Effetti collaterali, parte II

di Luli87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Effetti collaterali, parte II ***
Capitolo 2: *** Impazienza ***
Capitolo 3: *** Cubetti di ghiaccio ***



Capitolo 1
*** Effetti collaterali, parte II ***


Ricordate la mia prima "Effetti collaterali"?
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=715443&i=1
Con questo seguito non vorrei mai deludere nessuno, come sempre scrivo ciò che mi passa per la mente!


“Effetti collaterali, parte II"
Venerdì, 22 agosto. Ore 18.00
 
L'estate ed il caldo sono decisamente pesanti nella città di New York.
La temperatura è in salita: in questi ultimi sette giorni si sono registrati picchi che hanno superato abbondantemente i 35 gradi e per il weekend si attendono temperature superiori alla media stagionale. Tu e Rick avete lasciato il distretto dieci minuti fa, dopo aver chiuso l’ennesimo caso. Lavorate bene insieme voi due, nessuno può più negarlo ormai. E da quando, saltuariamente, capitano spesso degli incontri extra lavorativi, siete diventati una coppia ancora più unita. L’hanno notato tutti.
“Kate, capisco che tu voglia tenerti in forma ma…” Inizia lo scrittore, cercando di starti dietro nella tua folle camminata verso casa, “non so il tuo livello di sopportazione, il mio è al limite… senti che caldo che fa? Perché non prendiamo un taxi per andare a casa tua? Ci metteremmo meno!” Castle fatica a starti dietro: cammini troppo velocemente.
Si fa del proprio meglio per trovare refrigerio e, sai bene, come a New York l'abuso di aria condizionata trasformi gli ambienti in luoghi decisamente freddi, con diversi gradi di differenza rispetto all'esterno tanto da costringere le persone, delle volte, a ricorrere ad un maglioncino per stare meglio. Ma tu odi indossare il maglione, soprattutto d’estate: preferisci sopportare il caldo e camminare. Apri anche il terzo bottone della tua camicetta e fai l’occhiolino allo scrittore: “Avanti Castle, non ti farà male sudare un po’!” gli dici sorridendo.
“Sì, preferisco sudare in altri modi però.” Ti risponde, alzando le sopracciglia. Noti che non ti sta guardando negli occhi ma un po’ più in  basso, e sorridi soddisfatta.  
La sua risposta è una frecciatina verso di te, lo sai bene. Dopo quella festa, per l'addio del capitano Montgomery, pochi mesi prima, quante volte vi siete ritrovati, a casa tua o a casa sua, incastrati perfettamente l’uno all’altra, a compiere una sensuale e utile attività sportiva?
Non rispondi, ti limiti a rallentare il passo e ad aspettare che Rick, tra una sbuffata e l’altra, ti raggiunga. Ti prende la mano e neanche cinquanta metri dopo si ferma davanti ad un bar: “Ehi, che ne dici di un aperitivo? Offro io.”
“Rick, ho davvero, davvero bisogno di un bagno, è stata una lunga giornata…” la proposta dello scrittore ti attira, ma desideri ardentemente tuffarti nella tua enorme vasca e restare in ammollo, cullata dall’acqua tiepida. Ami la sensazione di uscire dalla vasca e restare umida, semi nuda, in giro per casa, con le finestre aperte, permettendo all’aria del ventilatore di accarezzarti la pelle. Non vedi davvero l’ora di farlo.
Ma Castle insiste, sbattendo le ciglia con gli occhi di un bambino: “Ti prego Kate, mezz’oretta tra aria condizionata e un drink, tanto ghiaccio e un po’ di alcool. Lasciati andare dai, brindiamo a noi. La giornata è stata pesante, non ti chiedo altro che un drink, con me. Il bagno aspetterà un'oretta.”
“Lo sai che la Con Edison, la società di produzione e gestione dell'energia, sta chiedendo ai propri clienti di non eccedere con il consumo energetico? Non dovremmo dare manforte all’utilizzo di aria condizionata, è uno spreco.” La tua serietà lo lascia spiazzato e non capisce che stai scherzando. Ma fa un caldo davvero insopportabile e in qualche modo dovrà pur essere placato. Accanto a voi, a pochi metri, una fontana è diventata un luogo di refrigerio alternativo dove, soprattutto i bambini, ma non solo loro, si divertono sguazzando felici nell'acqua.
Ok, ti sei convinta anche tu: un drink, preferibilmente ghiacciato, ti regalerà due minuti di freschezza. Ti volti verso Rick e strizzi un occhio: "Però offri tu, eh?"
Una risata nasce spontanea sul suo volto: "Ovvio! Dopo di te!", risponde felice.
E insieme, entrate nel bar, accolti dai 24 gradi del locale.
Una volta seduti ad un tavolino proprio attaccato alla finestra, rigorosamente chiusa per non far entrare nemmeno mezzo grado di temperatura, ti metti comoda. Rick, al tuo fianco, si stringe un po’ sul divanetto nero e ti appoggia la mano dietro la schiena.
 
Trascorsa mezz’ora, dopo tre cocktail a base di vodka, inizi a sentirti davvero su di giri. Rick non smette di farti ridere ed è proprio questo che adori di lui: riesce a farti staccare completamente la testa dal lavoro, libera la tua mente e ti fa tornare a vivere, permettendoti di godere delle più piccole cose, come anche solo del piacere di un brindisi. Parlate di tutto, di Alexis e del suo nuovo corso di storia dell’arte al college, della sua storia con Ashley, di sua madre che ha aperto la scuola di recitazione grazie ai soldi di Chet, di Paula che assilla lo scrittore perché termini il suo ultimo manoscritto. Ma soprattutto parlate di voi, di quante ne avete passate insieme.
“Ti ricordi alla festa di beneficienza tre anni fa, per incastrare i ladri di gioielli? Quel vestito rosso ti stava d’incanto! Ce l’hai ancora? Potresti indossarlo se ti invitassi fuori a cena!”
“Sì, come no! Mi ricordo soprattutto che è stato lì che ho scoperto il tuo soprannome!”
“La balena bianca, per il mio enorme…”
“Castle!”
"Pura verità Detective Beckett, dovresti saperlo ormai!"
I minuti passano così, tra una risata e l’altra, tra un sorriso e l’altro, tra un brindisi e un altro drink.
 
Quando uscite dal locale il caldo vi stringe forte tanto da strangolarvi: boccheggiate quasi per la mancanza d’aria. Ma, per fortuna, casa tua non è lontano e un taxi si è appena liberato. Lo scrittore fischia per bloccare il veicolo e ti guarda, supplicandoti con gli occhi: “Avanti Kate… Dammela vinta, almeno oggi!” Ti dice, aprendo la portiera del taxi e inchinandosi verso di te. Alzi gli occhi al cielo: sai che non cambierà mai. Ma perché insistere nel voler camminare? L’alcool che scorre nel tuo corpo sembra dargliela vinta: ma sì, ha ragione lui, è decisamente meglio sudare in altri modi.
 
Neanche dieci minuti dopo e siete arrivati a casa tua. Senza pensarci, come se fosse un’abitudine, prima di scendere dal taxi chiedi a Rick: “Vuoi salire?”
Lo scrittore annuisce, paga il taxista e ti segue velocemente su per le scale.
Apri la porta del tuo appartamento: fa veramente caldo. Ma, per fortuna, le persiane chiuse hanno impedito alla temperatura di salire fino a 35 gradi. Abbandoni sbadatamente la borsa sul divano e ti slacci un altro bottone della camicetta. Ti avvicini barcollando al ventilatore e lo accendi, soffermandoti davanti ad esso qualche istante per catturare qualche soffio d’aria fresca.
Castle ti sta osservando, lo sai, e fai di tutto perché non tolga gli occhi dal tuo corpo. Ti muovi sinuosa, per quanto l’alcool ti possa permettere, finché, voltandoti per tornare verso il divano, inciampi nel tavolino e stai per cadere. Rick, incredibilmente pronto di riflessi e fortunatamente a meno di un metro da te, ti afferra. Entrambi però perdete l’equilibrio e rotolate sul divano, tu sotto, lui sopra.
Atterraggio morbido, per fortuna.
Mano nella mano vi osservate silenziosi e divertiti: scoppiate a ridere. Lui è ancora sopra di te, ma non si sposta. E tu, ferma sotto il suo peso, non hai alcuna intenzione di mandarlo via.
I vostri sguardi spengono piano piano quella risata e la trasformano in un respiro affannato, irregolare, accompagnato ad un accelerato battito cardiaco. Avvicina il suo viso al tuo e ti sfiora le labbra: “Ciao Kate!” sussurra.
Sorridi, mordendoti la lingua, e socchiudi gli occhi: “Ciao Castle!” rispondi allegra. 
 

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Capitolo 2
*** Impazienza ***



Fermi, ancora sdraiati sul divano, vi fissate allegri. L’alcool dà effetti particolari e il caldo dell’estate proprio non aiuta. Nonostante l’aria del ventilatore, inizi a sudare, con il peso di Rick addosso. Fai per alzarti e lo scrittore, capendo le tue intenzioni, ti anticipa, spostandosi. In piedi, vicini, ancora mano nella mano, vi osservate curiosi e apparentemente imbarazzati. Entrambi sapete bene dove arriverete da lì a breve, ma entrambi non sapete come iniziare il “discorso”, anche se ne morite dalla voglia.
“Io…” inizi tu.
“Io…” sussurra contemporaneamente lui.
Ridete insieme. Quante volte vi è capitato di dire le stesse cose, contemporaneamente?
Quante volte iniziate la stessa frase o uno completa una frase dell’altra?
Praticamente ogni giorno. Il vostro feeling è unico.
Lo scrittore china leggermente il capo, segno che puoi parlare prima tu.
“Ho bisogno di rinfrescarmi un attimo, mi gira un po’ la testa, vado…” dici, indicando verso il bagno.
“Ti accompagno?” propone lui, interrompendoti.
Ridi divertita: “No, Castle, grazie. Sono grande e forte, posso arrangiarmi da sola.” Rispondi, agitando una mano, “poi è sempre casa mia, so come muovermi.”
“Obiezione vostro onore” afferma convinto, mettendoti una mano dietro la schiena e portandosi un tuo braccio dietro il collo, facendoti avanzare di qualche passo, “Per come hai barcollato poco fa credo che prima di arrivare al bagno tu possa cadere.”
Come puoi dargli torto? Sei inciampata nella tua stessa casa, dopo aver bevuto tre drink, e fatichi a respirare soprattutto per via del caldo. Annuisci e ti arrendi all’evidenza, facendoti aiutare dallo scrittore.
Davanti al bagno però, lasci la sua mano, apri la porta ed entri lentamente, senza staccare i tuoi occhi dai suoi: li socchiudi appena, regalando allo scrittore un magnifico sorriso.
“Da qui posso proseguire da sola, Castle.”
“Sicura? Se insisti potrei anche aiutarti a…”
Ma prima che possa finire la frase, gli hai già chiuso la porta in faccia, con una sonora e divertita risata.
 
Lo scrittore sbatte la fronte contro la porta, due volte. Non insiste, non bussa. Ti lascia tranquilla.
Si guarda intorno: il tuo appartamento gli piace, è spazioso, luminoso, semplice ed elegante, rispecchia alla perfezione la tua personalità. Cammina per tutta la stanza, sfiora il divano, guarda le poche fotografie con cui hai arredato le pareti, attende trepidante il tuo ritorno. Nella sua mente, già gusta tutto ciò che lo aspetta… Che vi aspetta.
Fa molto caldo e Castle si avvicina ad una finestra. Non vuole aprirla, per timore di essere colpito da una ventata calda di afa. Si volta appena e la sua attenzione viene catturata dal frigorifero. Magnifico refrigerio. Prima di aprirlo però, viene colto da un lampo di genio. Apre quindi il freezer e sorride vedendo ciò che nella sua mente aveva sognato e sperato vivamente di trovare. Afferra la vaschetta contenente i cubetti di ghiaccio e li versa tutti in un bicchiere, bagnandoli con meno di un dito d’acqua. Soddisfatto, riempie di nuovo di acqua la vaschetta e la ripone nel freezer, tornando poi a sedersi comodamente sul divano, appoggiando il bicchiere sul tavolino in fronte a sé. Accavalla le gambe, si sistema il ciuffo ribelle di capelli che gli cade sulla fronte e osserva dritto verso la porta del bagno, in attesa di te. Manca poco, davvero poco, e ti sorprenderà.
  
Hai aperto l’acqua fredda del lavandino e hai subito lavato le mani, i polsi e il collo. Ti osservi allo specchio nel mentre ti rinfreschi. Sei stanca, si vede dallo sguardo che hai. Ma sei serena e la sola presenza di Castle nel tuo appartamento ti manda su di giri.
Le gocce d’acqua sfiorano la tua pelle e ti regalano piccoli momenti di sollievo da quel caldo infernale. Ma non vuoi trattenerti troppo, lo scrittore ti starà aspettando.
Apri la porta e, al contrario delle aspettative, non è lì ad attenderti. Te lo immaginavi attaccato alla porta: ti saresti aspettata di tutto. Invece ti volti verso il soggiorno e lo vedi: è seduto comodamente sul divano a gambe accavallate, con le braccia aperte sullo schienale, tranquillo. Ti guarda in silenzio, con quel suo matto sorriso stampato sul viso. I suoi occhi magnetici subito incatenano i tuoi. Sposta leggermente un braccio e batte il palmo della mano sul cuscino accanto a sé: ti sta invitando a raggiungerlo. 
“Avevi ancora sete?” chiedi, osservando il bicchiere sul tavolino.
“Un po’.” Mente.
Ti avvicini, sposti un cuscino accanto a lui e lo allontani, per farti spazio. Ti siedi e porti una mano sulla fronte, massaggiandotela. Ancora ti gira la testa, per il caldo e per l’alcool. Ma il ventilatore sta facendo un buon lavoro, regalandovi qualche soffio di aria, di respiro, di sollievo.
Castle ti osserva serio, silenzioso. Poi allunga un braccio verso di te e ti prende la mano che poco fa avevi appoggiato sulla fronte. Guardandoti negli occhi, fisso, porta la tua mano all’altezza della sua guancia e, automaticamente, apri il palmo e lo appoggi sulla sua pelle, accarezzandolo. Non sei tu a guidare quel gesto, quelle carezze: è lui. Stringe piano il tuo polso e lo muove, organizzandogli un percorso, una danza sul suo viso. Guancia, mento, bocca, naso, fronte; e di nuovo guancia, collo, mento, bocca. Le sue labbra si muovono sulla tua mano, baciando la tua pelle, una volta, due, tre. Non sai come, l’istinto ti spinge a muoverti verso di lui, portando anche l’altra tua mano sul suo volto, sulla guancia, sulla fronte, tra i suoi capelli. E il tuo corpo, attratto da una forza irresistibile, si sposta avvicinandosi a quello dello scrittore che, piacevolmente, si stringe a te, abbracciandoti, portando le sue mani tra i tuoi capelli, dietro al tuo collo, lungo la tua schiena.
E le vostre bocche, sempre più vicine, non sanno far altro che sorridersi reciprocamente e schiudersi insieme, per poi appoggiarsi l’una sull’altra, smaniose ed impazienti di assaporarsi.

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Capitolo 3
*** Cubetti di ghiaccio ***




Rick non smette di baciarti, di accarezzarti, di toccarti, e anche tu non riesci a staccarti da lui se non per respirare, per riprendere quel tanto di fiato che basta a farvi continuare ancora e ancora.
Le sue braccia e le sue mani si muovono sul tuo corpo lentamente e senza il minimo accenno di insicurezza. Conosce la tua pelle, l’ha già assaggiata, l’ha già scoperta più e più volte, ma ogni volta è come la prima. Non c’è mai fretta nei suoi movimenti. C’è solo la semplice voglia di godersi ogni istante, ogni attimo, ogni movimento, ogni sapore, ogni sguardo.
Per riprendere fiato si stacca appena dalla tua bocca e appoggia la propria fronte sulla tua. Ti sorride divertito ed emozionato e, lentamente, inizia a slacciarti i pochi bottoni ancora chiusi della tua camicetta. Lo lasci fare, senza resistergli: non potresti, lo vuoi troppo anche tu.
E fai di più: lo aiuti nei movimenti, anticipandolo, assecondandolo, muovendoti sotto di lui, eccitandolo. Vorresti strapparti di dosso quell’inutile indumento, buttarlo per terra e lasciare campo libero allo scrittore.
D’improvviso, il ventilatore smette di funzionare: la poca aria che vi sfiorava fino a qualche secondo fa, vi ha abbandonati. Rick si alza a controllare: non è rotto, solo non c’è più corrente.
Adesso niente riuscirà a placare il caldo assurdo che ha colpito la città e, soprattutto, quello che sta invadendo la stanza, i vostri corpi, le vostre menti. Ma la cosa sembra non importargli minimamente, infatti torna subito sul divano da te. Si inginocchia ai tuoi piedi e si allunga verso il tuo volto, per sfiorarti ancora le labbra, morbide, calde, umide. E le sue mani riprendono da dove aveva lasciato, togliendoti finalmente la camicia.
Sei eccitata, fatichi a restare ferma e hai veramente caldo. Passi il palmo della mano sulla fronte e sollevi i tuoi lunghi capelli. In questo momento vorresti tornare ad averli corti, vorresti raccoglierli: la patina di sudore sulla fronte li ha già bagnati. E senti scenderti sul collo fastidiose gocce.
Prima che Rick possa raggiungere i tuoi seni, per giocarci come solo un uomo sa fare, lo blocchi.
“Aspetta” sussurri accaldata, prendendogli il volto tra le mani e sollevandolo dalla tua pelle.
“No Kate non chiedermelo” risponde lui, pregandoti.
Attiri i suoi occhi dritti nei tuoi e scuoti la testa: “Fa troppo caldo Rick, non si respira.” Dici sollevandoti leggermente dal divano.   
Non può darti torto: sta sudando anche lui, abbondantemente.
Fa davvero troppo caldo, tanto che è impossibile anche solo mantenere il contatto della pelle per pochi secondi. È una vera tortura il non potersi accarezzare in continuazione senza sudare, il non poter baciarsi senza affogare nell’afa.
Si siede accanto a te e si abbandona sul divano, facendosi aria con la mano. Tu, al suo fianco, raccogli i tuoi capelli con una mano e li schiacci contro lo schienale, sfiorandoti il collo e asciugandoti.
Passate pochi secondi in silenzio, ridendo imbarazzati. Da quando il caldo impedisce alle persone di amarsi? Da mai! E di certo non può iniziare con voi. Ci deve pur essere qualcosa da fare.
“Kate, pensi anche tu a quello che penso io?” ti chiede ad un tratto lo scrittore.
Lo osservi curiosa: ti sta fissando con un sopracciglio alzato e ti sorride.
“Se stai pensando ad una doccia, sono d’accordo!” esclami, quasi certa di aver letto nella sua mente.
“Veramente…” inizia invece lui, scuotendo la testa, “…no. Stavo pensando ad una cosa un po’ più fresca.”
“Più fresca di una doccia? Scrittore, hai idea di cosa può fare una doccia fredda? Credimi, regala sensazioni incredibili” affermi, sicura di te. Portare l’uomo sotto un buon getto d’acqua fredda non lo fermerà dalle sue voglie, ma almeno vi farà respirare un po’.
Rick si alza dal divano e afferra il bicchiere d’acqua che poco prima aveva appoggiato sul tavolino vicino. Lo scuote appena e sorride, felice di vedere ancora quei cubetti di ghiaccio. Beve un sorso d’acqua: “E’ fresca” dice, porgendoti il bicchiere.
Lo prendi e bevi un sorso anche tu. L’acqua fredda ti regala un sollievo immenso, ma sei ancora convinta che l’idea della doccia sia perfetta. Rendi il bicchiere all’uomo al tuo fianco e ti alzi dal divano, affermando: “Ti aspetto in bagno allora?”
Ma non fai in tempo a fare un passo che Rick, con la mano libera, ti afferra il polso e scuote la testa, senza distogliere i suoi occhi dai tuoi. “Non pensavo alla doccia.” dice, attirandoti di nuovo verso il divano.
“Ah no?” chiedi sorpresa e allo stesso tempo curiosa, stringendo un po’ gli occhi come se questo gesto ti permettesse di entrare nei suoi pensieri.
“Te l’ho detto, no.” risponde lui.
Senza aggiungere altro, allunga la mano verso il tuo volto, sfiorandoti i capelli, scendendo sulla fronte, sul naso, sulla bocca. Percorre con l’indice tutto il contorno delle tue labbra e tu non puoi far altro che socchiudere gli occhi e lasciarlo fare: sei in balìa delle sue mani, dei suoi movimenti, dei suoi desideri, delle sue voglie. Che poi, sono identiche alle tue.
Non sai ancora quale sia la sua idea ma sai già che ti piacerà: quell’uomo non smette mai di sorprenderti. E la doccia? Potrà aspettare.
Scende con la mano lungo il tuo collo, per poi soffermarsi un momento ad osservare meravigliato la bellezza di piccole minuscole goccioline che imperlano l’incavo del tuo seno.
“Sei splendida” sussurra baciandoti.
Hai tanta voglia della sua bocca quanta delle sue mani. Senti un bruciore familiare tra le gambe e il caldo, ormai soffocante, accresce questa profonda sensazione di eccitazione e, allo stesso tempo, d'impotenza. Ti potrebbe fare qualsiasi cosa e tu non lo fermeresti, lo sai.
Si stacca appena da te e appoggia di nuovo il bicchiere sul tavolino. Ma prima di tornare a stringersi sul tuo corpo, immerge tre dita nel bicchiere e ne estrae un piccolo cubetto di ghiaccio.
Sorridi incredula: non sai se stai pensando alla stessa cosa che sta pensando Rick ma, a giudicare dalla sua espressione, puoi ormai esserne certa.
L’uomo si porta il cubetto alla bocca e lo passa sulle labbra: “Sì, decisamente freddo!” esclama vittorioso. Non puoi non ridere: sembra un bambino. Ma le sue intenzioni non sono affatto quelle di un bambino.
Prima che si avvicini a te, tu porti le mani alla bocca ed esplodi in una sonora risata, divertita: “Non lo farai davvero, eh Rick?”
“Sei tu quella che conosce dei trucchi di magia con i cubetti di ghiaccio, detective! O sbaglio?”
Strizzi leggermente gli occhi ed in pochi secondi cambi espressione, diventando seria e dannatamente sexy, come solo tu sai fare, in queste situazioni, ma senza mai perdere il sorriso.
Mentre avvicina la sua mano alla tua bocca, apri leggermente le labbra e allunghi la lingua verso quel cubetto. Trucchi di magia? Tu non credi alla magia. Ma una cosa è certa: sai come scioglierlo, quel cubetto. Appena lo sfiori, senti il freddo glaciale in contrasto con il calore della tua passione e, dall’espressione avida apparsa come per magia sul volto di Rick, sai benissimo che ha tanta voglia di eccitarsi, quanta ne hai tu.  
La mano di Rick scende lentamente, lasciandoti a bocca aperta. Passa il cubetto di ghiaccio sul tuo collo e senti aumentare dentro i te i brividi.
Di freddo?
Sul seno.
Di passione?
Sul ventre.
Di desiderio?
Si è sciolto.
Di voglia.
Il contrasto caldo freddo ha aumentato la tua eccitazione e le sensazioni che ti sta regalando sono assolutamente nuove, diverse.   
Rick fa per prendere un altro cubetto ma sei tu che lo anticipi questa volta. Blocchi le sue mani e ti allunghi a prendere il bicchiere. Ne estrai un cubetto di ghiaccio e molto sensualmente lo appoggi sulle sue labbra. Poi lo fai scendere lungo il tuo ventre e Rick, come se fosse legato a quel cubetto, scende proprio dove hai la mano tu. Segue con la bocca il percorso che stai disegnando poi, aiutandosi con le mani, sfila i tuoi leggins, baciando ogni centimetro delle tue lunghe gambe.
Ti accorgi che il cubetto di ghiaccio si è completamente sciolto e la tua mano, leggermente fredda, è aperta sulla tua anca, ferma. La sollevi e la porti sul volto di Rick, per osservarlo negli occhi. Nessuno dei due parla più, le parole non servono. Il linguaggio degli occhi è l’unico codice che ha la piena possibilità di esprimersi, in questa situazione.
I cubetti di ghiaccio nel bicchiere sono quasi completamente sciolti: prenderne solo uno sarebbe inutile, morirebbe al solo tocco. E la passione ormai è così grande tanto che il caldo non lo sentite più. Vi spogliate completamente, reciprocamente. Via la sua camicia, via la sua cintura e i pantaloni, via quei boxer, non serviranno per un po’. Via il tuo reggiseno, via i tuoi slip.
Controluce vedi i suoi movimenti e ti lecchi le labbra, anticipando il piacere che sta per arrivare.    
Riapri gli occhi: Rick ti guarda con uno sguardo che ben conosci, con lo sguardo che cercavi e che volevi. Con lo sguardo che ti ha fatto innamorare. Un bacio lungo, morbido, intenso, passionale.
Ti spinge contro il divano, strofinandosi addosso, e senti i suoi respiri farsi più intensi.
Con grande piacere vedi che il suo membro è grande e duro. Lo vuoi. Ma mentre allunghi la mano, lui ti afferra tirandoti piano i capelli indietro, così da spingere il busto avanti, e comincia a morderti e baciarti con voglia. È lui che vuole condurre il gioco, questa volta.
Lo lasci fare.
Dal divano al muro, dal muro al letto, dal letto al tappeto. Non sai quanto tempo sia passato, non sai quante volte hai urlato, quante volte ti sia mancato il respiro: non le stai contando, le stai semplicemente godendo, tutte.
Ti stendi sul tappeto, apri le gambe e appoggi i piedi dove capita. Rick è in ginocchio di fronte a te e tiene forti le mani sui tuoi fianchi. Le tue unghie gli graffiano la schiena: i suoi movimenti non diminuiscono, accelerano. Tu non resisti più, di nuovo. Senti il piacere invaderti dalle punte dei piedi e travolgerti come un'onda, mentre anche i suoi movimenti si fanno più secchi e i suoi gemiti sono ormai grugniti. Ti senti quasi sciolta, come quei cubetti di pochi istanti prima, mentre l'onda ti travolge, facendoti inarcare il busto, urlando.
Ti è crollato addosso. Respirate affannati insieme. Gli accarezzi la nuca e i capelli.
Ad un tratto si alza su un gomito, ti bacia sulla labbra e ti dice, sfiorandoti una guancia, sorridendo:
"Adesso sto pensando ad una bella doccia fredda".

 

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