davvero? Non mi ci sento moltissimo ultimamente”
“ Fai male…” sussurrò “Perché per me lo sei sempre…tantissimo…”
Dopo un lungo momento di silenzio cominciò a baciarmi, la lingua che sfiorava le mie labbra, facendole schiudere e poi infilandosi dentro per farmi impazzire. Presto fummo completamente nudi sul letto, il bambino dentro di me che scalciava furiosamente. Ma non era una sensazione spiacevole….non lo era affatto. E le mani di Rob che mi accarezzavano….era così incredibilmente tenero che mi venne voglia di piangere. Dalle guancie alla gola ai seni, la sua carezza era così gentile…finchè la bocca seguì la stessa strada e io mi sentii calda dappertutto.. 
Mentre accarezzavo la sua testa posata sui miei seni, ancora una volta, stupidamente, mi vennero le lacrime agli occhi. Maledetti ormoni!
Ma non potevo contrastarle perché mi sentii coccolata, preziosa e desiderata. Mi sentii bella, un’emozione che non provavo spessissimo da quando ero incinta ed ero sempre troppo stanca o gonfia o affamata.
Ci amammo lentamente in una delle poche posizioni  che ancora ci erano concesse: il suo petto sulla mia schiena e le sue mani che accarezzavano nostro figlio o figlia sotto la mia pelle.
“Ti amo” sussurrò prima di lasciarsi andare contro di me e non mi sorpresi di poterlo davvero sentire, il suo amore. Erano passati ormai gli anni in cui mi ero posta domande o ne avevo dubitato, presa dalla paura, perché ormai seguivo solo il mio cuore per quanto riguardava la nostra famiglia.
“Ti amo anche io..”
A noi non serviva dire assolutamente altro. Non ci serviva fare niente di elaborato o stravagante per essere felici: solo fare l’amore con la persona che amavamo e passare la serata in camera a mangiare pizza con nostra figlia.
Rob mostrava ancora i sintomi della classica gelosia dei papà verso le figlie femmine e quindi, dopo che Joy fu tornata ed ebbe mangiato due fette di pizza, le permise di ordinare una doppia porzione di gelato con panna e di comprare un cartone sulla pay per view.
E, ovviamente, le propose  di passare con noi la notte nel lettone. Gli sorrisi attraverso lo specchio e lui mi rispose con una linguaccia.
Mi baciò e mi persi nel suo sapore fresco di menta prima che staccasse le labbra dalle mie.
“Oggi ho coccolato te, stasera tocca a Joy”
“Mi sembra giusto”
Mi prese per mano ed insieme ci gettammo nel lettone con lei. O perlomeno Rob si gettò perché se lo avessi fatto io lo avrei come minimo sfondato.
Rob si premurò di rimboccarci le coperte e poi ci accomodò i cuscini.
“Allora, hai scelto un po’ di film?”
http://i39.tinypic.com/2m64jgy.jpg“Li ho complati tutti!” esclamò lei “Tu hai detto schiaccia ‘ok’ col bottone verde e io l’ho schiacciato pel tutti!”
E in effetti vidi che tutti i titoli erano spuntati col verde e, anche se spendere 100$ in pay per view  era probabilmente  davvero uno schiaffo alla miseria, non mi sentii di rimproverarla. Ma mi sentii di uccidere Rob quando cliccò sul primo film e mi resi conto quale sezione Joy avesse scaricato.
Decisamente non i cartoni animati.
“Infermiere biricchine?”
Immediatamente le coprii gli occhi mentre Rob tornava velocemente indietro e mi fissava con lo sguardo alla non-sono-stato-io.
“Pecchè tono bilicchine? Tono cattive? Lo vediamo?”
Rob si schiarì la voce e notai con piacere che Joy aveva scaricato solo film porno. Mentre le tenevo ancora gli occhi coperti Rob cliccò sul primo cartone animato della lista dei film per bambini per comprarlo.
“Mamma non ci vedo!”
La liberai e quando vide Cars sullo schermo si sistemò per guardarlo tranquilla. Certo non prima di avermi riempita di domande imbarazzanti.
“Mamma ma pecchè non guaddiamo quello delle infemmiele? Non ela bello? E pecchè elano bilicchine?”
“Ahahah ehm..chiedilo a papà”
Rob impallidì ma si ricompose subito. “Perché non sapevano fare le punture. E poi c’era tanto sangue…nahh, Cars è molto, molto più carino, credimi. Ok?”
Joy scosse le spalle. “Ok”
Si addormentò dopo circa quindici minuti, non prima di aver sussurrato qualcosa all’orecchio di Rob. Qualcosa che lo lasciò con un’aria incredibilmente sorridente.
“Che ti ha detto?” domandai piano quando ormai aveva chiuso gli occhi da un po’.
“Che lei e Chris si sono lasciati” rispose con aria felice e non mi sarei sorpresa se l’avessi visto sferrare un pugno in aria “E che io sono il suo principe azzurro.”
Sorrisi carezzandomi il pancione e tornando a vedere il film. Rob mi prese la mano e intrecciammo le nostre dita sul lenzuolo.
Questo era quello per cui vivevo.
La mia folle, folle famiglia composta da padri super gelosi, madri con gli ormoni in libertà e bambine che si divertivano a scaricare film porno.
La mia famiglia. 
Pazza sì, ma pur sempre il mio paradiso.



Awwwwww ahahah Joy che a 4 anni già si scarica i porno O____o. Iniziamo bene ahah, Rob si prenderà un bel numero di infarti ahahah.
A giovedì prossimo girls!!
Un mega bacio!!

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Capitolo 3
*** Love at first sight ***


le rag Bonsoirrrrrrrrrr!!! Lo sappiamo, avremmo dovuto postare ieri sera ma....ma....scommetto che lo sapete perchè non abbiamo postato :))). ma perchè ieri è stato uno dei Robsten epic day, la cerimonia e poi la press e poi l'mtv first *-----* era una giornata così piena di news che postare sarebbe stato troppo. Poi ci facevate indigestione da Rob e Kris U__U (*Ok è una bugia ahahahah lo sappiamo che nn ne avremmo mai abbastanza :D).
Anyay, ecco a voi il capitolo e......
ENJOY!!!


http://i51.tinypic.com/4hoyvo.jpg



CAPITOLO 3 (Fio)

LOVE AT FIRST SIGHT 










POV Kristen


“Rob...”
“Mmm...” sentii un vago lamento provenire dalla sua bocca semichiusa e mi avvicinai per tentare ancora.
“Rooob...” sussurrai quasi sulle sue labbra cercando di essere quanto più sensuale possibile.
Stupidi ormoni.
“Mmm...” altro mugolio in risposta.
“Amore...”.
Forse questo lo avrebbe fatto svegliare di più. “Mi si sono rotte le acque...”
“Mmm...” mugolò ancora stiracchiandosi per qualche secondo nel letto finché non realizzò quello che avevo detto e sbarrò gli occhi in preda al panico.
“Cosa?!” gridò con la voce ancora impastata dal sonno. “Ti si sono...? Oh cazzo... ma a che mese siamo? A che mese sei? Com'è possibile?”
In un secondo il panico lo aveva aggredito e si era messo a sedere sul letto per osservarmi e cercare di capire cosa fare. Meglio fermarlo prima di peggiorare le cose.
“No, okay. Non è vero, mi serviva la tua attenzione...” ammisi con un sorriso colpevole sperando che non se la prendesse troppo.
La sua bocca si aprì in una o complice di un'espressione mista di sorpresa, sconcerto,  sollievo e forse anche un pizzico di rabbia.
“Kristen, che cazzo ti salta in mente?” biascicò buttandosi di nuovo di schiena sul letto. Ne approfittai e mi avvicinai ancora a lui così da potermi appoggiare al suo petto.
“Scusa...” mormorai lasciando un soffice bacio sulla sua giugulare. “E' che ho una strana voglia...”.
La sua mano andò alla mia schiena e iniziò a carezzarla. “Kris, ti amo. Davvero. Ma se te ne esci di nuovo con qualche strano frutto introvabile non rispondo delle mie imprecazioni.”
Non potei fare a meno di ridere al ricordo di quella mia assurda voglia di... cos'era?
Alchechengi?
Sorrisi divertita al pensiero e anche quasi imbarazzata che non si trattasse di una voglia del genere.
“In realtà... pensavo a qualcosa di più... esotico...”
“Esotico?” disse tra i miei capelli.
“Sì. Bè, non proprio. Cambia la s con una r...”
Nel frattempo la mia mano si era già infilata sotto la sua canottiera e il mio ultimo indizio non gli rese tanto difficile capire di cose parlavo.
“Oh...” disse in un monosillabo carico di ogni emozione possibile e immaginabile.
“Vuoi dirmi che mia moglie, incinta, alle sei di mattina del giorno del suo compleanno, ha strane voglie erotiche da soddisfare?”
Alzai il viso risalendo con le labbra dalla gola all'angolo della mandibola che era uno dei suoi punti più deboli.
“Ah-ah” confermai in una specie di gemito smorzato. “Non ho diritto a un trattamento speciale il giorno del mio compleanno?”
La sua mano iniziò a massaggiarmi la schiena mentre un'altra scendeva verso la mia pancia.
“Tu hai sempre diritto a un trattamento speciale...”
E non so cosa fu. Non so se fosse il tono sensuale della sua voce, le sue mani che mi stavano facendo impazzire o le sue labbra a un centimetro dalle mie. So solo che, complici gli ormoni a mille, in un secondo mi avventai sulle sue labbra e le intrappolai tra le mie, mordendole di tanto in tanto e lasciando che le nostre lingue si incontrassero.
Rob non si lasciò certo pregare. Ci mise un secondo ad accogliere ogni mia richiesta e assecondare ogni mio movimento. Spesso lasciava che fossi io a scegliere essendo molto limitata dal pancione, ma quella mattina... Dio, quella mattina non resistevo per nulla e avevo solo un gran desiderio di lui o delle sue mani.
Mi poggiai di schiena sul letto trascinando il suo corpo sopra al mio, facendo attenzione a non pesare troppo sul bambino. Poggiai la mia mano sulla sua che mi carezzava il pancione e la guidai verso il basso.
“Dio, Rob... Ti prego, sto morendo...”
“Come mai così vogliosa stamattina?”
“Ma che ne so... saranno i ventiquattro anni... Dio...”
Spinsi il bacino contro la sua mano che si posava dolce sulle mie mutandine.
“Niente pantaloni?”
Sapeva che non li usavo quasi mai per dormire, non quando ero incinta almeno, perciò mi era abbastanza evidente che stava facendo di tutto per prolungare quell'attesa snervante e portarmi al limite della sopportazione.
“Rob, ti prego. Tra poco Joy sarà...”
“Mami...”
“...sveglia...”.
Perfetto.
Sospirai mentre Rob ritirava la sua mano e si metteva in una posizione che non avrebbe creato strane domande a nostra figlia.
“Che tate facendo?”
Ecco, appunto.
“Niente!” rispondemmo io e Rob all'unisono mentre lei si stropicciava gli occhi e si avvicinava al letto.
Io lanciai un'occhiataccia a Rob e accennai uno sbuffo per renderlo partecipe della mia totale insoddisfazione.
“Prega che non abbia visto niente...” mimai a Rob pochi secondi prima che Joy ci raggiungesse sul letto e si mettesse seduta in ginocchio di fronte a noi.
Rob, in risposta, scosse la mano e lasciò cadere la questione. Potevo solo pregare che Joy non chiedesse cosa ci faceva praticamente addosso a me.
Mentre io ero persa nei miei pensieri e nelle eventuali spiegazioni da dare a mia figlia, mi ero persa una specie di conversazione privata tra lei e Rob che si era alzato dal letto e aveva preso la chitarra all'angolo della stanza.
Tornò a sedersi sul letto.
“Pronta?” disse a Joy e lei annuì sorridendo e guardandomi ansiosa.
Rob le diede qualche secondo ancora e poi iniziò a suonare.
Non mi ci volle molto per capire che si trattava di Tanti Auguri A Te, e sorrisi appena la riconobbi ma restai di sasso quando iniziarono a cantare. Entrambi.
E spalancai gli occhi quando ripeterono la strofa ancora una volta ma Rob lasciò che Joy cantasse da sola accompagnata dal solo suono della chitarra.
Oh.Mio.Dio.
Era la cosa più dolce del mondo e riuscivo a malapena ad elaborare il fatto che la mia bambina di neanche quattro anni mi stesse davvero cantando una canzone per il mio compleanno. Certo erano solo quattro parole ma riusciva a intonarle bene, andava a tempo e sentiva il ritmo. Sentiva la musica.
“Tanti auguli, mamminaaaa. Tanti auguli a te...”
Potevo quasi sentire le mosche entrarmi in bocca per tutto il tempo in cui l'avevo tenuta aperta. Se avessi continuato così la mia mascella avrebbe presto toccato il pavimento ma dire che ero scioccata sarebbe stato un eufemismo.
“Mio dio... Amore, dove... dove hai imparato a cantare così?” sussurrai preda dello sgomento.
“Papi mi ha integnato...” sussurrò lei entusiasta e con il suo adorabile sorriso sdentato.
Io non sapevo su chi concentrare le mie attenzioni. Le spostai su Rob per qualche secondo.
“E' brava. Sicuramente una migliore allieva di quella che eri tu quando cercai di insegnarti qualcosa al pianoforte...”
“Sì, lo vedo che è brava. Ma...dobbiamo fare qualcosa... Insomma... ha solo quattro anni...”
Cercai di tenere il tono della voce basso per non far capire a Joy di cosa stessimo parlando. Era fin troppo intelligente e non volevo che si facesse strane idee solo dettate da qualche pensiero buttato qua e là.
“Kristen...” sussurrò Rob. “Proprio perché ha solo quattro anni non possiamo fare niente... Non vivrebbe la sua infanzia. È già abbastanza sotto i riflettori così. Se uscisse fuori che ha una specie di talento per la musica non ci lascerebbero più in pace. Non la lascerebbero più vivere...”
Anche questo era vero, però...
“Però se ha talento non possiamo tapparlo così...”
“La seguiamo noi per ora, vediamo come va... Se è destino...”
Annuii subito, capendo perfettamente il suo discorso. In fondo si trattava solo di un Tanti auguri a te. Probabilmente qualsiasi bambino di quattro anni avrebbe potuto cantarla con un po' di allenamento.
Tornai sulla terra prima che il mio viaggio mentale si spostasse a livelli cosmici.
“Mami, mi fai le fliettelle pel colazione? Ti pleeeego...”
Le sorrisi e iniziai a farle il solletico beandomi della sua risata.
“Certo che te le faccio. Te le meriti tutte!” esclamai ancora entusiasta e frastornata.
“Siiii, andamo alloraaaaa!” gridò lei defilandosi dalle mie mani e saltando giù dal letto.
Io mi voltai verso Rob. “E da te pretendo ancora il trattamento speciale.”
“Ti devo un orgasmo stasera. Te lo prometto.” disse lui ammiccando e io lo incenerii con lo sguardo.
Cavolo, ma era idiota? Dire quelle cose con Joy che ascoltava ogni cosa che dicevamo. E infatti...
“Papi cos'è un oggasmo?”
“Qualcosa che non puoi sapere a tre anni, né a trenta, né a cinquanta...”
Scossi il capo e, preso un cuscino, glielo lanciai in faccia per tappargli la bocca.
“Mmm... non ho capito...” disse la piccola, giustamente confusa.
“Lascia stare, tesoro. Vai in cucina. Vengo subito e facciamo le frittelle insieme.”
“Oooookay. Muoviti pelò!” e gridando per tutta la casa uscì dalla stanza lasciandomi libera di stendere Rob sul letto con un ceffone.
“Uh, anche manesca? Mi piaci così. È la gravidanza per caso? Devo metterti incinta più spesso.”
“Ma sei idiota?!” dissi di tutta risposta avventandomi su di lui. Il mio pancione a contatto con la sua pancia.
“Dai, nel giro di due minuti si sarà anche dimenticata la parola.”
“Credo che tu sottovaluti l'intelligenza di nostra figlia.”
“Tutt'altro. È fin troppo intelligente ma dubito che possa capire, da sola, a tre anni, il significato della parola orgasmo...”
“Potrebbe chiedere in giro e faremmo la figura dei genitori perversi che rendono la figlia partecipe dei loro amplessi.”
“L'esagerazione e la fantasia sono sempre state le tue particolarità più sviluppate.” rise lui. “Joy ha magri contatti con il mondo esterno e per quando inizierà la scuola non ricorderà nulla. A chi vuoi che lo chieda?”
Il bambino iniziò a scalciare e poteva sentirlo anche Rob attraverso quegli strati di pelle che ci dividevano.
Sorrise mentre poggiava entrambe le mani sul mio pancione.
“Vedi? Anche lei è d'accordo con me.”
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
“Meglio che vada prima che inizi a sussurrare cose poco consone anche a lei.”
Gli si illuminarono gli occhi alle mie parole e solo quando parlò capii il perché.
“Allora è una femmina? Davvero? Come lo sai?”
“Mmm...” mi lamentai. “Non lo so cos'è, Rob. Come posso saperlo? Sei venuto ad ogni ecografia con me e, se non sbaglio, non sono io quella che torna indietro con una scusa banale solo per farsi dire il sesso del bambino che doveva essere una sorpresa.”
Lui si morse le labbra con aria colpevole. “Non rivanghiamo il passato. Pensiamo al presente.”
“Bè, il presente è questo e ti riserva la giusta punizione per non aver saputo aspettare la prima volta. Io la trovo una giustizia divina. Hai voluto saperlo a tutti i costi con Joy e ora non puoi saperlo per cause di forza maggiore.” esclamai quasi fiera del mio ragionamento e del piccolino che continuava a nascondersi rendendo impossibile capire se fosse maschio o femmina.
“Sei davvero una piccola serpe.”
“Lo so che mi ami.” risposi deridendolo finché non mi prese alla sprovvista poggiando, improvvisamente, le sue labbra sulle mie.
“Sì... ti amo... Nonostante tutto...”
Gli diedi un colpetto che non avrebbe fatto male a una mosca e mi alzai per raggiungere la piccola peste prima che combinasse qualche disastro in cucina.
“Hey, Kristen?”
Mi voltai e lo trovai con un sorriso sincero stampato sul viso.
“Buon compleanno...”
Adoravo quando mi chiamava Kristen.
Amavo quando mi chiamava per dirmi le cose più semplici del mondo che, però, suonavano come le più speciali.
E amavo il sorriso sincero che non faceva altro che richiamarne uno altrettanto sincero e felice da parte mia.
Quando scesi in cucina, trovai Joy per terra, quasi completamente sotterrata da Bear che le faceva le feste.
“Noooo...” rideva. “Mettila di leccalmiiiiii. Aaaaaaaah.”
Risi della scena e li lasciai continuare. Sapevo bene che quando Joy chiedeva a quel cane di lasciarla in pace in realtà si stava divertendo da morire e l'ultima cosa che avrebbe voluto era qualcuno che lo allontanasse. Una delle prime volte Rob lo aveva fatto lei gli aveva tenuto il muso per un'ora.
“Non fallo mai più, papà!” aveva gridato e si era avventata di nuovo sulla bestiolina che poi, ora, tanto bestiolina non era più...
Preparai il caffè e l'impasto per le frittelle e, non vedendo Rob scendere ancora, decisi di portargli una tazza di caffè-latte per aiutarlo a svegliarsi mentre aspettavo che la padella si riscaldasse abbastanza.
Afferrai la caraffa e andando a voltarmi successe tutto in un secondo. In quel secondo in cui non avevo visto Joy e Bear ai miei piedi, quel secondo in cui la mia mano tremò e metà del caffè si riversò, bollente, sulla mia pancia.
Mollai la caraffa immediatamente lasciando che cadesse sul pavimento e mentre lanciai un urlo mi resi conto di non essere l'unica. Joy, ai miei piedi, stava urlando e piangendo.
Porca puttana! Il caffè era andato anche su di lei...
Senza pensarci due volte, senza pensare al bruciore che sentivo io stessa, mi chinai e afferrai la bambina che piangeva disperata.
“Buciaaaaaaaaa” diceva tra le lacrime mentre la poggiavo sul ripiano della cucina.
“Sssh, ssssh. Va tutto bene. Fammi vedere!”
Grazie a dio si era scottata solo un po' sul braccio che misi subito sotto il getto dell'acqua.
“Mamma, blucia.” pianse ancora nello stesso momento in cui Rob entrò in cucina trovandosi quella che, immaginavo, non doveva essere una bella scena.
“Che diamine è successo?”
“Reggila!” dissi semplicemente e lui non se lo fece ripetere due volte. Prese Joy dal ripiano e la strinse a lui. Osservò il caffè e il contenitore per terra e potei quasi vedere la scena ricostruirsi nella sua testa...
Mi tolsi subito la maglietta ed esaminai la mia pancia. Avevo avuto l'impressione e il terrore di trovarla completamente arrossata o in fiamme, non sapevo bene cosa aspettarmi, perciò fui più che sollevata quando mi resi conto che, in effetti, il caffè era caduto solo su una minima porzione di pelle e non su tutto il pancione come invece mi era sembrato. Immaginai che la sensazione di bruciore bollente confondesse le zone del dolore e non facesse capire più nulla.
“Oddio.” sentii Rob sussurrare mentre io prendevo la pezza più vicina e la bagnavo con acqua fredda per poggiarla sulla piccola scottatura.
“Kristen, fammi vedere!” quasi gridò Rob mentre continuava a cullare Joy che non era ancora riuscita a calmarsi. Povera piccola.
“Non è niente, Rob!” cercai di tranquillizzarlo ma potevo capire benissimo che fosse preoccupato. Io stessa mi ero spaventata a morte e se non fosse stato per Joy che aveva bisogno di me sarei andata nel panico più totale.
Lui non si lasciò tranquillizzare per nulla dalle mie parole e scostò la mano per osservare la ferita lui stesso.
“Andiamo all'ospedale.” decretò infine e mi augurai che stesse scherzando.
“Cosa?”
Il suo sguardo serio fu la risposta ai miei dubbi. Non stava scherzando.
“Vestiti, andiamo.”
“Rob, non vado al pronto soccorso perché mi sono rovesciata il caffè addosso.”
“Non addosso, Kris. Sulla pancia. Su una pancia di otto mesi e mezzo. Non addosso!”
Oh, cavolo. Era davvero preoccupato e Joy lo percepiva. Si strinse a lui e iniziò a piangere più forte.
Uccidetemi in questo momento.
Sospirai e alzai gli occhi al cielo. Mi avvicinai a lui e massaggiai la schiena di Joy lasciandole qualche bacio qua e là per farla calmare e lanciando occhiatacce a Rob per fargli capire che dovevamo calmare prima la bambina.
Rob mi incenerì con gli occhi perché aveva ben capito che non avevo alcuna intenzione di andare all'ospedale. Solo quando Joy fu più calma e felice con il suo cerottino colorato e le sue frittelle, potemmo ragionare in modo civile.
“Ti brucia?”
Bè, sì. Bruciava ma era una cosa minima...
“Rob, non andremo all'ospedale per una sciocchezza del genere.” impuntai i piedi.
Non poteva davvero essere così apprensivo... Non osavo immaginare come sarebbe diventato con l'arrivo del piccolo. In fondo erano quattro anni che non eravamo alle prese con un neonato e, dopo tutto quello che avevamo passato, riuscivo perfettamente ad immaginarlo iper-protettivo e paranoico.
Rob scosse il capo e capii che non era per nulla tranquillo. Ce l'aveva con me e odiavo quando ce l'aveva con me.
Mi avvicinai a lui che stava appoggiato al tavolo della cucina, con sguardo serio e preoccupato. Presi le sue mani e lui mi guardò mentre le poggiavo sulla pancia.
“Stiamo bene, Rob. Ti prego, non devi preoccuparti in questo modo. Non vivi bene così...”
Lui mi guardò per qualche secondo poi chinò di nuovo il viso sospirando.
“Puoi... puoi chiamare almeno la dottoressa Smith? Sentire se...”
“Sì, sì, okay. La chiamo.” lo rassicurai senza nemmeno fargli finire la frase. Gli carezzai le guance e lo baciai.
La dottoressa mi rassicurò consigliando semplicemente un unguento e di stare più attenta ora che la gravidanza era quasi al termine.
“Contento?” esordii quando riattaccai la chiamata in viva voce.
“Meglio...” finalmente sorrise e mi baciò con tranquillità, senza il sapore del terrore sulle labbra. “Però vi accompagno io in città...” disse sulle mie labbra.
Io alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Non perché volesse accompagnarci lui ma perché l'idea di andare in città non mi esaltava poi così tanto.
Come potevo dire a Rob che il suo regalo, un giorno di relax in un centro benessere, non mi entusiasmava per nulla?
“Cosa?” chiese lui.
Scrollai le spalle cercando di essere diplomatica. “Che ne dici se... saltassimo il centro benessere e ce ne stessimo qui... Io, tu e Joy... a vedere DVD nel lettone o sul divano e a fare un bel niente?” spodestai il mio sorriso completo sperando che non vi resistesse, ma ero solo un'illusa, evidentemente.
Lui sorrise e prese il mio viso tra le mani. “No.” disse infine suggellando la sentenza con un bacio. “La dottoressa ha detto che devi rilassarti quanto più possibile le ultime tre settimane...”
“Posso rilassarmi anche a casa...”
“Mi stai dicendo che non ti piace il mio regalo di compleanno?”
Oh-oh.
“No! Che dici!? Pensavo solo che magari ti andasse di... stare un po' insieme...” dissi cercando di risultare provocante, ma col pancione mi sembrava di essere sempre più impacciata del solito.
“Amore della mia vita.” già da come aveva iniziato capii che sarebbe stato un mini sermone in cui mi avrebbe detto: “Ti amo da morire e lo sai, ma possiamo passare insieme ogni giorno della nostra vita e...”
Bla, bla, bla...
Avevo smesso di ascoltarlo tanto sapevo che sarebbe finito con...
“Oggi tu ti rilassi e non si discute.” dissi anticipando di un secondo la sua stessa battuta. “Ti conosco come le mie tasche, Robert. So che stai escogitando qualcosa.” dissi infine per poi salire le scale e andare a vestirmi. “Prepara Joy!” urlai prima di chiudermi in bagno.
Quando fui pronta, Rob e Joy mi aspettavano già all'ingresso. Come cavolo avevano fatto ad essere pronti prima di me? Si stava rivoltando il mondo e non me ne ero accorta?
“L'hai lavata, Rob?”
“Certo che l'ho lavata.”
“Ti ha lavato il papà?” chiesi a Joy che scosse il capo con sguardo birichino.
“Rob!”
“Kristen!” rise a metà tra l'incredulo e l'indignato. “Ti giuro che l'ho lavata. Insomma, credi più a tua figlia di quattro anni che a me? Dici la verità, brutta monella!” iniziò a prendersela con Joy estorcendole la verità con il solletico.
“Ti, ti. Okay, okay. Mi tono lavata... hahaha batta papiiiiiiiiii”
Avrei quasi voluto gettarmi su di loro e unirmi alla mischia ma ormai dovevo stare particolarmente attenta. Già afferrare Joy da terra quella mattina era stata una mossa avventata.
La macchina ci aspettava fuori, con una guardia del corpo senza la quale né io né Rob avevamo ancora il coraggio di uscire se eravamo da soli. Soprattutto io. Mi sentivo così fragile quando ero incinta e dopo tutti gli sforzi per arrivare di nuovo a questo punto temevo che anche una sola spinta da un paparazzo o un matto per strada potesse rovinare tutto. Cercai di convincere Rob a stare a casa, non c'era alcun bisogno che venisse anche lui ma fu irremovibile e in fondo non mi dispiacque.
“Come torni ora a casa, geniaccio?” gli chiesi quando fummo fermi dentro il parcheggio del centro.
“Prendo un taxi.” sorrise mentre mi attirava tra le sue braccia per baciarmi. “Tu fai la brava, mi raccomando. Non far stancare la mamma.” disse poi rivolgendosi a Joy che gli scoccò un bacio sulla guancia.
“Okay papi. Ci vedamo più taldi.”
Ci salutammo un'ultima volta mentre ancora cercavo di capire il senso di tutto ciò, dopo di che presi la mano di Joy e scortate dal nostro fidato JB, meglio conosciuto come HBG, ci dirigemmo all'ingresso.
“Mamma, anche Hottie viene co noi?”
Non potei proprio evitare di scoppiare a ridere per l'uscita di Joy.
Dovevo ammettere che ero rimasta un po' scioccata dal sapere che anche il mio bodyguard avesse un suo fan-site e che gli avessero affibbiato quel nomignolo che non poteva non far ridere. Hot BodyGuard. Quando ne avevamo parlato aveva fatto finta di non saperne nulla ma sapevo che era impossibile non sentire come le ragazzine lo chiamassero ogni volta che ci vedevano in giro.
Era una situazione alquanto esilarante.
“Non lo so tesoro. Chiedilo a lui.” continuai a divertirmi.
Joy allungò una manina e strattonò un po' la giacca del nostro omone che si voltò a guardarla facendo finta di niente.
“Hottie anche tu ti fai bello co noi?”
Oddio, ma da dove le uscivano certe cose? Di certo non aveva mai sentito me e Rob chiamarlo in quel modo. Speravo solo che non si fosse trovata a guardare qualche stupido programma in TV. Maledette CrispyNews di Mtv.
“No, piccola. Io vi guardo solo...”
“Ma papà non è geloso, mami?”
Tasto dolente, pensai tra me e me. Quando avevamo assunto la nuova guardia del corpo Rob non era stato del tutto contento di notare la sua avvenenza ma la cosa si era affievolita quando era stato testimone della sua professionalità in diverse occasioni per cui non era più un problema.
Una signorina ci accolse con ogni tipo di cerimonia possibile e immaginabile e ci mostrò il programma della giornata. Massaggi, fanghi, capelli, unghie...
Un inferno.
Ti uccido. Sappilo.
Mandai l'sms a Rob prima di essere invitata a spegnere il cellulare. E che diamine.
Mi dispiaceva che JB dovesse stare in sala d'aspetto tutta la giornata. Cercai anche di tranquillizzarlo e dargli la possibilità di farsi un giro in città ma fu irremovibile.
“Faccio solo il mio lavoro.” rispose quando gli dissi che si sarebbe annoiato a morte.
Caso volle che presto non fu l'unico.
“Mami, quanto tempo ancola?”
“Non lo so, tesoro...”
“E ola?”
“Ancora un po'?”
“Mmm...e ola?”
“Amore, ti stai annoiando per caso?”
Dopo la prima ora chiuse in una stanza con due cetrioli sugli occhi, la mia adorata bambina, che aveva insistito tanto nel venire con me e provare il brivido del Centro Benessere, si era giustamente stufata.
Rob aveva tentato di dissuaderla dal venire e restare a casa con lui così che io non dovessi pensare a nulla, ma lei aveva così insistito che non me l'ero sentita di dirle di no, sebbene avessi previsto che si sarebbe presto scocciata.
Sapevo che non potevo tornare a casa o Rob mi avrebbe rispedito indietro per preparare la sua sorpresa, non potevo chiedere a JB di accompagnare Joy da Rob perché sapevo che non mi avrebbe mai lasciata da sola. Se mi fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, diceva.
“Bene, allora vuol dire che te la tieni tu...” conclusi infine non vedendo altra soluzione.
“Cosa? No... No, Kristen. Non ho figli, non so...”
“Oh ma lei  tranquillissima. Vedrai che non ti darà problemi... Vero, amore?”
Joy annuì un po' timida. Per qualche motivo era sempre stata intimorita da lui ma non sapevo proprio come altro fare ed era evidente che per accettare di separarsi da me e restare con lui doveva davvero essersi annoiata parecchio.
“Faccio la blava, Hottie...” gli disse mentre, contemporaneamente, mi stringeva la mano senza avere alcuna intenzione di lasciarla andare.
“Amore, torno tra poco, okay?” le dissi chinandomi con un po' di fatica e lasciandole un bacio sulla guancia.
“Mami ma se mi luba poi mi tolvate?”
Rimasi un po' atterrita da una domanda del genere che, inevitabilmente, mi provocò un tuffo al cuore e per un secondo solo mi fece mancare il respiro.
A volte mi chiedevo se Joy potesse avere un qualche vago ricordo di quello che le era successo.
“Tesoro, certo che ti troviamo. Ti troviamo sempre. Ma Hottie è bravo e non ti ruberà, okay? Stai tranquilla, va bene?”
“Okay... tao mami...”
E lasciandomi perplessa corse da JB che l'afferrò tra le sue braccia. Sembrava così piccola in braccio a lui che ebbi quasi timore a lasciarla da sola, temendo che avrebbe avuto paura e sarebbe corsa urlando per tutto il centro.
Fortunatamente non fu così e dovetti ammettere che, in effetti, era davvero rilassante. Non dover pensare a nulla, ascoltare musica soft mentre una qualche sostanza non ben identificata veniva spalmata sul tuo corpo, sentire il bambino scalciare di tanto in tanto sotto le mani. Il silenzio regnava così sovrano che mi sembrava quasi di sentire il rumore dei suoi calci e la forza che aveva nel darli. Sembrava quasi che chiedesse di uscire.
Incontrai Joy e JB per il pranzo e la mia bambina aveva cambiato totalmente atteggiamento nei confronti di quello che le era sempre sembrato l'uomo nero.
“Hottie mi ha potato a fale un gilo tutto qua intolno. C'è un gialdino glandissimooo, devi vedello, mami! E poi ci sono i laghetti e le papele dentlo e abbiamo pleso il pane e gli abbiamo dato a lolo...”
Così dopo pranzo decidemmo di fare una passeggiata tutti e tre e, con mia enorme sorpresa, Joy rifiutò la mia mano per godersi lo spettacolo comodamente seduta sulle spalle di JB che, per quanto non avesse figli, se la cavava perfettamente. D'altronde con Joy ognuno avrebbe potuto cavarsela perfettamente. Se all'inizio sembrava un po' timida, una volta conquistata la sua fiducia, cosa che accadeva di solito dopo i primi cinque minuti, era una bambina accomodante e accontentabile con poco.
Nel pomeriggio decise di stare con me e farsi fare la manicure. Scelse uno smalto verde acqua che si intonava bene con il colore dei suoi occhi mentre io optai per quello trasparente. Non amavo molto lo smalto se non era nero, ma ogni volta Rob diceva che gli sembrava un po' macabro perciò evitai.
Il parrucchiere fu la tappa che ci tenne impegnate più a lungo. Joy era rimasta affascinata dal modo in cui vedeva le ciocche dei capelli tagliati cadere a terra con tanta grazia e aveva deciso di voler farlo anche lei ai suoi capelli.
“Scusa, me li puoi talliale così pule a me?” aveva detto al parrucchiere indicando una ragazza con i capelli a caschetto e mi era quasi venuto un infarto.
L'uomo si era voltato verso di me, non sapendo che fare; lo avevo fatto avvicinare chiedendo un secondo di tempo prima che lavassero i miei, e gli avevo raccomandato di tagliarle solo le punte.
Per quanto lasciassi che Joy esprimesse il suo pensiero e si vestisse con quello che più le piaceva e le andava comodo non le avrei permesso di lasciarsi tagliare quei bei boccoli biondi solo perché era divertente vedere i capelli cadere.
Decisamente no!
Io scalai i miei di poco ed entrambe li asciugammo lisci, tanto per cambiare look.
Nel giro di un paio di giorni ci saremmo stancate e saremmo tornate al mosso, ma nel frattempo mi piaceva vedere Joy con i capelli lisci. Le stavano davvero bene.
Quando uscimmo dal centro e guardai l'orologio rimasi sconvolta dal vedere che erano le sette di sera. Dove diavolo era finito il tempo?
Rob ci aspettava a casa già da un po'. Lo chiamai ma non rispose così gli mandai un messaggio per tranquillizzarlo.
Dove sei? Comunque nella vaga ipotesi che la paranoia si sia impossessata di te, stiamo tornando. Tranquillo. x
Non potevo sapere, però, che i paparazzi erano in agguato e per non metterli sotto fummo costretti a camminare a passo d'uomo per un bel tratto.
Attirai Joy verso di me, abbracciandola. “Nascondi il viso, amore.” le dissi mentre lei lo faceva automaticamente. Non era stato facile spiegarle perché nascondersi. Molte volte era così tranquilla da salutarli e mandare loro qualche bacio quando glieli chiedevano; spiegarle che, per una questione di etica e di comportamento, non avrebbe dovuto far vedere il suo faccino per dare a quei bastardi una busta paga ricavata dall'invasione della nostra privacy, non era del tutto semplice. Per lo più lasciavamo che si comportasse come volesse ma quando ero da sola, senza di Rob, mi sentivo maggiormente violata.
“Stronzi di merda...” mugugnai tra me e me quando fummo finalmente liberi di procedere normalmente.
Rob ci aspettava fuori casa e Joy saltò letteralmente in braccio a lui appena scese dalla macchina.
“Amoreeee, fatti vedereeee! Ma come siamo belle! Ti sei tagliata i capelli?”
“Ti, pochino pelò pecchè mamma non voleva.”
E io che credevo che non se ne fosse accorta. Decisamente sottovalutavo troppo l'intelligenza di mia figlia.
Lui sorrise e le scoccò un bacio sulla guancia, mentre io invece attiravo la sua bocca alla mia per un bacio decisamente troppo passionale.
“Mi sei mancato...” sussurrai in preda agli ormoni.
Dio, quanto mi era mancato.
“Wow, e io che credevo di dover organizzare il mio funerale...”
Sorrisi. “No, devo ammettere che sono stata bene. Ci voleva, in effetti.”
“Visto?” disse con aria vincente per poi accennare un saluto a JB che stava per andare via. Per quanto volessimo essere sicuri e protetti, sapevamo di poterlo essere a casa nostra. Dopo l'incidente di circa due anni prima avevamo rivoluzionato ancora il sistema di sicurezza e poi c'era Bear che, per quanto fosse solo un cane, era una grande garanzia almeno nel sapere se si avvicinasse o entrasse in casa qualche estraneo.
“Come stai? La scottatura?”
“Sto bene, Rob. Non brucia.”
“Come mai ci avete messo tanto?” chiese  mentre camminavamo verso casa.
“C'elano gli stonzi di medda.” Joy mi precedette.
Oh cazzo.
“JOY!” la riprese Rob, indignato.
“Cota? Mamma lo dice semple.” disse lei scrollando le spalle con aria ovvia.
Rob si voltò per lanciarmi un'occhiata denigratoria.
Storsi le labbra e strinsi la fronte. “Sì, tesoro. Ma tu non devi ripeterlo. È una brutta parola!”
“Pecchè tu lo dici allola?”
“La mamma lo dice solo quando è tanto incazz...”
“Kristen!”
“Arrabbiata! La mamma lo dice solo quando è arrabbiata. Ma lei lo può dire, okay? Tu non le devi ripetere certe cose...”
Lei scrollò le spalle non del tutto convinta e lasciammo cadere la cosa per il momento.
“Perché la casa è al buio?” chiesi mentre ci avvicinavamo alla porta.
“Sono appena tornato...”
“Davvero? Dove sei stato?”
Dio, era così ovvio che aveva organizzato una festa a sorpresa, ma non volevo dirgli che lo sapevo perfettamente.
“Oh, solo ad organizzare una...”
“SORPRESAAAAAAAAAAAA!!!”
Nello stesso momento in cui entrammo in casa le luci si accesero e rivelarono una piccola e modesta folla di amici che uscivano da dietro colonne, tavoli e divani e ci vennero incontro.
Mi fingevo totalmente sorpresa mentre ognuno si avvicinava per abbracciarmi e riempirmi di regali di cui metà erano anche per il bambino. Regali neutrali più che altro, visto che il sesso ancora non si conosceva.
Aprii giocattoli, CD, DVD, tutine, magliette...
Rob aveva organizzato tutto alla perfezione. La casa era arredata per l'occasione, un festone con scritto “BUON COMPLEANNO MAMI!” regnava sul salone, i tavoli erano pieni di roba.
C'erano i nostri amici più stretti e i miei fratelli.
“Grazie per la sorpresa... Forse avrei dovuto immaginarlo...” dissi a Rob quando fummo liberi dalla massa di gente che si era creata attorno a noi.
“Sembra che, dopotutto, non conosci le tua tasche così bene quanto credi...” sorrise dandomi un bacio sulla guancia.
“Già, forse no...” acconsentii ma lui rise ancora di più.
“So che lo sapevi, Kristen.” rise. “Da un canto mi fa quasi piacere. Vuol dire che davvero mi conosci bene... e che sono un pessimo attore...”
Risi anche io. “Scusa...”
“Non scusarti. Anche tu sei una pessima attrice quando si tratta della realtà.”
“Non ero molto sorpresa, eh?”
“Non proprio.” sorrise scuotendo il capo. “Ma sono sicuro che di una cosa sarai sorpresa davvero...”Lo guardai per un secondo ma non ebbi il tempo di chiedere nulla perché Joy si avvicinò a Rob attirando la sua attenzione. Entrambi ci voltammo a sentire cosa voleva e, forse, se avessimo saputo quello che le passava per la testa, l'avremmo sicuramente ignorata.
“Papi, ma allola ela questo l'oggasmo che dovevi dale alla mamma stasela?”
Oh.mio.dio.
Terra, ti prego, mangiami in questo istante.
Perché ognuno fermava quello che stava facendo e spostava l'attenzione su Joy quando diceva qualcosa?
Rob sgranò gli occhi, io divenni rossa come un peperone mentre l'intera stanza scoppiava in una fragorosa risata e in commenti e domande oscene.
Fummo salvati dal suono del telefono. Bè, almeno io fui salvata visto che mi offrii per rispondere prima che potesse farlo Rob.
“E meno male che nel giro di due minuti avrebbe dimenticato la parola, eh?” non mancai di dire a Rob all'orecchio quando mi aiutò ad alzarmi dal divano ma di tutta risposta mi diede un pizzico sul sedere.
Parlai al telefono con i miei genitori che erano fuori città, con la famiglia di Rob che non era venuta per ovvi motivi, infine arrivò la chiamata di Tom... che non vedevamo da tanto, da circa tre mesi, cioè da quando si era lasciato con Sienna ed era partito per un viaggio on the road in Europa nel tentativo di disintossicarsi dalla sua influenza.
“Non mi sarai diventato uno zingaro per caso? Non fraintendermi, il look da barbone ti donava, però...”
“Ah-ah. Divertente. Come stai, Kristen?”
“Sto bene. Certo, starei meglio se il mio migliore amico fosse qui, ma non si può avere tutto, no?”
Lo sentii ridere attraverso la cornetta e mi resi davvero conto di quanto mi mancasse. C'era un periodo, ancora prima dell'arrivo di Joy, ancora prima di essere sicura che le cose tra me e Rob sarebbero funzionate, in cui Tom mi era stato così vicino, nell'aiutarmi a capire cosa fare, cosa scegliere, senza mostrare cenni di favoreggiamento per Rob, senza cercare di convincermi che lui fosse la cosa giusta per me, che legare con lui fu inevitabile. Parlavamo, così tanto e così a lungo che avevo paura di fare mosse sbagliate anche per il terrore di perdere lui...
Parlammo per un bel po' e mi sorpresi solo che ancora non avesse chiesto di parlare con Joy. Era sempre stata il primo pensiero di ogni sua chiamata.
“Mi manchi, Tom...” sussurrai nello stesso istante in cui suonò il campanello.
“Mi manchi anche tu, Kris...”
“Vuoi che ti passi Rob?”
“Ma sì, dai. Tu rispondi alla porta.”
“Che ne sai che hanno suonato?”
“Ho sentito attraverso la cornetta...”
“Oh, okay. Allora, ci sentiamo presto. Fatti vivo.”
“Quanto prima, stai sicura.”
“Ciao...”
“Ciao, Kristen. Auguri ancora...”
Passai il telefono a Rob, ignorando il perché del suo sorriso idiota sul viso, e mi diressi all'entrata.
Lanciai una veloce occhiata a Joy che giocava con Dakota e con i miei fratelli e, distrattamente, aprii la porta.
“Oh mio dio!” riuscii ad esclamare quando Tom apparve davanti a me, ancora con il telefono all'orecchio.
“Sì, direi che è sorpresa...” disse a Rob che sentii subito dietro di me, un secondo prima di buttarmi tra le braccia del mio amico.
“Oddio, non ci credo che sei qui!” continuavo ad esclamare, incredula, mentre lo abbracciavo.
“Tanti auguri, tesoro. Wow, sei diventata enorme!”
“Grazie...” dissi con finto tono seccato.
“Dai, entra!” disse Rob mentre si scambiavano un abbraccio veloce, subito interrotto dalle urla di Joy.
“Tiooooo Tooooooooooooom” corse attraverso la stanza finendo perfettamente ad incastro tra le braccia di Tom che si era accovacciato per prenderla.
“Puclino miooooo!” esclamò stringendola e baciandola ovunque.
I convenevoli durarono ancora qualche minuto finché non ci rendemmo conto di essere ancora sulla porta di casa.
“Entriamo, su...”
“Ehm... veramente avrei anche io una sorpresa per voi...”
Io e Rob ci scambiammo un'occhiata e poi tornammo a guardare lui invogliandolo a parlare. Ma lui non parlò. Fece un passo indietro e tornò fuori la porta per qualche secondo per presentarsi di nuovo davanti a noi, non solo.
Una ragazza, sui venticinque anni, capelli corti, occhi chiari e sguardo sbarazzino, era accanto a lui.
Non ci aveva detto che avrebbe portato una ragazza... Bè non lo aveva detto a Rob a giudicare dalla sorpresa sul suo viso.
“Vorrei presentarvi Alyson.”
Io e Rob sorridemmo e allungammo le mani per presentarci.
“Mia moglie.”
Io e Rob tornammo seri e le nostre mascelle raggiunsero il pavimento in due secondi.

POV Rob

“...allora non so come sono finito in questo bar alternativo. Cioè il tizio che mi aveva invitato non sembrava gay! Ma a Roma sono un po' tutti così... Ovunque ti giri trovi bar e feste del genere... Quando sono arrivato e mi sono reso conto di dov'ero, volevo sotterrarmi io stesso! Volevo andare via subito ma avevo una consumazione gratis così... mi sono seduto al bancone e... ed è allora che ho visto Alyson... Tanto spaesata quanto me... Ci siamo messi a parlare e poi il resto è storia...”
Storia? Ma quale storia? Una storia di tre settimane non è storia. Un matrimonio di due settimane non è storia.
Avrei voluto che qualcuno mi venisse vicino e mi confidasse che il mio amico era stato rapito dagli alieni e quello che era di fronte a me, e stava raccontando la romanticissima storia di come aveva conosciuto sua moglie e se n'era innamorato a prima vista in un locale alternativo, fosse solo un cartonato mandato sulla terra per rimpiazzare la sua figura.
Lanciai uno sguardo a Kristen, seduta accanto a me sul divano, e capii perfettamente che era scioccata quanto me. Tutti sembravano interessati, chiedevano del matrimonio, del perché avessero fatto tutto così di fretta ma io non ascoltavo nemmeno le risposte.
Avevo smesso di ascoltare quando aveva raccontato di come erano tornati a Londra insieme e avevano passato stesso lì la loro luna di miele.
“Anche Alyson e inglese, era in viaggio di piacere, entrambi mancavamo da casa da un po', perciò... perché no?”
Strinsi la mano sulla spalla di Kristen e lei la sua sulla mia coscia.
“Tom mi ha parlato tantissimo di voi... Mi sembra quasi di conoscervi!”
“Davvero?”
Oh-oh. Il tono di Kristen non preannunciava nulla di buono.
“Tom invece non ci ha detto proprio nulla di te...”
“Sì, lo so. Voleva che fosse una sorpresa.”
“Direi che c'è riuscito...” commentai io sottovoce.
“Adoro il modo in cui parla di voi... Sembrate davvero due persone interessanti e poi è innamorato della piccola Joy...”
Si, okay, queste cose le sapevamo. Perché non parlare di qualcosa di più informativo?
“Oh, lo sappiamo. Tu cosa fai, Alyson?” disse Kristen leggendomi nel pensiero.
“Oh, io gestisco una galleria d'arte a Londra.”
“Sei un'artista?” chiesi io, andando dritto al dunque.
“Sì, bè, mi diverto a fare un po' di tutto. A proposito! Ho portato una cosa per Joy!”
“Davvelo?” chiese la piccola, subito attenta.
“Sì, vuoi vederla?”
Sembrava una brava ragazza. Era carina, solare, gentile. L'unica pecca era che era la moglie del mio migliore amico e noi l'avevamo appena scoperto.
Guardai Tom per vedere se si fosse accorto delle nostre reazioni ma lui era totalmente preso da Alyson, e ora lo era anche Joy.
Si era fermata tra le ginocchia della ragazza che le stava cedendo un bel pacco di media grandezza.
“E' mobbidoooo” esclamò mia figlia prima ancora di aprirlo.
“Sì, è morbidissimo. Dai, aprilo. Vedi cos'è. Se non ti piace ti faccio qualcos'altro.”
Come se davvero Joy avesse detto che un regalo non le piaceva. Le avevamo insegnato a ringraziare per ogni cosa che riceveva e lei lo faceva ed era davvero felice di ogni tipo di regalo che le veniva fatto.
“Che bellaaaaaaa” esclamò, infatti, quando scartò il regalo e aprì la grande coperta che ne uscì.
“E' mobbidissimaaaa!”
“Ti piace?”
“Tiiii...”
“Guarda, qui c'è scritto il tuo nome e... ci sono disegnati Bear e Cake così quando non sono con te puoi portare la coperta e abbracciarli così...”
Incredibile. Quella ragazza sapeva tutto di noi, anche i nomi dei nostri animali, e noi nemmeno il suo cognome. Più ci pensavo più mi sentivo arrabbiato. Con lei e con Tom.
“Glazieeeee!” esclamò Joy buttandosi tra le sue braccia. “Tio ma quindi se ola Aly è tua moglie, vuol dile che è mia tia?”
Oh, perfetto. Ora anche Joy era caduta ai suoi piedi.
“Certo, amore.” acconsentì Tom.
“E potto chiamalla tia?”
“Se lei vuole, certo.”
“Potto chiamalti tia, Aly? Tia Aly?”
“Certo che puoi, piccolina.”
Oddio, era davvero troppo da assimilare nel giro di un'ora sola.
“Okay, scusatemi. Vado a preparare la torta!” Kristen davvero mi anticipò di qualche secondo, qualche minuto al massimo.
“Ti aiuto!” risposi prontamente alzandomi per aiutare anche lei ad alzarsi.
Non sarei rimasto ad ascoltare da solo un minuto di più.
“Non ci credo. Non ci posso credere!” esclamò Kristen quando fummo in cucina, porte chiuse.
“Sì, lo so.”
“Come ha potuto non dirci niente?”
“Non lo so!”
“Con... con che coraggio si presenta qui, dopo tre mesi, con una ragazza conosciuta in un bar e se ne esce con 'Oh a proposito, questa è mia moglie!'? Idiota! Come? Perché? Perché non ci ha detto niente? E cosa sappiamo di questa tipa? Un bel niente! Okay, è carina, sembra simpatica, sa fare le coperte e ora Joy la chiama zia, ma per il resto?”
“Non la conosce nemmeno lui!”
“Giuro, se non fossi incinta avrei fatto una strage!”
“Respira, Kristen.” intervenni avvicinandomi a lei che continuava a camminare avanti e dietro. Doveva calmarsi. La bloccai e le massaggiai le spalle. “Respira... Va tutto bene. Andrà tutto bene... Non è niente di che... non c'è nessun problema...”
Continuai a tranquillizzarla e farla rilassare. Infine aprì gli occhi e riprese un respiro normale.
“Meglio?”
“Sì...” confermò.
Io mi passai le mani tra i capelli cercando di fare mente locale. “Magari è una tossica...”
“Non ti sembra di stare esagerando ora?”
“Scusa, ma tu da che parte stai?”
“Bè, ora che mi sono calmata, non lo so.”
Grande.
“Ma fino a un secondo fa eri furiosa quanto me!”
“Sì ma io ho gli ormoni in subbuglio! Sono giustificata. Tu, invece, hai un'innata propensione al melodramma quando si tratta di queste cose.”
“Melodramma?!” non potevo credere alle mie orecchie. “Kristen, si è lasciato con Sienna tre mesi fa!”
“Grazie a dio, Rob! Lo stava rovinando! Ricordi la barba?!”
“E ora è sposato! Cioè, è un marito!”
“Sì, ma un marito rasato! Non ci hai fatto caso?”
“Ma perché sono circondato da gente affetta dalla sindrome di matrimonio-lampo? Prima Lizzie, ora Tom...”
“Ecco, appunto. Stai facendo la stessa cosa che hai fatto con tua sorella e, se non sbaglio, in quella occasione ti sei dovuto ritirare con la coda tra le gambe...”
“Perché ero preoccupato per lei e ora lo sono per lui! Quanto saprà di questa tizia?” non potevo credere di aver perso il sostegno di Kristen.
“Per come ragioni tu non avrei nemmeno dovuto scegliere te al provino!”
“Che c'entra questo ora?”
“C'entra perché non capisco come puoi fare ragionamenti del genere quando noi siamo la prova vivente del colpo di fulmine.”
“E' diverso.” scossi il capo.
“Lo è sempre quando ti riguarda.”
“No, Kristen. No! Noi ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti, ci siamo amati, siamo cresciuti e poi ci siamo sposati. Non dopo tre settimane scarse...”
“Rob, mi hai chiesto di sposarti quattro volte mentre giravamo Twilight! E non ti facevi nemmeno scrupolo di andare a dirlo in giro nonostante io fossi impegnata con un altro...”
“Che vuol dire? Sai che scherzavo...”
Mi rispose alzando un sopracciglio.
“Okay, forse non scherzavo ma solo perché sapevo che avresti detto di no. E, ti prego, non tocchiamo il tasto Michael ora.”
“Non voglio toccare proprio nessun tasto. Anzi, non c'è proprio nessun tasto da toccare. Sto solo cercando di farti ragionare.”
“Non capisco come fai a non essere delusa!”
“Non ho detto che non sono delusa!” esclamò e potei leggere l'esasperazione nei suoi occhi. “Sarebbe piaciuto anche a me andare al suo matrimonio, stargli vicino nel giorno più bello della sua vita, cosa credi? Sto solo cercando di dargli un po' di fiducia, perché lo conosco, e lo conosci anche tu. E sai che non avrebbe mai fatto una cosa del genere se non fosse stato sicuro.”
“Non l'hai mai visto ubriaco.”
“Sì che l'ho visto ubriaco.”
“Con ubriaco intendo ubriaco ubriaco. Fradicio, incapace di intendere e di volere. Quasi morto. Magari l'ha ricattato! O drogato! O portato a Las Vegas! O tutte e tre!”
“O magari si sono conosciuti in un bar, si sono visti e si sono innamorati. Perché devi essere così negativo?Dai una possibilità a quella poverina prima di mandarla in prigione...”
Fui costretto a sospirare e riflettere sulle parole della mia riflessiva moglie incinta.
“E tu da quando sei così saggia?” le chiesi stringendola in un abbraccio.
“Sarà la gravidanza.”
“Prima o poi questa scusa non varrà più.”
Sorrise. “Parlagli, e fallo prima che non ci inviti al battesimo di suo figlio...”
“Non...” oh mio dio. “Aspetta, è incinta? Oddio, questo spiegherebbe tutto! È incinta!”
Kristen alzò gli occhi al cielo, oltre l'esasperazione. “Non è incinta, Rob. Smettila.”
Cercai di rilassarmi. “Sono solo preoccupato...”
“Anche io, ma se non dovesse avere intenzioni serie saggerà i miei calci in culo, tranquillo.”
Sorrisi e le diedi un bacio a fior di labbra, presto interrotto dalla porta della cucina che si apriva e dalla voce di Tom.
“Scusate, ragazzi. Allora, che ne pensate?” disse quasi emozionato di avere la nostra opinione. “Lo so, lo so che è stata una carognata non dirvi nulla ma... davvero sentivo che era la cosa giusta da fare... Non avevo intenzione di escludervi dalla mia vita. L'ho solo afferrata, così come mi si è presentata davanti in un secondo...”
Kristen mi carezzò la schiena come ad avvertirmi di continuare a stare calmo.
“Bè... siamo un po' scioccati in effetti... e magari dobbiamo ancora conoscerla bene... Ma se tu sei felice, siamo felici per te.”
Tom sorrise alle parole di mia moglie che aveva parlato al plurale come una grande stratega.
“Porti tu la torta?”
“Certo.” annuii e lei si avvicinò al nostro amico.
“E' molto carina, Tom.” gli diede un bacio sulla guancia e uscì richiudendo la porta alle sue spalle.
Restammo in silenzio per qualche secondo, forse qualche minuto, finché non fu lui a parlare per primo.
“Allora, cosa ne pensi?”
Mi massaggiai le tempie con le mani prima di rispondere. “Penso...” respirai e cacciai tutto fuori. “Penso che avresti potuto dircelo. Penso che mi avrebbe fatto piacere conoscere la tua ragazza prima che diventasse tua moglie e magari farti da testimone. Penso che avresti potuto pensarci meglio, conoscerla di più. Penso che avresti potuto usare un po' di cervello in più, se ne hai ancora.”
Lui annuì mortificato. “Lo so, Rob. Credimi, mi dispiace.”
“Insomma, io ti ho fatto una testa enorme con tutti i miei dubbi su Kristen quando ancora nemmeno la conoscevo e tu ti presenti a casa nostra con tua moglie e...”
“Ma è proprio questo il punto! Ricordi quando hai visto Kristen, su quella piccola TV, per soli due minuti e hai detto 'Tom, un giorno sposerò quella ragazza'? Così, senza conoscerla, senza sapere nulla di lei... Solo che l'avresti sposata perché lo sentivi...”
E' diverso... stavo per dire ma poi ricordai le parole di Kristen e mi resi conto che aveva ragione. Non era per niente diverso. Magari era davvero amore e se il mio migliore amico aveva finalmente sentito quello che aveva attraversato me quella lontana sera di anni fa, non potevo che essere felice per lui.
“Sei davvero sicuro?”
“Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia. La amo, Rob. E... e lei mi ama. Non so perché ma è così...”
Dovetti abbandonare, con qualche sforzo, ogni dubbio e ogni rancore consapevole che continuare ad averne non avrebbe portato a nulla. Sospirai e sorrisi.
“D'accordo allora... congratulazioni fratello!” dissi infine e ci scambiammo un abbraccio.
Portammo la torta di là, davanti a Kristen.
“Esprimi un desiderio...” le sussurrai ad un orecchio qualche secondo prima che spegnesse le candeline.
Non so cosa espresse né volevo saperlo. Volevo solo che si avverasse se l'avrebbe resa felice.
La baciai, facemmo le foto, mangiammo la torta, restammo soli.
Soli con Tom ed Alyson e una casa da riordinare, ma l'avrei fatto domani.
“Allora, quando finisci i conti?” chiese Alyson a Kristen che stava appena stendendo le gambe sul tavolino di fronte al divano.
“A inizio maggio, ma non mi sorprenderei se venisse fuori prima. Joy è nata davvero in un momento inaspettato. Rob era fuori città quando mi si ruppero le acque...”
“Già... trovai duemila chiamate e messaggi e poi ebbi quell'incidente...”
“Sì, me l'ha raccontato.” Alyson rise verso Tom che si stava coccolando Joy che stava per crollare.
“Ma ha parlato di lui in queste settimane o solo di noi?” scherzò Kristen mentre io mi sedevo accanto a lei.
“Ha parlato molto di voi.” ammise. “Anche della sua gaffe agli Mtv Movie Awards.”
“Sì, guarda. Stendiamo un velo pietoso.” dicemmo io e Kristen quasi all'unisono ricordando della grande uscita del nostro amico che aveva avuto la brillante idea di salire sul palco e ringraziare i suoi cari amici che stavano per renderlo zio una seconda volta, mettendo il mondo a conoscenza dello stato interessante di Kristen.
Se non era essere scemi non sapevo come definirlo.
Tom assunse un'aria colpevole e lanciò ad Alyson un'occhiata alla dovevi-proprio-ricordarglielo?
“Comunque, Kristen, ho portato una cosa anche a te. Insomma... per il tuo compleanno...” disse la ragazza salvando il marito (non potevo credere di aver appena pensato a Tom in quei termini) dalla situazione.
Kristen fu davvero sorpresa di quella uscita e del pacco che Alyson le mise in mano.
Era un libro di ricette.
“Non è un ricettario tradizionale. Era di mia nonna... Cioè ho dovuto farne una copia perché a stento mi ha lasciato prendere in prestito l'originale ma... Ci sono tante ricette inglesi, anche molto antiche... e, bè... Tom mi ha detto che ami cucinare, per cui...”
Gli occhi di Kristen si illuminarono mentre sfogliava il libro e la ringraziava davvero con tutto il cuore.
Forse, dopotutto, eravamo davvero troppo prevenuti nei confronti di quella ragazza. Potevo solo sperare che non me ne sarei pentito in futuro.
“Apri il mio regalo!” disse Tom chiedendo ad Aly di passare a Kristen la busta visto che lui era impossibilitato a muoversi per Joy.
Kristen aprì la busta e ne uscì una maglia con la scritta “BE A MOM AND FUCK EVERYONE!”
Entrambi ridemmo e non riuscivamo a smettere di guardarla.
“Grazie mille, Tom. Ma perché è così enorme?”
“E' premaman, così puoi metterla ogni volta che sei incinta.”
Risi di tutto cuore mentre Kristen già sgranava gli occhi.
“Ogni volta? Ma mi hai preso per un forno per caso?”
Ridemmo tutti, parlammo e scherzammo fino alle due. Avremmo dovuto smetterla di andare a letto così tardi.
“La metto io a letto...” disse Tom alzandosi con calma per non far svegliare Joy. “Vestita com'è?” chiese.
“Ma sì, toglile solo le scarpe...”
“Potete restare, se volete.” riproposi la nostra offerta anche ad Alyson.
“Grazie ma non vogliamo approfittare. Abbiamo già un posto. Penso che resteremo per qualche settimana. Tom non vuole perdersi la nascita del bambino.”
“D'accordo.” sorrisi non sentendo di dover insistere e immaginando che volessero la loro privacy.
Quando Tom scese, quasi più di un quarto d'ora dopo, ci informò che Joy si era svegliata mentre la metteva a letto e aveva approfittato per infilarle anche il pigiama e farla riaddormentare.
Sarebbe stato un bravo padre quando avrebbe avuto figli, ma preferii non dirlo ad alta voce per non metterlo in imbarazzo, immaginando e sperando che non avessero ancora affrontato quell'argomento perché quello sì che sarebbe stato davvero prematuro.
Li salutammo sulla porta e restammo di nuovo soli. Nel silenzio del salone, nel silenzio della nostra casa. Anche Bear e Cake avevano preso posizione nelle loro cucce e sembravano non dare minimamente peso alla nostra presenza.
“Puliamo domani, no?”
“Io pulisco domani, sì.”
Kristen sorrise e alzò gli occhi al cielo.
“E' stata una bella serata, grazie...” chinò il viso  stringendomi le braccia al collo e alzandosi sulle punte per baciarmi.
“E non è ancora finita...”
“Ah no?”
“Sbaglio o ti devo ancora qualcosa? Qualcosa che aspetti da stamattina...”
“Pensavo te ne fossi dimenticato...” ammise lei, ammiccando.
“Oh, Mrs. Pattinson... dovrebbe sapere che suo marito mantiene sempre le sue promesse.”
“Lo spero davvero, Mr. Pattinson. Perché non vedo l'ora...”


Chi vuole essere la moglie di Tom alzi la mano ahahahahah.
Io, io,iooooooooooooooooooo

Cmq non è giusto U____U cioè Tom era interessato alla tata Cloe e adesso l'ha dimenticata ??? Cioè mi ha dimenticata?? T___T Cloe si getta dal ponte vedendo evaporare la sua possibilità di essere zia di Joy T___T
Vabbè almeno si è mollato con quella
cessa di Sienna *vomito*. Vecchia, cessa, zoccola, scarto di Jude Law U__U allontanati da Tom u__u. Speriamo lo faccia pure nella vita reale u__u
Alla prox week e grazie a tt per il vostro supporto costante sia qui sia su fb *----*

P.S= Joy tra porno ed orgasmi vari  O______O ci preoccupa O__O

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Capitolo 4
*** The Pattinson method ***


prova joy novembre Buonasera ragazze!!!!!! Eccoci qui con questo esilarante (ahahahah speriamo almeno) capitolo. Se avete mai avuto un bambino fateci sapere se ci siamo avvicinate alla realtà, se vi abbiamo fatte ridere e, soprattutto, se vostro marito è stato folle ed assurdo come Rob. Se poi vostro marito assomiglia anche a Rob non ditecelo perchè ehm...potremmo sul serio venire a cercarvi u_____u.
Anyway, anche questa volta vi ringraziamo dell'amore, passione e totale devozione (esagerata come sempre cloe -_-) con cui continuate a seguire le avventure della nostra piccola, dolce, scaricatrice di film porno, Joy *-----*. Siete le migliori lettrici lì fuori, per prima cosa perchè amate Rob e Kris e poi perchè amate noi. *--*
*Smontateviii -_-*
Ah ecco poi, molto probabilmente la prossima settimana non avrete il capitolo...
Ok, ehm...questa è una brillante idea che sto avendo io, Cloe,ma che sono certa la mia socia Fio approverà U__U. Visto che mercoledì esce BD e siamo tutte eccitate (ahsggagunnudgxgvsdcngcajchhbhbsasHDAUYFGHCXAHuHDDJ..ecco si è capito u.u) e passeremo probabilmente i giorni da mercoledì a (almeno) domenica in pellegrinaggio costante al cinema più vicino a casa con la faccia da pesce lesso, di cui vi lascio una diapositiva
http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQhA3_PwqxpOBYMbl1scLtIlPtyVBXc-B5qsjWdp1uunDB4r_TvgbGqMGcixQ

Bella eh??

Anyway, che stavo dicendo? Ah ecco sì. Visto che saremo tutte in questo stato di beatitudine celeste e divina e per noi il mondo sarà un luogo roseo e felice in cui i coniglietti saltellano e il karma fa succedere solo cose belle a tutti, dove non ci saranno recessione, pioggia, politici inetti e i telegiornali saranno popolati solo da news sull'amore fra Rob e Kris....dico io...ma che senso ha postare, no??? Insomma, saremo tutte troppo impegnate a rivivere nel nostro cervello Edward che spacca le testiere dei letti per scrivere, leggere, postare, no?????
Ecco, questo poema per dire che probabilmente (anzi certamente visto che Fio mi ama ed in comunicazione telepatica sta approvando ogni mia parola u.u), anzi quasi certamente la prossima settimana il capitolo salterà. Tanto questo di oggi è un capitolo molto tranquillo, perciò non è come se vi lasciassimo due settimane in ansia e piena suspence in un momento cruciale della storia u__u
Ok, ci si vede in fondo.
Kiss
Cloe e Fio






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CAPITOLO 4 (Cloe)

THE PATTINSON METHOD






ROB POV


“Fonti note vicine alla coppia ci informano che i coniugi Pattinson stanno pensando al nome Tallulah per una femmina e Robert Junior per un maschietto. Anche se viste le dimensioni del pancione di Kristen non ci stupiremmo se fossero, dopotutto, due bei gemelli”
Io risi forte. Kris un po’ meno.
“Non sono poi così enorme da sembrare incinta di due gemelli!” protestò mentre ce ne stavamo tutti e tre stesi sul lettone. “Anche se sono abbastanza enorme per uno solo in effetti”
“Mamma ma chi tono le fonti note?” domandò Joy in tutta la sua innocenza.
“Non lo so amore, sono anni che mi faccio la stessa domanda” rispose scacciando una gocciolina di sudore dalla fronte. Aprile stava finendo e stava arrivando molto velocemente il caldo tipico di Los Angeles, cosa che mi portava a pregare che il bimbo nascesse il più presto possibile. Era questione di giorni in realtà visto che Kris era ormai alla trentasettesima settimana e, proprio quel giorno, avevamo l’appuntamento per l’ultima ecografia.
“Se è un macchietto lo voio chiamale Winnie Pooh e se è una femmina  Flagolina, ok?”
Sia io che Kristen scoppiammo a ridere ma quando vidi che Joy ci fissò torva e imbronciata capii che lei non stava affatto scherzando.
“Sono nomi stupendi amore ma vanno meglio per le bambole o i peluche” le risposi tirandomela sul petto. “Un bimbo vero ha bisogno di un nome vero. Tu potrai scegliere fra quelli che decideremo io e mamma, te l’abbiamo promesso”
“Okkkkkkkkk” si alzò in piedi, afferrò il telecomando e poi scese dal letto, optando per guardare la tv stesa sul tappeto mentre io e sua madre prendevamo una delle decisioni più importanti della nostra vita.
“Allora, hai scelto i tuoi due nomi?”
Lei mi fissò sorridendo a trentadue denti, allacciata a quella specie di strano cuscino che aveva usato in passato per allattare Joy e che ora fungeva ..beh, fungeva da appoggio per ogni sua parte anatomica che fosse gonfia od indolenzita.
“Ci puoi scommettere mio caro e saranno quelli che verranno selezionati alla fine”
“Joy sceglierà i miei” ribattei “Non vedo l’ora di toglierti quel sorrisino soddisfatto dalla faccia”
Mi fece la linguaccia mentre sollevava il foglio su qui erano scritti i suoi due nomi. “Inizio io…”
“Ok”
“Pronto?”
“Kris vai. Potresti partorire a ore e ancora non abbiamo un nome.”
“Ok, ok. Anzi facciamo così, analizziamo prima quelli da maschio e poi quelli per una femmina”
Sbattei la testa sul cuscino e per l’ennesima volta sperai che quel piccolino si decidesse a fare la sua comparsa molto presto perché amavo Kristen con tutto il mio cuore ma…ma mi stava davvero facendo diventare matto.
“Va bene, allora ti dico i miei due e poi vai coi tuoi due e non se ne parla più”
“Spara”
“Allora, le mie scelte sono…” esitò per creare un po’ di suspence “Hope e Alexander. Adesso dimmi subito i tuoi e poi ci pensiamo”
“Ok, David e Haley”
Ci guardammo per un secondo e poi ci lasciammo di nuovo ricadere tra le lenzuola ponderando la cosa in silenzio. Dovevo ammettere che Alexander aveva un bel suono e forse era anche meglio di David, però Hope non mi convinceva affatto. Con Pattinson stonava leggermente e non fluiva al meglio.
Quando glielo dissi ovviamente Kris mi diede una manata sulla spalla. “Suona benissimo, invece!”
“Dai, ammetterai anche tu che è un pochino cacofonico?”
“Non è cacofonico!”
“Un pochino!”
“Uff” sbuffò con forza ma vidi l’ombra di un sorriso sulla sua bocca.
“Ammetti che pensi che Haley sia più carino” la punzecchiai sul fianco ma quando mi resi conto che non avrebbe ceduto partii col solletico. Chissà, magari avrebbe anche smosso le acqua ed indotto il parto.
“No, Rob smettila…ahahah Rob basta…”
“Joy presto ho bisogno di aiuto per torturare la mamma!”
Mia figlia non se lo fece ripetere due volte e saltò sul letto muovendo le sue piccole manine sulla pelle tesa del pancione di Kris. Sapeva che doveva fare molto piano e, in realtà, Kris faceva più scena che altro visto che la stavamo appena sfiorando.
“Ok, ok, lo ammetto! Haley è molto bello! Molto, molto bello!”
Immediatamente io e Joy smettemmo e presi mia figlia in braccio, dandole un bacio e chiedendo la sua opinione, perché volevo che si sentisse parte integrante di quel momento.
“E a te piace se è una sorellina?”
Annuì con forza. “Haley..tì, mi piate pelò…se è un macchietto?”
“Beh, mi costa ammetterlo ma..ma devo dire che Alexander ha un suo perché” ammisi mentre Kris ritornava a sfoggiare il suo sorrisetto felice.
“Aleccan…Alecc..Alleccandel!” esultò Joy e mi resi conto che per lei non era facilissimo da pronunciare.
“Puoi chiamarlo Alex, ok?”
Battè le manine felice buttandosi fra noi. “Alecsssssssssss…mi piate tì, tì. Pelò adetto dobbiamo chiedele se gli piate a lui”
“A lui chi amore?” domandò Kristen confusa
“Al bibbo” rispose Joy avvicinando la bocca all’ombelico della mamma “Bibbo!!!! Ci sei?? Ti piate Haley? Ti piate Alecssss??”
Premette con più forza le labbra, ostinata nel voler ottenere una risposta. “Lippondi pelò!! Devi lippondelmi hai capito?!”
Io e Kristen ci stavamo rotolando dal ridere mentre Joy ci fissava come se fossimo degli idioti che non capivano i suoi enormi sforzi nel tentare di parlare ad un feto.
“Tesoro sono sicuro che gli piacciono”
Joy sospirò, posando la guancia sul pancione. “Pelò pecchè non mi lipponde mai?”
In quel momento il bimbo tirò un forte calcio che senti anche Joy, proprio sulla sua guancia.
Kristen mi sorrise e io non potei trattenere l’impulso di baciarla. 
“Visto? Adesso ti ha risposto”


“Eccitati eh?” domandò la dottoressa Johnson spalmano il gel freddo sulla pancia di Kristen.
Poteva dirlo forte! Ormai avevamo passato il punto di eccitazione e stavamo sfiorando l’isterismo totale. Quella era l’ultima ecografia prima del parto e, molto probabilmente, la nostra ultima chance di sapere se era maschio o femmina. A quel punto  forse non cambiava più molto ma ci tenevo a comprarle qualcosa di adatto per portarlo, o portarla, a casa dall’ospedale. Avevamo comprato tutine in colori chiari e pastello che andassero bene in ogni caso ma, se fosse stata femmina, volevo prenderle una tutina rosa tutta sua.
“Ok, adesso Kristen rilassati…”
Fece scorrere l’apparecchio sul pancione e io e Joy fissammo meravigliati lo schermo dove si vedevano alla perfezione i tratti del bambino prendere vita.
Dovevo ammettere che l’ecografia morfologica era davvero una delle invenzioni migliori a cui avessi mai assistito. Si vedeva alla perfezione il suo visino, il corpicino rannicchiato e..
“Questo bambino è davvero testardo. Mi spiace Kristen, è già in perfetta posizione per il parto ma con le ginocchia così piegate ancora una volta non si vede nulla.”
“Aspettate, aspettate” quasi strillai per l’eccitazione “Ho visto qualcosa lì..quella cosa lunga non è..”
La dottoressa Johnson cercò di trattenersi ma mi scoppiò in pratica a ridermi in faccia. “Robert, quello è il cordone ombelicale”
“Oh..”
“Però è tutto perfetto. Il battito è regolare e costante” continuò lei dopo aver smesso di ridere “La posizione è ottima, il cordone non lega né ostruisce nulla e le dimensioni sono nella norma. Ora non ci resta che aspettare”
“Uff, ma quaddo esce? Bibbo muoviti!” Joy alzò la mano e fece ‘ciao, ciao’ con la manina ma non vedendo alcuna risposta incrociò le braccia al petto, profondamente offesa.
“Non mi ripponde mai, cattivo”
Kristen le sorrise. “Joy lui non ti vede, per questo non ti saluta, ma ti vuole già molto, molto bene”
“Ooooooooook”
Joy si stava annoiando ora che sapeva che, ancora una volta, non avrebbe saputo se il piccolo sarebbe stato un fratellino o una sorellina e la visita volgeva al termine.
“Bene Kristen, direi che puoi rivestirti. Io vado di là a stampare qualche immagine per voi. Mi spiace davvero per il sesso…”
“Grazie di tutto. E non fa nulla, non era così importante. Conta solo che sia sano”
Kris era serena e tranquilla, come se quella notizia non fosse davvero poi così importante. Un po’ troppo serena e tranquilla…
“Joy amore, resta qui con mamma. Io devo chiedere un paio di cose alla dottoressa”
Corsi nel piccolo studio vicino alla sala visite prima che Kristen potesse intrappolarmi con una sua occhiata sospettosa.
“Oh Robert ecco le immagini”
“Lei..non è che per caso lo sa eh?”
“Come scusa?”
“Il sesso…intendo. Davvero non si è mai visto niente di niente?”
Insomma, quella donna già era stata mia alleata in passato, quindi con un po’ di persuasione magari…
“Ah no, io non so assolutamente niente, lo giuro” fece per chiudersi la bocca con le dita e non cedette neppure quando le rivolsi il mio miglior sorriso.
“Kris non me la conta giusta”
“Robert le giuro che io non sono mai riuscita a vedere le parti genitali di suo figlio o figlia” mi mise in mano le istantanee che aveva stampato “Mi dispiace”
Fummo interrotti da Kristen in persona che si materializzò al mio fianco con una faccia non proprio felice, che mi fece capire all’istante che aveva sentito la nostra conversazione.
“Allora, porti a casa la tua mogliettina che non te la racconta giusta?” sbottò
“Kristen..”
Mi zittì con un’occhiataccia. 
“Ok” la dottoressa Johnson diede a Joy una caramella e a noi due una stretta di mano “Ci vediamo …beh sono certa che la prossima volta che ci rivedremo sarà in ospedale per far nascere il vostro bel bambino” 


KRISTEN POV

Peccato che, invece, la quarantesima settimana era arrivata ma del mio bambino non c’era ancora nessunissima traccia. Mi sentivo enorme come una pallina da ping-pong e la pelle della mia pancia era così tesa che non credevo che, ormai, avrebbe potuto contenere ancora qualcosa.
E così io, Rob e Joy ci ritrovammo di nuovo nello studio della dottoressa Smith, dopo sole due settimane dall’ultima volta.
“Esploderò”
“Nah, non esploderai, è fisicamente impossibile” Rob teneva in braccio Joy e la faceva saltellare sul suo ginocchio.
“Non epplodelai mammina, tai tranquilla.”
Joy era così dolce e i miei ormoni così impazziti che non riuscii ad impedire ad una lacrima di scendere. Sì, perché ormai piangevo per qualsiasi cosa. La sera precedente Cake si era acciambellato sulle mie gambe e avevo pianto immaginando tutti i gattini randagi che non avevano una famiglia e che dovevano trascorrere la notte al freddo e senza cibo. Persino Joy, che amava gli animali con ogni fibra del suo essere, aveva pensato che stessi un tantino male.
Rob mi carezzò la guancia e tolse la singola gocciolina col pollice. 
“Non piangere, amore, dai. Sono sicuro che ormai è questione di giorni se non di ore”
“Vorrei solo che fosse già qui” mi lamentai. Sapevo di essere insopportabile e lagnosa  e in pratica Rob era la sola persona che, ormai, mi sopportava senza mai lamentarsi ventiquattr’ore su ventiquattro.  Era sempre presente, sempre attento e sempre a casa con me o, in alternativa, in giro a cercare cibi strani che soddisfacessero le mie voglie notturne.
“Ti amo”
Mi sfiorò le labbra e non potei non sorridere alle sue dolci parole. Sapeva che c’erano momenti in cui avevo bisogno di sentirmelo dire e che, quello, era esattamente uno di quei momenti.
Si abbassò e posò le labbra anche sulla pelle scoperta della mia pancia.
“E tu farai meglio ad uscire o sei in punizione fino a vent’anni, intesi?”
Risi forte, massaggiandogli i capelli, mentre anche Joy si sporgeva e urlava ‘intedi?’ dentro al mio ombelico.
“Allora, niente bebè eh?”
La dottoressa Johnson entrò nello studio con la mia cartella in mano e Rob e Joy si rimisero seduti dritti sulla sedia al mio fianco.
“Nemmeno contrazioni, Braxton Hicks, dolori lombari?”
Scossi il capo, sconfortata. “Macchè. Solo un lieve mal di schiena ma credo sia normale visto il pancione che mi porto sul davanti”
Ci sorrise. “Direi di sì. Ok, alza bene la maglietta fino a sotto il seno e proviamo a fare un’ecografia.”
Dopo un paio di minuti un’infermiera entrò con l’apparecchiatura e la dottoressa Smith sparse del gel freddo sulla mia pancia prima di passare l’apparecchio per cercare il battito del cuore. Solo quando questo inondò l’aria, però, tirai inconsapevolmente un lungo sospiro di sollievo e mi bastò un’occhiata ed un sorriso di Rob per scoppiare di nuovo a piangere come una fontana. La verità era che erano quasi due giorni che non sentivo più il bambino muoversi ed ero stata completamente terrorizzata.
“Kristen tutto bene?”
“Mamma, mamma coda cè?”
Joy guardò prima me, poi la dottoressa ed infine Rob, prima di scoppiare in lacrime lei stessa.
Tesi le braccia e la strinsi a me con forza, cercando di rassicurarla con delle carezze, visto che non ero in grado di fermare i singhiozzi che mi scuotevano. Rob si sedette al mio fianco sul lettino e probabilmente scambiò uno sguardo od una parola con la dottoressa perché sentii la porta richiudersi mentre affondavo il viso contro il suo petto nel tentativo di calmarmi. Il suo profumo, le sue carezze lente sulla schiena e le sue parole appena sussurrate al mio orecchio operarono il miracolo e nel giro di qualche minuto  ero abbastanza controllata da frenare le lacrime, anche se qualche singhiozzo ancora mi scuoteva, esattamente come Joy.
“Mamma, coda c’è?”
“Nie…niente amore, niente”
“Kristen” Rob mi baciò i capelli e mi costrinse ad alzare gli occhi per guardarlo.
“Cosa c’è?” mimò con le labbra per non farsi sentire da Joy che mi abbracciava forte, il volto sepolto nel mio seno.
“E’ che non si muoveva e..avevo così paura che..” sussurrai e non ci fu bisogno di altre parole per spiegargli quale fosse la cosa che avevo temuto di più.
Mi strinse con più forza a sé, forse cercando di infondermi più coraggio possibile , anche se di certo era stata una paura che aveva avuto anche lui.
“Hai sentito il suo cuore. Sta benissimo…”
“Lo so”
“E’ solo pigro. Deve aver preso da me”
“O pigra..”
Mi sorrise e mi diede un bacio a fior di labbra. “O pigra. Lo scopriremo fra pochissimo”
Presi un lungo respiro di sollievo mentre sentivo la calma che solo Rob sapeva darmi fluire piano dentro di me. Ero certa che se fosse stato lontano per lavoro o altro in quegli ultimi mesi sarei totalmente impazzita.
“Mamma, il bibbo sta bene?”
Nemmeno Joy piangeva più ma aveva ancora lo sguardo terrorizzato e mi sentii immediatamente uno schifo per essere crollata di fronte a lei. Era ancora in quella fase di età in cui i genitori sono visti come forti o invincibili e vederli piangere è qualcosa di estremamente agghiacciante e spaventoso.
“Sì, sì amore, sta bene. Mamma vorrebbe solo vederlo perché è tanto grande e pesante ormai.”
“Acche io voio vedello” sussurrò “E’ stato li dettlo taaaaaaaaaaaanto tempo. Non si annoia?”
“Sì” ridacchiai “Ma credo che stia bene al calduccio dentro la pancia”
“Mmmm, penso di sì”
Per fortuna la dottoressa Johnson tornò con un grosso lecca lecca alla fragola per Joy che, insieme a dei modellini di feti di svariate dimensioni in fondo alla stanza che Rob le mostrò, riuscì a distrarla abbastanza da farle scordare, o per lo meno accantonare, il piccolo incidente.
La dottoressa mi tranquillizzò anche sul perché il bambino avesse smesso di muoversi così tanto, dicendo che era cresciuto parecchio nelle ultime due settimane e che , vista la mia corporatura esile e il mio bacino stretto, lo spazio per muoversi iniziava a scarseggiare.
“In effetti non pensavo che saresti arrivata così avanti con la gravidanza. Sin dal secondo trimestre ho capito che sarebbe stato un bambino bello grosso ma…beh significa che non avrà problemi ad attaccarsi al seno o abituarsi a mangiare.”
“Mmm, ma grande più o meno quanto?” domandai, questa volta un pochino intimidita. Joy pesava circa tre chili quando era nata e già mi era sembrata enorme mentre spingevo per farla uscire. Certo, quando l’avevo presa tra le braccia invece era uno scricchiolino che si perdeva nella sua copertina rosa…
Scacciai quel pensiero, prima che il ricordo di cosa avevo provato tenendola fra le braccia la prima volta facesse aprire i rubinetti di nuovo.
“Penso che sia sui tre chili e cinquecento. Anche se le misurazioni non sono precisissime”
“Wow, deve avere preso di certo da me allora” Rob tornò vicino a noi carpendo l’ultimo stralcio della nostra conversazione “Io pesavo quasi quattro chili”
Risi anche se l’idea di tentare di far passare un bambino di quattro chili attraverso un buchino di dici centimetri di diametro era particolarmente agghiacciante. Improvvisamente l’idea che restasse dentro di me ancora qualche giorno, o anche mese, non era poi così terribile.
“Non preoccuparti Kristen, andrà tutto benissimo” continuò il medico davanti alla mia espressione un poco atterrita “Facciamo così. Se entro la prossima settimana non avrai partorito indurremo il travaglio, ok? Io intanto inizio a prenotarti per il 14 maggio anche se sono quasi certa che lo avrai probabilmente fra qualche giorno. Puoi fare delle piccole cose per stimolarlo, per esempio camminare molto. Fai lunghe passeggiate, specialmente in salita. Ovviamente prenditela con calma e non strafare mai, ma la salita aiuta perché così  tieni il pancione in avanti e aiuti il collo dell’utero ad abbassarsi.”
“Ok, passeggiate in salita. Sarà fatto” risposi.
Dopo essermi rivestita e ripulita io e Rob uscimmo, tenendo Joy per mano mentre ancora si mangiava il suo enorme lecca-lecca. L’aria di inizio maggio era particolarmente piacevole e tiepida e fu bello fermarsi a comprare un paio di gelati prima di tornare a casa per una tranquilla serata in famiglia.
Ordinammo una pizza  e la mangiammo seduti sul divano, guardando per l’ennesima volta Kung Fu panda con Joy, che ogni tanto gettava pezzi di prosciutto sul pavimento per Bear e Cake. La cosa più buffa era che, ogni volta che si ritrovavano a contendersene una fettina, era sempre Cake il vincitore e Bear si ritrovava a scappare via spaventato.
Entro le dieci di sera Joy era crollata dopo essersi costruita un fortino di cuscini e coperte sul tappeto e anche io ero sulla strada del mondo dei sogni, acciambellata nel calore del divano e col capo posato sul grembo di Rob. Ogni tanto mi carezzava i capelli anche se riuscivo ancora a sentire il ronzio del suo portatile acceso.
“Kris?”
“Mmmm”
“Kristen?”
“Cosa?”
“Vuoi sapere cosa ho letto su internet?”
“Rob lo so già che i tuoi sono ancora i capelli più sexi del mondo anche dopo due anni dalla fine di Twilight, me lo dici ogni…”
“No, no, non c’entrano i capelli. Girovagavo sui siti per future mamme e ho trovato un sacco di metodi per stimolare il travaglio. Cibi, massaggi, bevande…”
“Ma la dottoressa non ci ha detto nulla di simile. Non è niente di scientifico Rob” mormorai accoccolandomi meglio contro di lui “Lasciami dormire, ho sonno.”
“Ma se io chiamassi la dottoressa e chiedessi se fanno male o no?” continuò.
“Rob…”
“Dai, tentare non costa nulla. Sono solo piccole…piccocle cose normalissime che si potrebbero provare.”
“Ok, allora se dice che va bene, possiamo provare” borbottai.
Gli occhi erano così pesanti per la stanchezza che, ormai, quello che disse dopo si perse nel mondo che divide l’incoscienza dalla realtà.
“Secondo me funzionerà. Brevetteremo un nuovo metodo che si chiamerà ‘metodo Pattinson’ e vedrai che il piccolino uscirà in un battibaleno.”
Ultime parole famose.

Metodo Pattinson –giorno 1

“Tu sei pazzo se davvero credi che io lo beva”
“Kristen..”
“E’ grigio. Io non bevo una cosa che sembra fango o cemento”
“Guarda che ti farà bene.”
“Mamma attaggia magali è buono”
Già, era proprio quel magari che mi inquietava un tantino. Perché Rob era partito davvero alla carica con la sua folle idea del metodo Pattinson ed aveva passato l’intera notte alla ricerca di modi naturali per invogliare il bambino a nascere, per non parlare delle due ore che aveva trascorso al telefono con la dottoressa per sottoporre alla sua analisi la sua teoria. Sostanzialmente nessuno di quei metodi aveva valore scientifico ma erano tutte cose naturale e che, indipendentemente dalla loro riuscita o meno nel farmi partorire, non avrebbero fatto male né a me né al piccolo.
Perciò avevo detto ‘ok, proviamo.’ Questo prima di vedere il beverone che si trovava di fronte a me.
“Ripetimi cosa c’è dentro”
“Quattro cucchiai di olio di ricino in una spremuta d'arancia fatta con 3 arance mature e tanto  zucchero.” Lesse rapido dal foglio che teneva in mano “Oh, e un goccio di birra perché contrasta gli effetti negativi dell’olio di ricino”
Il sopraciglio scattò involontariamente verso l’alto. “Effetti negativi? Vuoi dire lassativi vero? Abbiamo dato le capsule a Joy quando non riusciva ad andare in bagno l’anno scorso”
Lei increspò le sopraciglia. “Oh…che male al pancino pelò”
“Mi ricordo amore” le diedi un veloce bacio sulla guancia “Mangia i cereali dai, così dopo andiamo tutti a fare una bella passeggiata in salita”
Rob posò anche davanti a me una tazza di latte caldo a cui aggiunse due bei cucchiai stracolmi di cioccolata in polvere. Ormai latte e cioccolata era diventata una vera droga per me e non potevo fare colazione senza.
Stavo per prendere tra le mani la tazza quando Rob mi ficcò di nuovo quel bicchiere nauseabondo sotto al naso.
“Ti prego?”
“Rob…”
“Un sorso, dai” implorò “Odio vederti così stanca tutto il tempo. Prima il bambino sarà qui, prima starai di nuovo al meglio”
Sospirai, perché sapevo di non essere capace di dirgli di no quando mi fissava con quegli occhi imploranti così simili a quelli di Joy. In fondo quale altro marito passava ore a cercare su internet metodi per aiutare la propria moglie incinta? Ero estremamente fortunata e dargli una piccola soddisfazione non mi costava nulla.
“Ok…solo un paio di sorsi, però”
“Non chiedo altro”
Li buttai giù veloce, trattenendo il respiro, anche se l’aspetto era molto peggiore del sapore, in fin dei conti.
“Di coda sapeva mamma?” domandò Joy fissando con sguardo dubbio il liquido grigiastro.
“Di ..medicina in realtà. Bah, il dolce dello zucchero copriva tutto il resto”
Mi concentrai sulla mia tazza di latte che scacciò presto lo strano sapore che mi era rimasto in bocca e in meno di mezz’ora eravamo pronti per uscire.
Rob aiutò Joy a infilarsi le scarpe da ginnastica e attaccò Bear al guinzaglio mentre Cake ci fissava dal divano, sdraiato e pieno di cibo come qualsiasi bravo gatto che si rispetti.
Non c’era molto sole fortunatamente e potevamo mantenere un’andatura confortevole ma spedita, senza scioglierci come dei ghiaccioli. JB ci seguiva pochi metri più dietro.
“Papà tono tanca, mi plendi in blaccio?”
Camminavamo da meno di un quarto d’ora quando Joy iniziò a risentire della leggera salita che stavamo percorrendo. Avevamo preso una via pedonale dietro casa che aveva un tratto che diventava piuttosto ripido nel portare ad un piccolo osservatorio li vicino.
“Ok, vieni con papà”
Rob se la caricò sulle spalle e io feci per prendere il guinzaglio di Bear ma lui prontamente me lo impedì.
“Lo sai che se vede un gatto o un uccellino inizia a correre e a tirare” mi baciò la tempia stringendomi al suo fianco “Non voglio che tu ti faccia male.”
E io non potei resistere all’impulso di baciarlo, semplicemente perché era dolce, perfetto e…era semplicemente Rob. E nonostante fosse una sorta di sex simbol per milioni di donne del pianeta, per me era qualcosa di estremamente diverso. Era mio, il mio uomo e l’amore della mia vita ogni singolo giorno.
“Ti amo tanto Kristen”
“Vi amo tatto acche io mammina e papino. Pelò andiamo, voi state semple a basialvi.”
Risi contro la sua bocca e fu in quel preciso momento che qualcosa successe dentro di me. Qualcosa che avrei preferito non succedesse proprio in un momento simile.
“Oddio, no..”
Rob si staccò allarmato e posò a terra nostra figlia. “E’ il bambino vero?”
“Flatellino!! Flatellino!!”
Joy si mise a saltare impazzita ma io scossi il capo veloce.
Sentii le guance accendersi per l’imbarazzo.
“Rob non credo che un sorso di birra contrasti l’effetto dell’olio di ricino, sai?” domandai in un sussurro.
I suoi occhi si spalancarono. “Oh”
Già. Oh.

Metodo Pattinson – giorno 2

“Mmmm…sì, proprio lì”
“Qui?”
Premette con più forza le dita e trattenni a stento un gemito, beandomi delle doti da massaggiatore di Rob. “Sì”
“Allora che dici, mi sono fatto perdonare per ehm… l’incidente?” domandò mordicchiandomi l’orecchio. Immediatamente avvampai e scacciai il ricordo del giorno precedente con tutta la forza possibile. Forse se mi rifiutavo di pensarci potevo fare finta che non fosse mai successo.
“Hai giurato che non ne avremmo parlato mai più” borbottai.
“Oook”
“Tla lei e lei chi plefelisci?”
Joy mi mise davanti due Barbie, una bionda e una bruna, visto che io e Rob eravamo stati assunti come giudici del suo concorso ‘Miss America’.
“La bruna” risposi senza pensarci ma mi morsi la lingua davanti al suo visino dispiaciuto “Mmmm però ora che mi ci fai pensare la bionda è più bella”
Sorrise, soddisfatta. “E tu papà?”
“Non c’è una rossa? Le rosse sono molto sexi”
Gli occhi di Joy lo scrutarono confusi. “Che coda vuol dile sexxxxi?”
Ed eccolo lì. Avrei dovuto mettergli un cavolo di filtro da quel giorno in poi perché era evidente che mio marito non era assolutamente in grado di collegare il cervello alla bocca nel novantanove per cento dei casi.
“Vuol dire che un ragazzo o una ragazza sono molto, molto carini” intervenni prima che Rob se ne uscisse con un’altra perla di saggezza.
“La ragatta di zio Andrew ha i capelli lossi” Joy sorrise accingendosi a svestire le ultime Barbie rimaste in gara per la sfilata finale. “E’ molto calina”
“Sì, hai ragione, lo è” rispose Rob con un po’ troppa enfasi per i miei gusti.
“Scusami?”
Smisi di ingurgitare la mia tisana alle foglie di lampone (il rimedio del giorno) e lo guardai torva, in parte scherzando, in parte no.
Da quando in qua gli piacevano le rosse?
Che cosa avevano di così speciale?
Era mai stato con una dai capelli rossi?
“Eh?”
“Non fare il finto tonto caro mio, ti ho sentito. Da quando hai questa predilezione?”
Lui rise forte come se fossi pazza. “Ma dai, scherzavo. Ho avuto una sola ragazza coi capelli rossi ed è stato un grande errore.”
“E chi era?”
“Chi?”
Alzai gli occhi al cielo. “Questa tizia”
“Una…avrò avuto sedici anni”
“E perché non me ne hai parlato prima?”
Mi fissò e smise di massaggiarmi. “Perché non contava niente. Avevo sedici anni.”
“Beh, tu sai con chi sono stata prima di te, perciò…”
A quelle parole Joy alzò lo sguardo e mi fissò stralunata.
“Avevi un attlo fidantato plima di papà?”
“Io..” non so perché ma arrossii in imbarazzo. Come spiegare alla propria figlia che spesso le persone prima di incontrare l’anima gemella avevano diverse storie?
Ci pensò Rob per me. “No, tesoro, la mamma aveva solo una scimmia.”
“Una timmia? Ed ela calina?”
“No, era bruttissima”
Tirai una gomitata nelle costole a Rob ma trattenni a stento una risata. Lui se ne accorse e mi abbracciò stretta, avvolgendomi il pancione da dietro.
“Allola chi plefelisci? Quetta o quetta?”
Rob mi baciò la guancia con amore.
“La bruna. Preferisco sempre, sempre la bruna”

Metodo Pattinson – giorno 3

Era passata la mezzanotte, la casa era avvolta in un totale silenzio, Joy dormiva nel suo lettino, Rob era steso al mio fianco e io…io mi massaggiavo i capezzoli.
Suonava ridicolo anche solo a dirsi, figuriamoci a farsi.
“Ricordami perché lo sto facendo”
“Perché ehm…dovrebbe rilasciare ossitocina nel corpo, che dovrebbe far partire le contrazioni”
Dovrebbe…
L’uso del condizionale non mi piaceva per niente visto che mi diceva che, molto probabilmente, sarebbe stato l’ennesimo buco nell’acqua.
“Aspetta, io ti massaggio il pancione mentre tu continui”
Si spalmò un po’ di olio per massaggio sulle mani finchè non divenne caldo e poi prese a massaggiare la pelle tesa in lenti movimenti circolari. Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi. Il suo massaggio era piacevole ma trovavo il fatto di toccarmi il seno ancora abbastanza strano e ridicolo.
“Ti stai eccitando?”
Scoppiai a ridere così forte che dovetti coprirmi la bocca con la mano per non rischiare di svegliare Joy.
“Direi di no”
“Perché?”
Dal suo tono di voce sembrava quasi deluso e la cosa mi fece ridere ancora di più.
“Perché…Dio perché è una situazione ridicola e totalmente assurda!”
Quando, però, si mosse al mio fianco mi resi conto che per lui non doveva essere tanto assurda.
“Oh mio Dio..tu ti stai eccitando per caso?”
“Mmmm” posò le labbra sul mio collo e allontanò veloce le mie mani che ancora mi coprivano il seno.
“Lascia stare, continuo io…” sussurrò e le sue labbra si abbassarono sempre di più fino a lavorare insieme alle sue mani nell’accarezzarmi.
Nel giro di dieci minuti ero completa gelatina, le mani che stringevano con forza il lenzuolo sotto di me.
“Pensi ancora che sia assurdo?”
Scossi il capo, incapace di rispondere.
No, decisamente non pensavo più che fosse assurdo.
E probabilmente avevo anche rilasciato una grande, grandissima quantità di ossitocina.

Metodo Pattinson – giorno 4

“Non la voglio fare.”
“Dai, Kristen”
“Rob sono incinta, perderò l’equilibrio”
“Ma ti terrò io per le mani”
“Pff, siamo apposto allora. La pallina da ping-pong e Flippy”
“Mami ti aiuto io!” 
Joy lasciò perdere Bear e decise che aiutare il padre a torturarmi fosse la sua nuova abitudine preferita della giornata.
“Elencami le altre alternative, per favore” implorai Rob che mi fissava seduto sulla grossa palla di gomma che voleva farmi usare.
“Fare le scale”
“Le abbiamo già fatte stamattina” protestai incrociando le braccia al petto “No”
“Agopuntura”
“Sarò morta il giorno in cui permetterò a chiunque di ficcarmi degli aghi nella pelle”
“Doccia fredda”
“Che dovrebbe servire a…”
Rob sembrò pensarci a fondo prima di scuotere le spalle. “Ok, questa non ha molto senso”
Ah, quella. Certo, perché tutte le altre sue idee fino a quel momento erano state davvero fantastiche invece.
“Semi di apermus”
“Rob ti prego, ho una gran voglia di ficcarteli…non farmi parlare”
“Fare addominali”
Gli indicai il pancione con il dito. “Proviamoci dai, mi sembra una soluzione davvero fattibile”
“Ok, non è necessario essere così sarcastiche. Mmm..enteroclismi.”
Alzai le mani al cielo ricordando lo spiacevole incidente dopo l’olio di ricino. “No, ho già dato grazie tante”
“E allora” si avvicinò e mi prese entrambe le mani guidandomi verso la diabolica palla che se ne stava ferma al centro esatto del tappeto del salotto. “E’ ora di un po’ di ginnastica.”
Joy saltò in piedi sul divano, imitando le movenze di una cheer leader.
“Folta mammina. Pel mammina hip hip hurràààààààààààà!”
Mi appoggiai a Rob che mi aiutò a sedermi sulla palla di gomma.
“E adesso?”
“E adesso devi..ehm..ondeggiare avanti e indietro. Qui dice così”
“Ondeggiare?”
Lui annuì e molto piano iniziai a darmi deboli spinte con i piedi avanti e indietro. Beh, dovevo ammettere che non era così male e neppure troppo spiacevole. Stavo quasi iniziando a pensare di potercela fare quando i miei occhi incontrarono quelli di Rob e, per un attimo, immaginai come dovesse apparire la scena vista dall’esterno.
Un uomo che aiutava un enorme donna incinta a dondolare su una palla viola di gomma. Contemporaneamente, insieme, scoppiammo a ridere così forte che, come avevo previsto, perdemmo l’equilibrio e ci ritrovammo sul mucchio di cuscini che avevamo disposto a terra, con le lacrime agli occhi.
“Ma tate lidendo o tate piangendo?” Joy saltò sulla pancia di Rob per esaminare i nostri visi.
Non avrei saputo cosa risponderle. 
A quel punto ormai ridevamo entrambi, più che altro per non piangere.

Metodo Pattinson – giorno 5

“Lo sai, questo è un metodo che mi piace davvero. Il primo dell’intera settimana”
“Mmm” mi baciò ancorando le mani ai miei fianchi “Chissà perché qualcosa me lo diceva”
Già, finalmente la lista di Rob iniziava a ragionare, visto che il metodo del giorno era ‘fare più sesso possibile’. 
Joy stava passando la notte a casa dei nonni e noi…noi eravamo già al terzo round.
Quasi al terzo round.
Aprii le gambe per accoglierlo dentro di me ma lui, improvvisamente, si bloccò.
“Che c’è?”
“Pensi che potrei ehm..colpirlo in testa?”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Insomma, la ginecologa ha detto che il collo del tuo utero si sta..aprendo e che la testa del bimbo preme verso il basso per cui..secondo le leggi della gravità…”
Non ridere Kristen, non ridere
Scossi il capo. “No, è ben protetto”
“Promesso?”
“Promesso…e adesso facciamo l’amore.”
Sorrise prima di chinarsi su di me per un ultimo bacio. “Come desideri.”
Ci amammo per ore, perché nonostante fossi un pallone ormai, Rob trovava sempre il modo di farmi sentire bella e speciale. E anche se a volte le sue idee erano un po’ folli e le sue preoccupazioni un tantino assurde sapere che avrebbe fatto qualsiasi cosa per fare stare bene me e i suoi figli mi rendeva piena di orgoglio. Perché ero certa non ci fosse uomo al mondo che avrebbe fatto anche solo la metà di ciò che lui ogni singolo giorno faceva per me, Joy e quel bimbo che, dalla testardaggine che stava dimostrando, iniziavo seriamente a pensare fosse femmina.
Dal nulla mi salirono le lacrime agli occhi.
“Ehi..che succede?”
“Solo..ti amo e..non so cosa farei senza di te.”
“Bene perché non dovrai mai, mai scoprirlo, intesi?”
Annuii e mi venne un po’ da ridere nel vedere la posizione in cui eravamo, con Rob ancora dentro di me.
“Mi farai impazzire, un po’ piangi, un po’ ridi..”
“E’ per la posizione” risposi “credo che sia meglio che tu esca adesso.”
“Ok ma mi raccomando, tieni…”
“Tengo le gambe in alto perché il tuo ehm..hai capito… deve restare lì e rilasciare le prostaglandine che indurranno le contrazioni” terminai per lui. Mi aveva detto quella frase ogni singola volta che era venuto. “Forse”
“Verranno” rispose aiutandomi ad alzare le gambe “Il mio super sperma riuscirà lì dove ogni altra cosa ha fallito”
“Sbruffone”
Mi fece l’occhiolino mentre si alzava dal letto. “Vado a prendere qualcosa da mangiare. Tu riposati ancora un po’”
“Va bene, e Rob..” si girò sulla porta e gli rivolsi il mio più caldo sorriso. Dopotutto era passata la mezzanotte, quindi…
 “Buon compleanno amore.”

Metodo Pattinson – giorno 6

“Allora ehm..Rob ha detto a Tom del metodo Pattinson” mi guardò timida, probabilmente chiedendosi se davvero mi stesse simpatica o facessi solo finta per il bene di Tom. 
La verità era che mi stava davvero simpatica, anche se ovviamente la notizia che Tom aveva un moglie e che si era sposato senza una parola mi stava ancora un po’ sullo stomaco. Ma era la cosa in sé, non Alyson in particolare, che cercava in ogni modo di essere gentile e farsi accettare. Anzi, in un certo senso la capivo: Rob, Tom e gli altri erano amici da così tanto tempo che entrare nel gruppo poteva dare una sensazione strana, come se in qualche modo tu non fossi all’altezza di farne parte. Avevo sperimentato anche io la cosa e potevo capirla benissimo.
“Non me ne parlare, va. Rob ha trovato questa assurda lista sul web e ha deciso di sperimentare ogni singolo punto.”
“E non ha funzionato”
“Direi di no” risi “O adesso mi vedresti con un bimbo fra le braccia e non un enorme piatto di enchilladas di pollo. Anche se il cibo piccante è proprio uno dei punti  di quella dannata lista. Però ti prego non chiedermi come le spezie possano dilatarmi o far sì che il mio utero si contragga perché io davvero non lo so.”
Lei rise.“A proposito, bella festa”
Arrossì e si morse il labbro come se avesse voluto dire qualcos’altro ma si fosse trattenuta per non offendermi.
“Oddio, spara dai. Il pollo ha un odore cattivo? Le decorazioni fanno schifo?”
Scoppiò a ridere e fortunatamente scosse il capo.
“No, tutt’altro. E’ davvero bellissimo. La casa è stupenda, il clima è l’ideale per stare in giardino, e una festa messicana è divertente e davvero carina” sospirò “Solo che…forse è assurdo ma ho sempre creduto che voi di Hollywood foste abituati a feste con catering e cose simili…”
“Molte persone lo sono ma Rob e io..nah, noi siamo molto informali. Siamo esattamente come appariamo” dissi mentre sistemavo il sale nel bordo dei bicchieri dei margaritas che stavo preparando “E anche Tom lo è, credimi. E’ normale…un normale ragazzo di 25 anni, senza pretese assurde o da star.”
“Me ne sono accorta. E’ per questo che lo amo. Solo che quando ho visto le ex famose con cui è stato…tipo Sienna Miller…”
Mi trattenni dallo sparare un epiteto non proprio carino e tornai a concentrarmi sui bicchieri.
“Stai tranquilla, alla fine ha sposato te e non Sienna Miller”
Grazie Signore, Grazie Signore…
Le battei la mano con la mia . “Questo significa pur qualcosa, no?”
Si aprì in un bellissimo sorriso. “Sì, probabilmente sì”
“E’ così, lo so. Senti, mi fai un favore? Puoi portare fuori il pollo mentre io finisco i cocktail? E già che ci sei puoi dire a mio fratello di non ingozzarsi di tutto e lasciare un po’ di cibo anche agli altri?”
“E’ quello coi tatuaggi sparsi un po’ ovunque vero?”
Annuii ridendo mentre lei usciva. Non rimasi sola a lungo però, visto che Rob, da brava ombra, entrò in cucina non appena Alyson fu uscita.
“Tranquillo, ormai anche questo giorno è quasi andato” sussurrai mentre mi stringeva da dietro “A questo punto è evidente che non c’era verso di smuovere questo piccolino in alcun modo. Comunque sia domani mi indurranno il parto e lo conosceremo.”
Mi baciò la guancia. “Mi sembri un po’ triste.”
Come al solito mi conosceva meglio di chiunque altro.
“E’ che un po’ ci speravo che fosse oggi” mormorai “Volevo darti questo bambino come regalo, in un certo senso”
Prese il mio volto fra le mani e mi fece voltare in modo che potessi guardarlo. “Questo bambino è comunque un regalo stupendo, che arrivi oggi o domani. E sei sempre tu che me lo farai, il giorno non conta assolutamente niente”
“Lo so” mentii. 
Non volevo starci male perché sapevo che il parto non era qualcosa che si potesse prevedere o programmare a proprio piacimento, ma una parte del mio cuore aveva pensato che a quel ritardo ci fosse un motivo e che quel motivo fosse dare a Rob un figlio il giorno del suo compleanno.
“Adesso vieni fuori a divertirti un po’ e basta pensarci, ok?” sussurrò dopo un lungo e lento bacio sulla bocca. “E basta anche cucinare, c’è da mangiare per un esercito”
“Ok”
“Ti amo”
“Ti amo anche io”
Non appena rimasi sola, Joy spuntò come un folletto in punta di piedi.
“Il legalo è plonto! Quaddo glielo do, quaddo glielo do?? Eh? Eh? Eh?”
“Mmmm…dopo la torta, che ne dici?”
“Ok” riprese a saltellare eccitata aggrappandosi al mio grembiule. Io e Joy avevamo preparato una sorta di collage con tutte le nostre foto e con al centro uno spazio bianco ancora da riempire per una di quando il piccolino o piccolina sarebbe stato fra noi.
“Pensi che gli piatelà, velo?”
“Ma certo amore lo adorerà, vedrai” risposi posando i bicchieri sul vassoio “E adesso fa attenzione che mamma deve passare”
Non appena sollevai il vassoio tra le mani, però, successe.
Sentii del liquido, tanto liquido tiepido colarmi fra le gambe, e di certo non era il margarita.
Ok, Kristen stai calma, stai calma..
“Mamma ti tei fatta la pipì addotto!” Joy si portò le manine alla bocca e mi fissò senza sapere se ridere o essere mortificata per me.
“Joy, amore, fammi un enorme favore. Corri veloce da papà e digli di venire qui subito ok?”
“Ok”
Non so se colse l’urgenza nella mia voce o altro ma partì a razzo verso il giardino.
E io rimasi lì, completamente impalata senza avere il coraggio di muovere un muscolo, tantomeno di posare il vassoio sul tavolo.
Perciò fu così che Rob mi trovò quando entrò pochi secondi dopo.
“Kristen, perché Joy sta dicendo a tutti che ti sei fatta la pipì add..”
Si bloccò quando vide la grossa pozza ai miei piedi e il suo sguardo si alternò da quella a me. Mi bastò che i nostri occhi si incrociassero per sapere che aveva capito benissimo che non era pipì.
Impallidì così velocemente e così in fretta che mi sentii in dovere di fare una battuta per risollevare la situazione.
“Lo sapevo che il super sperma non avrebbe fallito”
Deglutì quasi visibilmente. “Stiamo per avere un bambino?”
E, nonostante la paura, gli sorrisi. “Stiamo per avere un bambino”




.............
.............
Silenzio di tomba su efp....
Un'orda di ragazzE arrabbiate cita ciò che voi, Cloe e Fio, avete scritto sopra.
Tanto questo di oggi è un capitolo molto tranquillo, perciò non è come se vi lasciassimo due settimane in ansia e piena suspence in un momento cruciale della storia u__u.
Mmhahuahuauhauhahaamuhmhuahahauahuaahha (APRIRE QUESTO LINK) ahaha..
Oddio non ricordavo più quanto fosse divertente scrivere i commenti a questa storia bhabhaubuhabhubaubhuahbuaha ahahah ehm..
ehm...ehm...state ridendo??
O______O su ragazze. Siate felici, stanno per avere un bambino!!! 
Ehm...ok ci vediamo la prossima setti...cioè, volevamo dire tra due settimane O___+
Ehm...
Addio.
P.S= Vi vogliamo bene anche se, a volte, non sembra bauhbbuhabhuahuabhuabhua.





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Capitolo 5
*** Joy to the world ***


Joy to the world Sera girls!!!! Allora vogliamo sapere commenti, impressioni e opinioni su quel capolavoro che è stato BD awwwwwwwwwwwwww. Noi lo abbiamo adorato, glirificato e venerato ahahah (non si vede eh?? ahahah) e secondo noi ha incarnato perfettamente il libro *----*. beh la chimica, alchimia, passione, amore travolgente che c'è tra Rob e kris ovviamente hanno reso tutto reale awwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww. E quando Edward bacia la pancia a Bella so che la parola che è risuonata nella vostra mente è stata solo una...
JOY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! *__________________________*
Aahahahhaha o in alternativa quella del suo/a fratellino/sorellina ahahah. Eh no, non ve lo dico il sesso ma la smetto di parlare e vi lascio al favoloso capitolo qui sotto.
La cicogna sta arrivandoooo!!!
Un beso enorme Cloe&Fio.
P.S=Grazie per le meravigliose recensioni. *----* vi adoriamo...tanto quanto adoriamo BD. Beh, quasi hihihihih.
P.P.S= Ahahahah il nome David è stato gentilemnte preso (ehm..ehm..fottuto ehm..*colpo di tosse*) dalla mente geniale ( se vabbè nn esageriamo) di Ross cess e dalla sua splendida raccolta di shot su Rob e kris di cui vi lascio il link:)))

http://i51.tinypic.com/4hoyvo.jpg



CAPITOLO 5 (Fio)

JOY TO THE WORLD







POV Kristen

Continuavo a fissare l’ampia pozza di quella che poteva benissimo sembrare acqua ai miei piedi. Avrei potuto crederlo anche io se non mi sentissi bagnata fradicia dal bacino in giù, per tutte le gambe.
Assurdo che in un momento come questo riuscissi solo a pensare che, per fortuna, avevo seguito il consiglio di Rob e, in previsione di un evento del genere, avevo messo appositamente delle vesti pre-maman.
Stavo per avere un figlio e il mio pensiero era concentrato sulle mie mutandine bagnate. Certo, Rob che continuava a fissarmi come un perfetto idiota non migliorava di molto la situazione.
“Rob?” lo chiamai ormai convinta che fosse entrato in trance o in catalessi.
Da quando gli avevo annunciato che stavamo per avere un bambino non aveva mosso un muscolo e probabilmente erano passati solo pochi secondi ma a me sembrava già un’eternità.
Quando avevo avuto Joy era stato tutto così diverso. Avevo con me mia madre che, pronta e scattante, aveva mantenuto il sangue freddo, raccolto la borsa con le mie cose e portatami subito in ospedale.
Che Rob non ci fosse era un altro paio di maniche ma nemmeno ora la situazione era molto diversa dato che mio marito non sembrava accennare a prendere in mano la situazione.
Certo, non ero malata, ma tra i due quella che avrebbe dovuto andare nel panico ero io, no?
Mi resi conto, proprio mentre i pensieri vagavano sconnessi, che se per me non era tutto nuovo, per Rob lo era. Lui non era stato con me durante il travaglio di Joy, non dall’inizio almeno e ora sembrava completamente perso.
“ROB!” lo chiamai di nuovo con voce possente per farmi sentire.
Lui, di risposta, alzò il viso e scosse il capo come a volersi svegliare da un sonno profondo.
“Oh, sì. Scusa…” borbottò semplicemente prima di muoversi per fare l’ultima cosa che mi sarei aspettata in quel momento.
Si avvicinò e per un secondo pensai che stesse per prendermi in braccio ma, invece, mi passò accanto, raccolse dei fazzoletti ed iniziò ad asciugare la pozza ai miei piedi. Proprio come se fosse acqua caduta da un vaso di fiori.
Grazie a dio non erano ancora iniziate le contrazioni altrimenti non avrei risposto delle mie azioni.
Ero incinta, cavolo! Incinta e in procinto di partorire e mio marito non aveva trovato nulla di meglio da fare che asciugare le mie acque da terra.
“Rob!” gli diedi un calcetto. “Che diavolo stai facendo!?”
Lui alzò il viso, mortificato. “Sto… asciugando per terra…”
“Lo sai cosa stai asciugando?”
Deglutì visibilmente prima di rispondermi. “Le tue acque…”
“E lo sai cosa succede quando si rompono le acque?”
Annuì, poco convinto.
“Allora vai a prendere quella cazzo di borsa e portami all’ospedale come farebbe ogni persona normale!” il mio tono di voce era decisamente alterato, tanto da portare gli altri ad avvicinarsi alla cucina.
“Che succede?” chiese Tom per aggiungere un secondo dopo: “Wow, Kristen! Ti sei davvero fatta la pipì addosso?”
“L’avevo detto io!” approvò mia figlia tra le sue braccia.
Perché ero circondata da un branco di idioti? Potevo capire Joy che aveva quattro anni ma… anche Tom?
“Non è pipì, Tom” rispose Alyson per me e fu allora che vidi l’espressione sul suo viso cambiare visibilmente.
“Oh, cazzo!”
“Le si sono rotte le acque…” continuò lei ridestando anche me.
Non dover essere io a dirlo a qualcuno ma avere qualcuno che lo dicesse a me mi fece realizzare che stavo davvero per avere un bambino ed improvvisamente ebbi così paura che dovetti sedermi.
“Okay. Kristen, vuoi cambiarti prima di andare?”
Mi massaggiai le tempie e annuii piano.
“Ho un ricambio pronto nel bagno qui giù.”
“Perfetto… Tom, vai a prenderlo. Cameron, prepara la macchina. Rob, tu prendi la borsa! E smettetela di starle addosso! Fatela respirare!” urlò Alyson sorprendendo tutti e rivolgendosi alla calca di persone che si era riunita attorno a me facendo domande che non stavo nemmeno ad ascoltare.
“Tia io che potto fale?” riuscii a sentire la voce della mia bambina che si preoccupava per me.
“Tu stai con la mamma, tesoro.”
E infatti, dopo essersi fatta spazio tra gli altri, Joy mi raggiunse. Non disse niente. Mi posò una mano sul pancione e sorrise.
“Sta pel allivale, velo?”
Annuii impercettibilmente e le carezzai i capelli.
“Hai paula?” chiese, poi, prendendomi totalmente alla sprovvista non solo perché non avevo idea di come avesse fatto a capirlo ma anche perché la sua sensibilità mi lasciava spesso interdetta. Stavo per mentirle, dirle di no ma non ci riuscii e fui salvata dalla voce di Alyson che, di nuovo, invitava tutti a lasciare la stanza per permettermi di cambiarmi.
Tom entrò in cucina con il mio ricambio in mano e vi rimase.
“Vuoi andartene?” gli disse Alyson quando prese i panni dalle sue mani e vide che lui era ancora lì.
“Andiamo, è la mia migliore amica!”
“E allora? Mica hai il diritto di vederla nuda?!”
“Ma non voglio perdermi nessun momento!”
“Tom!”
“Aaaah, Alyson. Lascia stare. Non mi da fastidio! Capirai…”
Nel giro di poco sarei stata in sala parto a fare bella mostra delle mie parti basse ad almeno cinque o sei persone. Non mi sembrava il caso di fare dell’etica per Tom che, però, si girò ugualmente.
“Hai già le contrazioni?” chiese Alyson mentre mi aiutava a svestirmi.
“No… dovrei, vero? Insomma, perché non ce l’ho? Se non mi si fossero rotte le acque non direi per nulla di essere in travaglio…”
“Credimi, non significa nulla. Ogni gravidanza così come ogni parto è diverso per ogni donna.”
Mi tranquillizzai un po’ ma non potevo fare a meno di chiedermi cosa di diverso avrebbe avuto il mio caso.
Se fosse andato male? Se fosse successo qualcosa…? Se…
“Non sapevo fossi così esperta…” mi distrassi ringraziando implicitamente Alyson per aver preso in mano la situazione.
“Sono la più grande di cinque figli. Con l’ultimo ho diciotto anni di differenza…”
“Cavolo!” spalancai gli occhi. “Complimenti a tua madre…”
Lei sorrise e mi aiutò con le scarpe.
“Io ne voglio almeno sette” commentò Tom che aveva avuto il permesso di girarsi di nuovo.
“Tu sei fuori di testa. Io non li partorisco sette figli!”
“Perché no? Se potessi lo farei io…”
Un grugnito mi scappò insieme a una risatina ironica. “Prova a farne uno  e poi vediamo se sei ancora della stessa idea.”
“Andiamo, voi donne siete tutte uguali. Quando state in sala parto giurate di non fare mai più sesso in vita vostra…”
Riuscii quasi a sentire la freccia che scoccava dai suoi occhi ai miei.
“Che ti ha raccontato Rob?” gli chiesi quasi furiosa.
“Non farò mai più sesso in vita mia, lo giuro, lo giuro…” cinguettò lui imitando la mia voce e facendomi tornare in mente gli estenuanti dolori del parto.
“Chiudi quella bocca prima di fare danni o prima che io ti faccia danni!”
“Mamma cot’è il sessio?”
Aly e Tom risero mentre mia figlia mi guardava curiosa per una domanda a cui non avevo intenzione di rispondere, non ora almeno.
“Non lo so nemmeno io, amore. Chiedilo a zio Tom!” lo fulminai con lo sguardo che, se avesse potuto, lo avrebbe incenerito anche.
“Tio, cot’è allola?”
Tom fu preso alla sprovvista e onde evitare ulteriore confusione alla piccola riuscì solo a rispondere che glielo avrebbe spiegato quando sarebbe stata un po’ più grande, ora non avrebbe capito.
“E comunque il punto è che, nonostante il dolore, ne hai voluto un altro, quindi non può essere tanto tragica, no?”
Per un secondo rividi davanti ai miei occhi gli sforzi che io e Rob avevamo fatto per avere un altro bambino, l’attesa, il dolore. E il mio pensiero volò al bambino che avevo perso. Non so se si accorsero di quello che mi stava passando per la testa, probabilmente si dal momento in cui si affrettarono a cambiare discorso.
“Che fine ha fatto Rob?!” sbuffò Alyson.
“Forse dovremmo accettarci che non sia caduto per le scale, imbranato com’è…”
“Grazie per la fiducia, eh.” Rob entrò in quello stesso istante e fui costretta a fargli un sorriso per nascondergli la mia paura. Lui ricambiò e mi venne incontro. Sembrava quasi più rilassato e finalmente conscio di ciò che stava accadendo quando lui e Tom mi aiutarono ad alzarmi e a farmi strada tra i nostri amici che, nonostante gli inviti di Alyson ad andare via, erano rimasti in salotto in trepidante attesa di news e non sembravano intenzionati a lasciare la casa. Non prima di noi.
Sorrisi e salutai tutti mentre Rob li rassicurava sul fatto che avremmo fatto sapere loro quanto prima.
“Dove andate?” chiese Joy, preoccupata, mentre noi ci avviavamo alla macchina.
“In ospedale, amore.”
“Pecchè? Non può stale qui la mamma?”
“No, tesoro. Ha bisogno di persone brave per far venire fuori il fratellino.”
“Oh…” sembrò delusa. “Ma io vollio venile co voi…”
Riuscii a percepire una nota di pianto nella sua voce ma Alyson fu pronta a consolarla e rassicurarla. “Io e lo zio restiamo qui con te” disse prendendola in braccio. “E prima di quanto pensi la mamma e il papà saranno di nuovo a casa col fratellino o la sorellina, okay?”
Mi voltai a guardarla e notai la sua espressione triste mentre annuiva piano. Mi avvicinai per darle un bacio. “Fate plesto pelò…” mi sussurrò all’orecchio e io le promisi che avremmo fatto prestissimo.
Non sapevo ancora che avevo sperato troppo presto.


Okay, non andava per niente bene.

Il viaggio in macchina era stato tranquillo, Rob mi aveva tenuto la mano nonostante non provassi alcun dolore, ma giunti in ospedale non avevano fatto altro che mettermi su una sedia a rotelle, manco fossi invalida, e sistemarmi sul lettino di una stanza dove mi trovavo da venti minuti senza che nessuno venisse a vedere come stavo.
Rob era andato a cercare un medico appena eravamo entrati in ospedale, mio fratello era andato a chiamare la mia famiglia e ora erano spariti tutti e due.
L’unico contatto umano che avevo avuto negli ultimi venti minuti era stato con un’infermiera straniera che si era limitata ad azionare il monitoraggio e mi aveva lasciata lì senza rispondere alle mie domande.
Si può anche impazzire così!
Avrei voluto alzarmi e andare via. Mi pentii quasi di aver bocciato la proposta di Rob di affittare una camera in una clinica come facevano la maggior parte delle star di Hollywood.
“Noi non siamo così” gli avevo risposto ma iniziavo a credere che forse sarebbe stata la cosa migliore.
Non avevo nemmeno il cellulare con me. Rob aveva tutto con sé e non potei fare a meno di maledirlo per un secondo.
“Brutto traditore di un marito… Aspetta che torni e vedi cosa ti faccio…” grugnii tra i denti prima di sentire la sua voce che attraversava la stanza.
“Cosa mi fai?” scherzò sorridendo. Sorridendo!
“Grandissimo bastardo che non sei altro! Come ti permetti di lasciarmi qui, da sola, per mezz’ora, senza farti vivo!?”
“Ero andato a compilare dei moduli e cercare un dottore, Kristen.”
“Non dovrebbe essere tua competenza!” gli diedi contro mentre lui si avvicinava. Nonostante la rabbia mi lasciai prendere la mano e, per qualche motivo sentii gli occhi riempirmisi di lacrime. Grazie a dio lui non se ne accorse. Si limitò a stringere la mano e affermare, vittorioso: “Però è servito. Tra poco verrà qualcuno, tranquilla.”
Nello stesso momento in cui lo disse, infatti, un medico dal camice ovviamente bianco e con una cartellina in mano entrò in stanza con aria indaffarata.
“Allora, come andiamo?”
“Male” sputai acida.
“Dolori?”
“No.”
“Contrazioni?”
“No.”
“Quando si sono rotte le acque?”
“Circa un’ora fa” rispose Rob per me.
“Mmm…” fu il commento del medico prima di controllare la dilatazione che era…
“Solo due centimetri. Quasi assente. Direi che ci vorrà un po’ di tempo.”
“Come? Cosa? Un po’ di tempo? Quanto tempo?”
“Kristen, si calmi.”
Mi diede quasi fastidio che quello sconosciuto, che per giunta sembrava trattarci in modo alquanto superficiale, si prendesse la briga di chiamarmi per nome solo perché sapeva chi ero.
“Non sono ancora iniziate le contrazioni, non c’è dilatazione. Capita a molte donne. La rottura delle acque non vuol dire necessariamente l’inizio del travaglio. Spesso ci vogliono ore…”
Mi sentii male e rigettai la testa all’indietro sul cuscino maledicendomi per aver promesso a Joy che saremmo tornati presto.
Cosa avrebbe pensato di me?
Nella sua mente di bambina, potenzialmente gelosa, avrebbe potuto credere che il suo fratellino era nato e noi avevamo voluto passare del tempo soli con lui o lei.
Scacciai i pensieri tornando a concentrarmi sul mio pancione, ancora troppo incombente, sul bambino che dovevo far nascere e sulle parole del medico.
Consigliò di rilassarmi, come se fosse facile, chiamò un’infermiera che mi aiutasse a cambiarmi e chiese alla stessa di essere avvisato nel momento in cui iniziavano le contrazioni.
Dopodiché, con mia enorme felicità, ci lasciò da soli in stanza. Preferivo non averlo in giro, per qualche motivo. Non riusciva a darmi sicurezza e trattava il caso come uno qualsiasi. Non che avessi qualcosa di speciale ma la freddezza tipica dei medici era sempre stato uno dei motivi per cui non mi piacevano particolarmente gli ospedali.
Un’altra lunghissima e insopportabile ora dopo ero ancora lì, con un camice che avevo portato da casa, e una pancia ancora enorme.
Dolori e contrazioni erano ancora assenti e non sapevo se fosse una cosa normale e possibile o solo una mia impressione ma avevo la sensazione di starmi asciugando lentamente, internamente.
Decisi di non pensarci. Il dottore non mi era particolarmente simpatico ma avrebbe certamente saputo se una rottura di acque prematura rispetto al travaglio vero e proprio potesse essere un problema oppure no. Aveva anche aggiunto che c’erano molti casi come il mio per cui mi imposi di rilassarmi ma in quella posizione era alquanto snervante.
“Dammi una mano, Rob.”
“Che vuoi fare?” chiese lui afferrando il mio braccio e assecondando i miei movimenti.
“Mi verranno le piaghe di questo passo. Vediamo di velocizzare le cose…” risposi sistemandomi a sedere sulle mie caviglie.
“Kristen…” iniziò Rob, con voce titubante. “Io non credo che…”
“Lo sapevi che alcune donne partoriscono in posizione caprina?”
“No… e preferivo non saperlo.” Azzardò un sorriso incerto. “Ma tu sei sicura? Non sei scomoda così? Non ti fanno male le caviglie?”
 “Sssh. Mi sto concentrando.” Chiusi gli occhi iniziando a respirare profondamente.
“Ho letto da qualche parte che aiuta la fase di espulsione.” Parlai calma.
“Non siamo ancora in fase di espulsione, anzi siamo molto lontani dall’esserlo a quanto pare…”
Aprii gli occhi e lo fulminai con lo sguardo. “Solo perché siamo lontani non vuol dire che non possiamo fare in modo di a-aaaaa….” Lasciai la frase incompiuta quando un dolore improvviso e imprevisto mi invase costringendomi ad aggrapparmi a Rob per tornare a stendermi sul letto.
“Oh, cazzo!” imprecai chiudendo gli occhi e stringendo la mano di Rob.
“Kristen!”
“Aaaaah!” strinsi più forte aspettando che quella dannata contrazione passasse. Mi sentii morire quando finalmente si affievolì di colpo.
Respirai profondamente e allentai la presa sulla mano di Rob che mi guardava preoccupato ma allo stesso tempo speranzoso. Forse era arrivato il momento…
Gli sorrisi e stavo per dirgli di andare a chiamare il medico quando una nuova contrazione, a distanza di pochi secondi dall’altra, mi percosse di nuovo il corpo.
“Rob, vai…. Vai a chiamare il medico…” riuscii a dire tra i denti ma era impossibile per lui muoversi data la forte stretta della mia mano nella sua.
Questa durò meno e lasciai la mano di Rob prima che potesse arrivarne un’altra.
Lui volò fuori dalla stanza per tornare con il medico buoni dieci minuti dopo quando, per ironia della sorte, le contrazioni erano cessate.
Erano altamente irregolari e potevo averne a distanza di molto tempo l’una dall’altra, averne un paio riavvicinate e poi ancora niente per molto tempo. Che fossero iniziate era un buon segno ma ciò che realmente importava era che la dilatazione era ancora a due centimetri.
Di conseguenza mi trovavo di nuovo al punto di partenza, senza la minima idea di quando il mio bambino si sarebbe deciso ad uscire e con dannate contrazioni che venivano a intervalli irregolari, quando meno me l’aspettavo.
Continuavo a stringere la mano di Rob quanto più potevo ogni qualvolta una contrazione mi faceva quasi piegare su me stessa per il dolore, se fosse stato possibile ovviamente.
Rob, da canto suo, aveva posizionato un coniglietto di peluche sul mio pancione e non faceva che dirmi di guardarlo e concentrarmi sul respiro.
“Così, respiri corti e veloci. Come abbiamo fatto al corso. Guarda il coniglietto.”
E io lo guardavo, vedevo quel dannato peluche che se ne stava sul mio pancione, di fronte a me, con un sorriso soddisfatto tra i baffi, quasi a prendermi in giro e tutto ciò che avrei voluto fare era staccargli la testa o comunque staccare la testa di qualcuno, non importava chi fosse.
Mi rilassai ancora quando l’ennesima contrazione passò e sentii anche Rob tirare un sospiro di sollievo quando lo lasciai.
Lui! Lui sospirava! Il colmo!
“Se ti stai annoiando puoi anche andartene, eh!” sbottai quando lo vidi massaggiarsi la mano dopo la mia stretta.
“Cosa?”
“Niente…” sbuffai evitando di litigare per quelle che, sapevo, erano stronzate; eppure in quel momento ero così ipersensibile che ogni cosa mi sembrava di importanza vitale, proprio come il pensiero di Joy che ci aspettava a casa già da tre ore.
“Kristen, cosa succede?” chiese Rob sedendosi sul letto accanto a me e massaggiandomi la mano.
“Sono preoccupata per Joy. Le avevo detto che saremmo tornati presto e invece…” di nuovo sentii le lacrime agli occhi ma riuscii a trattenerle.
“Vedrai che capirà…”
“Ha quattro anni, Rob. Non capirà.” Alzai gli occhi al cielo.
Lui non riuscì a consolarmi e mi trovai persa perché da sempre avevo sempre contato su di lui in momenti del genere e ora mi trovavo spiazzata.
“Hey, faccio una chiamata a casa e vedo come va, okay?”
Annuii senza dire altro e lasciai che Rob si allontanasse per dare il cambio a mio fratello, unico della mia famiglia ad essere lì dato che non volevano affollare l’ospedale ma a me sembrava che tutti fossero più nervosi di me all’idea che io dovessi avere un bambino.
Difatti anche mio fratello, dopo avermi tenuto la mano per un paio di contrazioni, scappò via a gambe levate con la scusa di dover fare una telefonata.
“Uomini… originalità zero e codardi di merda…” commentai tra me e me prima di accogliere, da sola e con immenso piacere, una nuova contrazione che mi fece urlare dal dolore.
Dio, possibile che nessuno si preoccupasse di darmi qualcosa per farmi sentire meglio?
“Piccolo stronzetto… non solo arrivi con due settimane di ritardo, devi anche farmi passare l’inferno prima eh…” ghignai tenendomi la pancia tra le mani. Sospirai quando il dolore passò e potei rilassarmi. “Perché non vuoi venire fuori?”
“Fosse li piace di più lì dentlo.”
Strabuzzai gli occhi quando sentii la voce di Joy e per un secondo pensai di essermela immaginata ma quando si arrampicò sulla sedia accanto a me, potei vedere che era reale davanti a me e non era per niente frutto della mia immaginazione.
“Ciao, amore!”
“Tao mami!” mi sorrise.
“Come sei venuta qui?”
“Con tio Tom e tia Aly. Ci scocciavamo a stale a casa.”
Allungai una mano e le carezzai le guance rosa.
“E come mi hai trovata?”
“Papà ha detto che potevo venile.”
“E lui dov’è?”
“E’ limasto fuoli. Secondo me si sta facendo la pupù sotto.”
Risi e le chiesi cosa intendesse dire.
“Non lo to… Fa come quando io ho paula…”
Corrugai la fronte e stavo per chiederle altro ma lei mi interruppe con una nuova domanda.
“Non vuole ussile?”
Scossi il capo accompagnando la mia risposta. “Sembra di no.”
“Anche io ho messo tanto tempo ad ussile?”
“No, tu un po’ di meno.”
In realtà anche per Joy c’era voluto un po’ ma non era il caso di spiegarle della dilatazione. Con lei era stata molto graduale mentre, in questo caso, di questo passo saremmo rimasti in ospedale fino al mattino dopo.
“E ti fa male se lesta lì?”
“Un pochino…”
“Pel questo ullavi plima?”
Annuii piano e con un sorriso per non impressionarla troppo. Non volevo che pensasse che stessi soffrendo a causa del bambino. “Però è normale, sai? Anche quando sei nata tu faceva un po’ male.”
“Davvelo? Ma io non volevo fatti male…” si affrettò a dire e capii che era un discorso troppo complicato perché lei potesse capire come funzionasse senza avere nuove e nuove domande.
“Lo so, amore. E nemmeno il fratellino o la sorellina qui dentro vuole farmi male. Però succede.”
“Mmm… allola muoviti a venile fuoli cotì non fai più male alla mamma, capito?” urlò avvicinando la bocca al pancione per poi accarezzarlo dolcemente.
“Mamma pelò non capisco una cosa?” aggiunse dopo un po’ con espressione corrucciata.
“Da dove deve venile fuoli?”
Ah. Oh-oh.
“Oh… ehm…”.
Bene, come spiegare a una bambina di quattro anni che i bambini escono da quel minuscolo buco di quella piccolissima parte del corpo che lei chiama farfallina?
“Vedi, dipende. Qualche volta fanno un taglietto sulla pancia, altre volte fanno un taglietto alla farfallina ed escono da lì.”
Joy sbarrò gli occhi, terrorizzata.
“No! Che chiiiiiifoooooo! E come pattano?”
“Oh ma loro diventano piccoli piccoli prima di uscire, così ce la fanno!” decisi di improvvisare prima di traumatizzare mia figlia a vita.
“Oh…” sembrava più confusa di prima e, del tutto insoddisfatta, decise di passare a una nuova domanda direttamente collegata con la precedente. “E allola come ci entlano nella pancia?”
Perché avevo una figlia così curiosa e perspicace? Perché?
Stavo per inventarmi qualcos’altro quando un nuova contrazione arrivò, improvvisamente. Strinsi i denti quanto più potei per evitare suoni e lamenti che avrebbero potuto spaventarla. Non avevo nemmeno la forza di aprire gli occhi e vedere come lei stava reagendo.
“Amore… che ne dici se ne parliamo un’altra volta?”
“Okay, okay.”
“Anzi, perché non vai a chiederlo a papà?” dissi tra i denti. “E poi digli di venire subito qui, okay?”
“Okay, mami.” La sua voce preoccupata mentre mi carezzava il viso con la manina. “Ma tu tai bene?”
Grazie a dio in quel momento il dolore passò e potei risponderle con voce più normale. “Sì. Sì, tesoro. Però vai a chiamare papà. Okay?”
“Okay!” esclamò saltando giù dal lettino e correndo fuori dalla stanza.
Dopo due minuti Rob entrò insieme al dottore e non fu risparmiato da un mio sguardo omicida.
“Vuoi smetterla di lasciarmi sola? Ti sembra normale che debba chiedertelo?”
Lui si scusò gettando la scusa di stare parlando con il medico ma ormai non reggeva più. Lasciai correre la cosa e mi concentrai sulla prima persona nella stanza che non sopportavo.
“Allora, Kristen. Come andiamo? E’ in travaglio già da due ore…”
“Oh, ma davvero?! Strano, a me sembra una vita!” sbottai acida. Non potevo proprio farne a meno. Rob sussurrò parole per farmi calmare ma ero troppo nervosa e su di giri. Il pensiero che qualcosa stesse andando male mi faceva tremare e non riuscii a calmarmi finché il medico ebbe la prima buona idea della giornata e probabilmente della sua intera vita: fare un’ecografia tanto per essere sicuri che fosse tutto nella norma e che il bambino non avesse cambiato posizione in qualche modo, ma tutti sapevamo che a quello stadio avanzato della gravidanza era alquanto improbabile.
“Mmm” mugugnò tra sé e sé fissando il monitor.
“Cosa?” chiesi con un filo di voce.
“C’è qualche problema?” Rob mi strinse la mano.
“No, no. Nessun problema… E’ solo un bel bambino!”
“Nel senso che è maschio?” chiese Rob.
“No, nel senso che è grande. Il sesso è ancora nascosto.”
Sia io e che Rob tirammo un sospiro di sollievo ma presto la mia attenzione si focalizzò su una sola parola: grande.
“Grande? Quanto grande?”
“Diciamo… grande” rise l’idiota.
Gli lanciai un’occhiata che diceva chiaramente: guardi che non fa ridere, ma mi trattenni e mi preoccupai solo di sapere se il bambino stesse bene. Era il mio unico pensiero.
“Sta benissimo, davvero. E’ solo grande!” ripeté con una seconda risata, come se provasse piacere nel rendermelo noto continuamente. Sadico.
“Dai, Kristen. Tanto ti allarghi.”
Non registrai nemmeno le parole di Rob e mi limitai a rispondere affondando le unghie nella pelle della sua mano.
Brutto idiota insensibile.
“Ad ogni modo” riprese l’idiota poco dopo. “Consiglierei un cesareo.”
Sia io che Rob alzammo il viso verso di lui.
“Cosa? Perché?”
“Bè, è in travaglio già da un po’ e la dilatazione non accenna ad aumentare.”
“Il bambino è in pericolo?” chiese Rob un secondo prima che lo facessi io.
“Assolutamente no.”
“Allora non voglio fare il cesareo!” dissi io, risoluta.
“Le assicuro che è un metodo sicurissimo. Si risparmierà tempo e dolore e presto avrà il suo bambino tra le braccia…”
“Non mi importa del tempo e del dolore. Non voglio fare il cesareo!” affermai di nuovo, stavolta con decisamente poca calma.
“Kristen, forse dovresti dargli retta.”
“No, conosco il mio corpo, Rob. Non ho cinquant’anni. Posso resistere!”
“Kristen, il medico sta solo dando la sua opinione.”
“Allora voglio un’altra opinione!”
“Io non credo che un’altra…”
“Rob, amore. Ti amo. Ma chiudi il becco!”
Tutta la calma che avevo conservato fino ad allora andò a farsi fottere. Chiesi della dottoressa Cameron e della dottoressa Smith che mi avevano assistito al parto di Joy e fui così risoluta che non poterono contraddirmi.
“Misogino di merda.” Borbottai quando quello stupido idiota fu fuori dalla stanza.
“Stava solo facendo il suo lavoro.”
“Stai dalla sua parte?”
“Non essere ridicola! Io sto sempre dalla tua parte, okay?”
Mi diede un bacio sulla fronte e si sedette accanto a me ma non ero per nulla più calma.
“Come ti senti?”
“Come una balena in travaglio da tre ore con un idiota di medico che vuole squartarle la pancia perché, a quanto pare, più che un bambino partorirà un cucciolo di elefante!”
“Dai, Kristen… Tanto…”
“E se ti azzardi a dire di nuovo che tanto mi allargo, giuro che ti allargo io il buco del culo!”
Detto questo, Rob non aprì più bocca e, tra una contrazione e l’altra, continuò a sopportare il dolore insieme a me che gli stringevo la mano con quanta più forza possibile. Dovevo pur sfogare su qualcuno.
Le dottoresse entrarono insieme, scusandosi per non essere venute prima perché impegnate in un altro parto.
Dopo una piccola chiacchierata convennero con me sull’evitare il cesareo.
“Se ti senti di procedere naturalmente faremo come vuoi. Ma se tra tre ore non avrai raggiunto la dilatazione necessaria dovremo procedere diversamente. Chiaro?”
“Sì, sì, okay…” riuscii a rispondere, sollevata, tra una contrazione e l’altra.
“E’ presto per un’eventuale epidurale… ma vuoi qualcosa per il dolore?”
“SI’!” urlai disperata, e Rob insieme a me.

POV Rob

“Bel bambiiiiino… Bel bambiiiiinooooo. Tutti amano i bambini è per questo che io amo tanto teeeeee…”
Lanciai un’occhiata a Tom ed Alyson che, nonostante i miei avvertimenti, avevano deciso di entrare per vedere come stesse Kristen ed erano rimasti un po’ scioccati da come l’antidolorifico stava facendo effetto su di lei.
“Vi avevo avvertito…” dissi semplicemente mentre Joy guardava la mamma con aria sconcertata.
“Bel bambiiiinooo, Bel bambiiiino…” continuò a canticchiare facendo danzare le sue mani e le sue dita sull’enorme pancione. “Perché non vieni quaaaaa, a lasciarti cullare tra i raggi del soooooleeeee…”
Kristen era sempre stata particolarmente intonata ma…
Decisamente le nostre orecchie avrebbero avuto bisogno di cure dopo l’ultima ora delle sue performance.
 “Vieni qua oraaaaaaaaaaaa…” e si rivolse a noi sorridendo come se fosse in paradiso.
Sembrava più drogata che sotto analgesico.
“Papi, canto quasi mellio di lei…” fu il commento sussurrato di Joy all’ennesimo acuto di Kristen.
Decisi che probabilmente era il caso di portarla fuori e non lasciare che vedesse la madre in quelle condizioni.
“Forse è meglio andare…” suggerì Alyson indicando Joy e notando che in fondo Kristen era catapultata in un mondo tutto suo fatto, probabilmente, di case di cioccolata, prati fioriti e conigli danzanti.
“Già…” confermai alzandomi.
Tom seguì i miei movimenti per poi chinarsi su Kristen e darle un bacio in fronte. “Siamo qui fuori, okay?” le disse.
“Certo, amore” sorrise lei mentre noi ci scambiavamo uno sguardo perplesso. “Oh, ma sai che assomigli particolarmente a Tom oggi?”
“Non mi dire…” rispose il mio amico mentre io scuotevo il capo e mi chiedevo come avesse fatto a mettere l’avverbio particolarmente in un frase di senso concreto.
“Okay, andiamo fuori” dissi prima di non riuscire a sopportare oltre.
Joy era ormai così annoiata per quell’estenuante attesa da costringere Alyson a farle fare un giro per l’ospedale. Santa donna. Forse avrebbero preso qualcosa alle macchinette dato che era ormai passata ora di cena, almeno per Joy.
Non le diedi il permesso di prendere patatine o cioccolata ma riuscimmo a trovare un accordo e le concessi dei biscotti.
Quando fu fuori dalla mia visuale mi buttai a peso morto sulla sedia accanto a Tom. Avevo spedito Cameron a casa dato che sembrava che la cosa continuasse per le lunghe e di certo continuare a stare lì non sarebbe servito a molto.
Chiusi gli occhi e li massaggiai con le mani. Sospirai.
“Che c’è?” chiese Tom.
“Cosa?”
“Che problema c’è?”
“Nessun problema, perché?”
“Andiamo, Rob. Sei nervoso.”
“Bè, certo che sono nervoso. Sto per diventare padre… di nuovo.”
“Non è questo.”
“Non capisco che vuoi dire.”
“Voglio dire che fai di tutto per tenerti lontano da quella stanza. Ci entri giusto per dovere e necessità… Perché?”
Ah…
Fissai il pavimento lucido e pensai a come esporre in modo sincero e chiaro le idee contorte che avrebbero dovuto essere una risposta.
“Non… non lo so, Tom. Insomma, l’hai vista? Io… io non sapevo che fosse così. Quando è nata Joy ho perso tutta questa parte… Sono arrivato quando stava già quasi fuori… E… non lo so. Io non ce la faccio a vederla così. Ogni… ogni volta che ha una contrazione mi sento male. Vorrei poter fare qualcosa per farla stare meglio. E penso che...
Sono le nove, Tom. Le nove. E’ lì dentro da sei ore! Perché ci vuole tanto?
Se qualcosa va storto? Se questo ritardo è dovuto a un motivo particolare? Se qualcosa dovesse andare male… Io non ce la farei a riprendermi stavolta… e nemmeno lei…”
Non sapevo cosa fosse uscito dalla mia bocca ma sentivo il cuore legato e la gola in fiamme. Come se volessero piangere.
“Rob…” Tom chiamò la mia attenzione. “Penso che tutto quello che provi sia assolutamente normale considerando quello che avete passato. Ma Kristen sta bene, il vostro bambino sta bene e sono entrambi lì dentro. Devi viverla questa cosa e non evitarla per paura che le cose vadano male. Non puoi pensare in questo modo. Andrà tutto bene, fidati.”
Gli sorrisi annuendo e gli diedi una pacca sulla spalla come ringraziamento. Aveva ragione lui. Non potevo vivere di paura perché Kristen lo avrebbe avvertito e, anzi, ero abbastanza sicuro che l’aveva già avvertito.
Dovevo starle vicino, anche se significava vederla delirare o soffrire e non poter fare altro che tenerle la mano.
Stavo per alzarmi e tornare da lei quando Joy voltò l’angolo e prese a correre verso di me allargando le braccia.
Risposi alla sua richiesta e la presi in braccio scoccandole un bacio sulla guancia.
“Papi?”
“Dimmi, principessa.”
“Non t’è latte…”
“Dove non c’è latte?”
“Qui… Nell’oppedale. Non t’è il latte? Quetti bicotti tono più buoni col latte…” rispose mostrandomi un pacco di Oreo.
“Oh… E’ vero. Questi non puoi mangiarli senza latte. Okay, vediamo se ne troviamo in giro…”
Continuando a tenerla in braccio mi alzai e chiesi alla prima infermiera se ci fosse un distributore di latte da qualche parte.
“Latte?” chiese lei.
“Ti!” rispose Joy. “E’ pel me! Vollio mangiale quetti biccotti nel latte…”
“Oh, che amoreeeee” rispose la donna entrando in modalità Joy-fan. In effetti ero abbastanza scioccato dal fatto che nessuno sembrava averci riconosciuto. Certo avevano chiesto i nostri nomi e avevo trovato quasi impossibile che non sapessero chi eravamo ma immaginai che per coloro che lavorano in ospedale e hanno a che fare con questione di vita e morte ogni giorno, il gossip non era altro che un concetto astratto.
“Comunque c’è un distributore in corridoio…” disse quando ebbe finito di ammirare i capelli di Joy.
“La ringrazio…”
“Però, aspetti!” disse bloccandoci. “Il distributore c’è ma non posso garantire su quello che c’è dentro. Aspetti qui…”
Io strabuzzai gli occhi e feci come mi disse.
“Ma coma fai a fare colpo su tutti, eh? Come fai?”
“Che vuol dile che faccio coppo su tutti, papà?”
“Che sei la bimba più bella del mondo.” le baciai le guance e il collo diverse volte facendola sorridere e poi ridere finché l’infermiera fu di nuovo da noi, stavolta con una tazza di latte caldo.
“Questo è sicuramente buono. Lo usiamo per il nostro caffè…”
“Hai visto che gentile, Joy? Come si dice?”
“Glazie mille…” rispose mia figlia nascondendosi timidamente nell’incavo del mio collo e provocando una serie infinita di awwwww da parte della simpatica donna.
Ringraziai per la gentilezza e tornai a sedermi con Joy in braccio. Mangiò i biscotti bagnandoli nel latte, bevve quello che ne rimase e, infine, si stese così comodamente su di me che in breve tempo fu addormentata.
A casa ci voleva la mano di dio per farla addormentare entro le undici e ora, alle nove e mezzo, stava già nel mondo dei sogni.
Certo, l’essersi già sfrenata in giro per l’ospedale e il non avere nulla da fare se non aspettare potevano aver contribuito parecchio.
Rimasi a guardarla dormire per un po’ mentre le carezzavo i capelli e le baciavo la fronte e… Non vedevo l’ora di poter tenere tra le braccia anche il piccolo o la piccola.
Non mi importava nemmeno più se fosse una femmina o un maschio. Lo volevo solo tra le mie braccia.
Lasciai che Tom prendesse Joy, attento a non farla svegliare, e tornai in camera da Kristen.
Quando entrai la vidi in preda a una contrazione e mi affrettai a raggiungerla per stringerle la mano. L’effetto dell’antidolorifico era passato.
“Respira, Kristen. Respira. Guarda il coniglietto! Come facemmo al corso, ricordi? Respira su…”
“Aaaaah, cazzo che dolore!” sospirò quando fu passata. “Dov’eri?”
“Perché non lasciamo stare e invece non ci esercitiamo con la respirazione prima della prossima contraz…” ma prima che potessi finire la frase lei aveva già spalancato gli occhi e afferrato di nuovo la mia mano.
“Certo!” strinse la mia mano. “Concentriamoci sulla respirazione!” ringhiò. “Perché no? Ora guarda il bel coniglietto e respira mentre soffri! Provaci tu!” strinse ancora più forte e fui costretto a stringere i denti. “Dai, coraggio! Come va, tesoro!?” calcò l’ultima parola con un tono sadico di cui non ero mai stato testimone prima e finalmente lasciò andare la mia mano che era diventata totalmente insensibile. Mi alzai e mi voltai per nascondere una lacrima che dovetti raccogliere al bordo dell’occhio.
“Su, smettila di piangere adesso.”
“Non sto piangendo.”
“Invece sì.” Rispose scorbutica per poi cambiare tono nuovamente.
“Allora dov’eri?” chiese con sguardo tra il triste e l’accusatorio.
“Ero.. a far mangiare qualcosa a Joy.”
“Oh, che ha mangiato?”
“Biscotti con latte… Ora dorme…”
Annuì piano e sembrò pensare a qualcosa. “Sai, Joy ha detto una cosa strana prima…”
“Davvero? Cosa?”
“Ha detto che hai paura di entrare qui. È vero?”
Semplice e diretta. Forse avrei dovuto esserlo anche io ma c’era ancora quella parte di me che voleva mentire per rassicurarla.
“No… è tutto okay…”
Ma non funzionava un granché come piano.
“Rob…” alzò un sopracciglio. “Ti conosco da sette anni, siamo sposati da quattro. Non sai mentirmi.”
E infatti era inutile continuare a negare.
Tornai a sedermi sulla sedia accanto al suo letto.
“Sì, Kristen. Ho paura. Ho paura quando ti vedo soffrire. Ti ho vista soffrire troppe volte e non ce la faccio più” ammisi quasi vergognandomi.
“E hai paura che qualcosa vada male, vero?” alzai il viso e vidi che una lacrima solcava la sua guancia.
Oh no.
Annuii e le presi la mano.
“Ho paura anche io…” sussurrò stringendo le labbra e cercando di bloccare le lacrime ma non ci riuscì.
Lo feci io chinandomi su di lei e baciando il suo viso per spazzarle via.
“Andrà tutto bene” dicemmo all’unisono, cosa che provocò una piccola risata prima di un’altra contrazione.
“Uh-uh. Cazzo, cazzo!”
Questa durò molto e ne seguì un’altra cinque minuti dopo e un’altra ancora quattro minuti dopo.
Dopo un quarto d’ora di contrazioni a intervalli regolari e brevi Kristen fu trasferita in sala parto e, in preda al dolore, chiese quando le avrebbero fatto l’epidurale.
“Non ce la fa proprio a sopportare?” le chiese un’infermiera.
“Guardi, se me lo chiede tra una contrazione e l’altra le direi che posso andare anche in capo al mondo.”
“Sarebbe meglio non farla.”
Ma io stesso ricordai le parole della dottoressa.
Non lasciare che siano gli altri a decidere quello che puoi o non puoi fare. Scegli tu!
“No, voglio farla. Non voglio arrivare senza forze.”
Così, con una dilatazione di otto centimetri che sarebbe dovuta arrivare almeno a dieci, le fecero un’epidurale e starle accanto fu di nuovo più facile.
Lanciai uno sguardo all’orologio.
Le undici e dieci.
Un’altra ora era passata e non potevo credere che eravamo in quel posto dalle tre del pomeriggio. L’unico pensiero che mi consolava era il sapere che tra poco sarebbe stato tutto finito e avremmo finalmente visto il nostro bambino, l’avremmo tenuto in braccio e scoperto il suo sesso e il suo nome.
Girovagando per la stanza mi trovai a fissare il monitor che era collegato a Kristen e non potei fare a meno di notare che sembrava tracciare contrazioni meno intense quando invece Kristen diceva che stava iniziando a sentirle di nuovo.
“Probabilmente sta passando l’effetto dell’anestesia” azzardò un’infermiera quando la chiamai per chiedere spiegazioni eppure qualcosa non era ancora del tutto chiaro.
Stavo per andare a cercare un medico quando Kristen urlò e mi bloccai.
Una sua mano era tra le sue gambe.
“Cazzo, Rob! Qui sta uscendo la testa!”
“COSA?!”
“CHIAMA QUALCUNO!!!”
E successe tutto in un attimo. Non mi resi nemmeno conto di aver realmente chiamato qualcuno, non sapevo se la gente fosse accorsa in camera per le mie urla o per quelle di Kristen. Sapevo solo che la dilatazione era completa e il bambino era finalmente pronto per venire fuori.
“Grazie a dio!” fu il commento di Kristen quando mi chinai su di lei per baciarla e stringere la mano. Era già sudata e ancora non aveva fatto niente.
“Bene, Kristen!” esclamò la dottoressa Cameron. “Il bambino è pronto. Quando te lo dico, inizi a spingere, okay?”
Kristen annuì visibilmente e io riconobbi quello che doveva essere un bisturi tra le mani della dottoressa. Voltai lo sguardo e mi concentrai su quello di Kristen. Quando si contrasse in una smorfia capii che probabilmente avevano applicato l’incisione, il che voleva dire che ora doveva…
“Okay, ora spingi!”
Kristen strinse la mia mano e urlò.
“Aaaaaaaaaah”
Si fermò per fare una pausa e respirare in modo affannato.
“Su, piccola, Ce la fai. Respira, respira.”
“Di nuovo!”
E di nuovo non sentii più la mia mano ma non importava. Avrei quasi voluto dare a lei le mie forze. Mi sentivo egoista per averne così tante e vedere lei che sembrava visibilmente aggrapparsi ad ogni ultima risorsa di forza che aveva.
“Aaaaaah!” urlò ancora contorcendo il viso.
Altra pausa. Non azzardai a guardare oltre il telo onde evitare di svenire.
“Coraggio, Kristen. Un’ultima spinta ed è fuori.”
“Quando scommetti che non è l’ultima? Lo dicono sempre che è l’ultima…”
Non potei fare a meno di sorridere e le baciai la fronte sudata.
“Avanti, amore. Sono qui. Ce la fai! Avanti!”
E guidata dalle mie parole spinse ancora. Stavolta l’urlo sembrò quasi squarciare la stanza a metà.
“Mio dioooooo! Ma che cazz…. E’ tutta colpa tua! Tua e dei tuoi stupidi geni inglesi!” grugnì tra i denti mentre continuava a spingere. Trovai rassicurante che riuscisse anche ad imprecare contro di me nonostante il dolore.
“Okay, Kristen. Un’ultima spinta ora…”
“Che ti avevo detto?”
“Questa è davvero l’ultima. Le spalle sono fuori!”
E prima che potessi accorgermene lei aveva spinto di nuovo urlando e… un pianto aveva invaso la stanza.
Otto ore di attesa ed era venuto fuori in cinque minuti.
Non volevo lasciare Kristen ma la forza che mi spingeva verso quel pianto e quel piccolo corpicino, pieno di sangue, che riuscivo a vedere a stento, era troppo forte. Mi alzai sulle punte per lanciare una sguardo oltre il telo e… lo vidi.
Sorrisi come un idiota mentre mi chinavo su Kristen. “E’ Alexander…”
“Davvero?” sorrise lei con occhi stanchi ma lucidi.
Annuii e la baciai diverse volte. “Sei stata bravissima. Bravissima!”
“E’ un maschio…” ripeté lei quasi incredula.
“Sì. Te lo avevo detto che sarebbe stato un maschio.” Risi come un perfetto imbecille e lei insieme a me.
“Sì, certo. Come vuoi…” riprese fiato. “Voglio vederlo!”
“Lo stanno pulendo” le dissi mentre il mio sguardo era orientato verso il piccolo.
“Com’è?”
“Pesa quattro kili e cento grammi!” quasi urlai quando riuscii a percepire qualche pezzo di conversazione tra le infermiere.
“Quattro chili e cento?! Ci credo, è stato una vita lì dentro! Sta bene, Rob? Sta bene?”
“Sta bene, Kris. Ed è bellissimo. Tu sei bellissima.”
Le baciai le guance e poi le labbra.
“Non è vero. Sembro uno zombie. Voglio vederlo.”
“Ora lo portano.”
E infatti un secondo dopo un’infermiera si era avvicinata con un fagotto tra le mani e con molta delicatezza l’aveva appoggiato sul petto di Kristen.
“Ciao piccolo, benvenuto” sussurrò commossa e io insieme a lei.
Era decisamente più grande di Joy ma sembrava ugualmente piccolissimo e indifeso.
Passarono giusto un paio di minuti prima che lo portassero via di nuovo per controllare Kristen.
A quel punto lei mi costrinse a lasciare la sala parto e io non capii più niente. Mi trovai a ciondolare tra un corridoio e un altro senza sapere nemmeno bene dove stessi andando finché non riconobbi Tom e Alyson ancora seduti in sala d’aspetto.
Appena mi videro saltarono in piedi e mi vennero incontro.
“E’ un maschio! E’ un maschio! E’ un maschiooooo!” urlai abbracciando il mio amico che saltava insieme a me come se fossimo due cretini.
Abbracciai Alyson e feci una rapida chiamata alle famiglie che aspettavano in trepida attesa.
“Dov’è Joy?” chiesi quando tornai dentro. Loro la indicarono sul divano dietro di me, dormiva beata con la giacca di Tom addosso e poteva essere quasi un peccato svegliarla ma sapevo che lei stessa non se ne sarebbe pentita.
Mi abbassai e la svegliai dolcemente.
“Joy, amore?”
“Mmm… no Beal. È plesto, fammi dolmile.”
Sorrisi. “Sono papà, amore.”
A quel punto aprì gli occhietti. “Papi…” sussurrò con voce impastata dal sonno.
“Hey…”
“E’ nato?”
“Sì…”
“Allola è flatellino o solellina?”
“E’ un fratellino. Vuoi venire a conoscerlo?”
A quelle parole lei si tirò su in uno scatto e si buttò in braccio.
Stranamente non mi fece domande mentre camminavo tra i corridoi e solo quando fummo fermi davanti il vetro, disse: “Woooow. E chi è?”
Dovetti cercarlo anche io per un secondo ma appena lo vidi lo riconobbi immediatamente senza bisogno di vedere gli altri. Dormiva e aveva al polso un braccialetto blu dov’era scritto il suo nome. Alexander Pattinson.
Mi sentii improvvisamente orgoglioso e fu difficile non commuovermi.
Lo indicai a Joy e lei corrugò la fronte. “Semblano tutti uguali… pelò è calinoooo. Lo potto vedele da vitino? E lo potto plendele in blaccio?”
Risi facendola un leggero solletico. “E’ ancora troppo piccolo. Tra poco potrai vederlo più da vicino. Andiamo dalla mamma, su.”
Entrai in camera di Kristen in punta di piedi e feci segno a Joy di non fare rumore quando vidi che Kristen stava dormendo. O almeno era quello che mi era parso finché a un leggero fruscio di piedi aveva aperto gli occhi.
Sembrava stanca, molto stanca, ma ciò non le impedì di mettersi leggermente seduta appena vide Joy.
“Amore...”
“Mammaaaaa.”
La issai sul letto e le ricordai di fare piano perché la mamma poteva ancora sentire un po’ di male.
“Allora, l’hai visto il fratellino? Ti piace?”
“Ti, anche se l’ho detto che sono tutti uguali…”
“Vedrai che cambierà col tempo. Magari ti somiglia pure…”
“Allola salà bellittimo…”
Ridemmo tutti e tre quando bussarono alla porta.
“Si può? C’è qualcuno che vuole conoscere la sua famiglia.”
Io guardai Kristen e i nostri occhi brillarono gli uni negli altri. L’infermiera si avvicinò spingendo la piccola scatola e quasi ebbi paura quando lo prese da lì. Sembrava potesse spezzarsi con il semplice tocco.
Stava ancora dormendo quando lo presi in braccio.
“Fammi vedele, papà. Fammi vedeleeeee.”
Mi abbassai un po’ per farlo vedere a Joy che lo guardò quasi incantata e poi mi resi conto che anche Kristen lo stava guardando con desiderio.
Mi avvicinai a lei e lo posai dolcemente tra le sue braccia.
“Com’è piccolo…” sussurrò Joy, estasiata e con dolcezza infinita si allungò per carezzargli una manina.
“Lo ta chi tono io?”
“Sicuramente lo sa… Ma è sempre meglio presentarsi, vero?” rispose Kristen incapace, come me e come Joy, di distogliere gli occhi da quel pulcino che era tra le sue braccia.
“Tao Alex. Quetti tono mamma e papà… e io tono la tua tolellina. E quetta è la tua famiglia…”
“Sì…” aggiunse Kristen. “Ciao, Alexander David Pattinson…” sussurrò impercettibilmente. “Benvenuto tra noi.”
Io mi sedetti accanto a lei e le baciai la spalla leggermente nuda.
Kristen cercò un contatto più profondo col suo corpo, avvicinando la sua schiena al mio petto.
“Buon compleanno, amore” sussurrò sul mio collo prima di lasciarvi un bacio. E fu allora che guardai l’orologio che segnava le undici e quaranta, del tredici Maggio.
Era ancora il mio compleanno e avevo appena ricevuto il più bel regalo che potessi volere
.


Alexander is hereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Omg awwwwwwwwww è un maschio awwwwwwwwww. Complimenti a tutte voi che l'avevate indovinato e chi optava per la femminuccia, beh, sono giovani magari prima o poi awww hihihihihihi.
Finalmente dopo tante peripezie è fra noi il nostro Alex awwww  *_____*-
E ora??
E ora so cazzi miei cari Rob e Kris mahmuuhmauhamuhauhmahmu. Vedrete, vedrete... *cloe e fio si sfregano le mani con aria demoniaca*
Ahahahah il nome David è stato gentilemnte preso (ehm..ehm..fottuto ehm..*colpo di tosse*) dalla mente geniale ( se vabbè nn esageriamo) di Ross cess e dalla sua splendida raccolta di shot su Rob e kris di cui vi lascio il link:))) LINK
Alla prossima settimana ragazze!!!

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Capitolo 6
*** Just like us ***


obdmc6 Maumhaumauhauauauauhauhauhmauh buonasera girls!!!! Lo sappiamo, lo sappiamo non abbiamo postato giovedì e di questo facciamo 'mea culpa' u__u. ma..ma avevamo una ragione più che ottima per farlo e questa ragione è che domenica, come magari molte di voi hanno notato, abbiamo postato la nostra annuale ff natalizia, chiamata TURNING PAGE. Ci farebbe davvero piacere che passaste a leggerla (è sempre una Rob/kris) e se ci lasciaste la vostra opinione *_____*. Verrà aggiornata ogni cinque giorni fino alla vigilia di Natale (ha solo 5 capitoli).
'Ogni battito del mio cuore' sarà dunque in pausa da ora fino al sei gennaio. Ci piange il cuore( ehm..ehm u.u) ma scrivere Turning page ci ha davvero stremate e dobbiamo recuperare nella scrittura (o i nostri neuroni già scarsi rischiano la fusione @.@).
E poi questo è un capitolo tranquillo quindi non è come se vi lasciassimo fino al sei Gennaio nel bel mezzo di un punto cruciale e critico della storia.
Babbuhabuhabuabbaaaba...so che ho già detto questa frase ma questa volta è vero, lo giuro u.u
Ok, vi lasciamo a condividere la gioia della maternità con Kristen e Rob ahahah ehm..ehm..vedrete u.u
Voglio dedicare (io, cloe) personalmente questo capitolo a Ross Cess visto che compare un personaggio femminile che lei ama particolarmente *__*. lo so che mi odi cess u.u
Bene, bando alle ciance e... enJOY! ;)
Cloe&Fio



http://i51.tinypic.com/4hoyvo.jpg




CAPITOLO 6 (Cloe)


JUST LIKE US





ROB POV


“Quetta”
“No, amore, questa non mi piace”
“Quettaaaaaaaaaaaaaa”
“Joy”
“Papà”
“Joy”
“Papà”
“Il cagnolino è carino”
“Quetta…daiiiiiiiiiiiiiiiiiii”
Mi arresi all’ostinazione di mia figlia. Avevo imparato anni prima che contestare le sue scelte portava a ben pochi frutti. “Ok, prendiamo la scimmia”
“Sì, sì, sì!!” esclamò issandosi in piedi sul carrello e dandomi una bacio sulla guancia “Timmiaaaaaaaaaaaa! Ho una timmiaaaaaaaa!”
“Joy siediti o finirai per cadere”
Lei obbedì, tornando a sprofondare fra la miriade di peluche che inondavano il carrello del negozio di giocattoli in cui ci trovavamo.
“Quindi se la scelta è la scimmia possiamo rimettere via gli altri?”
Mi guardò torva e scioccata. “Ma io li voio tutti tutti tutti!”
Certo, ovviamente.
A volte pensavo che portare Joy a fare shopping non fosse una buona idea e, quando lo facevo, la cosa veniva nettamente confermata. O forse era tipico di ogni bambino volere…tutto. Lei voleva uno di tutto.
“Joy, siamo venuti perché volevi comprare un regalino per il fratellino. Non gliene servono tanti, basta uno solo” risposi “E se li prendiamo tutti, poi agli altri bambini cosa resta? Non hanno più peluche”
Fortunatamente la mia spiegazione le parve sensata perché non protestò e ,anzi, mi diede una mano quando rimisi i peluche sugli scaffali.  C’era poca gente nel negozio e pagammo velocemente il nostro acquisto. Presto fummo di nuovo in macchina diretti all’ospedale e, mano a mano che ci avvicinavamo, tirai un lungo sospiro di sollievo. Non mi piaceva lasciare sola Kris, neppure con guardie del corpo o Tom e Alyson quasi sempre presenti. I giornalisti, specialmente i paparazzi, riuscivano sempre a trovare un modo per infilarsi da ogni parte e scattare una foto. Cosa che assolutamente non volevamo accadesse. Specie oggi che, dopo quattro giorni, potevamo tornare a casa.
“Pelò potevi complale accola qualche pupazzo, papà” insistette nuovamente Joy mentre aspettavamo l’ascensore al piano terra della struttura. “Noi tiamo pieni di soldi, no?”
“Mmm, no, non così pieni”.
Ci mancava solo che sapesse davvero quanti soldi avevamo e mi avrebbe chiesto di comprarle un allevamento di cani e gatti. E, magari, anche cavalli conoscendola.
“Tì invece. Tu hai tantiiiiiiiiiiii soldi”
“Ehm..amore dove le senti tutte queste cose interessanti?”
“Me l’ha detto lo zio Tom che puoi complalmi tutto quello che voio” esclamò felice.
Grazie, grazie Tom. Non mi rimaneva altro che sperare che avesse presto un figlio tutto suo su cui riversare la mia vendetta. Non appena fosse stato grande abbastanza gli avrei raccontato un po’ di momenti imbarazzanti del suo vecchio, e allora sì che avrei riso io.
“Lo zio Tom dice tante cose sciocche”
“Nooo” staccò la mano dalla mia per aver detto una cosa simile “Lo tio è blavo. E poi lo dite anche la tinolina alla tv che sei pieno di toddi. E dite anche che sei sei…ah sì, sexxxxxxxxxxxi”
Era da quando le avevo detto per sbaglio quella parola la settimana precedente che Joy la ripeteva costantemente, mettendola nelle frasi più disparate al posto dell’aggettivo ‘carino’.
Beh, per lo meno sembrava essersi totalmente scordata dell’altra parola, nettamente peggiore che..
“Papà come si dice quella cosa che tu fai alla mamma quaddo..”
“Guarda, la mamma! Joy corri dalla mamma! Falle vedere la scimmia!”
“Mammaaaaaaaaaaaaa!” Joy riconobbe Kristen in fondo al corridoio e si mise a correre col suo grosso pupazzo davanti, dimenticandosi totalmente di ciò che stava dicendo. Non sapevo per quanto tempo avrei ancora potuto sperare di scampare così bene il pericolo, ma tenevo duro e pregavo che quella parola finisse al più presto nel dimenticatoio. E magari anche sexi, già che c’eravamo.
Raggiungemmo Kris che camminava, o più che altro tentava di farlo, aggrappata a JB.
“Mamma guadda! Abbiamo pleaso una timmia pel il flatellino. E’ anche pel te pelò pecchè ti piacciono le timmie” si rivolse a JB con un enorme sorriso “Lo sapevi che la mamma aveva un fidanzato timmia plima di papà? E che poi pelò lo ha lasciato pecchè papà l’ha abbagli..abbaglia..abbagliata con i suoi enormi occhi veldi e si sono peddutamente innamorati?”
“Ah sì eh?” Kristen rise e ne approfittai per sostituirmi a JB nel sostenerla. Non che non riuscisse a camminare da sola ma era ancora piuttosto indolenzita e quando ci provava sembrava un po’..una papera. Non che glielo avrei mai detto, visto che ci tenevo a conservare la testa attaccata al collo.
“Tu Hottie conoscevi la timmia della mamma?” sussurrò Joy a JB mentre ci dirigevamo di nuovo verso la stanza di mia moglie.
“Ehm..no, non ho avuto il piacere” rispose quello e, anche se Kristen stava cercando con tutte le forze di lanciarmi l’occhiataccia ‘non-devi-raccontare-queste-cose-a-Joy’, si capiva chiaramente che stava tentando di non morire dal ridere. Se per non darmela vinta o se per non sentire dolore, ancora non lo avevo capito.
“Che c’è? “ sussurrai “Ieri sera voleva la favola della buona notte ma si era stufata delle solite storie. E allora..”
“..e allora hai pensato bene di raccontarle la ‘nostra’ storia. Ok, ma potevi fare dei tagli. Se incontrassimo Michael in giro e lo chiamasse ‘scimmia’ potrei sprofondare dall’imbarazzo”
Non appena disse quelle parole mi irrigidii. Sentire il suo nome, specie sulle labbra di Kristen, mi faceva un brutto effetto e risvegliava i ricordi dell’ultima volta che ci eravamo visti che, a loro volta, mi facevano pensare alla litigata con Kristen, alla festa di Joy e…
La stretta di lei si fece più forte sul mio braccio e avvertii le sue labbra tiepide posarsi sulle mie. “Stiamo bene Rob. La nostra vita è perfetta per cui non pensare a ciò che so ti sta frullando in quel cervellino, ok?”
“Ok” mormorai, ricambiando il bacio, questa volta sulle sue labbra. “Ti amo. Amo te, Joy e Alex.” E solo in quel momento mi accorsi che, stranamente, non era fra le braccia di kris, posto che aveva occupato quasi interamente per quei tre giorni. “A proposito, dov’è?”
“Beh ecco piangeva, mi sono scocciata e l’ho abbandonato solo in camera” scosse la spalle e le diedi una leggera spinta di lato.
La ricambiò, pronta. “Non fare del male alla tua povera moglie dolorante. E comunque è in camera, ma non solo ovviamente. Sono arrivate due persone a trovarci che se lo stanno completamente spupazzando” rispose “Oh, due persone che hanno anche una bella notizia. Evidentemente i fiori d’arancio sono nell’aria”
La guardai confuso. Non ricordavo altri membri della famiglia che fossero in procinto di sposarsi, ameno che uno dei fratelli di Kristen…
Cercai di immaginarmi Cameron o Taylor all’altare ma scartai immediatamente l’idea.
Oddio, e se Victoria..
Ma, no, la mia famiglia era arrivata ieri ed ora stava in hotel ed ero sicuro che Vic fosse venuta senza nessun uomo appresso.
Quando aprii la porta, però, pensai di essere stato un vero idiota a non immaginare subito di chi dovesse trattarsi.
Forse non erano parte della famiglia ma, se c’era qualcuno tra i candidati al matrimonio, quelli erano proprio Andrew ed Emma.
Se ne stavano seduti sul letto di Kristen e, tanto per cambiare, stavano battibeccando.
“Fammelo tenere un po’”
“No”
“Dai”
“Smettila. Sono io la donna per cui si presume che abbia più istinto materno di te”
“Ehm…ehm..” mi schiarii la voce ed entrai veloce a salutarli. Erano mesi che non vedevo Andrew, visto che stava girando un film in sud Africa, ed anche Emma era volata da lui per stare insieme.
Si alzarono in piedi per abbracciarmi ma Joy, con Andrew, mi precedette di gran lunga.
Gli saltò fra le braccia e lo strinse con forza, dandogli ben due baci, prima di guardarlo adorante.
“Tio Andlew! Hai pottato un legalino pel Alex?”
“Joy” Kris la rimproverò ma lei non parve badarci molto.
“Certo che l’ho portato. Per che razza di zio mi hai preso?”
“E pel me l’hai pottato??”
Emma tolse dalla borsa una scatola rosa che passò a Joy, entusiasta di non essere mai dimenticata.
“Grazie di averlo preso anche a lei. Per ora non è ancora gelosa ma inizio a cogliere segnali non proprio incoraggianti al riguardo” gli mormorai all’orecchio mentre lo stringevo per qualche secondo.
“E così vi sposate eh?”
Andrew alzò gli occhi al cielo teatralmente. “Sai, Emma alla fine ha così insistito che non me la sono sentita di dirle di no”
Inutile dire che si beccò uno scappellotto in testa, nonostante Emma stesse tenendo saldamente con una mano Alex.
“Veramente sono io quella che ha ceduto alle sue implorazioni se vogliamo proprio essere sinceri, comunque” ribadì mentre Joy saltellava intorno a tutti mostrando la sua nuova collana di corallo rosa e poi correva fuori per mostrarla anche ad JB o, come lo chiamava lei, Hottie.
“E avete deciso una data?” domandò Kris carezzando la testina scura di Alex. Era stranamente silenzioso contro il petto di Emma. Nei giorni precedenti avevamo scoperto che aveva un bel paio di polmoni e che amava molto usarli.. molto più di Joy a dirla tutta. Forse però vicino alla morbidezza del seno si sentiva al caldo e al sicuro. Era piuttosto intelligente mio figlio, pensai con una punta di orgoglio.
“Beh..pensavamo settembre” rispose Emma “ma non sappiamo ancora con precisione, e neppure il posto. E speriamo che non lo venga a sapere neppure la stampa”
“Già, ti capisco” mormorò Kris.
In effetti come avessimo fatto a mantenere segreto il nostro stesso matrimonio era, per me, ancora un vero e proprio mistero, nonché miracolo. E capivo alla perfezione anche l’ansia di Emma e Andrew visto che negli ultimi anni erano diventati un po’ la nuova coppia bersaglio dei giornali. Avendo mantenuto la politica del non voler vendere la loro storia  confermandola pubblicamente avevano solamente attirato ancora di più l’interesse dei media e, anche se ero felice che questo fosse un po’ scemato da me e Kristen, mi dispiaceva davvero per loro.
Emma ritornò a sorridere. “In realtà speravamo che poteste farci un favore, o meglio, che Joy potesse farcelo. Né io né Andrew abbiamo una parente abbastanza piccola per fare da flower-girl, perciò ci chiedevamo se a Joy avrebbe fatto piacere..”
Per me e Kris ovviamente non c’era alcun problema e Joy, come c’era da aspettarselo, accettò la proposta felice ed entusiasta. Prima di tornare a giocare nel corridoio, però, si avvicinò a me per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
“Posso andale con Hottie a prendere la cioccolata?”
“Mmmm, non lo so tesoro. Tra un po’ è ora di pranzo e lo sai che andiamo tutti a casa, anche la mamma e il fratellino. La nonna ha organizzato una festicciola con tante cose da mangiare”
“Solo un pezzetto” mi fece gli occhi da cucciola a cui non sapevo resistere e le diedi qualche moneta per le macchinette. Kris era presa a far vedere a Emma e Andrew come si cambiava un pannolino e non si rese conto del nostro confabulare.
“Però rimane un segreto fra te e papà, ok?”
Annuì con forza. “Celto, io so tenele i segleti!”
Fece qualche passo verso la porta ma poi sembrò cambiare idea e tornò indietro, strattonando Emma per il bordo della gonna.
“Tia Emma?”
Lei si inginocchiò alla sua altezza. “Dimmi piccola”
“Sai che ieli sela abbiamo vitto Easy..easy girl? Ela ploplio bello. Ah, e papà dice che sei sexxxxxxxi” disse tutto d’un fiato prima di correre via.
Beh, per lo meno sapeva tenere qualche segreto.
Dopo un’oretta, un po’ di prese in giro alla mia lingua troppo lunga e uno scappellotto di Kris per aver fatto vedere Easy girl a Joy, stavamo finalmente sistemando i vestiti e tutte le cose di Kristen e Alex all’interno della borsa.
O meglio, io tenevo Alex che si era addormentato fra le mie braccia mentre lei piegava la sua biancheria e guardava che non mancasse nulla..
Le sue mani si posarono sulla tutina rosa che avevo comprato in caso fosse stata femmina e la vidi intristirsi per un istante.
“Cavolo era davvero carina. Quasi quasi mi spiace che non sia una femminuccia” commentò “Magari potremmo regalarla a qualcuno. Con tutti questi matrimoni prima o poi ci saranno anche dei bambini”
Scossi il capo. La verità era che io stesso mi ero affezionato parecchio a quel pezzo di stoffa e poi trovavo l’idea di liberarcene ridicola. Poteva sempre servirci in futuro.
“La mettiamo via e la teniamo per il prossimo” scossi le spalle, tranquillo, e vidi le sue mani bloccarsi.
Scosse il capo, più o meno divertita.
“Certo, come no. Se speri che io spinga un altro enorme tuo bambino fuori da me molto presto…”
La sua frase fu interrotta dal suono della mia risata. Ricordavo perfettamente che aveva detto più o meno le stesse parole dopo la nascita di Joy eppure eravamo lì, insieme, con un nuovo figlio tra le braccia, nonostante tutto ciò che avevamo passato e tutti i problemi che avevamo avuto.
“Non c’è niente da ridere” sbottò “E lo so che ho detto una cosa simile dopo il parto di Joy ma questa volta è vero”
“Ok” risposi tranquillo “Sicuro”
“Guarda che sono seria”
“Lo so”.
Certo, come no, avrei scommesso qualunque cosa che entro un paio d’anni…
Il mio sorrisino le faceva chiaramente capire che nella mia mente stavo complottando ma la sentii solo mormorare qualcosa di molto simile a ‘nascondere la confezione della pillola’, prima di sedersi sulla sedia a rotelle.
“Già non capisco perché devo uscire seduta qua sopra”
“Politica dell’ospedale” risposi passandole Alex e spingendola con una mano mentre l’altra era stretta attorno a quella di Joy.
In pochi minuti firmammo il foglio di dimissione e ci ritrovammo nell’aria calda di maggio nel parcheggio dell’ospedale. Un’infermiera si preoccupò di accompagnarci per riprendere la sedia a rotelle e, una volta restituitala e legati Alex e Joy nei seggiolini, restammo qualche secondo a respirare l’aria fresca e pulita della bella stagione che stava velocemente avanzando.
Bella stagione, una bella vita, una moglie fantastica e due figli meravigliosi.
Presi la mano di Kristen nella mia, rendendomi pienamente conto di quanto fossi fortunato.
“Pronto per parenti pazzi, pannolini sporchi, notti insonni e coliche?” sussurrò lei.
Non ebbi alcuna esitazione. “Certo”
Dopotutto avevo lei al mio fianco e tutto andava bene.



Ma Kristen non aveva sbagliato in nulla nelle sue previsioni, a partire dai parenti pazzi. Erano a casa nostra da ore e, anche se i miei genitori e le mie sorelle mi mancavano tanto, dovevo ammettere che averli tutti insieme contemporaneamente era…estenuante.

Terribilmente estenuante.
Ma, per fortuna, dopo un pomeriggio fra regali, torta, braccia che facevano a gara per passarsi Alex, stavano per tornare a casa ed al loro hotel.
Questo se fosse stato possibile trovare dove diavolo si erano cacciati Joy, Thomas e Jaymes, i figli di Lizzie e Paul.
Mia sorella li stava cercando come una pazza da più di mezz’ora, sbraitando contro Paul che, a parer suo, aveva la responsabilità di averli lasciati scappare.
“Mi fa un po’ pena quel poverino” mormorò Kristen ad un certo punto.
E dire che rispecchiava totalmente i miei pensieri era riduttivo.
“Anche a me”
Si avvicinò di più e notai il suo sorrisino cattivo. “Dici che dovremmo dirle che di solito Joy si nasconde in lavanderia e che probabilmente sono tutti lì?”
“Dovremmo” risposi “ma mi diverto a vederla andare fuori di testa”
“Un po’ anche io” kris ridacchiò ma, poi, si bloccò subito “Ti rendi conto che se non li trovano magari penseranno di lasciarceli per la notte?”
“Liz!”
Ci mettemmo meno di dieci minuti per trovare i bambini. I gemelli si erano infilati dentro la lavatrice, mentre Joy, che era nettamente più grande, occupava da sola l’intera asciugatrice.
“Chiamaci, ok? Se avete bisogno di qualsiasi cosa. Qualsiasi” mia madre mi stritolò quando la salutai sulla porta. Lei e papà sarebbero stati in hotel ma non per molto visto che avevano in programma un viaggetto tra i vigneti della California con i genitori di Kris. Noi qui con bambini urlanti e loro in giro ad ubriacarsi. Dovevo ammettere che l’idea di invecchiare non era poi così male.
“Ma sì certo, ci sentiamo tutti i giorni. E se abbiamo bisogno chiamiamo. Tranquilla”
Una volta che tutti furono saliti in auto, finalmente, in casa ci fu qualcosa che non avevo più sentito da ore e che sia io che Kris accogliemmo con grande gioia: silenzio.
Alex si era addormentato circa mezz’ora prima quindi, in teoria, avrebbe dovuto dormire per altre tre o quattro ore. Magari cinque. In fondo era vero, in ospedale non aveva dormito molto ma ora era a casa, tranquillo e sereno e magari…magari era un bambino super dormiglione.
Kristen si appoggiò a me. Non erano nemmeno le nove ma dire che eravamo distrutti sarebbe stato un eufemismo.
“Voglio solo dormire per…mmm due giorni di fila” mormorai.
“Io direi che al massimo possiamo sperare in due ore di fila. Se siamo fortunati eh.”
Le massaggiai la schiena mentre rientravamo in casa e inserii l’allarme. “Non essere negativa”
“Rob, ho passato le ultime quattro notti con quel bambino in ospedale e credimi quando ti dico che dormire non è in cima alla sua lista di cose preferite” sospirò “Però hai ragione tu. Magari a casa si sentirà più sereno e..”
In quell’esatto istante si sentì il suono del pianto incessante e disperato di Alex provenire dal baby phone.
Guardai Kris ed entrambi scoppiammo a ridere.
Beh, questa volta se l’era davvero gufata.
Mi baciò veloce le labbra. “Io vado a vedere lui. Tu metti a letto Joy, ok?”
“Ok”
Corse di sopra mentre io andai in salotto e aiutai Joy a sistemare tutti i suoi pennarelli e i disegni che aveva fatto coi cuginetti. Le feci il bagnetto ma, arrivati al momento di metterla a letto, la sentii stranamente capricciosa. Si rifiutò di sdraiarsi nel lettino senza di me; non voleva neppure una storia. Pretese solo che restassi con lei fino a che non fu completamente addormentata.
Le massaggiai i capelli e le canticchiai qualcosa finchè non la sentii cedere piano al sonno. Prima di crollare, però, mi fece una domanda piuttosto strana.
“Pelò Alex non lo poltate nel lettone, velo?”
“No, non lo portiamo, stai tranquilla. Ha il suo lettino”
Si era immediatamente calmata ma io avevo iniziato a capire quanto la gelosia, forse, sarebbe stata un problema. Accidenti, riuscivo quasi a capire perché le mie sorelle si erano tanto divertite a vestirmi da donna e usarmi come loro schiavo personale finchè non ero stato abbastanza grande da ribellarmi..
Trovai Kris fuori dalla porta della nostra camera, con i nostri pigiami in mano.
“Cosa..?”
Mi tappò la bocca con le mani e mi trascinò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
“Se questo è un tuo tentativo di sedurmi” scherzai “Credo che non si possa fare. Il dottore dice che è meglio se aspettiamo mia cara.”
Alzò gli occhi al cielo e mi passò i pantaloni della tuta ed una t shirt. Posò il baby phone che non mi ero resa conto avesse in mano sul ripiano vicino al lavello, fissandolo con uno sguardo di semi terrore.
“Dobbiamo cambiarci qui e poi scivolare nel letto molto lentamente e facendo molto piano” sussurrò come se Alex avesse potuto sentirci perfino dal bagno “Ogni minimo rumore lo sveglia. Ho provato a rimetterlo in quella maledetta culla sei volte prima che non si svegliasse di nuovo piangendo..”
“Speriamo che la situazione migliori”
Già, la situazione sembrò migliorare, almeno all’inizio.
Io e kris ci vestimmo per la notte, scivolammo sotto le coperte al buio e lei sussurrò ‘buonanotte’ così piano contro il mio orecchio che quasi faticai a sentirla. Ma era intimo averla di nuovo stretta a me nel nostro letto e, quando si strinse a me, non ci misi molto ad abbandonarmi al sonno. Circa lo stesso tempo che Alex impiegò per capire che aveva dormito più che a sufficienza e che era pronto per un'altra poppata.
La cosa successe ciclicamente, ogni mezz’ora, finchè l’alba ci vide seduti tutti e tre sul divano. Inutile dire che Alex era di nuovo attaccato al seno di Kristen.
Teneva i suoi enormi occhioni grigio-azzurri spalancati su di noi e succhiava come se fosse stato il suo ultimo pasto. Il che era assurdo perché aveva mangiato tutta la notte a intervalli regolari e ravvicinati. Come diavolo faceva ad avere ancora fame?
“Ma fanno male le tette” mormorò kris ad un certo punto.
I suoi occhi arrossati per il sonno e la spossatezza fissavano la parete di fronte a noi e i capelli arruffati le conferivano un’aria vagamente da pazza.
Mi venne da ridere. “Hai l’aria di una fuggita dal manicomio”
Lei mi fissò come se il pazzo fossi io. “Guarda che nemmeno tu sembri proprio uscito da un servizio fotografico di Vogue eh?”
Scoppiammo entrambi a ridere. Probabilmente era vero e se qualcuno ci avesse visti quella mattina di maggio mai avrebbe immaginato che eravamo due delle star più pagate di Hollywood.
“Sai, penso che se ce ne andassimo in giro con questo aspetto i paparazzi non capirebbero neppure che siamo noi”
“Lo penso a.. oddio dorme.”
Non appena Kris ebbe pronunciato quelle parole guardai in basso e notai che in effetti Alex dormiva e, pareva, piuttosto profondamente. Ma , neppure nel sonno, aveva mollato la presa sul seno della madre e più lei cercava di allontanarlo più lui si aggrappava con forza con le gengive.
“Oddio ti prego staccamelo, staccamelo, mi sta facendo malissimo”
Gli infilai il polpastrello in bocca in modo che succhiasse la mia pelle e potesse lasciare andare Kris. Solo quando lo ebbe fatto lei tirò un lungo sospiro di sollievo.
Posai un piccolo bacio sulla fronte di Alex e poi su quella di Kristen. “Caffè?”
Annuì con forza. Qualcosa mi diceva che sarebbe presto diventato il nostro più grande alleato.
Ne preparai due tazze, una grande per me e una più piccola per Kristen, visto che per via dell’allattamento doveva limitare il consumo di caffeina.
Tuttavia, quando tornai in salotto, vidi che Kris si era sdraiata sul divano e che il bambino dormiva ancora fra il suo petto e lo schienale. Entrambi avevano gli occhi chiusi e respiravano piano e regolarmente.
Mi sdraiai dietro Kristen e la strinsi leggermente, ascoltando per un secondo il silenzio della casa completamente addormentata, prima di crollare con lei.



“Non sei tu Rob. Non ti odia, lo so”

Quanto era patetico che mia moglie, che aveva dormito sei ore meno di me, mi stesse consolando e riuscisse a mantenere il controllo mentre io stavo lentamente abbandonando ogni tipo di razionalità?
Kris mi aveva lasciato dormire per sei ore di fila e poi mi ero offerto di darle il cambio. Dopotutto c’era il suo latte in frigo e dovevo semplicemente scaldarlo quando Alex avesse avuto fame e dargli il biberon..
Certo, sulla carta era facilissimo, ma nella realtà era stato molto diverso.
Sin da quando lo avevo tolto dalle braccia di Kris si era messo a piangere, fissandomi con gli occhi più tristi del mondo, come se gli avessi fatto chissà quale torto solo con la mia presenza.
Dopo due ore di pianti Kristen era ritornata con me. In pratica non ricordavo da quanto non dormiva. Alex era a casa da quattro giorni quindi probabilmente…mmm quattro giorni.
“Invece mi odia. Non mi vuole”
Lei sospirò dandomi qualche pacca sulla schiena. Ora che aveva di nuovo il seno di sua madre tra le labbra mi osservava soddisfatto e…era un’aria di sfida quella?
O forse stavo solo impazzendo per la stanchezza?
“Ricordi quando ero io quella che Joy non voleva? Beh mi accorgo di quanto ero assurda allora. Non c’entra niente la simpatia, c’entra il fatto che tu non hai le tette piene di latte. Joy non era una gran mangiona e non le importava molto ma per questo bambino…per questo topino mangiare è evidentemente molto importante, vero amore di mamma?”
Gli diede un bacino all’eskimese e avrei quasi potuto giurare di vederlo sorridere.
Perché a me non sorrideva?
Anzi, perché con me urlava sempre?
Cercai di  pensare a quell’idea come una sciocca e stupida mia fantasia e passai il resto della giornata a giocare con Joy o ad osservare mentre Kristen le spiegava le basi del ‘fare la mamma’: riscaldare il biberon, far fare il ruttino e cambiare il pannolino. Inutile dire che quest’ultima cosa fece scappare Joy a gambe levate nell’altra stanza e mi fece strappare la promessa di farla dormire con noi nel nostro letto. Anche kris non si sentì di dirle di no e sapevo che la sua ragione era la stessa che avevo io. Da quando avevamo portato Alex a casa ci eravamo concentrati quasi totalmente su di lui, limitando nettamente le ore che trascorrevamo con Joy e se non volevamo che la gelosia diventasse presto un enorme problema…
E così, come promesso, alle dieci di quella sera ci ritrovammo tutti e tre stretti nel lettone mentre Alex, almeno per il momento, dormiva nella tranquillità della nursery. Visto che sentiva ogni minimo rumore, avevamo pensato che lasciarlo in una stanza solo, senza possibili fonti che lo disturbassero, era un tentativo da provare.
“Pecchè Alex dolme di là?” domandò dopo che la luce fu spenta e lei si fu accoccolata sul petto di Kristen.
“Perché sente tutti i rumori e si sveglia e noi non vogliamo che si svegli, no?” rispose lei.
Joy sospirò e affondò il capo nel cuscino. Doveva essere molto stanca dopo un’intera giornata passata a giocare ma sembrava essersi divertita parecchio.
“Ma non si sente solo povelino? E’ piccolo”
“No, non si sente solo vedrai” questa volta fui io a risponderle mentre le carezzavo i riccioli. “Buonanotte”
“Buonanotte mami, notte papi”
Ma le parole di mia figlia avevano lasciato una strana sensazione dentro di me. E forse ero paranoico ma…se il babyphone si fosse rotto e noi non l’avessimo sentito piangere? Se avesse avuto freddo? Se davvero si fosse sentito solo?
Non riuscii a chiudere occhio per tutta l’ora seguente, sentendomi un pessimo genitore, ma non dovetti preoccuparmi ancora per molto visto che Alex, poco dopo le 23, decise di avere dormito a sufficienza.
Scivolai fuori dalle coperte prima che Joy e Kris sentissero il suo pianto debole. Dormivano così bene, abbracciate l’una all’altra e volevo davvero lasciarle riposare, specialmente Kristen. Anche se non lo avrebbe ammesso non l’avevo mai vista così a pezzi, neppure dopo la nascita di Joy.
Andai prima in cucina per riscaldare un biberon nel microonde e poi entrai in punta di piedi nella nursery. Ora era di nuovo tutto tranquillo, ma Alex non si era riaddormentato. Se ne stava steso nel suo lettino troppo grande, con gli occhio velati di blu spalancati. Mi osservò mentre accendevo la lucina nell’angolo della stanza e lo prendevo tra le braccia.
Non pianse e, miracolosamente, quando avvicinai la tettarella alle sue labbra iniziò a succhiare con forza. Mi mossi il più lentamente possibile, ringraziando tutti i santi del paradiso, finchè non mi sedetti sulla sedia a dondolo che ci avevano regalato per la nascita di Joy.
Alex continuava a succhiare guardandomi, accolto nel tepore della copertina bianca in cui l’avevo avvolto. E mi sorpresi a pensare che quella era forse la prima volta in cui era sveglio fra le mie braccia e non stava piangendo. Anzi, se ne stava tranquillo e pacifico e sembravo…sembravo stargli simpatico.
Avvicinai il volto al suo e inspirai il suo profumo di borotalco e lavanda e…
Dio, com’era possibile che tutti i neonati profumassero così tanto di buono?
“Che state facendo?”
Kris era appoggiata allo stipite della porta e, nonostante la stanchezza, ci sorrideva.
“Si sentiva solo” mormorai.
La verità era più che altro che ero io quello ad essersi sentito solo. Volevo un momento con lui per instaurare un legame speciale e non c’era nulla di meglio di sentire il suo calore fra le braccia, nel buio della notte.
“Dovresti riposare” sussurrai mentre lei si avvicinava e si sedeva sul bracciolo della sedia. Le passai una mano intorno alla vita, affondando il volto nella sua maglietta. Avevo trovato qualcosa che profumava anche meglio di Alex.
“E perdermi questo momento?” mormorò “Assolutamente no”
Gli bastarono dieci minuti per scolarsi l’intero biberon e per lasciare che i suoi occhietti si chiudessero di nuovo lentamente.
“Forse…forse potrebbe dormire nella culla di là , no?” nella sua voce c’era un chiaro tono speranzoso. Neppure lei voleva lasciarlo lì da solo. “Visto che si sente così solo…”
Tornammo nella nostra stanza mano nella mano. Joy dormiva profondamente e, quando posai Alex nella culla, si mosse solo un poco, tornando subito a riposare. La sua boccuccia si aprì leggermente nel sonno.
Io e Kristen sgattaiolammo di nuovo fra le coperte e, per la prima volta da giorni, mi parve davvero di dormire per ore ed ore. Era un sonno così profondo, così ristoratore…
Quando riaprii gli occhi la luce dell’alba filtrava dalla finestra e non so se fu un mio piccolo movimento a svegliarla ma, nello stesso istante, anche Kris aprì gli occhi.
Vidi le sue sopraciglia incresparsi. “Dov’è Joy?”
In effetti il corpo di mia figlia non era più steso fra i nostri.
“Perché Alex non si è svegliato? Che cazzo di ore sono?”
Si tirò a sedere di scatto e lo stesso feci io.
“E’ strano che non abbia voluto mangia..”
Bloccai la frase a metà quando, dopo aver gettato un’occhiata dentro alla culla, vidi ciò che ci aspettava.
Joy si era rannicchiata al fianco di Alex e, anche se in due occupavano tutto lo spazio disponibile, lei non sembrava avere alcun problema a dormire schiacciata il più possibile alla parete per lasciare quasi tutto il materasso ad Alex. Dividevano il calore sotto la copertina di cotone e Alex le stringeva un ditino nel suo pugnetto.
Vicino a loro c’era anche il biberon di latte vuoto. Joy sapeva usare il microonde teoricamente e il giorno prima Kris le aveva fatto vedere come si faceva a riscaldare qualcosa ma…
Mi meravigliai ancora una volta di quanto mia figlia fosse intelligente e speciale. E, anche se sapeva di non avere il permesso di toccare nulla in cucina e ci aveva quindi chiaramente disobbediti, non potei non provare un grande orgoglio guardandola.
“Si è alzata da sola a..prendergli il latte e…E’ perfetta. E’ una bambina perfetta”
Era stata Kris a parlare ma era esattamente ciò che anche io pensavo.
“Sì…sì lo è. Lo sono entrambi”
“E pensare che c’è stato un tempo in cui…in cui l’idea di avere un altro bambino, dopo quello che avevamo passato…
“Avevi solo paura” le carezzai la schiena, stringendola a me.
“Ho ancora paura” ammise dolcemente “Ma non di essere la loro madre. Di..di fallire. Con loro…con te..”
“Non potresti mai fallire” sussurrai “Ci ami troppo.”
Scacciai via una piccola lacrima che le rigava il volto e la baciai, questa volta dandole tutto me stesso. Piano e lento, con passione e con amore, con tutto ciò che avevo…
Quando si staccò per guardarmi, sorrideva.
“Quindi abbiamo trovato la chiave magica per farlo stare buono, eh? La sua sorellina”
“Ci abbiamo messo un po’ ma…ma questo momento vale tutta la frustrazione iniziale, no?” domandai .
Si chinò, posando un bacio su entrambe le fronti dei nostri figli.
“Un po’ come noi due.”
Ripensai alla nostra storia e a tutto il dolore e i malintesi dell’inizio e…e non potei fare altro che annuire.
Sorrisi. “Esattamente come noi”.


                                                                                                                                         ************************


Qualcuno si offre di aiutare questi due poveri disgraziati??? ._______. Dai su scommetto che perdereste tutte qualche ora preziosa di sonno per Alex Pattinson U__U.
Detto questo, ma quanto è bella Joy che se ne va a dormire con il nostro piccolo Alex *__*. E' un pulcino dolcissimo awww. Certo lo sappiamo che ha 4 anni e se avesse scaldato da sola il biberon probabilmente glielo avrebbe dato troppo caldo e avrebbe potuto ustionargli la bocca ahah, ma questa è una ff quindi passateci la cosa *_____*.
E Andrew ed Emma che si sposano, ma quanto sono carini? Non trovate anche voi che siano carinissimi come coppia? *__* (Ehm..ehm..Cess, Emma chiede se vuoi fare da damigellau__u)
Comunque sia l'idea di Joy che va ad accudire il suo fratellino mi è venuta quando ho visto questa immagine  che mi ha letteralmente sciolto il cuore.
http://data.whicdn.com/images/14553492/320907_272046359486661_110390655652233_1047539_411699153_n_large.jpg

Lo sappiamo che ci sentiremo su twitter, fb e nell'altra ff, ma ne caso voi seguiate solo questa storia e non le altre o i social network cogliamo l'occasione per augurarvi un fantastico Natale e un felice nuovo anno, pieno di cose belle e di sorprese (e di Joy..la chiediamo ogni anno e non arriva u.u. che schifo). Ancora auguri a tutte quante voi!!!
Ci si vede il 6 gennaio!! :D

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Capitolo 7
*** The damned day ***


the damned day WE ARE BAAAAAAAAAAAAACK!!!! Vi siete dimenticate di noi??? Speriamo proprio di no eh u___u. Tanto che comunque neppure durante la pausa  natalizia vi siete liberate di noi visto che vi abbiamo intrattenute con Turning Page, quindi si può dire che siamo proprio buone, sull'orlo della santità ahahah. Si vabbè nn esageriamo u__u.
Anyway oggi è venerdì 13 per cui questo capitolo ha un titolo azzeccatissimo xD.
Vi lasciamo alla lettura, ringraziandovi sempre per le recensioni meravigliose, i preferiti e seguiti e anche per tutte voi che ci avete seguite e recensite anche in Turning Page *_____*
Siete meravigliose.
Buona lettura e...enjoy ;D


http://i51.tinypic.com/4hoyvo.jpg




CAPITOLO 7 (Fio)


THE DAMNED DAY 




POV Kristen


Un respiro, un gemito, un silenzio. Urla.
Così come avevo tolto le mani dal passeggino ripresi a muoverlo avanti e indietro e cullarlo.
“Alex, amore mio, ti prego…” sussurrai esasperata mentre le sue urla riempivano la stanza ancora e ancora. Notte dopo notte. Mese dopo mese… e negli ultimi due non c’era stata una notte che avessimo passato a dormire per cinque ore di fila. E dire che avevamo creduto che Joy fosse terribile quando era piccola ma lui… lui non aveva paragoni.
Piangeva per il semplice gusto di farlo, doveva avere una specie di radar o sensore o chissà cosa che lo avvertiva di quando lasciavamo la stanza perché onestamente non credevo possibile che un bambino di appena due mesi non riuscisse a dormire per qualche ora di fila.
Mangiava e piangeva. Piangeva e mangiava. Non faceva altro e, sebbene Joy fosse una delle poche che riuscisse a farlo stare zitto, non potevo certo andare a svegliare una bambina di quattro anni all’una di notte perché ero incapace di fare la madre.
Senza contare che mi avrebbe amabilmente mandato a quel paese. Aveva sviluppato nei confronti di Alex una forma d’amore decisamente strana ed intrisa, palesemente, di gelosia.
Paradossalmente preferiva stare lei con lui piuttosto che ci stessimo io e Rob e non sapevo se fosse un bene o meno. Certo era chiaro che non lo respingeva dato il tempo che passava con lui ma i capricci nei momenti in cui vedeva me o Rob soli con il piccolo erano assurdi. Pretendeva attenzione, continuamente, e nonostante facessimo di tutto per non farla sentire esclusa e rassicurarla sul fatto che il bene che provavamo per lei non fosse per nulla cambiato lei continuava a sentirsi quasi in competizione.
“Ma volete più bene a me che a lui, velo?” chiedeva fin troppo spesso. Di solito io e Rob ci scambiavamo un’occhiata esasperata e continuavamo a spiegarle che volevamo bene ad entrambi allo stesso modo e, nonostante la tentazione, avevo proibito a Rob di farle regali ingiustificati; ci mancava solo che si abituasse a riceverne per nessun motivo valido.
No. Joy doveva capire e accettare che Alex faceva parte della famiglia e non sarebbe andato da nessuna parte. Oddio, al momento lo avrei volentieri spedito sulla luna.
Lo presi dal passeggino con delicatezza mandando al diavolo ogni buon proposito di non fargli prendere anche quell’abitudine.
“Cosa vuoi, eh? Cosa vuoi? Non capisco…”
Non era sporco, aveva mangiato da poco e non poteva avere di nuovo fame.
Iniziai a camminare per il salone dondolandomi ritmicamente e canticchiando qualcosa ma nulla aveva effetto. Mezz’ora di pianti estenuanti e continui dopo mi sedetti sul divano, completamente distrutta, e lo misi al seno sperando che con un’altra poppata si calmasse ma niente. Fu allora che mi resi conto di quanto fosse arrossato in viso, decisamente più del solito.
Afferrai il cellulare e chiamai Rob.
“Pronto…” rispose con voce assonnata, lui.
“Scendi, per cortesia. Sto impazzendo.”
“Kristen…? Ma dove sei?”
“Sto in salone! Dove vuoi che sia?! Non la smette di piangere, non so più che fare! Scendi, ti prego!”
“Arrivo subito…” mormorò con voce che tradiva la sua stessa affermazione.
Apparve sulla porta del salone ben cinque minuti dopo, con la faccia del sonno e i capelli che sembravano aver appena subito un elettroshock. Strizzò gli occhi e fece una smorfia quando, finalmente, il pianto di Alex giunse anche a lui svegliandolo completamente.
“Che succede?” disse mentre veniva a sedersi sul divano accanto a noi.
“Credo che abbia le coliche…” risposi passandogli il piccolo.
Dato che a Joy erano venute alla quarta settimana e normalmente sparivano al terzo mese credevamo di averle scampate stavolta ma era evidente che avevamo sperato troppo presto.
“Oh… Che c’è, ometto? Hai le coliche?” Rob gli parlò come se lui potesse rispondergli e bè, si può dire che gli rispose a gran voce se urla disperate fossero considerate una risposta. Poi, inaspettatamente, si alzò tenendo Alex tra le braccia e andò al lettore DVD.
“Che fai…?”
Tornò a sedersi. “Sta’ a vedere…” Prese il telecomando del lettore e potevo solo immaginare l’espressione stupita e contrariata sul mio volto quando premette play e partì una canzone dei Metallica.
“Sei impazzito?!” urlai quando mi resi conto di essere l’unica a farlo. Alex si era… calmato.
“Non può essere…” mormorai a me stessa mentre lo vedevo, tra le braccia di Rob, completamente rilassato.
“Già…” sussurrò Rob.
“Okay ma…l’heavy metal?”
“L’ho scoperto l’altro giorno per caso. Stando su MTV.”
“Rob. Heavy metal.”
“Kristen, che te ne importa dell’heavy metal? Si è calmato, no?”
“Guarda, preferisco che pianga piuttosto che trovarmi un figlio metallaro.”
“Lo dici solo perché ora non sta piangendo.”
“No, no. Credimi. Lo credo davvero.”
“Oh, davvero? Allora non ti dispiacerà se faccio così…?” e nello stesso momento in cui premette il tasto pausa, Alex arricciò la boccuccia e in meno di cinque secondi scoppiò a piangere di nuovo.
Mio Dio, no.
“Okay, okay! Hai ragione. Vada per l’heavy metal. Ti prego!”
E con un ghigno soddisfatto sul viso premette play e il piccolo si calmò di nuovo. Assurdo.
“Però guarda quella boccuccia…” sussurrai poggiando il capo sul petto di Rob e chinandomi a sfiorare Alex che boccheggiava come un pesciolino. E non so se fossi improvvisamente impazzita ma prima di potermi fermare rubai a Rob il telecomando e premetti pausa, di nuovo, solo per vederlo arricciare quella boccuccia.
“Kristen!”
“Oddio, ma guardalo!” premetti subito play, un secondo prima che scoppiasse a piangere, per poi premere pausa due minuti dopo.
“Ti stai divertendo?”
“E’ più forte di me, è troppo tenero!”
Alla terza volta Rob pensò bene di sequestrarmi il telecomando.
“Vuoi farla finita? Sarà traumatizzato a vita!”
“LUI?! Io sarò traumatizzata a vita se davvero si rinchiude in camera con una chitarra elettrica e una sfilza di catene al braccio!”
Rob rise e mi diede un veloce bacio in fronte prima di tornare a concentrarsi su Alex.
“Potrà essere quello che vuole.”
“Non un metallaro.”
“Quello che vuole, Kristen.”
“Mi rifiuto di credere che a nostro figlio piaccia l’heavy metal. Seriamente.”
“Eppure è così.”
“Ma hai provato con altro?”
“Perché cercare altre soluzioni se ne hai già una?”
Lo guardai scettica. “Perché altre soluzioni possono andare meglio, Rob. Oddio, non ci credo. Magari gli piace semplicemente la musica! Non c’è bisogno di farlo affezionare a questa merda!”
“Allora prego, libera di fare esperimenti alle due di notte con la prospettiva di non chiudere più occhio fino alle sette!”
Meditai appena due secondi prima di lasciar andare l’idea.
“Possiamo provare un altro giorno in effetti…”
“Vedo che ti è rimasto ancora un po’ di materia prima in quel cervello…”
“Rob, non fare lo spiritoso con me. Non a quest’ora e non quando non ho abbastanza energie e facoltà mentali per risponderti a tono.” Mi si chiudevano gli occhi.
Lui rise mentre Alex iniziò a lamentarsi di nuovo.
“Nemmeno l’heavy metal può nulla contro le coliche…” commentai sfiorandogli il viso liscio e sperando con tutto il cuore che non iniziasse a piangere di nuovo.
“Sssh, sssh…” Rob prese a cullarlo e massaggiargli il pancino mentre io, completamente sfinita, poggiavo il capo sulla sua spalla.
“Vai a letto, piccola. Ci penso io…”
“Mmm… non ne ho la forza…” borbottai. “E poi tra poco vorrà mangiare di nuovo…” aggiunsi stanca alla sola idea.
“Gli do il biberon. Dai, vai a dormire un po’…”
“No. Sto bene qui…” continuai lasciandogli un bacio sulla spalla.
“Amore…”
“Sì... due minuti e vado…” ma prima ancora che potessi prendermi quei due minuti di sonno il disco iniziò a saltare e si interruppe improvvisamente causando un urlo di Alex che avrebbe potuto rompere i timpani anche ai sordi.
“Cazzo!” imprecò Rob accovacciato con Alex accanto al lettore DVD. “Si è inceppato!”
Il piccolo nel frattempo continuava a piangere.
“Scherzi? E mettine un altro!”
“Avevo solo quello, Kris! Quanti CD dei Metallica vuoi che abbia?!”
“Cosa?! E perché non ne hai comprati altri?”
“Perché non ce ne sarebbe mai stato bisogno se una certa persona non si fosse divertita a premere i pulsanti play e pausa duemila volte!”
Alzai gli occhi al cielo non avendo forza di fare altro.
“Metti Van! Scommetto che gli piace. Deve piacergli!”
Rob mi ascoltò e attendemmo con pazienza i primi secondi della prima canzone sperando in un qualche miracolo ma niente.
“Sta segretamente congiurando contro di noi. Come fa a non piacergli?”
“Non ne ho idea, Kristen. Perché non lo chiedi a lui?”
“Perché non la smetti di fare il simpatico?”
“Perché non smette di piangere!” urlò esasperato quanto lo ero stata io prima.
“Metti qualcosa, Rob! Qualsiasi cosa!”
“Sto cercando ma…”
“Ti è lotto?”
Chissà come riuscii a sentire la voce di Joy tra le urla di Alex.
“Amore, cosa fai sveglia?” le chiesi mentre allungavo le braccia per farle capire di venire a sedersi accanto a me.
“Non liesco a dolmile co quetto catino. Pecchè non la smette di piangele?” si lamentò lei mettendosi a cavalcioni su di me e poggiando il capo sul mio petto.
“Non sta tanto bene, tesoro.”
“Davvelo? Che cot’ha? Ta male?” mi guardò in viso con aria preoccupata.
“No, no. Ha solo un po’ di male al pancino…”
“Oh…” sussurrò lei stringendo le sopracciglia come immersa in qualche pensiero profondo. “Ma non è glave, velo? Poi ta bene?”
“No, non è grave, anche tu hai avuto il male al pancino tante volte” la rassicurai sfregando il mio naso con il suo.
“Potto plovale io?”
Strabuzzai un po’ gli occhi. Non credevo che stavolta Joy avrebbe davvero potuto fare molto ma ormai tanto valeva tentarle tutte.
Rob che ancora stava cercando qualcosa che riuscisse a calmarlo ci raggiunse il tempo necessario per posizionare con accuratezza Alex tra le braccine di Joy che iniziò a parlargli sotto voce non dandomi la possibilità di capire cosa gli dicesse.
Mi aprii in un sorriso sorpreso quando lui smise di piangere ma era solo una magra impressione. Presto ricominciò e io sospirai di depressione.
“Okay. È lotto.”
Ed ora ad essere assonnati e disperati eravamo in tre. Rob stava davvero per rinunciare quando, ad una canzone dei Paramore, Alex si zittì.
Ci guardammo tutti e tre con terrore e con speranza. Joy non osava muoversi per paura che, con un piccolo movimento, Alex, tra le sue mani, fosse distolto da quella nuova attrazione. Rob tornò a sedersi accanto a noi e lo prese da lei molto attentamente.
“Almeno stavolta ci siamo andati bene…” commentai quasi sotto voce temendo di coprire la musica. Pensata assurda ma in momenti di disperazione e con quattro ore di sonno… meglio prevenire che curare.
Joy tornò a sedersi su di me poggiando di nuovo il suo viso al mio petto mentre io chinavo il mio sulla spalla di Rob, di nuovo. Stavolta avrei davvero potuto addormentarmi mentre la musica definitivamente piacevole scorreva e cantava una specie di ninna nanna per noi ma non passò nemmeno un quarto d’ora che Alex prese a lamentarsi di nuovo. Guardai l’orologio, scioccata dal notare che erano le tre di notte ma alquanto sollevata di capire anche perché stesse piangendo e di avere la soluzione.
“Cambio!” esclamai smuovendo Joy che sbuffò quando dovette andare dal suo papà mentre io allattavo Alex.
“Sta semple in mezzo pelò…”
Io e Rob evitammo di commentare anche perché, onestamente, non ne avevamo proprio la forza ma Rob ebbe una brillante idea.
“Hey, ma oggi non è il compleanno di qualcuno?” stuzzicò Joy.
“No, papiiii. È domaniiiii”
“Ma la mezzanotte è passata quindi vuol dire che domani è già adesso!”
Spostai lo sguardo da Alex a lei che guardava Rob cercando di capire.
“Quindi domani è adetto?”
“Esatto!”
“Quindi è il mio compianno?”
Rob annuì energicamente.
“Lo vuoi aprire un regalo?”
Joy si voltò verso di me alla mia domanda. “Davvelo?”
“Sì, davvero. Prendine uno, dai.”
“Solo uno però, Joy.”
“Ti, ti, ti!” esultò lei scendendo dalle braccia di Rob e volando nell’angolo del salone, dietro la tenda.
“Te l’avevo detto che dobbiamo cambiare nascondiglio…” dissi a Rob mentre una smorfia sicuramente mi marcava il viso al dolore che provavo al seno.
“Ti fa male?”
Annuii sorridendo. “Sentissi com’è… avido. Di questo passo diventerà un porco.”
“Mio figlio non diventerà un porco.”
“Come no? Lui sarà tutto quello che vorrà essere, no?”
“Non un porco…”
Risi mentre entrambi osservavamo Alex succhiare con così tanta forza da farsi uscire il latte dalla bocca.
Joy tornò da noi trascinando un pacco.
“Aplo quetto!!!” annunciò come ad avere il nostro consenso, totalmente inutile visto che in due secondi ebbe già scartato la carta e saltava per tutta la stanza alla vista dei RollerBlade che desiderava tanto.
“Tu sei davvero sicura che sia stata una buona idea?” mi chiese Rob mentre Joy continuava ad urlare e saltare sulla poltrona.
“Ti prego. Io ho imparato a pattinare a cinque anni, nel corridoio di casa mia. Solo perché tu sei un incapace non vuol dire che lo sia anche la tua progenie.”
“Che ne sai? Magari hanno ereditato da me il gene della…”
“No!” non lo feci nemmeno finire di parlare. “Sono sicura che hanno preso le mie abilità sportive. Non metterti contro una donna che sta allattando.”
“Okay… come vuoi…” lui alzò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi su Joy.
“Gazzie, gazzie, gazzieeeee!” lei si lanciò letteralmente su di lui che riuscì a prenderla al volo tra le braccia.
“Tesoro però hai visto che c’è anche un casco, vero? Senza quello non li puoi usare i pattini, d’accordo?”
“Ti, d’accoddo!”
“Promesso?”
“Pometto!”
“Mano sul cuore?”
“Mano tul cuole, papà! Ola potto mettelli?”
“Ora è tardi. Domani li usi tutto il tempo che vuoi, okay?” intervenni io consapevole del fatto che se li avesse messi in quel momento non li avrebbe abbandonati e noi non avremmo più dormito.
“Okaaaay. Gazzie mami, gazzie papi!” diede un bacio ad entrambi e tornò tranquilla a sedere tra le braccia di Rob e ad accoccolarsi al suo petto.
“Di niente, tesoro…”
“Buon compleanno…”
E ci addormentammo lì.

“Posso restare, Kristen. Non c’è problema; Ma no Rob, vai pure a prenderli tu!; Sicura?; Certo, magari porta solo Joy con te; No mamma io voglio restare quiii; A patto che non fai stancare la mamma, okay?; Okay papà, non ti preoccupare; Chiama se ci sono problemi, mi raccomando; Ho tutto sotto controllo, amore, tranquillo! Tutto sotto controllo un corno!” bofonchiai tra me e me quando ebbi finito di ripetere a me stessa il dialogo di quella mattina. Come diavolo mi era saltato in mente? Non mi sembrava il caso che Lizzie e Paul prendessero un taxi dall’aeroporto fino a casa nostra quando uno di noi avrebbe benissimo potuto andare a prenderli, sarebbe stato per un’oretta massimo e avrei avuto tutto sotto controllo. Quello che non avevo previsto quando avevo costretto Rob ad andare era che Alex non dormisse le sue due solite ore mattutine e che Joy si svegliasse prima del solito eccitata all’idea di provare i nuovi pattini.
Perché? Perché glielo avevo permesso?
E ora mi trovavo sola in casa con un bambino di due mesi e mezzo che iniziava a piangere appena lo posavo nel passeggino e una bambina di quattro anni che scorrazzava nel corridoio sui rollerblade e con la possibilità di rompersi qualcosa.
Dovevo finire di preparare la torta e, con Alex perennemente in braccio, non era il massimo della semplicità; come se non bastasse il telefono prese a squillare.
“Ma sì, Dio. Manda pure uno dei tuoi diavoli a punirmi a questo punto!”
Non riuscii nemmeno ad arrivare al telefono in tempo, afferrai la cornetta e avevano già attaccato ma almeno ebbi la possibilità di vedere Joy che, reggendosi alle pareti del corridoio cercava di lasciarsi andare ondeggiando visibilmente.
“Tesoro, puoi toglierli, per favore?”
“Pecchè?”
“Perché è pericoloso e ora non posso stare a guardarti. Dai, toglili!”
La sentii sbuffare e lamentarsi sotto voce mentre tornavo in cucina e Alex iniziava a premere la manina contro il mio seno.
“Amore, hai mangiato un’ora fa…” mi lamentai imponendomi di aspettare almeno il ritorno di Rob.
Non passarono nemmeno cinque minuti che sentii Joy borbottare un ‘ahia’.
“Joy?” la chiamai dalla cucina da cui non potevo allontanarmi o la crema per i pasticcini avrebbe fatto una brutta fine. “Hai tolto i pattini, vero?”
Aspettai una risposta che non arrivò. “JOY?” la chiamai di nuovo per sentire solo un altro tonfo. Sospirai irritata e spensi sotto il fuoco per andare a controllarla.
Quando uscii dalla cucina lei stava giusto cadendo col sedere per terra dopo aver cercato invano di scendere lo scalino che dava dal corridoio all’ingresso.
“Joy! Che ti avevo detto?!” le urlai contro mentre l’afferravo per un braccio. “E perché non hai il casco?”
Lei esitò qualche secondo prima di rispondere. “L’avevo appena totto…”
“Ma ti avevo detto di toglierli o no?!” continuai ad urlare esasperata. Posai Alex nel passeggino e iniziò a piangere dopo nemmeno tre secondi mentre io mettevo Joy a sedere e le slacciavo quei dannati affari.
“NO! IELI HAI DETTO CHE OGGI POTEVO UTALLI QUANTO VOLEVO!”
“NON QUANDO NON C’E’ TUO PADRE! LO SENTI TUO FRATELLO CHE PIANGE?!”
“NON ME NE IMPOTTA CHE PIANGE! LUI PIANGE SEMPE!”
“Joy, smettile di urlare!”
“NO, PULE TU TAI ULLANDO! E NON ME NE IMPOTTA! E NON ME NE IMPOTTA DI ALEX! TENITELO ALEX! TANTO IO NON LO VOLLIO!”
Libera dai pattini era saltata giù dalla sedia e mi aveva spinto via.
“Joy, non voglio che parli così di tuo fratello!”
“LUI NON E’ MIO FLATELLO! NON LO VOLLIO! E TU SEI DIVENTATA CATTIVA E NON MI IMPOTTA NEMMENO DI TE!” urlò sull’orlo delle lacrime ma ciò che mi sconvolse fu il dito medio che mi rivolse prima di correre via. L’afferrai prima che potesse salire le scale e la strattonai così che potesse guardarmi negli occhi.
“Non azzardarti mai più a parlarmi in questo modo né a fare quel gesto” dissi tra i denti.
“Pecchè no?? TU LO FAI SEMPE!”
“A te non deve importare quello che faccio io, va bene? Io sono grande e tu sei piccola e non voglio che fai queste cose. Ci siamo capite?”
Non rispose e distolse lo sguardo mentre iniziavo a vedere il suo mento tremare.
“Joy! Ci siamo capite?!” chiesi ancora.
“Ti, ho capito! LATTAMI!” e con uno strattone si liberò dalla mia presa e corse su per le scale. “PELO’ E’ VELO CHE TEI DIVENTATA CATTIVA!” urlò per l’ultima volta prima di sbattere la porta della sua cameretta.
Io mi passai le mani tra i capelli, sconsolata e incredula prima di rendermi conto che Alex stava ancora piangendo nel suo passeggino.
Un inferno. Un vero inferno.
Non feci in tempo a prenderlo che bussarono alla porta.
“Tanti auguriii a…” Tom si troncò quando mi vide. “Hey! Che succede?”
“Lasciamo stare…” dissi semplicemente facendomi di lato per far entrare lui ed Alyson. Mi seguirono in cucina dove presi Alex, perennemente urlante, dal passeggino e iniziai a cullarlo e a passeggiare convulsamente.
“Kristen, ma che succede?” chiese Alyson.
“Oh niente. Alex ha le coliche e non la smette di piangere, ho appena litigato a morte con Joy che ora mi odia e per beccarmi il suo dito medio ho fatto attaccare la crema per i pasticcini. È tutto okay!”
Sospirai mentre Tom poggiava il suo pacco sul tavolo. “Ma Rob dov’è?” chiese con esitazione quasi temesse il peggio.
“E’ andato a prendere Lizzie e Paul all’aeroporto.”
“Non potevano prendere un taxi?”
“Gli ho detto io di andare.”
“E non poteva chiedere a me? Sarei andato io.”
“Non importa, Tom. Davvero. È tutto okay, sono solo…”
“…distrutta. Non hai dormito?”
“Poco e niente. Alex ancora di meno…” sospirai mentre Tom me lo levava da mano per lasciarmi qualche minuto libera, almeno il tempo di respirare… ma no! Ovviamente al principino non andavano bene le braccia di Tom o di Alyson. Lui voleva unicamente le mie. Lo ripresi dalle sue braccia e finalmente si calmò di nuovo ma era… assurdo. Non poteva pretendere che lo tenessi in braccio tutto il giorno.
Prima o poi si sarebbe addormentato, quantomeno per lo sforzo immane nel piangere tutto il giorno. Sarebbe stato esausto… prima o poi.
“Vedrai che passerà, Kris.” Mi rassicurò Alyson ma io lo sapevo. Lo sapevo benissimo e riuscivo a farcela finché Rob era accanto a me. Non avrei creduto che averlo lontano per appena un paio d’ore avrebbe creato tanto casino e probabilmente erano solo una serie di circostanze e situazioni avverse allineatesi nella stessa orbita ma in fondo di cosa mi meravigliavo? Era il giorno maledetto. Oltre alla nascita di Joy, il 24 Luglio non aveva mai portato nulla di buono e, per quanto stupido potesse essere, io ne avevo segretamente il terrore.
“Dov’è la festeggiata allora?”
“In camera sua…” borbottai facendo loro strada, nonostante la conoscessero benissimo. Era chiaro che in realtà cercavo una scusa per andare da Joy e controllare come stesse.
“Joy, ci sono gli zii…” dissi alla porta con tutta la calma che avrei dovuto avere prima.
Non rispose così aprii leggermente la porta e la vidi stesa sul letto, la schiena verso di noi.
“Amore… ? C’è lo zio Tom…”
“Non vieni nemmeno a darmi un bacio scricciolo?”
Si voltò di scatto saltando giù dal letto e correndo verso Tom, buttandosi letteralmente tra le sue braccia e nascondendo il viso in lacrime nel suo collo.
“Ssssh… ssssh… chi è che fa piangere la mia nipotina preferita…?”
Joy indicò me senza nemmeno alzare il viso.
Grazie, Tom. Giriamo pure il coltello nella piaga…
Li lasciai nella stanza quando sentii il mio cellulare squillare in cucina ma con Alex in braccio precipitarmi per le scale era fuori questione. Persi di nuovo la chiamata e un secondo dopo arrivò un messaggio di Rob.
-Sto tornando. Tutto okay?
Non risposi.


POV Rob


Aspettai un messaggio di risposta da Kristen ma non arrivò. Cercai con tutto il cuore di non pensare al peggio e, grazie a Dio, Lizzie e Paul riuscirono a calmarmi facendomi notare che probabilmente non aveva semplicemente avuto il tempo di prendere il cellulare in mano ma inutile dire che mi piombò il cuore in gola quando arrivammo e ad aprirci la porta fu Tom.
“Dov’è Kristen?” chiesi con il cuore che stava per uscirmi dal petto.
“In cucina” rispose lui e io tornai a respirare normalmente. Grazie a Dio.
Mi diressi subito da lei che aveva appena finito di allattare Alex.
“Hey!”
“Hey! Tutto bene?” la salutai con un bacio. “Perché non rispondevi al telefono? Mi stavo preoccupando…”
“Scusa…” scosse il capo. “E’ stata una mattinata…” sospirò. “Alex mi è stato in braccio tutto il tempo altrimenti piangeva…”
“Dallo a me” lo presi dalle sue braccia lieto di constatare che accettava anche le mie oltre quelle di Kristen. Sembrava davvero troppo stanca…
“Dovresti riposare un po’, Kristen. Seriamente.”
“Magari dopo… Non hai ancora sentito la parte migliore…”
E non riuscii a sentirla visto che Lizzie era piombata in cucina e, dopo un rapido saluto a Kristen, si era fiondata su Alex.
“Eccolooo il mio nipotino preferitoooo. Dammelo un po’ Rob!”
“Ma non hai i tuoi figli a cui badare?” scherzai passandole il piccolo.
“Le due bestie stanno già in giardino giocando con Joy.”
Io e Kristen ci scambiammo un sorriso divertito.
“Ma che cicciobelloooo. È diventato un porcelloooo!”
“Non è un porcello!” risposi subito.
“Rob, senza offesa ma è enorme. Quanto lo fate mangiare?”
“Non ne parliamo, guarda. Non mi sento più il seno…”
Lizzie rise giocando con Alex che però non perse altri cinque secondi per scoppiare a piangere.
“Oggi gli girano” commentò Kristen mentre prendeva di nuovo il piccolo dalle braccia di Lizzie che aiutò me a scartare il regalo che aveva portato anche per lui.
“Non c’era bisogno, Liz” commentò Kristen ma lei la zittì senza troppe cerimonie ed estrasse dallo scatolo un gradissimo puffo a forma di orso.
Era davvero adorabile; Kristen lo provò subito e con enorme sorpresa Alex non pianse quando lo posizionò sulla finta ma ugualmente morbida pelliccia di orso.
“Sembra che gli piaccia!” commentò estasiata e Liz prese a saltare sul posto come una bambina di due anni, esattamente come stava facendo Joy che si dirigeva come un razzo verso di noi. La vidi dal giardino passare la porta-finestra, correre per il salone, attraversare l’atrio ed entrare in cucina buttandosi a capofitto tra le mie braccia.
“Papaaaaaaaaaaaà!”
L’afferrai al volo e la feci volare in aria un paio di volte prima di stringerla normalmente.
“Amore! Hai salutato la zia?”
“Tiiii, li ho talutatili plima. Hai vitto il legalo che m’hanno fatto?”
Non l’avevo visto ma Lizzie mi aveva detto cos’era: un non so quale strano tipo di tenda con non so quale strano meccanismo che permetteva di legarla ad un albero così che scendesse fino ad essere sospesa a pochi centimetri dal suolo. Decisamente una novità.
“Io non l’ho visto. Me lo fai vedere?” chiese Kristen e nessuno fu più sorpreso di me nel sentire Joy risponderle con un no secco ed… acido.
Non ebbi il tempo di chiedere cosa stesse succedendo quando Joy mi scivolò dalle braccia.
“Cot’è quetto? Avete pottato un legalo anche ad Alex?” chiese a Liz indicando il puffo su cui Alex era beatamente steso.
Guardai Kristen che scosse il capo e si passò una mano tra i capelli.
“Lo vollio pule io!” esclamò Joy prima che chiunque di noi potesse dire qualcosa.
“Tesoro, hai già il tuo regalo” disse Kristen.
“Io vollio questo.”
“Questo è di Alex.”
“Ma pule io lo vollio!” ribatté ancora lei sull’orlo delle lacrime al che Kristen, inaspettatamente, raccolse Alex dal puffo e lo lasciò libero.
“Tieni. È tutto tuo. Prendilo!”
Joy la guardo sconcertata per qualche secondo poi scrollò le spalle. “No, non lo vollio più…” disse semplicemente per poi prendere Liz per mano e trascinarla via.
“Okay, cos’era quello?”
“Quello cosa?”
Alzai la sopracciglia incapace di trovare parole per descrivere la situazione. Non ce n’era bisogno data l’evidenza che qualcosa non andava.
“Ah giusto. La parte migliore. Tua figlia mi ha fatto il dito medio.”
Scoppiai a ridere e mi accorsi subito che era la cosa peggiore da fare. Kristen mi trafisse con lo sguardo.
“Aspetta, davvero?”
“Davvero.”
“Chissà da chi ha imparato, eh, Kris?”
“Io non faccio quel gesto quando sono davanti a lei! E comunque non è questo il punto…”
“Okay… cos’è successo?”
“E’ gelosa, Rob. È dannatamente gelosa, hai visto? E… Alex piangeva e voleva solo stare in braccio e lei stava con quei dannati pattini, si era tolta il casco… e allora le ho urlato contro e lei anche! Mi ha urlato contro, mi ha detto che sono diventata cattiva e mi ha fatto il dito medio!”
Non potei davvero trattenere un sorriso.
“Però devi ammettere che ha classe.”
“La smetti di ridere? Sono seria!”
“Lo so, Kristen. Ma dai, le passerà, lo sai…”
“Sì, lo so che le passerà! Ma non capisco perché debba prendersela sempre con me e mai con te!”
“Forse perché avete lo stesso carattere?”
“In che senso?”
“Siete entrambe testarde e orgogliose! Ora, posso capire lei che ha quattro anni ma tu, Kristen, ti comporti da bambina peggio di lei…”
“Senti, non voglio discuterne tanto era normale che succedesse qualcosa oggi.”
“Oggi?”
“Sì, oggi. È il giorno maledetto, Rob.”
“Non ti seguo.”
“Bè, oltre alla nascita di Joy questo giorno ci ha sempre portato sfortuna.”
“Davvero?”
“Il tuo incidente mentre io ero in ospedale, io che perdo… perdo il bambino…”
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lei per prenderla ai fianchi; lasciai un bacio al piccolo capo di Alex tra di noi.
“Andiamo, amore. Sono solo coincidenze.”
“Tu dici? Io non ci credo più tanto.”
“Okay, allora se succede qualcosa anche oggi ti darò ragione. Non c’è due senza tre, no?”
Lei sbarrò gli occhi e si allontanò da me. “Ma sei scemo?! Perché l’hai detto?! Se prima poteva esserci la possibilità che non succedesse niente, ora succederà di certo!”
“Kristen, dai…”
“Niente ‘Kristen, dai’. Ho dormito due ore, sono sfinita, devo finire di preparare una torta, tra poco arriverà un casino di gente e tu ti azzardi a dire ‘Non c’è due senza tre!’ E non provare a metterti contro di me.”
E non ne avevo alcuna intenzione infatti ma i miei tentativi di calmarla furono stroncati dal campanello.
“Ecco, inizia la festa.”
La fermai prima che potesse andare ad aprire. “Senti, ascoltami, okay? Ora tu mi dai Alex e a lui ci penso io per tutto il pomeriggio.” Iniziai prendendo il piccolo dal suo petto e posandolo sul mio. “Tu finisci di cucinare e tra tre ore massimo salutiamo tutti e vai a letto a farti una bella dormita, okay?”
“Ma Rob…”
“Okay?”
Sospirò. “Okay…”
“Bene.” La strinsi a me e le lasciai un bacio tra i capelli. “Andrà tutto bene, piccola. Non hai niente di cui preoccuparti” le promisi e avrei tanto desiderato tornare indietro e rimangiarmi le mie parole quando, un’ora e mezza dopo, eravamo alla disperata ricerca di qualcosa che potesse calmare Alex.
Era… impossibile. Se fino ad allora si era calmato passando tra le braccia mie e di Kristen (e con ciò ero già venuto meno ad una parte del patto), ora era impossibile calmarlo.
Anche Joy aveva avuto le coliche ma erano state niente in confronto a ciò.
Alex si dimenava letteralmente e noi eravamo in alto mare.
Kristen cercava di distrarlo, Tom cercava qualsiasi soluzione su internet, Liz era nel bagno in cerca delle gocce omeopatiche mentre io aspettavo che la pediatra mi rispondesse al telefono.
“Niente…”
“Prova di nuovo!” esclamò Kristen esasperata nello stesso momento in cui Joy entrava in cucina saltellando e reclamando attenzione.
“Tio Tom?? È finito il pallone sull’albelo!”
“Sì, tesoro. Un secondo.”
Non si avvicinò nemmeno a Kristen e riprovò con lui. “Me lo vieni a plendele pel favole?”
Ma Tom era troppo concentrato nelle sue ricerche al computer e la liquidò con una carezza veloce al viso.
Io feci il numero della pediatra per l’ennesima volta quando Joy strattonò anche i miei jeans. “Papi, mi vieni a plendele il pallone sull’albelo pel favole?”
“Tesoro, non ora. Dopo…”
E in quell’istante la dottoressa mi rispose. Grazie a Dio. Non sapevo nemmeno come riuscii a sentirla tra tutto il frastuono e le incessanti grida di Alex ma dopo una veloce spiegazione dei sintomi del bambino dedusse che le gocce probabilmente non sarebbero bastate e che se non avessero avuto effetto avremmo dovuto provare con uno sciroppo. Chiusi la telefonata e afferrai le chiavi della macchina diretto alla prima farmacia aperta quando un urlo dal giardino, così forte da superare anche il pianto di Alex, ci fece accapponare la pelle.
Io e Kristen ci guardammo terrorizzati solo un secondo prima di dire a Tom di guardare Alex e precipitarci in giardino dove, per terra, ai piedi dell’albero, c’era Joy che piangeva e urlava rannicchiata su se stessa.
“Mammaaaa, mammaaaa!” piangeva e urlava disperata e in un secondo le fummo tutti attorno.
Avevo il terrore di guardare cosa si fosse fatta per cui fui quasi sollevato dal non vedere alcuna traccia di sangue ma il braccio… Appena Kristen lo sfiorò per aiutarla ad alzarsi lei gridò di dolore e capimmo.
“E’ rotto.” La mia voce fu eco di quella di Kristen.
Tom e Jamie cercarono di spiegarci alla meglio ciò che era successo, cosa che, per due bambini di due anni e mezzo, risultò alquanto difficile nonché inutile visto che era chiaro in ogni caso: sicuramente doveva essersi arrampicata sull’albero per prendere il pallone ed era caduta. Testarda, proprio come la madre.
La presi in braccio con quanta più dolcezza possibile e cercammo di convincerla a non piangere ma giustamente non ne era capace.
Tom si rese subito disponibile ad andare in farmacia, Aly avrebbe badato ad Alex e Liz a tutto il resto mentre noi andavamo all’ospedale.
“Bè, di nuovo qui. In questo giorno. Che novità, eh?” disse Kristen mentre aspettavamo che la lastra di Joy fosse pronta.
“Kristen, non vorrai davvero pensare che…”
“Io l’avevo detto Rob. Questo giorno è maledetto ed è… è tutta colpa tua!”
“Colpa mia?”
“‘Uuuh non c’è due senza tre’. Non l’ho detto io. Sai cosa avevo detto io? Che sarebbe successo qualcosa…”
“Cosa? Ma io l’ho detto tanto per dire!”
“Bè, allora lo vuoi un consiglio? Non dire più le cose tanto per dire, non in questo giorno!”
“Sei assurda.”
“Avevo ragione.”
“Non litigate, dai…” sospirò Joy seduta sul lettino con una mano nella mia e l’altra delicatamente poggiata sul suo grembo.
“Non stiamo litigando, tesoro…” sussurrò Kristen sedendosi accanto a lei e pescando un cioccolatino dalla borsa.
“Non lo vollio. Mi fa male il blaccio…” si lamentò la piccola con nuove lacrime che scendevano silenziose sul suo piccolo visino. Mi uccideva vederla così.
Kristen asciugò una lacrima e io un’altra.
“Ma sai che la cioccolata aiuta le ossa a rimettersi apposto e a crescere bene? E poi questo è un mini-mars… tu li adori…”
Joy non sembro tanto convinta ma accettò ugualmente la cioccolata.
Non volevo immaginare il dolore che avrebbe provato quando le avrebbero rimesso il braccio in sesto ed infatti ebbi solo il coraggio di dirle di stare tranquilla, nonostante le sue urla prima e dopo la manovra si sentirono per tutto l’ospedale.
Fortunatamente una volta messo il gesso il peggio sembrò passato e sembrava quasi eccitata all’idea, probabilmente perché durante il viaggio in macchina, di ritorno verso casa, io e Kristen non avevamo fatto altro che descriverla come una cosa molto figa, soprattutto per una bambina di quattro anni.
Quando rientrammo in casa tutto era in completo ordine e silenzio e ci rendemmo conto di aver passato in ospedale più di due ore. Erano le sette e non si sentiva volare una mosca. E sicuramente in casa c’erano altri mille rumori ma tutto sembrava nullo senza le grida di Alex.
“Come… come avete fatto?” chiedemmo allibiti a Tom ed Alyson che cullavano il bambino sul divano.
“Bè, gli abbiamo dato lo sciroppo ma dopo un po’ ha ricominciato per cui ho pensato solo che avesse bisogno di fare uscire un po’ di gas in modo… diciamo… naturale. E l’ho aiutato un po’…”
Io e Kristen ridemmo immaginando la scena mentre Joy si faceva scarabocchiare il gesso dai suoi cuginetti.
Kristen cercò di convincere Lizzie a Paul a restare da noi, e sapevo che lo stava facendo per pura gentilezza dato che si leggeva sul suo viso che desiderava solo un letto e di certo avere ben quattro bambini in casa non avrebbe facilitato le cose. Ovviamente i due rifiutarono anche perché avevano l’aereo per Rio de Janeiro alquanto presto la mattina dopo.
“Ma davvero era il caso di passare le vacanze a Rio con due bambini ancora così piccoli?” dissi sulla porta prima di salutarla.
“Se non la viviamo ora, non la vivremo più.”
Kristen sorrise e quando si appoggiò a me capii quanto fosse realmente distrutta. Avrebbe dovuto dormire almeno dodici ore di seguito per recuperare parte del sonno e delle energie perdute.
Salutammo anche Tom ed Alyson ringraziandoli per tutto, io presi qualcosa da mangiare della tanta roba avanzata oggi e cenammo sul divano mentre Alex se ne stava tranquillo nel suo passeggino.
“Ancora non posso credere che non stia piangendo…” sussurrò Kristen quasi col terrore che lui potesse sentirla e capirla.
Io sogghignai. “Comunque, devo ammettere che avevi ragione tu. L’anno prossimo festeggiamo il compleanno di Joy un giorno dopo!”
Lei rise e socchiuse gli occhi proprio quando Alex iniziò a lamentarsi di nuovo… e stavolta ne aveva tutte le ragioni. Non vedeva il suo amato seno da almeno quattro ore e Kristen insistette per allattarlo piuttosto che farmi preparare un biberon di latte naturale.
“Ti piace, vero? Allattarlo…”
“Sì. Mi piace” rispose lei un po’ rossa in viso mentre slacciava il reggiseno e abbassava la maglia larga sotto le spalle.
E piaceva anche a me… Guardare Alex succhiare e spingere così avidamente era quasi magico.
Avrei potuto guardarlo per ore ma quando ebbe finito costrinsi Kristen ad andare a dormire. Mi diede un bacio e non ribatté niente. Era davvero troppo esausta per rifiutare un’offerta del genere.
Quando anche Alex fu addormentato, aiutai Joy a mettere il pigiama e le raccontai una favola per addormentare anche lei. Avrei non voluto dormire in camera per timore che il baby-phone svegliasse Kristen ma capii subito che non l’avrebbero svegliata nemmeno le cannonate quando mi stesi nel letto e lei non mosse un muscolo.
In una situazione normale si sarebbe quanto meno voltata per stringersi a me. Ma stavolta no… eppure quando sentii Alex piangere e mi alzai, lei non c’era. La cercai velocemente nel bagno della nostra camera ma non era nemmeno lì. Sperai davvero che non si fosse alzata per prendere Alex o avrei potuto considerarmi un vero disastro sia come marito che come padre; non potei fare a meno di sorridere quando, passando davanti la camera di Joy, le vidi entrambe nel suo lettino.
Kristen sul lato destro in modo da non sfiorare il braccio rotto e Joy con il viso chino nel suo collo.
Sorrisi ancora, e ancora sorridevo quando andai nell’altra camera per prendere Alex dalla sua culla. Scesi in cucina e, scaldato un biberon di latte, tornai in camera di Joy, entrai facendo quanto più silenzio possibile e allo stesso modo mi sedetti sulla sedia a dondolo.
Sistemai Alex sul mio braccio, portai il biberon alla sua boccuccia avida, e lo osservai con occhi che oscillavano da lui a Kristen a Joy.
E rimasi lì per tutta la notte, sveglio, solo per guardare le persone che amavo di più al mondo.
Solo per sentirle respirare nel sonno.
Solo per guardarle dormire.


Il giorno maledetto O____O. Se fossimo in Joy non vorremmo mai compiere gli anni O__O
Aehm...lo so che avevo promesso ieri su fb che non sarebbe successo nulla di tragico in questo capitolo ma..un braccio rotto non rientra in tale definizione, vero???
Ehm...
Ahahaha alla prossima settimana ragazze *___*
Un mega bacio,
le vostre
Cloe&Fio

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Capitolo 8
*** Family Bliss ***


family bliss Buon pomeriggio girls!!!!  ^______________^
Eccoci qui con un nuovo bel capitolo hihihihihi. In questo capitolo vedremo la nostra Pattz Family alle prese col matrimonio di Andrew Garfield, grande amico di Rob.
Muhamuhamuha ross cess questa risata malefica è tutta per te u.u
Ok, detto questo vi vogliamo ringraziare ancora una volta per tutto l'affetto, le recensioni e l'amore con cui ci seguite qui e con cui sclerate con noi su fb. Grazie ancora, siete tutte magnifiche  *----*
Ecco a voi il capitolo e....enjoy ;D


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CAPITOLO 8 (Cloe)


FAMILY BLISS





KRISTEN POV


“Joy vieni qui”
“No”
“Joy!”
“No!”
“Joy, ti prego dove diavolo ti sei cac..” mi bloccai in mezzo alla sua stanza quando vidi una massa di capelli biondi sporgere dallo spazio fra il lettino di mia figlia e il termosifone. Le avevo vietato di entrare ancora nella lavatrice o nell’asciugatrice perché era diventata decisamente troppo grande per starci senza romperle e lei aveva trovato subito un altro nascondiglio.
Beh, questo almeno era un posto dove non rischiava di rimanere incastrata, o peggio..
Pian piano mi avvicinai senza fare rumore e, quando finalmente Joy alzò il viso e mi vide torreggiare su di lei, i suoi occhi si spalancarono.
“Buuuuuuuuuuuuuuh” strillai.
Scoppiò a ridere, tentando di divincolarsi e fuggire via da me come un anguilla.
Eh no bella mia..
“Papààààààààààààà aiuto, la mamma è un mottlo e mi vuole maggialeeeeeeeeeeee”
“Sì, ti mangio, ti mangio tutta quanta” le morsi il pancino e, nonostante mi beccai una sua accidentale ginocchiata nelle costole, sentire il suono della sua risata ne valeva decisamente la pena.
Le ultime due settimane non erano state semplici. Per niente semplici.
Faceva caldo e il gesso le faceva prudere il braccio costantemente. Rob aveva avuto la brillante idea di provare svariati oggetti per tentare di grattarla, finchè una forchetta non le era rimasta incastrata, seguita da altro viaggio in ospedale, rimozione del gesso, sostituzione con un altro e conseguente pianto disperato di Joy.
Dovevo dire, però, che vedere la faccia di mio marito quando la forchetta si era rifiutata di uscire fuori era stato un momento impagabile. Non avevo riso così tanto da mesi. Purtroppo le mie dimezzate ore di sonno avevano reso la mia voglia di trovare la vita super divertente un tantino assente.
Come chiamato dai miei pensieri Alex scoppiò in lacrime, facendomi sentire le sue urla sin dall’altra stanza.
“Tranquilla! Non gli piace essere vestito ma ho tutto sotto controllo. Appena ho finito gli do il biberon e vedrai che si calma!”
Quando Rob urlava ‘ho tutto sotto controllo’ di solito si prevedevano disastri colossali ma questa volta volevo e dovevo fidarmi pienamente. Controllai l’orologio e mi accorsi che eravamo in terribile ritardo.
“Ok Joy, adesso dobbiamo vestirci velocemente”
“No”
La portai sul letto nonostante cercasse di sfuggirmi e non cooperasse per nulla al mio tentativo di sfilarle il pigiamino.
“Amore eri così felice di mettere il tuo vestitino nuovo, perché ora non vuoi più?”
“Pecchè il gesso lo lovina! Nessuna bambina spalgipetali ha il gesso!”
“Ma Joy vedila così. Sarai la prima flower girl ad avere un bel gesso rosa al braccio. Nessun’altra l’ha mai avuto. E tu non vuoi essere uguale a tutte le altre vero?”
Il suo broncio mi fece capire che, per una volta, non le sarebbe affatto spiaciuto essere completamente conforme alla massa.
“Ok, lo so che avere il gesso è una scocciatura ma lo hai promesso ad Emma perciò non possiamo dirle di no adesso, ok?”
“Ok” sbuffò infilando le braccia dentro le maniche dell’abito rosa vaporoso.
La sola cosa che non avevo previsto era che il  gesso le rendeva un braccio troppo grosso per passare attraverso il raso della manica. Tirai e spinsi finchè le mie orecchie avvertirono un suono che mi fece gelare il sangue.
Crac.
Qualcosa aveva fatto crac.
E sapevo esattamente che cosa.
Oh cazzo.
“Oh catto!” esclamò Joy, facendomi il verso e facendomi capire che avevo parlato ad alta voce. “Mamma che cos’è un ca..”
“Niente” quasi urlai e caddi dal letto contemporaneamente “Niente, niente. Te lo spiegherò quando sarai più grande.”
“Più glande quanto?”
“Mmmm quando avrai..mmm sedici anni, ok?” risposi rapida cercando di sbrogliarmi da quel pasticcio. Io e Rob dovevamo decisamente cercare di migliorare nei nostri, fino ad allora penosi, tentativi di non dire parolacce. “E ora resta qui ferma e immobile. Vado a prendere ago e filo”
“Ma mammaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
“Ferma e immobile, ti prego, amore”
Corsi di sotto, nel mobile dove c’era un piccolo kit di emergenza che qualcuno, forse mia madre, mi aveva regalato anni prima.
Era ancora nuovo e persi cinque minuti abbondanti per capire come aprirlo.
 Quando finalmente ce la feci ritornai al piano di sopra da Joy. Nel farlo, però, passai davanti a camera mia e di Rob e fui costretta a tornare indietro di qualche passo, fissando scioccata i due uomini di casa.
“Rob cosa..ehm..stai facendo?”
“Hai visto che sono riuscito a vestirlo senza farlo più piangere? E adesso giochiamo.”
“Rob..”
“Gli piace fare la scimmia appesa al ramo. Chi l’avrebbe detto? Un altro modo perché non pianga”
Non avrei mai voluto far scoppiare la sua bolla di felicità ma la sua espressione particolarmente compiaciuta mi fece capire che da solo non ci sarebbe mai arrivato.
“Ehm..Rob, credo che vomiterà, lo sai questo vero?”
Rob teneva Alex per le gambe, inchinandolo a testa in giù e, malgrado mio figlio ridesse divertito, sapevo che la cosa non sarebbe durata per molto e che  presto il latte che aveva appena bevuto ci avrebbe graziati della sua ricomparsa.
“Nahhh, non vomiterà. E’ un ometto forte e robusto”
Ok..
Decisi di non replicare e non solo perché il tempo scarseggiava e se continuavamo così la flower girl non avrebbe mai fatto la sua comparsa in tempo, ma anche e soprattutto perché Rob e Alex vestiti nei loro smoking  erano la cosa più tenera che avessi mai visto.
E potevo solo pregare Dio che presto non puzzassero di rigurgito di neonato.
Schizzai nell’altra stanza alla velocità della luce. Joy era rimasta fedele alla parola data, seduta sul letto, anche se non sapevo se fosse perché aveva deciso di essere obbediente o perché col braccio incastrato non poteva muoversi.
“Ok, amore ora stai ferma, non voglio rischiare di pungerti”
Annuì solennemente mentre io prendevo un bel respiro.
In fondo non doveva essere così difficile, no? E poi avevo un pò di esperienza: avevo guardato per anni le costumiste e le assistenti che sistemavano gli abiti di scena che si erano strappati accidentalmente. E lavoravano veloci e rapidissime, nei pochi minuti di pausa tra un ciak e l’altro.
Sì, ce la potevo fare.
Ok..com’era?
Passare il filo dentro la cruna dell’ago. Fatto.
Fare un nodino al fondo. Fatto.
Infilare l’ago nella stoffa. Fatto.
Rendersi conto che il rosa scelto non è affatto simile al colore dell’abito. Fatto.
Mi maledii mentalmente ma ormai il tempo scarseggiava e non potevo permettermi di perderne altro.
Presi un lungo respiro e ripresi col mio lavoro.
Ripassare l’ago dall’altra parte della stoffa e rendersi conto che il punto teneva. Fatto.
Sorrisi compiaciuta da me stessa, continuando, finchè non fui interrotta dall’urlo disumano di Joy.
Pungere la propria figlia. Fatto.
“Cazzo! Joy scusa! Joy, amore mio scusa, scusa, scusa! Oddio! Porco cazzo!”
“Cattooooooooooo, mamma mi ha tatto male! Cattooo!!”
“Cazzo Kris, Alex mi ha vomitato sulla camicia!”
Il mio sguardo spaziò sulla stanza e sulle persone che la popolavano. Rob sconvolto, Joy che mi guardava imbronciata e Alex che ci fissava tutti  confuso, probabilmente tentando anche lui di dire ‘cazzo’.
Tanto ormai sembrava la parola numero uno della famiglia..
Non sapevo se scoppiare a ridere o a piangere ma optai per la prima opzione.
Ero una madre  e vivere nel caos e nel casino più totale era normale.
Ero una madre e sapevo gestire la cosa.
Presi un profondo respiro e partii come un generale.
Afferrai lo scotch che Joy teneva sulla scrivania per i suoi disegni e, tornata da lei, allontanai l’ago, strappando il filo dalla stoffa. Era evidente ormai che nelle mie mani erano armi micidiali. Attaccai i lembi di stoffa con lo scotch e benedissi il fatto che almeno l’abito si fosse strappato accanto all’ascella. Se non  si fosse mossa troppo nessuno se ne sarebbe accorto..
“Joy mi raccomando…tieni il braccio così per tutta la cerimonia, ok?”
Lei annuì, probabilmente solo felice che non avessi ripreso a pungerla.
Ok, meno uno.
“Rob, vieni con me”
Andai in camera nostra e non fu difficile trovare un’altra camicia bianca  tra le decine nel suo armadio. La infilai rapida dentro un sacchetto.
“Siamo in ritardo, perciò te la cambi là, ok? Alex non si è macchiato, vero?”
“No, no, lui è ok”
“Ok, perfetto. Joy!!! Presto, si va!”
Trotterellammo tutti e quattro giù per le scale e piazzammo i bambini nei loro seggiolini in tempo record.  Solo quando la mia testa toccò il sedile tirai finalmente un sospiro di sollievo.
“Pronta per la prima uscita ufficiale della Pattinson family al completo?”
Annuii veloce, dando un bacio sulla guancia a Rob. In effetti dovevo ammettere che ero eccitata di uscire da casa dopo mesi reclusione post parto. Sarebbe stata una giornata allegra, anche se faticosa.
Ma la cosa che contava era che eravamo tutti insieme come una famiglia.
E chi se ne importava se eravamo un po’ spettinati, stracciati o puzzolenti di rigurgito di neonato? In fondo ai matrimoni tutta l’attenzione era sulla sposa, no? Chi avrebbe calcolato la trasandata famiglia Pattinson? Proprio nessuno.
I riflettori sarebbero stati puntati su Emma e Andrew.
Solo su di loro.
Certo Kristen, l’importante è crederci.
In fondo io ero presentabile. Mi ero alzata alle cinque per sistemarmi i capelli e dare una parvenza di colore al mio volto.
“Posso solo chiederti una cosa?” domandò Rob mentre guidava “Perchè hai deciso di ehm..tenere la camicia da notte?”
Subito non capii le sue parole ma, quando esse fecero presa dentro di me, mi sentii mancare.
Mi ero occupata di Joy, di Alex, di Rob e..
No, non era possibile.
Non stava succedendo a me.
Mi guardai verso il basso.
Sì, stava decisamente succedendo a me.
“Cazzo!”


“Emma ti prego respira”
“Sì Emma leppila” la incitò Joy con me.
Ed Emma in effetti stava respirando.
Iperventilando in realtà.
Dentro un sacchetto di carta.
“Ok, ok sono calma” annuì decisa. “Sono solo nervosa, ma non ne ho motivo. In fondo guarda te. Sei un’attrice, sei una moglie, sei una madre e riesci a conciliare tutto senza perdere niente di te stessa. La mia vita non cambierà affatto”
Mi sorrise. “A proposito Kris, bel vestito! Gli abiti disegnati sul modello dei negligè sono tornati molto di moda quest’anno. Non ti facevo così al passo coi tempi”
“Già” risi nervosa “Nemmeno io”
Mi sembrava inutile dirle che in realtà quello era il negligè con cui avevo dormito la notte precedente e che, nel tentativo di badare alla mia famiglia, mi ero dimenticata persino di cosa avevo addosso. Viste le sue paure improvvise sul suo futuro ruolo di moglie e, magari, anche di madre, non mi sembrava una mossa saggia.
E per fortuna che la sera precedente avevo pescato dal cassetto quella specie di sottoveste di raso Victoria’s Secret dato il caldo che faceva, o mi avrebbero vista tutti con una canotta e un paio di shorts ad un matrimonio.
Lanciai una nervosa occhiata allo specchio in fondo alla stanza.
Dopotutto con la giacca ed i tacchi poteva davvero sembrare un abito.
Riportai la mia attenzione su Emma quando ricominciò a camminare nervosa su e giù per la stanza.
“Sai, probabilmente anche Andrew è nervoso. Tom mi disse che Rob era un fascio di nervi il giorno del nostro matrimonio. Forse non lo danno a vedere ma gli uomini sono molto peggio di noi e credimi, quando ti vedrà, quasi sverrà per la tua bellezza.”
“Tembli una principessa zia Emma”
“Oh grazie Joy” si accucciò accanto a mia figlia e si scambiarono un veloce abbraccio “Se ora vai da papà e zio Andrew e ascolti di che parlano, cosa si dicono e che stanno facendo, la zia Emma ti da una bella banconota da ben dieci dollari, ok?”
Gli occhi di Joy si illuminarono mentre i miei si alzarono al cielo.
A volte dimenticavo quanto le spose potessero essere folli e paranoiche. Ero stata una di loro non molto tempo fa..
“Dieci dollali tono tantittimi!!!” esclamò mia figlia correndo via e, ne ero certa, già pensando a cosa poter comprare con quei soldi. Di certo credeva che bastassero a comprare un castello o una casa delle Barbie da dieci piani.
Emma non smise di camminare nervosa finchè Joy non tornò da noi, dieci minuti dopo, col fiatone per via della corsa.
“Allola” si preparò ad un lungo discorso dettagliato “Erano là in piedi con Alecs e pallavano e lidevano. Andlew mi ha chietto come stavi e io ho detto che eli bella come più di Cenelentola e allola lui ha detto che tu sei temple bellittima!”
“Awwwwww”
Questa volta furono gli occhi di Emma a sbrilluccicare intensamente.
“Visto che ti ama ed è lì, pronto ad aspettarti?” domandai.
Lei annuì, sembrando davvero tranquilla per la prima volta da quando ero arrivata.
Poi, però, Joy aggiunse le parole maledette.
“Ahhhhhhhhhhhh e poi pallava con papà di una lagazza. Shannon. Non ela la zia che avevo plima , mamma? Ela la zia plima di Emma?!”
Cazzo..
Questa volta evitai di urlarlo ad alta voce ma ci sarebbe stato benissimo.
Il volto di Emma passò da una gradazione di bianco pallido a una di rosso intenso, inframmezzate da una vasta gamma di colori intermedi.
E poi fu il diluvio universale, seguito dall’apocalisse , seguito dalla disperazione.
Emma si convinse che Andrew fosse intenzionato a mollarla sull’altare per correre fra le braccia della sua ex e nulla di ciò che dissi o feci sembrò riuscire a calmarla.
Ma, come era ovvio, ciò che lei aveva catastroficamente predetto non accadde.
Andrew fu li ad aspettarla all’altare, felice e adorante.
Joy camminò fra le sedie spargendo petali e, anche se sembrava avesse una specie di paralisi visto il modo in cui teneva il braccio sinistro incollato al corpo per non far vedere lo scotch, fu totalmente perfetta e aggraziata.
Nessuno alzò la mano per obiettare alle nozze (anche se ormai ero quasi certa che quella parte accadesse solo nei film e mai nei matrimoni veri).
E io e Rob ci ritrovammo nel fresco del tardo pomeriggio a ballare un lento in mezzo alla pista da ballo.
Joy si scatenava muovendosi da sola poco distante da noi, sculettando in un modo così adorabile che mi fece venire quasi voglia di estrarre il cellulare e riprendere la sua esibizione. Ma Rob mi battè e lo fece lui, mentre Joy continuava a fare la pazza, guardata e ammirata da tutti.
“Un giorno quando avrà vent’anni e lo vedrà si farà quattro risate”
Fui io quella a ridere. “Quando a vent’anni lo vedrà , sarà uno di quei momenti terribilmente imbarazzanti che ti fanno venire voglia di uccidere i tuoi amati genitori”
Affondai il naso nella sua camicia pulita che sapeva di sapone.
“Mmmm, ti sei cambiato”
“Sì. Prima la nonna di Emma mi ha annusato e ha urlato davanti a tutti che puzzavo di vomito” rispose “Mi hanno guardato tutti male.”
Soffocai la risata sul suo petto e guardai Alex che dormiva nel passeggino accanto ad uno dei tavoli del ricevimento, guardato a vista dalle nonne di Emma e Andrew che avevano passato l’intera giornata a fare a gara a spupazzarselo.
Non potei nascondere la sensazione di pace e serenità che provai in quel momento. I nostri amici avevano avuto una grandiosa idea a fare un matrimonio all’aperto. Nonostante fosse estate, sotto i rami si stava benissimo e il fresco degli alberi rendeva l’atmosfera magica.
“Mmm, perché così contenta?” domandò Rob dopo che l’ebbi baciato improvvisamente con passione. “Non avrai dormito più di quattro ore ieri notte.”
“Perché sì.” Risposi “Perché ho te, Joy e Alex e..e chissene frega di dormire.”
Mi guardò curioso e le guance accaldate furono ciò che, di certo, gli fece capire che al mio super entusiasmo c’era anche un’ulteriore spiegazione.
“Dimmi la verità…c’è altro”
Non potei fare altro che annuire,eccitata.
“Sì, ma te lo dico quando siamo a casa da soli”
Rob però sembrava così eccitato che per tutto il resto del pomeriggio continuò a tampinarmi di domande.
E’ qualcosa che faremo?
E’ qualcosa che hai comprato?
Ti è successo qualcosa di bello?
Ci è successo qualcosa di bello?
Dovetti chiuderlo in salotto e fargli promettere di restarci quando andai al piano di sopra a mettere a letto i piccoli. Joy si addormentò subito, distrutta per il sonno e la stanchezza della giornata mentre Alex fu un po’ più difficile ma, dopo una poppata e  un po’ di coccole contro il mio seno, chiuse gli occhi e si ranicchiò in mezzo al lettone. Non pensai neppure di spostarlo nel suo lettino, limitandomi a circondarlo di cuscini che fungessero da barriera.
Ero troppo eccitata di parlare con Rob e di rivelargli il motivo per cui ero così felice.
Ci misi pochi secondi ad arrivare in salotto e presi il pc, lasciando Rob a guardarmi confuso.
“Che fai?”
“Aspetta e vedrai” mormorai digitando un nome su google e, poi, voltai il portatile verso di lui.
Vidi la sua espressione passare dal confuso al…totalmente perso.
“E chi sarebbe questo Chris Hemsworth?”
“Un attore” risposi ovvia.
“Questo lo vedo ma non capisco che cosa..”
“Lui è la mia nuova co-star” continuai, così eccitata da non farlo finire di parlare “Una delle mie nuove co-star, in realtà. Mi hanno presa Rob! Per ‘Biancaneve e il cacciatore’! Ricordi che quando ero rimasta incinta di Alex  avevo fatto quel provino? Beh, tutto era stato rimandato ma ora..ora il progetto è partito. E il regista vuole me. Ha proprio insistito per me, ci credi?!”
Non mi sentivo così entusiasta per un nuovo film da quando ero una ragazzina, in pratica. Erano più di due anni che ero ferma e la voglia di tornare a fare ciò che amavo era tanta. Soprattutto perché sapevo che Rob non era impegnato in nulla fino all’anno nuovo e ora, con tutta l’esperienza che avevo, ero certa di poter conciliare l’essere madre col lavoro.
Non ero più spaventata come la prima volta che avevo dovuto lasciare Joy per andare sul set.
Adesso era tutto diverso.
“Ehm..sì, ci credo. Ovvio che ci credo. Tu sei un’attrice favolosa” mormorò Rob, spostando lo sguardo dallo schermo a me “Ma da quando lo sai?”
“Una settimana più o meno”
Vidi i suoi occhi guardarmi scioccati. “E perché non me lo hai detto prima scusa?”
Il suo tono non aveva neppure una punta dell’eccitazione che mi aspettavo di trovarci e la cosa mi ferì più di quanto mi aspettassi.
“E’ che all’inizio non era sicuro e poi beh..sai come vanno queste cose, no?”
“Sì certo. Ovvio”
Sì alzò dal divano, gettando la giacca sopra e sparendo in cucina.
Senza dire altro.
Niente.
Non una sola fottuta parola gentile.
Lo seguii come una furia nell’altra stanza. Delusa ed amareggiata
“Che diavolo c’è che non va ora?”
“Niente” bevve un sorso d’acqua con quell’aria da ‘mi hai fatto un torto incredibile ma non mi va neppure di parlarti’ che mi faceva saltare i nervi ogni volta.
Per fortuna che era un padre e un marito, cazzo. Viva la maturità.
“Niente, perfetto. Tanto non ti devo chiedere il permesso”
Me ne stavo per andare a dormire quando decise di parlare. “Potevi chiedere un consiglio però. Un parere. Un’opinione. Dovremmo essere una squadra”
Lo guardai a occhi spalancati e mi chiesi se si fosse rimbecillito del tutto. Noi eravamo una squadra ma per quanto riguardava il lavoro eravamo sempre stati di supporto l’uno all’altra. E io sapevo che non aveva progetti per molti mesi, per cui..quale diavolo era il problema?
“E’..sei già stressata così. Dormiamo poco e Alex è ancora piccolissimo”
“Ce la posso fare Rob e poi le riprese non iniziano fino al mese prossimo. E Alex sta dormendo di più ultimamente, man mano che cresce le cose miglioreranno solamente. Per di più le riprese sono a Londra, vicino ai tuoi genitori. Possiamo stare di più con la tua famiglia e..”
“A Londra?” quasi si strozzò con la birra che stava bevendo “Non so se ti ricordi che Joy deve iniziare l’asilo il mese prossimo”
“E che differenza fa farglielo iniziare qui o a Londra? Non credo che i metodi di insegnamento siano poi così diversi, no?”
Scosse le spalle, bevendo un altro sorso di birra, senza degnarsi di rispondere.
A quel punto mi veniva quasi da piangere per il nervoso.
“Possiamo prendere una baby-sitter come quando c’era Cloe. In fondo sono solo tre mesi, passeranno in un lampo.”
“Certo brava, assumi pure la prossima psicopatica per badare ai nostri figli. Che idea grandiosa.”
Aveva parlato a bassa voce ma lo avevo sentito benissimo.
Ogni singolo poro del mio corpo lo aveva sentito, come se invece che sussurrate quelle parole mi fossero state urlate addosso.
I suoi occhi si spalancarono leggermente, come se si fosse accorto della gravità di ciò che aveva detto quando ormai era troppo tardi.
“Senti, non era quello che..”
“Vaffanculo. Vacci davvero”
Come diavolo poteva guardarmi in faccia e dirmi una cosa del genere dopo tutto quello che avevamo passato?
Feci un passo fuori dalla cucina ma subito le sue braccia furono attorno a me e mi fece sedere sul bancone della accanto ai fornelli. Ripulì rapido con le dita le lacrime che mi rigavano il viso e ,anche se avrei voluto con tutta me stessa tirargli un calcio fra le gambe, esitai di fronte alle sue parole e al suo sguardo pentito.
“Scusa, scusa, scusa. Sono uno stronzo..non so nemmeno perché ho reagito così, davvero. Tu devi fare quello che ami e io non ho alcun diritto di..”
“Hai diritto di dire la tua opinione” tirai sul col naso e lo guardai, anche se mi aveva ferito incredibilmente con le sue parole “Ma non hai il diritto di farmi sentire una pessima madre. Tu hai..hai anche la musica e la tua scrittura e..ma io ho la recitazione. E’ quello che ho sempre saputo fare meglio e anche se amo Joy e Alex con tutta me stessa dopo un po’ sento il bisogno di avere qualche spazio per me. Sono pochi mesi e..”
“Lo so, lo so” mi prese il volto fra le mani e mi diede un delicato bacio sulle labbra. La voglia di picchiarlo scemò totalmente “E’ che ..non so, mi sono abituato ad averti a casa sempre e..Dio suona così maschilista e ottocentesco..”
“Sì, sì..decisamente.”
“E’ che non sono più capace a stare lontano da te. Ti vorrei sempre con noi e..ora tu il film e Joy all’asilo..”
Lo abbracciai, sapendo che era molto apprensivo nel lasciare Joy lontana dal suo sguardo. Non lo biasimavo di certo; avevamo avuto una vita a dir poco movimentata e piena di momenti belli ma anche incredibilmente orrendi.
“Ti assicuro che le riprese saranno finite per Natale” lo tranquillizzai “E vedi il lato positivo: Londra! Il nostro appartamento è vicino al centro, vicino ai tuoi! Joy adora quella città e possiamo costruire nuovi ricordi, nuove esperienze con Alex“
Alle mie parole, finalmente, anche lui sorrise. “In effetti sembra eccitante”
“Lo è!” confermai “Tanto più che avevo anche un’altra sorpresa per farti felice, ma sei stato uno stronzo”
“Dimmela”
“No”
“Nemmeno se stappo lo champagne per rimediare alla mia stronzaggine?”
“Ok” risi “Beh..l’appartamento a Londra ce l’abbiamo. Ma ..ho affittato un cottage in campagna fino a settembre. Non so..possiamo prenderci una bella vacanza. Forse con un cambiamento d’aria Alex prenderà un ritmo sonno veglia più regolare, chissà? E pensavo che sarebbe stato bello stare un po’ insieme come una famiglia lontano da Los Angeles.”
I suoi occhi mi guardarono con amore e seppi all’istante che la piccola incomprensione di poco prima era appianata e dimenticata.
“Non è una buona idea” sussurrò sulla mia bocca “E’ un ottima idea”
“Perciò.. Londra?” domandai, eccitata e felice per quelli che si prospettavano mesi fantastici con la mia famiglia in un luogo che adoravamo.
“E Londra sia..”



ROB POV

“Guarda! Rob guarda come sono brava!”
“Papà! Guaddami!”
“Siete entrambe bravissime!” urlai perché mi sentissero sopra il nitrito del cavallo. Sia Kris che Joy erano appollaiate sopra un cavallo e, anche se all’inizio erano state un po’ intimorite, alla fine avevano voluto provare l’ebbrezza in un maneggio vicino alla casetta che Kris aveva affittato.
Notai che Kris, comunque, era ancora un po’ nervosa e, oltre a tenere salda Joy davanti a sé, aveva le mani ancorate alle redini in modo quasi spasmodico.
Non potei trattenere un risolino, che lei vide e a cui rispose con una linguaccia.
Il ragazzo che teneva saldamente il cavallo ad una corda  ricominciò a muoversi, facendogli fare un altro giro del recinto.
Alex era tra le mie braccia, che si sporgeva, gorgogliando qualcosa di incomprensibile, guardando meravigliato il mondo attorno a sé. Da poco aveva iniziato a sorridere e la pediatra ci aveva detto che adesso i suoi sorrisi erano veri mentre prima, molto probabilmente, erano più che altro smorfie dovute ai gas alla pancia.
“Ehi campione, che facciamo eh?”
Lo alzai nell’aria tiepida e lui sbrodolò un po’ di bava sul mio viso, ma non mi importò affatto. Non quando vedevo lui e tutta la mia famiglia molto più serena.
Kris aveva avuto ragione su tutta la linea, ovviamente. Una vacanza era davvero ciò di cui avevamo bisogno e una vacanza in Inghilterra era come una fiaba.
Mi sedetti con Alex sulla coperta che avevamo steso all’ombra di alcuni alberi, pronto a cambiargli il pannolino mentre Joy e kris continuavano con le loro lezioni di equitazione.
Mia figlia adorava la campagna e si divertiva tantissimo nei maneggi e nei centri sportivi che c’erano intorno a  casa nostra, specialmente ora che il gesso era stato tolto, sostituito da una più comoda fasciatura elastica. E per quanto riguardava Alex..beh, lui ora dormiva.
Dormiva davvero.
Faceva l’ultima poppata a mezzanotte e poi dormiva fino alle sette del mattino.
Sette ore di sonno filate.
In pratica un vero e proprio miracolo divino.
Dormiva nella culla accanto al letto mio e di kris, con la finestra leggermente aperta, e non si svegliava per nessun rumore, che fosse il canto degli uccellini o io e Kris che, per la prima volta da quando era nato, avevamo fatto l’amore la notte precedente.
Io e Alex dovemmo addormentarci entrambi perché un po’ di tempo dopo fui svegliato da un bacio leggero di Kris e dal suo corpo premuto sul mio.
“Buon risveglio bello addormentato” sussurrò, posando un dito sulla mia bocca e guardando al nostro fianco. Sia Joy che Alex dormivano sulla coperta, tranquilli e vicini l’uno all’altra.
Perfino la gelosia di Joy sembrava essere scemata in quel luogo.
Ancorai le mani ai fianchi di Kris, eccitandomi all’istante, trascinandola con forza su di me.
La sua bocca fu sulla mia in meno di un secondo e le mie mani sotto la sua maglietta. Quando le sfiorai il seno, però, si ritrasse e si accoccolò accanto a me, carezzando la testolina di Alex e sistemandola per bene. Riprendemmo a baciarci, questa volta più lentamente ma più a fondo.
“Ti voglio”
Rise piano per non svegliare i bambini “Stanotte. Calma i bollenti spiriti cowboy”
Mi limitai a tenerla stretta a me, respirando l’aria profumata e i suoi capelli.
“Puzzi un po’ di cavallo Kris”
Mi colpì al petto scherzando. “Grazie, sai sempre la cosa più romantica da dire ad una ragazza. E comunque devo fare ancora molto pratica. Sono troppo rigida e ho tantissime scene a cavallo nel film”
“Andrai benone”
E, come ogni volta che parlava del suo nuovo film, mi sentii una vera e propria merda per il modo in cui avevo reagito quando me l’aveva detto, il giorno del matrimonio di Andrew. Io volevo che fosse felice e realizzata, solo avevo sperato in un altro po’ di mesi da trascorrere tranquilli in famiglia.
Ma quello era il suo nuovo sogno e io l’avrei supportata sempre.
E poi si trattava solo di qualche mese..qualche mese che sarebbe passato in fretta e senza alcun problema.
Quella sera, però, mentre mi stavo lavando i denti, vidi Kristen entrare in bagno di corsa. Nelle sue mani il cellulare squillava forte.
“Scusa, ti spiace se parlo qui? Di là Alex si è appena addormentato”
Scossi le spalle, tranquillo.
Tranquillo finchè non la sentii parlare.
“Ciao Chris! No, figurati, non mi disturbi affatto” disse “E’ un piacere anche per me e..no, smettila. Non sono assolutamente così brava..”
Kris arrossì come ogni volta che qualcuno le faceva i complimenti. “Sì ,sarà una bella esperienza. Anche io non vedo l’ora di conoscerti di persona. Non vedo l’ora di iniziare. Ho finito proprio stasera la seconda rilettura del copione e già ho delle idee per..”
Aggrottai le sopraciglia, leggermente infastidito.
Kristen era una madre di famiglia e non si chiamavano le madri di famiglia alle dieci di sera, no?
Quando lei chiuse la comunicazione, dopo qualche minuto, la stavo ancora fissando pensieroso.
“Che c’è?” domandò con un mezzo sorrisino sulle labbra, come se avesse saputo esattamente quale fosse il problema.
“Niente”
“Sei geloso” mi solleticò il fianco prendendomi in giro “Sei geloso che un nuovo aitante attore, affascinante e biondo mi rubi il cuore”
“Ti prego” risi “Mister Ballando con le stelle?”
“Smettila con questa storia!”
Ma rise con me mentre la trascinavo in camera e la gettavo sul letto. Sentivo Joy russare dalla sua cameretta e Alex dormire profondamente.
Percorsi il corpo di Kristen di baci e quando arrivai alle sue labbra eravamo entrambi ansanti.
“Non è colpa mia se ha fatto quel programma” sussurrai
“Rob piantala. Ha fatto anche altre cose. Un sacco di altre cose” mi rimproverò mentre le sue mani mi sfilavano la maglietta “E ora basta parlare di Chris Hemsworth, ok? Preferirei fare l’amore con mio marito..”
“Ai tuoi ordini moglie”
La accarezzai sulla pelle nuda e non mi importò minimamente più di nient’altro, solo di godermi lei ed il momento. E seppi che non importava se nei prossimi mesi sarebbe stata molto impegnata o stressata; era il suo sogno, la sua carriera e doveva viverla fino in fondo, completamente.
E io sarei stato al suo fianco a sostenerla
Come sempre

                                                                                                                      ***************************

Uhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh un nuovo progettino per Kris *___*
Chissà cosa porterà. Chissà....muhamuhamuhamuhauamhmhamuhauhmauhmahumauh
Ok, non sono divertente u__u me ne rendo conto.
Un mega bacio e....see ya soon ;D


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Capitolo 9
*** You are my boyfriend ***


You are my BF Buon sera girls!!!! 
Eccoci qui con un nuovo bel capitolo hihihihihi. Joy alle prese con una tappa temuta ed odiata da tutti i bambini del mondo: l'asilo O___O. Io personalmente piangevo ed imploravo mia madre di non lasciarmi ueueueueu ma poi mi sono dovuta mettere il cuore in pace. E lei che farà?? Mumhauhahumaumha vedremo u__U
Ok, detto questo vi vogliamo ringraziare ancora una volta per tutto l'affetto, le recensioni e l'amore con cui ci seguite qui e con cui sclerate con noi su fb. Grazie ancora, siete tutte magnifiche  *----* anche se come sapete già la ff verrà postata senza un giorno fisso di postaggio. Con le altre ff e la vita reale che rompe purtroppo non possiamo fare altrimenti :(
Un consiglio? Sposatevi un miliardario così da poter scrivere e leggere ff tutto il santo giorno *___*.
Vi lasciamo alla lettura e
...enjoy ;D


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CAPITOLO 9 (Fio)


YOU ARE MY BOYFRIEND





KRISTEN POV



“Joy!”
Chissà per quale motivo speravo davvero che mi figlia mi ascoltasse nonostante non avesse minimamente preso in considerazione i miei precedenti richiami.
“Joy, amore, ti prego. Apri.”
“NO!” urlò lei, cocciuta, dall’altra parte della porta.
“Andiamo, tesoro. Vedrai che ti piacerà!”
“No, no, no e no!”
“Ma ieri ti piaceva così tanto…”
“E oggi non mi pace più!”
Sicuramente mi avrebbe fatto una linguaccia se l’avessi avuta di faccia ma immaginai che non avrebbe rischiato di aprire la porta solo per una smorfia.
Sbuffai iniziando a considerare la possibilità di scavalcare il balcone della nostra camera da letto e arrivare al bagno camminando sul cornicione, sempre sperando di avere la grazia di trovare la finestra aperta; ma probabilmente quella piccola peste che, nonostante i suoi quattro anni e tre mesi scarsi, sapeva chiudersi in bagno, aveva pensato anche a bloccare ogni altra entrata. O forse no…
“Che succede?” disse Rob, salendo l’ultimo gradino delle scale.
Indicai semplicemente la porta e sicuramente Rob notò la mia espressione avvilita.
“L’hai chiusa dentro!?” esclamò, isterico.
“Sì, perché infatti sono così intelligente da chiudere nostra figlia in bagno. Ci si è chiusa da solo, idiota.”
“Non è un po’ troppo presto per chiudersi in bagno?” cambiò subito argomento lui. “Come dobbiamo fare con queste donne, ometto?” continuò, scuotendo un po’ Alex per poi lanciarlo in aria un paio di volte.
“Rob, ha mangiato.”
Si fermò immediatamente, memore dell’ultima disastrosa volta.
“Perché si è chiusa dentro?”
“Perché non ti chiedi come fa a sapere come ci si chiude dentro?”
“Anche.”
“Quello non lo so. Comunque dice che non le piace la divisa e non vuole metterla.”
“Ma se ieri l’adorava.”
“Infatti! Ma si tratta di tua figlia…”
“E… quindi?” strabuzzò gli occhi.
“Quindi è lunatica come te.”
“Ma per favore! Qui la lunatica sei tu, semmai. E comunque è chiaro che si tratta di una scusa.”
Mi illuminai come se avesse appena detto l’ultima cosa a cui sarei mai andata a pensare. “No, ma dai! Davvero? Non ci avevo proprio pensato, sai?”
Mi riservò un’occhiataccia tra il divertito, il sarcastico e l’offeso.
“Tieni Alex, ci provo io” rispose passandomi il piccolo che si accucciò al mio petto.
“Joy? Tesoro?” tentò un approccio leggero accostandosi alla porta da cui provenne un sonoro “Che vuoooooi?”
“Voglio che apri subito la porta, okay? Non devi chiuderti dentro.”
“E io ho detto che non la vollio mettele quella cota!”
“Joy ti conviene aprire se non vuoi fare arrabbiare il papà, o entro da solo.”
“Tanto è chiuto a chiave e io lesto qui pel semple. Non mi metto quella cota e non vado a cuola!”
“Ah sì? E come pensi di mangiare? Guarda che il mangiare sotto la porta non ci passa e la mamma non cucina per le bimbe cattive.”
“Mi mangio l’acqua oppule muoio di fame!” risuonò la sua voce, attutita da quella dannata porta.
Rob mi guardò, divertito. Ricambiai il sorriso ma solo per poco, giusto il tempo che mi serviva a realizzare che restare chiusa in bagno non era del tutto sicuro per una bambina di quattro anni. C’erano lamette in giro, forbicine nei cassetti, acqua e corrente a poca distanza l’una dall’altra. Dovevamo farla uscire da lì prima che la cosa mi facesse impazzire.
Come se mi leggesse nel pensiero, Rob si allontanò dalla porta, entrò in camera nostra e ne uscì pochi secondi dopo con una forcina per capelli.
“Seriamente…?” commentai sarcastica.
“Conosco le serrature inglesi come le mie tasche. Non hai idea di quante volte l’abbia fatto.”
“Guardaci, dopo tanti anni  ci sono ancora cosa che non so di te. Che cosa carina.”
Sperai cogliesse l’ironia nella mia voce ma ciò che davvero mi importava al momento era che tirasse Joy fuori da quel bagno.
Armeggiò diversi minuti senza alcun risultato.
“Sembra che tu sia arrugginito, scassatore” lo presi in giro cullando Alex che iniziava ad essere irrequieto. Ormai dormiva con ritmi quasi regolari ma… superfluo dire che non amava particolarmente stare fermo, non amava nulla di statico in effetti.
“Devo chiamare un fabbro?”
“Sta’ zitta. Mi deconcentri!”
“Mi scusi, signor conosco-le-serrature-inglesi-come-le-mie-tasche.”
Passarono altri minuti, niente. Continuavo solo a tenere Joy impegnata con stupidi tentativi di convincimento, sperando che nel frattempo uscisse di sua spontanea volontà.
“Faremo tardi…” commentai tra me e me proprio nel momento in cui la serratura fece uno strano rumore, la porta scattò e si aprì davanti a noi, mostrando Joy che stava comodamente seduta sul water, nuda.
Assunse la faccia della paura quando ci vide, espressione alla ‘come diamine avete fatto?!’. Le fu subito chiaro che il suo piano di sfuggire al primo giorno d’asilo stando chiusa in bagno non aveva avuto grande successo.
“Allora, signorina” iniziò Rob battendo il piede sul pavimento in segno di minaccia. “Che facciamo?”
Joy esitò diversi secondi prima di ingoiare un nodo di saliva che aveva in gola e saltare giù dal gabinetto per tentare una fuga. Rob fu più veloce di lei, ovviamente, e la prese proprio nel suo tentativo di passargli sotto le gambe.
“Lattamiiiii. Lattamiiii papaaaaà!”
Senza rispondere, Rob la strinse più forte impedendole i movimenti e la portò nella nostra camera da letto. Li seguii e mi limitai a guardare la scena di come lui la lasciava andare sul letto e si divertiva a baciarle il pancino con la bocca, causando urla e rise svariate e a decibel allucinabili. Niente di più sereno alle nove meno dieci del mattino.
Oh cazzo, le nove meno dieci. Cioè dieci minuti alle nove, ovvero venti minuti prima dell’inizio delle lezioni. Non ce l’avremmo mai fatta.
“Cazzo!”
“Papà! Mamma ha detto catto! Ola la devi picchiale!”
“Tranquilla, amore. Papà punirà per bene la mamma più tardi…” E mi beccai un’occhiata di rimprovero misto a un carico di sottintesi non indifferente.
Come poteva pensare a queste cose ora?
“E la mamma punirà tutti e due se non siete pronti tra dieci minuti!”
Tesi Alex a Rob, approfittando del fatto che richiedesse la sua attenzione, ma nel mentre Joy si era nuovamente incupita e, appena mi avvicinai, strinse gambe e braccia così da rendere impossibile infilarle anche solo l’intimo.
“Joy, ora basta, dai!”
“Ma mamma… non mi piate quella divita. Pule tu hai detto che è tupida, ti ho tentita!”
Evitai di guardare Rob per non ricevere un altro dei suoi sguardi accusatori ma non si fece mancare il rimprovero.
“Poi ti meravigli che non voglia metterla.”
“Non ho detto che è stupida.”
Alzò un sopracciglio, segno che non l’avrebbe mai creduto.
“Okay, forse l’ho detto ma non… Cioè… è carina, dai… Però… Non so... Nemmeno a me farebbe piacere che mi dicessero cosa mettere. Soprattutto se è qualcosa a scacchi.”
“Kristen, le divise a scuola sono essenziali per l’uguaglianza e la disciplina…”
“…disse quello che è stato espulso da scuola…” e stavolta fui io a metterlo al tappeto.
“Che vuol dire che papà è tato epulto da cuola?”
“Che andava tanto bene a scuola ed è stato premiato!” improvvisò lui e lo fulminai con lo sguardo, ma lui rispose con un occhiolino. “Sai, papà la metteva sempre la divisa a scuola.”
“E io non tono come te allola.”
Mi costrinsi a reprimere un sorriso. “Bel tentativo, amore” bisbigliai a Rob.
“Joy, ieri ti piace la divisa ed eri tutta emozionata di andare a scuola. Perché oggi non è così?”
Tentativi di convincimento pre-primo giorno di scuola in dieci minuti o meno.
Se ci fossi riuscita, avrei scritto un manuale per quelle povere disgraziate che si trovavano nella mia situazione al momento.
“Allora…?” chiesi ancora quando lei chinò il viso, triste.
“Pecchè non… non conocco nettuno…e io vollio tale a cata co voi…”
“Tesoro, sai che la mamma e il papà devono lavorare…”
“Pelò Alex all’atilo non ci va…”
“Perché è ancora troppo piccolo. Quando avrà la tua età, ci andrà anche lui.”
“Vi plego, potto tale qui? Oppule dai nonni? Non gli do fatidio, lo giulo!”
Oh Dio, non poteva guardarmi con quegli occhi così chiari, sinceri, supplicanti e… in lacrime.
Guardai Rob in cerca di aiuto perché, accidenti, stavo crollando. Sarei crollata se fossi stata da sola.
Rob si sedette sul letto accanto a lei, sistemò Alex tra le sue braccia al meglio, e carezzò le guance di Joy.
“Cucciola, ma qui o con la nonna non hai mai niente da fare. Vedrai che lì ci sono maestre bravissime che vi faranno fare tanti giochi e conoscerai tanti bambini, farai tanti nuovi amichetti…”
“Non li vollio li amichetti…” sussurrò triste. “Se poi non li piaccio?”
E bastò quella piccola frase a spezzarmi il cuore.
Fanculo l’asilo, stavo per dire. Fanculo i nostri propositi di aprirla un po’ al mondo esterno e farla socializzare con qualcuno che avesse meno di venti anni.
Fanculo anche il lavoro, pensai nella foga del momento.
Per qualche secondo mi pentii anche di aver accettato il ruolo, cosa mi era saltato in mente?
Trasferirsi a Londra, stare fuori casa per ore. Lontana dai bambini, lontana da Rob.
Alex aveva appena cinque mesi e Joy aveva chiaramente ancora bisogno di me.
Grazie a Dio, Rob prese la parola interrompendo quel flusso di pensieri disconnesso nonché inutile visto che non avrei comunque avuto possibilità di tirarmi indietro e… non volevo farlo. Avevo voluto quella parte, volevo farlo.
“Ascoltami…” disse Rob a Joy alzandole il mento e facendo scendere una lacrima sulla guancia. “Tu sei la bimba più bella e intelligente di questo mondo, ed è impossibile che tu non piaccia a qualcuno, okay? E se qualcuno dice il contrario dovranno vedersela con me! Muhauha”
Inutile dire che, nonostante il tono minaccioso di Rob e l’impostazione da eroe, la piccola non sembrò per nulla convinta.
“Non attaaaacca…” sussurrai quando la vidi sospirare afflitta. Non solo facevamo sempre più tardi e i miei dubbi mi stavano mangiando da dentro; Joy iniziava anche a prendere freddo. Lo vedevo chiaramente dai brividi che iniziavano a coprirle il corpicino, eppure tentare di infilarle la maglia intima a tradimento fu del tutto inutile. Si ritirò sulla difensiva e tornò a stringere le braccia.
“Okay, piccola, facciamo così. Se ti metti la divisa e vai all’asilo, prometto che vengo a prenderti un pò prima oggi, okay?”
Vidi il viso di Joy illuminarsi come il sole mentre il mio invece doveva assumere un’espressione contrariata. Avrei voluto far notare a Rob che fare promesse non avrebbe risolto nulla e che probabilmente avrebbe richiesto sempre di più, ma quando lo vidi scrollare le spalle, in difficoltà, capii che doveva andare così. Almeno per oggi.
“Awww okay okay okay. Pelò plometti papà??”
“Mano sul cuore!” recitò lui solenne, facendoci una piccola croce al petto. “Però solo a patto che ti vesti subito, eh!”
“Tì tì tì, okay!”
E, finalmente, non se lo fece ripetere due volte e collaborò all’opera.
Dovevo ammettere che, nonostante il mio astio per ogni imposizione (soprattutto se a righe o a scacchi), quella uniforme le stava troppo bene e la rendeva ancora più bella ai miei occhi. In fondo, non era nemmeno tanto male. Il tema era a righe rosse e blu, la camicetta bianca con il colletto che richiamava la gonna e la giacchina blu sopra. Era adorabile, bellissima con gli occhi blu che si intonavano perfettamente alla giacca e i capelli biondi, ormai sul cenere, che creavano uno stacco decisamente dolce.
Rob prese la macchina fotografica e passarono altri cinque minuti a fare foto prima che ci decidessimo ad uscire ed entrare nella macchina parcheggiata sulla strada fuori casa.
John ci aspettava da almeno tre quarti d’ora eppure non si scomodò a partire subito ma perse diverso tempo a complimentarsi con Joy. Insomma, mise in moto nel momento in cui… avremmo dovuto già essere lì.
Io sarei dovuto essere già sul set ma non mi sarei mai persa un momento del genere e, nonostante avessimo iniziato da appena una settimana, avevo dovuto chiedere un permesso di qualche ora. Fortunatamente si erano dimostrati abbastanza comprensivi ma capivo perfettamente il disagio che potesse creare non avere la protagonista, soprattutto nelle prime fasi di produzione. L’avevo sperimentato con Twilight e non era risultata una delle cose più comode di questo mondo ma non avrei mai rinunciato al primo giorno di scuola di mia figlia. Potevano fare a meno di me per un’ora. Insomma, gli inglesi erano così particolari. Conoscevo Rob, la sua famiglia, i suoi (e miei) amici… ma loro sembravano sempre così sbandati e simili a noi americani che non mi aspettavo tanta tolleranza sul set.
Decisamente strani questi inglesi. Pronti offrirti un tè alle otto di mattina, anche se ti aspettano da dieci minuti, ma con la faccia contrariata se chiedi un permesso di un’ora.
I vetri oscurati della macchina rendevano ancora più cupo il cielo di Londra, già arrabbiato di sé come suo solito ad Ottobre. Eppure, per quanto assurdo fosse, a me piaceva anche quell’aspetto della città. Sarà perché non ero mai stata un’amante delle abbronzature californiane o perché uscire alla luce del sole, senza impedimenti, non era una delle cose più semplici del mondo, non per noi almeno; restava il fatto che mi piaceva il tempo londinese. Era particolare, a cazzi suoi, pronto ad esplodere da un momento all’altro. Un po’ come me da quando ci eravamo trasferiti.
Sapevo che era stata una mia scelta e non me ne pentivo ma non avrei immaginato che fosse stato così pesante. Abbandonare quel ritmo che avevo preso durante quel tempo di pausa dal lavoro per veder crescere Joy ed essere una madre presente. Aveva davvero avuto senso se ora ero lontana da casa per quasi mezza giornata, con non uno ma due bambini ancora piccoli?
Certo, Rob sarebbe rimasto sempre con loro, avrebbe letteralmente fatto il casalingo finché ce ne sarebbe stato bisogno ma… era giusto anche questo?
Quello che stavo facendo nei suoi confronti. Ero rimasta così sorpresa ed emozionata dall’idea del lavoro che non avevo pensato che lui potesse volere fare altro che stare tutto il giorno a casa; non che non gli facesse piacere, come infatti non sarebbe stato un problema per me, ma erano anni che lavorava all’album. Anni che continuava a coltivare quel progetto in silenzio, entrare e uscire da sale di registrazione, comporre, scrivere, suonare… senza mai avere davvero il coraggio di farvi qualcosa, con quello che creava. Forse tutto ciò non avrebbe fatto che togliergli altro tempo, tempo che avrebbe dovuto dedicare alle sue passioni.
Potevi anche pensarci un po’ prima Kristen, mi dissi, consapevole del fatto che ormai ciò che era fatto era fatto e potevo solo ripromettermi di ripagargli il tempo che mi stava regalando.
“Kristen? A che pensi?”
“Eh? Oh, no. A niente. Siamo arrivati?” cambiai subito argomento, notando che la macchina era ormai ferma.
“Già” disse lui, sgranando un po’ gli occhi in attesa dell’apocalisse.
Riuscire a convincere Joy ad uscire dalla macchina fu praticamente impossibile così che dovetti prendere Alex dalle braccia di Rob, in modo che lui potesse stringersela e coccolarsela per bene mentre camminavamo verso l’entrata e la rassicurava sulla promessa fatta a casa.
L’asilo era privato, ovviamente, come quasi tutte le scuole di Londra ma ne avevamo scelto uno perfettamente normale, non uno di quelli prestigiosi dove  di solito i figli delle persone famose giravano con tacchi e cravattino. Non volevamo che Joy crescesse in un’ambiente dove la puzza si respirava sotto al naso, volevamo che fosse trattata per quello che era e non per i genitori che aveva. Parlammo con le maestre per qualche minuto, mentre John teneva d’occhio Joy, e ci raccomandammo su quelle che erano le nostre paure.
“Joy è… una bambina molto solare e aperta ma ha avuto pochi contatti con bambini della sua età…” ed infatti quello era stato uno dei motivi per cui non avevamo aspettato un altro anno per iscriverla all’asilo.
“Capiamo perfettamente, signora Pattinson. Non tutti i bambini sono uguali, ognuno ha modi di approccio diverso ma siamo sicure che si troverà benissimo qui.”
Annuii alla donna dai capelli biondi che aveva parlato per entrambe.
“Avete i nostri recapiti telefonici. Per qualsiasi cosa, chiamate me” intervenne Rob omettendo il fatto che Joy aveva anche un proprio cellulare. Una decisione del genere era stata forzata da circostanze praticamente ovvie. Certo, non lo aveva sempre con sé se non in situazioni particolari e noi le avevamo fatto capire che poteva usarlo solo se davvero ne avesse avuto bisogno, ma era decisamente un modo per stare più sicuri.
Sbofonchiai un po’, contorcendomi le mani, massacrandomi il labbro inferiore. Joy non voleva venirci all’asilo, ed era abbastanza comprensibile, ma la verità era che ero io quella ad avere una fottuta paura a lasciarla lì. Un conto era essere lontana da lei ma saperla con Rob, altra storia era immaginarla qui, lontana da entrambi, magari seduta da sola in un angolo e…
No, non dovevo pensarci. Sarebbe andato tutto bene.
Alex iniziò a piagnucolare, come sempre quando ero ferma con lui in braccio per troppo tempo, e mi ridestò dai miei pensieri.
“E’ un amore, posso?”
Ero così gelosa di lui, dei miei figli in generale, che ero sempre restia ad affidarli ad estranei… anche se non lo davo a vedere.
Da brava attrice, allargai le labbra in un sorriso e glielo porsi.
“Noi…” lasciai la frase a metà indicando Joy che aspettava, nervosa, qualche metro più in là. Anche da lontano potevo vedere quanto forte stringesse la mano di John.
“Sì, certo, fate pure.”
Io e Rob ci guardammo velocemente prima di andare da lei e accovacciarci alla sua altezza. Ed eccolo di nuovo, il faccino triste di quella mattina completo di occhi imploranti e bocca corrucciata su se stessa.
“Andrà tutto bene, vedrai. Sono solo poche ore…”
“E scommetto che quando verrò non vorrai nemmeno tornare!”
Joy lasciò la mano di John e si buttò tra le nostre braccia.
“Pelò… pelò tolnate velo? Io ci sto pule qui… pelò voi dovete tolnale. Non mi lassiate qui.”
“Amore, certo che torniamo” mi affrettai a dire, massaggiandole la schiena.
Rob le diede un bacio tra i capelli e la distanziò un po’ per poterla guardare bene.
“Hey, cucciola, cosa abbiamo detto prima?”
“Che… che vieni a plendelmi siculamentele…?”
Sorrisi.
“Esatto.”
“E che altro?”
“E che… se tuccede quaccosa batta che ti chiamo e tu vieni qui…”
“Perfetto. E io vengo a prenderti anche un po’ prima e mi troverai esattamente qui e poi ci andiamo a prendere una bella crepes insieme ad Alex, okay?”
Joy annuì debolmente.
“Eh, però non la voglio vedere questa faccina triste, se no poi il cielo diventa nero nero e si mette a piangere e non possiamo andare da nessuna parte, e non sarebbe tanto bello, no?”
“No…” rispose, scuotendo il capo e tirando un po’ su con il naso.
“E allora lo fai un sorriso al tuo papà che se no piange?”
Joy esitò diversi secondi prima di annuire, alzare il viso, e accennare un sorriso.
“Ah, e cos’era questo? Ti sembrava un sorriso? No, no! Voglio un bel sorriso!” e prese a farle pernacchie nel piccolo incavo del collo, facendola ridere e tirandola un po’ su di morale.
Restammo qualche altro minuto per le ultime raccomandazioni e infine, salutandola con un bacio sulla guancia da entrambi, la lasciammo alle insegnanti e ripresi Alex in braccio. Dio, iniziava anche a farsi pesante, soprattutto imbottito com’era.
“Pensi che starà bene? Abbiamo fatto la cosa giusta, vero?”
Esposi i miei dubbi a Rob mentre la macchina mi accompagnava sul set.
“Starà bene, è giusto così, Kristen. Deve avere altri spazi oltre a noi…”
“Detto da chi passerà la giornata appostato fuori l’asilo nel caso succedesse qualcosa, non fa una piega, vero?”
Rob scosse il capo, fingendo che quella idea non gli fosse nemmeno passata per la testa.
“Non è assolutamente nelle mie intenzioni” disse, serio e impegnato a far fare il cavalluccio ad Alex.
“Quindi quali sono i tuoi programmi per la giornata?”
“Mi vedo con i ragazzi più tardi, o pensavo di andare dai miei e restere lì finché non si sarà fatta l’ora esatta per scendere e andare a prendere Joy, torturandomi il fegato con l’eccesso di bile, incapace di abituarmi all’idea di non averla più per casa o accanto.”
“Non fare il melodrammatico” fu il mio solo commento mentre facevo di tutto per allontanare spiacevoli ricordi che quella frase avrebbe potuto risvegliare.
“Starà bene, vedrai. Non le manca nulla, può fare tutto quello che vuole…”
Sorrisi a quelle parole e ai suoi tentativi di calmarmi. Non del tutto efficaci, ma niente che Alex non potesse risolvere; me lo coccolai ancora un po’ prima di arrivare sul set, sempre troppo presto.
“Ciao piccolino, ci vediamo più tardi”
Gli lasciai un’infinità di baci sulle guance paffute e soffici, uno dietro l’altro. Infiniti. Ero incapace di staccarmene.
Diedi un bacio a Rob e feci per scendere dalla macchina ma lui mi bloccò, afferrandomi la mano.
Mi voltai a guardarlo.
“Andrà tutto bene. Te lo prometto.”
E delle promesse di Rob… potevo fidarmi.


POV Rob


“…tu che ne pensi, Rob?”
Fu solo il sentire il mio nome a destarmi dai miei pensieri. Scossi il capo e mi voltai verso Tom.
“Sì, sì è una grande idea” improvvisai sperando che andasse bene una frase del genere.
“Ah, quindi posso mettere un po’ di birra nel biberon di Alex? Grande!”
“Sì, fa’ pure…” tornai a fissare il vetro che dava sulla strada prima di rendermi davvero conto di quello che aveva detto il mio amico.
“Eh, che? Cosa?” esclamai lanciando subito lo sguardo ad Alex che era tra le sue braccia. Tom rise insieme a Marcus mentre cercavo di riappropriarmi di mio figlio, con scarsi risultati visto che nessuno dei due sembrava intenzionato a cedermelo.
“Cos’è questa mania che hai di voler far ubriacare i miei figli? Fai ubriacare i tuoi!”
“Se ne avessi, lo farei!” rise. “E comunque non è una mania, è solo l’unico modo per attirare la tua attenzione quando continui a fissare la scuola di Joy dal vetro di un pub che hai scelto appositamente a due passi dall’asilo così che se mai dovesse succedere qualcosa o dovessi impazzire senza di lei, ci metteresti meno di due secondi ad irrompere stile Superman.”
Avevo capito sì e no tre parole di quello che aveva detto, ma il senso era chiaro e ben inquadrato.
Non avevo resistito dal gironzolare lì intorno per buona parte della mattinata. Ero andato a trovare i miei, lasciato che si coccolassero Alex per una buona ora, ero tornato in centro e avevo girato per un paio di negozi portando Alex nella piccola sacca davanti al mio petto, ma il tempo sembrava non passare mai senza Kristen e Joy. Certo avevo Alex ma il contatto più ravvicinato che avevamo avuto da quella mattina era stato il cambio di pannolino.
In definitiva, mi ero trovato a camminare sempre in quei dintorni così che alla fine avevo dato appuntamento ai ragazzi lì, tanto per stare più sicuri.
Pensavo che se fosse capitato qualcosa, se Joy avesse chiamato o ci fosse stato bisogno di me, sarebbe stato più semplice se fossi stato nei paraggi. Continuavo anche a controllare il cellulare, sperando quasi di trovare una chiamata persa… Ma, no. Non dovevo essere ridicolo. Una chiamata persa avrebbe significato problemi e non volevo che Joy ne avesse. Stava andando tutto per il meglio, mi ripetei per l’ennesima volta continuando, tuttavia, a fissare la scuola e l’orologio.
“Non sono ansioso. Sono solo un po’… apprensivo. Tutto qui.”
Tom e Marcus si scambiarono un’occhiata prima che quest’ultimo mi facesse notare che i due termini erano praticamente sinonimi.
“Siete venuti solo per rompermi le palle stamattina?” scherzai, mandando giù l’ultimo sorso di birra rimasto.
“Stai rilassato, Rob. Sta bene.”
“Lo so che sta bene, ma posso essere solo un pochino ansioso? È la prima volta che passa tanto tempo sola con qualcuno che non siamo noi dopo…”
Dopo quell’incubo che spesso continuavo a rivivere nel suo surrealismo. Da allora non avevamo mai più lasciato Joy in mano ad estranei, anche per questo avevamo da subito scartato l’idea di assumere una baby-sitter e non potevamo certo chiedere a Dean o JB di prendersi cura di lei tutto il tempo. Non sarebbe stato giusto e, in fondo, ero io a sentirmi più sicuro a stare con loro. Non sarebbe stato un problema  se non avessimo deciso da tempo di iscriverla ad  un asilo e cercare di andare avanti e separarci da quella storia. Joy aveva bisogno di socializzare con la sua generazione, non con la nostra. E per lasciarglielo fare, dovevamo starle lontana, volenti o nolenti. Dopotutto quattro ore al mattino non avrebbero ucciso nessuno. Bè, forse non avrebbero ucciso Kristen che era impegnata in altro, forse non avrebbero ucciso Joy che magari avrebbe imparato ad apprezzare quella nuova esperienza, ma sicuramente avrebbero ucciso me, proprio come stavano facendo in questo momento.
Infine guardai l’orologio che segnava le dodici e un quarto e decisi che tre quarti di d’ora di anticipo potessero rappresentare bene il mio concetto di prima.
Mi alzai lasciando venti sterline sul tavolo e mi sistemai la pettorina.
“Dove vai?”
“A prendere Joy” risposi, soddisfatto, mentre riprendevo Alex dalle braccia di Tom. Lo coprii per bene, assicurandomi che il cappellino e la tuta imbottita non lasciassero spiragli, e lo sistemai di nuovo davanti al mio petto.
“Ma credevo che finisse all’una.”
“Dovrebbe sì, ma oggi le ho promesso che andavo a prenderla prima.”
“Rob…”
“Era l’unico modo per convincerla! Gliel’ho promesso!”
“Ha quattro anni, amico! Non ha la concezione del tempo!”
In effetti era vero ma… ormai mi ero già abituato all’idea di andare a prenderla prima. Era più forte di me.
“E dovrei prenderla in giro solo perché non se ne renderebbe conto? Una promessa è una promessa” terminai, solenne, credendo in ogni mia parola.
“Sei più capriccioso di lei…”
“Mio Dio…”
Li sentii commentare ma stavo già per uscire dal pub, ormai.
“Venite o no?”
“Sì, veniamo!”
Attraversare la strada non mi sembrò mai un tragitto tanto lungo come in quel momento e mi sembrò di percorrere chilometri prima di trovarmi nuovamente nel cortile dell’edificio e poi all’interno.
I bambini erano tutti nella prima sala alla mia destra, riuscivo a vederli dal vetro che separava l’ingresso dal resto e mi ci vollero appena due secondi per scorgere la testolina bionda di Joy. Era china sul suo foglio, intenta a colorare qualcosa.
Inutile dire che la faccia della signorina di quella mattina, di cui non ricordavo nemmeno il nome, fu alquanto sorpresa quando mi vide e, quando mi venne incontro, fui costretto a spiegarle il motivo del mio anticipo.
Lei sorrise e annuì, mentre i miei amici scuotevano il capo, e si raccomandò di non farla diventare un’abitudine. Annuii con vigore prima di salutarla. Entrò dentro e si chinò su Joy che, due secondi dopo, alzò il viso e si illuminò in un sorriso appena mi vide. Abbandonò tutto quello che stava facendo e corse verso di me.
Mi chinai con attenzione, dal momento in cui avevo ancora Alex al petto, e la tirai su mentre gridava il mio nome emozionata.
“Papiiii! Tei venuto finammente! Tei venuto plima come avevi plometto! Io guaddavo semple l’olologgio ma tu non venivi mai!”
La strinsi a me e lanciai un’occhiata a Tom che aveva la bocca aperta, come a rimangiarsi tutto ciò che aveva insinuato su Joy e sulla sua concezione del tempo. Evitai di precisare che ovviamente non era capace di leggere l’orologio con le lancette.
“Certo che sono venuto! Te lo avevo promesso, no?”
Sorrise e mi strinse di nuovo.
“Tao Alex!!!” esclamò, lasciando un tenero bacio al fratellino.
“Vai a prendere lo zainetto e andiamo, okay?”
“Ti, ti! Okay!”
Scese velocemente e corse verso la maestra che l’aiutò a indossare il cappottino e lo zaino in spalle. La sentii ringraziarla molto sonoramente prima di tornare da me, saltellando, per poi prendermi la mano.
“Tio Toooom!” continuò, poi, quando uscimmo dalla sala e trovò Marcus e Tom ad aspettarla. Mi lasciò andare all’istante e piombò tra le braccia dello zio.
“Cucciola! Vieni qui! Allora, fammi sentire. Ti sei divertita?”
Joy scrollò le spalle.
“Bè? Che hai fatto? Hai conosciuto qualche amichetto?”
Scosse il capo e scrollò le spalle di nuovo. “Abbiamo tolo cololato un po’… Niente di ché…” disse come una perfetta adulta.
“Uuuh e che hai colorato di bello?”
La conversazione che Tom tentava di tenere, e a cui Joy rispondeva a monosillabi, proseguì diversi minuti finché il mio amico ebbe la brillante idea di cambiare argomento e chiederle se avesse fame.
“Tiiiii, tanta fameeee.”
“Non hai mangiato la merenda che ti ha dato la mamma?”
Scosse il capo con vigore. “Mmm naaah, non mi andava. Ela senza cioccolato e io ho più fame di una melendina senza cioccolato. Voglio l’happy meal! Pottiamo, papi? Ti plego!”
Non  feci in tempo a risponderle che Tom le aveva già promesso l’happy meal più grande del mondo e se l’era messa sulle spalle correndo verso l’insegna del McDonalds più vicino.
“Questo, però, non lo diciamo alla mamma” le dissi mentre ordinavamo.
“Okaaaay, non glielo ditiamo!”
Avanzò un mignolo e io il mio per stringere il nostro patto.
Il pomeriggio passò tra un’altra visita ai miei genitori, che mi avevano fatto promettere di passare ancora per sentire da Joy del suo primo giorno di scuola e anche in quel caso fu alquanto apatica e priva di entusiasmo, e il parco.
Rientrammo a casa verso le sei circa. Joy buttò il suo zaino all’ingresso e andò a piazzarsi sul divano per vedere i cartoni. Io entrai in cucina e scongelai delle salsicce come ricordava il post-it di Kristen attaccato al frigo.
Sorrisi anche solo vedendolo. Quel caos e il vuoto in casa che derivava dalla sua assenza era iniziato da appena una settimana e già mi sembrava di impazzire senza di lei. Non sapevo come avrei resistito per tre mesi o più, sapevo solo che avrei dovuto sforzarmi e non dare a vedere quanto avrei preferito averla a casa.
Proprio in quel momento, mentre poggiavo il pacco di carne sul lavello della cucina, chiamò Kristen.
“Ti manco troppo, vero?” azzardai visto che ci eravamo salutati ai suoi ultimi cinque minuti di pausa, poco fa.
“Rob, credo di aver fatto un guaio.”
“Che è successo?”
“Sei a casa?”
“Sì, Kristen, che è successo?”
“Hai visto il post-it? Hai scongelato la carne?”
“Sì…”
“Bene, scongelane ancora. Abbiamo ospiti a cena.”
“Cosa? Chi?”
“Beh, gli altri. Un paio di persone solo, forse tre. Non lo so.”
“Kristen, di chi parli? Mi spieghi?”
“Okay, senti. C’era questa specie di cena stasera, cioè hanno organizzato tutto all’ultimo minuto, non sono riusciti a trovare un tavolo, non lo so, cioè io non volevo nemmeno andarci perché volevo tornare a casa e rilassarmi. E poi non so cos’è successo. Qualcuno ha disdetto, c’è stato un imprevisto, insomma, non lo so che mi è passato per la testa e ho detto che potevamo fare benissimo a casa nostra.”
“Cosa!? Kristen, la casa è un disastro, sono appena tornato a casa… Perché l’hai fatto?”
“Oh, non lo so, Rob! Ti ho detto che ho fatto un guaio, okay? Ma ora non posso fare niente… e… uff…”
Presi un profondo respiro. Dio, che scazzo. Avevo solo voglia di aspettarla, cenare, stare con i bambini e andare a dormire. Passare un po’ di tempo insieme, soli. Ormai l’unico spazio di tempo rimastoci era la sera quando tornava e invece oggi si sarebbe portata dietro tutto il cast.
“Okay, okay. Ehm, quanti hai detto che sono?”
“Tre. Cinque compresi me e te. Mi dispiace, amore. Non l’ho fatto di proposito.”
“Non importa…” sospirai. “Scongelo la carne e metto apposto casa. Verso che ora venite?”
“Le otto, credo.”
“Come fai a preparare una cena alle otto di sera? Vuoi che faccia un ordine al ristorante per quell’ora?”
“No, no. Mi arrangio con quello che c’è, non preoccuparti.”
“Sicura?”
“Sì, sicura.”
“D’accordo…”
“Grazie, amore. Giuro che mi dispiace ma non ho saputo come fare.”
“Tranquilla. Ho tutto sotto controllo!”
“Ti amo… davvero. Hey, devo scappare. Ci vediamo a casa.”
“Okay, a dopo. Ti amo anch…” mi bloccai quando sentii il telefono morto dall’altra parte. “Ti amo anch’io…” mormorai tra me e me prima di passarmi le mani tra i capelli.
Guardai Alex che saltava tutto felice nel suo jumper.
“Ah. Beato te” gli dissi e guardandolo ridere mi rallegrai e riuscii a chiarirmi le idee.
Prima di tutto scongelai l’altra carne, diedi una pulita veloce alla cucina, e presi Alex.
Gli feci il bagnetto, lo vestii con una tuta calda e lo sistemai nel box.
Passai a Joy e solo riuscire a convincerla a lasciare la televisione, e quindi il divano, per cambiarsi e lavarsi, fu un’impresa. A lei misi un completino di lana, gonna e maglioncino, con calze multicolore, di lana anche quelle, e i calzini antiscivolo che usava spesso al posto delle pantofole.
Mettendola sul gioco riuscii ad accattivarmela e a farmi aiutare a mettere in ordine la sua camera e il salone, dopo di ché preparammo la tavola con il servizio di vetro e tre posate ciascuno. Mi presi la briga di preparare l’insalata, una tagliata di frutta e ordinare un dolce alla pasticceria a pochi isolati da noi.
Alle otto in punto, tutto era pronto. La casa era in ordine, i bambini lavati e vestiti, la tavolo apparecchiata, Alex aveva mangiato e io…
Io puzzavo, cazzo. Come cazzo avevo potuto dimenticare di lavarmi?
Tra una cosa e l’altra avevo totalmente perso il centro della situazione e ora ero sudato e puzzavo da far schifo.
Cazzo.
E come potevo fare una doccia e lasciare Alex e Joy senza…
Doppiamente cazzo!
Non avevo molta scelta e se avessi aperto la porta in questo stato non avrei potuto guardarmi allo specchio per i prossimi sei mesi.
“Joy, papà può chiederti un favore grande grande?”
“Mmm quanto glande?”
“Guarda tuo fratello per cinque minuti, okay? Io salgo sopra ma tra tre minuti sono di nuovo giù.”
“Ma che cota devo fale?”
Guardai Alex nel suo box. In fondo non poteva succedergli davvero nulla, non in tre minuti almeno.
“Stai solo vicino lì a guardarlo e urla tanto forte se succede qualcosa, okay?”
“Okay, papi. Tlanquillo!”
“Brava la mia cucciola!” le diedi un bacio veloce sulla guancia.
“Papi, vatti a lavale che puzziiiii”
Ecco, appunto.
Ci misi quattro minuti esatti a fare la doccia, vestirmi con jeans e pullover e scendere con i capelli bagnati. Joy era ancora intenta a tenere d’occhio Alex, nella stessa identica posizione in cui l’avevo lasciata, e immaginai che non doveva essersi mossa per nulla.
Erano appena le otto e sette minuti quando iniziai a passare velocemente l’asciugamani tra i capelli e quando sentii la porta di casa aprirsi. Nascosi l’asciugamani tra i cuscini del divano, presi Alex dal box e seguii Joy che si era precipitata verso la porta, urlando.
“MAMMAAAA!”
Si buttò tra le braccia di Kristen senza nemmeno lasciarle il tempo di entrare in casa.
“Amore! Ciao! Com’è andata a scuola, allora?”
“Mmm cotì!” scrollò le spalle per l’ennesima volta quella giornata.
Kristen mi guardò velocemente per cercare una risposta più completa ma non ebbi il tempo di parlarle.
“Che hai fatto ai capelli?” mimò Kristen un secondo prima di aprire casa ai tre. Ebbi solo il tempo di scuotere il capo e scrollare le spalle.
“Rob. Charlize, Chris e Sam. Ragazzi, lui è Robert.”
Strinsi la mano a tutti facendo ben attenzione alla femmina che Kristen aveva descritto come una tosta che non faceva che renderle la vita difficile. In realtà sapeva che non era così e immaginavo fosse lei a sentirsi un po’ in soggezione lavorando con tali personalità. Continuavo a dirle che nel giro di una settimana avrebbe avuto le sue rivincite ma lei non poteva fare a meno di essere titubante al riguardo, e in effetti non potevo darle torto. Non avevo mai incontrato Charlize Theron di persona ma non ci voleva un genio per capire quanto fosse sicura di sé. Sam sembrava un tipo apposto. Di lui sapevo poco e continuavo ad identificarlo come il ‘prete che… non si sa che fine ha fatto’ in Pirati dei Caraibi. Magari avrei potuto approfittare e chiederglielo ma forse non sarebbe stata una grande idea rivelare di non aver visto il seguito. Il più enigmatico dei tre era Chris. Chris Hemsworth. Anche di lui non sapevo nulla, se non ciò che mi raccontava Kristen, che era comunque molto poco. Spesso, nell’ultima settimana, c’erano stati diversi scambi di telefonate riguardo copioni, battute e inquadramento dei personaggi, ma avevo cercato di non dar peso alla cosa e non lasciare che gelosia inutile prendesse il sopravvento.
“E’ un piacere conoscervi e avervi per cena. Scusate il casino, Kristen mi ha avvisato all’ultimo momento” sottolineai l’ultima frase con l’intento di mettere in imbarazzo mia moglie che, infatti, mi lanciò un’occhiataccia.
“Figurati, Robert. Anzi, siamo noi che abbiamo organizzato all’ultimo momento e Kristen si è offerta di cucinare per noi.”
“Meglio per voi, è un’ottima cuoca.”
“Sì, l’ho sentito dire” intervenne Chris.
Non potei nemmeno esaminare il tono della sua affermazione prima che Charlize fosse catturata da Alex e Joy.
“Oddio, questi devono essere loro, vero?”
“Sì…” sussurrò Kristen. “Lei è…”
“Joy! Piacele!” disse la piccola senza peli sulla lingua e allungando una manina verso Charlize.
“Oh, piacere mio!” rispose allungando le braccia.
Con grande sorpresa, Joy vi andò senza pensarci ma non esitò a chiedere me quando Kristen prese Alex dalle mie braccia. La nostra vita con i bambini era un continuo passamano, in effetti.
“Quindi voi tiete quelli che lavolano con la mamma?”
“Già, siamo noi.”
“Oh” sussurrò, scrutando Sam e Chris attentamente. “Allola tiete voi quelli che se fate quaccosa con la mamma, papà ha detto che vi spezza le gambine…”
Due colpi di tosse, forti e potenti, invasero la stanza mentre io davo un pizzicotto a Joy.
“Ahi! Papà! Pecchè mi hai dato un pittico?”
“No, tesoro, non è vero.”
“Tì, invece. L’ho tentito. Ah, di nuovo!”
“Non si inventano le cose, Joy. Quante volte dobbiamo dirtelo?”
“Ma voi dite che devo semple dile la velità!”
Charlize rise e le sussurrò qualcosa sull’onestà, di quanto fosse una grande qualità, e lo pensavo anche io finché mia figlia non trovava sempre un modo per farmi fare le migliori figure di merda.
“E chi è questo ometto?” fu Sam a interrompere l’imbarazzante momento.
“Lui è Alex” lo presentò Kristen, scioccandogli un bacio sulla guancia. “Fai ciao, Alex. Fai ciao.”
Il piccolo si limitò a guardare gli estranei con sospetto prima di sbrodolare e nascondersi nel petto di Kristen.
“E’ un po’ timido…” lo giustificò lei prima di rendersi conto di stare intrattenendo un’intera conversazione all’ingresso.
Ci spostammo nel salone e mostrai casa mentre Kristen macchinava qualcosa in cucina. Grazie a Dio non ci mise molto e presto ci raggiunse in salone, dove venne presto a scoprire del pranzo di Joy. La piccola traditrice si coprì subito le labbra e mi guardò supplicandomi di perdonarla.
“Cusa papi, mi è cappato!”
Inevitabilmente ridemmo tutti. Ecco qual era il grande dono di quella bambina: riusciva a mettere tutti di buon umore con un sorriso, una frase, un gesto. Ogni cosa di lei trasmetteva gioia.
“Quindi, Robert, se ho capito bene… Tu sei il casalingo della situazione?”
In effetti c’era da dirlo, che Charlize non aveva peli sulla lingua o, se ne aveva, dovevano essere quanti quelli di Joy.
“Bè, detta così sa tanto di straccione, ma sì.”
“Ti occupi dei bambini tutto il giorno?”
“Esatto.”
“Wow. E il tuo lavoro? Cosa fai?”
“Niente di fisso, al momento” restai sul vago senza rivelare il proposito di pubblicare un album, prima o poi. Io stavo bene così, non avevo bisogno di lavorare. L’avevo fatto tempo prima, mentre Kristen era sola con Joy, ma stavamo perfettamente bene così, non avevamo davvero bisogno di altre entrate. Se accettavamo lavori era per il semplice amore per ciò che facevamo. Questo aveva spinto Kristen ad accettare la parte e me a restare a casa. Passavo il tempo con i miei figli e nel frattempo scrivevo, pensavo, suonavo. Cosa avrei potuto volere di più? Certo non dovevo preoccuparmi che qualcuno facesse i conti nelle nostre tasche.
“E’ ammirevole, comunque. Sei molto fortunata, Kristen.”
Vidi la mia ragazza chinare il viso e arrossire visibilmente. Spesso, nonostante gli anni, mi capitava di trovarmi a pensarla come mia ragazza piuttosto che come mia moglie, e mi piaceva. Forse perché una parte di me continuava a vederla come una ragazzina; quella fragile e, allo stesso tempo, forte e indecisa ragazzina che aveva rubato il mio cuore e mi aveva fatto penare mesi prima di aprirmi il suo.
Mesi, anni, decenni. Non avevano importanza. Lei sarebbe sempre stata la mia ragazzina, mia e solo mia.
Tra una cosa e l’altra la conversazione si spostò in cucina, dove Kristen aveva servito un semplicissimo ma ottimo piatto di spaghetti al sugo, quel sugo italiano che le veniva così bene e che di solito doveva stare a cuocere una giornata intera da portarmi a chiedere come avesse fatto a farlo venire così buono in un’ora. Pensai anche che probabilmente lo aveva già pronto e lo aveva solo riscaldato. Sarebbe stato tipico di lei e nessuno l’avrebbe mai capito difatti non mancarono complimenti vari.
Non potei fare a meno di tenere d’occhio Chris tutta la serata. Quell’uomo dallo sguardo incomprensibile mi creava qualche problema, anche se sapevo che non avrebbe dovuto. Probabilmente ero solo molto prevenuto nei suoi confronti ma, ogni volta che guardava Kristen, mi dava fastidio… il ché era assurdo considerando che anche Sam la guardava mentre parlava. Eppure, non riuscivo a spiegarlo, c’era qualcosa nel modo in cui lui guardava lei, così attento e preso, così mio, da farmi sentire quasi violato in ciò che avevo di più sacro. Solo io guardavo Kristen in quel modo, solo io potevo guardarla così.
Cercai di non pensarci offrendomi di mettere a letto i bambini.
Alex dormiva già e, fortunatamente, non si svegliò nel passaggio dal passeggino alla culla.
Joy, ovviamente, fu tutt’altra storia. Come accadeva sempre quando c’era gente in casa, cercò di trattenersi il più possibile finché non le demmo un ordine vero e proprio.
“Okay… andiamo… uffi… Pelò devi laccontalmi la favola papi, te no non mi addolmento pecchè ploplio non ho tonno…”
“Sì, te la racconto. Tranquilla.”
“Vado io se vuoi…” disse Kristen ma con un semplice gesto della mano rifiutai.
“Bacino.” Indicò la sua guancia e Joy si alzò sulle punte per baciarla.
La piccola peste, la stessa che non aveva sonno, crollò in meno di venti minuti.
Quando tornai a sedermi al tavolo e informai Kristen di aver provveduto alla frutta e al dolce, la conversazione tornò ai tasti che aveva già toccato prima.
“Oh mio Dio, Kristen, e lavori anche con un uomo così in casa? Se mio marito avesse avuto anche solo un quarto delle qualità del tuo… bè, forse lo avrei lasciato lo stesso ma con più rammarico, no?”
Kristen sorrise, annuì, le sussurrò qualcosa e nel giro di pochi secondi, complice il vino, la cena si trasformò in una specie di momento-confessioni.
“Questo mondo può distruggerti in due secondi se non riesci a reggerlo…”
E tante volte l’avevo pensato anche io, tante volte ero arrivato ad avere paura di quel mondo prima di capire che con Kristen non avrei dovuto temere nulla del genere.
Non c’era niente di Hollywood in noi.
Charlize continuava a ripetere quanto Kristen fosse fortunata e presto anche Chris si unì alla lagna raccontando del suo imminente divorzio.
Restai in ascolto quasi passivamente ma solo quando notai l’espressione più che sorpresa di Kristen e degli altri, capii che quella doveva essere una vera e proprio confessione, qualcosa che nessuno ancora sapeva e che il vino aveva contribuito a far uscire fuori.
“E lei vuole tenere il bambino. Sto lottando con gli avvocati per… Ah, non lo so. È un gran casino…”
Mi sentii subito in pena per lui. Se mi avessero tolto la possibilità di vedere i miei figli non sarei riuscito ad andare avanti. Nel vero senso della parola.
Stavo per dirgli qualcosa quando Kristen mi precedette. Gli prese una mano e sussurrò qualcosa come ‘coraggio’ e ‘andrà tutto bene’ e a me diede un fastidio enorme. Sapevo che non dovevo sentirmi così, sapevo che stava semplicemente consolando un amico ma, cazzo!, mi dava fastidio.
“Ah, tranquilli. E comunque nessun dolore può competere con un suo destro, signorina” disse rivolgendosi a Kristen.
Risero senza che io potessi capire a quale strana situazione facessero riferimento.
“Non era così forte, dai!”
“Kristen, mi hai steso a terra.”
“Non è colpa mia se sei un pappamolle!”
“Non sono un pappamolle, mi hai colto impreparato.”
“Piangevi!”
Lei prese a ridere, forte.
“Non.Piangevo. Tu, piuttosto, impara cosa vuol dire finzione prima di tornare sul set. Stiamo recitando, hai presente?”
“Posso capire?” intervenni prima che strappassi la tovaglia con le mia stesse mani.
“Ah, oh… Scusa, ehm… Niente, dovevo dargli un pugno per finta oggi, ma mi è scappato davvero e l’ho messo KO.”
“Ah…” commentai apatico.
“Ecco, appunto. Finta. Cerca sul dizionario.”
“Dio, che pesanteee. Ti ho chiesto scusa mille volte. Quasi piangevo io per il dispiacere.”
“Certo, prima di andare in giro a vantarti soddisfatta.”
Risero tutti. Tutti tranne me e Alex che irruppe col suo pianto nel baby-phone.
Mi alzai, senza dire nulla.
“Rob, resta. Vado io.”
“No, resta tu.”
Kristen mi venne dietro e mi afferrò la mano per fermarmi.
“Dai, mangia il dolce, fai andare me.”
“Kristen, resta tu!” urlai, lasciando la sua mano.
Rimase immobile con il labbro inferiore stretto tra i denti e gli occhi che si stringevano sempre più.
“Scusa…” bisbigliai. “Vado… vado io, okay? Resta con i tuoi amici.”
E quel tuoi, per qualche motivo, mi uccise. Forse perché i nostri amici erano sempre stati nostri. I miei, suoi. I suoi, miei. E ora invece mi trovavo tre estranei a cena e non potevo fare a meno di sentirmi una barca alla deriva in quella nuova parte della sua vita.
Senza aggiungere altro, salii in camera e addormentai Alex in dieci minuti, eppure restai lì a guardarlo dormire tra le mie braccia e pensare. Per molto, molto tempo ancora, finché non sentii le voci all’ingresso e la porta di casa che si apriva. Con calma riposi Alex nella culla e lo coprii per poi scendere frettolosamente le scale e scusarmi per l’assenza usando la scusa del bambino.
“Tranquillo, Robert. È stato un vero piacere conoscerti…” biascicò Charlize, decisamente un po’ brilla. Sorrisi e annuii stringendo la sua mano e, di malavoglia, anche quella di Chris. Ci scambiammo un solo sguardo incomprensibile prima che lasciassero, finalmente, la casa.
“Sei sparito.”
Kristen si voltò verso di me con sguardo serio.
“Alex non riusciva ad addormentarsi…”
“Per un’ora e un quarto? Seriamente, Rob? Dio, almeno abbi la decenza di non prendermi in giro, non sono idiota!”
Non risposi.
“Avevo bisogno di te stasera. Sai quanto ci tengo a questa cosa, sai quant’è difficile per me tornare a lavorare dopo aver passato mesi e mesi ferma. Sai quanto facilmente mi senta fuori luogo o in difficoltà, lo sai e sei semplicemente sparito. Lo so che stai facendo grandi sacrifici per me in questo momento, so che non è il massimo per te non avere un vero minuto solo per te stesso. Lo so e ti ringrazio per quello che fai, lo sai anche tu. Ma cos’era quello… non so, quello che hai detto, quel tono di voce? Perché? Cos’era? Una scenata di gelosia concentrata in due parole? Anzi, non voglio nemmeno sapere questo. Non mi interessa la gelosia. Mi interessa sapere dov’eri stasera, Rob. Dov’eri? Puoi badare ai bambini tutto il giorno, puoi soccorrermi quando ti chiamo disperata, puoi tagliare la frutta e ordinare un dolce... Ma se devi fare questo sacrificio e poi urlarmi contro quando torno a casa, è meglio che finisco qui.”
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi, incapace di reggerli. Erano troppo in quel momento e non facevano altro che farmi sentire una merda.
“Vado a farmi un bagno.”
E così restai solo. Solo in un salone vuoto. Con i miei pensieri e in cerca di un modo per chiederle scusa.
Quando Kristen scese e venne a sedersi sul divano accanto a me, non ne avevo trovato ancora uno valido. Finii per voltarmi verso di lei, la maglia del pigiama che aderiva al suo seno, il sublime profumo dei capelli, gli occhi più verdi del solito.
“Scusami…” dissi con tutta la semplicità del mondo.
E non ci fu bisogno di dire altro, come sempre. Erano piccole liti, ma erano nostre anche quelle e le adoravo proprio per la capacità che avevamo sempre avuto di comprenderci con poche parole.
Kristen sorrise e passò una mano tra i miei capelli.
“Sai cosa ho pensato quando sono entrata in casa e ti ho visto con i capelli bagnati?”
Scossi il capo lentamente mentre lei si avvicinava sempre più al mio viso e le sue labbra al mio orecchio.
“Ho pensato che avrei voluto sbatterti al muro e sentire le tue dita dentro di me.”
Inghiottii un groppo di saliva mentre lei mordicchiava il lobo del mio orecchio e si sistemava perfettamente a cavalcioni su di me. Le mie mani furono subito sulla sua vita, sulle natiche, sulla schiena. Ovunque.
La mia bocca sul suo collo per salire sulla mandibola e poi nella bocca.
“Perché proprio questo pensiero…?” biascicai facendo entrare una mano nei pantaloni della tuta che usava come pigiama.
“Mmm… ricordi quando… quando in albergo facevamo la doccia insieme… e tu uscivi gocciolante e… con quei capelli bagnati che… Ah…”
Carezzai il suo interno coscia spingendomi sempre più dentro, continuando a muovere la mia mano mentre lei si muoveva sopra di me, ma qualche secondo prima di portarla al piacere, tolsi la mano velocemente e l’alzai per togliermi il suo peso dal corpo.
“Cosa…?”
La lasciai ansimante, entrai in cucina, immersi la testa sotto l’acqua e, tornando di là, tolsi la maglia restando in canottiera.
“Oh mio Dio…”
Riuscii appena a percepire il suo sussurro prima di avventarmi di nuovo sulle sue labbra e riportarla sul mio corpo e le mie mani di nuovo su di lei e in lei.
Ansimò di piacere fino a posare dolcemente la sua fronte contro la mia.
“E comunque… sei carino quando fai il geloso…”
“Sapevo che ti piaceva…” ansimai nell’attesa di avere quella pace che avrei trovato solo in lei.
“Sì ma non serve a nulla… Il mio ragazzo sei tu. Sarai sempre e solo tu.




Awwwwwwwwwwwww sei anche il nostro ragazzo mio caro Rob awww ma come sono carini, anche se ehm...i nuvoloni grigi si avvicinano inesorabilmente o è una nostra impressione?? U____U ehm...
Ok, nella realtà Chris è felicemente sposato e in attesà di un bebè dalla moglie (awww auguri *_*) ma visto che la nostra ff è ambientata nel futuro ci siamo immaginate che lui e la moglie si siano lasciati e che purtroppo lei nn gli faccia vedere il figlio, tutto questo a fine narrativo. Non vorremmo mai mandare secce al povero Chris u___u sia mai.
Poi...una domanda che ci preme..
Ma voi avete capito che fine ha fatto il prete missionario (tutte le volte che scrivo sta parola mi vengono in mente cose porno u.u anyway) nell'ultimo film dei Pirati dei Caraibi? Noi propendiamo per la teoria che sia diventato un 'sireno' u__u
Ok ahahah vi lasciamo e alla prossima ;D

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