Buon compleanno

di PuccaChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Ritsu uscì di casa come ogni mattina e prese la metropolitana per andare al lavoro. Takano non si era fatto vedere: ultimamente finivano sempre per recarsi al lavoro insieme, chissà che fine aveva fatto? Ritsu scacciò quei pensieri e arrivò alla casa editrice, e qui si ritrovò di fronte il suo capo in persona. “Oh… oh, eccoti qui!” esclamò, stupito.
“Che vuoi dire?” rispose l’altro, con noncuranza.
“Beh… non ti ho visto stamattina, e così…”
“Ah, sì, sono venuto qui un po’ prima. Dovevo preparare una riunione straordinaria. Che c’è, ti sei preoccupato perché non mi hai visto?”
Takano gli rivolse uno dei soliti sorrisetti un po’ strafottenti che facevano sempre impazzire Ritsu di rabbia, al che lui si affrettò a rispondere: “Di che stai parlando?! Non ero affatto preoccupato! Lo dicevo solo perché ho qualcosa da chiederti…”
“Di che si tratta? Dimmi.”
“Ecco… avrei bisogno di qualche giorno di ferie.”
Takano lo fissò come se fosse scemo… “Ma sei scemo? Lavori qui da appena 6 mesi e vieni già a chiedermi le ferie? Certo che ne hai di faccia tosta.”
Ritsu strinse le labbra con disappunto. “E’ solo che mia madre sarà dimessa dall’ospedale domani… e volevo prendermi qualche giorno per starle accanto, tutto qui!”
Stavolta Takano lo guardò con comprensione. “Oh… giusto. Scusami, avevo dimenticato che tua madre era in ospedale… credevo che fosse già uscita.”
“Sì, in teoria doveva andare così, ma poi ha avuto una piccola ricaduta… niente di grave, comunque. L’hanno tenuta in ospedale qualche giorno in più, e uscirà domani.”
“Capisco…” Takano sembrava turbato. “Scusami ancora, non dovevo risponderti in quel modo.”
“Oh, non importa…” fece Ritsu imbarazzato; perché Takano la prendeva tanto sul serio?
“D’accordo, allora. Ci penso io. Ti faccio sapere più tardi.”
Senza aggiungere altro, Takano si allontanò. Ritsu rimase per un attimo lì, pensieroso, poi si avviò al suo ufficio. Rivide Takano solo verso sera.
“Dunque, Onodera, sono riuscito a farti avere le tue ferie. Ecco qui.” E così dicendo, gli porse un documento in cui era scritto che l’impiegato Onodera Ritsu aveva diritto ad un periodo di ferie che andava dal 21 marzo al 28 marzo, compresi. Ritsu lo lesse, e quando vide le date sgranò gli occhi.
“Qualcosa non va?” gli chiese Takano.
“Eh? No, niente! Ti ringrazio!”
E così, starò via anche il 27… il giorno del mio compleanno…
Come se gli avesse letto nel pensiero, Takano aggiunse: “Ti è andata proprio bene, no? Così potrai anche passare il compleanno in famiglia.”
Ritsu sussultò come se lo avesse punto un’ape: “Cosa? Oh, sì… è vero.”
Gli lanciò un’occhiata nervosa, ma Takano sedeva alla sua scrivania senza mostrare alcuna emozione particolare.
Mi aveva detto di voler fare qualcosa per il mio compleanno… ma adesso non sarà possibile. Che devo fare… dovrei dirgli qualcosa? Ma no, che bisogno c’è? Piuttosto… perché cavolo mi sento così deluso?!



*Angolino dell'autrice*
Ben trovati! Come ho già detto, sono una new entry di EFP. A dire il vero seguo questo sito già da qualche tempo ma senza mai iscrivermi; solo di recente ho fatto il grande passo! E così sono qui a presentarvi la mia primissima storia... che emozione! ^^ Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando. A presto!

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Capitolo 2
*** 2. ***


Ritsu sollevò gli occhi dai piatti che stava lavando e guardò fuori dalla finestra. La sua città natale non era davvero cambiata in quell’ultimo anno: solito traffico, soliti scorci di vita quotidiana, solito via vai per le strade…
Sono già 5 giorni che sono qui. Non che non mi abbia fatto piacere tornare, ma in qualche modo non vedo l’ora di ripartire… chissà perché…?
Gli venne un groppo alla gola; in realtà, lo sapeva benissimo il perché. Ogni notte, da 5 giorni a quella parte, non riusciva quasi a dormire ossessionato com’era dal pensiero di LUI… era la prima volta da quando lavoravano assieme che non lo vedeva per così tanti giorni. Chissà cosa stava facendo...?
In quella, il fischio della teiera lo strappò alle sue riflessioni. Ritsu si asciugò velocemente le mani su uno strofinaccio e preparò il tè, poi prese un vassoio, vi poggiò una tazza e la teiera e lo portò nell’altra stanza. “Ecco il tè, mamma.”                                                                             
La donna di mezza età sdraiata sul divano chiuse il libro che stava leggendo e si sollevò a sedere. “Grazie mille, caro. Perché non ne bevi un po’ con me?”
“Beh… veramente, devo ancora finire di lavare i piatti…”
“Puoi finire anche dopo. Dai, fammi compagnia.”
La mamma gli sorrise e lui capitolò. Succedeva sempre così: con un sorriso, riusciva a fargli fare quello che voleva. Ritsu andò a prendere una tazza anche per sé e poi tornò a sedersi accanto a sua madre.
“Allora… come vanno le cose al lavoro?” chiese lei versando il tè.
“Oh… tutto bene. Certo, a volte è davvero sfiancante, ma devo dire che mi sta dando delle belle soddisfazioni. Sai, adesso sono responsabile di ben 3 autori.”
“Davvero? Beh, buon per te! Sono un po’ preoccupata, però… non ti fai mai sentire, e scommetto che se non fossi stata male io, chissà quando ti avrei rivisto…”
Ecco fatto… lo sapevo che mi avrebbe detto questo…
“Dai, mamma, non dire così…”
“Comunque, sappi che se dovessi trovarti male, tuo padre ti riaccoglierebbe nella compagnia a braccia aperte, in qualunque momento.”
Ritsu si irrigidì sul divano. “Grazie, mamma. Ma stai tranquilla: mi trovo benissimo. La colpa è solo mia per non essermi fatto sentire più spesso, ma ti prometto che d’ora in poi ci starò attento.”
“Va bene, come vuoi.”
La mamma sorseggiò il tè. Ritsu la guardava di sottecchi; aveva già finito l’interrogatorio? Eppure, era certo che ci sarebbe stata almeno un’altra domanda...
“Hai più sentito An-chan?” disse infatti lei.
Perfetto. Così il quadro è completo!
“In effetti… no” mormorò, arrossendo. La madre lo osservò per un attimo, poi tornò a bere il suo tè. Scese di nuovo il silenzio.
Devo approfittarne… devo mettere le cose in chiaro, una volta per tutte!
“Senti, mamma… ascoltami, per favore. Io e An-chan… non stiamo più insieme. In effetti, non siamo mai stati insieme… io non sono innamorato di lei. Le ho già parlato più volte, e finalmente ha capito. E adesso, vorrei che capissi anche tu… e anche papà, un giorno…”
Ritsu si fermò senza più fiato; guardò sua madre, e vide che anche lei lo stava guardando. E poi, inaspettatamente, lei disse: “Lo so.”
Ritsu cadde dalle nuvole. “Che… cosa?” mormorò stupefatto.
“Lo so che hai già parlato con An-chan” rispose sua madre. “È venuta a trovarmi qualche giorno fa, prima che arrivassi tu, e mi ha raccontato ogni cosa. Mi è sembrata piuttosto serena… il che mi ha fatto molto piacere. Non ti avrei mai perdonato, se le avessi fatto del male. Sai che le voglio bene come se fosse mia figlia: vi ho visti crescere insieme.”
“Oh… così, lei ti ha detto tutto?” fece Ritsu, arrossendo.
“Sì… mi ha detto tutto.”
Oh. No. E adesso… che cosa mi dirà…?
“Ritsu… ti ricordi quel brutto periodo in cui sembrava che avessi perso la voglia di vivere?”
Ritsu annuì senza riuscire a rispondere: come poteva dimenticare? Quello era stato senza dubbio il momento peggiore della sua vita. Dopo aver rotto col senpai si era praticamente chiuso in casa, senza più andare a scuola e senza vedere gli amici; a malapena riusciva a mangiare e a dormire. I genitori, preoccupati, non riuscivano a capire cosa gli fosse successo. Lui non aveva mai voluto parlare dell’accaduto, ma in qualche modo sua madre si era resa conto che il problema era serio, e che l’unico modo di salvare suo figlio era allontanarlo da lì. Guarda caso, lei aveva un fratello che viveva a San Francisco, e così aveva pensato di mandare Ritsu da lui per un po’. Ritsu aveva accolto la proposta con maggior entusiasmo di quanto tutti si fossero aspettati: si era trasferito dallo zio e aveva completato i suoi studi lì, finché non si era sentito pronto per rientrare in Giappone…
“Adesso puoi dirmelo” continuò sua madre, riportandolo alla realtà. “Avevi avuto una delusione d’amore, vero?”
“Sì…”
“E quella persona… è la stessa con cui ti ha visto An-chan, vero?”
Ritsu trasalì vistosamente; ma ormai non aveva più senso negare l’evidenza. Così, senza quasi rendersene conto, udì la propria voce mormorare: “Sì.”
Non riusciva a guardare in faccia sua madre. Lei non aggiunse altro, e per un po’ stettero di nuovo in silenzio.
Adesso mi scaccerà da questa casa… mi dirà che sono una vergogna per la famiglia e che non sono più suo figlio…
Sentì che lei gli prendeva una mano tra le proprie, e poi la sua voce che diceva: “Ritsu, io non voglio più vederti ridotto in quello stato miserabile. Non puoi immaginare quanto sia stata dura per me, e quanto ho sofferto nel doverti mandare in un Paese così lontano; hai sempre avuto questo carattere così riservato, così fraintendibile… devi parlare chiaro con le persone. Se sei innamorato, devi dirlo alla persona che ami!”
A quelle parole Ritsu sgranò gli occhi e fissò sua madre, sbalordito.
“Tanto, cos’hai da perdere?” continuò lei. “Se sei ricambiato, tanto meglio… ma in caso contrario, almeno lo saprai e potrai andare avanti con la tua vita! Non sei d’accordo?”
“Mamma…” Ritsu non riusciva a credere che stava avendo davvero quel colloquio con sua madre. Lei gli sorrise e si sporse verso di lui per abbracciarlo, quindi aggiunse: “Capisco perché non me lo hai mai voluto dire; ma da adesso in poi non dovrai più preoccuparti. Tu sei mio figlio, sei la cosa più importante della mia vita. E io sarò sempre dalla tua parte. Te lo prometto.”
Ritsu ricambiò l’abbraccio di sua madre; aveva la gola talmente chiusa per l’emozione da non riuscire quasi a respirare.
“Mamma… grazie.”
 

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Capitolo 3
*** 3. ***


Due giorni dopo, il 28, Ritsu si trovava di buon’ora alla stazione per prendere il treno e tornare a casa sua. Il giorno prima c’era stato il suo compleanno: i genitori avevano preparato una piccola festa con i nonni e alcuni zii e, malgrado l’imbarazzo iniziale, alla fine Ritsu si era divertito molto. Era sempre piacevole passare dei bei momenti con la propria famiglia. La madre ormai si era ripresa completamente dalla gastrite, e lui era potuto ripartire tranquillo. Non avevano più tirato in ballo il discorso affrontato appena il giorno prima, e suo padre era stato taciturno e sereno con lui, come sempre. Evidentemente la moglie non gli aveva detto nulla, preferendo lasciare a Ritsu la scelta del momento migliore per aprirsi con il padre, proprio come aveva fatto con lei; cosa di cui il figlio le era molto grato. An-chan lo aveva chiamato e gli aveva augurato buon compleanno in maniera tranquilla: a quanto pareva, anche con lei era tutto a posto. E Takano? Durante quella settimana non si erano sentiti per niente, e la mattina del 27 gli aveva mandato solo un sms con un semplice: BUON COMPLEANNO. Ritsu non aveva potuto fare a meno di sentirsi deluso, sentimento che lo accompagnava anche quella mattina.
Mi ha mandato un sms… bello sforzo, poteva almeno telefonare! Non ci sarebbe stato niente di male. Perché non l’ha fatto? Che stupido che sono… non capisco perché ci stia pensando ancora! Tanto per cominciare, lui non ha alcun obbligo verso di me, non era tenuto nemmeno a mandarmi quel messaggio, figuriamoci a telefonarmi! E non è certo colpa sua se mi sono dovuto allontanare proprio in questi giorni. Lo so benissimo, ma allora… perché sono ancora così deluso?
Arrivò il treno e Ritsu, ancora pensieroso, vi salì. Ci volevano circa un paio d’ore per arrivare a casa e, dato che la sua fermata era praticamente l’ultima, pensò di ingannare il tempo con un sonnellino… ma aveva chiuso gli occhi da appena 15 minuti quando il suo cellulare squillò. Ritsu, assonnato, avviò la comunicazione senza nemmeno controllare chi fosse. “Pronto?”
“Buongiorno.”
“Takano-san! Ehm… buongiorno…”
“Dove ti trovi?”
“Sono sul treno, non sono partito da molto… ma tu dove sei? Che stai facendo?” Per poco non gli chiese se era insieme a qualcuno, ma si trattenne.
“Sono alla fermata di Ueno park, hai presente?” rispose Takano.
“Sì, certo…”
“Perfetto. Allora ti aspetto qui. Ciao.”
“Che cosa?! Ma che significa? Takano-san…” ma lui aveva già riattaccato.
Ti aspetto qui?! Ma è impazzito? Perché dovrei scendere lì… che diavolo avrà in mente?!
Ritsu rimase a crogiolarsi nei dubbi finché la voce registrata sul treno non avvisò i passeggeri che si stavano avvicinando alla stazione di Ueno park. Quando il treno si fermò, senza quasi accorgersene, Ritsu scese. Rimase immobile lì sulla banchina, mentre gli altri passeggeri gli passavano accanto senza prestargli particolare attenzione, finché da lontano scorse una figura familiare che si avvicinava a lui…
“Hai fatto buon viaggio?” domandò Takano quando gli fu davanti; Ritsu lo fissò per un attimo a bocca aperta, quindi rispose: “Oh… s- sì, grazie…”
“Va bene. Andiamo.” Takano si incamminò verso l’uscita e Ritsu lo seguì come imbambolato.
“Ehm… dove stiamo andando?” gli chiese quando si ritrovarono all’aperto.
“A mostrarti il tuo regalo di compleanno, è ovvio” rispose Takano tranquillamente. “Lo so che è già passato, ma è meglio tardi che mai.”
“Eh? Che cosa? Aspetta, fermati un attimo! Di cosa stai parlando?”
Nella foga, Ritsu lo afferrò per un braccio e lo fece fermare. Takano si voltò verso di lui, ma non rispose nulla: semplicemente, lo fissò con quei suoi grandi occhi color nocciola.
Ma che gli prende… perché mi guarda così? Perché non risponde?
Finalmente, Takano cominciò a parlare: “Sai… mi sono arrovellato per giorni pensando a cosa potevo regalarti per il tuo compleanno; ma non mi veniva in mente nulla. Poi, l’altro ieri, all’improvviso… mi sono ricordato di una conversazione che abbiamo avuto quando stavamo insieme, prima. E ho pensato che era arrivato il momento di metterla in pratica.”
Tornò a guardarlo, ma Ritsu taceva, imbarazzato.
“Tu non ricordi… quando abbiamo parlato dei nostri compleanni per la prima volta?” chiese ancora Takano.
Ritsu distolse lo sguardo dai suoi occhi e si mise a riflettere… e, in un attimo, la sua mente fu attraversata da un flash…
 

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Capitolo 4
*** 4. ***


“Senpai… ti è piaciuto?”
“Certo… e a te?”
“Sì… tanto.”
Ritsu abbracciò l'altro ragazzo stringendosi a lui sotto le coperte. Era la prima volta che facevano l’amore a casa sua, nel suo letto, ed era così felice che si sentiva il cuore sul punto di scoppiare.
“Ehi, senpai… quando è il tuo compleanno?”
“Il 24 dicembre.”
“La Vigilia di Natale? Che bello!”
“E il tuo, invece?”
“Il 27 marzo.”
“Ah… più o meno quando comincia l’Hanami.”
“Sì, è vero! Ti piace l’Hanami?”
“Veramente, è da molto tempo che non lo faccio più.”
“Oh… capisco.”
Ritsu ammutolì per qualche secondo, poi riprese: “Senpai… l’anno prossimo… ti andrebbe di farlo insieme a me? Per il mio compleanno?”
Lui lo guardò stupito. “Vorresti vedere i ciliegi con me?”
“Oh, sì! Sarebbe bellissimo… mi renderesti molto, molto felice…”
“D’accordo, allora. Per il tuo compleanno andremo a vedere la fioritura dei ciliegi insieme. Te lo prometto…”
 

Ritsu emerse dal ricordo boccheggiando come un pesce fuor d’acqua.
“Ti sei ricordato anche tu?” fece Takano sorridendogli; ma Ritsu, rosso come un pomodoro, non rispose nulla.
“Dai, andiamo” concluse Takano riprendendo a camminare.
Era una bella giornata di inizio primavera. L’aria era ancora un po’ fredda, ma il sole splendeva luminoso nel cielo terso. Ritsu e Takano attraversarono il viale davanti alla stazione e si ritrovarono in un grande parco, il quale, data l’ora mattutina, era praticamente vuoto. Ritsu sollevò gli occhi sulle cime degli alberi: erano ciliegi. Ed erano tutti coperti dai loro fiori rosati e profumati.
“Siamo arrivati” annunciò Takano fermandosi sotto un albero e girandosi verso di lui. “Te l’avevo promesso, no?, che sarei venuto a vedere la fioritura dei ciliegi con te per il tuo compleanno… sono passati 10 anni, ma adesso voglio onorare quella promessa. Buon compleanno.”
Takano gli sorrise in maniera così dolce che Ritsu non seppe rispondere nulla: non poteva far altro che guardarlo negli occhi, mentre alcuni petali cadevano su di loro…
Io… ormai ne sono certo: io amo questa persona. Lui è… è tutto. Senza di lui non c’è niente… senza di lui la mia vita non ha senso. Sento uno strano dolore proprio qui, in mezzo al petto… no, non devo piangere! Devo ringraziarlo… devo dirgli quanto sia importante per me essere qui con lui… devo dirgli che lo amo…
Ritsu si avvicinò a Takano e lo abbracciò con impeto; e prima che l’altro potesse riprendersi dalla sorpresa, gli abbassò il viso con le mani e lo baciò.
Restarono nel parco tutto il giorno, a parlare e a ridere tra loro; pian piano il parco si riempì di gente, ma per Ritsu e Takano era come se nel mondo non ci fosse nessun altro, a parte loro due.
Era ormai il tramonto quando tornarono a casa. Usciti dall’ascensore, Ritsu mormorò: “Se vuoi… puoi venire da me a prendere un tè…”
“Grazie, volentieri” rispose Takano.
Ritsu infilò le chiavi nella porta con mani tremanti… ma quando furono entrati, Takano lo abbracciò e lo spinse contro il muro. “In realtà, non mi va molto il tè… preferisco avere TE” sussurrò al suo orecchio.
“M- ma che ti salta in mente?!” protestò subito Ritsu, arrossendo. “E’ tardi e domani dobbiamo tornare al lavoro…”
“Non mi importa un bel niente di questo” ribatté Takano. “La sola cosa che conta adesso è che sono qui con te…”
Le sue mani si infilarono rapide sotto il maglione di Ritsu, che rabbrividì; e quando Takano lo baciò, non riuscì più a pensare a nulla. Continuando a baciarsi, arrivarono in soggiorno e si lasciarono cadere sul divano, dove si spogliarono furiosamente, travolti da una passione che niente e nessuno avrebbe potuto fermare. A Ritsu girava la testa, gli tremavano le ginocchia, il suo respiro accelerò; e poi, quando sentì la forte, calda spinta di Takano dentro di sé, il suo corpo vibrò di piacere. Takano lo prese con dolcezza, le sue mani gentili strette intorno alla sua schiena, la bocca incollata alla sua… quando tutto fu finito, Ritsu fu pervaso da una sensazione di benessere che non provava più da molto tempo.
Potrei restare così per sempre… qui, tra le sue braccia...
Sbadigliò; Takano se ne accorse. “Sei stanco?”
“Beh… un po’. Scusami.”
“Non preoccuparti. Perché non vai a letto, starai più comodo. Io tornerò a casa mia…”
Prima di rendersene conto, Ritsu lo afferrò per il polso: “N- no… ecco, cioè… puoi restare, se vuoi…”
Takano lo guardò per un attimo senza parlare; poi sorrise e sussurrò: “Tu vuoi che io rimanga?”
Ritsu spalancò gli occhi e arrossì; rimase senza parole per un tempo che parve eterno e finalmente bisbigliò: “Sì… resta… per favore…”
Takano aveva l’aria di non riuscire a credere alle proprie orecchie. Lo guardò con un sorriso così pieno d’amore che Ritsu non poté aggiungere altro.
“Ti amo, Ritsu… ti amo con tutto il cuore.”
Gli occhi di Ritsu si riempirono di lacrime.
Dillo dillo dillo dillo dillo dillo dillo dillo dillo…
Takano gli diede un lungo, dolcissimo bacio. “Buonanotte.”
“Buona… notte…”
Prese una coperta che era lì sul divano e la usò per coprire entrambi; poi lo strinse forte e si addormentò.
Senpai…
“Takano-san… ti amo anch’io.”
 

-THE END-

 
 
NOTE

Ueno Park: so che esiste un parco con questo nome a Tokyo, ma non so se c'è anche una fermata della metropolitana che si chiama così... mi sono presa una licenza letteraria!
Hanami: è la tradizione esclusivamente giapponese di assistere alla fioritura dei ciliegi, che si verifica in un periodo di tempo che in genere va dalla fine di Marzo all'inizio di Maggio. I giapponesi ci tengono molto e si organizzano veri e propri pic nic nei parchi del Paese per vedere questo spettacolo della natura.
 

Bene, così termina la mia prima fan fiction! È più o meno in questo modo che vorrei si concludesse la storia tra Ritsu e Takano… spero vi sia piaciuta… commentate e criticate pure quanto volete! Alla prossima!
^_*

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